Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze...

40
Rom, Sinti e Camminanti. Per una mappatura degli interventi delle Caritas Diocesane Sintesi A cura di Alice Ricordy Giugno 2008

Transcript of Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze...

Page 1: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Rom, Sinti e Camminanti. Per una mappatura degli interventi delle Caritas Diocesane

Sintesi

A cura di Alice Ricordy Giugno 2008

Page 2: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Indice

Introduzione 1. I Rom in Italia

1.1 Il quadro normativo 1.2 Le politiche abitative 1.3 La scolarizzazione dei minori 1.4 L'impatto delle politiche sociali

2. Analisi dei dati raccolti 2.1 Il territorio, le presenze, le soluzioni abitative

2.2 Nomadismo 2.3 Gli ambiti di intervento 2.4 L'orientamento metodologico 2.5 Principali problemi riscontrati nell'attuazione degli interventi 2.6 Le realtà associative coinvolte 2.7 L’animazione comunitaria 2.8 Rapporti con le istituzioni 2.9 La formazione degli operatori 2.10 Osservazioni su rom e sinti 2.11 Riflessioni metodologiche

3. Conclusioni Note per la formulazione di linee di intervento

2

Page 3: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Introduzione Il presente rapporto è il risultato di un'indagine, effettuata tra febbraio e maggio 2008, al fine di

elaborare una mappatura degli interventi svolti, negli ultimi anni, dalle Caritas Diocesane in

favore delle comunità rom e sinte residenti nel territorio di competenza delle rispettive Diocesi.

Tale mappatura prevedeva un'analisi preliminare dei progetti e delle attività realizzate, delle

metodologie di intervento adottate e dei risultati raggiunti, mettendo in evidenza le difficoltà

incontrate e le riflessioni sorte in proposito. Inoltre la ricerca richiedeva anche di acquisire

informazioni sugli insediamenti presenti nei territori e sui relativi contesti socio-culturali di

inserimento.

A partire dai “progetti 8x1000”, dal 2005 al 2007, che includevano i rom e i sinti fra i destinatari e

tramite il vaglio della letteratura prodotta dalle Caritas diocesane, sono state individuate 16

Caritas che svolgono, o hanno portato a termine, interventi in favore delle comunità rom e sinte

del territorio. Successivamente, attraverso interviste semi strutturate con i direttori di tali Caritas,

e/o con i referenti dei progetti, è stato possibile approfondire alcuni aspetti degli interventi, far

emergere alcune considerazioni sugli esiti positivi e sulle difficoltà rilevate, oltre ad acquisire

informazioni relative ai singoli contesti.

Parallelamente si è proceduto con un ricerca (più che altro telematica) per la definizione della

situazione dei rom e dei sinti in Italia, compresa la normativa che regola la loro posizione

giuridica, e le realtà associative che operano in loro favore, a livello locale e nazionale.

Si tenga presente che le informazioni generali riportate in questa relazione non possono essere

considerate esaustive. La letteratura relativa a Rom, Sinti e Camminanti è molto vasta,

soprattutto per quanto riguarda il materiale disponibile in rete. Se da una parte le opinioni e le

strategie proposte, come anche le esperienze riportate, sono piuttosto omogenee, d'altro canto le

notizie sulle azioni politiche e sui fenomeni di discriminazione, come anche sull'organizzazione e

gli interventi dei gruppi associativi di rom e sinti, sono difficilmente sintetizzabili in poche

categorie ben definite.

Ogni singola realtà (dal quartiere al paese, dalla città alla regione) è costituita da situazioni

particolari regolate da relazioni, esperienze, interventi, accordi propri (spesso taciti e poco

ufficiali). Questi microcosmi determinano una frammentazione del fenomeno sul piano nazionale,

3

Page 4: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

sintomo e allo stesso tempo causa della dispersione delle azioni in favore di una politica

condivisa di inclusione.

1. I Rom in Italia I dati più recenti relativi alle presenze di Rom e Sinti sul territorio italiano risalgono al 2006 e

contano una popolazione compresa tra le 120 e le 150.000 unità (di cui più di 70.000 hanno

cittadinanza italiana). La loro incidenza sulla popolazione italiana è pari allo 0,20-0,25%. Rom e

Sinti sono dislocati su tutto il territorio nazionale, con una maggiore concentrazione nelle grandi

città (circa 10.000 a Roma, 6.000 a Milano, 5.000 a Napoli). Nell'Italia centro settentrionale vi è

una prevalenza di Sinti, mentre nelle regioni centro-meridionali si trovano i Rom italiani

discendenti dai primi gruppi giunti in Italia intorno al 1400. Successivi flussi migratori dall'Europa

dell'est, a partire dal primo dopoguerra e in seguito ai conflitti armati nell'ex Jugoslavia, vedono

l'arrivo di Rom di differenti etnie e nazionalità (es: Kalderasha, Istriani, Rom Khorakhanè, Rudari,

Bulgarija, ecc) che si stabiliscono su diverse aree del territorio italiano. L'ultima migrazione,

ancora in corso, è quella dei Rom rumeni che sin dalla fine degli anni '90, e ancor più dopo il

recente ingresso della Romania nell'Unione Europea, ha contribuito ad aumentare in maniera

rilevante il numero delle presenze.

Da più di un anno "la questione rom" in Italia è al centro del dibattito politico. Le difficoltà che sta

affrontando il paese tra crisi economica, tassi di immigrazione crescente, conflittualità politica,

sono gradualmente confluite nell' "emergenza sicurezza e legalità", innescando un processo di

criminalizzazione dello straniero. A ciò si è aggiunta l'amplificazione mediatica degli episodi

criminali e di degrado civile legati agli immigrati, che, alimentando la paura dell'altro e il

campanilismo, sono degenerati in atti di violenza razzista. In questo quadro politico-sociale i Rom

costituiscono, ancora una volta, il capro espiatorio d'eccellenza su cui puntare il dito.

Nel corso degli ultimi due anni, abbiamo assistito a una graduale radicalizzazione in senso

discriminatorio dei provvedimenti istituzionali rivolti a Rom e Sinti. Dal 2006 a oggi sono

numerosissimi gli sgomberi forzati di "campi nomadi" che le amministrazioni locali hanno

eseguito in molte città italiane, senza garantire una sistemazione alternativa a tutte le persone

sfollate. Successivamente, in 14 città italiane sono stati redatti "Patti per la sicurezza" che

prevedevano, tra le altre cose, interventi sulla dislocazione urbana dei Rom, attraverso misure di

4

Page 5: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

repressione e contenimento. La situazione si è ulteriormente complicata, nell'ottobre 2007, con il

decreto sulle espulsioni dei cittadini europei che si fossero resi responsabili di gravi crimini, a

seguito del delitto commesso a Roma per mano di un uomo rumeno, che ha tra l'altro fatto

emergere la confusione generalizzata che si opera tra Rom e romeni.

Il clima teso e il terrore nei confronti dello straniero e dello zingaro sempre più diffusi sono

esplosi definitivamente a maggio 2008 con l'assalto al campo rom di Ponticelli a Napoli da parte

della popolazione locale, che ha costretto decine di famiglie ad abbandonare le proprie case date

alle fiamme1. Attualmente con l'istituzione di commissari straordinari per i Rom nelle grandi città,

la proposta di istituire il reato di clandestinità per gli extra comunitari irregolari, i continui

sgomberi di campi di Rom e Sinti, la rivolta dei cittadini di fronte ai pochi interventi amministrativi

in favore dei Rom che ancora vengono proposti (si pensi al caso di Venezia e del nuovo villaggio

destinato alla comunità di Sinti italiani di Mestre2), la situazione non sembra migliorare. Il

provvedimento relativo al rilevamento delle impronte digitali di tutti i Rom presenti nei campi,

compresi i bambini, per il loro censimento, rappresenta il culmine di questo processo di

discriminazione (30 maggio 2008)3.

Viene, di fatto, legittimata la caccia allo straniero, e la taglia sullo zingaro è ancora più alta,

indipendentemente dalla sua cittadinanza, confermando lo stato di grave emarginazione e di

persecuzione in cui la popolazione rom e sinta vive da secoli.

1.1 Il quadro normativo

In Europa i Rom e i Sinti sono tutelati dalla Convenzione quadro per la protezione delle

minoranze nazionali del 1 febbraio 1995, in vigore dal 19984(ratificata dall'Italia il 3.11.1997).

Eppure, nonostante le numerose raccomandazioni e risoluzioni promosse in loro favore dai

diversi organismi internazionali, attualmente in Italia non è in vigore alcuna legge nazionale che

garantisca la tutela delle minoranze rom e sinte presenti sul territorio.

1 La vicenda è stata scatenata da una donna che ha accusato una ragazza rom di tentato rapimento della figlia. Questo episodio ha scatenato l'ira dei cittadini che hanno assediato il campo rom ed esultato quando alcuni ragazzi hanno lanciato bottiglie incendiarie all'interno. 2 Il Sindaco di Venezia ha stanziato dei fondi per la realizzazione di un villaggio destinato alla comunità di sinti italiani (residente in un accampamento a Mestre da più di 40 anni), e la popolazione locale è insorta per impedire l'attuazione del progetto. 3 Il 4 settembre 2008 la Commissione Europea, in base al rapporto presentato dall'Italia, ha valutato non discriminatorie e in linea con il diritto comunitario le misure adottate dal paese per il censimento della popolazione rom che vive nei campi pur considerando necessarie forme di vigilanza sull’applicazione dei provvedimenti. 4 http://www.centrodirittiumani.unipd.it/a_strumenti/pdfit/08004it.pdf

5

Page 6: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche

storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche (albanese, catalana,

germanica, greca, slovena, croata, francese, franco-provenzale, friulana, ladina, occitana e

sarda), esclude la popolazione rom e sinta. La ragione ufficiale di tale esclusione è rintracciabile

nei principi stabiliti per la definizione di minoranza linguistica che sono riassumibili nei criteri di

etnicità, di storicità, della lingua e del territorio. In seguito a un approfondimento parlamentare il

riferimento a Rom e Sinti, inizialmente inclusi nel disegno di legge, venne eliminato per la

mancata rispondenza al principio di territorialità. Di fatto, oggi in Italia, l'assenza di un territorio

nazionale di riferimento li priva del riconoscimento dello status di minoranza linguistica.

Le molteplici raccomandazioni da parte degli organismi europei hanno richiamato l'Italia affinché

provvedesse all'emanazione di una legge statale ad hoc per il riconoscimento e la tutela delle

minoranze rom e sinte, o a una modifica della suddetta legge 482 per la loro inclusione fra le

minoranze linguistiche. Esistono in effetti più disegni di legge al riguardo, che non sono ancora

passati all'esame delle rispettive Commissioni assegnate6.

In questa situazione, le comunità romanì residenti sul territorio italiano devono far riferimento alla

normativa relativa alle singole condizioni di cittadinanza. I Rom con cittadinanza straniera

rispondono pertanto alle norme che regolano il soggiorno degli stranieri, secondo il paese di

provenienza (comunitari, extracomunitari o neocomunitari) e ai relativi provvedimenti e decreti in

materia di immigrazione.

I Rom e Sinti con cittadinanza italiana (ricordiamo che sono circa 70.000 su 120.000) rientrano

nell'ambito della legislazione italiana e dovrebbero avere gli stessi diritti e doveri di tutti gli altri

cittadini italiani (con particolare riferimento agli articoli 2 e 3 della Costituzione7).

Un caso particolare, ma allo stesso tempo emblematico della condizione dei Rom in Italia, è

costituito dagli apolidi. I Rom provenienti dai paesi della ex Jugoslavia (circa 30-40.000 unità fra

Serbi, Montenegrini, Croati, Bosniaci, ecc), molti dei quali presenti in Italia da almeno 3 5 http://www.camera.it/parlam/leggi/99482l.htm 6 Per una conoscenza più approfondita consultare il sito: www.piemonteimmigrazione.it/Pop/normativa_nazionale_ rom.htm 7 Art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

6

Page 7: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

generazioni, sono tutt'oggi sprovvisti di cittadinanza e spesso anche dei documenti che possano

attestarne la cittadinanza nel paese di origine. In questa situazione la richiesta di apolidia viene

nella maggior parte dei casi rifiutata dalle istituzioni italiane per la mancanza di un permesso di

soggiorno che giustifichi la loro permanenza in Italia, quando è proprio in ragione di tale

condizione di apolidia che dovrebbero ottenerne uno.

Per supplire alla mancanza di un riconoscimento delle minoranze rom e sinte a livello nazionale,

è stato demandato alle amministrazioni locali il compito di redigere provvedimenti per la tutela e

la regolamentazione delle norme di accoglienza delle comunità rom e sinte residenti sul territorio.

Dal 1984 ad oggi, 12 regioni hanno emanato apposite leggi in favore di Rom e Sinti, leggi che

sanciscono il diritto al nomadismo e alla sosta in apposite aree attrezzate, che garantiscono

interventi a favore della scolarizzazione dei minori, nonché assicurano la salvaguardia e il diritto

alla promozione della cultura e della lingua romanes. Le regioni in questione sono, in ordine

cronologico: Veneto (1984), Lazio (1985), Provincia autonoma di Trento (1985), Sardegna

(1988), Friuli-Venezia Giulia (1988), Emilia Romagna (1988), Toscana (1989), Lombardia (1989),

Umbria (1990), Liguria (1992), Piemonte (1993), Marche (1994)8.

1.2 Le politiche abitative A tale proposito può essere interessante un breve rimando alle politiche abitative che l'Italia ha

condotto fino ad oggi. Le prime aree di sosta nascono nel nord Italia verso la fine degli anni 60 come tentativo di

rispondere all'emergenza dell'aumentato flusso migratorio di Rom provenienti dai Balcani. Da

una parte si voleva garantire il diritto al nomadismo e alla sosta, in un momento storico in cui

erano diffusi i divieti di sosta per i nomadi, costringendo le famiglie a muoversi continuamente.

Inoltre, mettere a disposizione uno spazio dove potersi fermare permetteva ai bambini di

frequentare la scuola, primo passo necessario per avviare un processo di integrazione (allora

inteso come assimilazione). La soluzione amministrativa del campo, rivelatasi fallimentare già

dopo il primo decennio, è talmente radicata nel pensiero politico italiano che non è mai stata

sperimentata una strategia abitativa alternativa ad ampio raggio, nonostante siano ormai

numerose le proposte operative.

8 Per il testo delle leggi: www.piemonteimmigrazione.it/Pop/normativa_regionale_rom.htm

7

Page 8: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Attualmente la maggioranza di Rom e Sinti vive in accampamenti spontanei ai margini dei centri

abitati di medie e grandi dimensioni. Nelle grandi città (Roma, Milano, Torino), oltre a queste

baraccopoli abusive, vi sono i suddetti campi (o aree di sosta) autorizzati, nel senso che i

rispettivi Comuni hanno appositamente costruito villaggi attrezzati destinati ai Rom (in molti casi

provvisti di acqua ed usufrutto dell'energia elettrica). Sono state sperimentate varie tipologie di

campo, dal campeggio con le roulotte al villaggio di container prefabbricati. I vantaggi per i Rom

di una simile sistemazione abitativa sono soltanto apparenti. In primo luogo, le condizioni igienico

sanitarie che si riscontrano all'interno di queste aree sono sempre ai limiti della vivibilità. Nella

maggior parte dei casi gli spazi abitativi sono ridotti e fatiscenti, mancano i servizi igienici, i

sistemi fognari sono inadeguati, il servizio di nettezza urbana è insufficiente. Nonostante la

gestione del campo sia spesso affidata ad associazioni del privato sociale e sia previsto un

controllo da parte delle forze dell'ordine, i tentativi di rendere questi spazi vivibili sono inutili,

poiché è evidente che il problema è strutturale.

I campi, infatti, rappresentano lo stato di emarginazione in cui vengono mantenuti Rom e Sinti,

marcano ulteriormente la loro distanza socio-culturale dai non rom, confinandoli entro un'area

delimitata, il cui ingresso è in alcuni casi sorvegliato (a Roma ci sono campi in cui l'accesso è

vietato persino a parenti o amici). Inoltre, questa soluzione rimane una sistemazione precaria, in

quanto il Comune può decidere da un giorno all'altro di sgomberare il campo e demolire le

abitazioni con tutto quello che contengono, senza per altro garantire un'alternativa. Da questa

breve descrizione, è evidente il trattamento discriminatorio che lo Stato italiano riserva a Rom e

Sinti.

Già in una decisione resa pubblica nell'aprile 2006, il Comitato Europeo per i Diritti Sociali

(CEDS) ha affermato che l’Italia viola sistematicamente, con politiche e prassi, il diritto di Rom e

Sinti ad un alloggio adeguato. La decisione è basata su un Reclamo Collettivo presentato contro

l’Italia dallo European Roma Rights Centre (ERRC), secondo la modalità prevista dalla Carta

Sociale Europea Revisionata. Secondo il CEDS le politiche abitative per Rom e Sinti ostacolano

qualsiasi possibilità di integrazione e condannano i Rom e i Sinti a subire il peso della

segregazione su base razziale. A ciò si aggiungono le condizioni igienico-sanitarie proprie dei

numerosi insediamenti, rischiose per la stessa vita dei residenti.

Tra febbraio e marzo 2008, il CERD (Comitato per la Eliminazione di tutte le Forme di

Discriminazione Razziale) ha rivolto una serie di raccomandazioni all'Italia per la mancata

adozione di misure adeguate per la piena attuazione del principio di non discriminazione, con

particolare riferimento alle politiche abitative rivolte a Rom e Sinti.

8

Page 9: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Come uscire da questa situazione ormai interiorizzata dal pensiero politico italiano?

E' una questione complessa e da lungo tempo oggetto di convegni e dibattiti, che sempre di più

coinvolgono anche rappresentanti delle stesse comunità rom e sinte.

Nel corso degli anni, alcuni Comuni di piccole dimensioni hanno chiuso i campi per la loro

invivibilità, trovando, almeno per alcune famiglie, soluzioni abitative alternative attraverso la

ristrutturazione di appartamenti abbandonati o l'assegnazione di una casa popolare. Attualmente

sono diverse le famiglie rom che abitano in case popolari, in appartamenti in affitto, o che sono

riuscite ad acquistare un terreno (sul quale hanno costruito una casa o sistemato la propria

roulotte). Tuttavia, ancora oggi le amministrazioni locali ritengono quella dell'area di sosta la

migliore soluzione possibile per offrire una sistemazione alle comunità rom e sinte presenti sul

territorio, anche quando si tratta di cittadini italiani, trascurando il fatto di perpetuare

l'istituzionalizzazione di un provvedimento gravemente discriminatorio.

1.3 La scolarizzazione dei minori La scuola è uno dei punti di partenza necessari per avviare processi di interazione reali, poiché

non si può prescindere dall'inserimento scolastico da parte dei bambini rom e dal loro diritto di

acquisire gli strumenti socio culturali (oltre che scolastici) per crescere e interagire positivamente

nella e con la società in una prospettiva futura. Tuttavia i tassi di evasione e abbandono

scolastico sono molto alti, la maggior parte dei bambini rom frequenta in modo discontinuo e non

conclude la scuola dell'obbligo. Alcuni non sono mai stati scolarizzati, andando ad aumentare

l'alto grado di analfabetismo che caratterizza le comunità. Come abbiamo visto, le cause di

questa situazione non devono essere ricercate nel nomadismo, ormai quasi scomparso. Più che

ad alcuni aspetti di una tradizione culturale orale, i motivi della dispersione scolastica diffusa tra i

Rom devono essere ricondotti alle generali condizioni economiche e di marginalità sociale in cui

vivono, e alla carenza di adeguati interventi socio-istituzionali.

Attualmente, dal punto di vista legislativo, la scolarizzazione dei bambini rom e sinti rientra nel

generale diritto all'istruzione per tutti i minori presenti sul territorio nazionale, indipendentemente

dalla regolarità della posizione giuridica dei cittadini stranieri. Gli eventuali interventi mirati alla

regolamentazione della scolarizzazione di particolari gruppi nazionali sono affidati alle

amministrazioni locali9.

9 Come stabilito nel Titolo V, capo II del T.U. sull'Immigrazione, decreto legislativo 286 del 25.07.1998

9

Page 10: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Nella maggior parte dei casi non esiste alcun intervento da parte delle istituzioni locali volto

specificatamente all'istruzione dei minori rom residenti sul territorio. A Roma, e recentemente

anche a Milano (dal 2007), il Comune appalta, con un bando di concorso, la gestione del campo

ad una o più associazioni del privato sociale. Nel caso romano tale gestione comprende in primo

luogo le attività relative alla scolarizzazione dei minori rom (accompagnamento alle strutture

scolastiche, sostegno nello studio, rapporti tra famiglie e scuola, ecc). In altri contesti locali, il

privato sociale si occupa della scolarizzazione dei minori senza un mandato istituzionale

specifico (Catania, Napoli, ecc). Si tratta di interventi che vanno dall'iscrizione dei bambini a

scuola, all'accompagnamento giornaliero, al sostegno pomeridiano. Spesso nei piccoli centri il

Comune mette a disposizione uno scuolabus di cui usufruiscono tutti i minori residenti sul

territorio (rom e non). Tuttavia, quasi mai esistono interventi mirati.

1.4 L'impatto delle politiche sociali Risulta evidente come la mancanza di una politica condivisa ed efficace a livello nazionale, per

l'inclusione reale di Rom e Sinti nella nostra società, si riflette in tutti gli aspetti della loro vita

quotidiana (casa, scuola, lavoro, sanità, ecc), rendendo manifesta la necessità di un intervento

unitario e teso alla tutela e alla non discriminazione di questa minoranza. Ci troviamo di fronte a

una realtà complessa e variamente articolata, nella quale all'eterogeneità delle condizioni di

partenza si sommano politiche sociali basate su di un sistema macchinoso e scoordinato.

Come abbiamo già accennato, infatti, ogni realtà indagata costituisce un microcosmo a se stante

poiché:

- le comunità rom e sinte diversamente distribuite su tutto il territorio nazionale sono

profondamente differenti fra loro per etnia, provenienza, storia, numerosità, grado di

scolarizzazione, ecc.;

- le politiche abitative e gli interventi sociali dipendono dalle amministrazioni locali: a partire

dalle disposizioni previste dalle leggi regionali fino allo stanziamento di risorse da parte

del comune che a sua volta delega l'esecuzione di progetti e interventi ad associazioni

del privato sociale;

- i gruppi del privato sociale sono anch'essi locali, e solo alcuni fanno riferimento a un

coordinamento a livello territoriale più ampio che spesso ha valore più che altro formale

senza dirette ripercussioni sul piano operativo;

10

Page 11: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

- le Caritas che operano nelle rispettive Diocesi hanno un'esperienza più o meno lunga con

i rom. La Caritas di Roma per esempio si occupa di rom dal 1985, mentre a Catania solo

dal 2007;

- gli interventi Caritas sono spesso destinati a una parte limitata della popolazione rom e

sinta presente sul territorio (singoli nuclei familiari, un gruppo di minori, la comunità di un

campo in una città dove ve ne sono numerosi altri). In questo caso quindi non esiste

sempre una rapporto diretto tra intervento e contesto territoriale globale.

2. Analisi dei dati raccolti L’analisi dei dati raccolti può essere svolta in senso verticale, ossia mettendo in relazione

l'intervento della Caritas diocesana con i vari aspetti che caratterizzano il contesto specifico

(numero delle presenze, condizioni abitative, interventi istituzionali locali, associazioni del privato

sociale operanti sul territorio, problemi nell'attuazione degli interventi, grado di integrazione e

contesto di accoglienza).

Se invece si vuole affrontare un'analisi comparativa in senso orizzontale, la questione diventa più

complessa proprio perché ci troviamo di fronte a situazioni e contesti molto diversi e quindi

difficilmente confrontabili in modo sistematico.

Tuttavia, si è tentato di mettere a confronto le informazioni ricavate cercando di operare una

comparazione trasversale che tenesse conto dell'eterogeneità delle realtà prese in esame. Di

seguito verrà riportata una sintesi dei risultati di tale confronto, senza soffermarci sulle relazioni

esistenti tra esito degli interventi e contesto specifico.

2.1 Il territorio, le presenze, le soluzioni abitative Come si può evincere dai dati riportati nella tabella 1, i contesti si presentano molto diversi, a

partire dal numero di presenze rom e sinte sul territorio e dei relativi insediamenti.

Sebbene non sia riscontrabile una regolarità assoluta, all'incremento delle presenze romanì sul

territorio, che normalmente, ma non necessariamente, aumenta con il numero di abitanti

residenti, corrisponde un aumento delle soluzioni abitative adottate.

E' possibile inoltre affermare che la maggiore concentrazione di rom e sinti si riscontra nelle città

in cui le occasioni di guadagno sono più cospicue (per popolazione, fermento economico e

sociale, turismo, ecc), come Milano, Roma, Napoli, Vicenza, Genova e Palermo, contribuendo

11

Page 12: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

così a un'ulteriore stratificazione del tessuto sociale urbano di queste città, già di per sé molto

complessa. È chiaro, quindi, come i problemi di inserimento abitativo e di emarginazione sociale

aumentano all'aumentare della popolazione rom e sinta, numericamente superiore nelle grandi

città. Abbiamo potuto osservare, però, che situazioni di isolamento e marginalità critiche si

creano anche dove si riscontra una concentrazione di rom molto alta rispetto alla densità della

popolazione locale, circostanza che genera ghetti tanto più evidenti quanto meno numerosa è la

popolazione autoctona. La situazione più semplice da gestire sembrerebbe quella che prevede la

dislocazione dei diversi nuclei familiari in più comuni, come nel caso di Frosinone (3 nuclei in 3

comuni distinti) o di Vicenza (l'intera popolazione rom distribuita in 15 comuni), onde evitare le

concentrazioni, garantendo l'accompagnamento in percorsi di inserimento che, se

adeguatamente strutturati, possono essere favoriti dalla rete di relazioni a base solidaristica

propria delle piccole comunità locali.

2.2 Nomadismo Nelle realtà osservate risulta che il grado di mobilità delle comunità di rom e sinti stanziati sul

territorio è per lo più scarso o limitato a gruppi di passaggio che vengono a visitare parenti e

amici, che si fermano per il periodo estivo, date le maggiori occasioni lavorative (come nel caso

di Rimini), oppure che esercitano ancora una professione itinerante, come i sinti giostrai

a Milano. Nelle città dove la concentrazione di rom e sinti è maggiore ci troviamo invece di fronte

a un nomadismo indotto dai numerosi sgomberi degli insediamenti che di fatto impediscono

qualsiasi tentativo di stanzialità, se non vengono accompagnati da una politica di inserimento

abitativo adeguata.

12

Page 13: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Tabella 1. Il territorio, le presenze, le soluzioni abitative CI FR RO TE GR VI BG RN RA TS CT GE PA NA MI RM

Pop. Provinciaa

131.890 484.466 242.538 287.411 211.086 797.317 973.129 272.676 347.847 242.235 1.054.778 878.082 1.235.923 3.059.196 3.707.210 3.700.424

Pop. Comune 30.447 48.636 50.289 51.023 71.263 107.223 113.143 128.656 134.631 211.184 313.110 610.307 686.722 1.004.500 1.256.211 2.546.804

Pop. Rom e Sinti 60-70 18 237-272 ? ? 450-500 >100 <200 ? ? 150 500 500 5000 4000-6000 8000-10000

Tot. Insediamenti 3 0 0 0 0 2 >2 1 0 4 4 2 1 > 6 45 > 26

Abusivi 3 0 0 0 0 0 si 0 0 2 4 2 1 > 5 34 > 15 Autorizzati 0 0 0 0 0 2 2 1 0 2 0 0 0 1 11 13 Piccoli accampamenti no 0 si no si si si si si / no si si si si si

Alloggi popolari no si / si si si si no si si no no si no si si

Appartamenti in affitto no si si no si si si no no no no si si si si

Altrob

no si si / / si si si / / / / / / si si

Etnia/Nazionalità Rom serbo croati, bosniaci, macedoni

Rom serbo croati, macedoni

Rom slavi, kosovari

Rom italiani

Rom slavi

Sinti italiani, Rom bosniaci

Sinti italiani - Rom Kosovari e rumeni

Sinti italiani - Rom bosniaci

Rom slavi

Sinti e Rom italiani, Rom bosniaci

Rom rumeni

Sinti italiani - Rom bosniaci e rumeni

Rom slavi Rom slavi e rumeni

Sinti - Rom italiani, serbo croati, bosniaci, macedoni, kosovari, rumeni, bulgari

Sinti - Rom italiani, serbo croati, bosniaci, macedoni, rumeni

a Dati della popolazione residente di Provincia e Comune, fonte: Censimento Istat 2001 (dati definitivi). b Case famiglia, singole roulotte, casa autocostruita, ecc

13

Page 14: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

2.3 Gli ambiti di intervento Tabella 2. Ambiti di intervento ed esiti10

Ambito di intervento n. Caritas /

Ambito principale

n. Caritas/Ambito

secondarioEsito

+ Esito

- TOT

Caritas

Minori/Scuola 7 4 10 1 11 Accompagnamento mirato 7 1 7 1 8

Inserimento lavorativo 6 1 2 5 7 Regolarizzazione giuridica 4 0 1 3 4

Formazione professionale 3 2 4 1 5

Salute 2 1 3 0 3

Soluzione abitativa 2 2 3 1 4

Percorsi pastorali 2 0 2 0 2

Dalla tabella 2 si può notare come 7 Caritas su 15 hanno scelto i minori e la scolarizzazione

come principale ambito di intervento. Se consideriamo anche le Caritas che includono il lavoro

con i minori all'interno dei propri interventi, notiamo come da 7 passiamo a ben 11 interventi

rivolti ai minori, di cui 10 hanno avuto esito soddisfacente.

Effettivamente, i bambini e la scuola sono ritenuti da molte Caritas intervistate l'ambito di

intervento da privilegiare. Questo perché:

- la scolarizzazione è considerata il punto di partenza per l'acquisizione degli strumenti

necessari all'inserimento sociale: apprendimento della lingua italiana, alfabetizzazione,

educazione al rispetto delle principali norme sociali, igieniche, culturali;

- l'ambiente scolastico è per molti bambini rom l'unica occasione di incontro e condivisione

con altri bambini non-rom. E' quindi fondamentale favorire il processo di socializzazione;

- un buon risultato nel percorso di scolarizzazione crea quindi i presupposti necessari per il

successivo inserimento socio-economico, che altrimenti risulterà ancora più problematico;

10 Per la lettura della tabella: nella prima colonna è indicato il numero delle Caritas per le quali il corrispondente ambito d’intervento risulta essere quello principale, mentre nella seconda quelle per cui l'ambito è secondario o incluso all'interno dell’intervento principale, o sul quale quest’ultimo ha una ricaduta. I + e i - indicano rispettivamente l'esito complessivamente positivo o negativo delle azioni relative all'ambito corrispondente.

14

Page 15: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

- inoltre lavorare con i bambini è senz'altro più semplice sia dal punto di vista della

relazione, sia per quanto riguarda le possibilità di successo dell'intervento stesso, come

del resto mostrano i dati riportati nella tabella 2.

I problemi più frequenti nell'attuazione di progetti legati alla scolarizzazione sono dovuti a:

- la mancanza di un adeguato supporto didattico all'interno della scuola, che consenta ai

bambini rom di affrontare le difficoltà didattiche e linguistico-cognitive che molto spesso

incontrano;

- la frequenza discontinua, sia a scuola che negli incontri di doposcuola;

- l'assenza del sostegno familiare che si traduce in una carenza di stimoli cognitivi, affettivi

e più in generale che promuovano l'istruzione in un'ottica positiva;

- la dispersione che rimane tuttavia alta (sono pochi i ragazzi e soprattutto le ragazze che

raggiungono la licenza media e ancora meno quelli che intraprendono le scuole

superiori).

Da ciò possiamo capire come sia necessario affiancare alla scolarizzazione sia attività che

possano favorire relazioni positive con i compagni, sia un lavoro assiduo con i genitori affinché

questi assolvano al ruolo di referenti diretti anche in materia d'istruzione. Da questo punto di vista

buoni risultati sono stati ottenuti a Catania, dove, nell'arco di un anno, i bambini sono stati inseriti

a scuola per la prima volta rispondendo positivamente sia per quanto riguarda il rendimento

scolastico sia nelle relazioni con i compagni. Allo stesso tempo la scuola è stata il pretesto per

coinvolgere le famiglie e organizzare incontri di socializzazione fra le mamme rom e quelle

italiane, che si sono dimostrati molto efficaci.

Sono 7 le Caritas che lavorano principalmente avviando percorsi di accompagnamento per la

regolarizzazione giuridica, l'inserimento lavorativo, la formazione o l'assistenza sanitaria, in base

ai bisogni espressi dai singoli nuclei familiari (8 se consideriamo anche chi se ne occupa

occasionalmente). Anche questo tipo di intervento porta a risultati positivi, 7 casi su 8, come

risulta dalla tabella. Possiamo ipotizzarne alcune ragioni. In primo luogo, essendo le famiglie

stesse che manifestano il bisogno o che richiedono un servizio, la loro disponibilità a partecipare

attivamente all'avvio di un percorso è sicuramente discreta, condizione essenziale per la buona

riuscita di un intervento.

15

Page 16: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Inoltre, seguire un nucleo familiare da vicino previene la dispersione dell'intervento e privilegia un

rapporto esclusivo che favorisce la fiducia e l'ascolto.

E' anche vero però che, se non si definiscono ruoli e competenze in modo rigoroso e non si

hanno gli strumenti per affrontare adeguatamente il coinvolgimento emotivo, questo tipo di

approccio rischia facilmente di cadere nella trappola assistenzialista.

Nonostante quasi tutte le Caritas ritengano fondamentale la sensibilizzazione del territorio,

soltanto 3 includono questo obiettivo fra i principali nelle azioni che svolgono, mentre altre 5

attuano interventi che hanno una ricaduta sociale in tal senso. Inoltre, in ben 3 casi il tentativo di

sensibilizzare il territorio risulta inefficace.

Il contesto sociale è sicuramente uno dei principali ambiti su cui è prioritario intervenire. Se la

comunità civile è imbevuta di pregiudizi e non si apre alla conoscenza e all'accoglienza dell'altro,

qualsiasi progetto in favore dei rom, sia sul piano del lavoro, della salute o della scuola non

troverà spazio per avviare un percorso di inserimento reale. 8 Caritas su 15 hanno riconosciuto

come problema principale nell'attuazione dei rispettivi interventi proprio l'intolleranza e la

chiusura del contesto di accoglienza. Tuttavia, come abbiamo già osservato, i progetti e le attività

delle Caritas specificatamente destinati alla sensibilizzazione del territorio sono ancora molto

pochi.

Inoltre un simile clima sociale si riflette (ed è condizionato a sua volta) anche sul piano politico,

cosa che dovrebbe essere evidente in questo ultimo anno. Gli ostacoli legali e burocratici che gli

operatori sociali incontrano nei percorsi di accompagnamento per la regolarizzazione giuridica

sono innumerevoli e molto spesso insormontabili. Ben 3 Caritas su 4, che si occupano anche di

questo aspetto nel lavoro con i rom, non riescono a trovare soluzioni soddisfacenti.

Senza la regolarità giuridica tutto il resto è compromesso, a partire dall'inserimento lavorativo.

Anche in quest'ambito il grado di insuccesso è piuttosto sconfortante. Su 7 Caritas che hanno

tentato inserimenti lavorativi di rom e sinti solo 2 hanno ottenuto risultati positivi.

Possiamo collegare almeno in parte l'esito negativo al contesto sociale ostile e diffidente. In

molte interviste, per esempio, è emersa la difficoltà di trovare persone disposte ad assumere

donne o uomini di etnia rom, come anche la tendenza da parte dei rom a non rivelare la propria

origine culturale per il timore di perdere il lavoro.

Dall’analisi dei dati risulta inoltre che nelle Caritas dove è stato raggiunto (almeno in parte)

l'inserimento lavorativo, sono stati anche svolti corsi per la formazione professionale.

Attualmente infatti molte esperienze del privato sociale hanno rivelato l'efficacia dei corsi di

16

Page 17: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

formazione professionale volto all'acquisizione di competenze specifiche per svolgere un

mestiere specializzato. Corsi di cucito o artigianato per le donne, di carpenteria, meccanica e

giardinaggio per gli uomini.

Se, dopo il corso, le garanzie di trovare un lavoro rimangono comunque molto limitate, le

possibilità professionali di rom e sinti di fatto aumentano e può essere presa in considerazione

l'idea, ad oggi sempre più diffusa, di reperire fondi regionali o europei per l'apertura di

cooperative o piccole imprese private. Normalmente il corso professionale viene accettato di

buon grado dalle comunità rom e sinte.

Per quanto riguarda i rimanenti ambiti di intervento:

- Rispetto alla salute gli interventi sanitari hanno generalmente esito positivo poiché

affrontano un bisogno primario e diffuso, date le condizioni igienico-sanitarie in cui i rom

vivono.

- Il problema abitativo, affrontato con successo da 3 Caritas su 4, apre una questione

spinosa e contraddittoria. A Carbonia-Iglesias la Caritas è riuscita ad ottenere

l'allestimento di un campo attrezzato destinato a una delle comunità rom presenti sul

territorio. Se da una parte i vantaggi per i rom sono evidenti, poiché disporranno di uno

spazio autorizzato e dei servizi primari, dall'altra viene ancora una volta confermata la

politica, tutta italiana, del campo nomadi che si è dimostrata ampiamente inefficace sia

sul piano teorico che su quello pratico. A Rimini e Frosinone invece le soluzioni abitative

individuate sono diverse, ma prevedono per lo più l'affitto di appartamenti a spese della

Caritas.

- L'ambito di intervento pastorale è preso in considerazione solo da 2 Caritas, Vicenza e

Rimini, che hanno avviato percorsi di fede rivolti ai minori. Il successo di questi interventi

è probabilmente legato alla percezione della fede da parte dei rom, come elemento di

comunione e condivisione che garantisce almeno un parziale inserimento nella comunità

sociale.

E’ stato inoltre rilevato che l'esito positivo degli interventi sia riconducibile anche a una

distribuzione delle attività in più ambiti, che chiaramente non deve significare una dispersione

delle risorse e delle energie; al contrario, se condotta in modo attento e organico, permette di

agire a favore dell'inserimento di rom e sinti in un'ottica globale che tenga conto dei molteplici

aspetti dell'esistenza. Ne è un esempio l'approccio multifattoriale proprio della Caritas

17

Page 18: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Ambrosiana che lavora parallelamente a più livelli arrivando a coprire fino a 7 ambiti di

intervento. Inoltre riesce a conseguire discreti risultati in tutti gli interventi se si esclude la

regolarizzazione giuridica che come sappiamo dipende quasi totalmente da fattori esterni.

2.4 L'orientamento metodologico Per orientamento metodologico si intende la filosofia che sta alla base dell'intervento sin dalla

sua fase progettuale. La presente ricerca ha rilevato una sostanziale condivisione da parte delle

Caritas Diocesane di un orientamento metodologico che tenda alla responsabilizzazione e

all'autonomia dei rom e dei sinti. Ciò vuol dire avviare percorsi di inserimento che siano

caratterizzati da una chiara definizione dei ruoli e delle competenze degli operatori, i quali hanno

la funzione di mediare tra la comunità rom e i servizi socio-assistenziali di riferimento.

Se confrontiamo l’approccio metodologico con gli esiti degli interventi effettuati, rileviamo che

tutte le Caritas che seguono una filosofia volta all'autonomia riscontrano esiti positivi. Tuttavia

anche dove l'assetto assistenziale appare dominante si possono raggiungere buoni risultati.

Eppure una riflessione sugli esiti degli interventi e l'orientamento metodologico adottato avrebbe

più senso sul lungo periodo. E' infatti noto che interventi a base assistenziale ottengono buoni

risultati nell'immediato, ma i benefici riscontrati dai destinatari si esauriscono al termine

dell'intervento stesso. Un orientamento volto all'autonomia, invece, che intraprende percorsi più

lunghi e apparentemente più rischiosi, promuovendo una sperimentazione costante, garantisce

risultati tendenzialmente stabili. Non a caso, le Caritas che lavorano con i rom da più tempo,

Roma e Milano, e che hanno ormai consolidato un approccio di questo tipo, possono

confermarne l'efficacia sul lungo periodo.

18

Page 19: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

2.5 Problemi principali riscontrati nell'attuazione degli interventi Tabella 3. Problemi principali

Problema

Caritas che hanno rilevato

il problema

Contesto di accoglienza 9

Interventi istituzionali e politiche sociali inadeguate

5

Alcuni tratti cultura rom 3

Inserimento lavorativo 2

Rete criminale 2

Le condizioni abitative 2

Coordinamento di rete 1

Metodologia di intervento Caritas

1

Nel corso del presente lavoro abbiamo già accennato ad alcuni dei problemi principali che hanno

individuato le Caritas Diocesane nello svolgimento degli interventi. Tuttavia è opportuno

schematizzarli per avere una visione sintetica della questione.

Come analizzato precedentemente, la chiusura e l'ostilità del contesto di accoglienza è il

problema principale che hanno incontrato quasi tutte le Caritas, ben 9 su 15. A questo sono

inevitabilmente legate l'inadeguatezza e l'insufficienza delle politiche sociali e degli interventi

istituzionali che, se associate alle periodiche operazioni di sgombero dei campi, possono

addirittura ostacolare il processo di integrazione e il lavoro stesso delle Caritas. Inoltre, l'assenza

delle istituzioni e di adeguate politiche di inserimento si ripercuote anche sui problemi legati alla

criminalità, diffusa soprattutto nelle comunità rom e sinte che vivono in campi di medie e grandi

dimensioni, dove l'alta concentrazione di persone e lo scarso controllo favoriscono il proliferare di

attività illecite.

Sebbene siano state rilevate in quasi tutte le realtà prese in esame difficoltà dovute alle

condizioni abitative, solo 2 Caritas su 15 annoverano la situazione abitativa tra i problemi

principali. Questa considerazione ci porta a riflettere sul fatto che, nonostante la mancanza di

servizi e di stabilità sia un presupposto fondamentale per l'integrazione reale, non costituisce

invece una condizione necessaria per la buona riuscita di un progetto. Non è detto infatti che se i

19

Page 20: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

destinatari vivono in case o appartamenti, e si suppone quindi che abbiano raggiunto un livello di

inserimento maggiore, i successivi programmi volti all'integrazione abbiano esito positivo.

Ricordiamo infatti che ogni realtà è costituita da una particolare combinazione dei molteplici

fattori che la compongono, di cui la progettazione e l'esecuzione di un intervento devono sempre

tener conto.

2.6 Le realtà associative coinvolte Il numero di associazioni coinvolte negli interventi è estremamente variabile. Ci troviamo di fronte

a realtà come Milano dove le associazioni e gli Enti interessati sono almeno 17, o a situazioni in

cui la Caritas è l'unico organismo sul territorio ad occuparsi delle comunità rom e sinte.

Inoltre, le associazioni che intervengono in un campo, o che comunque hanno contatti con le

comunità rom, sono molte di più. Esiste infatti una rete sommersa costituita da piccole

associazioni, Parrocchie, servizi sociali e sanitari, volontariato che, operando autonomamente, e

spesso all'esterno dell'insediamento (in alcuni casi è la Caritas stessa che lavora in spazi

esterni), non viene a contatto diretto con gli operatori che invece svolgono il lavoro all'interno.

Non solo esiste una rete sotterranea che è difficile identificare se non si lavora sul campo, ma gli

interventi sono talmente frammentari e scollegati fra loro che gli stessi operatori che vivono la

realtà dall'interno, spesso non hanno una visione completa di tutte le forze in gioco. La

dispersione degli interventi è ancora più probabile lì dove i rom e i sinti non vivono concentrati in

un unico spazio come l'accampamento, ma risiedono in case o appartamenti.

Non stupisce quindi che sia stata rilevata la generale carenza di un adeguato coordinamento di

rete. Nella maggior parte dei casi è totalmente assente, altre volte i tentativi che vengono fatti in

tal senso sono faticosi e inutili. Le cause di questa difficoltà sono state individuate dalle stesse

Caritas:

- nel fatto che le associazioni del privato sociale sono costrette a competere tra loro per

ottenere i finanziamenti dalle amministrazioni locali;

- nella divergenza di vedute in merito agli obiettivi e alle strategie di intervento;

- nelle diverse posizioni politiche;

- nella generale incapacità di portare avanti un dialogo costruttivo e costante nel tempo,

tanto più quando gli attori coinvolti sono numerosi.

20

Page 21: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Che il coordinamento di rete sia essenziale risulta comunque dal fatto che diverse Caritas ne

hanno sottolineato la funzione fondamentale: garantire la condivisione di scopi e obiettivi generali

e la definizione di una strategia di intervento comune.

2.7 L'animazione comunitaria Le Parrocchie sembrano essere molto attive in tutte le Diocesi, a volte è proprio il parroco che,

avendo rapporti con i rom locali da lungo tempo, agisce da mediatore tra la Caritas e la comunità

rom.

Le maggiori difficoltà relative all'aspetto pastorale degli interventi sono:

- i rapporti esclusivamente assistenziali tra rom e Parrocchie;

- la carenza, in molti oratori, di attività che incoraggino il coinvolgimento dei ragazzi rom

e sinti;

- la frequente mancanza di un coordinamento che favorisca lo scambio e il confronto.

Come abbiamo potuto rilevare dai resoconti degli interventi, sono solo due le Caritas che

svolgono attività in ambito pastorale. Sia a Rimini che a Vicenza sono stati intrapresi percorsi di

fede specifici per i rom che hanno portato diversi bambini al battesimo. La Chiesa diventa per

queste persone uno spazio di integrazione e socializzazione importante che garantisce un

rapporto con la comunità locale, mediato dalla fede.

2.8 Rapporti con le istituzioni Per quanto riguarda i rapporti con le istituzioni, dalle interviste è emerso che l'organo istituzionale

più direttamente coinvolto è il Comune. Solo in alcuni casi si fa riferimento anche alla Provincia.

Con il Comune i rapporti sono spesso ambigui e conflittuali. In 7 casi su 15 il Comune non attua

interventi destinati a rom e sinti, ma tende piuttosto a delegare al privato sociale, o agli enti

ecclesiali, il compito di occuparsi delle comunità rom locali. Normalmente, l'intervento e il

sostegno del Comune si osservano in situazioni di emergenza o criticità sociale forte (pressioni

da parte dei cittadini o dei municipi, emergenze sanitarie, ecc), oppure quando sono sollecitati

ripetutamente dall'associazionismo.

In altri 7 casi, fra quelli esaminati, esiste un dialogo tra le Caritas e il Comune di riferimento, frutto

di un lavoro di mediazione costante. In molte occasioni questi Comuni hanno mostrato un vivo

interesse nel trovare soluzioni e sperimentare progetti volti a favorire l'inclusione sociale e

21

Page 22: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

l'inserimento lavorativo di rom e sinti. Ancora più spesso però gli interessi di ordine economico e

politico vengono anteposti alle esigenze degli strati marginali della popolazione. Accade così che

le istituzioni procedono in modo discontinuo e a volte contraddittorio. Basti pensare agli sgomberi

forzati che ostacolano il radicamento delle comunità rom e sinte sul territorio, compromettendo il

processo di integrazione già di per sé complesso. Costringere interi nuclei familiari ad

abbandonare la propria casa dove risiedono da anni, senza per altro garantire loro una

sistemazione alternativa, significa vanificare i traguardi raggiunti sino a quel momento in materia

di scolarizzazione di minori, relazioni con il territorio, rapporti di lavoro. Tutto ciò con l'aggravante

di alimentare la sfiducia che i rom e i sinti hanno verso le istituzioni, e di conseguenza

incrementare le resistenze da loro manifestate nei confronti di una possibile integrazione.

Nei casi in cui le istituzioni sono assenti, troviamo Napoli, Palermo e Catania, dove il problema è

in parte legato alla mancanza di un riferimento normativo in materia. La Sicilia e la Campania

infatti non hanno mai emanato leggi regionali al riguardo.

Questo ci induce a ribadire l'importanza fondamentale di una legislazione che, oltre a regolare

l'accoglienza e lo stanziamento di risorse per interventi specifici destinati ai rom, impegni

ufficialmente le istituzioni nella presa in carico delle comunità.

2.9 La formazione degli operatori Sono solo 3 (Milano, Roma, Grosseto) le Caritas che fra le loro attività dedicano particolare

attenzione alla formazione degli operatori che lavorano con rom e sinti.

Questo aspetto viene molto spesso sottovalutato poiché si tende a ritenere che l'acquisizione

delle competenze necessarie per operare nel sociale derivi in primo luogo dall'esperienza pratica

e diretta. Non c'è dubbio che il lavoro sul campo sia indispensabile per capire realmente quali

sono i problemi da affrontare e quali le strategie relazionali più efficaci. D'altra parte, però,

disporre di una conoscenza teorica, con particolare riferimento alle caratteristiche specifiche dei

destinatari dell'intervento, fornisce quei primi strumenti essenziali per:

- una corretta interpretazione del disagio;

- una corretta interpretazione degli aspetti culturali;

- una corretta gestione delle competenze socio-affettive.

Questo vale ancora di più nel lavoro con i rom e i sinti per i quali vivere ai margini della società

ha sempre costituito un tratto distintivo della propria identità culturale. Una formazione minima

22

Page 23: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

per gli operatori e i volontari che si affacciano alla realtà romanì per la prima volta dovrebbe

essere ritenuta fondamentale, non solo affinché l'intervento risulti efficace, ma anche per tutelare

gli operatori stessi da un coinvolgimento affettivo che altrimenti rischierebbe di trascinarli in una

spirale di frustrazione, impotenza e delusione.

Non è un caso che nelle Caritas di Roma e di Milano, dove gli interventi hanno ottenuto risultati

molto positivi, sia riservato uno spazio al percorso formativo degli operatori.

2.10 Osservazioni sui rom Durante i colloqui, i referenti intervistati sono stati sollecitati a condividere riflessioni e

osservazioni metodologiche maturate nel corso della loro esperienza con i rom. Le

considerazioni emerse, che riportiamo di seguito, costituiscono spunti interessanti per un

ulteriore analisi delle strategie operative e relazionali che costituisce materiale utile per

l'elaborazione di una metodologia di intervento condivisa .

Possiamo classificare le osservazioni sui rom emerse dalle interviste in osservazioni che

investono aspetti culturali e osservazioni che, sebbene possano essere considerate relative a

caratteristiche culturali e comportamentali, sono anche un effetto diretto della loro condizione di

marginalità ed esclusione socio-economica.

Fra le prime, le più frequenti sono:

• Hanno una diversa cognizione del tempo e una differente scala di valori che comportano

l'incapacità, per lo meno apparente, di rispettare impegni, appuntamenti, regole.

"..anche quando vengono assunti, non si presentano al lavoro per una settimana senza

avvertire, per la celebrazione di qualche festa tradizionale o per un viaggio improvviso"

"Per esempio era stato organizzato un incontro con l'assessore per risolvere un problema

dovuto al mancato pagamento dell'energia elettrica. Il referente del campo che aveva

garantito la sua presenza era andato a un matrimonio....fortunatamente l'assessore aveva

disdetto l'appuntamento. Tuttavia non era concepibile rinunciare al matrimonio per una

questione di tipo pratico secondo loro ‘rinviabile’"

23

Page 24: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

"Bisogna ricordare loro più volte il giorno e l'ora della visita" (Roma)

• Hanno una diversa concezione dello spazio.

"Per quanto riguarda la casa, sono in pochi quelli che desiderano un appartamento. Non

amano gli spazi chiusi e i piani superiori (...) Che non siano adatti a vivere in appartamenti

si vede anche dalla gestione della casa che viene arredata in modo essenziale e

addobbata con tappeti ecc come le roulotte."

"Faticano a leggere le mappe stradali. Per orientarsi fanno riferimento a una cognizione

interna dello spazio"

• Non comprendono l'importanza della scuola e della formazione dei bambini. A ciò si associa

l'incostanza nella frequenza scolastica dei minori e più in generale una scarsa attenzione per

il processo di inserimento scolastico.

"ancora faticano a distinguere tra l'atto di mandare il figlio a scuola per avere qualcosa in

cambio, come fosse un favore che fanno agli operatori Caritas, e il concetto di istruzione

come diritto del bambino e investimento per il suo futuro."

"Sono poche le persone che capiscono che la scuola è un investimento per la vita dei figli

e non solo un obbligo che la società gli impone"

"La scuola e la medicina rimangono comunque due ambiti che i Rom tendono a

trascurare completamente, non ne comprendono l'utilità o la necessità."

"La maggior parte dei rom sono analfabeti, mentre oggi tutti i napoletani completano la

scuola dell'obbligo"

Sono state poi sottolineate:

24

Page 25: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

• La condizione di sottomissione della donna nei confronti del marito. Questo aspetto secondo

alcune delle persone intervistate costituisce un forte limite per l'inclusione sociale. Da più

interviste emerge una percezione dell'uomo rom come ostacolo alla voglia di integrazione

della donna.

" Le donne subiscono l'autorità dei mariti. Molte volte, oltre ad occuparsi della gestione

della casa, della cura dei figli, dell'amministrazione domestica, sono indotte dai mariti ad

assumersi le condanne penali di cui loro sono i reali responsabili. Questo perché alla

donna, soprattutto se in cinta, viene assegnata una pena minore e riservato un

trattamento più blando. Molte donne che si rivolgono al centro di ascolto rivelano di voler

cambiare vita, ma poi nei fatti non ce la fanno. Sono poche quelle che fanno una scelta

definitiva di lasciare il marito e la comunità".

• Il loro criterio di gestione delle risorse è incomprensibile

"Sono un popolo complesso e pieno di contraddizioni; per esempio, chiedono sempre

soldi e vivono in condizioni di povertà, ma durante le comunioni dei figli, o in altre

occasioni cerimoniali, si vestono bene e sfoggiano numerosi gioielli"

Le osservazioni sui rom e i sinti, ascrivibili al secondo gruppo, possono essere a loro volta

distinte tra quelle che si riferiscono ad aspetti caratteriali e quelle relative alla loro relazione con

gli operatori e con il mondo dei gagè.

Dalle interviste risulta che i rom:

• sono pigri, aspettano che le cose vengano loro offerte, invece di attivarsi spontaneamente;

• hanno un atteggiamento arrogante e di fronte a un diniego si alterano facilmente;

• sono orgogliosi e rifiutano di essere associati alle altre categorie sociali disagiate;

Per quanto riguarda i rapporti con l'esterno le osservazioni più frequenti sono:

• Sono chiusi e diffidenti nei confronti dei non-rom. Oppongono forti resistenze all'integrazione

25

Page 26: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

"La loro cultura non permette un reale inserimento socio-lavorativo"

"Rapportarsi con loro infatti non è sempre facile e ancora più complicato è coinvolgerli in

attività o programmi di inserimento."

• Anche se si è consolidato un legame basato sulla fiducia, il rapporto non è mai

disinteressato

"Il rapporto con i rom è di conoscenza avanzata e di fiducia, ma chiaramente raccontano

sempre una verità parziale".

"Il rapporto con i rom rimane comunque ambiguo anche dopo tanto tempo, nel senso che

se in alcuni momenti sembra di essere riusciti a sfondare il muro e a raggiungere un certo

grado di autenticità, immediatamente un comportamento o una richiesta smentiscono

questa illusione."

"Forse dopo un anno e mezzo di lavoro hanno colto la vicinanza, ma probabilmente

sempre in termini utilitaristici"

• Esprimono una forte mancanza di fiducia nelle Istituzioni e nei servizi e tendono a

personalizzare le relazioni

"Per i Rom, infatti, la scuola rimane un'istituzione di cui non fidarsi e lasciare il proprio

figlio sotto la tutela di persone sconosciute non è comprensibile."

"...solitamente loro non ripongono fiducia nelle Istituzioni (Servizi sociali, sanitari, ecc). Più

che nelle Istituzioni tendono ad avere più o meno fiducia nelle singole persone che vi

lavorano"

"instaurano facilmente rapporti privilegiati con persone che si sono dimostrate disponibili

nei loro confronti"

Inoltre è stato anche sottolineato che:

26

Page 27: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

- i rapporti che hanno con l'esterno sono diversi da quelli all'interno della comunità;

- il loro atteggiamento è caratterizzato da continue richieste che vanno oltre le competenze

dell'operatore;

- hanno bisogno di ottenere dei vantaggi immediati;

- vedono gli interventi in loro favore come un atto dovuto;

- ci sono persone e anche molte donne che hanno voglia di lavorare e di cambiare;

- i giovani sono sottoposti ad un impatto con la modernità che svaluta il lavoro inteso in

senso tradizionale.

E' chiaro che tutti questi atteggiamenti, dall'indolenza all'arroganza, sono una manifestazione del

disagio in cui i rom vivono da sempre, un meccanismo di difesa che si rinforza ogni volta che le

loro aspettative di miglioramento vengono deluse. Da qui, la totale sfiducia nelle istituzioni, che

continuano a rivelarsi ostili e ipocrite e la conseguente ricerca di rapporti personali privilegiati per

la soddisfazione dei bisogni. In questo senso le relazioni saranno sempre compromesse dalla

tendenza a ricercare in ogni contatto con l'esterno un vantaggio di tipo economico.

Ciò che rende tali osservazioni interessanti è l'opportunità di capire qual è la percezione che gli

operatori hanno dei rom e dei loro atteggiamenti e disporre quindi di materiale utile su cui

lavorare per superare i luoghi comuni più diffusi, inserendoli all'interno di un discorso storico-

culturale più ampio. Un'adeguata conoscenza della realtà di rom e sinti significa approfondirne gli

aspetti antropologici, culturali e storici, sottolineando le differenze fra gruppi e nazionalità diverse.

Ma vuol dire anche riconoscere i rom e i sinti come parte integrante di un sistema socio

economico che ha costretto per secoli questo popolo a vivere in una condizione di estrema

emarginazione sociale.

2.11 Riflessioni metodologiche Le seguenti riflessioni, emerse dai colloqui con Direttori e operatori Caritas, sono relative alle

metodologie di intervento e alle strategie relazionali da mettere in pratica con rom e sinti, alla

promozione di attività e ambiti di intervento ritenuti prioritari. Sono utili per avere una visione

generale delle strategie operative, sperimentate dalle Caritas Diocesane e ritenute efficaci, e

delle riflessioni da esse elaborate a partire dalle difficoltà incontrate. Per una lettura più organica,

tali considerazioni sono state ordinate per tematiche.

27

Page 28: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Aspetti metodologici generali

• E' necessario intervenire anche quando non si rilevano situazioni emergenziali. La

tendenza da parte delle istituzioni ma anche delle Caritas stesse è quella di non rispondere

al bisogno di rom e sinti fino a quando questo non si manifesta nella forma più critica.

"A Trieste la situazione non è dettata dall'emergenza, i problemi ci sono, ma finora non

hanno mai generato situazioni di criticità tali da richiedere un intervento rivolto al

fenomeno in generale."

"Il disinteresse totale nei riguardi di una possibile integrazione socio-culturale è dovuto

essenzialmente alla mancanza di conflitti e di criticità. Fino a che la situazione di

convivenza è più o meno pacifica non ci si preoccupa di creare le condizioni per un reale

inserimento, promuovere la relazione e lo scambio."

• Bisogna pensare a progetti ben strutturati e a interventi cha abbiano obiettivi a lungo

termine.

"È necessaria una programmazione di fondo con interventi pensati sul lungo periodo."

"Ci vogliono almeno 3 generazioni affinché si verifichi un cambiamento culturale"

• Bisognerebbe prevenire l'approccio di tipo assistenziale.

"La filosofia della Caritas è quella di autonomizzare i rom, affiancandoli nei percorsi,

svolgendo dei primi accompagni, sostenendoli lì dove la presenza di un operatore consente

di accedere ai servizi che altrimenti verrebbero loro negati per pregiudizio e arroganza."

"Dopo questi due primi anni di esperienza è emerso il problema di non riuscire più a

svincolarsi dalle dinamiche assistenzialiste innescate in un primo momento per ingenuità, da

una parte, e per ottenere la fiducia dei rom, dall'altra."

28

Page 29: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

• È conveniente pensare a progetti che non siano destinati all'intera comunità, ma a singole

famiglie.

"La scelta di non lavorare con l’intera comunità è strategica, poiché si è notato che nel

momento in cui è necessaria l'unione i Rom fanno gruppo compatto, ma appena c'è da

spartirsi qualcosa nascono conflitti e contrasti che rendono il lavoro più difficile."

• È necessario trovare una soluzione alla questione della regolarità giuridica

"La priorità è regolare la posizione giuridica, perché l'irregolarità preclude l'accesso al

lavoro e di conseguenza a tutto il resto perpetuando una condizione di marginalità

economico-sociale."

• Bisogna fare attenzione alla composizione dell'equipe operativa, anche dal punto di vista del

genere.

"Esiste una marcata differenza di genere (...) necessità di operatori di ambo i sessi, ma

purtroppo è difficile trovare operatori uomini."

Strategie comunicative

Rispetto alle tecniche comunicativo-relazionali le considerazioni più frequenti sono state:

• È necessaria la chiara definizioni dei ruoli e delle competenze

"...è necessario definire il proprio ruolo e i propri limiti e non creare illusioni"

"La relazione con i rom è dialettica e impostata sul rispetto reciproco e sul sostegno

regolato da limiti e diritti. Non c'è nessun tipo di concessione assistenzialista se non è

necessaria"

• Bisogna essere consapevoli delle possibili dinamiche relazionali che i rom tendono a

innescare

29

Page 30: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

"ci vuole fermezza e conoscere lo stile, perché i Rom tendono a essere raggiratori"

"Bisogna ascoltare tutti e non fidarsi di nessuno"

• È fondamentale stabilire relazioni di fiducia proponendo una o più figure di riferimento

"stabilire delle relazioni interpersonali basate sulla fiducia è l'unica strategia realmente

efficace"

"Per relazionarsi con i Rom è necessaria una fiducia reciproca che a volte si riesce a

raggiungere."

• È utile spronare i rom ad adeguarsi alle regole e a rispettare doveri ed impegni attraverso

il compromesso e a volte la "minaccia"

"Andrebbero redatti dei patti per la cittadinanza per definire le regole dell'accoglienza, del

rispetto reciproco e per l'accettazione da parte dei rom delle norme di scolarizzazione e

dei diritti della donna. Non meraviglia il fatto che le famiglie hanno mandato i propri figli a

scuola per non incorrere nel rischio di vederseli portare via, e non perché riconoscano il

valore dell'istruzione."

. "Dopo le numerose sollecitazioni da parte della Caritas e dei servizi sociali il Comune ha

avviato la progettazione dell'area di sosta prevista redigendo, congiuntamente alle

associazioni del privato sociale e ad alcuni rappresentanti della comunità stessa, un

regolamento dei diritti e dei doveri nella gestione del campo (es. in cambio dello spazio

abitativo i rom devono garantire la frequenza scolastica dei minori)."

"...stanno provando ad adottare una linea più dura e ferma orientata al rispetto di

determinate regole. Riferiscono che ultimamente gli unici esiti positivi li hanno ottenuti con

le minacce."

30

Page 31: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

" (...) il contatto con le famiglie, a cui venivano negati i sussidi economici qualora i figli non

frequentassero regolarmente la scuola"

• L'offerta di un bene materiale può essere utile per avviare un rapporto di fiducia

"Offrire qualcosa come primo approccio è necessario"

"Nella relazione con i Rom è sempre presente l'offerta di un bene materiale come

strumento per coinvolgere l'interlocutore. Ma forse il dare iniziale potrebbe anche essere

inteso come un dono offerto in cambio dell'ospitalità. L'offerta diventerebbe quindi un

gesto simbolico di riconoscenza, come del resto avviene in tutte le culture."

• È fondamentale non elargire denaro contante. Meglio pagare direttamente un servizio,

fornire buoni destinati all'acquisto di un bene determinato, offrire direttamente beni

materiali secondo il bisogno.

La sensibilizzazione del territorio

Per quanto concerne la sensibilizzazione del territorio e i rapporti con le altre realtà coinvolte,

queste sono le osservazioni più frequenti:

• È necessario lavorare molto sul contesto, sensibilizzando il territorio in più forme

"Un altro proposito per il futuro è la sensibilizzazione del territorio"

"Per il futuro è necessario lavorare molto sul contesto di accoglienza a partire dalla

scuola"

"Bisogna partire dal soddisfacimento dei bisogni primari (l'igiene, il cibo, la scuola, il

lavoro, la casa, ecc) e dalla decostruzione dei pregiudizi."

• Si avverte la mancanza di una conoscenza approfondita del mondo rom e di un'adeguata

formazione di docenti e operatori sociali.

31

Page 32: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

"Fino ad ora non è mai stata eseguita una formazione specifica per lavorare con i rom,

ma è in programma."

"Si è resa necessaria una conoscenza maggiore della storia e della cultura dei Rom."

È in programma la produzione di articoli e organizzazione di convegni o seminari di studi

con la prospettiva di elaborare buone prassi di intervento a favore dei Rom."

"È in programma la formazione di un gruppo di insegnanti che si occupi di incentivare la

relazione tra scuola e famiglia per aiutare le mamme ad avvicinarsi alla scuola.

Attualmente infatti sono soprattutto i padri che partecipano alle riunioni o ai colloqui con la

scuola, che lavorano, ecc

Inoltre si pensa di attivare anche dei corsi di formazione per le insegnanti che accolgono

per la prima volta bambini Rom nella propria classe o che hanno bisogno di un sostegno

nell'affrontare le difficoltà che la presenza di bambini stranieri (in questo caso rom) può

comportare."

• Bisogna incrementare le attività che coinvolgano rom e non-rom insieme

"Per favorire la socializzazione (oltre all'inserimento dei ragazzi immigrati di recente

arrivo) è previsto quindi l'incremento di attività al di fuori del Centro e della scuola:

cinema, sport, ecc"

• Si dovrebbero valorizzare le esperienze positive.

" Bisogna invece valorizzare le esperienze positive e dare risalto ai contesti in cui si è

raggiunto un buon livello di integrazione. Per es. far parlare della propria esperienza quei

sindaci che hanno una situazione non conflittuale nel proprio comune."

• Il lavoro di rete è fondamentale.

32

Page 33: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

"...è previsto il coordinamento fra i diversi attori in campo, per evitare di disperdere gli

interventi o di veicolare messaggi contraddittori. E' emersa la necessità di seguire una

linea di azione comune e mantenere sempre attiva la comunicazione fra gli agenti."

"Un altro problema è che in un paese così piccolo e isolato come Villanova è molto

difficile attivare una rete di associazioni o enti che possa progettare un intervento

organico e ben strutturato"

"...aumentare il lavoro di rete che è fondamentale"

"È stato fondamentale il lavoro di rete"

• Bisogna puntare sulle attività parrocchiali e l'animazione comunitaria.

"Anche nei gruppi di doposcuola e di attività presso l'oratorio le relazioni con i non rom

sono estremamente migliorate nel tempo senza la necessità di particolari interventi da

parte di esterni."

"Si dovrebbe lavorare di più sui volontari e sulla rete parrocchiale per l’animazione

comunitaria e del territorio."

• I rapporti con le istituzioni sono favoriti nei piccoli Comuni.

"L'intervento ha avuto molti risvolti positivi. In primo luogo, la presa in carico da parte del

comune di almeno una delle comunità presenti sul territorio (...) Il raggiungimento

dell'obiettivo (...) è stato favorito dalle dimensioni ridotte del comune, e dal rapporto di

fiducia che la Caritas e il Comune avevano già precedentemente. Ciò a permesso che le

richieste della Caritas venissero infine prese in considerazione, nonostante i numerosi

problemi ritenuti più urgenti."

Scuola, lavoro, casa

Rispetto ad alcuni ambiti specifici:

33

Page 34: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Scuola:

• Il lavoro con le famiglie è fondamentale

"Il rapporto con le famiglie è stato ed è fondamentale. Inizialmente infatti si è dovuto insistere

molto per convincere i genitori a mandare i propri figli a scuola sottraendo forza lavoro per la

sussistenza del nucleo familiare.(...) Si avverte un fortissimo bisogno di integrazione sia da

parte dei bambini che delle famiglie. I genitori partecipano al percorso scolastico dei bambini,

e, anche se è ancora necessario informarli personalmente di appuntamenti o incontri relativi,

sono sempre presenti e mostrano una certa soddisfazione per i buoni risultati riportati dai figli.

I bambini sono entusiasti dell’esperienza scolastica, addirittura si preoccupano

spontaneamente di fare i compiti e di studiare."

" (...) è importante favorire i rapporti scuola famiglia. Quest'ultimo aspetto è piuttosto

complicato soprattutto per la poca disponibilità degli insegnanti a collaborare pazientemente."

"È stato fondamentale il contatto con le famiglie e con le insegnanti che sono sempre state

molto disponibili."

"È necessario lavorare sulla famiglia e sulla lingua italiana"

• Bisogna partire dalla soluzione del problema igienico

"L’igiene è il primo passo per l'integrazione. (...) fare in modo che il bambino vada a scuola in

condizioni di decenza igienica sia il primo passo per spianare la strada all'integrazione, oltre a

una questione di rispetto nei confronti dei bambini stessi. Gli effetti positivi si possono leggere,

secondo Suor Tina, nella richiesta da parte dei bambini di andare a scuola con i vestiti puliti."

Lavoro:

• Dovrebbero essere incentivate forme di inserimento lavorativo graduali

34

Page 35: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

"Rispetto al lavoro dipendente per Rom e Sinti è necessario progettare percorsi di

inserimento lavorativo graduali.(...) Rimane comunque grande la fatica di reperire luoghi di

lavoro "normali" nei quali sperimentare periodi di lavoro brevi ma continuativi e magari

ripetibili una/due volte nell'arco dell'anno in modo da creare quei piccoli passi positivi da cui

può poi partire un processo di passaparola."

• È importante valorizzare le competenze dei rom, puntare sui corsi di formazione

professionale e la creazione di piccole cooperative

"Bisognerebbe inoltre valorizzare le competenze di base dei rom, anche se ci si scontra con

l'irregolarità della presenza. Si potrebbero sperimentare nuove forme di inserimento

lavorativo, come la costituzione di cooperative, per la raccolta del vetro ad esempio."

Casa:

• È opportuno proporre soluzioni abitative diverse.

"Per quanto riguarda la casa, sono in pochi quelli che desiderano un appartamento. Non

amano gli spazi chiusi e i piani superiori. l'ideale sarebbe l'usufrutto di ampi terreni

provvisti dei servizi di base (acqua, luce, gas, fognature, ecc) su cui poter sostare

permanentemente con i propri camper o mezzi. Che non siano adatti a vivere in

appartamenti si vede anche dalla gestione della casa che viene arredata in modo

essenziale e addobbata con tappeti ecc come le roulotte."

"Per il futuro si sta tentando di sollecitare il Comune sul problema abitativo per esempio

ipotizzando l’allestimento di almeno un campo sosta attrezzato."

Sono state qui riportate le considerazioni più frequenti e significative, che non devono essere

ritenute valide in assoluto, ma rispondono alla percezione propria di chi ha partecipato o condotto

l'intervento e quindi dovrebbero essere ricondotte al contesto specifico in cui l'intervento è stato

realizzato (con particolare riferimento alla storia della comunità e delle opere).

35

Page 36: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

Tuttavia, quello che riteniamo interessante in questa sede è il fatto che tali riflessioni, come

anche le osservazioni sui rom e sinti riportate precedentemente, una volta messe in relazione

con l'analisi dei rispettivi interventi, ci hanno permesso di formulare una serie di linee operative

che, se messe in pratica in modo preciso e organico, hanno buone probabilità di successo.

3. Conclusioni Note per la formulazione di linee di intervento

Ribadiamo che l'analisi fin qui condotta non può essere considerata esaustiva, dato il campione

ridotto su cui è stata eseguita e i dati parziali e soggettivi presi in esame. Tuttavia, sulla base

delle riflessioni emerse da questa indagine comparativa, riteniamo utile sistematizzare alcune

indicazioni per l'elaborazione di strategie di intervento valide ed efficaci (almeno sul piano

teorico) nel lavoro con le comunità rom e sinte.

Metodologia di intervento

In primo luogo è necessario intervenire anche dove non si rilevano situazioni di particolare

criticità sociale. A ciò si aggiunge il fatto che se il bisogno non emerge non è detto che non sia

presente, al contrario molto spesso sono proprio i bisogni sommersi che generano le emergenze.

Detto questo, è consigliabile proporre una filosofia di intervento che si fondi sul ruolo di

mediazione della Caritas tra le comunità rom e sinte presenti sul territorio e il contesto socio-

economico di inserimento, con il fine di favorire l'autonomia dei rom e dei sinti, attraverso il

definitivo superamento di un approccio assistenziale. Per l'applicazione pratica di un simile

orientamento metodologico è necessario:

o Progettare interventi a lungo termine, garantendone la coerenza e la continuità nel

tempo.

o Intervenire sempre su 3 fronti: i rom, il contesto di accoglienza e il raccordo tra le due

realtà, indipendentemente dall'ambito specifico di intervento (scuola, lavoro, casa, ecc).

o Attivare percorsi di inserimento paralleli in più ambiti (giuridico,lavorativo, abitativo,

scuola, salute). Ciò, non solo favorisce l'integrazione a tutti i livelli, ma permette anche di

regolare e indirizzare le numerose richieste dei rom verso servizi di competenza

specifica, disperdendo la loro tendenza a confondere ruoli e settori.

36

Page 37: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

o Puntare sulle strutture (scuole, servizi sanitari, comuni, ecc) che si sono dimostrate più

aperte e disponibili all'accoglienza. Garantire esperienze di accoglienza positive nei

servizi consente di riqualificare il rapporto con le istituzioni. Al contrario, non assicurare

un'adeguata accoglienza rischia di alimentare il senso di sfiducia ampiamente diffuso fra

i rom e i sinti.

o Pensare la relazione interpersonale e il rapporto di fiducia reciproca rom-operatore

come un mezzo e non come un fine. Questo vuol dire una chiara definizione dei ruoli e

dei limiti da essi imposti. Ciò consente sia di tutelare l'operatore, sia di evitare di

innescare dinamiche assistenzialiste. Per realizzare questo intento bisogna:

- agire sempre in un'ottica di prossimità e attenzione al bisogno di tutta la comunità,

senza privilegiare alcuni rapporti rispetto ad altri;

- promuovere una relazione di fiducia che sia però sempre tesa allo scambio

reciproco. L'offerta iniziale di un bene materiale, deve essere proposta

unicamente come approccio relazionale, in senso simbolico-culturale;

- essere in grado di gestire la relazione, volgendo le proprie competenze empatiche

verso dinamiche che favoriscano l'autonomia e l'emancipazione della persona.

- coinvolgere i rom e i sinti in prima persona e renderli protagonisti attivi e

responsabili dei rispettivi percorsi avviati;

- inviare messaggi chiari e assicurarsi che vengano recepiti correttamente. Devono

inoltre essere chiari tutti i passaggi che vengono affrontati durante il percorso

intrapreso, dalle difficoltà burocratiche ai motivi che permettono o meno di

soddisfare un bisogno. Devono essere consapevoli delle regole e di eventuali

eccezioni alle regole stesse;

- ricordare che un eventuale sostegno di tipo economico, se strettamente

necessario, non deve mai essere elargito sottoforma di denaro contante.

o Inserire la percezione della differenza culturale in una prospettiva di tipo socio cognitivo

che vada quindi oltre l'aspetto folkloristico. Questo consente di:

- adeguare le strategie comunicative orali, simboliche e visive, alla particolare

cognizione del tempo e dello spazio propria dei rom e sinti;

- trovare soluzioni atte a conciliare norme locali e valori tradizionali.

o Una formazione minima dei volontari e degli operatori che comprenda:

- riferimenti storici, aspetti culturali, riflessione sulle differenze socio-cognitive;

- metodologie di intervento e gestione delle competenze socio-affettive;

37

Page 38: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

- preparazione sul contesto specifico di intervento: la comunità e la sua storia, la

stratificazione interna, gli interventi già attuati e i relativi esiti.

o Porre attenzione alla composizione dell'equipe operativa e alla distribuzione dei ruoli

(età, sesso, aspetti caratteriali), a seconda delle esigenze del contesto.

o Individuare figure di riferimento all'interno delle comunità rom e sinte che,

adeguatamente formate, possano assumere il ruolo di mediatori . Questa azione, oltre a

rendere protagonisti i destinatari diretti dell'intervento, opera a livello di

sensibilizzazione sia delle stesse comunità rom e sinte, che tendono all'autoesclusione,

sia dei gagè (non-rom), affinché comincino a percepire i rom come agenti attivi.

o Un coordinamento di rete attivo, almeno a livello locale, delle realtà che operano con le

comunità rom e sinte a tutti i livelli. Questo consentirebbe di seguire una metodologia di

intervento comune, evitando di veicolare messaggi contraddittori e di disperdere i

risultati positivi conseguiti. Per individuare le realtà coinvolte si può partire dai tavoli di

coordinamento già esistenti .

o Il monitoraggio costante dell'intervento nell'ottica di una ricerca-azione che permetta di

sperimentare sempre nuove metodologie in sintonia con l'evoluzione del bisogno; con

l'idea che ogni esperienza significativa (sia in termini positivi che negativi) venga poi

condivisa e discussa all'interno del coordinamento locale (e se possibile a un livello più

ampio).

Nello specifico degli ambiti di intervento

o Continuare a privilegiare l'ambito della scuola e dei minori, associando sempre un lavoro

parallelo con le famiglie. Incentivare la relazione scuola- famiglia, attraverso:

- la promozione di eventi o attività che coinvolgano i genitori;

- corsi di alfabetizzazione e di lingua italiana anche per i genitori, per favorire

l'acquisizione del senso dell'istruzione e avvicinarli alla dimensione scolastica

dei figli. I bambini rom infatti, come molti bambini di seconda generazione,

vivono scissi fra il mondo socio-culturale della famiglia e quello esterno della

scuola. E' fondamentale che il genitore sia il referente per entrambi.

o Lavorare sull'inserimento lavorativo:

- attivando corsi di formazione professionale;

- trovando incentivi per l'avvio di cooperative o piccole imprese specializzate;

38

Page 39: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

- individuando una rete di associazioni e cooperative disposte a promuovere

l'assunzione di rom e sinti.

o Favorire, puntando sulla solidarietà femminile, percorsi che permettano alle donne di

uscire dalla dimensione familiare e del campo con:

- la proposta di corsi di formazione professionale;

- l'incentivazione di rapporti con le scuole;

- la promozione dell'utilizzo delle strutture sanitarie per la salute materno-

infantile.

o Promuovere la distribuzioni dei diversi nuclei familiari in più comuni disponibili a

collaborare per un inserimento abitativo, lavorativo e nella rete sociale locale

o Superare la soluzione abitativa del campo promuovendo forme abitative alternative:

- ristrutturazione di edifici abbandonati;

- concessione di terreni comunali inutilizzati e incentivazione dell'autocostruzione;

- inserimento, dove è possibile, nelle liste per gli alloggi popolari.

Rapporti con le Istituzioni e sensibilizzazione del territorio

o Sollecitare una risposta a livello nazionale per il riconoscimento della comunità rom e

sinta come minoranza linguistica.

o Far emergere la necessità di politiche sociali condivise a livello statale, che possano

essere un valido riferimento per gli Enti locali.

o Promuovere la collaborazione con le istituzioni territoriali locali (regione, provincia,

comune) necessaria e funzionale alla mediazione e all'inclusione nei diversi ambiti di

intervento (casa, scuola, sanità).

o Individuare percorsi di mediazione con le Istituzioni per risolvere il problema della

regolarizzazione giuridica.

o Attivare tavoli di lavoro a livello regionale e nazionale, coinvolgendo diverse realtà, dalle

Istituzioni al privato sociale, alle associazioni rom e sinte, per il confronto e la

programmazione di politiche congiunte con riferimento a una visione globale e unitaria

del fenomeno e delle soluzioni possibili.

o Valorizzare le esperienze positive attraverso:

- l'organizzazione di convegni e seminari in cui intervengono esponenti di

associazioni rom e sinte, referenti di progetti che hanno riscontrato buoni

39

Page 40: Sintesi - Caritas · La legge 15 dicembre 1999, n. 482 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche"5, che riconosce e tutela 12 minoranze etnico-linguistiche

risultati (Caritas e non), rappresentanti istituzionali locali che siano riusciti ad

avviare con successo il processo di inserimento;

- il coinvolgimento di Comuni che hanno trovato soluzioni abitative alternative al

campo per valutarne la riproducibilità in altri contesti territoriali.

o Promuovere occasioni di incontro tra i rom e la comunità territoriale come feste, eventi

culturali, attività ed eventi sportivi, laboratori ricreativi.

o Diffondere in rete materiale informativo sulle rispettive esperienze, eventi, incontri.

o Organizzare eventi interculturali riservando uno spazio alla cultura rom e sinta

coinvolgendone alcuni rappresentanti.

o Attivare corsi di formazione nelle scuole destinati a tutto il personale docente e non

o Proporre laboratori interculturali nelle scuole per educare alla diversità, alla curiosità per

le differenze, all'accoglienza e alla condivisione.

o Promuovere il lavoro delle Parrocchie e favorire percorsi di fede, rivolti ai bambini rom,

che abbiano il triplice effetto di accogliere il bambino nella comunità, di sensibilizzare il

contesto sociale di accoglienza e di favorire così l'inserimento sociale, oltre che

comunitario, dell'intero gruppo rom residente sul territorio.

o Stimolare indagini conoscitive sul tema dell'accoglienza delle comunità rom e sinte

(politiche sociali, esperienze, soluzioni positive, ecc), sia nazionali che europee.

o Incentivare la ricerca per una maggiore conoscenza della popolazione rom e sinta in

ambito culturale, antropologico-cognitivo, socio-sanitario.

40