Socialmente n.4/2011

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Soci @ l mente NOVEMBRE 2011 SOCI@LMENTE periodico quadrimestrale di informazione della Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu O.N.L.U.S. Viale Europa 44 - 03100 Frosinone Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Aut. n. C/FR/103/2010 - Anno II / n°2 Novembre 2011 INCONTRI Dieci anni lunghi un sogno, Il Giardino delle Rose blu e la sua missione SCIENZA Cure palliative, per restituire dignità al malato SOCIETÀ Un costume senza tempo, il baratto N° 4

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Magazine Socialmente n.4/2011

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Soci@lmenteNOVEMBRE 2011

SOCI@LMENTE periodico quadrimestrale di informazione della Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose Blu O.N.L.U.S. Viale Europa 44 - 03100 FrosinonePoste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, Aut. n. C/FR/103/2010 - Anno II / n°2 Novembre 2011

INCONTRIDieci anni lunghi un sogno,Il Giardino delle Rose blu ela sua missione

SCIENZACure palliative, perrestituire dignità almalato

SOCIETÀUn costume senzatempo, il baratto

N° 4

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@ Soci@lmente

Franca Roma

Ermanno D’Onofrio

Enza Venditti

Fondazione Internazionale “Il Giardinodelle Rose Blu” ONLUS

Geremia PretiChiara Venditti

Francesca FrangipanePietro Segneri

Gianni La Rocca

Graziano Panfili

Nuova stampa Litografiadi Caramitti M. & C. s.a.s.Via Armando Fabi 327

03100 Frosinone

Fondazione Internazionale“Il Giardino delle Rose Blu” ONLUSViale Europa 44, 03100 FrosinoneTel. 0775 1902221 Fax 1902222

C.F./P.IVA 02549680607

www.ilgiardinodelleroseblu.com_

Per diventare socio e richiedere iltesseramento: ritaglia e spedisci al nostroindirizzo il tagliandino che trovi a pag 21

Registrazione presso il Tribunaledi Frosinone n° 669 del 16/7/2010

Somm@rio

INCONTRIPag4

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SCIENZA

SOCIETÀ

IN-FORMAZIONE

ARTE E CULTURA

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@Editori@le

Sono veramente lieto di presentare questo nuovo numerodella nostra rivista, ricco e colorato, attuale e completo,stimolante ed interessante...Viviamo un momento pre-

sente così lontano dall'interesse per la carta stampata mentre,invece, dovremmo tutti aiutare le nuove generazioni ad ap-prezzare maggiormente il valore della scrittura che riesce arendere eterno un valore o un'idea.

Centrale in questo numero è la testimonianza che diverseesperienze uniche hanno lanciato nel tentativo di modificareun mondo ed una società che è ogni giorno più individualista,ogni attimo più egoista, ogni istante più problematica! A que-ste voci solidali si unisce la centralità dell'esperienza dellaConsulenza familiare. Spesso la nostra rivista si sofferma a ri-flettere e a proporre spunti di riflessione su questa importanteprefessione, importante perchè attuale e riuspondente ad unareale esigenza del mondo di oggi:La gente ha bisogno di essereascoltata in modoi attivo per ritrovare in se stessa la forza ne-cessaria per andare avanti: Non tutto è male, non tutto pato-logia, non tutto deve essere guarito; molto spesso c'è solobisogno di fermarsi e di essere accompagnati lungo il cam-mino della vita, con tenerezza, tolleranza e trasparenza cosìcome il caro Padre Cupia ci ha insegnato e come oggi tentiamodi insegnare noi a tutti coloro che intraprendono il camminodi formazione:DIventare un professionista esperto nella rela-zione di aiuto, un compagno di viaggio competente, un ope-ratore socio educativo che possiede una sua identiutàprofessionale, oggi è reralmente possibile e la nopstra Scuola,il CISPeF di Frosinone, con professionale entusiasmo ha ac-colto questa sfida. ALlora buona lettura a tutti e che la letturadiventi desiderio di vivere nella pratica e nella vita gli spuntiricevuti.

Buona lettura a tutti!

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Il 23 maggio 1993 Ermanno D’Onofrio,a soli 20 anni, parte come volontarioper aiutare le popolazioni balcaniche

colpite dall’orribile sciagura della guerranei Balcani iniziata alla fine del 1992.Inizia in Croazia prima ed in Bosnia subitodopo, una perseverante presenza di volon-tari italiani coinvolti in quelli che pren-dono il nome di “Campi di lavoro,animazione e condivisione”.Migliaia i profughi aiutati e sostenuti in un

rapporto personale nei Campi profughi diSLANO, BASKA VODA, PROMAINA,IGRANE e, dal 1995, anno in cui la guerrafinì e la Croazia fu liberata, in Bosnia nelpaese di KUPRES, a BUGOINO, MOSTARe SARAJEVO.Dal 1998 inizia la presenza dei volontariitaliani a GORNJA BISTRA, presso l’Ospe-dale pediatrico, dono della pura provvi-denza. Continuano i viaggi dei convogli diaiuti materiali e, contemporaneamente, i

INCONTRIDi Enza Venditti

Un sognoCOLORATO DI BLU

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consapevolezza dei nostri limiti e delle no-stre criticità. I bambini di Gornja diven-tano così uno strumento privilegiato peraccedere all’assoluto. Predisporre lo spi-rito, in liberta di scelta e nel rispetto delleproprie convinzioni, all’incontro con il tra-scendente.

Crescita: rendersi consapevoli che è do-nando che si riceve, essendo pronti a valo-rizzare i momenti di confronto proposti.Sperimentare, attraverso la settimana dicampo permanente, il servizio come voca-zione alla vita, riuscendo a ridimensionarele proprie esigenze e le proprie aspettative,a favore del servizio e degli altri fiori nelnostro giardino.

Da qualche tempo è nato anche unprogetto che vi vede protagonisti nel-l'assistenza e nel sostegno di famigliedell' ex Jugoslavia, non a caso denomi-nato il "Ponte del sorriso". Perchè?Il “Ponte del sorriso” è un progetto di ado-zione a distanza e sostegno a vantaggio dinumerose famiglie nei paesi dell’ex Jugo-slavia. Questo progetto è nato durante ilviaggio della nostra Fondazione “Il Giar-dino delle Rose Blu” ONLUS, in Bosnja ein Croazia e dalle numerose esperienze didon Ermanno in quelle terre a partire dal1993. Dalle estreme condizioni di degradoeconomiche e sociali riscontrate, non po-tevamo restare indifferenti ed è nata cosìl’idea di portare il nostro sostegno ancheeconomico e non solo. Durante la nostraazione umanitaria abbiamo avuto la pos-sibilità di visitare diverse famiglie, soprat-tutto nel piccolo villaggio serbo di Cerskadove le situazioni sono veramente disa-strose. Siamo arrivati nel villaggio doveabbiamo portato cibo, vestiario e mate-riale scolastico; in questo luogo i bambiniper raggiungere a scuola sono costretti acamminare, anche con la neve per circa 15chilometri. Ci siamo imbattutti in un’at-mosfera di vera povertà, e ci siamo detti

costretti a restare sempre in cura. Attra-verso l’attuazione del metodo Brosgamecon attività e giochi per lo sviluppo ed ilpotenziamento dei sensi si dà concretezzaall’intervento dei volontari.Condivisione: condividere la sofferenzamettendo in discussione le proprie cer-tezze. Alla ricerca di una stabile equilibriointeriore, si rinuncia, per la durata delcampo, ad una vita comoda e pervasa disuperfluo, puntando essenzialmente al-l’essenziale. Si vive in comunità con glialtri volontari, ricercando e favorendo mo-menti di confronto.Contemplazione: comprendere e valo-rizzare l’accettazione della sofferenza at-traverso l’acquisizione di una maggiore

volontari iniziano a prestare in modo deltutto gratuito il loro lavoro per restaurarel’Ospedale, un castello del ‘700 all’appa-renza molto tetro e malandato.

In cosa consiste il Campo perma-nente a Gornja Bistra?Il Campo permanente nasce nell’estate2001, dall’esigenza di assicurare ai bimbila presenza continua di volontari, prontiad assisterli senza riserve, e soprattutto astare con loro; è un progetto finalizzato arealizzare una presenza costante di volon-tari, che a turnazione sono capaci di assi-curare la presenza continua ecostante deivolontari provenienti da tutta Italia.Il Campo è stato inaugurato il 5 gennaio2002.I volontari a turnazione, in missione di as-sistenza, si confrontano quotidianamentecon la disabilità, partendo per Gornja Bi-stra. Gornja Bistra è il luogo della soffe-renza, ma anche dell’incontro per tutticoloro che non hanno paura di donare unpo’ se stessi agli altri, con sacrificio, maanche con amore. Un occhio attento puòscoprire un giardino di fiori, apparente-mente appassiti, ma meravigliosi nel lorosplendore:gli ospiti dell’ ospedale pedia-trico sono come rose blu, fragili, rare,quasi sconosciute ma preziose. In quasidieci anni cinquemila “giardinieri” sonostati attirati dall’intenso profumo e dallarara bellezza delle nostre preziose roseblu. Il campo permanente si fonda suquattro coordinate principali:Carità: incrementare la presenza di vo-lontari, garantendo vicinanza ed atten-zioni specifiche ai bambini più gravi,

Gornja Bistra è illuogo della

sofferenza, maanche dell’incontro

per chi non ha pauradi donare se stesso

agli altri

INCONTRIDi Enza Venditti

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UN CALDO INVERNO CHE NON FINISCE 29 Dicembre - 8 GennaioDue esperienze di incontro: INCONTRO NELLA PREGHIERA: Capodanno di spiritualità a Medjugorie IN-CONTRO NEL SERVIZIO: esperienza di animazione nell'ospedale di Drin. Questa è la proposta invernalede Il Giardino delle Rose Blu. L'istituto per disabili mentali di Drin svolge attività di assistenza sociale e sanitariaattraverso l’educazione e la riabilitazione e la conservazione di abilità precedentemente acquisite, unita allaformazione per una vita indipendente; attualmente l’Istituto ospita circa 520 persone di tutte le età e un’aladell’ospedale è similare alla realtà di Gornja Bistra ed accoglie piccoli pazienti con diverse patologie genetiche,un’altra ala ospita, invece, adulti con disabilità intellettive o patologie psichiatriche, per lo più affetti da sindromepost traumatica da stress derivata dal conflitto Jugoslavo cessato nel 1995.Quest’anno l’arrivo dell’anno nuovo è arricchito dalla proposta di Don Ermanno di vivere un momentodi incontro, spiritualità e preghiera a Medjugorie e prima di rientrare in Italia si vivrà a Gornja Bistrauna serata, insieme ai volontari presenti, per celebrare il decennale del campo permanente; il 2012già dalla sua attesa e dal suo inizio si presenta come un anno veramente importante per il Giardinodelle Rose Blu e quindi per tutti noi!

“dobbiamo fare qualcosa” .Per adesso il numero delle famiglie è 96 macrescerà ancora di più visto il clima di spe-ranza che abbiamo lasciato. Cerchiamo dicostruire al più presto questo “ponte” per-chè sappiamo che “è donando che si riceve”L’ obiettivo finale da raggiungere sarà por-tare dei veri SORRISI sul viso dei bambiniche abbiamo incontrato oscurati dallevarie difficoltà che si trovano a dover su-perare pur essendo così piccoli e nell’etàche dovrebbe essere la più spensierata.Questo ci auguriamo accadrà con il soste-gno di tutti.

"Solidarietà per Sarajevo" è qual-cosa che va oltre il progetto,sfo-ciando in una vera e propriamissione in una terra, la Bosnia, tut-t'altro che semplice. Cosa vi haspinto in quest'impresa?Il “Dipartimento Affari Sociali Internazio-nali” ha iniziato da qualche anno le sua at-tività di solidarietà e di aiuto in Bosnia. Ilprincipale trait-d’union con la Bosnia è l’As-sociazione “Aiuto Svizzero per la pace in Bo-snia”, con la quale il presidente dellafondazione don Ermanno, e dunque ancheil “Dipartimento Affari Sociali Internazio-nali”, è entrato in contatto nella visita sulterritorio a giugno 2008. Il progetto vedecoinvolte principalmente queste tre località:Srebrenica: la Fondazione in occasionedel suo campo estivo nei pressi della cittàbosniaca, martoriata dal genocidio di circa8500 musulmani, ha indetto un concorsodal nome “Il Giardino del Mondo: insiemeè più bello”, sul tema dell’integrazione, in-dirizzato ai bambini ed ai ragazzi di alcunescuole multietniche in Bosnia e Croazia.Proprio durante questa nostra presenzaverranno premiati i giovani vincitori pro-prio nella scuola della città di Srebrenica,simbolo della guerra nei balcani;Fojinica: nel villaggio a circa 80 km daSarajevo è presente un ospedale a lungadegenza di cui sono ospiti circa 560 pa-zienti. La maggior parte di loro sono adulti

affetti da “sindrome da stress post trau-matica” anche se è presente un reparto pe-diatrico. In questa struttura la Fondazionenel 2009 ha dato vita ad un programma disostentamento ed attualmente è aperto unprogetto di animazione e assistenza;Cerska: nel piccolo villaggio vicino Sre-brenica avremo la possibilità di incontrarele famiglie che aiutiamo nel nostro pro-getto di adozioni a distanza, inoltre orga-

nizzeremo una due giorni di animazione edi festa presso la scuola del villaggio. Pro-prio in quest’ultimo villaggio si sono fer-mate le attenzioni della nostraorganizzazione che dall’agosto 2009 hainiziato un progetto di animazione per ibambini e gli adolescenti. L’esperienzadura circa dieci giorni e immergendosi inattività di animazione, condivisione concirca 150 ragazzi dai 3 ai 16 anni

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L’africa e il problema dell’educazioneOggi l'Africa è nel pieno di una "emergenzaeducativa".La frequentazione media di istituti scola-stici è molto breve e spesso non va oltrel’alfabetizzazione di base, non permet-tendo alla scuola di avere quel carattereeducativo di formazione continua di cui igiovani hanno bisogno per maturare lapropria personalità.Al di fuori della scuola si nota poi una scar-sità, o meglio una totale assenza, di propo-ste educative per i più giovani che dianospazio ai giovani stessi.

I SUPPORTSCOUTING

I pochi centri di aggregazione giovanilenei centri più sviluppati sono poi spessoorganizzati su modello europeo, avendospesso il risultato di divenire un trampo-lino per una “emigrazione” dei giovanistessi che non un catalizzatore per formarei cittadini Africani del futuro.Una mancanza di responsabilizzazione eduna scarsità di conoscenza delle proprie po-tenzialità e di come farle fruttare sono oggiuna fonte di frustrazione che si ripercuotein un diffuso disagio giovanileNella nostra Europa sia la Commissioneche il Consiglio d’Europa hanno evidenziato

IN AFRICA

l’importanza dei percorsi di “educazionenon formale”, come modalità, unitamenteai percorsi scolastici, per il contrasto al di-sagio giovanile ed alla dispersione scolasticae come opportunità di acquisire comporta-menti, conoscenze, abilità, atteggiamenti,competenze diversificate e personalizzate.

Il metodo educativo dello scautismoe L’AfricaL’educazione “non formale”, ovvero l’edu-cazione al di fuori del nucleo familiare escolastico, è stato il motore che ha portatoalla crescita sociale dell’Europa nell’ultimosecolo.Il metodo dello scautismo ha la grande virtùdi integrarsi nel tessuto sociale e culturalesenza stravolgerlo anzi esaltandolo, di potersvilupparsi numericamente indifferente-mente dalle risorse economiche e materialidisponibili e di non ostacolare ulterioriesperienze formative della persona.Come nell’Europa dei primi del 900 oggi loscautismo in Africa può essere un validoformare i giovani su tematiche quali la re-sponsabilità civile e sociale, la conoscenzaculturale e pratica, le abilità tecniche ed or-ganizzative. Inoltre lo scautismo si è rivelatoquale abile “scuola di giovani” per allenarei ragazzi al lavoro di squadra, alla divisionepratica del lavoro e alla collaborazione.Lo scautismo può e vuole divenire un mezzoper raggiungere un gran numero di giovanie proporre loro un modello educativo perstimolarli a divenire sempre più cittadini re-sponsabili ed attivi.Il movimento scout in Africa incontra però

ATTIALITÀ DAL MONDODi Geremia Preti

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diverse difficoltà, dovute non tanto ad unascarsità di mezzi ma soprattutto a difficoltàorganizzative.Un approccio puramente "assistenziale"non è ciò che lo scautismo africano neces-sita e chiede, serve un nuovo modello.

Una Proposta concreta: AfricaJamboree 2012

Perché questo eventoQuesto evento nasce grazie all’iniziativa e lacaparbietà di scout Africani, orgogliosi dellapropria cultura e radici, che vogliono ospi-tare fratelli scout da tutto il mondo. Il desi-derio è quello di invitare in Africa per laprima volta tutti gli scout del mondo, permostrare loro le bellezze dell'Africa, la suacultura millenaria con l’ambizione di co-struire assieme un futuro migliore per tutti.Nulla di simile è stato mai tentato e le diffi-coltà sono molte: scarse disponibilità eco-nomiche, limitati mezzi operativi, pocavisibilità nei canali di comunicazione plane-tari… Queste difficoltà vengono quotidia-namente affrontate grazie al supporto diesperti di tutto il mondo che hanno sposatoil progetto del primo evento giovanile dimassa in Africa ed organizzato da Africani.Sostenere questo incontro non è solouna opera assistenziale, ma vuol direaiutare i giovani Africani a prenderein mano il futuro della propria terra!L’Africa non sarà semplicemente il benefi-ciario di questo incontro, ma sarà forse perla prima volta la vera protagonista del-l’evento, ogni partecipante potrà impararedalla ricchezza di questa terra e dei suoi po-poli, ed insieme si potrà immaginare un fu-

turo migliore per tutti.

Un mondo miglioreNon vogliamo creare un canale assisten-ziale, l’evento servirà per comprendere iproblemi globali guardandoli per una voltanon dall’ottica occidentale ma da una otticacondivisa per poter così immaginare as-sieme un mondo migliore per tutti

Educhiamo a non essere tollerantiNon è un errore di stampa, né una provoca-zione: è una nuova via! La tolleranza è sì lacapacità di vivere pacificamente con coloroche credono e agiscono in maniera diversada noi, ma non presuppone alcuna forma diaccettazione, di condivisione, di compren-sione: tollerare una cosa significa rimanerepassivi di fronte ad essa, senza combatterlama neanche cercando di comprenderla.Tollerare significa “tenere fuori da sé”, par-tendo spesso dal presupposto che questa siasbagliata, negativa, non condivisibile, macomunque tollerabile finché non ci riguardidirettamente.

Un nuovo mondo, un nuovo modelloNel mondo di oggi, dove le distanze sono az-zerate dai mezzi di trasporto e comunica-zione, non è più possibile limitare i rapportocon religioni e culture diverse alla semplicetolleranza perché queste tematiche sono en-trate ormai nella nostra società, nella nostracultura, nella nostra vita! L’interculturalitànon è più un esigenza solo di chi viaggia, dichi si sposta, di pochi che per passione o la-voro si nutrono di scambio culturale, glispostamenti e le migrazioni di massa met-tono ogni persona di fronte alla difficoltà diconfrontarsi con altre credenze, usi, culture.Se per le vecchie generazione è bastato tol-

lerare i giovani di oggi, per la loro serenità,hanno bisogno di qualcosa di più, hanno bi-sogno di capire, di conoscere!

Non si può accettare ciò che non siconosceIn un mondo che tende a spersonalizzare, aproporci esperienze sempre più virtuali la co-noscenza ha una rilevanza sempre minore.Il conoscere è per molti una prassi passiva

che si limita ad una assunzione di informa-zioni e non ad una esperienza. Si percepiscedi conoscere qualcosa fino a quando non cisi ritrova a confrontarci con essa, provandola frustrazione di non essere in grado di ge-stire, nella realtà, quello che ci è sembratochiaro nella teoria. Dobbiamo nuovamente“imparare a conoscere”.

AfricaJambore2012: Una occasioneper i nostri giovaniIn un mondo che è sempre più multi-etnicoma non sempre multiculturale i nostri ra-gazzi avranno una rara occasione di con-frontarsi in maniera autentica con i giovaniafricani, di comprenderne gli usi rimanendolontani da pregiudizi di sorta.Avranno la possibilità di beneficiare diuna vera globalizzazione che non vuole ap-piattire le differenze ma esaltare le ric-chezze di ognuno. Tale modello potràessere una esperienza fondamentale nellaloro crescita culturale e personale: non li-mitarsi a vivere assieme le cose “che ab-biamo in comune” ignorando e tollerando ilresto, ma “mettere in comune le nostre dif-ferenze”, senza però rinnegarle o essere co-stretti a cambiarle, vivendole comespecificità personali e culturali imparandoa convivere non nella tolleranza bensì nelreciproco rispetto ed accettazione.

I nostri obiettivi- Educare i giovani ad una col-laborazione che nasce dallacomprensione reciproca e nondalla esportazione o imitazionedi modelli precostituiti- Promuovere una conoscenzareale e non solo vaga e formaletra giovani africani ed europea,vero ed indispensabile presup-posto per una fattiva e fruttuosacollaborazione- Dare la possibilità al movi-mento scout africano di mettersialla prova nell’organizzazione diun grande evento, dimostrandole proprie capacità ed acqui-sendo importanti prassi organiz-zative grazie alla collaborazionecon esperti stranieri

Per informazione o per sostenere ilprogetto Contingente Italiano AfricaJamboree 2012 Via U. Cagni, 4 42121Reggio Emilia (RE)[email protected]://www.africajamboree2012.it/

Africa Jamboree 2012- È un evento spontaneo, or-ganizzato da associazioniAfricane in collaborazionecon alcune ONG- È aperto a tutti coloro che ab-biamo fatto la promessa scout,di qualunque associazione- Sarà il primo evento glo-bale di scoutismo in Africa,ed una occasione per appro-fondire tematiche di impor-tanza globale

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SCIENZADi Chiara Venditti

SE LA CURAÈ UN DIRITTO

Purtroppo pochi sanno cosa siano lecure palliative, e ancora meno sono imedici in grado di farle, ma non per

questo bisogna fare finta che non esistano.C’è un aspetto della vita che tutti noi nonvogliamo mai considerare e cioè che primao poi per tutti la vita finisce. Da un certopunto di vista è anche giusto; perché pen-sare a qualcosa di così brutto come lamorte? Ma più brutto è ciò che troppe voltericorre nella morte al giorno d’oggi, ovverola perdita della dignità umana negli ultimimomenti della vita di un malatoterminale.Fortunatamente ora la medicinaha molti strumenti per aiutare chi si trovain questa condizione, strumenti che si pos-sono condensare in un concetto molto sem-plice, ovvero: cure palliative. Ma cosa sono le cure palliative? Le cure pal-liative si occupano in maniera attiva e totaledei pazienti colpiti da una malattia che nonrisponde più a trattamenti specifici e la cui

diretta conseguenza è la morte. Il controllodel dolore, di altri sintomi e degli aspettipsicologici, sociali e spirituali è di fonda-mentale importanza. Lo scopo delle curepalliative è il raggiungimento della migliorqualità di vita possibile per i pazienti e leloro famiglie.Si stima che ogni anno in Italia, su 250 000persone che dovrebbero essere seguite conapproccio palliativo ben 160 000 sono ma-lati di cancro, mentre le altre 90 000 fareb-bero parte della sfera delle malattie cronicodegenerative. Questi ultimi, sono destinatia crescere con il continuo invecchiamentodella popolazione. Perciò occorre attivaremolto presto, nel momento in cui viene co-municata dal medico una diagnosi infausta,l'approccio palliativo. Questa scelta, di nonridurre le cure palliative, come spesso an-cora succede, alle cosiddette cure degli ul-timi giorni,generalmente non più di duesettimane, richiede una sinergia tra medico di famiglia, medico oncologo e medico

esperto in cure palliative (bisogna precisareche in Italia ancora non esiste una specia-lizzazione post laurea definita, ma si arrivaa fare cure palliative da percorsi diversicome l'oncologia, l'anestesia o la geriatria).Il diritto che le cure palliative difendono èquello alla cura: il paziente in fase avanzatadi malattia, infatti, ha diritto a essere curatoanche e soprattutto quando viene dichiaratoinguaribile. I dolori possono essere alleviaticosi' come le sofferenze morali e spirituali,in particolare la solitudine. Intervenendo agaranzia di questo diritto, le cure palliativesono quindi l'insieme degli interventi sani-tari assistenziali che aiutano il paziente inmalattia avanzata a vivere con la maggiorepienezza possibile la parte conclusiva dellasua esistenza, liberandolo, prima di tutto,dal dolore e dalla sofferenza psicologica.L'obiettivo principale di suddette cure èdunque il miglioramento della qualità divita e la particolare attenzione alla tutela eal rispetto della dignità e della volontà delmalato. In continuità con le cure prece-denti, grazie alle cure palliative ha inizio unnuovo cammino, di attenzione e di ascolto,di accompagnamento e di supporto alla per-sona malata. E' un approccio in un certosenso rivoluzionario, che consente di guar-dare alla persona nella sua totalità. Ma dove

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si effettuano? La casa è il luogo ideale in cuieffettuare cure palliative, poichè consentedi avvicinare il più possibile i servizi di curae assistenza al malato; permettono al pa-ziente che ne abbia possibilità di rimanerefra le proprie mura domestiche, affiancatoe assistito dalla famiglia o dalle persone alui più care, circondato dal proprio mondofatto anche di oggetti e consuetudini.

Cosa sono invece gli hospice?L'hospice è la struttura residenziale in cui ilmalato e la sua famiglia possono trovaresollievo per un periodo circoscritto e poifare ritorno a casa o per vivere nel confortogli ultimi giorni di vita. Ha alcune caratte-ristiche precise: l'accesso libero per i fami-liari (le camere sono anche dotate di lettiper farli dormire, quando necessario, all'in-terno della struttura), la possibilità di con-dividere alcuni spazi, come la cosiddettatisaneria, il calore dell'arredamento (gene-ralmente nelle camere c'è scritto il nome delmalato, e non sono mai designate con unfreddo numero). Ne esistono sia all'internodi ospedali oppure in luoghi specifici. L' ho-spice diventa cosi' un servizio di ricovero inambiente protetto e altamente rispettosodelle esigenze del malato e dei suoi fami-liari, pensato come un vero e proprio pro-lungamento della propria abitazione. Esso

CURIOSITÀIl termine deriva da "palliare",ovvero coprire, nascondere conun pallio, che nell'Antica Greciae nell'Antica Roma era il telo dilana che si poggiava su unaspalla e si drappeggiava in-torno al corpo, sopra la tunica.

rappresenta un'ulteriore risposta ai bisognidel malato, fornendo un eventuale periododi sollievo alle famiglie impegnate nell'assi-stenza domiciliare.

Gli obiettivi delle cure palliative sonoben riassunti così:- Affermano il valore della vita, conside-rando la morte come un evento naturale;- non prolungano né abbreviano l'esistenzadel malato;- provvedono al sollievo dal dolore e daglialtri sintomi;- considerano anche gli aspetti psicologici espirituali;- offrono un sistema di supporto per aiutareil paziente a vivere il più attivamente possi-bile sino al decesso;- aiutano la famiglia dell'ammalato a convi-vere con la malattia e poi con il lutto.

Le cure palliative nate circa 30 anni fa in In-ghilterra sono quindi la cura attiva, globale emultidisciplinare per i pazienti affetti da unamalattia che non risponde più a trattamentispecifici e di cui la morte è la diretta conse-guenza. Il controllo del dolore, degli altri sin-tomi e dei problemi psicologici, sociali espirituali è di fondamentale importanza. LeCure Palliative intendono migliorare il piùpossibile la qualità di vita sia per i pazienti

che per le loro famiglie. Coloro che operanonelle cure palliative sono professionisti di di-verse discipline raggruppati in équipe. "Lecure palliative hanno carattere interdiscipli-nare e coinvolgono il paziente, la sua famigliae la comunità in generale. In questo senso lacura palliativa è un richiamo al più antico ebasilare concetto di cura: provvedere alle ne-cessità ed esigenze dei pazienti in qualsiasiluogo si trovino o abbiano scelto per esserecurati, al domicilio od in ambito ospedaliero".La peculiarità delle cure palliative è di adat-tarsi giorno per giorno alle esigenze del pa-ziente e dei suoi familiari. Pertanto, ogni curae trattamento richiedono una revisione con-tinua delle terapie e un’attenzione costante;ogni progetto di cura applica i mezzi più mo-derni e le terapie più avanzate.

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Io do unacosa a te,TU NE DAIUNA A ME

SOCIETÀDi S.N.

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Avete una graffetta che vi avanza? Nonbuttatela, potreste avere in cambiouna casa. La storia, che in poco tempo

fece il giro di tutto il mondo, è realmente ac-caduta qualche anno fa al giovane canadeseKyle MacDonald. Come ci era riuscito? Ba-rattando oggetto con oggetto, a partire da unasemplice graffetta. Inseri' dapprima un an-nuncio su un sito internet di inserzioni, cer-cando qualcuno che proponesse in cambio unaltro oggetto. Due signore gli offrirono unapenna a forma di pesce. MacDonald la scam-biò poi con un pomello decorato in ceramicae questo con un fornello da campeggio. Ecosi' via, fino ad ottenere un anno di affittogratis in una casa. Certi casi come questo nonsono proprio all’ordine del giorno, ma qual-che buon affare possiamo concluderlo tutti,

basta avere qualcosa in buono stato di cui di-sfarsi e cercare chi vuole scambiarla con qual-cos’altro che può interessare a noi. Niente dinuovo, se ci pensate bene è stata la primaforma storica di scambio commerciale dibeni, ben prima che si iniziasse a ricorrerealla moneta. Oggi è tornato alla ribalta, inparte per la crisi economica, in parte per lasensibilitá ambientalista di alcuni cittadini e,ancora, perchè c’è chi ne sta facendo un feno-meno di moda e chi lo utilizza come forma dimarketing. “Il baratto, in effetti, - ci ha spie-gato Marina Martorana, giornalista, autricedel libro I love swapping è tornato in augeper iniziativa dei ricchi americani di Manhat-tan che hanno iniziato ad organizzare swapparty (swap= baratto in inglese) nei loro at-tici, più che altro un’occasione mondana di

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quindi quanto si sia rivelata importante larete nell’odierna diffusione del fenomeno,poco appoggiata invece dagli altri canali. “Nel mondo produttivo – precisa Martorana -non c’è interesse a parlare del baratto perchèaltrimenti l’economia si fermerebbe. I gior-nali lo trattano solo come fenomeno sociale,ma è una realtá che può andare molto oltre.Facciamo un esempio: ho una casa sul lagod’Iseo che potrei barattare con una a Roma,che mi è più utile. Se vendo la mia e ne ac-quisto un’altra devo provvedere a due rogiti,invece, se la baratto, posso far valere l’arti-colo del codice civile sulla permuta e andaredal notaio una volta sola”. Una piccola rivo-luzione, no? Ma la permuta è un contrattodove non circolano soldi, perchè non inte-ressa svilupparlo. Ci sono anche casi di aziende che scam-biano servizi. “Un altro esempio: – prose-gue la giornalista - ho messo in piedi unasocietá, ma devo arredare la sede, potrei ba-rattare i mobili offrendo in cambio un ser-vizio diverso, magari la realizzazione di unsito internet, se questo è il mio settore; cosi'facendo, ciascuno di noi pagherebbe sol-tanto l’Iva. Con le difficoltá economiche ti-piche di chi è agli inizi di un’attivitáimprenditoriale, si tratta indubbiamente diuna buona soluzione che non fa tirare fuorisoldi. Esistono societá parabancarie che sioccupano di questo, basta informarsi”. Il fenomeno dunque rappresenta un van-taggio per le tasche dei consumatori, perle aziende e per l’ambiente. Eppure al mo-mento è, e probabilmente resterá, un fe-nomeno di nicchia. A noi piace segnalarecomunque le novitá della rete che potreb-bero incoraggiarne la diffusione. Una diqueste è Reoose (www.reoose.com): “E'una societá che nasce nel 2011 per operadi Luca e Irina, - si legge sul loro sito -uniti in questo progetto e nella vita. Que-sta storia parte da un materasso e una pas-seggiata fra i ponti e le bici di Amsterdamin un giorno di maggio del 2009…”. Il ma-terasso finœ in discarica, ma da li' nacquel’idea. Funziona cosi': ogni oggetto pubbli-cato ha un valore espresso in crediti, i qualivengono assegnati automaticamente a se-conda della categoria di appartenenza delprodotto. Vendendo l’oggetto si guada-gnano i crediti attribuiti da Reoose.I creditiaccumulati consentiranno di “comprare”l’oggetto che ci interessa tra quelli pubbli-cati dagli altri. Altrimenti si possono donaread una delle onlus partner del portale.E se proprio non avete nulla da barattare,potreste sempre scambiarvi un sorriso: E'l’idea della piattaforma Two of us, realizzatada The Barbarian group. Si scatta una pro-pria foto con la webcam del proprio voltosorridente e si segnala la posizione, dopodi-chè il servizio penserá ad associare quellsorriso con quello di qualcun altro. E se vivengono altre idee, non vi resta che scam-biarle con qualcun altro!

divertimento. In Italia è stato trapiantato in-vece con troppe esigenze di business, la mag-gior parte delle persone che hanno iniziato adoccuparsene lo hanno fatto per trovare la-voro, riponendo in esso eccessive aspettative.Più facile sarebbe utilizzarlo come strumentodi marketing, sempre fanno gli americani.Ma fino ad ora gli unici che ne hanno capitola potenzialitá in questo senso nel nostroPaese sono quelli della Settimana del ba-ratto”. Si tratta di un evento messo in piedigrazie ai bed and breakfast affiliati al portalewww.bed-and-breakfast.it. Una settimanaall’anno (nel 2011 si svolgerá dal 14 al 20 dinovembre) in cui il soggiorno nelle strutturenon viene pagato in denaro, ma barattato perl’appunto con beni o servizi, privilegiandol'aspetto umano dell'ospitalitá. Quindi va-canza assicurata per chi può portare con sèmarmellate fatte in casa, ad esempio, o la suaabilitá nel potare il giardino o magari può or-ganizzare lezioni di canto per gli altri ospiti.Chi invece vuole dedicarsi al classico scambiodi oggetti contro oggetti può intanto comin-ciare ad aprire l’armadio. Vi troverá quasi si-curamente giacche, gonne, pantaloni chegiacciono seminuovi in un angolo remoto delguardaroba. Lo scorso anno una ricerca com-missionata da E-bay rivelò come oltre 35 mi-lioni di italiani non utilizzino più circa il 20%del proprio corredo di vestiti. Ma restano li',in casa, per ancora un bel po’ di tempo. Per-ché non vengono più indossati? Al 40% degliintervistati non piacciono più, il 37% ha cam-biato taglia, il 23% ne ha ormai comprati dinuovi, per il 22% sono andati fuori moda. C’è

un 18% di interpellati che non si ricordavaneanche di averli. Donarli a chi ha più biso-gno resta la soluzione migliore oppure, anzi-chè farli finire nella spazzatura come inutilirifiuti, possono essere barattati con qualcunoche magari li apprezza o che ha la giusta ta-glia per indossarli. Pensate solo a quanti ve-stitini ha avuto il vostro bambino e avetemesso via praticamente nuovi.Organizzare ritrovi per lo scambio di abiti odi altri oggetti rappresenta inoltre un modoper socializzare all’insegna della solidarietá eanche del rispetto per l’ambiente. Solo, per-chè riusare vuol dire dare nuova vita agli og-getti, evitando di creare rifiuti ed altri sprechi.Il modo più semplice per barattare è ricorreread Internet. Nel giro di poco tempo sono in-fatti sorti molti siti come www.zerorelativo.it,www.barattare.net, www.barattopoli.com,www.baratto-online.com ed altri ancora;basta digitare su un qualunque motore di ri-cerca la voce “baratto”. Inutile ricordare

In Italia Il baratto èstato trapiantato con

troppe esigenze dibusiness, riponendo

in esso eccessiveaspettative

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IN-FORMAZIONEDi Francesca Frangipane

La nostra vita è caratterizzata da pe-riodi di stabilità e periodi di transi-zione; nei periodi di stabilità si

prendono decisioni importanti si consolidauna struttura mentre nei periodi di transi-zione si esplorano nuove possibilità ed ogniperiodo di transizione porta con sé la finedella struttura presente nella fase di stabi-lità.“ Il compito di ogni transizione è porrefine ad un’ epoca rivedere il passato, accettarele perdite, si è sospesi tra passato e futuro silotta per superare il divario per poi conside-rare le possibilità del futuro"; la persona chearriva in consulenza è in crisi, qualcosa nelsuo equilibrio si è incrinato o rotto addirit-tura e c’è contemporaneamente l’ indecisionetra imparare a gestire l’ incertezza che derivadalla crisi, o ritornare al vecchio schema sta-tico ma rassicurante; il vecchio protegge dall’insuccesso, ma anche dal successo! Quandouna persona è in difficoltà il modo miglioredi aiutarla non è quello di dirgli cosa fare, maguidarla verso la comprensione del problemae l’ assunzione di responsabilità per le deci-sioni prese, il consulente deve sempre autoosservarsi affinchè non ci sia mai direttivitànel suo operato. Affinchè la consulenza operinel senso della cura sono due i concetti a cuirifarsi quello della responsabilità e della rela-zione. La relazione ha forza terapeutica per-ché ci fa uscire dal nostro mondo per farcisentire parte di un tutto mentre la responsa-bilità permette di assumersi le conseguenzedelle azioni. Per cui la competenza del professionistanon si esercita sul problema in sé ,ma sui re-sidui di competenza del cliente,riattivan-done le risorse senza aggiungere nulla dall’esterno.Il consulente è un piatto non il cibo. Ciò chescaturisce da un percorso di consulenza fa-miliare non è un prodotto ossia la soluzionedel problema preconfezionata ma un beneche si trasferisce da una persona in questocaso il consulente ad un’ altra , il cliente. At-traverso la relazione d’aiuto il consulenteaiuta il cliente a vedere il problema da un

altro punto di vista come accade nella “fi-gura/sfondo” della Gestalt.Il principio che ispira la consulenza fami-liare è un principio socio educativo, sociorelazionale. Il consulente attraverso la sin-tonizzazione affettiva risponde all’ emo-zione del cliente con un’ emozionerisonante e questo contatto convalida i pro-cessi mentali ed i sentimenti del cliente,portandolo a fidarsi ed affidarsi al consu-lente. Il consulente familiare fa da specchioal cliente uno specchio nel quale egli vede itratti del proprio viso interiore;per usare leparole di uno dei nostri maestri, Rollo May:“un buon consulente si preoccupa del risa-namento dei modelli di comportamentoinadeguati che il cliente percepisce come di-sagevoli”. Il principio che ispira la C.F. è un

principio socio educativo per cui tale inter-vento risulta molto efficace non solo sul sin-golo anche nel trattamento del sistemafamiglia.Sotto questo ombrello si sviluppano i vari

settori nei quali si applica efficacemente larelazione d’ aiuto; sono ormai molti i con-sultori che offrono un percorso di prepa-razione alla vita insieme attraverso laricostruzione delle caratteristiche delle pro-prie famiglie compresi miti, riti, distribu-zione dei ruoli, il riconoscimento dei valorie dei progetti di entrambi ecc. tali incontriservono ad aiutare le coppie a valutare rea-listicamente i tanti aspetti di questa avven-tura che va oltre la fase dell’innamoramento. L’ intervento di C.F. si ri-vela prezioso quando ad essere in crisi è il

LA CONSULENZA FAMILIAREe i suoi campi d'applicazione

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IN-FORMAZIONEDi Francesca Frangipane

legame di coppia spesso quando arriva unacoppia in consulenza è frequente riscon-trare che ad una crescita personale non cor-risponde una crescita della relazione dicoppia. In questo caso il consulente fami-liare offre un aiuto specializzato quando acausa di difficoltà relazionali e/o sessuali icomponenti della coppia non riescono piùad ascoltarsi e manca la capacità di valuta-zione oggettiva della situazione; il consu-lente svolge un’ importante funzione disostegno mettendosi a disposizione della

coppia che decide di intraprendere un cam-mino per superare le incomprensioni. Du-rante la consulenza ciò che impedisce unaserena convivenza verrà contestualizzato edove possibile ridimensionato guardando alladiversità come ad una risorsa anziché ad unhandicap. Oppure l’ intervento del consu-lente sarà diretto a far accettare tali proble-matiche se non eliminabili. Aprirsi all’ altroè un elemento fondamentale per formare emantenere viva una relazione ma aprire leporte del proprio cuore rende l’ individuo

La consulenza familiare oggiLa C. F.è una professione d’aiuto, è un sostegno rivolto a chi si trovaa vivere una momentanea difficoltà di tipo psicosociale,ad esempionegli ultimi tempi ho fatto consulenza a persone che si trovavano inmobilità; il lavoro non è soltanto guadagno ma tante altre cose,quando si perde o nelle migliore ipotesi si cambia tipo di occupazionegli aspetti coinvolti sono tanti.Quando si attraversa un periodo di confusione interiore, o si deve

prendere una decisione importante, rivolgersi ad un parente ad unamico può non bastare sia perché troppo coinvolto sia perché privodegli strumenti tecnici per essere d’ aiuto. Il consulente familiare operaquando la difficoltà personale nasce da un’ errata interazione tra fattoriendogeni(ossia cause soggettive che producono incapacità di azione)e cause esogene (stress). Il suo agire è di tipo maieutico ed egli deveavere intuizione e capacità pedagogica; aiuta il cliente a trovare so-luzioni nuove quando i vecchi schemi non funzionano più, guida per-sone normali verso un atteggiamento più creativo nell’ affrontare lavita quotidiana e lo fa attraverso vari strumenti( ne cito solo un paio)tra cui la tecnica dei piccoli passi, perché nella persona la paura delcambiamento non prenda il sopravvento,ma anzi scopra che il cam-biamento è un’ esperienza emozionante;ed il “principio di compe-tenza” secondo il quale siamo tutti competenti a ragionare sui nostriproblemi anche se talvolta tale competenza è offuscata da una situa-zione emotiva di cui il soggetto è prigioniero. Il percorso di consulenzaserve a facilitare all’ interno della persona lo sviluppo di tre processi fon-damentali che vanno sotto l’ acronimo ECA( esplorazione, compren-sione, azione): esplorazione del problema riportato, sua comprensioneed infine messa in pratica di ciò che sono le intenzioni del cliente. Il consulente familiare lavorerà sulla costruzione di quelli che vengonodefiniti tecnicamente i building blocks di una relazione ad es. fiducia,mantenimento della prossimità, miglioramento della comunicazione;letteralmente comunicare significa mettere in comune e l’ interventodel consulente sarà quindi diretto a favorire la circolazione di pensieri esentimenti cosicchè la coppia possa creare uno spazio reciproco diespressione dei sentimenti senza riserve o giudizi. Le tecniche di con-sulenza familiare sono sempre più spesso utilizzate in ambito scolasticoper insegnare agli studenti compresi quelli delle scuole elementari il co-sidetto “alfabeto emozionale” che pemette di aumentare l’ autoconsa-pevolezza, la capacità di empatia, il controllo di sentimenti negativi,losviluppo della resilienza, perchè le nostre emozioni ci guidano in tuttequelle situazioni in cui affidarsi al solo intelletto non basterebbe.

vulnerabile ed a questo punto che scatta ildesiderio di proteggersi. Oggi c’è purtroppoun fenomeno emergente che è quello dellecoppie in crisi dopo molti anni di matrimo-nio ciò che del partner non piaceva, fino aduna generazione fa veniva sopportato me-glio con il passare del tempo c’era una sortadi accettazione o rassegnazione; oggi invececomplici molti fattori anche a 60 anni simette tutto in discussione. Anche in caso diseparazione o divorzio la consulenza fa-miliare mostra tutta la sua validità, il consu-lente è chiamato ad accompagnare lapersona innanzi tutto verso una riconcilia-zione con sé stessa, separazione o divorziosono tra le esperienze più dolorose da af-frontare, è un lutto che porta con sé tri-stezza, rabbia, senso di perdita di identità,insicurezza, senso di inadeguatezza, perditadi autostima, paura del futuro ecc. Quando una coppia che si separa ha figlitanto più se minori il percorso consulen-ziale può essere di aiuto affinchè i genitoriconservino il loro ruolo genitoriale anche senon sono più una coppia. La consulenza familiare può aiutare anchei genitori nel loro compito di agenzia edu-cativa affrontando il problema specificoportato in consulenza, ridefinendo lungoun percorso i diritti e doveri dei genitori edei figli soffermandoci su di una virtù edu-cativa quale è la fermezza ossia la capacitàdi prendere decisioni emotivamente diffi-cili ma necessarie per i figli. La capacità diesprimere i propri sentimenti e di farlo conuna modalità congrua, rispetto alla situa-zione rappresenta una delle cosidette“competenze sociali” fondamentali per svi-luppare una sana e soddisfacente vita di re-lazione, tali competenze si possonoapprendere con l’ esempio ma purtroppo avolte anche nei rapporti genitori/figlimanca la capacità di trasmettere tale abi-lità, per questo la consulenza familiare siconferma un utile strumento anche neicorsi per genitori sia pur consapevoli chenon esiste nessun corso che possa inse-gnare tale difficile arte! La conoscenza dellinguaggio specifico del cliente,la valorizza-zione del vissuto della persona, la norma-lizzazione delle difese come processo disopravvivenza, la capacità del consulente difare il vuoto dentro di sé e decentrarsi daisuoi pensieri, fantasie e bisogni questi sonogli elementi che caratterizzano la relazioned’ aiuto. Ma soprattutto l’ ascolto caratte-rizza il lavoro del consulente familiare,ascoltare è veramente difficile ma vivereascoltando significa lasciarsi sorprendere,appassionarsi alla prossimità.Visto l’ ampio spettro di applicabilità dellaconsulenza familiare dobbiamo muoverciverso l’ esterno ossia uscire dalconsultorio,offrire la nostra competenza allafamiglia andandole noi incontro, non limi-tandoci ad aspettare che l’ utenza più illumi-nata e consapevole venga in consultorio.

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L’ENTE PROPONENTE: il CISPeF e una Cooperativa Sociale facente parte della Fondazione Internazionale Il Giardino delle Rose BluONLUS fondata da don Ermanno D’Onofrio, Consulente Familiare, Psicologo, Psicoterapeuta, Esperto in Psicologia giuridica e in Psico-diagnostica, oltre a numerose iniziative nel campo della formazione, essa cura la formazione dei futuri Consulenti Familiari attraverso laproposta di un percorso formativo triennale capace di offrire, innanzitutto, un percorso personale di crescita al futuro professionista; diinsegnare le tecniche specifiche della professione e di dare nozioni di base afferenti a diverse discipline con le quali il Consulente Familiaredeve saper interagire in un armonico lavoro di equipe: la pedagogia, la sociologia, la psicologia, la psicopatologia, il diritto, l’etica, la me-dicina...

PROFILO PROFESSIONALE: superato il triennio formativo si ottiene un Diploma come Consulente Familiare. La Consulenza Fami-liare e una metodologia capace di creare una relazione di aiuto finalizzata ad aiutare il cliente a riscoprire le proprie risorse interne affincheconviva serenamente con la propria situazione di vita reale nel quotidiano. Il Consulente Familiare e quindi un facilitatore, esperto dellerelazioni, un professionista socio-educativo capace di aiutare il cliente a mettere in atto le risorse personali necessarie a trovare soluzionialle diverse problematiche che si trova ad affrontare nella propria vita.

I DESTINATARI: il corso di formazione e rivolto a tutti coloro che operano nell'ambito socio-educativo o nel settore delle professioniche richiedono competenze tecniche di comunicazione per interventi di sostegno come: assistenti sociali, educatori, insegnanti, psicologi,pedagogisti, psicopedagogisti, formatori, infermieri, sacerdoti, animatori, leader, volontari, selezionatori e formatori del personale, direttorie assistenti di comunita infantili, ma anche laureandi in scienze umanistiche, psicologia, pedagogia, sociologia o servizi sociali. Inoltre erivolto anche a chi, avendo un diploma quinquennale di Scuola Superiore, vuole conoscere meglio se stesso o costruirsi una identita pro-fessionale.

IL PERCORSO FORMATIVO: ha una durata triennale, con un impegno di circa 10 ore mensili, e ammesso il 16% di assenze ad ognunadelle attivita formative. Il percorso proposto dal CISPeF e fondato su tre pilastri: le lezioni teoriche, le esercitazioni pratiche e i gruppi espe-rienziali. Inoltre, durante ogni anno di formazione, verra organizzato un incontro residenziale della durata di tre giorni per potenziare e con-solidare quanto appreso. Il seminario residenziale annuo e obbligatorio e in caso di assenza va recuperato l’anno successivo. Sempreannualmente viene proposto un Convegno di approfondimento su alcune tematiche importanti e specifiche. Alla fine del triennio si e ammessia discutere la Tesi che rilascia il Diploma di Consulente Familiare. Il passaggio da un anno all’altro e garantito da una seduta d’esame e la pre-sentazione di un lavoro scritto da parte dell’allievo.

I DOCENTI: il corso e tenuto da professionisti opportunamente formati nell’ambito della Consulenza Familiare. Essi sono supportati,soprattutto per la formazione teorica, da psicoterapeuti, docenti universitari e specialisti in ognuno dei tre ambiti a cui afferiscono lelezioni teoriche: 1. discipline fondamentali; 2. consulenza familiare; 3. orientamenti teorici.

AMBITI DI SERVIZIO: la Consulenza Familiare e divenuta oggi una professione molto importante ed efficiente nella promozione dellasalute umana della persona che in quanto tale e unica ed irripetibile e possiede infinite e profonde risorse interne. Il Consulente Familiarepuo lavorare o prestare servizio come volontario presso un Consultorio pubblico o privato su tutto il territorio nazionale. Al termine delpercorso formativo presso il CISPeF puo iscriversi come Socio Aggregato all’AICCeF (Associazione Italiana Consulenti Coniugali e Fami-liari) e dopo due anni e 200 ore di tirocinio puo fare richiesta per diventare Socio Effettivo usufruendo di tutti i privilegi e servizi chequesta Associazione nazionale, l’unica che tutela il Consulente Familiare, puo offrire. Come Socio Effettivo, dopo qualche anno, puosvolgere la libera professione aprendo la partita iva. Infine, ogni Consulente Familiare puo operare anche presso gli Enti pubblici o privatidove e prevista tale figura professionale.

I COSTI: il costo annuale e di circa 600/700 (*) Euro da versare al CISPeF in due rate, una al momento dell’iscrizione e l’altra dopoquattro mesi circa dall’inizio del corso, sul Codice IBAN: IT56F0832714800000000000847 con Causale “Scuola per Consulenti Fa-miliari”.

(*) il costo puo variare a seconda della sede di svolgimento del Corso

Per info e prenotazioni contattare Alessandra 0775.1902221 Fax 0775.1902222 - 331 4533446 Indirizzo mail:[email protected] CISPeF c/o Corso della Repubblica 122/130 - 03100 Frosinone

Scuola perCONSULENTI FAMILIARI

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ARTE&CULTURADi Pietro Segneri

Jean- Michelle Basquiat è stato certa-mente uno degli artisti più crativi degliinizi degli anni Ottanta. Quando un per-

sonaggio entra nella leggenda, la sua figuraviene mitizzata e immediatamente le si ap-plicano stereotipi che risultano difficili dasfatare. Nel caso di Jean-Michelle Basquiatsono cosi' tanti e pregnanti che ci si chiedefino a che punto non li abbia alimentati luistesso, seguendo in parte una strategia vo-lontaria, in parte quella mitologia spontaneache sembrava favorire il suo successo. Tra itanti miti c'è quello che l'artista abbia avutosuccesso perchè protetto da Andy Warhol.vero invece è che egli volle conoscerlo a tutti

JEAN-MICHELBASQUIATQuandoil segnoè arte

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i costi, considerandolo un maestro e volendoproporsi come suo successore. Warhol nefece un suo protetto perchè riconobbe in luiun talento che lo aiutò a uscire da un periododi crisi creativa e di produzione ripetitiva.Alla luce dei fatti possiamo dire che fu Ba-squiat a dare vitalità ad Andy Warhol più cheil contrario. Aveva le carte in regola per farloin quanto veniva dalla generazione spiritual-mente più vicina a quella pop: messe da partealcune monotonie del concettuale, l'arte cer-cava di tirarsi fuori dallo sterile mondo auto-referenziale in cui si era cacciata. Basquiattratta il foglio o la tela come un blocco di ap-punti su cui prova, cancella e ritenta, doveperò la componente importante è qualcosache raramente viene sottolineato: un equili-brio formale e un rispetto di norme artistiche

antiche che è la vera anima dei suoi quadri,purchè non ci si fermi al semplice dato nar-rativo. Corrispondenze, elencazioni, asimme-trie, volute ripetizioni, colori, collage dimaterialiunificati dal tratto pittorico e da unascrittura di appunti: con questa sua mesco-lanza Basquiat ci propone un connubio tra lasintassi della pittura occidentale e il linguag-gio visivo della metropoli notturna, con i suoisuoni e le insegne multiculturali. E' grazie aquesto meticciato che possiamo riconoscerenell'artista non un caso sociale, un episodiolegato a un momento particolare di New Yorko una leggenda finita con la morte e la gloria,ma un pittore innovativo e consapevole.

Non ascolto ciò chedicono i critici

d'arte. Non conosconessuno che ha

bisogno di un criticoper capire cos'è

l'arte

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E un dato di fatto che le persone con mentalità positiva raggiun-gano i propri obiettivi di vita più facilmente. Quando sei ottimista,tutto sembra diverso, la giornata è luminosa e piena di potenzialità.Ma c’è di più. Le opportunità sembrano andare più facilmente peril verso giusto e ti senti in grado di affrontare tutte le sfide. In ef-fetti, essere in uno stato d’animo positivo può aiutarti ad otteneresuccesso e soprattutto a goderne appieno.Tuttavia, non tutti trovano facile avere un atteggiamento mentalepositivo. Perché questo richiede un cambiamento di prospettiva etotale attenzione per spezzare credenze limitanti e negatività. Mafatto il primo passo ci si sentirà sempre più motivati, eccitati e pienidi energia, entrando in un circolo che in parte si autoalimenterà.Ed è proprio questo l’effetto più sorprendente di un atteggiamentopositivo: la sua capacità di espandersi. Quando camminiamo perstrada basta o mentre beviamo un caffè al bar, basta infatti un sor-riso o una gentilezza verso un’altra persona (che normalmente nonse l’aspetta) per contagiarla con il nostro buonumore.“Gli esseri umani crescendo imparano ad autolimitarsi – dice Mo-nica Giordani, personal coach esperta nella gestione del cambia-mento e lo sviluppo personale e professionale - Questo perché imessaggi che ci sono arrivati dalla scuola, la famiglia, la cultura,seppure con ottime intenzioni, sono focalizzati verso tutto ciò chenon funziona, ciò che dobbiamo migliorare: nelle verifiche a scuolanon si segnavano in rosso gli errori? Anziché focalizzarsi su ciò cheinvece è apprezzabile e unico in ciascuno di noi, la mente tende su-bito a individuare ciò che non funziona”.“Con le nuove tendenze della psicologia positiva e con l’introdu-zione sempre più ampia dei principi del coaching, si compie un for-midabile salto di paradigma, espandendo innanzitutto doti equalità, valorizzando i punti di forza. In questo modo non solo siaccresce autostima, che ahimè oggigiorno è per molti carente, masoprattutto si riusciranno a vedere gli aspetti migliorabili da un’al-tra prospettiva, con un’energia diversa. Si trovano soluzioni anzi-ché rimanere focalizzati sui problemi. E’ scientifico che se la nostramente si alimenta di buonumore e pensieri positivi, la chimica delnostro cervello e del nostro corpo cambia! Perché perderci questapreziosa opportunità?”

Se la positività è contagiosa

BUONE NOTIZIEDi Redazione

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Secondo Tal Ben-Shahar, docente di “Psicologia positiva” presso le Università di Harvard (USA) e di Herzliya (Israele), per vi-vere e pensare in modo positivo è importante riuscire ad accettare sia noi stessi per quello che siamo, sia la realtà così comesi presenta. Il suo corso insegna a diventare consapevoli che è inutile cercare il successo a tutti i costi o tentare di essere imigliori in tutto, quando siamo semplicemente delle persone con i nostri pregi e i nostri difetti. Quando cominciò ad insegnare“Psicologia positiva”, ad uno studente che gli aveva detto “mi iscriverò al suo corso solo quando la vedrò sempre felice e sor-ridente”, Ben-Shahar rispose: “Se mi vedrai sempre sorridente, vorrà dire che sono psicopatico oppure morto. Solo gli psico-patici e i morti non provano mai invidia, tristezza, dolore, rabbia e, di conseguenza, non sbagliano mai”.Ben-Shahar sostiene che sin da piccoli ci viene insegnato a mitizzare il successo e a non accettare i nostri – inevitabili,ma necessari – errori. Molto spesso i genitori fanno pressione sui figli affinché lavorino duramente per avere successo e,se poi non lo raggiungono, rimproverano loro di non aver lavorato abbastanza. “Io stesso - ha dichiarato Ben-Shahar alperiodico spagnolo La Vanguardia - mi sono rovinato la giovinezza con due frasi ricorrenti: “niente può sostituire il lavoroduro” e “più lavoro sodo, più successo ottengo”. Ma tutto questo conduce alla grande ipocrisia del perfezionismo. La veritàè che se vuoi avere successo, devi cominciare a sbagliare e devi iniziare ad accettare le emozioni che la sconfitta portainevitabilmente con sé”. Permettere a noi stessi di essere “umani”, cioè deboli e imperfetti, è un enorme sollievo. Le per-sone che accettano se stessi e la realtà (cioè il fatto che sono esseri umani che fanno errori) non aspirano ad essere i piùintelligenti, i più belli o i più ricchi, ma si amano per come sono e sono già appagate. E paradossalmente, proprio partendoda questa profonda serenità interiore, riescono ad avere successo in molti campi. Essere positivi non significa ignorare onegare la realtà, ma riconoscerla in quanto tale ed accettare tutte le emozioni che provoca in noi. Quando smettiamo dinegare i nostri errori e di trattenere inutilmente le emozioni negative, solo allora lasciamo spazio al nuovo e ci facciamocoinvolgere pienamente dalle emozioni positive.Essere positivi è un investimento redditizio!

Permettere a noi stessi diessere “umani”, cioè deboli

e imperfetti, è un enormesollievo

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V CONVEGNO ANNUALE DALLA PARTE DEGLI

ADOLESCENTISiamo ormai arrivati alla V° edizione del Convegno Annuale promossodal Consultorio Familiare Anatolè ONLUS e dal CISPeF che que-st’anno tratterà il tema: “Dalla parte degli adolescenti: percorsi escoperte di un mondo in evoluzione”.

Il Convegno, ormai giunto alla V edizione, si terrà il giorno 15 Dicembre2011 dalle ore 9:00 alle ore 13:00 presso l’Auditorium delle “TermePompeo” a Ferentino (FR) via Casilina Km 76. L'evento, come neglianni passati, vuole essere un momento di riflessione su una realtà checi vede tutti coinvolti: come cittadini, come professionisti, come volontarima soprattutto come persone.

Riteniamo importante addentrarci nel “mondo” degli adolescenti, un“pianeta marziano” tanto difficile da conoscere e da capire sia perchi lo vive, come ragazzo o come famiglia, sia per i professionisti“addetti ai lavori”.

Il Convegno si pone come scopo principale quello di trovare, attra-verso il confronto tra ragazzi, genitori e professionisti, un linguaggiocomune per iniziare a comprendere bisogni, aspettative e speranzedi questa delicata fase di vita.

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USA: uscire dalla povertà è possibile

Sal Dimiceli, piccolo imprenditore delWisconsin, da oltre vent’anni dedicatutto il suo tempo libero ad aiutare lepersone in difficoltà. Con questa con-vinzione, nel 1989 Sal fondò “The Timeis Now to Help”, organizzazione noprofit attiva nell’area tra Wisconsin edIllinois, che ad oggi ha aiutato in media500 persone all’anno, soprattutto bam-bini, anziani e portatori di handicap,per i quali fronteggiare la povertà èparticolarmente faticoso. Ancora oggi,d’accordo con moglie e figli, Sal conti-nua ogni mese a devolvere all’organiz-zazione almeno il 20% del proprioreddito. “Non mettiamo semplice-mente una pezza dando da mangiare aipoveri per un giorno” ha spiegato Sal“Li aiutiamo a rimettersi in piedi ecamminare sulle loro gambe, in modoche riacquistino dignità e orgoglio.Perché sappiamo che ce la possonofare”. Nel 2003 un conoscente gli chiese di tenere una rubrica su un periodico locale che avesse come tema la solidarietà.Sal accettò, adottando lo pseudonimo WC (che sta per “With Christ”) e invitando le persone in difficoltà a scrivere espo-nendogli il problema. Da allora Sal riceve da 20 a 30 lettere a settimana da gente che vive intorno a Lake Geneva, la cittadinadel Wisconsin in cui risiede, ma solo alcune vengono pubblicate. Per ogni singola lettera ricevuta, Sal attiva la procedurautilizzata da sempre: visita personalmente le famiglie in difficoltà per verificare la situazione ed essere sicuro dell’onestà edella buona fede. "Non voglio che il denaro guadagnato con fatica dai benefattori e devoluto all’organizzazione venga datoa qualcuno che se ne approfitta. Ma, una volta verificato che il bisogno è autentico, non ci risparmiamo. Il 100% del denaroraccolto viene usato per i bisognosi”. E se esistono anche problemi di alcol, droga o altro, l’organizzazione si rivolge a pro-grammi specifici."Sono “drogato di solidarietà”. Non ho tempo libero per vedere spettacoli o giocare a golf. Nella vita, la mia passione èaiutare i miei concittadini". La risposta immediata e personalizzata alle richieste di aiuto è da sempre un punto fermo perSal: "Non esiste alcun iter burocratico" ha dichiarato "Ciò che voglio è che le persone ricevano aiuto ADESSO. Quando lagente è in difficoltà, spesso si sente sola. Voglio che sappia che qualcuno si prende a cuore i loro problemi. E voglio direloro: “mi resta ancora un po’ di forza e la voglio condividere con te: lascia che ti aiuti a rimetterti in piedi”.

BUONE NOTIZIEDi Redazione

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Cresciuto a Chicago in una famiglia indigente e piena di debiti a causa del vizio del gioco del padre, sin da ragazzo deciseche, una volta uscito dalla povertà, avrebbe non solo assistito gli indigenti della sua comunità, ma che li avrebbe aiutati atornare ad una vita normale e dignitosa.“Non avevamo una dimora fissa, venivamo continuamente sfrattati” ha detto Sal “Socome ci si sente quando vedi piangere tua madre perché ti hanno staccato l’elettricità e non hai niente da mangiare. E’ statoterribile”. Dopo aver trovato il primo lavoro come lavapiatti e aiutato la madre, Sal cominciò a devolvere parte dello stipendioa varie organizzazioni benefiche, ma si rese conto che poteva fare di più. Se avesse aiutato gli altri in prima persona, avrebbepotuto far fronte alle loro necessità immediate (offrendo un pasto caldo, pagando una bolletta o riparando un’automobile) e,al tempo stesso, attivare una rete di solidarietà tra le sue conoscenze in modo da poter stabilizzare gli aiuti nel tempo (trovandoun lavoro o provando a rinegoziare un contratto d’affitto).Dopo aver controllato lo stato di reale necessità, “The Time is Now to Help” si attiva, da un lato, per dare assistenza immediata(generi di prima necessità, un pasto caldo, una stanza pulita per la notte) e dall’altro per migliorare la vita degli indigenti alungo termine. Negli ultimi anni, a causa della crisi economica, Sal è subissato di richieste di aiuto e, quando vede un mucchiodi lettere nuove, non riesce a rimandare a domani e lavora fino a tarda notte. Ma, nonostante spesso sia esausto, ogni giornonon vede l'ora di ricominciare.

Sono “drogato'' di solidarietà. Nella vita, la miapassione è aiutare i miei concittadini

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