Single Track Model

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1 CORSO DI MECCANICA DELL’AUTOVEICOLO ANNO ACCADEMICO 2007-2008 Docente: Prof. Ing. Gabriele Fichera IL COMPORTAMENTO DEL VEICOLO IN CURVA ANALIZZATO MEDIANTE IL MODELLO MONOTRACCIA

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    CORSO DI

    MECCANICA DELLAUTOVEICOLO

    ANNO ACCADEMICO 2007-2008

    Docente: Prof. Ing. Gabriele Fichera

    IL COMPORTAMENTO DEL VEICOLO IN CURVA

    ANALIZZATO MEDIANTE IL MODELLO

    MONOTRACCIA

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    1. Introduzione

    Qualunque tipo di veicolo dotato di due funzioni fondamentali: la

    propulsione e il controllo della traiettoria.

    Per ci che concerne il controllo della traiettoria, i veicoli possono essere divisi

    in due categorie:

    a) Veicoli guidati cinematicamente, la cui traiettoria determinata da appositi

    vincoli cinematici.

    b) Veicoli non guidati cinematicamente, la cui traiettoria determinata da un

    sistema di guida, controllato da un pilota, o da un guidatore, umano

    oppure da un dispositivo, generalmente meccanico-elettronico.

    La guida o il pilotaggio dei veicoli appartenenti alla seconda categoria

    avviene mediante lazione di forze derivanti da variazioni dassetto del veicolo

    generate da opportuni dispositivi controllati dal sistema di guida. Tali veicoli possono

    definirsi anche veicoli guidati dinamicamente.

    E opportuno effettuare una precisazione sui veicoli che appartengono alla

    suddetta categoria. In alcuni veicoli guidati dinamicamente, la generazione delle forze

    di guida richiede notevoli variazioni dassetto, in altri, invece, le variazioni sono di

    piccola entit. Al primo sottogruppo appartengono tutti i veicoli la cui traiettoria

    controllata da azioni aero o fluido dinamiche. Il sistema di guida agisce su

    apposite superfici di governo, il cui spostamento determina una variazione delle azioni

    dinamiche esercitate sul veicolo dal mezzo in cui si trova immerso. In tali veicoli le

    variazioni dassetto sono generalmente notevoli e sussiste un certo ritardo tra lazione

    sul sistema di guida e le forze che ne conseguono. Pertanto, la percezione che il

    controllo viene effettuato in modo dinamico solitamente immediata. Tali veicoli

    possono definirsi pilotati e lazione di guida pu essere indicata come pilotaggio.

    Nel caso in cui le forze di guida siano dovute prevalentemente alle forze di

    contatto ruota-suolo, come avviene negli autoveicoli, la percezione di guida

    dinamica meno immediata. Il controllo della traiettoria avviene, anche in questi

    veicoli, come in quelli pilotati: il sistema di guida modifica lassetto delle ruote

    direttrici, portandole ad un definito angolo di deriva. Tale manovra modifica lassetto

    di tutto il veicolo rispetto alla direzione di marcia iniziale, mettendo in deriva anche le

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    rimanenti ruote e generando cos le forze di guida necessarie. La linearit, almeno

    iniziale, tra la forza laterale e langolo di deriva e lelevato valore della rigidezza di

    deriva fanno percepire al guidatore una guida pi di tipo cinematico che dinamico.

    Sembra cio che la traiettoria del veicolo sia rigidamente vincolata alle posizioni dei

    piani medi delle ruote.

    I veicoli caratterizzati da tale comportamento possono definirsi guidati

    dinamicamente e lazione di controllo della traiettoria pu definirsi guida. Questa

    particolarit ha a lungo influenzato lo studio del comportamento del veicolo, dando

    origine al concetto di sterzatura cinematica e, in un certo qual modo, nascondendo

    la natura dei fenomeni in gioco.

    Nei paragrafi seguenti verr analizzato il comportamento dinamico dei veicoli

    guidati dinamicamente e la risposta di tali veicoli allazione del sistema di guida.

    Tale analisi verr condotta mediante lo studio di un modello matematico semplificato,

    avente validit in campo lineare (piccoli angoli di deriva), ma atto a fornire un

    adeguato inquadramento teorico del problema.

    Nella realt il comportamento di un veicolo e le capacit del guidatore sono

    elementi inseparabili: il guidatore fornisce lintelligenza al sistema guidatore-

    veicolo, mentre il veicolo fornisce le forze di manovra necessarie. Le azioni del

    guidatore sono determinate da numerose variabili, quali motivazioni dordine mentale,

    disturbi ambientali esterni, informazioni ricavate dalla risposta del veicolo (in termini

    di riferimento visivo, accelerazione laterale, velocit dimbardata, ecc.) e dal sistema

    di sterzo. Sulla base di questi dati dingresso il guidatore controlla il sistema di sterzo e

    la risposta del veicolo. Per semplicit nellanalisi che segue non sono stati presi in

    considerazione gli organi che controllano la propulsione (acceleratore e freno) e gli

    altri dispositivi di controllo che il guidatore comanda.

    Il comportamento del sistema guidatore-veicolo (in termini di stabilit, tenuta

    di strada, manovrabilit) viene sovente indicato con il termine anglosassone

    handling.

  • 4

    1. Il modello monotraccia

    Un modello semplificato assai utile per effettuare unanalisi preliminare del

    comportamento di un veicolo in curva e ricavarne limpostazione generale il

    cosiddetto modello monotraccia (fig.1).

    Fig.1 Modello monotraccia per lanalisi del moto in curva.

    Il modello possiede le seguenti caratteristiche:

    il veicolo viene condensato lungo la linea di mezzeria (da ci deriva il nome

    modello monotraccia) e, pertanto, non si considera il trasferimento di

    carico laterale;

    non si considera il trasferimento di carico longitudinale;

    non sussistono moti di rollio o di beccheggio della massa sospesa;

    i pneumatici operano in campo lineare (piccoli angoli di deriva);

    si utilizza lapprossimazione dei piccoli spostamenti (sen( ) = tan( ) = ;

    cos( ) = 1);

    il modulo della velocit davanzamento, V, costante e viene imposto;

    non si considerano le azioni aerodinamiche;

    non si considerano effetti di deformabilit delle sospensioni o della scocca;

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    si opera un controllo di posizione, cio linput fornito al sistema di sterzo in

    termini di spostamento e non di forza;

    si assume che il veicolo si muove su strada priva di irregolarit.

    Considerare lineare il comportamento dei pneumatici corrisponde, generalmente,

    ad operare in condizioni in cui laccelerazione laterale non supera il valore indicativo

    di 0,4 g. Entro questo limite, i risultati ottenuti dal modello monotraccia possono

    ritenersi significativi.

    Con il suddetto modello semplificato, si possono analizzare gli effetti sui moti

    dimbardata e sugli spostamenti laterali (che determinano entrambi la traiettoria e

    lassetto del veicolo) indotti dalla rigidezza di deriva dei pneumatici, dalla posizione

    longitudinale del baricentro lungo il passo del veicolo e dallangolo di sterzo.

    In questa rappresentazione, il sistema ha due gradi di libert: la velocit laterale,

    v, e la velocit dimbardata, r. La variabile imposta langolo di sterzo dellassale

    anteriore, . Langolo, , misurato tra lasse longitudinale del veicolo e la tangente alla

    traiettoria nel baricentro prende il nome di angolo di deriva del veicolo o angolo

    dassetto.

    Quando un veicolo effettua una curva, provenendo da un rettilineo, solitamente si

    susseguono tre fasi. La prima fase quella dingresso o inserimento in curva, durante

    la quale la velocit laterale e la velocit dimbardata crescono da zero e variano con il

    tempo. Questa fase anche chiamata transitorio dingresso in curva. In seguito

    subentra la seconda fase, detta di moto in curva a regime, in cui la velocit V, la

    velocit angolare dimbardata r, langolo dassetto e gli angoli di deriva dei

    pneumatici sono costanti. Durante tale fase il veicolo si muove lungo una traiettoria

    circolare di raggio costante R (o di curvatura costante 1/R) e laccelerazione laterale

    assume valore costante pari a: ay = V/R2. La fase conclusiva quella di uscita dalla

    curva, detta transitorio di uscita dalla curva, in cui le variabili suddette ritornano a

    zero e il veicolo assume nuovamente una traiettoria rettilinea.

    Queste fasi rappresentano una utile idealizzazione dellesecuzione di una curva e

    i termini transitorio e a regime compariranno sovente nei prossimi paragrafi.

  • 6

    Nella realt si incontrano differenti tipi di curve. Vi sono curve lunghe in cui la

    fase a regime pu essere molto pi lunga dei transitori, oppure curve strette in cui la

    fase a regime molto limitata, oppure rapidi cambiamenti di traiettoria (ad esempio un

    sorpasso improvviso) in cui la fase a regime pu scomparire del tutto.

    2. Moto in curva a regime a velocit idealmente nulla

    Si supponga di percorrere una curva a velocit pressoch nulla, in modo da

    potere ritenere nulle le accelerazioni longitudinali e laterali e di conseguenza i

    trasferimenti di carico e i moti di rollio e di beccheggio. In queste condizioni, gli

    angoli di deriva possono ritenersi nulli e il comportamento del veicolo molto

    prossimo al comportamento del modello monotraccia. In queste condizioni, la

    traiettoria percorsa dal veicolo cinematicamente determinata e, facendo riferimento

    al modello monotraccia, la ruota anteriore e quella posteriore percorrono due cerchi

    concentrici (fig.2).

    Fig.2 Sterzatura cinematica a deriva nulla.

    Il raggio della curva generalmente definito come la distanza tra il centro di

    curvatura e il baricentro del veicolo. Effettuando delle piccole approssimazioni (del

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    tutto lecite data la piccola entit degli angoli), langolo di sterzo necessario ad

    effettuare una curva di raggio R costante vale (fig.2):

    R

    l

    Questo valore viene solitamente indicato come angolo di sterzatura cinematica

    o angolo di Ackermann e dipende unicamente dal raggio della curva e dal passo del

    veicolo (in fig.2 mostrato leffetto della variazione del passo sullangolo di

    Ackermann).

    3. Moto in curva del veicolo neutro

    Nellanalisi del moto in curva di un veicolo si utilizzano solitamente le

    definizioni di veicolo neutro, sottosterzante o sovrasterzante per indicare determinati

    tipi di comportamento. Tali definizioni possono essere facilmente spiegate mediante il

    modello monotraccia.

    In primo luogo, verr spiegata la definizione di veicolo neutro.

    Si supponga di effettuare a regime una curva di raggio costante R, a velocit

    costante V. Per potere percorrere la curva, la forza centrifuga, FC = m ay = m V2/R, deve

    essere bilanciata dalle forze laterali dei pneumatici. Per fissare le idee, si ritenga che il

    baricentro del veicolo lungo lasse longitudinale sia equidistante dai centri ruota

    anteriore e posteriore (a = b = l/2) e che siano uguali le rigidezze di deriva dei

    pneumatici anteriore e posteriore (C A = C P, espresse in N/rad).

    Lequilibrio alle forze laterali e ai momenti, con riferimento alla figura 3,

    fornisce:

    bCaC

    CCYYF

    PPAA

    PPAAPAC

    Sotto le ipotesi adottate (a = b e C A = C P = C ) risulta: A = P = .

  • 8

    Fig.3 Moto in curva del veicolo neutro.

    Alcune interessanti osservazioni possono essere fatte confrontando la figura 3

    con la figura 2.

    In entrambi i casi, langolo di sterzo richiesto per effettuare una curva di dato

    raggio indipendente dalla velocit.

    Langolo di assetto si ottiene graficamente ruotando lintero veicolo di un

    angolo pari ad P rispetto allassale posteriore e tracciando la normale alla

    retta congiungente il baricentro con il centro di curvatura. Il valore di

    dipende, dunque, dai valori di P e di b.

    Nel caso mostrato in fig.3 le ruote posteriori viaggiano su un raggio pi

    piccolo rispetto alle ruote anteriori.

  • 9

    La rotazione che d origine alla deriva del posteriore sterza altres le ruote

    anteriori: nel caso in questione langolo di deriva allanteriore uguale a

    quello del posteriore.

    In particolare per la configurazione presa in esame (baricentro in mezzeria e

    uguali rigidezze di deriva anteriormente e posteriormente), langolo di deriva richiesto

    allanteriore per produrre le forze e i momenti necessari allequilibrio ottenuto

    interamente dalla rotazione del veicolo durante lo sviluppo dellangolo di deriva

    posteriore. In questa configurazione, langolo di sterzo completamente determinato

    dal raggio di curvatura R, indipendentemente dalla velocit e dallaccelerazione

    laterale, e il suo valore uguale allangolo di Ackermann corrispondente.

    Il comportamento del veicolo analizzato si definisce neutro perch allaumentare

    dellaccelerazione laterale (ovvero della velocit) in una curva di dato raggio R, il

    valore dellangolo di sterzo necessario ad effettuare la curva rimane costante ed

    cinematicamente determinato ( = l/R). Ovvero impostando un dato angolo di sterzo

    il veicolo segue la traiettoria corrispondente allangolo di Ackermann (R = l/ ),

    qualunque sia la velocit.

    Nella seguente figura 4 mostrato landamento dellangolo fornito al volante per

    effettuare una curva di raggio costante al variare dellaccelerazione laterale, per un

    veicolo a comportamento praticamente neutro. Il diagramma in questione stato

    ricavato da una vettura che utilizza un rapporto di sterzo di 14 a 1 (14 di rotazione al

    volante per 1 di rotazione alle ruote). Di conseguenza, la variazione di circa 5

    dellangolo volante che si osserva in figura corrisponde ad una variazione rispetto

    allangolo di Ackermann di soli 0,35.

  • 10

    Fig.4 Angolo di sterzo al variare di Ay per il veicolo neutro.

    In un qualsiasi veicolo, allaumentare dellaccelerazione laterale sono richieste

    forze laterali ai pneumatici sempre maggiori e devono, pertanto, aumentare gli angoli

    di deriva dei pneumatici. In particolare, in campo lineare, se si assumono costanti le

    rigidezze di deriva, gli angoli di deriva devono crescere proporzionalmente con

    laccelerazione laterale.

    E facile verificare dalle equazioni di equilibrio che per il veicolo neutro risulta:

    Y

    P

    Y

    A

    aa

    ovvero:

    0Y

    PA

    Y

    P

    Y

    A

    aaa

    Pertanto, per il veicolo neutro le variazioni degli angoli di deriva anteriore e

    posteriore con laccelerazione laterale devono risultano uguali.

  • 11

    4. Moto in curva del veicolo sottosterzante

    Si supponga adesso che il baricentro sia pi vicino allasse anteriore (fig.5), per

    esempio si consideri a = 1/3 l e b = 2/3 l. In questo caso, considerando ancora uguali

    le rigidezze di deriva dei due assali, dallequazione di equilibrio ai momenti si ottiene:

    A/ P = 2.

    Fig.5 Moto in curva del veicolo sottosterzante.

  • 12

    Per il veicolo neutro trattato nel paragrafo precedente, detta m la massa,

    dallequazione di equilibrio alle forze risultava:

    CCam PAy 2

    Per il veicolo analizzato in questo paragrafo risulta:

    PPPPAy CCCam 32

    Uguagliando le due espressioni, cio a parit di accelerazione laterale e quindi di

    raggio di curvatura, si ottiene:

    3

    4

    3

    2

    A

    P

    La diminuzione dellangolo di deriva al posteriore, rispetto al caso del veicolo

    neutro con pari raggio di curvatura, obbliga ad aumentare langolo di sterzo per avere

    un maggiore angolo di deriva allanteriore (fig.5).

    Si pu dimostrare che langolo di sterzo necessario per effettuare una curva di

    raggio R fornito dalla seguente relazione:

    )( PAR

    l

    assumendo la convenzione di segno ISO per la quale:

    R>0 per curva a sinistra;

    R

  • 13

    segue una traiettoria a raggio maggiore rispetto a quella individuata dal corrispondente

    angolo di Ackermann (R = l/ ).

    La figura 6 mostra landamento dellangolo di sterzo al variare dellaccelerazione

    laterale in una curva a raggio costante. La curva limitata al valore di 0,5 g, al di sopra

    del quale cominciano a manifestarsi le non-linearit dovute ai pneumatici e alle

    sospensioni.

    Fig.6 - Angolo di sterzo al variare di Ay per il veicolo sottosterzante.

    In una vettura sottosterzante, inoltre, la crescita degli angoli di deriva anteriore e

    posteriore con laccelerazione laterale non uguale (fig.6), di conseguenza risulta:

    0y

    PA

    y

    P

    y

    A

    aaa

  • 14

    Nel presente esempio, per rendere la vettura sottosterzante stata effettuata una

    traslazione longitudinale del baricentro. Altrimenti, mantenendo a = b, si pu

    analogamente rendere la vettura sottosterzante rendendo C A>C P, in quanto

    dallequazione di equilibrio al momento risulta:

    1P

    A

    P

    A

    Ca

    Cb

    Il suddetto rapporto determina in campo lineare il sottosterzo dimpostazione

    della vettura.

    E da notare come la maggior parte delle vetture di normale produzione vengano

    progettate con un certo sottosterzo dimpostazione, in quanto le vetture sottosterzanti

    hanno un comportamento pi facilmente controllabile in situazioni di pericolo. Ci

    dovuto al fatto che il guidatore costretto ad aumentare langolo di sterzo

    allaumentare dellaccelerazione laterale.

    5. Moto in curva del veicolo sovrasterzante

    In conseguenza di quanto detto finora, risulter ovvia la definizione di vettura

    sovrasterzante. Il comportamento di un veicolo sovrasterzante se, fornendo un certo

    angolo di sterzo, il veicolo segue una traiettoria a raggio inferiore rispetto a quello

    corrispondente allangolo di Ackermann. Ovvero, per effettuare una curva a raggio

    costante bisogna fornire un angolo di sterzo minore del corrispondente angolo di

    Ackermann.

    Il comportamento sovrasterzante si realizza quando:

    1P

    P

    P

    A

    Ca

    Cb

    Nellipotesi che tale configurazione si ottenga realizzando a > b e C A = C P si

    faccia riferimento alla figura 7.

  • 15

    Fig.7 Moto in curva del veicolo sovrasterzante.

    Per definire lattitudine di una vettura si utilizza un indice detto gradiente di

    sottosterzo/sovrasterzo, definito nel modo seguente:

    go

    smin

    aaUG

    y

    PA

    y

    deg

    /

    deg2

    Se tale indice ha segno positivo il veicolo sottosterzante, se negativo

    sovrasterzante, se lindice nullo il veicolo neutro.

    Nella definizione del suddetto indice pu essere utilizzato langolo di sterzo alle

    ruote o langolo di sterzo al volante. Nel primo caso si parla di gradiente di

    sottosterzo/sovrasterzo alle ruote, nel secondo di gradiente di sottosterzo/sovrasterzo al

    volante.

  • 16

    6. La trattazione matematica del modello monotraccia

    Nei precedenti paragrafi si voluto fornire una visione dinsieme del

    comportamento del veicolo in curva e delle definizioni maggiormente utilizzate. Nel

    presente paragrafo verr affrontata la trattazione matematica del modello

    monotraccia riscontrando dal punto di vista matematico le definizioni di cui si

    trattato.

    6.1 Equazioni del moto

    Facendo riferimento alla figura 8, xOy il sistema di riferimento inerziale, fisso

    rispetto alla superficie della strada, con gli assi x e y giacenti su di essa; xGy il

    sistema di riferimento mobile (fisso rispetto al veicolo) avente origine nel baricentro.

    Fig.8 Sistemi di riferimento.

    Le variabili di moto dinteresse sono la velocit longitudinale, u, la velocit

    laterale, v, e la velocit dimbardata, r = d /dt. La velocit dimbardata la velocit

    angolare del veicolo attorno allasse verticale passante per il baricentro. La somma

    vettoriale di u e v fornisce la velocit di percorrenza della traiettoria, V, che

    perpendicolare al raggio di curvatura, R.

    Langolo tra lasse x e il vettore V langolo dassetto o di deriva del veicolo, .

    Nel moto rettilineo = 0 e R infinito.

  • 17

    Le componenti di forza e di momento nel sistema di riferimento mobile sono X,

    Y e N: X la risultante delle forze longitudinali; Y la risultante delle forze laterali; N

    il momento dimbardata risultante.

    Dato un qualsiasi vettore A , la sua derivata eseguita nel sistema inerziale

    legata alla derivata eseguita nel sistema mobile dalla relazione:

    Adt

    Ad

    dt

    Ad

    mi

    Essendo il vettore velocit angolare del sistema di riferimento mobile rispetto

    a quello inerziale. Entrambi i vettori a secondo membro possono essere scomposti

    secondo gli assi xyz del sistema mobile. Nel caso in esame il termine )A( risulta:

    )jAiA(r

    AAA

    r00

    kji

    AAA

    kji

    Axy

    zyxzyx

    zyx

    Ponendo VA , dalle suddette relazioni si ottengono le componenti del vettore

    accelerazione nel sistema di riferimento mobile:

    urvVrdt

    dVa

    vruVrdt

    dVa

    x

    y

    y

    y

    x

    x

    Pertanto, le equazioni di moto scritte nel sistema di riferimento mobile

    divengono:

    rJN

    )urv(mY

    )vru(mX

    z

    Le equazioni di moto sono equazioni non-lineari nelle velocit u, v ed r. E per

    possibile procedere ad una loro linearizzazione al fine di ottenere un modello che

  • 18

    permetta di ricavare soluzioni in forma chiusa che, seppure approssimate, abbiano

    validit generale.

    Si consideri langolo di deriva del veicolo; in condizioni di marcia normale tale

    angolo piccolo e la linearizzazione delle sue funzioni trigonometriche sicuramente

    accettabile. Pertanto, si ricava:

    V)(sinVv

    V)cos(Vu

    Di conseguenza, le equazioni di moto possono essere scritte nella seguente

    forma:

    rJN

    Vm)r(VmY

    )VrV(mX

    z

    La velocit V pu essere considerata come una funzione nota. Ci corrisponde a

    studiare il moto del veicolo a velocit imposta, assumendo la trazione necessaria ad

    ottenere la velocit desiderata come incognita relativa al grado di libert x.

    Se si trascura linterazione tra le forze longitudinali e trasversali sviluppate dai

    pneumatici, la prima equazione risulta disaccoppiata dalle altre e le restanti equazioni

    risultano lineari nelle velocit v ed r (o in ed r).

    In particolare se la velocit V si assume costante (come stato detto al par.1 in

    base alla definizione del modello monotraccia), le equazioni del moto risultano:

    rJN

    )r(VmY

    rVmX

    z

    In questo modo il modello ha effettivamente due gradi di libert, che sono le

    leggi temporali incognite di (t) ed r(t) (o di v(t) ed r(t)).

  • 19

    6.2 Angoli di deriva delle ruote

    Gli angoli di deriva delle ruote possono essere espressi in modo semplice in

    funzione delle variabili del moto. Facendo riferimento alla figura 9, detto Pi il centro

    dellorma di contatto della ruota i-esima (per i=A ruota anteriore, per i=P ruota

    posteriore) la velocit VPi di tale punto data dalla relazione:

    rxv

    u)GP(rVV

    i

    iPi

    Langolo i vale pertanto:

    V

    rxv

    u

    vtanarc i

    i

    i

    i

    Fig.9 Sistema di riferimento per il calcolo degli angoli di deriva.

  • 20

    Detto i langolo di sterzo della ruota i-esima, langolo di deriva i risulta:

    i

    i

    iiir

    V

    x

    V

    v

    In definitiva, considerando nullo langolo di sterzo della ruota posteriore, si

    ottiene:

    V

    rb

    V

    ra

    P

    A

    Sottraendo membro a membro le suddette relazioni e ricordando che il rapporto

    V/r = R si ottiene il legame introdotto nel par.4 tra angoli di sterzo e angoli di deriva:

    )( PAR

    l

    con:

    R>0 per curva a sinistra;

    R

  • 21

    Il momento risultante, N, attorno allasse verticale passante per il baricentro vale:

    APAPA

    PAPPAAPA

    CarCbCaV

    CbCaN

    bV

    rbCa

    V

    raCbCaCbYaYN

    221

    La forza laterale Y e il momento N sono funzioni lineari di , r e , pertanto,

    possono essere poste nella seguente forma:

    NrNNN

    rr

    NNN

    YrYYY

    rr

    YYY

    r

    r

    I termini Y , Yr, Y , N , Nr e N prendono il nome di derivate di stabilit e

    assumono le seguenti espressioni:

    A

    PAr

    PA

    A

    PAr

    PA

    CaN

    CbCaV

    N

    CbaCN

    CY

    CbCaV

    Y

    CCY

    221

    1

  • 22

    6.4 Espressione finale delle equazioni del moto

    In definitiva, le equazioni del moto relative alle traslazioni lungo lasse y e alle

    rotazioni attorno allasse z risultano:

    rJNrNN

    Vm)r(VmYrYY

    zr

    r

    Le due variabili che sono state scelte per descrivere il moto, langolo di deriva

    e la velocit dimbardata r, compaiono nelle equazioni del moto insieme alle loro

    derivate prime. Langolo di sterzo la variabile imposta.

    6.5 Risposta a regime allazione dello sterzo

    Nel moto a regime le derivate che compaiono nelle equazioni del moto sono

    nulle, il raggio di curvatura R costante e la velocit angolare dimbardata fornita

    dallovvia relazione:

    R

    Vr

    Le equazioni del moto risultano pertanto:

    0NR

    VNN

    R

    VmY

    R

    VYY

    r

    2

    r

    Nellanalisi del moto a regime vengono prese in considerazione le seguenti

    risposte caratteristiche:

    Risposta di curvatura, definita come (1/R)/

    Risposta di velocit dimbardata, definita come r/

    Risposta di accelerazione laterale, definita come ay/ = (V2/R)/

    Risposta di angolo dassetto, definita come /

  • 23

    Per ricavare le suddette risposte sufficiente ricavare langolo da una delle due

    equazioni e sostituirlo nellaltra. Di seguito vengono riportati i risultati di tale

    operazione, omettendo per brevit i passaggi:

    Q

    VmYNNY

    Q

    YNNYVRV

    Q

    YNNYr

    QV

    YNNYR

    rr

    2

    1

    essendo:

    rr NYVmNYNQ

    Per evidenziare i differenti comportamenti di cui si discusso nei precedenti

    paragrafi (neutro, sottosterzante, sovrasterzante), le risposte vengono riscritte nella

    seguente forma:

    YNNY

    VmN

    YNNY

    NYYNV

    1

    NYVmNYNV

    YNNYR12

    rrrr

    Sostituendo i valori delle derivate di stabilit nel primo dei due termini a

    denominatore risulta:

    lbaYNNY

    NYYNVrr

  • 24

    Pertanto la risposta di curvatura a regime diventa:

    2

    2

    VNYYNl

    Nm1

    l1

    YNNY

    VmNl

    1R1

    Il termine:

    NYYNl

    NmK

    prende il nome di fattore di stabilit.

    Le risposte possono pertanto essere riscritte in funzione del fattore di stabilit K:

    2

    2y

    2

    2

    VK1

    lVa

    VK1

    lVr

    VK1

    l1R1

    Il fattore di stabilit dipende dalle derivate di stabilit, che in questo modello

    semplificato sono indipendenti dalla velocit (K = cost.). In modelli matematici pi

    complessi il fattore K pu risultare dipendente dalla velocit (per esempio, quando

    vengono considerate le forze aerodinamiche).

    Nel caso di K costante, esso pu risultare positivo, negativo o nullo. Il segno di K

    determina il comportamento del veicolo in campo lineare:

    K < 0 Veicolo sovrasterzante

    K = 0 Veicolo neutro

    K > 0 Veicolo sottosterzante

  • 25

    Per esempio, se il fattore K risulta nullo le risposte divengono:

    l

    Vr

    l

    1R1

    Nel caso in cui K = 0 il comportamento del veicolo neutro, in quanto, per un

    dato angolo di sterzo la traiettoria percorsa dal veicolo a regime quella

    corrispondente allangolo di Ackermann (R = l/ ).

    Esplicitando le derivate di stabilit il fattore K, per il modello semplificato in

    esame risulta:

    AP

    PAPAAPAA

    PACaCb

    CCl

    m

    CCCalCbCaCl

    CbCam

    NYYNl

    NmK

    2

    e quindi:

    12

    A

    P

    P Ca

    Cb

    Cl

    amK

    Il segno di K dipende dal rapporto A

    P

    Ca

    Cb:

    Per 1Ca

    Cb

    A

    P K > 0 veicolo sottosterzante

    Per 1Ca

    Cb

    A

    P K = 0 veicolo neutro

    Per 1Ca

    Cb

    A

    P K < 0 veicolo sovrasterzante

    Si fa notare che si ritrovano le stesse relazioni discusse nei precedenti paragrafi.

    Nella seguente figura riportato landamento della risposta di curvatura, 1/R , al

    variare della velocit, per K positivo, nullo e negativo.

  • 26

    Fig.10 Andamento della risposta di curvatura al variare

    della velocit e del fattore di stabilit.

    Nel paragrafo 6.2 sono state ricavate le relazioni che esprimono gli angoli di

    deriva anteriore e posteriore:

    V

    rb

    V

    ra

    P

    A

    Valutiamo adesso la loro differenza:

    V

    rlPA

    Esplicitando in si ottiene:

    PAR

    l

    Uguagliando tale espressione con quella ottenuta dalla risposta di curvatura in

    funzione del fattore di stabilit K, si ricava:

    R

    VKl

    R

    l

    R

    l 2

    PA

    E in definitiva:

    R

    VKl

    2

    PA

  • 27

    Si pu, pertanto, esprimere il gradiente di sottosterzo/sovrasterzo, UG, (definito

    nel par.5) in funzione del fattore di stabilit:

    2msradlKda

    dUG

    y

    PA

    Ovvero nella pi consueta unit di misura:

    gdegglK180

    UG

    7. Lanalisi sperimentale del moto in curva a regime

    Lanalisi sperimentale del moto in curva a regime viene effettuata secondo le

    normative ISO vigenti, che fissano le modalit delle prove. I due test di prova utilizzati

    sono: il test a raggio costante e velocit variabile e il test a velocit costante (in pratica

    ad apertura di farfalla costante) e a raggio variabile.

    La prova a raggio costante, detta anche steering-pad, viene effettuata nel

    seguente modo:

    si traccia sullasfalto del piazzale di prova un cerchio di dato raggio

    (solitamente 40 m o 100 m);

    scelto il raggio di riferimento si inserisce il veicolo sulla traiettoria voluta a

    bassa velocit;

    si aumenta la velocit gradualmente in modo da passare per successive

    condizioni di moto a regime, agendo contemporaneamente sul volante per

    mantenere il veicolo sulla traiettoria voluta;

    si prosegue fino al raggiungimento del limite di aderenza, quando il veicolo

    non pi controllabile ed esce fuori dalla traiettoria per lo slittamento dei

    pneumatici.

    La manovra descritta viene ripetuta un certo numero di volte, percorrendo il

    cerchio in entrambi i sensi di marcia (almeno tre volte per ciascuna direzione di

    marcia). I risultati della prova vengono ottenuti mediando i risultati delle varie

    esecuzioni.

  • 28

    Nella prova a raggio costante, una delle principali grandezze da misurare

    langolo di sterzo richiesto, al variare della velocit, per mantenere il veicolo sulla

    traiettoria a raggio costante. Il gradiente di sottosterzo/sovrasterzo fornito dalla

    variazione dellangolo di sterzo alle ruote anteriori con laccelerazione laterale, in

    quanto in una curva a raggio costante non vi variazione dellangolo di Ackermann.

    Infatti, facendo riferimento alle formule dellangolo di sterzo e del gradiente di

    sottosterzo/sovrasterzo riportate nei precedenti paragrafi, si ottiene:

    y

    Ack

    yyyy

    PA

    da

    d

    da

    d

    R

    l

    da

    d

    da

    d

    da

    dUG

    Se il raggio della curva costante, la variazione dellangolo di Ackermann

    nulla e, di conseguenza, si ricava:

    gda

    dUG

    y

    deg

    La precedente formula viene anche espressa utilizzando langolo di sterzo del

    volante in luogo dellangolo di sterzo delle ruote. Per passare dallangolo di sterzo alle

    ruote allangolo di sterzo al volante sufficiente moltiplicare UG per il rapporto di

    sterzo:

    gda

    dUG

    y

    steersterwheel deg

    In questo tipo di prova, come si detto, la velocit variabile e, di conseguenza,

    deve necessariamente variare la trazione per contrastare le resistenze dipendenti dalla

    velocit (resistenza al rotolamento e resistenza aerodinamica). La variazione di forza

    traente influenza i risultati della prova, modificandoli rispetto a quelli ottenibili in un

    test a velocit (trazione) costante.

    Altre allangolo di sterzo vengono ricavate numerose altre grandezze dinteresse,

    quali: la velocit, laccelerazione laterale, la velocit dimbardata, langolo di assetto,

    langolo di rollio.

  • 29

    La prova a velocit costante (apertura di farfalla costante) e raggio di curvatura

    variabile, detta anche colpo di sterzo, viene effettuata nel seguente modo:

    si lancia il veicolo in rettilineo a velocit costante (solitamente 100 km/h);

    senza modificare la posizione dellacceleratore, si effettua un colpo di sterzo

    di una certa entit con velocit angolare di azionamento del volante non

    inferiore a 200 deg/s;

    si mantiene lo sterzo ruotato per il tempo necessario al raggiungimento delle

    condizioni di regime (circa 3 s), quindi si rilascia il volante valutando il

    riallineamento spontaneo del veicolo;

    si arresta il veicolo dopo il ritorno in rettilineo.

    La manovra descritta viene eseguita a diversi valori dellangolo di volante,

    partendo dai valori pi piccoli e crescendo gradualmente fino al valore limite, per il

    quali si ha lo slittamento dei pneumatici e la vettura non in grado di riallinearsi al

    termine della manovra. La manovra deve essere ripetuta un certo numero di volte per

    ogni valore dellangolo di volante e in entrambe le direzioni.

    Durante la prova a velocit costante, il raggio di curvatura varia al variare

    dellangolo di volante e il gradiente di sottosterzo/sovrasterzo si ottiene sottraendo alla

    variazione dellangolo di sterzo con laccelerazione laterale, la variazione dellangolo

    di Ackermann con essa:

    gV

    gl

    da

    dUG

    V

    gl

    V

    gal

    da

    d

    R

    l

    da

    d

    da

    d

    da

    d

    da

    d

    R

    l

    da

    d

    da

    d

    da

    dUG

    y

    y

    yyy

    Ack

    y

    Ack

    yyyy

    PA

    deg2

    22

    Nelle seguenti figure vengono riportati alcuni dei risultati ottenibili dalle suddette

    prove.

  • 30

    Fig.11 Prove di risposta a regime.

    Fig.12 Risultati di una prova a velocit costante.

  • 31

    Altri risultati tipici che vengono solitamente ottenuti dalle prove a regime sono:

    il gradiente di rollio, che esprime la variazione dellangolo di rollio con

    laccelerazione laterale, in deg/g;

    il gradiente di assetto, che esprime la variazione dellangolo dassetto con

    laccelerazione laterale, in deg/g;

    la sensibilit del volante, che esprime la variazione dellaccelerazione laterale

    con la variazione dellangolo volante:

    gdeg/

    V

    glUG

    1

    d

    dA

    2volvol

    y

    Allapprossimarsi al limite di tenuta laterale del veicolo la sensibilit del volante

    decresce fino ad annullarsi, come mostrato nella seguente figura.

    Fig.13 Variazione della sensibilit del volante con

    laccelerazione laterale.

  • 32

    6.6 Risposta in transitorio allazione dello sterzo

    Per il calcolo della risposta durante il transitorio occorre integrare le equazioni

    differenziali del moto:

    rJNrNN

    Vm)r(VmYrYY

    zr

    r

    Ritenendo costante la velocit V le equazioni diventano:

    rJNrNN

    VrmVmYrYY

    zr

    r

    Una semplificazione del problema pu essere effettuata osservando che il

    termine compare non derivato nella seconda espressione e pu, pertanto, essere

    ricavato in funzione di r e :

    N

    NrNrJ rz

    Sostituendo nella prima espressione il sistema pu essere riscritto nel seguente

    modo:

    TSrUrQrP

    TSUQP

    essendo:

    mV

    NYNYNU

    mV

    YJNQ

    JP

    rr

    z

    r

    z

    NT

    mV

    YJT

    mV

    NYNYS

    mV

    NYNYNS

    z

    rr

    Per il modello semplificato risulta:

    2

    2

    22

    mV

    CClbCaCU

    mV

    CCJCbCaQ

    JP

    PAPA

    PAzPA

    z

  • 33

    Le equazioni differenziali che descrivono il moto in b o r sono analoghe a quelle

    di un sistema massa-molla-smorzatore ad un grado di libert in cui:

    P analogo alla massa;

    Q analogo allo smorzamento;

    U analogo alla rigidezza.

    E pertanto possibile definire:

    la pulsazione naturale del sistema:

    z

    rr

    nJ

    mV

    NYNYN

    P

    U

    lo smorzamento adimensionale:

    P

    Q

    Q

    Q

    c 02

    la pulsazione propria:

    21 hn

    La risposta dinamica del veicolo ad un input di sterzo impulsivo (come un colpo

    di sterzo) sar dunque determinata dai valori che assumono la pulsazione naturale e lo

    smorzamento adimensionale. Nel seguente diagramma si riportano le risposte

    adimensionalizzate ad un input di sterzo impulsivo al variare dello smorzamento

    adimensionale.

    Al crescere della pulsazione naturale e dello smorzamento adimensionale

    aumenta la rapidit di risposta del veicolo, ovvero si riduce il tempo necessario a

    giungere alla condizione di regime ed il picco di minore entit.

  • 34

    Fig.14 Risposta adimensionalizzata ad un input di sterzo impulsivo.

    Ponendo 2kmJ z per il modello semplificato si ottiene:

    2222

    2

    km

    CbCa

    Vkm

    lCC PAPAn

    Ovvero, in funzione del fattore di stabilit K:

    2

    2

    22

    21

    V

    VK

    km

    lCC PAn

    Al crescere del rapporto 2m

    CC PA aumenta la rapidit di risposta:

    Tipo di veicolo 2m

    CC PA [m2/sec

    4]

    Berlina station-wagon 1.44 103

    Piccola vettura sportiva 4.13 103

    Grande vettura sportiva 9 103

    Vettura F1 (9 19) 104

  • 35

    Al crescere del rapporto 2

    2

    k

    l che indica la distribuzione della massa lungo il

    passo cresce la rapidit di risposta

    Tipo di veicolo

    2

    2

    k

    l

    Berlina station-wagon 3

    Piccola vettura sportiva 5

    Vettura F1 7.5

    Il termine 2

    21

    V

    VKdetermina linfluenza del comportamento del veicolo

    (neutro, sovrasterzante, sottosterzante) sulla risposta dinamica in transitorio.

    Inoltre, allaumentare della velocit la pulsazione decresce.

    Dallespressione dello smorzamento adimensionale:

    Vkm

    CCkmCbCam PAPAn 22

    222

    2

    si pu osservare che un veicolo neutro perfettamente bilanciato

    PA

    2

    CC

    ba

    k

    ba

    1

    presenta =1 qualunque sia velocit.

    Il moto sempre criticamente smorzato ed il tempo per raggiungere la

    condizione di regime il minore possibile.

    Un veicolo sottosterzante caratterizzato da < 1 e la risposta sempre

    oscillante; mentre un veicolo sovrasterzante ha > 1 e la risposta non oscillante

    (sistema ipercritico) ma meno rapida rispetto al veicolo neutro.

  • 36

    6.7 Risposta ad una manovra di colpo sterzo

    Si riporta di seguito il diagramma caratteristico di una risposta ad una manovra di

    colpo di sterzo.

    Fig.15 Risposta tipica in una manovra di colpo di sterzo (veicolo sottosterzante).

    Per ciascuna delle risposte analizzate, quali velocit di imbardata, accelerazione

    laterale, angolo di assetto e angolo di rollio, gli output caratteristici sono:

    il tempo di risposta al 50 % di livello dellinput;

    il valore della grandezza a T50%;

    il tempo per il raggiungimento del picco Tmax;

    il valore della grandezza a Tmax;

    il tempo per il raggiungimento del 90% del valore di regime;

    il valore della grandezza a T90%;

    il valore della grandezza a regime.

  • 37

    Fig.15 Risposte reali a differenti colpi di sterzo (veicolo sottosterzante).