Corso Di Sanscrito. Grammatica, Esercizi, Brani Scelti, Vocabolario

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CARLO DELLA CASA CORSO DI SANSCRITO GRAMMATICA, ESERCIZI, BRANI SCELTI, VOCABOLARIO NUOVA EDIZIONE ELETTRONICA Guruśiyamudraṇālaya Publications, Nāstipur, 2013

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    CORSO DI SANSCRITO

    GRAMMATICA, ESERCIZI, BRANI SCELTI, VOCABOLARIO

    NUOVA EDIZIONE ELETTRONICA

    Guruiyamudralaya Publications, Nstipur, 2013

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    INDICE

    Indice, pp. 2-3.

    Premessa, p. 4.

    Cenni di storia della lingua sanscrita, pp. 5-10.

    GRAMMATICA SANSCRITA

    Abbreviazioni: p. 12.

    Parte prima: FONETICA ( 1-41), pp. 13-24.I. Alfabeto, pronuncia, accentazione, 1-2; II. Alternanza vocalica, 3-4; III. Consonanti in pausa, 5-12; IV. Sandhi esterno, 13-34; [a. sandhi delle vocali e dei dittonghi, 14-21;

    b. sandhi delle consonanti, 22-28; c. visarga finale, 29-34]; V. Sandhi interno, 35-41.

    Parte seconda: LA DECLINAZIONE ( 42-79), pp. 25-43.I. Generalit, 42; II. Il nome e laggettivo, 43-66 [a. temi in vocale e dittongo, 43-55;

    b. temi in consonante monoformi, biformi, triformi: 56-65; c. temianomali, 66];

    III. Gradi di comparazione, 67-68; IV. I pronomi, 69-75; V. I numerali, 76-79.

    Parte terza: LA CONIUGAZIONE ( 80-121), pp. 44-68.I. Generalit, 80; II. Sistema del presente, 81-95 [desinenze, 81; a. coniugazione tematica,

    82-84; b. coniugazione atematica, 85-95]; III. Tempi generali, 96-110 [generalit, 96; 1. Futuro, 97-98; 2. Aoristo,

    99-105; 3. Perfetto, 106-110]; IV. Le coniugazioni derivate (passivo, causativo, desiderativo, intensivo, denomi-

    nativo), 111-115; V. Le forme nominali del verbo (participio, gerundivo, infinito, gerundio),

    116-121.

    Parte quarta: GLI INDECLINABILI ( 122-125), pp. 69-70.Avverbi, preposizioni e postposizioni, congiunzioni coordinanti e subordinanti,particelle e interiezioni.

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    Parte quinta: FORMAZIONE DELLE PAROLE, COMPOSIZIONE NOMINALE ( 126-135), pp.71-76.

    I. Formazione delle parole (generalit, prefissi, derivati primari, derivati se-secondari), 126-129; II. Composizione nominale (generalit, dvandva,tatpurua, karmadhraya, bahuvrhi, avyaybhva), 130-135.

    ESERCIZI, SCRITTURA DEVANGAR, BRANI SCELTI, VOCABOLARIO

    Esercizi, pp. 78-91.

    La scrittura devangar, pp. 92-95.

    Brani scelti, pp. 96-122.I. Le cornacchie e il serpente [il leprotto astuto] (H., II, 7-8).

    II. Il ladro di cipolle (T., IV, I).III. Licneumone fedele (K. S. S., 64, 3-13).IV. I cigni e la tartaruga (T., I, 11).V. I brahmani che ridanno vita al leone (P., 5, 4).VI. Il padre di Somaarman (P., 5, 9).VII. Lasino con la pelle di pantera (T., III, 1).VIII. La bilancia mangiata dai topi (T., I, 17).IX. Il pidocchio e la cimice (T., I, 7).X. Luomo che parlava con il re (K. S. S., 66, 110-133).XI. Il figlio del buddhista (K. S. S., 27, 15-54).XII. Il dialogo tra padre e figlio (Mbh., XII, 169, 3-36).XIII. Il monismo teistico e panteistico della Bhagavadgt,

    (Bhagavadgt, passim).XIV. Contro il suttee (Kd., 177).XV. Lepisodio di Unara (Mbh., III, 130, 20 - 131, 30).

    Vocabolario, pp. 124-149.

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    PREMESSA

    Il presente volumetto cerca di soddisfare unesigenza ben precisa: aiutare chi vuole iniziare, anche senza una guida personale e continua, lo studio del sanscrito. Dallo scopo dichiaratamente propedeutico del libro dipendono la ricerca di chiarezza nellesposizione, la semplificazione e la schematizzazione preferite per alcuni argomenti, luso non costante e certamente rapsodico della punteggiatura occidentale, introdotta talvolta per aiutare il lettore alle prime esperienze.

    Nota redazionale.La presente edizione elettronica stata ricomposta ed emendata dagli errori tipografici. Per le edizioni cartacee precedenti, si veda Milano, CUEM-UNICOPLI, 1980, 1998 e ristampe; il font utilizzato per il testo italiano e la trascrizione ora Unicode TimesNewRoman; i brani in Devangar sono in Cauryafont 16.

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    CENNI DI STORIA DELLA LINGUA SANSCRITA

    La lingua descritta in questo manuale, il sanscrito classico o semplicemente sanscrito, il risultato di una evoluzione storica secolare, di cui si possono riconoscere le tappe nei monumenti linguistici pi antichi dellIndia, a partire dalla raccolta (sahit) di inni celebrativi (skta) del g-Veda.La lingua del g-Veda, costituente la fase pi antica del vedico o sanscrito vedico, databile con molta incertezza a partire dal 1300-1200 (secondo altri: 1500) a.C., e attestata nella regione nord-occidentale del subcontinente,1 si presenta allo studioso occidentale come convergenza di diversi filoni, corrispondenti in qualche misura a distinti ceppi etnico-sociali, forsanche geografici (dialettali), di difficile definizione. Kunstsprache complessa, il vedico va visto come espressione organizzata, religiosa e rituale, della fase terminale di una cultura (orale, ma al tempo stesso capace di sofisticate elaborazioni testuali) molto vicina alla tradizione dellIran antico, quella delle parti pi arcaiche dellAvesta. Assieme a questa, costituisce, in seno alla maggiore famiglia linguistica indoeuropea,2 il ncciolo antico di quel ramo indoiranico (o ario3), di cui le lingue neoiraniche (persiano [Farsi], afghano [Pashtu] e altre lingue minori) e indoarie odierne (quelle parlate in Pakistan, India settentrionale e centrale, Nepal, Bangladesh, Sri Lanka e in seno alla diaspora zingara) sono le pi ragguardevoli rappresentanti (si noti che la Hindi-Urdu oggi al quarto posto nel mondo per numero di parlanti).Alla nozione comune, secondo cui gli indoari sarebbero penetrati in India dal Nord-Ovest nel II millennio a.C., si contrappone la tradizione indiana vedica, la quale (contrariamente a quanto accade nel mondo classico occidentale, ben frequentato da miti in cui un eroe o un gruppo etnico fondatore arrivano da lontano) non serba ricordo consapevole di unorigine o provenienza extra-indiana; lIndia vedica (e a fortiori lIndia postvedica e classica) si considerava autoctona, un punto di vista ancor oggi sostenuto dagli studiosi indiani pi tradizionalisti. Ma anche presso gli studiosi occidentali, lipotesi forte di invasioni da Occidente di bellicose orde pastorali indoeuropee, che si sarebbero sovrapposte con la 1 Il g-Veda, ivi comprese le sue sezioni pi recenti, fa riferimento a un territorio esteso da Kabul al Gange, ma la zona geografica effettivamente interessata soprattutto quella dellodierno Panjab, la terra dei cinque fiumi. Leventuale presenza pi a est, gi nel II millennio, di popolazioni parlanti lingue affini rimane un problema aperto.

    2 Definiamo cos un gruppo di lingue antiche e moderne che mostrano, a livello fonologico, morfologico e lessicale, gli elementi di unantica origine comune, sulla cui consistenza e natura si sono formulate e si formulano ipotesi anche diversissime. Vi appartengono, fra le lingue moderne europee, le lingue celtiche, neolatine, germaniche, baltiche e slave, oltre allalbanese, al greco e allarmeno. Nel continente asiatico, erano lingue ie. antiche, estranee al gruppo indoiranico, littito (Anatolia, dal XVII sec. a.C.) e il tocario (Asia Centrale, VI-VIII sec. d.C.).

    3 rya-, (nobili, forse da un significato originario di ospitale), si autodefinivano le popolazioni dominanti del Nord-Ovest dellIndia fin dai testi vedici pi arcaici; lo stesso termine si ritrova in avestico come Airya-. Le lingue arie, che comprendono, oltre alle lingue iraniche e indoarie, anche le lingue dardiche (Nuristan afghano), mostrano caratteristiche comuni che le distinguono dalle altre lingue della famiglia indoeuropea.

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    conquista agli abitanti originari del Nord-Ovest dellIndia, dominandoli e distruggendone la raffinata civilt urbana (la tradizione culturale della Valle dellIndo come esemplificata negli abitati di Mohenjo-Daro e Harappa, fiorente soprattutto nel III millennio a.C.), viene oggi ridefinita in base ai dati raccolti dallantropologia archeologica. Le ipotesi pi recenti sul destino della cultura vallinda indicano per questa una lunga involuzione caratterizzata da spostamenti interni di popolazioni e dallemergere di facies culturali regionalizzate (1900-1000 a.C.), senza brusche soluzioni di continuit rispetto al passato. La maggior parte dei linguisti colloca in questo periodo una graduale penetrazione e assimilazione di elementi allogeni, linguistici (protoindoari) e non, che avrebbe determinato una trasformazione di ordine prettamente culturale: in base ai rilevamenti paleoantropometrici effettuati nelle regioni ricordate dal g-Veda, non si riscontrano infatti variazioni fisiche apprezzabili nel corso del II millennio a.C.Il mondo vedico, nel quale i comparativisti del secolo scorso colsero lespressione di un universo concettuale vicino alle origini dellindoeuropeit preistorica, (societ patriarcale, economia seminomande pastorale, organizzazione in classi e conoscenza di certe tecnologie, come laddomesticamento del cavallo e luso del carro da guerra), viene oggi visto come sofisticato punto di partenza di una cultura in graduale evoluzione verso quel complesso di credenze e istituzioni che si riscontrano nellIndia centro-settentrionale in epoca classica (allincirca dal 400 al 1000 d.C.)1. Del pari, ma in tempi pi brevi, anche la lingua vedica subisce una trasformazione, riscontrabile nei testi vedici seriori, Atharva- e Yajur-Veda-Sahit in primo luogo, in seguito Brhmaa, rayaka e le pi antiche Upaniad (700-500 a.C.), per culminare nelle Upaniad medie e nelle raccolte aforistiche dei Stra (formalmente estranei al Veda, ma vicini alle Upaniad medie).Poco rilevante sul piano della fonologia, levoluzione del vedico caratterizzata da una scelta morfologica fortemente riduttiva2 e da una riorganizzazione del lessico con slittamenti semantici e immissione di materiale nuovo tanto profonda quanto irreversibile. La lingua che emerge da questo processo, consolidamento di una delle componenti della fase pi antica pi che risultato di una involuzione o impoverimento del modello gvedico, verr definita sanscrito, ossia canone perfetto, lingua elaborata o compiuta (saskta-) per distinguerla ed elevarla al di sopra di tutte le altre, risparmiata per sempre, almeno sul piano della descrizione grammaticale, da successive evoluzioni. E ci avviene sia in virt della sua ormai vetusta autorevolezza sacrale (lingua divina ma anche lingua del rito e quindi lingua dei brahmani), sia come conseguenza dellimpronta classificatoria e descrittiva lasciata da quella scuola grammaticale che vide in Pini (500-400 a.C.?) il pi grande linguista dellantichit. Di qui, il sanscrito estende gradatamente la propria influenza a tutti i rami del sapere indiano, del quale diventa il mezzo espressivo per eccellenza, quantunque non esclusivo (soprattutto nelle regioni meridionali, dove la sanscritizzazione3 si scontra con la 1 La comoda attribuzione a culture diverse dalla nostra di etichette quali arcaismo classicit e decadenza sicuramente discutibile e viene qui mantenuta solo per semplicit.

    2 Caratterizzata anche dalla scomparsa o quasi di intere categorie grammaticali, come il congiuntivo, di cui rimangono solo le prime persone di tutti i numeri incorporate nella flessione dellimperativo, e linfinito o nome verbale, che conosce molteplici forme nel g-Veda, ridotte a una sola in sanscrito.

    3 Con questo termine si indica un apporto di elementi sociali, religiosi e politici dalla societ indiana

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    consolidata tradizione locale, non-indoeuropea e non-aria, del mondo dravidico).Paradossalmente, la diffusione letteraria del sanscrito intesa come aperta a temi non immediatamente pertinenti al testo sacro e alla dialettica della sua conservazione (grammatica, etimologia, rituale) si attua, per quanto ci dato constatare, in una fase successiva alla sua diffusione come lingua primaria, ossia in un momento in cui, nel Nord-India, erano gi ampiamente diffuse altre parlate, testimoni di una successiva evoluzione linguistica, i cosiddetti pracriti, le lingue naturali1 regionali: forme di pracrito sono infatti le pi antiche iscrizioni indiane conosciute, quelle del grande imperatore Aoka Maurya, databili alla met del III sec. a.C.2Con sorte per nulla dissimile a quella toccata nellEvo Medio e Moderno al latino che conserv a lungo un primato indiscusso come veicolo della cultura alta, religiosa e non, a dispetto dei mutamenti politici e linguistici di unEuropa ormai romanza e barbarica, ma non romana cos anche il sanscrito, quando ormai i pracriti si erano diffusi in tutta larea linguistica indo-aria, rimase fiorente per millenni come lingua parlata dai dotti (soprattutto brahmani, beninteso; oppure katriya, ossia appartenenti allaristocrazia politico-militare) e venne eletto a portatore dei valori dellindianesimo culturale in unarea geografica che giunse a comprendere, oltre allIndia continentale, lAsia Centrale, lInsulindia e parte dellIndocina. Ma, a differenza del latino, debitore, nel suo costituirsi in portavoce di una cultura paneuropea, al felice connubio fra i valori di una civilt allofona, quella greco-ellenistica, e lautorevolezza della tradizione politico-culturale e religiosa rispettivamente di Roma e della Chiesa latina, il sanscrito trasse le proprie autorevoli credenziali esclusivamente da se stesso:

    classica a popolazioni (indiane ed extra-indiane) originariamente a questi estranee, che in diversa misura li fanno propri. A volte condizionata da fenomeni migratori o commerciali, come quello dallIndia continentale verso lIndonesia e lIndocina, avvenuto per via di mare, la sanscritizzazione trasmette, oltre a testi sacri, miti, rituale etc., anche un modello indiano (magari accomodante e approssimativo nei confronti delle realt locali) per gli istituti e lorganizzazione sociale: per esempio, nella suddivisione della societ secondo i parametri del sistema castale. La diffusione dellindianesimo oltre i confini fisici dellIndia, in quanto mutuazione di un sistema di valori in certa misura ritenuto superiore o vantaggioso, assomiglia per certi aspetti alla diffusione in Giappone della cultura classica cinese.

    1 Da prakti-, natura; il termine talvolta circoscritto alle lingue letterarie utilizzate accanto al sanscrito dalla drammaturgia indiana (per le donne e i personaggi di casta inferiore, a riprova di una societ in qualche modo stratificata in senso plurilingue; ma si noti che i nomi dei pracriti, p. es. aurasen, Mgadh, sono derivati, analogamente ai nostri dialetti, da toponimi); pi neutra appare la definizione di lingue medio-indoarie, come determinazione cronologicamente intesa rispetto alla fase antica (vedico e sanscrito, oltre a un ipotetico proto-pracrito diretto antenato della attestazioni medio-indoarie) e a quella neo-indoaria (lingue attestate a partire dal secondo millennio d.C. fino ai tempi nostri). Fra le lingue medio-indoarie, unimportanza seconda solo a quella del sanscrito ebbe il pli, variet centro-settentrionale di medio-indoario, in cui redatto il canone della scuola buddhista Theravda oggi fiorente a Ceylon, in Birmania e in Thailandia.

    2 La totalit a noi pervenuta (il corsivo valga come invito alla cautela) della letteratura kvya, ossia dotata di intento darte, posteriore di almeno duecento anni a tale data, laddove si considerano allincirca coevi o poco anteriori ad Aoka i primordi della produzione epica indiana, destinata a maturare (ma in quanti secoli di elaborazione?) nelle due somme epopee nazionali del Mahbhrata e del Rmyaa.

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    sono proprio i testi vedici nel loro complesso, dai pi arcaici fino alle Upaniad, a fungere da corpo di una rivelazione esclusiva (ci che stato udito direttamente, ruti: una conoscenza chiusa);1 ma questultima di tale natura da non consentire una facile separazione del messaggio dal suo mezzo, del significato dal significante che lo veicola, del testo dalla sua lingua; sicch, anche in quelle tradizioni religiose che rifiuteranno radicalmente la sacert dei Veda (Buddhisti e Jaina soprattutto), il riflesso dellautorit del sanscrito finir per creare, accanto ai pracriti, una letteratura ora canonica, ora di commento, formalizzata in modo in varia misura misto nel lessico, e tuttavia indubbiamente sanscrita, con qualche notevole eccezione,2 per quanto attiene al piano fonologico e grammaticale.Vi pure una seconda, profonda divergenza fra sanscrito e la classicit greco-latina dellOccidente antico: ladozione fin dal principio di un sistema formale consapevole, il kvya, per ogni opera dotata dintento artistico, indipendentemente dal genere letterario: lirica, drammaturgia, opere didascaliche o scientifiche. Il kvya, dunque, pi che uno stile, potrebbe considerarsi la marca letteraria del sanscrito, la cui evoluzione testuale proprio, per la massima parte, evoluzione del kvya. Mutano dunque nel tempo sintassi e semantica (sia nel lessico, sia nelluso che del lessico viene fatto), mentre rimane invariato, quantomeno in teoria, laspetto morfologico. La lingua del kvya, soprattutto nelle barocche raffinatezze dello stile gauya nord-orientale, appare cos agli antipodi dal sanscrito non paradigmatico e popolare del Mahbhrata e del Rmyaa, nel quale si sono voluti vedere influssi pracriti e castali di tipo katriya. nella letteratura sanscrita posteriore al I millennio d.C. che questo processo arriva alle sue conseguenze estreme, sviluppando appieno una sperimentazione volta a sfruttare intensivamente le strutture meno cinetiche della lingua, come la frase nominale o participiale, e la composizione nominale, a scapito dellantica variatio fondata sulluso dei casi e di una complessa morfologia verbale. Con questi ardui giochi di virtuosismo, corredati sovente da una struttura intricata di doppi sensi, allitterazioni e rimandi interni ed esterni, si cimenta lultima fase creativa della letteratura antico-indiana. N si pu dire peraltro che essa sia del tutto conclusa, dal momento che ancor oggi possibile accostarsi allinsegnamento di coloro per i quali il sanscrito un fatto di vita quotidiana: sparsi un po ovunque in unIndia altrove tesa ad acquisire una nuova dimensione politica, economica e sociale fra le grandi nazioni del secolo a venire, i paita, pur esprimendosi per pochi, conservano una dimestichezza piena, a distanza di pi di tremila anni dalle sue attestazioni prime, di questa lingua-cultura fra le pi antiche della terra.

    Alessandro Passi

    1 Con maggiore flessibilit, si accorda ad altri testi autorevoli, ma esclusi dalla ruti, lo status di smti (ci che viene [soltanto] ricordato, scil. di una parte di ruti ora andata perduta).

    2 P. es. il cosiddetto sanscrito misto o ibrido utilizzato in particolare nella pi antica biografia del Buddha, il Mahvastu (II sec. a.C.-IV sec. d.C.), e nelle parti metriche di altri testi buddhisti come il Lalitavistara e il Saddharmapuarka.

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    Bibliografia minima.

    L. Renou Histoire de la langue sanskrite, Lyon-Paris, 1956.Introduction gnrale in: J. Wackernagel, A. Debrunner, Altindische Grammatik, Band I, Gttingen, 19572, pp. 1-125.

    T. Burrow The Sanskrit Language, London, 1959.J. Bloch Indo-Aryan from the Vedas to Modern Times, Paris, 1965.J. Gonda Old Indian (Handbuch der Orientalistik, II i.1.), Leiden-Kln, 1971.C. P. Masica The Indo-Aryan Languages, Cambridge, 1991.R. Lazzeroni Sanscrito, in A. Giacalone Ramat e P. Ramat, Le lingue indoeuropee,

    Bologna, 19942, pp. 123-149.G. Erdosy The Indo-Aryans of Ancient South Asia, Berlin-New York, 1995.

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    GRAMMATICA SANSCRITA

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    ABBREVIAZIONIA., Acc.: Accusativo.a.: aggettivo. Ab., Abl.: Ablativo.tm., .: tmanepada. avv.: avverbio.Caus.: Causativo.comp.: comparativo.cong.: congiunzione.D., Dat.: Dativo.d., dua.: duale.Den.: Denominativo.f.: femminile. f.d.: forma debole.f.f.: forma forte.G., Gen.: Genitivo.H.: Hitopadea (ed. Peterson, Bombay, 1887).i.f.c.: in fine di composto.i.p.c.: in principio di composto.impf.: imperfetto.ind., indecl.: indeclinabile.indef.: indefinito.inter.: interiezione.interr.: interrogativo.K.S.S.: Kathsaritsgara (ed. Durgaprasad-Parab, Bombay, 1903).Kd.: Kdambar (ed. P. V. Kane, Bombay, 1921).L., Loc.: locativo.m.: maschile.Mbh.: Mahbhrata (ed. critica).N., Nom.: Nominativo.n.: neutro.N.P.: nome proprio.P.: Pacatantra (ed. Kielhorn-Bhler, Bombay, 1891-96).p.f.p.: participio futuro passivo.p.p.a.: participio passato attivo.Par.: Parasmaipada.pass.: passivo.pl.: plurale.prep.: preposizione.prs.: persona.S., Str.: Strumentale.s.: singolare.scr.: sanscrito.sup.: superlativo.T.: Tantrkhyyik (ed. Hertel, Berlino, 1910).V., Voc.: Vocativo.

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    PARTE PRIMA

    FONETICA

    I. Alfabeto, pronuncia, accentazione.

    1. Classificazione dei fonemi.

    Nota Bene. Le sorde occlusive sono anche dette tenui; le sonore occlusive sono anche dette medie. Ordine alfabetico: a, , i, , u, , , , , e, ai, o, au, k, kh, g, gh, , c, ch, j, jh, , , h, , h, , t, th, d, dh, n, p, ph, b, bh, m, y, r, l, v, , , s, h. (anusvra), il pi raro anunsika () e (visarga) non sono mai iniziali di parola.

    2. Pronuncia e accentazione.

    Vocali, dittonghi, consonanti vengono in generale pronunciati come in italiano, con particolare cura alla quantit delle vocali. Si ricordi: le cerebrali (o cacuminali o linguali o retroflesse) si pronunciano toccando la sommit del palato con la punta della lingua; c, ch sono sempre palatali (catur si pronuncia ciatur); j, jh sono simili allinglese j (cfr. John); come sc in italiano scena; g sempre gutturale (gt si pronuncia ghita); y sempre vocalico (italiano ieri);

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    (visarga) indica una leggera aspirazione sorda; h indica forte aspirazione; (anusvra) indica spesso la nasalizzazione della vocale precedente; le nasali hanno diverso valore a seconda del suono che precedono o seguono (cfr. ital. dente e pancia); si pronuncia appoggiandola a una i breve.

    Laccentazione del sanscrito simile a quella del latino: se la penultima lunga per natura o per posizione la parola piana, altrimenti laccento si ritira sulla terzultima o anche sulla quartultima, se questa sillaba radicale. Esempi: bhrati, bharmas, bharnti, dhitaram.

    II. Alternanza vocalica.

    3. Le vocali, soprattutto delle sillabe radicali, nel corso della flessione e nella formazione dei derivati possono presentarsi in grado diverso: esistono cio dei fenomeni dapofonia collegati con laccentazione, analogamente a quanto succede in altre lingue indoeuropee (cfr. germ. werfen, warf, geworfen, Wurf; greco , , ). I grammatici indiani partono dal grado debole o ridotto o zero, che caratterizzato dalla mancanza di a; facendo precedere a alla vocale della sillaba (con gli esiti usuali nellincontro delle vocali, cfr. 14-16) sottiene il grado normale o pieno o gua; facendo precedere al gua unaltra a sottiene il grado allungato o vddhi, incremento. Si ha quindi il seguente schema:

    grado zero (a, )1 i, u, ,

    gua a (a, ) e o ar al

    vddhi ai au r l

    1 In realt, mentre per alcune radici a vocalismo a il grado zero si distingue dal grado pieno per lassenza di a (es.: pt- : pat-; s- : as-), molto pi frequentemente grado zero e grado pieno coincidono (es.: bhaj-, car-, s-). I grammatici indiani esprimono ci dicendo che a il gua di a. Le radici a vocalismo a, comprese quelle che hanno il saprasraa (v. qui sotto), vengono sempre citate al grado pieno (pat-, nam-, as-, s-, bh-, vac-, svap-); le altre vengono citate al grado zero (bh-, k-, ji-, n-).

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    Esempi: pa-pt-ur vid-mas ru-ta-1 bht-a- kp-ta-volarono sappiamo udito portato apprestato

    a-pat-at ved-mi ro-tum bhar-mi kalp-atevol so udire io porto apprestato

    pt-a- vaid-ya- a-rau-t bhr-a- ==il volo sapiente ud il carico

    La linguistica comparata parte invece dal grado pieno. Ci permette di spiegare meglio alcuni casi. Ad es.: da yaj-, sacrificare, togliendo a si ha ij- (< *yj-), da cui si forma ij-yate, sacrificato; partendo dal grado zero e facendo il gua savrebbe non yaj- ma un non attestato *ej.2

    4. Esistono ancora altre alternanze vocaliche. Notiamo alcuni fatti significativi.

    a) La nasale sonante indoeuropea (m o n) diventa a nel grado zero davanti a consonante, diventa m, n davanti a vocale. Si ha quindi:

    grado zero: *m, *n (> a, m, n)gua: am, anvddhi: m, n

    Es.: gam-, andare: ga-ta-, ja-gm-ur, andato, sono andati : a-gam-at, and : ja-gm-a, andato. Han-, uccidere: ha-ta-, (g)hn-anti, ucciso, uccidono : han-ti, uccide : hn-tra-, morte, strumento di morte.

    b) Si osservino le forme: ta-sth-ur, sthi-ta- : sth-tum, rispettivamente perfetto, p.p.p. e infinito di sth-, stare. In esse lalternanza 0, i : lesito indiano della serie 6 : a6, dove 6 (va) un suono dal timbro indistinto che produce effetti particolari (scompare davanti a vocale, rappresentato da i, allunga la vocale precedente). Analoga lalternanza 0, : . Es.: h-na- : h-tum, p.p.p. e infinito di h-, abbandonare; kr--anti, kr--te : kr--ti, da kr-, comprare.

    1 La lineetta giustapposta indica che si tratta duna forma in stato tematico, ossia non declinata o coniugata, o duna radice verbale.

    2 Esiste un certo numero di radici e di temi nominali che hanno nel grado pieno gli elementi va, ya, ra, mentre compaiono u/, i/, / nel grado zero, che ha nome saprasraa (termine che indica sia la vocalizzazione delle semivocali v, y, r quando siano private di a, sia le vocali u/, i/, / che emergono da questa riduzione). Cos il saprasraa di vac-, dire, svp-, dormire, vap-, spargere, vas-, abitare, vah-, portare, yaj-, sacrificare, grah-, afferrare, van-, cane, anavah-, toro, saranno rispettivamente uc-, sup-, up-, u- (41 c), uh-, ij-, gh-, un-, anauh-. Allinverso pu dirsi che queste radici e questi temi passano dal grado zero al grado pieno rovesciando il gua, ossia posponendo a alla vocale radicale, che pertanto si semivocalizza (17). Es.: uc- : *uac- > vac-.

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    c) Si osservino le forme della rad. jan-, nascere: j-ta- : jani-tum, jan-man-, j-ti- : ja-jn-a, rispettivamente nato, nascere, nascita, congiunto, nacque, dove lalternanza (grado zero) : ani, an, n (gua) : n (vddhi). La forma pesante della nasale sonante indoeuropea n6, ossia quella in cui compare lo va, ha dato i soliti esiti particolari (*n > ; *an6 > ani [an davanti a vocale e semivocale] oppure *na6 > n con gua rovesciato, etc.). I grammatici indiani parlano di radici se, con i, dato che lo va spesso rappresentato in sanscrito da i, e di radici ani, senza i.

    d) Sosservi infine la serie seguente dalla rad. ram-, stancarsi.rn-ta- (< *rm-ta-, 40 c) : rami-tum, srm-a- : a-rm-a, stanco, stancarsi, stanchezza, si stanc, dove la serie pesante della m sonante indoeuropea ha dato gli esiti m (< *m6) : ami (am davanti a vocale) : m.

    III. Consonanti in pausa.

    5. Subiscono il trattamento qui descritto (detto anche di finale assoluta) le consonanti in fine di frase e di parola, le finali dei temi in consonante davanti alle desinenze inizianti per consonante (-bhym, -bhis, -bhyas, -su, dette desinenze pada), le consonanti finali delle radici verbali davanti ai suffissi inizianti per consonante (cfr. per 38, 39, 40), le finali dei temi in consonante usati come primi membri nei composti. Riassuntivamente, in pausa si trovano, oltre le vocali e i dittonghi, soltanto k, , t, p, , , n, m, . Gli esiti sono poi soggetti alle regole del sandhi. Si ricordi che gli esempi addotti si riferiscono, salvo indicazione diversa, al Nom. sing., che ha per desinenza -s.

    6. I gruppi consonantici sono ridotti alla prima consonante. Fanno eccezione -rk, -r, -rt, -rp, quando sono radicali o sostituti di radicali. Es.: bhavan < *bhavants, esistente; abibha < *abibhart (12), port (-t desinenza); ma avart < *avarts ovv. < *avartt, 2 e 3 s. aor. ved. di vt-, trovarsi; urk < *urjs, forza (8).

    7. Le occlusive (escluse le palatali) si riducono alla sorda non aspirata della propria serie: kh, g, gh > k ; h, , h > ; th, d, dh > t ; ph, b, bh > p.Es.: samit < *samidhs, combustibile; suht < *suhds, amico; stup < *stubhs, grido di gioia; ma samidham, suhdam, stubham, Acc. sing.

    8. Occlusiva palatale e sibilante palatale diventano k (per ch sempre, j, talvolta, diventano ); nasale palatale diventa . Es.: vk < *vcs, vox, parola; bhiak < *bhiajs, medico; dik < *dis, contrada celeste; pratya < *pratyacs, rivolto a occidente; ma devaya < *devayajs, che sacrifica agli dei; vi < *vis, contrada; apr < *aprcht, aor. ved. di prach-, chiedere. (Il Nom. pl. sar vacas, dias, devayajas, etc.).

    9. M rimane immutata quando di desinenza (es.: adm, aor. rad. di d-, dare; avam, Acc.

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    s. di ava-, cavallo); diventa n quando finale radicale o tematica1 (es.: agan < *agas o *agat, 2 e 3 s. aor. ved. di gam-, andasti, and; pran < *pras, calmo; garyn < *garys, comp. di guru-, gravis).

    10. , h diventano (pi raramente k). Es.: dvi < *dvis, nemico; madhuli; < *madhulihs, ape ; kmadhuk < *kmaduhs (11), vacca dei desideri, e dvisu, madhulisu, kmadhuku (41 c), Loc. pl., ma dvim, madhulihm, kmaduhm, Gen. pl.

    11. Sillabe radicali inizianti per g, d, b e finienti in sonora aspirata (gh, dh, bh, h) ripristinano sulla sonora iniziale laspirazione (perduta per la legge di Grassmann), quando essa vien meno nella finale. Es.: -dhuk < *duhs (< *dhughs), mungitore; bodh-ate (38), si sveglia, ma bhot-syate (7 e 39), si sveglier, fut. di budh- (< *bhudh-). Cfr. greco ma .2

    12. R, s diventano . Es.: puna < *punar, di nuovo; ava < *avas, il cavallo.

    IV. Sandhi esterno.

    13. Il sandhi (< sadhi, cfr. 40c, nota), congiunzione, composizione, fenomeno tipico del sanscrito, nel quale vocali e consonanti incontrandosi subiscono, per ricerca deufonia, modificazioni soggette a regole rigorose, molto pi di quanto non accada in altre lingue indoeuropee. Il sandhi esterno riguarda le modificazioni che subiscono i fonemi iniziali e finali sia di parole grammaticalmente distinte che vengono in contatto, sia di temi nominali che vengono accostati nei composti: evidentemente gli esiti sono diversi a seconda della posizione occupata dalle singole parole nellinsieme della frase o nellinterno dei composti. Il sandhi interno riguarda il comportamento dei fonemi allinterno delle singole parole (ad es. nella declinazione e nella coniugazione). In generale le regole sono comuni per i due tipi di sandhi.

    A. Sandhi delle vocali e dei dittonghi.

    14. Vocali simili si fondono nella lunga corrispondente: + = + = + = .

    1 Si tratta probabilmente dei resti dun processo dassimilazione con la dentale o la sibilante dentale, poi cadute. Es.: *agamt > *agant > agan.

    2 Il fenomeno non si verifica davanti a -dhi, desinenza imperat. 2a sing. Es.: dug-dhi, mungi, da duh- ; ma dhug-dhve < *duh-dhve, voi mungete (7 e 22).

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    Es.: ihsti < *iha asti, qui ; nstha < *na asti iha, non qui; sktam < *su uktam, ben detto, detto sentenzioso.

    15. + = e; + = o; + = ar. Es.: tavecch < *tava icch, il desiderio di te; sovca < *s uvca, essa disse; kva ri < *kva is, dove [] lasceta?; yatha ri < *yath is, come lasceta.

    16. + e, ai = ai; + o, au = au. Es.: kvaiti < *kva eti, dove va?; sauadhi < *s oadhi, questerba medicinale; tasyauadham < *tasya auadham, la medicina di lui.1

    17. , , davanti a vocale dissimile diventano y, v, r (semivocalizzazione delle vocali). Es.: try etni < *tri etni, queste tre cose; svaka- < *su-aka-, dai begli occhi; kartr- < *kart- -, fattrice.

    18. e, o + , , , , e, o diventano a + , , , , e, o (con iato). Es.: prabha ehi < *prabho ehi, o signore, vieni!; vana i < *vane is, nella foresta [c] lasceta. Osservazioni. Si trova anche, seppure raramente, la soluzione ay, av, che comune nel sandhi interno (cfr. 35). Es.: prabhav ehi; gajay ste, ovv. gaja ste < *gaje ste, seduto sullelefante.

    19. e, o + diventano e, o + (avagraha). Es.: vane vasat < *vane avasat, nella foresta abitava; gaje sti < *gaje asti, sullelefante; puruo sti < *puruo asti (30a), c un uomo.

    20. ai davanti a vocale diventa ; au davanti a vocale o dittongo diventa v. Es.: tasm adt < *tasmai adt, a lui diede; tv ubhau < *tau ubhau, questi due. 21. -, -, -e, -o non soggiacciono alle regole anzidette se sono desinenze di duale o finali dinteriezioni. Es.: kanye ste atra, le due fanciulle siedono qui; ave iva, come due giumente, Nom. dua. f. (ava iva < *ave iva, come sul cavallo, ovv. < *ava iva [30b], come il cavallo); aho Indra, oh, Indra!.

    1 Talvolta pu essere utile, per evitare ambiguit (peraltro volute nella grafia originale), segnare con un accento circonflesso la vocale o il dittongo esito di sandhi. Es.: nbhijta- < *nbhi-jta-, nato dallombelico [di Viu], epiteto di Brahm, ma nbhijta- < *na abhijta-, non nato [di buona famiglia], ignobile; modakam, confetto, ma mdakam < *m udakam, non lacqua, basta con lacqua; saikata, sabbioso, ma sakata < *s ekata da un lato essa.

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    B. Sandhi delle consonanti.1

    22. Occlusiva sorda: a) davanti a sonora diventa sonora; b) davanti a nasale diventa nasale della sua propria serie.

    Es.: nagard gacchan npa < *nagart gacchat npas, dalla citt venne il re; vg-devat < *vk-devat < *vc-devat, la divinit della parola; v nsti < *vk na asti, non c parola; am-maya- < *ap-maya-, costituito dacqua.

    23. T finale davanti a palatale, cerebrale, l sassimila alla seguente; inoltre t + = c ch. Es.: tac ca < *tat ca, e questo; taj jalam < *tat jalam, questacqua; tal labhate < *tat labhate, ottiene ci; tac chstram < *tat stram, questo trattato.

    24. Tenue + h diventa media + media aspirata: t + h > d dh; k + h > g gh etc. Es.: tad dhi < *tat hi, ci infatti; vg ghi < *vk hi, la parola infatti.

    25. Ch iniziale diventa cch dopo vocale breve, , m; inoltre si comporta similmente allinterno di parola. Es.: na cchindanti < *na chindanti, non tagliano; m cchaitst, non tagli!, aor. di chid-; ciccheda, egli tagli, perf. di chid-.

    26. a) Nasale finale (esclusa m) appoggiata a vocale breve si raddoppia davanti a vocale; b) m finale si mantiene davanti a vocale, diventa davanti a consonante.2

    Es.: sann atra < *san atra < *sants atra, che qui; pratya sna < *pratyacs snas (8), seduto verso occidente; aha tam ava paymi, io vedo quel cavallo.

    27. N finale davanti a occlusiva sonora palatale, cerebrale, , si muta nella nasale della stessa serie della seguente ( pu diventare ch [23]); n + l > l + l. Es.: t jann < *tn jann, queste persone; t an (ovv. t chan) < *tn an, queste lepri; tl lokn < *tn lokn, questi mondi.

    28. N finale davanti a occlusiva sorda palatale, cerebrale, dentale diventa e inserisce davanti alla sorda una sibilante corrispondente alla stessa. Cos: -n + c- > - + c-; -n + - > - + -; -n + t- > -s + t-. Es.: vk ca payati, e vede i lupi (< *vkn ca); ts tn < *tn tn, questi e quelli; patas taru < *patan tarus, lalbero cadente.

    1 Si ricordi che le consonanti finali di cui qui si tratta sono gli esiti determinati dalle norme descritte nei 5-12.

    2 Davanti alle occlusive e alle nasali, m finale pu anche mutarsi nella nasale omogenea dellocclusiva (cfr. 40c). Es.: ki karoi ovv. ki karoi, che fai?; kinara- ovv. kinnara-, kipurua- ovv. kimpurua-, esseri favolosi.

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    Osservazioni. In realt si tratta, per la sibilante, non duninserzione, bens della conservazione, nel sandhi, di forme antiche (ad es. lAcc. m. pl. era in -ns: *vkns, cfr. got. wulfans, ant. pruss. deiwans). La regola fu poi estesa a tutti quei casi in cui compariva una nasale, anche se non derivante dal gruppo ns.Es.: abharas tatra < *abharan tatra, portarono l. Vedi, per la conservazione nel sandhi di forme altrimenti perdute, franc. a-t-il?, dal lat. habet ille.

    C. Visarga finale.

    29. Il visarga finale: a) rimane davanti a sorda gutturale, labiale, sibilante e in fine di verso; b) davanti a sorda palatale, cerebrale, dentale si muta nella sibilantecorrispondente alla sorda.

    Es.: av khdanti gardabha pibati, i cavalli mangiano, lasino beve; pjita iva, fu onorato iva; bhrtaras traya ca, e i tre fratelli; kuharai akai ca, con le asce e con le vanghe.

    Davanti a sonora il visarga finale si comporta diversamente a seconda dellorigine e della vocale cui appoggiato. Infatti:

    30. A se risale ad as (12):a) davanti a consonante sonora e si chiude in o e quindi davanti ad si verifica il caso

    illustrato in 19 (o + ); b) davanti a vocale diversa da il visarga cade e rimane lo iato.

    Es.: blo roditi < *bla roditi, il fanciullo piange; devo pi < *deva api, anche il dio; srya iva < *srya iva, come il sole.

    Osservazioni. Sa, ea, pronomi dimostrativi, perdono sempre il visarga davanti a consonante. Es.: sa mta, egli morto; eo bhavat < *ea abhavat, egli era.31. (da s) diventa davanti a qualsiasi sonora; leventuale iato permane. Es.: np jayanti < *np jayanti, i re vincono; dev cu < *dev cur, gli dei dissero.

    32. A, , se risalgono ad ar, r (12), davanti a tutte le sonore riprendono lantica forma. Es.: puna puna, sempre di nuovo; punar gacchati < *puna gacchati, di nuovo torna; dvr e < *dv e questa porta.

    33. , , , e, ai, o, au davanti a tutte le sonore diventano r, r, r, er, air, or, aur. Es.: ravir udeti < *ravi udeti, il sole sorge; pitur ghe < *pitu ghe, nella casa del padre; svasr ajanayat < *svas ajanayat, gener delle sorelle.

    34. R finale, originario ovvero secondario per 33, cade davanti a r allungando la vocale precedente.

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    Es.: nrga- < *nir-rga- < *ni-rga-, spassionato; i roditi < *iur roditi, un fanciullo piange; pun ramate < *punar ramate, di nuovo gode; bhrt raka < *bhrtar raka, o fratello, proteggi.

    V. Sandhi interno.

    Le regole del sandhi esterno valgono in generale anche per il sandhi interno. Esiste tuttavia qualche fatto particolare.

    35. E, o, ai, au davanti a vocale e dittongo diventano ay, av, y, v. Es.: naya- < *nea-, tema del pres. di n, condurre; bhava- < *bhoa-, tema del pres. di bh-, essere; nv < *nau, Str. s. di nau-, con la nave.1

    36. , molto spesso si sdoppiano in iy, uv davanti a desinenze vocaliche (sempre quando sono finali di temi monosillabici nominali e quando sono dopo gruppi consonantici). Es.: dhiy-, bhuv-, Str. s. di dh-, pensiero, e bh-, terra, ma devy- e vadhv-, Str. s. di dev-, dea, e vadh-, donna; tuuv-ur, perf. di stu-, lodare, yuyuv-ur, perf. di yu-, unire, pnuv-anti, ottengono (tema pres. pnu-), cikriy-ur, perf. di kr-, comprare, ma niny-ur, perf. di n-, e sunv-anti, premono, pigiano (tema pres. sunu-).

    37. Davanti a vocale, diventa ir, davanti a consonante diventa r (r dopo labiale); davanti a desinenza iniziante con y diventa ri dopo consonante semplice, ar dopo due consonanti.Es.: kir-ati < *k-ati, versa; kr-a- < *k-na-, versato; pr-ta- < *p-ta- e pr-a- < *p-a- riempito, pieno; mri-yate < *m-yate, si muore, ma smar-yate < *sm-yate, ricordato.

    38. Davanti a desinenza o suffisso iniziante con vocale, semivocale, nasale (escluso il suffisso -na- del p.p.p.), le consonanti finali di radice e di tema rimangono immutate.2 Es.: samidh-am, ma samid-bhis (< *samit-bhis < *samidh-bhis, 7 e 22a); dvi-mas, odiamo, ma dvi-hve, voi odiate (< *dvi-dhve < *dvi-dhve, 10 e 41a); vac-mi, io dico, ma vak-ti, 8; ak-noti, pu, ma ag-dhi, imperat. ved. di ak-; cit-ra-, variegato, da cit-; bhid-yate, rotto, ma bhin-na- (< *bhit-na- < *bhid-na-, 7 e 22 b), rotto; yat-na-, sforzo, da yat-, ma san-na-, seduto, da sad-.

    39. Davanti a desinenze o suffisso inizianti con consonante (esclusa nasale a meno che non si 1 Davanti a y, o diventa sempre av, e diventa talvolta ay. Es.: bhav-ya- < *bho-ya-, futuro; gav-ya- < *go-ya-, bovino; ay-y < *e-y, divano; ma je-ya-, ne-ya-, Kaunte-ya-.

    2 Il trattamento della consonante finale davanti a desinenza o suffisso iniziante con m, y, v non sempre univoco. Vedi per es.: ak-man- potenza, e ag-ma-, poderoso, da ak-; manas-vin-, riflessivo, e vg-vin-, eloquente (da vc-); tapas-vin-, tapas-vat-, tapo-vat-, dedito allascesi; garut-mat-, alato, e kun-mat-, affamato (da kudh-mat-, 7, 22b); sek-ya- e sic-ya-, p.f.p. di sic-, irrigare; a-gan-ma, ja-gan-vas-, aor. e p.p.a. di gam-. Cfr. anche 41b, c.

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    tratti del suffisso -na- del p.p.p.) le consonanti finali di radici e di temi sono soggette al trattamento di finale assoluta e alle regole del sandhi esterno (con le eccezioni di 40). Oltre agli esempi di 38 si veda: lap-syati, fut. di labh-, ottenere, 7; bhot-syati, fut. di budh-, svegliarsi, 7 e 11; chin-na- < *chit-na- < *chid-na-, tagliato, 7 e 22b;1 -dhve < *s-dhve, voi sedete, 31; rund-dhve < *runt-dhve < *rundh-dhve, voi ostacolate, 7 e 22a; yuk-tha < *yuj-tha,2 voi congiungete, 8; jagan-tha < *jagam-tha, sei andato, 9.

    40. Esiti particolari del sandhi interno (eccezioni a 39). a) Legge di Bartholomae o regola del Buddha. Media aspirata + tenue dentale > media + media aspirata:gh + t, th > gdh; dh + t, th > ddh; bh + t, th > bdh;h + t, th > gdh (quando h risale a gh), altrimenti:h + t, th, dh > h con allungamento della vocale precedente, esclusa .

    Es.: buddha- < *budh-ta-, svegliato; runddha < *rundh-tha, voi impedite, ovv. < *rundh-ta, impedite voi; dug-dhe < *duh-te < *dhugh-te, egli munge; ma lhe < *lih-te, egli lecca, lhve < *lih-dhve, voi leccate; ha- < *uh-ta-, hve < *h-dhve, p.p.p. e 2 pl. perf. tm. di vah-, portare, con saprasraa.3

    b) R finale di radice e di tema si mantiene nella declinazione e nella coniugazione (es. vru, Loc. pl. di vr-, acqua, bibhari, tu porti, 41c); inoltre la i o la u che precedono la r (e anche la v radicale) sallungano davanti a desinenza o suffisso non iniziante per vocale. Es.: p (< *purs), pru, g, gru, Nom. s. e Loc. pl. di pur-, citt e gir-, voce; dvyati, da div-, giocare; ma puram, giram, Acc. s.

    c) La nasale diventa davanti a sibilante; diventa omogenea dellocclusiva seguente e dellocclusiva palatale precedente.

    1 Alcune radici in -j- (bhaj-, rompere, bhuj-, piegare, majj-, sprofondare, ruj-, spezzare, vij-, tremare) davanti al suff. -na- mantengono la gutturale occlusiva, contro 22b: bhag-na-, bhug-na-, mag-na-, rug-a- (41 b), vig-na-. Vedi anche lag-na-, da lag-, aderire, k-na-, da c- (a-ac-), piegare, e vk-a-, da vrac-, tagliare a pezzi, con saprasraa.

    2 Si noti che per le radici inserenti una nasale (cl. VII, 91) non si ha riduzione del gruppo consonantico alla prima consonante. Sincontrano tuttavia yu-tha, yu-te (ipersanscritismo?).

    3 La diversit degli esiti possibili di h dipende dalla diversit dellorigine. H pu risalire alla velare ie. gh, oppure alla palatale ie. gh, la quale ultima passata (in fase preistorica) a sibilante media aspirata *zh, che ha sonorizzato e aspirato la tenue che veniva dopo, cerebralizzandosi (41c) e cerebralizzandola (41a), cadendo poi (come spesso le sibilanti in antico indiano, 40e) e allungando per compenso la vocale precedente, esclusa . Si ha quindi: *lih-te > *lih-te > *li-dhe > *li-dhe > *li-he > *lhe; per dha-, fissato, da dh-. Si noti lesito eguale di due processi diversi in lhe < *lihte e in lhve < *lihdhve (*lih-dhve > *lih-dhve > *li-dhve [7] > *li-dhve > *li-hve > lhve). Si noti ancora che lallungamento di compenso o in vohum, da vah-, e in sohum, da sah-, superare (< *vahum, *sahum e cfr. 30a).

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    Es.: hasi < *hansi, tu uccidi; yujate, yukte, uniscono, unisce, da yuj- ; gantum < *gamtum, andare;1 yaja-, sacrificio, yac-, richiesta (ma prana-, domanda, perch non occlusiva; vedi pure vka-, agni-).

    d) + t, th > , h; + t, th > , h;j + t, th talvolta > , h, talvolta > kt, kth.2

    Es.: da- < *d-ta-, veduto; dvia- < *dvi-ta-, odiato; ma- < *mj-ta-, deterso; ma yukta-, p.p.p. di yuj-.

    e) S, cadono senza lasciare tracce quando sono tra occlusive.Es.: atutta < *atut-s-ta, aruddha < *arudh-s-ta, 3 s. aor. sigm. tm. di tud-, battere, e rudh-, impedire; utth- < *ud-sth-, sollevarsi.3 Inoltre cadono sempre davanti a dentale sonora, che viene cerebralizzata dopo vocale diversa da . Es.: atrdhvam < *atr-s-dhvam, akhvam < *ak--dhvam, anehvam < *ane--dhvam,4 2 pl. aor. sigm. tm. risp. di tr-, proteggere, k-, fare, n-, condurre.

    f) Davanti a suffisso o desinenza verbali inizianti con s, la finale s talvolta diventa t ; le finali , , gh, j, h diventano sempre k. Quindi:

    s + s > ts; , , gh, j, h + s > k (41c). Es. vatsymi < *vas-symi, abiter; vekymi < *ve-symi, entrer; dveki < *dve-si, tu odii; yakyati < *yaj-syati, sacrificher; like < *lih-se, tu lecchi; ma rava-su, -vi-su, dvi-su, -ya-su, madhuli-su, Loc. pl. di ravas-, gloria, -vi, che entra, dvi-, nemico, -yaj, che sacrifica, madhulih-, ape, cfr. 29a, 8, 10.

    g) Osservazioni. l. Non sempre viene osservata la distinzione dorigine per quanto riguarda il trattamento

    di h finale di radice.Es.: da druh-, essere ostile, si hanno sia drogdha- sia droha-; da snih-, aderire, si hanno snigdha- e snha-; da muh-, essere sconvolto, si hanno mugdha- e mha-.

    1 Si noti che la finale di sam-, con, trattata per lo pi secondo 26b: sapatti-, fortuna, sagama-, incontro, sameta-, dotato. Fa eccezione samrj-, sovrano, e i suoi derivati, mentre il termine sandhi (< sadhi) deve essere considerato una semplificazione dorigine recente.

    2 Anche in questo caso la diversit dellesito provocata dalla diversit dellorigine. Scr. j risale alla velare ie. g ovvero alla palatale ie. g, la quale, in determinate condizioni, diventa sibilante nelle lingue satem. Es.: scr. yuj-, gr. , lat. iug-um, lituano ing-us; scr. mj- gr. , lat. mulgere, lituano mils-ti.

    3 Secondo i grammatici indiani s davanti a t, th cade nellaor. in -s- dopo vocale breve. Es.: ak-ta < *ak--ta, adi-ta < *adi--ta, 3a s. aor. tm. di k- e d-; ma akr--a, ana-s-ta, acai--a, 2a pl. aor. Par. di k-, fare, nam-, piegarsi e ci-, raccogliere. Le prime forme sono per probabilmente aoristi medi radicali (cfr. del resto forme come abodhiam, aor. in -i-, senza caduta di s).

    4 In realt i passaggi sono stati: *ane-s-dhvam > *anedhvam (41c) > *anedhvam (22a) > *anehvam (41a) > anehvam.

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    2. Nah-, legare, al p.p.p. fa naddha-. 3. Ch, k si comportano per lo pi come e .

    Es.: prach-, chiedere: pa- (< *pchta-), prakymi; cak-, raccontare: cake (< *ca-se < *cak-se), cae (< *cak-te), cahve (*cak-dhve > *ca-dhve > *ca-dhve > *ca-dhve > cahve 41a), etc. Invece in jak-, mangiare, la finale si comporta come gh: jagdhum (< *jagh-tum), vedi anche limperativo jagdhi (< *jagh-dhi, 7 e 22a).

    4. Ben illustrativo del vario comportarsi di in sandhi la coniugazione della radice va-, volere. Pres. ind.: vami (38), vaki (40f), vai (40d), uva (38) etc.; impf.: avaam, ava, ava (6, 8); imperat.: vani, uhi (*u-dhi >*u-dhi > uhi, 8, 22a, 41a).

    41. Cerebralizzazione delle dentali t, th, d, dh, n, s.

    a) Occlusiva e nasale dentali diventano cerebrali quando sono precedute da cerebrale. Es.: ie < *i-te < *i-te, egli loda, 7; dvihi < *dvi-dhi < *dvi-dhi < *dvi-dhi, odia tu, 10, 22a; am < *anm < *anm < *anm, Gen. pl. di a- 6, 10, 22b.

    b) N > se seguita da vocale, n, m, y, v e se preceduta da , , r, , purch non siano interposte palatali, cerebrali, dentali (esclusa y). Es.: ak, Str. s., con locchio; brahma, Str. s., con la formula sacrificale; bharama-, p. pr. tm. di bh-, portare; ma Brahman, Voc. s. m., Arjuna-, nome proprio, rathena, Str. s. di ratha-, carro, grasana-, linghiottire, perch rispettivamente n non seguito da vocale e tra r e n inserita una palatale ovvero una dentale.

    c) S > dopo k, r, l, dittonghi e vocale diversa da , anche se sono interposti anusvara e visarga, purch non sia finale o seguita da , , r. Es.: bhiaku, pitu, deveu, cakuu, Loc. pl. di bhiaj-, medico, pit-, padre, deva-, dio, cakus-, occhio; havi, Nom. pl. n. di havis-, offerta sacrificale, dhanu- mat-, armato di arco; ma dhanus, arco, kanysu, havis-, tisu, tisra, le ultime due forme Loc. pl. e Nom. pl. f. di tri-, tre.1

    d) Osservazioni. La cerebralizzazione di n e di s pu aver luogo non soltanto allinterno di parola ma in composizione. Es.: Rmyaa; pari-ad- (< *pari-sad-), seder vicino, pari-- (< *pari-n-), condurre in moglie, vi-aa- (< *vi-sanna-), depresso, anu-hita- (< *anu-sthita-), accaduto. Per prati-sad-, disperarsi, nau-stha-, che sta sulla nave, su-sthita-, che a proprio agio.

    1 S rimane dentale nella declinazione di pus-, uomo, e nella coniugazione e nei derivati di his-, uccidere. Es.: pus, Str. s.; ahis-, non violenza.

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    Parte seconda

    LA DECLINAZIONE

    I. Generalit.

    42. Esistono in sanscrito otto casi1 (Nominativo, Vocativo, Accusativo, Strumentale, Dativo, Ablativo, Genitivo, Locativo), tre numeri (singolare, duale, plurale), tre generi (maschile, femminile, neutro). Nom., Voc., Acc., Dat., Gen. esprimono rapporti analoghi a quelli espressi dagli stessi casi nelle lingue classiche. Si noti il Nom. con iti posposto, per introdurre determinazioni nominali. Es.: bhmipo blo pi nvamantavyo manuya iti, un re, anche fanciullo, non deve essere disprezzato, pensando che sia un essere mortale (lett.: [pensando] cos: un essere mortale). LAcc. pu esprimere anche moto a luogo e tempo continuato. Es.: gacchanti nagaram, vanno in citt; pratkasva kacit klam, aspetta per qualche tempo. Talvolta il Gen. corrisponde al Dat. latino. Es.: hita tasya, buono per lui. Lo Strumentale indica i complementi di mezzo, di compagnia, di causa, dagente e di causa efficiente. Es.: kudh kliyante, soffrono per la fame; rajakena vyghracarma prptam, dal tintore fu trovata una pelle di tigre; mahat sukhena, con grande piacere. LAbl. indica lorigine. Es.: lobht krodha prabhavati, dallavidit procede lira. Il Loc. esprime lo stato in luogo e il tempo determinato. Il Loc. assoluto ha costruzione simile allAbl. assoluto latino. Es.: mle hate hata sarvam, quando recisa la radice, reciso tutto.Nomi e aggettivi, che si flettono allo stesso modo, sono ordinati in declinazioni a seconda delluscita dei temi. La situazione originaria si mantiene pi chiaramente nella flessione dei temi in consonante; nei temi in vocale ai quali appartiene la parte maggiore dei nomi sanscriti le desinenze talvolta sono mutuate dalla declinazione pronominale, che ha caratteristiche proprie, talvolta si fondono con la vocale del tema, s da essere difficilmente distinguibili.

    1 Il termine scr. per caso kraka, che indica la relazione dun nome rispetto al verbo (lett. ci che rende realizzata [lazione del verbo]). Vocativo e Genitivo non sono considerati kraka: il primo avulso dalla frase, il secondo indica una relazione tra due nomi.

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    II. Il nome e laggettivo.

    A) Temi in vocale.

    43. Temi in --, m. e n. Deva-, m., dio; yuga-, n., giogo

    singolare duale plurale

    N. deva1 yugam devau yuge dev yugniV. deva yuga devau yuge dev yugniA. devam yugam devau yuge devn yugniS. devena yugena devbhym yugbhym devai yugaiD. devya yugya devbhym yugbhym devebhya yugebhyaAb. devt yugt devbhym yugbhym devebhya yugebhyaG. devasya yugasya devayo yugayo devnm yugnmL. deve yuge devayo yugayo deveu2 yugeu

    Il neutro si declina dunque come il maschile, esclusi i casi diretti.

    44. Temi in --, femm. Sen-, f., esercito

    singolare duale plurale

    N. sen sene sen V. sene sene senA. senm sene senS. senay senbhym senbhiD. senyai senbhym senbhyaAb. seny senbhym senbhyaG. seny senayo sennmL. senym senayo sensu

    Osservazioni. Amb-, madre, al V. s. ha amba.

    45. Molti aggettivi a tre terminazioni seguono per il m. e il n. il 43, per il f. il 44. Es.: ppa, pp, ppam, malus, mala, malum. Molti aggettivi formano il femm. con il suff. --, sostituito alla finale -- (cfr. 51). Es.: sundara, sundar, sundaram, bello. LAcc. n. s. dun aggettivo serve come avverbio. Es.: ghra-, rapido, ghram, rapidamente.

    1 Nei paradigmi si danno le forme in pausa; finale risale a s, salvo esplicito richiamo.2 Per deveu, agniu etc. cfr. 41c.

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    46. Temi in --, --, maschili. Agni-, m., fuoco; vyu-, m., vento.

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N. agni agn agnaya vyu vy vyavaV. agne agn agnaya vyo vy vyavaA. agnim agn agnn vyum vy vynS. agnin agnibhym agnibhi vyun vyubhym vyubhiD. agnaye agnibhym agnibhya vyave vyubhym vyubhyaAb. agne agnibhym agnibhya vyo vyubhym vyubhyaG. agne agnyo agnnm vyo vyvo vynmL. agnau agnyo agniu vyau vyvo vyuu

    Osservazioni. I temi in --, -- si declinano in maniera analoga: con leccezione del Loc. s., si passa dalluna allaltra declinazione sostituendo la vocale caratteristica nei vari gradi (rispettivamente , y, e, ay da un lato e , v, o, av dallaltro).

    47. Particolarit. Pati-, signore, marito, se isolato, ha le seguenti forme. S. D. Ab. G. L. singolare: paty, patye, patyu, patyu, patyau; in composizione (es. ghapati-, padrone di casa) si declina come agni-. Sakhi-, amico, si declina come segue: sing.: sakh, sakhe, sakhyam, sakhy, sakhye, sakhyu, sakhyu, sakhyau; N. V. A. dua.: sakhyau; N. V. pl.: sakhya. Per il resto come agni-.

    48. Temi in --, --, femm. Mati-, f., pensiero; dhenu-, f., vacca.

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N. mati mat mataya dhenu dhen dhenavaV. mate mat mataya dheno dhen dhenavaA. matim mat mat dhenum dhen dhenS. maty matibhym matibhi dhenv dhenubhym dhenubhiD. matyai matibhym matibhya dhenvai dhenubhym dhenubhya

    (mataye) (dhenave)Ab. maty matibhym matibhya dhenv dhenubhym dhenubhya

    (mate) (dheno)G. maty matyo matnm dhenv dhenvo dhennm

    (mate) (dheno)L. matym matyo matiu dhenvm dhenvo dhenuu

    (matau) (dhenau) Osservazioni. La declinazione dei femminili in --, -- influenzata, rispetto a quella dei maschili, dalla declinazione dei temi in --, -- (51).

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    49. Temi in --, --, neutri. Vri-, acqua; madhu-, miele.

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N. vri vri vri madhu madhun madhniV. vri vri vri madhu madhun madhniA. vri vri vri madhu madhun madhniS. vri vribhym vribhi madhun madhubhym madhubhiD. vrie vribhym vribhya madhune madhubhym madhubhyaAb. vria vribhym vribhya madhuna madhubhym madhubhyaG. vria vrio vrm madhuna madhuno madhnmL. vrii vrio vriu madhuni madhuno madhuu

    Osservazioni. La flessione dei temi neutri in --, -- molto influenzata dalla flessione dei temi in -n- (come se il tema fosse vrin- e madhun-). Per forme come vri cfr. 41b.

    50. Gli aggettivi in --, -- seguono i 46, 48, 49. Es.: uci, uci, uci, purus, pura, purum; mumru, mumru, mumru, moribondo. Il femm. degli agg. in -- pu anche formarsi aggiungendo --. Es.: guru-, gravis: guru, gurv (< *guru-, 51), guru.

    51. Temi in --, --, f., polisillabici. Dev-, dea; vadh-, donna.

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N. dev devyau devya vadh vadhvau vadhvaV. devi devyau devya vadhu vadhvau vadhvaA. devm devyau dev vadhm vadhvau vadhS. devy devbhym devbhi vadhv vadhbhym vadhbhiD. devyai devbhym devbhya vadhvai vadhbhym vadhbhyaAb. devy devbhym devbhya vadhv vadhbhym vadhbhyaG. devy devyo devnm vadhv vadhvo vadhnmL. devym devyo devu vadhvm vadhvo vadhu

    Osservazioni. I temi in --, -- sono tutti femminili. Si noti la differente desinenza per il N. s. tra i temi in -- e quelli in --.Lakm-, fortuna, dea della fortuna, al N. s. fa Lakm.

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    52. Temi in --, --, f., monosillabici. Dh-, pensiero; bh-, terra.

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N. dh dhiyau dhiya bh bhuvau bhuvaV. dh dhiyau dhiya bh bhuvau bhuvaA. dhiyam dhiyau dhiya bhuvam bhuvau bhuvaS. dhiy dhbhym dhbhi bhuv bhbhym bhbhiD. dhiye dhbhym dhbhya bhuve bhbhym bhbhya

    (dhiyai) (bhuvai)Ab. dhiya dhbhym dhbhya bhuva bhbhym bhbhya

    (dhiy) (bhuv)G. dhiya dhiyo dhiym bhuva bhuvo bhuvm

    (dhiy) (dhnm) (bhuv) (bhnm)L. dhiyi dhiyo dhu bhuvi bhuvo bhu

    (dhiym) (bhuvm)

    Osservazioni. Cfr. 36. Quanto alle forme doppie, quelle date per prime sottengono attaccando al tema sdoppiato le desinenze tipiche dei temi in consonante (56), le altre seguono la declinazione di dev- e vadh-. Str-, donna, al sing. ha: str, stri, striyam o strm, striy, striyai, striy, striy, striym; al plur.: A. striya o str, G. strm; per il resto come dh-.

    53. Temi in --, m. e n. Dt-, datore.

    sing. duale plurale

    N. dt dtrau dtraV. dta (< dtar) dtrau dtraA. dtram dtrau dtnS. dtr dtbhym dtbhiD. dtre dtbhym dtbhyaAb. dtu (< dtur) dtbhym dtbhyaG. dtu dtro dtmL. dtari dtro dtu

    I neutri si declinano come i neutri in --, -- (49):

    N., V., A. dt dt dtiS. dt dtbhym dtbhiD. dte dtbhym dtbhyaAb. dta dtbhym dtbhyaG. dta dto dtmL. dti dto dtu

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    I femm. (soltanto nomi di parentela) hanno lAcc. pl. in -. Es.: mt, svas, duhit, Acc. pl. di mt-, svas-, duhit-, madre, sorella, figlia.

    54. I temi in -- comprendono nomina agentis e nomi di parentela. Il femm. dei nomina agentis sottiene aggiungendo il suff. --. Es.: kart-, facitore; femm.: kartr-, declinato come dev- (51). I nomi di parentela (esclusi bhart-, marito, propriamente sostenitore, svas-, sorella e napt-, m., nipote, che si flettono come dt-) hanno allAcc. s., al N. V. A. duale e al N. V. pl. il gua e non la vddhi della vocale tematica. Quindi: pitaram, pitarau, pitara, da pit-, padre; mtaram, mtarau, mtara, da mt-, madre, ma bhartram, bhartrau, bhartra, svasram, svasrau, svasra, naptram, etc. N-, uomo, usato praticamente soltanto al Nom. s.: n. I temi in -- (assai simili nella flessione ai temi in -an-, 63) costituiscono una sorta di ponte fra i temi in vocale (di cui ripetono molte desinenze, per es. quelle dellAcc. e del Gen. plur.) e i temi in consonante (dai quali ripetono la distinzione fra casi forti e casi deboli, vedi 56).

    55. Temi in dittongo. Go-, m. f., vitello; nau-, f., nave.

    sing. duale plurale

    N., V. gau nau gvau nvau gva nvaA. gm nvam gvau nvau g nvaS. gav nv gobhym naubhym gobhi naubhiD. gave nve gobhym naubhym gobhya naubhyaAb. go nva gobhym naubhym gobhya naubhyaG. go nva gavo nvo gavm nvmL. gavi nvi gavo nvo gou nauu

    Osservazioni. Anche i temi in dittongo (soltanto i due vocaboli citati sono usati) presentano nella flessione parecchi tratti dei temi in consonante. Per le differenze fonetiche (ad es. tra gavm e nvm) v. 3

  • Per gli altri casi come al maschile

    CORSO DI SANSCRITO

    31

    B) Temi in consonante.

    56. Desinenze.

    maschili e femminili neutri

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N. -s -au -as == - -iV. == -au -as == - -iA. -am -au -as == - -iS. - -bhym-bhisD. -e -bhym-bhyasAb. -as -bhym-bhyasG. -as -os -mL. -i -os -su

    Alcuni temi distinguono i casi forti (N. V. A. m. f. s.; N. V. A. m. f. dua.; N. V. m. f. pl.; N. V. A. n. pl.) dai casi deboli (tutti gli altri). Altri temi distinguono, tra questi ultimi, i casi deboli (S. D. Ab. m. f. n. dua.; S. D. Ab. L. m. f. n. pl.) e i debolissimi (S. D. Ab. G. L. m. f. n. s.; G. L. m. f. n. dua.; Acc. m. f. pl. e G. m. f. n. pl.).1

    Per gli altri casi come al maschile

    1 Sono deboli i casi la cui desinenza comincia per consonante (desinenze pada), debolissimi quelli la cui desinenza comincia per vocale, con la gi detta esclusione dei temi forti. Si noti che lAcc. pl. m. e f. sempre debole o debolissimo.

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    1. Temi monoformi.1

    57. Temi in occlusiva e in sibilante palatale e cerebrale.Marut-, m., vento; vc-, f., parola; ruj-, f., malattia; -duh-,2 m., che munge;di-, f., contrada; jagat-, n., mondo.

    s i n g o l a r e

    N., V. marut vk ruk dhuk dik jagatA. marutam vcam rujam duham diam jagatS. marut vc ruj duh di jagatD. marute vce ruje duhe die jagateAb., G. maruta vca ruja duha dia jagataL. maruti vci ruji duhi dii jagati

    d u a l e

    N., V., A. marutau vcau rujau duhau diau jagatS., D., Ab. marudbhym vgbhym rugbhym dhugbhym digbhym jagadbhymG., L. maruto vco rujo duho dio jagato

    p l u r a l e

    N., V., A. maruta vca ruja duha dia jagantiS. marudbhi vgbhi rugbhi dhugbhi digbhi jagadbhiD., Ab. marudbhya vgbhya rugbhya dhugbhya digbhya jagadbhya G. marutm vcm rujm duhm dim jagatmL. marutsu vku ruku dhuku diku jagatsu

    Esempi: samrj-, m., sovrano: samr, samrjam etc., samrbhi etc.; lih-, m., che lecca: li, liham etc., libhi etc.; dvi-, m., nemico: dvi, dviam etc., dvibhi, etc., dvisu.

    58. Temi in -as-, -is-, -us-, neutri.Al N. V. A. pl., oltre allinserzione della nasale ( secondo 40c), si ha lallungamento della vocale finale del tema. Si notino le forme manobhi, havirbhi, manasu, etc. (30a, 33, 29a),

    1 Per i temi monoformi non c distinzione fra casi forti e casi deboli. Si ricordino le regole fonetiche che determinano lesito delle consonanti in pausa e in composizione (es.: marut < *maruts ; marudbhym < *marutbhym). Si ricordi ancora che i neutri inseriscono, nel N. V. A. plurale, una nasale davanti alla consonante finale del tema.

    2 Per la flessione di -duh- si cfr. il 11 relativo al ripristino dellaspirazione sulla sillaba iniziale.

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    havi, caku, etc. (41c).

    Manas-, n., mente; cakus-, n., occhio.

    singolare duale plurale

    N., V., A. mana caku manas caku mansi cakiS. manas caku manobhym cakurbhym manobhi cakurbhiD. manase cakue manobhym cakurbhym manobhya cakurbhyaAb. manasa cakua manobhym cakurbhym manobhya cakurbhyaG. manasa cakua manaso cakuo manasm cakumL. manasi cakui manaso cakuo manasu cakuu

    Similmente havis-, offerta sacrificale. Ad es. havi, havirbhym, havi, haviu.

    Osservazioni. I pochi m. e f. in -as- allungano al N. s. lultima vocale.Es.: sumanas-, benevolo: N. s. suman, N. V. A. dua. sumanasau, N. V. A. pl. sumanasa. I m. e f. in - is-, -us- hanno invece al N. s. la stessa forma del neutro. Es.: acakus-, cieco: N. s. acaku, N. V. A. dua. acakuau, N. V. A. pl. acakua.

    59. Temi monosillabici in -r-. La vocale del tema sallunga davanti a desinenza iniziante per consonante e quindi anche al N. s.Es.: gir-, f., parola: g (< *girs), giram, gir, etc.; girau, grbhym, giro; gira, grbhi, grbhya, girm, gru; pur-, f., citt: p, puram etc., purau, prbhym etc. (v. 40b).

  • Per gli altri casi come al maschile

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    2. Temi biformi1

    60. Temi in -at-, m. e n. (forma forte -ant-).I temi in -at- sono per lo pi participi attivi del presente e del futuro, che distinguono forme forti e forme deboli.

    Bharat-, portante (da bh-).

    maschile neutro

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N., V. bharan (< *bharants) bharantau bharanta bharat bharat bharantiA. bharantam bharantau bharata bharat bharat bharantiS. bharat bharadbhym bharadbhiD. bharate bharadbhym bharadbhyaAb. bharata bharadbhym bharadbhyaG. bharata bharato bharatmL. bharati bharato bharatsu

    Il femminile si forma attaccando il suff. -- di regola alla forma forte per i verbi della coniugazione tematica e alla forma debole per quelli della coniugazione atematica (81 sgg.).Es.: bharant-, da bh-, I classe; dviat-, da dvi-, II classe, odiare. I verbi della III classe (raddoppiati) usano al part. sempre la forma debole. Quindi da dh-, porre, si avr: N. s. m. dadhat (< *dadhats), N. pl. m. dadhata.

    Osservazioni. a) La stessa flessione hanno gli aggettivi in -mat- e -vat- (forma forte -mant-, -vant-), che significano avente la cosa indicata dal nome cui aggiunto il suffisso: allungano la vocale al N. m. s. e formano il femm. dalla forma debole. Es.: balavat-, forte: balavn, balavan, balavantam, balavat, etc. Femm.: balavat-.

    b) Mahat-, grande, ha forma forte mahnt-. Sing. m.: mahn, mahan, mahntam, mahat, mahate, etc. Plur. m.: mahnta, mahata, mahadbhi, etc. Femm.: mahat-.

    c) Bhavat-, se part. pres. di bh-, essere, si flette come bharat-. Se usato come formula di cortesia (= Vossignoria), al N. s. m. ha bhavn (si tratta dunabbreviazione di bhagavat-, venerabile, e conserva pertanto la caratteristica dorigine).

    d) Jagat-, che si muove, vivo, come n. = mondo, propriamente un part. raddoppiato da gam-, andare. Tuttavia al N. V. A. pl. n. ha soltanto jaganti.

    Per gli altri casi come al maschile

    1 I temi biformi e triformi sono dati nella forma debole, che pure quella che essi hanno nei composti.

  • Per il resto come al maschile

    Per il resto come al maschile

    CORSO DI SANSCRITO

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    61. Temi in -in-, m. e n. Balin-, forte.

    maschile neutro

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N. bal balinau balina bali balin balniV. balin balinau balina bali balin balniA. balinam balinau balina bali balin balniS. balin balibhym balibhiD. baline balibhym balibhyaAb. balina balibhym balibhyaG. balina balino balinmL. balini balino baliu

    I femm. si formano con il suff. --. Es.: balin-.

    Osservazioni. La -n- cade davanti alle desinenze inizianti per consonante e anche al Nom. sing. m. e al N. V. A. s. n.; la vocale finale del tema sallunga al Nom. s. m. e al N. V. A. pl. n., il tutto probabilmente per analogia con i temi in -an- (63).

    62. Comparativi in -yas- (f. f. -ys-). Garyas-, comp. di guru-.

    maschile neutro

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N. garyn (9) garysau garysa garya garyas garysiV. garyan garysau garysa garya garyas garysiA. garysam garysau garyasa garya garyas garysiS. garyas garyobhym garyobhiD. garyase garyobhym garyobhyaAb. garyasa garyobhym garyobhyaG. garyasa garyaso garyasmL. garyasi garyaso garyasu

    Il femm. si forma aggiungendo -- alla forma debole: garyas-.Altro esempio: reyas-, migliore: reyn, reyan, reysam, reyas, etc.

    Osservazioni. Si noti il Voc. s. m. che abbrevia lultima vocale, analogamente a quanto succede per rjan- e vidvas- (63 e 64).

    Per il resto come al maschile

    Per il resto come al maschile

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    36

    3. Temi triformi.

    63. Temi in -an-, m. e n. Rjan-, m., re; nman-, n., nome.

    maschili neutri

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N. rj rjnau rjna nma nmn (nman) nmniV. rjan rjnau rjna nma nmn (nman) nmniA. rjnam rjnau rja nma nmn (nman) nmniS. rj rjabhym rjabhi nmn nmabhym nmabhiD. rje rjabhym rjabhya nmne nmabhym nmabhyaAb. rja rjabhym rjabhya nmna nmabhym nmabhyaG. rja rjo rjm nmna nmno nmnmL. rji (rjani) rjo rjasu nmni (nmani) nmno nmasu

    Osservazioni. a) Le tre forme, forte, debole e debolissima, finiscono dunque in -n-, -a-, -n- (rjn-,

    rja-, rj-; nmn-, nma-, nmn-). In realt a e n sono lesito storico duna stessa *n (nasale sonante ie.), trovandosi la prima davanti a consonante, la seconda davanti a vocale (cfr. 4a).

    b) Si noti la caduta di n finale al N. m. s. e al N. V. A. n. s. e la forma del V. m. s. (cfr. 62 e 64).

    c) I temi nei quali -an- preceduto da pi duna consonante hanno -an- nella forma debolissima, per evitare laccumulo di consonanti. Es.: brahman-, n., formula sacrificale, Brahman, tman-, m., anima, fanno allo Str. s. brahma, tman.

    d) Le tre forme di van-, m., cane, sono vn-, va-, un- (quindi: v, van, vnam, un, etc.; vnau, vabhym, etc.; vna, una, vabhi, etc.).Le tre forme di Maghavan-, liberale, epiteto di Indra, sono Maghavn-, Maghava-, Maghon- (< *Maghaun-); del pari yuvan-, giovane, ha yuvn-, yuva-, yn- (< *yuun-). Si noti il saprasraa.

    e) Il femm. si costruisce sulla forma debolissima: rj-, un-, yn-.

  • Per il resto come al maschile

    Per il resto come al maschile

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    64. Temi in -vas- (-vs-, -vat-, -u-).1 Vidvas-, che sa.

    maschile neutro

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N. vidvn (9) vidvsau vidvsa vidvat vidu vidvsiV. vidvan vidvsau vidvsa vidvat vidu vidvsiA. vidvsam vidvsau vidua vidvat vidu vidvsiS. vidu vidvadbhym vidvadbhiD. vidue vidvadbhym vidvadbhyaAb. vidua vidvadbhym vidvadbhyaG. vidua viduo vidumL. vidui viduo vidvatsu

    Il femm. si forma sulla forma debolissima: vidu-.

    Osservazioni. Si noti la forma del V. m. s. (cfr. 62 e 63).

    65. Temi in -ac- (-ac-, -ac-, -c-). Pratyac-, occidentale.

    maschile neutro

    sing. duale plurale sing. duale plurale

    N., V. pratya (8) pratyacau pratyaca pratyak pratc pratyaciA. pratyacam pratyacau pratca pratyak pratc pratyaciS. pratc pratyagbhym pratyagbhi

    etc. etc. etc.

    Il femm. si costruisce sulla forma debolissima: pratc-. Altri esempi: udac-, settentrionale (udac-, udac-, udc-); tiryac-, trasversale (tiryac-, tiryac-, tirac-). Prc-, orientale, e avc-, meridionale, hanno soltanto due forme: prc-, prc-; avc-, avc-.

    C) Temi anomali.66.

    a) Ahan-, n., giorno: ahn-, ahas- (N. V. A. s. ahar), ahn-.

    Sing.: N. V. A. ahar, S. ahn, D. ahne, Ab. G. ahna, L. ahni o ahani; du.: N. V. A. ahn o ahan, S. D. Ab. ahobhym, G. L. ahno; pl.: N. V. A. ahni, S. ahobhi, D. Ab. ahobhya, G. ahnm, L. ahasu.

    Per il resto come al maschile

    Per il resto come al maschile

    1 Per lo pi sono part. perf. attivi (109). La forma in -vas-, che sola pu spiegare la forma forte e la debolissima, compare soltanto in vedico.

  • Per il resto come al maschile

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    38

    b) Path-, m., strada: panthn- (N. V. s. panth), pathi-, path-.

    Sing.: N. V. panth, A. panthnam, S. path, D. pathe, Ab. G. patha, L. pathi;du.: N. V. A. panthnau, S. D. Ab. pathibhym, G. L. patho;pl.: N. V. panthna, A. patha, S. pathibhi, D. Ab. pathibhya, G. pathm,

    L. pathiu.

    c) Pus-, m., uomo: pums-, pum-, pus-.

    Sing.: N. pumn, V. puman, A. pumsam, S. pus, etc.;du.: N. V. A. pumsau, S. D. Ab. pubhym, G. L. puso;pl.: N. V. pumsa, A. pusa, S. pubhi, D. Ab. pubhya, G. pusm,

    L. pusu (anche pumbhym, pumbhi etc., cfr 26, n. 2 e 41c, n. l).

    d) Ap-, f., acqua, in sanscrito classico ha soltanto il plurale:

    N. pa, V. pa, A. apa, S. adbhi, D. Ab. adbhya (con dissimilazione), G. apm, L. apsu.

    e) Dyu- o div-, f., cielo, giorno, al N. V. s. ha dyau, allAcc. s. ha divam o dym; per il resto ha la forma dyu- davanti a desinenza consonantica, div- davanti a desinenza vocalica. Es.: plur.: N. V. A. diva, S. dyubhi, D. Ab. dyubhya, G. divm, L. dyuu.

    f) -han-, uccisore, ha: -han- (ma N. m. s., N. V. A. n. pl. -hn-), -ha-, -ghn-.

    m. sing. m. du. m. pl. n. sing. n. du. n. pl.

    N. -h -hanau -hana -ha -ghn -hniV. -han -hanau -hana -ha -ghn -hniA. -hanam -hanau -ghna -ha -ghn -hniS. -ghn -habhym -habhiD. -ghne -habhym -habhyaAb. -ghna -habhym -habhyaG. -ghna -ghno -ghnmL. -ghni -ghno -hasu

    III. Gradi di comparazione.

    67. I forma tema del positivo + -tara- per il comparativo.tema del positivo + -tama- per il superlativo.

    Per gli aggettivi a due forme si prende la forma debole, per quelli a tre forme la forma media (o debole). Es.: priya-, caro: priyatara- (-a, -, -am), priyatama- (-a, -, -am); balavat-, forte:

    Per il resto come al maschile

  • }CORSO DI SANSCRITO

    39

    balavattara-, balavattama-; vidvas-, che sa: vidvattara-, vidvattama-.

    68. II formacomparativo: -yas-, -ys- (62) attaccati al grado per lo pi superlativo: -iha- (-a, -, -am) pieno della radice del positivo.

    Es.: balin-, forte: balyas-, baliha-; kipra-, rapido: kepyas-, kepiha-; yuvan-, giovane: yavyas-, yaviha-. Talvolta la radice fortemente modificata (es.: guru-, gravis: garyas-, gariha- ; bhri-, molto: bhyas-, bhyiha-); per alcune forme non c il positivo dalla stessa radice (es.: kanyas-, kaniha-, pi piccolo det, piccolissimo; jyyas-, jyeha-, maggiore det, il pi anziano; reyas-, reha-, migliore, ottimo). Il femm. del comparativo si costruisce sulla forma debole: balyas-.Osservazioni. Il secondo termine di paragone per lo pi allAblativo.

    IV. Pronomi. 1

    69. Pronomi personali.

    Aham, io; tvam, tu.

    forme toniche

    singolare duale plurale

    N. aham tvam vm yuvm vayam yyamA. mm tvm vm yuvm asmn yumnS. may tvay vbhym yuvbhym asmbhi yumbhiD. mahyam tubhyam vbhym yuvbhym asmabhyam yumabhyamAb. mat tvat vbhym yuvbhym asmat yumatG. mama tava vayo yuvayo asmkam yumkamL. mayi tvayi vayo yuvayo asmsu yumsu

    forme atone

    singolare duale plurale

    A. m tv nau vm na vaD. me te nau vm na va

    }

    1 La declinazione pronominale presenta, rispetto a quella nominale, caratteristiche proprie (ad es. diversit di temi per i diversi casi e i diversi numeri, desinenze originali, mancanza del vocativo).

  • CARLO DELLA CASA

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    G. me te nau vm na va

    Osservazioni. In composto il tema rispettivamente mad-, asmad-, tvad-, yumad-. Es.: mad-ava-, il mio cavallo; yuman-npa-, il vostro re. Per la 3a persona si usa il dimostrativo tad-.Le forme atone, di uso peraltro frequente, non possono stare in principio di frase.70. Pronomi-aggettivi dimostrativi.

    1. Tad-, egli, questo.

    singolare duale plurale

    m. f. n. m. f. n. m. f. n.

    N. sa s tat tau te te te t tniA. tam tm tat tau te te tn t tniS. tena tay tena tbhym tai tbhi tai

    D. tasmai tasyai tasmai tbhym tebhya tbhya tebhyaAb. tasmt tasy tasmt tbhym tebhya tbhya tebhya

    G. tasya tasy tasya tayo tem tsm temL. tasmin tasym tasmin tayo teu tsu teu

    Allo stesso modo si flette etad-, questo (ea, e, etat).

    Osservazioni. a) In composizione si usa tad-, riferito a tutti i generi e numeri.

    Es.: tad-ava-, il cavallo di lui, di lei, di loro.

    b) Sa (< sas) si ha soltanto in pausa; davanti ad - si trova so + (avagraha); davanti a qualsiasi altro suono si trova sa. Es.: so va, questo cavallo; sa npa, questo re.

    c) Cfr. scr. s-, gr. (), got. s; scr. tam, gr. , got. thana: lalternanza fra tema sa- e tema ta- dunque dorigine indoeuropea.

    2. Idam-, questo.

    singolare duale pluralem. f. n. m. f. n. m. f. n.

    N. ayam iyam idam imau ime ime ime im imniA. imam imm idam imau ime ime imn im imniS. anena anay anena bhym ebhi bhi ebhi

  • CORSO DI SANSCRITO

    41

    D. asmai asyai asmai bhym ebhya bhya ebhyaAb. asmt asy asmt bhym ebhya bhya ebhya

    G. asya asy asya anayo em sm emL. asmin asym asmin anayo eu su eu

    3. Adas-, quello.

    singolare duale plurale

    m. f. n. m. f. n. m. f. n.N. asau asau ada am am am am am amniA. amum amm ada am am am amn am amniS. amun amuy amun ambhym ambhi ambhi ambhi

    D. amumai amuyai amumai ambhym ambhya ambhya ambhyaAb. amumt amuy amumt ambhym ambhya ambhya ambhya

    G. amuya amuy amuya amuyo amm amm ammL. amumin amuym amumin amuyo amu amu amu

    71. Pronome-aggettivo relativo. Yad-, il quale, qui, quae, quod. Si declina come tad-. Ad es.: N. s.: ya, y, yat; N. pl.: ye, y, yni; G. pl.: yem, ysm, yem.

    72. Pronome-aggettivo interrogativo.Kim-, chi? che cosa? quale? quis, quid?, qui, quae, quod? . Si declina come tad-.Ad es.: N. s.: ka, k, kim; N. pl.: ke, k, kni; Str. s.: kena, kay, kena;Str. pl.: kai, kbhi, kai.

    73. Pronome-aggettivo indefinito. Sottiene aggiungendo i suffissi -cana, -cit, -api alle forme del pronome interrogativo. Ad es.: N. s.: kacana, kcana, kicana; kacit, kcit, kicit; ko pi, kpi, kimapi;L. s.: kasmicit, kasycit, kasmicit; kasminnapi, kasymapi, kasminnapi;L. pl. m. n.: keucana, keucit, kevapi.

    74. Pronomi-aggettivi correlativi.Yvat- ... tvat-, quanto, quanto grande ... tanto, tanto grande; yd- ... td-, quale ... tale; yati ... tati, quanti ... tanti (indecl. soltanto plur.). Per la declinazione di yvat-, v. 60, Osservazioni a).

    75. Aggettivi con declinazione pronominale.Seguono la declinazione di tad- alcuni pron.-agg. tra cui: anya-, alius, itara-, alter, ena-, egli, questo (enclitico, solo Acc. s. du. pl.; Str. s.; G. L. du.), katara-, uter?, katama-,

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    CARLO DELLA CASA

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    qui, quae, quod?, viva-, sarva-, ogni, tutto, para-, altro, sva-, suus, eka-, uno. Savr quindi ad es.: N. n. s.: anyat, itarat; L. m. s.: anyasmin, sarvasmin; N. m. pl.: anye, sarve, sve, eke, gli uni. Si noti che al N. A. n. s. si trovano soltanto le forme sarvam, param, svam, ekam. Altri aggettivi (tra cui adhara-, inferiore, uttara-, superiore, antara-, interno, para-, altro, prva-, precedente) hanno allAb. L. m. s. e al N. m. pl. le due forme. Ad es.: N. m. pl.: adhar e adhare, par e pare.

    V. I numerali.

    76. Cardinali. 1 eka-, 2 dvi-, 3 tri-, 4 catur-, 5 paca-, 6 a-, 7 sapta-, 8 aa-, 9 nava-, 10 daa-, 11 ekdaa-, 12 dvdaa-, 13 trayodaa-, 14 caturdaa-, 15 pacadaa-, 16 oaa-, 17 saptadaa-, 18 adaa-, 19 navadaa- ovv. ekonaviati- (eka-na-viati-, venti diminuito di uno), 20 viati-, 21 ekaviati-, 30 triat-, 40 catvariat-, 50 pacat-, 60 ai-, 70 saptati-, 80 ati-, 90 navati-, 100 ata-, 200 dve ate ovv. dviata-, 300 tri atni ovv. triata-, 1.000 sahasra-, 100.000 laka-. Es.: pacaviati-, 25; dvtriat-, 32; trayaai- ovv. triai-, 63; dvyati-, 82; pacanavati- ovv. pacona atam, 95 (cento diminuito di cinque); pacdhika atam, 105 (cento aumentato di cinque); dvyatis tri ca atni, 382.

    Osservazioni. I numeri da 11 a 19, da 21 a 29 etc. sono degli dvandva (131). Quanto a oaa- (< a-daa-) si noti la cerebralizzazione della dentale (41 a).

    77. Declinazione dei cardinali. Eka- si declina come tad- (per il Nom. n. s. ekam).Dvi- duale: dvau (dve f. e n.), dvbhym, dvayo. In composizione si trova ora dv- ora dvi-. Tri- ha la seguente flessione:

    maschile femminile neutro

    N. traya tisra triA. trn tisra triS. tribhi tisbhiD. tribhya tisbhyaAb. tribhya tisbhyaG. traym tismL. triu tisu

    Catur- si flette come segue:

    maschile femminile neutro

    N. catvra catasra catvriA. catura catasra catvri

    Come al maschile

  • Come al maschile

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    43

    S. caturbhi catasbhiD. caturbhya catasbhyaAb. caturbhya catasbhyaG. caturm catasmL. caturu catasu

    Pacan-: paca, paca, pacabhi, pacabhya, pacnm, pacasu.

    a-: a, a, abhi, abhya, am, asu.

    Sapta-, aa-, nava-, daa-: come paca- (esistono per anche le forme aau [duale!], abhi, abhya, asu).

    I numeri delle decine da 20 a 90 sono sostantivi femm. che si declinano secondo la finale del tema; 100, 1.000, 100.000 sono sostantivi neutri. Reggono il Gen. del sostantivo contato, oppure concordano con esso come apposizione, oppure formano un composto. Es.: viatir avnm, viatir av, 20 cavalli; varaatam, cento anni.

    78. Ordinali.1 prathama-; 2 dvitya-; 3 ttya-; 4 caturtha- ovv. turya-; 5 pacama-; 6 aha-; 7 saptama-; 8 aama-; 9 navama-; 10 daama-; 11 ekdaa-; 12 dvdaa-; 13 trayodaa-; 20 via- ovv. viatitama-; 30 tria- ovv. triattama-; 40 catvria- ovv. catvriattama-; 50 paca- ovv. pacattama-; 60 aitama-; 61 ekaaitama- ovv. ekaaa-; 70 saptatitama-; 80 atitama-; 90 navatitama-; 100 atatama-; 1.000 sahasratama-.

    79. Avverbi numerali.Sakt, una volta sola, semel; dvis, due volte; tris, tre volte; catur, pacaktvas, aktvas, etc. Ekadh, in un solo modo; dvidh, tridh, caturdh, etc., bahudh, in molti modi. Ekaas, singolarmente; dvias, a due a due; trias, catuas, etc.

    Come al maschile

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    Parte terza

    LA CONIUGAZIONE

    I. Generalit.

    80. Il sanscrito ha tre persone (prima, seconda e terza), tre generi (attivo o Parasmaipada, parole per un altro, medio o tmanepada, parole per se stesso, e passivo) e tre numeri (singolare, duale, plurale). Il medio, quando si distingue dallattivo (molti verbi hanno soltanto luno o laltro genere), indica che lazione ritorna sul soggetto o si verifica nel suo interesse (es.: yajati, [per gli altri il sacerdote] sacrifica; yajate, [il capofamiglia] sacrifica per s); il passivo, che ha coniugazione propria per il sistema del presente, duso sempre pi frequente, anche con verbi intransitivi (es.: npea nagara gamyate, dal re si va in citt). La distinzione tra modi e tempi diversa da quella in uso nelle lingue classiche. Si hanno cio i sistemi del presente, del futuro, dellaoristo e del perfetto, in ognuno dei quali si distinguono i vari modi. I vari sistemi si formano, indipendentemente fra loro, dalla radice, che il nucleo fonetico non ulteriormente riducibile senza che ne venga modificato il significato fondamentale. Per esempio la radice vt- significa volgersi, trovarsi; riducendo ulteriormente il nucleo fonetico a v- si ha unaltra radice, v- appunto, che significa coprire, nascondere. Di gran lunga pi importante il sistema del presente, che permette di formare lindicativo (presente e imperfetto), lottativo, limperativo e il participio. Nel sistema del futuro si hanno indicativo, condizionale (morfologicamente imperfetto del futuro) e participio. Nel sistema dellaoristo, sempre meno usato, nel sanscrito classico si hanno indicativo e resti del precativo, che una sorta di ottativo. Nel sistema del perfetto in sanscrito classico si hanno indicativo e participio.Linfinito, il participio passato passivo, il gerundio e il gerundivo si formano a lor volta direttamente dalla radice.Il passivo ha per il presente coniugazione propria; per gli altri tempi usa le forme del medio (esistono alcune forme di aoristo passivo).Il perfetto caratterizzato dal raddoppiamento della radice.Imperfetto, aoristo e condizionale hanno laumento, costituito da a- anteposto al tema verbale (es.: pat-: a-pata-t, cadeva o cadde). Se il tema comincia per vocale si ha per aumento la vddhi della vocale iniziale (es.: uk-: aukat, bagnava; ad-: dam, mangiavo; i-: yam, andavo [35]). Nei verbi composti laumento si pone tra la preposizione e il verbo (es.: pari--: pary-a-aya-t, condusse in moglie; anv-i-: anv-aiccha-t, ricercava).Le desinenze possono essere primarie (e son quelle dellindic. pres. e del futuro) o secondarie (quelle dellimperfetto, dellaoristo, del condizionale e dellottativo). Perfetto e imperativo hanno desinenze proprie.Lindicativo presente il tempo dellazione attuale o abituale; in unione con le particelle sma e pur indica il presente storico; talvolta ha valore esortativo (gacchma, vogliamo andare, andiamo!). Lazione passata indicata, senza apprezzabili differenze, dallimperfetto, dal perfetto e dallaoristo. Lottativo ha il valore del congiuntivo presente latino: pu quindi avere valore esortativo (gacche, vieni!), augurale (jveyam, possa io vivere), dubitativo (katha vidy Nalam, come potrei riconoscere Nala?), potenziale (tyajet

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    kudhrt mahilpi putram, una donna tormentata dalla fame potrebbe abbandonare anche un figlio [ovv. potrebbe anche abbandonare]), proibitivo (nnta vadet [luomo] non dica il falso), e nel periodo ipotetico usato sia nella protasi sia nellapodosi (yadi janmajarmaraa na bhavet ... iha janmani kasya ratir na bhavet se non ci fossero nascita, vecchiezza, morte, ... qui nel corso della vita di chi non ci sarebbe la gioia?).1Molto usata la 3a sing. dellimperativo passivo nel senso di benevola esortazione: ruyatm, si ascolti, vogliate ascoltare.

    II. Sistema del presente.

    81. I grammatici indiani distinguono le radici verbali, a seconda del modo di formazione del tema del presente, in dieci classi, raggruppate in due sezioni: prima coniugazione principale o coniugazione tematica (nella quale il tema rimane invariato in tutto il sistema del presente) e seconda coniugazione principale o coniugazione atematica (nella quale si distinguono forme forti e forme deboli). Al tema del presente sattaccano (tenendo conto soprattutto delle Osservazioni di 82) le desinenze personali attive e medie, per buona parte comuni alle due coniugazioni, ottenendo cos presente, imperfetto, ottativo, imperativo e participio. Nel prospetto seguente, che ha scopi essenzialmente pratici, sono riportate le desinenze; tra parentesi son poste le desinenze proprie della coniugazione atematica.

    1 Nel periodo ipotetico si trovano anche lindicativo (yadi santi gu pus vikasanty eva te svayam, se ci sono, le virt degli uomini rilucono proprio di per se stesse) e il condizionale (suvi ced abhaviyat subhikam abhaviyat, se ci fosse stata una bella pioggia, ci sarebbe stato abbondante nutrimento: si noti il condizionale sia nella protasi sia nellapodosi).

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    Desinenze del presente Desinenze dellimperfetto

    PARASMAIPADA TMANEPADA PARASMAIPADA TMANEPADA

    1 s. -mi -e -m (-am) -i2 s. -si -se -s -ths3 s. -ti -te -t -ta

    1 d. -vas -vahe -va -vahi2 d. -thas -ethe (-the) -tam -ethm (-thm)3 d. -tas -ete (-te) -tm -etm (-tm)

    1 pl. -mas -mahe -ma -mahi2 pl. -tha -dhve -ta -dhvam3 pl. -nti (-anti) -nte (-ate) -n (-an, -ur) -nta (-ata)

    Desinenze ottativo I coniugazione Desinenze ottativo II coniugazione

    PAR. TM. PAR. TM.

    1 s. -eyam -eya -ym -ya2 s. -es -eths -ys -ths3 s. -et -eta -yt -ta

    1 d. -eva -evahi -yva -vahi2 d. -etam -eythm -ytam -ythm3 d. -etm -eytm -ytm -ytm

    1 pl. -ema -emahi -yma -mahi2 pl. -eta -edhvam -yta -dhvam3 pl. -eyur -eran -yur -ran

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    Desinenze dellimperativo

    PARASMAIPADA TMANEPADA

    1 s. -ni -ai2 s. = (-dhi, -hi) -sva3 s. -tu -tm

    1 d. -va -vahai2 d. -tam -ethm (-thm)3 d. -tm -etm (-tm)

    1 pl. -ma -mahai2 pl. -ta -dhvam3 pl. -ntu (-antu) -ntm (-atm)

    Part. pres. Par.: I coniug.: -t-; II coniug.: -at- (cfr. 60). Part. pres. tm.: I coniug.: -mna-; II coniug.: -na-.

    Osservazioni. Le desinenze -et(h)e, et(h)m della 2a e 3a d. della I coniug. sono lesito del sandhi tra vocale finale del tema e iniziale della desinenza (-- + -t(h)e, -t(h)m, le quali ultime sono forme attenuate di -t(h)e, -t(h)m, secondo lalternanza : , per cui v. 4, b). La vocale caratteristica dellottativo -- (-y- davanti a vocale) per la I coniug., -y-, -y- (--, -y- al medio) per la II coniug.: il sandhi fra tema del presente, vocale caratteristica e desinenze secondarie ha per esito le forme date. Es.: I coniug.: *-a--t > -et; *-a-y-tm > -eytm; II coniug.: *-y-tm > -ytm. Si noti ancora che parecchie desinenze sono peculiari dellottativo.

    A. Coniugazione tematica o I coniugazione principale.

    82. Formazione del tema del presente.La coniugazione tematica comprende le classi I, IV, VI, X dei grammatici indiani, che hanno identica flessione e si differenziano soltanto per il modo di formazione del tema del presente.

    a) I cl. Tema del presente = radice guata + --. Es.: bh-: bhara-, portare; bh-: bhava-, essere (35).La vocale interna lunga non prende il gua. Es.: nind-: ninda-, rimproverare; jv-: jva-, vivere.

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    b) IV cl. Tema del presente = radice invariata + -ya-. Es.: kup-: kupya-, adirarsi. Si notino: jan-: jya-, nascere; ram-: rmya-, affaticarsi, per cui cfr. 4c, 4d; vyadh-: vidhya-, perforare, con saprasraa, e altre poche radici che presentano fenomeni analoghi. Paya- il tema del pres. correlato alla rad. d-, vedere.

    c) VI cl. Tema del presente = radice invariata + --. Es.: tud-: tuda-, battere.Alcune radici inseriscono una nasale, omogenea con il suono che segue. Es.: muc-: muca-, liberare; sic-: sica-, irrigare; lip-: limpa-, ungere; vid-: vinda-, trovare.

    d) X cl. Tema del presente = radice variamente trattata + -aya-. Es.: cur-: coraya-, rubare; p-: paya-, tormentare; sph-: sphaya-, desiderare.

    Osservazioni. Davanti a desinenze comincianti con -m e con -v, la vocale del tema del presente sallunga, salvo che alla 1a s. imperfetto e al part. pres. medio. Es.: bharmi, abharva, ma abharam, bharama-. Davanti a desinenze inizianti con -e- la vocale finale del tema scompare: bhare, abharethm. Naturalmente -a- finale di tema si fonde con -i, dando -e: abhare.

    83. Paradigma del sistema del presente della coniug. tematica: bh-, I cl., essere, diventare.

    Presente Imperfetto

    PARASM. TMAN. PARASM. TMAN.

    1 s. bhavmi bhave abhavam abhave2 s. bhavasi bhavase abhava abhavath3 s. bhavati bhavate abhavat abhavata

    1 d. bhavva bhavvahe abhavva abhavvahi2 d. bhavatha bhavethe abhavatam abhavethm3 d. bhavata bhavete abhavatm abhavetm

    1 pl. bh