Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei...

83
Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

Transcript of Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei...

Page 1: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

Page 2: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

2

INDICE

1. PREMESSA. Pag. 3

2. METODOLOGIA D’INDAGINE. Pag. 4

3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, GEOLOGIOCO E

GEOMORFOLOGICO. Pag. 6

4. INQUADRAMENTO STORICO-ARCHEOLOGICO E RICOSTRUZIONE

DEL POPOLAMENTO ANTICO. Pag. 13

5. LA VIABILITA’ ANTICA. Pag. 23

6. EVIDENZE ARCHEOLOGICHE NOTE. Pag. 27

7. ANALISI DELLE FONTI STORICHE ED ARCHIVISTICHE. Pag. 33

8. NUOVE ACQUISIZIONI E TRADIZIONI ORALI . Pag. 52

9. ANALISI TOPONOMASTICA. Pag. 58

10. ANALISI FINALE DEL DATO ARCHEOLOGICO. Pag. 66

11. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI RISCHIO ARCHEOLOGICO. Pag. 75

BIBLIOGRAFIA Pag. 78

ALLEGATO A: SCHEDATURA DEI SITI DI INTERESSE ARCHEOLOGICO.

ALLEGATO B: FONTI ANTICHE.

ALLEGATO C: DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA.

Page 3: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

3

1. PREMESSA.

Nell’ambito della redazione del nuovo PSC il Comune di Berceto ha incaricato la Società

Cooperativa Acmé di redigere la Carta archeologica con relativa analisi della potenzialità del

rischio archeologico. L’amministrazione comunale, con la realizzazione di questo importante

documento, intende fornire al paese di Berceto uno strumento che consenta di far conoscere alla

cittadinanza il proprio patrimonio storico-archeologico e di limitare le problematiche legate

all’espansione edilizia. E’ opportuno che l’intera comunità di Berceto venga a conoscenza che il

proprio territorio è un bene da conservare, indagare, proteggere e valorizzare in modo da poterlo

trasmettere alla memoria collettiva. Ai giorni nostri, è necessario procedere alla realizzazione di

strumenti di conoscenza, tutela e programmazione che rispettino il patrimonio archeologico e che

non si limitino alla semplice conoscenza del dato disponibile, ma lo mettano in risalto e lo sfruttino,

compatibilmente con lo sviluppo territoriale ed economico. Il patrimonio archeologico non è un

rischio o un ostacolo allo sviluppo, ma un bene da inserire nella programmazione.

La carta archeologica deve essere uno strumento sia programmatico che utile al potenziamento della

ricerca. Sulla base della presente carta archeologica, l’Amministrazione comunale e l’Ufficio

tecnico avranno il compito di avvisare la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia

Romagna qualora vi sia necessità di eseguire uno scavo per lavori sia pubblici che privati. Il grado

di rischio, le adempienze ed eventuali prescrizioni saranno indicate dalla Soprintendenza sulla base

delle normative vigenti.

Il presente documento è stato realizzato seguendo le prescrizioni indicate nel protocollo n. 6610

della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna e sotto la

supervisione della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna, nello specifico,

del Funzionario territoriale Dott.ssa Manuela Catarsi.

Questa carta archeologica è da considerarsi una prima analisi dell’intero patrimonio archeologico di

Berceto; futuri studi e aggiornamenti potranno essere integrati al presente documento. Nel corso

degli ultimi decenni, il territorio di Berceto, purtroppo, non ha assistito a stagioni di studi e ricerche

estensive e sufficientemente approfondite che permettessero di restituirne la giusta importanza dal

punto di vista storico e archeologico. Le informazioni riguardanti il passato sono frutto di iniziative

personali da parte di appassionati o sono ritrovamenti casuali ai quali vanno aggiunti dati raccolti

Page 4: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

4

dalla Soprintendenza nell’ambito delle sorveglianze previste per grandi opere (per esempio

metanodotto Snam, adeguamento Autocisa, ferrovia Parma – La Spezia). Il territorio comunale di

Berceto ha un’estensione di 131 kmq di cui il 70% montuoso; il rimboschimento, le numerose frane

e il difficile accesso di molte aree unitamente allo spopolamento rendono difficoltosa un’analisi

completa.

2. METODOLOGIA D’INDAGINE.

La metodologia d’indagine del presente lavoro comprende l’analisi delle fonti antiche, la raccolta

del materiale storico-archeologico edito ed inedito, l’inquadramento storico e geomorfologico del

territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da

satellite, le considerazioni successive alle ricognizioni di superficie (survey), il posizionamento dei

siti d’interesse archeologico individuati, la schedatura dei siti e la definizione ed analisi della

potenzialità di rischio archeologico.

La base di studio della presente Carta della potenzialità del rischio archeologico è stata effettuata

sulle ricerche archivistiche e bibliografiche. Questa fase di acquisizione delle conoscenze sul

patrimonio storico-archeologico è da ritenersi, in effetti, primaria e preliminare alle fasi successive

e consiste nel reperimento di materiale edito nella letteratura specializzata o di cui si conserva

documentazione negli archivi della Soprintendenza competente o nelle biblioteche della provincia

di Parma. Una fase importante della ricerca ha riguardato la rilettura delle fonti antiche che parlano

del territorio comunale di Berceto. Per una conoscenza delle specifiche fonti bibliografiche si

rimanda alla Bibliografia ed all’Allegato B alla fine del testo.

L’unione dei dati risultanti da questa ricerca ha reso possibile un inquadramento storico

archeologico del territorio di Berceto che valuta le modalità del popolamento dalla Preistoria fino al

Medioevo.

I dati archeologici ed il loro posizionamento topografico sono stati ottenuti non solo grazie

all’analisi bibliografica, ma raccogliendo anche le informazioni derivanti da:

• fotografie aeree e immagini satellitari;

• ricognizioni archeologiche mirate;

• segnalazioni orali;

• analisi toponomastica.

Page 5: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

5

Successivamente è stato stilato un elenco di siti archeologici che sono stati cartografati con

simbologie e colori differenti secondo le epoche storiche così come riportato nella legenda della

Carta dei siti. Per ogni sito individuato è stata realizzata una scheda descrittiva.

La cartografia, sulla quale sono stati raccolti tutti i dati, è stata impostata su una base AutoCAD

georeferenziata sulle tavole CTR fornite dall’ufficio tecnico comunale.

Una legenda inserita nella cartografia consente una lettura immediata del dato archeologico, distinto

in base all’epoca di riferimento. Infatti, in una colonna a sinistra della tavola sono elencati e

numerati tutti i siti individuati.

La carta è stata suddivisa in quadranti così come è accaduto anche per le altre valutazioni presenti

nel PSC di Berceto. Ad ogni quadrante corrisponde una numerazione di sito e ad ogni sito una

scheda di dettaglio dove sono raccolte le informazioni, le coordinate e un estratto dettagliato della

CTR.

Ogni sito viene quindi indicato sulla cartografia attraverso un simbolo, un colore ed una

numerazione derivante dal quadrante di appartenenza.

Page 6: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

6

Per le aree con maggiore densità come Berceto e Roccaprebalza si è deciso di allegare alla presente

relazione una tavola apposita in scala 1:2000.

Per ultimo è stato possibile definire due diversi livelli di rischio archeologico dell’intero territorio

comunale di Berceto. In base alla densità dei ritrovamenti e al tipo di contesto sono state disegnate

delle aree definite o a rischio accertato o a rischio diffuso.

I fattori di valutazione per la definizione del rischio archeologico si possono riassumere in analisi

dei siti noti e della loro distribuzione spazio-temporale, riconoscimento di eventuali persistenze

abitative, grado di ricostruzione dell’ambiente antico. Passaggio fondamentale per il ricercatore è

stato riunire e valutare le informazioni raccolte. Infatti per alcune aree si può avere una gran

quantità di rinvenimenti, che possono farci interpretare quel territorio come fortemente

antropizzato, ma anche come un’area più studiata o tutelata. L’assenza di informazioni

archeologiche, infatti, non può essere vista come assenza insediativa. Inoltre, occorre valutare

l’attuale utilizzo del territorio, la presenza di nuclei abitativi storici o di aree edificate moderne.

Infatti, aree attualmente ad alta densità abitativa possono simboleggiare un minor rischio

archeologico rispetto a quelle con bassa densità, poiché una maggiore urbanizzazione indica un

degrado maggiore degli insediamenti antichi sia nel livello di conservazione sia nella potenzialità

distruttiva espressa.

3. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO, GEOLOGICO E GEOMORFOLOGICO.

Il Comune di Berceto è situato nel settore meridionale della Provincia di Parma al confine con la

Regione Toscana. Il territorio comunale è delimitato a nord dai Comuni di Solignano e Terenzo, a

sud dal Passo della Cisa e dal Comune toscano di Pontremoli, ad est dai Comuni di Calestano e

Corniglio, ad ovest da Valmozzola e Borgotaro. I centri abitati principali dell’intero territorio sono:

Berceto, Bergotto, Casaselvatica, Castellonchio, Corchia, Fugazzolo (di Sopra e di Sotto), Ghiare,

Lozzola, Pagazzano, Pietramogolana, Roccaprebalza e Valbona.

La maggior parte del territorio è a carattere montuoso con rilievi che oscillano tra i 1.100 e i 1.300

metri di altitudine. Da ovest verso est si possono riconoscere il Groppo delle Pietre (m 1.289), il

Page 7: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

7

Monte Valoria (m. 1.229), il Groppo del Vescovo (m 1.243), il Monte Sprela (m 1.284) ed il Monte

Scarabello (m 1.340).

Il Comune di Berceto si trova nei bacini idrografici del fiume Taro (settore occidentale) e del

torrente Baganza (settore orientale) che alimentano l’intero territorio permettendo agli insediamenti

antropici di svilupparsi.

Il tratto del fiume Taro che interessa Berceto è solamente un limitato tratto situato in sponda destra

rispetto al Fiume ma è comunque caratterizzato da diversi affluenti, i più importanti dei quali sono

il torrente Vorè, il torrente Manubiola, il torrente Grontone, il torrente Mozzola ed il torrente

Sporzana.

Il torrente Vorè ha origine dalle pendici del Groppo della Donna ed i suoi affluenti in sponda destra

sono il rio Fassaneto, il rio del Moro, ed il rio Ferrari; in sponda sinistra il rio del Tullo.

Il torrente Manubiola ha origine da due rami principali: il Manubiola di Corchia ed il Manubiola di

Valbona che scorrono paralleli fino a confluire nei pressi di Bergotto. Infine il torrente confluisce

nel Taro nei pressi di Ghiare di Berceto. Gli affluenti di destra sono il rio della Fazza, il rio dei Rivi

Freddi, il torrente Cattaia, il rio delle Vigne di Berceto, il rio di Roccaprebalza, il rio Campedello ed

il rio Bussatolo. Gli affluenti di sinistra sono il rio dei Bassi, il torrente Cova, il rio Maserino ed il

rio delle Masere.

Il torrente Grontone ha origine dal Monte Marino e defluisce nel Taro poco a monte del Comune di

Solignano. Gli affluenti di destra sono: il rio degli Scrivani, il rio dell’Olmo, il rio della Macetta, il

rio Merdoso, il rio delle Lame. Gli affluenti di sinistra sono: rio del Metallo, rio delle gabbanelle,

rio delle Terre Lunghe, rio Mellina e rio Martellino.

Il torrente Baganza nasce sulle pendici dello spartiacque appenninico, presso la Cisa, dal monte

Borgognone (1400 m slm). Scorre fino a Berceto per poi passare da Fugazzolo e Calestano. Dalle

sue sorgenti fino al ponte di Calestano esso scorre tra pendii acclivi ed incassato tra le rocce, la

valle è stretta con versanti ripidi e l’andamento del torrente è marcatamente tortuoso. In questo

tratto riceve in sponda destra le acque del rio Pradella nei pressi di Fugazzolo.

Il territorio comunale di Berceto è caratterizzato da un elevato indice di franosità, circa il 40%

dell’intera area, che ha danneggiato e compromette tutt’oggi la conservazione dei siti archeologici. I

corpi franosi attivi ricoprono il 10,4% del territorio, mentre le frane quiescenti interessano il 29,3%.

La tipologia di dissesto più diffusa è costituita dalle frane complesse di medie e grandi dimensioni,

in cui si associano scivolamenti rotazionali e rototraslativi con fenomeni di colata; a volte tali

Page 8: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

8

dissesti interessano interi versanti dai crinali ai corsi d’acqua. Purtroppo, movimenti franosi sono

stati riconosciuti nei pressi dei centri abitati del territorio comunale. E’ da tenere presente che questi

nuclei abitativi hanno origini molto antiche e quindi le frane non solo possono compromettere gli

abitati attuali ma anche i resti archeologici ancora presenti nel sottosuolo.

Il versante che si estende dallo spartiacque Baganza – Taro al fondo della media valle del torrente

Manubiola, sul cui settore sommitale sorge l’abitato di Berceto, è interessato da un movimento

gravitativo classificato come “deformazione profonda di versante”.

L’abitato di Bergotto è interessato da due movimenti franosi quiescenti, di tipo complesso, che in

caso di riattivazione potrebbero coinvolgere l’intera area. Il primo si trova a nord dell’abitato e si

arresta ad alcune decine di metri a nord della chiesa di Bergotto. Il secondo coinvolge la frazione di

Casa La Torre, C. Borello e C. Bertoncini.

L’abitato di Casaselvatica e tutta l’area circostante è interessata da diversi dissesti tra i quali

spiccano per dimensioni e pericolosità la frana de “La Costa” e la frana situata tra La Piazza e

Casaselvatica. La prima è di tipo intermittente, con tempi di riattivazione differenziati a seconda che

si considerino le colate superficiali, stagionali, o la rimobilizzazione dell’intero corpo di frana

profondo che avviene con intervalli di decine di anni. Il secondo movimento è presente nell’abitato

di Bragazzano; il suo accumulo principale è quiescente. Entrambe le frane sono di tipo complesso.

Notizie relative probabilmente all’evoluzione gravitativa dell’area de La Costa sono testimoniate

già nella metà del XVI secolo grazie alle cronache di Don Giorgio Franchi. Nella tradizione

popolare la frana avrebbe sconvolto il paese e travolto anche un ospitale o un monastero (forse

l’Ospitale di Casaselvatica).1

Un altro movimento franoso lambisce il Perneto, lungo la statale Berceto-Calestano, e si origina dal

Flysch di Monte Caio presso la vetta del Monte Cervellino in destra del Baganza, per raggiungere il

fondovalle dopo qualche chilometro2. Gli ultimi dati al Carbonio 14 indicano numerosi movimenti

franosi ripetuti da 5.750 a 1.950 anni fa. La frana si è riattivata nel novembre del 2000 a causa di

intense precipitazioni autunnali ed ha distrutto il nucleo abitativo di Cozzo attestato già nel XII

secolo.3

1 C. CECCATO, Studio geologico Comune di Berceto – Piano Comunale di Protezione Civile, Bozza

Gennaio 2008, pp. 2-24. 2 P. VESCOVI, L'assetto strutturale del Flysch di M. Caio nella zona del Passo della Cisa e in alta Val

Baganza (Prov. di Parma), in “Rend. Soc. Geol. It.”, 1988, pp. 313-316. 3 P. VESCOVI, E. FORNACIARI, D. RIO, R. VALLONI, The Basal Complex Stratigraphy of the

Helminthoid Monte Cassio Flysch: a key to Eoalpine tectonics of the Northern Apennines. In “Rivista

Italiana di Paleontologia e Stratigrafia”, 1999, pp. 101-128.

Page 9: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

9

L’analisi geomorfologica dell’area comunale di Berceto è fondamentale per capire quali sono state

le zone particolarmente adatte allo sfruttamento ed all’insediamento antropico.

L'Appennino parmense nel quale è incastonato il Comune di Berceto è, per la maggior parte,

costituito da rocce sedimentarie di origine marina che in prevalenza sono costituite da argille,

arenarie e marne. Nelle zone di crinale sono presenti depositi morenici quaternari e coperture

detritiche. Le masse vulcaniche costituiscono nell'Alto Appennino l'elemento più caratterizzante del

paesaggio geologico e l'erosione prolungata degli agenti atmosferici ha isolato le vulcaniti dando

origine a quelle guglie rocciose (ofioliti) che s’innalzano sul fondo di alcune vallate o lungo le

dorsali montuose.4

Le rupi ofiolitiche svolgono un importante ruolo nella ricostruzione delle principali tracce lasciate

dall’uomo in Val Taro, arricchendo il quadro delle conoscenze sul popolamento antico. Grazie alla

loro natura, soprattutto alla loro scarsa erodibilità, le ofioliti rappresentano per l’essere umano

luoghi d’importanza strategica e di controllo del territorio. I caratteri fisici di questi luoghi hanno

influenzato le scelte dell’uomo preistorico, difatti venivano sfruttate come insediamenti le aree che

meglio rispondevano ai bisogni antropici come le posizioni arroccate che permettevano un ampio

controllo del territorio e quindi zone perfette per la caccia stagionale. Questo legame tra ofioliti e

insediamenti umani si riscontra anche in epoca medievale, periodo in cui fu eretta la maggior parte

dei numerosi castelli attorno ai quali si consolidò l’organizzazione dell’intero territorio di Berceto.5

Le guglie laviche, quindi, costituirono da tempi immemorabili la sede ottimale per il più antico

insediamento umano. La stabilità della roccia unita ad un elevato grado di naturale predisposizione

difensiva hanno reso queste aree adatte sia per l'insediamento nella pre-protostoria che per

l'incastellamento medievale, basti pensare a Roccaprebalza, Pietramogolana, Pellerzo, Case

Fioritola, Lozzola Castello, Valbona.

A nord di Casaselvatica presso la località Tavolana ai confini settentrionali del Comune in Val

Baganza si attraversa il contatto tettonico tra il Flysch di Monte Sporno, ancora completamente

G. ZANZUCCHI, Una passeggiata geologica sulla via Francigena tra Parma e Berceto con Alfredo

Jacobacci, in “Mem. Descr. Carta Geol. d’It.”, LXXVII (2008), p. 14. 4 G. CERVI, Guida all'Appennino parmense: l'ambiente naturale ed i caratteri degli insediamenti storici,

Parma 1987. 5 S. SEGADELLI, con contributi di M. T. De Nardo e A. Parisi, La geologia nel paesaggio: le rupi

ofiolitiche in Val Taro e Val Ceno, in “Il Geologo dell’Emilia Romagna”, 2006, pp. 17-19.

Page 10: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

10

rovesciato ed immergente a SO, ed il cretacico Flysch di Monte Cassio che lo sovra scorre

parzialmente.

Sul limite sud del Comune in prossimità di Chiastre si trovano i cosiddetti “Salti del Diavolo”.

L’erosione ha modellato queste rocce, dando luogo a strette dorsali e profondi strapiombi che si

mostrano in tutta la loro imponenza. Le arenarie, sottoposte a lenta granulazione e sollevate da

spinte orogeniche formano denti aguzzi e taglienti che si incuneano profondamente nei versanti.

Nelle bancate che costituiscono i “Salti del Diavolo” sono presenti conglomerati (alla base

stratigrafica) lungo tutto il lato a monte, e arenarie (al tetto stratigrafico) lungo il lato a valle.6

I substrati arenacei sono caratterizzati da elevata stabilità e sovente occupano vaste estensioni

territoriali. La diversa natura delle rocce condiziona fortemente l’aspetto del paesaggio: in

corrispondenza dei litotipi consistenti e resistenti all’azione disgregante degli agenti atmosferici il

paesaggio assume connotazioni accidentate e con forte acclività dei versanti montuosi, profonde e

strette valli fluviali e folti boschi.

Per contro, in corrispondenza degli affioramenti argillosi, la morfologia appare assai più addolcita,

tipicamente collinare, con estesi versanti a debole pendenza ed intensamente coltivati. Le medesime

argille, non sempre sono adatte alla coltivazione, e spesso sono ricoperte da querceti presenti in

prossimità degli ammassi vulcanici (vedi Roccaprebalza).7

Con il termine Arenarie di Scabiazza sono indicati i depositi a dominante arenacea del Cretacico

Superiore, appartenenti ai complessi di base delle unità liguri e sub-liguri, che presentano analoghe

caratteristiche e che precedentemente sono stati cartografati, nei diversi settori dell'Appennino, con

nomi differenziati (Arenarie di Scabiazza, Arenarie di Ostia, Arenarie di Isola di Palanzano, ecc.).

La formazione è costituita da arenarie grigio-chiare, fini e medie, in strati sottili, alternate a peliti

debolmente marnose, ed intercalate da strati molto spessi di marne siltose grigio chiare a base

arenacea grossolana, e da strati marnoso-calcarei medi e spessi caratterizzati da basi grossolane a

clasti spigolosi bianchi e verdini di micriti e radiolariti.

Un’importantissima peculiarità del territorio comunale di Berceto è la presenza di Granito.

L’affioramento più esteso dell’Emilia Romagna si trova a Rombecco e si è formato durante il

Paleozoico a seguito della collisione tra le grandi masse continentali; è molto raro e testimonia la

6 G. ZANZUCCHI, I lineamenti geologici dell'Appennino parmense. Note illustrative alla Carta geologica e

Sezioni geologiche della Provincia di Parma e zone limitrofe (1:100.000), STEP 1980, pp. 201-233. 7 P. VESCOVI, L'assetto strutturale della Val Baganza tra Berceto e Cassio (PR), in “L'Ateneo Parmense.

Acta Naturalia”, 22, Parma 1986, pp. 85-111.

Page 11: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

11

formazione di una catena montuosa antichissima e le fasi di unione di tutti i continenti nella grande

Pangea. Il Granito è una roccia di origine magmatica, molto compatta e formata da cristalli visibili a

occhio nudo. Il colore d’insieme è molto chiaro per l’abbondanza di quarzo e plagioclasio in

cristalli di dimensione medio-grandi. Con i grandi movimenti avvenuti nella crosta continentale,

masse di graniti, più o meno grandi, sono state trasportate tra rocce più recenti, come nel caso dei

piccoli lembi granitici che affiorano nell’Appennino.

Altra roccia di origine vulcanica è il basalto presente in particolare a Roccaprebalza, ma anche a

Corchia ed altre località del Comune di Berceto. Si tratta di brecce basaltiche, particolarmente ben

esposte nell’incisione erosiva del Rio di Roccaprebalza dove affiora una successione costituita da

episodi di brecce ofiolitiche sedimentarie e livelli di brecce basaltiche verosimilmente attribuibili a

processi vulcano-sedimentari.

Un minerale di origine vulcanica sfruttato tra Ghiare e Roccaprebalza e nelle vicinanze di

Pagazzano è il talco. Esso si trova al primo posto della scala di Mohs, classificazione che misura la

durezza dei minerali, difatti è untuoso al tatto e basta un’unghia per scalfirlo. Si trova in aggregati

più o meno compatti che una volta estratti vengono lavorati. Inizialmente impiegato come pietra

ornamentale o per la produzione di oggetti di uso quotidiano (ferri da stiro, stufe, padelle, calamai,

ecc…) assume un’importanza sempre maggiore con il progressivo riconoscimento delle sue

peculiari proprietà chimico-fisiche: ossia essere inerte all’azione degli acidi ed a quella degli alcali,

possedere un elevato punto di fusione (circa 1540° allo stato puro), assumere in seguito alla cottura

un’elevata durezza (tale da rigare il vetro), risultare ottimo isolante e lubrificante a secco, avere un

elevato potere assorbente delle sostanze grasse o lubrificanti. L’ultima attività estrattiva rimasta

produttiva sino al secondo dopo-guerra è stata quella del talco (nella sua forma più pura detta

steatite). L’attività è poi diventata antieconomica negli anni ’60 e quindi abbandonata. Le pietre da

cui si estrae il talco si presentano a struttura lamellare, più o meno tenere, di colore grigio-verdastro

e lucentezza madreperlacea. Talco nella varietà Steatite si trova a Ghiare di Berceto, località

Moreschi.8

Il sito probabilmente più importante dal punto di vista mineralogico e che meriterebbe studi

approfonditi per verificarne la frequentazione in epoche antiche è quello della Miniera di Corchia.

8 S. SEGADELLI, con contributi di M. T. De Nardo e A. Parisi, La geologia nel paesaggio: le rupi ofioliti

che in Val Taro e Val Ceno, in “Il Geologo dell’Emilia Romagna”, 2006, pp. 22-23.

Page 12: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

12

La concessione per la ricerca di minerali di rame - successivamente estesa al ferro, zinco e

feldespato - venne rilasciata per la zona di Corchia già a partire dal 1886. Dopo fasi alterne di

ricerca e di sfruttamento delle lenti assai discontinue di minerali cupriferi, concentrate soprattutto al

contatto tra ofioliti e "galestri", solo dal 1937 si avviò una razionalizzazione degli impianti di

lavorazione, a seguito della quale fu costruita una teleferica per il trasporto dei materiali fino ad

allora eseguito a dorso di mulo. I cantieri vennero chiusi nel 1943.9

Recenti studi hanno dimostrato che vi è una presenza di oro nativo nelle miniere di Corchia. Pochi

avevano dato credito ai tentativi di estrazione operati sotto Ottavio Farnese e da maestranze inviate

da Cosimo de Medici. In maniera tutta’altro che approfondita la questione era stata messa da parte

ripetendo un ritornello che recitava: “Era soltanto pirite”.10

Sicuramente l’intero territorio di Berceto, grazie alle sue qualità geologiche, è stato fonte principale

di approvvigionamento di materie prime da utilizzare non solo nelle costruzioni. E’ possibile

indicare con precisione che nell’edificazione dei centri abitati siano stati utilizzati materiali estratti

dalle montagne circostanti. Le Arenarie di Scabiazza sono state ampiamente utilizzate negli abitati,

nei muri e muretti di confine o di contenimento tra le proprietà.

Un esempio dell’utilizzo delle pietre locali è il Duomo di Berceto. La composizione mineralogica

della pietra dei “Salti del Diavolo” si riscontra nelle colonnine scolpite ai lati del portale principale

del Duomo, nelle sculture e nell’architrave della lunetta. La stessa pietra si ritrova nel portale del

lato Nord: la lunetta, l’architrave e le due sculture laterali. In dialetto questa pietra è chiamata

“Mass Ladèin” che significa sasso tenero e designa la facilità e la finezza con cui poteva essere

plasmata da maestranze specializzate. Invece, i perimetrali, la facciata, la zona absidale e la torre

campanaria risultano costruite o ricoperte da lastre in arenaria sicuramente provenienti dalla zona

compresa tra il Castello e la “Ripa Santa" (così è comunemente chiamato il tratto della Francigena

tra il paese e il displuvio tra Manubiola e Baganza). Anche il materiale per il restauro ottocentesco

del Duomo è stato sicuramente estratto nelle immediate vicinanze del paese.11

9 F. ADORNI, F. GUELFI, La miniera di Fe e Cu di Corchia, Berceto (Appennino parmense),

in “Riv. Miner. Ital.”, n. 3, 1997. 10

G. GARUTI, F. ADORNI, V. CALDERINI, F. ZACCARINI, L'oro del "Pozzo": secondo ritrovamento di

oro nativo nell'ofiolite di Corchia, Berceto (Appennino Parmense), in “MICRO (notizie mineralogiche)”,

2/2008, pp. 133-144. 11

G. ZANZUCCHI, Una passeggiata geologica sulla via Francigena tra Parma e Berceto con Alfredo

Jacobacci, in Mem. Descr. Carta Geol. d’It., LXXVII (2008), pp. 14-15.

Page 13: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

13

I grandi conci utilizzati per l’edificazione del forte Napoleonico provengono probabilmente da

alcune piccole cave a poca distanza dall’odierna Strada Nazionale della Cisa, nei pressi della

località Pianelli. Altre cave di arenaria sono: la Cava dell’Uccellino, della Veltronara e della Cisa,

di Pagazzano o di Grontone e di Bergotto oltre a numerose cave minori come quella in prossimità

del Lago del Portico nei pressi di Pagazzano.

4. INQUADRAMENTO STORICO-ARCHEOLOGICO E RICOSTRUZIONE DEL

POPOLAMENTO ANTICO.

L’analisi delle fonti edite ed inedite, storiche ed archivistiche, unitamente allo studio delle evidenze

archeologiche note e della viabilità antica, hanno reso possibile un inquadramento storico

archeologico del territorio comunale di Berceto nonché una ricostruzione del popolamento antico.

Le prime tracce della presenza antropica sull’Appennino Parmense e in particolare nel territorio

comunale di Berceto risalgono al Paleolitico, età in cui l’uomo trovò riparo e protezione nelle

montagne, in grotte e sotto spuntoni di roccia, preferibilmente nei pressi di sorgenti d’acqua e fiumi.

Il periodo fu segnato profondamente dall’Era glaciale durante la quale gli abitanti si difesero dagli

attacchi dei grandi animali da preda grazie all’utilizzo del fuoco ed alla realizzazione di semplici

strumenti di pietra scheggiata. Furono inventati e prodotti: punte, raschiatoi e grattatoi per lavorare le

pelli, lame, coltelli e cuspidi di freccia per la caccia. In quest’epoca nacque anche l’arte come

dimostra l’utilizzo del colore per decorare le pareti delle grotte e gli oggetti.

Ad oggi, purtroppo, nel territorio di Berceto, non sono ancora stati ritrovati villaggi insediativi

appartenenti agli abitanti nomadi e cacciatori del Paleolitico, anche se è possibile presupporre la

presenza di tali siti dato l’ambiente ospitale per le attività antropiche dell’epoca. L’unico sito

archeologico bercetese appartenente al Paleolitico riguarda la cava di selce posta a La Riva di

Casaselvatica. Questo ritrovamento è rilevante in quanto rappresenta finora l’unica cava di selce

riconosciuta nel territorio Parmense.

Il dato più importante per la preistoria nel territorio di Berceto viene dalle numerose segnalazioni

riguardanti il Mesolitico, fase culturale caratterizzata dalla presenza di gruppi di cacciatori-

raccoglitori che praticavano un semi-nomadismo stagionale tra pianura e montagna, estremamente

specializzati nella tecnica di costruzione delle armi quanto nelle strategie di caccia. Il territorio

Page 14: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

14

comunale di Berceto coi suoi valichi naturali, pianori di crinale, sorgenti perenni e zone umide, si

prestava ad essere scelto per accampamenti stagionali per la caccia ai grossi ungulati, soprattutto

cervi, e per il reperimento di materie prime (selci e diaspri). Il susseguirsi di siti lungo il crinale tra

Parma e Baganza e tra Baganza e Manubiola fino al Monte Valoria dimostrano che le comunicazioni

attestatesi nel Medioevo erano già sfruttate naturalmente in epoca antica.12

Le indagini edite e le ricognizioni svolte per la Carta Archeologica hanno inoltre confermato lo

stretto rapporto tra rupi ofiolitiche ed insediamento umano già a partire dalla preistoria. In

particolare, per la loro scarsa erodibilità, le ofioliti rappresentavano luoghi d’importanza strategica

naturalmente deputati al controllo del territorio e fornivano, quindi, posizioni arroccate da cui

controllare ampiamente la zona e organizzare strategie di caccia e di difesa.13

Per quanto riguarda il Neolitico e la prima età dei metalli, purtroppo, non vi sono approfondite

testimonianze di queste epoche. Queste carenze non sono da imputare ad una rarefazione del

popolamento ma ad una scarsità di ricerca. Infatti, anche se la sperimentazione agricola dell’epoca

neolitica avvenne soprattutto nella pianura parmense, le montagne circostanti non furono affatto

trascurate: svariati ritrovamenti sporadici di reperti e qualche insediamento in zone già sfruttate in

epoca mesolitica dimostrano che permane una continuità nella scelta insediativa.

Notizie maggiori si possono avere per l’età del Bronzo, periodo in cui gli insediamenti sfruttarono

luoghi naturalmente forti come dimostra il villaggio arroccato di Fioritola. Questo ritrovamento

indica come gli abitanti della zona facessero riferimento all’età del Bronzo appenninica della Toscana

settentrionale e non all’età del Bronzo padano-emiliana, che si stava sviluppando nella cultura

cosiddetta delle terramare.14

12

A. GHIRETTI, Archeologia e assetto del popolamento antico nel bercetese dal Paleolitico

all’Altomedioevo, in “Poteri, territorio e popolamento in Val Taro tra antichità e Medioevo”, Berceto 2011,

p. 40-45; A. GHIRETTI, Preistoria in Appennino. Le valli parmensi di Taro e Ceno, Parma 2003; L. DE

MARCHI, Archeologia della preistoria tra parmense e reggiano: l'età del Bronzo nelle valli Parma, Enza e

Baganza, Parma 2003, p.197; L. DE MARCHI, Archeologia globale del territorio tra Parmense e Reggiano:

l'età del ferro nelle Valli Parma, Enza, Baganza tra civilizzazione etrusca e cultura ligure, Prato 2005, p.

248. 13

S. SEGADELLI, con contributi di M. T. De Nardo e A. Parisi, La geologia nel paesaggio: le rupi ofioliti

che in Val Taro e Val Ceno, in “Il Geologo dell’Emilia Romagna”, 2006, pp. 17-19. 14

A. GHIRETTI, Archeologia e assetto del popolamento antico nel bercetese dal Paleolitico

all’Altomedioevo, in “Poteri, territorio e popolamento in Val Taro tra antichità e Medioevo”, Berceto 2011,

p. 44-45.

Page 15: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

15

Per il periodo ligure sono segnalati alcuni frammenti ceramici sul crinale del monte Cavallo, lungo

una percorrenza di crinale che porta direttamente sullo spartiacque tosco–emiliano. Il ritrovamento

più importante del territorio comunale di Berceto è in località Casino di Casaselvatica e risale agli

anni ’50. E’ stata rinvenuta una tomba a inumazione in fossa con lastre di arenaria con corredo

composto da elementi celto-liguri databile al periodo La Tene II (inizio II secolo a.C.). Confronti si

hanno con le necropoli galliche di Marzabotto e di San Martino in Gattara, mentre alcune

rispondenze nel rituale si hanno con le tombe della necropoli veleiate e nelle sepolture gallo-romane

di Luceria.15

Relativamente all’epoca romana, poche sono le notizie che riguardano il territorio di Berceto, ma è

possibile immaginare quello che era il paesaggio dominante della zona, grazie alla Tabula

Alimentaria di Veleia16

. Infatti, nella tavola veleiate di età traianea, tra i possedimenti dei coloni

lucchesi, sono citati i " saltus praediaque Berusetis", dove Berusetis sembra riferirsi proprio a

Berceto.

I termini utilizzati, Saltus praediaque (Saltus può significare sia terreno collinare e montagnoso

pascolivo sia superficie boschiva e praedia indica proprietà agrarie), fanno pensare che il territorio

fosse caratterizzato da aree destinate prevalentemente o esclusivamente a pascolo e da terreni

coltivati. La pratica della pastorizia e dell’agricoltura, quindi, porta ad ipotizzare la presenza nel

territorio di insediamenti sparsi e di una strada romana, di pubblica utilità ma non consolare, che

permettesse ai pastori il transito delle greggi dai pascoli appenninici al mare.

La strada doveva essere probabilmente un collegamento che univa Parma con Luni, città che

risultava essere il naturale sbocco al mare di tutto il territorio parmense. Inoltre, sia Parma che Luni

così come la non lontana Lucca, tutti municipi fondati tra 183 e 177 a.C., avevano la funzione di

capisaldi romani nella lotta contro i Liguri (abitanti il settore dell'Appennino tosco-emiliano e in

opposizione netta al consolidamento della presenza romana sia nella pianura emiliana che nella

Toscana nord-occidentale).

Ulteriori elementi consolidano l’ipotesi di un’origine romana di Berceto e provano l’esistenza di

una strada romana secondaria sull’asse Parma-Luni, che doveva avere come centro intermedio più

importante sul versante emiliano Fornovo e, oltrepassando la Val Taro, superava il crinale

appenninico attraverso il Passo della Cisa.

15

R. SCARANI, Civiltà preromane nel territorio parmense, Parma 1971, pp. 70-74. 16

La Tabula Alimentaria di Veleia è un’iscrizione bronzea rinvenuta nel 1747 nei pressi di Velleia, che

riguarda le istituzioni alimentari di epoca traianea. Fonte ricca di indicazioni toponomastiche, essa offre uno

spaccato dell’organizzazione agricola dell’Appennino piacentino-parmense.

Page 16: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

16

Fornovo è un abitato che sorge su di un alto ripiano terrazzato sulla riva destra del fiume Taro, nel

punto in cui il fiume riceve le acque del suo affluente di sinistra, il torrente Ceno. Il toponimo

“Fornovo” deriva da forum novum, cioè “mercato nuovo” a dimostrazione che l’abitato era nato

lungo una strada in un punto d’incontro tra le vallate di Taro e Ceno, in sostituzione di un mercato

precedente. La presenza di materiale romano, tra cui le sortes17

che hanno fatto supporre l’esistenza

di un tempio oracolare, portano a collocare la nascita di Fornovo in età romana.18

Resti di due fattorie di epoca romana sono venute alla luce nei pressi di Roncolungo di Sivizzano.

Una di esse è databile tra la fine del II-inizi del I secolo a.C. e il I secolo d.C. e testimonia un antico

popolamento della valle. Sono stati trovati impianti quali fornaci, capannoni, una vasca per la

decantazione dell'argilla legati ad una produzione di laterizi a carattere industriale, come

confermato da un timbro in terracotta con l'iscrizione Turpio C(ai) Cassi (servus). La produzione di

laterizi presuppone quindi l’esistenza di una via che permettesse il commercio del materiale.19

L’abitato di Cassio, toponimo forse legato alla presenza di un'antica proprietà appartenente alla

gens Cassia, testimonierebbe insieme al suddetto timbro di Roncolungo l'eventuale appartenenza di

tutta la zona alla gens Cassia nella metà del I secolo a.C.20

Il paesaggio dell’Appennino parmense in epoca romana, e soprattutto dell’area di Berceto, sembra

quindi caratterizzato da una via secondaria e da alcune località di sosta lungo il suo percorso.

Nel territorio non vi era la presenza della centuriazione21

come in tutta la pianura. Dalla tavola

veliate sembrerebbe che nella zona di Berceto il paesaggio boschivo fosse dominante: boschi di

querce, di castagni, fitti e con un rado sottobosco ma sicuri da quando i Liguri erano stati vinti e

deportati in altri luoghi per liberare le montagne che dividevano il nord dal centro della penisola.

L’economia della zona era fondata sull’allevamento di bovini ed in minima parte sulla coltivazione.

Anche per la popolazione delle montagne parmensi, in ottemperanza al sistema economico romano

che si fondava sugli scambi a lunga distanza, era fondamentale, attraverso una rete viaria efficiente,

mantenere un contatto con le grandi città ed i porti che permettevano l’arrivo di oggetti di lusso

dall'Oriente e grano, olio, vino e tutti i prodotti di prima necessità dalle altre zone dell'Impero.22

17

Le sortes sono tre asticciole oracolari in bronzo che vennero trovate nel 1867 davanti alla chiesa di

Fornovo. 18

P. L. DALL’AGLIO, Viabilità romana e altomedievale sull'Appennino parmense: dalla Parma-Luni alla

Via Francigena, in “Studi sull'Emilia occidentale nel Medioevo: società e istituzioni”, a cura di R. Greci,

Bologna 2001, pp. 1-24. 19

M. CATARSI, Fornovo Taro (PR), Sivizzano, loc. Roncolungo, in “Studi e documenti di archeologia”,

VII, 1991-1992, pp. 122-124. 20

M. G. ARRIGONI BERTINI, Parmenses, Parma 1986, p. 221. 21

Sistema con cui i romani organizzavano il territorio agricolo secondo un reticolo ortogonale. 22

A.C. QUINTAVALLE, La Strada Romea, Milano 1975.

Page 17: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

17

Riguardo all'età Tardoantica non si hanno notizie specifiche riferite al territorio di Berceto, ma è

noto che in tutta Italia si ebbe una crisi economica e demografica che, oltre a provocare un

restringimento delle città, determinò anche uno spopolamento delle campagne. Alla riduzione della

presenza dell'uomo, che raggiunse il suo culmine all'epoca della guerra greco-gotica, conseguì

l'abbandono delle opere di presidio territoriale. Nel generale mutamento della situazione ambientale

la manutenzione ordinaria della rete stradale fu trascurata, con conseguenti problemi nei

collegamenti.

Le prime notizie certe sul territorio di Berceto e testimoniate dai documenti antichi si hanno con

l’invasione longobarda (569 d.C.). Nell’Appennino parmense si assistette ad un progressivo

abbandono da parte dei Bizantini delle loro posizioni ed all'arrivo dei Longobardi, che non

determinarono grandi cambiamenti nell'organizzazione del territorio.

Fin verso la metà del VII secolo il paesaggio continuò ad essere caratterizzato dalla forte presenza

dell'incolto, che si ridusse con la progressiva rimessa a coltura della campagna, favorita non tanto

dalla presenza della cultura longobarda quanto dalla relativa stabilità conseguente il consolidamento

del dominio longobardo.

L'organizzazione sociale e politica, invece, subì un radicale cambiamento. I Longobardi si

sostituirono alla precedente classe dirigente, imponendo le proprie forme di organizzazione sociale

e privando in parte gli antichi possessores delle loro proprietà e riducendoli al rango di sudditi, di

uomini semiliberi. Il cambiamento del quadro politico si manifestò anche sulla rete stradale.

La fine dell'organizzazione stradale romana significò in primo luogo il venir meno del cosiddetto

cursus publicus, cioè di quel sistema di luoghi di sosta e di assistenza creato già nella prima età

imperiale e continuato anche in età tardoantica. Le mutationes e le mansiones furono sostituite dagli

ospedali, gestiti quasi totalmente da ordini monastici o legati all'organizzazione ecclesiatica.

Nacque così una struttura di assistenza e accoglienza non più standardizzata e diretta a chi

viaggiava per ordine ed incarico dell'imperatore, ma aperta a tutti e diversa da zona a zona ed in

continuo mutamento.23

Nel VIII secolo il re Liutprando completò le conquiste del territorio bizantino ed operò una generale

ristrutturazione delle strade attraverso svariati servizi. Nell’Appennino tosco-emiliano la via che

23

P. L. DALL’AGLIO,Viabilità romana e altomedievale sull'Appennino parmense: dalla Parma-Luni alla

Via Francigena, in “Studi sull'Emilia occidentale nel Medioevo: società e istituzioni”, a cura di R. Greci,

Bologna 2001, pp. 1-24.

Page 18: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

18

univa Parma con Luni, denominata a partire da questo periodo strada di Monte Bardone, venne ad

essere un collegamento fondamentale tra la capitale del regno longobardo, Pavia, e la capitale della

Tuscia longobarda, Lucca. Lungo questo itinerario Liutprando, insieme a San Moderanno vescovo

di Rennes, fondò il monastero di Berceto. Non fu una costruzione “ex novo” poiché era già presente

una chiesa dedicata a Sant’Abbondio, ma una rifondazione che fece crescere di importanza il luogo

con la dedicazione anche a San Remigio di Reims. Successivamente, con la morte del Vescovo di

Rennes, fu aggiunta anche l’ intitolazione a Moderanno stesso.

Da questo momento in poi il monastero di Berceto divenne luogo fondamentale di sosta prima

dell’attraversamento del Passo della Cisa. Di fatto, tutto il territorio attorno alla strada e gli

insediamenti adiacenti, fuori dal circondario della chiesa di Fornovo e fino al passo della Cisa,

dipendevano dall’abbazia di Berceto la quale era quindi, dopo la chiesa episcopale parmense, la

potenza economica maggiore dell'intera zona.

La politica dei longobardi volle così creare, lungo le strade e nei punti focali del loro dominio, dei

sicuri punti di appoggio indipendenti dall’influenza dei vescovi e direttamente collegati alla corte

regia. Lungo la via, i dominatori realizzarono non solo chiese ed ospedali ma anche una rete di

presidii e fortificazioni che si spingevano fino al passo di Monte Bardone, un intero sistema

strategico che presupponeva una presenza di guarnigioni, di stanziamenti, un rapporto molto stretto

tra la popolazione residente e i Longobardi stessi.

Il paesaggio agrario si modificò seguendo i cambiamenti politici. Caduta l'economia romana basata

sulle grandi distanze, le diverse aree abitative dovettero diventare autonome. Le aree pubbliche

lasciate a pascolo divennero proprietà dei Longobardi. L’allevamento dei bovini fu sostituito da

quello dei suini, cresciuti nei boschi di querce, faggi e castagni e nei sottoboschi dei quali

sfruttavano la vegetazione spontanea e i frutti di caduta, come le ghiande. Fu necessaria una

produzione continuativa di grani per la panificazione e per l'alimentazione in genere, come farro

orzo e avena oltre al frumento.

Il paesaggio era caratterizzato da sporadici insediamenti sparsi e rare massae, ovvero recinzioni di

forma rettangolare o quadrata occupate da un lato dalla casa e dall'altro da una serie di servizi. Gli

agglomerati abitativi erano disposti probabilmente attorno a torri o fortificazioni che potevano

costituire delle entità autosufficienti.

Page 19: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

19

Le case dei contadini nel secolo VIII erano di pietra e di legno, basse, con un piano terreno o al

massimo un primo piano, col pavimento retto da travi e travetti ed un tetto ricoperto con lastre di

pietra e, nella parte più alta, con paglia e terra onde ottenere un sufficiente isolamento termico.24

In epoca carolingia avvenne un rivolgimento della politica generale nei confronti del potere

episcopale e delle abbazie, che puntava alla creazione di un sistema organizzato ed unitario. L’11

maggio 879 Carlo Magno donò Berceto e tutte le sue proprietà al vescovo di Parma, Vibodo.

Quindi, l'abbazia di Berceto, che teneva l'intera montagna da Fornovo fino al confine con la

Toscana, fu trasformata in una semplice chiesa, anche se ricca di tradizione e reliquie.25

Successivamente questa donazione fu confermata nell’885, poi nel 926 da re Ugo al vescovo

Aicardo ed ancora nel 930 al vescovo Sigefredo I.

Nel 927, quando la comunità monastica bercetana si trovò in una grave crisi economica, Il re Ugo,

ad istanza del vescovo Adelberto, donò vari possessi al monastero.

Il rapporto tra i monaci bercetani e vescovi di Parma fu da sempre conflittuale in quanto i primi

rivendicavano la propria autonomia e i secondi non intendevano rinunciare al possesso di

Berceto, una delle loro più importanti e ricche proprietà.

Tuttavia, all’inizio dell’XI secolo si consolidò il potere dei Vescovi di Parma sull’abbazia di

Berceto ed i canonici, che pretendevano una maggiore indipendenza giuridica ed economica,

abbandonarono la resistenza.26

Nello stesso tempo la strada longobarda di Monte Bardone aveva lasciato il posto alla “europea”

via Francigena, la quale riuniva i pellegrini che dalla Francia si dirigevano verso Roma ed era

diventata un luogo di scambi culturali ed incrocio di traffici internazionali.

Il paesaggio agrario mutò grazie anche all’introduzione di diverse tecniche agricole che nel XII

secolo determinarono una “rinascita”: l'aratro a versoio, diversi tipi di traino animale, l'attacco a

spalla al posto di altri tipi di attacco degli animali, l'uso più diffuso del cavallo, una diversa

alimentazione dei bovini addetti a coppie al traino dell'aratro o del carro, infine la maggior

diffusione dell'uso del mulino ad acqua che determinò, di fatto, una vera e propria rivoluzione

tecnologica.

I campi erano coltivati, evidenti le opere di irrigazione, gli spazi organizzati soprattutto per il

frumento, i castagni e i fichi posti sui declivi, sulle colline, verso il passo di Monte Bardone e, in

24

A. C. QUINTAVALLE, La Strada Romea, Milano 1975. 25

M. GAZZINI, Monasteri e altri enti religiosi del territorio, in “Il governo del vescovo. Chiesa, città,

territorio nel medioevo parmense” a cura di R. Greci, Parma 2005. 26

G. DREI, Le Carte degli Archivi Parmensi dei secoli X-XI, Parma 1924.

Page 20: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

20

genere, verso gli Appennini. Le terre e gli orti erano recintati e chiusi anche per difendere il

frumento o altri coltivi dal pascolo, soprattutto dei suini.

Gli insediamenti erano accentrati attorno alle torri che costituivano una linea di difesa non

facilmente espugnabile, chiudendo i punti focali della via secondo un tessuto probabilmente a

raggiera sulle due rive del Taro, dello Sporzana e del Baganza. Tutto il resto veniva lasciato come

spazio libero e terreno aperto. La foresta, che prima era fitta di querce, di castagni, di noci, con

minor presenza di faggi, ora, a causa del taglio degli alberi usati per la costruzione ed il

riscaldamento delle case, era sempre più una foresta di faggi.27

Nel XIII secolo il territorio di Berceto fu conteso tra il Vescovo ed il Comune di Parma: il primo

mantenne il possesso del territorio, concedendo al secondo il solo diritto di esercito ed il permesso

di costruire un castello nel paese. Fu questo un periodo di lotte tra Guelfi e Ghibellini, che si

contendevano la zona. Berceto venne conquistata nel 1252 dai Ghibellini e fu più tardi ripresa dai

Guelfi. Nel 1313 il castello con l’intero borgo furono incendiati e devastati dalle truppe tedesche di

Enrico VII, il quale cedette il feudo alla famiglia Fieschi di Genova.28

Tra 1200 e 1300 le città, in particolare il comune di Parma, non erano riuscite a dare degli esiti

uniformi nella politica di disciplinamento del contado, mentre la crisi delle istituzioni comunali

nell’Emilia occidentale aveva mostrato la fragilità delle strutture territoriali costruite nei decenni

precedenti.29

Il paesaggio, in questo periodo, è caratterizzato da boschi di castagni, fichi, noci, e dagli orti

prossimi alle case. La campagna tra il XII ed il XIII secolo non era popolata di edifici sparsi; gli

abitati erano chiusi, spesso murati, e protetti da una rocca, un castello o una torre. Anche Berceto

era una città murata, dominata da un castello che doveva avere torri circolari.

Sia nella città di Berceto che nell’abitato di Corchia si possono ancora vedere alcuni edifici

tipicamente medievali e possono essere distinti tre diversi modelli tipologici di edilizia.

Il primo è un’unità abitativa organizzata su tre piani: il terreno era adibito a legnaia, per l’esigenza

di comunicare immediatamente con l'esterno e di operare più semplicemente i carichi e gli scarichi

dai carri; il primo piano era costituito dalla cucina e collegato da una scala a doppia rampa al livello

inferiore; il secondo piano infine era usato per il riposo.

27

A. C. QUINTAVALLE, La Strada Romea, Milano 1975. 28

R. CATTELANI, I Comuni del parmense, Parma 1959, pp. 18-25. 29

M. GENTILE, La formazione del dominio dei Rossi tra XIV e XV secolo, in “Le signorie dei Rossi di

Parma tra XIV e XVI secolo”, a cura di L. Arcangeli e M. Gentile, Firenze 2007, pp. 23-56.

Page 21: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

21

Il secondo modello, anch'esso a tre piani, mostra un altro genere di insediamento legato a diverse

funzioni: al piano terreno vi era la stalla con diretto accesso sulla strada e con una scala che si

innestava a fianco dell'accesso alla stalla stessa e che conduceva al primo piano con la cucina e una

seconda scala la quale portava al piano superiore destinato al riposo.

L'ultimo modello, caratteristico di un centro maggiore con un’alta frequenza di scambi, è la casa-

bottega. Al piano terreno vi era la bottega con una vetrina, una specie di balaustra poggia-merce; un

corridoio parallelo all'ingresso conduceva alla scala a doppia rampa e, tramite questa alla cucina

situata al primo piano; il secondo piano era destinato alla camera da letto.30

Nel corso del Trecento vi fu una vera e propria inversione di tendenza rispetto allo sforzo condotto

dai regimi comunali per sottomettere e organizzare i territori circostanti. Si ebbe in questo periodo

una ripresa della signoria rurale come forma di organizzazione politica diffusa in diverse zone

dell’Italia centro-settentrionale.

Berceto, Bardone, Corniglio, Bosco, Roccaprebalza, Roccaferrara, Corniana e Castrignano sono

tutte località che ancora all’inizio del Trecento erano sottoposte alla giurisdizione del vescovo di

Parma e che un secolo dopo divennero tutte castellanie e podesterie della famiglia Rossi.31

Nella prima metà del XIV secolo Lodovico il Bavaro investì del feudo di Berceto i conti Rossi che

ottennero conferma da Giovanni re di Boemia. Il borgo appenninico era un importante nodo di

transito sulla via Francigena e tappa lungo la strada di pellegrinaggio verso Roma e quindi fonte di

numerose entrate. I Rossi poterono rivendicare questi terreni basandosi sul privilegio concesso il 5

marzo 1331 da Giovanni di Boemia, che creava conti i fratelli Marsilio, Rolando e Pietro, i quali nei

mesi successivi avevano provveduto a raccogliere i giuramenti di fedeltà degli uomini di Berceto e

delle ville circostanti32

. Ai diritti della famiglia Rossi la Chiesa parmense poteva contrapporre la

conferma riguardante le prerogative del vescovo concessa nel 1355 da Carlo IV, il quale aveva fatto

rinnovare ai bercetani il giuramento di fedeltà nel 1353. Non è quindi chiaro chi a metà del XIII

secolo esercitasse la signoria su Berceto. Di fatto, sembra che il potere politico e militare fosse

prevalso sui diritti della Mensa vescovile.

30

A. C. QUINTAVALLE, La Strada Romea, Milano 1975. 31

M. GENTILE, La formazione del dominio dei Rossi tra XIV e XV secolo, in “Le signorie dei Rossi di

Parma tra XIV e XVI secolo”, a cura di L. Arcangeli e M. Gentile, Firenze 2007, pp. 23-56. 32

Si tratta dei giuramenti di fedeltà di Berceto (23 giugno 1331), Valbona (24 novembre 1331),

Castellonchio (25 novembre 1331), Lozzola e Gorro (28 novembre 1331), Pagazzano e Casacca (30

novembre 1331), Fugazzolo (23 dicembre 1331). I tre fratelli avevano in precedenza compiuto un sondaggio

presso la Curia avignonese perché legittimasse le loro pretese su Berceto, precisamente nel 1327.

Page 22: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

22

Il feudo di Berceto, in seguito, appartenne alla famiglia degli Scaligeri, al comune di Parma e ai

Correggeschi.

Verso la fine del Trecento Berceto era sottoposta al distretto di Parma ma godeva di privilegi fiscali

concessi da Bernabò Visconti e ripetutamente confermati da Gian Galeazzo contro le della città.

Berceto all’inizio del Quattrocento passò di nuovo ai Rossi, che si intitolarono comites Berceti. Nel

1420 Filippo Maria Visconti si riprese Berceto, togliendola a Pietro Rossi e confermando alla

comunità i vecchi privilegi di Gian Galeazzo.

A seguito di un contenzioso per questioni fiscali fra il borgo di Berceto e la città di Parma, il 21

luglio 1441, Berceto fu separata da Parma e venduta a Pier Maria Rossi. Gli abitanti del borgo,

preferendo il trattamento fiscale signorile dei Rossi piuttosto che quello cittadino, donarono a Pier

Maria somme di denaro. Berceto, infatti, era una comunità ricca, popolosa e strutturata, luogo di

mercato e nel 1442 vi si riscuoteva un dazio della gabella grossa.33

Alla morte del grande condottiero Pier Maria Rossi, 1482, Berceto passò con Bardone, Corniana ed

altre terre a Bertrando Maria.

Grazie all’affresco della Camera d’Oro del castello di Torrechiara, realizzato intorno al 1462 dal

pittore Benedetto Bembo, si ha un’immagine di come doveva essere il castello ed il borgo di

Berceto nel XV secolo. Innanzitutto tutto si nota l’esistenza di un circuito murario caratterizzato da

porte e torri, all’interno del quale si trovano un castello, la chiesa e delle case, al di fuori un fossato

su cui si levano i ponti levatoi e, immediatamente oltre il fossato, una serie di campi coltivati.

E’ tipica, infatti, di questo periodo la conquista del territorio e l'allargarsi nella campagna degli

insediamenti sparsi, ovvero dei casolari chiusi con recinti di horti.

L’affresco del Bembo non raffigura i cambiamenti quattrocenteschi che ancora oggi si possono

vedere sui ruderi del castello e sul Duomo di Berceto. E’ possibile quindi ritenere che fu Bertrando

Maria Rossi, e non Pier Maria, il più illustre mecenate di Berceto. Egli, difatti, attuò un mutamento

del sistema urbanistico medievale riadattandolo alle esigenze belliche del tempo, probabilmente

intervenendo sull'impianto murario del castello e sulla chiesa.

Nel secolo XVI le aggiunte al sistema urbanistico, il progressivo cadere in disuso delle mura,

l'estendersi dell'edificato oltre il circuito murario contribuirono a trasformare la planimetria

cittadina sviluppatasi progressivamente in due direzioni: verso il passo montano della Cisa (l'attuale

seminario) e verso la località il Poggio (l’abside della chiesa).

33

M. GENTILE, La formazione del dominio dei Rossi tra XIV e XV secolo, in “Le signorie dei Rossi di

Parma tra XIV e XVI secolo”, a cura di L. Arcangeli e M. Gentile, Firenze 2007, pp. 23-56.

Page 23: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

23

La famiglia Rossi governò Berceto fino alla seconda metà del Seicento quando nel 1666 Scipione,

indebitato, la cedette a Ranuccio II Farnese.

I Rossi fecero di Berceto un polo importante della loro autorità provinciale nello scacchiere tra i

Visconti da un lato e Venezia dall'altro. Il crollo del loro dominio segnò la fine di un'epoca. Infatti,

la via Francigena, anche se restò una grande strada di transito, fu punteggiata di semplici chiese, di

mediocri ospizi, di piccoli villaggi; il tratto che da Parma conduceva a Monte Bardone fu

semplicemente un punto di sosta e di fermata lungo la via dei commerci, degli eserciti, dei sempre

più scarsi pellegrini che dall’Europa si muovevano verso Roma ed il sud.34

Gli ultimi feudatari di Berceto furono la famiglia Boscoli e i marchesi Tarasconi-Smeraldi dal 1736

al 1805. Durante la dominazione napoleonica la città fu annessa al dipartimento del Taro. Sulla

località “Poggio” venne costruito il fortino napoleonico a difesa della strada della Cisa. I lavori di

apertura della strada attuale iniziarono nel principio del 1800 con Napoleone e vennero conclusi da

Maria Luigia, la quale finanziò il rifacimento della facciata e del campanile della chiesa.35

Nel 1814

Berceto ritornò parte integrante del ducato di Parma con la restaurazione borbonica, seguita da

un’attiva partecipazione ai moti carbonari. Nel XIX secolo il castello fu adibito ad alloggio delle

truppe ducali di passaggio ed a carcere mandamentale.36

5. LA VIABILITA’ ANTICA.

Il territorio comunale di Berceto è attraversato da una delle più importanti vie o strade dell’Italia

medievale che valicano gli Appennini nel Passo cosiddetto “della Cisa”: si tratta della Via

Francigena denominata anche strada Romea o più anticamente strada di Monte Bardone.

Fin dalla Preistoria, l’attraversamento appenninico che collegava il fondovalle del Taro con quello

del Magra fu per lungo tempo privilegiato agli altri valichi, in quanto garantiva un percorso

montano breve ed agevole rispetto agli attraversamenti Modena-Pistoia e Bologna-Firenze o a quelli

più orientali dell’Appennino settentrionale.

34

A. C. QUINTAVALLE, La Strada Romea, Milano 1975. 35

P. L. DALL’AGLIO,Viabilità romana e altomedievale sull'Appennino parmense: dalla Parma-Luni alla

Via Francigena, in “Studi sull'Emilia occidentale nel Medioevo: società e istituzioni”, a cura di R. Greci,

Bologna 2001, pp. 1-24. 36

R. CATTELANI, I Comuni del parmense, Parma 1959, pp. 18-25.

Page 24: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

24

In epoca romana gli antichi itinerari liguri appenninici furono sicuramente riutilizzati non come

strade consolari basolate carreggiabili, piuttosto come percorsi secondari e marginali veloci ma

anche sicuri da attraversare a piedi o a cavallo o con carovane dei muliones.

Infatti, mancano rinvenimenti e dati archeologici riferibili ad una possibile strada romana principale

nel territorio comunale di Berceto. Inoltre, le fonti itinerarie romane sono copie medievali di

documenti risalenti o aggiornate al IV secolo d.C. e non aiutano molto a chiarire la questione.

Nell’Itinerarium Antonini, è riportato in modo poco chiaro un collegamento stradale tra Parma e

Lucca. Alcuni studiosi fanno coincidere questa via romana con una probabile Parma-Luni, che

utilizzerebbe il passo della Cisa.

Recenti scoperte sul Monte Valoria sembrano dare valore all'ipotesi di un possibile percorso alto di

epoca romana, da Berceto al massimo crinale appenninico. Questo importante ritrovamento per ora,

però, non chiarisce definitivamente le problematiche sull'effettivo utilizzo in epoca romana del non

lontano passo della Cisa.

Nella Tabula Peutingeriana, copia medievale di un originale di IV secolo d.C, è riportata la tappa in

alpe pennino posta lungo una via transappenninica in prossimità del crinale che, per alcuni studiosi,

può essere collocata proprio nell’area del Monte Valoria. 37

I saltus praediaque Berusetis citati nella Tabula Alimentaria di Veleia tra le proprietà dei coloni

Lucenses, come già menzionato sopra, indicano una zona destinata prevalentemente o

esclusivamente a pascolo. La pastorizia presuppone la migrazione stagionale delle greggi dai

pascoli alti dell’Appennino emiliano al mare e quindi l’esistenza di strade e tratturi che utilizzavano

i vari valichi appenninici. Sembra abbastanza certa l’esistenza di una strada che da Berceto

scendeva fino al Tirreno, la quale, dovendo percorrere il Magra, forse superava il crinale

appenninico attraverso il Passo della Cisa.

In conclusione, si può ritenere che nel territorio di Berceto, in età romana, vi fosse un asse

transappenninico importante che svolgeva però un ruolo subalterno rispetto agli assi principali, via

Emilia e via Flaminia, che collegavano il nord col sud. 38

37

G. BOTTAZZI, Numerosi i ritrovamenti di reperti che fanno riferimento ai culti di «passo». Nuovi scenari

e nuovi interrogativi. Le ricerche confermano il percorso alto. Solo ulteriori indagini potranno spiegare le

problematiche legate all'utilizzo del non lontano valico della Cisa, Gazzetta di Parma, 3 agosto 2012, p. 19. 38

P. L. DALL’AGLIO, Viabilità romana e altomedievale sull'Appennino parmense: dalla Parma- Luni alla

Via Francigena, in “Studi sull'Emilia occidentale nel Medioevo: società e istituzioni”, a cura di R. Greci,

Bologna 2001, pp. 1-24.

Page 25: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

25

La conquista longobarda trasformò la strada che collegava Parma con Lucca attraverso il Passo

della Cisa in una direttrice principale, poiché metteva in comunicazione Pavia, capitale del regno

longobardo, con la Tuscia e quindi Roma39

.

L'invasione longobarda causò una bipartizione dell'Italia: una parte era dominata dai nuovi

conquistatori, l'altra era rimasta in mano ai Romani (Bizantini).

Per i Longobardi, Lucca divenne sede di ducato e capitale della Tuscia longobarda, quindi risultava

essere un punto fondamentale a sud dell'Appennino.

Tra VII e VIII secolo venne così valorizzata una via transappenninica, mediana rispetto alla Cassia

e all'Aurelia, entrambe in uno stato di grave crisi per gli estesi fenomeni di spopolamento e di

impaludamento delle aree ad esse contigue.40

In questo periodo il vecchio itinerario fu rinnovato e divenne una vera e propria strada, attrezzata ed

organizzata anche se non provvista di pavimentazione, denominata “Strada di Monte Bardone”.

Probabilmente il nome deriva da mons Langobardorum per la presenza di popolazione longobarda

su tutta l’area degli Appennini, come attestano numerosi toponimi.

Berceto risultava così un’importante stazione di sosta prima del passo ed il suo monastero fece parte

di quelle fondazioni monastiche di VII e VIII secolo fortemente volute dai re longobardi allo scopo

di rivitalizzare e controllare direttrici di traffico preesistenti.

L'importanza della strada per la Cisa all'interno del sistema itinerario longobardo è quindi

dimostrata dalla fondazione dell'abbazia di Berceto. Come risulta sia da Flodoardo che da Paolo

Diacono, il vero promotore della nascita qui di un monastero fu il re Liutprando che dotò l’abbazia

di numerose terre.

Dalle fonti storiche si evince che l'abbazia di Berceto non nacque in un luogo abbandonato e

disabitato, ma presso un nucleo abitato dotato di una sua chiesa, lungo la strada per la Cisa già

battuta dai pellegrini dell'VIII secolo che dalla Francia andavano verso Roma e sulla quale

Liutprando accentuò il proprio controllo con la fondazione dell'abbazia.

Da un punto di vista geografico, infatti, l'asse transappenninico per la Cisa era il più agevole e

diretto per il pellegrino che dalla Francia andava a Roma.41

39

J. A. QUIROS CASTILLO, Archeologia delle strade nel Medioevo, in “L'ospedale di Tea e l'archeologia

delle strade nella Valle del Serchio”, Quaderni del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti

dell'Università di Siena,n. 48, Firenze 2000, pp. 14-18. 40

C. AZZARA, I territori di Parma e di Piacenza in età longobarda, in “Studi sull'Emilia occidentale nel

Medioevo: società e istituzioni”, a cura di Roberto Greci, Bologna 2001, pp. 25-41. 41

P. L. DALL’AGLIO, Viabilità romana e altomedievale sull'Appennino parmense: dalla Parma-

Luni alla Via Francigena, in “Studi sull'Emilia occidentale nel Medioevo: società e istituzioni”, a cura di R.

Greci, Bologna 2001, pp. 1-24.

Page 26: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

26

In epoca carolingia la Strada di Monte Bardone continuò a crescere di importanza e si trasformò

nella cosiddetta via Francigena. Il nuovo nome indica una funzione della via ben precisa ovvero il

suo utilizzo da parte dei Franchi in generale e attesta che la strada dei Longobardi è diventata dei

Carolingi.

Nel Medioevo l’itinerario veniva anche denominato Strada Romea per indicarne la destinazione

ovvero Roma, sede di un importantissimo pellegrinaggio europeo verso le reliquie dei Santi Pietro e

Paolo.

La strada dei pellegrinaggi, peraltro, non era soltanto percorsa da pellegrini, ma anche dalle grandi

correnti di traffico commerciale e di scambi; essa era divenuta fondamentale per i grandi rapporti

internazionali che univano l’Europa. Nella "rinascita" dei secoli XI-XII, col sorgere di nuovi

avvenimenti economici e di nuovi e diversi rapporti all'interno del sistema civile, il problema delle

comunicazioni non andò disgiunto da quello dei pellegrinaggi.

In questo periodo sulla strada si realizzarono opere più evidenti di contraffortatura, delimitazione e

pavimentazione almeno parziale. Inoltre, la costruzione ex novo di ospizi, luoghi per il cambio degli

animali, per l'alimentazione e il riposo del pellegrino, confermano, assieme alle modifiche subite

anche dagli edifici religiosi, che la strada era divenuta un importantissimo luogo di incrocio di

traffici e per questo motivo furono necessari sostanziali miglioramento del fondo stradale.42

Nell’XI secolo si sviluppò notevolmente la costruzione degli ospedali e dei ponti lungo la via

Francigena. Questo fenomeno fu dovuto al pellegrinaggio associato allo sviluppo mercantile, agli

impulsi che i Papi riformatori dell’XI secolo dettero al culto dei santi, alla protezione e all’ospitalità

dei pellegrini.

Gli xenodochi o ospedali furono le prime strutture di assistenza organizzata per i forestieri

dell’altomedioevo. In qualche modo, essi sostituirono le stationes e le mansiones romane, luoghi di

sosta disposti a distanza regolare lungo le principali strade romane. L’attività svolta, però, dagli

ospedali risultava diversa dai luoghi di sosta romani. Gli xenodochi situati fuori dalle città erano di

piccole dimensioni e non attrezzati in maniera particolare al ricovero degli animali da trasporto e

delle merci, ma soprattutto avevano un carattere piuttosto religioso, infatti erano legati a pievi e

42

A.C. QUINTAVALLE, La Strada Romea, Milano 1975.

Page 27: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

27

monasteri. Col passare del tempo gli xenodochi divennero dei centri di assistenza più diversificati e

non si occupavano solo di dare un ricovero ai pellegrini o viaggiatori. Dall’XI secolo il termine

ospedale, infatti, sostituì quello di xenodochio, anche se non vi furono dei cambiamenti sostanziali.

Dal XII secolo vi fu una differenziazione tra gli ospedali con funzione ricettiva e ospedali con

funzione assistenziale. Difatti, nelle città vi fu una prevalenza di ospedali con funzione di centri di

cura per i malati, mentre nelle aree rurali gli ospedali continuarono a svolgere la funzione di albergo

soprattutto nei casi di edifici posti lungo vie principali, ponti, passi di montagna o guadi di fiumi.

Tra XII e XIII secolo comparvero anche luoghi di sosta a pagamento, come taverne ed alberghi,

conseguenza dello sviluppo e crescita delle attività commerciali. Tra il XIV ed il XV secolo gran

parte degli ospedali associati alla rete viaria cessarono di esistere, eccezion fatta per i passi di

montagna.43

6. EVIDENZE ARCHEOLOGICHE NOTE.

Come già precedentemente accennato le evidenze archeologiche note per il Comune di Berceto

sono per ora esigue rispetto alle potenzialità che l’intero territorio possiede. I ritrovamenti

archeologici sono, per di più, il risultato di iniziative personali da parte di appassionati, ritrovamenti

casuali e dati raccolti dalla Soprintendenza nell’ambito delle sorveglianze previste per grandi opere

(per esempio metanodotto Snam, adeguamento Autocisa, ferrovia Parma – La Spezia).

Di seguito vengono riportati i ritrovamenti più importanti e meglio documentati per l’intero

territorio comunale.

Per il periodo preistorico e protostorico sono presenti sul displuvio tra la Val Parma e la Val

Baganza alcuni siti segnalati nel corso di sorveglianze archeologiche o ricognizioni di superficie

eseguite negli ultimi decenni. Infatti, nel territorio comunale di Berceto e nelle zone limitrofe

(Calestano e Corniglio) sono stati individuati alcuni siti del Paleolitico e del Mesolitico. Quest’area

ben si prestava ad essere scelta come sede di accampamenti stagionali sia per la caccia ai grossi

ungulati che per l’approvvigionamento di materie prime come selci e diaspri.

43

J. A. QUIROS CASTILLO, Archeologia delle strade nel Medioevo, in “L'ospedale di Tea e l'archeologia

delle strade nella Valle del Serchio”, Quaderni del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti

dell'Università di Siena,n. 48, Firenze 2000, pp. 14-18.

Page 28: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

28

In località La Riva presso Casaselvatica è stata individuata una cava di selce, probabilmente

sfruttata già dal Paleolitico e dalla quale provenivano i materiali ritrovati in alcuni siti della

pianura.44

Sul Monte Cavalcalupo durante i lavori per la realizzazione del Metanodotto Snam è stata indagata

un’officina litica relativa sia al Paleolitico Inferiore che al Paleolitico Medio; sempre in prossimità

del Monte Cavalcalupo, nel pianoro denominato La Bratta, sono stati scavati due focolari riferibili

al Mesolitico ed altri di datazione più recente45

.

Sul Monte Scarabello e precisamente in località Le Pietre è stata indagata una grande officina litica

appartenente al Mesolitico antico46

.

Un altro sito dove sono state raccolte alcune piccole selci attribuibili ad un accampamento

mesolitico si trova nel lato Sud del Monte Cervellino in un’insellatura a circa 1300 metri di quota,

in una zona dove vi è un attraversamento che collega tuttora la frazione di Fugazzolo di Sopra a

quella di Graiana Castello nel Comune di Corniglio.

Frequentazioni di epoca Mesolitica sono segnalate anche sul Monte Valoria, grazie al rinvenimento

di un nucleo microlamellare in selce, e nel pianoro di fronte alla chiesetta di San Bernardo dove

sono state raccolte alcune schegge non ritoccate.47

La posizione e la natura di questi insediamenti devono indurre ad un’enorme attenzione verso le

posizioni di crinale che ben si prestavano a frequentazioni di tipo preistorico e che purtroppo sono

state spesso danneggiate da grandi opere, sia per una scarsa attenzione che per una difficile

riconoscibilità di tali contesti archeologici.

44

A. GHIRETTI, Archeologia e assetto del popolamento antico nel bercetese dal Paleolitico

all’Altomedioevo, in “Poteri, territorio e popolamento in Val Taro tra antichità e Medioevo”, Atti della

giornata di studio Berceto, parma 2011, p. 41. 45

L. DE MARCHI, Gli scavi nei prati Longarola sul Monte Montagnana e nel pianoro La Bratta sul Monte

Cavalcalupo, sulla displuviale Val Parma – Val Baganza, in “Acta Naturalia de L’Ateneo Parmense”, vol.

38, n.4, Parma 2002, pp. 139 -157. 46

L. DE MARCHI, Gli scavi archeologici di Monte Cavalcalupo, Località La Bratta e di Monte Scarabello,

Località Le Pietre, in “Per La Val Baganza”, Parma 2003. 47

A. GHIRETTI, Archeologia e assetto del popolamento antico nel bercetese dal Paleolitico

all’Altomedioevo, in “Poteri, territorio e popolamento in Val Taro tra antichità e Medioevo”, Parma 2011, p.

43.

Page 29: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

29

Sul Monte Cavalcalupo sono state segnalate diverse frequentazioni appartenenti al Neolitico, all’Età

del Rame, e ben tre all’Età del Bronzo48

.

Il sito ad oggi più importante inquadrabile nella media Età del Bronzo è quello individuato presso il

nucleo di Fioritola, in alta Val Baganza e presso una rupe ofiolitica. Sono stati segnalati tracce di

terreno rubefatto e alcuni frammenti ceramici pertinenti ad una scodella carenata con orlo rientrante,

dotata di ansa a maniglia impostata sulla carena, che potrebbero essere collegati alla presenza di un

focolare o ad un livello pavimentale. Il sito è datato al II millennio a.C. ed in particolare al Bronzo

Medio con confronti con siti coevi di area toscana.

Per quanto concerne il periodo ligure, lungo una percorrenza di crinale del Monte Cavallo che porta

direttamente sullo spartiacque tosco–emiliano, sono stati individuati alcuni frammenti di ceramica

protostorica vacuolare ligure.49

Il ritrovamento eseguito in località Casino di Casaselvatica negli anni ’50 è uno dei più importanti

del territorio comunale di Berceto per l’età del Ferro. In tale occasione è stata rinvenuta una tomba a

inumazione in fossa con lastre di arenaria grossolanamente lavorate sui fianchi e nelle testate. La

testa del defunto era posta a ovest. Il corredo risultava composto da oggetti in bronzo e in ferro;

questi ultimi frammentati e ripiegati intenzionalmente.

Nello specifico il corredo della tomba comprende:

- Elmo di bronzo in foggia detta a berretto di fantino con paranuca stretto. Sulla sommità si trova un

grosso pomello decorato. Sul bordo, decorato a treccia, insiste una fascia di cinque incisioni

orizzontali e parallele. Delle due lamine, in forma di corno, ne resta una decorata a sbalzo.

- Puntale di lancia in ferro di forma conica allungata.

- Coltello in ferro con codolo appuntito e ripiegato all’estremità.

- Cuspide di lancia in ferro di foggia snella ed allungata rinvenuta piegata su se stessa.

48

L. DE MARCHI, Gli scavi nei prati Longarola sul Monte Montagnana e nel pianoro La Bratta sul Monte

Cavalcalupo, sulla displuviale Val Parma - Val Baganza, in “Acta Naturalia de L’Ateneo Parmense”, vol.

38, n.4 (2002), pp. 139-157. 49

A. GHIRETTI, Archeologia e assetto del popolamento antico nel bercetese dal Paleolitico

all’Altomedioevo, in “Poteri, territorio e popolamento in Val Taro tra antichità e Medioevo”, Parma 2011,

pp. 44-45.

Page 30: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

30

- Tre frammenti di grossa lamina di ferro probabilmente appartenenti ad una spada piegata. La

spada appare di tipo costolato con parte superiore a spalle spioventi.

- Piastrina di ferro conformata a ponticello, possibile elemento accessorio della spada e

specificatamente usato come aggancio di cintura.

- Frammento di oggetto in ferro non definibile con certezza. Trattasi probabilmente di una cuspide

di lancia stretta ed allungata. Rinvenuto piegato su se stesso.

L’analisi dei materiali rinvenuti data la tomba al periodo de La Tène II.50

Recentemente sono stati individuati importanti siti per il periodo romano, periodo fino ad oggi

privo, nella zona, di ogni genere di dato archeologico fatta eccezione per le tre monete di epoca

romana appartenenti alle epoche di Costanzo Cloro e Diocleziano e ritrovate nel centro di Berceto

nell’area del “Brolo”.

Sulla strada che dalla località Felegara (alle pendici meridionali del Monte Cavallo) porta alla cima

del monte Valoria, è stata segnalata un’area caratterizzata da un terreno rubefatto dalla caratteristica

colorazione rossiccia che ha fatto presupporre una probabile fornace per laterizi utilizzata forse per

servire una struttura in loco, probabilmente una mansio.51

Nel 2012 è stata eseguita, sulla sommità del Monte Valoria ed a qualche metro di distanza dalla

fornace, un'indagine atta a verificare la presenza di un’occupazione di epoca romana legata ad un

valico e ad una percorrenza precedenti o alternativi all'attuale passo della Cisa.

Una cesura nel terreno aveva restituito una tessera in pasta vitrea forse attribuibile ad un mosaico

romano e, inoltre, non lontano dalla fornace romana, è stato ritrovato un lastrone in pietra con

graffita una decorazione a foglia d’edera ed incisi sia un simbolo sia alcune lettere in alfabeto

preromano, di derivazione etrusca ma elaborato da Liguri e Celti. La datazione, qualora venisse

confermata l’autenticità del reperto, sarebbe da ascriversi fra il III - II secolo a.C.

I numerosi reperti (tra cui una piccola mano nella posa della benedictio latina tipica della

simbologia di Sabazio, divinità d’origine orientale-frigia il cui culto fu praticato a Roma soprattutto

dal I secolo d.C. dai militari di ritorno dalle campagne in Oriente) mostrano una frequentazione

50

R. SCARANI, Civiltà preromane nel territorio parmense, Parma 1971, pp. 70-74. 51

A. GHIRETTI, Archeologia e assetto del popolamento antico nel bercetese dal Paleolitico

all’Altomedioevo, in “Poteri, territorio e popolamento in Val Taro tra antichità e Medioevo”, Parma 2011,

pp. 46-47.

Page 31: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

31

cultuale dell’area indagata, con testimonianze riferibili in particolare alle cerimonie che venivano

esercitate da coloro che vi transitavano.52

In riferimento all’Altomedioevo, sul monte Castellaro posto a poca distanza da Roccaprebalza, è

nota la presenza di un sito fortificato, costituito da tratti di cinta muraria a secco che impediscono

l'accesso alla cima. Un altro forte simile al Castellaro e segnalato sempre da Angelo Ghiretti si trova

alla sommità di un poggio, sulla testata della val Baganza, posto tra il Lago D'Achille (Lago

Bozzo) e la Capanna. Sono state rintracciate cinte murarie a secco atte ad impedire gli accessi uniti

a terrazzamenti artificiali che modellano il profilo del monte. Questo sito fortificato da mettere in

relazione al periodo comunale controllava probabilmente una percorrenza alternativa alla via

Francigena posta ad est del Groppo del Vescovo.53

Le indagini archeologiche presso il Castello di Berceto sono iniziate nel 1998 sotto la direzione

della Dott.ssa Manuela Catarsi ed hanno restituito importantissimi dati sulle varie fasi edilizie del

castello, che confermano l’affidabilità della raffigurazione rinascimentale del Bembo nella Camera

d’Oro del Castello di Torrechiara54

. La natura del castello di Berceto pare essere prettamente

militare e di fondamentale importanza nel quadro espansionistico verso Sud della famiglia Rossi. Il

castello, infatti, sorge a lato della via Francigena tra la Val Baganza e la Val Manubiola a

protezione di Berceto, ultimo grande centro, insieme a Bosco di Corniglio nella Val Parma, prima

dei valichi appenninici. Le ricerche hanno costatato anche la validità del Rogito Pisani, un

documento del 1666 che descrive con grande cura il castello al momento della vendita da parte del

Conte Scipione Rossi alla Camera Ducale. Difatti, durante le indagini archeologiche, sono stati

individuati il rivellino, un grande edificio che si sviluppa nella parte ovest del castello, le fondazioni

del mastio ed il cortile sottostante con pozzo-cisterna. Il dato archeologico ha anche consentito di

leggere integralmente le due cinte murarie. Un fossato ed una controscarpa bastionata si trovano

sotto l’attuale scuola del paese, la quale è stata costruita scriteriatamente negli anni ’50 proprio a

ridosso del castello.

52

A. GHIRETTI, Eccezionale ritrovamento archeologico sul crinale dell'Appennino. Il progetto è stato

finanziato dalla Fondazione Cariparma. Scoperta a Valoria la Cisa romana. Due mesi di scavi di Angelo

Ghiretti portano alla luce le testimonianze dei sacri riti di 2000 anni fa sull'antico valico, Gazzetta di Parma,

3 agosto 2012, p. 19. 53

A. GHIRETTI, Archeologia e assetto del popolamento antico nel bercetese dal Paleolitico

all’Altomedioevo, in “Poteri, territorio e popolamento in Val Taro tra antichità e Medioevo”, Parma 2011,

pp. 48-49. 54

M. CATARSI, Indagini archeologiche nel castello di Berceto, in “Acta Naturalia de L’ateneo Parmense”,

V, 38 n. 4, Parma 2002, pp. 209-210.

Page 32: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

32

Per quanto riguarda il Duomo di Berceto esso, purtroppo, è stato interessato da pesantissimi lavori

di restauro a metà degli anni ’80. Gli scavi necessari per il consolidamento del corpo di fabbrica

sono stati eseguiti senza nessun tipo di sorveglianza archeologica né tantomeno documentazione

scientifica, causando la totale perdita delle stratificazioni archeologiche che avrebbero potuto

restituire dati importantissimi sulle prime fasi dell’Abbazia longobarda. Uniche testimonianze,

relative ai lavori interni, sono alcune pubblicazioni realizzate dal parroco del paese contenenti una

sorta di diario delle operazioni di scavo55

. Questo contributo, che purtroppo non ha nessun interesse

dal punto di vista scientifico, dimostra unicamente la grave perdita di dati avvenuta in seguito agli

interventi eseguiti sia all’interno del Duomo, dove gli scavi hanno raggiunto in media un livello di

120 cm di profondità dal piano di calpestio, che nelle zone limitrofe. L’osservazione delle fotografie

e dei rilievi mostra l’esistenza di strutture precedenti alla fase rinascimentale del Duomo, durante la

quale i lavori di restauro voluti da Bertrando Rossi modificarono notevolmente la struttura

originaria. A quest’ultima fase si deve la presenza di numerosi canali di scolo, evidenti in gran parte

delle fotografie e degli schizzi realizzati da Don Bertozzi durante i lavori. Purtroppo la pressoché

assenza di matrix, tabelle materiali, lettura delle murature impediscono di andare oltre queste

impressioni. Il dato ancor più negativo è stato l’inserimento dei 300 micropali che hanno ancorato

l’edificio alla roccia madre (posta da 10 a 13 metri sotto il livello di calpestio) ed hanno

definitivamente escluso la possibilità di future indagini archeologiche distruggendo probabili

stratigrafie superstiti. Un corretto approccio metodologico e istituzionale, prima, durante e dopo i

lavori di restauro, avrebbe probabilmente potuto chiarire la presenza di elementi architettonici

romani di reimpiego nel paramento interno del perimetrale nord del Duomo. Tali manufatti, infatti,

suggeriscono la presenza di un edificio di pregio nelle vicinanze. Già negli anni ‘70 del XX secolo

erano stati eseguiti piccoli interventi nella zona dell’altare ed è a quel periodo che si deve la

scoperta del calice di San Moderanno, come viene comunemente chiamato un bicchiere che in

realtà è un prodotto delle officine di murano del XV secolo.

L’unica parte in cui alcuni dati potrebbero essere ancora recuperati è quella del chiostro che è

indicato nell’attuale giardino della canonica in prossimità di Piazza San Giovanni. L’identificazione

dell’area come quella dell’antico chiostro è confermata sia dalla pianta contemporanea ai restauri

voluti da Maria Luigia a metà del XIX secolo che dalla presenza di strutture probabilmente

55

G. BERTOZZI, Consolidamento e restauro del Duomo di Berceto (1985-87) : appunti e note di scavo, in

“Archivio storico per le province parmensi”, Parma 1989, pp. 247-300 . G. BERTOZZI, Duomo di Berceto:

un lontano passato letto negli scavi, Parma 1991, p. 64.

Page 33: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

33

identificabili come basi per il colonnato interno, presenti lungo il lato sud dell’ex Oratorio di

Sant’Appollonia e fortunatamente rilevati. Questi dati, uniti alla presenza di tracce di affreschi nel

perimetrale nord dell’ex Oratorio (eretto a metà del ‘700), sembrano confermare che l’ala nord

dell’antico chiostro medievale venne inglobata e probabilmente definitivamente defunzionalizzata.

Infine, gli ultimi dati provenienti da indagini archeologiche nel bercetese risalgono al 1924 quando

il Dott. Giuseppe Molinari intraprese un’opera di ricognizione e scavi nell’area attorno all’odierno

Passo della Cisa, attraverso la quale si scoprirono rovine di più edifici attribuibili all’antico

hospitale di Santa Maria della Cisa. Sono stati rinvenuti una Cappella, un chiostro, mura e varie

costruzioni. La cappella misurava 7x8 metri ed aveva una piccola abside ad est. A nord di essa si

trovarono le fondamenta di un campanile. Un vestibolo o chiostro o nartece separava la chiesetta da

una sala quadrata di 10x10 metri. Le porte di accesso sia alla sala che all’oratorio erano sullo stesso

asse ed erano larghe 2 metri. Riaffiorarono poi altre rovine di edifici probabilmente stalle, case

rustiche e civili. Tutto l'agglomerato o “mansio” era circondato da mura di cui si rinvennero alcune

tracce. Le varie murature scoperte sono databili a due diverse epoche costruttive: una più antica,

formata da pietre quadrate disposte a corsi regolari, ed una più recente, formata da opus incertum.

Vennero alla luce tombe di epoche non precisate, due monete d’oro con l'effige e iscrizione

dell’Imperatore Corrado II (1024-1038), il quale transitò per la Cisa negli anni 1027-1036, e

frammenti di ceramica graffita e vernice finissima.56

7. ANALISI DELLE FONTI STORICHE ED ARCHIVISTICHE.

Nel presente capitolo sono riportati i dati recuperati dallo studio ed analisi delle fonti antiche ed

archivistiche, che hanno permesso di valutare sia l’importanza storica che anche il rischio

archeologico di luoghi, località o frazioni presenti nel comune di Berceto. Alcune fonti hanno

attestato l’esistenza di insediamenti oggi scomparsi che, a volte, sono stati ricondotti a ritrovamenti

effettuati durante delle ricognizioni di superficie.

56

M. PELLEGRI, Gli xenodochi di Parma e provincia dagli inizi al 1471, Parma 1973, p. 138.

Page 34: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

34

Il documento più antico relativo a Berceto è, come già indicato in precedenza, la Tabula

Alimentaria di Veleia, in cui vengono menzionati tra le proprietà dei coloni Lucenses i saltus

praediaque Berusetis.

Dopo questa prima attestazione, bisogna aspettare il periodo longobardo, momento in cui Berceto

diventa luogo e punto di passaggio fondamentale grazie alla strada di Monte Bardone ed alla nascita

della sua Abbazia.

La prima fonte riguarda l'epitaffio del re Liutprando, nel quale si ricordano i vari meriti civili del re,

tra cui l’aver edificato un’importante chiesa sulle Alpes (Appennini) riconducibile a Berceto.

"Rege sub hoc fulsit, quod mirum est, sancta [frequensque Relligio, ut recolunt Alpes, ecclesia

quarum Hanc habuit vincente ipso et praegrandia templa, quae vivens struxit, quibus et famosus

in orbe Semper et aeternus lustrabit saecula cuncta, Praecipue Petro coelesti hac sede dicata

Clavigero, statuit Coelo quam providus Aureo".57

A questa fonte deve essere collegato un passo importantissimo di Paolo Diacono della sua Historia

Langobardorum in cui viene menzionato il monastero di Monte Bardone, ovvero Berceto, che il re

Liutprando edificò.

Hic (scii. a Pavia) gloriosissimus rex ubi degere solebat basilicas construxit. Hic monasterium

beati Petri, quod foras muros Ticinensis civitatis situm et Coelum Aureum appellatur, instituit. In

summa quoque Bardonis Alpe monasterium quod Bercetum dicitur aedificavit ".58

In questi due documenti sembrerebbe che fu proprio Liutprando a far costruire l’edificio sacro di

Berceto; in realtà si tratterebbe di una rifondazione. Grazie ad una lettura attenta di altre fonti

antiche si evince che vi era una chiesa antecedente dedicata a sant’Abbondio che il re Liutprando

dona al pellegrino francese san Moderanno in possesso delle reliquie di san Remigio.

Un passo molto importante, che chiarisce la “nascita” del Monastero di Berceto, proviene dalla Vita

Remigii Episcopi remensis (cioè di Reims) scritto da Incmaro di Reims tra l’877 e l’878.

"Quod tempore Chilperici regis francorum quidani Moderannus vita et acta moderatus

Redonensis ecclesiae presul, obtentis reliquiis beati Remigii, Romam petiit et partem earundem

reliquiarum in Monasterio Berceto sito in vertice Bardonis montis collocavit ". In questo primo

57

C. TROYA, Codice diplomatico longobardo, dal DLXVIII al DCCLXXIV, Vol. 4, Napoli 1854, p. 135. 58

P. DIACONO, Historia Longobardorum, Liber VI, 787-789, Par. 58.

Page 35: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

35

periodo si narra di Moderanno che portando a Roma alcune reliquie di San Remigio di Reims, ne

lascia una parte nel monastero sito in cima al Monte Bardone.

"Et qttod Leohrandus rex Italorum, auditis miraculis beati Remigii, eidem praesuli idem

monasterium cum omnibus adiacentiis et ornui abbatia cuni carta et vestitura dedit; et quomodo

praefatus Moderannus rediens Roma, ante sepulchrum sancti Remigii venit et eidem

monasterium cum omnibus appenditiis, sicut praedictus rex sibi dederat, cum carta et vestitura ei

donavit". In questo passo sono narrati: la donazione di Liutprando a Moderanno, la cessione del

monastero e di tutti i suoi possedimenti a Reims, inoltre, viene specificato che la delimitazione

dell'area dei territori del monastero era antecedente al tempo di Liutrprando.59

Negli Atti della traslazione di S. Abondio vi è la prima interessante notizia architettonica sulla

chiesa antecedente l’arrivo di san Moderanno a Berceto, al principio del secolo VIII, e dedicata

proprio a Sant’Abbondio. Questo originario edificio "quod est sitam in cacumine montis, cui

nomen est Bardo" tra l'844 e l'847 era insufficiente e l’abate Tiberio dovette ampliarne la capienza,

allungandolo.

"Hic (Tiberius) cum sui coenobii ecclesiam, juxta quod necessitas commissae sibi con

gregationis exigebat, ali quantulum in longum porrexisset, quae prius erat modica, vei vix

capiens fratrum collectam, placuit, ut sub altari eiusdem basilicae, pararet con gruum locum,

quo poneretur corpus S. Moderanni, quod istie ad laevam altaris jacet humatum. Sed non prius

viri ossa mutanda praedictus Abbas dignum statuit, quam hoc precibus a Domino peteret, utrum

fieri deberet an non ".

Risulta, quindi, che Tiberio desiderava spostare il corpo di Moderanno, già deposto alla sinistra

dell'altare, al centro della chiesa, evidentemente perché il culto del santo abate era cresciuto a tal

punto da richiedere un mutamento di gerarchia, anche se non aveva ancora sopravanzato quello di

sant’Abbondio, cui era stata dedicata la chiesa originaria. 60

Successivamente Flodoardo (che morì nel 963) scrisse l’Historia Remensis Ecclesiae riprendendo

ed ampliando lo scritto di Incmaro. Egli affermò che Moderanno vescovo di Rennes, ottenuto dal re

il permesso di recarsi a Roma, deviò a Reims per fermarsi al monastero di Remigio ed ottenere da

Bernardo alcune reliquie del santo. Il pellegrino giunse a Monte Bardone e decise di fermarsi per

59

INCMARO di Reims, Vita sancti Remigii episcopi Remensis, a cura di B. Krusch, in MGH. SS rer. Mer.,

III, 1896, pp. 250-347. 60

A. C. QUINTAVALLE, La strada Romea, Milano 1975.

Page 36: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

36

una sosta. La sera appese ad un albero le reliquie ma al mattino non riuscì a recuperarle perché,

quando si avvicinava, quelle si sollevavano sempre più in alto. Moderanno, dunque, vide in questo

avvenimento miracoloso l’invito a fermarsi in quel posto e, entrando nel monastero dedicato a S.

Abbondio, decise di lasciare una parte delle reliquie stesse. Liutprando, a seguito del miracolo, a

sua volta decise di assegnare l'intero monastero e ottocento mansi a Moderanno. Dopo il viaggio a

Roma, Moderanno tornò a Reims alla tomba di San Remigio trasferendovi il possesso della

donazione liutprandea. Infine rientrò a Rennes, dove ordinò il suo successore, e si trasferì a Berceto,

dove rimase fino alla morte.61

Parrebbe quindi che Liutrprando abbia donato la proprietà del monastero bercetese a Reims; tale

gesto non sembra riferirsi ad una donazione formale, ma alla cessione di una decima o tributo al

grande santuario francese. Non è da escludere, comunque, che la notizia sia semplicemente falsa e

servita allo scrittore per accrescere il raggio di influenza del monastero vescovile di Reims62

. Infatti,

procedendo con le fonti, l’11 maggio 879 Carlo Magno donò Berceto e tutte le sue proprietà a

Vibodo vescovo di Parma. Il vescovado di Parma tenne ben saldamente in mano, almeno fino all'età

comunale, il prezioso patrimonio dell'abbazia bercetese.

Carlomanno dona quindi a Vibodus, " sancte Parmensis ecclesie venerabilis episcopus dilectus

fidelis noster ", " abbatiam de Bercedo sitam in monte Bardonis cum omnibus adiacentiis et

pertinentiis eius in integrum tam in finibus Tuscie quamque et Longobardie cum omni integritate

et soliditate sua iure perpetuo ".

Si attua quindi un rivolgimento della politica generale nei confronti del potere episcopale e delle

abbazie, dove i vescovi si trasformano, di fatto, in vescovi-conti (ovvero con larghissimi poteri

amministrativi nel contesto urbano), ai quali viene anche affidato l'intero contado.63

Ulteriori antichi documenti citano Berceto e la sua abbazia: il Testamento di Elbunco vescovo di

Parma dell’aprile 913, il Diploma di Rodolfo re d’Italia col quale si conferma al vescovo Aicardo di

Parma l’abbazia di Berceto (4 febbraio 922), il diploma di Re Ugo datato 4 settembre 926 dove si

ratifica alla chiesa parmense il possesso di Berceto con vari privilegi, il Diploma di Ugo re d’Italia,

61

FLODOARDO di Reims, Historia Remensis ecclesiae, a cura di J. Heller, G. Waitz, in MGH. SS, XIII,

1881, pp. 409-599. 62

E. FOLLIERI, Due codici greci già Cassinesi oggi alla Biblioteca Vaticana: gli Ottob. Gr. 250 e 251, in

“Paleographica diplomatica et archivistica: studi in onore di Giulio Battelli”, Roma 1979, pp. 159-221.

E. FOLLIERI, Byzantina et Italograeca: studi di filologia e di paleografia, Roma 1997, p. 308. 63

U. BENASSI, Codice Diplomatico Parmense, Parma 1910, pp. 89-92.

Page 37: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

37

col quale il sovrano convalida al vescovo di Parma Sigifredo I l’abbazia di Berceto (17 settembre

929).64

Nel 1220, il Comune di Parma sequestrò i beni della Mensa vescovile parmense tra cui Berceto ed il

suo territorio. Il Vescovo, nelle lunghe contestazioni davanti alla Corte Romana, anche se perdette

le facoltà sovrane di governo, riuscì a mantenere diversi privilegi, come quello della nomina dei

notai, della tutela dei pupilli ed il possesso utile di tutte le terre passate in proprietà della Mensa

Vescovile. Questo spiega come nel sec. XIII la Mensa Vescovile avesse ancora un numero

grandissimo di livellarii, fittabili e mezzadri in molte parti della Diocesi e particolarmente nelle

località già feudali per la Mensa.

Nei documenti antichi non viene menzionato solo l’abitato di Berceto e la sua Abbazia ma anche

numerose frazioni del territorio comunale ancora oggi esistenti, testimonianza questa della loro

origine antica.

Un privilegio di re Ugo, datato Pavia 17 febbraio 927, attesta che, dopo il trasferimento dei beni da

Berceto al vescovado di Parma, i canonici bercetesi erano in condizioni economiche gravissime e

non avevano cibo sufficiente, "Murmurarent atque non haberent ad ciborum seu vestimentorum

necessitate, qualiter in ipso sancto loco deservire possent "; per questo Ugo decise di dar loro una

serie di mansi: due a Pagazziano, due a Mata/itulo, uno a Roationi, uno nell'insula, cioè due

mansi a Casaca con la silva detta Orbitula e due mulini e un gajum, e tre mansi a Bergante e due

mansi in Busitulo, uno in Ulmitulo, uno a Bante, e i terreni a prato già in precedenza posseduti,

cioè Curticellam de Virialo con 33 mansi, assieme ai servis e alle ancillis.65

Il seguente testo è importantissimo in quanto cita per la prima volta alcune località come

Pagazzano, Casacca, Bussetolo e forse Bergotto (Bergante) ed Erbettola (Orbitula).

Per la prima attestazione di alcune località bercetesi bisogna aspettare fino agli statuti del Comune

di Parma, compresi tra il 1266 ed il 1304, in cui si hanno notizie sulla strada di Monte Bardone e

delle frazioni di Bergotto, Pellerzo, Corchia, Valbona, Roccaprebalza, Castellonchio, Fugazzolo,

Pagazzano, Casaselvatica e Pietramogolana. Di seguito si riporta l’estratto con l’elenco dei luoghi.

64

G. DREI, Le Carte degli Archivi Parmensi dei secoli X-XI, Parma 1924. 65

L. SCHIAPARELLI, I diplomi di Ugo e di Lotario, Roma 1924, pp. 22-25.

Page 38: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

38

De custodia episcopatus et stratarum.

(…) Item providerunt quod dicta custodia ab hominibus episcopatus fiat hac forma, videlicet:

Bercetum, Bergotum, Corchia, Lozula, Pelerzum, Gorum, Valbona, Pretabarcia custodiant per

totum districtum et episcopatum Parmae a Berceto superius; et a Berceto infra usque ad

Castilunculum: Casacha, Fugazolum, Trabaganzia, Pagazanum, Domus Salvaticorum,

Castilionum; a Castiliunculo inferius usque ad Cassium: Castiliunculum, Ubiatica cum curia,

Casula, Ravaranum cum curia, Pretamogulana; (…)66

Un’ulteriore testimonianza per le antiche frazioni di Berceto si ha nella Decima dell’anno 1230

(Archivio di Stato di Parma) in cui vengono citate anche le cappelle e gli ospitali dell’intero

territorio. Di seguito viene riportata la parte interessata.67

DECIMA PLEBIS DE BERCETO: XXXI lib. parm.

Capelle de Fugazolo: XXXIX sol. et dim. parm.

Capelle de domo salvaticorum: XX sol. parm.

Capelle de Piolo: XIII sol. et dim. parm.

Capelle de Castellonzio: XXXIIII sol. et dim. parm.

Capelle de Caxacca: XVII sol. parm.

Capelle de Pagano: XV sol. et dim. parm.

Capelle de Ozola: XI sol. et dim. parm.

Capelle de Bergotto: XIIII sol. et dim. parm.

Capelle de Petra Barcii: XIX sol. et dim. parm.

Capelle de Petra Mugolana: V sol. parm.

Capelle de ospitalis de Roncalio: VIIII sol. parm.

Capelle ospitalis de Cisa: VIIII sol. parm.

Summa decime plebis [de] Berceto et capellarum eius, que sunt XII, est:

XXXI libr. parm. minus VI parm.

66

A. RONCHINI, Statuta communis Parmae ab a. 1266-1304, Parma 1857, p. 342. 67

Queste decime furono edite da G. DREI, Le decime del vescovo di Parma (sec XIII), in Archivio storico

per le province parmensi, N. S., v. XX, 1920 e da A. SCHIAVI, La Diocesi di Parma. Parma 1925.

Rationes decimarum italiae nei secoli XIII e XIV. Aemilia: le decime dei secoli XIII-XIV, a cura di E. Nasalli

Rocca e P. Sella, Città del Vaticano 1933, pp. 327-355.

Page 39: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

39

Come per la Decima del 1230 anche nella Decima di Parma dell’anno 1299 vengono citate le chiese

e gli ospitali della Pieve di Berceto. Di seguito si riporta l’estratto della decima.68

ARCHIPRESBITER PLEBIS DE BERCETO die XXVJ marzii pro primo et secundo termino primi

anni solvit lib. unam sol. quinque imp (…)

Excusavit ecclesia de Rocha Petre Banzi die.

Excusavit ecclesia de Fugazolle.

Ecclesia de Domo Salvaticorum die XXVJ marzii pro primo et secundo termino primi anni solvit

lib. unam sol. octo imp.

Excusavit ecclesia S. Iohannis de Petra Mogolanna.

Ecclesia de Castoluncullo die XVIJ marzii pro primo et secundo termino primi anni solvit sol. sex

imp.

Ecclesia de Pagazano.

Ecclesia de Casachia.

Ecclesia de Loculla.

Ecclesia de Banguto.

Ecclesia de Gorio.

Excusavit hospitalle de Cissa.

Hospitalle de Runchalia de Cazia die XXVJ marzii pro primo et secundo termino primi anni solvit

sol. quatuor imp.

Hospitalle de Berceto.

Ecclesia de Hosti prope Belforte (…)

Di fondamentale importanza tra le fonti antiche del territorio di Berceto vi è la Cronaca scritta tra il

1544 ed il 1557 da don Giorgio Franchi che narra la vita quotidiana della piccola comunità

bercetana e gli eventi politici di più ampia portata che ebbero riflesso su di essa69

. Don Giorgio

Franchi nella sua opera non ha alcun intento letterario o di critica storica: egli si propone di

registrare gli eventi di cui è diretto testimone, quelli di cui gli giunge notizia sia da Parma sia dal

68

ARCH. VAT., Collect. 252, ff. 106-139. Edito a stampa in Rationes decimarum italiae nei secoli XIII e

XIV. Aemilia: le decime dei secoli XIII-XIV, a cura di E. Nasalli Rocca e P. Sella, Citta del Vaticano, 1933

pp. 356-395. 69

La Cronaca è stata recentemente edita da G. Bertozzi col titolo “Poveri homini. Cronaca parmense del

secolo XVI, 1543-1557” (Roma 1976) e da G. Petrolini, col titolo “Nove. Diario di un paese dell'Appennino”

(Parma 1980). Entrambe le edizioni accanto all'originale forniscono una traduzione in italiano moderno.

Page 40: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

40

resto d'Italia. Per quel che riguarda la vita quotidiana di Berceto, il Franchi sembra essere stimolato

a narrare quelle vicende che più esulano dalla normalità e dietro alle quali scorge sempre il disegno

ineluttabile della divina provvidenza. Egli descrive con più attenzione quei fatti nei quali si sente

più profondamente coinvolto o che maggiormente lo impressionano, come si comprende dalla

diseguale distribuzione diacronica, per cui alcuni anni subiscono una trattazione molto più accurata

di altri. 70

A completamento dell’analisi delle fonti storiche ed archivistiche sono state raccolte alcune notizie

riguardanti edifici e località che erano o sono tuttora presenti nella città di Berceto e nel territorio

comunale.

Xenodochio della SS Trinità a Berceto.

Nella Ratio Decimarum Diocesis Parmensis del 1299 e nell’Estimo della Diocesi del 1354 è

ricordato un hospitale de Berceto la cui generica denominazione lascia nell’incertezza a quale dei

tre ospizi siti nel paese di Berceto si riferisca71

.

L’ospizio della SS. Trinità è ricordato il 16 aprile 1604 quando il conte Federico Rossi dotò di un

beneficio l’oratorio omonimo il cui scopo era di raccogliere sia i pellegrini che si recavano ai luoghi

Santi che i poveri infermi del paese. Possedeva, quindi, funzione duplice di albergo e hospitale. Era

dotato di quattro stanze destinate a dormitorio, delle quali la superiore, separata dalla altre, veniva

destinata alle donne. Viene citato anche nel rogito Pisani del 166672

. Lo Xenodochio della SS.

Trinità è riconoscibile, nonostante le gravi manomissioni, in Via del Seminario.

Xenodochio di San Giovanni posto in Berceto.

Rimane nell’incertezza se per l’Hospitalle de Berceto nominato due volte, la prima nel 1299 e la

seconda nel 1354, nelle carte curiali della diocesi, debba intendersi quello di S. Giovanni o quello di

S. Donnino o quello della SS. Trinità, tutti e tre siti nel paese di Berceto. L’ospizio di S. Giovanni è

ricordato nel 1436 dall’Allodi nel citare gli ospedali elencati nel rogito di Gherardo de Mastaggi.

70

G. PETROLINI, Un esempio di “italiano” non letterario del pieno Cinquecento, in “L'Italia dialettale”,

XLIV, 1981, pp. 21-116. 71

L. MOLOSSI, Vocabolario topografico dei Ducati di Parma Piacenza e Guastalla, Parma 1834, p. 606. 72

ROGITO PISANI, Archivio di Stato di Parma, Vol. 379.

Page 41: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

41

L’Hospitalle Sancti Joannis è menzionato nel rogito del 1471 di fondazione della II Collegiata di

canonici, eletta nella chiesa di Berceto ad istanza del conte Pier Maria Rossi73

.

La collocazione di questo Ospitale all’interno di Via Marconi (dove è presente un ex oratorio) è

suggerita da un passo delle cronache di Don Giorgio Franchi, nel quale si racconta il restauro delle

mura del paese nella zona del suddetto Ospitale:

Et il Potestà feci amanire calcina,

sablilone et, amanite, feci / venire li contadini a netare la muralia

vechia da San Zovano.

Adi dil predicio comenzò a murare‘ et arpezare dicta muralia da

San / Zovano et intanto feci condure calcina, sabion al Canton dalla

Raza /.

Hospitale di San Donnino.

L’ospizio di San Donnino è ricordato nell’Elenco dei benefici della diocesi redatto nel 1520 dal Sac.

Andrea Guernieri, senza alcun cenno agli altri due ospizi esistenti in paese. Non collocabile con

precisione, alcuni ritengono che si trovasse fra Roncaglia e S. Maria della Cisa nel punto in cui la

strada incrociava l’omonimo fiumiciattolo. Ancora visibile è la fonte di S. Donnino ricordata dal

Boccia ai primi del milleottocento74

.

Xenodochio della Madonna delle Grazie o di San Nicolò da Tolentino.

Nel 1467, come risulta da documento del soppresso Convento delle Grazie di Berceto esistente

nell’Archivio di Stato, i Bercetesi ricostruirono l’ospizio e l'oratorio appartenenti al Convento delle

Grazie che erano crollati per incuria ed ingiuria del tempo. La maggior parte del piano terreno del

nuovo edificio era occupata da stalle, scuderia e cucina. Quando nel 1536 l’oratorio venne concesso

ai Frati Agostiniani, fra le clausole di cessione vi era l’obbligo di costruire o adattare, entro cinque

anni, un’altra stanza o mansione nel Borgo di Berceto o nel Castello con funzione di ricetto per i

pellegrini75

. La costruzione è databile tra il 1536 e il 1546. Insieme al santuario fu costruito il

73

G. M. ALLODI, Serie cronologica dei Vescovi di Parma, Vol. I, Parma 1856, p. 714; G. SCHIANCHI, Gli

antichi ospedali di Roncaglia e della Cisa, Parma 1926, p. 9; A. SCHIAVI, Diocesi di Parma, Parma 1925-

1940,Vol. I, pp. 48-82; Vol. II, p. 342. 74

A. SCHIAVI, Diocesi di Parma, Vol. I, pp. 48-82; Vol. II pp. 60-100-220. 75

Archivio di Stato di Parma, Carte del soppresso Convento delle Grazie di Berceto; I. DALL'AGLIO, I

seminari di Parma e i loro illustri Alunni e Moderatori, Studio Storico, Parma 1958, pp. 90-93; I.

DALL’AGLIO, Il Santo Vescovo Moderanno nel romitaggio di Monte Bardone, in “Gazzetta di Parma”, 18-

2-1963.

Page 42: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

42

convento per i Padri, un ospizio per i pellegrini che percorrevano la via Romea ed una scuola per i

ragazzi del paese. I Padri agostiniani rimasero nel santuario sino al 1777.

Castello di Berceto

I fatti principali dal punto di vista storico e documentale (escludendo i dati provenienti dalle

ricerche archeologiche) narrano che nel 1220 il Comune di Berceto ottenne dal Vescovo il permesso

di costruire un castello il quale, inizialmente, fu conteso fra Guelfi e Ghibellini e divenne quindi

proprietà di diverse famiglie.

Nel 1266 i Parmigiani assegnarono al castello un Podestà con il compito di riscuotere i tributi e,

coadiuvato da un Capitano e da un Castellano, di custodire l’edificio.

Nel 1313 il castello venne devastato ed incendiato dalle truppe di Enrico VII. Passato di proprietà in

proprietà fu fatto ricostruire dal Conte Pietro Rossi tra il 1400-1420 e rinforzato nel 1444 da Pier

Maria Rossi.

A metà del XVI secolo Don Giorgio Franchi testimonia la volontà del Conte Troilo Rossi, signore

di Berceto, di ingrandire il rivellino di accesso al castello.

Adi 2 del predicto il Potestà di Bercetto mandò a domandare / li

Occti della terra et li Consuli delle vile, alli qualli / domandò da

parte del Signore che mandassine a tore stara // 200 de mistura in

Segalara, al qualle fu responso / dalli Occti et Consuli di Valbona,

Corchia et Bergoto / che non intendeveno de condure cosa alcuna

exce/pto quanto vorà Ragion. Li altri Consuli disini che / condurebo

ni la sua parte. Poi disse che Sua Signoria voleva // fare tre camer(e)

sopra il revelino verse la Ragion, / che se aparichiassine. A questo se

tolsse termino a respondere. /.

Le mura

E’ noto, come si può vedere nella rappresentazione del Bembo nell’affresco della Camera d’oro del

castello di Torrechiara, che Berceto fosse cinta da mura. La cronaca di Don Giorgio Franchi

testimonia un intervento, probabilmente l’ultimo, di restauro delle mura.

Adi 27 di luio gli homini di Bercetto deliberoni de repezare le

mura/lie circha la terra per potersi tenire se li venisi inimici per

robare. Cosi adi / presente incomemzoni a murare dov’era roto a

Page 43: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

43

secho per bisogno. /76

A metà del XVI secolo le mura medievali erano già in parte in disuso e, durante la cosiddetta

“Guerra di Parma”, anche a Berceto si sentì il bisogno di riadattare le strutture difensive del paese.

Oltre alle mura ed al fossato venne ripristinata la cancellata che chiudeva la porta posta sotto al

castello rivolta verso la Ripasanta.

Nocta che volendo fare l'atazamemo li Occti con le ville, dite vile

non // volsino si facesi per non volere tochare a pagare le spesi fate

alle mu/ralie né alle fosse, né mancho al rastelo fato alla porta de /

soto dil castelo. /77

Le cronache raccontano anche la spesa in materiali e forza lavoro necessari per i lavori eseguiti

sulle mura con conseguente rifiuto da parte dei contadini:

Nocta come adi 6 de aprile il Potestà di Bercetto mandò per li

homini / de Bercetto de nocte et da parte dil signore Conto li

comandò che metesine / ducente libere per fare le muralie della terra:

et le misone. La ma/ tina sequente mandò comandamente alli contadi—

ni che metesine / la sua rata, qualli non la volsine metere et andone a

San Segondo // et donone la sua rata al Conto. Ma Sua Signoria scrisi

al Potestà che / li spendesi in calcina, in sabione, et che facesi

lavorare. Ma deto / Potestà fece novo comandamento alli contadini,

che venisine a lavora/ re. Et li dicti contadino tornoni dal Signore et

tornone con dire che il / Signore gli haveva asentati di tal lavorare

con ducente opere de manu//ali! Et il Potestà feci amanire calcina,

sablilone et, amanite, feci / venire li contadini a netare la muralia

vechia da San Zovano.

La muraglia di San Giovanni è con tutta probabilità quella orientale del paese; lo conferma il fatto

che il torrione fatto erigere al termine di questo lato delle mura è nel cantone della via Rasa, una

strada che porta dall’attuale Comune al Poggio di Berceto.

Adi dil predicio comenzò a murare‘ et arpezare dicta muralia da

San / Zovano et intanto feci condure calcina, sabion al Canton dalla

Raza / et fece venire ’ 20 guastadori da Bergoto a cavare li fondamen—

76

C. 67c 1-4 1551 77

C. 76r 24-26 1551

Page 44: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

44

ti de // uno torion al Canton della Raza, che fu adi 14 dil predicto, et

alli 15 li / mise 20 de Bercetto et 10 fece fornire de cavare. /

Adi 21 dil predicto incomenzò a lavorare. La sera, manchande

prede, / fece comandamento a tuti quelli havevane bestiarne in

Bercetto, ·/ che andasine per calcina al Ponto dal Fugazollo gli

andone. L’altra // sera che andasene per prede: gli andoni. /

Adi primo de mazo tornò a fare comandamento a quelli da

Bercetto che anda/ sine per prede, dove che tuti se redusini inscieme

che non vole/vane andarli, se non dava il suo comparto alle vile, et

che essi / non potevane fare tal lavore senza il brazo delle vile. Di

sorte // il Potesta montò la nocte a cavale inscieme con Zan Bello

Pinardo / et andone a San Secondo et alli 2 tornoni con animo de

la/vorare. Er mentre che lui era andato via, non restoni da ube/dire

al comandamento de condure le prede. Giunto il Potesta, torvate / le

prede, fece lavorare alli 3, che era il di dela Asensia. /

Passo della Cisa.

Per rendere sicuro il transito per il passo della Cisa, il Comune di Parma stabilì negli statuti del

1266–1304 che venisse costruito un ricetto ben guarnito e sicuro, nel quale dovessero stazionare in

permanenza militari forniti dalle ville limitrofe. Furono innalzate, “in locis opportunis et

periculosis”, tutta una linea di bertesche e di bicocche a spese delle ville interessate, in ciascuna

delle quali doveva essere alloggiata una piccola guarnigione di montanari.

Dalle Cronache di Don Giorgio Franchi:

Adi 29 de luio mandò il Gubematoro de Pomtremuli 14 //

homini alla Cisa per guarda de quello passo et ne mandé / dieci alla

bocha del Gropo del Vescuo et dieci in cima / della silva di Forcella

su una strata che viene de Bello / Form per dita silva. / 78

Ospitale di S. Maria della Cisa

In prossimità del valico della Cisa è testimoniata l’esistenza dell’Ospitale di S. Maria della Cisa:

ospedale di fondazione probabilmente imperiale poiché in due diplomi carolingi dell'861 e 865,

78

C. 34v 5-8

Page 45: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

45

indirizzati al monastero di S. Salvatore di Brescia, viene citato uno xenodochium S. Marie cum

ospitali posto prima dell’ospedale di S. Benedicti in Montelongo situato sul versante lunigianese del

passo della Cisa, lungo il percorso della Via Francigena. Esso era l’ultimo ospedale prima del valico

della Cisa nel versante parmense e le sue rovine furono scoperte nel 192479

.

Poche sono le notizie rimaste negli Annali, negli Statuti e nelle Carte Curiali. Lo storico Formentini

ne attribuisce la fondazione ad un Gastaldo longobardo di nome Loedegario vivente al tempo di Re

Liutprando, del quale si ha memoria nella lapide rinvenuta nella Pieve di Sorano ed ora custodita

nella chiesa di San Giorgio di Filattiera.

L’ospitale di Santa Maria della Cisa é menzionato, per la prima volta, nella pergamena delle decime

del Vescovo di Parma dell’anno 1230. Gli Statuti di Parma, redatti fra il 1266 e il 1304,

concedevano totale esenzione dalle tasse, per un periodo di trenta anni, a chi andasse ad abitare

presso la chiesa di Santa Maria della Cisa al fine di rendere più sicuro il cammino ai viandanti: “ Se

poi non si troverà alcuno che spontaneamente dal di fuori si rechi ad abitare lassù gli uomini di

Berceto, di Valbona, di Corchia e di Bergotto saranno obbligati a mandare nel luogo predetto

quattro masnade dei loro, per tutto il mese di maggio, le quali dovranno stabilirvisi ed abitare nel

luogo stesso”.

Negli stessi Statuti viene decretato, dopo il 1271, l’erezione (o il rifacimento) di due ospizi

fortificati uno all’Ospedaletto (località posta sotto il monte Borgognone alla quale si accedeva dalla

piana di Roncaglia) ed altro alla Cisa.

L’ospizio e la cappella della Cisa sono ricordati in vari documenti: nell’Estimo del 1354 compilato

sotto il vescovato di Ugolino Rossi; nell’Elenco degli ospedali posti nella Diocesi, redatto dal

notaio Gherardo de Mastaggi nel 1436; nel Catalogo delle chiese diocesane del XIV secolo; nel

Rogito di fondazione della II Collegiata dei Canonici eretta nel Duomo di Berceto ad istanza del

conte Pier Maria Rossi nel 1471; nel Codicillo Testamentario dello stesso conte, stilato nel 1492 a

favore del figlio naturale Bertrando; nel libro mastro Morello dell’Ospedale Rodolfo Tanzi, ove

figurano aggregati all’Ospedale Maggiore di Parma; nel Catalogo e benefici della città e diocesi di

Parma, curato nel 1520 dal sacerdote Andrea Guarnieri; nella Descrizione di tutte le chiese della

città e della diocesi parmense del Cancelliere Vescovile Cristoforo dalla Torre compilata dal 1564

al 1585.

Nel 1584, poiché la zona nei pressi della Cisa era infestata da briganti, sia il duca di Parma che il

Comune di Pontremoli stabilirono di mantenervi, alternativamente per sei mesi all’anno, alcuni

79

G. SCHIANCHI, Gli antichi ospedali di Roncaglia e di Sancta Maria della Cisa, Parma 1926.

Page 46: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

46

soldati a difesa esclusiva dei viandanti. Lo storico Campi nelle Memorie storiche di Pontremoli

ricorda che alla fine del secolo XVII tale guardia era ancora esercitata con “gran consolazione dei

viandanti”. Le ultime notizie riguardanti l’ospizio si trovano nella descrizione che il Capitano

Boccia fece dei luoghi da lui visitati nel 1804: “Uscendo da Berceto per andare all’Appennino si

incontra immediatamente il monte Cavallo. La strada mulattiera passa al di sotto e continua

salendo sino all’Appennino per cinque miglia fra la boscaglia ed i prati sino alla cresta del luogo

chiamato la Cisa. Poco tratto avanti la Cisa vi è la casetta che serve di ricovero alle truppe che

guardano i confini. Immediatamente a questa scorgonsi i fondamenti di una chiesa e di un

monastero che dicesi essere stato dei benedettini. Parte di quelle pietre piccate hanno servito per

costruire la suddetta casetta”.

Giurisdizionalmente l’ospizio dipese sempre dalla chiesa di Berceto, finché non venne unito, nel

decennio 1472-1482, all’Ospedale Maggiore di Parma Rodolfo Tanzi.

Tra la fine del 1600 e i primi del 1800 l’ospizio venne abbandonato80

.

Xenodochio di San Giacomo di Roncaglia.

La località Roncaglia come oratorio ed ospitale é più volte menzionata nei documenti. La cappella

Ospitalis de Roncalio é ricordata nella pergamena delle decime del Vescovo di Parma del 1230;

nella Ratio decimarum del 1299; nell’Estimo del Vescovo di Parma Ugolino Rossi del 1354;

nell'elenco degli ospitali della diocesi redatto nel 1436 dal Mastaggi; nel Libro-mastro Morello

dell'Ospedale Maggiore Rodolfo Tanzi di Parma del 1492; dal sacerdote Andrea Guarnieri nel 1520

e, in ultimo, nella Descrizione di tutte le chiese della città e della Diocesi composta dal 1563 al

1585 da Cristoforo dalla Torre. Nel 1471 circa l'Ospitale venne aggregato, con tutte le sue rendite,

all’Ospedale Maggiore di Parma. Nei Cenni storici sugli antichi pievati e castelli di Salavolta e

Soragna si ricorda che, distrutto l’ospedale, rimase l’oratorio che sussisteva ancora nel 1700.81

80

G. ALLODI, Serie cronologica dei Vescovi di Parma, Vol. I, Parma 1856, p. 713; R. BARBUTI, Ricordo

del Passo della Cisa, Milano 1934, p. 18, nota 32; R. BARBUTI, Giovane montagna, 23-7-24; A. BOCCIA,

Viaggio ai monti di Parma 1804, Parma 1970; B. CAMPI, Memorie storiche di Pontremoli, cap. XVI,

Pontremoli 1975; Libro Morello (1492), manoscritto parmense 1626, p. 16; F. MAGANI, Ordinamento

canonico della Diocesi, Vol. I, Parma 1910, p. 96; L. MOLOSSI, Vocabolario topografico dei Ducati, Parma

1832, p. 92; Monumenta Parm. et PIac., Statuta communi Parmae, 1266-1304, pp. 16-101-352; N.

PELICELLI, Storia dell’Ospedale Maggiore di Parma, Parma 1935, p. 17; A. PEZZANA, Storia di Parma,

Parma 1859, Vol. IV, p. 312; Vol, V app. p. 32; G. SCHIANCHI, Gli antichi ospedali di Roncaglia e della

Cisa, Parma 1926; A. SCHIAVI, Diocesi di Parma, Vol. I, Parma 1940, pp. 33-48-82; Vol. II, pp. 60-100-

220; A. VIGNALI, La strada romea di Monte Bardone, in Il Resto del Carlino, 2-10-1959; ZANONI,

Giovane Montagna, 6-9-24. 81

G. ALLODI, Serie cronologica dei Vescovi di Parma, Vol. I, Parma 1856, p. 713; Libro Maestro Morello

(1492),manoscritto parmense 1626 p. 16; F. MAGANI, Ordinamento canonico della Diocesi di Parma, Vol.

Page 47: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

47

Xenodochio dell’Ospedaletto del Groppo del Vescovo.

L’ospizio era posto in un punto chiave, ovvero sorvegliava il Passo del Groppo del Vescovo,

essendo situato a levante dello stesso, ove passava sia una variante della strada di Monte Bardone

sia la via di Staiola verso Corniglio. Per tale ragione, nel 1271 il Comune di Parma ordinò che,

unitamente all’ospitale di S. Maria della Cisa, gli uomini di Berceto lo fortificassero e lo

guarnissero giorno e notte: “Item providentur quod in Alpe della Cisa fiat unus receptus tutus et

securus et bene guarnitus omnibus opportunitatibus, et unus alius fiat ad Spedaletum per homines

de Berceto et eorum expensis eodem modo et simili; qui duo receptus custodiantur, et custodire

debeant per Commune Berceti et homines dictae villae de die et de nocte”.

L’ospizio non viene menzionato nelle Carte curiali.82

Bergotto

Nel Liber feudorum Palacii Episcopalis in diversis locis sono indicate alcune località in prossimità

di Bergotto, coinvolte in un contratto di affitto datato 29 dicembre 1304. In particolare sono citate

Fagiolo, Pellerzo, Groppo Maggio (anticamente chiamato Groppo di Marte), Torricella e Carpena.

“In loco qui dicitur Faxolum, qui consueverunt colligi per dominos de Gurro et de Pelertio". Item

in quarterin Conformosi, cui sunt fines ab una Manublola, ab alia Groppus Martius (Groppo

Maggio) infra, et a Faxola infra, et de Torixellis infra, et de Rio Cane intus. Item de Ara Armani,

quae est in Monte Bergupti, scilicet a Tana de Torexellis in sursum, et a Carpena in sursum.” 83

Don Giorgio Franchi testimonia invece la pratica della ricerca di oro presso Bergotto:

Nocta come alli 23 de augusto veni tri boemi da Fiorenza /

mandati dal duca Cosmo Medici duca de Fiorenza per / cavare la vena

dal'oro a Bergoto. Et alli 24 andono / a vedere il loco perché il

I, Parma 1910, p. 96; Monumenta Parm. et Plac., Statuta communi Parmae 1266-1304, Ed. Fiaccadori 1853,

p. 101; N. PELICELLI, Storia dell'Ospedale Maggiore di Parma, Parma 1935, p.17; A. PEZZANA, Storia

di Parma, , Parma 1859, Vol. V appendice n.30, p. 32; O. SALAVOLTI, A. SORAGNA Cenni storici sugli

antichi pievati e castelli, Parma 1906, p. 210; G. SCHIANCHI, Gli antichi ospedali di Roncaglia e della

Cisa, Parma 1926; A. SCHIAVI, Diocesi di Parma, Parma 1940, Vol. I, pp. 33-48-82; Vol. II, pp. 60-100-

200-343. 82

Monumenta Par. et Plac.; Statuta communis ab anno 1266 ad anno 1304, p. 352; G. SCHIANCHI, Gli

antichi ospedali di Roncaglia e della Cisa, Parma 1926, p. 41. 83

G. MICHELI, I livellari Vescovili di Berceto, codice pergamenaceo di 36 grandi carte intitolato Liber

feudorum Palacii Episcopalis in diversis locis, così segnato nel Mazzatini, (Manoscritti delle Biblioteche

d’Italia), Parma 1935.

Page 48: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

48

Potestà di Bercetto aveva incomenzato // a cavare et gli haveva mise

sopra messer Nazzo Picio de / comission del Duca. Et alli 26 fe-

ccni fare una fornase/la in rocha de Bercetto per fare la experienza.

Et portone della / terra de tre sorte et la infoseni. Come reusise, non

so io, / ma il primo de setembre se andoni con Dio dicti boieme,

perché non // il so dire. / 84

Un altro passo, sempre del Franchi, indica con precisione l’ubicazione della cava d’oro di Bergotto.

Adi 10 del predicto veni messer Francesco Bono Homo de Parma

manda/ / to da Sua Excelentia per cavare la vena dall’oro da Bergoto

et / adi 11 comenzò a fare cavare et taliò uno pezo di vigna / a don

Bercedan Baron da Bercetto. /

Adi 14 de augusto una domenica ad hore 15 il signore conto

Pietro / Maria Roso conto di Bercetto, Marchese de Sancto Secondo,

Gen//erale deli taliani del Re cristianissimo de Franza et Ca/valgiere

de Sancto Michel si passò di questa vita presente / a Santo Secondo

et in tal hora veni una grandissima tem/pesta a Bercetto, a Fugazollo,

alla Rocha et a Bergoto de sorte / che non vi remasse uva et era de

bocha de scarpa // in tuti li lochi predicti. /

Adi 17 del predicto torvoni la porta a Bergoto alla cava con le /

sue mape, carchari, serata, maderata et le travate qualle / andavani in

modo de una via. Nocta che la porta é / de co delle vigne de contra

alla bocha del ri Cataiese. //85

L’indicazione precisa del Franchi è confermata da recenti studi effettuati presso le miniere di

Corchia che confermano l’esistenza di oro nativo.

Bussetolo

La località di Bussetolo è citata nella donazione di Ugo Re d’Italia ai canonici di Berceto, datata 17

febbraio 927, come riportato precedentemente.

Il 23 giugno 1308 Bussetolo viene affittato ad Opizzone figlio di Umberto da Cornazzano86

.

84

C. 93r 12-19 1556. 85

C. 18r 14-30. 86

G. MICHELI, I livellari Vescovili di Berceto, codice pergamenaceo di 36 grandi carte intitolato Liber

feudorum Palacii Episcopalis in diversis locis, così segnato nel Mazzatini, (Manoscritti delle Biblioteche

d’Italia), Parma 1935.

Page 49: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

49

Casaselvatica

Lo xenodochio di Casaselvatica era posto a metà strada fra Ravarano e Berceto. Gli studiosi

Salavolti e Soragna riportano la notizia di un antico ospedale detto “Della Casa”, il quale, fin dal

1560, era stato unito all’Ospedale Maggiore di Parma Rodolfo Tanzi: “et hospitale Della Casa,

unitum hospitali Magno”. 87

Castellonchio.

Nelle Cronache di Don Giorgio Franchi è nominata una bicocca nella località di Castellonchio:

potrebbe trattarsi di un sito fortificato non ancora individuato.

Adi 21 tempestò a Castelonchio, qualla pilgiò tuto dalla stra’ / in

giù, incomenzando alla Maistà perfine in fondo la Bicocha // a picto,

perfine in Gronton, che non li remaste niente. /88

Corchia.

Da una Memoria dell'Archivio Sanvitali (A.t 1., 8.) citata dallo storico Pezzana nel volume I della

“Storia della città di Parma continuata: 1346 - 1400” si è a conoscenza che, il 21 ottobre del 1355,

Bernabò Visconti concesse a Giberto Sanvitale la conferma del Castello di Belforte e delle ville di

Lozzola, Pagazzano, Fugazzolo, Valbona, Cozzo, Bergotto, Castellonchio, Casaca, Corchia e dei

loro abitanti. Quindi, Corchia entrò nell'orbita dei Sanvitale dal XIV al XVIII secolo, per poi

passare alla famiglia comitale dei Tarasconi-Smeraldi.

La più antica attestazione di Corchia si trova in un documento rogato da Puteolixium notarium del

febbraio 1107 riguardante Ubertus Mellitarius il quale ha in feudum medietatem Castelli de Corcla,.

L’abitato di Corchia è presente nei documenti medievali come dipendenza di Berceto dal punto di

vista sia amministrativo che religioso. Infatti "Corcla" o "Corcha" viene dichiarata "de districtu

Berceti" già nei documenti del XII secolo.

La chiesa di San Martino (Santo "romeo"), non più utilizzata ma tuttora visibile, nel XIV secolo era

parte dell'area plebana di Berceto.

87

F. MAGANI, Ordinamento canonico della Diocesi, Vol. I, Parma 1910, p. 86; O. SALAVOLTI, A.

SORAGNA, Antichi pievati e castelli, Parma 1906, p. 194. 88

C. 34r 9-11.

Page 50: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

50

Casacca.

Il complesso denominato "Casacca" nel Comune di Berceto è costituito dalla connessione di un

"palazzo", una chiesa e sette case, che formano un insieme architettonico omogeneo, tipico esempio

di antica dimora appenninica. L'esistenza di Casacca è testimoniata nei documenti antichi a partire

dall’VIII secolo. La chiesa risale almeno al 1230 come testimonia la Decima di quell’anno.

La rilevanza del borgo è confermata dalla sua menzione nel testo "Atlante Italia" redatto da Magini

nel 1620. Successivamente, le mappe catastali borboniche del 1823 individuano con precisione i

singoli edifici ancora esistenti.

Fugazzolo.

La prima attestazione di Fugazzolo è del 15 gennaio 1226 secondo la quale Rolando Rangoni et

dominus Abbas Rangoni habent in feudum decimam de Fugaxolo.89

Il castello di Fugazzolo è menzionato in un documento del 1240, dove si nomina un appezzamento

in località detta al “Lago” presso il castrum de Fugazolo. Nel 1312 il Comune di Parma dona il

castello di Fugazzolo, insieme con Belforte, a Giovan Quirico Sanvitale. 90

Lozzola.

Viene citata in un Rogito di Opizzone Tranchedi il 2 settembre 1230, “…feudatarii in Ponticulo et

per filios in villa de Lozolla ed in Laghedello et in eorum pertinentiis.”

Nelle cronache di Don Giorgio Franchi è indicato che in località Lozzola viene lasciata una guardia

ad istanza di sua Signoria Monsignore Ettore Rossi. Questa testimonianza potrebbe suffragare la

tradizione popolare secondo la quale, sulla terminazione della Costa della Guardia, vi era una

postazione fortificato oggi scomparsa.

Adi 12 del predicto andò il Cavalero di Bercetto con li coreri a

tore il // posseso della Ecclesia di Lozulla a nome delo illustrissimo

et reverendo / monsignorc Hectore de Rosi; et uno messer Giovan

Pietro da San Secondo, / magistro de casa di Sua Signoria Illustrissi-

mo, andò a Bergoto con sero Matheo da / Lozulla et Antonio

Zambelan secundo nocaro et anche con dicci ho/mini a tore il

possesso per instrumento. Poi andò ancho a Lozulla, // poi li lassò la

89

G. MICHELI, i livellari Vescovili di Berceto, codice pergamenaceo di 36 grandi carte intitolato Liber

feudorum Palacii Episcopalis in diversis locis, cosi segnato nel Mazzatini, (Manoscritti delle Biblioteche

d’Italia) Parma 1935. 90

G. CAPACCHI, Castelli della montagna parmigiana, Parma 1976, p.170.

Page 51: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

51

guardia ad instantia di Sua Signoria Reverenda. /91

Pietramogolana.

Petra Mugulana viene nominata per la prima volta nel documento del 23 ottobre 674, in cui il re

Pertarido stabilisce i confini tra Parma e Piacenza92

.

In un atto divisionale dei beni del Conte Plato Platoni del 1022 compare che al figlio Begarolo

spetta il forte di Pietramogolana93

.

Nel 1210 Il Vescovo Obizzo fortifica la rocca di Pietramogolana: “Altre delle sue Rocche fortificò,

particolarmente quella di Pietramogolana; e in simil guisa ridonando al Sacerdotal Principato

l’antico lustro, seppe procacciarsi l’aumento di quella stima, che la sua nascita, il carattere, e la

dignità richiedevano”.94

Nel 1212, sempre il Vescovo Obizzo assolve gli abitanti di Casacca e di Pagazzano dalla

collaborazione economica del restauro della rocca di Pietramogolana: “Nella stessa rocca di San

Secondo osservai un originale Istrumento del giorno 7 Settembre del 1212, per cui il Vescovo

Obizzo ad istanza di Maestro Martino Arciprete di Berceto assolve gli abitatori di Casacca e di

Pagazzano dal concorrere alle fazioni pel risarcimento della Rocca di Pietramogolana, presente

fra gli altri testimonj Simone Dottor di Leggi, a Rogito di Bernardo Notajo Imperiale”. 95

Nei secoli, il castello di Pietramogolana ed il suo abitato furono contesi più volte da diversi

proprietari.

Roccaprebalza.

Il castello di Roccaprebalza esisteva già prima della contesa del 1219-1221 tra vescovo e comune di

Parma. Il vescovo Ugolino lo trasmise alla sua famiglia mettendolo nel conto di quei debiti che

diceva di avere nei confronti dei nipoti (1355-1370).

91

C. 45v 19-26 agosto 1549. 92

Da “Istoria Ecclesiastica di Piacenza” del Campi. “…deinde in monte Specla illa parte Cene, ubi termine

otat, deinde in monte Claudio & Petra Mugulana quod est super fl uvio Taro & illa parte Taro per rigo

Gautera”. M. ZONI, I castelli delle valli di Taro e Ceno: uno studio di Guido Schenoni Visconti, in “Uno

storico e un territorio: Vito Fumagalli e l'Emilia occidentale nel Medioevo”, a cura di R. Greci e D.

Romagnoli, Bologna 2005, pp. 393-404. 93

M. ZONI, I castelli delle valli di Taro e Ceno: uno studio di Guido Schenoni Visconti, in “Uno storico e un

territorio: Vito Fumagalli e l'Emilia occidentale nel Medioevo”, a cura di R. Greci e D. Romagnoli, Bologna

2005, pp. 393-404. 94

I. AFFO’, Storia di Parma, Parma 1795. 95

Archivio di Stato di Parma, Notai Camerali, Rogito di Bernardo Notajo Imperiale del 7 settembre 1212.

Page 52: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

52

Un documento duecentesco, in cui si riferisce che Giovanni de Caminata di Roccaprebalza deve

pagare dodici lire imperiali, attesta l’impiego del nome “caminata” anche nella Valle del Taro. Può

darsi che l’antica caminata di Roccaprebalza sorgesse dove ora si trova la casa-torre Camisani,

esattamente del tipo a caminata, che domina un edificio fortificato con due vestigia di torrioncelli

angolari merlati.

E’ da ricordare inoltre che la tradizione locale testimonia la presenza di misteriosi cunicoli

sotterranei che, un tempo, collegavano il castello con la caminata e la chiesa.

8. NUOVE ACQUISIZIONI E TRADIZIONI ORALI.

Individuazioni da ricognizioni di superficie (survey).

Per incrementare i dati archeologici sul comune di Berceto sono state realizzate delle ricognizioni di

superficie su suggerimento del Funzionario di zona della Soprintendenza ai Beni Archeologici

dell’Emilia Romagna, dott.ssa Manuela Catarsi.

Le survey hanno consentito di individuare numerosi siti ad oggi non segnalati che potranno

consentire in futuro di fare luce sulle dinamiche insediative del Comune di Berceto. La copertura

delle indagini è da considerarsi parziale sia per la grande estensione del comune che per la scarsa

visibilità di moltissime zone attualmente a bosco e difficilmente raggiungibili.

Di seguito si riportano le nuove acquisizioni.

Diaspro scheggiato di Roccaprebalza.

A Roccaprebalza, in una linea di caduta posta a nord del picco ofiolitico sulla cui sommità sorgeva

il castello rossiano, è stato rinvenuto un diaspro scheggiato attribuibile a epoca preistorica.

Coppella su un masso del picco ofiolitico di Roccaprebalza.

Sul picco ofiolitico di Roccaprebalza è stato individuato un masso con una probabile coppella

ascrivibile ad epoca preistorica, di difficile individuazione in quanto ricoperto dalla vegetazione e

documentabile solo nei primi mesi dell’anno in condizioni favorevoli.

Page 53: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

53

Linea di caduta Lozzola Castello.

A Lozzola località Castello sul retro del picco ofiolitico, è stata individuato una linea di caduta,

grazie al rinvenimento di due pietre scheggiate, un diaspro ed un calcare silicizzato databili ad

epoca preistorica. La dispersione di materiali parte dall’area antistante una casa posta su un piccolo

rilievo separato da una sella dal picco ofiolitico. La linea di caduta è posta a valle di un traliccio la

cui posa potrebbe aver interessato strati in giacitura primaria.

Castellaro di Vendronara – Pianelli.

Sul crinale che divide la Val Baganza dalla Val Manubiola, a poche centinaia di metri a nord della

terminazione su sui è posto il fortino napoleonico, sono state individuate strutture di natura

prettamente militare riferibili ai secoli centrali del medioevo sulla base di confronti tipologici.

Il sito, posto tra le zone conosciute come Vendronara e Pianelli, sfrutta un rilievo naturale che

domina tutta la Val Baganza e la Val Manubiola e controlla la viabilità verso la Lunigiana.

L’altura è cinta ad ovest, dove la pendenza è più dolce, da una potente opera in muratura di circa un

metro di larghezza ed individuata per circa 80 metri lineari, lungo i quali, partendo da sud andando

verso nord, sono state riconosciute una torre semicircolare di circa 5 metri di diametro, una struttura

che chiude nel lato sud la parte più alta del rilievo ed un ambiente quadrangolare di circa 2,5 metri

di lato. E' stata individuata un'altra grande struttura trasversale al rilievo e posta nel punto più alto;

essa chiude verso est la parte meridionale del sito.

La presenza delle strutture è stata notata grazie ad una ricognizione di superficie, convalidata poi

dall’osservazione delle fotografie aeree e da satellite.

Con l’elaborazione delle foto satellitari è stato possibile individuare nella vegetazione discontinuità

che potrebbero suggerire la presenza di strutture che chiudono anche il lato est del sito. Le ipotesi

potrebbero essere verificate sul campo con un’attenta opera di pulizia e rilievo.

La natura delle fortificazioni, la tessitura muraria e il collegamento visivo con altri siti fortificati

suggeriscono una datazione tra IX e XII secolo, che andrebbe confermata con ulteriori ricognizioni.

Ad oggi, la datazione di questo sito castrense è riconducibile sulla base dei confronti strutturali

all’Alto Medioevo e nulla vieta di pensare che il sito potesse essere parte integrante del Limes

Longobardo Bizantino. Il sito fortificato consente un controllo pressoché totale sull’alta Val

Baganza fino al Crinale Tosco Emiliano.

Page 54: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

54

Castello di Castellonchio.

A Castellonchio, sul rilievo immediatamente a sud est dell’abitato, sono state individuate strutture

di natura prettamente militare riferibili sulla base della tecnica costruttiva e della tessitura muraria ai

secoli finali del Medioevo.

Il sito si presenta sul lato ovest con un imponente crollo composto da conci di arenaria squadrati, di

media dimensione, disposti lungo tutto il lato ovest del rilievo.

Le strutture riscontrate anche dall’analisi delle foto satellitari della zona sono realizzate in conci di

media grandezza, legati da malta ed hanno una larghezza di circa 90 cm.

Nella parte settentrionale del sito è stata riconosciuta una torre circolare in crollo.

La natura boschiva del sito non ha permesso di individuare, al momento, linee di caduta e ritrovare

materiali che potrebbero chiarire le fasi di vita del sito.

Linea di caduta di Roccaprebalza.

Lungo il versante nord del picco ofiolitico di Roccaprebalza è stata individuata, in seguito ad una

ricognizione di superficie, una linea di caduta che ha restituito alcuni frammenti ceramici medievali

e post medievali relativi all’occupazione della sommità del castello raffigurato nella Camera d’oro

del Castello di Torrechiara.

Setto murario della chiesetta rossiana di Roccaprebalza.

Durante la ricognizione, al limite di un piccolo pianoro al di sopra di Casa Camisani, è stato

possibile riconoscere uno dei perimetrali superstiti della chiesetta (raffigurata nell’affresco del

Bembo al castello di Torrechiara). La struttura, conosciuta dagli anziani del paese come l’edificio

sacro e posta esattamente dove il Bembo raffigurò la chiesa, è di difficile accesso anche per il fatto

che il pianoro è stato investito da crolli di massi e detriti scivolati dalla parte superiore del Picco.

Inoltre, a nord di Casa Camisani e del Picco è stata riconosciuta l’antica via originaria di accesso al

sito realizzata con la costruzione di terrazzamenti che consentivano la risalita dal sottostante Rio. Su

quest'ultimo sono ancora visibili i resti di una passerella mobile con pilastri in muratura ed utilizzata

fino alla metà del secolo scorso.

Linea di caduta Lozzola Castello.

A Lozzola località castello, ad est dei due affioramenti ofiolitici che la tradizione orale vorrebbe

sede originaria di un castello e di una chiesa, è stata individuata una linea di caduta che ha restituito

materiali riferibili ai secoli XV-XVII.

Page 55: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

55

La dispersione di materiali parte dall’area antistante una casa posta su un piccolo rilievo separato da

una sella dal picco ofiolitico. La zona di affioramento materiali, tra cui frammenti di graffita

invetriata, è posta a ridosso del piccolo pianoro disturbato dalla costruzione dell’abitazione civile.

Il culmine del picco ofiolitico ha una forma cilindrica e domina un pianoro che da una prima

osservazione potrebbe essere frutto di una sistemazione antropica. Altre ricognizioni potrebbero far

meglio comprenderne l’origine e la natura del luogo.

Insediamento di San Rocco.

Il sito di San Rocco è stato segnalato dagli abitanti di Corchia: secondo la tradizione le campane

della chiesa vecchia provengono dall’antico insediamento di San Rocco, ora scomparso e posto sul

crinale che divide Corchia da Valbona e sul quale, sempre secondo la tradizione orale, dovrebbe

trovarsi un Castello.

Le ricognizioni hanno permesso di individuare una strada medievale di ottima fattura, in parte

abbandonata e solo per alcuni tratti ripresa dalla carraia in uso tuttora e che porta a Casa Findoni.

La strada, realizzata con lastre di arenaria e transitabile con carri, porta fino al sito denominato San

Rocco. Nell’insellatura tra le due cime è stato individuato un grande edificio in crollo, di forma

rettangolare e che risulta orientato verso Est, perpendicolare all’andamento del crinale e posto su un

pianoro raggiungibile grazie alla strada sopra menzionata.

Non è stato possibile riconoscere ambienti o situazioni particolari che possono chiarire la funzione

dell’edificio. E’ da escludersi, comunque, che si tratti di un essiccatoio o di un’abitazione a scopo

agricolo (presenti capillarmente in zona). Infatti, l’abbandono è databile almeno a 3-400 anni fa data

la presenza di castagni secolari sui setti murari individuati.

Affioramento di materiali post-medievali a Pellerzo.

A Pellerzo nei pressi di Bergotto, in Val Manubiola, sono stati raccolti alcuni frammenti ceramici

inquadrabili ai sec XV – XVIII e rinvenuti al centro dell’abitato, in un piccolo appezzamento di

terra zappato poco prima della ricognizione. Si segnala l’alta concentrazione di materiali e la

presenza di frammenti di ceramica graffita invetriata rinascimentale.

Torre medievale del fortino napoleonico di Berceto.

Il fortino Napoleonico di Berceto (località Poggio) è posto su di una terminazione di crinale che

divide la Val Baganza dalla Val Manubiola, in posizione dominante su Berceto.

Page 56: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

56

Durante un sopralluogo, per verificare la presenza di strutture precedenti o linee di caduta, sono

state riconosciute nel semicerchio più interno del fortino strutture più antiche defunzionalizzate ed

in parte inglobate nell’edificio.

Il confronto fra la tessitura muraria, le malte e la tipologia architettonica delle fasi più antiche

riscontrabili nel Castello di Berceto e le suddette strutture permette di ipotizzare la preesistenza di

una torre circolare che , successivamente, è stata rasata sulla sommità e tagliata nella parte

settentrionale per permettere la costruzione del muraglione di chiusura del forte ottocentesco e la

fondazione di un pozzo. Queste evidenze sono state riscontrate nel semicerchio interno del forte

ottocentesco. Inoltre, è documentabile la presenza di feritoie interne, chiuse però esternamente da

grandi conci rettangolari di arenaria.

La preesistenza di una torre di avvistamento in fase con il Castello di Berceto potrebbe inquadrarsi

nella necessità di controllare la media Val Baganza.

Castello di Bergotto.

Poco a monte di Cà La Torre, conosciuta in zona come Cà del Moro, sono state individuate

imponenti strutture riferibili ad un antico insediamento fortificato, forse il castello di Bergotto.

Sono state identificate: una coorte quadrangolare cinta sui quattro lati da un muro che si conserva in

alzato anche per due metri e due strutture angolari, una ad andamento circolare nell’angolo nord-est

ed una struttura chiusa di grandi dimensioni con crollo imponente nell’angolo sud-ovest. L’accesso

al sito era garantito da una strada che lo collegava con la via che da Bergotto proseguiva verso

Corchia e i valichi appenninici.

La dimensione e tipologia delle strutture e la tessitura muraria permettono di ipotizzare una

funzione militare del sito, mai rintracciato ma presente nelle tradizioni orali che individuavano nei

pressi di Ca’ del Moro l’antico castello scomparso di Bergotto, citato nelle fonti storiche e da ultimo

nel romanzo storico dell’ex Direttore della Biblioteca Palatina Carlo Malaspina “Adelina e la strega

di Bergotto”.

Segnalazioni orali.

Al fine di cercare di recuperare più dati possibili sul territorio comunale di Berceto è stata condotta

un’indagine tra la popolazione, raccogliendo eventuali segnalazioni e racconti su ritrovamenti o

strutture scomparse.

Page 57: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

57

A Berceto, nel secolo scorso, si è assistito alla perdita di moltissimi dati a causa del fervore edilizio

e di una scarsa, se non inesistente, attenzione per le testimonianze archeologiche che sarebbero stati

fondamentali per ricostruire la storia di uno dei più importanti centri dell’Appennino emiliano.

I casi più lampanti sono il Castello e il Duomo. Il primo, ancora in funzione nella prima metà

dell’ottocento96

, appare oggi un rudere, dove, negli anni ’50, a ridosso è stata costruita la scuola del

paese. Il Duomo è stato invece interessato da pesantissimi lavori di restauro, a metà degli anni ’80,

senza nessun tipo di sorveglianza archeologica né tantomeno documentazione scientifica, con la

totale perdita delle stratificazioni che avrebbero potuto restituire importanti dati sulle prime fasi di

vita della chiesa.

L’unica zona che potrebbe ancora consegnare importanti informazioni è l’area del chiostro che

viene indicato nell’attuale giardino della canonica, in prossimità di Piazza San Giovanni.

Alcune segnalazioni hanno permesso di ricostruire in parte alcuni tasselli mancanti ormai

irrimediabilmente perduti.

In Via Martino Jasoni, proprio di fronte al campo sportivo parrocchiale, durante i lavori di

costruzione di un condominio e dei magazzini del supermercato Savani, come asserisce la maggior

parte dei testimoni oculari, sarebbero state scoperte palificazioni in legno descritte come “palafitte”

o “il recinto di un forte romano”, immediatamente ricoperte per evitare problemi o blocchi ai lavori.

La zona notoriamente paludosa e ricca d’acqua è stata bonificata riportando terreno durante gli anni

‘60 e ’70 e rialzando il livello di calpestio. La quota di calpestio precedente alla sistemazione

dell’area è riscontrabile nel giardino posto a lato del supermercato.

Nella parte sud dell'abitato di Berceto sono noti altri ritrovamenti, in particolare, durante i lavori per

il collegamento del paese con l'attuale casello autostradale. Alcuni testimoni oculari segnalano il

ritrovamento di monete di bronzo con la scritta SC e spilloni. La scritta SC potrebbe indicare

“Senato Consulto”.

Dalla località Tugo, durante i lavori di restauro della via Francigena negli anni ’60 del secolo

scorso, è segnalato il ritrovamento di una moneta di età repubblicana databile al 58 a.C. con sul

fronte il re Aretas genuflesso che offre pace al popolo romano e sul retro Giove conduce una

quadriga. La moneta è custodita presso il Museo del Duomo di Berceto.97

Lungo la parte ovest delle mura di cinta del paese, dove negli anni ’70 vennero realizzati dei box

che ne occultarono la vista, sono stati segnalati ritrovamenti di monete.

96

A. BOCCIA, Viaggio ai monti di Parma, 1804, Parma 1970, pp. 69-76. 97

F. GRISENTI, Berceto, Una finestra aperta sul passato, Fidenza 1964.

Page 58: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

58

9. ANALISI TOPONOMASTICA.

Dalla raccolta degli studi compiuti negli ultimi anni dal Professor Baruffini98

e da studiosi come

Giorgio e Giulia Petracco Sicardi99

e Sergio Mussi100

è stato possibile produrre un’analisi

toponomastica del Comune di Berceto. Questo contributo, avendo unicamente la pretesa di riunire

studi pubblicati e nuove considerazioni, è da considerarsi per ora parziale. Come noto la

toponomastica è una disciplina complessa, in particolar modo per le difficoltà d’interpretazione

linguistica e per le oggettive difficoltà di ricostruzione delle dinamiche insediative e socio-

economiche del passato. Una ricerca toponomastica è utile nei casi in cui vi sono ampie lacune dal

punto di vista documentario, in zone del territorio dove i dati archeologici sono deficitarii e le

ricerche storiche sono ancora a livello embrionale. Il contributo dato dall’analisi dei toponimi ha

consentito di aumentare l’affidabilità dei dati ricavati da survey, analisi archivistica e storica ai

quali ci si augura in futuro possano unirsi dati provenienti da ricerche archeologiche programmate.

In questa analisi, che viene riportata di seguito, si è deciso di accorpare alcuni toponimi che sono

presenti più volte nel territorio comunale prendendo in considerazione il luogo più prestigioso,

come, ad esempio Ronco, Ronchi, Roncaglia, termini di origine medievale. Altri toponimi di

interesse storico come castello, castellaro, castellaccio, sono stati indicati in cartografia o nelle

schede relative alle segnalazioni presentate.

Alvara.

In dialetto l’Alvèra, è un termine di origine germanica o dal Gotico Alt (vecchio) warjia (difesa) ma

potrebbe essere simile come origine a Castel Alfero in provincia di Alessandria (in cui si riconosce

il gotico Alfaharijis, latinizzato in Alferius).

Baganza.

Originariamente Bagantia, dal celtico *bagos ‘quercia’, o piuttosto dal gallico *bāgos ‘faggio’ < ie.

*bhāgós; da confrontarsi col latino fāgus e l’idronimo ticinese Bavóna < *bāgonā].

98

G. BARUFFINI, Dizionario toponomastico parmense, Parma 2005. 99

G. PETRACCO, G. PETRACCO SICARDI, S. MUSSI, Il Monte Bardone e l’origine di Berceto, in

“Poteri, territorio e popolamento in Val di Taro, tra antichità e Medioevo”, Atti della giornata di studio:

Berceto, 2 luglio 2011. Parma 2011, pp. 91-110. 100

S. MUSSI, I luoghi si raccontano: atlante toponomastico della provincia di Parma, Parma 2008.

Page 59: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

59

Braia.

Nel Bercetano vi sono vari luoghi con questo toponimo, che deriverebbe dal longobardo “Braida”:

ovvero campi aperti.

Brolo.

Corrisponde all'italiano brolo ʿorto, fruttetoʾ. Dal gallico *brogilos ovvero boschetto (recintato),

campo.

Berceto.

Da identificarsi con i saltus prediaque Berusetis appartenenti ai coloni lucchesi citati nella Tavola

Veleiate di età traianea. Il toponimo tuttavia potrebbe anche essere ricondotto ad un fitonimo,

Quercetum, con esito Q > B presente in area toscana che sposterebbe l’origine della denominazione

ai secoli VII- VIII e quindi al tempo della fondazione del monastero da parte di Liutrando (712).

Bergotto.

Si tratta di una frazione del comune di Berceto la cui pronuncia dialettale è bargùt o bergùt. La

località è citata nel 'Privilegio di re Ugo' del 927 come 'Bergante'. Si tratta certamente di un

toponimo di origine germanica. Si può ipotizzare una derivazione da berg + haupt, ove haupt ha lo

stesso significato del latino caput, quindi un calco dal latino caput montis, "là dove termina il

monte", con riferimento al monte che scende ripido nel cuneo fra le due Manubiole, di Corchia e di

Valbona, proprio davanti a Bergotto.

Berluara.

Località, divisa in due gruppi di case e posta a destra del torrente Manubiola, il cui toponimo è di

probabile origine celto-ligure e deriva da “Ver” + “Lor” ovvero sopra il fiume.

Monte Borgognone.

Il toponimo potrebbe essere legato allo stanziamento di un gruppo di Burgundi nell’alta val

Baganza ma l’avvenimento è difficile da situare cronologicamente. Inoltre questo toponimo non è

documentato.

Page 60: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

60

Bragazzano.

Forse è un prediale da Bracatius, possibile andronimo su bracatus ovvero vestito alla celtica e

quindi forestiero.

Bussetolo.

Località situata a nord-ovest di Roccaprebalza, la pronuncia dialettale è büsèidel. Si tratta di un

fitotoponimo composto da buxus (bosso) più il suffisso -eto, quindi un 'bosco di bossi', a cui è stato

aggiunto il suffisso -ulo, forse a indicare un luogo piccolo. La prima attestazione del nome è nel

Privilegio di re Ugo del 927. "...in Busitolo mansos duos".

Calamello.

Da Calamulum ovvero canneto. I comites del Calamello, documentati nell’ultimo decennio del XII

secolo, sono probabilmente coincidenti con i conti di Bardi e probabilmente provenivano da località

omonima ovvero l’odierno Monte Carameto.

Carpignano.

Prediale da Carpinius anche se è possibile un collegamento col fitonimo carpino.

Casacca.

La pronuncia dialettale è Casàca, con s sorda ed intensa. All'origine del toponimo potrebbe esserci

un prediale romano formato dal gentilizio Cassius e dal suffisso -aco di origine celtica, quindi

probabilmente una colonia Cassiaca, oppure, deriva da un neutro plurale, loca Cassiaca. La

scomparsa della i la si trova anche nei tanti 'Cassano', derivati da originari fundus Cassianus; infatti

hanno la stessa etimologia di Casacca anche Cassacco in Friuli a nord di Udine e Cassago in

Brianza. La vicinanza del paese di Cassio, anch'esso toponimo prediale formato dal gentilizio

Cassius nella forma senza suffisso, suggerisce che la gens Cassia abbia avuto un ruolo importante

nella proprietà fondiaria della zona.

Casaselvatica.

Nei documenti antichi Casaselvatica è presente come Domus Silvaticorum o simili, che significa

residenza di tagliaboschi oppure il luogo dove veniva riscosso il silvaticum (tributo per lo

sfruttamento delle foreste).

Page 61: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

61

Castellonchio.

Da Castelunculum diminutivo di castello. E’ forse il Castiliculo in cui nel 1158 esisteva la chiesa di

San Michele dipendente da San Giovanni di Parma.

Cavazzola.

Dal latino medievale cavatiola ovvero piccola cava.

Corchia.

Con ogni probabilità si tratta della 'Corticella di Viriano' citata nel Privilegio di re Ugo del 927. La

pronuncia dialettale di Corchia è Còrcia. Deriverebbe da una forma intermedia *curtula, che a sua

volta è il corrispondente nella lingua parlata di curticella. Non lontano da Corchia, ma già nella

valle della Manubiola di Valbona, troviamo il toponimo Corciara (Curciàra in dialetto), che ha alla

base un *loca curtularia, col significato di "zona appartenente alla curtula". Si può quindi

ragionevolmente pensare che la “Curticella de Viriano” comprendesse, oltre alla conca di Corchia,

anche parte della conca di Valbona.

Costa della Guardia.

Punto di osservazione posto tra la villa del Castello e Pellerzo, deriva dal gotico o longobardo

Warjia ovvero “guardia”.

Donano .

Toponimo derivante dal gallico latinizzato dūnum ovvero fortezza, collina o dal gallico e celtico

comune *dūnon ovvero cittadella, monte.

Erbettola.

Erbettola deriverebbe da Orbitula, che ha alla base il gentilizio Orbius, o un suo derivato, più il

suffisso -ula. Il nome della silva Orbitula richiama anche quello del fundus Orbianacus della

Tavola di Veleia, sito nel pago Dianio nell'odierna Valmozzola, dall'altra parte del Taro rispetto a

Casacca.

Page 62: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

62

Fagiolo

Si tratta di toponimo derivante dal latino fagus ovvero faggio cui è stato aggiunto il suffisso -olo,

qui usato in senso diminutivo, reso poi in italiano nella forma 'fagiolo', a voler significare un faggio

di modeste dimensioni. Il luogo è posto in costa di monte a sud-ovest della frazione di Bergotto.

Faino.

Si tratta di area di coltivo posto in leggero pendio in costa di monte a sud di Casacca e sovrastante a

nord-est il paese di Ghiare dove ci sono due distinti caseggiati prospicienti il fondo agricolo: al faì

'd tzùra e al faì 'd tzùta, 'il Faino di sopra' e 'il Faino di sotto'. La forma dialettale del nome è faì

italianizzata in 'Faino' derivato dal latino faginus e passato a faynus in dialetto emiliano dove si

perde la g. Questi nomi di luogo potrebbero derivare anche dal longobardo fagile o faghile che

prende dal latino fagus cioè 'faggio' con risultato faì, oppure dal più toscano fageum con risultato

fajé.

Felgara.

Piccolo nucleo di origine medievale situato ai piedi della terminazione di crinale meridionale del

Monte Cavallo lungo la via Francigena, la quale, in questo punto percorrendo il crinale, si dirige

verso il Monte Valoria. Il toponimo potrebbe derivare dal longobardo “Feld” + “Wardia” campo

della guardia.

Fugazzolo.

Potrebbe essere collegato al fitotoponimo Ficaciolum da ficus ma l’altitudine del luogo (830 m.)

crea delle perplessità. Potrebbe forse derivare da fuga termine col significato di caccia o da fugacia

ovvero parte di campagna riservata ai cervi ed alla selvaggina.

Gaietta.

Il toponimo sembrerebbe derivare dall’etnia gota come testimoniano alcune località con

terminologia simile quali Gudo Visconti e Gudo Gambaredo a Milano, Goito a Mantova, Goido a

Pavia, Godi a Piacenza e Godo a Ravenna ma come anche Gaita e Gussolengo.

Gambettola.

Località posta alle pendici del Monte Castellaro di fronte a Roccaprebalza. L’origine del nome è

probabilmente germanica e legata ad un antroponimo come per Gambara (BS) o Gambettola (FC).

Page 63: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

63

Gazzo.

Corrisponde ad una zona boschiva che risale la costa del monte posto alle spalle di Casacca nel

comune di Berceto. Gazzo potrebbe derivare dal termine longobardo gahagi, col significato di

"luogo recintato e sottoposto a defensum". Da gahagi, attraverso le forme intermedie gahaio, gaio e

gagio, attestate nei documenti, si arriva agli esiti gaggio o gazzo della toponomastica attuale.

Ghiare.

Toponimo legato ad insediamenti ai margine dei corsi d’acqua prima del loro sbocco nelle basse

pianure.

Granica (case).

Dal latino granica ovvero deposito di grano o di attrezzi agricoli. Di solito costituisce una proprietà

monastica e quindi potrebbe essere stata una dipendenza dell’Abbazia di Berceto.

Groppo Maggio.

Anticamente era chiamato Martius, ovvero toponimo di origine romana che significherebbe “Monte

di Marte”.

Isola.

E’ una località posta nel cuneo formato dalla confluenza del torrente Grontone nel Taro e consiste

in un grande podere con boschi e campi. Il termine latino insula veniva usato nel Tardo Antico e

nell'Alto Medioevo anche per indicare il terreno compreso fra due corsi d'acqua, come in questo

caso, o circondato per tre lati da un meandro di un fiume.

Lago del Portico.

Il toponimo deriva forse dal latino Locus porticatus ovvero luogo porticato.

Lozzola.

Secondo il Formentini sarebbe il vicus Ucciae della Tavola di Veleia i cui saltus praediaque sono

nella stessa zona di Berusetis e appartengono ai coloni lucchesi. Il toponimo forse è connesso con

l’andronimo Ulcius, dal quale deriverebbe il diminutivo Ucciola e quindi Ozzola o Ozola.

Page 64: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

64

Manubiola.

Il torrente Manubiola, come molti altri torrenti, è nominato al femminile "la Manubiola" in quanto

in epoca romana il toponimo era preceduto dal sostantivo acqua.

Mattaleto.

Corrisponde alla località chiamata in dialetto Matalèi (con la t intensa) e ubicata sulla sinistra del

torrente Grontone a nord-est di Pagazzano e a sud di Isola. Le case indicate nella cartina IGM come

C. Matteo in dialetto sono nominate Cà d'matalèi. Si tratterebbe quindi di un fitotoponimo

composto da matàl + eto. E' invece incerto se il significato sia specificamente quello di 'bosco di

sorbi' o più genericamente di 'luogo dove crescono piante adatte a fornire pali'. Infatti, ancora oggi

si chiama màtero il pollone di castagno, utilizzato per fare pali per le viti. Infine, il termine potrebbe

risalire ad una origine celtica mattaris / mataris / matara con il significato di giavellotto. Si può

quindi ipotizzare una base celtica originaria *mattàl / mattàr col significato di palo o asta.

Monte Cornia.

Monte posto in Val Baganza il cui toponimo sembra essere di origine pre-romana o celto-ligure e

derivare da Corn ovvero roccia.

Pagazzano.

L'abitato di Pagazzano è posto su un crinale a circa 695 metri d'altitudine con esposizione

prevalente a ovest. La pronuncia dialettale è Pagasàn (s sorda). Il toponimo deriverebbe da un

prediale proveniente dal gentilizio romano Picatius. All'origine potrebbe quindi esservi un * fundus

Pacatianus.

Passo della Cisa.

Potrebbe derivare da Incisa ovvero taglio nella roccia o nel monte o nel fianco della vallata.

Pellerzo.

Il toponimo forse è derivato dalla radice latina pal ovvero montagna.

Perneto.

Potrebbe derivare dal fitotoponimo Piruletum da pirulus ovvero pero corvino.

Page 65: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

65

Pietramogolana.

Da petra e legato quindi alla rupe ofiolita. Mogoliana invece deriva dall’andronimo Mogolius.

Documentata per la prima volta nel Giudicato di Arioaldo (626-636) in cui viene indicata come uno

dei confini del Gastaldo piacentino.

Razzola.

Il nome corrisponde alla località Razzola, in dialetto Rasöla (con s sonoro), o anche al Rasöli. Si

tratta di una zona ampia, con molto bosco e una parte di coltivo, situata a sud-ovest di Pagazzano.

Razzola deriverebbe da Roationi. Il termine iniziale *rogationis è di origine tardo-latina,

probabilmente un *loca rogationis, col significato di luogo del taglio. La parola rogatio nell'Alto

Medioevo veniva utilizzato per indicare il taglio, nel nostro caso nel bosco. Roationi rappresenta

un’evoluzione del termine originale in cui si è verificata solo la caduta della g intervocalica, ma non

la fusione delle vocali. L'aggiunta del suffisso -ola è certamente avvenuta in epoca medievale,

portando a Ragiole o alle Regiole.

Rio delle Quaine.

Quaina significa banchina su corso d’acqua ed è di origine celto-ligure.

Roccaprebalza.

Le tre componenti del nome (rocca-pietra-balzo) indicano tutte il carattere scosceso del luogo. La

prima notizia si ha nel Libellus del 1218 in cui risulta che un certo Engezus de Lacu era stato

incarcerato in turri de Petrabarci.

Roncaglia.

Sede dell’Ospitale detto di Roncaglia, il toponimo deriva dal termine latino runcare di origine

medievale col significato di “dissodare un terreno”.

Scorza.

Il toponimo va ricondotto all’espressione *ex curtula, cioè parte della curtula e segnala quindi

l'esistenza di una curtis, con ogni probabilità quella di Pietramogolana che doveva estendersi sulle

due sponde del Taro.

Page 66: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

66

Stabi.

Da stabel, stabbia ovvero stalla. Nelle vicinanze vi è il toponimo Pian Cavallo che conferma la

vocazione della zona.

Tecchio dei Frassi.

Luogo presente a pochi metri dall’attuale passo della Cisa, lungo la via Francigena nell’area in cui

la strada scollina verso la Lunigiana. Il termine deriverebbe dal germanico taikna o dal gotico taikn,

o ancora dall’anglo-sassone tekan che significano segno, incisione, passo. Questo toponimo è molto

interessante poiché è riferibile ad aree di insediamento abitativo.

Tolara.

La Tolara è una collina situata alle spalle di Ghiare. Il toponimo Tolara ha alla base il termine latino

tegula cui è stato aggiunto il suffisso –ario che indicherebbe un posto dove si svolge un’attività. Ne

deriverebbe quindi tegulariam che vuol dire 'luogo dove si fabbricano le tegole'.

Valbona.

In dialetto è detto Verbona, per questo il toponimo potrebbe risultare di probabile origine celto-

ligure e deriverebbe dall’unione tra “ver” sopra e “bonne” limite, confine.

Vaccarezza.

Dal latino vaccaricia ovvero abitazione di vaccari. Si trattava probabilmente di una fattoria nella

quale, intorno all’VIII secolo, si praticava l’allevamento di bestiame.

Vercornara.

Toponimo di origine pre-romana, probabilmente Celto-ligure derivante da “Ver” + “Corn” che

significa sopra la roccia.

10. ANALISI FINALI DEL DATO ARCHEOLOGICO .

Il territorio comunale di Berceto ha restituito numerosi dati archeologici e storici che possono

portare ad una definizione del livello di rischio e potenzialità archeologiche dell’area in questione.

Page 67: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

67

Bisogna prestare molta attenzione ai centri abitati, alcuni dei quali presentano una particolare

densità di segnalazioni e ritrovamenti.

Il capoluogo.

La struttura del paese è in gran parte ancora quella rappresentata dal Bembo nell’affresco nella

camera d’oro del castello di Torrechiara. I percorsi delle mura sono ripresi con precisione da Via

Ripasanta, Via Martiri della Libertà, Via Divisione Julia, Via Pellizzari, Via Marconi e dal piccolo

borgo parallelo a Vicolo della Marina. Osservando la morfologia di Berceto è possibile

comprendere che l’andamento della cortina muraria consentiva di sfruttare la parte più elevata e

sicuramente più stabile ai piedi della roccia madre che ospita il castello e i salti di quota verso la

Val Manubiola ad ovest ed il Brolo ad est.

Delle mura restano importanti avanzi in Via Divisione Julia e parte di una torre circolare (visibile

anche nell’affresco di Torrechiara). Altri brevi lacerti sono riconoscibili in altre zone ma in gran

parte sono stati inglobati nelle fondazioni degli edifici che ne seguono fedelmente l’andamento

lungo gran parte del percorso. Nulla rimane visibile delle porte, a parte quella di Tramontana messa

in luce durante i lavori per il recupero del Castello.

Un appunto particolare merita la parte centrale del paese dove troviamo il Duomo. Sappiamo,

infatti, che il dislivello tra l’attuale pavimentazione del Duomo e Piazza San Moderanno è di circa

3.80 metri. Da foto di archivio e dall’analisi delle architetture esistenti in Via Pier Maria Rossi e via

Romea (Via Francigena) è risultato che le soglie degli edifici di epoca rinascimentale avevano già la

quota attuale, ma è lecito ipotizzare in questa zona una crescita dei suoli, con conseguente

stratigrafia sepolta, sia per la continuità di vita sia per la raccolta di depositi ed infiltrazioni di acque

meteoriche che hanno causato problemi di stabilità al Duomo.

L’area denominata “il brolo” compresa tra Piazza Micheli (comunemente chiamata Piazza della

Marina) e Via Pellizzari (antica Via Rasa) ha restituito, nel corso degli anni, alcune segnalazioni

riassunte in questo lavoro. E’ ipotizzabile una frequentazione in epoca romana che potrebbe essere

confermata da adeguati controlli in corso d’opera, operazioni da sempre ignorate o escluse in fase di

programmazione. Quest’area, in origine esterna alle mura del paese, come è ben visibile dalle foto

d’archivio, è stata urbanizzata solamente a partire dalla fine del XIX secolo. Le testimonianze orali

Page 68: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

68

ci raccontano di grandi riporti di terra per rendere stabile il terreno paludoso con il risultato che

l’attuale livello di calpestio è ben diverso in alcuni punti da quello originale.

Le frazioni.

Le frazioni del comune di Berceto meritano un approfondimento a parte. Quasi tutte sono nuclei già

presenti nei secoli centrali del medioevo, con alcune testimonianze anche per l’Altomedioevo.

L’architettura e la conformazione di questi insediamenti è profondamente legata al contesto in cui si

trovano. Si è deciso, come già detto in precedenza, di elevare il rischio in queste aree anche in

assenza di segnalazioni archeologiche o evidenze materiali poiché tutte le frazioni di Berceto sono

menzionate già dal 1230. Difatti, il contesto appenninico, che ora appare periferico, in antichità era

al centro delle vicende socio politiche riguardanti il nord della penisola, dall’età del bronzo fino

all’unità d’Italia. L’alto grado di incastellamento, l’alta densità di abitati e la necessità di controllare

importanti vie di comunicazione è un dato che va tenuto in considerazione per effettuare una

corretta tutela.

Casaselvatica e Fugazzolo sono due centri posti sotto il displuvio tra Val Baganza e Val Parma sede

di importanti ritrovamenti di ambito Preistorico e Protostorico. Quindi, in sede di programmazione

di infrastrutture e grandi opere, andrà posta molta attenzione al fine di non ripetere gli errori

commessi nel passato.

Le due frazioni, così come l’insediamento sparso, conservano importanti testimonianze

architettoniche relative al Basso Medioevo oltre a numerose testimonianze nelle fonti antiche, tra

cui spicca la presenza, anche per questi insediamenti, di un Ospitale e di un Castello non ancora

individuati.

Castellonchio è posto sulla Via Francigena in una posizione dalla quale era possibile controllare la

media alta Val Baganza e la Val Grontone. L’abitato fiancheggia la strada e proprio lungo questa

strada sono conservati pregevoli esempi di architettura di XV e XVI secolo. La posizione del

Castello, su un’altura a nord dell’abitato, è ideale per controllare sia la più importante via del

Medioevo che altri insediamenti fortificati oltre a tutta la zona orientale del territorio Bercetano.

Tra il Taro e la Manubiola si trovano una buona densità di siti storico-archeologici che se da un lato

testimoniano l’antichità dell’abitato dall’altro ci restituiscono, grazie ai dati acquisiti da survey,

importanti suggerimenti sull’organizzazione di questa grande area soprattutto in epoca medievale.

Page 69: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

69

Lozzola con i suoi due nuclei ha restituito importanti dati durante ricognizioni di superficie ed altri

ne arriveranno sicuramente in futuro. Un grande edificio fortificato potrebbe essere il Castello di

Bergotto, frazione in Val Manubiola, già citato nel IX secolo così come alcune località vicine.

Corchia appare come un insediamento medievale organizzato come ricetto fortificato posto a

ridosso dei valichi appenninici e a valle del crinale. Su quest’ultimo in sede di survey sono state

riscontrate frequentazioni medievali e indizi della presenza di un castello (citato nel 1107) che

doveva probabilmente controllare una importante percorrenza alternativa alla Via Francigena. Lo

stesso discorso vale per Valbona, abitato posto dall’altra parte del crinale.

Pietramogolana in Val Taro è citata assieme al castello già nel VII secolo, Roccaprebalza nel VIII

secolo, mentre Pagazzano e Casacca già dal X secolo.

Le percorrenze di crinale.

Le percorrenze di crinale, naturali vie di comunicazione ed insediamento soprattutto nella pre-

protostoria e nel medioevo, andranno monitorate con molta attenzione alla luce delle esperienze

passate legate ai grandi lavori per infrastrutture e linee elettriche o alla posa di metanodotti. Ad

esempio la posa di impianti eolici potrebbe pregiudicare la conservazione del patrimonio

archeologico a causa del conseguente impatto sul territorio. Quindi sarebbe opportuno valutare tutti

i passaggi necessari per la tutela dei dati archeologici, già nelle fasi di programmazione di queste

grandi opere.

Il crinale tra Baganza e Parma, che costituisce anche il limite tra Berceto e Corniglio ad est e

Berceto e Calestano a sud, è stato in parte indagato in occasione dei lavori per il metanodotto Snam.

Questo territorio difatti presenta alcuni interessanti siti e percorrenze preistoriche; inoltre,

l’insediamento alle pendici dello spartiacque, in gran parte di origine medievale, è diffuso

capillarmente.

Molto interessante è il crinale che si trova tra i due rami del torrente Manubiola comunemente

chiamati Manubiola di Corchia e Manubiola di Valbona. Questa formazione che prende il nome di

Groppo di Simone e Rondanara separa i due nuclei medievali, dei quali Corchia ha origine

sicuramente altomedievale. La via di crinale permette ancora oggi di giungere direttamente al valico

della Cisa per chi viene dall’alta Val Taro.

Page 70: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

70

La superficie dell’intero paese di Berceto, fino a comprendere l’area del crinale tra il fortino e San

Genesio, deve essere considerata ad alto rischio archeologico per le numerose testimonianze

archeologiche presenti e le potenzialità che le segnalazioni orali suggeriscono per alcune aree, dalle

quali provengono anche ritrovamenti sporadici.

La viabilità.

L’asse viario antico più importante corrisponde in grande parte alla via Francigena. Sono emersi, sia

dall’analisi degli antichi statuti che dalla ricognizione diretta, dati molto interessanti sulla grande

opera di organizzazione viaria a partire dai secoli centrali del Medioevo. E’ stato possibile

individuare un controllo continuo, durante le diverse epoche storiche, dello stesso asse della via

Francigena di epoca medievale, unito ad altre percorrenze di crinale parallele e sulle quali si

impostavano vie di comunicazione, nuclei abitati e fortificazioni per il controllo strategico dell’area.

Da citare a tal proposito, in senso diacronico, il Castello di Castellonchio, il Castello di Berceto, il

Castellaro di Vendronara-Pianelli, le fortificazioni presenti a monte della località Felegara e quelle

citate dalle fonti sul passo della Cisa.

Dati interessanti paiono arrivare anche dalle recenti ricerche eseguite sul Monte Valoria, che

potrebbero far ipotizzare un percorso alternativo al passo della Cisa attuale. Non lontano da questo

vi è il passo naturale vicino al Groppo del Vescovo al quale fa riferimento, probabilmente, Case

Rombecco, edificio posto sulla strada che sale dalla Val Baganza e che potrebbe essere un

avamposto di controllo di questa percorrenza. Il rischio, quindi, che elettrodotti, metanodotti ed

altre grandi opere possano compromettere contesti di interesse storico archeologico è da tenere in

grande considerazione.

Si è già accennato alla percorrenza che dalla Val Manubiola porta al Passo della Cisa seguendo un

percorso di crinale parallelo alla Francigena.

Per quando riguarda le percorrenze intravallive, è molto interessante la direttrice che dal cornigliese

e dalla Maestà di Graiana arriva a Fugazzolo e da qui attraversa la Baganza per scendere verso i

bacini di Manubiola e Grontone. In ricognizione sono stati individuati alcuni assi viari antichi di

origine quantomeno medievale ed abbandonati a partire dal XIX secolo: a Lozzola, Pellerzo e

Corchia (tratti relativi ad un asse viario che portava dalla Val Taro attraverso la Val Manubiola fino

al Passo della Cisa), ed infine a Roccaprebalza dove, alle spalle del picco ofiolitico, è ben visibile il

Page 71: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

71

percorso dell’antica strada che poi attraversava il Rio di Roccaprebalza per andare verso Pagazzano

e da qui a Pietramogolana.

SCHEDA LOCALIZZAZ. DEFINIZ. EPOCA INDIVIDUAZ.

AFFIDA

BILITA’

1-01 Pietramogolana Castello VII sec.

Alto Medioevo

Noto, fonti

archivistiche Alta

1-02 Pietramogolana Nucleo medievale VII secolo

Medioevo

Noto, fonti

archivistiche Buona

5-01 Casacca

Nucleo medievale

Medioevo

XII Sec.

Noto, fonti

archivistiche Buona

5-02 Villa del castello

Lozzola

Linea di caduta con

materiali di XV -

XVI secolo

Basso

Medioevo- Post

Medioevo

Survey

Olari Malaraggia

2012

Buona

5-03 Villa del castello

Lozzola

Linea di caduta con

materiali preistorici

Survey Olari

Malaraggia 2012 Media

5-04 Costa della

Guardia strada

Strada basolata

medievale Medioevo

Survey

Olari Malaraggia

2012

Buona

5-05 Lozzola Nucleo medievale Medioevo

XII secolo

Noto, fonti

archivistiche Buona

5-06 Bussetolo Nucleo medievale Alto Medioevo

IX secolo

Noto, fonti

archivistiche Buona

6-01 Castellonchio Castello Medioevo

Survey

Olari Malaraggia

2012

Buona

6-02 Castellonchio Nucleo medievale Medioevo

XII secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

6-03 Case Alvara

Pagazzano

Complesso religioso

medievale XV-XV secolo

Già conosciuto,

analisi muraria Alta

6-04 Pagazzano Nucleo medievale Medioevo

XII secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

6-05 San Rocco

Pagazzano Edificio di culto Post medievale Esistente Alta

7-01 Sepoltura, Casino Tomba con corredo Età del Ferro Edita Alta

7-02 La Riva Cava di selce Paleolitico Edita, Ghiretti Alta

7-03 Monte Scarabello Accampamento

stagionale Mesolitico

Edito, Bernabà

Brea Alta

7-04 Le Pietre Accampamento

stagionale Mesolitico

Edito, Bernabà

Brea Alta

7-05 Piovolo

Casasalvatica Edificio religioso

Medioevo

XIII secolo

Esistente,

Fonti

archivistiche

Alta

Page 72: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

72

7-06

Santa Maria

Maddalena de

Pazzi Gavazzolo

Complesso religioso

medievale Basso Medioevo

Esistente,

Fonti

archivistiche

Alta

7-07 Casino

Pallavicino Palazzo XVI secolo Esistente Alta

7-08 Casaselvatica Nucleo medievale Medioevo

XII secolo

Noto, fonti

archivistiche Buona

8-01 San Bernardo

Selci Frequentazione Preistoria Edito, Ghiretti Buona

8-02 San Bernardo

Oratorio Edificio religioso XVII secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

9-01 Costa della

Guardia

Punto di

osservazione Medioevo

Survey Olari

Malaraggia 2012 Media

9-02 Castello di

Roccapreblza Castello XI secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

9-03 Pellerzo Nucleo medievale X secolo Noto, fonti

archivistiche Alta

9-04 Chiesa

Roccaprebalza Edificio religioso XII secolo

Survey Olari

Malaraggia 2012 Alta

9-05 Linea di caduta

Roccaprebalza

Ceramica medievale

in giacitura

secondaria

X-XV secolo Survey Olari

Malaraggia 2012 Alta

9-06 Linea di caduta

Roccaprebalza

Diaspro scheggiato

in giacitura

secondaria

Preistoria Survey Olari

Malaraggia 2012 Media

9-07 Roccaprebalza

coppella

Grande coppella su

masso

Preistoria,

protostoria

Survey Olari

Malaraggia 2012 Media

9-08 San Rocco

Corchia

Insediamento

medievale Medioevo

Survey Olari

Malaraggia 2012 Alta

9-09 Bergotto Ca' La

Torre Edificio Fortificato Medioevo

Survey Olari

Malaraggia 2012 Alta

9-10 Vena d`oro di

Cattaia Sito minerario XVI secolo

Fonti

archivistiche Alta

9-11 San Rocco,

Pellerzo Edificio religioso XVIII secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

9-12 Corchia Nucleo medievale X secolo Noto, fonti

archivistiche Alta

9-13 Bergotto Nucleo medievale X secolo Noto, fonti

archivistiche Alta

9-14 Valbona Nucleo medievale XII secolo Noto, fonti

archivistiche Buona

9-15 Roccaprebalza Nucleo medievale VIII secolo Noto, fonti

archivistiche Alta

Page 73: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

73

10-01 Castellaro

Roccaprebalza Sito fortificato Alto Medioevo Edito, Ghiretti Alta

10-02 Castello Berceto Castello VIII-XIX

Noto, indagato

archeologicament

e, fonti antiche

Alta

10-03

Castellaro

Vendronara

Pianelli

Sito fortificato Alto Medioevo Survey Olari

Malaraggia 2012 Alta

10-04

Pozzo di San

Moderanno

Berceto

Pozzo sacro Alto Medioevo Fonti

archivistiche Buona

10-05 Casa Torre

Berceto

Palazzo di origine

medievale XIV secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

10-06 Duomo Berceto Edificio religioso VIII – XV

secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

10-07

Monete via

divisione Julia

Berceto

Monete d’argento - Segnalazione

orale Bassa

10-08 SS Trinità

Berceto Ospitale XIII secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

10-09

Xenodochio di

San Giovanni

Berceto

Xenodochio XIV secolo Fonti

archivistiche Media

10-10

Xenodochio di

San Niccolò da

Tolentino

Xenodochio XV secolo Fonti

archivistiche Bassa

10-11

Berceto, Torre

Medievale presso

Fortino

Torre d’avvistamento XV secolo Survey Olari

Malaraggia 2012 Buona

10-12 Berceto, Fortino

Napoleonico Forte semicircolare XIX secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

10-13 Monete romane

SC Berceto

Numero indefinito di

monete con SC

"senatus consultum "

Epoca romana Segnalazione

orale Bassa

10-14 Palizzate lignee

Savani Berceto

Palificazioni lignee

individuate durante

la costruzione di un

edificio

Epoca romana? Segnalazione

orale Bassa

10-15

Berceto Monete

Romane

Bocciofila

3 monete di III

secolo d.C

individuate durante

la costruzione di un

edifico

III secolo d.C Edito, Bertozzi Media

10-16 Gladio Romano

Gladio rinvenuto

all’esterno della

Porta dei Canòni

Epoca romana Museo del

Duomo di Berceto Media

Page 74: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

74

10-17 San Genesio

Berceto Edificio religioso XV secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

10-18 Vezzara

Medioevo Ceramica in aratura X- XVII secolo

Survey Olari

Malaraggia 2012 Media

10-19 Vezzara Preistoria Selce scheggiata Preistoria Survey Olari

Malaraggia 2012 Bassa

10-20 Mura Orientali

Mura di San

Giovanni, porta dei

Canòni

Medioevo Noto, fonti

archivistiche Alta

10-21 Mura meridionali

e porta

Torre circolare, porta

di Co’ di Campo Medioevo

Noto, fonti

archivistiche Alta

10-22 Mura occidentali

e porte

Porta di tramontana,

porta del Pozzo di

San Moderanno

Medioevo Noto, fonti

archivistiche Alta

10-23 Madonna della

Quercia Berceto Edificio religioso XVI secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

10-24 Fugazzolo di

sopra Nucleo medievale XII secolo

Noto, fonti

archivistiche Buona

10-25 Fugazzolo di sotto Nucleo medievale XII secolo Noto, fonti

archivistiche Buona

10-26 Ponte Fugazzolo Ponte a schiena

d’asino XVI secolo

Noto, fonti

archivistiche Alta

13-01 Hospitale di San

Donnino Ospitale XIV secolo

Fonti

archivistiche Bassa

13-02 Xenodochio

Roncaglia Xenodochio XIV secolo

Fonti

archivistiche Buona

13-03 Hospitale di Santa

Maria della Cisa Ospitale IX secolo

Fonti

archivistiche Buona

13-04

Area archeologica

di epoca romana

del Valoria

Fornace romana, area

sacra, strada Epoca romana

In corso di scavo,

Ghiretti Alta

13-05 Selci Valoria Nucleo di selce Preistoria Edito, Ghiretti Buona

14-01 Focolare Ligure

Ghiretti Frammenti ceramici Età del Ferro Edito, Ghiretti Media

14-02 Monte cavallo Selci scheggiate Preistoria Survey Olari

Malaraggia 2012 Media

14-03 Case Fioritola Frammenti ceramici Età del Bronzo Edito, Ghiretti Alta

14-04 Felegara Sito fortificato Medioevo Segnalazione

orale Bassa

14-05 Rombecco Edificio fortificato Medioevo Survey Olari

Malaraggia2012 Bassa

Page 75: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

75

11. INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI RISCHIO ARCHEOLOGICO.

Una "Carta del Potenziale Archeologico" del Comune di Berceto deve costituire uno strumento

fondamentale non solo per la conoscenza e la tutela del patrimonio archeologico sepolto, ma

soprattutto per la pianificazione urbanistica e territoriale. La valutazione del potenziale archeologico

è da considerarsi un elemento imprescindibile per orientare le politiche di governo del territorio.

La Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Emilia Romagna ha il compito di tutela e

valorizzazione del patrimonio archeologico di Berceto, fornendo indicazioni sull’approccio da

tenere in ambito preventivo o in corso d’opera durante eventuali lavori. Inoltre, spetta proprio alla

Soprintendenza approvare gli elaborati progettuali prima della consegna definitiva.

Nella cartografia relativa alla presente relazione sono state distinte delle aree di rischio, lasciando

però alla Soprintendenza stessa la competenza di definirne il grado, l’importanza e il tipo di

approccio utile.

Le macroaree definite sono:

Aree a rischio accertato, ovvero le aree dove sono stati individuati con precisione siti

archeologici noti o di nuova acquisizione, emergenze, segnalazioni, tutti raccolti nelle

schede allegate alla relazione.

Aree a rischio diffuso, ovvero le zone limitrofe alle aree sopra descritte o all’interno di

contesti tali per cui è molto probabile la presenza di evidenze archeologiche.

Il resto del territorio comunale presenta anch’esso interessanti testimonianze di carattere storico e

documentale ed il fatto che non sia compreso nelle aree a rischio non significa assolutamente che

non vi siano possibili siti archeologici. L’indagine fin qui condotta è stata realizzata sulla base dei

dati editi e di quelli recuperati nell’ultimo anno di ricognizioni di superficie, quindi in futuro si

dovrà porre particolare attenzione nelle zone dove compaiono dei vuoti, che potrebbero essere

dovuti ai dati parziali ed in continua evoluzione tipici delle carte archeologiche.

Se per indicare il rischio e/o la potenzialità archeologica delle aree a rischio accertato sono

sufficienti le schede e la relazione presente, per le altre aree definite a rischio diffuso è opportuno

fare qualche precisazione.

Sono stati compresi in quest’area i seguenti contesti:

Area di crinale sullo spartiacque tra Toscana ed Emilia, ovvero il confine sud del Comune di

Berceto. Su questa fascia sono numerose le aree archeologiche note, numerose le

Page 76: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

76

attestazioni in antico non ancora individuate archeologicamente e grande è il rischio se si

pensa che sono in programma la costruzione di parchi eolici come quello Cisa-Cirone e

l’adeguamento di altre grandi opere come gasdotti, elettrodotti, strade.

Area di crinale tra Parma e Baganza e confine con il Comune di Corniglio ad Ovest. E’ una

zona già di grande interesse per i ritrovamenti e i problemi sorti in passato (danni causati al

patrimonio archeologico e vertenze legali legate al Metanodotto Algerino). L’area è anche

interessata da percorrenze transvallive tra Val Parma e Val Baganza, dall’alta Val Bagnza

verso i valici del Groppo del Vescovo, verso la via Francigena nel tratto compreso tra

Felegara e Valoria.

Via Francigena. Tutto il percorso della via più importante del medioevo italiano presenta

zone di estremo interesse dal punto di vista archeologico, con una densità che comprova la

grande attenzione che va riposta nella tutela di questo grande asse viario. Inoltre le fasce

limitrofe possono comprendere spesso ospitali, fortificazioni, ricetti difensivi o nuclei di

origine medievale.

Area di crinale tra Manubiola e Grontone comprendente San Genesio (nucleo con edificio

religioso di origine medievale), la località Torre, il Monte Castellaro (fortilizio

altomedievale) ed infine il paese di Roccaprebalza.

Costa tra Corchia e il Passo della Cisa, ovvero un’area interessata da una percorrenza

sicuramente medievale e posta tra il borgo minerario di Corchia e Valbona. Su questo

crinale sorge probabilmente il castello citato nelle fonti e di cui rimane traccia nella

toponomastica. La strada basolata identificata da survey è da considerarsi un’alternativa alla

via Francigena canonica. Inoltre, sullo stesso crinale sono stati segnalati altri siti medievali e

postmedievali.

Area che comprende i nuclei di Lozzola, Villa del Castello, Costa Bandita, Costa della

Guardia e Pellerzo. L’importanza di questa zona è data sia dalle segnalazioni sia dalle

percorrenze che dal Taro portano verso Bergotto – Corchia e quindi verso i valichi

appenninici.

Pietramogolana, Pagazzano e zone limitrofe, poste su una direttrice che da Pietramogolana

portava fino a Roccaprebalza.

L’area di Casaselvatica.

Area attorno al Casino cinquecentesco della Famiglia Pallavicino. In questa fascia è stata

trovata la nota “tomba di Casaselvatica”. La presenza, inoltre, dell’ex chiesa di Santa Maria

Page 77: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

77

Maddalena de Pazzi a Gavazzolo e di un tratto dei Salti del Diavolo testimoniano un grande

interesse dal punto di vista archeologico e sacrale della zona.

I due nuclei di origine medievale di Fugazzolo e il ponte rinascimentale posto su una strada

che da Corniglio portava a Berceto attraversando il crinale e scendendo in Val Baganza.

Acmé Società Cooperativa.

Page 78: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

78

BIBLIOGRAFIA

1. ADORNI F., GUELFI F., La miniera di Fe e Cu di Corchia, Berceto (Appennino

parmense), in “Riv. Miner. Ital.”, n. 3, 1997.

2. AFFO’ I., Storia di Parma, Parma 1795.

3. ALLODI G. M., Serie cronologica dei Vescovi di Parma, Vol. I, Parma 1856.

4. Archivio si Stato di Parma, Archivio Sanvitale.

5. Archivio di Stato di Parma, Carte del soppresso Convento delle Grazie di Berceto.

6. Archivio di Stato di Parma, Diploma di Venceslao.

7. Archivio di Stato di Parma, Inventario Campari.

8. Archivio di Stato di Parma, Notai Camerali.

9. Archivio di Stato di Parma, Prescrizione dei Maestri delle entrate al Podestà ed al

Referendario del 19 novembre 1430.

10. Archivio di Stato di Parma, Raccolta Storica, Inventario dell’Archivio Vescovile di Parma

compilato dal Cavaliere Cristoforo Della Torre tra il 1560 ed il 1570.

11. Archivio di Stato di Parma, Rogito Pisani, Vol. 379.

12. ARRIGONI BERTINI M. G., Parmenses, Parma 1986.

13. AZZARA C., I territori di Parma e di Piacenza in età longobarda, in “Studi sull'Emilia

occidentale nel Medioevo: società e istituzioni”, a cura di Roberto Greci, Bologna 2001,

pp. 25-41.

14. BARBUTI R., Giovane montagna, 23-7-24;

15. BARBUTI R., Ricordo del Passo della Cisa, Milano 1934.

16. BARUFFINI G., Dizionario toponomastico parmense, Parma 2005.

17. BENASSI U., Codice Diplomatico Parmense, Parma 1910.

18. BERNABÒ BREA M., CARDARELLI A., CREMASCHI M. (a cura di): "Le Terramare -

La più Antica Civiltà Padana", Milano 1997.

19. BERTOZZI G., “Poveri homini. Cronaca parmense del secolo XVI, 1543-1557”, Roma

1976.

20. BERTOZZI G., Consolidamento e restauro del Duomo di Berceto (1985-87) : appunti e

note di scavo, in “Archivio storico per le province parmensi”, Parma 1989, pp. 247-300.

21. BERTOZZI G., Duomo di Berceto: un lontano passato letto negli scavi, Parma 1991.

22. BOCCIA A., Viaggio ai monti di Parma, 1804, Parma 1970.

23. BOTTAZZI G. Dieci anni di ricerche archeologiche in Val Parma, in “Archivio Storico

per le Province Parmensi”, IV s., XXXVI (1984), pp. 377-393.

Page 79: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

79

24. BOTTAZZI G., Viabilità medievale nella collina e montagna parmense tra i torrenti

Parma ed Enza, in “Il territorio parmense da Carlo Magno ai canossa. Atti e Memorie del

Convegno (Neviano degli Arduini, 17 settembre 1995)”, Modena 1997, pp. 153-206.

25. BOTTAZZI G., Numerosi i ritrovamenti di reperti che fanno riferimento ai culti di

«passo». Nuovi scenari e nuovi interrogativi. Le ricerche confermano il percorso alto.

Solo ulteriori indagini potranno spiegare le problematiche legate all'utilizzo del non

lontano valico della Cisa, Gazzetta di Parma, 3 agosto 2012, p. 19.

26. CAMPI B., Memorie storiche di Pontremoli, Pontremoli 1975.

27. CAPACCHI G., Castelli della montagna parmigiana, Parma 1976.

28. CALZOLARI M., BOTTAZZI G. a cura di, L’Emilia in età romana. Ricerche di

topografia antica, Modena 1987.

29. CATARSI M., DALL’AGLIO P.L., Il territorio piacentino dall’eta del Bronzo alla

romanizzazione. Ipotesi sulla formazione dell’ethnos ligure, in “Celti ed Etruschi nell’Italia

centro-settentrionale dal V secolo a.C. alla romanizzazione. Atti del Colloquio

Internazionale (Bologna 12-14 aprile 1985)”, a cura di D. Vitali, Bologna 1987, pp. 405-

414.

30. CATARSI M., Fornovo Taro (PR), Sivizzano, loc. Roncolungo, in “Studi e documenti di

archeologia”, VII, 1991-1992, pp. 122-124.

31. CATARSI M., Indagini archeologiche nel castello di Berceto, in “Acta Naturalia de

L’ateneo Parmense”, V, 38 n. 4, Parma 2002, pp. 209-210.

32. CATARSI M., La seconda età del Ferro nel territorio parmense, in “Ligures celeberrimi.

La Liguria interna nella seconda età del Ferro”, Atti del Congresso Internazionale

(Mondovì 26-28 aprile 2002), a cura di M. Venturino Gambari, D. Gandolfi, Bordighera

2004, pp. 333-350.

33. CATARSI M., Storia di Parma. Il contributo dell’archeologia, in “Storia di Parma II,

Parma Romana”, a cura di D. Vera, Parma 2009, pp. 367-500.

34. CATTELANI R., I Comuni del parmense, Parma 1959, pp. 18-25.

35. CECCATO C., Studio geologico Comune di Berceto – Piano Comunale di Protezione

Civile, Bozza Gennaio 2008.

36. CERVI G., Guida all'Appennino parmense: l'ambiente naturale ed i caratteri degli

insediamenti storici, Parma 1987.

37. DALL'AGLIO I., I seminari di Parma e i loro illustri Alunni e Moderatori, Studio Storico,

Parma 1958.

Page 80: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

80

38. DALL’AGLIO I., Il Santo Vescovo Moderanno nel romitaggio di Monte Bardone, in

“Gazzetta di Parma”, Parma 18-2-1963.

39. DALL’AGLIO P. L.,Viabilità romana e altomedievale sull'Appennino parmense: dalla

Parma-Luni alla Via Francigena, in “Studi sull'Emilia occidentale nel Medioevo: società e

istituzioni”, a cura di R. Greci, Bologna 2001, pp. 1-24.

40. DE MARCHI L., Gli scavi nei prati Longarola sul Monte Montagnana e nel pianoro La

Bratta sul Monte Cavalcalupo, sulla displuviale Val Parma – Val Baganza, in “Acta

Naturalia” de L’Ateneo Parmense, vol. 38, n.4 , 2002, pp. 139 -157.

41. DE MARCHI L., Archeologia della preistoria tra parmense e reggiano: l'età del Bronzo

nelle valli Parma, Enza e Baganza, Parma 2003.

42. DE MARCHI L., Gli scavi archeologici di Monte Cavalcalupo, Località La Bratta e di

Monte Scarabello, Località Le Pietre, in “Per La Val Baganza”, Parma 2003.

43. DE MARCHI L., Archeologia globale del territorio tra Parmense e Reggiano: l'età del

ferro nelle Valli Parma, Enza, Baganza tra civilizzazione etrusca e cultura ligure; con

ricerche di Roberto Macellari, Prato 2005.

44. DIACONO P., Historia Longobardorum, a cura di L. Bethmann-G. Waitz, in “Mon. Germ.

Hist., Scriptores rerum Langob. et Ital. saecc. VI-IX”, I, Hannoverae 1878.

45. DREI G., Le decime del vescovo di Parma (sec XIII), in “Archivio storico per le province

parmensi”, Parma 1920.

46. DREI G., Le Carte degli Archivi Parmensi dei secoli X-XI, Parma 1924.

47. FLODOARDO di Reims, Historia Remensis ecclesiae, a cura di J. Heller, G. Waitz, in

MGH. SS, XIII, 1881, pp. 409-599.

48. FOLLIERI E., Due codici greci già Cassinesi oggi alla Biblioteca Vaticana: gli Ottob. Gr.

250 e 251, in “Paleographica diplomatica et archivistica: studi in onore di Giulio Battelli”,

Roma 1979, pp. 159-221.

49. FOLLIERI E., Byzantina et Italograeca: studi di filologia e di paleografia, Roma 1997.

50. FORNACIARI F. a cura di, Il museo del Duomo di Berceto e la Pieve di Bardone, Parma

2006.

51. FORNARI C., Una devozione farnesiana. La Madonna della Quercia. Parma 1988.

52. GARUTI G., ADORNI F., CALDERINI V., ZACCARINI F., L'oro del "Pozzo": secondo

ritrovamento di oro nativo nell'ofiolite di Corchia, Berceto (Appennino Parmense), in

“MICRO (notizie mineralogiche)”, 2/2008, pp. 133-144.

Page 81: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

81

53. GAZZINI M., Monasteri e altri enti religiosi del territorio, in “Il governo del vescovo.

Chiesa, città, territorio nel medioevo parmense”, a cura di R. Greci, Parma 2005, pp. 109-

125.

54. GENTILE M., Giustizia, protezione e amicizia: note sul dominio dei Rossi nel Parmense

all’inizio del Quattrocento, in “Poteri signorili e feudali nelle campagne dell’Italia tra Tre e

Quattrocento: fondamenti di legittimità e forme di esercizio”, a cura di F. Cengarle, G.

Chittolini, G. M. Varanini, Firenze 2005, pp.89-104.

55. GENTILE M., La formazione del dominio dei Rossi tra XIV e XV secolo, in “Le signorie

dei Rossi di Parma tra XIV e XVI secolo”, a cura di L. Arcangeli e M. Gentile, Firenze

2007, pp. 23-56.

56. GHIRETTI A., Preistoria in Appennino. Le valli parmensi di Taro e Ceno, Parma 2003.

57. GHIRETTI A., Archeologia e assetto del popolamento antico nel bercetese dal Paleolitico

all’Altomedioevo, in “Poteri, territorio e popolamento in Val Taro tra antichità e

Medioevo”, Berceto 2011, p. 37-64.

58. GHIRETTI A., Eccezionale ritrovamento archeologico sul crinale dell'Appennino. Il

progetto è stato finanziato dalla Fondazione Cariparma. Scoperta a Valoria la Cisa

romana. Due mesi di scavi di Angelo Ghiretti portano alla luce le testimonianze dei sacri

riti di 2000 anni fa sull'antico valico, Gazzetta di Parma, 3 agosto 2012, p. 19.

59. GHIRETTI A., GUERRESCHI A., Il Mesolitico nelle Valli di Taro e Ceno, Parma1990.

60. GHIRETTI A., SARONIO P., l’età del Ferro nelle valli di Taro e Ceno (Appennino

Parmense), in “Ligures celeberrimi. La Liguria interna nella seconda età del Ferro”, Atti

del Congresso Internazionale (Mondovì 26-28 aprile 2002), a cura di M. Venturino

Gambari, D. Gandolfi, Bordighera 2004,pp. 351-374.

61. GRECI R., Il contado di fronte alla città: castelli signorili e piccoli stati autonomi nel

parmense, in “Parma Medievale. Economia e società nel Parmense dal Tre al

Quattrocento”, a cura di R. Greci, Parma 1992, pp. 3-42.

62. GRISENTI F., Berceto, Una finestra aperta sul passato, Fidenza 1964.

63. INCMARO di Reims, Vita sancti Remigii episcopi Remensis, a cura di B. Krusch, in

MGH. SS rer. Mer., III, 1896, pp. 250-347.

64. Libro Morello (1492), manoscritto parmense 1626.

65. MAGANI F., Ordinamento canonico della Diocesi di Parma, Vol. I, Parma 1910.

66. MANSUELLI G. A. Berceto (Aemilia, Parma). Scoperte in frazione Casaselvatica, in

“Fasti Archaeologici”, XIII (1960).

Page 82: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

82

67. MICHELI G., Statuti Bercetani di Troilo Rossi, in “Statuti montanari. Borgotaro, Bardi e

Compiano, Berceto, Corniglio, Calestano, Bavarano, Tizzano, Bigoso”, Parma 1905.

68. MICHELI G., I livellari Vescovili di Berceto, codice pergamenaceo di 36 grandi carte

intitolato Liber feudorum Palacii Episcopalis in diversis locis, così segnato nel Mazzatini,

Parma 1935.

69. MINOLI C., La cura degli esposti alla fine del Quattrocento, in “L’ospedale Rodolfo

Tanzi di Parma in età medievale”, a cura di R. Greci, Bologna 2004, pp. 229-258.

70. MOLOSSI L., Vocabolario topografico dei Ducati di Parma, Piacenza e Guastalla, Parma

1834.

71. MUSSI S., I luoghi si raccontano: atlante toponomastico della provincia di Parma, Parma

2008.

72. NASALLI ROCCA E., SELLA P. a cura di, Rationes decimarum italiae nei secoli XIII e

XIV. Aemilia: le decime dei secoli XIII-XIV, Città del Vaticano 1933. pp. 356-395.

73. PELICELLI N., Storia dell’Ospedale Maggiore di Parma, Parma 1935.

74. PELLEGRI M., Gli xenodochi di Parma e provincia dagli inizi al 1471, Parma 1973.

75. PETRACCO G., PETRACCO SICARDI G., MUSSI S., Il Monte Bardone e l’origine di

Berceto, in “Poteri, territorio e popolamento in Val di Taro, tra antichità e Medioevo”, Atti

della giornata di studio: Berceto, 2 luglio 2011. Parma 2011, pp. 91-110.

76. PETROLINI G., Nove. Diario di un paese dell'Appennino, Parma 1980.

77. PETROLINI G., Un esempio di “italiano” non letterario del pieno Cinquecento, in

“L'Italia dialettale”, XLIV, 1981, pp. 21-116.

78. PEZZANA A., Storia di Parma, Parma 1859.

79. QUINTAVALLE A. C., La Strada Romea, Milano 1975.

80. QUIROS CASTILLO J. A., Archeologia delle strade nel Medioevo, in “L'ospedale di Tea

e l'archeologia delle strade nella Valle del Serchio”, Quaderni del Dipartimento di

Archeologia e Storia delle Arti dell'Università di Siena,n. 48, Firenze 2000, pp. 15-70.

81. RICCI A., La realizzazione della riforma e la sorte degli ospedali minori, in “L'ospedale

Rodolfo Tanzi di Parma in età medievale”, a cura di R. Greci, Bologna 2004, pp. 79-133.

82. RONCHINI A., Statuta communis Parmae ab a. 1266-1304, Parma 1857.

83. SALAVOLTI O., SORAGNA A., Cenni storici sugli antichi pievati e castelli, Parma

1906.

84. SCARANI R., Civiltà preromane nel territorio parmense, Parma 1971.

Page 83: Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 ... · territorio, l’analisi dei toponimi riscontrati nell’area, l’osservazione della fotografia aerea e da satellite,

Piano strutturale comunale. Carta del rischio archeologico.

Società Cooperativa Acmé Sede legale: Via Solferino 68 – 26900 Lodi Partita IVA: 06525040967 [email protected] www.acme-cooperativa.it

83

85. SCHIANCHI G., Gli antichi ospedali di Roncaglia e di Sancta Maria della Cisa, Parma

1926.

86. SCHIAPARELLI L., I diplomi di Ugo e di Lotario, Roma 1924.

87. SCHIAVI A., La Diocesi di Parma. Parma 1925.

88. SEGADELLI S., con contributi di M. T. De Nardo e A. Parisi, La geologia nel paesaggio:

le rupi ofioliti che in Val Taro e Val Ceno, in “Il Geologo dell’Emilia Romagna”, 2006, pp.

15-29.

89. TROYA C., Codice diplomatico longobardo, dal DLXVIII al DCCLXXIV, Vol. 4, Napoli

1854.

90. VESCOVI P., L'assetto strutturale della Val Baganza tra Berceto e Cassio (PR), in

“L'Ateneo Parmense. Acta Naturalia”, n. 22, 1986, pp. 85-111.

91. VESCOVI P., L'assetto strutturale del Flysch di M. Caio nella zona del Passo della Cisa

e in alta Val Baganza (Prov. di Parma), in “Rend. Soc. Geol. It.”, 1988, pp. 313-316.

92. VESCOVI P., FORNACIARI E., RIO D., VALLONI R., The Basal Complex Stratigraphy

of the Helminthoid Monte Cassio Flysch: a key to Eoalpine tectonics of the Northern

Apennines. In “Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia”, 1999, pp. 101-128.

93. VIGNALI A., La strada romea di Monte Bardone, in “Il Resto del Carlino”, 2-10-1959.

94. VITALI D., Celti e Liguri nel territorio di Parma, in “Storia di Parma II, Parma Romana”,

a cura di D. Vera, Parma 2009, pp. 147-179.

95. ZANONI, Giovane Montagna, 6-9-24.

96. ZANZUCCHI G., I lineamenti geologici dell'Appennino parmense. Note illustrative alla

Carta geologica e Sezioni geologiche della Provincia di Parma e zone limitrofe

(1:100.000), STEP 1980, pp. 201-233.

97. ZANZUCCHI G., Una passeggiata geologica sulla via Francigena tra Parma e Berceto

con Alfredo Jacobacci, in “Mem. Descr. Carta Geol. d’It.”, LXXVII (2008), pp. 11-16.

98. ZONI M., I castelli delle valli di Taro e Ceno: uno studio di Guido Schenoni Visconti, in

“Uno storico e un territorio: Vito Fumagalli e l'Emilia occidentale nel Medioevo”, a cura di

R. Greci e D. Romagnoli, Bologna 2005, pp. 393-404.