Sistemi elettorali e minoranze linguistiche
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1
Sistemi elettorali e minoranze
linguistiche
Le ripercussioni dei sistemi elettorali sulla rappresentanza delle minoranze linguistiche in Parlamento sull’esempio delle minoranze dell’Alto Adige Südtirol
Progetto di Ricerca Progetto e terzo anno di studio 2009 - 2010 supplementari
ai fini del riconoscimento in Italia del Titolo accademico di Dottore di Ricerca delle Scienze Economiche e Sociali
Tema svolto presso la Facoltà di Scienze Politiche e Sociologia
e di Economia Politica
della Leopold Franzens Universität Innsbruck
presentato da
Oskar Peterlini
Primo relatore: Prof. Univ. DDr. Günther Pallaver (Scienze Politiche)
Altri relatori: Prof. Univ. B.A. PhD. Alan Scott (Sociologia)
Prof. Univ. Dr. Gottfried Tappeiner (Economia politica e Statistica)
Innsbruck, nel settembre 2010
2
Peterlini, O. (2010): Wahlsysteme und Sprachminderheiten, Die Auswirkungen von Wahlsystemen auf die Vertretung von Sprachminderheiten im Parlament am Beispiel Südtirols - Sistemi elettorali e minoranze linguistiche, Le ripercussioni dei sistemi elettorali sulla rappresentanza delle minoranze linguistiche in Parlamento sull’esempio delle minoranze dell’Alto Adige Südtirol. Ristampato 8.5.2012. Forschungsprojekt/ Progetto di ricerca di dottorato, Leopold Franzens Universität Innsbruck © 2010, Wiedergabe nur mit ausdrücklicher Erwähnung des Verfassers und der Quellenangabe. Riproduzione concessa solamente con la citazione dell’autore e della fonte. Kontakt/ Contatto: [email protected], [email protected].
3
A mia moglie Izumi
Ai miei figli Michael, Sylvia, Elisabeth e Laurin
Riassunto e indici
5
I sistemi elettorali sono apparecchi strani - telecamere e proiettori allo stesso tempo. Essi registrazione delle immagini che hanno in parte creato loro stessi.
Electoral systems are strange devices—simultaneously cameras and
projectors. They register images which they have partly created them-selves.
Maurice Duverger (1984)
Riassunto e indici
6
Riassunto
I sistemi elettorali hanno delle ripercussioni dirette sulla rappresentanza dei partiti nel Parlamento. Questo riguarda in particolare le minoranze etniche. A seconda di come è congegnato, un sistema elettorale può rafforzare o indebolire una minoranza, o addirittura farla scomparire del tutto dal Parlamento. Il Sudtirolo è stato annesso all’Italia dopo la Prima Guerra Mondiale, chiamato di seguito Alto Adige. Già nel 1921 i sudtirolesi conquistarono quattro deputati nel Parlamento italiano, ma la riforma elettorale dei fascisti, la cosiddetta legge Acerbo, ridusse la loro rappresentanza dapprima a due deputati (1924), facendoli poi scomparire del tutto. Dopo la Seconda Guerra Mondiale fu concluso l’Accordo di Parigi del 1946 tra Italia e Austria che garantisce una tutela alla minoranza tedesca dell’Alto Adige e un’autonomia. Dal 1948 in poi i sudtirolesi riescono, in ogni tornata elettorale, a conquistare una rappresentanza nel Parlamento nazionale di cinque, in casi eccezionali, anche di sei parlamentari.
Da allora in Italia sono state approvate numerose riforme elettorali. Da un sistema prevalentemente proporzionale l’Italia è passata nel 1993 a un sistema combinato, che prevedeva che tre quarti dei seggi venissero eletti con il maggioritario ed il restante quarto con il proporzionale, con una soglia di sbarramento del quattro per cento. Questo sbarramento1 escludeva le minoranze tedesche e ladine dell'Alto Adige che rappresentano solo un mezzo punto percentuale della popolazione nazionale. Il ricorso proposto dalla Provincia, a favore delle minoranze linguistiche, fallì dinanzi alla Corte Costituzionale così come davanti alla Corte Europea per i diritti dell’uomo. Ma i sudtirolesi riuscirono a conservare la loro rappresentanza attraverso i collegi uninominali. Nel 2005 il Parlamento ha nuovamente modificato la legge elettorale, tornando a un sistema proporzionale con delle soglie scaglionate e con un premio di maggioranza per la lista o la coalizione vincente.
La rappresentanza dei sudtirolesi nel Parlamento, organizzato dapprima nel Deutsche Verband (DV) e dal 1948 nella Südtiroler Volkspartei (SVP), ha subito delle ripercussioni dirette dalle riforme elettorali. Essa ha potuto salvarsi con dei provvedimenti specifici, che sono stati raggiunti richiamandosi all’ancoraggio internazionale dell’autonomia dell'Alto Adige/Südtirol e alla tutela delle minoranze iscritta nella Costituzione italiana. Come partiti etnoregionali tipici, il DV e la SVP sono quindi particolarmente indicati per un’analisi empirica delle ripercussioni dei sistemi elettorali.
1 Sbarramento, soglia o clausola percentuale minima vengono qui usati in modo sinonimo.
Riassunto e indici
7
Summary
Electoral systems and linguistic minorities The impact of electoral systems on the representation of linguistic minorities in the
parliament by the example of South Tyrol The electoral systems in general, directly influence the representation of the parties in Parliament. They have certain consequences for ethnic minorities. These include the strengthening, the weakening or the eliminations of the minorities. After the First World War the southern part of Tyrol (Südtirol) was annexed to Italy. South Tyrolean succeeded (1921) in electing four representatives to Parliament in Rome. A fascist electoral reform reduced their representation first (1924) to two and cancelled it later on completely. After the Second World War the so called Paris Agreement signed in 1946 between Italy and Austria grants autonomy to the population of South Tyrol. In all the political elections, since 1948, the South Tyrolean have been able to gain a representation (of five or even six members) in the national Parliament. Since then, Italy has made a number of election reforms. From an almost proportional system Italy passed to a combined system in 1993. Three quarters of the seats were elected by the majority system, one quarter by the proportional system with a threshold (minimum allowance) of four percent. The South Tyrolean, which counts for just a half percent on national level appealed against the minimum threshold low, but lost in front of the Italian Constitutional Court and then the European Commission of Human Rights. Although they did not succeed for the proportional part of seats, they were able to save their representation in the Parliament through the majority system in the constituencies. Recently, in 2005, the Parliament changed the electoral low again and returned to a proportional system, with degrees of thresholds and a premium for the winning party or coalition. The representations of the South Tyrolean in the Parliament, after the annexation the so called Deutscher Verband (DV), since 1948 the Südtiroler Volkspartei (SVP), have been directly affected by the changes of the electoral system. They could survive in part only with special provisions. These special provisions could be reached by appealing to the international anchored autonomy and the protection of ethnic minorities founded in the Constitution. The DV and the SVP can be taken as good examples of typical ethno regional parties, in order to examine the effects of electoral systems on ethnic minorities.
Riassunto e indici
8
Descrittori
Autonomia / Camera dei deputati / Clausola di sbarramento / Collegi elettorali /
Costituzione / Deutscher Verband / Italia / Minoranze linguistiche / Parlamento
italiano / Regioni / Riforme elettorali / Senato della Repubblica / Sistemi elettorali /
Statuto di autonomia / Statuto speciale / Südtirol / Sudtirolesi / Südtiroler Volkspartei
/ Trentino Alto Adige
Keywords
Autonomy / Chamber of deputies / Constituencies / Deutscher Verband / Electoral Reform / Electoral system / Ethnic minorities / Italian Parliament / Italy / Region /
Senate / South-Tyrol / Special Autonomy / South Tyrolean minority / Special Statute / Südtiroler Volkspartei / Threshold / Trentino /
Riassunto e indici
9
Indice Riassunto ............................................................................................................................................. 6
Summary ............................................................................................................................................. 7
Introduzione e accesso alla problematica ...................................................................................... 15
1 L’oggetto di ricerca e la delimitazione del tema ................................................................... 15
2 La questione centrale e le tesi ................................................................................................. 19
3 L’accesso teorico e metodico al tema ..................................................................................... 20
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni ............................................................. 23
1.1 I sistemi elettorali e le sue tipologie................................................................................... 23
1.1.1 Definizione e regole tecniche dei sistemi elettorali .............................................................................. 23
1.1.2 Cosa è il diritto elettorale ..................................................................................................................... 25
1.1.3 Cosa regolano i sistemi elettorali ......................................................................................................... 26
1.1.4 La delimitazione del collegio ............................................................................................................... 27
1.1.5 I sistemi elettorali secondo il computo dei voti .................................................................................... 29
1.1.6 Il sistema maggioritario (sistema Majorz) ............................................................................................ 30
1.1.7 Il sistema proporzionale ....................................................................................................................... 36
1.1.8 Metodi di assegnazione dei mandati nel sistema proporzionale ........................................................... 38
1.1.9 Sistemi classici e combinati tra maggioritario e proporzionale ............................................................ 52
1.2 I principi del Consiglio d’Europa....................................................................................... 56
1.2.1 La Commissione Venezia .................................................................................................................... 56
1.2.2 Il codice comportamentale per le elezioni ............................................................................................ 57
1.2.3 Le condizioni per l’attuazione dei principi ........................................................................................... 59
1.2.4 I principi del Consiglio d’Europa per il diritto di voto delle minoranze etniche .................................. 62
1.3 I sistemi elettorali e le ripercussioni in generale ................................................................ 63
1.3.1 Le ripercussioni sui risultati ................................................................................................................. 63
1.3.2 Ripercussioni sul comportamento degli elettori ................................................................................... 67
1.3.3 Ripercussioni sui partiti ........................................................................................................................ 67
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze ........................................................... 71
2.1 Minoranze nazionali e partiti etno-regionali ...................................................................... 71
2.1.1 Minoranze nazionali e sistemi elettorali ............................................................................................... 71
2.1.2 Partiti etno-regionali e partiti regionali ................................................................................................ 72
2.2 Garanzie dirette per minoranze e gruppi linguistici ........................................................... 76
2.2.1 La Croazia ............................................................................................................................................ 76
2.2.2 La Slovenia .......................................................................................................................................... 77
2.2.3 La Romania .......................................................................................................................................... 78
2.2.4 Il Belgio ............................................................................................................................................... 80
2.2.5 Bosnia - Erzegovina ............................................................................................................................. 82
2.3 Disposizioni che facilitano la rappresentanza .................................................................... 87
2.3.1 Polonia ................................................................................................................................................. 87
2.3.2 Germania .............................................................................................................................................. 88
2.3.3 Italia ..................................................................................................................................................... 90
2.4 Ripercussioni dei sistemi elettorali su minoranze con un proprio partito .......................... 92
2.4.1 La minoranza greca in Albania ............................................................................................................ 92
2.4.2 La minoranza turca in Bulgaria ............................................................................................................ 94
2.4.3 Minoranze in Turchia ........................................................................................................................... 95
2.4.4 La Georgia multietnica ......................................................................................................................... 97
2.4.5 Ripercussioni dei sistemi elettorali sui partiti etno-regionali ............................................................. 100
2.5 Ripercussioni su minoranze nazionali senza partiti politici ............................................. 102
2.6 Conclusioni sugli effetti dei sistemi elettorali sulle minoranze ....................................... 103
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013 .......................................... 109
3.1 Il sistema elettorale nel Regno d’Italia ............................................................................ 109
3.2 La rappresentanza dei sudtirolesi a Roma dal Regno fino al fascismo ............................ 113
Riassunto e indici
10
3.2.1 L’annessione e l’unificazione nel Deutschen Verband ...................................................................... 113
3.2.2 Le prime elezioni del 1921 ................................................................................................................. 113
3.2.3 La riforma elettorale del 1923 e il tramonto della democrazia ........................................................... 118
3.2.4 Le elezioni politiche del 1924 e la fine della democrazia .................................................................. 121
3.3 La costituzione della Repubblica e l’Italia democratica dopo la guerra .......................... 128
3.3.1 La Costituzione democratica e il Parlamento dopo il 1948 ................................................................ 128
3.3.2 Le Regioni e gli enti territoriali .......................................................................................................... 130
3.3.3 Le Autonomie speciali e la Regione Trentino Südtirol ...................................................................... 131
3.3.4 Il diritto elettorale nell’Italia democratica dal 1945 al 1993 .............................................................. 133
3.3.5 La cosiddetta Prima Repubblica ......................................................................................................... 140
3.4 La lotta per l’autonomia e la costruzione di una rappresentanza parlamentare ............... 142
3.4.1 La minoranza sudtirolese e la lotta per l’autonomia .......................................................................... 142
3.4.2 La costituzione della SVP come partito di raccolta ............................................................................ 144
3.4.3 La prima prova alle elezioni del 1948 ................................................................................................ 145
3.4.4 Le elezioni dal 1953 al 1987 .............................................................................................................. 152
3.5 La nuova distribuzione dei collegi del Senato nella Regione .......................................... 157
3.5.1 La misura 111 del pacchetto Südtirol ................................................................................................. 157
3.5.2 Le trattative per l’applicazione della misura 111 del Pacchetto ......................................................... 159
3.5.3 La svolta e la legge per la nuova distribuzione .................................................................................. 165
3.5.4 Le ripercussioni sulle elezioni per il Senato del 1992 e i risultati alla Camera dei Deputati ............. 166
3.5.5 Il risultato complessivo per Camera e Senato 1992 ........................................................................... 170
3.6 La riforma elettorale del 1993 .......................................................................................... 171
3.6.1 La distribuzione dei seggi nel sistema proporzionale alla Camera..................................................... 174
3.6.2 La distribuzione dei seggi nel sistema proporzionale al Senato ......................................................... 176
3.7 Le ripercussioni delle riforme sulle elezioni dal 1994 al 2001 ........................................ 178
3.7.1 Le elezioni per il Parlamento del 1994 a livello nazionale ................................................................. 178
3.7.2 Le clausole di sbarramento e i ricorsi ................................................................................................. 180
3.7.3 Le ripercussioni sulle elezioni per il Parlamento in provincia di Bolzano 1994 ................................ 189
3.7.4 Le ripercussioni alle elezioni per il Parlamento del 1996 .................................................................. 192
3.7.5 Le ripercussioni sulle elezioni per il Parlamento del 2001 ................................................................. 197
3.8 La riforma elettorale del 2005 e la norma speciale per il Trentino Alto Adige Südtirol . 202
3.8.1 La clausola di sbarramento e la lotta per una deroga ......................................................................... 202
3.8.2 Il sistema vigente dal 2005: Proporzionale alla Camera e al Senato .................................................. 204
3.8.3 Il nuovo sistema elettorale per la Camera .......................................................................................... 205
3.8.4 Il nuovo sistema elettorale per il Senato ............................................................................................ 212
3.9 Le ripercussioni della riforma del 2005 sulle elezioni ..................................................... 214
3.9.1 Le elezioni alla Camera nel 2006 ....................................................................................................... 214
3.9.2 Le elezione al Senato nel 2006 ........................................................................................................... 217
3.9.3 Le elezioni politiche del 2008 e la „blockfreie“ SVP ......................................................................... 221
3.9.4 La corsa solitaria dell'SVP per la Camera nel 2008 ........................................................................... 225
3.10 Una panoramica sulle elezioni dal 1921 al 2008 ............................................................. 228
3.10.1 La minoranza in una panoramica a lungo termine ............................................................................. 228
3.10.2 I parlamentari dell’Alto Adige dal 1921 al 2013................................................................................ 233
4 Tentativi di riforma elettorale e la tutela delle minoranze ................................................ 237
4.1 I tentativi di riforma del centrodestra 2001-2006 ............................................................ 237
4.1.1 Gli obiettivi contrastanti tra Lega e Forza Italia/Alleanza Nazionale ................................................ 237
4.1.2 Il progetto di riforma costituzionale del centrodestra ......................................................................... 237
4.1.3 Fallito il passaggio a Camere differenziate ........................................................................................ 238
4.1.4 La riforma elettorale del centrodestra ................................................................................................ 239
4.2 I tentativi per una riforma elettorale tra il 2006 e il 2008 ................................................ 241
Riassunto e indici
11
4.2.1 La pressione per una nuova legge elettorale....................................................................................... 241
4.2.2 Le elezioni politiche del 2006 ............................................................................................................ 241
4.2.3 Un sistema di elezione diverso per il Senato ...................................................................................... 244
4.2.4 Gli ostacoli al Senato ......................................................................................................................... 245
4.2.5 La spada di Damocle del referendum ................................................................................................. 246
4.2.6 La posizione della maggioranza sulla nuova legge elettorale ............................................................ 247
4.2.7 I piccoli contro il referendum ............................................................................................................. 247
4.2.8 I principi dell’ex-Ministro Chiti del centrosinistra ............................................................................. 248
4.2.9 I possibili punti di convergenza per una riforma elettorale ................................................................ 249
4.2.10 Le riserve dei partiti del centrodestra ................................................................................................. 251
4.2.11 La proposta dell’ex Ministro delle riforme Roberto Calderoli .......................................................... 251
4.2.12 Clausola speciale per le minoranze linguistiche ................................................................................. 254
4.2.13 Le convergenze per la legge elettorale ............................................................................................... 254
4.2.14 La proposta di Enzo Bianco ............................................................................................................... 255
4.2.15 La regolamentazione speciale per l’Alto Adige Südtirol ................................................................... 256
4.3 La riduzione dei partiti e la nuova legislatura dal 2008 ................................................... 257
4.3.1 Il referendum, lo scandalo e la crisi di governo ................................................................................. 257
4.3.2 Le elezioni del 2008 semplificano il quadro politico ......................................................................... 258
4.3.3 La scarsa partecipazione al referendum ............................................................................................. 260
4.4 Critica alla legge elettorale vigente .................................................................................. 262
4.4.1 Sistema proporzionale con forti limitazioni ....................................................................................... 262
4.4.2 Deficienze democratiche per le minoranze linguistiche ..................................................................... 262
4.4.3 Messa in dubbio la rappresentanza democratica del Parlamento ....................................................... 263
4.4.4 Partiti forti, Parlamento debole .......................................................................................................... 264
4.4.5 Il potere dei Partiti è difficile da spezzare .......................................................................................... 267
5 Conclusioni e verifica delle tesi ............................................................................................. 269
5.1 Verifica delle tesi ............................................................................................................. 269
5.2 Verifica delle tesi nel dettaglio lungo il percorso storico ................................................ 272
5.2.1 Dopo l’annessione e durante il Fascismo: dipendente dal collegio .................................................... 272
5.2.2 Dopo la Seconda Guerra fino al 1993: sistema proporzionale per la Camera .................................... 272
5.2.3 Senato fino al 1992: collegio con sbarramento al 65 % e conguaglio proporzionale ......................... 273
5.2.4 Sistema prevalentemente maggioritario dal 1993 al 2005, senza sbarramento al Senato .................. 274
5.2.5 Cambiamento dei collegi senatoriali nel 1992 ................................................................................... 275
5.2.6 Sistema prevalentemente maggioritario dal 1993 al 2005 alla Camera ............................................. 276
5.2.7 Proporzionale con sbarramento e premio di maggioranza alla Camera dal 2005............................... 276
5.3 Una vite molto sensibile ................................................................................................... 278
6 Bibliografia e informazioni sull‘autore ................................................................................ 281
6.1 Bibliografia, fonti e abbreviazioni ................................................................................... 281
6.1.1 Libri e saggi impegnati ....................................................................................................................... 281
6.1.2 Agenzie, giornali e riviste .................................................................................................................. 289
6.1.3 Costituzioni, Leggi, Archivi e siti internet ......................................................................................... 290
6.1.4 Partiti etno-regionali e partiti italiani ................................................................................................. 299
6.1.5 Abbreviazioni ..................................................................................................................................... 301
6.2 Ringraziamenti e informazioni sull’autore ...................................................................... 303
6.2.1 Ringraziamenti ................................................................................................................................... 303
6.2.2 Curriculum vitae dell’autore .............................................................................................................. 304
6.2.3 Libri e saggi dell’autore ..................................................................................................................... 305
6.3 Dichiarazione sostitutiva di giuramento .......................................................................... 311
Tabelle Tab. 1: Confronto tra diversi metodi dei divisori o del numero maggiore ..................................................... 44
Tab. 2: Slovenia: Appartenenza nazionale e lingua madre dei maggiori gruppi ............................................ 77
Tab. 3: Raffronto Paesi per sistemi elettorali, sbarramenti, premi e norme di tutela di minoranze ............. 106
Tab. 4: Camera dei deputati – 15 maggio 1921 – Collegio Bolzano (Alto Adige) ...................................... 116
Tab. 5: Camera dei deputati – 15 maggio 1921 – Collegio Trentino ........................................................... 117
Tab. 6: Camera dei deputati – 6 aprile 1924 – Distribuzione dei seggi di minoranza .................................. 125
Tab. 7: Proporzione dei gruppi linguistici nel Alto Adige ........................................................................... 144
Riassunto e indici
12
Tab. 8: Camera 18 aprile 1948 – Risultato complessivo Regione Trentino Alto Adige .............................. 147
Tab. 9: Camera 18 aprile 1948 – Provincia di Bolzano ................................................................................ 148
Tab. 10: Senato 18 aprile 1948 – Collegio Bolzano ...................................................................................... 149
Tab. 11: Senato 18 aprile 1948 – Collegio Bressanone ................................................................................. 149
Tab. 12: Senato 18. Aprile 1948 – Risultato complessivo Regione Trentino Alto Adige ............................. 151
Tab. 13: La popolazione del Südtirol e del Trentino ..................................................................................... 157
Tab. 14: Proposte Cossiga Rognoni in una simulazione con risultati elettorali 1987 ................................... 161
Tab. 15: Senato 5. Aprile 1992 - Collegio Bolzano Bassa Atesina ............................................................... 167
Tab. 16: Senato 5. Aprile 1992 – Risultato Regione Trentino Alto Adige Südtirol ...................................... 168
Tab. 17: Senato/Regione DC e MSI/AN dal 1979-1992 ............................................................................... 169
Tab. 18: Camera – Sistema proporzionale - Assegnazione dei mandati (1. passo) ....................................... 174
Tab. 19: Camera – sistema proporzionale - Assegnazione dei mandati (2. passo) ........................................ 175
Tab. 20: Senato – Assegnazione dei seggi .................................................................................................... 176
Tab. 21: Camera dei deputati 27 marzo 1994 – Risultati complessivi .......................................................... 179
Tab. 22: Camera dei deputati 27.Marzo 1994, Proporzionale Trentino Alto Adige ..................................... 184
Tab. 23: Camera dei deputati 27. Marzo 1994, Proporzionale Italia ............................................................. 184
Tab. 24: Camera dei deputati 27 marzo 1994, Collegio Bolzano Laives ...................................................... 190
Tab. 25: Senato 27 marzo 1994 – Collegio Bolzano Bassa Atesina.............................................................. 191
Tab. 26: Senato 21 Aprile 1996, Collegio Bolzano Bassa Atesina ............................................................... 192
Tab. 27: Camera dei deputati 21 aprile 1996 – Collegio Bolzano ................................................................. 194
Tab. 28: Camera dei deputati 21 aprile 1996, proporzionale Italia ............................................................... 196
Tab. 29: Camera dei deputati 21.Aprile 1996, elzioni proporzionali Trentino Alto Adige Südtirol ............. 197
Tab. 30: Camera dei deputati 13 maggio 2001, Elezioni proporzionale Italia .............................................. 198
Tab. 31: Camera dei deputati 13 maggio 2001, Elezioni proporzionali Trentino Alto Adige ...................... 199
Tab. 32: Camera dei deputati 13. Maggio 2001 - Collegio Bolzano Laives ................................................. 200
Tab. 33: Senato 13. Maggio 2001 – Collegio Bolzano Bassa Atesina .......................................................... 200
Tab. 34: Camera dei deputati 9 aprile 2006– Circoscrizione elettorale Trentino Alto Adige ....................... 215
Tab. 35: Senato 9 aprile 2006 – Collegio Bolzano Bassa Atesina ................................................................ 219
Tab. 36: Senato 13 e 14 aprile 2008 - Collegio Bolzano Bassa Atesina ....................................................... 222
Tab. 37: Camera dei deputati 13 e 14 aprile 2008 – circoscrizione Trentino Alto Adige ............................. 225
Tab. 38: I risultati elettorali del DV del 1921-1924 ...................................................................................... 228
Tab. 39: Sistemi elettorali e risultati della SVP dal 1948 al 2008 ................................................................. 230
Tab. 40: Parlamentari di madrelingua tedesca dell’Alto Adige dal Regno d'Italia al fascismo 1921-1939 .. 233
Tab. 41: Parlamentari di lingua italiana dell’Alto Adige dal Regno al fascismo 1921-1939 ........................ 233
Tab. 42: Parlamentari di lingua tedesca dell’Alto Adige nell’Italia democratica (tutti SVP) ....................... 234
Tab. 43: Parlamentari di lingua italiana dell’Alto Adige nell’Italia democratica ........................................ 235
Tab. 44: Camera dei deputati 9 aprile 2006 – vittoria di stretta misura per Prodi ........................................ 242
Tab. 45: I gruppi parlamentari alla Camera dopo le elezioni del 2008 ......................................................... 259
Riassunto e indici
13
Figure Fig. 1: Obiettivi dei sistemi elettorali .............................................................................................................. 17
Fig. 2: Effetti dei sistemi elettorali .................................................................................................................. 18
Fig. 3: Definizione del sistema elettorale ........................................................................................................ 23
Fig. 4: Sistemi elettorali in senso stretto .......................................................................................................... 24
Fig. 5: Definizione del diritto elettorale .......................................................................................................... 25
Fig. 6: Abuso di sistemi elettorali .................................................................................................................... 26
Fig. 7: Suddivisione dei sistemi elettorali in Majorz e Proporz ...................................................................... 29
Fig. 8: La classificazione dei sistemi elettorali secondo Nohlen ..................................................................... 30
Fig. 9: Il sistema maggioritario ....................................................................................................................... 30
Fig. 10: Articolazioni del sistema maggioritario ............................................................................................. 31
Fig. 11: Elezioni a maggioranza relativa in Gran Bretagna ............................................................................. 32
Fig. 12: Collegi in Gran Bretagna ................................................................................................................... 32
Fig. 13: Maggioritario a maggioranza assoluta in Francia .............................................................................. 33
Fig. 14: I collegi in Francia ............................................................................................................................. 34
Fig. 15: Effetti del sistema maggioritario ........................................................................................................ 34
Fig. 16: I cinque tipi di sistema maggioritario secondo Nohlen ...................................................................... 35
Fig. 17: L’elezione proporzionale ................................................................................................................... 36
Fig. 18: I cinque metodi proporzionali ............................................................................................................ 37
Fig. 19: Soglie naturali e soglie normative ...................................................................................................... 38
Fig. 20: I seggi vengono assegnati in proporzione dei voti ............................................................................. 38
Fig. 21: Cosa sono i metodi di assegnazione dei mandati? ............................................................................. 39
Fig. 22: I due metodi di assegnazione dei mandati col proporzionale ............................................................. 39
Fig. 23:La stima del quoziente elettorale ......................................................................................................... 40
Fig. 24: Un esempio del metodo D’Hondt ...................................................................................................... 41
Fig. 25: Il metodo D'Hondt .............................................................................................................................. 42
Fig. 26: Il computo del quoziente elettorale .................................................................................................... 46
Fig. 27: Attribuzione dei seggi pieni col metodo del quoziente elettorale ...................................................... 47
Fig. 28: Formula per l'attribuzione dei seggi con il quoziente elettorale ......................................................... 48
Fig. 29: Il metodo delle quote .......................................................................................................................... 49
Fig. 30: Attribuzione dei seggi residui ............................................................................................................ 50
Fig. 31: Effetti dei metodi per i piccoli gruppi ................................................................................................ 51
Fig. 32: Classificazione semplificata dei sistemi elettorali ............................................................................. 52
Fig. 33: Sistemi combinati ............................................................................................................................... 53
Fig. 34: I Collegi uninominali in Germania .................................................................................................... 53
Fig. 35: Sistema elettorale della Germania ...................................................................................................... 54
Fig. 36: Un sistema combinato prevalentemente maggioritario in Italia dal 1993 al 2005 ............................. 55
Fig. 37: La distribuzione dei seggi nel Bundestag tedesco dopo le elezioni del 2009 .................................... 89
Fig. 38: L’Italia dopo l’unificazione .............................................................................................................. 109
Fig. 39: Diritto di voto limitato a pochi ......................................................................................................... 110
Fig. 40: Il Parlamento nel Regno d’Italia ...................................................................................................... 111
Fig. 41: Sistema elettorale e collegi elettorali nel 1921 ................................................................................. 114
Fig. 42: Giolitti concede un proprio collegio all’Alto Adige ........................................................................ 115
Fig. 43: Il simbolo della lista di DV alle elezioni del 1921 ........................................................................... 115
Fig. 44: Esito delle elezioni nel 1921 ............................................................................................................ 116
Fig. 45: Grazie al piccolo collegio, quattro eletti .......................................................................................... 117
Fig. 46: La legge Acerbo ............................................................................................................................... 118
Fig. 47: I parlamentari sudtirolesi si oppongono alla legge elettorale ........................................................... 119
Fig. 48: L’ordine del giorno dei deputati sudtirolesi ..................................................................................... 120
Fig. 49: Il simbolo della lista del DV nel 1924 ............................................................................................. 122
Fig. 50: Nel 1924 l’Alto Adige nella circoscrizione Veneto ......................................................................... 123
Fig. 51: La scheda elettorale 1924 ................................................................................................................. 123
Fig. 52: Elezioni del 1924: Dimezzata la rappresentanza Sudtirolese ........................................................... 124
Riassunto e indici
14
Fig. 53: Conseguenze del premio di maggioranza nel Veneto ...................................................................... 125
Fig. 54: Alle politiche del 1924 Mussolini raccolse il 66, 3 % dei voti ........................................................ 126
Fig. 55: L'abolizione graduale della democrazia dal 1924 in poi .................................................................. 127
Fig. 56: Il diritto elettorale nell’Italia democratica ........................................................................................ 128
Fig. 57: L’Assemblea costituente a Montecitorio 1946-1947 ....................................................................... 129
Fig. 58: La Costituzione democratica del 1948 ............................................................................................. 129
Fig. 59: Le cinque Regioni a Statuto Speciale ............................................................................................... 132
Fig. 60: I principi fondamentali del diritto elettorale nella Costituzione ....................................................... 133
Fig. 61: Il sistema bicamerale perfetto .......................................................................................................... 134
Fig. 62: Prime modalità di voto e durata della legislatura ............................................................................. 135
Fig. 63: Il diritto elettorale per la Camera 1948 – 1993 ................................................................................ 136
Fig. 64: Senato 1948 – 1993 .......................................................................................................................... 137
Fig. 65: La cosiddetta Legge Truffa .............................................................................................................. 138
Fig. 66: I sistemi elettorali in Italia dal 1948 a oggi ...................................................................................... 139
Fig. 67: Il riparto proporzionale per la Camera viene computato a base nazionale ...................................... 146
Fig. 68: I risultati regionali alla Camera nel 1948 ......................................................................................... 148
Fig. 69: I risultati nei collegio di Bolzano-Merano per il Senato .................................................................. 150
Fig. 70: I risultati nel collegio di Bressanone per il Senato ........................................................................... 150
Fig. 71: Proporz se manca il quorum ............................................................................................................ 151
Fig. 72: Senato 1948 - risultatiTrentino Aldto Adige .................................................................................... 152
Fig. 73: Misura 111 del Pacchetto ................................................................................................................. 165
Fig. 74: I primi risultati nel nuovo collegio Bolzano Bassa Atesina ............................................................. 169
Fig. 75: Risultati totali del Trentino Alto Adige per il Senato 1992 ............................................................. 170
Fig. 76: Riforma elettorale del 1993 .............................................................................................................. 177
Fig. 77: Un quarto del Parlamento venne (1993-2005) eletto con il sistema proporzionale ....................... 180
Fig. 78: Ricorso alla Corte Costituzionale ..................................................................................................... 183
Fig. 79: Candidatura di protesta del leader storico Silvius Magnago ............................................................ 183
Fig. 80: La SVP ricorre alla Corte di Giustizia Europea ............................................................................... 189
Fig. 81: Il combattuto seggio senatoriale del Collegio Bolzano Bassa Atesina 1996 ................................... 193
Fig. 82: Il combattuto collegio elettorale Bolzano Bassa Atesina ................................................................. 201
Fig. 83: La proposta di legge elettorale - una minaccia per le minoranze ..................................................... 202
Fig. 84: Successo per le minoranze ............................................................................................................... 203
Fig. 85: Sistema elettorale per Camera e Senato ........................................................................................... 204
Fig. 86: La legge elettorale del 2005: proporzionale con premio alla Camera e al Senato ........................... 205
Fig. 87: Soglie per la Camera ........................................................................................................................ 206
Fig. 88: Come vengono assegnati i seggi per la Camera ............................................................................... 207
Fig. 89: Esempio per il computo del quoziente elettorale per la Camera ...................................................... 208
Fig. 90: La prima ripartizione dei seggi secondo le elezioni per la Camera nel 2008 ................................... 208
Fig. 91: Ricalcolo del quoziente elettorale per la maggioranza e la minoranza ........................................... 210
Fig. 92: Computo dei seggi in base al premio di maggioranza ..................................................................... 210
Fig. 93: Computo del quoziente elettorale per le liste perdenti ..................................................................... 211
Fig. 94: Soglie di sbarramento per il Senato ................................................................................................. 212
Fig. 95: La larga coalizione Unione-SVP stravince nel collegio ................................................................... 220
Fig. 96: L’SVP nel collegio senatoriale Bolzano Bassa Atesina 1992 – 2008 .............................................. 223
Fig. 97: SVP nei collegi senatoriali Bressanone-Pusteria e Merano-Venosta 1992 – 2008 .......................... 224
Fig. 98: Camera 2008 – Riparto dei 277 seggi dei perdenti .......................................................................... 226
Fig. 99: I risultati elettorali della SVP in forma percentuale 1948-2008 ....................................................... 232
Fig. 100: La Camera dei deputati 2006-2008 ................................................................................................ 243
Fig. 101: Il Senato della Repubblica 2006- 2008 ......................................................................................... 245
Fig. 102: La Camera dopo le elezioni del 2008 ............................................................................................. 259
Fig. 103: Il Senato dopo le elezioni del 2008 ................................................................................................ 260
Introduzione e accesso alla problematica
15
Introduzione e accesso alla problematica
1 L’oggetto di ricerca e la delimitazione del tema
Il nostro oggetto di ricerca sono i sistemi elettorali e le loro ripercussioni su minoranze linguistiche.
Vogliamo analizzare questo tema sull’esempio di minoranze linguistiche in Europa e in speciale
modo sull’esempio delle minoranze tedesche e ladine dell’Alto Adige Südtirol.
Sulle minoranze etniche in generale e sull’Alto Adige Südtirol in particolare, vi è una ricca
letteratura, che illumina i molteplici problemi, dalle sue radici storiche fino alle diversità culturali,
sociali e agli aspetti economici. Anche sulle questioni giuridiche e politiche esiste un gran numero
di pubblicazioni. Su queste domande non vogliamo soffermarci.
Vogliamo limitarci, invece, a un solo ma importante aspetto e cioè al tema centrale di questo studio
Quali effetti hanno i sistemi elettorali sulla rappresentanza di minoranze linguistiche in Parlamenti
nazionali? La questione è stata anche essa oggetto di studio di diverse pubblicazioni, sulle quali
possiamo basarci, ma offre ancora un vasto spazio per questioni aperte.2 Inoltre, sull’esempio
dell’Alto Adige Südtirol quale oggetto di indagine empirica concreta, la questione può essere
approfondita lungo un periodo storico di nove decenni interi. Speriamo pertanto di poter, con questo
saggio, aggiungere al mosaico della discussione scientifica una pietra modesta ma assai
interessante.
Possibilità di partecipazione democratica di minoranze
Le minoranze in uno Stato, indipendentemente dal fatto che si tratti di minoranze etniche, culturali,
religiose o di altro tipo, possono svilupparsi meglio, quando vivono in modo concentrato in una
zona d’insediamento chiuso e possono partecipare alla gestione della comunità del paese o della
regione. Da questa prospettiva, è fondamentale il grado di partecipazione che si vuol concedere a
queste minoranze, se queste siano incorporate in un sistema di Stato unitario oppure federale e di
quale grado di autonomia possano godere. Ho esaminato quest’aspetto nella mia tesi di dottorato,
che ho presentato in parallelo con questa ricerca alla conclusione dei miei studi. Sotto il titolo
“Federalismo e Autonomie in Italia," ho esaminato gli effetti dello sviluppo federale in Italia sulle
2 Cfr. la bibliografia nel cap. 6 e tra altri: Bardi, L. (2009), Tronconi, F. (2009), Peterlini, O. (2009), Council of Europe (2008). Nohlen, D. (2007), Ferrandi, G./Pallaver, G. (ed) (2007), Gülbahar, M. (2006), Pallaver, G. (2005), Alionescu, C.C. (2004), De Winter, L. (1998), Türsan, H. (1998), De Winter, L./Türsan H. (ed) (1998), Müller-Rommel, F. (1998), Urwin, D. (1983), Sartori, G. (1982).
Introduzione e accesso alla problematica
16
autonomie speciali e in particolar modo sullo Statuto di Autonomia del Trentino Alto Adige
Südtirol.3
Questo lavoro è complementare a esso. Non ripeto pertanto qui l'approccio teorico al federalismo,
all'autonomia e alle minoranze, così come lo sviluppo storico e il quadro giuridico, permettendomi
di rinviare ai relativi capitoli della tesi.
Per consentire agli appartenenti alle minoranze una efficiente partecipazione alla vita politica, si
deve anche tener conto dell’articolazione e dalla sfera di azione degli strumenti di diritto elettorale,
così come sottolineano giustamente Alber e Parolari in una voluminosa recente opera sullo
sviluppo del diritto elettorale in Europa.4
La partecipazione democratica a livello locale
Una particolare attenzione deve essere riservata, in questo contesto, alla domanda di come questa
partecipazione può al meglio essere organizzata al livello regionale.5 Carlo Fusaro ha presentato gli
aspetti teorici e i risvolti pratici della nuova legislazione elettorale regionale in Italia in un cospicuo
volume, al quale hanno contribuito importanti autori.6 E 'stato pubblicato dalla prestigiosa Società
Italiana di Studi Elettorali (SISE), l’associazione dei ricercatori accademici e non accademici sul
tema.7 Egli sottolinea giustamente la questione principale, sulla quale convergono l’autonomia, sia
locale che regionale, il regionalismo e il federalismo: sono prospettive distinte ma accomunate
dall’idea di fondo dell’opportunità della distribuzione di quote crescenti di potere politico sul
territorio.8
I modi nei quali si articola questa partecipazione si manifestano anche nelle leggi regionali. Dal
1993 i sindaci in Italia sono eletti direttamente9 e dal 1999 anche i Presidenti delle Regioni.
Un’eccezione è rappresentata dalla Regione di Aosta e dalla Provincia Autonoma di Bolzano Alto
Adige. Queste riforme hanno portato a un rafforzamento dei poteri locali e delle regioni, in
particolare dei loro presidenti. E giustamente si parla anche di un "federalismo federale".10
3 Peterlini, O. (2010h, it) (2010e, de). 4 Alber, E. / Parolari,S. (2010) p 355. 5 Cfr Gamper, A. (ed) / Fraenkel-Haeberle, C. (2010), di cui soprattutto Alber, E. / Parolari, S. (2010) p 355 seg., Greco, M.A. (2010) p 395 seg., Pallaver, G. (2010) p 519 seg., Zwilling, C. (2010) p 541 seg. 6 Fusaro, C. (2010) (ed). 7 Società Italiana di Studi Elettorali: http://www.studielettorali.it/storia/storia.htm, scaricato il 15.5.2010. 8 Fusaro, C. (2010) (ed) p 4. 9 Sui vantaggi e svantaggi dell’elezione diretta dei sindaci cfr. Virgilio, A. (2010) p 47 seg., particolarmente 65-67. 10 Fusaro, C. (2010) (ed) p 5. Sui sistemi delle elezioni regionali e comunali cfr. anche: Pallaver, G. (2005), Baldini, G. (2004), Chiaramonte, A./ D'Alimonte, R. (2004), Cecanti, S./ Vassallo (2004a), Fusaro, C. (2004), Fusaro, C./ Carli, M. (2002), Fusaro, C. (2002), Grasse, A. (2000), Chiaromonte, A./ D’Alimonte, R. (ed) (2000): Barbera, A. (1999), Fusaro, C. (1997), Grilli, A. (1997), Barbera, A./ Ceccanti, (1995), Barbera, A. (1980).
Introduzione e accesso alla problematica
17
Il presente studio fa un passo ulteriore. L'accento non è posto sulla partecipazione delle minoranze
agli affari locali, ma la loro partecipazione ai parlamenti nazionali. E questo dipende a sua volta dai
sistemi di votazione. Come nel caso di una vite, questi sistemi possono stringere o allargare la
tolleranza e concedere alle minoranze l'accesso, lo possono inoltre rendere difficile, o addirittura,
impedire.
Le finalità e l'impatto dei sistemi elettorali
I sistemi elettorali hanno nelle democrazie parlamentari il fine di garantire una rappresentanza, la
più possibile rappresentativa del corpo elettorale, ma anche di assicurare la governabilità. I sistemi
elettorali nazionali hanno quindi delle ripercussioni dirette sulla composizione dei rispettivi
parlamenti.11
Fig. 1: Obiettivi dei sistemi elettorali
O.Peterlini: Wahlsysteme Univ.Innsbruck 12.4.2010
7
Obietivi dei sitemi elettorali
Rappresentareequamentegli elettori
Garantire lagovernabilità
Oltre che per questi obiettivi ideali, i sistemi elettorali possono anche essere usati per rafforzare il
proprio potere o indebolire l'opposizione. In caso di riforme tali obiettivi non possono mai essere
completamente esclusi. I partiti che sono al potere tentano spesso di cambiare il sistema a proprio
vantaggio.
11 Nohlen, D. (2007).
Introduzione e accesso alla problematica
18
Le leggi elettorali producono degli effetti nei confronti dei partiti e possono, per esempio con un
sistema proporzionale puro, produrre un maggiore pluralismo ma al tempo stesso rendere più
difficile la formazione dei governi. Per converso, con un sistema maggioritario le leggi elettorali
possono incentivare le aggregazioni di partiti ed escludere le minoranze.12
Le leggi elettorali possono avere delle ripercussioni particolari sulle minoranze etniche in uno Stato.
Queste possono, per esempio, soccombere completamente, numericamente parlando, o essere
salvate da norme speciali attraverso la previsione di un diritto costituzionale di rappresentanza che
prescinde dalla rispettiva consistenza numerica. Questo avviene per esempio nel caso della piccola
minoranza ladina nei Consigli provinciali dell’Alto Adige e del Trentino, dove lo Statuto di
autonomia garantisce la rappresentanza della minoranza linguistica ladina.13 Lo stesso problema si
pone per le minoranze linguistiche a livello statale.
Fig. 2: Effetti dei sistemi elettorali
O.Peterlini: Wahlsysteme Univ.Innsbruck 12.4.2010
9
Effetti
Sulla composizione del Parlamento
Sui partiti (spinta ad aggregarsi o meno)
Sul governo facilitando o rendendo piùdifficile la sua formazione
Sulle minoranze promuovendole o escludendole
12 Caretti, P./De Siervo, U. (2004), p 106-110. Falcon , D. ( 2001), p 197-211. 13 Statuto Speciale per il Trentino Alto Adige, art. 48.
Introduzione e accesso alla problematica
19
2 La questione centrale e le tesi
La domanda centrale che ci poniamo, quindi, in questo saggio è la seguente: quali ripercussioni
hanno i sistemi elettorali nazionali sulle minoranze linguistiche? A questo scopo ipotizziamo le
seguenti tesi, che verificheremo empiricamente sull’esempio della minoranza Sudtirolese in Italia.
1. Tesi: I sistemi elettorali nazionali possono rafforzare o indebolire la rappresentanza di una
minoranza che si presenta con un partito etno-regionale.
2. Tesi: I sistemi proporzionali favoriscono la rappresentanza delle minoranze solo se queste
sono territorialmente disperse, ma sono piuttosto svantaggiosi se queste vivono in una zona
di insediamento concentrato.
3. Tesi: I sistemi elettorali maggioritari con collegi uninominali favoriscono la rappresentanza
delle minoranze nazionali, se queste vivono in insediamenti concentrati.
4. Tesi: La ripartizione dei collegi elettorali può favorire o discriminare le minoranze. Quanto
più i collegi elettorali si estendono oltre le loro zone di insediamento anche ad altre regioni,
tanto più si restringe la quota che le minoranze esprimono e tanto più difficile diventa la
loro rappresentanza.
5. Tesi: Anche se il sistema di rappresentanza proporzionale, in linea di principio, è più
favorevole per le minoranze sparse, le clausole di sbarramento e i premi di maggioranza
svantaggiano le minoranze e le possono addirittura escludere.
Introduzione e accesso alla problematica
20
3 L’accesso teorico e metodico al tema
Per costruire e sviluppare ulteriormente il tema sul patrimonio scientifico già esistente, si rende
opportuno esporre e analizzare in anteprima le basi teoriche offerte dalla letteratura scientifica sui
sistemi elettorali. Sarà importante in questo contesto conoscere gli strumenti e analizzarli sui loro
impatti. A questi aspetti ci dedichiamo nel capitolo 1.
Accordando gli strumenti con precisione sul tema specifico si possono misurare gli effetti dei
sistemi sulla rappresentanza delle minoranze in generale e su quelle linguistiche in particolare. A
questo fine si devono conoscere anche le forme di organizzazione politica delle minoranze etniche e
in modo speciale i partiti etno-regionalisti, che svolgono un importante ruolo nel rappresentare gli
interessi e la partecipazione delle minoranze stesse. Rilevanti sono anche i principi sul diritto
elettorale stabiliti dal Consiglio Europeo. Esporremo e raffronteremo, inoltre, le norme speciali che
esistono in vari Paesi europei a favore delle minoranze etniche. Le vedremo nel capitolo 2.
Il nocciolo della questione lo affrontiamo nel capitolo 3. Analizziamo con metodo empirico le tesi
presentate all’inizio prendendo come esempio la rappresentanza dei sudtirolesi nel Parlamento,
prima con riferimento al Deutscher Verband (DV), che già nel 1921 aveva dei propri rappresentanti
a Roma e successivamente alla Südtiroler Volkspartei (SVP), che dal 1948 in poi rappresenta la
minoranza sudtirolese nel Parlamento italiano.14
Entrambi sono dei classici partiti regionali ed etnici, cosiddetti partiti etno-regionalisti. In
particolare analizzeremo le ripercussioni delle seguenti riforme: la riforma elettorale fascista del
1923, il sistema elettorale prevalentemente proporzionale dell’Italia democratica a partire dal 1948,
la modifica dei collegi del Senato nel Trentino – Alto Adige del 1992, le riforme elettorali del 1993
e del 2005.15
Contro le modifiche del sistema elettorale nazionale, in particolare contro l’introduzione di una
soglia di sbarramento nel 1993, sono stati presentati dei ricorsi dinanzi alla Corte Costituzionale e
alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Anch’essi saranno oggetto di questa analisi, assieme ad un
caso precedente discusso in Belgio.
Il presente studio non intende fermarsi a una formale descrizione delle singole leggi elettorali e
delle norme speciali per le minoranze, ma vuole far luce in maniera empirica esaminando i risultati
elettorali, i mandati e le alleanze che si sono creati a seguito delle modifiche dei sistemi elettorali.
Ciò riguarderà in particolare quei risultati elettorali che sono stati influenzati dalle modifiche
14 Sulla storia del Deutsche Verband e della SVP cfr. Holzer, A. (1991), nonché Pallaver, G. (2007) p 629 seg., Peterlini, O. (2009 de) (2008a, de). 15 La legge elettorale italiana distingue tra circoscrizioni, che possono comprendere una regione o parti di essa, e
Introduzione e accesso alla problematica
21
I principali dati e risultati di questo saggio vengono presentati in forma di tabelle e
illustrazioni. Questi rappresentano anche la sintesi di un corso tenuto dall’autore alla
Facoltà di Diritto Pubblico presso l’Istituto di diritto Italiano all’Università di Innsbruck
sul tema: Diritto e sistemi elettorali, leggi elettorali italiane, riforme e i loro impatti sulle
minoranze. Essi dovranno contribuire a rendere più chiara e comprensibile la complessa
questione dei sistemi elettorali.
elettorali nazionali. Questi saranno oggetto di un’analisi specifica. Al fine, tuttavia, di fornire una
panoramica completa verranno illustrati tutte le consultazioni elettorali e i relativi risultati dal 1921
al 2008. 16
Il capitolo 4 si occupa dei progetti di riforma della materia elettorale in Italia, progetti che non sono
fin ora stati realizzati e che permettono, pertanto, uno sguardo al futuro, sempre dal punto di vista
delle minoranze. Una critica al sistema vigente completa l’analisi.
Nel capitolo 5 si traggono le conclusioni e si verificano le tesi presentate all’inizio in base alle
conoscenze acquisite.
Il capitolo 6, conclusivo, elenca la letteratura impegnata e le fonti, nonché informazioni sull’autore
e i suoi saggi.
collegi, di regola uninominali, tranne il Collegio unico nazionale,che comprende l’Italia intera. 16 Una breve versione di questo saggio, senza la parte teorica sui sistemi elettorali in genere e i raffronti internazionali, senza le ripercussioni sulle minoranze in Europa e senza letteratura comparativa in: Peterlini, O. (2009 de); e un breve riassunto in: Peterlini, O. (2008a, de).
Introduzione e accesso alla problematica
22
Ogni quattro anni gli elettori fanno la loro croce.
E poi la devono portare.
Ingrit Berg-Khoshnavaz (*1940), satirica tedesca
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
23
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e
ripercussioni
1.1 I sistemi elettorali e le sue tipologie
1.1.1 Definizione e regole tecniche dei sistemi elettorali
"I sistemi elettorali", afferma Maurice Duverger, "sono strani dispositivi - telecamere e proiettori
allo stesso tempo.” Essi registrano le immagini che essi stessi hanno in parte creato." 17 Duverger
descrive con questa bella immagine il duplice ruolo che rivestono i sistemi elettorali: non solo
registrano i voti e li convertono in seggi, ma influenzano anche il sistema politico.
Il termine sistema elettorale può essere inteso in senso stretto o in senso lato. In senso lato esso
comprende tutto ciò che riguarda il procedimento elettorale, ivi incluso il diritto elettorale e
l’organizzazione delle elezioni. Dieter Nohlen intende il sistema elettorale in senso stretto. Nella
sua opera „Wahlrecht e Parteiensystem“ (2007) Nohlen si occupa della teoria e dell’empirica dei
sistemi elettorali analizzando le ripercussioni sui sistemi dei partiti.18
Fig. 3: Definizione del sistema elettorale
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
6
Sistema elettorale
� In senso lato:
tutto quello che riguarda il processo elettorale, inclusi
• il diritto al voto
• l’organizzazione elettorale
� In senso stretto:
modo con il quale
• gli elettori esprimono il loro voto per il partito e la loro preferenza per candidati
• come questi voti vengono trasformati in mandati
17 Duverger, M. (1984) p 34.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
24
Con il sistema elettorale in senso stretto intendiamo la modalità con la quale gli elettori esprimono il
loro voto per un partito e per i candidati e la relativa assegnazione dei mandati. Con i sistemi
elettorali i risultati del voto (data of votes) vengono trasformati in mandati (parliamentary seats). I
sistemi elettorali disciplinano la delineazione dei collegi elettorali, la propaganda elettorale,
l’espressione del voto e il computo dei voti stessi ai fini dell’assegnazione dei seggi.
Fig. 4: Sistemi elettorali in senso stretto
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
10
Sistema elettoraleEsprimere il voto e trasformarlo in seggi
� In senso stretto:
modo con il quale
• gli elettori esprimono il loro voto per il partito e la loro preferenza per candidati
• come questi voti vengono trasformati in mandati
18 Nohlen, D. (2007) p 61.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
25
1.1.2 Cosa è il diritto elettorale
Le leggi elettorlai ne regolano i limit e le condizioni. Il diritto elettorale oggi sembra una cosa ovvia
e scontata. Ma non dimentichiamo che il cammino per ottenerlo è stato lungo e tortuoso. Basti
pensare al diritto elettorale delle donne, introdotto in Italia solo dal 1946.
Fig. 5: Definizione del diritto elettorale
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
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Diritto elettorale• Il diritto elettorale attivo è
il diritto di un elettore di
poter partecipare e esprimere il proprio voto
alle votazioni
• Il diritto elettorale passivo
è il diritto di poter essere
eletto, per esempio in
Parlamento
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
26
1.1.3 Cosa regolano i sistemi elettorali
Le disposizioni tecniche più rilevanti dei sistemi di voto riguardano gli elementi seguenti:
- la delimitazione dei collegi elettorali secondo diversi possibili livelli, quali distribuzione
regionale e dimensione;
- a propaganda elettorale: candidatura singola o liste, diverse modalità di liste (liste bloccate, liste
libere), collegamenti di liste,
- l’espressione del voto. L’elettore ha le seguenti possibilità: un solo voto (voto singolo),
preferenza per un candidato, pluralità di voti, pluralità di voti limitata (meno voti rispetto a
candidati da eleggere), voto alternativo (preferenze secondarie, terziarie etc.), cumulo di voti
(più voti per un unico candidato), Panachage (voto a candidati di liste diverse), voto secondario
(uno per il collegio, uno per la lista),
- il computo dei voti: sistema maggioritario (con maggioranza relativa o assoluta) o proporzionale
(secondo il procedimento del quoziente maggiore o del quoziente elettorale, con o senza
sbarramento) e le possibili combinazioni tra i vari sistemi.
Il significato del sistema elettorale è controverso sia tra gli studiosi che tra i politici. Alcuni studiosi
mettono i destini della democrazia in stretta connessione con i sistemi elettorali.
Fig. 6: Abuso di sistemi elettorali
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Abuso
Rafforzare ilproprio potere
Indebolirel’opposizione
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Ferdinand A. Hermens, per esempio, fa derivare il fallimento della Repubblica di Weimar dal
sistema di voto proporzionale.19 Questa affermazione è forse esagerata, ma sarebbe altrettanto
sbagliato sottovalutare le influenze dei sistemi elettorali sulla democrazia.
1.1.4 La delimitazione del collegio
Un significato particolare per le chance elettorali dei partiti politici lo ha la delimitazione ed il
disegno dei collegi elettorali. I collegi elettorali possono avere dimensioni diverse. Vi è la
possibilità di istituire collegi uninominali, in cui è da eleggere soltanto un solo candidato, o anche
collegi plurinominali, nei quali sono da eleggere più candidati. Esistono anche i cosiddetti collegi
nazionali, in cui l’intero territorio nazionale rappresenta il collegio. Secondo il principio
democratico, ogni voto deve avere lo stesso peso. Questo significa che per ogni candidato da
eleggere deve corrispondere lo stesso numero di elettori. Il rapporto della popolazione, o più
precisamente degli aventi diritti al voto, deve quindi essere considerato quando si disegnano i
collegi.
La ripartizione dei collegi può quindi comportare delle manipolazioni più o meno consapevoli,
attraverso per esempio la creazione di collegi plurinominali più o meno grandi, la scelta della
delimitazione geografica, in virtù del rapporto tra città metropolitana e provincia, in virtù di una
mancata considerazione della presenza di migranti etc. Nei collegi plurinominali bisogna tener
presente non soltanto il rapporto tra la popolazione e i candidati, ma anche le dimensioni del
collegio stesso. Più è grande il collegio e più è alto il numero dei parlamentari da eleggere, più il
sistema diventa proporzionale. Questo favorisce i partiti piccoli e le minoranze disparsi sul
territorio, che soccombono nei collegi piccoli. Più è piccolo il collegio, più aumenta la soglia
naturale di sbarramento; mentre essa è al massimo nei collegi uninominali. In questi collegi, infatti,
soltanto il partito più forte riesce ad imporsi, mentre le minoranze soccombono. Nei sistemi
elettorali combinati, come osserveremo in seguito, può essere raggiunto un equilibrio attraverso un
sistema proporzionale su base nazionale rispetto ai collegi uninominali, come per esempio avviene
in Germania. La delimitazione consapevole e artificiosa dei confini dei collegi elettorali a discapito
di altri gruppi viene definitivo anche Gerrymandering. Con tale pratica si sfrutta la diversa
composizione del corpo elettorale. Un tale piano è stato per esempio escogitato durante il fascismo
19 Hermens, F.A. (1941) (1968).
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
28
contro la minoranza linguistica dei sudtirolesi, che nel proprio territorio rappresenta la maggioranza,
al fine di distribuirla su due collegi e farla diventare minoranza.20
Anche la delimitazione dei collegi secondo i confini amministrativi delle regioni o delle province
può diventare un problema. Anche se si rispetta la chiave di una equa rappresentanza, si può
comunque arrivare a degli effetti discorsivi. Di regola i collegi elettorali non vengono creati in
maniera uniforme, e quindi con il medesimo numero di abitanti e di candidati, ma secondo unità
amministrative. Secondo questo principio si può arrivare alla creazione di grandi collegi nelle
grandi città e di collegi più piccoli in provincia, con le conseguenze appena descritte per i partiti più
piccoli, che si vedono svantaggiati nelle province con i collegi più piccoli.
La dimensione del collegio non influenza soltanto il rapporto tra voti e mandati, ma anche il
rapporto tra elettori ed eletti. Nei collegi uninominali l’elettore ha una scelta diretta tra diversi
esponenti che di regola conosce meglio rispetto a grandi collegi anonimi, in cui i candidati spesso
non sono noti. Se si è inoltre in presenza di liste bloccate, senza voto di preferenza, il rapporto tra
elettore ed eletto viene ulteriormente estraneato.21
20 Cfr. cap. 3.2.3 La riforma elettorale del 1923 e il tramonto della democrazia. 21 Nohlen, D. (2007), p 86-102.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
29
1.1.5 I sistemi elettorali secondo il computo dei voti
Fig. 7: Suddivisione dei sistemi elettorali in Majorz e Proporz
Dopo il disegno dei collegi elettorali il secondo meccanismo in termini di rilevanza è rappresentato
dal conteggio dei voti e da come questi siano trasformati in seggi. Esistono due sistemi, quello
maggioritario (Majorz) e quello proporzionale (Proporz). Tra le due forme classiche contrapposte
esistono varie forme combinate. A seconda di quale dei sistemi prevale queste forme combinate
vengono assegnate all’uno o all’altro sistema. Dieter Nohlen ha classificato la maggior parte di
queste forme miste e le ha assegnate a uno dei due sistemi classici, arrivando a cinque modelli per
ogni sistema di Proporz e Majorz.22 Ciò nonostante rimangono forme combinate che non si lasciano
così chiaramente assegnare all’uno o all’altro sistema.
22 Nohlen, D. (2007) p 192.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
30
Fig. 8: La classificazione dei sistemi elettorali secondo Nohlen
1.1.6 Il sistema maggioritario (sistema Majorz)
Fig. 9: Il sistema maggioritario
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Majorz
• Il territorio nazionale viene suddiviso in tanti piccoli collegi
• In ogni collegio viene eletto un unico
candidato
–con maggioranza assoluta o
–con maggioranza relativa
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
31
Nel sistema maggioritario il territorio nazionale viene suddiviso in collegi uninominali. In ogni
collegio vince quel candidato che ottiene il maggior numero di voti.
Si distingue tra due diverse opzioni:
- la maggioranza semplice (sistema maggioritario relativo, Plurality-System): il candidato che
ottiene più voti rispetto agli altri candidati (maggioranza relativa) risulta vincente;
- la maggioranza assoluta (sistema maggioritario assoluto, Majority-System). Vince chi ottiene nel
collegio la maggioranza assoluta (più del 50%) dei voti. Se questa maggioranza non viene
raggiunta nel primo turno, ha luogo un ballottaggio. La rilevanza politica dei ballottaggi è
dovuta dal ruolo che giocano i partiti minori in questi sistemi, in quanto sono essi a poter dare i
voti determinanti ai grandi partiti.
Il sistema maggioritaro, in particolar modo con la maggioranza relativa (secondo il Plurality-
System) favorisce generalmente i partiti grandi, mentre i partiti piccoli, che non dispongono di una
concentrazione a livello territoriale, rischiano di non conquistare neanche un solo seggio. Ciò non è
tuttavia necessariamente vero per i partiti etno-regionali o per le minoranze, che dispongono di una
concentrazione in uno o più collegi.
Fig. 10: Articolazioni del sistema maggioritario
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
32
1.1.6.1 Il sistema di maggioranza relativa in Gran Bretagna
La Gran Bretagna è un esempio classico di un sistema maggioritario. Tutto il territorio viene
suddiviso (dal 2010) in 650 Collegi (Constituencies). In ogni collegio vince chi riceve la
maggioranza relativa, cioè raccoglie più voti dei sui concorrenti.
Fig. 11: Elezioni a maggioranza relativa in Gran Bretagna
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Gran BretagnaMaggioritario a maggioranza relativa
• 650 seggi uninominali: ogni
elettore ha 1 voto per un candidato nel collegio
• risulta eletto chi ha più voti
nel collegio.
Fig. 12: Collegi in Gran Bretagna
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I collegi in Gran Bretagna
• 533 in England, 59 in Scotland, 40 in Wales e 18 in Northern Ireland
• Ogni collegio esprime un deputato nel House of Commons.
• I collegi hanno un’estensione variegata ma comprendono in media 68.500 elettori.
• L’UK è divisa in 650 collegi (parliamentaryconstituencies).
http://www.parliament.uk
onte: http://www.parliament.uk/about/how/elections/general.cfm.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
33
Per la distribuzione dei seggi nella Camera (Camera dei Comuni, House of Commons) e la
formazione del Governo è determinante solamente il numero dei collegi vinti e non la percentuale
dei voti raggiunti. Questo significa che per il numero dei seggi alla Camera non è decisiva la quota
proporzionale dei voti che un partito riesce ad ottenere a base nazionale. La Labour Party raggiunse
per esempio nel 2005 alle elezioni per la Camera il 35 % dei voti e il 55 % dei seggi in questo ramo
del Parlamento.
In casi rari il sistema maggioritario può anche condurre alla situazione perversa, che partiti con il
maggior numero di voti si trovino in opposizione, come la Labour Party nel 1951 o il Partito
conservatore alle elezioni del febbraio 1974. I fautori del sistema maggioritario però sottolineano da
parte loro, che il sistema elettorale britannico di regola porta a rapporti politici molto chiari e che la
maggioranza relativa sia abbondante per raggiungere la maggioranza dei seggi alla Camera dei
Comuni.23
1.1.6.2 Il maggioritario assoluto in Francia
Fig. 13: Maggioritario a maggioranza assoluta in Francia
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FranciaMaggioritario a maggioranza assoluta
• 577 Deputati nell’ Assemblée Nationale.
• da eleggere in 577 collegi
uninominali
• maggioranza assoluta nel collegio
• almeno ¼ dei voti degli
aventi diritto al voto del collegio
• altrimenti ballottaggio una
settimana dopo con maggioranza relativa
23 Bartsch, K./ Krämer, J. (2010).
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
34
Fig. 14: I collegi in Francia
Il sistema maggioritario soprattutto quello a maggioranza relativa (secondo il Plurality-System)
favorisce in linea di principio i grandi partiti, mentre i piccoli partiti che non sono concentrati in una
zona del territorio, rischiano di non ricevere neanche un seggio. Questo però non vale per i partiti
etno-regionalisti o per le relative minoranze, che vivono concentrati in una certa zona.
Fig. 15: Effetti del sistema maggioritario
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Effetti del Majorz
• vince chi ha più voti • l’altro candidato vieneescluso
• promuovel’aggregazione deipartiti
• rafforza la stabilità e la governabilità
Bild: A. Friedländer: Löwe auf Elefant. http://de.wikipedia.org/wiki/Zirkus
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
35
1.1.6.3 Le tipologie dei sistema elettorale secondo Nohlen
Nohlen individua i sistemi elettorali e li suddivide in cinque categorie, assegnando i sistemi
combinati al maggioritario se prevale questo sistema. I primi due sono i sistemi classici del
maggioritario, gli altri due sistemi combinati.
Fig. 16: I cinque tipi di sistema maggioritario secondo Nohlen
Addirittura il sistema proporzionale attuato in piccoli collegi plurinominali viene giustamente
attribuito al maggioritario. Quanto più piccolo è il collegio e conseguentemente quanto meno siano i
rappresentanti da eleggere, tanto più il sistema si avvicina al maggioritario. Se il collegio prevede
un unico parlamentare da eleggere si tratta del classico sistema maggioritario.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
36
1.1.7 Il sistema proporzionale
Fig. 17: L’elezione proporzionale
Mentre nei sistemi maggioritari vince chi ottiene la maggioranza assoluta o relativa, nei sistemi
proporzionali è la proporzione dei voti a decidere sulla distribuzione dei mandati.24 Tutti i partiti
dovrebbero essere rappresentati nel Parlamento secondo il numero dei voti che hanno ottenuto.
Questo permette anche ai partiti più piccoli, nonostante una loro distribuzione sul territorio, di
ottenere qualche seggio. Questo sistema comporta di regola una forte frammentazione del panorama
partitico che ha caratterizzato per lungo tempo il sistema italiano fino alle recenti riforme. Questo
permette anche ai partiti etno-regionali di essere rappresentanti sulla base dei loro voti. Tuttavia
questo non significa che questo sistema sia, sic et simpliciter, più favorevole per i partiti etno-
regionali. Quando questi sono infatti concentrati in un unico territorio, nel quale rappresentano la
maggioranza, il sistema maggioritario può essere più conveniente per loro. Sarà anche questo
aspetto ad essere oggetto della nostra analisi.
24 Nohlen, D. (2007), p 140.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
37
1.1.7.1 Categorie del proporzionale
Nella classificazione dei sistemi elettorali Nohlen assegna i sistemi combinati ai due tipi classici, al
maggioritario o al proporzionale, secondo la prevalenza delle loro caratteristiche. Se prevalgono gli
aspetti proporzionali li assegna, pertanto, al sistema proporzionale. I sistemi proporzionali classici
sono:
- il proporzionale in circoscrizioni relativamente grandi, come in Spagna e in Portogallo, e solo
con riserve in Italia (il primo nella figura 18), nonché
- il proporzionale puro, come nei Paesi Bassi e in Israele, senza sbarramenti o altra limitazione
della perfetta proporzionalità (l’ultimo sistema della Fig.18).
Tra queste due forme ci sono varie forme combinate (dal secondo al quarto punto nella Fig. 18).
Fig. 18: I cinque metodi proporzionali
1.1.7.2 Soglie naturali e soglie normative
Tanto più piccoli sono i collegi e meno sono i parlamentari da eleggere, tanto più sale la soglia
naturale e il sistema si avvicina sempre più al maggioritario.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
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Fig. 19: Soglie naturali e soglie normative
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19
Sbarramenti
• Collegi piccoli =
sbarramenti naturali: piùpiccoli sono i collegi e meno sono i parlamentari da eleggere, tanto più il sistema è maggioritario.
• Sbarramenti normativi = limiti minimi sotto i quali non si è ammessi alla ripartizione dei mandati.
1.1.8 Metodi di assegnazione dei mandati nel sistema proporzionale
Nel sistema proporzionale i seggi vengono assegnati ai partiti in proporzione al loro risultato
elettorale.
Fig. 20: I seggi vengono assegnati in proporzione dei voti
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
39
I metodi di assegnazione dei mandati o dei seggi sono procedimenti della rappresentanza
proporzionale che si rendono necessari nel sistema elettorale proporzionale al fine di trasformare i
voti in seggi. Essi si distinguono in due diversi sistemi di distribuzione dei seggi:
a. il metodo delle cifre più alte o metodo dei divisori,
b. il metodo per quoziente elettorale o per quota.
Fig. 21: Cosa sono i metodi di assegnazione dei mandati?
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Metodi di attribuzione seggi
• Sono procedure della rappresentanza proporzionale per convertire voti in seggi
Si distinguono due tipi di procedure:
�metodo delle cifre più alte (o metodo dei divisori)
�metodo del quoziente
(e metodo della quota)
Fig. 22: I due metodi di assegnazione dei mandati col proporzionale
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
40
1.1.8.1 Il metodo dei divisori o delle cifre più alte
Con questo procedimento si tenta di assegnare i mandati già nel primo passaggio, in modo che non
ci siano ulteriori seggi da attribuire con un procedimento di assegnazione dei resti. L’obiettivo è
anche quello di determinare un quoziente elettorale (cioè il numero dei voti necessari per
raggiungere un seggio) simile per tutti. I „costi“ di un seggio dovrebbero essere
approssimativamente uguali per tutti, cosa che non si garantisce quando si assegnano i resti con i
metodi del quoziente elettorale o della quota. I seggi con i resti infatti “costano” effettivamente
meno voti, un’opportunità per piccoli gruppi.
Per assegnare tutti i seggi in una unica divisione si può anche stimare la cifra di voti necessaria per
un seggio, senza che rimangano seggi residui. Ogni partito riceve poi tanti seggi, quante volte può
fornire questa cifra di voti (quoziente elettorale). Se per esempio il quoziente elettorale fosse 7.000
e un partito ricevesse 21.000 voti, riceverebbe tre seggi, con 28.000 voti quattro seggi e così via.
La cifra necessaria per un seggio viene, infatti, nominata quoziente elettorale. Per calcolarla si
divide la somma dei voti validi di tutti i partiti per un divisore comune (numero di seggi disponibili
+ n) che deve essere stimato. Si guarda poi quante volte il quoziente elettorale ci sta nel numero di
voti ricevuti dai singoli partiti. Questo divisore deve essere come si diceva stimato e provato finché
tutti i seggi possono essere assegnati in un’unica divisione. Questo metodo nel quale si deve provare
il divisore si chiama il metodo a due passi.
Fig. 23:La stima del quoziente elettorale
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Stima del quoziente elettorale
• I seggi vengono divisi già in prima attribuzione in modo che non rimangano seggi residui
• L’obiettivo è di raggiungere un costo seggio (quoziente elettorale) possibilmente uguale, che non è possibile per i seggi residui (che costano meno)
• I voti vengono divisi con un divisore da stimare o provare (numero seggi + n) in modo che tutti i seggi possano essere attribuiti in unica ripartizione
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
41
Procedimento a due passi: i voti dei partiti vengono divisi con un divisore da stimare (voti per
seggio). Il numero può essere determinato attraverso tentativi. Una buona stima è sempre
rappresentata dal quoziente dei voti complessivi e dei seggi complessivi. I relativi quozienti
vengono poi arrotondati fino al prossimo numero pieno. Se la somma dei numeri arrotondati è
maggiore o minore del numero di seggi il procedimento viene ripetuto con un divisore più grande o
più piccolo fino a quando sono distribuiti tutti i seggi. Questo procedimento è quello più veloce per
programmi informatici.25
Metodo dei numeri più alti o metodo dei divisori: in modo molto più semplice si arriva allo stesso
risultato con il metodo dei numeri più alti chiamato anche metodo dei divisori. I voti di ogni partito
vengono divisi con una sequenza di divisori (p.e. con 1, poi 2, poi 3 ecc.). Vengono sempre divisi i
voti originari dei singoli partiti (e quindi non quelli derivanti dai quozienti). Le frazioni ottenute
vengono arrotondate verso l’alto o verso il basso a seconda se sono più alte o più basse dello 0,5.
Nei casi rari che siano esattamente 0,5 decide il sorteggio.
Fig. 24: Un esempio del metodo D’Hondt
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D´ Hondt – System(Usato spesso anche per i resti)
Attribuzione di 5 seggi PCI SVP MSI Laici DC
Voti divisiper voti seggi voti seggi voti seggi voti seggi voti seggi
: 1 42.343 - 45.091 1 30.073 - 51.106 1 132.2911
: 2 21.166 - 22.545 -15.036
- 25.333 - 66.1451
: 3 14.111 - 15.030 - 10.024 - 17.035 - 44.097 1
Proiezioni elett. Senato 1987 Peterlini
Fonte: Peterlini, O. (1988c, de).
25 Pukelsheim, F. (2002), p 83.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
42
I risultati (cioè i quozienti) più alti ottenuti con questa divisione si chiamano numeri maggiori o più
alti. I numeri maggiori vengono poi ordinati in ordine decrescente. I seggi vengono assegnati
partendo dai numeri maggiori più grandi, fino a quando tutti i seggi disponibili sono stati assegnati.
Si crea, praticamente, una tabella in cui si mettono in orizzontale i partiti e sotto i loro nomi i loro
voti e a latere, verticalmente, i divisori progressivi. Si dividono poi i voti di ogni partito, riga per
riga, prima per esempio per uno, poi nella successiva riga per due ecc., progressivamente per un
numero sempre crescente di un'unità, arrivando alla divisione fino al numero dei seggi disponibili.
Il metodo più noto segue il procedimento denominato secondo il Professore belga di Diritto Civile e
Tributario Viktor D’Hondt (1841-1901),26 che si era impegnato fortemente a favore del sistema
proporzionale al fine di dare anche alle minoranze un’opportunità di essere eletti negli organi
elettivi. A tal fine il sistema proporzionale è molto più adatto di quellomaggioritario che emargina
in ogni collegio uninominale la minoranza. Fanno eccezione le minoranze concentrate sul territorio,
come vedremo più avanti.
Ma all’interno dei sistemi proporzionali il computo secondo D’Hondt non è affatto il più favorevole
per piccoli gruppi.
Fig. 25: Il metodo D'Hondt
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D´ Hondt - System
• Il sistema più famoso delle cifre più alte (o dei
divisori) è quello nominato secondo il professore Belga di diritto civile e fiscale Viktor d´ Hondt.
• Secondo il sistema Jefferson – D’Hondt i voti vengono divisi per 1, poi per 2, poi per 3 ecc. (1
– 2 – 3 – 4 – n). I risultati vengono arrotondati verso il basso.
D’Hondt, V. (1882).
26 D’Hondt, V. (1882).
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43
Un altro famoso metodo ha preso il nome del Professore di matematica francese André Sainte-
Laguë. Invece di dividere per uno, due, tre ecc., si dividono i voti di ogni partito per i numeri dispari
1, 3, 5, 7, 9 ecc. In Svezia e in Norvegia si applica un metodo modificato di Sainte-Laguë, nominato
“metodo equilibrato”. Il primo divisore in questo caso non è 1, ma 1,4, poi seguono i divisori (a
cifre intere) 3, 5, 7 ecc. In questo modo la soglia per partiti piccoli è più alta, ma sempre ancora
minore che con D’Hondt.
Confrontiamo ora tre metodi proporzionali diversi e i loro effetti, su un esempio pratico, la
ripartizione dei seggi senatoriali nel Trentino Alto Adige. L’esempio si riferisce al periodo quando
esisteva ancora l’altissimo quorum del 65 % per l’elezione diretta nel collegio e la maggior parte dei
seggi pertanto andava ripartita con il sistema proporzionale (elezioni politiche del 1987). Un seggio
venne assegnato direttamente nel collegio di Bressanone, mentre i sei restanti seggi (in tutto sono
sette) vennero ripartiti con il sistema proporzionale su base regionale.
Ma le elezioni del 1987 ebbero un’importanza maggiore e furono pertanto particolarmente
interessanti, perché su quei risultati si fecero varie progettazioni, che fornirono la base per il
cambiamento dei collegi (cfr. Tab.14). L’ipotesi prevede un terzo collegio nuovo in Alto Adige e
due eletti direttamente, nonché la ripartizione proporzionale dei cinque restanti seggi a base
regionale. E quest’ultimo riparto ipotetico lo mettiamo a confronto.
I tre procedimenti proporzionali conducono a numeri maggiori (cifre più alte) differenti.
Conseguentemente avviene l’assegnazione dei seggi ai partiti, seguendo i numeri maggiori in ordine
decrescente. Dal raffronto si può constatare, che con D'Hondt il piccolo gruppo del PCI con
42.343 voti (e cinque seggi da assegnare) verrebbe escluso, mentre riceverebbe un seggio con il
Metodo equilibrato (Sainte-Laguë modificato) e con il Sainte-Laguë nella sua forma pura. Il
secondo posto conferma la stessa tendenza, differenziandosi ancora meglio. Con D'Hondt e (!) con
il Metodo equilibrato (Sainte-Laguë modificato) andrebbe al partito più forte e cioè la DC, mentre
con Sainte-Laguë nella sua forma pura al secondo gruppo.
Il metodo più favorevole per i piccoli gruppi risulta da un confronto approfondito del procedimento
matematico, l’ultimo, e cioè quello secondo Sainte-Laguëin nella sua forma pura, seguito dal
Metodo equilibrato (Sainte-Laguë modificato) e infine dal metodo D’Hondt, il meno favorevole ai
piccoli tra i sistemi proporzionali.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
44
Tab. 1: Confronto tra diversi metodi dei divisori o del numero maggiore
Ripartizione della quota proporzionale dei seggi regionali per il Senato in Trentino Alto Adige 1987
D'Hondt
Divisore PCI SVP MSI LAICI DC
1 42343 45091 4. 30073 7. 51106 3. 132291 1.
2 21172 22546 15037 25553 66146 2.
3 14114 15030 10024 8518 44097 5.
4 10586 11273 7518 12777 33073 6.
5 8469 9018 6015 10221 26458
Metodo equilibrato Sainte-Laguë modificato
Divisore PCI SVP MSI LAICI DC
1,4 30245 5. 32208 4. 21481 7. 36504 3. 94494 1.
3 14114 15030 10024 8518 44097 2.
5 8469 9018 6015 10221 26458 7.
7 6049 6442 4296 7301 18899
9 4705 5010 3341 5678 14699
Sainte-Laguë
Divisore PCI SVP MSI LAICI DC
1 42343 5. 45091 3. 30073 7. 51106 2. 132291 1.
3 14114 15030 10024 8518 44097 4.
5 8469 9018 6015 10221 26458 6.
7 6049 6442 4296 7301 18899 7.
9 4705 5010 3341 5678 14699 Fonte: Propri calcoli. Dati delle elezioni politiche 1987 per la ripartizione proporzionale in Trentino Alto Adige, che formavano la base per le proiezioni per il 3. collegio senatoriale a Bolzano, cfr. Tab. 14. Peterlini, O. (1988c, de).
Per la divisione al fine della formazione dei numeri maggiori (delle cifre più alte) sono stati creati –
oltre quelli di D’Hondt e Sainte-Laguë – una serie di altri divisori:
- secondo Jefferson – D’Hondt i voti vengono divisi con 1, poi 2, poi 3 etc (1 – 2 – 3 – 4 – n). I
risultati vengono arrotondati per difetto.
- secondo Webster – Sainte-Laguë attraverso 0,5 – 1,5 – 2,5 – 3,5 – (n - 0,5) o per 1 – 3 – 5 – 7 –
(2n−1). Arrotondamento standard al numero intero che segue (limite dell’arrotondamento è la
media aritmetica).
- secondo Hill – Huntington per 0 – SQR(1*2) – SQR(2*3) – SQR(3*4) – SQR([n−1]*n); limite
dell’arrotondamento è la media geometrica.
- secondo Dean per 0 – 1 1/3 – 2,4 – 3 3/7 – 2/[(1/n)+(1/{n−1})]. Limite dell’arrotondamento è la
media armonica.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
45
- secondo Adams per 0 – 1 – 2 – (n−1); i risultati vengono arrotondati per eccesso.
Esistono anche ulteriori sistemi per divisori, che dividono con le seguenti cifre: il metodo
scandinavo attraverso 0,7 – 1,5 – 2,5 – 3,5 – (n−0,5) o equivalente con 1,4 – 3 – 5 – 7 – (2n−1)); il
metodo danese con 1 – 4 – 7 – 10 – (3n−2); il metodo imperiali con 2 – 3 – 4 – 5 – (n+1) o
equivalente con 1 – 1,5 – 2 – 2,5 – ([n+1]/2)); il metodo estone 1 – 20,9 – 30,9 – n0,9; il metodo
Condorcet con 0,4 – 1,4 – 2,4 – (n−0,6).27
Il metodo dei divisori agevola la formulazione nei testi di legge, essendo più semplice da esprimere
in parole rispetto al metodo dei due passi (Zweischrittverfahren), in cui è necessario provare il
giusto divisore.
Procedimento per rango (secondo Sainte-Laguë/Schepers) è un adattamento del metodo per numeri
maggiori. I numeri di rango sono l’inverso dei numeri maggiori. La tabella di cifre 0,5; 1,5; 2,5; ...
viene divisa per il numero di voti ottenuti dai singoli partiti. Trattandosi di cifre molto piccole, il
relativo quoziente viene moltiplicato con il numero complessivo di voti. I seggi vengono poi
distribuiti secondo i numeri più piccoli. Vengono quindi considerati non i numeri maggiori bensì
l’inverso ed i seggi distribuiti per numero crescente.28
27 Fehndrich, M. (1999). 28 Pukelsheim, F. (2002), p 83.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
46
1.1.8.2 Il metodo del quoziente elettorale e il metodo per quota
a) Il quoziente elettorale
Nel metodo del quoziente elettorale viene calcolato il quoziente, cioè la cifra di voti necessari per
raggiungere un mandato.29 A tal fine si divide il totale delle cifre elettorali di tutte le coalizione e
liste (cioè la somma dei voti da loro raggiunti) per il numero di seggi da attribuire.
Fig. 26: Il computo del quoziente elettorale
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
37
Metodo del quoziente elettorale
Si divide il numero complessivo dei voti validi (somma delle cifre elettorali):
• per il numero dei mandati disponibili (Hare-Quota) oppure
• per un divisore leggermente aumentato, p.es. il numero dei mandati più uno (Droop-Quota o cifra elettorale secondo Hagenbach-Bischoff).
Il quoziente elettorale indica quanti voti servono per un seggio
seggi
votiTotalenatelettQuoziente
.... ≡
1.
...+
≡seggi
votiTotalecorrelettQuoziente
Ai partiti spettano tanti mandati quante volte il quoziente elettorale è contenuto nel numero di voti
ottenuti. Per determinare il quoziente elettorale si può dividere il numero totale dei voti validi nel
collegio con due divisori diversi:
- con il numero di mandati disponibili (Hare-Quota)30 ottenendo il quoziente elettorale naturale,
oppure
- con un divisore leggermente più alto, come per esempio il numero dei mandati + 1 (Droop-
Quota oppure quoziente elettorale secondo Hagenbach-Bischoff), ottenendo il quoziente
elettorale coretto.
29 La cifra elettorale nelle leggi italiane indica la somma di voti raggiunti da ogni partito o coalizione. Nella versione tedesca la traduzione „Wahlzahl“ invece indica il quoziente elettorale. 30 Fehndrich, M. (1999).
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
47
In questo modo si ottiene il quoziente elettorale:
seggi
votalivotielettoralequoziente
__ ≡ ( Thomas Hare),
1_
_+
≡seggi
totalivotielettoralequoziente (Hagenbach Bischoff oppure Droop-Quota)
Il quoziente elettorale esprime i voti che sono necessari per un seggio pieno. Più è grande il divisore
(p.e. seggi +2 o +3), più diventa piccolo il quoziente elettorale e più è minore il numero dei seggi
rimanenti. Quando il divisore è così alto da non lasciare resti, il metodo si avvicina al secondo tipo,
ovvero il metodo dei divisori o dei numeri più alti.
Fig. 27: Attribuzione dei seggi pieni col metodo del quoziente elettorale
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
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‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
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‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
39
Attribuzione mandati(col metodo del quoziente elettorale)
• i voti dei singoli partiti vengono divisi con il
quoziente elettorale. Si guarda quante volte il quoziente rientra nella somma dei
voti dei singoli partiti
• ogni partito riceve altrettanti seggi pieni
• in questa prima assegnazione principale si
attribuiscono solo i seggi per i quali è stato
raggiunto il numero completo di voti necessari.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
48
Fig. 28: Formula per l'attribuzione dei seggi con il quoziente elettorale
O.Peterlini: Wahlsysteme
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‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
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40
Attribuzione seggi(con il quoziente elettorale)
Sitze
Mandate
PdLLegaMpA
320402.53
314.064.17=≡
• Dividere i voti di ogni
partito per il
quoziente elettorale
• Praticamente verificare quante
volte il quoziente
rientra nei voti dei
partiti
• Ogni partito riceve
altrettanti seggi pieni
seggiMpALegaPdL 320402.53
314.064.17// =≡
Per la distribuzione dei seggi i voti dei singoli partiti vengono divisi per tale quoziente elettorale. Si
va quindi a vedere quante volte il quoziente elettorale è contenuto nel numero di voti, ovvero nella
cifra elettorale ottenuta da ogni partito. Ogni partito ottiene quindi i mandati secondo questo
calcolo. In questa prima assegnazione dei seggi vengono distribuiti soltanto i seggi pieni.
b) Il metodo per quota
Nel metodo per quota viene individuata la quota percentuale spettante ai vari partiti.
Il metodo per quote arriva al medesimo risultato come quello del quoziente elettorale. La quota di
ogni singolo partito risulta dal rapporto tra i voti ottenuti e il numero complessivo di voti
complessivi moltiplicato con il numero di seggi disponibili:
xSeggiicomplessivVoti
partitodelVotiQuota
...
≡
Essa esprime il numero di seggi per ogni partito, che deve essere arrotondato per difetto. E’
possibile calcolarlo anche in modo diverso:
( )elettoralequozienteseggi
icomplessivvotipartitodelvotiQuota .
... ÷≡
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
49
Fig. 29: Il metodo delle quote
O.Peterlini: Wahlsysteme
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41
Metodo delle quote
Il metodo delle quote conduce allo stesso risultato come quello del quoziente elettorale. I seggi si riferiscono alla prima assegnazione
provvisoria
xseggiicomplessivvoti
partitoVotiQuota
−
−≡
SitzexQuote 320617790.948.32314.064.17
=≡
1.1.8.3 Assegnazione dei resti
Per l’assegnazione dei resti vi sono molti diversi sistemi. Essi si distinguono in sistemi che
ammettono tutti i partiti e sistemi che, per la distribuzione dei resti, prevedono il raggiungimento di
un mandato pieno o di una determinata soglia. E’ inoltre possibile ammettere la totalità dei voti
ottenuti dai partiti alla distribuzione dei resti o soltanto i voti dei resti.
I resti dei quozienti vengono ordinati su base decrescente; questo elenco determina l’assegnazione
dei resti dei mandati rimanenti. Questa assegnazione può seguire procedure diverse. Il
procedimento Hare-Niemeyer è un procedimento per quozienti con assegnazione dei resti secondo
le frazioni più grandi, nell’area anglosassone il procedimento Hamilton. Esso rappresenta il
procedimento classico nel quale in un primo passo si assegna ad ogni partito la sua quota
arrotondata per difetto mentre nel secondo si assegnano i seggi rimanenti secondo la frazione
maggiore. In alternativa è possibile distribuire i seggi rimanenti passo per passo secondo un
procedimento di divisori. Se ad un partito spetta un secondo seggio, questo viene assegnato al
partito immediatamente successivo.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
50
Fig. 30: Attribuzione dei seggi residui
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42
Seggi residui
• Quanto maggiore è il divisore, tanto minore il quoziente e tanto minore il numero dei seggi residui
• I seggi residui vengono attributi secondo l’ordine discendente dei voti o secondo D’Hondt
• Se il divisore è talmente alto che non rimangono seggi residui, si è praticamente arrivati al primo metodo e cioè quello delle cifre più alte (o metodo dei divisori)
Per l’assegnazione dei seggi rimanenti è possibile seguire i seguenti procedimenti:
- metodo del resto maggiore,
- metodo del resto minore,
- procedimento di distribuzione dei resti (creazione di numeri maggiori) dividendo per 2, 2, 3 etc
come con d´Hondt,
- metodo della media maggiore (divisione dei voti rimanenti con un numero maggiorato di uno
corrispondente al numero dei mandati già ottenuti).31
Questo procedimento ha il vantaggio di utilizzare – almeno nel primo passo – il metodo di calcolo
proporzionale, rimanendo quindi trasparente e comprensibile. Ciononostante il procedimento può,
specialmente in presenza di resti piccoli, portare a rilevanti scostamenti dalla proporzionalità.
Quando più resti sono identici rispetto alle quote di resti ancora da assegnare, si è in presenza di una
pluralità a cui il metodo non sa dare una soluzione. Se non si vuole determinare soltanto la
composizione delle somme dalle quote dei singoli partiti, ma se si vuole determinare anche un
ordine di creazione di queste quote, il procedimento deve essere applicato più volte: i calcoli
devono essere applicati per le somme determinate con 1, 2, 3…..fino al risultato finale della riga.
Questo non sarebbe in se e per se uno svantaggio del procedimento Hare/Niemeyer per la
determinazione di un ordine. In realtà nella costruzione della somma finale possono determinarsi
31 Nohlen, D. (2007), p 117-119..
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
51
dei „salti illogici“. In questi casi, quando si passa all’organo successivo, si procede alla sottrazione
di un seggio ai partiti che lo hanno già ottenuto.32
1.1.8.4 Effetti dei metodi di assegnazione dei mandati
Quali sono le procedure che favoriscono i grandi e quali i piccoli gruppi? Il metodo del quoziente
naturale richiede un maggior numero di voti per un mandato che il metodo dei divisori o dei numeri
più alti. Il costo per un seggio pieno diventa pertanto (col metodo del quoziente naturale) più alto
che nel caso dei metodi dei divisori. Ma se il raggiungimento di un seggio pieno o del quoziente
naturale non costituisce un motivo di esclusione (di una clausola di sbarramento), allora questo
metodo del quoziente diventa più favorevole per piccoli gruppi. I metodi dei divisori, al contrario,
riducono il quoziente e cioè il costo per un seggio. Questo comporta che questo quoziente più basso
può aver posto più volte nella cifra totale dei voti (cifra elettorale) dei partiti maggiori. Ne risulta un
maggior numero di seggi per i partiti maggiori.
Fig. 31: Effetti dei metodi per i piccoli gruppi
O.Peterlini: Wahlsysteme
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43
Effetti dei metodi di attribuzione
� Quale dei due metodi promuove piccoli partiti?
� Quale promuove i grandi partiti?
• Metodo delle cifre più alte (o metodo dei divisori)
Non rimangono seggi residui per i partiti minori
• Metodo del quoziente elettorale (o metodo della quota)
Possono rimanere seggi residui
32 Bundestag tedesco, sito internet.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
52
Il metodo del quoziente (come quello delle quote) favorisce i piccoli partiti, perché nella prima
ripartizione rimangono seggi ancora da assegnare. I piccoli partiti possono pertanto sperare di
ricevere un seggio con i resti. Per questi seggi basta un numero di voti inferiore.
1.1.9 Sistemi classici e combinati tra maggioritario e proporzionale
In sintesi, la vasta gamma di regimi può essere ricondotta alla classica divisione tra Majorz e
Proporz. All'interno del Majorz si trovano i modelli classici della maggioranza assoluta e relativa.
All'interno del Proporz si trovano le grandi circoscrizioni con numerosi candidati o la pura
ripartizione proporzionale in una unica circoscrizione senza soglie.
Fig. 32: Classificazione semplificata dei sistemi elettorali
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
53
Fig. 33: Sistemi combinati
Un sistema combinato si applica, per esempio in Germania.
Fig. 34: I Collegi uninominali in Germania
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
24
I collegi inGermania
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
54
Il territorio federale è diviso in 299 collegi uninominali. Ciascun elettore ha un primo e un secondo
voto. La metà dei membri del Bundestag viene eletta con il primo voto nei collegi uninominali.
Risulta eletto direttamente, chi riceve la maggioranza relativa dei voti nel collegio elettorale.
L’altra metà del Bundestag viene invece eletto con il sistema proporzionale. I partiti si presentano in
liste concorrenti a livello regionale. I seggi vengono distribuiti secondo i voti ottenuti con il secondo
voto degli elettori conquistati dalle liste.
Fig. 35: Sistema elettorale della Germania
La composizione del Bundestag viene determinata dal secondo voto con riferimento ai 598 seggi
del Bundestag disponibili. Partecipano a questa distribuzione soltanto i partiti che superano il
cinque per cento dei voti validi espressi o che ottengono un mandato diretto in almeno tre collegi o
che rappresentano una minoranza nazionale.33 Alla fine si applica una compensazione proporzionale
dei seggi, aumentando il numero dei deputati (con cd Überhangmandate, cioè mandati
supplementari) fino al raggiungimento della proporzionalità. Misurato al risultato questo sistema
combinato può essere ricondotto ai sistemi proporzionali.
Un sistema combinato era conosciuto anche in Italia dal 1993 - 2001: un quarto del Parlamento
veniva eletto con il sistema proporzionale con una clausola di sbarramento del 4%, tre quarti
attraverso il maggioritario in collegi uninominali, in cui era diviso tutto il territorio nazionale.
33 Legge elettorale federale (Bundeswahlgesetz ) § 6 comma 6.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
55
Fig. 36: Un sistema combinato prevalentemente maggioritario in Italia dal 1993 al 2005
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
56
1.2 I principi del Consiglio d’Europa
1.2.1 La Commissione Venezia
La Commissione Europea per democrazia e diritto, un’istituzione del Consiglio d’Europa e meglio
nota con il nome „Commissione di Venezia“ (in seguito la "Commissione" oppure „Commissione di
Venezia“), è stata istituita nel 1990 dopo la caduta del muro di Berlino. Gioca un ruolo determinante
quando si tratta di stilare costituzioni nei paesi dell’Est europeo che siano corrispondenti alle norme
dell’aquis comunitario costituzionale.34 L’8 novembre 2001 il Comitato Permanente dell’Assemblea
parlamentare del Consiglio d’Europa ha emanato, in nome e per conto del Consiglio, la risoluzione
1264 (2001) incaricando la Commissione con l’istituzione di un gruppo di lavoro al fine di discutere
regolarmente le questioni intorno al voto:
- elaborare un codice comportamentale
- stilare una lista dei principi fondamentali dei sistemi elettorali europei.
Il ruolo della Commissione di Venezia è stato confermato dal 2002 con l’istituzione del Consiglio
per le elezioni democratiche. Il Consiglio per le elezioni democratiche è composto da rappresentanti
della Commissione di Venezia, dell’Assemblea Parlamentare e del Consiglio dei Comuni e delle
Regioni d‘Europa. Il primo compito del Consiglio per le elezioni democratiche consisteva
nell’approvazione di un codice comportamentale in materia elettorale. Questo documento contiene
le norme del patrimonio comune dell’Europa in materia elettorale.35
Queste norme contengono i principi costituzionali classici in materia elettorale: il diritto al voto
generale, libero, uguale, segreto e diretto e la periodicità delle elezioni. Il documento contiene
altresì le condizioni quadro, che sono necessarie per l’attuazione, come per esempio la
preservazione dei diritti fondamentali, la stabilità del diritto elettorale e le garanzie procedurali per
l’organizzazione dei turni elettorali attraverso un ente imparziale e l’esistenza di rimedi e strumenti
di osservazione.
Il Consiglio per le elezioni democratiche e la Commissione di Venezia, così come l’Assemblea del
Consiglio d’Europa ed il Consiglio dei Comuni e delle Regioni hanno approvato il codice
34 Council of Europe, Venice Commission, sito internet. 35 Council of Europe (2008) (ed), p 9.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
57
comportamentale in materia elettorale. Il codice comportamentale è un testo guida, che ha il
compito di incentivare l’armonizzazione delle norme elettorali e che serve come referenza per la
valutazione delle elezioni. E’ quindi destinato sia agli esperti delle elezioni (membri di comitati,
accademici) ma anche ad osservatori, politici e, nella sua accezione più ampia, ai cittadini.36
1.2.2 Il codice comportamentale per le elezioni
Le linee guida del codice comportamentale in materia elettorale è stato approvato dalla
Commissione nella sua 51esima assemblea plenaria a Venezia (5. – 6. luglio 2002). I cinque principi
tradizionali del diritto di voto europeo sono il voto generale, uguale, libero, segreto e diretto. Le
elezioni devono, inoltre, aver luogo con scadenze regolari.
a. Il voto generale
Il principio del voto generale significa che ogni uomo deve disporre del diritto di voto attivo e passivo,
e che quindi può sia votare che essere votato. Il voto generale comprende sia il diritto di voto attivo del
cittadino (elezione) sia il diritto di voto passivo (eleggibilità). Il diritto al voto ed all’eleggibilità
possono sottostare a determinate condizioni. Le condizioni classiche sono un’età minima e la
cittadinanza. Anche il domicilio può rilevare ai fini del diritto di voto attivo e passivo.
Sono inoltre necessari degli elenchi elettorali che devono essere attualizzati almeno una volta ogni
anno. La presentazione di singoli candidati o liste di candidati può essere subordinato alla raccolta di
un certo numero di firme.
b. Il diritto di voto uguale
Il diritto uguale comprende l’uguaglianza del peso di ogni voto. Questo significa normalmente che
ogni cittadini dispone di un solo voto. Ai fini dell’uguaglianza rileva anche l’uguaglianza del peso
degli elettori nella determinazione dei collegi: i seggi devono essere distribuiti in maniera equa tra i
collegi. Anche la parità di chance tra i partiti ed i candidati deve essere garantita: essa comprende la
neutralità degli enti pubblici con riferimento alla competizione elettorale, il lavoro dei media, il
finanziamento pubblico dei partiti e della competizione elettorale. Il principio dell’uguaglianza può, in
alcuni casi, comportare che le spese sostenute dai partiti per la competizione elettorale vengano
limitati. L’uguaglianza e la parità dei sessi può essere disciplinata con specifiche disposizioni di legge.
Queste disposizioni possono prevedere una presenza minima di ogni sesso tra i candidati senza che
questo comporti una lesione dell’uguaglianza nel voto, se disciplinata in Costituzione. Anche le
36 Council of Europe, Venice Commission, sito internet, anche in: Council of Europe (2008) (ed), p 13-23.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
58
minoranze nazionali devono essere ammesse. Le relative disposizioni saranno oggetto della nostra
analisi a seguito di un’esamina dei principi generali.
c. Il voto libero
Il voto libero richiede una libera formazione della volontà del cittadino, una libera espressione della
volontà dell’elettore e la lotta alle frodi elettorali:
- la libera formazione della volontà degli elettori richiede che gli enti preposti si comportino in modo
neutrale, in modo particolare per quanto attiene i media, la propaganda elettorale, il diritto a
svolgere manifestazioni ed il finanziamento di partiti e candidati. Gli enti hanno anche una serie di
obblighi positivi e devono in particolare rendere noti i candidati ai cittadini. Queste informazioni
devono anche essere rese disponibili nelle lingue delle minoranze nazionali. Le lesioni della
neutralità e della libera formazione della volontà dei cittadini devono essere punite;
- la libera espressione della volontà degli elettori e la lotta alle frodi elettorali devono essere
assicurate con diverse misure: il procedimento elettorale deve essere semplice, l’espressione del
voto deve avvenire in una cabina, il voto per corrispondenza deve essere ammesso soltanto se i
servizi postali sono sicuri ed affidabili e può essere limitato a persone negli ospedali, detenuti,
persone disabili ed a elettori residenti all’estero; non devono essere possibili intimidazioni e
minacce. Il voto elettronico deve essere ammesso soltanto se è sicuro e affidabile. In particolare
l’elettore deve ricevere una conferma del suo voto e deve avere la possibilità di poterlo
eventualmente correggere nel rispetto del segreto del voto; la trasparenza del voto deve essere
garantita. Il voto per rappresentanza deve essere ammesso soltanto in presenza di regole
particolarmente rigide; il numero delle deleghe rilasciate da un elettore deve essere limitato. In caso
di utilizzo di cabine elettorali mobili, devono essere previste norme e controlli particolarmente
rigidi per assicurare l’esattezza del voto, il numero degli elettori, le schede elettorali, la possibilità
che il voto venga osservato, il conteggio dei voti e la trasmissione dei risultati. Lo Stato deve
punire ogni tentativo di falsificazione del voto.
d. Il voto segreto
La segretezza del voto non è soltanto un diritto dell’elettore, ma anche un obbligo, la cui
contravvenzione viene punita con l’annullamento del voto. Il voto deve avvenire in un momento unico.
Il voto per nuclei famigliari e ogni altra forma di controllo del voto degli altri da parte di un elettore è
da evitare. Le liste degli elettori non devono essere rese pubbliche. La violazione del segreto di voto
deve essere punito.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
59
e. Il voto diretto
Nell’elezione diretta sono da eleggere:
- almeno una camera del Parlamento nazionale;
- gli organi sotto il livello nazionale;
- le assemblee a livello comunale.
f. Periodicità del voto
Le elezioni devono aver luogo regolarmente. Il mandato degli organi legislativi non deve eccedere la
durata di cinque anni.37
1.2.3 Le condizioni per l’attuazione dei principi
Per l’attuazione di questi principi le linee guida del codice comportamentale prevedono anche delle
misure specifiche.
1.2.3.1 La tutela dei diritti fondamentali
Le elezioni democratiche non sono possibili senza la tutela dei diritti umani, in particolare il diritti di
opinione e la libertà di stampa, la libertà di circolazione all’interno del paese e la libertà di riunirsi ed
associarsi con finalità politiche, compresa la libertà di costituire partiti. Nel limitare queste libertà
devono essere rispettati i principi del fondamento giuridico, dell’interesse pubblico e della
proporzionalità.
1.2.3.2 Le norme e la stabilità del diritto elettorale
Eccetto le regole tecniche e di dettaglio – che possono essere emanate con regolamenti amministrativi
– le disposizioni del diritto elettorale devono essere emanate con atti aventi forza di legge. Gli elementi
principali del diritto elettorale e dei sistemi elettorali, come per esempio la composizione dei collegi,
non dovrebbero subire modifiche un anno prima dell’elezione e devono essere modificate con atti
aventi rango costituzionale o comunque superiore alla legge ordinaria.
37 Council of Europe, Venice Commission, sito internet, anche in: Council of Europe (2008) (ed), p 14-20.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
60
1.2.3.3 Le garanzie procedurali
La Commissione di Venezia richiede, quali garanzie procedurali un sistema efficiente per i ricorsi, la
possibilità di monitorare le elezioni e l’esistenza di un organo neutrale per l’organizzazione delle
elezioni:
- l’organizzazione delle elezioni deve essere garantita da un organo indipendente. In quei paesi dove
l’indipendenza dell’amministrazione dalla politica non è assicurato, devono essere istituite delle
specifiche commissioni elettorali indipendenti. Il comitato elettorale centrale deve essere un organo
stabile e deve avere una certa composizione: almeno un giudice, delegati dei partiti presenti in
Parlamento o con un certo numero di voti; queste persone devono vantare specifiche competenze in
ambito elettorale. Può, inoltre, comprendere un rappresentante del Ministero degli interni e delle
minoranze nazionali. I partiti devono essere presenti in eguale misura nei comitati elettorali o
devono poter osservare i lavori dei comitati. I membri dei comitati elettorali non devono poter
essere rimossi dagli organi che li hanno nominati. Per i membri dei comitati deve esistere una
formazione specifica. E‘ auspicabile che le decisioni dei comitati elettorali vengano adottate a
maggioranza dei due terzi o all’unanimità;
- l’osservazione delle elezioni deve essere garantita. Gli osservatori sia nazionali che internazionali
devono partecipare il più possibile ai procedimenti elettorali. L’osservazione non deve essere
limitata ad un unico giorno, ma deve essere garantita anche durante la registrazione dei candidati
ed eventualmente degli elettori e durante la competizione elettorale. Durante l’osservazione deve
essere possibile verificare se vi siano state irregolarità prima, durante o dopo le elezioni.
L’osservazione deve in particolare essere possibile se vi siano state irregolarità prima, durante e
dopo le elezioni. L’osservazione deve, inoltre, comprendere il momento del conteggio dei voti. La
legge deve indicare i luoghi dove gli osservatori possono svolgere il proprio lavoro. L’osservazione
mira a verificare l’imparzialità degli enti pubblici;
- deve esistere un sistema efficiente per le rimostranze. L’istanza per segnalare irregolarità durante le
elezioni deve essere alternativamente un comitato per le elezioni oppure un tribunale. L‘istanza
dinanzi al Parlamento può essere ammessa, in prima istanza, per le elezioni per il Parlamento. In
tutti i casi deve essere comunque possibile il ricorso in ultima istanza dinanzi ad un tribunale. Il
procedimento deve essere semplice e privo di formalismi, in particolare per quanto attiene
l’ammissibilità del ricorso. Le disposizioni regolanti i ricorsi e le competenze e responsabilità delle
diverse istanze devono essere regolate in modo chiaro dalla legge, in modo da evitare conflitti di
competenza negativi o positivi. La scelta dell’istanza a cui rivolgersi non deve essere disponibile né
per il ricorrente né per gli uffici pubblici. L’autorità a cui presentare il ricorso deve, inoltre, essere
competente per la legittimazione del voto – inclusi gli elenchi elettorali – l’eleggibilità, la validità
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
61
delle candidature, il rispetto delle regole durante la campagna elettorale ed il risultato del voto.
L’autorità a cui ci si rivolge deve essere in grado di annullare il risultato del voto qualora venga
accertato che il risultato del voto sia stato influenzato dalle irregolarità. L’annullamento deve essere
possibile sia per l’intera elezione che soltanto per alcuni collegi o seggi elettorali. In caso di
annullamento deve essere indetta una nuova elezione per quel territorio il cui voto è stato annullato.
Ogni candidato ed ogni elettore ha il diritto di presentare ricorso. In caso di rimostranze di elettori
riguardanti i risultati elettorali si può richiedere un numero minimo di ricorrenti. I termini per il
ricorso e la decisione devono essere brevi (tre – cinque giorni in primo grado). Il diritto dei
ricorrenti al contraddittorio deve essere garantito. Se i comitati elettorali superiori sono anche le
autorità di secondo grado per i ricorsi, essi devono essere in grado di rettificare o annullare le
decisioni emanate in prima istanza.
1.2.3.4 Scelta libera del sistema elettorale
La scelta del sistema elettorale è libero fatto, salvo il rispetto dei principi di cui sopra. Il Consiglio
d’Europa non esprime una preferenza per un determinato sistema di voto, ma richiede il rispetto dei
principi sopra richiamati.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
62
1.2.4 I principi del Consiglio d’Europa per il diritto di voto delle minoranze
etniche
Il codice comportamentale della Commissione di Venezia si occupa, nella parte sull’uguaglianza nel
diritto elettorale, anche delle minoranze nazionali. L’uguaglianza nel diritto elettorale comprende
anche l’uguaglianza del peso del voto. Ogni elettore dispone di un solo voto. La domanda che qui si
pone è se le norme a tutela delle minoranze nazionali si trovino in contrasto con questo principio,
oppure se esse addirittura siano una conseguenza necessaria di tale principio. Con riferimento alle
minoranze nazionali il codice prevede che:
- i partiti delle minoranze nazionali devono essere ammesse al voto;,
- l’adozione di regole speciali che assicurano alle minoranze nazionali dei seggi o la deroga dalle
norme (per esempio abrogazione della partecipazione minima ai fini della regolarità del voto) non
sono di principio una violazione dell’uguaglianza del voto;
- i candidati e gli elettori non possono essere costretti ad indicare la propria appartenenza ad una
minoranza nazionale.38
Il codice comportamentale non prevede quindi delle norme speciali per le minoranze nazionali, ma
garantisce la loro partecipazione e dichiara che eventuali norme speciali non contrastano con il
principio dell’uguaglianza.
38 Council of Europe (2008) (ed), p 18.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
63
1.3 I sistemi elettorali e le ripercussioni in generale
1.3.1 Le ripercussioni sui risultati
In una democrazia sono gli elettori a decidere chi deve rappresentarli negli organi elettivi. Sono
quindi loro che decidono sulla distribuzione dei seggi. Come, però, i voti espressi sono trasformati
in seggi, è una cosa che viene decisa dai sistemi elettorali. Essi non sono soltanto la chiave per il
calcolo, ma hanno anche un’influenza sul comportamento degli elettori. In questo studio vogliamo
confrontarci in modo empirico con la domanda sulle influenze dei sistemi elettorali, con particolare
riferimento alla rappresentanza delle minoranze. La Commissione di Venezia del Consiglio
d’Europa ha tentato di riassumere dei principi generali facendo tesoro dalle ricerche degli studiosi e
dalle esperienze fatte nei singoli paesi. Essa ha illustrato le ripercussioni generalmente note con
particolare riferimento alle minoranze nazionali, ed è arrivata alle seguenti conclusioni,
premettendo che l’analisi delle ripercussioni non può considerarsi ancora concluso39. Prima di
analizzare le ripercussioni sulle minoranze, vogliamo analizzare le ripercussioni generali dei sistemi
elettorali sui risultati, sul comportamento degli elettori e sui partiti, in modo da poter poi trarre delle
conclusioni per le minoranze.
1.3.1.1 Il computo proporzionale dei voti in seggi
La Commissione di Venezia si è posta l’obiettivo di analizzare come i sistemi elettorali influenzino
la trasformazione dei voti in seggi. Al fine di valutare queste ripercussioni, la Commissione
confronta il cosiddetto frazionamento (Fractionalisation) dei voti con il frazionamento dei seggi. Il
frazionamento dei voti significa che due elettori hanno la possibilità di votare per due diversi partiti.
Il frazionamento dei seggi significa la possibilità che due seggi non appartengano ad un solo partito
ma a due diversi partiti. Se non c’è differenza tra il frazionamento dei voti ed il frazionamento dei
seggi, il sistema elettorale può essere considerato come neutrale.40 Ciò significa che la distribuzione
dei seggi corrisponde in modo proporzionale alla distribuzione dei voti. Nella misura in cui il
frazionamento si allontana dalla corrispondenza il risultato si allontana dall’essere proporzionale.
Tra un sistema neutrale e proporzionale perfetto e quello che invece si discosta di più
(defractionalization), vi sono tante forme intermedie.
39 Council of Europe (2008) (ed), p 56-71. 40 Council of Europe (2008) (ed), p 57.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
64
La distribuzione dei seggi dipende in modo forte da formule matematiche, con le quali si tenta di
trasformare i voti in seggi.41 I fattori di influenza sono però troppi da permettere una previsione
esatta delle ripercussioni. E’ però possibile individuare alcune norme generali:
più un sistema è neutrale, più si riesce a trasformare i voti in seggi in modo equilibrato. Questo non
significa però che le minoranze vengano favorite, ma soltanto che queste ricevono la parte a loro
spettante. Più un sistema si allontana da questa proporzione (defractionalization), maggiori sono i
vantaggi per i gruppi grandi, in modo particolare per quello più grande, all’interno del collegio.
Questo tuttavia non vale in modo illimitato, per esempio quando i gruppi politici sono distribuiti in
modo non regolare oppure quando sono concentrati in un determinato territorio.
1.3.1.2 Le limitazioni del sistema proporzionale e le ripercussioni
Tra le due grandi varianti vi sono una serie di forme intermedie, che possono più o meno avvicinarsi
al sistema proporzionale o a quello maggioritario. Gran parte degli Stati che sono stati analizzati
dalla Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa, applicano un sistema proporzionale o
prevalentemente proporzionale. Anche se i sistemi proporzionali sono più idonei a rappresentare i
voti espressi in seggi. Ciò però non significa che questo avvenga sempre.
Esiste una serie di fattori che possono influenzare il risultato proporzionale:42
- clausole di sbarramento possono escludere partiti dalla distribuzione dei seggi quando non si
raggiunge un certo numero di voti. Se la clausola di sbarramento viene applicata non con
riferimento ai singoli collegi ma a livello nazionale, essa aumenta la sua forza limitativa. Una
clausola di sbarramento a livello nazionale esiste in Turchia (10 %)43, Polonia (5 % per partiti e
liste e 8 % per unioni elettorali)44, Germania (5 % o tre mandati diretti)45, Italia (in più fasi, ma
in sostanza 4 % per le liste nella Camera dei deputati)46, in Danimarca (2 %, almeno un seggio
diretto, numero minimo di voti in due delle tre regioni elettorali);47
- metodo di calcolo: il calcolo dei seggi secondo il procedimento di computo (procedimento per
quota) con assegnazione dei resti offre alle minoranze più possibilità rispetto al procedimento
per divisori o per il maggior numero. Nell’assegnazione dei seggi rimanenti la distribuzione
sulla base della media più alta offre minori opportunità alle minoranze rispetto a quello dei resti
maggiori;
41 Cfr. Cap. 1.1 Die Wahlsysteme e ihre Typologien 42 Council of Europe (2008) (ed), p 58. 43 Gülbahar, M. (2006), p 7-9. 44 Legge elettorale della Polonia (2001), art. 133. 45 Legge elettorale federale, art. 6, Numero 6. 46 Cfr. cap. 3.8 La riforma elettorale del 2005 e la norma speciale per il Trentino Alto Adige Südtirol. 47 Legge elettorale danese.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
65
- la dimensione dei collegi. Più sono grandi i collegi, più è facile per i partiti piccoli. Se le
dimensioni dei collegi sono invece minori, il quoziente elettorale aumenta e quindi aumentano
le difficoltà per i piccoli partiti a raggiungere un seggio; 48
- nel caso dei sistemi combinati dipende quale sia quello prevalente.
In Italia per esempio dal 1993 al 2005 trovava applicazione un sistema combinato, che era orientato
secondo il maggioritario: il 75 % dei seggi veniva determinato in collegi uninominali, sia alla
Camera che al Senato. I rimanenti 25 % erano riservati al proporzionale. Tuttavia la clausola di
sbarramento del 4 % al proporzionale può influenzare negativamente la situazione. Quando le
minoranze vivono in modo concentrato in un unico territorio, esse non vengono danneggiate dal
maggioritario, come illustreremo con riferimento alla minoranza sudtirolese. In Albania le
condizioni sono simili a quelle italiane. La Commissione di Venezia ha constatato che le minoranze
greche non vengono danneggiate anche se solo circa un quarto dei seggi è riservato al
maggioritario. Anche qui la minoranza vive concentrata in un unico territorio. In Germania la metà
dei seggi viene assegnata in collegi uninominali, che vengono sottratti al calcolo proporzionale.
Fatti salvi i mandati aggiuntivi il sistema porta ad un rapporto proporzionale equilibrato e sfrutta i
vantaggi del maggioritario. In Ungheria 176 seggi vengono assegnati in collegi uninominali
secondo il maggioritario, 152 secondo il proporzionale in collegi regionali e 58 su base nazionale a
livello proporzionale.
1.3.1.3 Le regole tecniche dei sistemi elettorali
Quasi tutte le regole dei sistemi elettorali hanno un’influenza più o meno grande sul risultato
elettorale. Le disposizioni più importanti dei sistemi elettorali riguardano la delimitazione dei
collegi (livelli, distribuzione regionale, dimensione), la partecipazione al voto (candidatura singola
o liste, collegamenti tra le liste), l’espressione del voto (singolo, plurimo, voto di preferenza, voto
alternativo, cumulo di voti), il computo dei voti (maggioritario, proporzionale, clausola di
sbarramento). Tutti questi fattori determinano il risultato elettorale.
Nohlen (2007) distingue le disposizioni che mirano esclusivamente a favorire determinati partiti o
candidati e svantaggiare altri, da quelle che almeno dal punto di vista teorico e sistematico sono
fondate e, comunque, perseguono lo stesso fine. Nel primo gruppo ricade per esempio il
Gerrymandering o la rappresentanza volutamente non eguale. Il Gerrymandering è la
manipolazione intenzionale dei limiti dei collegi al fine di conquistare i voti. Il sistema porta il
nome di un Governatore del Massachusetts dei primi del Novecento, Elbridge Gerry, che nella città
48 Council of Europe (2008) (ed), p 58.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
66
di Boston si ritagliò un collegio sicuro per se stesso, che somigliava ad un salamandro.49 Una
motivazione sistematica hanno invece quelle disposizioni che hanno alla base dei ragionamenti
logici e che valgono in generale. Queste norme sono per esempio collegi piccoli, che rendono più
difficile ai partiti piccoli la conquista di un mandato, oppure l’assegnazione dei resti secondo il resto
maggiore, che favoriscono i partiti piccoli, oppure secondo D’Hondt, che favoriscono i partiti
grandi.
In virtù delle molteplici combinazioni esistenti nella prassi, Nohlen suggerisce di impiegare più
tempo per l’analisi e la classificazione dei singoli sistemi: all’analisi delle norme e delle
ripercussioni, alle interdipendenze sistematiche dei vari elementi, alle variabili socio-storiche, che
possono influenzare le ripercussioni. Le ripercussioni dei sistemi elettorali sono individuabili solo
quando le seguenti tre dimensioni, ovvero i dettagli tecnici, i loro effetti nel sistema ed il
comportamento delle forze politiche vengono analizzate insieme:50
- variabili tecniche: il procedimento di computo dei voti garantisce un rapporto proporzionale tra
voti e mandati.
- variabile sistematica: l’effetto della delimitazione dei collegi rischia di imporsi rispetto al
calcolo dei voti e rischia quindi di produrre una forte disparità.
- variabile di comportamento: i partiti politici eludono, attraverso dei patti elettorali, l’effetto
della disproporzione del sistema elettorale.
49 Nohlen, D. (2007), p 515 e http://de.wikipedia.org/wiki/Gerrymandering, verificati dall‘autore. 50 Nohlen, D. (2007), pp127-129.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
67
1.3.2 Ripercussioni sul comportamento degli elettori
I sistemi elettorali non hanno solo una ripercussione sul computo dei voti, ma anche sul
comportamento degli elettori. Già le possibilità dell’esercizio del voto per l’elettore dipendono dal
sistema. Inoltre, gli elettori adeguano il proprio comportamento elettorale al sistema elettorale. E’
discusso quanto ed in quale misura gli elettori decidano su base tattica evitando per esempio un
partito che non ha alcuna possibilità di vincere. Alle elezioni per il Parlamento in Italia nell’aprile
del 2008, il candidato premier del Partito Democratico (PD), Walter Veltroni puntò esattamente su
questo effetto chiedendo un „voto utile“ per sottolineare che solo lui con la sua coalizione aveva una
chance di battere Silvio Berlusconi. Non riuscì a batterlo, ma riuscì a riunire su di se molti voti della
sinistra. 51 Anche in provincia di Bolzano riuscì a conquistare i voti dei cittadini che di solito votano
per il partito etnico SVP, ma che volevano evitare Berlusconi.52 Anche il rapporto della
Commissione di Venezia arriva alla conclusione che il comportamento degli elettori tende a
rafforzare le ripercussioni dei sistemi elettorali. Il voto tattico fa aumentare le opportunità delle liste
grandi e riduce le opportunità delle liste piccole. Ad eccezione dei sistemi proporzionali, che sono
neutrali ma che nella forma pura non sono adottati in nessuno degli Stati analizzati dalla
Commissione di Venezia, tutti i sistemi favoriscono i gruppi più forti. Un’eccezione è rappresentata
dai gruppi di minoranza che vivono in modo concentrato in un territorio anche se non sono presenti
nel resto del paese.53
1.3.3 Ripercussioni sui partiti
Secondo Dieter Nohlen con riferimento alle ripercussioni politiche dei sistemi elettorali ci sono
molte più ipotesi che non risultati scientifici. Gli interessi dei partiti hanno rappresentato
storicamente il criterio di valutazione più importante. I sistemi elettorali sono una questione di
potere ed è in quest’ottica che i partiti politici guardano ad essi. Un partito piccolo, che magari
rappresenta una minoranza, guarderà ai sistemi elettorali in modo diverso rispetto ad un partito
grande.54 Noi non intendiamo occuparci dei giudizi soggettivi, ma della domanda di come i sistemi
elettorali si ripercuotono sulle minoranze etniche.
In questo contesto sono di importanza anche i sistemi partitici. Giovanni Sartori ed altri hanno
stilato diverse tipologie. Sartori distingue innanzi tutto secondo il numero dei partiti, sistemi con
due, tre e più partiti. All’interno dei sistemi pluripartitici egli ha analizzato i partiti secondo un
51 Sugli effetti delle riforme elettorali sul sistema dei partiti in Italia cfr. Bardi, L. (2009). 52 Le elezioni del 2008 nel capitolo: 3.9.3 Le elezioni politiche del 2008 e la „blockfreie“ SVP. 53 Council of Europe (2008) (ed), p 60.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
68
pluralismo moderato o estremo,55 analizzando come una diversa frammentazione si ripercuote sul
grado di polarizzazione e la dinamica interna. Con riferimento alla polarizzazione Sartori si chiede
quanto i partiti si discostino da un centro immaginario, con riferimento alla dinamica se si
allontanano da questo centro oppure se invece tendono ad avvicinarsi. A secondo del grado di
frammentazione, Sartori è arrivato alle seguenti conclusioni:
- sistemi bipartitici non polarizzano e si muovono verso il centro (centripeti);
- sistemi pluripartitici polarizzano poco e si muovono verso il centro;
- sistemi con molti partiti polarizzano molto e si allontano dal centro, con alto tasso di
polarizzazione e dinamica centrifugale.
Negli anni 70 Sartori ha esteso la sua tipologia e integrato il criterio del numero dei partiti con
ulteriori criteri. Con il suo volume „Parties and Party Systems“ (1976) creò un classico dell’analisi dei
partiti.56 Nella ricerca internazionale sui partiti è la sua tipologia ad essere maggiormente utilizzata.
Essa offre la possibilità di ridurre in modo ragionevole la realtà sfaccettata.57 Nella sua nuova
tipologia Sartori ha incluso anche il cambiamento dinamico dei sistemi partitici partendo dai
sistemi con un solo partito fino al pluralismo polarizzante, al quale potrebbe seguire soltanto una
estrema atomizzazione. Prevede sei categorie:
- sistemi monopartitici, come in Unione Sovietica;
- sistemi partitici egemoniali, come in Messico;
- sistemi partitici dominanti, come in India e Giappone;
- sistemi bipartitici come negli USA ed in Gran Bretagna;
- pluralismo moderato, come nei Paesi Bassi, Svizzera, Belgio e Germania;
- pluralismo polarizzante, come in Cile fino al 1973, Finlandia ed Italia fino al 2008.58
Le ripercussioni sui partiti sono più difficili da cogliere e devono essere distinti dalle ripercussioni
sui risultati elettorali. Il giurista e politologo francese Maurice Duverger (1951) ha tentato di
esprimere le ripercussioni dei sistemi elettorali sotto forma di regole sociali. 59 Le tesi di Duvergers
sono le seguenti:
- il voto proporzionale porta ad un sistema pluripartitico con partiti fissi, indipendenti e stabili
(tranne da nuovi movimenti);
- il maggioritario assoluto (Majority-System) con ballottaggio porta in tutti i casi ad un sistema
pluripartitico con partiti elastici, indipendenti e stabili;
54 Nohlen, D. (2007), p 68. 55 Sartori, G. (1966), p 137. 56 Sartori, G. (1976). 57 Nohlen, D. (2007), p 76. 58 Citazione in Nohlen, D. (2007), p 76.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
69
- il voto maggioritario semplice (Plurality-System) porta ad un sistema bipartitico con due grandi
partiti indipendenti che si alternano.
Dieter Nohlen indica tuttavia alcuni deficit, che queste regole mettono in discussione. Vi sono per
esempio, sotto un profilo empirico, sistemi pluripartitici nonostante il voto maggioritario relativo e
vi sono sistemi bipartitici con il sistema del voto proporzionale. Mancano inoltre – secondo Nohlen
– le condizioni delimitanti che regolano l’applicazione di queste norme. Duverger non
confronterebbe, inoltre, i sistemi elettorali ma il voto maggioritario relativo in collegi uninominali
con un principio di rappresentanza, il voto proporzionale. Anni dopo Duverger ha relativizzato le
proprie tesi parlando soltanto di una pressione nella direzione descritta.60
Negli anni '80 e '90 Giovanni Sartori 61 ha intrapreso il primo tentativo di indicare le condizioni che
rendono valide le affermazioni di Duverger. Non ha eliminato tutte le obiezioni, ma è riuscito a
delimitarne parecchie. Tuttavia – così Nohlen – per Sartori le affermazioni di Duverger sono state
trasformate in regole deterministiche non in grado di fallire. Esse racchiudono in modo descrittivo
delle condizioni quadro così concrete da non rendere possibile, da un punto di vista sistematico, un
risultato diverso da quello predetto.62 Le leggi di Sartori prevedono:
- se un terzo partito (accanto ai due grandi) raggiunge in uno dei collegi la maggioranza
relativa, si è in presenza di un sistema bipartitico;
- se più partiti terzi (accanto ai due grandi) raggiungono la maggioranza relativa dei voti in
collegi uninominali, si è in presenza di tanti partiti più di due, quanti sono gli ulteriori partiti
che riescono a raggiungere questa concentrazione di voti;
- quanto è maggiore l’effetto sproporzionale del sistema elettorale (qui proporzionale), tanto è
maggiore l’effetto di riduzione sui numeri dei partiti, oppure minori sono i partiti che
riescono a superare la soglia naturale (in collegi piccoli) o quella artificiale (clausola di
sbarramento), minori sono i partiti che entrano in Parlamento.
- nel sistema multipartitico possono ricevere un mandato e pertanto entrare in Parlamento
tanti partiti quanti riescono a raggiungere il quoziente.63
Nohlen ammonisce – con riferimento alla terza regola – di far dipendere la frammentazione di un
sistema di partiti in modo schematico dall’effetto sproporzionale del sistema elettorale. Ad
eccezione di questa osservazione tutte le altre sono esatte, ma il contenuto delle leggi è irrilevante.64
59 Duverger, M. (1951), Duverger,M./Landshut, P. (1959), p 219. 60 Nohlen, D. (2007), p 439-441. 61 Sartori, G. (1994). 62 Nohlen, D. (2007), p 445. 63 Sartori, G. (1994), citazione in Nohlen, D. (2007), p 446. 64 Nohlen, D. (2007), p 446.
1 Sistemi elettorali, tipologie, principi e ripercussioni
70
Secondo Dieter Nohlen (2007) la realtà politica è troppo complessa e dipende da troppi fattori
interdipendenti tra di loro, cosa che impedisce la formulazione di regole generiche. E’
indispensabile analizzare il contesto.65 La decisione quale sia il sistema elettorale da seguire per
trasformare le preferenze degli elettori in mandati, viene presa nel contesto politico e sociale di un
determinato paese dagli attori politici lì presenti. Siccome sono i partiti politici ad essere toccati nei
loro interessi, si tratta di una domanda politica. Secondo Nohlen, quindi, si tratta di una riflessione
non tanto generale, ma di una scelta che ha delle preferenze chiare. Solo in pochi paesi i sistemi
elettorali sono considerati dei giocattoli della democrazia. Anche la tesi secondo cui le leggi
elettorali una volta decise non sarebbero suscettibili di cambiamenti non trova riscontro. Nohlen
indica una serie di esempi che confutano tale tesi.66 Le riforme quindi non sono tanto l’applicazione
di modelli, bensì sono processi politici spesso anche frutto di compromessi.
65 Nohlen, D. (2007), p 468-468 66 Nohlen, D. (2007), p 466-468.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
71
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle
minoranze
2.1 Minoranze nazionali e partiti etno-regionali
2.1.1 Minoranze nazionali e sistemi elettorali
I cambiamenti avvenuti in particolare nell’Est europeo dopo la caduta del Muro di Berlino, la
nascita di nuovi Stati e le tante minoranze nazionali all’interno degli Stati nuovi così come di quelli
già esistenti, hanno elevato il tema della tutela delle minoranze ad un argomento di primaria
importanza per i costituzionalisti. In questo contesto la partecipazione di queste minoranze alla vita
pubblica assume una rilevanza particolare. I sistemi elettorali possono incentivare questa
partecipazione, ma possono anche ostacolarla o renderla addirittura impossibile. Il Consiglio
d’Europa, a seguito di un’indagine svolta tra gli Stati che ne fanno parte, ha pubblicato nel 1997 un
rapporto67 su questo argomento. I punti principali che sono stati evidenziati sono:
a. la presenza all’interno delle leggi elettorali che prevedono una rappresentanza speciale per le
minoranze è un’eccezione;
b. nel maggior numero dei casi, la rappresentanza delle minoranze negli organi elettivi viene
assicurata dalle disposizioni ordinarie delle leggi elettorali, che trattano gli appartenenti alle
minoranze nazionali alla stregua di tutti gli altri cittadini.
Il rapporto evidenzia anche che non è sempre facile individuare quali norme favoriscano o
ostacolino le minoranze nazionali. Questo per una serie di motivi:
- la trasformazione dei voti in mandati è uno degli argomenti più dibattuti della scienza politica,
per la quale non esiste un risultato unico. Oltre alle formule matematiche utilizzate vi sono
numerosi ulteriori fattori che giocano un ruolo, in quanto le varie situazioni divergono molto le
une dalle altre. Il risultato dipende anche dalla possibilità degli elettori di poter votare i
candidati soltanto all’interno di una lista oppure se possono esprimere preferenze su liste diverse
così come anche dal numero di seggi disponibili in ogni collegio;
- la maggior parte degli Stati che hanno risposto al questionario del Consiglio d’Europa non
hanno fornito dei dati dettagliati sulla presenza delle minoranze negli organi elettivi, cosa che
non ha reso possibile valutare il relativo sistema elettorale in quest’ottica;
67 Council of Europe (2008) (ed), p 53-113.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
72
- non è sempre chiaro quali siano i fini perseguiti dalle disposizioni contenute nelle leggi
elettorali. Non è per esempio necessario enunciare espressamente la finalità della tutela delle
minoranze, cosa che per esempio avviene in quegli Stati che non hanno rilevanti minoranze
etniche. Ciononostante, un sistema proporzionale rigido è in grado di raggiungere l’obiettivo di
promuovere le piccole minoranze – e quindi anche quelle nazionali;
- le formule matematiche per la distribuzione dei mandati sulla base dei voti ai singoli partiti
vengono applicate in modo uniforme. Queste formule non prevedono un calcolo particolare per
le minoranze. La rilevanza di queste norme dipende quindi dal rapporto di queste minoranze con
i partiti o gruppi politici, e quindi, per esempio, dal fatto se siano organizzati in un partito
proprio, in quale misura i partiti vengano votati dalle minoranze e quale sia il nesso tra il
sistema elettorale ed il comportamento elettorale delle minoranze. Il rapporto del Consiglio non
è quindi in grado di fornire delle regole chiare per la tutela delle minoranze, ma può soltanto
fare luce sulle conseguenze delle norme stesse.
2.1.2 Partiti etno-regionali e partiti regionali
2.1.2.1 Definizione e classificazione dei partiti etno-regionali
Le ripercussioni dei sistemi elettorali dipendono anche dal fatto se e come le minoranze nazionali
siano organizzate politicamente, se presentano i propri candidati su liste presenti a livello nazionale
oppure se dispongono di partiti propri. Una particolarità è rappresentata dai partiti etno-regionali. 68
I partiti etno-regionalisti si contraddistinguono per la peculiarità di perseguire come obiettivo
principale la tutela di minoranze linguistiche su un certo territorio. Queste possono affidare la
propria rappresentanza e naturalmente il proprio voto anche a partiti nazionali. Ma se non si sentono
abbastanza rappresentati da questi o ritengono di poter difendere i propri interessi in modo più
efficiente con una propria formazione politica, costituiscono uno o più propri partiti di carattere
etno-regionale.69
In passato i partiti etno-regionali trovavano una scarsa attenzione nella letteratura scientifica.
Questo è dipeso anche dalle analisi insufficienti e da un’interpretazione statica dei sistemi partitici,
che ha prevalentemente diversificato, su base regionale, classe sociale e religione. La nuova onda di
68 Sui partiti etnoregionali cfr. la lista dei partiti nel cap. 6.1.5, nonchè Cuturi, V. (2010), Tronconi, F. (2009), Caciagli, M. (2006) p 193-214, De Winter, L./Türsan, H. (ed) (1998), Müller-Rommel, F. (1998), Türsan, H. (1998). 69 Cuturi, V. (2010) p 343.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
73
scissioni etno-regionali ha tuttavia attirato l’attenzione di numerosi autori sui partiti etno-
regionali.70
Al fine di analizzare i fattori di successo dei partiti etno-regionali, Türsan (1998)71 li cataloga sulla
base di criteri proposti da diversi autori:
1. sulla base di criteri confinanti;
2. sulla base della loro identità (gruppo etnico, lingua);
3. secondo l‘ideologia (destra - sinistra);
4. secondo la loro forza organizzativa;
5. secondo il supporto che trovano nella popolazione (radicamento sociale, economico e politico);
6. secondo il successo elettorale;
7. secondo la loro influenza.
Una prima difficoltà dell’analisi e della comparazione dei partiti etno-regionali è causata anche
dall’assenza di una definizione universalmente riconosciuta e condivisa.72 L’elemento che
accomuna i partiti etno-regionalisti è il riferimento al livello sub-nazionale, sottolinea Vittoria
Cuturi. Il riferimento al livello sub-nazionale rappresenta sia la base di legittimazione che il
potenziale bacino elettorale. Tenuto conto della varietà delle loro espressioni presenti nel contesto
europeo, è difficile elaborare una tipologia esaustiva.73
Esistono diversi approcci per una definizione: Lane e Ersson (1991)74 li definiscono come delle
unità che "sono state create per rappresentare le istanze del proprio gruppo". Di frequente la loro
tendenza è enunciata anche nella denominazione del partito o, in modo più dettagliato, nel loro
programma.75
Urwin (1983)76 sottolinea, che i partiti etno-regionali sono più eterogenei per quanto attiene le
richieste avanzate rispetto agli altri partiti. Il fattore religioso è per esempio determinante per i
partiti dell’Irlanda del Nord, ma non tanto per i partiti etno-regionali degli altri paesi europei. La
tutela della lingua gioca invece un ruolo soltanto nei paesi baschi e nel Sudtirolo.
Müller-Rommel (1998) utilizza una definizione relativamente restrittiva di partiti etno-regionali:
Essi si concentrano su minoranze geograficamente localizzate, che rivendicano la loro identità
culturale spesso sfidando le strutture e l’ordine democratico degli Stati nazionali.77 Da questa
definizione sono esclusi i partiti fascisti e nazionalisti così come quelli che combattono in modo
70 Türsan, H. (1998) (ed), p 1-9. 71 Türsan, H. (1998), p 7 72 Müller-Rommel, F. (1998), p 18. 73 Cuturi, V. (2010) p 343. 74 Lane, J.E. and Ersson, S.O. (1991), p 104, citato in: Müller-Rommel, F. (1998), p 18. 75 Lane, J.E. and Ersson, S.O. (1991) citato in: Müller-Rommel, F. (1998), p 18. 76 Urwin, D. (1983) in Daalder, H. and Mair, P. (ED). 77 Müller-Rommel, F. (1998) p 19.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
74
diretto gli immigrati.78 Esclusi sono anche quei partiti che contengono nei loro programmi degli
obiettivi regionali, autonomisti o separatisti, ma i cui obiettivi principali sono diversi, per esempio
di natura socioeconomica. Secondo questa definizione più restrittiva Müller-Rommel (1998) enuclea
soltanto 17 partiti etno-regionali in cinque paesi dell’Europa occidentale. Rispetto ai 115 partiti
etno-regionali del dopoguerra, che Urwin (1983) rileva in 17 paesi, sono molto pochi quelli che
riescono a rientrare sotto questa definizione restrittiva. L’elenco contiene inoltre soltanto quei partiti
etno-regionali, che negli anni tra il 1980 ed il 1996 hanno partecipato ad almeno due competizioni
elettorali su livello regionale o nazionale. Sono stati, inoltre, stati presi in considerazione soltanto
quei partiti che hanno raggiunto almeno il tre per cento dei voti alle elezioni regionali o nazionali.
Infine sono stati considerati soltanto quei partiti che sono stati in grado di conquistare dei seggi nei
rispettivi parlamenti nazionali.79 In Italia fanno parte di questo elenco il Partito Sardo d'Azione (PS
D’AZ), la Südtiroler Volkspartei (SVP) e l’Union Valdôtaine (UV).
2.1.2.2 Classificazione dei partiti etno-regionali sulla base dei risultati elettorali
Müller-Rommel (1998) classifica i partiti etno-regionali secondo i risultati elettorali e distingue tra
due categorie:
Secondo il risultato elettorale:
- con risultati elettorali bassi, fino al 10 per cento dei voti regionali;
- con risultati medi tra l’undici ed il 20 per cento dei voti regionali;
- con un risultato elettorale alto, 21 o più per cento dei voti regionali.
Secondo il livello elettorale:
- elezioni nazionali
- elezioni regionali.
Sulla base di questi criteri classifica i partiti etno-regionali in quattro gruppi:80
- cinque partiti con un alto consenso elettorale a livello nazionale e regionale (quindi con almeno
il 20 per-cento a livello regionale). Rientrano tra questi partiti il Südtiroler Volkspartei SVP, l’
Union Valdôtaine UV (entrambi in Italia), il Ulster Democratic Unionist Party DUP (UK), il
Partido Nacionalista Vasco PNV e la Unió Democratica de Catalunya/Convergència
Democràtica de Catalunya CiU (entrambe in Spagna);
78 Fennema, M. (1996). 79 Müller-Rommel, F. (1998), p 20. 80 Müller-Rommel, F. (1998), p 20
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
75
- nella seconda categoria rientrano i partiti con un consenso elettorale medio a livello nazionale e
regionale: Herri Batasuna HB e Eusko Alkartasuna EA (Spanien), il Sinn Féin SF (UK), e Front
Démocratique des Francophones FDF (Belgio);81
- nella terza categoria rientrano i partiti con un consenso elettorale basso (dieci o meno percento a
livello regionale): la Svenska Folkpartiet SFP (Finlandia), la Esquerra Republicana de
Catalunya ERC (Spagna) e Plaid Cymru PC (UK);
- di questo gruppo fanno parte quei partiti che raggiungono risultati elettorali alti, medi e/o bassi a
livello nazionale e regionale, tra cui per esempio il Scottish National Party SNP (UK).
2.1.2.3 Partiti regionali
Rispetto ai partiti etno-regionalisti, ai partiti regionalisti manca il carattere etnico o linguistico. Però
anche essi si riferiscono a uno specifico territorio. La nascita di questi partiti regionalisti è
comparativamente più recente. La loro affermazione si basa sulla capacità di costruire un sistema di
solidarietà attorno a tematiche condivise a livello territoriale. Queste tematiche spesso sono in
contrapposizione col sistema di governo nazionale e con i partiti che lo esprimono. Sono – secondo
Vittoria Cuturi – partiti che scaturiscono prioritariamente da una distribuzione squilibrata delle
risorse. Essi si inseriscono nella logica dell’allargamento dei confini sopranazionali e della
trasformazione intervenuta nella configurazione dell’offerta politica. Il nucleo di aggregazione è
costruito attorno a temi di rilevanza territoriale.82
Le due formazioni partitiche a carattere regionalista che si contendono il consenso e la
partecipazione alla gestione del potere politico, erodendo i partiti nazionali, sono la Lega e il
Movimento per le Autonomie (MpA).83
81 Müller-Rommel, F. (1998) ha incluso in questo gruppo anche il Partito Sardo d'Azione PS D'A (Italia) e la Volksunie VU (Belgio). Il PSd'A non è più presente in Parlamento dal 2001 ma nel 2008 ha comunque espresso dei candidati, senza tuttavia avere una chance di eleggere un rappresentante con i suoi 15.000 voti, né alla Camera né al Senato. Alle elezioni del 2006 ha cooperato con la Lega Nord ed il Movimento per le Autonomie (MpA) nel Patto per le Autonomie. La Volksunie si è scissa nel 2001 in due partiti: la Nieuw-Vlaamse Alliantie e Spirit. 82 Cuturi, V. (2010) p 343-344. 83 Cuturi, V./ Gozzo, S. (2010) p 351-352.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
76
2.2 Garanzie dirette per minoranze e gruppi linguistici
Soltanto tre dei 37 Stati membri che hanno risposto a un relativo questionario della Commissione
Venezia,84 prevedono delle norme specifiche per l’elezione di parlamentari in rappresentanza di
minoranze nazionali, ovvero la Croazia, la Romania e la Slovenia. Anche in Belgio esistono delle
norme speciali, ma lì non riguardano minoranze bensì una rappresentanza equilibrata dei diversi
gruppi etnici.
2.2.1 La Croazia
La Costituzione della Croazia prevede un Parlamento „Sabor“ composto da un’unica camera con al
massimo 160 parlamentari. Il Parlamento neo costituito dopo le elezioni del gennaio 2008 prevede
attualmente 153 parlamentari. 140 membri vengono eletti col sistema proporzionale in 10 collegi
nazionali con 14 seggi85. La Costituzione prevede all’articolo 15 che la legge elettorale può
prevedere delle norme di rappresentanza delle minoranze. Infatti la legge elettorale, oltre ad un 11°
collegio per i croati all’estero (Diaspora), prevede un 12° collegio per le minoranze nazionali che si
estende su tutta la Croazia.86 Il numero dei mandati dei croati all’estero dipende dalla
partecipazione elettorale ed ammonta attualmente a 5 parlamentari. Alle minoranze sono riservati 8
rappresentanti, distribuiti come segue: tre per i Serbi, uno per gli Italiani, uno per gli Ungheresi, uno
per i Cechi e per i Slovacchi insieme, i rimanenti due per altre minoranze minori. Un mandato va
alle seguenti minoranze in modo congiunto: austriaci, bulgari, tedeschi, polacchi, roma, rumeni,
ruteni, russi, turchi, ucraini, valacchi ed ebrei. L’altro mandato è riservato alle seguenti minoranze
insieme: albanesi, bosniaci, montenegrini, macedoni e sloveni.87 I rappresentanti delle minoranze
nazionali possono partecipare alternativamente alle elezioni per le minoranze (12° collegio) oppure
alle elezioni “normali” nel proprio collegio di residenza. In Parlamento siedono inoltre tre
rappresentanti della Dieta democratica istriana (DDI-IDS), un partito liberal-socialdemocratico
regionale che rappresenta principalmente gli interessi dell’Istria e della comunità italiana, ma che
partecipa anche attivamente alla politica nazionale. Questo partito viene eletto senza clausola
speciale attraverso la normativa elettorale nazionale.
84 Council of Europe (2008) (ed), p 73 ff. 85 Hrvatski Sabor, pagina internet. 86 Bolgherini, S. (2004), p 125-126. 87 Council of Europe (2008) (ed), p 102-103.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
77
2.2.2 La Slovenia
In Slovenia l’Assemblea Nazionale (Državni zbor) rappresenta la prima Camera del Parlamento
sloveno.88 Essa comprende 90 deputati, che vengono eletti in collegi nuovi col sistema
proporzionale. La seconda Camera è il Consiglio Nazionale (Državni svet), che non viene eletto
direttamente ma indirettamente attraverso associazioni di categoria di natura economica e sociale
nonché dagli enti territoriali. Esso è composto da 40 membri. Ai sensi dell’articolo 64 della
Costituzione slovena la minoranza italiana e ungherese devono trovare la propria rappresentanza
direttamente a livello locale e nell’Assemblea Nazionale. L’articolo 80 della Costituzione prevede
che un seggio in Parlamento venga riservato alla minoranza italiana ed uno alla minoranza
ungherese. Gli appartenenti di queste minoranze hanno un diritto di voto doppio. Possono votare per
i rappresentanti delle minoranze e contemporaneamente per i candidati ordinari.89 Le ultime
elezioni per il Parlamento hanno avuto luogo in settembre 2008 e, come previsto dalla Costituzione,
hanno visto due rappresentanti per le minoranze insediarsi nell’Assemblea Nazionale.90
La Slovenia conta circa due milioni di abitanti, l’ 83,06 % sono Sloveni, 87,7 % parla lo Sloveno
come lingua madre. Delle varie minoranze solamente quella italiana e quella ungherese, che sono
autoctone, godono di una speciale tutela e rappresentanza. 91
Tab. 2: Slovenia: Appartenenza nazionale e lingua madre dei maggiori gruppi
Appartenenza nazionale
Lingua madre
% % Slowenisch 83,06 87,7 Sloveno Serbisch 1,98 1,6 Serbo Serb.Kroat 1,8 Serb.Croat. Kroatisch 1,81 2,8 Croato Bosnisch 1,1 1,6 Bosniaco Muslime 0,53 0 Musulmani Ungarn 0,32 0,4 Ungherese Albanisch 0,31 0,4 Albanese Roma 0,17 0,2 Roma Montenegrinisch 0,14 0 Montenegrino Italianienisch 0,11 0,2 Italiano Makedonisch 0,2 0,2 Macedone Deutsch 0,03 0,1 Tedesco
Fonte: Censimento 2002.
88 Republika Slovenija, sito internet. 89 Council of Europe (2008) (ed), p 108. 90 Inter-Parlamentary Union, sito internet. 91 Censimento generale 2002: 1 964 036, Geographixx: 2.010.347.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
78
2.2.3 La Romania
La Romania ha un Parlamento con due camere, un Senato (Senatul) con 137 seggi e una Camera dei
deputati (Camera Deputatilor) con, al momento, 333 seggi.92 Già prima della nuova Costituzione la
legge elettorale93 del 1990 ha previsto il diritto dei gruppi etnici ad avere un seggio nella Camera
dei deputati qualora non dovessero conquistare un rappresentante attraverso le procedure elettorali
ordinarie. Essi ottenevano un seggio nella Camera bassa (le norme non trovano applicazione per il
Senato), quando non riuscivano a raggiungere almeno il 5% dei voti medi per la conquista di un
seggio in Parlamento. Questa soglia era prettamente simbolica e consisteva nel 2000 di 1.273 voti.94
Il principio della discriminazione positiva ai fini della rappresentanza parlamentare delle minoranze
ha poi trovato ingresso nella nuova Costituzione della Romania del 1991: Le organizzazioni delle
minoranze nazionali che nelle elezioni non raggiungono un numero di voti sufficiente per essere
rappresentante in Parlamento, hanno diritto ad un seggio così come previsto dalla legge
elettorale.95 I dettagli dell’applicazione pratica di questa regola è stata individuata nella legge
elettorale del 1992.96 Le organizzazioni delle minoranze nazionali sono equiparate, per quanto
attiene le consultazioni elettorali, ai partiti. Tuttavia i cittadini che fanno parte di una minoranza
possono essere rappresentati soltanto da un’unica organizzazione.97
Con le conquiste territoriali dopo la Prima Guerra Mondiale, la Romania si è trasformata in uno
Stato multietnico, cosa che è rimasta immutata fino ad oggi. La Romania, secondo quanto rilevato
dal censimento del 2002, consta di circa 21,7 milioni di abitanti, di cui 19,4 milioni sono romeni
(89,5 %). Di conseguenza circa 2,3 milioni di cittadini appartengono ad altri gruppi. La minoranza
più forte risiede nella Romania occidentale ed è rappresentata dai circa 1,43 milioni di cittadini
ungheresi, circa il 6,6 % della popolazione complessiva. Seguono i Rom (Rromi Tigani) con
535.250 (2,5 %), gli ucraini con 61.091 (0,3 %), i tedeschi con 60.088 (0,3) %, i russi di Lipovans
con 36.397 (0,2 %), i turchi con 32.596 (0,2 %), i tartari con 24.137 (0,1 %), i serbi con 22.518
(0,1%), gli slovacchi con 17.199 (0,1%) e quasi una dozzina di altre minoranze minori. 98 Un
confronto con i censimenti precedenti evidenzia che le minoranze rappresentano una parte sempre
leggermente minore della popolazione complessiva, ma che questo processo si sta via via
rallentando. Se nel 1977 la quota di minoranze ammontava a circa il 12 %, nel 1992 ammontava al
92 Info Rumänien, sito internet. Universität Koblenz, sito internet, Romania. 93 Il numero varia con la popolazione, dati del settembre 2010, Parlamento Rumeno. Decreto n. 92/1990 sull’elezione del Parlamento e del Presidente in Romania. 94 Alionescu, C.C. (2004). 95 Costituzione della Romania (1991), art 59/2. 96 Legge elettorale n. 68/1992, che ha sostituito il decreto n. 92/1990 e che è tuttoggi in vigore. 97 Council of Europe (2008) (ed), p 106-107. 98 Censimento Rumania 2002.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
79
10,6 % e, infine, nel 2002 ammontava al 10,5 %. La quota delle minoranze alla popolazione
complessiva si è ridotta in modo insignificante dal 1992, mentre è mutata notevolmente la sua
composizione etnica. In particolare questo processo ha riguardato la minoranza tedesca, il cui
numero si è ridotto da 119.436 a 60.088 nel 1992, una riduzione di quasi la metà. Una riduzione ha
riguardato anche gli ungheresi (–186.600), ed in misura minore i serbi e gli ucraini, mentre è
aumentato il numero dei Rom (+125.500).99
La Hungarian National Council of Transylvania lamenta tutta una serie di violazioni dei diritti
umani e una riduzione della presenza degli ungheresi in Romania tra il 1992 ed il 2002 di circa la
0.4 percento e quindi oltre 147.400 unità.100 E’ dal 1920 che la Transilvania fa parte della Romania
ed è da allora che gli ungheresi, residenti in Transilvania, sono una minoranza in Romania. Anche
in altre regioni della Romania, come per esempio a Bucarest ed in Moldavia vi sono minoranze
ungheresi.
L’Alleanza Democratica degli Ungheresi in Romania (DAHR) è stata fondata nel 1989, al fine di
rappresentare gli interessi della minoranza. La DAHR è un’organizzazione a tutela di questa
minoranza. La minoranza ungherese ha fondato la Uniunea Democrată Maghiară din România
(UDMR), che dal 1996 partecipa anche al Governo del paese.101 Essa è sempre stata in grado di
superare la soglia di sbarramento per i partiti politici e non ha quindi mai avuto bisogno di una
discriminazione positiva per conquistare una rappresentanza in Parlamento. Durante le elezioni per
il Parlamento del novembre 2008 la UDMR ha conquistato 22 mandati nella Camera (6,17%) e
nove in Senato (6,39%). Nelle elezioni europee del giugno 2009 la UDMR, in virtù della bassa
partecipazione elettorale in Romania (27,7 %) ed un particolare spirito di coesione della minoranza,
ha raggiunto l' 8.92 % dei voti e quindi 3 dei 33 seggi spettanti alla Romania nel Parlamento
europeo.102
I Sassoni della Transilvania (Siebenbürgen), che erano immigrati non dalla Sassonia ma dal Basso
Reno, nel 1919 si sono espressi assieme agli svevi di Banat a favore di una loro appartenenza allo
Stato rumeno, che aveva assicurato loro ampie libertà e diritti. Con i tedeschi che vivevano nei
territori di Bessarabia, Bucovina e Dobrugia, ceduti dall’Unione Sovietica e dalla Bulgaria alla
Romania, la minoranza tedesca crebbe a circa 780.000 unità. Nella metà degli anni ’90 era rimasto
ben poco della precedente armonia tra i popoli. La quota di tedeschi residenti in Romania si è
ridotto notevolmente a causa della guerra e delle persecuzioni, e la minoranza è sempre meno
intenzionata a rimanere in Romania. Dei circa 100.000 cittadini tedeschi o di origine tedesca (1999)
99 Tontsch, G. (1995), on line (2003-05) Romania, 2004. 100 Szilàgyi, Z./ Antal, J. (ED) (2004), p 13 e p 68-74. 101 Info Romania, sito internet. 102 TNS opinion in collaborazione con il PE.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
80
la maggior parte hanno chiesto di immigrare in Germania (fino al 2006 circa 40.000 di loro hanno
lasciato la Romania). Nel corso dell’ultimo censimento della primavera del 2002 soltanto circa
60.000 persone si sono dichiarate in Romania di nazionalità tedesca.103
In Romania sono ad oggi riconosciute 18 minoranze. Esse vengono rappresentate in Parlamento dal
"Consiglio delle Minoranze nazionali". Senza gli ungheresi le minoranze nazionali hanno
confermato il 3,4 % dei voti e quindi 18 seggi.104
2.2.4 Il Belgio
In Belgio non si tratta tanto di minoranze nazionali, bensì di gruppi etnici. Il Regno Belga è uno
Stato federale. Il Parlamento è composto da due camere, una Camera dei deputati (con 150 membri)
e un Senato (con 71 membri). Insieme costituiscono il Parlamento Federale Belga. Il Parlamento
rispecchia la pluralità dei gruppi etnici.105 Le istituzioni sono costruite in modo tale da raggiungere
un equilibrio tra i diversi gruppi linguistici.106
In Belgio venne introdotto nel 1899 il sistema proporzionale D'Hondt. I seggi sono assegnati ai vari
partiti in proporzione ai loro risultati. Per poter partecipare alla distribuzione dei seggi, il singolo
partito deveva aver conseguito almeno il cinque per cento dei voti espressi complessivamente. Il
Belgio, uno dei pochi paesi con l’obbligo di votare.
La legge del 13 dicembre 2002 ha introdotto circoscrizioni provinciali per l’elezione della Camera,
riducendole da 20 a 11. Le circoscrizioni sono divise per gruppi linguistici: 5 fiamminghi, 5 Valloni e la
circoscrizione bilingue di Bruxelles.107 Ad eccezione della provincia del Brabante fiammingo (circoscrizione
Leuven/ Louvain , e circoscrizione Bruxelles-Hall-Vilvoorde) e il territorio bilingue Bruxelles-Capitale, i
collegi coincidono tutti con i confini delle province.
Come previsto dalla sua Costituzione, il Belgio è uno Stato federale, che si compone da Comunità e
da Regioni (Art 1). Il Belgio comprende tre comunità: la Comunità di lingua tedesca, la Comunità
fiamminga e la Comunità francese (Art. 2).
Il Belgio comprende tre Regioni: la Regione Vallone, la Regione Fiamminga e la Regione di
Bruxelles (Art 3). Comprende inoltre quattro lingue: la zona di lingua tedesca, la zona di lingua
francese, la zona di lingua fiamminga, e la zona bilingue della capitale Bruxelles (Art 4).108
103 Ambasciata tedesca di Bucarest, Homepage. 104 Info Romania, sito internet. 105 Senato belga. 106 Council of Europe (2008) (ed), p 56. 107 US Department of State. 108 Costituzionale belga, art. 1-4.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
81
La popolazione complessiva ammontava nel 2008 a circa 10,7 milioni di abitanti.109 Informazioni
più dettagliate sulla distribuzione non sono più state rilevate dal 1962, momento in cui vennero
fissate le frontiere linguistiche. Secondo questi dati i fiamminghi di lingua olandese ammontano a
circa sei milioni e quindi il 60 % della popolazione del Belgio. I valloni di lingua francese e gli
abitanti di lingua francese della Regione di Bruxelles e dintorni, definiti insiemi come cittadini belgi
di lingua francese, ammontano a circa il 40% degli abitanti del paese. A loro si aggiunge la
popolazione di lingua tedesca (circa 74.000 abitanti)110 nell’est del paese, così come una piccola
minoranza di lingua lussemburghese nella regione intorno ad Arlon.
La delimitazione territoriale delle tre regioni si orienta su base linguistica: la regione fiamminga nel
nord del paese comprende i territori di lingua fiamminga, la regione vallone nel sud comprende i
territori di lingua francese e tedesca, la regione della capitale Bruxelles i territori bilingue franco-
vallone.111
Oltre al Parlamento nazionale sono presenti i Parlamenti delle regioni e delle comunità. Ai sensi
dell’articolo 115 della Costituzione belga è presente un Parlamento della comunità fiamminga, detto
Parlamento Fiamminga, ed un Parlamento della comunità francese così come un Parlamento della
comunità tedesca, oltre ad un Parlamento per ogni regione.
La Camera Belga (Belgische Kamer, Chambre des Représentants) viene eletta con il sistema
proporzionale secondo D’Hondt. I 150 membri della Camera dei deputati si suddividono in un
gruppo linguistico francese (attualmente 62 seggi) e un gruppo linguistico fiammingo (attualmente
88 seggi), mentre non è previsto un gruppo linguistico tedesco. I deputati tedeschi sono annessi al
gruppo francese, che comprende i deputati eletti nelle aree di lingua francese e tedesca. Per gli altri
deputati l’appartenenza ai rispettivi gruppi è determinata dalla lingua del rispettivo collegio. Per i
deputati del collegio Bruxelles-Halle-Vilvoorde l’appartenenza ai gruppi viene determinata dalla
lingua nella quale prestano il giuramento. I gruppi linguistici hanno una particolare rilevanza per
l’approvazione delle leggi speciali, che necessitano della maggioranza di ogni gruppo, nonché per le
leggi che potrebbero costituire un pericolo per un gruppo linguistico.
Il Senato (De Belgische Senaat, Le Sénat de Belgique) consta di 71 senatori. Di questi 71 senatori
40 vengono eletti direttamente, 21 vengono nominati dai Parlamenti delle varie comunità e 10
vengono cooptati. Per l’elezione dei 40 senatori a elezione diretta, gli elettori – come per le elezioni
per il Parlamento europeo – vengono suddivisi in due collegi. Il collegio di lingua francese elegge
15 senatori e il collegio di lingua fiamminga ne elegge 25.
109 FÖD Economia, Direzione Generale statistica Belgio, sito internet. 110 La Comunità Tedesca in Belgio (DG), sito internet.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
82
I 21 senatori delle comunità vengono determinati come segue: Il Parlement de la Communauté
française ed il Vlaams Parlement nominano rispettivamente 10 senatori dalle loro fila. Il Parlament
der Deutschsprachigen Gemeinschaft nomina uno dei suoi membri a senatore. Questi 21 senatori
della Comunità rivestono quindi un mandato doppio.
I senatori cooptati vengono scelti dai senatori eletti direttamente e dai senatori delle comunità nel
modo seguente: i senatori di lingua francese dei gruppi di cui sopra (senatori eletti direttamente e
senatori delle comunità) cooptano quattro senatori. I senatori fiamminghi di questi due gruppi
cooptano sei senatori. Il numero dei senatori cooptati che può essere determinato da ogni gruppo è
individuato su base proporzionale. Bisogna inoltre aggiungere i senatori di diritto (i figli del Re,
attualmente tre). Anche il Senato è ripartito in due gruppi linguistici. Il senatore della Comunità di
lingua tedesca così come i senatori di diritto non appartengono a nessuno dei due gruppi.112
2.2.5 Bosnia - Erzegovina
La Repubblica indipendente della Bosnia-Erzegovina, breve BiH, è nata nel 1992 dalla Repubblica
Bosnia-Erzegovina, che faceva parte della Jugoslavia. Lo Stato (centrale) della Bosnia-Erzegovina è
composto, a partire dall’accordo di Dayton (1995), da due Stati membri (entità), la Federazione di
Bosnia-Erzegovina e la Republika Srpska (nominata anche Repubblica serba), nonché dal distretto
di amministrazione speciale di Brčko. 113
Nelle responsabilità dello Stato centrale rientrano secondo la Costituzione la politica estera e il
commercio estero, la dogana e la politica monetaria, la migrazione, la persecuzione penale
internazionale, le telecomunicazioni, la tutela dei confini e l’aviazione. 114
Lo Stato Bosnia-Erzegovina (BiH) conta circa quattro milioni di abitanti. 115 Questi sono per il 48 %
bosniaci, per i 37,1 % serbi, per il 14,3 % croati e il 0,6 % sono altri (2000). Si utilizza l’espressione
“bosniaci” invece di musulmani, per differenziare la denominazione etnica dai gruppi religiosi e
dagli altri seguaci dell'Islam. 116
In Bosnia-Erzegovina esistono proprie disposizioni costituzionali che garantiscono la
rappresentanza di bosniaci, serbi e croati. Queste tre nazionalità sono le "nazioni costitutive" dello
111 Cfr. il capitolo: d. Un precedente in Belgio in 3.8.1 La clausola di sbarramento e la lotta per una deroga. 112 Senato Belga, sito internet. 113 Deutsches Auswärtiges Amt. 114 Costituzione della Bosnia Erzegovina BiH (Stato centrale), Član (art. ) III. 115 Stime (ultimo censimento nel 1991): Central Intelligence Agency (CIA) 4,613,414 (Juli 2010), Agencija Za Statistiku 3.842.566 (6.30.2009), Deutsches Auswärtiges Amt 3,8 milioni. 116 Central Intelligence Agency (CIA).
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
83
Stato e non minoranze.117 La costituzione creata con l’accordo di Dayton segue il modello di una
democrazia consensuale etnica. Le principali cariche dello Stato sono etnicamente predefinite.
L'istituto del "interesse nazionale vitale" vorrebbe proteggere ogni popolazione da qualsiasi
sopraffazione. Gli "altri" vengono in questo modo, in parte esplicitamente, esclusi dell'esercizio di
alcuni uffici.118 Succede per esempio così per la Presidenza dello Stato che secondo la Costituzione
è composta di tre membri (il presidente e due vice), un bosniaco, un croato e un serbo.
Mentre le due repubbliche interne e lo Stato complessivo della Bosnia Erzegovina dispongono
ognuno di una propria Costituzione, vige una legge elettorale comune del 2001 (con le successive
modifiche) che vale per tutte e tre le entità.119 L'assemblea parlamentare (Skupstina) dello Stato
(complessivo) BiH è composta di due camere: la Camera dei Rappresentanti (Predstavnički dom) e
la Camera dei Popoli (Dom Naroda).
Camera dei Rappresentanti (Predstavnički dom)
Della Camera dei Rappresentanti (Predstavnički dom) fanno parte 42 deputati eletti sull'intero
territorio della Bosnia-Erzegovina, dei quali 28 membri nella Federazione di Bosnia-Erzegovina e
14 nella Repubblica Srpska). La Camera dei Rappresentanti è eletta direttamente con il sistema
proporzionale.
Tutti i partiti politici possono candidarsi in entrambe le parti del Paese.120 Sono ammessi alla
distribuzione dei seggi i partiti, le coalizioni o singoli gruppi che hanno superato la soglia del 3 %
nella circoscrizione.
Dei 28 membri della Federazione, 21 sono eletti col sistema proporzionale in cinque circoscrizioni
plurinominali. I rimanenti sette membri di conguaglio (come recita la legge) sono eletti in un unico
collegio dell'intera Federazione (sempre col Proporz). Sono ammessi a questa competizione
federale solo i partiti politici e le coalizioni.
Dei 14 membri della Republika Srpska, nove sono eletti in tre circoscrizioni plurinominali e gli altri
cinque di conguaglio in un unico collegio sul territorio di tutta la Republika Srpska (sempre col
Proporz).121
La Camera dei Popoli (Dom Naroda)
La Camera dei Popoli (Dom Naroda) persegue anche essa la funzione principale del cosiddetto
"vitale interesse nazionale" dei tre gruppi etnici. La Camera dei Popoli si compone di 15 membri,
due terzi della Federazione di Bosnia-Erzegovina (cinque croati e cinque bosniaci) e un terzo della
117 Alionescu, C.C. (2004) p 1, Costituzione della Bosnia Erzegovina, art I.1. 118 Marko, J./ Railić, D. (2005). 119 Legge elettorale della Bosnia Erzegovina, cfr. Cap. 6.1.3. 120 Deutsches Auswärtiges Amt, Central Intelligence Agency (CIA).
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
84
Republika Srpska (cinque serbi).122 I membri della Federazione vengono eletti dai membri croati e
bosniaci della Camera dei deputati della "Federazione di Bosnia-Erzegovina", quelli della Srpska
dall’Assemblea Nazionale della Republika Srpska. La Camera dei Popoli può deliberare se sono
presenti almeno tre bosniaci, tre croati e tre serbi.123
2.2.5.1 La Federazione di Bosnia-Erzegovina
La "Federazione di Bosnia-Erzegovina" (una delle due entità) si estende su circa il 51% del
territorio della Bosnia Erzegovina, conta 2,5 milioni di abitanti (62 % della popolazione totale),
prevalentemente (per 3/4) bosniaci e (22 %) croati.124 La Federazione è composta da dieci cantoni,
competenti per la polizia, l'istruzione e l’ amministrazione regionale/locale.
Il potere legislativo viene esercitato da due camere – come il parlamento centrale: da una Camera
dei deputati eletta con il sistema proporzionale e da una Camera dei Popoli, nella quale sono
rappresentati in uguale misura bosniaci, croato-bosniaci e serbo-bosniaci. Oltre ai membri dei tre
gruppi etnici nella Camera dei Popoli è previsto anche un gruppo di cosiddetti "altri".125
La Camera dei deputati
La Camera dei deputati della "Federazione di Bosnia-Erzegovina" consta di 98 deputati eletti con il
sistema proporzionale in collegi plurinominali. La maggior parte vengono eletti in varie (almeno
dieci) circoscrizioni regionali, una parte del 23-27 % cosiddetta di conguaglio su tutto il territorio
della Federazione. Per essere ammessi al riparto dei seggi nelle circoscrizioni i partiti politici, le
coalizioni e le liste devono superare il 3 % del numero totale dei voti validi della rispettiva
circoscrizione.
Almeno quattro deputati di ogni popolo costituente (bosniaci, croati e serbi) devono essere
rappresentati nella Camera dei deputati della "Federazione di Bosnia-Erzegovina".126
La Camera dei popoli
La Camera dei Popoli si compone di 58 membri. Questi vengono eletti dalle assemblee dei cantoni
tra i propri eletti, seguendo la struttura etnica della popolazione.127
La Costituzione e la legge elettorale prevedono che dei 58 deputati della Casa del Popolo, 17
debbano essere eletti dai bosniaci, dai serbi e dai croati, mentre sette devono essere eletti dagli
121 Legge elettorale della Bosnia Erzegovina, art. 9.2-9.4. 122 Costituzione della Bosnia Erzegovina (Stato centrale) BiH, Član (art.) IV Parlamentarna skupština. 123 Costituzione della Bosnia Erzegovina (Stato centrale) BiH, Član (art.) IV Parlamentarna skupština. 124 Circa 73 % Bosniaci, 22 % Croati, 4,5 % Serbi e circa l’1,0 % altri (stima ufficiale per il 31 12 2003). 125 Deutsches Auswärtiges Amt. 126 Costituzione della Bosnia Erzegovina, art. IV. A. 1. 127 Costituzione della Bosnia Erzegovina, art. IV. A. 1. Legge elettorale sezione B, art. 10.10.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
85
„altri“.128 L’espressione „altri“ può essere riferita alle minoranze nazionali. In questi termini la
legge elettorale della Bosnia-Erzegovina assicura agli „altri“ dei seggi. Un altro meccanismo nella
legge elettorale prevede la rappresentanza proporzionale delle popolazioni dei cantoni così come dai
numeri dell’ultimo censimento.129
Il Governo si compone di un premier e di 16 ministri. Devono essere rappresentati otto bosniaci,
cinque croati e tre serbi. Un ministro può essere nominato dagli „altri“ (dal gruppo più
consistente).130 Garanzie e diritti di rappresentanza sono presenti anche nei cantoni e nelle
comunità.
2.2.5.2 Republika Srpska (RS)
La Republika Srpska (Serba) annovera circa 1,5 milioni di abitanti (circa il 38 % della popolazione
totale) e copre circa il 49 % del territorio dello Stato della Bosnia-Erzegovina. Dalla fine della
guerra la popolazione si compone etnicamente del 95% di serbi e di circa il cinque percento di
bosniaci, croati e i cosiddetti "altri" insieme.131
Assemblea Nazionale
L'Assemblea Nazionale della Republika Srpska comprende 83 membri. Un certo numero di deputati
viene eletto in circoscrizioni plurinominali, una parte del 23-27% su tutto il territorio della
Repubblica. Vale la stessa legge elettorale come per la Bosnia-Erzegovina intera e per la
Federazione e, pertanto, anche la clausola di sbarramento del 3% da superare nella circoscrizione
per essere ammessi al riparto. Anche per l'Assemblea Nazionale del "Republika Srpska" vale una
rappresentanza etnica minima come per la Federazione di Bosnia Erzegovina: un minimo di quattro
membri di ciascuna delle tre nazionalità costituenti (bosniaci, croati e serbi) deve essere
rappresentato in seno all'Assemblea Nazionale.132
Consiglio dei popoli
Il Consiglio dei popoli si compone di 28 membri, otto di ogni gruppo etnico costitutivo, vale a dire
otto serbi, otto bosniaci e otto croati, insieme a quattro rappresentanti degli "altri".133 I membri del
Consiglio dei popoli sono eletti dai rispettivi gruppi dell'Assemblea nazionale.134
128 Costituzione della Bosnia Erzegovina, art. IV. A. 2, legge elettorale, della Bosnia Erzegovina , art. 10.10.e 10.12. 129 Council of Europe (2008) (ed), p 101. 130 Costituzione della Bosnia Erzegovina, art. IV. B. 2 131 Institute of Statistic, popolazione 2007 stimata: 1.439.673. 132 Legge elettorale della Bosnia Erzegovina, Cap. 11, art 11.1-11.2. 133 Legge elettorale della Bosnia Erzegovina, Cap. 11.A, art 11.10 134 Legge elettorale della Bosnia Erzegovina, art 11.11.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
86
2.2.5.3 Distretto di Brčko
Il distretto di Brčko gode di autonomie proprie. Il distretto è sotto la supervisione della comunità
internazionale. Il distretto copre un'area di 493 km² a conta circa 88.000 abitanti, 44 % Bosniaci, 25
% Croati e 21 % Serbi.135
2.2.5.4 Altri paesi con diritti di rappresentanza
La Commissione di Venezia esamina – oltre a quelli qui già illustrati – altri paesi che conoscono
norme di discriminazione positiva, che assicurano la rappresentanza dei gruppi etnici, come per
esempio Cipro, Ungheria, Polonia, Federazione Russa, Svizzera e l’ex repubblica Jugoslava
Macedone.136
135 Ultimo censimento del 1991, nessun censimento dopo la guerra. Stime: Distrikt Brčko, Homepage. 136 Council of Europe (2008) (ed), p 104-110.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
87
2.3 Disposizioni che facilitano la rappresentanza
Vi sono altri sistemi che non prevedono un diritto di rappresentanza diretta per le minoranze, ma
che agevolano una loro elezione. In Germania e Polonia, per esempio, le soglie elettorali non
vengono applicate alle minoranze elettorali.137 Il sondaggio del Consiglio d’Europa è del 1996 e
non esamina quindi il nuovo sistema elettorale italiano del 2005, che prevede delle soglie agevolate
e norme speciali per le minoranze linguistiche. In Belgio non si tratta tanto di minoranze ma di una
rappresentanza delle comunità.
2.3.1 Polonia
Ai sensi della Costituzione del 2 aprile 1997 e attualmente vigente della Repubblica Polacca, il
Parlamento consta dal Sejm (Sejm Rzeczypospolitej Polskiej) e dal Senato della Repubblica (Senatu
Rzeczypospolitej Polskiej). Quando i deputati ed i senatori si trovano in consultazione congiunta,
essi costituiscono l’ Assemblea Nazionale (Zgromadzenie Narodowe).
Il Sejm consta di 460 deputati, eletti su base proporzionale.138 L'elezione del Sejm avviene in
circoscrizioni, con almeno sette deputati da eleggere. 139 Ci sono attualmente 41 circoscrizioni.140
Ai partiti e alle liste viene applicata una clausola di sbarramento di un minimo del cinque per-cento
e di otto per-cento per le alleanze tra partiti riferiti ai voti di tutto il territorio nazionale. I
rappresentanti di minoranze nazionali vengono esclusi dall’applicazione della clausola di
sbarramento. 141 L’eccezione vale per le Liste di comitati elettorali, costituiti da elettori che si sono
riuniti in organizzazioni registrate di minoranze nazionali.142
Nel Sejm eletto nel 2008 è presente un rappresentante della minoranza tedesca (con 32.462 voti),
mentre nella legislatura precedente (2005) ne erano presenti due.143
Il Senato, eletto anch’esso con elezioni generali e dirette, ma secondo il sistema proporzionale,
consta di 100 senatori. In ogni collegio vengono eletti dai 2 ai 4 senatori. Vengono eletti quei
candidati che ottengono il maggior numero di voti.144
137 Council of Europe (2008) (ed), p 56. 138 Costituzione polacca (1997), art. 96-98. 139 Legge elettorale polacca (2001) art. 134. 140 Demokratiezentrum Wien (2007). 141 Legge elettorale polacca (2001), art. 133. Council of Europe (2008) (ed), p 106. 142 Legge elettorale polacca (2001), art. 134. 143 Polen Sejm (Abgeordnetenkammer) sito internet. 144 Polonia Senato sito internet.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
88
2.3.2 Germania
La Germania dispone di due camere, il Bundestag, la Dieta federale, ed il Bundesrat, il Consiglio
federale. Il Bundesrat è composto dai rappresentanti dei Länder, e specificamente dai governi degli
stessi, ed è quindi l’organo di rappresentanza federale. Il Bundestag invece è composto da 598
deputati. La metà di essi (299) viene eletta in collegi con il sistema maggioritario, l’altra metà
attraverso liste regionali con il sistema proporzionale.
Il territorio federale è suddiviso, dal 2009, in 299 collegi. Ogni elettore dispone di due voti. Con il
primo voto gli elettori scelgono il proprio rappresentante del collegio. Chi si afferma nel collegio
ottiene il cosiddetto mandato diretto e siederà nel Bundestag. Gli altri 299 deputati vengono invece
eletti in liste regionali. Queste vengono presentate dai partiti in ogni Land federale. Nelle liste
regionali i partiti determinano l’ordine dei candidati. Con il secondo voto gli elettori votano,
attraverso le liste, per i singoli partiti determinando in questo modo i rapporti di forza tra i singoli
partiti nel Bundestag, e quindi la distribuzione proporzionale dei seggi. Ogni partito ottiene un
numero di seggi sulla base dei voti ottenuti dalla propria lista. In questo modo è possibile che il
numero di 299 mandati venga superato, producendo il fenomeno dei cd. mandati aggiuntivi.
Quando un partito raggiunge un numero superiore di eletti diretti nel Bundestag rispetto al numero
che ottiene sulla base del secondo voto degli elettori (attribuito alla lista), il numero dei deputati del
Bundestag aumenta per il numero di questi mandati aggiuntivi.145
Fino al 1987 il computo per la composizione proporzionale del Bundestag avveniva secondo il
sistema D'Hondt, poi invece i seggi vennero ripartiti secondo la procedura di Hare-Niemeyer. La
trasformazione dei voti in mandati avviene in due passaggi. A ogni partito spetta quella quota sul
numero complessivo di seggi del Bundestag, corrispondente alla percentuale di voti che ha raccolto
sul numero complessivo di voti. Nel 2008 (il 24 gennaio) il Bundestag deliberò di sostituire questo
metodo, a partire dalla 17esima elezione federale del 2009, con quello secondo Sainte-
Laguë/Schepers. Si tratta di una forma modificata del metodo con i numeri più alti. Questo metodo
presenta alcuni vantaggi in confronto a quello, sempre con numeri più alti secondo D'Hondt, il
quale favorisce i partiti maggiori. 146
Da quando si è costituito il 17simo Bundestag tedesco il 27 ottobre 2009 questo conta 622 deputati
eletti, undici in più rispetto al 16esimo Bundestag precedente.147
145 Deutscher Bundestag (Bundestag tedesco), sito internet. 146 Deutscher Bundestag sito internet. 147 Deutscher Bundestag, sito internet.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
89
Fig. 37: La distribuzione dei seggi nel Bundestag tedesco dopo le elezioni del 2009
Fonte: http://www.bundestag.de/btg_wahl/index.html, scaricato il 2.5.2010.
Al voto proporzionale per il Bundestag tedesco si applica una clausola di sbarramento. Se un partito
non raggiunge a livello federale, il cinque per-cento dei voti espressi o, in alternativa, non riesce a
conquistare almeno tre mandati diretti, esso non entrerà nel Bundestag. „Nella distribuzione dei
seggi alle liste regionali vengono considerati soltanto quei partiti che ottengono almeno il 5 per-
cento dei secondi voti validi che sono stati espressi oppure che conquistano il seggio in almeno tre
collegi.“ 148 I partiti delle minoranze nazionali vengono esclusi dalla clausola di sbarramento del
cinque per-cento. Le minoranze nazionali sono i Sorbi, i Danesi, i Sinti e Roma, mentre i Friesen
vengono considerati come un “gruppo popolare”, senza che ciò faccia mutare il loro status
giuridico.
L’unico partito che fino ad oggi ha potuto approfittare delle norme per i partiti delle minoranze
nazionali è il Südschleswigsche Wählerverband (SSW) nello Schleswig-Holstein, che siede dal
1958 continuamente nella dieta regionale, anche se nel 1983 riuscì a conquistare un unico mandato
con appena l’1,3 % dei voti.149 Il SSW riuscì anche a conquistare un seggio nel primo Bundestag
con oltre 75.000 voti. Alle elezioni federali del 1953, del 1957 e del 1961 lo SSW non riuscì a
conquistare i voti sufficienti per un seggio. Dal 1953 allo SSW non è più stata applicata la soglia di
148 Legge elettorale federale (1956/2008) § 6 punto 6.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
90
sbarramento, ma ciononostante non riuscì a conquistare il numero di voti sufficienti per ottenere un
mandato. I mandati venivano, infatti, distribuiti fino al 1987 con il sistema divisorio D’Hondt,
favorendo quindi i partiti maggiori. Da allora lo SSW ha presentato propri candidati solo a livello
regionale e comunale.
Accanto allo SSW sono presenti, dal 2005, la Wendische Volkspartei come partito di una minoranza
nazionale dei Sorbi nel Brandenburg e in Sassonia, e dal 2007 nel Niedersachsen il partito Die
Friesen, il quale nel proprio statuto si definisce come un partito di minoranza nazionale. Nella
prassi tuttavia per questi piccoli gruppi l’eccezione dalla clausola di sbarramento non è rilevante in
quanto di regola non riescono a conquistare i seggi necessari per un mandato. La dispensa della
clausola di sbarramento non esiste soltanto a livello federale, ma anche a livello regionale, come per
esempio nello Schleswig Holstein per la minoranza danese e nel Brandenburg per i Sorbi.150
2.3.3 Italia
Il Parlamento italiano è composto da due Camere, che sono parificate in tutto, la Camera dei
deputati con 630 deputati eletti direttamente ed il Senato della Repubblica, composto da 315
senatori anch’essi eletti direttamente oltre agli attuali sette senatori a vita.151 Entrambe le Camere
vengono elette dal 2006 con il sistema proporzionale con un premio di maggioranza e molteplici
clausole di sbarramento.
La nuova legge elettorale, entrata in vigore nel 2005, non prevede per le minoranze linguistiche una
propria rappresentanza specifica, ma almeno una clausola di sbarramento attenuata per la Camera
dei deputati ed un sistema particolare per il Senato. Aosta ha un seggio uninominale unico sia alla
Camera che al Senato. Il Trentino Alto Adige ha mantenuto per il Senato il sistema previgente. 152
Nelle Regioni a Statuto speciale, il quale prevede la tutela delle minoranze linguistiche, per queste
ultime – al posto delle soglie nazionali - vale una soglia a livello di circoscrizione. Al fine di
partecipare alla distribuzione dei seggi della Camera dei deputati, le liste di minoranze devono
ottenere almeno il 20% dei voti espressi nella circoscrizione.
Le condizioni per queste liste sono le seguenti:
- deve trattarsi di liste che rappresentano minoranze linguistiche riconosciute;
- devono presentarsi esclusivamente in una delle circoscrizioni elettorali;
149 Fehndrich, M. (2008). 150 Council of Europe (2008) (ed), p 104-105. 151 Costituzione italiana, art. 55 e 56. 152 Art 83 comma 3 del testo unico per l’elezione della camera dei deputati DPR 30 marzo 1957, n. 361, nella sua
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
91
- soltanto in regioni a Statuto speciale;
- il quale prevede una tutela particolare per le minoranze linguistiche.
L’articolo 6 della Costituzione italiana impegna la Repubblica a tutelare, con misure speciali, le
minoranze linguistiche. Norme specifiche sono previste negli Statuti del Trentino Alto Adige
Südtirol, dell’Aosta e – seppur con un mero principio di pari trattamento e di tutela – nel Friuli
Venezia Giulia. La legge dello Stato 482/1999 ha successivamente riconosciuto le seguenti
minoranze storiche, tutelando la loro lingua e cultura: albanesi, catalani, germanici, greci, sloveni,
croati e coloro che parlano francese, friulano, francoprovenzale, ladino, oczitano e sardo.
Soltanto gli Statuti delle Regioni speciali Trentino Alto Adige Südtirol, Aosta e Friuli Venezia
Giulia prevedono però delle norme di tutela delle minoranze. Pertanto vale solo per queste tre la
soglia speciale del 20 % su base circoscrizionale.
Alle ultime elezioni del 2008 la Südtiroler Volkspartei ha conquistato due deputati (grazie anche a
questa norma), la lista dell’Aosta Autonomie Liberté Démocratie un deputato.
Anche per il Senato esistono delle norme speciali. Per l’Aosta già la Costituzione prevede,
all’articolo 57, che vi sia un senatore. Per il Trentino Südtirol e per l‘Aosta la legge elettorale
prevede, in deroga al sistema proporzionale a livello nazionale, delle norme speciali. In Aosta si
elegge un unico senatore in un collegio, nel Trentino Südtirol sei senatori in collegi uninominali ed
uno su base proporzionale.153 Il sistema applicato nel Trentino Südtirol sarà oggetto di una più
attenta analisi in seguito.154
edizione del 2006. 153 D.lgs. 20.12. 1993, n. 533, art. 20, edizione attuale (2009). 154 Nei capitoli 3.5 La riforma elettorale del 2005 e la norma speciale per il Trentino Alto Adige Südtirol
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
92
2.4 Ripercussioni dei sistemi elettorali su minoranze con un
proprio partito
Le ripercussioni dei sistemi elettorali sulle minoranze nazionali sono state oggetto di analisi da parte
della Commissione di Venezia sotto due profili: se le minoranze sono organizzate in partiti politici
oppure no. Una particolarità all’interno delle minoranze organizzate politicamente è rappresentata
da quei partiti che sono organizzati su base etno-regionale. Hauss e Rayside (1978) hanno
analizzato le ripercussioni dei sistemi elettorali su questi partiti etno-regionali.155
Qui si tratta soltanto di partiti il cui obiettivo è quello di rappresentare le minoranze e di difendere i
loro interessi. Le risposte degli Stati, che hanno risposto al questionario della Commissione di
Venezia, hanno evidenziato le seguenti conclusioni:
- alcuni Stati, anche se pochi, vietano i partiti che rappresentano le minoranze. Si tratta
dell’Albania, della Bulgaria, la Georgia e la Turchia. Il divieto dei partiti regionali contenuto
nella Costituzione portoghese non è diretto contro le minoranze.
- le disposizioni che vietano le minoranze sono tuttavia, in gran parte di questi Stati, inefficaci.
2.4.1 La minoranza greca in Albania
L'Albania ha circa 3,2 milioni di abitanti (2009). Sul piano amministrativo il paese si articola in 12
prefetture, 36 distretti e 374 comuni. 156 La costituzione albanese prevede una specifica tutela delle
minoranze albanesi all'estero.157 Inoltre, la costituzione protegge le altre minoranze nel proprio
paese con l’articolo 20. Esse godono di parità di diritti, di libertà di espressione e del diritto allo
sviluppo etnico, culturale, religioso e linguistico. Esse hanno anche il diritto alla conservazione, allo
sviluppo e all’istruzione della lingua madre, nonché piena libertà di associazione.
Il Parlamento dell'Albania (Kuvendi mi Shqipërisë) è monocamerale e conta 140 membri eletti col
sistema proporzionale in collegi plurinominali.158 Vi sono 12 circoscrizioni plurinominali
corrispondenti alle 12 regioni amministrative. La distribuzione dei seggi varia molto: si va dai 4
seggi della regione di Kukes ai 32 della regione di Tirana.159 Per partecipare alla ripartizione dei
155 Hauss, C./ Rayside, D. (1978) in: L. Maise and J. Cooper (ed). 156 Instituti i Statistikës: 3.195.000 abitanti il 1.1.2010. 157 Costituzione dell’Albania, art. 8. 158 Costituzione dell’Albania , art. 64. 159 Sistemielettorali (2009).
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
93
seggi i partiti devono raggiungere la soglia del 3 %, le coalizioni il 5 %, però solamente nella
circoscrizione.160 Secondo le statistiche ufficiali, la minoranza greca è la più grande minoranza
nazionale della Repubblica dell’Albania. La minoranza greca è la prima minoranza, che è stata
riconosciuta dalla Stato albanese. La questione delle minoranze nazionali in Albania è stata per
lungo tempo identificata con la minoranza greca. 161 Altre minoranze sono slavi, macedoni (al
confine orientale), così come rom, rom egiziani, serbo-malazezi e arumeni, sparsi nel paese. 162
La minoranza greca in Albania e la minoranza albanese nell’Epiro, della Grecia nord occidentale
vengono di regola analizzate nel contesto dei rispettivi Stati nazionali senza una connessione. In
realtà entrambe sono il risultato dello stesso procedimento storico: a seguito delle guerre balcaniche
del 1912/13 il territorio unitario ottomano è stato solcato da confini. In questo modo è sorta una
minoranza greca nell’Albania meridionale, la quale è presente in parte in modo compatto (a sud
della città di Gjirokastër), e in parte in modo eterogeneo con la popolazione albanese (nella vicina
zona costiera di Saranda e Himara). L’ultimo censimento albanese del 1989 ha contato 58.758
greci. Sulla base dei risultati ottenuti nel 1992 dal partito di minoranza "Partito per l’Unione della
Difesa dei Diritti Umani", Konrad Clewing stima163 il loro numero (ancora prima dell’esodo
migratorio causato da motivi economici verso la Grecia) con certezza a 100.000 - 120.000. 164
Alle prime elezioni plurali del 31.3.1991 ha partecipato l’organizzazione della minoranza greca
OMONIA. Si è presentata in solo cinque dei 250 collegi, vincendo in tutti. La legge sui partiti del
25.7.1991 ha reso evidente che lo Stato non intende considerare le organizzazioni delle minoranze
come partiti e prevede all’articolo 6, comma secondo, un divieto esplicito di fondare un partito su
base etnica, una norma che ha sollevato proteste internazionali.165
Nel frattempo questo divieto è stato in gran parte ridimensionato nell’articolo 7 della nuova legge
sui partiti del 17.2.2000. Il Partito per l’Unione della Difesa dei Diritti Umani (PBDNJ) è stato
costituito quasi come una sorta di bracico politica dell’OMONIA e ammesso in data 24.2.1992, con
un programma che inizialmente era orientato prevalentemente in direzione greca (accusa di
"Panellenismo"), ma che nel frattempo si considera come una rappresentanza degli interessi di tutte
le minoranze e che ha di conseguenza esteso il proprio raggio d’azione su tutto il paese. Da allora il
PBDNJ ha partecipato a tutte le elezioni parlamentari e comunali ed è sempre riuscito a mandare dei
propri rappresentanti sia in Parlamento che in una grande quantità di consigli comunali.166
160 Legge elettorale dell’Albania, art. 162. 161 Participate, Children's Human Rights Centre of Albania (CRCA); Forumi Shqiptar. 162 Komiteti Shqiptar i Helsinkit; Ministria e Diasporës së Republikës së Serbisë; Minoritetet ne Shqiperi. 163 Clewing, K. (2001). 164 Società per le popolazioni in pericolo http://www.gfbv.de/inhaltsDok.php?id=196 , visionato il 19.6.09. 165 Risoluzione del PE del 13.2.1992 (Off.Journal of the Europ.Communities No.C 67/147 v.16.3.92) 166 Stoppel, W. (2003), p 40.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
94
Nelle elezioni politiche del giugno 2009 il Partito per l’Unione della Difesa dei Diritti Umani
(PBDNJ) ha ridotto la sua quota, dai precedenti 4,1% dei voti e due seggi (del 2005), all’1,2 % e un
unico seggio al Parlamento.167
2.4.2 La minoranza turca in Bulgaria
La Bulgaria è il paese più povero dell'UE. Il Parlamento della Bulgaria consiste in un’Assemblea
Nazionale (Narodno Sabranie) e una Grande Assemblea Nazionale competente per importanti
cambiamenti costituzionali. L'Assemblea Nazionale (semplice) può legiferare su tutte le leggi
ordinarie e costituzionali che non siano espressamente riservate alla Grande Assemblea Nazionale.
L'Assemblea nazionale è composta da 240 membri. Essi sono eletti per la maggior parte con il
sistema proporzionale in 31 circoscrizioni plurinominali, seguendo il metodo di Hare-Niemeyer. 168
Dal 2009 con la modifica della legge elettorale 31 dei 240 deputati sono eletti in base al sistema
elettorale maggioritario, i restanti 209 come prima, nelle circoscrizioni elettorali con il sistema
proporzionale. 169
Per l'ammissione alla ripartizione dei seggi è prevista una soglia minima. I partiti e le coalizioni
devono ottenere almeno il quattro per cento del totale dei voti validi su base nazionale, i candidati
indipendenti (che possono candidarsi solo in una circoscrizione) 170 almeno più voti del quoziente
elettorale della circoscrizione.
La Costituzione della Bulgaria vieta espressamente i partiti politici di orientamento etnico, razziale
o religioso. 171 Inoltre sono proibite formazioni territoriali autonome. 172 Il territorio è suddiviso
puramente a fini amministrativi in Comuni e Regioni. 173 I presidenti delle regioni sono nominati dal
Consiglio dei Ministri. 174
Anche il partito della minoranza turca in Bulgaria, rappresentata dal Movimento per la Giustizia e la
Libertà (DPS) ha dei deputati nel Parlamento bulgaro, nonostante la Costituzione bulgara vieti
partiti su base etnica.175 Tra i circa otto milioni di cittadini bulgari vi è una cospicua minoranza
turca. Nel censimento del 2001 circa 763.000 persone hanno indicato di essere di madre lingua
167 Parties and Elections in Europe. 168 Legge elettorale della Bulgaria, art. 6. Inter-Parliamentary Union. 169 Inter-Parliamentary Union. Die Tageszeitung Berlin, 16.04.2009 170 Legge elettorale della Bulgaria, art. 46. Inter-Parliamentary Union. 171 Costituzione bulgara, art. 11, comma 4. 172 Costituzione bulgara, art. 2, comma 1. 173 Costituzione bulgara, art. 135-146. 174 Costituzione bulgara, art. 143/2. 175 Costituzione bulgara, art. 11.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
95
turca.176 Alle elezioni europee del 2009 il DPS ha raggiunto il 14,14 per-cento dei voti.177 Il DPS è
stato rappresentato anche nel Governo dal 2001 al 2009.
Alle recenti elezioni parlamentari del 5 luglio 2009 vinse il partito GERB che stava in opposizione,
con 117 seggi e il 41,5% dei voti. I socialisti che stavano al governo persero e raggiunsero
solamente 40 seggi e il 18,2% dei voti. 178 Gli esperti parlano di una lezione inflitta al governo
socialista per non aver lottato efficacemente contro la corruzione nel paese, il che ha causato la
sospensione dei fondi da parte dell'UE. 179
Il Partito dei Turchi DPS diventò il terzo partito in Parlamento. Riuscì a convincere circa 600.000
elettori e raggiunse il 14,5% dei voti. Ottenne la fiducia dagli aderenti all’Islam e dalle altre
minoranze. Tuttavia, venne anche criticato - ma non solo il DPS – per manipolazioni elettorali nelle
zone da esso dominate. Il DPS conquistò 37 mandati, 32 dei quali nelle circoscrizioni con il sistema
proporzionale. Cinque seggi invece li conquistò dei complessivamente 31 seggi riservati al
maggioritario, che rappresenta un elemento interessante. I 31 seggi maggioritari non andarono,
infatti, a nessun altro partito se non al vincente GERB (26 seggi) e questi cinque al DPS. Questo
fatto va a sostenere la nostra tesi, che le minoranze beneficiano del sistema maggioritario se vivono
in insediamenti concentrati e i collegi corrispondono a tali zone.
2.4.3 Minoranze in Turchia
In Turchia la Costituzione vieta i partiti i cui programmi, statuti o attività siano in conflitto con
l’unità indivisibile dello Stato.180 Con questa motivazione la Corte Costituzionale ha vietato oltre 20
partiti nel corso degli anni.181
La Turchia conta quasi 73 milioni di abitanti.182 Tra le minoranze ufficiali in Turchia vi sono gli
Armenti, i Greci e gli Ebrei. I Curdi non sono riconosciuti dalla Turchia come una minoranza.
Accanto ad essi vi sono ulteriori gruppi etnici e religiosi. I Curdi rappresentano circa il 20% della
popolazione turca (10–15 milioni) e sono quindi la minoranza etnica più importante in Turchia.
Siccome dal 1985 nei censimenti turchi non si pone più la domanda sulla lingua madre, non sono ad
oggi disponibili dei dati certi sul numero di Curdi in Turchia.
Il Parlamento della Turchia consiste di una sola Camera, la Grande Assemblea Nazionale della
Turchia (Türkiye si miglio Meclisi). Essa si compone di 550 parlamentari che il popolo elegge in
176 Censimento del 13.3.2001. 177 Sito internet del PE. 178 Elezioni politiche 2009, pagina internet dell’Assemblea Nazionale della Bulgaria. 179 Zeit online, 6.7.2009. 180 Costituzione della Turchia, art. 68. 181 Council of Europe (2008) (ed), p 60-61. 182 Türkiye Đstatistik Kurumu: 72.561.312 abitanti il 31.12.2009.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
96
suffragio universale e diretto.183 Le elezioni si svolgono col sistema proporzionale col metodo
D’Hondt in 85 circoscrizioni.184 Le circoscrizioni sono essenzialmente costituite dalle 81 province
governative. Grandi province sono suddivise in varie circoscrizioni elettorali.185 Ogni provincia è
rappresentata in parlamento da almeno un membro.186 Per partecipare alla ripartizione dei seggi i
partiti politici devono superare il dieci per cento dei voti a livello nazionale.187 Ai candidati
indipendenti, che non si candidano su una lista di partito, questa barriera non si applica. Però essi
possono candidarsi solamente in una circoscrizione elettorale.188
Con questa clausola di sbarramento del 10 per-cento la Turchia ha la clausola di sbarramento più
alta d’Europa per entrare in Parlamento. Contro tale clausola è stato anche depositato un ricorso
dinanzi alla Corte Europea.189 Il Demokratik Halk Partisi (DEHAP) ha raggiunto alle elezioni del
2002 nella provincia di Şırnak il 45,95 % dei voti espressi. Siccome però questo partito non ha
potuto superare la clausola del 10 % a livello nazionale, esso non è entrato in Parlamento. I tre seggi
parlamentari della provincia di Şırnak sono quindi stati assegnati ad un altro partito e ad alcuni
candidati indipendenti, che avevano rispettivamente conquistato il 14,05 % ed il 9,69 % dei voti
nella provincia di Şırnak.
Le clausole di sbarramento sarebbero presenti in molti dei sistemi elettorali europei. La Corte
Europea precisò però, che oltre alla Turchia solo tre altri Stati hanno optato per delle soglie cosi
elevate, ovvero il Liechtenstein (8 %), la Russia e la Georgia (7 %). Un altro Stato prevede una
soglia del 5 % e altri 13 soglie più basse. Gli altri Stati con un sistema proporzionale non prevedono
soglie di sbarramento. La Corte Europea tiene in conto anche le opinioni degli organi del Consiglio
d’Europa che si sono espressi a favore di una riduzione dell’alta clausola di sbarramento in Turchia.
La Corte Europea arrivò al risultato che una soglia del 10% sia in generale sproporzionalmente alta.
Nella fattispecie concreta tuttavia la Corte non è convinta che la clausola di sbarramento, in
considerazione del contesto politico specifico e delle sue ripercussioni pratiche sulle elezioni abbia
avuto degli effetti limitativi delle tutele e garanzie previste dall’art. 3 1. Protocollo della
Convenzione dei Diritti dell’uomo. Non sussiste quindi una violazione dell’articolo 3 1. Protocollo
della Convenzione.190
183 Costituzione della Turchia, parte III art. 75. 184 Legge elettorale della Turchia, art. 2. OSCE 27.11.2007. 185 Tröndle, D. (2007), p. 59-60. 186 Legge elettorale della Turchia, art. 4. 187 Legge elettorale della Turchia, art. 33. 188 Legge elettorale della Turchia, art. 16. 189 Sentenza della Corte Europea 8.7.2008. 190 Sentenza della Corte Europea 8.7.2008: http://www.menschenrechte.ac.at/docs/08_4/08_4_05 , visionata il 10.7.09.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
97
Nonostante la clausola di sbarramento, ad oggi il Parlamento turco prevede la presenza di
rappresentanti di minoranze.191 Alle elezioni per il Parlamento del 22 luglio 2007 si sono presentati
diversi candidati indipendenti, al fine di eludere la clausola di sbarramento. Dopo le elezioni si sono
riuniti in diversi partiti, tra cui il Demokratik Toplum Partisi (DTP), che con 21 deputati ha anche i
numeri per costituire un gruppo parlamentare. Il DTP (in curdo Partîya Cîvaka Demokratîk),
“Partito della Società Democratica“ si definisce come un partito, che s’impegna per il
riconoscimento nazionale dei curdi e per una soluzione pacifica della questione curda.
Il 14 aprile 2009 ha avuto inizio in Turchia una serie di arresti e razzie contro appartenenti e
sostenitori del DTP. Secondo il Consiglio per la Pace Europeo Turchia/Kurdistan, quest’azione era
incomprensibile, anche perché nella primavera vi era un clima sereno tra i vari gruppi e partiti, il
PKK non metteva in atto operazioni armate e aveva proclamato una tregua alle armi unilaterale fino
al 1 giugno. Inoltre la popolazione curda avrebbe manifestato alle elezioni comunali la volontà per
una soluzione pacifica della questione curda, in modo più forte ed evidente rispetto a prima.192
Nonostante il DTP sia un partito legale nel Parlamento turco che s’impegna per una soluzione
pacifica della questione curda, lo Stato turco tenta di combatterlo con tutti i mezzi. Il DTP è
accusato di essere un braccio prolungato dell’organizzazione vietata PKK. Il procuratore generale
presso la Corte di Cassazione turca ha già proposto un divieto del DTP dinanzi alla Corte
Costituzionale. Il procedimento di divieto del partito ed i procedimenti penali aperti nei confronti di
esponenti politici del DTP sono, secondo il Ministero degli esteri italiano, preoccupanti.193 L’11
dicembre 2009 fu effettivamente vietato il PKK con decisione della Corte costituzionale.194
2.4.4 La Georgia multietnica
La Georgia ha 4,39 milioni di abitanti (2009).195 Dall’indipendenza del 1991 circa un milione di
persone hanno lasciato il paese. La Georgia è tradizionalmente un paese multietnico.196 Ospita oltre
a 26 gruppi etnici.197 Il gruppo più cospicuo è rappresentato dai Georgiani con l’83,8 percento,
seguiti con il 6,5 % dagli Azerbaijani, 5,7 % Armeni, 1,6 % Russi, 0,9 % Osseti, 0,4 % Yazidi
191 Assemblea Nazionale della Turchia. 192 Segretariato del Consiglio di Pace Turchia/Curdistan. 193 Risposta del sottosegretario degli esteri italiano ad una interrogazione del Sen. Oskar Peterlini, Dolomiten, 11./12.7.09. 194 Sabah, giornale turco e rivista internet dell’11.12.2009. 195 Statistics Georgia. 196 Toso, F. (1996), p 391. 197 Ministero degli Esteri tedesco.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
98
(Curdi), 0,3 % Greci, 0,2 % Kistebi o Kist, 0,2% Ucraini, 0,1 % Abasci o Abkhaz e altri gruppi
minori.198
Il Parlamento era composto di due Camere, il Senato da rappresentanti eletti dell‘Abkhazia o
Abcasia, la Repubblica Autonoma di Ajara e altri enti territoriali, oltre a cinque membri nominati
dal Presidente.199
Nel 1995 il neoeletto Parlamento deliberò una nuova costituzione. La Georgia divenne un paese
presidenziale con un Parlamento unicamerale.200 La Camera dei deputati consta di 150 membri, 100
venivano inizialmente eletti con il sistema proporzionale e 50 con il sistema maggioritario.201 Alla
ripartizione dei seggi partecipavano – così come previsto dalla Costituzione – soltanto le
associazioni e i cartelli elettorali che raggiungevano almeno il sette per-cento dei voti espressi nel
sistema proporzionale.202 La soglia è stata tuttavia – su pressione dell’OSCE e del Consiglio
d’Europa abbassata nel marzo 2008 per le imminenti elezioni parlamentari al cinque per-cento. Nel
contempo però sono stati ridotti i seggi da eleggere col sistema proporzionale da 100 a 75 seggi e
aumentati quelli da eleggere col sistema maggioritario da 50 a 75. 203 Questo ha di fatto smorzato la
riduzione della soglia, in quanto i seggi disponibili nel sistema proporzionale sono stati ridotti di un
quarto.204 I 75 parlamentari da eleggere col proporzionale vengono eletti in un unico collegio
nazionale, gli altri 75 in altrettanti collegi uninominali.205
La Costituzione assicura ai cittadini nel suo articolo 26 il diritto, di formare partiti o alleanze e di
partecipare alle loro attività all’interno della cornice tracciata dalla Costituzione. La Costituzione
vieta espressamente all’articolo 26/3 i partiti e le associazioni che, intendono rovesciare
l’ordinamento costituzionale della Georgia o alterarlo con la violenza, violino l’indipendenza e
l’unità territoriale del paese o che facciano propaganda per la guerra e la violenza e che fomentino
disordini nazionali, etnici, religiosi o sociali.206
La Commissione Venezia non è tuttavia stata in grado di verificare, dal questionario, la concreta
applicazione di questi divieti. E’ invece stata criticata la divisione dei collegi, che non tiene conto
della rappresentanza delle minoranze linguistiche, anche se queste vivono in comunità
198 Statistics Georgia, Ethnic. 199 Art. 4/3 Cost, aggiunto con legge costituzionale del 20 aprile 2000. 200 Parliament of Georgia. 201 Costituzione della Georgia (1995), ultima modifica 2007, art. 49. 202 Costituzione della Georgia (1995), ultima modifica 2006, art. 50/2. 203 Legge elettorale della Georgia, art. 15 e 91, introdotto con legge del 21.03.2008. n. 6013. Centre for Eastern Studies, Eastweek 19.3.2008 204 The Democratic Piece, 28 maggio 2008. 205 OSCE, 10–25 April 2008. 206 Costituzione della Georgia (1995), ultima modifica 2007, art. 26.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
99
circoscritte. Ha inoltre rilevato che vi sono molteplici organizzazioni che rappresentano le
minoranze. 207
In realtà delle limitazioni esistono. La legge fondamentale sulle associazioni politiche dei cittadini
del 1997 disciplina l’attività politica dei partiti nel dettaglio.208 Tutti i cittadini possono aderire a
partiti politici, mentre ciò è vietato agli stranieri. I partiti devono registrarsi presso il Ministero degli
interni. La legge vieta all’articolo 6 la costituzione di partiti che si organizzano su base regionale o
territoriale. Una volta registrati, l’attività dei partiti può essere interdetta soltanto dalla Corte
Costituzionale. Nella storia recente sono rinvenibili soltanto due casi in cui il Ministero degli interni
ha rifiutato la registrazione di un partito politico. Il caso più noto riguarda il partito Virk (Georgia in
armeno), che per un certo periodo ha portato il nome Zari. Questa organizzazione si concentra nella
regione Javakheti (Javakhk), una regione abitata prevalentemente da armeni. Essa persegue
l’obiettivo di costituire una regione con status autonomo e abitata da armeni. La registrazione è stata
rigettata più volte dal 1998. Il partito continua ad essere presente pubblicamente, ma a seguito del
rifiuto di registrazione esso non può partecipare alle elezioni politiche. Il rifiuto di registrazione si
basa sulla Costituzione, che vieta partiti fondati su base regionale. A ciò Virk ha opposto di avere
delle articolazioni anche in altre regioni e che quindi dispone di tutti i requisiti per la
registrazione,209e che comunque anche il proprio obiettivo di autonomia non si trova in contrasto
con la Costituzione.210
Un’altra formazione che è stata vietata è Mchedrioni, che deriva da un’organizzazione paramilitare i
cui aderenti sono stati condannati per il compimento di attività criminali. Il divieto non si è quindi
basato sugli statuti o sull’orientamento regionale, ma sulle attività criminali degli aderenti.
L’esclusione di Virk, invece, esclude la minoranze organizzate su base etnica e territoriale dalla
partecipazione democratica.
Alle elezioni per il Parlamento del 21 maggio 2008 il Movimento Nazionale Riunito (ENM) del
presidente Saakaschwili ha potuto difendere la sua maggioranza assoluta. Quattro partiti hanno
superato la clausola di sbarramento del 5 % (nel proporzionale) e hanno quindi raggiunto l’ingresso
nel Parlamento. Il ENM ha conquistato il 59,18 per-cento dei voti conquistando 119 mandati, il
Consiglio dell’Opposizione Riunita composto da nove partiti si assestato sul 17,7 percento e quindi
17 mandati, il movimento politico “Giorgi Taargamadze- Christian Democrats” (CDM) 8.66% e
sei mandati, Shalva natelashvili-Arbeiter Partei 7,44% e sei mandati e il Partito Repubblicano due
207 Council of Europe (2008) (ed), p 61, 80 e 87. 208 Legge sui partiti in Georgia del 31.10.1997. 209 Nodia G. / Scholtbachm, A.P. (2007). 210 Burke, J. (2000).
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
100
mandati.211 Quest’ultimo, con il 3,78 per-cento, non ha superato la clausola di sbarramento, ma ha
comunque potuto conquistare due mandati. Numericamente l’opposizione arriva quindi a 31
mandati. Ad eccezione del CDM di Giorgi Targamadse, che ha accettato i suoi sei mandati, gli altri
partiti dell’opposizione hanno rifiutato i propri mandati. Solo alcuni deputati singoli, eletti
direttamente, hanno accettato i propri mandati. Il risultato è cioè che una gran parte dei parlamentari
dell’opposizione boicotta l’attività del Parlamento.212 Rimasero senza alcun mandato tanti piccoli
gruppi, che però non riuscirono neanche a raggiungere l'un per-cento dei voti. 213
Il 15 ottobre 2010, il parlamento approvò emendamenti alla Costituzione della Georgia, che
prevedono un cambiamento fondamentale nel potere tra il governo, il presidente e il parlamento. I
poteri del presidente sono stati limitati, e rafforzati quelli del parlamento e del governo. Le
modifiche entreranno in vigore dal 2013. Questi cambiamenti sono stati proposti dall'Occidente, e
hanno incontrato soprattutto l'approvazione della Commissione di Venezia. 214
2.4.5 Ripercussioni dei sistemi elettorali sui partiti etno-regionali
Hauss e Rayside (1978)215 hanno analizzato le ripercussioni dei sistemi elettorali sui partiti etno-
regionali. Si potrebbe pensare che i sistemi proporzionali tendano a favorire i partiti etno-regionali,
così come avviene generalmente per i partiti minori. Harmel and Robertson (1985)216 hanno
dimostrato, che di dodici variabili sociali, politiche e strutturali soltanto la variabile del sistema
elettorale sia in grado di influire sul successo di partiti nuovi. Di conseguenza un sistema
proporzionale con una soglia bassa favorisce la creazione e la diffusione dei partiti etno-regionali in
Italia, Belgio e Spagna.217 Nei sistemi maggioritari i simpatizzanti di partiti etno-regionali possono
astenersi dal votare il proprio partito quando questo non ha nessuna chance di ottenere un seggio,
pericolo che è meno presente nei sistemi proporzionali. Per questo motivo non è un miracolo, se il
Scottish National Party (SNP) ha potuto registrare un successo in termini di seggi conquistati
soltanto nel 1970, circa 35 anni dopo la sua fondazione.
Lieven De Winter (1998) arriva alla conseguenza che i partiti etno-regionali non risentono tanto
delle conseguenze derivanti dai sistemi maggioritari, meno di quanto avvenga per i partiti piccoli in
generale, in quanto sono per definizione concentrati in determinati territori. La loro possibilità di
raggiungere un seggio nei collegi piccoli è meno remota ed il problema di disperdere i voti è meno
211 Central Election Commission. 212 Ministero degli Esteri tedesco, marzo 2009. 213 Civil Georgia. 214 Centre for Eastern Studies, Marek Matusiak, Eastweek 20.10.2010. 215 Hauss, C. /Rayside, D. (1978) in: L. Maise and J. Cooper (ed). 216 Harmel, R. /Robertson, J.D. (1985), p 501-524. 217 De Winter, L. (1998) in De Winter, L./Türsan, H. (ed) (1998), p 219.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
101
attuale e concreto. Lieven De Winter è dell’opinione che la ripercussione dei sistemi elettorali sul
risultato elettorale di partiti regionali sia tutto sommato abbastanza circoscritto. Per giustificare tale
affermazione egli fa riferimento ai risultati elettorali ed il relativo comportamento degli elettori. In
Gran Bretagna un gran numero di elettori vota per il SNP e la Plaid Cymru, anche se ottengono solo
pochi seggi e molti di questi voti sono dispersi negli altri collegi. Anche la Lega non avrebbe
sofferto più di tanto il passaggio dal proporzionale al maggioritario. Di conseguenza il risultato
elettorale ed il comportamento degli elettori non dipendono in maniera rilevante dal sistema
elettorale.
Diversa è la situazione per quanto riguarda la distribuzione dei seggi. La tesi di questo studio è che
il sistema elettorale ha sì delle ripercussioni sul risultato elettorale con riferimento ai seggi
conquistati. Come questo avviene e quali siano i fattori determinati sarà dimostrato prendendo ad
esempio il caso del Südtirol. Anche la Commissione-Venezia del Consiglio d’Europa è arrivata alla
conclusione che l’influenza del sistema elettorale sulla rappresentanza delle minoranze nazionali è
maggiore dove vi siano dei partiti di minoranze nazionali. Ovviamente – indipendentemente dal
sistema – è la scelta degli elettori ad essere il fattore determinante. In conseguenza del fatto che la
questa scelta viene fatta sulla base delle candidature, la rappresentanza negli organi elettivi dipende
dal numero di candidati di queste minoranze, o quantomeno dal numero di candidati appoggiati da
queste minoranze e che hanno una chance di ottenere un seggio. Per le minoranze è più facile
candidare e conquistare dei rappresentanti quando vi siano partiti che rappresentano
specificatamente queste minoranze nazionali, ha sottolineato la Commissione di Venezia.218
Nonostante l’approfondita analisi ed i relativi risultati ottenuti, Filippo Tronconi ricorda (2009)
quanto sia difficile stilare delle regole generali per i partiti etno-regionali, che fino ad oggi sono
stati studiati ancora in modo insufficiente.219 Mancano le conoscenze circa i motivi per la scelta di
un partito etno-regionale e in quale misura questa sia influenzata da motivi etno-regionali e quale
sia invece il ruolo di fattori economici e sociali. Non sono inoltre disponibili dei sondaggi dai quali
sia possibile desumere, chi siano gli elettori di questi partiti e quanto siano importanti motivazioni
di protesta contro i partiti tradizionali, che potrebbero spingere anche cittadini non appartenenti a
queste minoranze a votare questi partiti. Tronconi lamenta anche l’assenza di studi e confronti dei
programmi politici dei partiti etno-regionali. Proprio i partiti che hanno più successo, come il
Scottish National Party e la Südtiroler Volkspartei non sono presenti negli studi e nei confronti
internazionali.
218 Council of Europe (2008) (ed), p 62. 219 Tronconi, F. (2009), p 182-183.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
102
2.5 Ripercussioni su minoranze nazionali senza partiti politici
Una cosa è già emersa in modo chiaro: i risultati generali sulle ripercussioni dei sistemi elettorali
non possono essere trasferiti direttamente sulle minoranze nazionali. I motivi riportati dalla
Commissione Venezia sono i seguenti:
- i partiti politici che fanno riferimento a delle minoranze non sono un’esatta fotocopia di queste
minoranze. Gli appartenenti alle minoranze votano anche per altri partiti, in particolar modo
quando questi altri partiti presentano sulle proprie liste anche dei candidati espressione della
minoranza stessa. Per converso, un partito espressione di una minoranza di regola riceve voti
anche da elettori che non fanno parte della minoranza stessa;
- inoltre non è detto che le minoranze vengano necessariamente rappresentate da propri partiti.
Nonostante di regola siano ammessi, questo tipo di partito esiste soltanto in alcuni Stati, e lì
dove esistono la presenza è di solito limitata ad una regione;
- lì dove non sono presenti partiti di minoranza, le ripercussioni dei sistemi elettorali sono difficili
da valutare. Ciononostante è possibile desumere alcune tendenze che cercheremo di analizzare;
- quando una minoranza non vive in un territorio circoscritto, dove essa rappresenta la
maggioranza, ma è bensì sparpagliata su tutto il territorio nazionale, essa incontra maggiori
difficoltà a conquistare una rappresentanza. Questo è particolarmente vero per i sistemi
defrazionalizzati, ed in particolar modo per i sistemi maggioritari;
- quando una piccola minoranza vive in un territorio circoscritto, ha più possibilità quando il
territorio nazionale è suddiviso in tanti piccoli collegi rispetto a quando vi sia un sistema
proporzionale con una soglia di sbarramento;
- quanto più un sistema è proporzionale, tanto più sarà facile per le minoranze sparpagliate
conquistare una rappresentanza. Ovviamente dovrà raggiungere il quoziente elettorale e – in
presenza di una soglia di sbarramento – dovrà superare anche questa. In questo caso potrà
presentare una propria lista, oppure includere i propri candidati nelle liste dei partiti tradizionali.
Questo permette per esempio alla minoranza svedese in Finlandia, che ha una maggioranza
soltanto sulle isole di Åaland, di essere presente con una propria lista anche in altri tre collegi.
Essa ha inoltre un ulteriore seggio in un altro collegio in coalizione con altri partiti.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
103
2.6 Conclusioni sugli effetti dei sistemi elettorali sulle
minoranze
Ad eccezione di alcuni casi, non tutti i sistemi elettorali garantiscono una giusta rappresentanza alle
minoranze nazionali. Il risultato più importante consiste nel fatto che non esiste una regola generale
sempre valida. E’ un fatto che il sistema elettorale rappresenta un fattore determinante per la
rappresentanza delle minoranze nazionali negli organi elettivi. Anche altri elementi sono importanti,
come per esempio la selezione dei candidati fatta dai partiti e ovviamente la scelta degli elettori, che
solo in parte dipendono dai sistemi elettorali. Determinante è anche se la minoranza è sparpagliata
sul territorio oppure se essa sia concentrata in un territorio circoscritto. In conseguenza di tutto ciò,
il sistema elettorale di volta in volta più idoneo dipende da tutti questi fattori. Due fattori che sono
ovviamente importanti sono il grado di integrazione nella società e la sua consistenza numerica.
Il sistema elettorale è, inoltre, importante per la partecipazione delle minoranze alla vita pubblica.
Alcuni Stati – seppur pochi – hanno delle regole specifiche per la partecipazione delle minoranze
alla vita pubblica. Altri possono, però, attraverso delle regole neutre – come per esempio il modo di
tracciare i singoli collegi – influire direttamente sulla partecipazione e facilitarla. Nella gran parte
dei casi la questione delle minoranze non gioca un ruolo fondamentale nella scelta di un sistema
elettorale. Per quanto attiene la presenza di rappresentanti delle minoranze negli organismi elettivi,
il rapporto arriva alle seguenti conclusioni:
- l’influenza del sistema elettorale sulla rappresentanza delle minoranze è evidente quando
dispone di un proprio partito;
- è inusuale che partiti politici di minoranze vengano vietati. Solo in casi eccezionali queste
misure rappresentano una limitazione della libertà di associarsi, la quale comunque, secondo il
rapporto della Commissione, non rappresenta comunque una violazione del principio della
proporzionalità e dell’acquis comunitario;
- nonostante i partiti che rappresentano delle minoranze nazionali siano di regola ammessi, la loro
esistenza non è né la regola né rappresenta un presupposto per la rappresentanza delle
minoranze negli organismi elettivi;
- quanto più un sistema è proporzionale, tanto più è altra la possibilità per minoranze piccole o
sparpagliate di essere rappresentante negli organi elettivi. Il numero dei seggi per ogni collegio
elettorale è un fattore determinante per un sistema proporzionale. Più alto il numero dei seggi,
più il sistema è proporzionale;
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
104
- quando le liste non sono chiuse, gli elettori possono tener conto della presenza di candidati delle
minoranze con la propria preferenza. L’opportunità di un tale sistema è dovuto da tanti fattori,
inclusa la consistenza numerica della minoranza;
- una rappresentanza diseguale può avere una ripercussione, positiva o negativa, sulla
rappresentanza di minoranze concentrate territorialmente;
- quanto un territorio che vede la presenza di una minoranza che lì è maggioranza, è anche
riconosciuto come un collegio, questo rappresenta un vantaggio per la minoranza, in particolar
modo quando trova applicazione il sistema maggioritario.
Complessivamente la Commissione Venezia arriva alla conclusione che la partecipazione delle
minoranze alla vita pubblica attraverso la conquista di mandati elettivi non dipende tanto dalla
presenza di norme specifiche, ma dall’applicazione delle regole generali dei sistemi elettorali ed un
loro adeguamento al fine di aumentare le possibilità dei candidati delle minoranze.220
220 Council of Europe (2008) (ed), p 70-71.
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
105
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
106
Tab. 3: Raffronto Paesi per sistemi elettorali, sbarramenti, premi e norme di tutela di minoranze
Stati
Camera dei deputati Camera delle Regioni o Senato
Parlamentari
Sistema elettorale
Collegi uninominali
Circoscrizioni elettorali
Sbarramenti soglie
Premio
Norme di discriminazione per minoranze Parlamentari
Rappresen-tanza delle Regioni
Positive
Negative
EUROPA OCCIDENTALE
B Belgio
150 Proporz - 11 5 % in circoscrizione
- Diritti dei gruppi etnici - 71 Rappresen. d. comunità linguistiche
D Germa-nia
598+ Al mom.
622
Proporz ½ Majorz
299 16 Länder 5 % nel proporz o min.3 mandati diretti
- Minoranze linguistiche escluse dalla soglia - 69 Rappresen. d. governi dei
Länder
F Francia
577 Majorz/ majority
577 - - - - - 331 Rappresen. d. Regioni e
Comuni
GB Gran Britann.
650 Majorz/ plurality
650 - - - - - 740 No
I Italia
630 Proporz - 26 4% liste singole 10% coalizioni
2 % in coaliz +1. sotto 2%
55 % Norme speciali per minor. linguistiche Soglia al 20 % regionale
- 315+ No
EUROPA ORIENTALE
AL Albania
140 Proporz
- 12 3% partiti, 5%coalizioni nella circoscrizione
- - Divieto di partiti etnici Abrogato nel 2000
- No
BiH Bosnia Erzegovina (tutta)
42 Proporz 28 Feder. 14 Srpska
- 10 (8+2 nazion.nelle
Repub. interne): Federaz. 5 +1
Srpska 3+1
3 % nella circoscrizione - Ripartizione della rappres. E dei poteri tra i tre gruppi etnici
Agli “altri” (minoranze) 7 seggi
Solo i tre gruppi nel Presidio di Stato e nella Camera dei popoli
15 Rappr. d. Camere delle
2 Repubbl: Federaz.+
Srpska
BiH Federazione
98 Proporz
- Min. 10+ 1 nazionale
3 % nella circoscrizione - Min. 4 membri di ognuno d.3 gruppi etnici Posti riservati anche per gli „altri“ nella
Camera d.Popoli
Solo i tre gruppi nel Presidio di Stato
58 Dai Cantoni
2 Ripercussioni sulla rappresentanza delle minoranze
107
Stati
Camera dei deputati Camera delle Regioni o Senato
Parlamentari
Sistema elettorale
CollegI uninomi
nali
Circoscriz. elettorali
Sbarramenti Premi
Norme di discriminazione per minoranze Parlamenta
ri
Rappresen-tanza delle
Regioni Positive
Negative
BiH Rep. Srpska
83 Proporz
- Min. 6 3 % nella circoscrizione - Min. 4 membri per ognuno d. tre gruppi etnici
Solo i tre gruppi nel Presidio di Stato
28 No
BG Bulgaria
240 209Proporz 31 Majorz
31 31 4% nazionale Cand. indip. quoziente
nella circoscrizione
- - Divieto di partiti etnici - No
GEO Georgia
150 75Proporz 75Majorz
75 1 nazionale 5% nel proporzionale nazionale
- - Ripart. collegi non considera minoranze
Partiti reg. sono vietati
- No
HR Croazia
100-160 Al mom.
153
Proporz - 10+ 1 Croati
all’estero+ 1 minoranze
- - 8 rappresentanti di minoranze garantiti
- - No
Pl Polonia
460 Proporz
- 4 min.7 deputati in
ogni circoscrizione
5 % partiti 8 % coalizioni
su base nazionale
- Minoranze etniche escluse dalle soglie
- 100 No
RO Romania
Sec. popolaz. Al mom. 333
Proporz comb.
- 43 5 % nazionale - 1 seggio min. garantito per 18 minoranze, con un min del
5 % del quoziente necess. per 1 seggio
- 137 No
SLO Slovenia
90 Proporz - 9 - - 2 seggi riservati alle minoranze etniche
- 40 Rappresen. d. corporazion.+
enti locali.
TR Turchia
550 Proporz - 85 (81 provinciali e
sub-prov.)
10% nazionale per partiti, non per candidati
indipendenti
- - Soglia elevata Non riconoscim.
Curdi come minoranza
- No
Fonti: Elaborazione propria. Dati dalle fonti primarie: cfr. cap. 6.1.3 Costituzioni, Leggi, Archivi e siti internet.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
109
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei
sudtirolesi 1921-2013
3.1 Il sistema elettorale nel Regno d’Italia
Con l’unificazione nel 1861, l’Italia ha cooptato la legge fondamentale del Regno di Piemonte e
Sardegna di Savoia, il cosiddetto Statuto Albertino del 1848,221 e la relativa legge elettorale.222 Il
diritto di voto era disciplinato in modo molto restrittivo ed era previsto soltanto per determinate
categorie di persone, che dovevano avere più di 25 anni, saper legge e scrivere, corrispondere un
contributo economico oppure – con esonero dal pagamento del contributo – essere giudici,
professori e alti ufficiali. Erano escluse le donne fino al 1946.
Fig. 38: L’Italia dopo l’unificazione
Nelle prime elezioni del gennaio 1861 soltanto l’1,8% della popolazione italiana era ammessa alle
urne. Lo Statuto Albertino prevedeva un sistema bicamerale composto dalla Camera dei deputati –
221 La Costituzione del Regno Sardo-Piemontese, emanato in data 4 marzo 1848 dal Re Carlo Alberto di Savoia-Cavignano, porta il suo nome. Con la fondazione del Regno d’Italia in data 17 marzo 1861 è diventato la Costituzione italiana. 222 Legge del 2 agosto 1848 del Regno Subalpino. Sulla falsariga dell’esempio francese ha introdotto il Consiglio come assemblea rappresentativa.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
110
eletta da una cerchia ristretta di elettori – ed un Senato i cui membri erano nominati dal Re.223 La
Camera dei deputati contava 204 deputati che venivano eletti in altrettanti collegi uninominali dai
rispettivi aventi diritto ad esercitare il voto.
Fig. 39: Diritto di voto limitato a pochi
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Diritto di voto limitato• Il diritto di voto era limitato a
poche persone (sopra i 25 anni, che sapevano leggere e scrivere e pagavano un contributo)
• nonché per giudici, professori e alti uffici.
• 1,8% aventi diritto al voto 1861
1882 tutti i cittadini maschi maggiorenni (con licenza elementare e un contributo da pagare)
� 7 % (dei 28 mln di abitanti)
1912 (i maggiori di anni trenta senza pagamento)
� 23,2 %
1915 tutti i cittadini maschi maggiorenni (21 anni di età)
Rimasero escluse le donne fino al 1946
Il Senato non aveva un limite numerico per quanto attiene la sua composizione. Di esso hanno fatto
parte oltre ad importanti rappresentanti dello Stato anche grandi personalità della cultura italiana,
come per esempio Alessandro Manzoni, Giuseppe Verdi, Giosué Carducci, Benedetto Croce,
Guglielmo Marconi e Giovanni Gentile.
Nel corso degli anni il diritto di voto è stato via via esteso. Nel 1882 il diritto di voto è stato
riconosciuto a tutti i cittadini di maggiore età che avevano frequentato le scuole elementari o che
avevano pagato il contributo economico previsto224. In questo modo il corpo elettorale è aumentato
al sette per-cento della popolazione complessiva, che allora ammontava a circa 28 milioni (circa la
metà della popolazione di oggi). Una ulteriore estensione del corpo elettorale è avvenuta nel
1912.225 Il diritto di voto per gli over 30enni è stato previsto senza contributo economico e senza
requisiti culturali, mentre i cittadini sotto i 30 anni dovevano pagare il contributo oppure dimostrare
di aver assolto gli obblighi di leva oppure aver raggiunto un titolo scolastico sufficiente. Il corpo
223 La storia del Senato. 224 Legge del 22 gennaio 1882, n. 999. 225 Legge del 30 giugno 1912, n. 666.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
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elettorale si è così esteso al 23,2% della popolazione. La proposta di estendere il diritto di voto
anche alle donne è stato respinto da un’ampia maggioranza.
Fig. 40: Il Parlamento nel Regno d’Italia
Nel 1915 il diritto di voto è stato esteso a tutti i cittadini di sesso maschile che avessero raggiunto il
21esimo anno di età, che fossero residenti nel Comune o pagato una tassa comunale e ai più giovani
che avevano assolto gli obblighi di leva.226
Mentre fino alla fine della Prima Guerra Mondiale l’elezione della Camera dei deputati avveniva
con un sistema maggioritario in collegi uninominali, dopo la guerra si è imposto un sistema
proporzionale. Nel 1919 è entrata in vigore la relativa nuova legge elettorale.227 Al posto dei collegi
uninominali sono stati introdotti le circoscrizioni che corrispondevano in sostanza con le Province,
ma che tenevano conto anche della popolazione, in modo da far eleggere ad ogni circoscrizione
elettorale almeno 10 deputati. Alle donne non è stato riconosciuto il diritto di voto, ma i diritti
civili.228 Tutti gli uomini dal 21esimo anno in poi229 che godevano dei diritti civili e politici
godevano del diritto di voto. Gli elettori potevano votare per una sola lista presente nel relativo
226 Regio decreto 4 febbraio 1915 Testo unico. 227 Legge del 16. dicembre 1918, n. 1985. Testo unico 2. settembre 1919, n. 1495. 228 Legge 17 luglio 1919, n. 1176 Riconoscimento dei diritti civili alle donne e all’esercizio di arti. 229 Dal compimento del 21. anno di età, nonché quelli che lo raggiungevano entro il 31maggio dell’anno, nel quale vennero revisionate le liste elettorali.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
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collegio. Era possibile esprimere alcuni voti di preferenza per i candidati di questa lista così come di
altre liste.230 Sulla base delle preferenze espresse veniva determinato l’ordine dei candidati
all’interno della lista. I seggi venivano distribuiti all’interno del collegio su base proporzionale
secondo il sistema D’Hondt.231
230 I voti di preferenza ottenuti dai candidati su altre liste venivano sommati ai voti della lista d’origine con il seguente metodo: somma dei voti ottenuti sulle altre liste diviso per il numero di deputati da eleggere nel collegio. Assieme ai voti di lista questa cifra rappresentava la cifra elettorale della lista. 231 Ministero dell’Economia Nazionale (elezioni 1921), p IX. D’Hondt: I voti complessivi di ogni lista, (e quindi la loro cifra elettorale), vengono divisi per 1, 2, 3 etc. I risultati (quoziente massimo) vengono ordinati in ordine decrescente. I seggi disponibili vengono assegnati ai numeri maggiori.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
113
3.2 La rappresentanza dei sudtirolesi a Roma dal Regno fino
al fascismo
3.2.1 L’annessione e l’unificazione nel Deutschen Verband
Dopo la sconfitta austriaca nella Prima Guerra Mondiale e la scomparsa del Regno Austro-
Ungarico, la parte meridionale del Tirolo è stata assegnata, con il trattato di pace di St Germain del
10 settembre 1919 all‘Italia.232
Poco dopo l’annessione del Südtirol all’Italia i partiti di lingua tedesca, la Tiroler Volkspartei e il
Deutsch-Freiheitlichen si sono riuniti nel Deutschen Verband (DV). Nel DV non erano presenti i
socialdemocratici. Il Deutsche Verband ha dato seguito alla tradizione nazionalistica di
collaborazione dei partiti di lingua tedesca, così come era già stata suggellata ad Innsbruck nel 1905
con il Tiroler Volksbund.233
3.2.2 Le prime elezioni del 1921
Le prime elezioni dopo l’annessione del Sudtirolo all’Italia erano previste per il 15 maggio 1921.
Con degli appositi decreti la legge elettorale è stata estesa alle nuove province di Trento e di
Bolzano.234 Il numero dei membri della Camera dei deputati è rimasto invariato con 508 deputati. Il
DV e il Partito Popolare Trentino, il partito più forte nel Trentino, si impegnarono per l’istituzione
di due collegi elettorali distinti, uno per la provincia di Bolzano e uno per il Trentino, al fine di
evitare che i voti venissero mischiati con quelli della grande circoscrizione elettorale (Venezia
Tridentina), cosa che avrebbe indebolito la loro rappresentanza. Ettore Tolomei, l’ideologo che
sarebbe poi diventato senatore dei fascisti, teorizzava addirittura di separare la Regione da nord a
sud e annettere le due parti alle due regioni italiani confinanti. In questo modo avrebbe indebolito o
addirittura impedito la rappresentanza del Südtirol a Roma.235 Si trattava di un chiaro tentativo di
Gerrymandering, una manipolazione artificiale dei collegi elettorali.236
232 Sulla storia del Tirolo e del Sudtirolo cfr. tra altri: Steininger, R. (ed) (2008) (2007) (2006) (2005), De Biasi, M. (2008), Steininger, R. (2007), Nössing, J. (2007), Peterlini, H.K. (2007) (2007a) (2005), Kofler, A. (2003), Steininger, R. (1997), Fontana, J./ Haider, P.W./ Leitner, W./ Mühlberger, G./ Palme, R./ Parteli, O./ Riedmann, J. (1988, 1987, 1986, 1985), Lando, M./ Magagnotti, P. (1987), Faustini, G. (1985), Stuhlpfarrer, K. (1985), Forcher, M. (1984), Girardi, S. (1984), Zieger, A. (1981), Magnago, S. (1976), Gruber, A. (1975), Steurer, L. (1975), Toscano, M. (1967), Tolomei, E. (1928). 233 Pallaver, G. (2007), p 130. Holzer, A. (1991). Forcher, M. (1984), p 218. 234 Regio decreto del 18. novembre 1920, n. 1655 e del 30 dicembre 1920, n. 1861. 235 Steininger, R. .(1997), p 55 236 Cfr. 1.3. 1 sistemi elettorali e le ripercussioni in generale.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
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Fig. 41: Sistema elettorale e collegi elettorali nel 1921
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1921: L’Alto Adige vota per la prima volta
• Dal 1919 invece di collegi
uninominali, circoscrizioni
(Province) con minimo 10 Deputati
• Camera con 508 Deputati
• Ettore Tolomei voleva dividere la Regione da Nord verso Sud e aggregare le parti alle grandi Province limitrofe
• L’obiettivo: eliminare la rappresentanza dei Sudtirolesi a Roma
• Tentativo di Gerrymandering: manipolazione artificiale dei collegi
• DV e Partito Popolare Trentino
lottarono per collegi separati per
l’Alto Adige e il Trentino• Per evitare che i voti si
perdessero nella grande
circoscrizione (della Venezia
Tridentina)
Il Governo, con il Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti, decide il 20 marzo 1921 di accogliere
le richieste degli abitanti del Südtirol e dei trentini e di istituire due collegi.237 Mentre la gran parte
della Bassa Atesina veniva assegnato al collegio di Bolzano, le comunità di lingua tedesca del
Fleimstal, del Deutsch-Nonsberg e le comunità ladine venivano assegnato al collegio di Trento.238 Il
collegio Bolzano, secondo quanto rilevato nel censimento del 1991, ammontava a 243.182 abitanti,
Trento 426.249. Al Südtirol furono assegnati quattro deputati, al Trentino sette. Il numero di
abitanti per ogni deputati era quindi, in provincia di Bolzano e nel Trentino circa 61.000 e quindi al
di sotto della media delle altre province, che era di 70.561. Gli aventi diritto al voto in provincia di
Bolzano erano il 19,4 % e quindi 47.140 elettori maschili, nel Trentino 26,2 % e quindi 111.524
elettori. In media gli aventi diritto al voto nei nuovi territori ammontava al 23,4 %, nelle altre
vecchie province era più alto, ovvero 31,9%. Il simbolo della lista del DV era un Biancofiore, con la
dicitura „Deutsch“ per il collegio di Bolzano e „Südtirol“ per il collegio di Trento.239
237 Le tabelle dei collegi elettorali dei territori annessi con il numero dei deputati da eleggere sono state emanate con decreto regio del 21. marzo 1921, n. 330. 238 Steiniger, R. (1997), p 52-57. 239 Ministero dell’Economia Nazionale (elezioni 1921), p X-XVIII, 155 e 158. Immagine da: Der Tiroler, 8.5.1921, p 5, biblioteca provinciale Dr. F. Tessmann.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
115
Fig. 42: Giolitti concede un proprio collegio all’Alto Adige
Fig. 43: Il simbolo della lista di DV alle elezioni del 1921
Fonte: Der Tiroler 8.5.1921.
Nella provincia di Bolzano
i fascisti si sono annunciati in maniera cruente già prima di conquistare il potere a Roma. Il 24
aprile 1921 hanno attaccato Bolzano durante una manifestazione tradizionale, picchiato
selvaggiamente i partecipanti e spettatori uccidendo l’insegnante scolastico Franz Innerhofer.240
Dei 47.140 aventi diritto al voto in provincia di Bolzano parteciparono 41.123 (87,24 %) alle
elezioni per la Camera dei deputati.241 Condizionate dallo spavento dell’aggressione fascista le
elezioni portarono ad un successo travolgente per il DV. Conquistò 36.664 dei 40.660 voti
validamente espressi, quindi il 90,17 per-cento.242 I rimanenti 3.996 voti e quindi quasi il dieci
percento andarono ai socialdemocratici, che erano gli unici ad aver partecipato alle elezioni accanto
al DV. Questo risultato non fu tuttavia sufficiente per conquistare un deputato.243 I quotidiani Der
Tiroler, Südtiroler Landeszeitung, Bozner Nachrichten, Tiroler Volksblatt, Brixner Chronik,
240 Steiniger, R. (1997), p 52-54. 241 Ministero dell’Economia Nazionale (elezioni 1921), p 157. 242 Istituto Centrale di Statistica e Ministero per la Costituente (1947), Volume II, p 104. Steininger, R. (1997), p 52-57, parla di 36.574 di complessivamente 40.567 dei voti espressi. 243 Hartungen, v. C. (2002).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
116
Meraner Tagblatt avevano appoggiato in modo compatto la lista del DV senza quasi nominare i
socialdemocratici.244
Tab. 4: Camera dei deputati – 15 maggio 1921 – Collegio Bolzano (Alto Adige)
Liste/gruppi Voti % Seggi
Edelweiß (DV) 36.664 90.17 4
Sozialdemokraten 3.996 9,83 -
Voti validi, percentuali e seggi complessivi 40.660 100 % 4
Fonte: Ministero dell’Economia Nazionale (elezioni 1921), p 157-158.
Fig. 44: Esito delle elezioni nel 1921
Tutti i quattro candidati del DV furono eletti.245 Il Südtirol riuscì quindi per la prima volta nella sua
storia a mandare dei propri deputati nel Parlamento italiano: Eduard Reut Nicolussi, Karl Tinzl,
Friedrich Graf Toggenburg e Wilhelm von Walther.
244 Cfr i quotidiani citati nelle settimane antecedenti al voto, in particolare dal 12.-14. maggio 1921, Landesbibliothek Dr. F. Tessmann. 245 Steiniger, R. (1997), p 52-57. La statistica italiana riporta i sudtirolesi tra gli „Slavi e Tedeschi“: Istituto Centrale di Statistica e Ministero per la Costituente, Volume 2, Compendio 1848-1934, p 130-131.
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Fig. 45: Grazie al piccolo collegio, quattro eletti
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Il piccolo collegio portò vantaggi
• Eletti tutti i quattro candidati del DV
• Per la prima volta nella storia l’Alto Adige presente nel Parlamento italiano, con:
• Eduard Reut Nicolussi, Karl Tinzl, Friedrich Graf Toggenburg e Wilhelm von Walther.
Il DV conquistò anche 3.200 voti di lista nel Trentino, che tuttavia ai fini della ripartizione dei seggi
non erano rilevanti. Dei 111.524 aventi diritto al voto nel Trentino 73.434 (65,85 %) parteciparono
al voto per la Camera dei deputati, quindi una partecipazione molto inferiore rispetto a quanto era
avvenuto in provincia di Bolzano (87,24 %). Cinque liste si erano presentate al voto. Il Partito
Popolare conquistò cinque seggi, i liberali due.
Tab. 5: Camera dei deputati – 15 maggio 1921 – Collegio Trentino
Liste/gruppi Voti % Seggi
Autonomista tirolese (Edelweiß mit Süd-Tirol, DV) 3.200 4,47
Popolare Italiano 35.921 50,14 5
Liberale Democratico (Liberale) 6.790 8,48 2
Socialista ufficiale (Sozialdemokraten) 20.392 28,46
Blocco economico (Wirtschaftsblock) 5.338 7,45
Voti validi, Prozent e seggi complessivi 71.641
100 % 7
Fonte: Ministero dell’Economia Nazionale (Wahlen 1921), p 154-156. Il Senato non veniva eletto ma nominato dal Re.
Poco dopo le elezioni inizio l’ascesa al potere dei fascisti, che in provincia di Bolzano – dopo
l’assalto alla manifestazione folcloristica – si annunciò in modo forte con la Marcia su Bolzano (1 e
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
118
2 ottobre 1922). Contrariamente a quanto aveva promesso il Re Vittorio Emanuele III, i fascisti
tentarono di apporre su quei territori il timbro italiano, vietando la lingua e la cultura del paese,
favorendo l’immigrazione di famiglie italiane provenienti da altre province e licenziando insegnanti
e pubblici ufficiali.246
Il gruppo parlamentare dei sudtirolesi non riuscì a ostacolare la politica fascista di italianizzazione
in provincia di Bolzano e di soppressione della cultura tedesca. Questa politica venne condotta in
particolar modo dal Senatore del Regno Ettore Tolomei nominato nel 1923.
3.2.3 La riforma elettorale del 1923 e il tramonto della democrazia
3.2.3.1 Il fascismo e la legge elettorale di Giacomo Acerbo
Dopo che nel 1921 erano stati eletti soltanto 35 deputati fascisti, Benito Mussolini che conquistò il
potere nell’ottobre del 1922, si diede l’obiettivo di modificare la legge elettorale per le elezioni
previste per il 1924. Il partito di maggioranza relativa di un quarto dei voti avrebbe dovuto avere
due terzi dei seggi nella Camera dei deputati. Il 21 luglio 1923 la Camera dei deputati ha accolto il
disegno di legge di Giacomo Acerbo, Segretario di Stato nella Presidenza del Consiglio, che ha poi
dato nome a questa legge.
Fig. 46: La legge Acerbo
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La prima legge elettorale fascista
• Mussolini nel 1921 raggiunse solamente 35 Deputati Fascisti Mussolini
• Obiettivo: cambiare la legge elettorale per le elezioni previste per il 1924
• Il 21 luglio 1923 la Camera approvò il ddl di Giacomo Acerbo
• Al partito con ¼ dei voti > 2/3 dei seggi
Rafforzare ilproprio potere
Indebolirel’opposizione
246 Gruber, A. (1975). Peterlini, O. (2000), p 68-77.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
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A favore della legge Acerbo votarono 223 deputati, contro 123, presenti erano 346 deputati. Il voto
era segreto. Dal risultato e dalle dichiarazioni di voto è possibile desumere che non solo il Partito
Nazionale Fascista aveva votato a favore della riforma, ma anche una parte cospicua del Partito
Popolare Italiano, tra cui anche Alcide Degasperi, il Partito Liberale Italiano e altri rappresentanti di
partiti di destra. Contro votarono il Partito Comunista Italiano e il Partito Socialista Italiano. 247
3.2.3.2 L’appello dei parlamentari del sudtirolesi
I parlamentari del Südtirol del DV tentarono di combattere la legge. In un ordine del giorno
chiesero al Governo di, „assicurare nelle nuove norme elettorali alle minoranze di lingua straniera
una rappresentanza corrispondente alla loro consistenza numerica. “248
Fig. 47: I parlamentari sudtirolesi si oppongono alla legge elettorale
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I parlamentari Sudtirolesi si oppongono
• In un ordine del giorno chiedono al Governo:
• „…di provvedere che nel nuovo regolamento elettorale alle minoranze allogene venga assicurata una rappresentanza corrispondente alla loro forza numerica.
Ordine del giorno Walther, Tinzl, Toggenburg, Camera dei Deputati,15 luglio 1923
Nel suo intervento il deputato von Walther esprime le sue peggiori preoccupazioni per il futuro
della rappresentanza del Südtirol: “Per noi rappresentanti tedeschi è forse l’ultima volta che
veniamo ascoltati da quest’Aula”. Von Walther fa appello allo spirito liberale, che era stato
espresso dall’Italia nel corso delle trattative di pace di Saint Germain, al fine di conquistare degli
impegni formali a favore delle minoranze. Egli ricorda la collaborazione fedele che i parlamentari
247 Atti del Parlamento Italiano, Camera dei deputati, tornata del 21 luglio 1923. 248 Ordine del giorno Walther, Tinzl, Toggenburg, Atti Parlamentari, Camera dei deputati, tornata del 15 luglio 1923.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
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del Südtirol avevano offerto al Governo. Lamenta le misure contro la libertà di riunione, contro la
stampa e l’insegnamento in lingua madre. “Se si vogliono escludere i rappresentanti delle
minoranze allogene, noi con i nostri pochi voti non possiamo impedirlo, ma comprenderete, che
non abbiamo, per lo meno, il diritto di votare a favore di questo progetto che ci espone a tali rischi,
e che inasprisce ancora la situazione di inferiorità costituzionale di cui tanto soffre già adesso il
nostro paese.” 249
Fig. 48: L’ordine del giorno dei deputati sudtirolesi
Ordine del giorno dei deputati Walther, Tinzl, Toggenburg del 15 luglio 1923. Fonte: ASCD, Archivio del Regno, Disegni e proposte di legge ed incarti delle Commissioni, vol. 1083, A. C. 2120, c. non num. 249 Von Walther, Atti del Parlamento Italiano, Camera dei deputati, tornata del 21 luglio 1923.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
121
Nel corso della seduta determinante del 21 luglio 1923 i deputati del Südtirol non figurano nei
protocolli, né come oratori né come meri partecipanti alla votazione, e non sono presenti neanche
sull’elenco delle assenze giustificate (per malattia o missioni). Evidentemente hanno preferito non
partecipare a questa drammatica votazione.
Dopo l’approvazione del Senato del 14 novembre 1923 (con 165 voti a favore, 41 voti contrari e
206 votanti)250 la riforma entra definitivamente in vigore.251 Si tratta di un caso classico di "suicidio
di un’assemblea rappresentativa " (Sabbatucci G., 1989) 252, simile a quanto avvenuto nel
Reichstag, che con la Ermächtigungsgesetz del marzo 1933 aveva attribuito i pieni poteri a Hitler.
La legge prevede un unico collegio elettorale nazionale. La Camera dei deputati doveva contare
535 seggi. Due terzi dei seggi (356 seggi) erano riservati a quella lista che avrebbe raggiunto la
maggioranza relativa del 25 %. I restanti 179 seggi erano da distribuire agli altri partiti su base
proporzionale.
3.2.4 Le elezioni politiche del 1924 e la fine della democrazia
Mussolini non si accontenta del 25 %. Alle elezioni del 6 aprile 1924, è stata registrata la più alta
partecipazione elettorale del Regno d’Italia, con 7.614.451 elettori, che corrisponde al 63,8% degli
aventi diritto.253 Il Listone di Mussolini, ovvero la Lista Nazionale (Fascisti, Liberali, Destra
Moderata) ottiene 4.305.936 voti (61,3 %) e conquista 356 mandati, la lista collegata „Lista PNF
bis“ altri 347.552 voti (4,9 %) e 19 mandati. Complessivamente la maggioranza di governo
raggiunge il 66,3 % e 375 mandati.254 L’opposizione di centrosinistra raggiunge 160 seggi, anche se
nel Settentrione del Paese rappresenta la maggioranza.
La nuova legge elettorale si ripercuote anche sulla minoranza dell’Alto Adige.
250 Atti parlamentari della Camera dei senatori, tornata del 14 novembre 1923. 251 Legge del 18. Novembre 1923, n. 2444. 252 Sabbatucci, G. (1989), p 57-80. 253 Ministero dell’Economia Nazionale (elezioni 1924), p XL. Sale G. (2006). 254 Uno di questi è andato perduto a causa della scomparsa del deputato De Nava, e quindi ne rimasero 374. A questi si
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
122
Fig. 49: Il simbolo della lista del DV nel 1924
L’Alto Adige e il Trentino furono annessi al collegio elettorale
del Veneto255, nel quale erano da eleggere 53 deputati. Nella
prima settimana di febbraio del 1924 i responsabili della
minoranza slovena di Gorizia e della minoranza tedesca
Sudtirolese decisero di presentare una lista comune. La legge elettorale aveva, infatti, previsto, che
ogni lista dovesse essere presenta in almeno due collegi.256 Il DV si presentò pertanto con un
simbolo modificato.257 Il deputato Tinzl motivò la nuova collaborazione e il nuovo simbolo con il
seguente affascinante confronto: “La nostra lista riporta come simbolo una stella alpina e un ramo
di tiglio. Quest’ultimo è il simbolo della lista slava, con la quale condividiamo il distintivo. Ma il
tiglio è stato considerato anche da noi in tempi antichi come un albero sacro. E così è una
simpatica coincidenza che entrambi i simboli sono prelevati dalla nostra natura e noi troviamo
rappresentati nella stella alpina le montagne e nel tiglio le valli della nostra Heimat (terra
materna).” 258 Il DV presentò solamente tre candidati.
è aggiunto un seggio per „Fascista dissidente“. Ministero dell’Economia Nazionale (1924), p XL. 255 Inclusi gli ex collegi di Trento, Bolzano, Padova, Venezia, Verona e le provincia di Belluno della circoscrizione di Udine. Istituto Centrale di Statistica e Ministero per la Costituente 1924 (vedi sopra). 256 Der Landmann, 6.3.1924, p 1. 257 Immagine: Der Landmann 24.3.1924, verificata in: oV (1924): I 535 eletti per la XXVII legislatura, p 7. Nei documenti elettorali ufficiali: Gnafalio e ramoscello di tiglio, il testo: „Allogeni“ o Slavi e Tedeschi. 258 Der Landmann, 10.3.1924, p 2.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
123
Fig. 50: Nel 1924 l’Alto Adige nella circoscrizione Veneto
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54
Grande circoscrizione al posto dei collegi
• L’Alto Adige e il Trentino vengono
aggregati alla circoscrizione Veneto
• Compresi: Trento,
Bolzano, Padova, Venezia, Verona e
Belluno
• Deputati da eleggere:
53� Unione elettorale del DV
con i Sloveni
Fig. 51: La scheda elettorale 1924
Nel collegio Veneto si presentarono al voto
otto partiti, tutti presenti sulla scheda
elettorale.259 Il DV raggiunse 32.644 voti,
e quindi sensibilmente in meno del 1921,
quando raggiunse 39.864 voti (36.664 in
provincia di Bolzano e 3.200 nel Trentino),
e quindi circa il 20% in più.
Complessivamente 716.537 esercitarono il
proprio diritto di voto in questo grande
collegio. Dei 661.337 voti validi il DV
raggiunse soltanto i 4,94 per-cento.260 La
rappresentanza parlamentare dei sudtirolesi ne uscì dimezzata. L’Alto Adige riuscì a conquistare in
queste elezioni soltanto due deputati (un seggio pieno ed il secondo con i resti).
259 Schede elettorali: Der Landmann, in 2.4.1924, p 1, verificato con i simboli di lista ufficiali in: Ministero dell’Economia Nazionale (elezioni 1924), p 1-30. 260 Ministero dell’Economia Nazionale (elezioni 1924), p 31.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
124
Fig. 52: Elezioni del 1924: Dimezzata la rappresentanza Sudtirolese
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Dimezzata la rappresentanzaSudtirolese
• Il DV ottenne 32.644 voti, sensibilmente meno (-18 %) che nel 1921, quando
ne ricevette 39.864 (36.664 in Alto Adige e
3.200 in Trentino)
• In questa grande circoscrizione fecero uso del loro diritto di voto
complessivamente 716.537 votanti
• Dei 661.337 voti validi il DV raggiunse solo il 4,94 %
• La rappresentanza
Sudtirolese a Roma
venne dimezzata
• L’Alto Adige raggiunse in queste elezionisolamente due seggi (uno
pieno e un resto)
Gli eletti erano Karl Tinzl e Paul von Sternbach.261 Anche gli Sloveni riuscirono a imporsi nel loro
collegio Venezia Giulia con due deputati.262
La lista n. 21 dei fascisti (Fascio Littorio) riuscì ad ottenere nel collegio Veneto 301.321 voti (45,6
%). Dei 53 seggi previsti per il collegio, 35 furono attribuiti, sulla base della distribuzione
nazionale, a questa lista di maggioranza (66 %). I costi per un seggio per la coalizione di
maggioranza in termini di voto ammontavano quindi a 8.609 voti. Le altre liste, che non facevano
parte di una lista vincente su scala nazionale, registrarono 360.016 (quindi molti di più) voti, ma
soltanto 18 mandati.263 Il quoziente elettorale per queste liste di minoranza, e quindi i costi in
termini di voti per un seggio, ammontava a 20.001 voti, più del doppio rispetto alla lista vincente.
261 oV (1924): Manuale , p 1098-1099. 262 Ministero dell’economia Nazionale (elezioni 1924), p 11. 263 Ministero dell’economia Nazionale (elezioni 1924), p.31.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
125
Fig. 53: Conseguenze del premio di maggioranza nel Veneto
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55
Conseguenze del premio di maggioranza
Nel Veneto - Distribzione dei 35 Seggi
Lista Fascio
• 45,6 % dei voti
• però 66 % dei seggi(Lege Acerbo!)
• 35 seggi ai vincitori a
base nazionale
• Costi per un seggio per la
maggioranza 8.609 voti
Liste perdenti a basenazionale
• 54.4 % dei voti in Veneto
• Però solo 34 % dei seggi
• 18 seggi alle liste alle liste perdenti a basenazionale
• Costi per un seggio20.001 voti, più del
doppio della lista vincenteEigene
Macht
stärken
Già allora si dimostrarono quindi le drammatiche conseguenze del nuovo sistema elettorale sulle
minoranze etniche, anche se nei fatti questo significava ben poco in quanto nel frattempo il sistema
parlamentare era già stato progressivamente messo alle corde. Ma già il risultato del 1924 dimostra
quando possa incidere una modifica nazionale della legge elettorale sulle minoranze.
Tab. 6: Camera dei deputati – 6 aprile 1924 – Distribuzione dei seggi di minoranza
Liste
Voti Seggi pieni
Resti Totale seggi
N. 3 Sole nascente
47.528 2 7.726 2
N. 5 Scudo crociato Popolari
151.391 7 11.384 8
N. 10 Vanga ed edera Repubblicani
30.363 1 10.362 1
N. 11 Stella a cinque punte Opposizione costituzionale
8.830 0 8.830 0
N. 12 Gnafalio Slavi e Tedeschi
32.644 1 12.643 2
N. 19 Falce martello e corona di Spighe Comunisti
32.383 1 12.382 2
N. 23 Falce martello e libro Socialista massimalista
56.877 2 16.875 3
Totale 360.016
14 80.202
18
In grassetto sono evidenziati i resti che hanno concorso a raggiungere un seggio rimanente. Fonte: Ministero dell’economia Nazionale (1924), S.31.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
126
Fig. 54: Alle politiche del 1924 Mussolini raccolse il 66, 3 % dei voti
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53
Le elezioni politiche del 1924
• Alle elezioni del 6 aprile 1924 si registrò la massima partecipazione del 63,8 %
• Mussolini non voleva accontentarsi a raggiungere il 25 %
• La Lista Nazionale (Listone) raggiunse 61,3 % dei voti e 356 seggi , la lista collegata PNF altri 4,9 % e 19 seggi
• In tutto la maggioranza fascista raccolse il 66,3 % e 375 seggi
• Il premio si applicò in tutti i circondari
• L’opposizione di Centrosinistra raggiunse 160 seggi nonostante che detenesse ala maggioranza dei voti al nord dell’Italia.
Dopo l’uscita dell’opposizione dal Parlamento il 27 giugno 1924 (secessione dell’Aventino) e la
dichiarazione di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925 alla Camera dei deputati, in Italia fu abolito il
sistema parlamentare. Benito Mussolini riunì su di se tutte le competenze e portò l’Italia nella
dittatura.
Nel novembre del 1925 il Parlamento emanò una legge,264 che attribuiva ai prefetti il diritto, di
sciogliere associazioni che non rispettavano i severi criteri della legge. Questi prevedevano il
deposito degli statuti, la comunicazione delle attività e dell’organigramma nonché degli associati.
Su questa base nel 1926 tutte le organizzazioni e partiti furono aboliti, ad eccezione del Partito
Nazionale Fascista (PNF), e molte associazioni sciolte, privando la popolazione della propria classe
dirigente. Questo destino toccò ovviamente anche il DV. Al fine di rendere più efficace l’attività del
regime in provincia di Bolzano, nel dicembre del 1926 furono create due province separate, Trento
e Bolzano.265
Fu varato un inasprimento delle leggi elettorali. Nel 1928 l’elezione venne ridotta ad un’unica lista
unitaria (Listone) con 400 candidati. La legge era del Ministro della giustizia Alfredo Rocco.266 I
400 candidati furono scelti dal Gran Consiglio del Fascismo sulla base di proposte delle
associazioni e sindacati riconosciuti dal regime. Nel 1939 venne abolita la Camera dei deputati e al
264 Legge 26 novembre 1925, n. 2029. 265 Hartungen, v. C. (2002). 266 Legge 2 settembre 1928, n. 1993, Riforma della rappresentanza politica, Testo Unico.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
127
suo posto venne istituita la "Camera dei Fasci e delle Corporazioni". L’apice dello sradicamento
dei sudtirolesi venne raggiunto da Hitler e Mussolini con un trattato del 1939, che prevedeva che i
sudtirolesi si trasferissero nel Reich tedesco.
Fig. 55: L'abolizione graduale della democrazia dal 1924 in poi
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La fine della democrazia
• 1924: L’opposizione esce dal Parlamento (Secessione dell’Aventino)
• 1925: Dichiarazione di Benito Mussolini alla Camera: si assume tutte le competenze, viene abolito il parlamentarismo
• 1926: vietate tutte le organizzazioni politiche, anche il DV , eccezion fatta dal Partito Nazionale Fascista (PNF)
• 1926: create due
Province separate Trento e Bolzano
• 1928: Elezione ridotta a
una lista unica (Listone)
con 400 candidati
• Candidati scelti dal Gran
Consiglio del Fascismo
• 1939: Abolita la Camera
dei Deputati e sostituita
dalla "Camera dei Fasci e delle Corporazioni"
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
128
3.3 La costituzione della Repubblica e l’Italia democratica
dopo la guerra
3.3.1 La Costituzione democratica e il Parlamento dopo il 1948
Fig. 56: Il diritto elettorale nell’Italia democratica
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58
L’Italia democratica
• 31 gennaio 1945: Diritto elettorale alle donne, votano per la prima volta il:
• 2 giugno 1946: Referendum (per l’abolizione della monarchia) ed elezione dell’Assemblea costituente, nonchéelezioni amministrative
Bild: cirspg.cab.unipd.it, 25.3.2010
� Legge elettorale del 1947: per
l’elezione della Camera il sistema proporzionale
� Per il Senato sistema maggioritario, ma solo sopra il 65 %
Il nord si trovava ancora sotto occupazione tedesca, quando il Consiglio dei Ministri emanò, il 31
gennaio 1945 un decreto che, per la prima volta nella storia dell’Italia, concedeva il diritto di voto
alle donne.267 Le donne poterono così partecipare al referendum del 2 giugno del 1946, che portò
all’abolizione della monarchia, nonché all’elezione dell’Assemblea costituente e, già prima, alle
elezioni amministrative a base locale.
L’Assemblea Costituente (1946 - 1947) pose le fondamenta di uno Stato moderno scrollando di
dosso il fascismo. La Costituzione italiana, nei suoi principi civili, sociali, economici e politici si
ispira ad una grande missione di democrazia, libertà e sociale, collocandosi tra le grandi costituzioni
democratiche. La nuova Costituzione italiana entrò in vigore il primo gennaio 1848.268
267 Decreto legislativo Luogotenenziale 1. febbraio 1945, n. 23. 268 Costituzione della Repubblica Italiana, in Gazzetta Ufficiale 27 dicembre 1947, n. 298, edizione straordinaria; promulgata dal Capo provvisorio dello Stato il 27 dicembre 1947.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
129
Fig. 57: L’Assemblea costituente a Montecitorio 1946-1947
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59
Assemblea costituente1946-1947
Sala della Camera dei Deputati a Montecitorio a Roma: il 25 giugno 1946 si trovarono per la prima volta i 556 Deputati dell’Assemblea costituente
Bild: ahimsa.splinder.com, 25.3.2010
Fig. 58: La Costituzione democratica del 1948
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La Costituzione del 1948
• 1. gennaio 1948: entra in vigore la nuova Costituzione
• Articolo 55 Cost. (invariato fino ad oggi):
il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica
• Sono rimasti invariati i principi: le Camere sono elette a suffragio universale e diretto, il Senato a base regionale (art. 56-57)
Foto: blog.libero.it
25.3.2010
La struttura organizzativa e la divisione dei poteri si muovono invece tra un sistema di Stato
centrale e un timido regionalismo.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
130
3.3.2 Le Regioni e gli enti territoriali
L’ordinamento statale centralista si palesa anche nella sua articolazione territoriale. Fino al 2001
l’articolo 114 della Costituzione recitava La Repubblica si articola in Regioni, Province e Comuni.
Le Regioni erano quindi – ai sensi della Costituzione vigente fino al 2001 – una mera articolazione
dello Stato alla pari delle Provincie e dei Comuni. E‘ pur vero che ai sensi dell’articolo 115 che le
Regioni fossero degli „enti territoriali autonomi con propri poteri e competenze “, ma queste
attribuzioni erano – Regioni a statuto speciale a parte – molto modeste. Erano elencate all’articolo
117 con 18 materie tassative.
A ciò si aggiunge che anche questi timidi concessioni al regionalismo non sono state applicate per
molto tempo. Il centralismo ha continuato a dominare in modo evidente. La Costituzione prevede le
regioni, di cui prima quattro e poi cinque a Statuto speciale,269 ma le 15 regioni a Statuto ordinario
sono state istituite soltanto negli anni 1970 al1977.270
In quegli anni sono stati eletti per la prima volta i consigli regionali quale organo territoriale avente
funzione legislativa, ma si era in una totale assenza di una qualsivoglia cultura federalista. Invece di
rafforzare le autonomie regionali, il Governo ha loro sottratto le competenze sulla base dell’
“interesse nazionale”. Con questa motivazione lo Stato si è riappropriato di competenze che la
Costituzione riconosce alle regioni (DPR 616/1977). Nella medesima direzione centralistica va la
legge sulla riorganizzazione delle competenze del Governo del (legge del 23 agosto 1988, n. 400).
Questa legge prevede una generale competenza di „coordinamento ed indirizzo“ dell’attività
amministrativa delle Regioni – anche quelle autonome – in capo allo Stato.
Dopo diversi tentativi, in data 8 novembre 2001 è entrata in vigore una riforma costituzionale271,
che si è limitata alle regioni, provincie, città metropolitane e comuni. L’Italia non è quindi diventata
uno Stato federale, ma alcuni principi hanno trovato attuazione: le Regioni possono darsi Statuti
propri; le competenze sono state estese e la clausola generale invertita a loro favore; la legislazione
regionale non è più soggetta al controllo del Governo ma soltanto della Corte Costitiuzionale; la
posizione dei comuni, delle città metropolitane, delle province e delle regioni è stata rafforzata
secondo il principio di sussidiarietà nei confronti degli organi centrali. Essi costituiscono, ai sensi
del nuovo art. 114 Cost, non più una mera articolazione dello Stato, ma formano insieme allo Stato
la Repubblica.272
269 Il Friuli Venezia Giulia si è aggiunto solo in un secondo momento. Statuto speciale LC 31 gennaio 1963, n. 1. 270 Palermo, F. (2007), p. 97-98. Zwilling, C. (2007), p 7 -11. 271 Secondo il referendum confermativo del 7. 10. 2001, è stato pubblicato con legge costituzionale n. 3 del 18. 10.2001. 272 Sull’evoluzione del federalismo e le riforme costituzionali: Avolio, G./Palermo, F. (2004), Peterlini, O. (2008) e (2007).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
131
3.3.3 Le Autonomie speciali e la Regione Trentino Südtirol
3.3.3.1 La posizione costituzionale speciale
Le Regioni a Statuto Speciale detengono una posizione speciale nell’ordinamento costituzionale.
Esse si trovano in una posizione asimmetrica rispetto al rimanente ordinamento dello Stato273 e
devono difendere la propria autonomia contro questa impostazione centralistica. Infatti, il lungo
percorso per l’attuazione dell’autonomia di queste regioni ha dimostrato come queste abbiano
dovuto imporre le proprie istanze contro un sistema impostato in modo diverso. Questo è avvenuto
con maggior successo nella Regione del Trentino-Südtirol, anche se il tempo per l’attuazione
dell’autonomia era assai lungo.
Con il sostegno dell’Austria e l’ancoraggio internazionale è stato possibile ampliare passo per passo
l’autonomia stessa. Il primo Statuto di autonomia risale al lontano 1948, mentre la dichiarazione che
ha concluso la diatriba tra l’Italia e l’Austria sull’autonomia sudtirolese dinanzi all’ONU risale al
1992.
Le cose andarono diversamente per la Regione Sicilia, la quale, da un punto di vista costituzionale,
dispone di attribuzioni ben maggiori (in quanto lo statuto è stato emanato prima della Costituzione
stessa), ma che di fatto, sia da un punto di vista operativo che finanziario, non è stata in grado di
sfruttare appieno la propria autonomia.
3.3.3.2 Venti Regioni, cinque a Statuto speciale
L’Italia è composta di 15 Regioni a statuto ordinario e cinque Regioni a statuto speciale. La
Costituzione elenca queste cinque Regioni, il cui nome è stato integrato con la riforma
costituzionale del 2001 con la dicitura della minoranza linguistica per quanto riguarda il Südtirol e
l‘Aosta (art. 116 Cost): „Il Friuli Venezia-Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino–Alto Adige
/Südtirol e la Valle d’Aosta /Vallée d’Aoste dispongono di forme e condizioni particolari di
autonomia, secondo i rispettivi statuti adottati con legge costituzionale.“
273 Palermo, F./Hrbek, R. /Zwilling, C./Alber, E. (ed) (2007).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
132
Fig. 59: Le cinque Regioni a Statuto Speciale
Immagine: EURAC Bolzano
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
133
3.3.4 Il diritto elettorale nell’Italia democratica dal 1945 al 1993
Fig. 60: I principi fondamentali del diritto elettorale nella Costituzione
3.3.4.1 Due Camere, ma nessuna Camera delle Regioni
A differenza dell’Austria, la Germania, la Svizzera ed altri Stati federali strutturati secondo il
principio del federalismo, l’Italia non dispone di una Camera delle regioni. Il Parlamento si
compone da due Camere, la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Il Senato italiano
però non è una Camera delle regioni ma una seconda Camera parificata alla Camera dei deputati.
Entrambe le Camere vengono elette direttamente dal popolo. La Camera conta 630 membri.
Il Senato è composto dalla metà di parlamentari (315 senatori e attualmente sette senatori a vita),
facendo sì che ogni senatore rappresenti il doppio di elettori rispetto ai colleghi della Camera dei
deputati. Il Senato ha un peso particolare nella gerarchia istituzionale. Il Presidente del Senato è
d’ufficio la seconda carica dello Stato e quindi il vicario del Presidente della Repubblica. Il
Presidente della Camera è la terza carica dello Stato prima del Presidente del Consiglio.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
134
Fig. 61: Il sistema bicamerale perfetto
O.Peterlini: Föderalismus
Ausw.Sonderautonomien EURAC Bozen 2008
Camere paritetiche
Senato della Repubblica Camera dei Deputati
315 Senatori+ Sen. a vita 630 Deputati.
Legge elettorale:
25 attivo /40 passivo regional e 18 attivo / 25 pass. nazionale
Gleich:
Legislativ/polit. Vertrauen Direkt. Wahl 5Jahre
Nonostante le differenze nel sistema elettorale, nella gerarchia dello Stato e nel protocollo, il Senato
e la Camera dei deputati dispongono in tutto e per tutto degli stessi poteri, sia per quanto riguarda le
funzioni legislative che le attribuzioni politiche. Tutte le leggi devono essere approvate in modo
identico sia dalla Camera che dal Senato. Nessuna delle due Camere dispone quindi di un potere di
veto. Anche nella funzione politica non vi sono differenze. Il Governo deve avere la fiducia di
entrambe le Camere per esercitare il proprio ruolo.
3.3.4.2 Sistemi elettorali diversi per Camera e Senato
Sia la Camera dei deputati (art. 56 Cost) che anche il Senato (art. 58 Cost) vengono eletti in
"elezioni generali e dirette " dagli elettori. L’attribuzione dei seggi nella Camera dei deputati
avviene su livello statale. Il Senato, invece, salvo i seggi dei parlamentari eletti all’estero, viene
eletto su base regionale (art. 57 Cost). Questo riferimento regionale è stato ancorato sin dall’inizio
nella Costituzione italiana. La Costituzione prevede delle differenze anche per le leggi elettorali.
Mentre per la Camera vige il diritto di voto attivo già dai 18 anni, il Senato può essere eletto
soltanto dagli elettori che abbiano almeno 25 anni. Anche il diritto di voto passivo è molto diverso.
Mentre è possibile diventare deputato della Repubblica già con 25 anni di età, per essere senatori
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
135
bisogna raggiungere il 40esimo anno di età. Oltre a queste differenze a livello costituzionale, altre
sono contenute nelle leggi elettorali delle due Camere.
Fig. 62: Prime modalità di voto e durata della legislatura
O.Peterlini: Wahlsysteme
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Il Parlamento in Costituzione
Foto: puntoggi.wordpress.com,25.3.2010
• Sono stati cambiati
successivamente gli art. 56-68: le modalità di elezione, la
composizione delle Camere e
il numero dei Parlamentari
• La Camera era eletta, come
oggi, per cinque anni
• Il Senato era eletto per sei
anni, oggi per cinque
L’articolo 55 della Costituzione è rimasto invariato fino ad oggi e prevede che il Parlamento si
compone dalla Camera dei deputati e dal Senato della Repubblica. Nel corso degli anni sono stati
invece modificati gli articoli 56-68, per quanto attiene le modalità di voto e la composizione del
Parlamento. Sono però rimasti immutati i principi, secondo i quali il Senato e la Camera dei
deputati sono eletti in elezioni generali, dirette, il Senato su base regionale. La Camera dei deputati,
allora come ora, per cinque anni. Il Senato allora per sei, oggi per cinque anni.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
136
Fig. 63: Il diritto elettorale per la Camera 1948 – 1993
O.Peterlini: Wahlsysteme Univ.Innsbruck 12.4.2010
63
Camera 1948 - 1993
• Un Deputato per 80.000 abitanti o frazione superiore a 40.000.
• Sistema proporzionale con liste concorrenti e – a seconda della grandezza delle circoscrizioni – da tre a quattro preferenze
Foto: esmartstart.com, 25.3.2010
Per la Camera dei deputati la Costituzione del 1948 prevedeva un deputato per 80.000 abitanti o per
una frazione di oltre 40.000. La legge elettorale del 1947274 prevedeva per l’elezione della Camera
dei deputati il sistema proporzionale con liste concorrenti e – a seconda del collegio – tre o quattro
voti di preferenza.
Nelle condizioni allora date, sotto il „velo dell’ignoranza”, era comprensibile – commenta
Gianfranco Pasquino – e magari addirittura opportuno, scegliere un sistema elettorale che
garantisse la rappresentanza anche a spese della decisionalità. Ma come spesso succede, il diavolo
annida nei dettagli, osserva Pasquino e lamenta le mancate clausole per l’accesso al Parlamento e
per il voto di preferenza. Avrebbero fatto meglio i tedeschi e gli spagnoli.275
274 Legge del 7. ottobre 1947, n. 1058. 275 Pasquino, G. (2007) p 14.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
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Fig. 64: Senato 1948 – 1993
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Senato 1948 - 1993
• A ciascuna Regione spetta un Senatore per 200.000 abitanti o per frazione superiore a 100.000
• Minimo sei Senatori per Regione, ad Aosta uno
• Questo numero minimo è innalzato a sette nel 1963
• Formalmente sistemamaggioritario: tanti collegiquanti Senatori da eleggere
• Però assegnazione diretta del seggio nel collegio solo se il candidato raggiunge il 65% dei voti
• I seggi restanti assegnati in Regione col sistema proporzionale
• L’alto quorum del 65 % viene raggiunto da pochissimi: nel 1948 da soli 15, poi ancora meno, dal 1963 solo da due o un Senatore (in Alto Adige)
• Cosi anche per il Senato il sistema era, di fatto, un sistema prevalentemente proporzionale, come alla Camera
Per il Senato la Costituzione prevedeva che a ogni regione spettasse un senatore per ogni 200.000
abitanti o per una frazione sopra di 100.000. Ad ogni regione veniva garantito un numero minimo di
senatori di sei, alla Valle d’Aosta un senatore. Il numero minimo di senatori è stato innalzato a sette
con la riforma costituzionale del 1963.276 Per l’elezione del Senato era formalmente previsto il
sistema maggioritario. La legge elettorale del 1948 prevedeva, infatti, la creazione in ogni regione
di un numero di collegi pari al numero dei senatori.277 Tuttavia l’attribuzione diretta dei seggi
scattava soltanto con il raggiungimento del 65% dei voti. Questi venivano eletti direttamente, i
rimanenti seggi invece venivano assegnati su base regionale col sistema proporzionale. Questo
quorum elevato ha fatto sì che soltanto pochi senatori venissero eletti con questo sistema
maggioritario limitato. Nel 1948 erano 15, numero che è via via diminuito fino a raggiungere dal
1963 soltanto due o un senatore. In questo modo anche il Senato, alla pari della Camera, era
diventato, di fatto, un sistema proporzionale puro. Per il nostro studio è interessante notare che uno
dei pochi seggi attribuiti è sempre andato alla Südtiroler Volkspartei. Essa, nel collegio tedesco-
ladino di Bressanone, è sempre stata in grado di superare, eccezion fatta per il 1972, il 65% dei voti.
Soltanto nelle elezioni del 2008 la SVP è andata sotto a questa soglia con il 59 per-cento dei voti.
Questo quorum è stato tuttavia determinante soltanto fino alla riforma del 1993, che ha comportato
276 Legge Costituzionale 9 febbraio 1963, n. 2, modificazioni agli articoli 56, 57 e 60 della Costituzione . 277 Legge del 6. febbraio 1948, n. 29.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
138
che i seggi nei collegi del Senato (come nei nuovi collegi della Camera) venissero attribuiti con la
maggioranza relativa. Un quarto dei seggi in entrambe le Camere veniva, invece, assegnato con il
sistema proporzionale.
3.3.4.3 La Legge truffa del 1953
Per completezza è necessario rilevare che nel 1953 è stata approvata una riforma della legge
elettorale,278 che ricorda la legge di Giacomo Acerbo. La legge venne però abolita già l’anno
successivo. Alla legge fu attribuito il nome "Legge truffa".279 Essa assegnava alle coalizioni
elettorali che raggiungevano oltre il 50% dei voti un premio di maggioranza del 65% dei seggi.
Alcide De Gasperi perseguiva l’obiettivo di affrontare la mancanza di stabilità dei Governi
(soprattutto del centro) con una chiara maggioranza parlamentare.
Fig. 65: La cosiddetta Legge Truffa
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65
Legge Truffa
• 1953 "Legge truffa", perché da più seggi in riferimento ai voti
• Con il 50% dei voti, con il premio di maggioranza, il 65% dei seggi
• Alcide De Gasperi voleva dare stabilità ai Governi
• Alle elezioni del 1953 la coalizione raggiunse però solamente il 49,8% dei voti, così che non ottenne il premio di maggioranza
• Nella coalizione intorno alla Democrazia Cristiana, c’era anche la Südtiroler Volkspartei
• Nel 1954 la legge venne abolita
Varie circostanze tra loro connesse hanno ispirato il provvedimento. Degasperi voleva contrastare
la crescita sia della estrema destra (in particolar modo), che dell'estrema sinistra, registratasi in
occasione delle tornate amministrative del 1951 e del 1952. Si temeva inoltre una possibile
“sindrome di Waimar”, 280 quella svogliatezza politica e concezione antiliberale e antidemocratica
278 Legge del 31 marzo 1953, n. 148. 279 Quagliarello, G. (2003). 280 La Germania dal 1918 al 1933.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
139
che si rivolgeva contro lo Stato dei partiti281 Quella sindrome avrebbe potuto disperdere per la
coalizione di centro quel margine di sicurezza necessario a dare stabilità al Paese. La terza
circostanza consisteva nella “tentazione” della DC di reagire a tal evoluzione aprendo alla destra.
Un risicato compromesso ideato da De Gasperi per salvare l’unità del suo partito e la compattezza
della coalizione centrista, commenta Gaetano Quagliariello. 282
Alle elezioni del 1953 la coalizione elettorale raggiunse soltanto il 49,8% dei voti, cosa che non
fece scattare il premio di maggioranza. Della coalizione facevano parte la Democrazia Cristiana, il
Partito Socialista Democratico Italiano, il Partito Liberale, il Partito Repubblicano e –
significativamente – anche i partiti etno-regionali, come il Partito Sardo d’Azione e la Südtiroler
Volkspartei. Essi volevano in questo modo beneficiarie del premio di maggioranza.
Fig. 66: I sistemi elettorali in Italia dal 1948 a oggi
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15
ItaliaProporzionale con sbarramenti
• 630 Deputati
• Dal 1948 a oggi sistemaproporzionale
• Dal 31/12/2005 sistema proporzionale con sbarramenti e premio di maggioranza
• Ripartizione nazionale dei seggi alla Camera
• Al Senato ripartizione e sbarramento in Regione (art.57 Cost)
•315 Senatori
•eletti in collegi con 65 %, fino al
1993 (de facto proporz)
•1994, 1996, 2001 Camera e
Senato: ¾ Collegi con majorz, ¼ proporz
• Con eccezione 1993-2005 combinato
prevalentemente maggioritario
281 Vgl: Volker, U. (1994), Lohmann, H.M. (1994). 282 Quagliariello, G. (2004) p 71 - 73.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
140
3.3.5 La cosiddetta Prima Repubblica
I Governi erano estremamente instabili. In media perduravano non più di dodici mesi.283 Nonostante
un continuo alternarsi dei governi, in Italia regnava un altro tipo di stabilità, la stabilità dei partiti.
Dalla fine della guerra fino all’inizio degli anni 90 la Democrazia Cristiana (DC) forza trainante
della politica con piccoli alleati (Socialisti, Socialdemocratici, Repubblicani e Liberali) determinava
il destino della Repubblica Italiana. Con l’aiuto del sistema elettorale proporzionale, riuscì sin dal
1948 a formare una coalizione attorno al centro (spesso centro sinistra a volte centro destra). Le
forze più di destra, il Movimento Sociale Italiano (MSI), predecessore dell’AN di Fini, e a sinistra,
il Partito Comunista Italiano (PCI), vennero per decenni esclusi dagli affari di Governo dalla DC.
Il Partito Comunista (PCI) formava il Partito di opposizione più forte, riusciva a raggiungere quasi i
risultati della DC, superandola addirittura una volta, ma in elezioni europee (nel 1984). Alle
elezioni politiche del 1976 il PCI riuscì quasi a “sorpassare“ la DC. La DC confermò l’esito del
1972 (38,7 % dei voti per la Camera dei deputati, ma solamente 262 seggi invece dei 266 del 1972).
Però il PCI passò dal 27,1 % e 179 seggi (1972) a 34,4 % e 228 seggi.284 Insieme ai Socialisti (9,6
%), il PSDI (3,38 %) ed i partiti più piccoli di sinistra i Comunisti avrebbero concluso la manovra
di sorpasso.
Aldo Moro, Presidente del Consiglio dei Ministri di allora (1964-68 e 1976) ed esponente di spicco
della DC, riconobbe la necessità di stringere un grande “compromesso storico“ per includere nel
Governo i Comunisti (PCI) di Enrico Berlinguer. Essi rappresentavano ad ogni modo la massa dei
lavoratori e oltre un terzo dei votanti. Berlinguer stesso aveva già proposto in precedenza un
compromesso con i Cattolici e un distacco del suo partito da quello comunista dell’Unione
sovietica.
Contro questo compromesso storico si misero sul piano internazionale gli USA, che nel periodo
della Guerra fredda temevano un rafforzamento della posizione sovietica. Si pose contro pure
l’Unione sovietica stessa, che temeva un avvicinamento del PCI agli USA e un distacco da loro.
Anche internamente le grandi lobby e la mafia, temevano per il loro potere di influenzare la politica
e non vollero la coalizione. Nel maggio del 1978, l’allora Presidente della DC Aldo Moro, il politico
più influente insieme al Presidente del Consiglio dei Ministri Giulio Andreotti (1976-79), venne
assassinato dalle Brigate Rosse.
283 Fabbrini, S. (2004) p 205 seg. 284 Ministero degli Interni, http://elezion i storico.interno.it/index.php, scaricato il 8.12. 2009.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
141
Il sistema politico rimase pertanto lo stesso fino all’inizio degli anni 90, finché la magistratura non
smascherò un vasto giro di tangenti, con le quali i partiti italiani si finanziavano.285
285 Sullo sviluppo d’Italia da Stato centrale a Stato regionale, cfr. Grasse, A. (2000).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
142
3.4 La lotta per l’autonomia e la costruzione di una
rappresentanza parlamentare
3.4.1 La minoranza sudtirolese e la lotta per l’autonomia
3.4.1.1 Il Trattato di Parigi e le tensioni
Dopo la seconda guerra mondiale i rappresentanti politici dei sudtirolesi tentarono di raggiungere la
riunificazione con l’Austria, ma la richiesta di quest’ultima di svolgere un referendum popolare
nell’Alto Adige Südtirol venne respinta dagli alleati il 30 aprile 1946. Dopo lunghe trattative e dopo
le pressioni di molti piccoli Stati in data 5 settembre 1946 si arrivò a Parigi alla firma del cosiddetto
Trattato di Parigi tra Italia e Austria con Karl Gruber e Alcide Degasperi.286
Il Trattato di Parigi prevede la parificazione „degli abitanti di lingua tedesca della provincia di
Bolzano e quelli dei vicini comuni bilingui della provincia di Trento“ con gli abitanti di lingua
italiana, garantisce l’insegnamento in lingua madre e la parificazione della lingua italiana e tedesca.
L’articolo 2 riconosce "alle popolazioni delle zone sopraddette” “l’esercizio di un potere
legislativo ed esecutivo autonomo ", ancorando quindi l’autonomia.
Con legge costituzionale del 19 febbraio 1948 n. 5, l’Italia emanò il primo Statuto di autonomia.
Esso tuttavia deluse le attese di molti sudtirolesi, perché attuava in maniera insufficiente il Trattato
di Parigi. Le proteste culminarono con una dimostrazione a Castel Firmiano/Sigmundskron nel
1957 e con l’esplosione di pali dell’alta tensione nella “Notte di fuoco “ del 1961.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si occupò per due volte, nell’ottobre del 1960 e nel
novembre del 1961, su iniziativa dell’Austria e di altri Stati, del problema del “Südtirol” e
dell’attuazione del Trattato di Parigi. L’Assemblea Generale dell’ONU chiese alle due parti di
riprendere le trattative al fine di individuare una soluzione a tutte le differenze circa l’applicazione
del Trattato di Parigi del 5 settembre 1946.287
L’Italia istituì nel settembre del 1961 una Commissione di studio sul problema del "Alto Adige”.288
Il risultato di questi lavori della cosiddetta “Commissione dei 19” e delle, anche se lenti, trattative
tra l’Italia e l’Austria, portarono al cosiddetto Pacchetto, ufficialmente chiamato "Misure a favore
delle popolazioni altoatesine”.
286 Magnago, P. (1976), p 7ff. 287 Testo originale in Peterlini, O. (1996a, it) p 100-101, (2000d, it) p 94-95. Strasser, W. (1967), p. 370-371. Toscano, M. (1967), p 536-538, 592, 593. 288 Ballardini, R. (1970), p 5 e 6.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
143
3.4.1.2 La nuova autonomia
In applicazione del Pacchetto, il Parlamento italiano emanò la legge costituzionale n. 1/1971, che
prevedeva modifiche e integrazioni allo Statuto speciale per il Trentino-Alto Adige del 1948.
Questo cosidetto nuovo Statuto di autonomia entrò in vigore il 20 gennaio 1972, 15 giorni dopo la
sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Repubblica. Il 31 agosto 1972, con DPR n. 670 venne
emanato il testo unico contenente lo Statuto di autonomia in forma unificata.
Per attuare i principi costituzionali dell’autonomia, il Governo dovette emanare, su proposta di una
commissione paritetica, delle disposizioni applicative, cosa che avrebbe dovuto avvenire entro il 20
gennaio 1974. In realtà il Governo italiano ci mise oltre 20 anni, fino al 1992.
Nella gerarchia delle leggi lo Statuto di autonomia, quale legge costituzionale, si pone sul livello
della Costituzione e quindi, per la sua approvazione, era necessaria la doppia lettura nelle Camere e,
nella seconda votazione, della maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera (art. 138
Cost.). Le norme di attuazione dello Statuto seguono, nella gerarchia delle fonti, subito dopo le
leggi costituzionali, seguite poi dalle leggi ordinarie dello Stato e, infine, dai decreti.
Il nuovo Statuto di autonomia del 1972 ha trasferito una serie di competenze dallo Stato, ma anche
dalla Regione alle province autonome. Di conseguenza le due province autonome di Trento e di
Bolzano detengono ampie attribuzioni legislative e amministrative, sia in ambito culturale, che
economico e sociale. In raffronto con il Trentino, che pure dispone di norme (ma più deboli) per le
esigue minoranze linguistiche, l’Alto Adige dispone di ulteriori importanti competenze e norme di
tutela per l’uso della lingua, il bilinguismo, la scuola, la cultura, il sistema proporzionale etnico e
altro.
La Regione Trentino Alto Adige Südtirol, come si chiama ufficialmente dalla riforma costituzionale
del 2001 che ha aggiunto il nome Südtirol, conta circa un milione di abitanti, equamente suddivisi
tra le due provincie.289 Dei circa 500.000 abitanti dell’Alto Adige il 69,1 per-cento fa parte della
comunità di lingua tedesca, il 26,5 percento della comunità di lingua italiana ed il 4,4 per-cento
della comunità di lingua ladina. I censimenti del 1981, del 1991 e del 2001 hanno prodotto il
seguente risultato, che costituisce la base per il calcolo proporzionale,290 per dieci anni, fino al
censimento successivo.291
289 ISTAT, al 28.2.2010, sono 1.029.818 abitanti, dei quali 504.111 in provincia di Bolzano e 525.707 in quella di Trento. 290 Nella provincia di Bolzano le prestazioni sociali e gli incarichi pubblici vengono distribuiti con questo sistema. Peterlini, O. (1980). 291 Pallaver, G. (2007), p 631.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
144
Tab. 7: Proporzione dei gruppi linguistici nel Alto Adige
Anno Tedeschi Italiani Ladini
1981 66,4 % 29,4 % 4,2 %
1991 67,99 % 27,65 % 4,36 %
2001 69,15 % 26.47 % 4,37
Fonte: ASTAT, Istituto Provinciale di Statistica 2001, Statistisches Jahrbuch für Südtirol.
3.4.2 La costituzione della SVP come partito di raccolta
In data 8 maggio 1945 un gruppo di oppositori del regime nazionalsocialista fondarono la Südtiroler
Volkspartei (SVP). L’obiettivo primario del partito era l’attuazione del principio
dell’autodeterminazione, in secondo luogo la conquista dell’autonomia.292 L’unificazione in un
unico partito aveva alla base lo stesso pensiero come dopo all’annessione all’Italia col Deutsche
Verband, ovvero quello di riunire sotto un unico tetto tutte le forze al fine di rappresentare in modo
efficiente gli interessi della minoranza dei sudtirolesi. 293 Anche la stella alpina del simbolo del DV
fu ripresa dalla SVP, anche se in forma modificata.294
Questa concezione etno-regionale si dimostrò politicamente vincente. La SVP riuscì a conquistare
la maggioranza assoluta nel Consiglio provinciale di Bolzano e, in coalizione con i partiti moderati
del gruppo linguistico italiano, in prevalenza la DC, formò per decenni il governo provinciale e
regionale. Riuscì anche ad assicurarsi dal 1948 a oggi una propria rappresentanza parlamentare più
o meno costante a Roma.
Soltanto a partire dal 1992 vi fu una leggera modifica nella rappresentanza, che faceva seguito ad
una modifica della legge elettorale e dei collegi. La minoranza di lingua tedesca dell’ Alto Adige è
rappresentata in Parlamento sin dal 1948 fino ad oggi esclusivamente attraverso parlamentari della
SVP.
292 Forcher, M. (1984), p 630. 293 Pallaver, G. (2007), p 630., 294 Nel simbolo del DV vi era (1921) una stella alpina con la scritta „Deutsch“ e „Südtirol“, poi (1924) una piccola stella alpina con un ramiscello di quercia; in quello della SVP una grande stella alpina senza ramo ma con la (recentemente aggiunta) dicitura „SVP“.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
145
3.4.3 La prima prova alle elezioni del 1948
Non solo la lotta per l’autonomia era difficile dopo la guerra, ma anche la disciplina della
cittadinanza per quei cittadini che nel 1939 avevano optato per la Germania.295 Si trattava non
soltanto di quei 75.000 optanti, che avevano realmente lasciato il paese ottenendo la cittadinanza
tedesca, ma anche di quella stragrande maggioranza (circa l’86 %) di sudtirolesi,296 che avevano
optato per l‘emigrazione. A causa degli avvenimenti di guerra questo processo fu interrotto, facendo
sì che gran parte di loro non emigrarono realmente. Senza cittadinanza la maggioranza dei
sudtirolesi non avrebbe potuto votare. Questo problema è stato risolto nel febbraio del 1948 - dopo
lunghe trattative tra Austria ed Italia – con l’emanazione del cosiddetto „Decreto per gli Optanti “
in maniera soddisfacente.297
Le prime elezioni per il Parlamento dopo la guerra erano state indette per il 18 aprile mentre per il
Consiglio regionale e provinciale per il 28 novembre 1948. Una buona parte delle domande di
cittadinanza era già stata evasa fino a quel momento. Per coloro che invece rientravano dall’Austria
e dalla Germania, passò molto tempo prima di poter acquisire la cittadinanza e pertanto anche il
diritto al voto. Con lo Statuto di autonomia del 1948 ritornarono in provincia di Bolzano anche gli
undici comuni della Bassa Atesina e i quattro comuni tedeschi ed una frazione della Val di Non, che
prima facevano parte della provincia di Trento.298
Alle elezioni per il Parlamento del 1948 la SVP riuscì ad ottenere un risultato sorprendente, con
100.752 su un totale di 161.857 voti validamente espressi per la Camera dei deputati e quindi il 62,2
%. Al Senato, dove era ed è tuttora possibile votare soltanto avendo superato il 25esimo anno di età
(e non 21, come per la Camera), la SVP riuscì a conquistare in provincia di Bolzano 95.406 voti e
quindi il 65,4%. Il risultato della SVP al Senato corrispondeva quasi esattamente alle rispettive
quote di popolazione di tedeschi e ladini, che costituivano quasi un terzo della popolazione dopo la
guerra. La popolazione di lingua italiana nell’Alto Adige prima dell’annessione si aggirava,
secondo i rilevamenti austriaci, (1880-1910) tra il tre e il quattro per-cento. Secondo i rilevamenti
italiani del 1921 subito dopo l’annessione questa quota ammontava al 10,6 per-cento. Attraverso
l’immigrazione massiccia durante il fascismo, la popolazione italiana aumentò a circa un terzo
raggiungendo nel 1961 il picco con il 34,3 %, quota rimasta storicamente la più alta fino ad oggi.
295 Steiniger, R.. (1997), p 451-468. 296 I numeri variano tra il 69,4 e 92,8 %. Peterlini, O. (2000d, it), p 70-75. 297 Decreto legge del 22.febbraio 1948, n. 23. 298 Art. 3 dello Statuto di autonomia.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
146
Ora (censimento 2001) gli italiani in provincia di Bolzano rappresentano il 26,47 %.299 I ladini
hanno sin da sempre rappresentato circa i 4 per-cento.300
3.4.3.1 La elezione della Camera nel 1948
Fig. 67: Il riparto proporzionale per la Camera viene computato a base nazionale
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67
Proporz a base nazionale
• Il risultato elettorale dell’Alto Adige di per se non ha rilevanza per il computo dei seggi, ma solo un’importanza politica
• La ripartizione dei seggi per la Camera alle diverse liste è effettuata a base nazionale, secondo la proporzionale
• I seggi vengono poi assegnati alle singole liste nelle circoscrizioni elettorali in proporzione dei voti
Il risultato elettorale riferito alla sola provincia di Bolzano non ha, preso così da solo, una rilevanza
da un punto di visto tecnico-elettorale, ma lo ha da un punto di vista politico, perché le minoranze
linguistiche della regione sono prevalentemente concentrate in provincia di Bolzano.
La ripartizione dei seggi alle singole liste avviene, infatti, per la Camera su base nazionale col
sistema proporzionale. I seggi assegnati alle singole liste vengono poi distribuiti alle liste nelle
circoscrizioni, in proporzione al loro risultato. Per l’assegnazione dei seggi alla Camera è pertanto
decisivo il risultato delle liste a base nazionale e – in seconda battuta – quello della circoscrizione,
che in Trentino Alto Adige corrisponde al territorio regionale e comprende le province di Bolzano
(l’Alto Adige Südtirol) e la provincia di Trento (il Trentino)
299 ISTAT e ASTAT. Tra il 1921 e il 1961 vi sono stati dei censimenti, ovvero negli anni 1931, 1936 e 1951, ma alcun rilevamento delle minoranze linguistiche. Una panoramica dei censimenti dal 1880 al 1991 nel territorio del Südtirol secondo gruppi linguistici in: Sallustio, A. (2001), 6.4., p 43. Anche in: Peterlini, O. (2000d, it), p 157. 300 Censimento del 1880 (4,3 %) fino al 2001 (4,37 %). Peterlini, O. (2000d, it), p 157 e ASTAT (2001).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
147
Per i seggi da ripartire col sistema proporzionale al Senato è invece rilevante esclusivamente il
risultato regionale, perché la Costituzione prevede all’articolo 57 che il Senato sia eletto a base
regionale (e non provinciale).
La SVP conquistò nella circoscrizione regionale il 30,7 % per la Camera e il 27,8 % per il Senato,
trovandosi leggermente al di sotto della media che avrebbe conquistato in futuro insieme al Partito
Popolare Trentino Tirolese (PPTT). Già a questa elezione la SVP riuscì a conquistare assieme al
partito tirolese gemellato PPTT 23.491 voti per la Camera nel Trentino. Per il Senato decise invece
un collegamento tecnico elettorale con un candidato della DC (Angelo Giacomo Mott) nel Collegio
Pergine, con il quale formò il necessario gruppo regionale (n. II) e si candidò nel terzo collegio. Per
poter partecipare alla distribuzione proporzionale al Senato è – ancora oggi – necessario formare un
gruppo e candidarsi in almeno tre collegi. Questo candidato poteva tuttavia – a differenza di oggi –
candidare con la DC e veniva quindi contato tra i risultati regionali della DC.301
La SVP riuscì a costituirsi così la sua prima rappresentanza parlamentare di cinque parlamentari,
tre deputati (Otto von Guggenberg, Friedl Volgger e Toni Ebner) e due senatori (Karl von
Braitenberg e Josef Raffeiner). Anche la comunità italiana conquistò un deputato: Angelo Facchin
(DC).
Tab. 8: Camera 18 aprile 1948 – Risultato complessivo Regione Trentino Alto Adige
Lista voti % seggi
DC 204.301 50,46 5
PPST-PPTT (SVP) 124.243 30,69 3
FR.DEMOCR.POPOLARE 38.707 9,56 0
UN.SOCIALISTA 31.934 7,89 1
BLOCCO NAZIONALE 5.668 1,40 0
Voti validi, percentuali e seggi 404.853 100 % 9
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/liste
I seggi conquistati dalle liste corrispondevano in sostanza alle loro quote percentuali conquistate,
ma soltanto in quanto alla relativa lista spettasse un seggio a base nazionale.
301 Per i risultati nazionali il Ministero degli Interni invece rilevò il seguente risultato: DC-PPST 130.348 voti aggiungendo ai voti della SVP quelli del candidato Mott. Mott, collegato solo tecnicamente, venne eletto e aderì al gruppo della DC.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
148
Tab. 9: Camera 18 aprile 1948 – Provincia di Bolzano
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/liste.
Fig. 68: I risultati regionali alla Camera nel 1948
Lista Voti % seggi
PPST-PPTT (SVP) 100.752 62,25 3
DC 35.237 21,77 1
FR.DEMOCR.POPOLARE 12.828 07,93
UN.SOCIALISTA 9.820 06,07
BLOCCO NAZIONALE 3.220 01,99
Voti validi, percentuali, seggi 161.857
100 % 4
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
149
3.4.3.2 Elezione del Senato nel 1948
Al Senato l’attribuzione diretta del seggio ai candidati scattava se riuscivano a raggiungere nel loro
collegio i 65 per-cento dei voti. Questo quorum, e quindi un mandato diretto, è stato conquistato
dalla SVP nel collegio di Bressanone (con il 82,85 %), ma non a Bolzano (48,86 %).
Tab. 10: Senato 18 aprile 1948 – Collegio Bolzano
Liste Voti % Seggi
EDELWEISS (SVP) 36.320 48,86
DC 21.502 28,93
FR.DEMOCR.POPOLARE 8.888 11,96
PRI 4.079 5,49
BLOCCO NAZIONALE 3.541 4,76
Voti validi, percentuali, seggi 74.330
100 %
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/liste. Tab. 11: Senato 18 aprile 1948 – Collegio Bressanone
Liste Voti % seggi
EDELWEISS (SVP) 59.086 82,85 1
DC 8.803 12,34
PRI 1.737 2,44
FR.DEMOCR.POPOLARE 1.691 2,37
Voti validi, percentuali, seggi 71.317
100 %
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/liste.
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Fig. 69: I risultati nei collegio di Bolzano-Merano per il Senato
Fig. 70: I risultati nel collegio di Bressanone per il Senato
O.Peterlini: Wahlsysteme
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69
Senato 18 aprile 1948Collegio Bressanone
100 %71.317
Voti validi, percentuali e seggi
complessivamente
2,371.691FR.DEMOCR.POPOLARE
2,441.737PRI
12,348.803DC
182,8559.086EDELWEISS (SVP)
Seggi%VotiLista/Gruppo
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/liste.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
151
In virtù del fatto che il quorum del 65% venne raggiunto soltanto in un unico collegio, i rimanenti
cinque seggi furono distribuiti col sistema proporzionale su base regionale. Per la distribuzione
proporzionale vennero esclusi tutti i voti espressi nei collegi che avevano eletto un parlamentare in
via diretta (e quindi quelli di Bressanone). Dal 1993 in poi vennero detratti per la ripartizione
proporzionale solo i voti della lista vincente e non più anche quelli dei perdenti del collegio. Con i
voti di Bolzano la SVP riuscì a conquistare a livello regionale il suo secondo seggio. Nella
distribuzione proporzionale non faceva pertanto fede il risultato complessivo dei voti nella regione,
ma contavano soltanto i voti rimanenti dopo la detrazione di quelli del collegio vincente.
Tab. 12: Senato 18. Aprile 1948 – Risultato complessivo Regione Trentino Alto Adige
Liste Voti % seggi
DC 179.564 52,30 4
EDELWEISS 95.406 27,79 2
FR.DEMOCR.POPOLARE 35.467 10,33 0
PRI 23.856 6,95 0
BLOCCO NAZIONALE 6.135 1,79 0
ALTRI 2.932 0,85 0
Voti validi, percentuali, seggi 343.360
100 % 6
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/liste
Fig. 71: Proporz se manca il quorum
O.Peterlini: Wahlsysteme Univ.Innsbruck 12.4.2010
70
Proporz se manca il quorum• Quorum del 65 % raggiunto solo in un collegio
• Distribuiti i restanti (a quel tempo 5) seggi secondo Proporz a base regionale
• Allora, per il riparto proporzionale non vennero conteggiati i voti del collegio, nel quale venne eletto un Senatore, dal 1993 decadono solo i voti della lista dell’eletto (Bressanone)
• Con i voti di Bolzano la SVP a base regionale raggiunse il 2. seggio
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
152
Fig. 72: Senato 1948 - risultatiTrentino Aldto Adige
Nelle successive elezioni regionali e provinciali del 28 novembre 1948, la SVP riuscì ad affermare
la propria posizione con 107.249 voti, pari al 67,60 % e 13 seggi su 20 nel Consiglio provinciale
dell’ Alto Adige.
3.4.4 Le elezioni dal 1953 al 1987
Nelle elezioni del 1948 la SVP riuscì a porre le basi per la rappresentanza dei sudtirolesi nel
Parlamento. Per questo motivo abbiamo scelto di illustrare in modo così dettagliato i relativi
risultati elettorali. I successivi turni elettorali si sono basati su quel risultato e, fino all’inizio degli
anni 90, si sono svolti secondo il medesimo sistema. Riportiamo quindi in modo sintetico i relativi
risultati. Una panoramica più complessiva può essere rinvenuta nel capitolo 3.10 (sulle elezioni dal
1921 – 2008). Le modifiche dei collegi senatoriali del 1992 e del sistema elettorale del 1993 hanno
portato a nuove conseguenze, che saranno oggetto di una specifica analisi.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
153
3.4.4.1 Le elezioni politiche del 1953
La SVP scivola in Provincia di Bolzano per la Camera sulla soglia del 60 per-cento, ma riesce
comunque a confermarsi. Al Senato raggiunge il 63.6 %. Nella Regione la SVP raggiunge alla
Camera il 28,3 %, al Senato il 28,4 %, riuscendo a confermare il numero di cinque mandati.
Vengono eletti i Deputati Karl Tinzl, Toni Ebner e Otto von Guggenberg, ed i Senatori: Karl von
Braitenberg e Josef Raffeiner. Dal gruppo di lingua italiana anche Angelo Facchin (DC).
3.4.4.2 Le elezioni politiche del 1958
La SVP aumenta leggermente. Nel 1957 Silvius Magnago, con il „Putsch der Radikalen“ (golpe dei
Radicali) (Pallaver 2007) 302 esonera la guida cittadino-liberale e riunisce i sudtirolesi con una
manifestazione di massa al Sigmundskron e con il „Los von Trient“. La SVP raggiunge alla Camera
il 60.8 % nella provincia di Bolzano ed il 29,3 % nella Regione. Al senato la SVP raggiunge il 65 %
in Provincia di Bolzano e 30,5 % nella Regione, dove riesce a migliorare il risultato. La SVP si
presenta per la prima volta nel 1958 (e nel 1963) anche nel collegio trentino di Pergine-Valsugana,
ma non nei rimanenti collegi del Trentino. Questo comporta una prima piccola differenza di 4.000
voti SVP tra il risultato regionale e quello provinciale.
Vengono eletti i Deputati: Toni Ebner, Roland Riz e Karl Mitterdorfer, ed i Senatori: Luis Sand e
Karl Tinzl. Della comunità di lingua italiana viene eletto il Deputato Alcide Berloffa (DC) e dal
1962 il Senatore Candido Rosati (DC), che poté succedere nella carica.
3.4.4.3 Le elezioni politiche del 1963
La SVP scivola per la prima volta sotto al 60%, sia nella Camera dei deputati (con 56,6 %) che al
Senato (con 57,3 %). Nella Regione raggiunge il 27,9 % alla Camera ed il 27,0 % al Senato. Al
putsch dei radicali nel 1957, aveva fatto seguito nel 1961 il putsch della ricostruzione (Aufbau).
L’Aufbau guidato dai settori dell´economia critica il primato della politica popolare e la fuoriuscita
della SVP dal governo regionale, così come gli attentati degli anni 60.303 Contro la SVP si presenta
al Senato Josef Raffeiner, che in passato era stato segretario regionale della SVP (1945-47) e
senatore SVP (1948-58). Su una lista con il simbolo del castello Tirol, in connessione con il PLI
(Partito Liberale Italiano) egli raggiunge per il Senato in Provincia di Bolzano 15.200 voti e circa il
8%. Per la Camera sono state consegnate in provincia di Bolzano quasi 3.000 schede bianche in più
rispetto agli anni precedenti. Raffeiner non entra al Senato, ma un anno dopo, alle elezioni del 15
302 Pallaver, G. (2007), p 595. 303 Pallaver, G. (2007), p 595.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
154
novembre 1964, con il suo „Tiroler Heimatpartei“ riesce ad entrare nel Consiglio provinciale di
Bolzano e nel Consiglio Regionale, anche se con solo il 2,4 % e 5.258 voti. Era questa la prima
opposizione tedesca, destinata però a fallire presto.
La SVP conferma cinque parlamentari, ed elegge i Deputati: Karl Vaja, Karl Mitterdorfer e Hans
Dietl, ed i Senatori: Luis Sand e Hans Saxl; della comunità italiana sono eletti i Deputati Alcide
Berloffa (DC) e il Senatore Candido Rosati (DC).
3.4.4.4 Le elezioni politiche del 1968
Dopo la scissione a destra, nel 1966 ha fatto seguito una scissione a sinistra, che alla fine porta alla
candidatura del partito fondato da Egmont Jenny il „Sozialen Fortschrittspartei“ (SFP). Questo
riesce a conquistare oltre 5.500 voti in provincia e quasi 6.000 nella regione. La SVP rimane quindi
nella provincia di Bolzano sotto la soglia del 60% con il 58,5% alla Camera ed il 54,3% al Senato.
Dal 1968 la SVP si candida sempre in tutti i collegi senatoriali del Trentino, nella gran parte dei casi
con il PPTT, dopo PATT. Nella regione raggiunge esattamente il 30 % alla Camera e per il Senato.
La SVP in quest’anno si candida anche al di fuori della regione al fine di appoggiare dei candidati lì
presenti, per la Camera nelle Province di Trieste, Brescia e Bergamo. In Trieste raggiunge 2.836
voti (quasi tutti nell’area urbana), a Brescia 466 e a Bergamo 571 voti, che fanno lievitare il
risultato regionale di 149.118 voti a 152.991 voti a livello statale.
Sono eletti i Deputati: Karl Mitterdorfer, Roland Riz e Hans Dietl, ed i Senatori: Peter Brugger e
Friedl Volgger.
3.4.4.5 Le elezioni politiche del 1972
Il Deputato SVP Hans Dietl dopo il suo voto contrario al pacchetto alla Camera nel 1971 è stato
escluso dalla SVP304 e si candida con il „Wahlverband der Unabhängigen“ (WdU) sulla lista di
opposizione „Tirol“ al Senato e raggiunge a livello regionale 27.762 voti, che ha sottratto in gran
parte alla SVP. Si tratta della prima volta che la SVP scende sotto la soglia del 50% al Senato e
raggiunge il 47,4% dei voti a livello provinciale e il 24,5% a livello regionale. Dietl riesce a
raggiungere un risultato di rispetto, ma non un mandato a Roma Il WdU candida soltanto al Senato,
facendo sì che la SVP raggiunge alla Camera il 59% a livello provinciale ed il 30,1 % a livello
regionale.
304 Peterlini, H.K. (2007a), p 345-358.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
155
Vengono eletti i Deputati: Roland Riz, Karl Mitterdorfer e Hans Benedikter, ed i Senatori: Peter
Brugger e Karl Zanon. Della comunità italiana sono eletti: il Deputato Alcide Berloffa (DC) e il
senatore Candido Rosati (DC).
3.4.4.6 Le elezioni politiche del 1976
Il Partito socialdemocratico, Sozialdemokratische Partei Südtirols (SPS) 305 fondato da Hans Dietl
candida come partito di opposizione tedesco e raggiunge alla Camera circa 6.000 voti e al Senato
circa 5.500. La SVP si riprende e raggiunge in provincia di Bolzano alla Camera quasi la soglia del
60 % (59.61%) mentre la supera al Senato con il 60,05 %. Nella Regione conquista il 32,5 % alla
Camera e 33,4 % al Senato.
Sono eletti i Deputati: Roland Riz, Hugo Gamper e Hans Benedikter, ed i Senatori: Karl
Mitterdorfer e Peter Brugger.
3.4.4.7 Le elezioni politiche del 1979
I tirolesi del Trentino registrano con il Partito Popolare Trentino Tirolese (PPTT) un successo
strepitoso ottenendo l’opportunità di conquistare per la prima volta un senatore. Con un numero di
voti mai raggiunto fino ad allora, 174.219 in provincia di Bolzano (62,9 %) 204.899 nella Regione
(35,8 %) alla Camera la SVP in collaborazione con il PPTT raggiunge il suo maggior risultato
conquistando per la prima volta quattro deputati per la SVP. Per il Senato la SVP in provincia di
Bolzano raggiunge 145.431 voti (63.4%) e nella Regione con il PPTT 172.582 (35.9 %). Oltre ai
due senatori della SVP con Sergio Fontanari è stato per la prima volta eletto un senatore del PPTT.
Il PPTT riesce a conquistare il suo primo seggio al Parlamento nel collegio Pergine-Valsugana e
riesce a confermarlo nel 1983.
L’opposizione tedesca in provincia di Bolzano, la SFP, candida solo al Senato un repubblicano
(PRI), ma con i suoi circa 3.500 voti della coalizione non riesce più a far male alla SVP.
Dalla provincia di Bolzano sono eletti i Deputati: Roland Riz, Hans Benedikter, Hugo Gamper e
Hubert Frasnelli; dopo la morte di Gampers Tod subentra nel settembre 1979 Michl Ebner. Come
Senatori sono eletti: Karl Mitterdorfer e Peter Brugger.
305 Peterlini, H.K. (2007a), p 376-393.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
156
3.4.4.8 Le elezioni politiche del 1983
Il PPTT-UE si candida separatamente alla Camera, in concorrenza alla SVP, e raggiunge a livello
regionale 18.656 voti. Inoltre alla Camera si candida la lista di opposizione tedesca Süd-Tirol e
raggiunge 12.270 voti a livello regionale. La SVP scivola alla Camera a 168.123 voti e raggiunge il
59,6 % su base provinciale, e 184.940 e quindi 32,4 % a livello regionale. Il quarto mandato
conquistato nel 1979 non viene riconfermato. Al Senato la SVP nel Trentino si candida con il
sostegno della PPTT-UE. Nella Provincia di Bolzano raggiunge 142.480 voti (63,2 %), nella
Regione 157.444 (33,7 %). Essa confermò i due mandati al Senato e quello del tirolese trentino
Fontanari.
Nella provincia di Bolzano vennero eletti nella SVP: i Deputati Roland Riz, Hans Benedikter e
Michl Ebner, nonché i Senatori Karl Mitterdorfer e Peter Brugger, che morì il 6 aprile 1986. Della
comunità italiana venne inoltre eletto il Deputato Valentino Pasqualin (DC).
3.4.4.9 Le elezioni politiche del 1987
Il numero degli aventi diritto al voto alla Camera aumentò da 327.772 (1983) a 338.515. Il numero
di voti validi in provincia di Bolzano aumentò di oltre 23.000 unità, da 282.205 a 305.662. Il
medesimo fenomeno era riscontrabile in modo minore anche al Senato. Si candidarono anche i
Verdi/Grünen che raggiunsero alla Camera 12.700 (4,15 %) in provincia di Bolzano e 28.138 voti
(4,6 %) nella Regione. Al Senato candidarono insieme ai partiti socialisti PSI, PSDI, ed i radicali
raggiungendo nella Regione 58.501 voti ed il 11,74 %. Anche il Wahlverband des Heimatbundes
(WdH) creò difficoltà alla SVP. Esso raggiunse 10.897 (3,57 %) in provincia di Bolzano e nella
Regione 11.287 voti (1,85 %). Nonostante ciò la SVP riuscì ad imporsi con 178.172 voti per la
Camera in provincia di Bolzano subendo solo lievi perdite percentuali (da 59,6 a 58,3 %). Nella
Regione raggiunse per la Camera 202.022 (33,05 %). Per il Senato la SVP riuscì a conquistare più
voti assoluti che non alla Camera, ovvero 146.580 in provincia di Bolzano e 171.539 nella Regione,
ma comunque scivolando in termini percentuali in provincia di Bolzano dal 63,2 al 60 %, e nella
regione da 33,7 a 34,4 %, perdendo quindi il seggio senatoriale dei tirolesi del Trentino.
Gli eletti della SVP in provincia di Bolzano: i Deputati Michl Ebner, Ferdinand Willeit e Hans
Benedikter, ed i Senatori: Roland Riz e Hans Rubner. Della comunità italiana: i deputati Andrea
Mitolo (MSI-DN), sostiuito per decesso il 21 agosto 1991 da Diego Senter (MSI-DN), Gianni
Lanzinger (Verdi-Grüne) ed il Senatore Lionello Bertoldi (PCI, dal 1991 PDS).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
157
3.5 La nuova distribuzione dei collegi del Senato nella Regione
3.5.1 La misura 111 del pacchetto Südtirol
L‘art 57 della Costituzione italiana prevede (sin dal 1963) che nessuna Regione ad eccezione
dell’Aosta e del Molise possa avere meno di sette senatori. Fino al 1992 i senatori nella Regione del
Trentino-Südtirol sono stati eletti in due collegi in provincia di Bolzano e quattro collegi nel
Trentino. Il settimo seggio è assegnato con il sistema proporzionale. La suddivisione da due a
quattro non corrispondeva al rapporto della popolazione dell’Alto Adige e del Trentino, anche se il
Trentino aveva una popolazione leggermente superiore. L’unico censimento cui si poteva fare
riferimento dopo la seconda guerra mondiale era quello del 1936. Questo prevedeva un rapporto da
44,6 a 55.4 % a favore del Trentino. Da ciò risulta, riferito a sei mandati, 2,67 per il Südtirol e 3,32
per il Trentino, con arrotondamento quindi tre a tre. Da un punto di vista prettamente matematico, i
sei seggi sarebbero dovuti essere distribuiti nella misura di tre a tre. Il rapporto della popolazione si
è assestato in seguito su 50 a 50 % ed è ora quasi identica (2010 circa 500.000 abitanti in ogni
provincia).
Tab. 13: La popolazione del Südtirol e del Trentino
Anno Südtirol % Trentino % totale
1936 298.290 44,6% 370.739 55,4% 669.029 Nessun rilevamento 1951 333.900 45,8% 394.704 54,2% 728.604 1961 373.863 47,6% 412.104 52,4% 785.967 1971 414.041 49,2% 427.845 50,8% 841.886 1981 430.568 49,3% 442.845 50,7% 873.413 1991 440.508 49,5% 449.852 50,5% 890.360 2001 462.999 49,3% 477.017 50,7% 940.016
Fonte: ASTAT, Peterlini O. (1996a, it) p. 165, (2000d, it) p.153. Nel pacchetto per l’Alto Adige, che era stato concordato dall’Austria e dall’Italia nel 1969, oltre
alle modifiche allo Statuto di autonomia e alle disposizioni di attuazione, erano contenuti anche dei
provvedimenti, che sarebbero dovuti essere attuati con legge. Tra queste la misura 111 del
Pacchetto recitava: "Modifica delle circoscrizioni elettorali per le elezioni del Senato, allo scopo di
favorire la partecipazione al Parlamento dei rappresentanti dei gruppi linguistici italiano e tedesco
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
158
della Provincia di Bolzano, in proporzione alla consistenza dei gruppi stessi (modifica della legge
27 febbraio 1958, n. 64)."306
In virtù del fatto che fino alla riforma della legge elettorale del 1993 la distribuzione dei seggi a
livello regionale avveniva su base proporzionale (così previsto dalla legge per la Camera e, di fatto,
per quanto attiene il Senato nel collegio di Bressanone), la distribuzione secondo le Provincie
diventa una mera rappresentazione statistico-empirica, che non trova nessuna legittimazione nella
legge elettorale. Fino al 1993 e nuovamente dal 2006, nella Camera dei deputati i candidati sono
eletti sulla base di liste elettorali regionali con il sistema proporzionale. Fino al 1993 era in vigore il
sistema delle preferenze, che faceva sì che i seggi spettanti ad ogni singola lista sulla base dei voti
ottenuti venissero assegnati a quei candidati con il maggior numero di preferenze.
In conformità a questo sistema delle preferenze i candidati della comunità del Trentino (quasi
esclusivamente italiana) erano avvantaggiati in rispetto ai candidati italiani dell’Alto Adige. In Alto
Adige infatti la comunità italiana era molto più esigua e non rappresentava neanche un terzo della
popolazione complessiva. All’interno dei partiti italiani pertanto i voti di preferenza espressi dagli
italiani in Trentino, ovviamente, superavano di regola quelli degli italiani in Alto Adige. Dei 10
seggi alla Camera spettanti alla Regioni, tre venivano di regola conquistati dalla SVP in provincia di
Bolzano, che corrispondeva grossomodo al terzo rappresentato dalla comunità di lingua tedesca in
tutta la regione. I restanti seggi andavano con qualche eccezione in Trentino.307
Fino al 1991 alle elezioni per la Camera era possibile esprimere più preferenze. Soltanto con un
referendum del 9 giugno 1991 il numero delle preferenze è stato ridotto ad uno al fine di evitare
problemi in sede di conteggio dei voti.
Nonostante la maggioranza degli italiani nel Trentino e la loro possibilità di imporre i propri
candidati attraverso le preferenze, in provincia di Bolzano dal 1948 al 1987, in sette su dieci tornate
elettorali è stato eletto un rappresentante della comunità italiana, nel 1987 addirittura due (Tab. 38).
Per il Senato erano previsti dei collegi, ma come esplicato i candidati venivano eletti soltanto
quando raggiungevano il 65% dei voti. Questo ha significato che, di fatto, per il Senato era previsto
il sistema proporzionale su base regionale, ma non attraverso le preferenze bensì attraverso i
candidati presentati nei collegi uninominali. In virtù del fatto che i collegi nel Trentino erano
quattro e in provincia di Bolzano soltanto due, e che in questi i candidati della SVP riuscivano ad
imporsi con una maggioranza schiacciante, per gli italiani del Alto Adige rimaneva soltanto la
speranza per il settimo seggio senatoriale. Una volta sottratti tutti i voti raggiunti dai senatori nei
rispettivi collegi, i voti rimanenti delle singole liste venivano sommati a livello regionale. I seggi
306 Peterlini, O. (1996a, it), p 270; (2000), p 264. 307 Cfr. 3.10.2 I parlamentari dell’Alto Adige dal 1921 al 2013 e Tab. 43.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
159
venivano distribuiti su base proporzionale. Di fatto si trattava di sei dei sette seggi regionali al
Senato. Nonostante ciò i rappresentanti italiani dell’Alto Adige sono stati in grado di conquistare
per quattro volte un seggio al Senato (Tab. 38).
La misura 111 del pacchetto aveva il fine di favorire la partecipazione dei rappresentanti di lingua
italiana e tedesca della comunità di Bolzano al Parlamento in virtù del loro peso attraverso una più
equa distribuzione dei sei collegi tra le Provincie.
3.5.2 Le trattative per l’applicazione della misura 111 del Pacchetto
Durante le trattative per l’applicazione del pacchetto per l’Alto Adige del 969, le quali come è noto
si sono protratte dall’approvazione dello Statuto di autonomia nel 1972 al 1992, la SVP ha richiesto
anche l’applicazione della misura 111.
Negli anni 70 il Governo italiano ha presentato diverse proposte. Esse partivano dall’istituzione di
un terzo collegio in provincia di Bolzano, che avrebbe dovuto ricomprendere esclusivamente la
comunità di lingua italiana, fino ad una clausola secondo la quale alla comunità di lingua italiana
della Provincia di Bolzano era da garantire un seggio al Senato. Per la SVP queste proposte erano
impossibili da accogliere. La SVP ha salutato con favore nell’ottobre del 1975 la volontà del
Governo, di ridisegnare i collegi senatoriali nelle Provincie di Bolzano e Trento, ma ha criticato il
disegno del collegio di Bolzano: l’individuazione territoriale dei collegi della Provincia di Bolzano
non era ammissibile, secondo la SVP, e contrastava con ogni ragionamento logico nonché con
l’unità territoriale, dichiarava la direzione del partito il 17 ottobre 1975.308 Il Governo ha presentato
nel 1976 un disegno di legge (Cossiga) e nel 1979 un altro ancora (Rognoni), ma la delimitazione
territoriale dei collegi non ha mai incontrato l’assenso della SVP.
Il 26 aprile 1988 il Presidente della SVP Silvius Magnago durante un colloquio con l’allora
Presidente del Consiglio Ciriaco De Mita, richiese non solo l’emanazione delle norme di attuazione
ancora aperte, anche quelle misure che erano da emanare con legge ordinaria. Tra queste la misura
111 del pacchetto.309 Le trattative erano ormai in una fase decisiva e il Governo presentò la
seguente proposta:
il collegio di Bolzano: il Comune di Bolzano e una parte delle comunità della Bassa Atesina, ovvero
Laives, Bronzolo, Ora, Montagna, Egna, Anterivo, Trodena e Salorno sulla sponda sinistra
dell’Adige, e i Comuni di Vadena, Magrè e Cortina all’Adige sulla sponda destra dell’Adige.
308 Peterlini, O. (1988c, de), 1. e 2. parte. 309 Peterlini, O. (1988c, de), 1.parte, p 1.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
160
Il collegio di Merano: i Comuni (della Bassa e dell'Otradige) di Cortaccia, Termeno, Caldaro,
Appiano e tutti i Comuni della Valle dell’Adige di Andriano, Terlano e San Gennesio verso
occidente fino al Burggraviato e l’intera Val Venosta.
Il collegio di Bressanone: il Comune di Aldino (della Bassa) e i Comuni di Nova Ponente, Aldino,
Nova Levante, Renon e Sarentino, tutti i Comuni dei territori dello Sciliar, la valle dell’Isarco, la
Pusteria, Gardena e Badia.
La proposta mirava quindi alla creazione di un collegio artificiale per Bolzano, senza tener conto
della ubicazione territoriale, con l'obiettivo di raggruppare i comuni prevalentemente italiani in un
collegio.
3.5.2.1 Le proposte di Cossiga/Rognoni in una simulazione
Sulla base di una simulazione elettorale310 con i risultati elettorali per il Senato del 1987, emerge il
quadro seguente: la SVP avrebbe, nei collegi di Bressanone e Merano, superato abbondantemente il
quorum del 65% (Bressanone 74,7% e Merano 70,8%). In questo modo la SVP avrebbe conquistato
due mandati diretti, ma tutti i voti rimanenti non sarebbero più stati disponibili in questi due collegi
per una distribuzione proporzionale su base regionale. Ciononostante, sulla base dei resti nel
collegio di Bolzano Bassa Atesina e del collegio del Trentino la SVP avrebbe conquistato, seppur in
maniera risicata, un terzo mandato.
La simulazione dimostra come sarebbe avvenuta la distribuzione dei seggi nella Regione: i collegi
di Bressanone e Merano sarebbero stati assegnati direttamente alla SVP. Tutti gli altri voti, anche
quelli dei candidati non eletti, non avrebbero più avuto alcun peso in sede di un ulteriore conteggio.
La stessa sorte non avrebbe invece riguardato i resti degli altri partiti negli altri quattro collegi.
Questi venivano infatti divisi secondo il sistema D’Hondt con 1, 2, 3 e avrebbero prodotto il
risultato riportato nella tabella 11. I cinque seggi del sistema proporzionale vengono quindi così
distribuiti: tre alla DC, uno ai Laici e un ulteriore seggio alla SVP. I voti di resto della SVP
provenivano per 20.000 dal collegio di Bolzano, per 25.000 dal Trentino. La simulazione elettorale
si basa sulla proposta di Governo di Cossiga e Rognoni.
310 Peterlini, O. (1988c, de), 1. Teil, p 4.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
161
Tab. 14: Proposte Cossiga Rognoni in una simulazione con risultati elettorali 1987
Mandati diretti nei collegi del Südtirol: (sopra 65 %) PCI
% seggi
SVP % seggi
MSI % seggi
Laici* % seggi
DC % seggi
Bressanone 1,4 - 74,7 1 3,2 - 3,8 - 5,4 -
Merano 2,7 - 70,8 1 5,6 - 4,9 - 4,5 -
Bolzano 11,2 - 23,9 - 23,2 - 14,8 - 5,1 -
Nella provincia di Bolzano sono stati raggiunti due mandati diretti. Per la distribuzione proporzionale non vengono considerati i voti di Merano e Bressanone.
Mandati diretti nei
collegi del Trentino
Niente mandati diretti
Trento In nessuno dei tre collegi trentini è stata raggiunto il quorum di 65 %.
I voti dei partiti vengono computati ai fini della distribuzione proporzionale
Rovereto
Pergine
Distribuzione
proporzionale dei 5
seggi rimanenti: Somma dei resti divisi con 1, 2, 3 etc
PCI Voti. Seggi
SVP Voti Seggi
MSI Voti. Seggi
Laici* Voti. Seggi
DC Voti .Seggi
:1 42.343 - 45.091
1
30.073 51.106 1 132.291 1
:2 21.166 - 22.545 - 15.036 25.333 - 66.145 1
:3 14.111 - 15.030 - 10.024 17.035 - 44.097 1
*Laici: PSI-PR-PSDI-Verdi Fonte: Elaborazione propria dei dati del 1987, in Peterlini O. (1988c, de), 1. parte, p.4. Bisogna inoltre considerare che tra i gruppi che vincono, SVP a parte, nessun candidato sarebbe
stato espressione del collegio di Bolzano, bensì nell‘ordine: Riva (DC), Rovereto (DC), Trento
(Laici), Bolzano (SVP), Trento (DC). L’obiettivo, quindi, di far eleggere un senatore italiano a
Bolzano, non verrebbe raggiunto. Ma anche il successo della SVP sarebbe assicurato solo con la
medesima frammentazione dei partiti italiani e dipende dal vantaggio della SVP di 2.700 voti
rispetto al PCI.
Perché il Governo ha tuttavia presentato una proposta che non era in grado di raggiungere
l’obiettivo di far eleggere un senatore, nonostante l’esatto disegno dei confini del collegio? La
proposta risiede nel fatto che le proposte di Cossiga e Rognoni si basavano sui risultati elettorali del
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
162
1972. La comunità italiana aveva infatti raggiunto attraverso la DC un seggio sicuro in provincia di
Bolzano. Attraverso la tripartizione dei voti italiani su DC, MSI e Lista Laica questo è il risultato,
come dimostrato nella simulazione del 1987, che viene raggiunto.
3.5.2.2 Le proposte Dragogna:
Nel 1988 l’avvocato di Bolzano Sergio Dragogna riceve dal capo di gabinetto del Governo il
mandato di elaborare delle proposte per l’attuazione della misura 111 del pacchetto. Il mandato era
chiaro: elaborare proposte che avrebbero garantito l’elezione di un senatore italiano in provincia di
Bolzano. Dragogna elabora due proposte:
1) nella prima proposta Dragogna conserva i quattro collegi nel Trentino e disegna per l’Alto Adige
un unico collegio nel quale dovevano essere eletti tre senatori. L’elezione in provincia di Bolzano
sarebbe dovuta avvenire in modo simile a quanto previsto dalla legge costituzionale del 1962 (legge
n. 1651 del 25 novembre 1962) per le elezione del Senato nel collegio di Trieste. I tre senatori
riservati alla Provincia di Bolzano avrebbero dovuto essere eletti sulla base di "candidature
individuali" in un sistema proporzionale puro, senza possibilità di collegamento tra le liste. I
candidati avrebbero dovuto dichiarare la propria appartenenza linguistica. Nel caso in cui i tre seggi
fossero andati ad un’unica comunità linguistica, l’ultimo degli eletti avrebbe dovuto cedere il posto
a quel candidato dell’altra comunità linguistica con il maggior risultato elettorale.
Questo sistema avrebbe garantito l’elezione di un italiano. Questa garanzia sarebbe andata però
oltre la misura 111 del pacchetto, dove si parla di favorire e non di garantire. Sarebbe inoltre stata
necessaria una legge costituzionale per ancorare il principio secondo il quale un candidato con più
voti deve lasciare il passo ad un altro candidato. La proposta si basava, inoltre, su una distribuzione
iniqua dei collegi, ovvero tre per Bolzano e quattro per Trento, senza tenere in considerazione la
popolazione nelle due Province.
2) la seconda proposta di Dragogna si basa, in sostanza, sulle proposte governative
(Cossiga/Rognoni), disegnando un collegio senatoriale per Bolzano ancora più forte per quanto
attiene la comunità italiana. Secondo Dragogna questo collegio avrebbe dovuto comprendere
soltanto le città di Bolzano e Laives, così come i Comuni di Bronzolo e Vadena. Dragogna lascia
aperta l’ipotesi di includere eventualmente Salorno, Cortina all’Adige e la frazione di Laghetti
(senza Egna). I partiti avrebbero dovuto candidare in tutti e tre i collegi al fine di “evitare accordi
elettorali”. Similmente alla clausola di un ladino nel Consiglio regionale e provinciale, Dragogna
prevede una clausola di garanzia a favore della comunità di lingua italiana. Anche questa proposta
conserva quattro collegi per il Trentino e tre per l’Alto Adige.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
163
Contro queste due proposte si obbiettò che la clausola di garanzia andava ben oltre a quanto
previsto e auspicato dalla misura 111 del pacchetto, che intendeva favorire e non garantire
l’elezione sulla base del rapporto tra i gruppi linguistici. Entrambe le proposte contraddicevano
inoltre una distribuzione equa dei collegi senatoriali sulla base della popolazione, che ricade va
quasi esattamente per metà nella provincia di Bolzano e per metà nella provincia di Trento. Inoltre,
non solo la SVP ma anche esponenti del Governo della Democrazia Cristiana (DC) temevano che a
Bolzano potesse essere eletto un candidato del Movimento Sociale Italiano (MSI).311
3.5.2.3 Le proposte di emendamento della SVP
Già prima delle proposte di Cossiga (1976) e Rognoni (1979) la SVP aveva presentato le proprie
prosposte per quanto atteneva i collegi senatoriali. Il segretario della SVP Silvius Magnago le aveva
esposte in una sua lettera del 17.10.1975 al Presidente della Commissione dei Sei e dei Dodici, che
aveva il compito di attuare l‘autonomia, Alcide Berloffa:312
a) disegnare il collegio di Bolzano in modo tale da ricomprendere tutta l’area di Bolzano, incluso
Nova Ponente, Nova Levante, Cornedo, Renon e Sarentino, e tutta la Bassa Atesina. Il partito era
dell’idea che questa ripartizione dovesse considerare anche la parità geo-economico-sociale dei
collegi. In virtù della capitale provinciale Bolzano, di maggioranza italiana, anche il collegio
sarebbe stato di maggioranza italiana e avrebbe seguito quindi la misura 111 del pacchetto. Tuttavia
la SVP era al corrente del fatto che con i suoi 34 per-cento di voti (nel 1987) – in virtù della
frammentazione dei partiti italiani – avrebbe avuto buone possibilità di conquistare il seggio.
b) la seconda proposta della SVP prevede che il collegio di Bolzano avrebbe dovuto ricomprendere,
oltre alla capitale della provincia, anche le comunità della Bassa Atesina e dell‘Oltradige, al fine di
non separare un territorio unitario.
3.5.2.4 La distribuzione linguistica nelle diverse ipotesi
Tutte e tre le ipotesi, la proposta governativa e le due proposte della SVP, erano ispirate alla finalità
della misura 111 del pacchetto, ovvero prevedere una modifica dei collegi al fine di favorire una
partecipazione proporzionale dei gruppi linguistici nel Parlamento in virtù della loro consistenza.
Tutte e tre le ipotesi rispondevano quindi a questo requisito:313
1. proposta governativa: italiani 68%, tedeschi 30%
2. proposta SVP area Bolzano: italiani 58%, tedeschi 39%
311 Peterlini,O. (1988c, de), 1. parte, p 8. 312 Peterlini, O. (1988c, de), 1. parte, p 8. 313 Istituto provinciale di statistica ASTAT (ed) (1987), p 70 seg., sulla popolazione maggiorenne, 31.12.1986,
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
164
3. proposta minima SVP con Bolzano, la Bassa Atesina, l’Oltradige: italiani 60%,
tedeschi 38%
3.5.2.5 La delibera della direzione del partito del 30 maggio 1988
La Direzione della SVP si è confrontata in modo approfondito con il documento di lavoro di
Peterlini314 facendo proprie le proposte qui di seguito descritte.
Per l’attuazione della misura 111 del pacchetto si sarebbe dovuto prendere in considerazione di
utilizzare il settimo seggio senatoriale „fluttuante“ e di favorire, attraverso un meccanismo ad hoc,
in sede di distribuzione dei resti l’elezione di un italiano dalla provincia di Bolzano. In questo caso
l’elezione di un terzo senatore della SVP sarebbe potuta avvenire in modo del tutto naturale. Per gli
italiani avrebbe potuto essere inserita una clausola di garanzia che riservasse il settimo seggio
senatoriale alla comunità di lingua italiana nel caso in cui nella provincia di Bolzano non dovesse
avvenire l’elezione di un italiano. A differenza delle proposte di Dragogna questa clausola di
garanzia faceva riferimento al settimo seggio e non al terzo della provincia di Bolzano. La clausola
andava quindi oltre la disposizione della misura 111 del pacchetto, offrendo una garanzia doppia
agli italiani dell’Alto Adige ma eliminando i privilegi della provincia di Trento.
La decisione della Direzione del partito fu ulteriormente confermata all’unanimità a seguito di una
ulteriore discussione e dopo un’esamina di emendamenti del deputato Roland Riz.
3.5.2.6 La nuova proposta di legge Gava
Il nuovo disegno di legge elaborato nel giugno del 1988 con il Governo di Ciriaco De Mita (1988-
1989) ad opera del Ministro degli interni Antonio Gava per l’attuazione della misura 111 del
pacchetto315 corrispondeva in sostanza alle richieste avanzate dalla Direzione del partito, in
particolare per quanto atteneva la composizione omogenea del collegio di Bolzano. I parlamentari
della SVP avevano raggiunto questa composizione durante delle trattative con il Segretario di Stato
Giorgio Postal.
Il nuovo collegio Bolzano-Bassa Atesina avrebbe dovuto, accanto alla città di Bolzano,
comprendere l’intera Bassa Atesina e l’Oltradige e inoltre i comuni a prevalenza tedesca quali
Meltina, Nova Levante, Nova Ponenete, Renon, San Gennesio, Sarentino, Terlano e Cornedo.
La norma di favore: qualora una comunità linguistica non dovesse essere rappresentata, si doveva
procedere a dichiarare proprio quel candidato che in uno dei collegi della provincia di Bolzano
314 Peterlini, O. (1988c, de), 1. parte, p 11. 315 Ddl. Gava, Vassalli, Maccanico, n. 1163, del 28. giugno 1988.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
165
avrebbe ottenuto il numero maggiori di voti e facente parte di una lista che aveva ottenuto almeno
un seggio nella Regione.
Anche questo disegno di legge rimase tuttavia una mera proposta. Il Governo De Mita rimase in
carica soltanto un anno e tre mesi, fino al luglio 1989, in carica. Seguirono due governi con Giulio
Andreotti Presidente di Consiglio, legislature VI e VII.
Fig. 73: Misura 111 del Pacchetto
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
73
Misura 111 del Pacchetto
• Art. 57 Cost. (dal 1963):
ogni Regione ha almeno sette Senatori, Molise ne
ha 2, Aosta 1
• Fino al 1992: due collegi
senatoriali per l’Alto
Adige, quattro per il Trentino
• Il settimo seggio
assegnato secondo
Proporz regionale
• Questo non corrispondeva
alla proporzione della popolazione tra l’Alto Adige e
il Trentino
• Dal punto di vista aritmetico i
seggi dovevano essere 3 a 3
• La misura 111 del Pacchetto
prevedeva un terzo seggio
per l’Alto Adige
• Nel 1991 entrò in vigore la
nuova norma
3.5.3 La svolta e la legge per la nuova distribuzione
Soltanto nel 1991, con il VII. Governo di Giulio Andreotti si arrivò ad una svolta. Con legge del 30.
dicembre 1991, n. 422 la modifica dei seggi senatoriali è finalmente entrata in vigore. L’unico
articolo 1 prevede che i collegi per le elezioni del Senato della Repubblica nella Regione Trentino-
Alto Adige sono costituiti sulla base dei confini territoriali così come descritti nella tabella allegata.
La tabella riporta tre collegi (Trento, Rovereto e Pergine-Valsugana) con le corrispondenti comunità
per il Trentino e tre collegi per l’Alto Adige (Bolzano, Merano e Bressanone).
Il collegio Bolzano ricomprende in modo compatto tutte le 14 comunità della Bassa Atesina, da
Laives e Vadena fino a Salorno, i due comuni dell‘Oltradige, Caldaro e Appiano, il Comune di
Bolzano e, a nord di Bolzano, il comune di Cornedo. Complessivamente quindi 18 Comuni. Il
collegio consiste quindi per due terzi di popolazione italiana e per un terzo di popolazione tedesca,
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
166
ma era comunque più omogeneo rispetto alle proposte precedenti. La SVP si dichiarò quindi
d’accordo.
3.5.4 Le ripercussioni sulle elezioni per il Senato del 1992 e i risultati alla
Camera dei Deputati
Per la prima volta quindi, alle elezioni del Parlamento del 5 aprile 1992, in provincia di Bolzano
furono tre collegi senatoriali così come anche nel Trentino. A parte gli interetnici Verdi/Grünen non
si presentò nessuna lista di opposizione tedesca, nè alla Camera nè al Senato. La SVP non riuscì a
ripetere il suo risultato del 1987 (34.4% nella Regione e 60% in provincia di Bolzano), ma ottenne
comunque un risultato di tutto rispetto, pari al 31,6 per-cento su base regionale e al 57,2 per-cento
in provincia di Bolzano. Come era da prevedersi, la SVP riuscì a superare per la prima volta in
maniera abbondante il quorum del 65% conquistando i mandati diretti, nel nuovo collegio Meran
con il 70,03% (per la prima volta) e nel collegio Bressanone con il 75,75%. Questi collegi
comprendono in via maggioritaria una popolazione di lingua tedesca.
Nel nuovo collegio Bolzano-Bassa Atesina la situazione era invece molto incerta. La popolazione
del collegio si compone, come previsto, in gran parte da appartenenti alla comunità italiana.
Per la SVP si candidava Karl Ferrari. Egli ottenne 30.443 voti, che corrispondevano al 31,10%.
Anche nel collegio per il Senato non si candidarono partiti di opposizione tedeschi, il cui sostegno
indiretto Karl Ferrari avrebbe potuto assicurarsi, ad eccezione dei Verdi-Grünen. I voti italiani
invece si distribuirono su una serie di partiti italiani. Il partito nazionale di destra, Movimento
Sociale Italiano-Destra Nazionale (MSI-DN), raggiunse 15.622 e quindi il maggior numero di voti,
conquistando il 15,96%, seguito dalla DC con 12.557 ed il 12,83%, i Verdi-Grünen con 11.307 e
11,55%, il PSI con 9.839 voti ed il 10,05%. Gli altri voti sono riportati nella tabella 12. Tuttavia la
SVP non riescì a conquistare il mandato in quanto non raggiunse il quorum necessario del 65 per-
cento (cosa che non avrebbe comunque potuto fare).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
167
Tab. 15: Senato 5. Aprile 1992 - Collegio Bolzano Bassa Atesina
Liste Voti %
SVP – Karl Ferrari im Verhältniswahlsystem eletto 30.443 31,10
MSI-DN 15.622 15,96
DC 12.557 12,83
FED.DEI VERDI 11.307 11,55
PSI 9.839 10,05
SENZA CONFINI 6.036 6,17
LEGA NORD 4.917 5,02
PRI 3.001 3,07
PLI 2.149 2,20
FEDERALISMO-PENS.UV. 2.026 2,07
Voti validi totale 97.897 100 % Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/enti e Manuale dell’Alto Adige 2007.
Nel caso in cui nessun partito raggiungesse il quorum nel collegio, il seggio (fino al 1992) – e a
differenza di quanto sarebbe avvenuto successivamente – non veniva distribuito sulla base del
sistema di pluralità al candidato con la maggioranza relativa. L’assegnazione avveniva invece su
base proporzionale sulla base della somma dei voti che i partiti raggiungevano in quei collegi (in
questo caso quattro) nei quali non veniva assegnato un mandato diretto.
Questi seggi ed il settimo seggio senatoriale venivano distribuiti sulla base del sistema D’Hondt.
Della somma complessiva dei voti nella regione ai partiti venivano sottratti quei voti che avevano
conquistato nei collegi ad elezione diretta, e quindi, in questo caso, nei collegi di Bressanone e
Merano. Per dirla in termini diversi: per la distribuzione dei seggi non facevano testo i voti
complessivi nella Regione, ma soltanto i voti dei quattro collegi nei quali non si conquistava un
mandato diretto. Il risultato complessivo mostrava tuttavia i rapporti di forza politica.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
168
Tab. 16: Senato 5. Aprile 1992 – Risultato Regione Trentino Alto Adige Südtirol
Liste Voti % Seggi
SVP 168.113 31,58 3
DC 121.305 22,78 2
LEGA NORD 47.431 8,91 1
PSI 45.143 8,48 1
FED.DEI VERDI 39.546 7,43 0
SENZA CONFINI 36.115 6,78 0
MSI-DN 31.147 5,85 0
PRI 19.124 3,59 0
FEDERALISMO-PENS.UV. 13.334 2,50 0
PLI 11.146 2,09 0
Somma 532.404 100 % 7 Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/liste.
Sulla base del calcolo succitato, Karl Ferrari conquistò per la prima volta il terzo seggio senatoriale
per la SVP. Ma quale rapporto aveva questo successo con il nuovo terzo seggio senatoriale se
questo non avveniva con una elezione diretta? I motivi sono due:
1. nell’ex collegio di Bolzano (con Merano) la SVP, con una media del 40 per-cento, non
riuscì mai a raggiungere il quorum. Nel concorrere quindi su base proporzionale a livello
regionale, conquistò sin dal 1948 sempre un seggio e fu quindi servita, anche perché non
aveva altri candidati in corsa. Inoltre le bastavano i voti di resto regionali, divisi per due
sulla base del sistema D’Hondt, solo in un’unica eccezione (1979 e 1983) per un terzo
seggio con l’alleato PPTT nel Trentino. Con la nuova suddivisione il secondo senatore
veniva eletto direttamente nel collegio Merano. Su base regionale poteva invece aspirare con
il candidato del nuovo collegio di Bolzano;
2. i resti dell’Alto Adige validi per il sistema proporzionale venivano invece soltanto dal nuovo
collegio del Bolzano-Bassa Atesina, dove i voti italiani erano in maggioranza. Ma mentre la
SVP riuscì a raccogliere su di se quasi tutti i voti della comunità tedesca, i voti degli italiani
si sparpagliarono su una grande quantità di partiti.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
169
Fig. 74: I primi risultati nel nuovo collegio Bolzano Bassa Atesina
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
74
1992 SenatoCollegioBolzano Bassa Atesina
Lista/Gruppo Voti %
SVP – Karl Ferrari eletto con Proporz a base
regionale30.443 31,10
MSI-DN 15.622 15,96
DC 12.557 12,83
FED.DEI VERDI 11.307 11,55
PSI 9.839 10,05
SENZA CONFINI 6.036 6,17
LEGA NORD 4.917 5,02
PRI 3.001 3,07
PLI 2.149 2,20
FEDERALISMO-PENS.UV. 2.026 2,07
Voti validi e percentuali complessive 97.897 100 %
Oltre alla frammentazione dei voti italiani in provincia di Bolzano su una pluralità di partiti, ha
avuto inizio anche un nuovo trend verso destra. La Democrazia Cristiana, che nel 1979 a livello
regionale aveva ancora raggiunto 160.000 voti e quindi oltre un terzo (33,4%) dei voti della
Regione, vedeva via via erodere il proprio consenso, raggiungendo nel 1992 soltanto il 22,8% dei
voti. Dall’altro lato cresceva il partito di destra MSI-DN da circa 11.700 voti e 2,4% nel 1979 a
quasi il triplo nel 1992 con 31.147 voti ed il 5,8%, in modo particolare a Bolzano. Questo trend è
continuato.
Tab. 17: Senato/Regione DC e MSI/AN dal 1979-1992
1979
%
1983
%
1987
%
1992
%
DC 160.634 33,4 138.598 29,6 140.744 28,2 121.305 22,8
MSI/AN 11.706 2,4 15.132 3,2 37.571 7,5 31.147 5,8 Fonte: Elaborazione propria sulla base dei dati del Ministero degli Interni e del manuale dell’Alto Adige della Provincia Autonoma di Bolzano.
La nuova suddivisione aveva quindi raggiunto il proprio obiettivo, producendo una distribuzione
più equa tra i collegi di Bolzano e Trento, ma non per quanto attiene la rappresentanza
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
170
proporzionale delle comunità linguistiche, che veniva favorita (come indicato dalla misura 111) ma
non garantita.
3.5.5 Il risultato complessivo per Camera e Senato 1992
Fig. 75: Risultati totali del Trentino Alto Adige per il Senato 1992
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
75
1992 SenatoRisultati totali Trentino Alto Adige
Lista/Gruppo Voti % Seggi
SVP 168.113 31,58 3
DC 121.305 22,78 2
LEGA NORD 47.431 8,91 1
PSI 45.143 8,48 1
FED.DEI VERDI 39.546 7,43 0
SENZA CONFINI 36.115 6,78 0
MSI-DN 31.147 5,85 0
PRI 19.124 3,59 0
FEDERALISMO-PENS.UV. 13.334 2,50 0
PLI 11.146 2,09 0
Voti validi, percentuali e seggi
complessive532.404 100 % 7
Per l’elezione della Camera non era avvenuto nessun cambiamento del sistema elettorale. Per
questo motivo il risultato non sarà ulteriormente analizzato.
Complessivamente la SVP nel 1992 ha dovuto fare i conti con una leggera flessione. Per la Camera
dei deputati raggiunse 179.900 voti in provincia di Bolzano, ma la sua quota diminuì dal 58,3
(1987) al 57,3 %, in Regione con 198.431 voti dal 33,1 al 31,1 %. Per il Senato raggiunse
complessivamente 147.686 voti in provincia di Bolzano e scivolò dal 60 % al 57,2 %, in Regione
con 168.113 voti dal 34,4 al 31,6 % (Tab.36).
Dall’Alto Adige furono stati eletti per la SVP: i Deputati Michl Ebner, Helga Thaler Außerhofer e
Hans Widmann, e i Senatori Karl Ferrari, Roland Riz e Hans Rubner.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
171
3.6 La riforma elettorale del 1993
Tra il 1989 e il 1994 l’Italia ha sperimentato una delle più traumatiche e profonde discontinuità mai
registrate all’interno di un regime democratico consolidato. L’unico caso noto di una
trasformazione così radicale è stato quello della Francia nel passaggio dalla IVa alla Va Repubblica.
Il sistema politico ha sofferto gli effetti di una malformazione genetica, lamentarono Ceccanti e
Vassallo,316 la sindrome del pluralismo polarizzato, come lo battezzò Giovanni Sartori già nel
1992. Questo sistema ha effettivamente inibito il ricambio della classe dirigente e ha consentito una
penetrante colonizzazione partitica degli apparati pubblici, dell’economia e della società.317
Agli inizi degli anni 90 le indagini della magistratura di Milano contro il finanziamento illecito dei
partiti, gli scandali per la corruzione318 e l’ascesa della Lega Nord scossero fortemente il panorama
politico italiano. Alle elezioni per il Parlamento del 5 aprile 1992 iniziarono a delinearsi le prime
ripercussioni. La Democrazia Cristiana (DC) fino alla fine degli anni 50 raggiungeva, su base
nazionale, oltre il 40% dei voti (nel 1948 il 48,5%, nel 1958 il 42,35%). La Dc fu in grado di
conservare il suo primato negli anni 60 e 70 con circa il 38% dei voti, dal 1963 fino al 1979
(38,3%). Nel 1983 la DC raggiunse il 33%, nel 1987 il 34,3%. Alle elezioni del 1993 la DC scivola
sotto la soglia del 30%, ma riesce comunque a salvare il suo risultato con circa il 29,7%, prima di
iniziare l’inarrestabile discesa alle elezioni successive fino alla sua scomparsa.
La Lega Lombarda, come si chiama la Lega Nord fino al 1991, alle elezioni per il Parlamento del
1987 conquistò soltanto un solo mandato alla Camera e uno al Senato con lo 0,5% dei voti a livello
nazionale. Gli attacchi contro il sistema corrotto di Roma e il nuovo pensiero federalista fecero
conquistare alla Lega Nord, alle successive elezioni dell’aprile 1992 un successo strepitoso.
Nonostante il fatto che si era presentata soltanto nelle Regioni del settentrione, raggiunse l‘8,7% dei
voti riferito all’ambito nazionale e balzò da un solo seggio a 55 seggi nella Camera dei deputati. Per
il Senato raggiunse l’8,2% dei voti e 25 seggi, dove nel 1987 era ugualmente presente soltanto con
un seggio.
L’Italia era sotto shock per gli scandali legati alla corruzione. La fiducia dei cittadini doveva essere
riconquistata con una riforma elettorale e un sistema più trasparente. Il sistema proporzionale con
collegi molto grandi per l’elezione della Camera dei deputati aveva fatto sì che i candidati fossero
pressoché sconosciuti alla popolazione e che andasse perso sempre di più il contatto diretto tra gli
eletti e gli elettori.
316 Ceccanti, S./ Vassallo, S. (2004a) p 19-20 seg.; gli autori analizzano anche i retroscena sociali di questo cambiamento. 317 Sartori, G. (1982). 318 Sulla corruzione in Italia cfr. Della Porta, D./ Vannucci, A. (2009) p 174 - 197.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
172
Non si riuscì tuttavia a prendere la decisione per un sistema completamente maggioritario a collegi
unici, e quindi ci si decise per un sistema combinato, composto per tre quarti dal maggioritario a
collegi uninominali e un quarto con sistema proporzionale. Il „Mattarellum“, così denominato
secondo il suo ideatore, il Deputato Sergio Mattarella, entrò in vigore con legge del 4 agosto 1993,
n 276.
Il nuovo sistema funzionava nel seguente modo: Dei 630 deputati 475 venivano eletti su base
maggioritaria in collegi uninominali, 155 invece con il nuovo sistema proporzionale con una
clausola di sbarramento del 4%. Dei 315 senatori 232 venivano eletti in collegi uninominali e 83
con il sistema proporzionale, su base regionale come richiesto dall’articolo 57 della Costituzione.
Mentre per l’elezione della Camera dei deputati erano previste due schede elettorali, una per il
sistema proporzionale e uno per i collegi uninominali, al Senato la votazione rimase unica, con una
sola scheda. Prima vennero assegnati i seggi nei collegi uninominali secondo il sistema
maggioritario, poi i candidati non eletti nei collegi concorrevano per i seggi spettanti alla Regione in
base alla quota proporzionale. I seggi proporzionali furono pertanto assegnati con il sistema
proporzionale ai candidati non eletti nei collegi, i cosiddetti miglior perdenti.
Nei collegi uninominali valeva la maggioranza relativa. Risultava quindi eletto chi otteneva più voti
degli altri candidati. Questo sistema, un’articolazione del maggioritario chiamato plurality (secondo
il sistema inglese) valeva sia per la Camera che per il Senato. Per la distribuzione dei seggi nel
sistema proporzionale il procedimento era invece più complicato. Lo approfondiremo più avanti
Una delle grandi debolezze del sistema politico italiano va proprio nella mancata stabilità dei
Governi, soprattutto nel periodo antecedente la riforma delle leggi elettorali del 1993. Tra il 1945 e
il 1989 in Italia si susseguirono in tutto 48 Governi, che rimasero in carica in media per dodici mesi.
Tutte le riforme miravano pertanto a conferire più stabilità allo Stato.319
Tra le attese sugli effetti del nuovo sistema maggioritario c’era la speranza di più stabilità, ma anche
di più trasparenza e vicinanza al cittadino, nonché la riduzione del numero dei partiti. Gli obiettivi
di più trasparenza e una vicinanza maggiore tra i candidati e il cittadino furono sicuramente
raggiunti con i piccoli collegi elettorali. I candidati vennero conosciuti nell’ambito locale e
affrontarono il dibattito con i cittadini. Sono stati obiettivi importanti raggiunti con il sistema
maggioritario, anche alla luce della crescente difficoltà di partecipazione democratica che abbiamo
evidenziato già agli inizi di questo saggio.
319 Fabbrini, S. (2004) p 205 seg.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
173
Non è stato invece raggiunto l’obiettivo della riduzione del numero dei partiti. Anzi, la
frammentazione partitica risultò addirittura aumentata, registrarono Chiaramonte e D’Alimonte nel
2004. 320
Non era colpa del sistema. I partiti aggirarono, infatti, gli effetti del sistema elettorale maggioritario.
Si coalizzavano tra la loro solamente in maniera tecnica, e si ripartivano proporzionalmente i collegi
sicuri dando la possibilità anche ai piccoli partiti, che servivano per vincere nei collegi, di poter fare
la loro parte.
Nel 1997 Silvio Berlusconi volle ritoccare il sistema elettorale e Sergio Mattarella propose il suo
Mattarellum 2, con un secondo turno e un premio di maggioranza. Questo sistema majority secondo
il modello francese avrebbe avantaggiato ancora di più i piccoli partiti, criticò giustamente
Gianfanco Pasquino, che avrebbero potuto richiedere molto senza concedere neppure per tutta la
legislatura il loro leale apporto.321 I progetti infine non si attuarono.
Ma il bilancio non cambiò neanche dopo. Aldo Di Virgilio giunse nel 2004 alla conclusione che le
alleanze hanno portato si a una stabilità, ma a nessuna coesione.322 Non era colpa del sistema, ma il
sistema non era neppure sufficiente, per sgombrare da un giorno all’altro una vecchia tradizione
italiana. Corbetta e Segatti lamentavano una crescente personalizzazione della leadership e il
carattere populistico del rapporto con l'elettorato.323 Non possiamo però colpevolizzare per questo il
sistema, tanto più che dopo l’abolizione del sistema elettorale, con il Mattarelum nel 2005, il
carattere populistico è aumentato e peggiorato, invece di migliorare.
Gli scandali di corruzione investirono, come è ovvio, per primi i partiti governativi, DC e PSI. Però
l’avvicinarsi del crollo dell’Unione sovietica colpì, anche se per motivi diversi i partiti di sinistra.
Solo alla luce di questo retroscena si può spiegare lo stato di semiparalisi che aveva colpito la vita
politica italiana.324
Le elezioni politiche del 2006 e specialmente quelle del 2008 diedero però una scossa verso un più
esplicito bipolarismo. Questo però non portò – specialmente non nell’area della sinistra – a una
unità e pertanto non a una dualità del sistema in Italia. 325 Il PD sganciò i partiti più di sinistra e
subì perdite verso il centro. L’Idv oggi svolge all’interno dell'opposizione una competizione feroce.
Gianfranco Fini con la sua posizione ha prodotto invece tensioni all’interno della maggioranza, il
cui esito sarà difficile da prevedere.
320 Chiaramonte, A./ D'Alimonte, R. (2004) p 115. 321 Pasquino, G. (1999) p 128-131. 322 Cfr. Di Virgilio, A. (2004) p 187. 323 Corbetta, P./ Segatti, P. (2004) p 147-148. 324 Pizzorusso, A. (1999) p 53. 325 Cfr. Diamanti, I. (2009).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
174
3.6.1 La distribuzione dei seggi nel sistema proporzionale alla Camera
Alla Camera dei deputati i candidati dei collegi uninominali si dovevano collegare con una lista nel
sistema proporzionale. Ai fini della distribuzione dei seggi nel sistema proporzionale i voti ottenuti
dai candidati nei collegi uninominali venivano sottratti per quell’ammontare di voti di cui il
candidato avrebbe avuto bisogno per essere eletto. Venivano quindi sottratti i voti del candidato
seguente più un voto. Sempre e comunque venivano però sotratti il 25% dei voti validamente
espressi nel medesimo collegio, anche se il candidato successivo aveva meno voti, aber nicht mehr
als der vom elettoen Kandidaten erreichte Prozentsatz.326 Questa sottrazione è chiamata „scorporo“.
Pallaver G. (2005) spiegò il complicato sistema proporzionale con un esempio pratico.327
Tab. 18: Camera – Sistema proporzionale - Assegnazione dei mandati (1. passo)
Liste Voti al netto dello scorporo
Lista A 7 mln
Lista B 5 mln
Lista C 3 mln
Lista D 2 mln
Totale voti dopo lo scorporo 17 mln
Fonte: Pallaver, G. (2005) p.49; Presidenza del Consiglio dei Ministri 1996.
I 155 seggi del sistema proporzionale venivano distribuiti secondo il seguente sistema: alla
distribuzione dei seggi potevano partecipare tutte quelle liste che avessero superato la soglia del 4%
su base nazionale. Una volta individuate le liste che partecipano alla distribuzione proporzionale,
trovava applicazione lo scorporo. In questo modo si intendevano favorire quelle liste che ottengono
solo pochi o nessun seggio nel sistema maggioritario nei collegi uninominali. In primo luogo
venivano sottratti da ogni lista i voti dei candidati eletti nei collegi uninominali secondo il sistema
pocanzi descritto (scorporo). La somma complessiva dei voti rimanenti veniva poi divisa con il
numero dei mandati da distribuire, nel nostro esempio 17 milioni diviso per 155. Questo produce un
quoziente elettorale di 109.677 – il requisito per un mandato pieno. L’ulteriore distribuzione dei
seggi avveniva attraverso una divisione dei voti ottenuti dai singolo partiti con il quoziente
elettorale, come dimostra l’esempio che segue.
326 Peterlini, O. (1996), p 24 e 39. 327 Pallaver, G. (2005), p 43-60.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
175
Tab. 19: Camera – sistema proporzionale - Assegnazione dei mandati (2. passo)
Liste Voti: Quoziente = Seggi Resti
Lista A 7.000.000: 109.677 = 63 90.349
Lista B 5.000.000: 109.677 = 45 64.535
Lista C 3.000.000: 109.677 = 27 38.721
Liste D 2.000.000: 109.677 = 18 25.814
Totale seggi 153
Fonte: Pallaver, G. (2005) p. 49; Presidenza del Consiglio dei Ministri 1996. Secondo questo esempio sono stati distribuiti 153 seggi. I rimanenti due seggi vanno ai partiti con il
maggior numero di resti, nel nostro caso ai partiti A e B. I voti distribuiti a ogni lista su base
nazionale vengono poi suddivisi nei collegi, tenendo conto dei vari risultati elettorali di questi
collegi.328
328 Pallaver, G. (2005).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
176
3.6.2 La distribuzione dei seggi nel sistema proporzionale al Senato
Più semplice, ma a scapito delle liste vincenti, era per il Senato in Italia e lo è ancora nella Regione
Trentino-Alto Adige. Dei voti complessivi dei vari gruppi contendenti della Regione vengono
sottratti tutti i voti dei senatori eletti (e non soltanto quelli di cui il candidato avrebbe avuto bisogno
per l’elezione, come alla Camera dei deputati).
Pallaver G. (2005) spiega con un esempio anche la distribuzione dei seggi nel sistema
proporzionale del Senato.
Tab. 20: Senato – Assegnazione dei seggi
Gruppi
Collegi uninominali A B C D Somme
Collegio 1 10.000 8.000 6.000 4.000 28.000
Collegio 2 7.000 9.000 3.000 8.000 27.000
Collegio 3 9.000 6.000
10.000
3.000 28.000
Collegio 4 9.000
11.000
5.000 4.000 29.000
Collegio 5 9.000 7.000 6.000 5.000 27.000
Voti complessivi dei singoli gruppi 44.000 41.000 30.000 24.000 139.000
Voti dei candidati vittoriosi che devono essere sottratti nei collegi
-19.000
-20.000
-10.000
-
Voti ai fini della distribuzione proporzionale dei seggi
25.000 21.000 20.000
24.000
Fonte: Pallaver G. (2005) p. 48; Presidenza del Consiglio dei Ministri 1996.
I cinque mandati sono stati conquistati da due candidati in due collegi uninominali del gruppo
elettorale A, due del gruppo elettorale B e un mandato del gruppo elettorale C. Nessun candidato
del gruppo elettorale C è invece stato in grado di conquistare un mandato. L’assegnazione dei due
mandati secondo il sistema proporzionale avviene sulla base dei voti di ogni candidato che non è
stato eletto. Dalla somma complessiva dei voti di un gruppo elettorale vengono sottratti i voti dei
candidati eletti nei singoli collegi uninominali con distribuzione sulla base del sistema D’Hondt.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
177
Nel nostro esempio il gruppo A (25.000 voti) ed il gruppo D (24.000) ottengono rispettivamente un
mandato.329
Fig. 76: Riforma elettorale del 1993
O.Peterlini: Wahlsysteme Univ.Innsbruck 12.4.2010
75
Riforma elettorale del 1993
• Non si riesce a prendere la decisione per un sistema completamente maggioritario con collegi uninominali
• Si sceglie un sistema misto:
– ¾ Majorz con collegiuninominale
– ¼ Proporz
• Il „Mattarellum“, nominato secondo il suo proponente, il Deputato Sergio Mattarella,
• entrò in vigore con L. 4 agosto 1993, no. 276
Senato
dei 315 Senatori
� 232 eletti in collegi uninominali
� 83 col Proporz, regionale (Cost. art. 57)
� 155 con un nuovo sistema
Proporz e uno sbarramento del 4%.
Camera
dei 630 Deputati
� 475 eletti col Majorz in collegi uninominali
329 Pallaver, G. (2005).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
178
3.7 Le ripercussioni delle riforme sulle elezioni dal 1994 al
2001
3.7.1 Le elezioni per il Parlamento del 1994 a livello nazionale
Il clima politica italiano è andato via via avvelenandosi ed anche i progetti di riforma della
Costituzione (Commissione Bicamerale De Mita-Iotti) non erano in grado di fermare la profonnda
crisi politica italiana. Molti esponenti politici di primo piano riuscirono a salvarsi dall’arresto
soltanto attraverso l’istituto dell’immunità. Dopo appena due anni dal suo insediamento il
Parlamento dovette essere sciolto.
Il 27 marzo 1994 hanno avuto luogo le nuove elezioni con il nuovo sistema elettorale. Questo
modificò il panorama politico italiano, riducendo le distanze tra i partiti sia a sinistra che a destra.
La Democrazia Cristiana, che stava al centro, subì una scissione in due campi.
Per la prima volta in Italia Silvio Berlusconi, con la sua inedita formazione Forza Italia (FI) vinse le
elezioni. FI ottenne il 21,01% dei voti, e l’intera coalizione di destra del Polo della Libertà e Polo
del Buon Governo (nel Sud)330 raggiunge il 42,8%. In virtù del sistema maggioritario, la coalizione
del Polo ottenne 360 seggi e quindi il 57% dei seggi alla Camera. In questa coalizione erano
presenti, oltre a Forza Italia, che ottiene 101 seggi, la Lega Nord con 117 seggi (18,6 %, anche se
soltanto il 8,36% dei voti), AN con 109 seggi, CCD e Unione di Centro (una parte dell’ex DC) con
27 e 4 seggi ed il Polo Liberal-Democratico con 2 seggi.
Il secondo gruppo in termini di forza è rappresentato dalla coalizione dei Progressisti che riuniva
diversi partiti di sinistra e che raggiunse il 34,3% e 213 seggi alla Camera dei deputati (che
corrispondeva grossomodo ai voti ottenuti).
La terza coalizione, il Patto per l'Italia, riuniva il Partito Popolare Italiano (PPI ovvero una parte
dell’ex Democrazia Cristiana) e il Patto Segni (il promotore del referendum). Essa ottenne il
16,75% dei voti e soltanto 46 seggi.
Alcune formazioni minori riuscirono ad ottenere alcuni seggi attraverso i collegi maggioritari ma
vennero esclusi dal sistema proporzionale in virtù della clausola di sbarramento del 4%.
Complessivamente 60 liste vennero escluse dalla distribuzione proporzionale, tra cui la Lista
Panella con 3,51%, i Verdi con 2,70%, il PSI con 2,19%, la Rete Movimento Democratico con
1,86%, Alleanza Democratica con 1,18% nonché la SVP con lo 0,60% dei voti su base nazionale.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
179
Dei partiti etno-regionali la SVP riuscì a conquistare tre seggi attraverso i collegi maggioritari e la
Lista Vallée d`Aoste un seggio.
Tab. 21: Camera dei deputati 27 marzo 1994 – Risultati complessivi
Partiti e coalizioni
Quota voti nel proporzionale (%)
Seggi proporzionale
Seggi totale Percentuale seggi
Forza Italia 21,01 30 101 16,03
Lega Nord 8,36 11 117 18,57
AN 13,47 23 109 17,30
CCD 27 4,29
Unione di Centro 4 0,63
Polo Liberal-Democratico 2 0,32
Totale Polo della Libertà 42,84 64 360 57,14
Partito democratico di sinistra PDS 20,36 38 109 17,30
Rifondazione Comunista PRC 6,05 11 39 6,19
Federazione dei Verdi 2,70 11 1,75
PSI 2,19 14 2,22
Movimento per la Democrazia - La Rete 1,86 6 0,95
Alleanza Democratica 1,18 18 2,86
Cristiani sociali 5 0,79
Rinascita Socialista 1 0,16
Indipendenti 10 1,59
Totale Progressisti 34,34 49 213 33,81
Partito Popolare Italiano PPI 11,07 29 33 5,24
Patto Segni 4,68 13 13 2,06
Totale Patto per l’Italia 16,75 42 46 7,30
Lista Pannella - Riformatori [1] 3,51 6 0,95
Südtiroler Volkspartei 0,60 3 0,48
Lega d'Azione Meridionale 0,15 1 0,16
Vallée d'Aoste 1 0,16
Altri 2,81 - -
Totale liste minori 7,07 11 1,75
Totale tutti 100 % 155 630 100 %
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/liste, elaborazione propria.
330 Era questa la denominazione della coalizione nei collegi nel centro e nel sud alle elezioni del 1994.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
180
Mentre nella Camera la coalizione di Berlusconi riuscì ad avere una maggioranza chiara, nessuna
delle tre formazioni prevalse al Senato. Soltanto con il passaggio di un senatore (Grillo) dal Patto
per l’ Italia al Polo e l’appoggio tecnico di alcuni senatori a vita, Berlusconi riuscì a formare il suo
primo Governo.
3.7.2 Le clausole di sbarramento e i ricorsi
La riforma del 1993 prevedeva sia per il Senato che per la Camera l’assegnazione di tre quarti dei
seggi attraverso il maggioritario ed un quarto dei seggi attraverso il proporzionale. Per i seggi
proporzionali al Senato concorrevano quei candidati che non uscivano vittoriosi dai collegi
maggioritari senza applicazione di una clausola di sbarramento. Per la Regione Trentino-Alto Adige
c’era un solo seggio proporzionale che si aggiunge come settimo seggio ai sei seggi nel collegio.
Fig. 77: Un quarto del Parlamento venne (1993-2005) eletto con il sistema proporzionale
O.Peterlini: Wahlsysteme Univ.Innsbruck 12.4.2010
76
¼ Proporz 1993-2005
Senato
• Per gli 83 seggi proporzionali
concorrono a base regionale i
candidati non eletti nei collegi
• Non esistevano sbarramenti
• Per la Regione Trentino-Alto Adige (che mantiene questo
sistema a tutt’oggi) esiste un solo seggio proporzionale:
• Il settimo, accanto ai sei eletti nei collegi
Camera
• I 155 seggi proporzionali venivano eletti tramite una
propria scheda, su scala nazionale
• Esisteva uno sbarramento al 4 %
• La minoranza Sudtirolese rappresenta ca. 0,5% a base
nazionale
• Esclusa da ¼ della Camera
I 155 seggi del sistema proporzionale alla Camera venivano invece, subordinatamente alla clausola
di sbarramento del 4%, con un unica scheda elettorale su base nazionale. In questo modo anche la
minoranza dei sudtirolesi, che a livello nazionale rappresenta lo 0,5% della popolazione, era esclusa
dalla distribuzione di questo quarto alla Camera dei deputati.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
181
3.7.2.1 Il procedimento dinanzi alla Corte Costituzionale
La Provincia Autonoma di Bolzano ha impugnato questa legge dinanzi alla Corte Costituzionale.331
Nel ricorso si sottolinea che alle elezioni del 1948 nella Regione Trentino-Alto Adige sono presenti,
accanto ai partiti nazionali, anche partiti locali che rappresentano la quasi totalità delle minoranze
etniche lì presenti. Dal 1948 siedono nei Parlamento cinque/sei parlamentari che rappresentano la
minoranza tedesca e ladina. Queste, secondo il censimento del 1991, rappresentano la stragrande
maggioranza, ovvero il 67,99% per quanto concerne la minoranza di lingua tedesca ed il 4,36%
quella di lingua ladina.
Nel ricorso si sottolinea inoltre, che nel Parlamento sono stati fatti diversi tentativi di abolire la
clausola di sbarramento per la Regione Trentino-Alto Adige. Sarebbe stato semplice – come
spiegato nel ricorso – procedere alla distribuzione dei seggi nella Regione Trentino-Alto Adige su
base circoscrizionale regionale o di applicare la clausola di sbarramento a questo livello. Tuttavia
questi emendamenti sono stati respinti in Parlamento.
La ricorrente richiama i seguenti articoli della Costituzione che si presume siano stati violati:
- articolo 6 della Costituzione, che impegna la Repubblica a tutelare con misure specifiche le
minoranze linguistiche;
- articolo 10, in base al quale l’ordinamento italiano deve adeguarsi alle norme del diritto
internazionale;
- articolo 3, che garantisce a tutti i cittadini pari dignità e uguaglianza indipendentemente
dalle razza, lingua etc. dinanzi alla legge;
- nonché articolo 48, che disciplina l’elezione e prevede che il voto sia personale e uguale,
libero e segreto.
La Provincia Autonoma di Bolzano richiama anche l’articolo 2 dello Statuto di Autonomia, che
riconosce ai cittadini di ogni gruppo linguistico nella Regione pari diritti e il Trattato di Parigi del 5
settembre 1946, il pacchetto del 1969, l’articolo 5 della Convenzione internazionale contro le
discriminazioni razziali (New York, 21 dicembre 1965), l’articolo 14 della Convenzione per la
tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali (Roma, 4 novembre 1950) e l’articolo 3 del
primo protocollo aggiuntivo alla Convenzione (Parigi, 20 marzo 1952).
L’Avvocatura di Stato ha invece rilevato nel procedimento che le garanzie previste per le minoranze
linguistiche siano garanzie limitate all’autonomia regionale e che esse non possono essere estese al
funzionamento degli organi statali ed, in particolare, al sistema elettorale quale espressione della
331 Il ricorso è stato depositato in data 4 settembre 1993.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
182
sovranità popolare nel Parlamento. La modifica della legge elettorale – così l’Avvocatura –
risponde ad interessi nazionali in virtù di un responso chiaro del referendum.
La Corte Costituzionale ha riconosciuto nella motivazione della sentenza il diritto delle minoranze
ad una rappresentanza politica e ha richiamato anche la misura 111 del pacchetto e la legge del 30
dicembre n. 422. La Corte ha inoltre sottolineato la parità tra il gruppo di lingua tedesca e quello di
lingua ladina nonché il diritto costituzionale di eleggere la propria rappresentanza, quest’ultimo
diritto garantito anche dal fatto che nei collegi maggioritari la rappresentanza deve necessariamente
attuarsi.
La Corte ha fondato la sua decisione tuttavia non sul merito, ma sulla base della seguente
riflessione: in considerazione di un’ipotetica violazione costituzionale non vi è soltanto una
soluzione bensì molte soluzioni di cui alcune sono anche state richiamate dai rappresentanti
sudtirolesi in Parlamento. Esse tuttavia non sono le uniche soluzioni. Per questo motivo i giudici
costituzionali non possono sostituire il legislatore e prendere una decisione che spetta
esclusivamente al Parlamento. La Corte richiama anche giudizi precedenti che vanno in questa
direzione.332 Per questi motivi la Corte Costituzionale dichiara inammissibile la questione di
legittimità costituzionale della Provincia Autonoma di Bolzano.333
332 Sentenza n. 194 del 1984, n. 109 del 1986, 1107 del 1988 e 205 del 1992. 333 Sentenza no 438/1993 depositata nella cancelleria della Corte Costituzionale in data 14. dicembre 1993.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
183
Fig. 78: Ricorso alla Corte Costituzionale
3.7.2.2 La prima candidatura di protesta di Magnago 1994
Al fine di stigmatizzare in pubblico l’esclusione sulla base della clausola percentuale, la SVP ha
candidato alle elezioni del 1994 il suo segretario storico (1957-91) Silvius Magnago. Si tratta di una
candidatura di protesta che non poteva essere vittoriosa in quanto la SVP non disponeva dei voti
sufficienti per superare la clausola del 4% su base nazionale.
Fig. 79: Candidatura di protesta del leader storico Silvius Magnago
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
184
Tab. 22: Camera dei deputati 27.Marzo 1994, Proporzionale Trentino Alto Adige
Liste Voti % Seggi
SVP 231.842 36,77 0
FORZA ITALIA 98.203 15,58 1 P.POPOLARE ITALIANO 73.245 11,62 1 ALLEANZA NAZIONALE 56.590 8,98 0 LEGA NORD 47.572 7,55 0 PDS 41.645 6,61 0 FED.DEI VERDI 28.214 4,48 0 LA RETE-MOV.DEM. 15.954 2,53 0 RIF.COM. 14.406 2,29 0 ADA 12.898 2,05 0 PSI 5.675 0,90 0 PART.LEGGE NATURALE 4.215 0,67 0 Totale seggi e voti 630.459 100% 2
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/.
Magnago a queste elezioni raggiunse nel sistema proporzionale alla Camera un risultato
sorprendente del 60,15% in provincia di Bolzano, 36,77% nell’intera Regione e 0,6% a livello
nazionale, con complessivamente 231.842 voti. In virtù della legge applicabile egli tuttavia non fu
ammesso alla distribuzione dei seggi.
Tab. 23: Camera dei deputati 27. Marzo 1994, Proporzionale Italia
Liste/Gruppi Voti % Seggi
FORZA ITALIA 8.136.135 21,01 30 PDS 7.881.646 20,36 38 ALLEANZA NAZIONALE 5.214.133 13,47 23 P.POPOLARE ITALIANO 4.287.172 11,07 29 LEGA NORD 3.235.248 8,36 11 RIF.COM. 2.343.946 6,05 11 PATTO SEGNI 1.811.814 4,68 13 LISTA PANNELLA 1.359.283 3,51 0 FED.DEI VERDI 1.047.268 2,70 0 PSI 849.429 2,19 0 LA RETE-MOV.DEM. 719.841 1,86 0 ALLEANZA DEMOCRATICA 456.114 1,18 0 SVP 231.842 0,60 0
SOCIALDEMOCRAZIA 179.495 0,46 0 PROGRAMMA ITALIA 151.425 0,39 0 LEGA ALPINA LUMBARDA 136.782 0,35 0 LEGA AUT.VENETA 103.764 0,27 0 50 ulteriori partiti con meno di 100.000 Voti e 0,16%, totale 571.706 1,48 0 Voti e seggi validi nel proprizionale totale 38.717.043 100 % 155
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/ ed elaborazione propria.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
185
3.7.2.3 Il procedimento dinanzi alla Commissione Europea per i Diritti dell’Uomo 1994-1996
La Convenzione Europea per la Tutela dei Diritti dell’Uomo è stata redatta dal Consiglio d’Europa
(convenzione no. 005) e sottoscritta il 4 novembre 1950 a Roma. Essa è entrata in vigore il 3
settembre 1953. Sulla sua applicazione ha vigilato, durante una prima fase, la Commissione
Europea per i Diritti dell’Uomo e, a partire dal 1998, la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di
Strasburgo.334
Dopo il rigetto del ricorso da parte della Corte Costituzionale la SVP si è rivolta alla Commissione
Europea per i Diritti dell’Uomo. Il ricorso è stato depositato in duplice copia, una volta nella
persona del candidato Silvius Magnago, che alle elezioni del marzo 1994 non era stato ammesso
alla distribuzione dei seggi a livello proporzionale nonostante nella Regione avesse raggiunto il
risultato maggiore, ovvero il 36,77% e 231.842 voti. Su base nazionale questo risultato ha
rappresentato soltanto lo 0,6%. Magnago è stato rappresentanto dal segretario generale della SVP
Hartmann Gallmetzer. La SVP ha però depositato lo stesso ricorso anche direttamente,
rappresentata dagli avvocati Siegfried Brugger e Karl Zeller.
La Commissione Europea per i Diritti dell’Uomo nella sua motivazione alla sentenza ha
approfondito in maniera ampia la situazione del Alto Adige.335 Essa descrive la composizione della
popolazione e sottolinea, che il 72,35% fa parte della comunità tedesca e ladina. La SVP, così la
sentenza, ha ottenuto all’elezione per la Camera dei deputati l‘80% dei voti della minoranza
linguistica. La Commissione ha poi richiamato la sentenza della Corte Costituzionale, che aveva
dichiarato infondato il ricorso.
La SVP e Magnago quali ricorrenti hanno richiamato dinanzi alla Commissione Europea dei Diritti
dell’Uomo l’articolo 3 del Protocollo n. 1 insieme all’articolo 14 della Convenzione per i Diritti
dell’Uomo. L’articolo 3 del Protocollo n. 1 (B1-3) impegna i contraenti a svolgere elezioni libere
con condizioni che assicurano la libera espressione del popolo. L’articolo 14 della Convenzione per
i Diritti dell’Uomo prevede che i diritti debbano essere riconosciuti senza discriminazioni, in
particolare per quanto riguarda il sesso, la razza, il colore della pelle, la religione, le opinioni
politiche, la provenienza nazionale e sociale, l’appartenenza ad una minoranza nazionale, il
patrimonio etc.
La Commissione, nella sua motivazione, sottolinea che l’articolo 3 del Protocollo n. 1 non prevede
alcun impegno per un determinato sistema elettorale, maggioritario o proporzionale. In virtù del
334La Commissione Europea dei diritti dell’Uomo aveva il compito di assicurare il rispetto della Convenzione Europea per la tutela dei diritti dell’uomo da parte degli stati aderenti. E’ stata costituita nel 1953 a Strasburgo. Nel 1998 i suoi compiti sono stati assunti dalla Corte Europea dei diritti dell‘uomo. 335 The European Commission, Application no 25035/94 by Silvius Magnago and Südtiroler Volkspartei against Italy, Sentenza del 15 aprile 1996.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
186
fatto che le legislazioni dei singoli Stati siano molto diverse tra loro, questo permette,
nell’applicazione di questi principi, un ampio margine discrezionale. Quello che deve essere
comunque garantito è il principio del pari trattamento di tutti i cittadini. Questo però non significa
che tutti i voti debbano avere lo stesso peso, o che tutti i candidati debbano avere le stesse chance di
vincere le elezioni.
La Commissione ha inoltre sottolineato che la SVP, alle elezioni per la Camera, ha ottenuto tre
seggi attraverso il sistema maggioritario, con il quale viene eletto il 75% del Parlamento. La soglia
del 4% per il rimanente 25% dei seggi della Camera ha invece l’obiettivo di assicurare una
rappresentatività sufficiente di tutte le opinioni. Si tratta di un obiettivo legittimo ai sensi
dell’articolo 3 del Protocollo n. 1 della Convenzione per i Diritti dell’Uomo. Anche un sistema con
una soglia relativamente alta, come per esempio l’obbligo di raccogliere un minimo di firme o,
come in questo caso, un minimo di voti a livello nazionale, non rappresenta una violazione del
margine discrezionale di cui dispongono gli Stati. Anche altri paesi europei conoscono disposizioni
simili con soglie minime per l’assegnazione dei seggi.
La Commissione ha inoltre constatato, che la legge elettorale si applica a tutti i candidati e che la
Convenzione non prevede l’obbligo per gli Stati contraenti di prevedere regole di discriminazione
positiva a favore delle minoranze.
La Commissione è arrivata alla conclusione, che la legge elettorale italiana non viola l’articolo 3 del
Protocollo n. 1 (P1-3), né considerato singolarmente né nel combinato disposto con l’articolo (P1-
3+14) della Convenzione. Per questi motivi il ricorso deve essere rigettato.
3.7.2.4 Un precedente in Belgio
Nella motivazione la Commissione Europea per i diritti dell’Uomo richiama anche una sentenza
analoga del 2 marzo 1987 della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo riguardante il Regno del
Belgio.336 15 membri della Camera dei deputati del Belgio e del Senato avevano depositato un
ricorso, di cui soltanto due erano stati ammessi (Lucienne Mathieu-Mohin, Georges Clerfayt).
Il Belgio comprende tre comunità:
- la (piccola) comunità di lingua tedesca,
- la comunità fiamminga (maggioritaria) e
- la comunità francese.
336 European Court of Human Rights, Application no 9267/81, 2 marzo 1987.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
187
Il Belgio comprende tre Regioni:
- la Regione Vallone, nel Sud del paese,
- la Regione Fiamminga nel nord del paese, e
- la Regione di Bruxelles, bilingue, nel territorio fiammingo.
Il Belgio comprende quattro aree linguistiche:
- la zona tedesca, nell’est del paese,
- la zona francese,
- la zona fiamminga
- la zona bilingue di Bruxelles capitale.337
Le tre comunità linguistiche sono ufficialmente riconosciute nella Costituzione.
Al momento del ricorso i due ricorrenti vivevano in una comunità che fa parte della regione
fiamminga, ma rientrante nel collegio elettorale di Bruxelles. I due ricorrenti sono cittadini belgi di
lingua francese.
I deputati eletti vengono suddivisi tra la comunità di lingua francese e la comunità di lingua
fiamminga a seconda del collegio elettorale in cui vengono eletti, senza che si tenga conto della
lingua da loro effettivamente parlata. La comunità di lingua francese comprende di diritto i membri
che vengono eletti nella regione di lingua francese e nel collegio del distretto di Verviers. Il gruppo
di lingua fiamminga nella Camera comprende anche i membri dei collegi di lingua fiamminga. I
membri che vengono eletti a Bruxelles appartengono ad uno o all’altro gruppo, a seconda della
lingua nella quale prestano giuramento, in francese o fiammingo.
Ai sensi della Costituzione belga il Parlamento può (articolo 107 quater 2. comma) prevedere enti
territoriali regionali. Al contrario, l’articolo 59-bis del primo paragrafo prevede che la comunità
francese e la comunità fiamminga abbiano rispettivamente un proprio consiglio ed un proprio
esecutivo, competenti per la regione vallone e per la regione fiamminga. Tuttavia il legislatore ha
usato questa facoltà soltanto per la Regione fiamminga, premette la motivazione della sentenza
descrivendo la situazione del Belgio. Il Consiglio fiamminga e l’esecutivo fiamminga hanno le
competenze non solo nelle materie elencate nell’articolo 59 della Costituzione, ma anche in quelle
elencate all’articolo 107 nell'ambito della regione fiamminga.
Sull’altro lato esistono un Consiglio ed un Esecutivo della comunità francese per gli affari della
comunità ed un consiglio regionale vallone ed un esecutivo per gli affari regionali. I due consigli
337 Costituzione del Belgio 1994, ultima modifica 2008.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
188
hanno il compito di occuparsi consensualmente delle competenze nella regione vallone, ma questa
previsione non ha mai trovato un’attuazione piena.
La Regione di Bruxelles invece non dispone di un ente legislativo proprio simile al consiglio
fiammingo o del consiglio regionale vallone e neanche di un esecutivo. Per la Regione di Bruxelles
esiste soltanto un comitato ministeriale nominato con decreto regio.
Per il secondo periodo di transizione era previsto che i membri del Consiglio Fiammingo e del
Consiglio della Comunità Francese nonché del Consiglio Regionale Vallone dovessero provenire
dal Parlamento:
- il Consiglio Fiammingo dalla comunità fiamminga della Camera dei deputati e, qualora eletti
direttamente dagli elettori, del Senato;
- il Consiglio della Comunità Francese della Camera dei deputati ed i senatori direttamente eletti;
- il Consiglio vallone dalla comunità francese di entrambe le Camere, sempre a condizione che
siano stati eletti quali deputati e senatori nelle seguenti provincie: Hainaut, Liége, Luxemburg o
Namur o nel distretto Nivelles.
I tre governi vengono rispettivamente eletti dai tre consigli. Questo sistema faceva sì che, come
sottolineato nel rapporto sulle minoranze dei giudici, i membri della Camera dei deputati eletti nel
distretto Halle-Villvoorde e che prestavano il giuramento in lingua francese, non potevano
partecipare al Consiglio fiammingo e che quindi non erano in grado di rappresentare gli interessi
della loro Regione in importanti questioni.
Il ricorso dei due ricorrenti contro il Belgio faceva riferimento, come il ricorso dei Sudtirolesi
contro l’Italia, sull’articolo 3 del protocollo n 1 (P1-3), in via esclusiva e in connessione all’articolo
14 (art 14+ P1-3) della Convenzione dei diritti dell’uomo.
In via analoga alla sentenza relativa all' Alto Adige la Commissione ha accolto in sostanza le
argomentazioni dei ricorrenti. Il Governo ha opposto che un deputato di lingua francese del distretto
Bruxelles, residente nel distretto Halle-Villvoorde, ben possa rappresentare il suo collegio nel
Consiglio Fiammingo prestando il giuramento in fiammingo.
Nell’interpretazione dell’articolo 3 del protocollo n 1 (P1-3) la Corte Europea ha però sottolineato,
che le parti contraenti si erano sì impegnate al rispetto dei principi lì riportati ma questo non era
idoneo a far derivare diritti e libertà individuarli, ma soltanto obblighi nei confronti degli Stati
contraenti.
Nel merito è stato inoltre precisato, che gli elettori di lingua francese del distretto Halle-Villvoorde
dispongono del medesimo diritto di voto attivo e passivo come gli elettori di lingua fiamminga, e
che l’obbligo di prestare giuramento non li priva di questo diritto. Essi possono, infatti, votare per
quei candidati che giurano in lingua francese che fanno parte del gruppo francese nel Parlamento e
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
189
che fanno parte del Consiglio francese, oppure a quei candidati che prestano giuramento in
fiammingo, che fanno parte del gruppo fiammingo nel Parlamento e che siedono nel Consiglio
fiammingo. Questa distinzione non è idonea, secondo i giudici, ad integrare un ostacolo alla libera
manifestazione della volontà popolare durante le elezioni. Per questi motivi, quindi, non vi sarebbe
violazione né dell’articolo 3 del protocollo n. 1, neanche se visto in connessione con l’articolo 14
della Convenzione dei Diritti Umani.338
La successiva riforma elettorale belga del 2002 è stata invece dichiarata parzialmente nulla dalla
Corte Costituzionale del Belgio nel 2003, a causa delle diverse clausole di sbarramento e le
procedure per la ripartizione dei seggi. 339
Fig. 80: La SVP ricorre alla Corte di Giustizia Europea
3.7.3 Le ripercussioni sulle elezioni per il Parlamento in provincia di Bolzano
1994
3.7.3.1 Le ripercussioni sulle elezioni alla Camera
Alle elezioni per il Parlamento del 1994 la SVP riuscì a conquistare il suo maggior successo di tutta
la sua storia. Nei nuovi collegi per la Camera in provincia di Bolzano conquistò 188.017 voti; al
338 European Court of Human Rights, Application no 9267/81, 2 marzo 1987. 339 Corte Costituzionale del Belgio, sentenza n. 73/2003 del 26 maggio 2003.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
190
proporzionale nella Camera (con la candidatura di protesta di Magnago) 186.311 voti (60,1%) in
provincia di Bolzano, riprendendosi in modo autorevole dal risultato scarso del 1992 (57,3%).
In Regione i voti per la SVP erano 231.842 per il proprozionale alla Camera, ed in questo modo la
SVP riuscì ad aumentare la sua quota dal 31,1 % al 36,8 %. Nei collegi non si erano presentati altri
partiti di opposizione tedeschi, neanche i Verdi, a parte il Naturgesetz-Partei. Ciònonostante la SVP
non riuscì ad aumentare i propri mandati alla Camera. Da un lato era esclusa dal proporzionale alla
Camera in quanto non aveva superato il quattro per-cento a livello nazionale, e dall’altro dovette
subire la perdita del collegio alla Camera Bolzano-Laives.
Con la creazione di quattro collegi alla Camera in provincia di Bolzano e nel Trentino, per Bolzano-
Laives – analogamente a quanto previsto al Senato – venne creato un collegio con maggioranza
italiana. Mentra la SVP riuscì a garantirsi i tre seggi negli altri tre collegi alla Camera con una
maggioranza di 72 fino a 84 conquistando quindi tre deputati, Alleanza Nazionale conquistò il
collegio Bolzano-Laives con il 32% dei voti. I partiti di centro sinistra sotto al simbolo di ADA
sfiorarono l’obiettivo con 28,9%. La SVP raggiunse il 19%.
Tab. 24: Camera dei deputati 27 marzo 1994, Collegio Bolzano Laives
Candidato Voti %
ALLEANZA NAZIONALE – Pietro Mitolo eletto 26.881 32,08
ADA - Salghetti Drioli Giovanni 24.177 28.86 SVP - Pichler Elmar 15.892 18,97
FORZA ITALIA, LEGA NORD - Montefiori Umberto 15.116 18,04
PART.LEGGE NATURALE - Naturgesetzpartei - Burger Martin
1.718 2,05
Voti validi 83.784 100 % Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/enti.
Il risultato del centrosinistra aveva dimostrato ai partiti come una collaborazione tra SVP e
centrosinistra avrebbe potuto evitare la vittoria della destra.
Nel 1994 furono eletti in provincia di Bolzano i senatori Helga Thaler Außerhofer, Karl Ferrari e
Roland Riz, ed i deputati Siegfried Brugger, Hans Widmann e Karl Zeller. Della comunità italiana
di Bolzano venne eletto il deputato Pietro Mitolo (AN).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
191
3.7.3.2 Le elezioni al Senato 1994 in Provincia di Bolzano
Dal 1994 era in vigore anche in provincia di Bolzano la nuova legge elettorale emanata nel 1993,
che prevedeva un sistema combinato:340 tre quarti dei seggi in collegi uninominali su base
maggioritaria sia alla Camera che al Senato, un quarto con il proporzionale, per il Trentino-Alto
Adige al Senato un seggio su sette. I collegi al Senato rimasero gli stessi (così come delineati nel
1992), senza però l’alto quoziente elettorale. Risultavano eletti quei candidati che raggiungevano il
maggior numero di voti. Trovava quindi applicazione la maggioranza relativa, come alla Camera.
Con la riforma elettorale del 1993 al Senato cambiarono, in confronto alla Camera, solo poche cose,
tra cui due sostanziali:
1. abolizione del quorum del 65%. In questo modo il maggioritario da formale era diventato
effettivo;
2. a livello nazionale tre quarti dei seggi venivano assegnati in collegi uninominali ed un quarto su
base proporzionale. Nella provincia di Bolzano il settimo seggio del Senato continuava ad essere
assegnato con il proporzionale, ma soltanto questo settimo. Per il calcolo dei resti, che potevano
conquistare questo settimo seggio, non venivano più quindi sotratti tutti i voti di quei collegi con
eletti diretti in quanto non ne sarebbero rimasti. Con la riforma tutti i sei collegi venivano
assegnati direttamente.
Nel collegio Bolzano-Bassa Atesina al Senato si trattava quindi di conquistare una maggioranza
relativa. Questa volta i partiti del centrosinistra si erano riuniti sotto il simbolo della „Aggregazione
Democratica Autonomistica“ (ADA), mentre nella destra si crearono due gruppi, il partito
dell‘Alleanza Nazionale (AN), che conquistò il 23,7% dei voti ed il nuovo Polo della Libertà (PdL),
che conquistò il 15,7%. Insieme avrebbero facilmente vinto nel collegio con il 39,4%.
Tab. 25: Senato 27 marzo 1994 – Collegio Bolzano Bassa Atesina
Liste/Gruppo Voti %
SVP – Karl Ferrari eletto 33.684 34,15
ADA – Loner 24.151 24,49
ALLEANZA NAZIONALE - Benussi 23.343 23,67
POLO DELLE LIBERTA' (Lega-FI) - Füstös 15.530 15,74
Part. Legge Naturale Naturgesetzpartei 1.927 1,95
Voti validi totale 98.635 100% Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/enti e Südtiroler Handbuch 2007.
340 Legge 4 Agosto 1993, n. 276.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
192
Con Karl Ferrari (33.684 voti) la SVP riuscì a conquistare la maggioranza relativa con il 34,15%
dei voti ed il mandato nel collegio Bolzano-Bassa Atesina per la seconda volta ma questa volta
direttamente.
Sulla parte tedesca la SVP si era presentata senza opposizione, neanche i Verdi candidarono – a
differenza del 1992 – per il Senato. Nella provincia di Bolzano la SVP conquistò 161.351 voti nei
tre collegi senatoriali riuscendo ad accrescere lo scarso risultato del 1992 da 57,2 a 62,2 %. Nella
regione i voti erano 217.137, con un aumento dal 31,6 al 40,2 %, il successo più significativo che la
SVP ha potuto registrare nella Regione sino ad oggi (Tab.36).
3.7.4 Le ripercussioni alle elezioni per il Parlamento del 1996
3.7.4.1 Le elezioni al Senato del 1996 in Provincia di Bolzano
Alle elezioni del 1996 i partiti di destra fecero tesoro delle esperienze al Senato decidendo di
riunirsi nel Polo per le Libertà. Nel collegio di Bolzano candidò la rappresentante di AN Adriana
Pasquali, che riuscì a conquistare il collegio con 33.518 voti ed il 35,16%. I partiti di centro
sinistra, riuniti con l’Ulivo, raggiungono 25.695 voti ed il 26,95%, la SVP con il PATT nel segno
dell’Abete (un nuovo, sconosciuto simboli di lista) 24.689 voti ed il 25,9%. La SVP arrivò terza
dopo la coalizione dell‘Ulivo, entrambi molto distaccati dal Polo.
Tab. 26: Senato 21 Aprile 1996, Collegio Bolzano Bassa Atesina
Liste/Gruppo Voti %
POLO PER LE LIBERTA' – Adriana Pasquali eletto 33.518 35,16
L'ULIVO – Pinuccia Di Gesaro 25.695 26,95
L'ABETE-SVP-PATT – Karl Ferrari 24.689 25,89
UNION FUR SUD TIROL- Hans Stieler 5.381 5,64
LEGA NORD - Casanova 4.579 4,80
PART. LEGGE NATURALE - Christanell 1.481 1,55
Voti validi totale 95.343 100% Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/enti.
Questa volta c’era stata però concorrenza dalla parte tedesca. La Union für Südtirol raggiunse 5.381
voti e quindi il 5,6%. In questo modo il mandato del nuovo terzo collegio senatoriale Bolzano andò
per la prima vola al gruppo di lingua italiana, e più precisamente alla destra nazionale. Con la
riorganizzazione dei partiti italiani e la riemersione dell’opposizione tedesca la SVP rimase senza
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
193
chance. Anche l’ Ulivo si ritrovò prima della SVP con 1.000 voti ed un per-cento in più. La
modifica del collegio senatoriale aveva sortito i suoi effetti.
Complessivamente al Senato (come anche alla Camera) la SVP raggiunse un risultato abbastanza
deludente. Dal 62,2 % (1994) scese al 54,9 % e 142.680 voti, nella Regione dal record di 40,2 a
33,4 % e 178.425 voti. Gli eletti erano per il Senato: Helga Thaler Außerhofer e Armin Pinggera
della SVP; dalla comunità di lingua italiana la senatrice Adriana Pasquali (AN).
Gli effetti del sistema elettorale e della pressione sui partiti che ne derivava si mostrarono nel
combattuto collegio Bolzano Bassa Atesina.
Fig. 81: Il combattuto seggio senatoriale del Collegio Bolzano Bassa Atesina 1996
O.Peterlini: Wahlsysteme Univ.Innsbruck 12.4.2010
77
1996 Senato CollegioBolzano Bassa Atesina
100% 95.343Voti validi e percentuali complessivamente
1,551.481PART. LEGGE NATURALE - Christanell
4,804.579LEGA NORD - Casanova
5,645.381UNION FUR SUD TIROL- Hans Stieler
25,8924.689L'ABETE-SVP-PATT – Karl Ferrari
26,9525.695L'ULIVO – Pinuccia Di Gesaro
35,1633.518POLO PER LE LIBERTA' – eletta Adriana Pasquali
%VotiLista/Gruppo
3.7.4.2 Le conseguenze per l’elezione della Camera del 1996
Per le elezioni al Senato nel collegio Bolzano Unterland la SVP ha proseguito il suo percorso degli
anni precedenti con il PATT 1996 nella speranza di poter ripetere i successi di Karl Ferrari (del
1992 e 1994). L’unione della destra italiana ha però impedito questo successo. Alla Camera invece,
dove la SVP nel 1994 era arrivata nel Collegio Bolzano-Laives soltanto al terzo posto mentre un
esponente di AN era riuscito a conquistarsi il seggio, la SVP ha (parzialmente) imparato la lezione.
Essa infatti ha lì deciso di non presentarsi al voto ma neanche di sostenere una candidatura comune
di centro sinistra, riuscendo soltanto a consigliare in modo timido ai propri elettori di votare per
Ennio Chiodi (Ulivo). Per un partito etnico questa strategia elettorale ha comunque significato
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
194
superare degli ostacoli connaturati alla propria struttura partitica. Sul versante opposto nel 1996 si
candida per i tedeschi la Union für Südtirol alla Camera e al Senato, anche nel collegio Bolzano-
Laives. Approfittando dell’assenza della lista della SVP ha raggiunto il 5,58%.
Nel 1996 nel collegio per la Camera di Bolzano-Laives il Polo riuscì nuovamente ad imporrsi sul
candidato dell’Ulivo Chiodi con un distacco ancora inferiore di 1.596 voti (2,05%). Negli altri tre
collegi di maggioranza tedesca riuscirono invece ad imporrsi i candidati della SVP, confermando in
questo modo i tre seggi per la Camera della SVP.
Tab. 27: Camera dei deputati 21 aprile 1996 – Collegio Bolzano
Candidato Voti %
POLO PER LE LIBERTA' – Franco Frattini eletto 36.510 46,84
L'ULIVO - Chiodi Ennio 34.914 44,79
UNION FUR SUD TIROL – Lang Roland 4.348 5,58
PART. LEGGE NATURALE - Naturgesetzpartei - Burger Martin Alois
2.183 2,80
Voti validi totale 77.952 100 % Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/enti.
Per quanto riguarda i voti tuttavia la SVP non riuscì a confermare il suo successo del 1994, subendo
una flessione dei propri voti di oltre 31.000 unità assestandosi a 156.708 voti e ancora di più nel
sistema proporzionale: dal 60,1 % al 27,9 nella Provincia, e dal 36,8 % al 17,7 nella Regione. Come
si sia potuti arrivare ad un risultato così disastroso sarà oggetto di una nostra analisi nel prossimo
capitolo c.
In provincia di Bolzano furono eletti per la SVP i seguenti deputati: Siegfried Brugger, Hans
Widmann e Karl Zeller. Come già accennato, la SVP perse uno dei tre senatori. I partiti di destra
riuscirono invece a conquistarsi per la prima volta due deputati, Pietro Mitolo (AN) nel
propozionale e Franco Frattini (FI) nel Collegio Bolzano- Laives, e – come già illustrato – nel
collegio senatoriale Bolzano- Unterland – la Senatrice Adriana Pasquali (AN).
3.7.4.3 L’accordo della SVP con Prodi del 1996 per il superamento della clausola di
sbarramento
Dopo che la SVP aveva fallito sia con il suo ricorso costituzionale che con il ricorso dinanzi alla
Corte Europea, essa si vedeva esclusa dalla possibilità di raggiungere da sola nel proporzionale un
seggio. Dopo la candidatura di protesta di Magnago nel 1994, essa tentò nel 1996 di superare la
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
195
clausola di sbarramento con un accordo con Romano Prodi. Prodi inserì nella sua lista POP (Partito
Popolare di Prodi) la stella alpina della SVP assieme ai simboli di altri partiti minori.
Per questa lista comune la SVP presentò nella Regione Trentino-Alto Adige Südtirol un candidato
ladino (Arno Crazzolara), nella speranza di poter superare con Prodi la soglia del 4% a livello
nazionale e far eleggere il proprio candidato. Il primo risultato venne raggiunto con Prodi che riuscì
nel 1996 a superare la soglia con il 6,81% e quindi circa 2,5 milioni di voti a livello nazionale,
ottenendo quattro mandati al proporzionale alla Camera. La lista (POP-SVP-PRI-DU-Prodi)
raggiunse quindi il suo obiettivo.
Meno bene è andata però alla SVP, probabilmente anche a causa del simbolo di lista che doveva
essere identico in tutto il paese. La stella alpina era piccolissima nel simbolo della lista di Prodi
accanto a tanti altri simboli ed era quindi scarsamente visibile. Anche il candidato Crazzolara era
poco conosciuto. Il suo risultato fu molto negativo e non riuscì quindi a conquistare il seggio.
Mentre la SVP con Magnago alle elezioni del 1994, e quindi due anni prima, aveva raggiunto,
186.311 voti (60,15%) nel Alto Adige Alto Adige, nella coalizione elettorale con il POP ed il
candidato Crazzolara raggiunge soltanto 72.129 voti (27,93%) nell' Alto Adige Südtirol, meno della
metà di due anni prima. Nella Regione la SVP 1994 con Magnago raggiunse 231.482 voti (36,77
%), nel 1996 raggiunse soltanto 99.531 voti (17,66%).
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
196
Tab. 28: Camera dei deputati 21 aprile 1996, proporzionale Italia
Lista/Gruppo Voti % Seggi
PDS 7.894.118 21,06 26 FORZA ITALIA 7.712.149 20,57 37 ALLEANZA NAZIONALE 5.870.491 15,66 28 LEGA NORD 3.776.354 10,07 20 RIF.COM. 3.213.748 8,57 20 POP-SVP-PRI-UD-PRODI 2.554.072 6,81 4 CCD-CDU 2.189.563 5,84 12 RINNOVAMENTO IT-DINI 1.627.380 4,34 8 FED.DEI VERDI 938.665 2,50 PANNELLA-SGARBI 702.988 1,88 MOV.SOC.TRICOLORE 339.351 0,91 SOCIALISTA 149.441 0,40 LEGA D'AZIONE MERID. 72.062 0,19 UNIONE NORD EST 63.934 0,17 UNION FUR SUD TIROL 55.548 0,15 MANI PULITE 44.935 0,12 NOI SICILIANI-FNS 41.001 0,11 PS D'AZ. 38.002 0,10 VERDI-VERDI 25.788 0,07 SARDIGNA NATZIONE 23.355 0,06 GR.INDIP.LIBERTA' 17.451 0,05 AMBIENTALISTI 15.560 0,04 PART.UMANISTA 14.601 0,04 RINNOVAMENTO 13.677 0,04 PATTO PER L'AGRO 12.297 0,03 DEMOCRAZIA SOCIALE 9.319 0,02 MOV.RIN.IT. 8.886 0,02 MOV.AUT.TOSCANO 8.627 0,02 PART.LEGGE NATURALE 8.298 0,02 NUOVA DEMOCRAZIA 8.185 0,02 FEDERALISTI LIBERALI 6.475 0,02 PER LE MARCHE 5.545 0,01 NUOVE ENERGIE 5.393 0,01 SVILUPPO-LEGALITA' 5.347 0,01 NORD LIBERO AUT. 4.965 0,01 PART.FEDERAL. 3.743 0,01 RISORGIMENTO DEL SUD 3.084 0,01 Somma voti e seggi proporzionale 37.484.398 100 % 155
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/ Nella Regione la SVP è quindi la lista più forte, ma in virtù del calcolo a livello nazionale i due
seggi disponibili vanno alla Lega Nord e ad Alleanza Nazionale.
Come già nel 1994 con la candidatura di protesta di Magnago, anche il tentativo della SVP con
Prodi del 1996 rimane privo di successo. Con un candidato più noto e con i voti che di solito
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
197
prendeva, probabilmente sarebbe stata in grado di conquistare il seggio. I ladini erano riusciti ad
imporsi all’interno del partito puntando ad una possibilità di mandare qualcuno a Roma.
Tab. 29: Camera dei deputati 21.Aprile 1996, elzioni proporzionali Trentino Alto Adige
Südtirol
Lista/Gruppo Voti % Seggi
POP-SVP-PRI-UD-PRODI 99.531 17,66 0
FORZA ITALIA 80.449 14,28 0
LEGA NORD 74.586 13,24 1
ALLEANZA NAZIONALE 65.803 11,68 1
UNION FUR SUD TIROL 55.548 9,86 0
PDS 52.290 9,28 0
RINNOVAMENTO IT-DINI
50.180 8,91 0
CCD-CDU 28.468 5,05 0
FED.DEI VERDI 27.795 4,93 0
RIF.COM.
20.496 3,64 0
PART.LEGGE NATURALE
8.298 1,47 0
Voti validi e seggi nel proporzionale in Regione totale 563.444 100 % 2
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it.
3.7.5 Le ripercussioni sulle elezioni per il Parlamento del 2001
1.1.1.1 La seconda candidatura di protesta di Magnago 2001
Dopo il fallimento della candidatura con Prodi, la SVP decide, alle elezioni del 2001, di tentare
nuovamente una candidatura di protesta con Silvius Magnago al proporzionale della Camera per
stigmatizzare il problema della soglia e delle sue ripercussioni negative nei confronti delle
minoranze.
La SVP raggiunge con Magnago un risultato eccellente con 200.059 voti, che fa il 32,88% a livello
regionale ed lo 0,54% a livello nazionale. Non raggiunge il risultato della prima candidatura di
protesta di Magnago del 1994 (231.842 voti a livello regionale), ma riesce ad evidenziare
politicamente che nonostante i suoi 200.000 voti e la sua prima posizione nella Regione, essa
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
198
rimane tuttavia esclusa a causa della clausola. Questa è stata l’ultima elezione alla Camera con
questo sistema in quanto nel 2005 ha visto l’introduzione di un nuovo sistema elettorale che – per la
Camera dei deputati – vale anche per l' Alto Adige Südtirol.
Tab. 30: Camera dei deputati 13 maggio 2001, Elezioni proporzionale Italia
Lista/Gruppi Voti % Segg
i FORZA ITALIA 10.923.431 29,43 62 DEMOCRATICI SINISTRA 6.151.154 16,57 31 LA MARGHERITA 5.391.827 14,52 27 ALLEANZA NAZIONALE 4.463.205 12,02 24 RIF.COM. 1.868.659 5,03 11 LEGA NORD 1.464.301 3,94 LISTA DI PIETRO 1.443.725 3,89 CCD-CDU 1.194.040 3,22 DEMOCRAZIA EUROPEA 888.249 2,39 PANNELLA-BONINO 832.213 2,24 IL GIRASOLE 805.340 2,17 COMUNISTI ITALIANI 620.859 1,67 NUOVO PSI 353.269 0,95 SVP 200.059 0,54 FIAMMA TRICOLORE 143.963 0,39 LIGA FRONTE VENETO 74.353 0,20 PART.PENS. 68.349 0,18 PS D'AZ-SARD.NATZ. 34.412 0,09 PAESE NUOVO 34.193 0,09 ABOLIZIONE SCORPORO 26.917 0,07 LEGA D'AZIONE MERID. 23.779 0,06 FRONTE NAZIONALE 22.985 0,06 VERDI-VERDI 18.262 0,05 FORZA NUOVA 13.622 0,04 LISTA AMADU 11.517 0,03 REPUBBLICANI EUROPEI 7.997 0,02 NOI SICILIANI 7.637 0,02 MOV. LIBERTA' 6.754 0,02 LIBERI E FORTI 6.722 0,02 SOCIAL.AUTON. 6.492 0,02 LIBDEM.BASTA 6.332 0,02 COMUNISMO 5.244 0,01 TERZO POLO AUTONOMIA 2.915 0,01 Totale voti validi e seggi 37.122.776 100% 155
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
199
Tab. 31: Camera dei deputati 13 maggio 2001, Elezioni proporzionali Trentino Alto Adige
Liste/Gruppe Voti % Seggi
SVP 200.059 32,88 FORZA ITALIA 100.801 16,57 1 LA MARGHERITA 70.853 11,64 1 AN 57.865 9,51 DS 54.155 8,90 LISTA DI PIETRO 24.663 4,05 IL GIRASOLE 23.663 3,89 LEGA NORD 22.273 3,66 RIF.COM. 16.510 2,71 CCD-CDU 12.673 2,08 PANNELLA-BONINO 11.808 1,94 DEMOCRAZ. EUROPEA 9.643 1,58 COMUNISTI ITALIANI 3.046 0,50 ABOLIZIZ. SCORPORO 501 0,08 Voti validi e seggi totali proporzionale
608.513 100% 2
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/.
3.7.5.1 L’accordo della SVP con il centrosinistra per i collegi maggioritari nel 2001
Attraverso la loro alleanza i partiti di destra riuscirono nel 1996, nei due nuovi collegi di Bolzano
Laives e Bolzano Bassa alla Camera e al Senato, ad assicurarsi i due seggi. Tuttavia non solo i
partiti di centro destra trassero i frutti dall’esperienza degli anni precedenti, ma nel 2001 anche la
SVP ed i partiti di centro sinistra. La SVP continuò a protestare nel proporzionale con Magnago ma
nel collegio fece un passo in avanti rispetto a quanto aveva fatto alle elezioni precedenti. Nel 1996
la SVP aveva soltanto parzialmente imparato la lezione astenendosi dalla presentazione alla propria
lista alla Camera Bolzano-Laives, senza però alcun accordo elettorale. Nel febbraio 2001 invece la
SVP fece un patto elettorale con le forze di centro sinistra dell‘Ulivo341, concordando un sostegno
reciproco per il „Patto per le Autonomie “.342
Il patto porta a una candidatura comune con un simbolo di lista comune (Ulivo-SVP) e un accordo
di reciproco sostegno alla Camera e al Senato nei collegi di Bolzano Bassa Atesina ed in tutti gli
altri collegi del Trentino. Nei collegi di Bolzano-Laives della Cmaera la SVP sostenne il candidato
dell’Ulivo, Gianclaudio Bressa, nel collegio senatoriale di Bolzano-Unterland l’Ulivo sostiene
341 Sotto il simbolo dell’Ulivo nel 2001 erano uniti su base nazionale con il capolista Rutelli della Margherita, oltre a questa, i Democratici di Sinistra (DS), i Verdi/Grüne, i Socialisti e il Partito dei Comunisti Italiani. Nel 2006 si aggiunsero, nel simbolo dell’Unione di Prodi, la Lista Di Pietro (IdV), il Partito Rifondazione Comunista e la lista dei Radicali ( Pannella-Bonino). Nel 2008 dall’Ulivo nacque il PD che però comprese solamente Margherita e DS. 342 SVP Landesleitung, Pakt für die Autonomie, Un Patto per l’Autonomia, bozza del 5.2.2001, archivio dell’autore.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
200
invece il candidato della SVP Oskar Peterlini. Entrambi i candidati rischiarono politicamente,
perché per la prima volta la SVP aveva appoggiato un candidato italiano e per la prima volta l’Ulivo
aveva sostenuto un candidato di lingua tedesca in un'unica lista. Una cosa del genere non era mai
successa nella storia dell’Alto Adige Südtirol, ma tale strategia risultò vittoriosa.
Tab. 32: Camera dei deputati 13. Maggio 2001 - Collegio Bolzano Laives
Candidato Voti %
L'ULIVO, SVP - Gianclaudio Bressa- eletto 37.577 49,01
CASA DELLE LIBERTA' - Frattini Franco 32.171 41,96
LISTA DI PIETRO - Zanella Cristina 4.003 5,22
PANNELLA-BONINO - Chiomento Achille 2.922 3,81
Voti validi totale 76.673 100 % Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/enti.
Nel collegio per la Camera di Bolzano-Laives venne eletto il candidato della SVP-Ulivo,
Gianclaudio Bressa con il 49%, mentre il candidato della Casa delle Libertà, Franco Frattini,
soccombette con il 42 %. I conti tornarono anche al Senato: venne eletto Oskar Peterlini della SVP
con la lista Ulivo-SVP, con il 55 % dei voti contro Adriana Pasquali (CdL 34 %).
L’accordo elettorale trovò applicazione anche in tutto il Trentino, dove la SVP, il PATT e l’Ulivo
appoggiano tutti insieme la stessa lista SVP-Ulivo. Il successo fu travolgente. Oltre ai due eletti di
Bolzano vennero eletti quattro deputati e due senatori con il simbolo della SVP-Ulivo,
complessivamente quindi otto parlamentari.
Del 54,6% dei voti della lista SVP-Ulivo nel collegio Bolzano Bassa Atesina circa il 30,6%
venivano da elettori della SVP-Wählern ed il 24% da elettori del centro sinistra, inclusi i Verdi.
Tab. 33: Senato 13. Maggio 2001 – Collegio Bolzano Bassa Atesina
Candidato Voti %
SVP-L'ULIVO – Oskar Peterlini eletto 53.439 54,57
CASA DELLE LIBERTA' – Adriana Pasquali 33.237 33,94
LISTA DI PIETRO- Viviana Delli Zotti 4.803 4,90
RIF.COM. – Fabio Visentin 3.485 3,56
Lista PANNELLA-BONINO – Enrico Hell 2.970 3,03
Voti validi totale 97.934 100 % Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/enti.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
201
A questi si aggiunsero nei collegi di maggioranza tedesca, e quindi sicuri, due senatori della SVP e
tre deputati. Mai prima una delegazione del Alto Adige Südtirol e del Trentino era stata così forte.
La SVP si era candidata da sola nei collegi sicuri e al proporzionale della Camera, riuscendo a
recuperare in modo netto nei tre collegi alla Camera (e questo senza Bolzano Laives) rispetto al
1996 otlre 17.000 voti e raggiungendo 173.735 voti nel Alto Adige Südtirol. Al proporzionale riuscì
a far dimenticare il disastro del 1996 raggiungendo 181.629 voti e quindi il 60,5 % nel Alto Adige
Südtirol e 200.059 voti nella Regione e quindi il 32,9 %. In questo modo ribadì la sua protesta
contro la clausola di sbarramento. Nei collegi sicuri del Senato riuscì ad aumentare il proprio peso,
a Merano da (1996) 66,5 % al 67,4 e in Brixen-Pusteriatal da 76,2 a 79,4 %. La collaborazione della
SVP con il centro sinistra era stato quindi accettato non soltanto nel Bolzano Bassa Atesina, ma in
tutta la Provincia e tutta la Regione.
Fig. 82: Il combattuto collegio elettorale Bolzano Bassa Atesina
I Deputati eletti della SVP sono: Siegfried Brugger, Hans Widmann, Karl Zeller, ed i Senatori:
Helga Thaler Außerhofer, Alois Kofler e Oskar Peterlini (con Ulivo-SVP); a questi si aggiunse il
deputato Gianclaudio Bressa (Ulivo-SVP) della comunità italiana.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
202
3.8 La riforma elettorale del 2005 e la norma speciale per il
Trentino Alto Adige Südtirol
3.8.1 La clausola di sbarramento e la lotta per una deroga
Nell’autunno del 2005 l’allora maggioranza di destra elaborò, sotto la guida del ministro per gli
affari regionali e delle riforme, Roberto Calderoli, una nuova legge elettorale che si basa
esclusivamente sul sistema proporzionale. Sia per la Camera che per il Senato era prevista una serie
di clausole di sbarramento ed un premio di maggioranza. La clausola di sbarramento venne fissata
al 4%.
I parlamentari Sudtirolesi combatterono fortemente questa norma: "Qualora questa legge venisse
approvata, essa comporterebbe la scomparsa della rappresentanza della minoranza sudtirolese dal
Parlamento ".343 Alla Camera dei deputati, dove la legge si trovava in discussione nella
commissione legislativa, i Deputati Karl Zeller e Siegfried Brugger si impegnano per una sua
modifica.
Fig. 83: La proposta di legge elettorale - una minaccia per le minoranze
343 Senator O. Peterlini in der Aula des Senates, Senato della Repubblica, 14 settembre 2005 Pomeridiana, 861a Seduta pubblica, Resoconto sommario e stenografico.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
203
In una comunicazione inviata al capo della Lega, Umberto Bossi ed ai parlamentari della
maggioranza delle Regioni del Nord e della Sicilia, il Senatore Oskar Peterlini mise in guardia dalle
ripercussioni della nuova legge elettorale. Il nuovo sistema proporzionale sarebbe andato a discapito
di tutte le Regioni – non solo del Trentino Alto Adige – nelle quali i partiti disponevano di una
roccaforte territoriale. Di conseguenza la Lega e la Casa delle Libertà in Lombardia, nel Veneto ed
in Friuli, nel Piemonte ed in Sicilia avrebbero perso 70 deputati e circa 30 senatori a favore delle
Regioni del centro Italia.344 Alla comunicazione Peterlini allega uno studio della Camera dei
deputati che conferma questa tesi con dati e statistiche.
La SVP ha quindi presentato attraverso i suoi parlamentari diverse proposte, che vanno
dall’introduzione di una deroga per le minoranze linguistiche alla riservazione di un numero di
seggi in virtù della popolazione residente. La SVP si era impegnata inoltre per l’introduzione del
sistema delle preferenze.345
Fig. 84: Successo per le minoranze
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
95
Successo per le minoranze
Camera• sistema come a base nazionale, • ma per minoranze riconosciute,• in Regioni speciali che
prevedono la tutele delle minoranze, una soglia più appropriata:– riferita non più a base nazionale,
ma alla circoscrizione, – almeno il 20% dei voti validi
della circoscrizione
SenatoPer la Valle d’Aosta un unico
collegio uninominalePer la Regione Trentino Alto Adige
Südtirol:• confermata le legge precedente
(Mattarellum del 1993),• sei Senatori da eleggere in sei
collegi uninominali,
Il Governo teme un rinvio alle Camere da parte del Presidente della Repubblica
Al Senato possibile violazione del Pacchetto concordato con l’Austria (misura 111)
Con il Ministro Roberto Calderoli si raggiunse l’intesa, per la salvaguardia delle
minoranze
• un settimo Senatore da eleggere secondo Proporz a base regionale.
Con il Ministro delle riforme Roberto Calderoli la SVP riuscì alla fine ad arrivare a un risultato.
Alla Camera dei deputati venne introdotta una clausola speciale per le minoranze linguistiche, che
venne applicata non a livello statale ma su livello del collegio, con un minimo del 20% dei voti. Al
344 Lettera del sen. Peterlini del 4 ottobre 2005 e studio allegato: Servizio Studi, Camera dei deputati, n. 71, 27 settembre 2005: calcolo dell'assegnazione dei 617 seggi della Camera dei deputati effettuato secondo il sistema proporzionale previsto dall'emendamento n. 1500 (Palma ed altri) al ddl C. n. 2620 e abbinati. 345 Lettera del sen. Peterlini a nome della SVP al deputato Vincenzo Nespoli, esperto in materia elettorale dell’allora maggioranza di destra.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
204
Senato fu invece confermato per la Regione Trentino/Alto Adige Südtirol e la Regione Aosta il
sistema vigente. Di conseguenza nella Regione Trentino Alto Adige Südtirol sono rimasti i sei
collegi per il Senato oltre ad un settimo senatore da eleggere con il proporzionale.
3.8.2 Il sistema vigente dal 2005: Proporzionale alla Camera e al Senato
Fig. 85: Sistema elettorale per Camera e Senato
La riforma entrò in vigore il 31 dicembre 2005.346 I testi unici delle relative leggi elettorali per
Camera e Senato vennero allineati al nuovo sistema elettorale proporzionale.347 Per entrambi i rami
del Parlamento rimane oggi quindi in vigore un sistema di rappresentanza proporzionale corretta da
un bonus di maggioranza e da varie soglie. Dopo l'intervallo con il sistema prevalentemente
maggioritario dal 1993 al 2005, l'Italia tornò a rappresentanza proporzionale.
346 Legge n. 270 del 21 dicembre 2005, Gazzetta Ufficiale n. 303. 347 Testo unico delle leggi per l’elezione della Camera dei deputati: DPR 30. marzo 1957, n. 361; Testo unico delle leggi per l’elezione del Senato della Repubblica D.lgs. 20 dicembre 1993, n. 533.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
205
Fig. 86: La legge elettorale del 2005: proporzionale con premio alla Camera e al Senato
3.8.3 Il nuovo sistema elettorale per la Camera
Per l’elezione della Camera il territorio nazionale viene suddiviso in 26 circoscrizioni, che
comprendono una Regione oppure, in Regioni grandi, parti di una Regione. In Trentino Alto Adige
Südtirol la circoscrizione corrisponde alla Regione. I collegi per l’elezione della Camera sono stati
aboliti.
I partiti o gruppi politici possono collegarsi in una coalizione delle liste da essi presentate. Sulle
schede i contrassegni delle liste collegate appartenenti alla stessa coalizione sono riprodotti di
seguito, in linea orizzontale, uno accanto all’altro, su un’unica riga. Contestualmente al deposito del
contrassegno, i partiti politici o i gruppi politici organizzati depositano il programma elettorale nel
quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica.
3.8.3.1 Gli sbarramenti per la Camera dei deputati
Per essere ammessi al riparto dei seggi, le coalizioni o liste devono superare le soglie introdotte con
la legge. Sono ammesse al riparto quelle che superano le seguenti soglie:
1. per coalizioni il 10% dei voti validi espressi sul piano nazionale. Alla coalizione deve
appartenere almeno una lista collegata che raggiunge almeno il 2 % dei voti ovvero una lista
rappresentativa di minoranze linguistiche riconosciute, col 20% a base regionale);
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
206
2. liste collegate in coalizione almeno il 2% nazionale, nonché la prima lista sotto il 2 % (il miglior
perdente);
3. liste non collegate almeno il 4 % nazionale;
4. liste collegate, la cui coalizione non abbia raggiunto il 10 %: il 4 % nazionale;
5. liste rappresentative di minoranze linguistiche riconosciute presentate esclusivamente in una
delle circoscrizioni comprese in Regioni, il cui Statuto speciale prevede una particolare tutela
delle stesse: il 20 % dei voti validi della circoscrizione.
Fig. 87: Soglie per la Camera
La norma speciale per le minoranze linguistiche si riferisce e si limita a quelle liste:
- che sono rappresentative di minoranze linguistiche;
- che queste minoranze siano riconosciute;
- che le liste siano presentate esclusivamente in una delle circoscrizioni;
- comprese in Regioni autonome;
- il cui Statuto speciale prevede una particolare tutela di tali minoranze linguistiche;
- e che raggiungono almeno il 20 % dei voti validi espressi nella circoscrizione.348
348 Art. 83, comma 3 del TU delle leggi per l’elezione della Camera dei deputati DPR 30 marzo 1957, n. 361.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
207
3.8.3.2 Il computo dei seggi per la Camera
Per la ripartizione dei seggi vengono sommati i voti complessivi (le c.d. cifre elettorali nazionali) di
ciascuna coalizione e di ciascuna lista singola ammessa al riparto, che ha superato le soglie previste.
Questa somma viene divisa per il numero dei seggi da attribuire, 617, ottenendo così il quoziente
elettorale nazionale. 349
Vengono poi divise le cifre elettorali nazionali di ciascuna coalizione o lista singola (ossia le
somme dei loro voti) per tale quoziente. La parte intera dei quozienti così ottenuti rappresenta il
numero dei seggi pieni da assegnare a ciascuna (coalizione o lista singola) di loro. I seggi restanti
vanno alle coalizione o liste singole con i più alti resti.
Fig. 88: Come vengono assegnati i seggi per la Camera
Sull'esempio delle recenti elezioni politiche in Italia, si può illustrare come calcolare il quoziente
elettorale. Il numero totale dei voti che sono stati ammessi alla distribuzione dei seggi è pari a
17.064.314 voti. Il totale è diviso per il numero di posti disponibili (617). Il risultato è, per questa
prima distribuzione, un quoziente di 53 402.
349 Dei 630 seggi della Camera 12 sono riservati alla circoscrizione Estero e uno alla Regione Valle d’ Aosta.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
208
Fig. 89: Esempio per il computo del quoziente elettorale per la Camera
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
38
Quoziente elettoraleCamera dei Deputati 2008
PDL Lega MpA 17.064.314
PD IdV 13.686.501UDC 2.050.309
SVP 147.666
Totale 32.948.790
seggi
votiTotalenatelettQuoziente
.... ≡
53.402617
32.948.790
...
=
≡natelettQuozien
Si guarda quante volte il quoziente elettorale ha posto nella somma dei voti di ogni partito, cioè
nella loro cifra elettorale. Ne risulta il numero dei seggi per ogni partito. Poi si guarda quanti seggi
abbia raggiunto la coalizione vincente (PDL, Lega Nord e Movimento per le Autonomie) in base a
questa prima distribuzione. Sarebbero 320 seggi per la coalizione di maggioranza.
Fig. 90: La prima ripartizione dei seggi secondo le elezioni per la Camera nel 2008
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
41
Metodo delle quote
Il metodo delle quote conduce allo stesso risultato come quello del quoziente elettorale. I seggi si riferiscono alla prima assegnazione
provvisoria
xseggiicomplessivvoti
partitoVotiQuota
−
−≡
SitzexQuote 320617790.948.32314.064.17
=≡
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
209
3.8.3.3 Il premio di maggioranza alla Camera
Per garantire alla lista o coalizione vincente una maggioranza sufficiente in Parlamento è stato
anche introdotto un premio di maggioranza. Se la coalizione o lista vincente a base nazionale non
raggiunge 340 seggi alla Camera, vengono a essa assegnati, oltre alla quota a essa spettante dalla
ripartizione proporzionale, ulteriori seggi fino a raggiungere tale numero di seggi. A tale scopo
viene ricalcolato il quoziente elettorale nazionale. I voti della coalizione o lista vincente vengono
divisi per 340. Il quoziente che ne risulta diventa il quoziente elettorale per la maggioranza.
3.8.3.4 Il calcolo dei seggi per le liste perdenti
I restanti 277 seggi vengono assegnati alle coalizioni perdenti e alle liste che non si erano
coalizzate. A tal fine vengono sommate le loro cifre elettorali (cioè i loro voti) e divisi per 277. Il
risultato costituisce il quoziente elettorale per i perdenti.350
Il quoziente elettorale rappresenta il costo di un seggio, che risulta essere molto più basso sia per la
maggioranza che per la minoranza.
Nel caso concreto delle recenti elezioni parlamentari in Italia del 2008, per questo secondo
computo, previsto grazie al premio di maggioranza, si procede come segue:
il totale dei voti della coalizione vincente (PDL, Lega, MPA) viene diviso per i 340 seggi
disponibili (per la maggioranza). Da questa divisione risulta un quoziente di 50.189 che è il
quoziente elettorale o in altre parole il costo per ogni seggio per la maggioranza.
Il totale dei voti dei perdenti invece è diviso per 277, cioè i seggi disponibili per le liste non
vincenti. Da qui risulta un quoziente di 57.345 voti. Ciò significa che il costo di un seggio per i
vincitori è di 50.189 voti, per i perdenti invece di 57.345. Questa sproporzione è il prezzo che la
minoranza deve pagare alla maggioranza per il premio elettorale.
350 Testo Unico delle leggi per l’elezione della Camera dei deputati, DPR 30 marzo 1957, n. 361, art 83 commi 4 -7.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
210
Fig. 91: Ricalcolo del quoziente elettorale per la maggioranza e la minoranza
3.8.3.5 Attribuzione dei seggi alla Camera a vincenti e perdenti secondo la legge elettorale
vigente
Fig. 92: Computo dei seggi in base al premio di maggioranza
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
100
Premio di maggioranza• Per garantire alla lista o coalizione vincente una
maggioranza sufficiente in Parlamento.
• Se la coalizione o lista vincente nazionale non raggiunge 340 seggi alla Camera, con il premio di maggioranza i suoi seggi vengono aumentati a 340.
• A tale scopo viene ricalcolato il quoziente elettorale nazionale.
• I voti della coalizione o lista vincente vengono divisi per 340. Il quoziente che ne risulta diventa il quoziente elettorale per la maggioranza.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
211
Fig. 93: Computo del quoziente elettorale per le liste perdenti
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
212
3.8.4 Il nuovo sistema elettorale per il Senato
Anche per il Senato viene introdotto il sistema proporzionale. La soglia e il premio di maggioranza
però, al Senato si riferiscono alla base della rispettiva regione. Secondo la Costituzione (art. 57) il
Senato deve essere eletto a base regionale. Per il Senato sono previsti i seguenti sbarramenti, che si
riferiscono espressamente alla base regionale:
a) per coalizioni almeno il 20 % dei voti validi nella Regione, con almeno una lista coalizzata che
raggiunge almeno il 3 % dei voti validi nella regione,
b) per liste interne alla coalizione almeno il 3 % regionale,
c) per liste non collegate almeno l’8 % nella regione,
d) per le singole liste di una coalizione, la quale non raggiunge il 20 % regionale, l’8 % nella
regione.
Fig. 94: Soglie di sbarramento per il Senato
O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
‹N›O.Peterlini: Wahlsysteme
Univ.Innsbruck 12.4.2010
94
Sbarramenti per il Senato• Per coalizioni almeno il 20
% dei voti validi nella regione, con almeno una lista con almeno il 3 % regionale
• Per liste interne alla coalizione almeno il 3 % regionale
• Per liste non collegate almeno l’8 % nella regione
• Per liste di una coalizione che non raggiunge il 20 %, l’8 % nella regione
�L. 21.12.2005, n. 270, art. 18.
�TU D. lgs. 20 dicembre 1993, n. 533,
art. 16.
Il premio di maggioranza al Senato viene concesso – secondo il principio previsto già per la Camera
– alla coalizione o lista, che raggiunge la maggioranza relativa dei voti, senza raggiungere il 55 %
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
213
dei seggi. Però – come si diceva – al Senato questo computo e il relativo premio vengono riferiti a
base regionale.351
Per la Valle d’Aosta e il Trentino Alto Adige Südtirol è stato riconfermato il sistema fino allora
vigente. Per la Valle d’Aosta si prevede pertanto un collegio unico, con un senatore da leggere
secondo il sistema Majorz.
Per il Trentino Alto Adige Südtirol è stato riconfermato il cosiddetto Mattarellum del 1993, che
prevede sei collegi uninominali, che esprimono un senatore ciascuno con il Majorz, e un seggio
proporzionale da eleggere secondo Proporz a base regionale.352
351 Testo Unico delle leggi per l’elezione del Senato D.lgs. 20 dicembre 1993, n. 533, art. 16. 352 Testo Unico delle leggi per l’elezione del Senato D.lgs. 20 dicembre 1993, n. 533, art. 20-21 ter.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
214
3.9 Le ripercussioni della riforma del 2005 sulle elezioni
3.9.1 Le elezioni alla Camera nel 2006
Per beneficiare del premio di maggioranza, prevista per la Camera dei deputati, la SVP concluse
ancora una volta un accordo con i partiti del centro sinistra prima delle imminenti elezioni
parlamentari del 2006, specificamente con il nuovo candidato alla carica di Presidente del Consiglio
Romano Prodi. La SVP sottoscrisse anche il suo programma e il patto di coalizione. Già prima, il
18 gennaio 2006 la leadership della SVP si era incontrata con Romano Prodi consegnandogli
un'ampia lista di richieste. 353
3.9.1.1 L’accordo della SVP con Prodi nel 2006 e gli effetti sulle elezioni
Il documento si articolava in cinque punti:
1. riforme costituzionali: adeguamento dello Statuto di autonomia alla riforma costituzionale del
2001 (e eventualmente del 2005): ogni modifica doveva essere notificata e concordata con
l’Austria, previa intesa con le Province autonome di Trento e di Bolzano. Se la riforma del 2005
non fosse entrata in vigore, andava ripristinata la disciplina della modifica dello Statuto ivi
prevista all’art 18, per salvaguardare che lo Statuto potesse essere emendato solamente d’intesa
tra Stato, Provincia e Regione. Per la chiamata di un assessore dall’esterno si doveva prevedere
la maggioranza assoluta invece di quella dei due terzi.
2. energia: riduzione delle scadenze per le vecchie concessioni idroelettriche ripristinando il
precedente termine, come previsto nel D.lgs 463/1999. Abolizione dei diritti, ritiro dei ricorsi
governativi presso la Corte costituzionale: favorire un accordo con ENEL per le centrali in
scadenza nel 2010;
3. modifiche legislative: eliminazione della clausola di salvaguardia e trasferimento fondi comuni
confinanti, salvaguardia dell’autonomia finanziaria nel federalismo fiscale, istituzione di un
collegio per la Provincia di Bolzano per le elezioni europee. Per la legge elettorale statale quote
rosa e preferenze, nel caso fosse rimasto il proporzionale. Nel caso del ritorno al maggioritario
togliere la soglia nella parte proporzionale per le minoranze linguistiche; ratifiche quali la
Convezione delle Alpi e la Convenzione di Madrid;
353 Documento della SVP "Incontro Pres. Romano Prodi 18 gennaio 2006".
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
215
4. norme di attuazione: trasferimento case cantoniere e immobili inutilizzati, conservatorio,
giustizia amministrativa, carta di identità in lingua anche ladina, TFR a gestione locale, controlli
sanitari importazioni alimentari, dipendenti statali ai fondi pensione, partecipazione Presidente
Provincia in Consiglio ministri;
5. varie: aumento delle trasmissioni ladine e rafforzamento della RAI tedesca e ladina.
3.9.1.2 Gli effetti sulle elezioni della Camera nel 2006
L'accordo elettorale con Prodi, che vinse le elezioni del 2006 e il relativo premio di maggioranza
resero alla SVP un clamoroso risultato per quanto riguarda i seggi per la Camera. Perse però voti
per la presenza e il successo dei Freiheitlichen, partito di opposizione di lingua tedesca. La tabella
seguente mostra il risultato di tutta la regione. Per la SVP significa che sono compresi anche i voti
del PATT dal Trentino.
Tab. 34: Camera dei deputati 9 aprile 2006– Circoscrizione elettorale Trentino Alto Adige
Liste Voti % Seggi
SVP 182.704 28,51 4 L'ULIVO 132.589 20,69 3 FED.DEI VERDI 25.121 3,92 1 RIF.COM. 19.545 3,05 DI PIETRO IT. VALORI 12.238 1,91 LA ROSA NEL PUGNO 11.366 1,77 COMUNISTI ITALIANI 6.901 1,08 PART.PENS. 5.375 0,84 U.D.EUR POPOLARI 1.509 0,24 Totale PRODI ROMANO 397.348 62,00 8
FORZA ITALIA 106.678 16,64 1 ALLEANZA NAZIONALE 52.139 8,14 1 UDC 31.161 4,86 LEGA NORD 28.756 4,49 1 FIAMMA TRICOLORE 3.694 0,58 ALTER.SOC.MUSSOLINI 2.276 0,36 DEM.CRIST.-NUOVO PSI 1.676 0,26 Totale BERLUSCONI SILVIO 226.380 35,32 3
DIE FREIHEITLICHEN 17.183 2,68 Totale LEITNER PIUS 17.183 2,68
Voti validi e seggi nella Regione complessivamente 640.911 100 % 11 Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/enti.
In Alto Adige, infatti, la SVP registrò, riguardo al suo risultato del 2001, un calo rilevante di voti
per la Camera (da 181.629 a 165.966). La sua quota scese dal 60,5% al 53,4% in Alto Adige e nella
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
216
regione dal 32,9% al 28,5%. Tuttavia, riuscì, grazie all'accordo con Prodi e il premio di
maggioranza, ad aumentare la sua rappresentanza parlamentare. Non si assicurò solamente i suoi
tradizionali tre seggi dell’Alto Adige alla Camera, ma acquistò anche un quarto seggio nel Trentino
a favore di un rappresentante del PATT, che si era candidato sulla lista della SVP. La legge
elettorale mostrò i suoi effetti, in questo caso a favore della SVP. Diversamente sarà nel 2008.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
217
3.9.2 Le elezione al Senato nel 2006
Le modifiche alla riforma elettorale si limitano, per quanto riguarda la regione Trentino-Alto Adige,
esclusivamente alla Camera dei deputati. Per il Senato è stato possibile mantenere il sistema
combinato, secondo la riforma del 1993, con i sei collegi senatoriali e un seggio proporzionale.
Poiché i collegi senatoriali erano previsti in una misura del Pacchetto, si riuscì a lasciare fuori il
Trentino-Alto Adige dalla riforma per il Senato.
Visto che la Camera dei deputati nel 2006 venne eletta secondo il nuovo sistema proporzionale, non
esistevano ovviamente più i collegi della Camera. Ciò provocò un impatto indiretto sulle elezioni
del Senato in Alto Adige, perché non fu più possibile concordare un sostegno reciproco, come
fecero il centro-sinistra e la SVP con successo nel 2001.
La SVP si candidò nel 2006 (e poi nel 2008) per la Camera da sola in tutta la regione, come pure –
come già prima – nei due collegi con ampia maggioranza tedesca di Bressanone / Val Pusteria e
Merano / Val Venosta. Per il collegio al Senato, Bolzano Bassa Atesina strinse invece nuovamente
un accordo elettorale, che però si rese più difficile a causa della mancanza di possibilità di uno
scambio.
3.9.2.1 L’accordo fra i partiti dell’Unione, la SVP ed il PATT
In assenza di una contropartita diretta a favore dei partiti di centro-sinistra, il 21 febbraio 2006,
dopo lunghi negoziati, i partiti dell’Unione, la SVP e il PATT strinsero un accordo, nel quale si
prefissero obiettivi comuni per lo sviluppo dell'autonomia.354 Quest’accordo di carattere locale
prevedeva che i partiti coinvolti affrontassero le elezioni politiche insieme. L’obiettivo era una più
forte rappresentanza delle autonomie in Parlamento.
I partiti dell’Unione, la SVP e il PATT si impegnano a insediare all’indomani, del voto per le
elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006, un tavolo politico aperto al contributo dei cittadini, per
arrivare a una proposta di aggiornamento dello Statuto di autonomia, adeguandolo alle riforme
costituzionali e alla evoluzione culturale di stili di vita ed al mutamento degli assetti economici
sociali.
354 SVP-Archiv e Archivio provinciale dell’Alto Adige/ Südtiroler Landesarchiv, Politischer Nachlass von O. Peterlini, Bolzano.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
218
Nel caso della non conferma della revisione della Costituzione del 2005 da parte del referendum, si
riconfermava l’impegno a una modifica costituzionale per ancorare una procedura paritetica per
eventuali cambiamenti dello Statuto di autonomia.
La riforma costituzionale del 2001 comportò la necessità di rivedere il rapporto tra Stato, Regioni e
Province autonome. L’estensione dell’autonomia in base alla clausola generale a favore delle
Regioni e alle nuove competenze conferite dalla riforma, comportò responsabilità sempre più ampie
per l’autonomia, che obbligano a rivedere lo Statuto, anche con riferimento alle regole di governo e
alle procedure di garanzia per le cittadine e i cittadini.
Il documento firmato dalle parti richiama poi il principio di sussidiarietà ancorato nella
Costituzione, che dovrebbe essere attuato attraverso norme in modo da favorire la partecipazioni dei
cittadini singoli e associati. Il documento sottolinea inoltre la competenza generale dei Comuni
nell’esercizio delle funzioni amministrative e impegna le Province a promuoverle.
Nell’ambito del sistema cosiddetto tripolare di governo, i firmatari volevano individuare un ruolo
per la Regione per questioni sovra-provinciali concordate dalle due Province. Infine si
confermarono gli elementi di garanzia dello Statuto avvertendo l’esigenza di muoversi in armonia
con i principi dell’Unione europea, affrontando i seguenti temi: il bilinguismo e gli strumenti di
attestazione, perseguendo l’obiettivo di valorizzare la conoscenza sostanziale delle lingue, la scuola,
la proporzionale, il diritto di voto dei nuovi residenti e una serie di altri temi.
Anche in questo documento si sottolinea la necessità della ratifica delle Convenzioni, sia quella
delle Alpi che quella di Madrid, la garanzia del finanziamento dell’autonomia, il tema dell’energia,
le già rammentate richieste per la revisione della legge elettorale, nonché il diritto all’intesa per
ritocchi allo Statuto di autonomia. Per la legge sulle elezioni del Parlamento europeo si chiede un
collegio o una clausola preferenziale per garantire la rappresentanza della minoranza sudtirolese.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
219
3.9.2.2 Gli effetti sulle elezioni del Senato nel 2006
I’Unione di Prodi nel 2006 raccolse tutti i partiti di centrosinistra ed era molto più ampia dell’Ulivo
del 2001. 355 Altrettanto grande era il successo dell’Unione-SVP alle elezioni del Senato.
Tab. 35: Senato 9 aprile 2006 – Collegio Bolzano Bassa Atesina
Lista/Gruppo Voti %
L'UNIONE SVP – Oskar Peterlini eletto 56.988 57,89
CASA DELLE LIBERTA' Giovanni Benussi 33.515 34,05
FIAMMA TRICOLORE Raffaela De Matteis 3.203 3,25
DIE FREIHEITLICHEN Gutweniger Stefan 2.685 2,73
PART.PENS. Giuseppe Ciriaco detto Pepy 2.049 2,08
Voti validi 98.440 100 % Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/ e Manuale dell’Alto Adige/ Südtiroler Handbuch 2007.
La coalizione Unione-SVP ricevette il 57,9 % dei voti nel combattuto collegio Bolzano-Bassa
Atesina. La SVP conquistò così per la seconda volta questa circoscrizione e lasciò alle spalle la
destra (Casa delle Libertà) che dovette accontentarsi col 34,05% dei voti. Il 57,9% dei voti della
coalizione Unione SVP potevano essere ricondotti per circa il 30,5 % agli elettori della SVP e per il
restante 27,4 % agli elettori del centro-sinistra. 356 Deve essere annotato che si candidò anche un
partito di opposizione di lingua tedesca, e cioè i Freiheitliche, il cui candidato ottenne il 2,73 % dei
voti. Il candidato Peterlini riconfermò il suo mandato al Senato. Con la stessa coalizione elettorale
Unione-SVP vennero eletti anche due senatori del centrosinistra nel Trentino.
Per la Camera dei deputati la SVP non si candidò insieme con l'Unione, ma da sola con un
candidato del PATT sulla propria lista. Raggiunse l’eccezionale risultato di quattro seggi, uno di
essi in favore del PATT.
A differenza di quanto fece per il Senato, la SVP non poté stringere un’analoga alleanza per la
Camera dei deputati. Non era così possibile una contropartita a favore del centrosinistra. Fin dalla
riforma del 2005, infatti, per la Camera dei deputati non esistono più i collegi ma solamente
circoscrizion che, in Trentino-Alto Adige, si coprono con il territorio della regione. La SVP strinse
invece un accordo a livello nazionale con Prodi, per poter beneficiare del premio di maggioranza
355 All’ Ulivo del 2001 (DS, Margherita, Verdi, Socialisti e Comunisti Italiani) si aggiunsero con L’Unione di Prodi: Italia dei Valori (IdV) di Di Pietro, Rifondazione Comunista e la lista dei Radicali di Marco Panella. Nel 2006 tutti questi partiti, oltre quelli dell’Ulivo, si unirono sotto il tetto dell’Unione e fecero parte dell’accordo con la SVP. 356 Stima dell’autore in base ai risultati per la Camera e lo sviluppo storico, quando i partiti si candidarono separatamente.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
220
alla Camera.357 Dall’ Alto Adige nel 2006 vennero eletti per la SVP i deputati: Siegfried Brugger,
Hans Widmann, Karl Zeller, e i senatori: Helga Thaler Außerhofer, Manfred Pinzger, Oskar
Peterlini (SVP-Unione); e inoltre del gruppo la lingua italiana Michaela Biancofiore (FI),
Gianclaudio Bressa (Ulivo) e Giorgio Holzmann (AN).
Fig. 95: La larga coalizione Unione-SVP stravince nel collegio
357 L’accordo venne presentato all’inizio di questo capitolo 3.9.1 Le elezioni alla Camera nel 2006.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
221
3.9.3 Le elezioni politiche del 2008 e la „blockfreie“ SVP
3.9.3.1 Le difficoltà alle elezioni per il Senato nel 2008
Dopo la caduta del governo Prodi vennero indette per il 13 ed il 14 aprile 2008 elezioni anticipate.
Le trattative per un nuovo accordo tra SVP e centro-sinistra si prospettarono assai difficili. A Roma
si profilò una vittoria di Silvio Berlusconi e del centro-destra. L'SVP decise di presentarsi
"blockfrei" (fuori dai blocchi) alle elezioni. Soltanto a livello regionale, ossia per il collegio
senatoriale Bolzano-Bassa Atesina, si scelse di stringere un patto dichiarato espressamente tecnico a
favore dell'autonomia. Infine si riuscì ad arrivare ad una dichiarazione „Pro Autonomia“, la quale
venne sottoscritta a Salorno il 5 marzo 2008 dai candidati dei collegi senatoriali trentini e del
collegio senatoriale di Bolzano-Bassa Atesina in presenza dei capi di partito e dei due Presidenti
della Province di Bolzano e Trento.358
In questo accordo furono coinvolti dell' Alto Adige soltanto il Partito Democratico (DS e
Margherita), Italia dei Valori ed il Partito Socialista-PSE. Gli altri partiti di sinistra ed i Verdi non
vennero più contattati. A farne parte ci furono i seguenti partiti: Lista Civica della Margherita,
Democratici di Sinistra del Trentino, Partito Socialista-PSE, Italia dei Valori, Leali al Trentino,
Unione Autonomista Ladina, Partito Democratico dell'Alto Adige, Partito Autonomista Trentino
Tirolese e la Südtiroler Volkspartei. L'unico partito grande e presente anche in Alto Adige Südtirol
fu – accanto alle formazioni minori come l'IdV ed i Socialisti - il PD.
I candidati per il Senato dei quattro collegi assunsero l'impegno di incontrarsi regolarmente per
consultarsi e per portare avanti l'intesa programmatica a favore dell'autonomia. L'obiettivo era
potenziare la rappresentanza dell'autonomia al Paralamento. Tramite il patto elettorale si intendeva
di fatto anticipare sotto il profilo politico la riforma federale costituzionale, proponendo agli elettori
del Trentino-Alto Adige Südtirol una rappresentanza regionale al Senato, la quale avrebbe sostenuto
il concetto comune, lo sviluppo e la modernizzazione delle autonomie speciali.
I senatori eletti sotto il contrassegno „SVP-Insieme Per le Autonomie" si impegnarono, ai sensi della
riforma costituzionale del 2001, di ridefinire i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province
autonome orientandosi al nuovo articolo 117 della Costituzione. In questo contesto andava
garantito, che eventuali ampliamenti delle competenze contenessero tutte le garanzie necessarie per
le cittadine e per i cittadini.
358 Archivio della SVP e lascito politico di O. Peterlini presso l'archivio provinciale dell'Alto Adige Südtirol, a Bolzano.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
222
Come nel documento del 2006 venne fatto anche questa volta un esplicito riferimento al principio di
sussidiarietà ed in particolare alla valorizzazione dei comuni. Egualmente occorreva salvaguardare
il finanziamento dell'autonomia. I candidati s’impegnarono di presentare delle proposte per dare alle
autonomie speciali un ruolo prevalente nella realizzazione di un federalismo fiscale solidale e
compiuto.
In particolare si voleva valorizzare il bilinguismo, la conoscenza delle lingue, la scuola e la
formazione nonché rendere ancor più efficiente la qualità dei servizi pubblici. Nella pubblica
amministrazione si voleva garantire, con flessibilità e tenendo conto delle capacità, la presenza di
tutti i gruppi linguistici. Infine si voleva ancorare il principio dell’intesa tra Stato, Regione e
Province per la modifica degli statuti di autonomia.
3.9.3.2 I risultati per il Senato nel 2008
La lista comune SVP-Insieme per le Autonomie ottenne il 46,1% dei voti e Oskar Peterlini vinse
per la terza volta nel collegio senatoriale Bolzano-Bassa Atesina, sebbene i partiti di sinistra ed i
Verdi, non alleati, si presentarono autonomamente come Sinistra Arcobaleno ottenendo il 9,1% dei
voti.
Tab. 36: Senato 13 e 14 aprile 2008 - Collegio Bolzano Bassa Atesina
Candidati voti %
SVP Insieme per le Autonomie Oskar Peterlini - eletto 43.228 46,1
Popolo della Libertä Maurizio VEZZALI 26.256 28,0
La Sinistra Arcobaleno Sandro ANGELUCCI 8.538 9,1
Unione di Centro UDC Sandro REPETTO 5.527 5,9
La Destra Luigi SCHIATTI 4.946 5,3
Die Freiheitlichen Arno MALL 3.433 3,7
Union für Südtirol Franz GASSER 1.872 2,0
Voti validi complessivi 93.800 100 % Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/en.
In aggiunta a ciò si candidò a queste elezioni anche l’Unione di Centro (UDC) che alle elezioni del
2006 non si era presentata. L'UDC ottenne il 5,9% dei voti, in parte anche a scapito della lista SVP-
Autonomie. Sul fronte dei partiti tedeschi di opposizione si presentò per la prima volta nel 2008
accanto ai Freiheitlichen l' Union für Südtirol nei collegi senatoriali dell'Alto Adige ed alla Camera.
Insieme l’Union ed i Freiheitliche ottennero nel collegio senatoriale Bolzano Bassa Atesina il 5,65
% dei voti. Nel Trentino la lista SVP-Autonomie riuscì a conquistare solo uno dei tre seggi
senatoriali.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
223
Del 46,1 % che la lista SVP-Autonomie (con PD, Italia dei Valori e Socialisti) ottenne al Senato
può essere attribuito all'incirca il 29,2% all' SVP ed il 16,9% agli alleati italiani, in primis al PD. La
lista Sinistra-Arcobaleno (Verdi e Sinistra) ottenne separatamente il 9,1 %. Sommando queste
percentuali (in un’ipotetica coalizione come quella precedente) si arriva al 55,2 % e includendo una
parte degli elettori dell’UDC (come avvenne nel 2006), il risultato del 2008 raggiungerebbe quasi
esattamente quello precedente del 2006 (del 57,9 %). All'interno dell'alleanza la SVP non subì
dunque delle perdite, come del resto il PD che addirittura migliorò il proprio risultato. Praticamente
vennero a mancare soltanto i voti degli ex alleati che si candidarono separatamente.
3.9.3.3 Lo sviluppo della SVP dopo la nuova ripartizione dei collegi al Senato e dopo la
riforma del 1993
Fig. 96: L’SVP nel collegio senatoriale Bolzano Bassa Atesina 1992 – 2008
Fonte: rilevazioni proprie effettuate per la ripartizione dei voti ottenuti dall'SVP insieme al centrosinistra sulle diversi componenti della coalizione. La ripartizione si eseguì sostanzialmente in proporzione ai voti ottenuti dai partiti col sistema proporzionale alla Camera, dove si presentarono separatamente; inoltre secondi valori empirici antecedenti. I Verdi (nell’immagine grigio scuro) e i partiti di sinistra (nero), che nel 2001 e 2006 erano in coalizione con la SVP, nel 2008 non furono più inclusi nella coalizione. Il centrosinistra (grigio chiaro) riguarda praticamente il PD e i piccoli gruppi IdV e i Socialisti). Dati: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/en.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
224
L’SVP riuscì a mantenere negli anni in questo collegio, nel quale prevale il gruppo linguistico
italiano, la propria quota del 30 per cento (ad eccezione di un 26 % nel 1996) ed a confermarlo
anche all'interno dell'alleanza con il centrosinistra. In cinque delle sei tornate elettorali (ad
eccezione del 1996) conquistò anche il seggio, tuttavia sempre nell'ambito di una corsa aperta. Nel
2008 l' SVP si candidò senza Verdi e parti di sinistra, ma soltanto con il centrosinistra (PD,IdV,PS).
Negli altri collegi senatoriali, Bressanone-Val Pusteria e Merano/Val Venosta, nei quali si presentò
da sola, l'SVP perse molti voti . Nel 1992, dopo la riforma dei collegi senatoriali, l' SVP era riuscita
ad ottenere in questi collegi, nei quali prevale il gruppo linguistico tedesco, risultati superiori al 70
per cento. Nel 1994 superò i propri risultati ottenendo quasi l'83 % a Bressanone-Val Pusteria ed il
75 % a Merano-Val Venosta. Da lì in poi fino al 2008 il consenso scese dall'83 al 59 % (-24%) in
Bressanone-Val Pusteria, ossia dal 75 al 54 % (-21) a Merano/Val Venosta. Tuttavia, i seggi in
questi collegi sono solidi. Il candidato successivo (Walter Blaas dei Freiheitlichen) ottenne nel 2008
a Bressanone-Val Pusteria il 13 per cento, a Merano/Val Venosta (Karl Trojer del PD) il 12 per
cento.
Fig. 97: SVP nei collegi senatoriali Bressanone-Pusteria e Merano-Venosta 1992 – 2008
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/en. Propria rilevazione e rappresentazione.
75,8
70,0
82,7
75,4
76,3
66,5
79,4
67,5
70,4
59,859,0
53,7
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
Rubner Riz 1992 Thaler Riz 1994 Thaler Pinggera1996 Thaler Kofler 2001 Thaler Pinzger 2006 Thaler Pinzger 2008
Bress.Brun. Merano Ven.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
225
3.9.4 La corsa solitaria dell'SVP per la Camera nel 2008
Vedendo profilarsi la vittoria elettorale di Silvio Berlusconi e considerando le forti critiche espresse
dall'ala economica della SVP riguardo al patto elettorale con Prodi, l' SVP non riconfermò
l'alleanza con il centrosinistra limitandosi al già menzionato patto locale per il Senato. L'SVP si
presentò al di fuori dei due blocchi con una propria lista per la Camera. Diversamente dalle elezioni
del 2006 dove fra i partiti di opposizione tedesca si candidarono (oltre ai Verdi) soltanto i
Freiheitlichen, si presentò in occasione di queste elezioni anche l'Union für Südtirol. A causa di
entrambe l'SVP ci rimise pesantemente. I Freiheitlichen riuscirono ad ottenere su base regionale più
di 28.000 voti e il 4,6%, l'Union für Südtirol quasi 13.000 voti e i 2,1%. Il Partito Democratico
(PD) raggiunse nella regione 24,5%, ma anche in Alto Adige Südtirol registrò un forte aumento
divenendo per la prima volta con il 16,2 per cento il partito più votato dagli elettori italiani nella
provincia di Bolzano. Il PD fu votato anche da parte di quegli elettori SVP che volevano evitare una
vittoria di Berlusconi che - a causa del mancato patto elettorale della SVP con Veltroni - votarono
direttamente il PD alla Camera.
Tab. 37: Camera dei deputati 13 e 14 aprile 2008 – circoscrizione Trentino Alto Adige
Liste Voti % Seggi
IL POPOLO DELLA LIBERTA' PdL 128.992 20,93 3 LEGA NORD 58.062 9,42 1 Totale Coalizione Berlusconi 187.054 30,35 4
PARTITO DEMOCRATICO PD 150.972 24,50 3 DI PIETRO ITALIA DEI VALORI 20.460 3,32 - Totale Coalizione Veltroni 171.432 27,82 3
SVP 147.666 23,96 2
DIE FREIHEITLICHEN 28.347 4,60 - UNIONE DI CENTRO 25.687 4,17 - LA SINISTRA L'ARCOBALENO 19.307 3,13 - UNION FUR SUDTIROL 12.836 2,08 - LA DESTRA - FIAMMA TRICOLORE 12.437 2,02 - PARTITO SOCIALISTA 2.389 0,39 - SINISTRA CRITICA 2.026 0,33 - P.LIBERALE ITALIANO 1.937 0,32 - PER IL BENE COMUNE 1.845 0,30 - PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
1.705 0,28 -
UNIONE DEMOCR. CONSUMATORI 1.553 0,25 - Totale dei voti validi e dei seggi nelle regioni totale
616.221 100 % 9
Fonte: Ministero degli Interni, http://elezionistorico.interno.it/enti.
Con la sola eccezione del collegio senatoriale Bolzano Bassa Atesina, l'SVP nel 2008 conseguì il
peggior risultato di tutta la sua storia. Nel 2001 al proporzionale per la Camera aveva realizzato
ancora 181.629 voti (60,5 %), nel 2006 ancora 165.966 (53,4%). Nel 2008 scivolò sotto il 50 per
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
226
cento a 132.612 voti e al 44,3%. Perse con questo risultato la maggioranza assoluta dei voti in
provincia di Bolzano che aveva tenuto dalla sua nascita in tutte le votazioni dopo il 1945.
Oltre al pessimo risultato elettorale va aggiunto il dato di fatto che l'SVP si presentò da sola alle
elezioni, perdendo così non solo il premio di maggioranza, ma dovendo pagare il costo maggiore
per i seggi, previsto per le liste perdenti. Con ciò perse due mandati: il seggio ottenuto in aggiunta
per il candidato trentino tirolese nel 2006 e per la prima volta nella sua storia il terzo seggio alla
Camera per la provincia di Bolzano. Il nuovo sistema elettorale sortì i suoi effetti, ma questa volta
molto a sfavore della SVP.
Avendo superato lo sbarramento del 20 per cento su base regionale, la SVP riuscì a partecipare al
riparto dei seggi su base nazionale. In quanto lista, non collegata alla lista vincente del PDL,
partecipò al riparto di quei 277 seggi alla Camera (ridotti dal premio di maggioranza), riservati alle
liste perdenti.
Il quoziente per le liste perdenti si attestava su base nazionale su 57.345 voti.
Fig. 98: Camera 2008 – Riparto dei 277 seggi dei perdenti
Fonte: Camera dei deputati, Ufficio Studi, Fabio Arcese, riesaminato e modificato dall’autore.
Con i suoi 147.666 voti l'SVP ottenne due volte il quoziente pieno e così due seggi pieni. Le
restarono 32.976 voti di scarto. Di seggi di scarto tuttavia ce ne erano soltanto due da attribuire.
Questi vennero dati in ordine di risultato all'Unione di Centro (UDC) con 43.234 voti di scarto ed al
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
227
Partito Democratico (PD) con 38.391 voti di scarto. Così l' SVP per 5.415 voti di scarto si posizionò
dietro al PD.
Pur avendo ottenuto su base regionale con circa il 24 %, una percentuale più alta del PDL (20.93
%), le vennero assegnati in base al riparto su base nazionale soltanto due seggi, al PdL ne vennero
assegnati tre (tab. 34).
Della provincia di Bolzano vennero eletti nel 2008 i seguenti parlamentari della SVP: i Deputati
Siegfried Brugger e Karl Zeller, nonché i Senatori: Helga Thaler Außerhofer, Manfred Pinzger e
Oskar Peterlini (SVP-Per le Autonomie). Oltre a loro vennero eletti del gruppo linguistico italiano:
i Deputati Manuela Di Centa (PDL),359 Gianclaudio Bressa (PD), Luisa Gnecchi (PD) e Giorgio
Holzmann (AN), una delegazione di parlamentari italiana mai raggiunta fino ad ora.360
3.9.4.1 - Pericolo per il futuro
La SVP ottenne su base regionale il 23,96 per cento dei voti, riuscendo così a superare lo
sbarramento regionale per le minoranze del 20 per cento. Il margine tuttavia è assai esiguo. In caso
di future perdite di neanche quattro punti percentuali, l'SVP - con la legge elettorale attualmente in
vigore - scomparirebbe dalla Camera dei deputati.
359 Di Centa proviene da Udine, fu tuttavia eletta nel Trentino Südtirol, sostituendo Michaela Biancofiore, la quale nasce e proviene da Bolzano, tuttavia si candida e è eletta nel 2008 in Campania. 360 Alla Camera furono eletti tutti tramite le circoscrizioni regionali, così che si poté discutere sulla ripartizione in Alto Adige Südtirol. Questa fu qui fatta sulla base di criteri politici.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
228
3.10 Una panoramica sulle elezioni dal 1921 al 2008
3.10.1 La minoranza in una panoramica a lungo termine
Già nel 1921, subito dopo l'annessione, i sudtirolesi riuscirono ad ottenere a Roma con il DV una
propria rappresentanza, a quei tempi con il 90,2 per cento dei voti nella provincia di Bolzano. Il
regime fascista tuttavia indebolì la rappresentanza di tutte le liste d'opposizione e delle minoranze
abbattendo progressivamente la democrazia.
Tab. 38: I risultati elettorali del DV del 1921-1924
Dal 1926 furono vietati - ad eccezione del PNF - tutti i partiti. Dal 1929 ci fu soltanto la lista unica, formulata dal Gran Consiglio del Fascismo. Nel 1939 fu soppressa la Camera dei deputati e sostituita dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Il Senato a quei tempi era nominato. Fonte: Propria elaborazione, Ministero dell'Economia Nazionale.
Dopo la 2a Guerra mondiale, la SVP si candidò a tutte le elezioni dal 1948 al 2008, in tutte le 16
legislature del Parlamento italiano. Per decenni ottenne nella provincia di Bolzano la maggioranza
assoluta, il 60 per cento dei voti validi, con un massimo del 62.9 per cento (1979) ed un minimo del
53.4 per cento alle elezioni della Camera dei deputati (2006). Nel 2008 perse per la prima volta la
maggioranza assoluta ottenendo nella provincia il 44,3 %.
Nelle tornate elettorali dal 1948 al 1987 la rappresentanza dei sudtirolesi al Parlamento restò
numericamente sempre la stessa, ossia tre deputati e due senatori, e ciò fino alle elezioni del 1992,
Anno delle elezioni
Camera
Alto Adige
%
Camera
Regione
%
Camera
Veneto
%
Seg
gi
DV
1921 36.664 90,2 39.864
35,5
4
DV
1924 32.644 4,94 2
1929 -
1934 -
1939 -
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
229
dunque per 44 anni.361 Unica eccezione fu l'elezione del 1979 nella quale l'SVP riuscì ad ottenere
quattro deputati grazie all'eccellente risultato elettorale del Partito Popolare Trentino-Tirolese
(PPTT) del Trentino, il quale la sosteneva. Il PPTT riuscì inoltre per la prima volta ad avere un
proprio Senatore, Sergio Fontanari, ed a riconfermarlo nel 1983.
Per il calcolo dei seggi sono, infatti, decisivi – sia alla Camera dei deputati sia al Senato per i seggi
proporzionali - i risultati elettorali regionali. Per entrambe i rami del Parlamento l'Alto Adige
Südtirol fa parte insieme al Trentino ad un'unica circoscrizione regionale. Nel Trentino l'SVP si
coalizzò in quasi tutte le elezioni con il suo equivalente nel Trentino, il PPTT, il quale a partire dalla
metà degli anni 70 cambiò nome diventando PPTT-UE e confluendo nel 1988 nel Partito
Autonomista Trentino-Tirolese (PATT). Insieme a questo partito trentino l'SVP ottenne su base
regionale sempre il 30% alla Camera, scendendo nel 2008 al 24%. Il contributo del PPTT ossia del
PATT del Trentino oscillava tra un minimo di 3.300 voti (1963) fino a un massimo di 45.500 voti
(1994). Dal 1976 fino alle ultime elezioni del 2008 il contributo del PATT si attestò sempre sopra ai
15.000 voti.
La Camera viene eletta sin dal 1948 con il sistema proporzionale. L’unica interruzione di questo
sistema avvenne negli anni 1994, 1996 e 2001 con il cosiddetto Mattarellum, che prevedeva che tre
quarti di Camera e Senato fossero eletti con il sistema maggioritario in collegi uninominali e un
quarto di ambedue le Camere con il sistema proporzionale. La SVP rimase esclusa dalla quota
proporzionale di un quarto della Camera, per l’accesso alla quale era prevista una soglia del 4 % dei
voti a base nazionale, che non poteva mai raggiungere. In linea di principio alla regione spettano
dieci deputati, questo numero però può variare tra nove e undici in base alla ripartizione che
avviene a base nazionale. Alla regione spettano in Senato sette senatori, fino al 1963 erano sei.
Questo numero minimo per ogni regione venne infatti rialzato con legge costituzionale nel 1963. 362
Per la regione Trentino Alto Adige sono previsti sette senatori, si da eleggere in collegi uninominali
e uno col sistema proporzionale.
Sino alla tornata elettorale del 1987 vi erano quattro collegi nel Trentino e due in Alto Adige
Südtirol, dalle elezioni del 1992 in poi tre e tre, e un seggio proporzionale regionale. Fino alla
modifica dei collegi, la SVP ottenne sempre l'elezione di due senatori, dopodiché a periodi tre.
361 Ministero dell'Interno, Archivio storico delle elezioni: http://elezionistorico.interno.it/index.php, Provincia autonoma di Bolzano, manuale dell'Alto Adige 2007. 362 Legge Costituzionale 9 febbraio 1963, n. 2 , Modificazioni agli articoli 56, 57 e 60 della Costituzione.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
230
Tab. 39: Sistemi elettorali e risultati della SVP dal 1948 al 2008
Camera Senato
Alto Adige Südtirol
Regione
Trentino –Alto
Adige
Alto Adige
Südtirol
Regione
Trentino –Alto
Adige
Proporz nazionale
1948-1993 Proporz regionale con
collegi , mandati diretti col
65%, 1948-1993 Anno
elettor. Proporz % Regione % Seggi Senato
Alto Adige % Senato
Regione
% Seggi
1948 SVP 100.752 62,2 124.243 30,7 3 95.406 65,4 95.406 27,8 2 1953 SVP 118.076 60,0 122.474 28,3 3 107.139 63,6 107.139 28,4 2 1958 SVP 130.986 60,8 135.491 29,3 3 117.737 65,0 120.068 30,5 2 1963 SVP 132.245 56,6 135.457 27,9 3 110.549 57,3 112.023 27,0 2 1968 SVP 139.231 58,5 14 9.118 30,0 3 111.844 54,3 131.071 30,0 2 1972 SVP 142.076 59,0 153.674 30,1 3 98.640 47,4 110.066 24,5 2 1976 SVP 162.911 59,6 184.375 32,5 3 136.579 60,5 158.584 33,4 2 1979 SVP 174.219 62,9 204.899 35,8 4
145.431 63,4 172.582 35,9 2+1
1983 SVP 168.123 59,6 184.940 32,4 3 142.480 63,2 157.444 33,7 2+1 1987 SVP 178.172 58,3 202.022 33,1 3 146.580 60,0 171.539 34,4 2
Cambiamento dei collegi senatoriali
in regione
1992 SVP 179.900 57,3 198.431 31,1 3 147.686 57,2 168.113 31,6 3
75 % collegi
25 % Proporz con soglia 4%
75 % collegi (rimangono)
Però senza quorum,
25 % Proporz
Collegi Proporz Proporz Senato Alto Adige
% Senato Regione
% Seggi
1994 SVP 188.017 186.311 60,1 231.842 36,8 3 161.351 62,2 217.137 40,2 3 1996 SVP 156.708 72.129 27,9 99.531 17,7 3 142.680 54,9 178.425 33,4 2 2001 SVP 173.735 181.629 60,5 200.059 32,9 3 126.177 47,0 126.177 22,9 2
SVP- Ulivo
37.577 1+4 53.439 19,9 175.635 31,9 1+2
Dal
2005 Proporz nazionale
con soglie e premio
Regione nessun
cambiamento (Resto Italia: Proporz
2006 SVP 165.966 53,4 182.704 28,5 3+1 117.495 42,3 117.495 20,5 2 SVP-
Unione
56.988 20,5 198.156 34,5 1+2
2008 SVP 132.612 44,3 147.666 24,0 2 98.947 36,8 98.94 17,8 2 SVP-
Auton. 43.228 16,1 153.965 27,8 1+1
Camera 2001 e Senato 2001-08: nel collegio di Bolzano e in quelli del Trentino, la SVP non si presentò da sola ma insieme all'Ulivo (2001), l'Unione (2006), Autonomie (2008). I dati +1 oppure +2 etc. stanno a significare che su una lista comune vennero eletti ulteriori parlamentari nel Trentino. 1979 e 1983: 2 SVP in Alto Adige Südtirol +1 senatore SVP-PPTT (Fontanari) nel Trentino. 2001: alla Camera 1 deputato SVP-Ulivo in Alto Adige Südtirol (Bressa dell’Ulivo) +4 nel Trentino (Boato, De Tomas, Kessler, Olivieri dell’Ulivo); al Senato 1 SVP-Ulivo in Alto Adige Südtirol (Peterlini) +2 nel Trentino (Betta, Michelini dell’Ulivo). 2006: alla Camera 3 deputati SVP +1 deputato SVP-PATT (Bezzi); al Senato 1 SVP-Unione in Alto Adige Südtirol (Peterlini) +2 nel Trentino (Molinari, Tonini dell' Unione). 2008: 1 senatore SVP-Insieme p. l .Autonomie in Alto Adige Südtirol (Peterlini) + 1 nel Trentino (Molinari del PD). Per i nomi dei parlamentari consultare tab. 42 e 43. Fonte: propria elaborazione, Ministero dell'Interno, Archivio storico delle elezioni, confrontato con: Provincia autonoma di Bolzano-Alto Adige, Manuale dell'Alto Adige 2007; in caso di dubbi dati ripresi dal Ministero.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
231
Riassumendo si può affermare che i rappresentanti della SVP al Parlamento italiano dal 1948 al
1979 furono sempre cinque, ossia tre deputati e due senatori. Con l'attuazione della norma 111 del
Pacchetto aumentarono di un’unità i collegi senatoriali in Alto Adige Südtirol. Ciò rese possibile
l'elezione di un ulteriore senatore sudtirolese di madre lingua tedesca in più, il quale fu eletto nel
1992 e 1994 grazie alla frammentazione dei partiti italiani di destra, mentre nel 2001, 2006 e 2008
grazie ad un patto elettorale della SVP con i partiti di centro-sinistra.
Alla Camera dei deputati la SVP ottenne sempre, inclusa l'elezione del 2006, tre deputati (nel 1979
furono addirittura quattro). Il 31 dicembre 2005 entrò in vigore il nuovo e tutt'ora vigente sistema
elettorale (cosidetto Porcellum), che prevede per la coalizione vincente il premio di maggioranza,
penalizzando i perdenti. In base ad un’alleanza a livello nazionale con la coalizione vincente di
Prodi, l'SVP ottenne nel 2006 un deputato in più nel Trentino, raggiungendo così un totale di
quattro mandati alla Camera dei deputati. A causa del mancato accordo elettorale nel 2008 l'SVP
perse sia in Trentino, che in Alto Adige Südtirol un deputato riducendo così il numero dei mandati
alla Camera dei deputati da quattro a due. Decisivo fu anche il brutto risultato elettorale della SVP,
che con 44,3 % scese per la prima volta sotto la soglia del 50%. Al Senato riuscì invece, grazie ad
un accordo con il centrosinistra, a confermare il terzo senatore.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
232
Fig. 99: I risultati elettorali della SVP in forma percentuale 1948-2008
Per la Camera dei deputati sono riportati i risultati elettorali della SVP ottenuti nel sistema proporzionale, per il Senato il totale di voti della SVP nei collegi dell’Alto Adige. Per le elezioni del Senato 2001, 2006 e 2008, alle quali la SVP strinse un'alleanza con le forze di centrosinistra nel collegio Bolzano/Bassa Atesina, la percentuale di voti della SVP è stata stimata e calcolata in base a dei paragoni fatti con i risultati ottenuti da singoli partiti alla Camera dei deputati. Fonte: calcoli e raccolta propria, Ministero dell'Interno, Archivio storico delle elezioni, comparato con: Provincia autonoma Bolzano-Alto Adige, Manuale dell'Alto Adige 2007; in caso di dubbio sono stati citati i dati del Ministero
62,2
65,4
60
63,6
60,8
65
56,6 57
,3 58,5
54,3
59
47,4
59,6
60,5 62
,9 63,4
59,6
63,2
58,3
6057
,3
57,2
60,1 62
,227
,954,
9
60,5
58,2
53,4
53,2
44,3
47
0
10
20
30
40
50
60
70
Camera Senato
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
233
3.10.2 I parlamentari dell’Alto Adige dal 1921 al 2013
Tab. 40: Parlamentari di madrelingua tedesca dell’Alto Adige dal Regno d'Italia al fascismo
1921-1939
Deputati (tutti DV) Abg
Senatori (nominati a vita dal
Re) Sen Insieme
1921 Eduard Reut Nicolussi Karl Tinzl Friedrich Graf Toggenburg Wilhelm von Walther 4 - - 4
1924 Karl Tinzl Paul von Sternbach 2 - - 2
1929 - - - - - 1934 - - - - - 1939 - - - - -
Fonte: Gentile E./Campochiaro E. (2003). Segretariato generale e Archivio storico della Camera dei deputati (ASCD). oV (1924): I 535 eletti per la XXVII Legislatura. BalliniP. (1988). Ministero dell’Economia Nazionale (elezioni 1921), (elezioni 1924). Tab. 41: Parlamentari di lingua italiana dell’Alto Adige dal Regno al fascismo 1921-1939
Deputati Abg
Senatori (nominati a vita dal Re):
** Sen Insieme
1921
- -
Dal 1923 Ettore Tolomei (nato a Rovereto, abitante a Montagna /Bolzano e Roma) 1 1
1924 - - Ettore Tolomei 1 1 1929 Luciano Miori (nato a Rovereto,
abitante a Vadena/Bolzano, Podestà di Bolzano). Carlo Nobile Radio de Radiis, (abitante a Cermes/Merano) 2
Ettore Tolomei
1 3 1934 Luciano Miori,
1 Ettore Tolomei
1 2 1939 Carlo Carretto, abitantea
Bolzano Luciano Miori, Bruno Stefanini (Segr fed PNF di Bolzano, ivi abitante), Almo Vanelli, (Segr. fasci di combattimento Bolzano, ivi residente) 4
Ettore Tolomei
1 5 ** Nel periodo dal 1919 al 1943, ossia dall'inizio del crollo dello Stato liberale fino al tardo fascismo, sono stati eletti sei senatori provenienti dal Trentino, nati a Trento e Rovereto. Uno di loro fu Ettore Tolomei, nato nel 1865 a Rovereto con domicilio in Alto Adige nella frazione di Gleno nel Comune di Montagna ed a Roma, dove morì nel 1952. Fonte: Gentile, E./Campochiaro, E. (2003). Segretariato generale e Archivio storico della Camera dei deputati (ASCD). oV (1924): I 535 eletti per la XXVII Legislatura. Ballini, P. (1988). Archivio Storico del Senato: http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/Senatori.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
234
Tab. 42: Parlamentari di lingua tedesca dell’Alto Adige nell’Italia democratica (tutti SVP)
Deputati
Deputa
ti Senatori (eletti) Sen Insieme 1948 Otto von Guggenberg
Friedl Volgger Toni Ebner 3
Karl von Breitenberg Josef Raffeiner 2 5
1953 Karl Tinzl Toni Ebner Otto von Guggenberg 3
Karl von Breitenberg Josef Raffeiner 2 5
1958 Toni Ebner Roland Riz Karl Mitterdorfer 3
Luis Sand Karl Tinzl 2 5
1963 Karl Vaja Karl Mitterdorfer Hans Dietl 3
Luis Sand Hans Saxl 2 5
1968 Karl Mitterdorfer Roland Riz Hans Dietl 3
Peter Brugger Friedl Volgger 2 5
1972 Roland Riz Karl Mitterdorfer Hans Benedikter 3
Peter Brugger Karl Zanon 2 5
1976 Roland Riz Hugo Gamper Hans Benedikter 3
Karl Mitterdorfer Peter Brugger 2 5
1979 Roland Riz Hans Benedikter Hugo Gamper fino agosto 1979 + dann Michl Ebner Hubert Frasnelli 4
Karl Mitterdorfer Peter Brugger 2 6
1983 Roland Riz Hans Benedikter Michl Ebner 3
Karl Mitterdorfer Peter Brugger fino aprile 1986+ 2 5
1987 Michl Ebner Ferdinand Willeit Hans Benedikter 3
Roland Riz Hans Rubner 2 5
1992 Michl Ebner Helga Thaler Außerhofer Hans Widmann 3
Karl Ferrari Roland Riz Hans Rubner 3 6
1994 Siegfried Brugger Hans Widmann Karl Zeller 3
Helga Thaler Außerhofer Karl Ferrari Roland Riz 3 6
1996 Siegfried Brugger Hans Widmann Karl Zeller 3
Helga Thaler Außerhofer Armin Pinggera 2 5
2001 Siegfried Brugger Hans Widmann Karl Zeller 3
Helga Thaler Außerhofer Alois Kofler Oskar Peterlini* 3 6
2006 Siegfried Brugger Hans Widmann Karl Zeller 3
Helga Thaler Außerhofer Manfred Pinzger Oskar Peterlini** 3 6
2008 Siegfried Brugger Karl Zeller 2
Helga Thaler Außerhofer Manfred Pinzger Oskar Peterlini*** 3 5
Dal 1948 tutti SVP. 2001-2008 accordi elettorali per il Senato a Bolzano Bassa Atesina: SVP-Ulivo, **SVP-Unione, ***SVP-Insieme per le Autonomie. +Morto durante la legislatura. Fonte: Propria elaborazione secondo i dati del Ministero degli Interni e il Manuale della Provincia autonoma di Bolzano.
3 Ripercussioni sulla rappresentanza dei sudtirolesi 1921-2013
235
Tab. 43: Parlamentari di lingua italiana dell’Alto Adige nell’Italia democratica
Deputati
n.
deputati Senatori (eletti):
n.
senatori Insieme
1948 Angelo Facchin DC 1 - - 1 1953 Angelo Facchin DC 1 - - 1 1958 Alcide Berloffa DC 1 Candido Rosati (dal 1962) DC 1 2 1963 Alcide Berloffa DC 1 Candido Rosati DC 1 2 1968 - - - - -- 1972 Alcide Berloffa DC 1 Candido Rosati DC 1 2 1976 - - - - - 1979 - - - - - 1983 Valentino Pasqualin DC 1 - - 1 1987 -Andrea Mitolo MSI-DN fino
agosto 1991 +, dopo Diego Senter. -Gianni Lanzinger Verdi Grüne 2
Lionello Bertoldi PCI, dal 1991 ribatezzato in PDS 1 3
1992 - - - - - 1994 Pietro Mitolo AN 1 - - 1 1996 -Franco Frattini FI
-Pietro Mitolo AN 2 Adriana Pasquali 1 3 2001 Gianclaudio Bressa Ulivo-SVP 1 - - 1 2006 -Michaela Biancofiore FI
-Gianclaudio Bressa Ulivo -Giorgio Holzmann AN 3 - - 3
2008 -Manuela di Centa PdL*** -Gianclaudio Bressa PD -Luisa Gnecchi PD -Giorgio Holzmann PdL 4 - - 4
+ Morì durante la legislatura. Dal 2006 sono stati tutti eletti nel Collegio regionale. *** Di Centa proviene da Udine, fu tuttavia eletta nel Trentino/Alto Adige Südtirol e sostituì Michaela Biancofiore, proveniente da Bolzano, tuttavia eletta nel 2008 in Campania. Fonte: Dati raccolti provenienti dal Ministero degli Interni e dal Manuale dell'Alto Adige della Provincia autonoma di Bolzano, Archivio Storico del Senato della Repubblica: http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/Senatori.
4 Tentativi di riforma elettorale e tutela delle minoranze
237
4 Tentativi di riforma elettorale e la tutela
delle minoranze
4.1 I tentativi di riforma del centrodestra 2001-2006
4.1.1 Gli obiettivi contrastanti tra Lega e Forza Italia/Alleanza Nazionale
Nel 2001 il centrosinistra riuscì – dopo tanti tentativi falliti nei decenni precedenti – a riformare la
Costituzione. La riforma si limitò, però al Titolo V. e rimase ben lontana dal trasformare l’Italia in
un vero Stato federale secondo i modelli europei, ma portò l’Italia un passo avanti verso un sistema
più federale.363 Dopo le elezioni per il Parlamento del 2001, vinte da Berlusconi con la sua
coalizione, la nuova maggioranza di centrodestra intraprese un ulteriore tentativo per riformare la
Costituzione. Gli sforzi tuttavia dovettero fare i conti con le tensioni e con le idee divergenti tra i
diversi partner della coalizione di governo:
- da un lato la Lega Nord, che perseguiva uno Stato federale;
- all’altro lato i partiti centralistici Alleanza Nazionale e Forza Italia, che miravano ad un
rafforzamento dello Stato centrale.
4.1.2 Il progetto di riforma costituzionale del centrodestra
Il risultato fu una legge costituzionale,364 che da un lato prevedeva l’introduzione di un timido
federalismo e il trasferimento di alcune nuove competenze alle Regioni, ma che al tempo stesso
reintroduceva il principio dell’“interesse nazionale“ e restituiva alcune competenze delle Regioni
allo Stato centrale. Il progetto di legge prevedeva, inoltre, un rafforzamento della posizione del
Presidente del Consiglio e un indebolimento del Parlamento.
Il Senato fu chiamato "federale", ma la sua elezione continuava ad avvenire con il vecchio sistema,
anche se era prevista l’aggiunta dei delegati delle Regioni, però senza diritto di voto.
L‘iter iniziò nell’ottobre del 2003 al Senato con un disegno di legge del Governo (A.S. 2544,
Berlusconi, Fini, Bossi, Buttiglione). Dopo la prevista doppia lettura del medesimo testo da parte di
entrambi i rami del Parlamento, la Camera approvò il disegno di legge con maggioranza assoluta
363 L.cost. 18.10.2001, n. 3. Peterlini, O. (2008 it) p 28-37; (2008b, de) p 220-230; (2010a, it) p 79 seg. 364 Gazzetta Ufficiale, 18.11.2005.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
238
dei suoi membri nella seduta del 20 ottobre 2005, e così anche il Senato a maggioranza assoluta
nella seduta del 16 novembre 2005 (con i soli voti del centrodestra).365
Tuttavia, il progetto di legge costituzionale venne rigettato dal referendum popolare del 25 e 26
giugno 2006. Al referendum parteciparono il 52,3% degli elettori. Dei circa 26 milioni di voti
validi, il 38,68% risultò per il sì, mentre il 61,32% degli elettori decise di rifiutare la riforma.366
4.1.3 Fallito il passaggio a Camere differenziate
I due rami del Parlamento, la Camera dei deputati e il Senato, sono secondo la Costituzione vigente
del tutto parificati nelle loro funzioni. La riforma costituzionale prevedeva un cambiamento di
questo "bicameralismo perfetto" (o meglio, "paritario"): 367
- il progetto prevedeva una riduzione dei membri della Camera dei deputati da 630 a 518 membri,
inclusi i 18 deputati eletti all‘estero e i deputati a vita (figura riservata fino ad ora al Senato), di
cui al massimo tre di nomina presidenziale;
- il Senato della Repubblica doveva invece diventare il "Senato Federale della Repubblica ". Al
posto degli attuali 315 senatori esso doveva essere composto da 252 senatori. Tuttavia, la
determinazione della composizione del Senato non avveniva, nel testo della riforma, ad opera
delle Regioni, come solitamente avviene con una Camera regionale all‘interno di uno Stato
federale, bensì seguendo il principio vigente della elezione diretta e quindi in modo analogo fino
ad ora. L‘unico elemento di collegamento con le Regioni consisteva nella contemporaneità delle
elezioni per il Senato federale e delle elezioni regionali. Questa previsione intendeva
sottolineare il carattere regionale del Senato. Il progetto di riforma prevedeva, inoltre, la
presenza di rappresentanti diretti delle Regioni e delle Provincie autonome nonché delle
autonomie locali, tuttavia senza diritto di voto;368
- le competenze tra Camera e Senato venivano così suddivise:369 La Camera dei deputati si
vedeva assegnare quasi tutte le attribuzioni di esclusiva competenza dello Stato, e diventava
l’organo politico che esprimeva la fiducia nei confronti del Governo.
Il Senato federale, invece, era competente per le materie per le quali la competenza legislativa
regionale è concorrente con quella dello Stato. Sono quindi materie in cui le Regioni detengono
la potestà legislativa, ma solo nel rispetto dei principi individuati dallo Stato, e quindi anche dal
365 Gazzetta Ufficiale, 18.11.2005. 366 Cfr.: www.referendum2006.interno.it. 367 Cfr. Barbera, A. (2008). 368 Gli artt. 1-17 del progetto di riforma avrebbero dovuto sostituire gli artt. 55-69 della Costituzione, riguardanti la Camera ed il Senato. 369 L’art 14 modificava l’art 70 della Costituzione e riformava l’iter legislativo.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
239
nuovo Senato. Secondo la riforma, quindi, il Senato doveva circoscrivere e limitare le
competenze delle Regioni, invece di aspirare a diventare un organo di rappresentanza diretta
nell‘interesse delle Regioni.
Accanto a ciò erano previste una serie di materie, per le quali era ancorata l’approvazione collettiva
di ambedue le Camere, come per esempio le leggi costituzionali, i livelli essenziali per i diritti civili
e sociali, la legislazione elettorale, gli organi degli enti locali, il potere sostitutivo e le direttive per
le politiche di bilancio e finanziarie eccetera.370
La riforma della maggioranza di centrodestra, redatta sotto l‘egida dell‘allora Ministro per le
riforme Roberto Calderoli, non avrebbe portato a un sistema federale moderno, ma era - in
conseguenza degli interessi divergenti all‘interno del Governo - contraddittoria: da un lato
professava il Federalismo e trasferiva varie competenze alle Regioni ("devolution"), come voleva la
Lega, dall‘altro centralizzava invece in modo molto forte, riportando altre competenze nella sfera
dello Stato, reintroduceva l’interesse nazionale e l’impugnazione delle leggi regionali avanti al
Parlamento, inaspriva il potere sostitutivo del Governo, rafforzava il ruolo del Primo Ministro,
depotenziando quello del Parlamento e quello del Capo dello Stato.
La suddivisione delle materie tra Camera e Senato non era chiara. Questo avrebbe potuto
comportare non una maggiore velocità, bensì un rallentamento se non addirittura un blocco
dell‘attività legislativa. Si prevedeva uno Stato federale, ma la possibilità per le Regioni di far
pesare la propria voce veniva limitata a dei rappresentanti senza diritto di voto. L‘interesse
nazionale, il rafforzamento del ruolo del Premier e tutta una serie di competenze per lo Stato
centrale andavano più verso il Centralismo che verso il federalismo.
La riforma approvata dal Parlamento sotto la regia di Silvio Berlusconi e i Ministri Bossi e
Calderoli, fallì però come già si diceva al referendum del giugno 2006.
4.1.4 La riforma elettorale del centrodestra
Mentre non andò in porto la riforma costituzionale, il centrodestra riuscì nel suo intento di cambiare
la legge elettorale. La riforma progettata dal Ministro Roberto Calderoli della Lega entrò in vigore
con legge ordinaria,371 alla fine del’anno 2005 e trovò la sua prima applicazione alle elezioni
politiche del successivo aprile 2006. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e la
maggioranza di Governo tentarono con questa legge una via d'uscita dalla probabile
sconfitta che si stava profilando, o almeno un indebolimento della maggioranza di
centrosinistra, se questa fosse uscita vincente dalle urne.
370 Peterlini, O. (2007a, de) p 39-45, Peterlini, O. (2008 it) p 38 seg.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
240
Nel primo tentativo Berlusconi non riuscì e perse le elezioni. Nel secondo tentativo invece ebbe
successo. La nuova normativa produsse una situazione assurda e rese l'Italia quasi ingovernabile.
Noi abbiamo già esaminato in precedenza, nel capitolo 3.8, il nuovo sistema elettorale introdotto
con la riforma del 2005, che è tuttora in vigore.372
371 L. 21 dicembre 2005 n. 270.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
241
4.2 I tentativi per una riforma elettorale tra il 2006 e il 2008
Nella successiva legislatura (2006-2008) sia la nuova maggioranza di centrosinistra intorno al
Presidente del Consiglio Romano Prodi che l’opposizione di centrodestra s’impegnarono per un
cambiamento della legge elettorale. Si ripresero anche i tentativi di riformare le Camere per
diminuire il numero dei parlamentari e trasformare il Senato in una Camera delle Regioni.373
4.2.1 La pressione per una nuova legge elettorale
Il Governo Prodi (2006-2008) e il Parlamento stavano infatti sotto forte pressione, ma l'urgenza di
elaborare delle riforme costituzionali non dipendeva dalla Costituzione stessa. Dopo molti tentativi
falliti negli anni '90, nel 2001 si era giunti realmente a una modifica della Costituzione italiana. Tali
riforme non hanno certamente fatto diventare l'Italia uno Stato federale secondo i moderni principi
federalisti, ma hanno tuttavia dato avvio al processo che ha condotto alle attuali maggiori
competenze delle Regioni.374
Quali erano quindi le ragioni dell'urgenza di elaborare una riforma della Costituzione? L'urgenza
derivava, in primo luogo, dalla necessità di cambiare quanto prima la legge elettorale in vigore. La
nuova normativa varata a fine 2005 dal centrodestra ha, infatti, avuto i suoi effetti. Ha prodotto una
situazione assurda e ha reso l'Italia quasi ingovernabile. Il padre di questo disegno di legge, l'allora
Ministro delle Regioni e delle Riforme Roberto Calderoli della Lega Nord, ha definito
pubblicamente la propria opera come una “porcata”. L'intenzione era fin troppo chiara: o si
vincevano anche a stento le elezioni o si doveva lasciare una situazione d’ingovernabilità al
successore.
4.2.2 Le elezioni politiche del 2006
Ed è stato proprio quello che si è verificato: Romani Prodi ha vinto, anche se per poco, le elezioni
politiche dell'aprile 2006 ed è diventato Presidente del Consiglio dei Ministri, ottenendo alla
Camera dei deputati una maggioranza soddisfacente di 340 deputati su 630. A questi vanno aggiunti
otto dei dodici deputati dei Collegi elettorali all'estero e un deputato della Valle d'Aosta, mentre per
legge all'opposizione sono stati assegnati 277 seggi.
372 Cfr 3.8 La riforma elettorale del 2005 e la normativa speciale per il Trentino Alto Adige. 373 Peterlini, O. (2010a, it) p 79 seg.; (2008 it) p 38 seg.; (2007a, de) p 39-45. 374 Peterlini, O. (2007a, de) p 39-45; (2010a, it) p 79 seg.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
242
Il sistema elettorale attuale prevede, infatti, che alla coalizione o lista vincente venga assegnato
comunque il 55 %, cioè 340 seggi, anche se dovesse ottenere meno seggi. Per il Senato invece la
procedura è diversa.375 Prodi vinse la corsa per la Camera dei deputati, ma con una maggioranza
assai risicata, con 19.002.598 voti e il 49,81 % contro Berlusconi con 18.977.843 voti e il 49,74 %,
cioè con un vantaggio di 24.755 voti e lo 0,06 %.
In questo risultato non sono comprese le dodici liste, che al di fuori delle due grandi coalizioni sono
rimaste senza un seggio, con insieme 172.902 voti e lo 0,45 % del totale. Comprendendo anche
questi voti risulterebbe un totale di 38.153.343 voti validi di elettori, che avevano il diritto di
scegliere la maggioranza di governo.
Tab. 44: Camera dei deputati 9 aprile 2006 – vittoria di stretta misura per Prodi
Gruppo Prodi voti % Seggi Gruppo Berlusconi voti % Seggi
L'ULIVO 11.930.983 31,27 220 FORZA ITALIA 9.048.976 23,72 137
RIF.COM. 2.229.464 5,84 41 ALLEANZA NAZIONALE 4.707.126 12,34 71
LA ROSA NEL PUGNO 990.694 2,6 18 UDC 2.580.190 6,76 39 COMUNISTI ITALIANI 884.127 2,32 16 LEGA NORD 1.747.730 4,58 26 DI PIETRO IT. VALORI 877.052 2,3 16
DEM.CRIST.-NUOVO PSI 285.474 0,75 4
FED.DEI VERDI 784.803 2,06 15 ALTER.SOC.MUSSOLINI 255.354 0,67
U.D.EUR POPOLARI 534.088 1,4 10 FIAMMA TRICOLORE 230.506 0,6
PART.PENS. 333.278 0,87 NO EURO 58.746 0,15
SVP 182.704 0,48 4 PENSIONATI UNITI 27.550 0,07
I SOCIALISTI 115.066 0,3 AMBIENTA-LISTA 17.145 0,04 LISTA CONSUMATORI 73.751 0,19
P.LIBERALE ITALIANO 12.265 0,03
ALL.LOMB.AUT. 44.589 0,12 S.O.S. ITALIA 6.781 0,02 LIGA FRONTE VENETO 21.999 0,06
Totale PRODI
19.002.598 49,81 340
Totale BERLUSCONI
18.977.843 49,74 277
Risultato Italia, senza Valle d'Aosta e senza circoscrizione estero. In base a questo computo venne decisa la coalizione vincente alla quale venne assegnato il premio di maggioranza. Fonte: Ministero Interno.
375 Peterlini, O. (2008 it) (2007°, de) p 1-6.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
243
Il premio di maggioranza e cioè l’aumento dei seggi a 340 (se non già raggiunti nel primo riparto)
va a favore di quella lista o coalizione, che riesce a raccogliere il maggior numero di voti a base
nazionale. In questo modo vengono distribuiti 617 dei 630 seggi complessivi della Camera. Si
aggiungono poi il deputato della Valle d’Aosta e i dodici eletti nella circoscrizione estero. Con
questi ultimi Prodi riuscì a rafforzare la sua maggioranza.
Fig. 100: La Camera dei deputati 2006-2008
Alle elezioni politiche del 2006 Prodi raggiunse sulla base di questa legge elettorale: 340 deputati alla Camera. Oltre a questi vanno aggiunti il senatore della Valle d'Aosta (ALD) ed otto (di dodici) senatori eletti all'estero. I gruppi così come usciti dalle elezioni cambiarono sia al momento della loro costituzione sia in corso di legislatura per via ricostituzioni. Il gruppo più grande dell' Ulivo contò dopo l'elezione 218 deputati riducendosi nel 2007 in occasione della nascita del PD a 194 deputati, di cui 20 fondarono successivamente Sinistra Democratica. Il secondo partito maggiore di centrosinistra era Rifondazione Comunista con prima 41, poi 40 deputati, seguito dall'IDV con dapprima 20, poi 17 deputati. Del partito maggiore d'opposizione, FI vennero eletti 137 deputati; FI perse nel corso della legislatura fino al 2008 tre deputati riducendosi a 131. Del secondo partito maggiore dello schieramento di centrodestra, AN vennero eletti 72 deputati che nel corso della legislatura scesero a 68, il terzo partito l'UDC scese da 39 a 36. In questo grafico un'istantanea di metà legislatura anno 2007. Fonte: ANSA Centimetri 2007, controllata con i dati del Ministero dell'Interno.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
244
4.2.3 Un sistema di elezione diverso per il Senato
La Costituzione prevede all’art 57 che il Senato debba essere eletto a livello regionale, salvo i
rappresentanti degli Italiani all'estero. Ma la nuova legge elettorale emanata poco prima delle
elezioni politiche vi aggiunse una particolarità: il premio di maggioranza, che viene conferito alla
Camera dei deputati su base nazionale al fine di garantire la stabilità della Camera dei deputati e la
governabilità, per il Senato viene distribuito a livello regionale. La nuova legge elettorale conferisce
pertanto alla maggioranza vincente – a livello regionale – un premio di maggioranza, che garantisce
alla coalizione o lista vincente il 55% dei seggi assegnati in ciascuna Regione.
In questo modo si è verificato ciò che si voleva che accadesse o che si temeva: il Governo Prodi
disponeva di una maggioranza di due senatori eletti, uno dei quali ha subito cambiato schieramento
(De Gregorio),376 e che solo nel 2007 è stato sostituito con un altro (l'ex segretario dei cristiano-
democratici UDC Follini). 377 A questi si aggiungono – incontrando le critiche dell’opposizione –
quattro dei sette senatori a vita, che però a causa della loro età avanzata potevano essere presenti
solo alle votazioni più importanti.
Questi senatori a vita sono anch'essi una particolarità della Costituzione italiana. Ogni ex Presidente
della Repubblica diventa senatore a vita (salvo rinuncia). Inoltre, il Presidente della Repubblica può
nominare senatore a vita cinque cittadini che si sono distinti per particolari meriti.
L'età dei senatori a vita chiarisce ulteriormente quali siano state le difficoltà: il più giovane era l'ex
Presidente della Repubblica Francesco Cossiga che aveva 79 anni e la più anziana Rita Levi
Montalcini, premio Nobel, che aveva 99 anni. La media dei senatori a vita durante il Governo
Prodi (2006-2008) si aggirava attorno agli 86-87 anni.
376 Sergio De Gregorio, viene eletto nel 2006 in base a un accordo degli Italiani nel Mondo con l’IdV in Senato, viene eletto nel giugno 2006 dalla CdL a Presidente della Commissione difesa e cambia nel settembre 2006 definitivamente alla CdL che stava all’opposizione. 377 Marco Follini lasciò nell’ottobre 2006 il gruppo dell’UDC. Il 2 marzo 2007 votò la fiducia a Prodi.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
245
Fig. 101: Il Senato della Repubblica 2006- 2008
La maggioranza di Prodi al Senato si basava su uno a tre voti di vantaggio, a seconda delle votazioni. Anche al Senato cambiarono i gruppi già al momento della loro costituzione in rispetto dell’esito elettorale e successivamente per passaggi di singoli senatori da un gruppo all’altro. Nella raffigurazione troviamo la composizione di metà legislatura nel 2007. Fonte: ANSA Centimetri 2007, controllato dall’autore in base ai dati del Ministero dell'Interno.
4.2.4 Gli ostacoli al Senato
E' difficile immaginare cosa possa rappresentare un Senato in cui vi sia una maggioranza così
esigua. Significa, innanzitutto, l’obbligo di presenza assoluto di tutti i senatori della maggioranza
durante le sedute. Per chiedere il numero legale o, rispettivamente, per chiedere il voto nominale
elettronico, sono sufficienti dodici o quindici senatori. Può sembrare ovvio e scontato che la
garanzia della loro presenza sia assolutamente prioritaria rispetto a qualsiasi altro impegno dei
rispettivi senatori, ma la realtà è più complicata. Trattandosi di più di 300 persone, è sufficiente una
banale malattia per mettere in difficoltà il Governo. L'Italia, come ogni altro Stato occidentale,
partecipa inoltre con proprie delegazioni di parlamentari al Consiglio d'Europa, alla NATO, alla
Comunità europea di difesa e ad altri organi internazionali. In questi casi le assenze dei relativi
5 Conclusioni e verifica delle tesi
246
senatori che fanno parte delle varie delegazioni sono ovviamente giustificate, ma ogni volta mettono
in discussione la maggioranza se non vengono bilanciate da rispettive assenze nell'opposizione. Da
questo punto di vista è da attribuire a un miracolo e alla ferrea disciplina della maggioranza di
centrosinistra di Prodi il fatto che il Governo abbia resistito per venti mesi.
La combinazione di queste circostanze faceva sì che ogni senatore avesse – nel bene e nel male - un
peso decisivo. Per quanto riguarda le minoranze anche i tre senatori dell’Alto Adige Südtirol erano
decisivi e godevano di una posizione di privilegio. Tale posizione significava però anche che spesso
i senatori diventavano prigionieri della maggioranza esigua, e che quindi diventava impossibile
portare fino in fondo le proprie istanze in occasione di normali divergenze anche all’interno della
maggioranza. Il voto contrario, quando non si condividesse una posizione particolare, poteva,
infatti, avere come diretta conseguenza la caduta del Governo. Al contrario, la maggioranza esigua
faceva sì che piccoli gruppi al suo interno potevano approfittare di tale situazione e mettere il
Governo sotto pressione.
Il Governo Prodi cadde per la prima volta dopo nove mesi al Senato (mercoledì delle ceneri del 21
febbraio 2007) sulla risoluzione in politica estera con il seguente risultato: 158 voti favorevoli
(quindi per la risoluzione del Governo), 136 voti contrari e 24 astensioni. In qualsiasi altro sistema
democratico ciò avrebbe rappresentato un chiaro sostegno al Governo, ma non è così per il Senato
italiano, dove le astensioni de facto vengono conteggiate con i voti contrari, essendo ogni volta
necessaria la maggioranza assoluta (in questo caso quindi 160 voti favorevoli).
Il Governo si salvò con il successivo voto di fiducia del 28 febbraio 2007, con 162 voti favorevoli
rispetto a 157 contrari. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, tirò le conseguenze e
durante le consultazioni per la risoluzione della crisi di governo, esortò il Parlamento a modificare
con urgenza la legge elettorale per garantire all'Italia la necessaria stabilità politica. Siamo quindi
giunti al punto centrale della sfida. In modo trasversale si raggiunse d’accordo di dover riformare la
legge elettorale, problema però tuttora (2010) irrisolto.
4.2.5 La spada di Damocle del referendum
Il raggiungimento dell’obiettivo di una nuova legge elettorale era messo tuttavia in discussione da
un secondo problema, che metteva notevolmente sotto pressione soprattutto i partiti minori di
maggioranza e di opposizione. Il 24 aprile 2007 era iniziata, infatti, la raccolta delle firme per un
referendum, con il quale si sarebbero dovute cancellate alcune fasi centrali della legge elettorale
esistente. Il 16 gennaio 2008 la Corte Costituzionale dichiarò ammissibili i tre quesiti referendari. In
caso di successo del referendum, il bonus maggioritario della Camera e del Senato sarebbe stato
5 Conclusioni e verifica delle tesi
247
attribuito non più alla coalizione vincente ma alla sola lista vincente. Ciò avrebbe portato a un
rafforzamento dei partiti maggiori, Alleanza nazionale e Forza Italia da una parte e il nuovo Partito
Democratico, nato sostanzialmente dall'unione della Margherita e dei Democratici di Sinistra,
dall'altra parte, e contemporaneamente ad un indebolimento dei partiti minori. 378
I grandi partiti sia a destra che a sinistra da parte loro però volevano introdurre una soglia di
sbarramento per ridurre il numero dei partiti.
L’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi e il suo Ministro Vannino Chiti invece
proteggevano, nel periodo del loro breve mandato governativo, che finì con le elezioni anticipate
nel 2008, i piccoli partiti, dai quali dipendeva la loro maggioranza. Anche Roberto Calderoli, già
Ministro (2001-06 e nuovamente in carica dal 2008) si impegnò allora dai banchi dell’opposizione
come rappresentante di un partito minore (della Lega) per una soluzione più mite.
4.2.6 La posizione della maggioranza sulla nuova legge elettorale
L’allora Ministro per le Regioni e per le Riforme, Vannino Chiti, si impegnò per la maggioranza di
governo nella ricerca di un consenso nella maggioranza e con l'opposizione. Al fine di non
pregiudicare il percorso verso un compromesso, Chiti omise di presentare un disegno di legge vero
e proprio, e si limitò a indicare alcuni principi per un'eventuale iniziativa parlamentare, sulla quale
doveva basarsi la nuova legge elettorale. Durante una riunione dei presidenti di gruppo della
maggioranza il 3 aprile 2007 questi principi vennero discussi e approvati. In una breve risoluzione
dei Presidenti dei gruppi dell'Unione alla Camera e al Senato furono indicate le seguenti garanzie: 379:
- il bipolarismo (due grandi schieramenti politici che si alternano a seconda delle preferenze
degli elettori),
- il pluralismo (attraverso questo concetto si voleva garantire i partiti più piccoli che
esprimevano un dissenso verso un sistema a due partiti),
- l'equilibrio della rappresentanza dei sessi.
4.2.7 I piccoli contro il referendum
Dopo aver sottolineato l'assoluta esigenza di una nuova legge elettorale, i partiti dell'Unione
dichiararono nella citata risoluzione del 3 aprile 2007, l'assoluta inappropriatezza dell'imminente
referendum per il raggiungimento degli obiettivi citati circa la riforma della legge elettorale.
378 Peterlini, O. (2007), p 5-6. 379 Legge elettorale: il testo dell'accordo dell'Unione, Asca,0 3.04.2007, La Repubblica, 04.04.2007, Roma.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
248
Come già illustrato poc'anzi, il referendum elettorale intendeva assegnare il premio di maggioranza
non alla coalizione vincente, come avviene con il sistema attuale, bensì unicamente alla lista
vincente, con l'evidente risultato di produrre un sistema bipartitico, il quale trova il rifiuto dei partiti
minori dell'Unione come anche dell'opposizione e che, si riteneva, non potesse essere il risultato di
un'imposizione legislativa o referendaria. Un tale sistema avrebbe spinto, sostengono i critici, i
partiti a mettersi insieme per meri fini elettorali, creando quindi un unico grosso listone quale
semplice somma dei partiti esistenti.
4.2.8 I principi dell’ex-Ministro Chiti del centrosinistra
In marzo ed aprile 2007, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e le Riforme, Vannino Chiti,380
aveva avviato delle consultazioni, assieme al Presidente del Consiglio Romano Prodi, con tutti i
partiti, con l'obiettivo di far emergere dei principi comuni per una riforma della legge elettorale. I
risultati degli incontri furono presentati il 23 aprile 2007 alle Commissioni Affari Costituzionali di
Camera e Senato. 381
Nel corso della presentazione, Chiti ha sottolineò l’intenzione del Governo di non presentare un
proprio progetto di legge di riforma elettorale, bensì che intendeva appoggiare e sostenere uno
sforzo dei partiti nella ricerca di un consenso ampio per una riforma.
I seguenti vizi del sistema attuale sono da considerarsi come unanimemente riconosciuti:
- il collegamento mancante tra eletto ed elettori a causa delle dimensioni estese dei collegi
elettorali e la possibilità dei candidati di presentarsi in più collegi;
- la frammentazione del panorama partitico;
- l’assenza di una disposizione che possa dare attuazione al principio della parità dei sessi
come prevista dall'art 51 della Costituzione;
- il diverso modo di computazione del premio di maggioranza tra le due Camere, che può
portare a maggioranze di segno diverso nelle due Camere. Una tale divergenza è da evitare,
anche se non è da escludere del tutto in un sistema che prevede un bicameralismo perfetto.
Soprattutto sotto la pressione dei piccoli partiti, la riforma elettorale doveva essere spinta con la
massima urgenza, perché il referendum non avrebbe rappresentato una soluzione soddisfacente.
380 Chiti era Ministro dal 2006 al 2008 381 Senato della Repubblica, Resoconto stenografico, n. 2, 1° commissione permanente, 100° seduta, 23 aprile 2007.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
249
4.2.9 I possibili punti di convergenza per una riforma elettorale
I principi che sono emersi dagli incontri tra i partiti e che godono di una maggioranza sono:
- portare avanti in modo spedito la riforma elettorale, in quanto il referendum, che abroga alcune
parti della legge vigente, non rappresenterebbe una soluzione soddisfacente. Esso infatti
comporterebbe l'emersione di due listoni, di centrosinistra e di centrodestra, senza impedire la
frammentazione all'interno dei listoni stessi.
- nel corso dei colloqui sono emerse le seguenti comuni intenzioni per una nuova legge
elettorale: o conservazione del sistema bipolare, nel quale le due coalizioni presentano un programma
comune prima delle elezioni e individuano un candidato premier;
o rafforzare la stabilità e la coesione delle coalizioni, al fine di farle durare per una legislatura
intera;
o rafforzare il collegamento tra elettori ed eletti e dare agli elettori una migliore opportunità di
scelta dei candidati;
o rivalutare il sistema democratico dell'alternanza, senza costringere i partiti a formare una
coalizione, esclusivamente per ottenere il premio di maggioranza a discapito della coesione
politica e con la conseguenza di un indebolimento della capacità di governo.
Accanto a questi obiettivi il Ministro ha potuto – secondo la sua interpretazione – individuare un consenso anche su questi punti ulteriori:
- suddivisione dei seggi: una quota di circa il 90% dovrebbe essere ripartita secondo il sistema di
liste concorrenti;
- premio di maggioranza: una seconda quota di circa il 10% dovrebbe invece essere attribuita
come premio di maggioranza a favore della coalizione o lista vincente;
- voto proporzionale: i seggi dovrebbero essere ripartiti in circoscrizione secondo un sistema
proporzionale;
- soglia di sbarramento: dovrebbe essere prevista una soglia di sbarramento unitaria per tutte le
liste e coalizioni, sulla misura della quale tuttavia il Ministro non si espresse, lasciando al
Parlamento il compito della sua definizione. Chiti tuttavia ha proposto una certa gradualità, al
fine di arrivare, entro presumibilmente il 2016 e quindi nella XVII. legislatura, a una soglia del
5%. Questo obiettivo è stato immediatamente messo in discussione dai partiti più piccoli. Come
possibile alternativa il Ministro ha suggerito una soglia di sbarramento che faccia riferimento ai
collegi elettorali regionali o sub regionali;
- nessun voto di preferenza: alla pari del sistema vigente non sarebbe previsto il voto di
preferenza, in quanto la maggioranza dei partiti si è espressa contro questa modalità di voto.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
250
Solo i partiti minori UDC, Democrazia Cristiana e per le Autonomie 382 al Senato si sono
espressi a favore del voto di preferenza.
- circoscrizioni più piccole: al fine di ridurre la distanza tra elettori ed eletti, al posto dei voti di
preferenza, rigettati perché troppo dispendiosi in campagna elettorale, sono state previste delle
circoscrizioni più piccole, coincidenti grossomodo, con le province, che potranno essere a loro
volta suddivise in sub province. In Italia vi sono 103 province;
- possibilità di collegi uninominali: il Ministro non ha escluso un approfondimento della
discussione sui collegi uninominali, contro i quali si sono espressi i partiti più piccoli;
- primarie: il sistema di scelta e selezione dei candidati potrebbe avvenire attraverso la previsione
di elezioni primarie all’interno dei partiti;
- rappresentanza di genere: la legge dovrà assicurare, sia nel momento di presentazione delle liste
sia nella composizione degli organi istituzionali, una equa rappresentanza dei due sessi. Con il
16% di presenza femminile l’Italia è la pecora nera in Europa;
- attribuzione del premio di maggioranza: il premio di maggioranza dovrà essere assegnato solo
quando una coalizione o un partito riesca a raggiungere il 40% dei seggi. Se il risultato è
inferiore a quella soglia si presume la volontà dell’elettore di non voler far emergere una
maggioranza chiara e netta. Il premio di maggioranza scatterebbe quindi solo sopra la soglia del
40% dei seggi (e non più dei voti) e spingerebbe la coalizione vincente ad occupare il 53% o
54% dei seggi. Ugualmente il premio di maggioranza non scatta nel caso di maggioranze di
segno politico diverso tra Senato e Camera dei deputati. Anche in questo caso è evidente la
volontà dell’elettore di non assegnare una vittoria netta a un’unica coalizione. 382 Nel "Gruppo per le Autonomie" erano presenti i tre senatori dell’Alto Adige, due senatori dell’Unione-SVP del Trentino, il senatore della Valle d’Aosta, un senatore siciliano e tre senatori delle regioni del Nord.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
251
4.2.10 Le riserve dei partiti del centrodestra
Alleanza Nazionale e Forza Italia consideravano come imprescindibili alcuni punti e escludevano
categoricamente alcune modifiche, con la conseguenza di circoscrivere sensibilmente lo spazio per
una riforma elettorale.
Mantenimento del premio di maggioranza. Questo significa escludere una riforma che vada in
direzione dei sistemi spagnolo o tedesco.
Nessun ritorno ai collegi uninominali. Anche se alcuni ambienti dei DS e della Margherita – ora
Partito Democratico – vedono con favore questo sistema, l’opposizione non sembra essere disposta
a seguire la maggioranza su questo terreno. I collegi uninominali, per 3/4 dei seggi e sistema
proporzionale per il rimanente quarto, rappresentavano il sistema elettorale prima della riforma del
centrodestra. Questa riserva chiude la strada verso una legge elettorale di tipo francese o inglese,
così come un ritorno al "mattarellum", il sistema elettorale prevalentemente maggioritario vigente
prima della riforma Calderoli del centrodestra.383 Queste premesse circoscrivono notevolmente lo
spazio, e rimaneva in pratica quello che si stava delineando, ovvero una legge elettorale
proporzionale con premio di maggioranza come previsto dalla legge elettorale a livello regionale,
ma in un unico turno e senza voto di preferenza.
4.2.11 La proposta dell’ex Ministro delle riforme Roberto Calderoli
Nel campo dell’opposizione è stato Roberto Calderoli, già Ministro delle Regioni (Lega Nord), 384 a
tessere le fila per elaborare una riforma che possa trovare il consenso dei partiti più piccoli e
impedire quindi il referendum, il quale – col suo premio di maggioranza attribuito al partito
vincente e non più alla coalizione – metterebbe in serie difficoltà i partiti minori. Calderoli convocò
a tale scopo un tavolo dei volonterosi al quale parteciparono anche partiti minori della maggioranza.
Nella metà di maggio 2007 Calderoli ha presentato ai gruppi parlamentari un primo progetto di
legge ed il 12 aprile 2007 ha presentato ufficialmente una nuova riforma.385 La bozza si basava
essenzialmente sui principi seguenti:
programma comune e candidato premier:
383 Vi sono tuttavia delle proposte di legge sulla materia: Casson e.a. n..904, Calderoli. 1392 Peterlini e.a. n. 1573 (per l’esclusiva presenza di collegi uninominali per la Camera), Cabras e.a. n. 1442 (3/4 collegi uninominali, ¼ voto proporzionale), Salvi e.a. n.1391 (metà collegi uninominali, metà voto proporzionale). 384 Calderoni era ministro delle Regioni dal 2001 al 2006. 385 Disegno di legge, n. 1474.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
252
i gruppi e partiti politici si riuniscono in una coalizione, presentano un programma e un candidato
premier comune per tutta la coalizione;
premio di maggioranza:
la governabilità dovrà essere assicurata da un premio di maggioranza. Per questa voce il disegno di
legge prevede un sistema di calcolo molto complicato. Dei 630 seggi della Camera dei deputati (dai
quali vengono detratti i 12 eletti all’estero e uno per la Valle d’Aosta) vengono riservati 60 per
l’eventuale premio di maggioranza. Anche per il Senato viene previsto un premio di maggioranza,
che viene assegnato alla lista vincente, che ottiene almeno il 40% dei seggi e fino al raggiungimento
di un numero minimo di 170 seggi;
sistema proporzionale:
sia la Camera dei deputati sia il Senato dovranno essere eletti con un sistema elettorale
proporzionale. Al Senato questo dovrà avvenire – come indicato dalla Costituzione – su base
regionale.
assenza di voti di preferenza:
il voto di preferenza era assente anche nel disegno di legge di Calderoli. Si ricordava, a tal
proposito, che gran parte dei paesi europei non conoscono il voto di preferenza e che in questo
modo si perviene inoltre ad un notevole risparmio di costi in occasione delle campagne elettorali.
Inoltre, in occasione delle ultime elezioni senza voto di preferenza, la partecipazione è stata
maggiore rispetto alle volte precedenti;
circoscrizioni più piccole:
anche Calderoli voleva ridurre la dimensione delle circoscrizioni elettorali, al fine di rafforzare il
rapporto tra elettore ed eletto;
lista unica con voto di preferenza per la Camera dei deputati:
Calderoli prevedeva anche le cosiddette liste uniche, presentate a livello nazionale e che possono
contenere da 20 a 60 candidati. Queste liste nazionali dovevano essere collegate con quelle delle
circoscrizioni elettorali e prevedevano la possibilità del voto di preferenza. L’introduzione di queste
liste uniche a livello nazionale doveva servire per l’attribuzione del premio di maggioranza e ad
attribuire all’opposizione il cosiddetto "diritto di tribuna".
assegnazione dei seggi e premio di maggioranza:
nella Camera dei deputati: se i partiti della coalizione vincente ottengono almeno 340 seggi (dei 630
complessivi) il premio di maggioranza non viene assegnato.
a) L’assegnazione dei seggi avviene partendo dalla lista nazionale unica. Se una lista ottiene
un numero maggiore di 340 seggi, il premio di maggioranza non scatta.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
253
b) Se la coalizione di maggioranza raggiunge un numero compreso tra 340 e 280 seggi, essa
riceve il premio di maggioranza e vede quindi assegnarsi nel massimo 60 seggi fino al
raggiungimento dei 340 seggi.
c) Se la coalizione vincente raggiunge meno seggi di 280 ma almeno 250, il premio di
maggioranza viene incrementato fino al raggiungimento di 330 seggi.
d) Se una coalizione non raggiunge almeno 249 seggi, essa si vede attribuire il premio di
maggioranza di 60 seggi senza però raggiungere il numero sufficiente per assicurare una
maggioranza di governo.
nel Senato: nella distribuzione dei 315 seggi disponibili vengono detratti i 6 previsti per la
circoscrizione estero, uno per la Valle d’Aosta e 7 per il Trentino-Alto Adige, che vengono eletti
con un sistema maggioritario.
Se una coalizione riesce a raggiungere 170 seggi al Senato, essa non beneficia del premio di
maggioranza. Se invece una coalizione raggiunge almeno il 40% dei seggi al Senato, ma con un
numero inferiore a 170 seggi, essa beneficia del premio di maggioranza fino al raggiungimento di
tale soglia.
soglia di sbarramento:
mentre il Ministro Chiti aveva deciso di demandare l’individuazione della soglia di sbarramento al
Parlamento (almeno per le prossime elezioni), la proposta di Calderoli era articolata nel modo
seguente:
- per la Camera dei deputati un innalzamento dal 2 al 3 per cento;
- al Senato un innalzamento da tre a quattro per cento su base regionale;
Candidature multiple:
come previsto dal Ministro Chiti, anche la bozza di Calderoli prevedeva una limitazione di
candidature multiple ad un numero massimo di tre, per facilitare la vicinanza tra elettori ed eletti. 386
386 Peterlini, O. (2008 it) (2007a, de), p 46-55.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
254
4.2.12 Clausola speciale per le minoranze linguistiche
Già la legge vigente contiene delle disposizioni speciali per le minoranze linguistiche. Queste
vengono esonerate dalla soglia di sbarramento per la Camera dei deputati, nella misura in cui
raggiungono almeno il 20% su base regionale. Al Senato è stato invece mantenuto il sistema
maggioritario nelle Regioni del Trentino Alto Adige Südtirol e per la Valle d’Aosta (per
quest’ultima lo prevede tra l’altro la Costituzione).
Al fine di tutelare le minoranze, i parlamentari Siegfried Brugger, Presidente del Gruppo delle
Minoranze linguistiche alla Camera, ed il Presidente del Gruppo per le Autonomie al Senato
(estensore di questo contributo), Oskar Peterlini, hanno esplicato al Ministro Chiti, con lettera in
data 26 gennaio 2007, le richieste delle minoranze linguistiche:
- deroga per le minoranze linguistiche dell’applicazione della soglia percentuale;
- deroga dell’obbligo di presentazione di un candidato premier prima delle elezioni;
- introduzione del voto di preferenza, al fine di rafforzare la partecipazione degli elettori;
- conservazione del sistema elettorale attuale al Senato per il Trentino-Alto Adige con sei collegi e
un seggio proporzionale. 387
Dai colloqui intercorsi tra i parlamentare sudtirolesi e l’ex- Ministro Chiti e dalla bozza presentata
dall’ex ministro Calderoli si può dedurre che sia la maggioranza che l’opposizione erano disponibili
a tener conto delle esigenze delle minoranze linguistiche. Queste avrebbero dovuto essere esentate
dalla soglia di sbarramento per la ripartizione dei seggi alla Camera e, per il Senato, si prevedeva di
mantenere il sistema allora vigente con sei collegi in Regione Trentino Alto Adige e un seggio da
eleggere con il sistema proporzionale.388
4.2.13 Le convergenze per la legge elettorale
Cosa emerge da un confronto tra la proposta del Ministro Chiti e di quella del Ministro Calderoli?
Vi sono somiglianze o contraddizioni? È più che singolare che le due proposte siano molto simili e
che si basino sugli stessi principi. Sarà da vedere se queste basi della passata legislatura possano
essere impiegate per il riordino del diritto elettorale, se sarà effettivamente affrontato il problema.
È da ricordare che per la riforma costituzionale del 2001 si utilizzò effettivamente la proposta della
Bicamerale del 1997.
387 Peterlini, O. (2008 it) (2007a, de), p 54-55. 388 Peterlini, O. (2008 it) (2007a, de), p 54-55.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
255
Quello che emerge da ambedue le proposte erano la volontà di evitare il referendum e trovare una
soluzione per i piccoli partiti prevedendo una soglia minore della legge elettorale attuale con il suo
4%, oppure lasciandola definire in Parlamento, come proponeva Chiti, e raggiungere una soglia
maggiore gradualmente nel corso di due ulteriori legislature. Era questa la linea di Prodi e del
Governo, che nella sua esistenza dipendeva anche dai piccoli partiti. Sarebbe stata anche una via per
raggiungere una proposta comune.
Ma nel frattempo cambiò la guida e con essa girò il vento nel Partito Democratico (PD). Il neoeletto
Segretario del PD, Walter Veltroni, - puntò su una legge elettorale che semplificasse fortemente il
quadro politico italiano, riducesse la frammentazione partitica e prevedesse pertanto una soglia
maggiore. Sembrava quasi che Veltroni si movesse in sintonia con Silvio Berlusconi. Dopo la
presentazione pubblica di un modello che si ispirava alla legge elettorale tedesca e quella spagnola,
il cosiddetto "Vassallum", il Presidente della Commissione affari costituzionali del Senato, Enzo
Bianco, presentò una proposta di legge elettorale con le rispettive innovazioni. I piccoli partiti però
si sentirono minacciati e si ribellarono.
4.2.14 La proposta di Enzo Bianco
Enzo Bianco presentò un primo testo l’11 dicembre 2007 contenente alcune soluzioni alternative.
Dopo un ulteriore confronto, nel corso del quale riuscì a conquistare, oltre il suo stesso partito, il
PD, anche Rifondazione Comunista e il Gruppo per le Autonomie (rappresentante delle minoranze
linguistiche), il 15 gennaio 2008 Bianco presentò la sua proposta finale che doveva costituire il testo
base per la discussione in Commissione. 389 Entrambe le proposte prevedevano un’elevata soglia del
5% per partecipare alla distribuzione dei seggi in Parlamento. Tale soglia è stata ammorbidita nella
seconda proposta: al posto del 5% a livello nazionale era ora prevista la partecipazione anche delle
liste che avrebbero raggiunto almeno il 7% in almeno cinque circoscrizioni elettorali. Modificata
anche la distribuzione dei seggi, che avveniva ora a livello nazionale e non più a livello
circoscrizionale come originariamente abbozzato. Queste modifiche andavano incontro agli
interessi dei partiti minori, soprattutto della Lega concentrata nelle regioni del nord.
Il disegno di legge si limitò a emendare i due Testi unici sulle elezioni politiche e cioè per la
Camera il DPR del 30.01.1957, n. 361 e per il Senato il D.lgs del 20.12.1993 n. 533. Di
conseguenza la proposta era composta di soli due articoli.
389 Bianco, Enzo, Proposta di testo unificato per i ddl in materia di riforma elettorale, 15.01.2008, Senato della Repubblica, Commissione affari costituzionali.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
256
4.2.15 La regolamentazione speciale per l’Alto Adige Südtirol
La direzione della Südtiroler Volkspartei chiese una regolamentazione speciale, per garantire la
rappresentanza delle minoranze etniche. Come membro di Presidenza in Commissione affari
costituzionali, dove venne trattato il disegno di legge, il Presidente del Gruppo per le Autonomie,
Peterlini, presentò le sue proposte al Presidente Bianco che le recepì nel suo disegno di legge.
Per il Trentino-Alto Adige e per la Valle d’Aosta venivano inoltre introdotte delle misure speciali
per quanto riguarda i collegi elettorali e la deroga della soglia per le minoranze linguistiche.
Al posto di singoli ritocchi, norme speciali ed eccezioni, come per esempio per il superamento della
soglia di sbarramento, appariva più opportuno proporre direttamente un sistema che derogasse del
tutto dal sistema statale. Su proposta del Gruppo delle Autonomie è stato quindi previsto il sistema
che già era stato collaudato con successo durante le elezioni del 2001. L’allora legge elettorale, il
cosiddetto Mattarellum, era stata abrogata nel 2005 dalla riforma di Calderoli e Berlusconi, con
esclusione dei collegi e del sistema elettorale del Senato in Trentino Alto Adige. Questa eccezione
era stata raggiunta all’ultimo minuto facendo riferimento alla misura 111 del Pacchetto per l’Alto-
Adige. Il testo di Bianco prevedeva una sua reintroduzione anche per la Camera del Mattarellum,
con l’esclusione della soglia di sbarramento per le minoranze linguistiche. 390 Come già avviamo
avuto occasione di esporre, lo sbarramento previsto dal Mattarellum per la quota proporzionale
della Camera era oggetto di ricorsi non accolti presso la Corte costituzionale (1993) e la Corte
Europea di Giustizia (1994).
390 Lettere di Peterlini al Presidente della Commissione Affari Costituzionali Enzo Bianco, del 13.12.2007 e del 15.1.2008. Ddl del senatore Peterlini, consegnato al Presidente Bianco, con le norme per le minoranze evidenziate in grassetto. Bianco riprese le proposte nel suo ddl.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
257
4.3 La riduzione dei partiti e la nuova legislatura dal 2008
4.3.1 Il referendum, lo scandalo e la crisi di governo
Il 16 gennaio 2008, il giorno dopo la presentazione del documento base di Bianco, la Corte
Costituzionale si espresse positivamente sui tre quesiti referendari. In caso di approvazione da parte
degli elettori, il premio di maggioranza dovrà in futuro essere assegnato non alla coalizione bensì
alla lista vincente. Con tale premio il partito vincente potrebbe, anche solo con il 30% dei consensi,
ottenere il 54 % dei seggi i quali verrebbero, di fatto, sottratti ai partiti più piccoli. Questa situazione
renderà la vita difficile ai partiti piccoli. La crisi di governo era quindi diventata praticamente
inevitabile. Era stato dichiarato apertamente che si preferivano elezioni anticipate a legge elettorale
vigente piuttosto che una riforma di questo tipo. Le elezioni anticipate erano quindi – in questo
contesto – non solo utili per evitare la riforma, ma anche per spostare il referendum. Era da
attendersi che i partiti piccoli non sarebbero stati disposti a scomparire volontariamente dal
palcoscenico politico.
Quanto fosse esplosiva la materia elettorale e capace di sfasciare i governi, lo ricorda Romano
Prodi: 391 “Il giorno in cui Veltroni disse 'alle elezioni andiamo da soli', Mastella venne a Palazzo
Chigi e urlando mi disse: ' se volete fare fuori me, sarò io a fare fuori voi' !”
Lo stesso 16 gennaio il Governo Prodi venne scosso da un ulteriore sisma: Sandra Lonardo, moglie
del Ministro della giustizia Clemente Mastella e presidente della Consiglio regionale della
Campania venne raggiunta da un mandato di cattura e sottoposta agli arresti domiciliari. Arrestati
anche una serie di collaboratori personali del Ministro e dell’UDEUR, il piccolo partito del
ministro. Coinvolto anche il Ministro stesso, che il giorno stesso decise di rassegnare le dimissioni.
Le accuse spaziavano dalla concussione all’appropriazione indebita fino alla complicità con
organizzazioni criminali. Il procedimento contro Mastella, nel frattempo, fu archiviato, quello
contro sua moglie nel maggio 2010 era ancora in corso. Mastella uscì quindi dalla coalizione di
governo e annunciò di non voler più votare la fiducia al governo Prodi, reo di non avergli
manifestato la sua solidarietà. Il Governo cadde poi, il 24 gennaio 2008 nella votazione di fiducia al
Senato.
391 La Stampa, 6.10.2010.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
258
4.3.2 Le elezioni del 2008 semplificano il quadro politico
Il Presidente della Repubblica dovette infine indire nuove elezioni per il 13 e 14 aprile 2008. I due
contraenti, Silvio Berlusconi e Walter Veltroni, già in campagna elettorale provvedevano a una
riduzione dei partiti. La legge elettorale vigente del 2005 prevede varie soglie elevate, che i partiti
minori possono solamente superare coalizzandosi con quelli più grandi. Ma i due grandi contraenti
si presentarono quasi da soli alle elezioni, con pochi partner. Alleanza Nazionale aderì al Popolo
della Libertà di Berlusconi, la Lega e il Movimento per l’Autonomia (MpA), radicato soprattutto in
Sicilia, vennero inclusi nella coalizione di Berlusconi. Veltroni già prima aveva concluso la fusione
di Margherita e Democratici di Sinistra (DS), la Lista di Di Pietro, Italia dei Valori (IdV), venne
inclusa nella coalizione con il PD, mentre per la lista di Panella (Radicali) vennero riservati un paio
di posti sulla lista del PD. Tutti gli altri partiti non furono ammessi nelle coalizioni e dovettero
candidarsi da soli.
Le elezioni stravolsero il quadro politico italiano. Sia Berlusconi che Veltroni si erano distaccati da
gran parte dei loro partiti minori non includendoli più nella coalizione e impedendo loro in questo
modo l’entrata in Parlamento. Le varie soglie anche se rimaste invariate (che per liste singole
spaziano dal 4 % sul territorio nazionale alla Camera, fino all’8 % regionale al Senato), si
dimostrarono delle falci spietate.392 Berlusconi vinse le elezioni, Veltroni con il PD diventò primo
partito di opposizione. I piccoli partiti non coalizzati a sinistra del PD sparirono tutti dal
Parlamento. Un altissimo prezzo per la marcia solitaria! 393
Si salvarono invece le minoranze linguistiche, sia la SVP che l’Union Valdotaine e l’Autonomy
Liberty Democracy (ALD) della Valle d’Aosta, grazie alle norme speciali. Ma la SVP perse due dei
suoi quattro seggi alla Camera, un Sudtirolese di Bolzano e un Trentino del PATT, in parte per la
perdita di voti e in parte quale tributo al premio di maggioranza.
392 Peterlini, O. (2009 de) p 10-105. 393 Sul ruolo dei nuovi blocchi in Italia cfr. Diamanti, I. (2009).
5 Conclusioni e verifica delle tesi
259
Tab. 45: I gruppi parlamentari alla Camera dopo le elezioni del 2008
Gruppi Numero di deputati
ITALIA DEI VALORI 28
LEGA NORD PADANIA 60
PARTITO DEMOCRATICO 218
POPOLO DELLA LIBERTA' 272
UNIONE DI CENTRO 35 MISTO 17
LIBERAL DEMOCRATICI - REPUBBLICANI 3
MINORANZE LINGUISTICHE 3
MOVIMENTO PER L'AUTONOMIA 8
Deputati non iscritti ad alcuna componente 3
Seggi Camera complessivi 630 Fonte: http://www.camera.it/organiparlamentarism/239/260/documentoxml.asp, scaricato il 4.10.2008. Fig. 102: La Camera dopo le elezioni del 2008
Fonte: Ministero dell'Interno. Immagine da: Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:Camera2008.PNG, riesaminata dall’autore.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
260
Fig. 103: Il Senato dopo le elezioni del 2008
L’immagine rispecchia la distribuzione dei seggi, quale risultava dalla appartenenza ai partiti alla data del 30.9.2008. I risultati elettorali si differenziano leggermente per causa delle coalizioni elettorali in parte tecniche e concluse, perché per il Senato era assai difficile superare al soglia dell’8 % regionale. Per esempio furono eletti 147 senatori del PdL, uno però fa parte della Lega che aumenta pertanto i suoi da 25 a 26, mentre il PdL riduce i suoi senatori da 147 a 146. Sulla lista nell’immagine "SVP-Insieme per le Autonomie“ furono eletti due senatori, dei quali uno fa parte politicamente del PD e uno alla SVP, che arriva pertanto a tre seggi, invece dei due eletti. Il PD invece aumenta il suo gruppo da 118 a 119. SV sono i senatori a vita. Fonte: Ministero dell'Interno, immagine da Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Immagine:Senato2008.png, verificato dall’autore.
Dopo la semplificazione dell'assetto politico risulta difficile prevedere se poi si giungerà ad una
riforma elettorale. Con il rinnovo del Parlamento nel 2008 la Commissione Affari Costituzionali del
Senato decise di riprendere la riforma istituzionale.394
4.3.3 La scarsa partecipazione al referendum
Il 21 e 22 giugno 2009 si tenne il referendum sulla legge elettorale, che per via delle elezioni
anticipate era stato rinviato di un anno. Gli elettori italiani furono chiamati a decidere
sull'abrogazione di tre articoli della legge elettorale del 2005.395 I quesiti riguardavano:
394 Resoconto della seduta della 1a Commissione del Senato del 10. 6.2008, relazione del Presidente Carlo Vizzini in merito al ddl Peterlini, utilizzato come teso base per la riforma del Senato. Il 14.10.2008 anche il Sen. Andrea Pastore (PdL) ha trasmesso ai senatori un ddl chiedendone l'adesione ai fini della presentazione che essenzialmente riprende la riforma del 2005 bocciata dal referendum. 395 Testo Unico per la Camera dei deputati: DPR 30 marzo 1957, n. 361; Testo Unico per il Senato D.lgs. 20 dicembre 1993, n. 533, modificato con legge n. 270 del 21 dicembre 2005, Gazzetta Ufficiale n. 303.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
261
a. l'abrogazione del premio di maggioranza per la coalizione vincente alla Camera dei deputati. La
legge elettorale infatti assegna il premio di maggioranza alla coalizione o alla lista vincente.
L’esito positivo avrebbe determinato l’attribuzione del premio di maggioranza alla lista singola
– e non più alla coalizione di liste – che ottiene il maggior numero di voti;
b. l'abrogazione del premio di maggioranza per la coalizione vincente nella rispettiva Regione.
Come alla Camera dei deputati, l’esito positivo avrebbe determinato l’attribuzione del premio di
maggioranza alla lista singola – e non più alla coalizione di liste – anche al Senato;
c. la soppressione della possibilità per i candidati di presentarsi in più circoscrizioni alle elezioni
della Camera dei deputati.
Il referendum fallì, in quanto non venne raggiunto il quorum richiesto del 50 per cento degli aventi
diritto al voto.396 Presero parte alla consultazione referendaria il 23,3 per cento degli aventi diritto
per i primi due quesiti ed il 23,8 per cento per il terzo.397 I partiti di maggioranza PDL e PD
simpatizzarono con il referendum facendo appello di votare con un sì, perché entrambi ne avrebbero
tratto profitto in quanto l'Italia si sarebbe così avvicinata ad un sistema bipartitico. Per rispetto ai
partiti più piccoli nelle rispettive coalizioni, soprattutto alla Lega in quanto anch'essa nella
maggioranza, si scelse una data elettorale sfavorevole ossia d'estate, dopo la chiusura delle scuole e
si fece scarsa campagna elettorale.
La Lega aveva apertamente esercitato pressione sulla coalizione. I partiti più piccoli invitarono i
propri elettori a boicottare il referendum, perché preoccupati che raggiunto il quorum prevalessero i
sì. Effettivamente successe cosi, i “si “superarono addirittura i tre quarti dei voti: il 77,6 % al primo
quesito che faceva riferimento al premio di maggioranza alla Camera dei deputati, il 77,7 % al
secondo quesito che faceva riferimento al premio di maggioranza al Senato, l’87 % al terzo quesito,
dunque alla soppressione delle candidature multiple.
Sin dal fallimento del referendum si può constatare che aumentarono i tentativi di modificare con
legge costituzionale lo strumento del referendum ed in particolar modo di cambiare o abrogare il
quorum. I rispettivi disegni di legge furono incardinati nel luglio del 2009 all'ordine del giorno in
Commissione Affari Costituzionali del Senato.398 Dopodiché ci si trovò in una situazione di stallo
anche per quel che concerneva la riforma costituzionale. In occasione di una recente seduta comune
delle Presidenze delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato, nell'aprile del 2010,
si decise di riprendere l'esame sulle riforme istituzionali, inclusa la legge elettorale. Se ciò accadrà,
resta tuttavia in sospeso.
396 Art 75 Cost. 397 http://elezioni.interno.it/referendum/RF000.htm 398 Commissione Affari Costituzionale, 8 luglio 2008: Ddl cost. Adamo e altri, Franco e altri, Peterlini e altri, Poretti e altri.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
262
4.4 Critica alla legge elettorale vigente
4.4.1 Sistema proporzionale con forti limitazioni
Oltre le questioni sollevate con i quesiti referendari, una problematica del sistema elettorale in Italia
sta nel fatto, che si sia scelto con proposito il sistema di rappresentanza proporzionale, ma lo si
abbia nello stesso tempo limitato su due fronti. Una restrizione consiste nel premio di maggioranza
concesso alla coalizione vincente, un’altra nelle soglie elettorali, che limitano l’accesso alla
ripartizione dei seggi. Ciò si traduce in una duplice distorsione del sistema proporzionale, una
sproporzione, motivata con la necessità di stabilità. Che la stabilità non sia però stata raggiunta, lo
dimostra il governo Prodi che nel Senato disponeva solamente di un vantaggio (in media) di due
senatori per raggiungere la maggioranza.
4.4.2 Deficienze democratiche per le minoranze linguistiche
Deve essere tuttavia annotato positivamente che per le minoranze linguistiche tutelate nelle regioni
speciali sia prevista una soglia regionale (del 20 %), invece delle soglie a livello nazionale. Questa
soglia provoca, però, in Alto Adige critiche anche dal punto di vista "democratico". Solamente la
SVP e nessun altro partito di opposizione sudtirolese può, infatti - realisticamente parlando -
superare questa soglia. La soglia è in sostanza stata fissata su misura dell’SVP che finora ha sempre
superato il 20 per cento dei voti in regione.
Una critica simile vale per i collegi in Senato. I collegi portano alla minoranza sudtirolese un chiaro
vantaggio. In due dei tre collegi (a Merano e Brunico, non a Bolzano Bassa Atesina) la SVP gode di
una schiacciante maggioranza. Questa è così pronunciata che il sistema Majorz le garantisce i seggi,
anche se dovesse perdere voti in modo rilevante. Nessun partito sudtirolese di opposizione locale o
anche altro partito ha una minima possibilità di vittoria.
Questo fatto solleva ulteriormente la questione del processo di selezione democratica dei candidati.
Dato che sulla scheda elettorale del Senato è prestampato il nome del candidato di ogni partito, gli
elettori possono compiere la sola scelta del partito. Per gli elettori della SVP non rimane altra scelta,
se non quella di deviare su altri partiti se il candidato non è di loro gradimento. I piccoli partiti
sudtirolesi di opposizione locale non hanno però - date le circostanze attuali - alcuna possibilità. E
tanto vale anche per gli altri partiti
La SVP pianifica pertanto di selezionare i propri candidati con primarie tra i propri iscritti.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
263
4.4.3 Messa in dubbio la rappresentanza democratica del Parlamento
A differenza di altri Paesi mediterranei come la Spagna, la Grecia e il Portogallo, l'Italia subito
dopo la seconda guerra mondiale, diventò una democrazia relativamente stabile. Già negli anni 50
contribuì alla costituzione della Comunità europea, diventandone uno dei Paesi fondatori. L'Italia
conobbe una rapida, anche se irregolare, crescita economica e una corrispondente
modernizzazione.399 Dal 1950 al 1990 il reddito pro capite in Italia aumentò come quasi da
nessun’altra parte. Il tasso di crescita si pose al secondo posto nel mondo dopo la Corea del Sud. Per
fare un confronto europeo, il reddito crebbe così velocemente che alla fine di quel periodo si
avvicinò a quello pro capite della Germania e della Francia.400
Nonostante un’esemplare Costituzione ispirata a profondi valori etici e democratici, con la quale i
Padri costituenti intendevano bloccare ogni tentazione dittatoriale, l’Italia soffre di una fragile
democrazia. L’Italia dispone si di una giustizia indipendente, di un Parlamento eletto
democraticamente e di un Governo che si basa sulla fiducia parlamentare, però le tre potenze non si
trovano in equilibrio tra di loro. Allo squilibrio si aggiunge la quarta forza, quella dei mass media.
Soprattutto nell’ambito dei media radiotelevisivi privati registriamo un quasi monopolio, nelle mani
dell’attuale Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.401
Il Parlamento viene sempre più limitato nello svolgimento delle sue attività di rappresentante del
popolo, dalla preponderanza del Governo. Quest’ultimo ricorre con aumentata frequenza
all’emanazione di decreti d'urgenza che il Parlamento può solamente emendare e ratificare a
posteriori, e dello strumento di fiducia per l’approvazione dei disegni di legge, con il quale il
dibattito parlamentare e le possibilità di cambiamenti vengono soffocate. Il Parlamento è costretto
di votare un c.d. maxi-emendamento del Governo senza poter minimamente incidere sul testo. Nel
periodo legislativo in corso, il Governo Berlusconi ha già richiesto, nei due anni dal 7 maggio 2008
al 10 giugno 2010, 34 volte la fiducia, 402 quindi 1-2 volte al mese (in media esattamente 1,4
volte).403 Appesantiscono inoltre l’equilibrio democratico dei poteri, gli attacchi del Presidente del
Consiglio contro la Magistratura e le leggi ad personam per evitare di subire i processi penali a suo
carico.404
Nel raffronto internazionale delle grandi democrazie dobbiamo registrare che solamente negli Stati
Uniti d’America la rappresentanza popolare riveste il suo ruolo centrale in Parlamento. Lamenta
399 Cfr. Bull, M./ Rhodes, M. (ed) (2009) p 1- 13. 400 Cfr. De Cecco, M. (2009) p 107, come pure Dornbusch, R./ Nölling, W./ Layard, R. (ed) (1993), Boltho, A./ Vercelli, A./ Yoshikawa, H. (ed) (2001). 401Cfr. Hibberd, M. (2009). 402 Il Messaggero del 9.6.2010. 403 In merito al Governo Berlusconi cfr. Vassallo, S. (2009). 404 In merito alla corruzione, gli attacchi alla Magistratura e le leggi speciali cfr. Della Porta, D./ Vannucci A. (2009) p
5 Conclusioni e verifica delle tesi
264
infatti Gianfranco Pasquino (2007),405 che l’Italia si trova purtroppo sul polo opposto. Il
Parlamento italiano può essere considerato centrale solo per quanto riguarda la necessità di un
esplicito voto di fiducia al momento iniziale, ma non lo è affatto nel decesso del Governo, come lo è
invece in Germania o Spagna.
A differenza di queste democrazie l’Italia non conosce il voto di sfiducia costruttivo. E crisi se ne
sono avute più che a sufficienza. Le crisi in Italia sarebbero tutte state provocate – secondo
Pasquino – fuori dal Parlamento. Una delle debolezze maggiori della democrazia italiana riguarda
la mancanza di stabilità di governo, specialmente, riferendosi al passato, prima della riforma della
legge elettorale nel 1993. Tra gli anni 1945 e 1989 ci furono in Italia ben 48 Governi, che rimasero
in carica mediamente dodici mesi. Il denominatore comune delle riforme era quindi quello di dare
più stabilità allo Stato.406
4.4.4 Partiti forti, Parlamento debole
4.4.4.1 La potente DC nella prima Repubblica
Nella rappresentanza politica il Parlamento non occupa il ruolo centrale che gli spetterebbe, che
viene da una parte limitato dal Governo e dall’altra dai partiti che, di fatto, sono loro che svolgono
proprio questo ruolo. Fino allo scandalo delle tangenti (Tangentopoli) e la riforma della legge
elettorale nel 1993, esisteva in Italia sì una moltitudine di partiti, ma quello più potente, la DC
(Democrazia Cristiana), dominò per ben 50 anni (1944-1994) con diverse coalizioni intorno al
centro. Il Partito comunista (PCI) formò il Partito di opposizione più forte, seguendo di poco i
risultati della DC, superandoli addirittura una volta nelle elezioni Europee del 1984. Venne però
tenuto fuori con successo da ogni alternanza nel Governo, così come – sulla destra – il Movimento
Sociale Italiano/Destra Nazionale (MSI/DN). Nonostante i Governi alternanti, in Italia regnava
pertanto una stabilità politica, la stabilità dei partiti.
4.4.4.2 I nuovi blocchi nella Seconda Repubblica
Con la legge elettorale del 1993,407 fu introdotto un sistema elettorale prevalentemente
maggioritario (con una piccola riserva proporzionale) e avviato il cammino verso un sistema
bipolare, che raccolse le forze politiche intorno a due grandi schieramenti di destra e di sinistra.
Questo portò a una spaccatura della DC, perché dovette decidere se posizionarsi dall’una o
174- 195, Peterlini, O. (2009a it) (2010d, de it). 405 Pasquino, G. (2007) p 6. 406 Fabbrini, S. (2004) p 205 seg. 407 L 4 agosto 1993, n. 276.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
265
dall’altra parte. Lo scandalo di tangentopoli fece la sua parte nella fine del sistema dei partiti
tradizionali e della DC. La storica posizione predominante dei partiti rimase invece in piedi anche
nel nuovo assetto. Con le elezioni del 1994 si affermarono per la prima volta il partito di Silvio
Berlusconi Forza Italia (con il 21 % nella Camera) e il partito democratico di sinistra PDS (con il
20,4 %). Negli anni a seguire questi rafforzarono la loro posizione, formando nuove alleanze. A
destra nacque il Polo, dopo la Casa della Libertà, ora il Popolo della Libertà, e a sinistra l’Ulivo,
dopo Unione, adesso il Partito Democratico. Tutti e due i poli inclusero inizialmente partiti isolati
della destra (AN) e della sinistra. La formazione di destra rimase quella fino all’estate 2010 (poi
lacerata da una spaccatura con l’ex-Segretario di AN Gianfranco Fini), a sinistra il PD nelle
elezioni del 2008 sganciò le forze più di sinistra e i Verdi dalla coalizione elettorale e corse da
solo.408
4.4.4.3 Sono le direzioni dei partiti a posizionare i candidati sulla lista
Nel 2005 con la nuova legge elettorale (il cosiddetto Porcellum),409 i partiti politici rafforzarono
ancora di più la loro posizione determinante.410 La critica riguarda la selezione dei parlamentari e
quindi direttamente la rappresentanza democratica del Parlamento. I candidati sono nominati (a
parte qualche lodevole eccezione) dai vertici dei partiti e posti sulle liste nei circondari elettorali
nell’ordine da loro definito. Gli elettori non possono cambiare l’ordine di queste liste cosiddette
bloccate così che non rimane loro nessuna possibilità di scelta dei candidati. 411
A parte qualche elezione primaria per la scelta o la conferma del candidato premier (in modo più o
meno populistico), in Italia i partiti non usano lo strumento delle primarie o altre forme
partecipative dei cittadini per scegliere i candidati. La SVP offre una lodevole eccezione. Sceglie,
infatti, i candidati in primarie tra la base del partito e in futuro addirittura tra tutti gli iscritti.
L’attuale sistema elettorale in Italia non prevede né piccoli collegi elettorali, dove i candidati
possono stabilire un rapporto diretto con i loro elettori, ne voti di preferenza, con i quali gli elettori
possono esprimere la loro preferenza per i candidati. I votanti possono selezionare con la loro
crocetta solamente il simbolo di lista. Solo per il Senato in Trentino Alto Adige e in Valle d’Aosta
sono previsti i collegi uninominali. Voti di preferenza sono invece previsti esclusivamente per le
elezioni dei candidati al Collegio estero. Con il voto al partito gli elettori votano automaticamente la
lista dei candidati, che non appare nemmeno nella scheda, ma è affissa solamente all’esterno nei
locali elettorali. Gli elettori non hanno nessuna possibilità di influenzare l’ordine dei candidati in
lista.
408 I ruoli die nuovi blocchi in Italia cfr. Diamanti, I. (2009). 409 L 21 dicembre 2005, no 270, Gazzetta Ufficiale no 303. 410 Cfr. Bardi, L. (2009).
5 Conclusioni e verifica delle tesi
266
Le graduatorie nelle liste in ogni circoscrizione sono definite – non come si potrebbe sperare
almeno dalle sedi regionali – dai vertici di partito a Roma o Milano. I candidati sono eletti secondo
questa graduatoria nelle liste fino all’esaurimento dei seggi spettanti al partito nella rispettiva
circoscrizione. Se per esempio a un partito spettano in una circoscrizione, in base ai suoi risultati,
cinque seggi, sono eletti i primi cinque in lista secondo l’ordine predisposto dai partiti. In questo
modo le centrali dei partiti possono posizionare i loro funzionari o candidati di punta ai primi posti
delle liste nelle vaie circoscrizioni, e non solo in una ma in più o anche in tutte le circoscrizioni
elettorali. Questi possono poi scegliere, essendo eletti in più circoscrizioni, dove accettare la propria
elezione. In questo modo determinano anche, chi può succedere al posto loro, in quale collegio.412
Nel fissare la graduatoria dei candidati, che gli elettori non possono cambiare, nel consentire di
candidarsi in più o in tutte le circoscrizioni e nel permettere la scelta della circoscrizione nella quale
accettare l’elezione, a proprio gradimento, i funzionari di punta dei partiti non scelgono solamente,
di fatto, i membri del Parlamento e la loro graduatoria, essi decidono anche chi dei primi non eletti
che seguono in lista possa subentrare, dove e a chi. La gran parte dei membri del Parlamento è
praticamente nominata.
La conseguenza di questo sistema è che già prima delle elezioni si conosce del 90 al 95 per-cento
dei deputati che saranno eletti. L'ulteriore conseguenza è che le prospettive di un parlamentare non
sono nelle mani dei votanti, ma in quelle delle direzioni dei partiti. Per essere rieletti i parlamentari
devono occuparsi meno dei loro elettori quanto più dei responsabili al vertice del loro partito, che
decidono la collocazione sulle liste nelle varie regioni dell'Italia e la graduatoria dei candidati.
Vogliamo dirlo in modo molto pratico: “Il candidato non deve più piacere al popolo, al suo
collegio, alla sua comunità o alla sua città. Deve solamente obbedire alla leadership del suo partito
e fare possibilmente quello che vuole il suo “capo”, a prescindere che questo si chiami Berlusconi
o sia il segretario del PD.” 413 Se obbedisce ed è di gradimento gli sarà assegnato un posto sicuro
sulla lista e sarà eletto. Il risultato è una crescente distanza tra eletti ed elettori, i cui interessi
diventano secondari.
È evidente il pericolo per la rappresentanza democratica.
Come lamentava giustamente più di quaranta anni fa Giovanni Sartori (1963) i parlamentari temono
più le sanzioni dei vertici di partito che quelle degli elettori.414 A dimostrazione di tale tesi
Pasquino ricorda che i grandi uomini politici italiani hanno riservato i loro discorsi politici più
411 Peterlini, O. (2009 de) p 103-106; (2007a, de) p 1 e S 45-57; (2008 it) p 44-57. 412 Peterlini, O. (2009 de) p 103-106; (2007a, de) p 1 e 45-57; (2008 it) p 44-57. 413 Peterlini, O. in Neue Südtiroler Tageszeitung 30.4.2010, p 6.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
267
importanti per le assemblee di partito. Nessuno dei grandi leader politici è di estrazione
parlamentare. Non lo è mai stato, neppure con De Gasperi e Togliatti, Nenni, Fanfani e Moro,
Craxi e De Mita o Andreotti. E non lo è diventato – ricorda Pasquino – dopo la comparsa di capi di
Governo privi di esperienza parlamentare come Berlusconi e Prodi.415
4.4.5 Il potere dei Partiti è difficile da spezzare
Il potere dei Partiti è difficile da spezzare Le prospettive di una riforma sono da ritenersi
realisticamente basse. Una riforma che terrebbe maggiormente conto del volere degli elettori,
indebolirebbe, infatti, questo strumento di potere di cui attualmente dispongono le segreterie dei
partiti. Per rispettare il volere degli elettori, si discute sulle seguenti possibilità: reintroduzione dei
voti di preferenza, contro la quale tuttavia si obietta uno spreco di denaro per la campagna
elettorale, oppure reintroduzione dei collegi elettorali perlomeno per una parte dei candidati, oppure
regole interne ai partiti per un metodo democratico di selezione dei candidati (con le primarie). La
probabilità di realizzazione di tali progetti è da ritenersi, realisticamente parlando, scarsa. 416
Per giustificare il sistema vigente si fa riferimento alla Germania: anche in Germania non vi sono
voti di preferenza. Ciò è vero per le Landeslisten (liste cosiddette regionali, ossia liste di candidati
presentati nell'ambito dei Länder), elette con sistema proporzionale. In Germania, tuttavia, la metà
dei componenti del Parlamento viene innanzitutto eletta nei piccoli collegi uninominali. Si tratta di
un sistema simile a quello esistente in Italia prima della riforma. Nel vecchio sistema (Mattarellum),
ancora vigente solamente nel Trentino Alto Adige Südtirol per l'elezione dei componenti del
Senato, tre quarti dei parlamentari vengono eletti nei collegi uninominali . Un collegio unico esiste
anche nella Valle d'Aosta.
414 Sartori, G. (1963) p 281-386. 415 Pasquino, G. (2007) p 7-9. 416 Sulla democrazia interna ai partiti cfr. Barbera, A. (2009) (2009a), Sartori, G. (1982).
5 Conclusioni e verifica delle tesi
269
5 Conclusioni e verifica delle tesi
5.1 Verifica delle tesi
All’inizio di questo saggio avevamo proposto le seguenti tesi:
1. Tesi: I sistemi elettorali nazionali possono rafforzare o indebolire la rappresentanza di una
minoranza, che si presenta con un partito etno-regionale.
Questa tesi non può essere confutata. I sistemi elettorali, infatti, influenzano drasticamente la
rappresentanza delle minoranze linguistiche nel Parlamento. Come Nohlen giustamente afferma,
questi effetti possono essere recepiti soltanto se si è in grado di rilevare i particolari tecnici, il loro
concorrere nel sistema e il comportamento delle forze politiche. 417 Il DV e la SVP come partiti
etno-regionali, che finora hanno sempre ottenuto una rappresentanza a Roma, si prestano in modo
ottimale per una verifica empirica e confermano l’ipotesi posta. Ogni volta che Roma toccava la
vite dei sistemi elettorali, si potevano registrare i reflessi per le minoranze linguistiche sull’esempio
pratico della minoranza Sudtirolese. Lo abbiamo visto iniziando dal ridimensionamento della sua
squadra parlamentare negli anni venti che fu dimezzata dalla legge Acerbo, per arrivare alla sua
totale eliminazione, per opera dei sistemi fascisti, fino alle ripercussioni delle riforme dopo la
seconda guerra mondiale, i cambiamenti dei collegi senatoriali nel 1992 e del sistema elettorale del
1993 e del 2005.
2. Tesi I sistemi proporzionali favoriscono la rappresentanza delle minoranze solo se queste
sono territorialmente disperse, ma sono piuttosto svantaggiosi se queste vivono in una zona
d’insediamento concentrato.
Anche questa tesi non può essere confutata. Infatti, i sistemi elettorali proporzionali permettono alle
piccole minoranze sparse nel territorio realmente in tutti i generi di realizzare più facilmente con la
loro somma nazionale la percentuale necessaria per entrare nel Parlamento. Questa è chiaramente
una questione matematica. I sistemi elettorali di maggioranza escludono completamente tali
minoranze sparse, specialmente tramite collegi elettorali e se in nessuno di essi possono diventare di
maggioranza.
Se le minoranze vivono tuttavia, come lo dimostra il caso dei sudtirolesi, concentrati in una zona
territorialmente delimitata, la cosa si pone diversamente. Il sistema proporzionale garantisce una
417 Nohlen, D. (2007) p 128.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
270
rappresentanza in proporzione, ma non va oltre. Il sistema elettorale di maggioranza con i suoi
piccoli collegi elettorali offre invece molto di più, come ci mostrerà la seguente tesi.
3. Tesi: I sistemi elettorali maggioritari con collegi uninominali, favoriscono la rappresentanza
delle minoranze nazionali, se queste vivono in insediamenti concentrati.
Questa tesi non può essere confutata. Per sfruttare al meglio questo vantaggio della concentrazione
territoriale nei collegi elettorali, le minoranze devono cooperare tuttavia in partiti etno-regionali.
Possiamo verificare questa tesi empiricamente nei risultati elettorali dei collegi senatoriali in primo
luogo e a partire dal 1993 anche con i collegi elettorali della Camera dei deputati. Le minoranze
nella loro zona sono in maggioranza e approfittano in questo modo dal sistema maggioritario.
4. Tesi: La ripartizione dei collegi elettorali può favorire o discriminare le minoranze. Quanto
più i collegi elettorali si estendono, oltre le loro zone di insediamento, anche ad altre regioni,
tanto più si restringe la quota, che le minoranze esprimono e tanto più difficile diventa la
loro rappresentanza.
Questa tesi non può essere confutata per le minoranze concentrate in zone territorialmente
delimitate, mentre per le minoranze sparse nel territorio è tuttavia più favorevole un grande collegio
elettorale (possibilmente uno solo per il territorio nazionale). L'espansione del collegio elettorale
(originariamente limitato alla zona di insediamento nella provincia di Bolzano) nel 1923 (insieme
ad altre circostanze) indebolì i sudtirolesi, che dimezzarono la loro rappresentanza e poterono così
salvare la loro rappresentanza ma solamente grazie ad un patto elettorale con gli sloveni. Anche
dopo, nell’Italia democratica la distribuzione ingiusta dei collegi per il Senato ha causato uno
svantaggio per l’Alto Adige a favore del Trentino. Con la nuova più equa distribuzione dei collegi
elettorali per il Senato nel 1992 si sono rivelati chiaramente gli effetti (prima quelli negativi e
successivamente quelli positivi). Una distribuzione non proporzionale dei collegi elettorali ricorda il
Gerrymandering, cioè il tentativo di delimitare i collegi in modo strumentale.
5. Tesi: Anche se il sistema di rappresentanza proporzionale, in linea di principio, è più
favorevole per le minoranze sparse, le clausole di sbarramento e i premi di maggioranza
svantaggiano le minoranze e le possono addirittura escludere.
o Questa tesi non può essere confutata. Sistemi proporzionali, che si avvicinano con le clausole di
sbarramento o i premi di maggioranza (o con entrambi gli strumenti) al sistema elettorale di
maggioranza, sono ostili alle minoranze. Questo viene rivelato empiricamente:
o sull’esempio del DV nell'anno 1924 in confronto alle elezioni precedenti,
5 Conclusioni e verifica delle tesi
271
o dalle infruttuose candidature della SVP nella quota proporzionale della Camera dei deputati a
partire dal 1993 (con i relativi ricorsi dinanzi alla Corte costituzionale, la Corte di Giustizia
europea e la candidatura di protesta di Magnago),
o con la nuova legge elettorale del 2005, il relativo premio di maggioranza e le clausole di
sbarramento. La SVP ha avuto un vantaggio nel 2006 grazie al premio di maggioranza alla
Camera, ma per via di un motivo esclusivo: si è connessa alla maggioranza di Prodi ed ha usato
quindi i vantaggi che porta la maggioranza. Alle elezioni successive, nell'anno 2008, dove la
SVP è corsa da sola, si sono rivelate le conseguenze vere del premio: la SVP ha perso (non
proprio solo per causa del sistema) due di quattro mandati, uno di esso chiaramente dovuto agli
svantaggi che devono pagare tutti i partiti perdenti e le liste che non hanno formato una
coalizione, cioè un quoziente elettorale più alto per ogni mandato.
Senza una clausola speciale in favore della minoranza Sudtirolese (prevista in forma di una soglia
regionale al posto di quella nazionale), la SVP con il sistema elettorale vigente sparirebbe
totalmente dalla Camera dei deputati.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
272
5.2 Verifica delle tesi nel dettaglio lungo il percorso storico
5.2.1 Dopo l’annessione e durante il Fascismo: dipendente dal collegio
Già durante il fascismo i sudtirolesi hanno avuto occasione di constatare quanto le ripercussioni
delle leggi elettorali statali possano essere drammatiche per le minoranze etniche. La
rappresentanza parlamentare del Deutscher Verband è stata ridotta dalla legge Acerbo da quattro
(1921) a due (1924). A partire dal 1928 vi era soltanto il Listone fascista.
Le conclusioni:
o minoranze, le quali vivono raccolte in una zona di insediamento profittano di un collegio
corrispondente alla loro zona di insediamento (al loro territorio);
o al fine di poter sfruttare fino in fondo il vantaggio della concentrazione territoriale nei
collegi, le minoranze devono tuttavia cooperare in partiti etnici-regionali;
o più vengono ampliati i collegi oltre la zona di insediamento, su ulteriori regioni, più si
riduce la quota che determina questa minoranza ed è più difficile ottenere una
rappresentanza;
o la ripartizione in collegi può favorire o penalizzare le minoranze. Una ripartizione in collegi
che non corrisponde a una ripartizione naturale ed equa ricorda il Gerrymandering. Era di
questo tipo il tentativo del senatore Tolomei, di frammentare artificialmente la minoranza
sudtirolese in due grandi circoscrizioni elettorali.
o il premio di maggioranza abbassa, per la maggioranza, i costi per un seggio, mentre aumenta
i costi di un seggio a scapito della minoranza. Ciò significa che, di regola, sistemi con premi
di maggioranza su base nazionale o in grandi circoscrizioni penalizzano minoranze
linguistiche anche se vivono concentrate sul territorio. Sull’esempio concreto della
ripartizione dei seggi nel 1924 nella circoscrizione Veneto si possono evincere le
conseguenze negative per una minoranza etnica.418
5.2.2 Dopo la Seconda Guerra fino al 1993: sistema proporzionale per la
Camera
I sudtirolesi sono presenti attraverso la Südtiroler Volkspartei dal 1948 sia nella Camera dei
deputati che nel Senato. Nella Camera dei deputati ha trovato applicazione, dal 1948 al 1993, un
418 Cfr. Il cap. 3.2.4 Le elezioni per il Parlamento dell’aprile 1924 e la fine della democrazia
5 Conclusioni e verifica delle tesi
273
sistema elettorale proporzionale. L'Alto Adige-Südtirol ha fatto parte, assieme al Trentino, del
collegio regionale. Dei dieci seggi alla Camera spettanti alla Regione (a causa del numero di
abitanti) la SVP ha sempre conquistato, con un’unica eccezione, tre seggi raggiungendo tra il 28%
ed il 33% dei voti della Regione. Nel 1979 la SVP raggiunse un risultato straordinario con il 35,8%
dei voti conquistando eccezionalmente quattro mandati.
Le conclusioni:
o un sistema proporzionale offre la possibilità ad una minoranza, qualora questa sia
sufficientemente grande da raggiungere a livello nazionale la quota necessaria di uno o più
seggi , di avere un'adeguata rappresentanza proporzionale, qualora quest'ultima non venga
esclusa da sbarramenti o svantaggiata da premi di maggioranza;
o nel caso di un sistema proporzionale puro, cioè senza essere limitato da soglie o premi, non
è necessario in linea di principio che una minoranza viva in un territorio circoscritto, qualora
i calcoli e le ripartizioni dei seggi avvengono su base nazionale. Per le minoranze disperse
possono aumentare le possibilità di ottenere un seggio proprio in virtù del sistema
proporzionale.
5.2.3 Senato fino al 1992: collegio con sbarramento al 65 % e conguaglio
proporzionale
Al Senato il sistema elettorale è sostanzialmente rimasto invariato dal 1948 al 1993. Esso si basava
su collegi elettorali ma, di fatto, consisteva in un sistema essenzialmente proporzionale, perché
l’elezione diretta scattava soltanto con il superamento di 65% dei voti nel collegio.
Le conclusioni:
o la concentrazione della minoranza in un territorio e la sua coesione in un partito etno-
regionale hanno reso possibile alla minoranza sudtirolese di superare sempre la soglia del 65
% e ottenere, dal 1948 in poi, sempre il mandato nel collegio uninominale Bressanone-Val
Pusteria. Era questo uno dei rari casi e collegi in Italia, nel quale un partito raggiunse un
mandato diretto, riuscendo a superare l'alto sbarramento del 65 per cento. Erano decisivi
entrambi i fattori: il collegio piccolo che si adatta all’insediamento della minoranza e la
coesione in un partito etno-regionale.
o la ripartizione proporzionale dei restanti seggi su base regionale, ha reso possibile alla
minoranza sudtirolese di ottenere un ulteriore mandato conformemente alla quota rimanente.
In questo caso scatta la seconda regola: il proporzionale garantisce alle minoranze una
rappresentanza corrispondente alla loro consistenza numerica.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
274
In due casi (1979 e 1983) l' SVP ottenne grazie ad una coalizione regionale un ulteriore senatore nel
Trentino del Partito Popolare Trentino Tirolese (PPTT).
Le conclusioni:
o il partito di carattere autonomista e rappresentante delle minoranze etniche nel Trentino
(PPTT) non era mai riuscito con le proprie forze ad ottenere col proporzionale a livello
regionale un seggio al Senato, in quanto la sua quota era troppo piccola. La coalizione
con la SVP ha reso possibile aumentare la quota comune in due casi, cosicché fu
possibile un ulteriore mandato. Ciò significa che partiti troppo piccoli i quali non
riescono da soli a raggiungere la quota per un seggio, possono trarre profitto unendosi
con altri partiti. La lezione in riguardo alle minoranze etniche: più alta era la loro
coesione e collaborazione, maggiore diventava la loro quota proporzionale e, nel relativo
sistema, la loro rappresentanza.
5.2.4 Sistema prevalentemente maggioritario dal 1993 al 2005, senza
sbarramento al Senato
Nel 1993, a causa di un referendum, questa soglia è caduta e il sistema elettorale è cambiato per tre
quarti in un sistema maggioritario, i seggi venivano attribuiti direttamente a maggioranza relativa.
Il restante quarto del Senato veniva eletto – alla pari della Camera – con sistema proporzionale. Per
il Sudtirolo questa modifica non ha avuto ripercussioni, in quanto in un collegio (Bressanone) è
stata sempre superata la soglia del 65% (tranne che nel 1972, dove si raggiunse il 64,4%) con
risultati che vanno dal 70 all’86%. Nel collegio di Bolzano (inclusa la città di Merano) la SVP non
ha mai raggiunto tale soglia, ma con risultati tra 31% (1992) fino a 49% (1948) ha sempre
conquistato con facilità il suo secondo seggio a livello regionale. Fino al 1987 incluso, il Sudtirolo è
quindi sempre stato in grado di raggiungere attraverso la SVP due senatori, e in due casi (1979 e
1983) uno ulteriore nel Trentino con il Partito Popolare Trentino Tirolese.
Le conclusioni:
o nel caso concreto la rappresentanza numerica della minoranza sudtirolese al Senato resta
invariata, tuttavia la concentrazione della minoranza le consente con ancor più facilità di
conquistare i collegi, anche il secondo (Bolzano-Merano), nel quale dapprima non era
riuscita a raggiungere l'alto quorum. Da quando è sufficiente la maggioranza relativa per la
conquista di un collegio, la Svp è riuscita a conquistare in entrambi i collegi il mandato
diretto;
o viene nuovamente confermata la tesi secondo la quale i piccoli collegi che corrispondono ad
un territorio di insediamento di minoranza, riescono a favorire la minoranza lì concentrata.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
275
5.2.5 Cambiamento dei collegi senatoriali nel 1992
La svolta arrivò al Senato nel 1992, quando i collegi della Regione furono cambiati. Fino a quel
momento al Trentino spettavano quattro collegi e all'Alto Adige Südtirol due. Questa distribuzione
è stata modificata a seguito del Pacchetto a favore del Sudtirolo, con una distribuzione di tre a tre. Il
terzo collegio per Bolzano non ha però comportato automaticamente un rafforzamento della
rappresentanza della popolazione di lingua tedesca, perché il collegio Bolzano-Bassa Atesina è stato
disegnato con l’obiettivo di favorire una rappresentanza proporzionale dei gruppi linguistici. Esso
era composto per due terzi da abitanti di lingua italiana. Ciò nonostante la SVP riuscì ad aumentare
a tre la propria rappresentanza a causa della frammentazione della rappresentanza italiana (1992 e
1994). Nel 1996 la destra italiana si riunì e conquistò il seggio senatoriale di Bolzano-Bassa
Atesina, mentre nelle consultazioni elettorali del 2001, 2006 e 2008 la SVP e i partiti di
centrosinistra collegati con un accordo elettorale riuscirono a conquistare il seggio senatoriale di
Bolzano-Bassa Atesina. La modificazione della legge elettorale, con una nuova ripartizione dei
collegi del Senato, ha quindi avuto delle dirette ripercussioni sulla rappresentanza della minoranza
sudtirolese.
Le conclusioni:
o la suddivisione in collegi può sia avvantaggiare sia svantaggiare le minoranze. Questa tesi, che
trovò conferma già negli anni 1921 e 1923, si mostrò nuovamente. Una ripartizione non
proporzionale alla popolazione e non corrispondente a limitazioni naturali dei collegi ricorda il
Gerrymandering: il Trentino aveva un senatore in più dell'Alto Adige Südtirol per il semplice
fatto che i collegi erano suddivisi in questa maniera;
o il collegio elettorale Bolzano Bassa Atesina è stato disegnato così artificialmente da far
prevalere la popolazione italiana. In questo caso, tuttavia, non fu praticato il Gerrymandering,
bensì fu perseguita una finalità politica tramite la ripartizione in collegi. I tentativi originari che
emergono dalle trattative per la frammentazione artificiale della zona della Bassa Atesina, si
sarebbero avvicinate molto al Gerrymandering;
o il sistema elettorale maggioritario nel collegio unico ebbe nel nuovo collegio elettorale Bolzano
Bassa Atesina il suo risultato: dapprima l'SVP vinse con la sua maggioranza relativa. Dopodiché
questo sistema elettorale portò ad una coalizione tra i partiti di destra e ad una conseguente loro
vittoria, nonché infine ad una coalizione della SVP con il centro-sinistra, che da qui in poi
conquistò questo collegio per tre volte. Qui emerge con chiarezza con quale e quanta forza un
sistema elettorale influisce sul comportamento dei partiti.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
276
5.2.6 Sistema prevalentemente maggioritario dal 1993 al 2005 alla Camera
Nel 1993 è stato introdotto per la Camera dei deputati un sistema combinato come quello del
Senato. Tre quarti della Camera erano determinati attraverso il maggioritario e in collegi
uninominali, un quarto attraverso liste proporzionali. Questa legge elettorale ha trovato applicazione
fino al 2001. La SVP riuscì a mantenere i suoi tre seggi alla Camera attraverso i collegi
maggioritari, ma rimase esclusa dal sistema proporzionale nonostante un ricorso dinanzi alla Corte
Costituzionale e alla Corte Europea per i diritti dell’Uomo. I ricorsi sono entrambi stati respinti. Nel
2001 la SVP raggiunse, attraverso un accordo elettorale con il centrosinistra a favore del candidato
dell’Ulivo Gianclaudio Bressa, il quarto mandato nel collegio Bolzano-Laives. Nel Trentino
l’accordo permise l’elezione di quattro deputati attraverso la lista Ulivo-SVP e di due ulteriori
senatori nel Trentino.
La riforma del sistema elettorale tra il 1993 e il 2001 non ha modificato la rappresentanza elettorale
del Sudtirolo nella Camera, conservando questa tre rappresentanti della SVP, alla quale si è tuttavia
aggiunto nel 2001 un rappresentante del SVP-Ulivo (Gianclaudio Bressa). La soglia percentuale nel
sistema proporzionale ha però impedito un rafforzamento della rappresentanza, che sarebbe stata
possibile. In questi termini il sistema elettorale ha avuto una ripercussione sulla rappresentanza
delle minoranze.
Le conclusioni:
o l'introduzione di collegi anche alla Camera dei deputati, rese possibile all' SVP di ottenere
tre mandati diretti assai sicuri. Viene confermata la già citata tesi secondo la quale i piccoli
collegi nei territori delle minoranze, favoriscono nettamente le minoranze;
o nel collegio elettorale supplementare della Camera dei deputati di Bolzano-Laives il sistema
elettorale diede una forte spinta ai partiti. L' SVP si alleò con il centro-sinistra e rese
possibile a questa coalizione la conquista del collegio ottenendo in cambio il collegio
senatoriale;
o con lo sbarramento su base nazionale (del 4 %) nel proporzionale, la minoranza venne
esclusa dalla quota eletta con il proporzionale della Camera dei deputati. Sbarramenti
possono dunque provocare una netta discriminazione.
5.2.7 Proporzionale con sbarramento e premio di maggioranza alla Camera
dal 2005
Dal 31 dicembre 2005 trova applicazione in Italia per l’elezione della Camera dei deputati un
sistema proporzionale puro con diverse soglie. Per le minoranze linguistiche in Regioni autonome
5 Conclusioni e verifica delle tesi
277
questa soglia è stata ridotta al livello regionale e fissato al 20%. La SVP, attraverso questa norma
speciale inserita nel dibattito e non prevista nel disegno di legge, ha potuto conservare la propria
rappresentanza. A ciò si è aggiunto un premio di maggioranza per la coalizione o lista vincente.
Sulla base di un accordo con il vincitore delle elezioni Prodi, questa ha prodotto un vantaggio per la
SVP nel 2006 e ha comportato un ulteriore quarto seggio (per un rappresentante del PATT sulla
lista della SVP). Nel 2008 tuttavia il premio di maggioranza ha giocato a sfavore. A causa della
corsa solitaria e della conseguente assenza del premio di maggioranza, contestuale ad un debole
risultato elettorale, la SVP si è vista ridurre per la prima volta nella sua storia i propri seggi alla
Camera da quattro a due. In caso di ulteriori perdite (di soli 3,96%) di consensi con risultati al di
sotto del 20 per-cento, a legge vigente essa addirittura scomparirebbe dalla Camera. Il sistema
elettorale ha quindi avuto nuovamente delle ripercussioni dirette e immediate. Anche la pressione
esercitata sulle minoranze verso una collaborazione con altre liste, come avvenuto tra la SVP ed i
partiti di centrosinistra nelle elezioni dal 2001 al 2008, è una evidente conseguenza del sistema
elettorale.
Le conclusioni:
o la reintroduzione del proporzionale ed il riparto dei seggi su base nazionale hanno
significato per la minoranza sudtirolese la perdita del vantaggio venutosi a creare tramite i
collegi uninominali nei loro territori. La perdita di voti, che non sarebbero stati determinanti
nel collegio elettorale, si ripercuotono senza pietà nel conteggio proporzionale su base
nazionale;
o il premio di maggioranza diede una forte spinta alla minoranza sudtirolese, in quanto strinse
una coalizione con Prodi riuscendo effettivamente a beneficiarne. Tuttavia, nella tornata
elettorale successiva, l'SVP non si coalizzò e perse dopo 60 anni il suo tradizionale quarto
mandato alla Camera, anche a causa della perdita di voti i quali non potevano più essere
mascherati nel collegio elettorale;
o lo sbarramento su base regionale anziché su base nazionale rese possibile alla SVP l'essere
ammessa alla ripartizione dei seggi per la Camera. Invece del 4 % nazionale le minoranze
etniche tutelate in Regioni autonome devono raggiungere il 20 % regionale. La SVP
raggiunse il 23,96 % (nel 2008). In caso di ulteriori perdite di soli quattro punti percentuali
rischierebbe, con il sistema elettorale vigente, tuttavia di scomparire dalla Camera dei
deputati. La discriminazione positiva a favore delle minoranze le salvò, la soglia posta a
livello regionale però le costringe alla coesione, pena l’esclusione dalla Camera dei deputati.
La presenza sempre maggiore di partiti sudtirolesi di opposizione potrebbero vanificare la
clausola posta su misura a favore dalla SVP.
5 Conclusioni e verifica delle tesi
278
5.3 Una vite molto sensibile
Riassumendo si può quindi affermare che la tesi sostenuta all’inizio del presente studio non può
essere smentita. I sistemi elettorali esplicano delle ripercussioni rilevanti sulla rappresentanza delle
minoranze linguistiche nel Parlamento. Il DV e la SVP come partiti etno-regionali, che fino ad ora
hanno conquistato una rappresentanza a Roma, rappresentano degli esempi empirici rilevanti. Senza
norme speciali nella forma di una soglia elettorale regionale, la SVP, a legge elettorale vigente,
sarebbe destinata a scomparire dalla Camera dei deputati. Tutte le riforme elettorali adottate fino ad
ora hanno avuto delle ripercussioni profonde.
La tesi può essere confermata anche sull’esempio delle minoranze in altri Stati europei che abbiamo
analizzato.
Di solito si può misurare l'atteggiamento degli Stati verso le proprie minoranze in base alle norme
di tutela in materia culturale, sociale ed economica ed in base alle libertà concesse ad esse.
Questo saggio ha analizzato un settore che viene poco considerato. Il saggio conferma in maniera
univoca quanto il destino delle minoranze sia dipendente dal sistema elettorale, in quanto esso può
rendere più facile, difficile o impossibile una loro rappresentanza in Parlamento. A seconda della
direzione nella quale lo Stato gira la vite delle leggi elettorali, ci sono le relative conseguenze sulle
minoranze.
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
279
Il grande compito della democrazia, il suo rituale e la sua festa è
l’elezione.
Herbert George Wells (1866-1946)
romanziere tedesco e saggista
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
281
6 Bibliografia e informazioni sull‘autore
6.1 Bibliografia, fonti e abbreviazioni
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Italia
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Ungheria Costituzione dell’Ungheria 1949, ultima modifica 1997: http://www.legislationline.org/download/action/download/id/1607/file/39b1e5cc4b9b9b6a97c2830f3608.htm/preview, scaricato il 18.7.09. Legge elettorale dell’Ungheria 1989: http://www.legislationline.org/documents/action/popup/id/5324, scaricato il 18.7.09. Legge sulle procedure del 1997: http://www.legislationline.org/documents/action/popup/id/5326, scaricata il 18.7.09.
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
299
6.1.4 Partiti etno-regionali e partiti italiani
In grassetto sono indicati i partiti tuttora presenti nel Parlamento (2008-2013)
Partiti etno-regionali in Europa: ALD Autonomy Liberty Democracy (Valle d’Aosta, Italia) CiU DEHAP DPS DTP
Unió Democr. De Catalunya/Convergència Democràtica de Catalunya (E) Demokratik Halk Partisi Movimento per Giustizia e Libertà (Turchi in Bulgaria) Demokratik Toplum Partisi (in Curdo: Partîya Cîvaka Demokratîk, in italiano: Partito della società democratica
DUP DV
Ulster Democratic Unionist Party (UK) Deutscher Verband (Partito di raccolta dei sudtirolesi dopo l’annessione all’Italia nel 1919
EA Eusko Alkartasuna (E) ERC Esquerra Republicana de Catalunya (E) FDF Front Démocratique des Francophones (Belgio) HB Herri Batasuna (E) PC PBDNJ
Plaid Cymru (UK) Partito dell’Unione per la difesa dei diritti umani, della minoranza Greca in Albania
PNV Partido Nacionalista Vasco (E) PS D’AZ Partito Sardo D’Azione (I) SDLP Social Democratic and Labour Party (UK) SF Sinn Fèin (UK) SFP Svenska Folkpartiet (Finlandia) SNP Scottish National Party (UK) SVP (PPST) UDMR
Südtiroler Volkspartei, (Partito Popolare Sudtirolese, Italia) Uniunea Democrată Maghiară din România (minoranza ungherese in Romania)
UUP Ulster Unionist Party UV (VA) Union Valdôtaine (Valle Aosta, Italia ) VU Volksunie (Belgio)
Partiti etno-regionali e regionali minori in Trentino Alto Adige: ADA Aggregazione Democratica autonomistica (coalizione di centrosinistra in Alto Adige) Freiheitl. Die Freiheitlichen (Liberali di lingua tedesca) PATT Partito Autonomista Trentino Tirolese, successore del PPTT PPTT – UE Partito Popolare Trentino Tirolese – Per L’ Unione Europea (soprattutto nel Trentino) SFP/PST.PROG.SOC Südt.Freiheit
Soziale Fortschrittspartei Südtirols (Partito Socialprogressista di lingua tedesca) Südtiroler Freiheit
SPS Sozialdemokratische Partei Südtirols UfS Union für Südtirol WdH Wahlverband des Heimatbundes WdU Wahlverband der Unabhängigen (Liste Tirol)
Partiti italiani AN API
Alleanza Nazionale, nata dal MSI-DN, ora integrata nel PdL Alleanza per l’Italia, nuova formazione di centro intorno al senatore Francesco Rutelli, uscito nel 2009 dal PD, in opposizione al Governo Berlusconi
CCD Centro Cristiano Democratico, formato dall’ala destra della DC, partito di centro, ora coll’ UDC CdL Casa della Libertà, ora Popolo della Libertà, PdL, partito di destra al Governo CDU Cristiani Democratici Uniti, formato dall’ala destra della DC, partito di centro, ora coll’UDC DC Democrazia Cristiana , al potere dal 1946 al 1994 FI Forza Italia, ora PdL
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
300
IdV
LD
Italia dei Valori, Lista Di Pietro, partito di centrosinistra attorno al deputato Antonio Di Pietro, secondo partito di opposizione dopo il PD Liberal Democratici, un paio di parlamentari intorno al senatore Lamberto Dini, che nel 2008 è passato al PDL, alla Camera nel Gruppo misto, però in maggioranza con Berlusconi
LEGA/LN Lega Nord Padania, Movimento federalista intorno a Umberto Bossi, al Governo MAIE Marg
Movimento Associativo Italiani all’Estero con Merlo Margherita (bildete sich aus dem Mitte-Linksflügel der DC nach deren Zusammenbruch), ora nel PD
MpA Movimento per le Autonomie-Movimento per il Sud (soprattutto in Sicilia), pochi parlamentari al Gruppo Misto
MSI- DN Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale, poi trasformato in AN-DN, ora nel PdL PAPI Partito Autonoma dei Pensionati PCI PdCI
Partito Comunista Italiano, poi DS, ora nel PD, le componenti più di sinistra formano invece PRC e PdCI Partito dei Comunisti Italiani
PD Partito Democratico (Fusione di DS e Margherita), centrosinistra,primo partito di opposizione al Parlamento, condotto dal Segretario Pier Luigi Bersani. Il PD è uscito dall’Ulivo, al quale peò facevano parte anche i Verdi/Grüne e i Comunisti Italiani.
PdL Popolo della Libertà, prima chiamatosi Casa della Libertà e Polo della Libertà, primo partito italiano, di destra, al Governo dal 2008 attorno al leader Silvio Berlusconi, formatosi dalla fusione di FI e AN (FI = Forza Italia, AN = Alleanza Nazionale)
PDIUM Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica PDS Partito Democratico di Sinistra PLI PNF
Partito Liberale Italiano Partito Nazionale Fascista, il partito di Benito Mussolini
PPI Partito Popolare Italiano, nato dalla componente di destra della ex-DC, oggi nell’UDC P. RAD Partito Radicale attorno al leader Marco Panella (eletti nelle liste del PD) PRC/Rif.Com. Rifondazione Comunista PRI Partito Repubblicano Italiano (PRI) PS- PSE Partito Socialista- Partito Socialista Europeo PSDI Partito Socialista Democratico Italiano PSI Partito Socialista Italiano PSIUP Partito Socialista di Unità Proletaria PSU Rep Reg Pop
Partito Socialista Unitario (PSI +PSDI) Republicani Regionalisti Popolari, una parte dell’ex-Partito Repubblicano Italiano (PRI), con tre deputati intorno a Giorgio La Malfa, eletti nelle liste del PDL, usciti nel 2009 dalla maggioranza di Berlusconi, ora nel Gruppo Misto.
UDC Unione di Centro, nata dalla unificazione di CCD e CDU, le componenti di destra della exDC, ora al Senato nel Gruppo UDC-SVP-Autonomie insieme alle minoranze linguistiche e un paio di senatori a Vita
UDEUR Popolari UDEUR (Unione Democratici per l’Europa), con Mastella, dal 2008 non più in Parlamento ULIVO � n Coalizione die partiti di Centrisinistra, oggi PD, dal 2006 DS u. Margherita, prima comprendente
anche i Verdi/Grüne e i Comunisti Italiani UNIONE USEI
Unione di Prodi 2006-2008 (Ampia coalizione di centrosinistra, comprendente l’Ulivo, Verdi, PdCI, PRC, IdV, Radicali), al Governo con Romano Prodi Unione Sudamericani Emigrati Italiani
VERDI Federazione dei Verdi, in Alto Adige/Südtirol: Verdi/Grüne/Verc
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
301
6.1.5 Abbreviazioni
Vedi anche: Archivi, media documenti e le Fonti giuridiche, nonché l’elenco dei partiti e le relative abbreviazioni.
AA.VV.
Autori Vari, edizioni che raccolgono saggi di diversi autori
Bollettino della Regione
Bollettino della Regione Trentino Alto Adige/Amtsblatt der Region Trentino Südtirol, nel quale vengono pubblicate le leggi regionali e provinciali della Provincia di Bolzano, nonché leggi statali importanti in lingua italiana e tedesca.
c.d. Cens. Cfr. Cost. CPT
cosiddetto/i Censimento Confronta Costituzione Conti Pubblici Territoriali, un sistema unificato di calcolo e dei conti delle amministrazioni pubbliche presso il Ministero dell’Eonomia.
Ddl Ddl cost De D. lgs. DPR
Disegno di legge Disegno di legge costituzionale Deutsch/ tedesco Decreto Legislativo Decreto Presidente della Repubblica
Eng EGH EMRK CEDU
Englisch/ inglese Europäische Gerichtshof/ Corte di Giustizia Europea, Court of Justice of the European Union Europäische Menschenrechtskonvention, European Convention on Human Rights (ECHR), Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU)
Fig. Figura
GG GU
Grundgesetz der Bundesrepublik Deutschland (Costituzione della Repubblica federale tedesca) Gazzetta Ufficiale
ed
editore
IRPEF IRPEG IRES It
Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, Steuer auf Einkommen natürlicher Personen Imposta sul Reddito delle Persone giuridiche, Imposta sul reddito delle società, Steuer auf Einkommen juristischer Personen, seit 2004 durch die IRES ersetzt Imposta sul Reddito delle società. Italienisch/ italiano
L. L. cost.
Legge Legge costituzionale
No./ no./n. Numero
OSCE
Organization for Security and Co-operation in Europe, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa
p P.A. p.es. PIL
pagina Pubbliche amministrazioni Per esempio Prodotto interno lordo
RDL RNS
Regio Decreto Legislativo Regionen mit Normalstatut, Regioni a statuto ordinario
SV seg.
Senatori a Vita seguenti
Tab. Tabella
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
302
VGR Volkswirtschaftliche Gesamtrechnungs, Contabilità nazionale
WIFO/IRE WKÖ
Wirtschaftsforschungsinstitut der Handelskammer Bolzano/ Istituto di ricerca economica della Camera di Commercio di Bolzano Wirtschaftskammer Österreichs (Camera dell’Economia Austriaca)
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
303
6.2 Ringraziamenti e informazioni sull’autore
6.2.1 Ringraziamenti
Al Prof. Univ. DDr. Günther Pallaver, Università di Innsbruck, per il supporto scientifico , la
lettura e correzione del testo e i preziosi stimoli e consigli, nonché agli ulteriori relatori, il Prof.
Univ. B.A. PhD Alan Scott e il Prof. Univ. Dr. Gottfried Tappeiner.
Al Prof. Univ. MMMag. Dr. Peter Hilpold, Università di Innsbruck, nonché alla casa editrice
Universitätsverlag Wilhelm Braumüller Vienna, per la pubblicazione di una breve prima versione di
questo saggio nel libro: Hilpold P. (ed): Minderheitenschutz in Italien, Braumüller Verlag, Vienna
2009, e di un sunto in Europa Ethnica 3-4, Vienna 2008.
Alla Dott.ssa Maria Aceto, ufficio legislativo del Gruppo parlamentare UDC-SVP-Autonomie del
Senato della Repubblica, per la correzione lessicale e la revisine normativa del testo.
Per dati, informazioni, documenti e supporti:
Dr. Nicola D'Amelio, Archivio Storico delle Elezioni, Ministero degli Interni,
Dr. Emanuela Catalucci, Servizio Studi del Senato della Repubblica,
Dr. Paolo Evangelisti, Archivio Storico della Camera dei deputati,
Dr. Maria Aceto, Consulente legislativo del Gruppo UDC-SVP-Autonomie in Senato;
Dr. Sonja Schiefer, Referente personale nel gruppo UDC-SVP-Autonomie in Senato, tutti Roma.
Per l’aiuto nelle traduzioni:
Dr. Gennaro Sposato,
Dr. Beatrice Bonell, tutti Roma.
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
304
6.2.2 Curriculum vitae dell’autore
Oskar Peterlini, Senatore della Repubblica. Nasce il 19 settembre 1950 a Bolzano. Dopo la maturità
classica compie studi di giurisprudenza ed economia presso l’Università di Modena e di Innsbruck e
consegue la laurea in economia aziendale all’Università di Venezia. Seguono studi di portfolio-
management a New York e, recentemente il dottorato di ricerca presso la facoltà di scienze politiche
dell’Università di Innsbruck.
Dal 1972 al 1979 ricopre il ruolo di segretario prima, poi presidente del movimento giovanile
(Junge Generation) della Südtiroler Volkspartei (SVP). Nel 1978 è eletto consigliere della Regione
Trentino Alto Adige Südtirol e del Consiglio Provinciale di Bolzano, carica che rivestirà fino al
1998. È capogruppo dell’SVP in Consiglio Regionale e dal 1983 al 1993 presidente della
Commissione finanza, economia e bilancio del Consiglio Provinciale di Bolzano. Dal 1988 al 1998
riveste alternativamente la funzione di vicepresidente e presidente del Consiglio Regionale.
Dal 1989 promuove un innovativo modello di previdenza complementare, Pensplan con fondi
pensione Laborfonds e Plurifonds, sviluppati e realizzati con un accordo tra tutte le parti sociali
della Regione e una specifica legge regionale. È fondatore e amministratore delegato del gruppo
Centrum Pensplan spa e Pensplan- Invest, società per la gestione del risparmio.
Alle elezioni politiche del 2001 è eletto al Senato della Repubblica nel Collegio Bolzano-Bassa
Atesina e rieletto negli anni 2006 e 2008. Dal 2006 al 2008 è presidente del Gruppo parlamentare
Per le Autonomie, dal 2008 membro della delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea
parlamentare dell'Iniziativa Centro Europea (Central European Initiative).
È membro di presidenza delle seguenti Commissioni: dal 2001 al 2008 Lavoro e Previdenza, dal
2008 al 2010 Istruzione e beni culturali, dal 2006 a oggi Affari costituzionali.
Vanta un prestigioso curriculum come referente universitario in Italia e all’estero, oltre che una
folta pubblicazione su tematiche di largo spettro, dal diritto pubblico all’autonomia, federalismo, la
riforma costituzionale italiana e i sistemi elettorali, nonché la previdenza complementare e fondi
pensione.
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
305
6.2.3 Libri e saggi dell’autore
Libri, tesi e saggi in pubblicazioni 419
Su Costituzione, Autonomia e Federalismo
Peterlini, O. (2010e, de): Föderalismus und Autonomien in Italien - Die Auswirkungen der Föderalismusentwicklung in Italien auf die Sonderautonomien und im Besonderen auf das Autonomiestatut von Trentino Südtirol / Dissertation, Leopold Franzens Universität, Fakultät für Politikwissenschaften und Soziologie, Innsbruck. Peterlini, O. (2010h, it): Federalismo e Autonomie in Italia, Gli effetti dello sviluppo federale in Italia sulle autonomie speciali e in particolar modo sullo Statuto del Trentino Alto Adige Südtirol, Tesi di dottorato, Leopold Franzens Universität, Facoltà di scienze politiche e sociologia, Innsbruck. Peterlini, O. (2010c, de): Mit Herz und Seele für Österreich und Südtirol, Mit Klecatsky durch Erlebnisse und Geschichte, Recht und Politik, in: Raffeiner, A./ Matscher, F./ Pernthaler, P.: Festschrift zum 90. Geburtstag von Prof. Dr. Hans Richard Klecatsky, Neuer Wissenschaftlicher Verlag Wien. Peterlini, O. (2010a, it): L’autonomia che cambia, Gli effetti della riforma costituzionale del 2001 sull’autonomia speciale del Trentino Alto Adige Südtirol e le nuove competenze in base alla clausola di maggior favore, Casa editrice Praxis 3 Bolzano. Peterlini, O. (2010b, it): Secessione, riforma costituzionale, Senato federale, devolution, federalismo fiscale e sicurezza, in Provenzano, F.M.: Dall’interno della Lega – Testi e documenti per conoscere tutto della Lega Nord, Presse libre Italia, stampa Lito Terrazzi Cascine del Riccio (Firenze). Peterlini, O. (2009 eng): The South-Tyrol Autonomy in Italy, Historical, Political and Legal Aspects, in Oliveira J. /Cardinal P. (ed) (2009): One Country, Two Systems, Three Legal Orders - Perspectives of Evolution, Springer. Peterlini, O. (2008b, de): Die Föderalismusentwicklung in Italien und ihre Auswirkungen auf die Sonderautonomien (Lo sviluppo federalista in Italia e le conseguenze per le autonomie speciali), Zeitschrift für Öffentliches Recht (ZÖR 63), Springer Wien New York. Peterlini, O. (2008 it): Evoluzione in senso federale e riforma costituzionale in Italia, FÖDOK 27, Institut für Föderalismus Innsbruck. Peterlini, O. (2007a, de): Föderalistische Entwicklung und Verfassungsreform in Italien (Evoluzione in senso federale e riforma costituzionale in Italia), FÖDOK 25, Institut für Föderalismus Innsbruck. Peterlini, O. (2000c, de): Autonomie und Minderheitenschutz in Südtirol und im Trentino, Überblick über Land und Geschichte, Recht und Politik, Regionalrat der Autonomen Region Trentino-Südtirol, Bozen Trient. Peterlini, O. (2000d, it): Autonomia e tutela delle minoranze nel Trentino-Alto Adige, Cenni di storia e cultura, diritto e politica, Consiglio della Regione Autonoma del Trentino Alto Adige, Bolzano Trento. Peterlini,O. (2000e, lad): Autonomia y scunanza dla mendranzes tl Trentin Südtirol,Referiment ala storia, al dert y ala politica Cunsei dla Region dl Trentin Südtirol, Bulsan Trent (Bozen/Bolzano Trento). Peterlini, O. (1997a, eng): Autonomy and the Protection of Ethnic Minorities in Trentino-South Tyrol, An Overview of the History, Law and Politics, Braumüller Wien. Peterlini, O. (1997b, de): Autonomie und Minderheitenschutz in Trentino-Südtirol, Region Trentino-Südtirol, Überblick über Geschichte, Recht und Politik, Braumüller Wien. Peterlini, O. (1996a, it): Autonomia e tutela delle minoranze nel Trentino-Alto Adige, Cenni di storia diritto e politica, Consiglio della Regione Autonoma del Trentino Alto Adige, Bolzano Trento. 419 Tutti i libri e contributi in libri reperibili nella biblioteca provinciale Dr. Friedrich Tessmann, Bolzano: http://www.tessmann.it/ , (de = deutsch/ tedesco, it = Italienisch/ italiano, eng = englisch/ inglese)
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
306
Peterlini, O. (1996b, de) Autonomie und Minderheitenschutz in Trentino-Südtirol, Überblick über Geschichte, Recht und Politik, Region Trentino-Südtirol, Bozen-Trient. Peterlini,O. (1989/1980 it): Aspetti e problemi dello Statuto di autonomia, in “La storia dell‘Alto Adige”, Istituto Magistrale Italiano, Bolzano. Peterlini, O. (1988a, de it): Il Sudtirolo, una prova d´esame per l´Europa / Südtirol - ein Prüfstein für Europa, in Minoranze linguistiche fra storia e politica / Sprachliche Minderheiten zwischen Geschichte und Politik, CIVIS, Biblioteca Cappuccini, Trento. Peterlini, O. (1980 de): Der ethnische Proporz in Südtirol (La proporzionale etnica in Alto Adige), Athesia Bozen. Su sistemi e analisi elettorali Peterlini, O. (2010f, de): Wahlsysteme und Sprachminderheiten, Die Auswirkungen von Wahlsystemen auf die Vertretung von Sprachminderheiten im Parlament am Beispiel Südtirols, Forschungsprojekt an der Fakultät für Politikwissenschaften der Leopold Franzens Universität Innsbruck. Peterlini, O. (2010g, it): Sistemi elettorali e minoranze linguistiche, Le ripercussioni dei sistemi elettorali sulla rappresentanza delle minoranze linguistiche in Parlamento sull’esempio delle minoranze dell’Alto Adige Südtirol, Progetto di Ricerca svolto presso la Facoltà di Scienze politiche della Leopold Franzens Universität Innsbruck. Peterlini, O. (2009 de): Südtirols Vertretung am Faden Roms, Die Auswirkungen von Wahlsystemen auf ethnische Minderheiten am Beispiel Südtirols in Rom von 1921-2013 (Le conseguenze dell'evoluzione federale in Italia sulle minoranze linguistiche, avendo come esempio la Regione Autonoma Trentino-Alto Adige), in Hilpold P. (Hg): Minderheitenschutz in Italien, Reihe Ethnos 70, Braumüller Wien. Peterlini, O. (2008a, de): Südtirols Vertretung in Rom - Die Auswirkungen von Wahlsystemen auf ethnische Minderheiten (La rappresentanza Sudtirolese a Roma - Le ripercussioni di sistemi elettorali su minoranze linguistiche). Versione abbreviata in Europa Ethnica 3/4, p. 97-106, Braumüller Wien.
Su previdenza sociale e strategie d’investimento Peterlini, O. (2003a, it): Le nuove pensioni . FrancoAngeli, Milano. Peterlini, O. (2003b, it): Come cambia la tutela previdenziale: un’esperienza locale, in I giovani e la previdenza complementare. Atti del convegno, 17 settembre 2003 a Bologna. COVIP (Commissione di Vigilanza dei Fondi Pensione), Bollettino Quaderno n. 4, Roma. Peterlini, O. (2000a, de): Zukunft planen, Die neue zusätzliche Altersvorsorge in Südtirol und im Trentino, Athesia Bozen. Peterlini, O. (2000b, it): Pianificare il futuro, La nuova previdenza complementare in Trentino Alto Adige, Athesia Bolzano.
Su temi economici, di bilancio e scientifici Peterlini, O. (1979a, de): Quantitativer und qualitativer Bedarf an Arbeitskräften im öffentlichen Dienst in Südtirol'' (Il fabbisogno quantitativo e qualitativo di lavoratori nella pubblica amministrazione dell'Alto Adige), Universität Innsbruck, Tesi di laurea.
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
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Altri saggi, ricerche e lezioni 420
Su Costituzione, Autonomia e Federalismo
Peterlini, O. (2009a it): Attuare la Costituzione nei suoi valori conquistandone i diritti – Un anno di Governo Berlusconi, Relazione al Convegno con l’Onorevole Luciano Violante e il Senatore Oskar Peterlini, organizzato dalla Città di Bolzano in collaborazione con ANPI, AGB-CGIL, SGB-CISL, SGK-UIL, ASGB, KVW, ACLI, Centro Pace, Comunità Ebraica, PD-Novacella, 21 maggio 2009, non pubblicato, Bolzano.
Peterlini, O. (2007/2004 it): Autonomia e tutela delle minoranze linguistiche nel Trentino-Alto Adige, (Testo e presentazione PowerPoint), lezioni e seminari di Istituzioni di diritto pubblico, Libera Università Freie Universität Bozen Bolzano, dicembre 2004 e 2007.
Peterlini, O. (2007b, de): Föderalistische Reformversuche und Verfassungsreform in Italien (I tentativi di riforme federali e la riforma costituzionale in Italia), lezioni (testo e presentazione PowerPoint). alla facoltà di giurisprudenza "Juridicum" dell'Università di Vienna, maggio 2007, e alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Innsbruck, ottobre 2007. Peterlini, O. (2007/2006/2005 eng): The South Tyrol Autonomy in Italy, International Conference “One country, two systems, three legal orders“, (Text u.Powerpoint), Gastvorlesungen über die Südtirolautonomie, lezioni e seminario sugli aspetti storici, politici e legali dell'autonomia dell'Alto Adige, Università di Macao 2007; alla „Crestina Partium“ Università di Oradea (Romania) 2006; all’Università di Hong Kong 2005. Peterlini, O./ Baroncelli, S. (2004 it): Lezioni di diritto costituzionale sul parlamentarismo, seminario e lezioni (testo e presentazione PowerPoint), Freie Univ. Bozen/ Libera Università di Bolzano. Peterlini, O. (1997g, de): Aus autonomen Wurzeln, in Der Regionalrat Trentino Südtirol, opuscolo, Regionalrat Trentino-Südtirol, Trient-Bozen. Peterlini,O. (1997h, it): Le origini dell’autonomia, in Il Consiglio regionale Trentino – Alto Adige, XI. Legislatura Trento – Bolzano. Peterlini, O. (1996c, de): 50 Jahre Pariser Vertrag, Regionalrat Trentino Südtirol, Bozen. Peterlini, O. (1996d, it): 50 anni dall’ accordo di Parigi, Consiglio Regionale Trentino-Alto Adige, Bolzano. Peterlini, O. (1995,1991 it): L'autonomia dell'Alto Adige, opuscolo, Consiglio Regionale Trentino Alto Adige, Bolzano. Peterlini, O. (1995, 1991 de): Die Autonomie Südtirols, Scriptum, Regionalrat Trentino Südtirol, Bozen. Peterlini, O. (1994 eng): The Autonomy Statute of the Region Trentino South Tyrol, Historical, political and legal aspects, Regional Council of Trentino South Tyrol, Bozen. Peterlini, O. (1989a, de): Die Eisenbahn in Südtirol (Le ferrovie in Alto Adige), Considerazioni sulla redazione delle norme di attuazione, Bozen. Peterlini, O. (1988b, de it): I limiti dell'autonomia, Le leggi provinciali rinviate dal Governo centrale1984-87/ Grenzen der Autonomie, Die Rückverweisung der Landesgesetze durch die Zentralregierung 1984-87, Südtiroler Landtag, Bozen, Consiglio provinciale dell'Alto Adige, Bozen Bolzano. Peterlini, O. (1987 de): Der Südtiroler Landtag, Ein Leitfaden für junge Besucher, Südtiroler Landtag, Bozen. Peterlini, O. (1987 it): Il Consiglio provinciale dell'Alto Adige, una guida per i giovani, Consiglio provinciale dell'Alto Adige, Bolzano. Peterlini, O. (1977 de): Ist das Südtirolproblem gelöst? (Il problema dell'Alto Adige/Südtirol si è risolto?), Broschüre, Junge Generation SVP, Bozen. 420 I saggi più brevi rilegati in raccoglitori presso la Biblioteca provinciale Dr. Friedrich Tessmann, , nonché presso l’Archivio provinciale, Bolzano: http://www.tessmann.it/, http://www.provinz.bz.it/landesarchiv/suche/suche.asp (de = deutsch/ tedesco, it = Italienisch/ italiano, eng = englisch/ inglese)
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
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Su sistemi e analisi elettorali
Peterlini, O. (2010j, de): Wahlrecht und Wahlsysteme, Gastvorlesung (mit Power Point) im Rahmen der Vorlesungen zu Verfassungsrecht an der Rechtswissenschaftlichen Fakultät der Leopold Franzens Universität Innsbruck, am 12.4.2010 Peterlini, O. (2010i, it): Diritto elettorale e sistemi elettorali, Tipologie e applicazioni in Europa, riforme e le loro ripercussioni in Italia, lezione e presentazione power point presso la Facoltà di giurisprudenza, Istituto di diritto pubblico italiano alla Leopold Franzens Universität Innsbruck 12.4.2010. Peterlini, O. (1996e, de): Wahlprognosen im Falle der Einführung einer Wahlhürde bei den Landtagswahlen 1998; SVP Bozen. Peterlini, O. (1996f, it): Proiezioni elettorali 1998 nel caso dell’introduzione di una soglia elettorale alle prossime elezioni del Consiglio regionale, Bolzano. Peterlini, O. (1996/94 de): Wie wird das neue Parlament gewählt? (Come viene eletto il nuovo parlamento?), Erläuterungen des neuen Wahlgesetzes für Abgeordnetenkammer und Senat, Regionalrat Trentino-Südtirol, SVP Bozen 1996. Peterlini, O. (1994 de): Wie wird die neue Abgeordnetenkammer gewählt? (Come viene eletta la nuova Camera?), deutsch, Scriptum per la SVP con spiegazioni sul nuovo sistema elettorale, calcoli e proiezioni su possibili alleanze nei collegi e per il proporzionale in Trentino Alto Adige, SVP Bozen/Bolzano. Peterlini, O. (1988c, de) Die Senatswahlkreise in Südtirol Überlegungen zur Durchführung der Maßnahme 111 des Südtirol-Paketes, (I collegi del Senato in Alto Adige), considerazioni sui collegi senatoriali da ridefinire, Teil I und II, SVP, Bozen/Bolzano. Peterlini, O. (1986 de): Überlegungen und Daten zur geplanten Wahlrechtsreform, ), mit 10 Alternativen, Neufassung mit fünf Systemen, (Analisi e dati per la riforma elettorale intenzionata), Regionalrat/SVP-Fraktion, Bozen.
Su previdenza sociale e strategie d’investimento Peterlini, O. (2007 de it): Eine Vision wird Wirklichkeit, 10 Jahre Pensplan, Regionalrat Trentino-Südtirol, Bozen, 2007. Una visione diventa realtà, relazione per i 10 anni del progetto previdenziale Pensplan, (testo e presentazione PowerPoint), Consiglio Regionale Trentino-Alto Adige, Bolzano ottobre 2007. Peterlini, O. (2007c, de): Der neue Steuerföderalismus und die Finanzierung der sozialen Grundrechte in Italien (Il nuovo federalismo fiscale e il finanziamento dei diritti sociali in Italia) contributo per il "Convegno sul futuro dei sistemi socio-sanitari seminari","Die Zukunft des Gesundheits- und Pflegewesens: Die Finanzierung des Gesundheitswesens", EURAC, Bolzano, 28-29 giugno 2007. Peterlini, O. (2005 de eng): Eine Idee wird Wirklichkeit (Un idea diventa realtà), Pension Funds Management, Financial investments, instruments and strategies, Gastvorlesung Univ. Innsbruck (Testo e presentazione PowerPoint), seminario e lezioni all'Università Leopold-Franzens Innsbruck, Mai-Juni 2005. Peterlini, O. (2005/ 2003 eng): Pension funds management in Italy (I fondi pensione in Italia) Seminario e lezioni in Banking, Financial Markets and Institutions, (testo e presentazione PowerPoint), Freie Universität/ Libera Università Bolzano Bozen. Peterlini,O. (2004 eng): The situation of Pension Funds in Italy (La situazione dei fondi pensione in Italia), Basel EPI- (European Pensions and Investment), (testo e presentazione PowerPoint), Summit, Basel maggio 2004. Peterlini, O. (2000 de it): Für eine sichere Zukunft/ Per un futuro sereno, opuscolo, Centrum Pensplan, Bozen . Peterlini, O. (1998a, de): Zukunft sichern, Warum eine Zusatzrente? – Das regionale Rentenprojekt, Zentrum für regionale Zusatzrenten AG, Broschüre, Bozen. Peterlini, O. (1998b, it): Assicurarsi il futuro, Perché una pensione complementare? – il progetto regionale, Centro Pensioni Complementari Regionali spa, Bolzano.
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
309
Peterlini, O. (1997c, de) Projektleiter: Die Zusatzrente (das Projekt), Region Trentino-Südtirol, Bozen, 21.4.1997. Peterlini, O. (1997d, it) Coordinatore del progetto: La pensione complementare (il progetto), Regione Autonoma Trentino Alto Adige, Bolzano, 21.4.1997. Peterlini, O. / Grandi, T. (1997e, it): Interventi di previdenza integrativa a sostegno dei fondi pensione a base territoriale regionale, legge regionale 27.2.1997, n.3 e relativa documentazione, presentato da Oskar Peterlini e Tarcisio Grandi, Bollettino Ufficiale/Amtsblatt n.11 /I-II 4.3.1997, Trento. Peterlini, O. / Grandi, T. (1997f, de): Maßnahmen im Bereich der Ergänzungsvorsorge in Zusammenhang mit den Rentenfonds auf regionale Ebene, Regionalgesetz 27.2.1997, Nr.3 und dazugehöriger Begleitbericht und Dokumentation, eingereicht von Oskar Peterlini und Tarcisio Grandi, Bollettino Ufficiale/Amtsblatt n.11 /I-II 4.3.1997, Trento. Peterlini, O. (1996h, it): Le pensioni integrative – Perché?, obiettivi, contenuti e aspetti tecnici dei fondi pensione regionali, Atti del convegno 13 dicembre 1996, Regione Trentino-Alto Adige, Bolzano, it. Peterlini, O. (1996i, de): Zusatzrenten: Warum?, Tagung zum Thema 13. 12.1996, Autonome Region Trentino-Südtirol, Bozen. Peterlini, O. (1996j, it): Fondi territoriali del Trentino Alto Adige, Il progetto e le strategie per i servizi amministrativi, relazione al convegno “La nuova disciplina dei fondi pensione”, Convegno del Il Sole 24ore, Milano 21.11.1996. Peterlini, O. (1996k, it): Previdenza per la vecchiaia e la famiglia , progetto globale in materia di previdenza sociale nella Regione Trentino Alto Adige, Bolzano. Peterlini, O. (1996l, de): Vorsorge für Alter und Familie, Gesamtprojekt für die soziale Vorsorge in der Region Trentino Südtirol, Regionalrat Trentino-Südtirol, Bozen. Peterlini, O. (1993/1992): Il pacchetto famiglia, opuscoli informativi in lingua italiana e tedesca, Casse Rurali dell'Alto Adige, 3 parti, Bolzano. Peterlini, O. (1992/1993 de it): Familienpaket, Raiffeisenverband, 3 Teile, Schriftenreihe der Südtiroler Raiffeisenkassen, Bozen, de: 1. Aufwertung für Frau und Familie/ Un riconoscimento per la donna e la famiglia (1992). 2. Hilfen für Rentenversicherung /Contributi per la costituzione della pensione (1992). 3. Die Hausfrauenrente/ la pensione per le casalinghe (1993). Peterlini, O. (1989 it): Riflessioni sulla costituzione di un Istituto autonomo per le Assicurazioni sociali nella Regione Trentino-Alto Adige (de, it), Consiglio Regionale Trentino-Alto Adige, Bolzano. Peterlini, O. (1989 de): Überlegungen zum Aufbau einer autonomen Sozialversicherung in der Region Trentino-Südtirol, de u. it, Scriptum, Regionalrat Trentino-Südtirol, Bozen.
Su temi economici, di bilancio e scientifici Peterlini, O. (2010d, de it): Die totale Privatisierung – ein gescheiterter Wahn/ La privatizzazione totale - una pazzia fallita, Vortrag/ relazione, Autonome Gewerkschaftsorganisation der Gebietskörperschaften/ Organizzazione Sindacale Autonoma degli enti locali AGO, 4. Landeskongress zum Thema: Öffentlicher Dienst im Würgegriff der Privatisierung/ 4. Congresso provinciale sul tema: Servizi pubblici nella morsa della privatizzazione 9.4. 2010, Bozen. Peterlini,O. (2007d, de): Ansatz zu einem neuen Steuerföderalismus in Italien (Approccio per un nuovo federalismo fiscale in Italia) Beitrag zum Seminar Finanzföderalismus, Eurac, EURAC- Istituto per lo Studio di Federalismo e Regionalismo, Bolzano Bozen Juni 2007. Peterlini, O. (1998g, de): Südtirol und Trentino öffnen sich neuen Märkten, Einführungsreferat, Akte der Tagung vom 9.12.1997: Die Wachstumsmärkte im Fernen Osten, Handelskammern Bozen/Trient, Regionalrat Trentino Südtirol, Bozen. Peterlini, O. (1998h, it): Nuovi mercati si aprono all’Alto Adige e al Trentino, relazione introduttiva, atti del convegno del 9.12.1997: I mercati emergenti nell’estremo oriente, Camere di Commercio di Trento e di Bolzano, Consiglio regionale Trentino Alto Adige, Bolzano. Peterlini, O. (1997i, it): Il mercato turistico della Cina e del Sud-Est Asiatico (Der touristische Markt in China und in Südost-Asien) , Scriptum, ENIT. Roma, dicembre 1997.
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
310
Peterlini, O. (1994-1984 it de): Relazioni al bilancio provinciale, annuali, come Presidente della Commissione Bilancio, Finanze ed Economia del Consiglio provinciale dell'Alto Adige, Bolzano. (Jährliche) Berichte zu den Haushaltsvoranschläge des Landes, als Präsident der Haushalts- und Wirtschafts-Kommission des Landtages, de u. it, Südtiroler Landtag, Bozen. Peterlini, O. (1992 de): Basis-Tunnel ja oder nein, Eine neue Hochleistungsbahn unter dem Brenner, (Considerazioni sulla galeria e la nuova ferrovia del Brennero), Scriptum/ opuscolo, Regionalrat, Büro des Präsidenten, Bozen. Peterlini, O. (1991 de): Überlegungen und Bedenken zum Ausbau des Bozner Flughafens, (Considerazioni sull’ampliamento dell’Areoporto di Bolzano), Scriptum/ opuscolo, Regionalrat, Büro des Präsidenten, Bozen. Peterlini ,O. (1990 de it): Il bilancio della Provincia – uno strumento politico – economico (de it), Convegno internazionale, Consiglio della Provincia autonoma, Bolzano. Der Landeshaushalt - ein wirtschaftspolitisches Instrument, Internationale Studientagung des Südt. Landtages, Bozen. Peterlini, O. (1989 de): Bozen wird abgewürgt – Zahlt Unterland die Zeche? Analyse der Bevölkerungsentwicklung, (Bolzano viene soffocata - Lo scotto lo deve pagare la Bassa Atesina?), Analisi dello sviluppo demografico, SVP Bozen. Peterlini, O. (1988d, de): Wie geht’s uns in unserem Land, Wirtschaftliche und soziale Bilanz der Lebensqualität in Südtirol (Come viviamo nella nostra provincia?), Beilage zu OP-Information 63, Bozen. Peterlini, O. (1984a, de): Auf Stellensuche-Was tun? Leitfaden für junge Arbeitssuchende (Cercando lavoro - cosa fare?) Guida ai giovani in cerca di lavoro, Junge Generation JG-SVP, Bozen. Peterlini, O. (1984b, de): Wirtschaftspolitik in Südtirol - Nicht jedem kleinen Wässerchen vorschreiben, wo und wie es zu plätschern hat (Analisi della politica economica in Alto Adige), Consiglio Provinciale, Bolzano., Auszug aus der Rede im September 1984 zum Haushaltsvoranschlag (Nachtragshaushalt) des Landes für 1984, Südt. Landtag, Bozen. Peterlini, O./ Kirchler, H. / Oberhollenzer, K./ Welponer, C. / Thaler, K. (1976 de): Fernsehen in Südtirol (La televisione in Alto Adige),Umfrage über die Fernsehgewohnheiten der Südtiroler (Sondaggio sulle abitudini televisive dei Sudtirolesi), deutsch, Junge Generation SVP, Bozen. Su temi politici e informativi e sull’attività Peterlini, O./ Zelger Thaler,R.. (2007 de): Unsere gemeinsame Arbeit 2004 bis 2007, (Il nostro lavoro dal 2004 al 2007), rapporto sull'attività svolta nel circondario, SVP Unterland, Neumarkt. Peterlini, O. (2006 de it): Fünf Jahre Einsatz für Südtirol in Rom 2001-2006, Bericht, Bozen, April 2006. Cinque anni di impegno per l’ Alto Adige a Roma, relazione nell’aprile 2006. Peterlini, O. (1998c, de): Gemeindeblatt, Informationen für den Bürger (Leitfaden für die Herausgabe), Regionalrat Trentino-Südtirol, Bozen/ Bolzano, aktualisierte Auflage der Ausgaben von 1994/96, Bozen. Peterlini, O. (1998d, it): Notiziario Comunale, informazione per i cittadini, suggerimenti per l’edizione, Consiglio Regionale Trentino Alto Adige, edizione rivista, Bolzano. Peterlini, O. (1998e, de): Über 30 Jahre gemeinsame Arbeit 1967 bis 1998, Bericht Bozen/Neumarkt, 5.11.1998, de. Peterlini, O. (1998f, it): Otre 30 anni di attività 1967-1998, rapporto sull'attività svolta, de/it, Bolzano Egna, 5.11.1998. Peterlini, O. (1991b, de): Andreas Hofer Rede, Gossensass, 7.2.1991. Peterlini, O. (1979b, de): Der Südtiroler Jugend die Heimat erhalten, (Salvaguardare la “Heimat” per i giovani), opuscolo, Junge Generation, Bozen.
6 Bibliografia e informazioni sull’autore
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6.3 Dichiarazione sostitutiva di giuramento
Dichiaro di aver redatto questo progetto di ricerca di dottorato personalmente e di non aver usato
altre fonti e supporti che quegli indicati. Tutte le citazioni e le fonti sono evidenziate come tali.
Questa tesi non è stata presentata in questa o simile forma a nessun altra autorità accademica
esaminatrice e non è stata pubblicata.
Innsbruck, settembre 2010
Oskar Peterlini