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SOCIOLINGUISTICA A (a.a. 2017-18, Univ. Pavia) Chiara Meluzzi (PhD) [email protected] 1

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SOCIOLINGUISTICA

A (a.a. 2017-18, Univ. Pavia)

Chiara Meluzzi (PhD)

[email protected]

1

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Il corso fino ad ora…

1. Definizione di SL

2. Il lavoro del SL

3. Le nozioni di base/1

4. Le nozioni di base/2

5. Lingue d’Italia

6. Minoranze linguistiche

7. Multilinguismo e contatto

8. La SL laboviana

9. Altre chiavi interpretative

10. Il mutamento linguistico

2

11. La sociofonetica

12. Sociofonetica in Italia/1

13. Sociofonetica in Italia/2

14. Sociolinguistica storica

15. Le variabili SL in

prospettiva storica

16. Applicazioni della SL

storica

17. La socio-pragmatica

18. Conclusioni

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Lezione 9 O Altri fattori in gioco

O Social network

O Accomodamento

O Covert & overt-prestige

O Riferimenti bibliografici: Berruto (1995), capp. 3, 6.5, 6.6; Berruto & Cerruti (2015) cap. 3.

O Approfondimenti: Celata, C., Meluzzi, C. and Ricci, I. (2016). The sociophonetics of rhotic variation in Sicilian dialects and Sicilian Italian: corpus, methodology and first results. Loquens, 3(1), e025. DOI: http://dx.doi.org/10.3989/loquens.2016.025; Coupland, N. (1980) Stye-shifting in a Cardiff work-setting, “Language in society” 9: 1-12; Coupland, N. (1984) Accomodation at work, “International Journal of the Sociology of Language”, 46: 49-70; Giles, H. (1994) Accomodation in Communication, ELL: 12-15; Milroy, J. & Milroy, L. (1980) Language and Social Networks, Oxford: Blackwell; Trudgill, P. (1974) The Social Differentiation of English in Norwich, Cambridge: CUP.

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Peter Trudgill O Nato a Norwich (UK) nel 1943

O È stato il primo ad applicare il metodo laboviano al contesto inglese

O Tra i maggiori esperti delle varietà (dialects) inglesi

O Il suo lavoro si è concentrato molto sulla sua città natale, Norwich

O Ha lavorato molto sul concetto di ‘new town’ koinè, nel progetto ONZE

O Autore di una importante riflessione teorica sul concetto di «Style» in sociolinguistica (Coupland 2009)

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Lo studio di Norwich (Trudgill 1974)

O Conoscenza del territorio O La città era divisa in 4 zone, rappresentanti diversi ceti sociali (tipo

di abitazioni ecc.)

O L’intervistatore poteva parlare lo stesso dialect dell’intervistato

O ‘Paradosso dell’osservatore’ minimizzato

O Applica il metodo laboviano classico al contesto inglese O Interviste semistrutturate a 50 adulti e 10 ragazzi in età scolare

O Introduzione della variabile diafasica a 4 livelli

O Lettura di un brano in prosa

O Lettura di lista di parole

O Intervista formale

O Intervista meno formale > episodio divertente

O Come distinguere formale/Informale? O Trudgill (e Labov) parla di «suggerimenti di canale» che indicano

che una data parte dell’intervista è più informale (es. ritmo più accelerato, pitch più alto)

Hudson (1998: 167-170)

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Risultati di Norwich Variabile linguistica

(ng) : [n], [ŋ]

O [n] sub-standard

O [ŋ] standard

Ipotesi di ricerca:

[ŋ] più frequente

nei parlanti di

classe sociale alta,

nei contesti più

controllati

(distribuzione

laboviana ‘di

prestigio’)

Hudson (1998: 169)

Hudson (1998: 167-170)

I risultati di Trudgill confermano

l’ipotesi di ricerca!

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Il progetto ONZE O Lungo progetto coordinato da prof. Jennifer Hay

O Tema principale: New Zeland English come nuova varietà dell’inglese O La sua formazione segue un processo di koineizzazione primaria

O Più di 1000 ore di registrazione

O 3 grossi corpora

O The Mobile Unit O Archivio storico di trasmissioni radiofoniche tra il 1946-48

O Istanze di circa 3000 parlanti

O The Intermediate Archive O 140 parlanti nati tra il 1890 e il 1930, in 4 diverse località della NZ

O The Canterbury Corpus O Raccolto da studenti della University of Canterbury dal 1994

O Parlanti, divisi equamente tra maschi e femmine, nati tra il 1930 il 1984

O Unica caratteristica comune: essere nati in NZ e non aver vissuto (troppo) all’estero

Hay, J., MacLagan, M. & Gordon, E. (2008) New Zealand English, Edinburgh: EUP

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Lesley & James Milroy

O Nati entrambi nel 1944 in UK

O Ora professori emeriti

O University of Michigan (Lesley

Milroy)

O University of Shieffield

(James Milroy)

O Il loro lavoro sulla variazione

linguistica e il cambiamento

linguistico ha letteralmente

rivoluzionato il settore

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Lo studio di Belfast (Milroy 1980)

O Introduce una nuova tecnica di ricerca sul campo, più di tipo etnolinguistico O Lesley Milroy entra a far parte della rete sociale dei parlanti,

diventando un’amica di tutti i gruppi da analizzare

O Possibilità, quindi, di raccogliere parlato spontaneo senza (o riducendo al minimo) il «paradosso dell’osservatore»

O Non considerano la dimensione diastratica: si concentrano sulla classe operaia di Belfast

O 3 quartieri operai della città, tutti colpiti da crisi economica O Ballymacarrett: quartiere protestante, legato all’industria navale (bassa

disoccupazione)

O The Hammer: quartiere protestante, industria del lino, forte disoccupazione

O The Clonard: quartiere cattolico, industria del lino, forte disoccupazione

O Variabili linguistiche: (a), (th)

Hudson (1998: 170-1, 196-199)

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La «rete sociale» O PCR: Punteggio di coesione di rete, 5 fattori

O Es. P ha parenti nel quartiere, P lavora nel quartiere o insieme ad abitanti del quartiere

O «Network analysis»: l’uso delle variabili SL è legato al tipo di ‘rete sociale’ in cui P è inserito

O Low-density networks -> uso maggiore delle forme standard

O High-density networks -> uso maggiore delle forme sub-standard

Hudson (1998: 170-1, 196-199)

«Covert-prestige»: all’interno di un

gruppo molto coeso, forme non

standard possono avere un forte

valore di prestigio e identitario

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Nikolas Coupland O PhD alla University of Wales

O Professore di Linguistica alla Cardiff University

O Membro del network SLICE –Standard Language Ideology in Contemporary Europe (http://lanchart.hum.ku.dk/research/slice/slice_media/)

O A lui si deve la teoria del cosiddetto «recipient-design»

O Con H. Giles poi formuleranno invece l’Accomodamento linguistico

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Lo studio di Cardiff (Coupland 1980)

O Altrimenti noto come «Sue», l’impiegata dell’agenzia di viaggi studiata nella città di Cardiff (Coupland 1980)

O Metodologia O A Sue, impiegata in una agenzia di viaggi, viene fatto credere che

lo studio sarà sulla lingua dei clienti, registrati di nascosto

O Lo studioso stava in un angolo dell’ufficio e contattava i clienti dopo la registrazione: autorizzazione e dati SL (risolto problema etico)

O 4 giorni di «preparazione» = Sue si è abituata alla presenza del registratore

O 51 incontri registrati, durata da 2’-10’

O Transazioni solo in inglese (no gallese nel 1980!)

O Perché proprio Sue? O Nativa di Cardiff > ne conosceva le varietà linguistiche e le norme

d’uso (standard-sub/standard)

O Il suo lavoro consisteva nel ‘piacere ai clienti’ per poter vendere

Hudson (1998: 171-173)

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Adattamento linguistico & recipient design

O Giles (1994), teoria dell’adattamento: «si tende ad adattare la propria lingua alla lingua delle persone con cui si sta parlando nella speranza di risultare meglio accetti» (Hudson 1998: 171)

O Due variabili: O (ng): [n], [ŋ] (v. Trudgill 1974)

O (t)/VtV: [t], [th] (variabile specifica di Cardiff)

O Risultati: Sue usava le varianti standard o sub-standard in relazione alla lingua dell’interlocutore oppure alla sua percezione della classe sociale dell’interlocutore (prima ancora che parlasse) O Eccezione (t)/[a:] non mostrava alcuna variazione

O ‘Recipient-design’: adattamento della variabilità linguistica rispetto al proprio interlocutore

Hudson (1998: 171-173)

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Communication Accomodation Theory (CAT)

O Adattamento linguistico o sociale? O Usava una parlata più simile a quella dei suoi clienti (adattamento

linguistico)?

O Oppure tentava, attraverso l’espediente linguistico, di equiparare il proprio status sociale a quello dei clienti?

O CAT (Communication Accomodation Theory) O L’adattamento è sociale, riflesso tramite il mezzo linguistico

O L’adattamento linguistico avviene in concomitanza ad altri ‘adattamenti’ extralinguistici (es. prossemica)

O Adattamento convergente vs. adattamento divergente

O 3 dimensioni principali (Giles, Coupland & Coupland 1991: 12)

O Simmetrico vs. asimmetrico > ruoli sociali attanti

O Totale vs. locale > anche solo 1 variabile

O Upward vs. downward > verso forme di prestigio aperto o nascosto

Hudson (1998: 171-173)

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Penelope Eckert O Nata nel 1942, riceve il PhD in

linguistica nel 1978

O E’ allieva di W. Labov, suo relatore di dottorato

O Professoressa di Linguistica alla Stanford University

O Nei suoi studi, ha introdotto il metodo etnografico nell’indagine SL

O Ha introdotto la nozione, oggi molto in voga, di ‘community of practice’

O Ha anche portato una prima importante riflessione storiografica sulla disciplina (Eckert 2005)

https://web.stanford.edu/~eckert/

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Lo studio di Detroit (Eckert 1988)

O Indagine a «Belten High», scuola secondaria in un sobborgo di Detroit all’inizio degli anni ’80 O Non c’è, a priori, una differenza di etnia, in quanto sono quasi tutti

bianchi

O Domanda di ricerca: quali sono le strutture sociali rilevanti per la lingua di quella comunità? O No variabili indipendenti posti a priori

O Inaugura la ‘terza ondata’ della SL, con approccio più etnografico

O Metodo: osservazione partecipante O La presenza della ricercatrice non era nascosta

O L’osservatore/ricercatore passa molto tempo all’interno della comunità per comprenderne il sistema soggiacente di idee e valori

O Come un etnografo del parlato, la Eckert tenta di scoprire la spiegazione del comportamento dei membri della comunità

O Analisi durata 2 anni, con osservazione di oltre 600 ragazzi e 118 interviste

Hudson (1998: 174-176)

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Lo studio di Detroit (Eckert 1988)

O Lo studio ha scoperto che altre categorie sociali distinguevano la popolazione di studenti in 3 gruppi O Jocks: gli studenti bravi a scuola e nello sport, solidali con i valori

e la cultura scolastica

O Burnouts: rifiutano la cultura scolastica, non fanno sport e, se possono, lasciano la scuola

O In-betweens: simpatizzano per l’uno o l’altro degli schieramenti ma senza una precisa collocazione

O Rappresenta una organizzazione sociale interna alla CL degli studenti di Belten High che trascende dalla categoria tradizionale di ‘classe sociale’ O Il legame con le variabili linguistiche è più forte e significativo

O L’opposizione Jocks-Burnouts è una opposizioni di stili di vita e valori culturali che ha il suo riflesso nella cultura

Hudson (1998: 174-176)

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Community of practice

O Anche tradotte ‘comunità di pratica’

O Introdotte indirettamente da Eckert (1988), ma formalizzate da Wenger (1988)

O 3 parametri fondamentali per definire ciò che accomuna i membri di una CoP

O Impegno reciproco:

O componente indispensabile

O Ogni membro della CoP ‘lavora’ affinché la comunità possa raggiungere il proprio scopo

O Impresa comune

O È il risultato dell’impegno collettivo di ogni membro

O Non sono solo le azioni o i risultati effettivi raggiunti ma anche il lavoro di negoziazione reciproca per arrivarci

O Repertorio comune

O non solo linguistico ma anche culturale (racconti, parole, abitudini)

O Es. CoP = gli studenti del collegio Giasone del Maino di Pavia (Nese 2016)

O Altro possibile esempio: i membri di un fandom?

O Problema: l’appartenenza più o meno stratta alla CoP

O Prospettiva integrativa: unire la nozione della CoP a quella di ‘rete sociale’… in prospettiva SL!

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Apriamo una parentesi: costruire il campione

O Non ci sono regole fisse valide per tutte le ricerche

O In linea generale, il campione deve essere rappresentativo di una certa popolazione

O Se non lo è o non risulta tale, non posso estendere i miei risultati oltre il caso singolo

O Per certi tipi di analisi è necessario un campione abbastanza ampio

O In generale meglio cercare sempre di strutturare il campione in base alle variabili oggetto d’indagine e motivare sempre le proprie scelte metodologiche

O Attenzione: campione ‘ampio’ non significa necessariamente molti soggetti, ma molte istanze della variabile in esame

O Milroy (1978) evidenzia come «le migliori ricerche fondate sul metodo delle interviste strutturate si sono basate su meno di cento parlanti, e l’aumento dei parlanti tende a essere controproducente» (Hudson 1998: 167)

O Le interviste devono essere trascritte

O I dati devono essere analizzati ed elaborati

O Calibrare la propria ricerca in base a

O Domanda di ricerca

O Tipo di CL che esamino

O Tempo a disposizione!

TEMPO!!!

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Approfondimento! Il «Paradosso del genere»

La lingua delle donne

Sessismo linguistico

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Gender-paradox O Problema: legame tra il cambiamento linguistico, l’innovazione e il genere del parlante

O «Le donne mostrano meno deviazioni dalla norma linguistica quando le deviazioni sono

apertamente censurate, mentre deviano più degli uomini quando le innovazioni non sono

censurate» (Labov 2000: 40)

O Le donne che più si conformano alla norma lo fanno sempre

O Le donne che non si conformano alla norma lo fanno solo se le innovazioni hanno un

prestigio manifesto (mai in caso di covert-prestige)

O Conseguenze sociolinguistiche

O Le donne accolgono più rapidamente le innovazioni introdotte dall’alto (cambiamento top-

down)

O Le donne accolgono prima cambiamenti dal basso (bottom-up) ma solo se non sono

censurati

O Le donne sarebbero dunque più sensibili al prestigio e al pattern lingua-prestigio rispetto

agli uomini

O Domanda 1: quando si acquisisce il pattern lingua-prestigio?

O Problemi:

O Studi di base quasi esclusivamente anglofona

O La divisione dei sessi era diversa negli anni ‘60

O I valori di prestigio associati a varietà o dialetti cambiano nel corso del tempo

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La «lingua delle donne»

O Cardona (2006) noti come, di solito, si parli di «lingua delle donne» o «lingue femminili» in opposizione alla «lingua degli uomini», che sarebbe lo standard non marcato

O Storicamente, l’esistenza di lingue femminili era legata all’appartenenza a gruppi etnolinguistici diversi O Erodoto (II, 57): le sacerdotesse di Dodona sono straniere e la loro

parlata viene paragonata a quella delle colombe

O Erodoto (IV, 114): gli Sciiti sposarono le Amazzoni ma non riuscirono a impararne completamente la lingua (al contrario delle donne!). I Sauromati loro discendenti parlavano perciò uno Scita imperfetto.

O Notizie di un contatto linguistico e di una language attrition (dello Scita) e di una language loss (della lingua delle Amazzoni)

O Indicazioni sulla strutturazione del repertorio (Scita = varietà dominante, l. amazzoni = we-code delle donne)

O Indicazioni anche sulla trasmissione linguistica intergenerazionale, affidata prevalentemente alle donne

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La «lingua delle donne» O D. Tannen (1990), «You just don’t understand!», lingua uomini e

donne a NY O Che uomini e donne non si capiscano è di norma uno stereotipo

O Le donne sono accusate di non dire veramente quello che pensano

O Le donne sono accusate di parlare in modo molto ‘esagerato’

O Cosa vuol dire questo dal punto di vista linguistico? O Differenze pragmatiche

O Uomini = maggior direttezza, comunicazione 1-a-1, più impositivi

O Donne = indirettezza, comunicazione 1-a-molti, «give options»/don’t impose

O Differenze morfologiche

O Maggior uso di diminutivi

O Maggior uso di espressioni enfatiche

O Minor uso di disfemismi (associati invece a una parlata maschile)

O N.B. sono considerazioni CULTURALI > variabili interculturalmente e apprese (fin dai 4-5 anni di vita

Meluzzi, C. (2016) Pragmatic use of Ancient Greek pronouns in two communicative

frameworks. Pragmatics 26:3 (special issue), 447-471

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La parlata delle donne nella commedia greca

O Le differenze morfo-pragmatiche attestate in etnolinguistica si ritrovano anche in letteratura?

O Case-study: le commedie femminili di Aristofane (Lysistrata, Thesmophoriazusae, Ecclesiazusae)

O Variabili linguistiche: pronomi personali, diminutivi

O Variabili extralinguistiche: sesso parlante, situazione comunicativa

Meluzzi, C. (2016) Pragmatic use of Ancient Greek pronouns in two communicative

frameworks. Pragmatics 26:3 (special issue), 447-471

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La parlata delle donne nella commedia greca

Metodo di analisi

O Classificazione e conteggio del numero di battute pronunciate da ogni personaggio

O Scelta edizione critica di riferimento!

O Conteggio dei pronomi personali e dei diminutivi

O Nota: solo pronomi personali espliciti, senza distinzione di caso

O Divisione dei PPs in 2 stili comunicativi (Tannen 1990)

O Report-speaking style = esibizione di conoscenze e mantenimento del centro dell’attenzione

O Rapport-speaking style = enfasi sulle condivisione di esperienze e similitudini tra P e A

O Classificazione della situazione comunicativa (per pronomi)

O «Fighting» = opposizione tra i goal di 2 o più personaggi (o gruppi)

O «Chatting» = condivisione dello stesso goal e mantenimento della rete sociale

O Classificazione in base alla sfera semantica (per diminutivi) : Forms of address, Oggetti, Parole

tabù, Altri

O Divisione in tabella rispetto al parlante e situazione comunicativa

O Analisi del numero di occorrenze

O Analisi specifica di casi particolari nel discorso

Meluzzi, C. (2016) Pragmatic use of Ancient Greek pronouns in two communicative

frameworks. Pragmatics 26:3 (special issue), 447-471

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I pronomi personali nelle commedie di Aristofane

Meluzzi, C. (2016) Pragmatic use of Ancient Greek pronouns in two communicative

frameworks. Pragmatics 26:3 (special issue), 447-471

69,1 46,2 56,8

100,0 76,5 65,1 69,2

85,7 72,2 100,0 100,0

75,0

30,9 53,8 43,2

0,0 23,5 34,9 30,8

14,3 27,8 0,0 0,0

25,0

Report-Speaking Style (%) Rapport-Speaking style (%)Lysistrata

62,9 71,4 53,3

81,8

34,8

78,0 54,5 47,2 60,0

100,0

45,5 59,0 50,0 40,0

66,7 55,6

37,1 28,6 46,7

18,2

65,2

22,0 45,5 52,8 40,0

0,0

54,5 41,0 50,0 60,0

35,9 33,3

Report-Speaking Style (%) Rapport-Speaking style (%)Ecclesiazusae

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Le protagoniste

55,3

79,1

50,0 60,0

94,1

50,0

44,7

20,9

50,0 40,0

5,9

50,0

1-253 430-613 708-780 829-864 1112-1188 1273-1295

Report-Speaking (%) Rapport-Speaking (%)Lysistrata

55,2 70,6

44,8 29,4

1-284 + 504-519 520-724

Report-Speaking (%) Rapport-Speaking (%)

Praxagora

Prevalenza di uno stile

«Rapport» nelle scene con le

altre donne.

Prevalenza di uno stile

«Report» nelle scene di

«fighting» contro uomini.

‘Adattamento’ del registro

linguistico (v. Tannen 1990)

Meluzzi, C. (2016) Pragmatic use of Ancient Greek pronouns in two communicative

frameworks. Pragmatics 26:3 (special issue), 447-471

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I pronomi nel discorso (Lys. 493-8)

493 Pr. allà tí dráseis;

Mag. But what are you doing?

493Lys. toûtó m’erōtâis? hēmeîs

tamieúsomen autó.

Lys. You ask me that? We (excl.) will

manage it (the money) for you.

494Pr. hymeîs tamieúsete targýrion;

Mag. You (pl.)’ll manage the money?

494Lys. tí <dè> deinòn toûto

nomízeis;

Lys. Why do you think that so

strange?

495 ou kaì tándon chrēmata pántōs

hēmeîs tamieúomen hymîn;

Don’t we (excl.) manage the

household finances for you (pl.)

already?

496Pr. all’ou tautón.

Mag. But it’s not the same thing.

496Lys. pō s ou tautón;

Lys. Why is it not the same thing?

496Pr. polemētéon ést’apò toútou.

Mag. This money needs to be used for

the war.

497Lys. all’oudèn deî prōton

polemeîn.

Lys. But you shouldn’t be making war

at all in the first place.

497Pr. pō s gàr sōthēsómeth’állōs;

Mag. How else can we keep ourselves

safe?

498Lys. hēmeîs hymâs sṓsomen.

Lys. We (excl.) will see you (pl.) safe.

498Pr. hymeîs;

Mag. You (pl.)?

498Lys. hēmeîs méntoi.

Lys. Yes, us.

498Pr. schétlión ge.

Mag. The audacity!

Contesto: Lys. è

circondata dalle altre

donne sull’Acropoli e

sono attaccate dal

Magistrato e da un

gruppo di uomini.

L’uso dei PPs da parte

di Lys. esprime la

chiara intenzione di

contrapporsi al

Magistrato non 1vs.1

ma opponendo 2

gruppi.

Questa volontà è

confermata dal

Magistrato che passa

dal singolare al plurale

Meluzzi, C. (2016) Pragmatic use of Ancient Greek pronouns in two communicative

frameworks. Pragmatics 26:3 (special issue), 447-471

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Conclusioni sui PPs in Aristofane

O Sensibili alla variabile di ‘sesso’. O L’analisi di Thesm. e di Eccl. permette di ipotizzare anche

una variazione di gender (personaggi travestiti cambiano stile comunicativo).

O Le donne usano uno stile più ‘maschile’ (report-speaking) quando parlano con altri uomini e specialmente in un contesto di ‘fighting’ O L’uso dei PPs è quindi legato all’intenzionalità del parlante

e al contesto comunicativo

O I PPs plurali sono usati scientemente per la creazione e opposizione di due gruppi e servono per confermare o smentire l’appartenenza di un membro al gruppo

O Questi risultati confermano quanto emerso in altre lingue (es. inglese, spagnolo)

Meluzzi, C. (2016) Pragmatic use of Ancient Greek pronouns in two communicative

frameworks. Pragmatics 26:3 (special issue), 447-471

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I diminutivi nelle commedie (femminili) di Aristofane

Lysistrata Thesmophoriazusae Ecclesiazusae

Personaggi Maschili 6 (33%) 16 (74%) 6 (60%)

Personaggi Femminili 12 (67%) 6 (26%) 4 (40%)

Totale 18 (100%) 22 (100%) 10 (100%)

O Non c’è una chiara differenza in base al genere

O Caveat: le occorrenze sono poche per una analisi quantitativa (anche ‘in senso largo’)

O Altre variabili in gioco?

O Lessema / sfera semantica

O Situazione comunicativa (+ intenzionalità parlante)

Meluzzi, C. (2017) Diminutives in Ancient Greek: intensification and subjectivity, in M. Napoli & M. Ravetto

(eds.) , Berlin: John Benjamins.

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I diminutivi nelle commedie (femminili) di Aristofane

O La categoria più rappresentata è quella degli oggetti e delle forms of address

O Le parole tabù (organi genitali) compaiono di più nelle Thesm., giudicata generalmente la commedia più volgare

O Le Thesm. presentano in generale più diminutivi delle altre commedie.

Meluzzi, C. (2017) Diminutives in Ancient Greek: intensification and subjectivity, in M. Napoli & M. Ravetto

(eds.) , Berlin: John Benjamins.

Sfera semantica Lysistrata Thesmophoriazusae Ecclesiazusae Totale

Forms of address 4 (22%) 7 (31%) 6 (60%) 17 (33%)

Oggetti 11 (62%) 11 (48%) 4 (30%) 26 (51%)

Parole tabù 2 (11%) 4 (17%) 0 (0%) 6 (12%)

Altri/varie 1 (5%) 1 (4%) 0 (0%) 2 (4%)

Totale 18 (100%) 23 (100%) 10 (100%) 51 (100%)

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Quando vengono usati i diminutivi?

Lys. 49-54

Lus. ōste tȭn nȗn mēdéna

ảndrȭn ẻp’ảllḗloisin ‘ảresthai dóru-

Lys. No man will lift a lance against another-

Kal. Kroikōtòn ‘ảra nḕ theṑ ‘gō bápsomai.

Cal. I’ll run to have my tunic dyed crocus.

Lus. Mēd’ ảspída labeîn-

Lys. Or take a shield-

Kal. Kimmerikòn ẻndúsomai.

Cal. I’ll get a stately gown.

Lus. Mēdè xiphídion.

Lys. Or unscabbard a sword-

Kal. Ktèsomai peribarídas.

Cal. Let me buy a pair of slipper.

(testo Willi 2007, traduzione Jack Lindsay su Perseus.edu)

O A livello contestuale, i diminutivi compaiono con più frequenza all’interno dell’atto linguistico della richiesta > strategia pragmatica

O Svilire l’oggetto richiesto (es. uno straccetto)

O Mostrare affetto e ‘comity’ verso l’interlocutore (es. tesoruccio)

O Caso particolare: Lys. 54

O Il diminutivo «spadino» è usato per includere l’intera categoria delle armi

O Conferma: usato al v. 56 nella sua forma piena

O Caso estremo di intensificazione

Meluzzi, C. (2017) Diminutives in Ancient Greek: intensification and subjectivity, in M. Napoli & M. Ravetto

(eds.) , Berlin: John Benjamins.

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Conclusioni sui diminutivi in Aristofane

O A differenza dei PPs, non mostrano una differenza in base al sesso o al gender del parlante

O Contrario a quanto solitamente affermato in campo etnolinguistico

O I diminutivi sono molto sensibili al contesto comunicativo e in particolare alle volontà pragmatiche dell’interlocutore

O Diminutivi per esprimere ironia, affetto verso l’interlocutore

O Diminutivi per minimizzare un atto linguistico ‘pericoloso’ come la richiesta

O Paralleli interlinguistici (v. Placencia 2005)

Meluzzi, C. (2017) Diminutives in Ancient Greek: intensification and subjectivity, in M. Napoli & M. Ravetto

(eds.) , Berlin: John Benjamins.

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Sessismo linguistico O Sessismo linguistico = visione androcentrica della realtà,

enfatizzando linguisticamente il ruolo subalterno delle donne O Es. nome proprio vs. titolo professionale

O Forms of address (con diminutivo! «signorina»)

O Considerare la lingua degli uomini come standard non marcato vs. lingua delle donne

O Visione più o meno estremiste del problema

O Particolarmente attuale, specie in alcuni filoni della sociologia del linguaggio (e anche della SL)

O Recente articolo: «Why are female doctors introduced by first name while men are called ‘doctors’?» (http://online.liebertpub.com/doi/abs/10.1089/jwh.2016.6044?journalCOde=jwh)

O Galbiati, F.M. (2016) «», Università di Pavia: Tesi di laurea magistrale.

O Analisi di nomi di professione in base all’età, sesso e diatopia

O 2 contesti d’uso: enfasi sulla professione, enfasi sull’individuo

O Analisi quantitativa di 497 questionari (distribuiti tramite google moduli): frasi cornice in cui inserire la parola target

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Sindaca e muratore frequenza in % C1 C2

+50% chirurgo, notaio,

sindaco, magistrato,

meccanico, giudice

chirurgo, notaio,

sindaco, magistrato,

meccanico, giudice

40-50% ministro, rettore ministro, rettore

30-40% consigliere,

muratore segretario,

ingegnere,

architetto

architetto, muratore,

consigliere

20/30% geometra,

presidente_a,

presidente_b

segretario,

ingegnere,

geometra,

presidente_a

0-20% programmatore,

preside,

imbianchino

presidente b

O I nomi con desinenza –o che si riferiscono a professioni solitamente maschili compaiono più di frequente al maschile

O I nomi in –tore/trice e gli invariabili oscillano maggiormente

O 2 criteri in gioco O Morfologico

O Prestigio della posizione

Frequenza delle forme maschili nei

2 contesti (Galbiati 2016: 76)

Galbiati, F.M. (2016) L’uso del genere nei nomi di professione in italiano: una ricerca

sociolinguistica, Università di Pavia: Tesi di laurea magistrale.

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Sessismo & variabili diastratiche O Gli uomini preferiscono sempre la forma maschile

O Lo scarto maggiore tra uomini e donne si ritrova nella preferenza per la forma maschile di alcuni nomi

O Magistrato, meccanico, ministro, sindaco, rettore

O Le donne optano di più per le forme al femminile nel caso di formazioni regolari oppure con la forma analitica (es. giudice donna) -> gender-paradox

O I dati sull’atteggiamento del campione mostra l’esigenza di utilizzare di più le forme marcate in base al genere, ma al contempo l’assenza di regole chiare

O Le donne sono più insoddisfatte e meno inclini a usare il maschili, soprattutto per posizioni di prestigio sociale

O Gli uomini si mostrano più (linguisticamente) conservativi e inclini a escludere qualsiasi forma che comunque preveda una marca femminile (es. la giudice)

O Il sessismo linguistico è un problema sociale (e SL) di grande attualità e avvertito come tale dai parlanti

O L’analisi SL rivela una ristrutturazione spontanea del sistema, ma con estrema variabilità legata dalla mancanza di una norma uniformemente condivisa (e conosciuta!) di riferimento

O A questo si aggiunge il prevalere di un atteggiamento sessista anche nelle pubblicazioni maggiormente normative (es. dizionario Zingarelli)

Galbiati, F.M. (2016) L’uso del genere nei nomi di professione in italiano: una ricerca

sociolinguistica, Università di Pavia: Tesi di laurea magistrale.

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Fine lezione 9

Lezione 10 (MODIFICA): La sociofonetica (quadro generale)

Lezione 11 (MODIFICA): Sociofonetica in Italia (ospite dott. Nicholas Nese)

Lezione 12 (MODIFICA): Il mutamento linguistico (ex lezione 10)

Approfondimenti: Calamai, S. (2015) Introduzione alla sociofonetica, Roma: Carocci; Calamai, S. & Celata, C.

(2012) Towards a Sociophonetic Explanation of anticipatory and preservative assimilation in Italian nasal+stop

clusters, in Calamai, S., Celata, C. and Ciucci, L. “Sociophonetics at the crossroads of speech variation, processing

and communication”, Pisa: Edizioni della Normale;

Foulkes, P., Scobbie, J.M. & Watt, D. (2010) Sociophonetics, in J. Laver, F. Gibbons “Handbook of Phonetic

Sciences, London: Blackwell, 2nd ed. pp. 703-716;

Van De Velde et. al (2010) Will Dutch become Flemish? Autonomous developments in Belgian Dutch, Multilingua

29.3: 385-416;

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