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LA VIA AL NINJUTSU

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LA VIA AL NINJUTSU

Zuzu, 11/03/2014,
Zuzu, 11/03/2014,

Non separare il bene dal male:

impara a rimanere al di sopra di essi, come il sughero si adegua

al sollevarsi e all’ abbassarsi delle onde

Questo libro è dedicato a tutte quelle persone che possiedono una mente avida di sapere, a tutti coloro che riescono a liberarsi dalle catene della comoda abitudine e della presunzione immotivata, e che si muovono in una direzione nuova, senza preoccuparsi di dove essa può condurre.

PREFAZIONE

Se osserviamo per un istante le nostre mani, possiamo notare la delicatezza della pelle, al suo interno le ossa e le varie articolazioni. Piegando le dita, notiamo con quanta destrezza possiamo muovere questa parte del nostro corpo: destrezza che la maggior parte delle persone da per scontato. È possibile che questa stessa mano sia in grado di frantumare una tavola di legno o addirittura un mattone? Molto probabilmente questa impresa sembrerà impossibile a molti di voi. Vi posso assicurare che non lo è affatto. Potreste obiettare che la vostra mano è più delicata e meno robusta di un mattone. Può darsi! Ma la forza di volontà può essere più forte! Quello che voglio insegnarvi può esservi utile non solo per riuscire a rompere un mattone, ma di abbattere il più forzuto e grosso avversario che vi si può presentare d’avanti, e di rompere anche tutte le barriere che fin ora nella vostra vita vi hanno impedito di raggiungere i vostri obiettivi. Io posso indirizzarvi nella giusta via per diventare un autentico guerriero nelle arti marziali. Non dovete pensare che i miei suggerimenti vi renderanno più aggressivi o prepotenti. Vi è mai capitato di vedere l’erba che sbuca da sotto il cemento? Riflettete, è il cemento a spaccarsi. Si può affermare che l’erba esercita violenza, il che è vero. È giusto affermare che essa sta solo rispettando il principio della natura! Sta solo dimostrando di essere un autentico guerriero. Come il filo d’erba agitato dal vento rompe la roccia dal di dentro, così un uomo di bassa statura può mettere al tappeto un tipo più grosso e più pesante. Questo è l’insegnamento principale che voglio imprimere nella vostra mente e che ho imparato dall’arte del Ninjutsu che significa “arte dell’ombra o arte nascosta”. Bisogna fondere in armonia completa la mente, il corpo e lo spirito. Ma prima di esporre i principi di ciò che insegno e del perché lo insegno, può essere utile esaminare alcuni aspetti che tanto hanno influenzato la mia vita. Proprio queste esperienze mi consentirono di arrivare a quella stessa conoscenza che ora desidero condividere con voi tutti. Avvenimenti e persone possono influenzare la nostra vita sia nel bene che nel male. Ma solo a noi è riservata la possibilità di scelta. Durante il percorso della nostra vita prima o poi ci imbattiamo tutti in circostanze negative. Da questi ho imparato che molto più importante degli avvenimenti, è il modo di reagire agli stessi.

Fin da piccolo ho sempre avuto un carattere indipendente e piuttosto tranquillo, ma durante l’adolescenza divenni abbastanza aggressivo. Mi piaceva comandare e impressionare con le mie bravate i ragazzi del mio quartiere. Fu quando avevo quattordici anni che assistendo ad una rissa di una banda di bulli contro un mio caro amico il quale venne picchiato selvaggiamente e ferito in varie parti del corpo, (non riuscivo comprendere e non arrivo neppure ora a capire perché possono esserci persone così cattive. È impossibile dimenticare alcune scene, e purtroppo se ne vedono tante) cominciai a pensare seriamente alla possibilità di studiare le arti marziali come mezzo di difesa personale. In realtà fu mio cugino Stefano il mio primo insegnante. Egli ha iniziato a praticarle da bambino fino a quando già adolescente iniziò anche ad insegnarmi qualche tecnica utile per l’autodifesa. A Roma nel suo quartiere è un uso piuttosto comune riunirsi con altri marzialisti nei parchi publici ed allenarsi in quest’arte. Tra tutti gli stili di combattimento il più famoso è il kung fu (da esso derivano tutti gli stili di arti marziali) che gli occidentali chiamano boxe cinese, comprende tecniche di mani, piedi, ginocchia, gomiti, spalle, testa e cosce, gli atterramenti, bloccaggi di articolazioni e molte armi diverse. L’arte del combattimento orientale è la più difficile di tutte le arti di lotta esistenti al mondo. Essa richiede almeno più di dieci anni di duro allenamento per essere praticata con piena padronanza. L’arte deve divenire un tutt’uno con la mente, solo in questo modo si può riuscire ad usare il corpo come una vera e propria arma. Come ogni vero maestro di arti marziali, mio cugino mi raccontò la mitica storia dell’origine di questa disciplina, attribuita a un monaco taoista cinese, chiamato Chang San-Feng. Era intento a meditare nella sua stanza verso mezzogiorno quando sentì un gran frastuono venire dall’esterno. Affaciatosi alla finestra, vide un serpente che, col capo sollevato sibilava contro una gru appollaiata su un albero. La gru volò giù dal pino su cui era appollaiata e attaccò il serpente col suo becco tagliente come una spada. Ma il serpente spostò la testa di lato e attaccò la gru al collo; abbassando l’ala destra per proteggersi dall’attacco. Ma a furia di attacchi e colpi, l’uccello non era più in grado di combattere, la gru volò via sull’albero, entambi pronti alla battaglia del giorno dopo. (Da questo egli comprese il valore di non opporre forza alla forza. Nel combattimento tra il serpente e la gru egli potè osservare nella realtà il principio dell’Iching: l’ alternarsi cioè di forza e cedevolezza e il passare dei due principi l’uno nell’altro. Si ricordò allora dell’insegnamento: “ che cos’è più cedevole dell’acqua? Eppure, col tempo demolisce anche la roccia”. Il grande maestro studiò allora la gru e il serpente, gli animali selvatici, le nuvole, l’acqua e gli alberi che si piegano sotto il vento e codificò dei movimenti naturali in un sistema di esercizi). Andando avanti nelle mie ricerche sulle arti marziali sentì spesso parlare dell’acqua e della sua fluidità come esempio di cedevolezza di fronte alla forza dell’avversario, cedevolezza che ci permette di metterlo poi al tappeto. Iniziai così a studiare il kung fu apprendendo le tecniche basilari, e poi iniziai ad apprendere l’arte del Ninjustu, arte marziale giapponese verso l’ età di quattordici anni. Quando ero ragazzino, non perdevo mai l’occasione di dimostrare quanto ero diventato forte, rompevo porte, spaccavo mattoni, facevo dispetti ai vicini, riunivo i miei compagni ed insieme attaccavamo altri coetanei. Finchè un giorno non mi chiesi che cosa avrebbe potuto succedermi se mi fossi trovato a combattere da solo, senza avere con me la mia piccola banda. Allora non soddisfatto di quel poco che avevo appreso dalle arti marziali decisi di approfondire ulteriormente la mia conoscenza in questo campo, comprando vari manuali di addestramento e seguendo uno studio abbastanza autodidattico. Poi conobbi alcuni istruttori che mi diedero volentieri per un pò di tempo lezioni private. Iniziai anche ad andare in palestra per irrobustire un pò il mio corpo allora gracilino. E dunque per i primi tempi facevo così: tre volte a settimana andavo in palestra per gli esercizi di fitness e a giorni alterni prendevo lezioni private di difesa personale. In quello stesso periodo iniziai a frequentare le superiori. La scuola era distante da casa mia solo una cinquantina di metri. Tuttavia alle superiori non fui mai uno studente modello: anche se non lontano da casa arrivavo spesso in ritardo alle lezioni e faticavo a stare a lungo seduto, e comunque in quel periodo ero tutto impegnato nei miei esercizi per riuscire a vincere un piccolo torneo di lotta a mani nude da me organizzato. Dedito per molto tempo durante la giornata alla pratica delle arti marziali, comunque non fui mai stento a trovare una ragazza al contrario dei classici eremiti esperti nelle arti marziali, totalmente assorti solo in questo campo. Prima di recarmi a scuola ero solito ogni mattina passare dieci o venti minuti d’avanti allo specchio a lisciarmi e ammirarmi. È sempre stato il mio rituale mattutino, importante quanto l’assicurarsi di essere perfettamente in ordine. A differenza dei monaci tibetani e buddisti che portando il capo rasato e avendo sempre addosso gli stessi abiti non curano molto il loro aspetto esteriore tranne che per gli esercizi di benessere salutare. Proseguendo il mio addestramento alle arti marziali però iniziai a rispettare gli

impegni di ogni genere ed essere puntuale in qualsiasi campo o circostanza. Dico questo per far intuire come un arte marziale può condizionare a livello psicologico una persona al punto di cambiare le cattive abitudini e trasformarle in tutt’altro. Ma prima di arrivare a questo per i primi tempi in cui iniziai ad allenarmi sulserio in questa pratica marziale non nascondo il fatto che ne ero divenuto quasi un fanatico. Nel senso che obligavo quasi ogni mio amico a diventare forte e abile nella lotta altrimenti lo avrei schernito dicendogli che non era un vero uomo! A tavola mentre usavo una mano per mangiare, con l’altra stringevo continuamente una pinza da palestra per rinforzare la mano. Mi ero messo in testa che dovevo diventare assolutamente forte, poiché ritenevo di dover reagire immediatamente ad ogni offesa, non soltanto per difendere il mio onore, ma anche quello di ogni membro della mia famiglia. Infatti storcevo subito il muso di fronte a chiunque pensavo avesse offeso me o mia sorella e i miei genitori. Con il passare del tempo cercai di divenire più saggio e di respingere le provocazioni trasformandomi tutt’altro che in un ragazzo aggressivo, ma gentile con le persone, quasi un sempliciotto, educato ma non certo restio a combattere. Il Ninjutsu è una disciplina da strada poiché prepara il praticante a una eventuale aggressione e ci si allena parecchio all’aria aperta. Per me è bellissimo, la fuori nella nebbia dell’alba o all’ora in cui tramonta il sole allenarsi in questa antica arte marziale. I calci che sferro fanno vorticare con fluidità la brina intorno al mio corpo, che riluccica nel chiarore del primo mattino. Alla mia mente tutto questo è attraente e importante. Sin da bambino quando guardavo un film sulle arti marziali nulla per me aveva la stessa perfezione. Pensavo sempre : “devo assolutamente apprendere questa disciplina” . Non immaginavo allora come questo mio desiderio avrebbe influenzato la mia vita. É raro incontrare persone che praticano il Ninjutsu storico, poiché gli stili di combattimento più diffusi sono: il karate, il kung fu, il judo, la kick boxing e il pugilato, tuttavia negli anni successivi conobbi altri praticanti di questa disciplina. Fui incredibilmente fortunato, perché questi maestri mi addestrarono con insegnamenti insoliti e particolari. Per diversi anni mi esercitai con loro nelle montagne vicine. La appresi tecniche che mi consentirono di capire tutto un mondo di cui neppure sospettavo l’esistenza. Con il passare degli anni cominciai a capire meglio i segreti e la complessità degli insegnamenti di una disciplina marziale che avrebbe costituito il fondamento di ciò che oggi sono: “una persona saggia e di salute, e un maestro in questa strana e solitaria disciplina orientale”. Il Ninjutsu è molto più di un’arte marziale. Anche se prevede molto esercizio fisico, non è un’ attività sportiva per vincere una competizione o per aprire un centro fitness, (anche se può sempre considerarsi uno sport in sé). Il mio insegnamento va oltre le semplici forme di questa difficile arte , basata essenzialmente sull’uso di pugni e calci. Nel Ninjutsu sono racchiusi principi spirituali ed esercizi che formano le basi del nostro benessere fisico, del nostro potere personale e che ci consentono di sviluppare la nostra personalità nella sua totalità. Questa disciplina marziale altro non è che l’arte di saper vivere. Quindi io ritengo, che l’unica “strada” per chi pratica le arti marziali sia non solo di essere vincitore di un incontro, ma di esserlo sempre, in ogni momento della propria vita. Quando riusciamo ad imparare questo, non esisteranno più ostacoli insormontabili. Io conduco questo stile di vita. Alcuni potrebbero obiettare che è facile parlare, ma che trovandosi d’avanti a un grosso problema che sia di tipo economico o di affrontare un grosso avversario questi principi non servirebbero gran chè. Eppure c’è stata una persona nelle arti marziali che più di tutte ha dimostrato quanto affermo, il più grande maestro di tutti i tempi “Bruce lee” che io ammiro e stimo molto. Egli non più alto di un metro e settanta centimetri e con un peso corporeo di appena sessanta kg riuscì a battere qualsiasi atleta, alto e basso e di qualsiasi categoria di peso, grazie alla sua muscolatura costruita esclusivamente a scopo funzionale piuttosto che per un puro lato estetico, grazie al suo corpo esile e allo stesso tempo duro come l’acciaio che gli permise di avere sempre la meglio in velocità e potenza sugli avversari. E anche quando nel 1970 egli si lesionò il quarto nervo sacrale nella zona inferiore della schiena, i medici gli dissero che non poteva più camminare ne tanto meno tornare ad allenarsi, nonostante ciò si rifiutò di accettare questa idea e grazie alla sua grande forza di volontà, dopo un lungo periodo passato a letto e sulla sedie a rotelle non solo tornò a camminare, ma anche ad allenarsi e diventò più forte di quanto non lo era mai stato in precedenza, riuscendo così a stupire chiunque anche i più scettici compresi i medici. Era il numero uno! E questo vale per tutto ciò che viene in genere, ritenuto impossibile. Molto spesso neanche iniziamo un percorso perché ci sembra troppo lungo. Eppure basterebbe fare un piccolo passo ed anche il viaggio più lungo già si sarebbe accorciato. Ma per fare i viaggi occorrono le mappe e questo libro vuole esserlo. Questa disciplina non mi ha mai deluso, mi ha consentito di diventare abbastanza in gamba da saper affrontare qualsiasi

avversario, e dico “qualsiasi”. Può capitare a tutti di cadere prima o poi, ma dopo una caduta la persona tenace si rialza, se necessario con l’aiuto di qualcuno. In certi momenti possiamo sentirci scoraggiati a causa delle nostre debolezze, ma ciò nonostante dobbiamo combattere, correre sino alla fine. Invece di pensare solo ai propri difetti bisogna pensare anche ai pregi. Ricordate che nessuno è perfetto. Ma se imparate a essere persone tenaci, acquisterete una preziosa risorsa che vi sarà sempre utile in ogni cosa. Anche la Bibbia dice: “Il giusto può cadere pure sette volte, e certamente si leverà”. Tutti possono diventare persone così. Bisogna trovare quella consapevolezza interiore nel dire: “se altri sono capaci di fare quella cosa, perché io no? E quando non riesco , ci provo di nuovo. Del resto nessuna cosa veramente importante è stata mai ottenuta senza sforzi. Io tengo regolarmente lezioni private di questa disciplina cercando di diffondere questi insegnamenti. Questa pratica armonizzando mente, corpo e spirito può arricchire la vostra vita con incredibili benefici, sia sul piano fisico che mentale. Offro questo libro come una guida verso una disciplina che può dare molte soddisfazioni.

SENSEI SIMONE MALACARIA

PAGINA LETTERARIA

Questa parte del racconto non è la trascrizione del manuale d’addestramento, pertanto è una storia vera. Anche se per una questione di privacy sono costretto a cambiare i nomi delle persone e i luoghi. Voglio riportare questa vicenda perché è comunque una cosa realmente accaduta e combacia con il clima di questo libro. Penso che possa essere un mezzo per farmi conoscere, apprezzare come autore e dare un buon inizio a questo volume.

Prima di iniziare i capitoli riguardanti l’allenamento al Ninjutsu, lasciate che vi racconti un episodio particolare della mia vita; un giorno che divenne un punto di svolta per me.

Frequentavo il quarto superiore, era l’ora dell’intervallo mentre stavo scherzando con la mia compagna di banco. Nella cartella avevo con me i miei guantoni da boxe, me li ero portati poiché al ritorno sarei dovuto andare direttamente in palestra di kick boxing senza poi dover passare da casa e fare più viaggi. Valeria la compagna di banco rovistò all’interno del mio zaino trovando i miei guantoni da palestra e tirandoli fuori disse ironicamente: “AAAh..ecco i tuoi ferri del mestiere..” L’indossò iniziando scherzosamente a prendermi a pugni e incominciammo così a lottare per gioco nell’aula scolastica, poi proiettandola a terra finimmo involontariamente l’uno su l’altro. In quel mentre passò lungo il corridoio Mattia, egli era il classico teppistello da scuola, e se ne andava sempre in giro con una scusa qualunque per litigare credendo così di dimostrare il proprio valore. Molte volte aveva già cercato di ingaggiare duello con me, ma avevo sempre cercato di evitarlo. Inoltre quel tipo non c’era mai stato con la testa, era un mezzo matto e mi avevano anche accennato che faceva persino uso di droghe ed è per questo sicuramente che ebbe una reazione a dir poco esagerata.

Mattia aveva sempre avuto un debole per Valeria, una passione folle direi un amore quasi malato e non corrisposto. Quando ci vide in quella posizione, e non era la prima volta che ci vedeva scherzare con un atteggiamento da amici intimi, andò su tutte le furie. Cominciò a prendere a calci i banchi e le sedie, iniziò a provocarmi in ogni modo usando parole molto pesanti. Io mi rialzai subito da terra cercando di spiegargli pacificamente che non era successo niente di male e che non c’era motivo di scaldarsi tanto. Non volle che saperne, siccome non gli ero mai stato simpatico era solo la scusa per incominciare una guerra, da tempo stava aspettando il momento opportuno, e l’aveva trovato proprio quel giorno. Iniziò a spingermi, levò i guantoni dalle mani di Valeria, ne indossò uno e mi diede un forte pugno sulla spalla. Mi fece molto male… volevo saltargli addosso quando in quel mentre suonò la campanella della fine dell’intervallo, arrivarono i suoi compagni anch’essi con l’aria

minacciosa trascinandolo via mentre gli spiegavano che non ne valeva la pena affrontarmi all’interno della scuola rischiando l’espulsione, che finite le lezioni se la sarebbero sbrigata fuori. Le ore didattiche passarono in fretta, la spalla mi faceva ancora male, avevo un grosso livido. Uscimmo fuori, lui era in cortile ad aspettarmi insieme ai suoi scagnozzi. La discussione del problema che portò a quello scontro fu un atto infantile, un tema risalente non solo a quello che aveva assistito in quel giorno ma anche nei mesi precedenti. Il ragazzo mi venne incontro, mi porse il guanto che aveva sottratto a Valeria qualche ora prima me lo lanciò contro in faccia come segno di sfida. lo fissai. “E’ questo che vuoi”? “Sei carne morta” Rispose con aria minacciosa. “Okhay allora”. Gli dissi! Questa risposta fece accendere un sorriso ai suoi colleghi (intanto erano arrivati un’altra decina di ragazzi, Valeria era con loro). Alcuni dei suoi amici pensavano sicuramente che io fossi una “checca” che messo d’avanti una vera e propria contesa mi sarei immediatamente tirato indietro. Si riunirono allora in una sorta di consiglio pretattico quasi come fossero una squadra da regby e quando tornò da me disse: “ce la vediamo solo tu e io, gli altri possono restare solo a guardare”. “Vabene come vuoi tu”, Risposi!

Stava per avere inizio un incontro in piena regola. Ero arrabbiato e di pessimo umore, ma cercavo comunque di raggiungere un perfetto controllo fisico e mentale. Ci dirigemmo fino a un campetto da calcio, arrivati al centro lo sfidante Mattia adottò la posizione di guardia classica di chi pratica la Muhay Thay (boxe thailandese), intuì allora che non ero alle prese con un novellino, anche se a dire il vero non lo avevo mai sottovalutato. Si proiettò subito su di me iniziando a scagliare pugni all’impazzata ma contro il vento poiché riuscivo benissimo a schivare tutti i suoi attacchi e per qualche minuto non risposi al suo attacco inferocito e approfittai così di stancarlo il più possibile. Ma anch’io non potevo continuare a schivare in eterno i suoi colpi, e non appena rallentò l’azione passai subito al contrattacco cimentandomi in una serie di pugni diretti del wing chun su di lui mescolandoli con tutti i tipi di pugni della boxe, contemporaneamente calciando di continuo alle gambe e ai fianchi soprattutto, finchè egli indietreggiando si ritrovò con le spalle al muro e afferandolo per il collo gli alzai il pugno contro . “Basta così?” gridai. “Basta così” implorò. Ma all’improvviso arrivarono i suoi compagni come rinforzo e iniziarono a colpirmi alle spalle, uno di loro mi teneva da dietro cercando di bloccarmi. Gli avversari che avevo dinanzi a me riuscì a colpirli con i calci e per ultimo mi sbarazzai di quello dietro con una gomitata. Non erano ancora K.O. perciò cercai di aprirmi un varco in mezzo a loro allontanandomi in più in fretta possibile. In quell’ambito di combattimento da strada, dovevo affrontare più assalitori, stava diventando una faccenda pericolosa. In queste situazioni è l’aggredito che deve iniziare l’attacco, quindi dovevo prendere l’iniziativa di ricominciare a colpire per primo se volevo uscirne il meno ridotto male. Era necessario riuscire a distrarre uno degli assalitori, a tale scopo, colpì quello al centro con una rapida stoccata agli occhi, così l’obiettivo reale restavano gli aggressori esterni. Colpì l’altro con un calcio ai genitali e contemporaneamente afferrai il terzo per la maglia e gli scagliai pugni molto veloci in faccia facendolo cadere a terra, in quel mentre un altro mi aveva nuovamente afferrato da dietro ma riuscì a torcergli il braccio e lo misi al tappeto con un calcio in faccia. Mattia non accettò di arrendersi come aveva detto, corse verso il suo zaino che aveva lasciato una trentina di metri più in la da dove si stava svolgendo quella violenta rissa e tirò fuori una pistola iniziando a sparare in aria all’impazzata. Tutti incominciarono a correre a gambe levate, anche i suoi compagni che avevano partecipato con lui alla zuffa. Ne approfittai per mescolarmi con gli altri che correvano e mi diressi verso un boschetto, e mentre correvo mi voltavo per vedere se mi stava inseguendo. Quando mi allontanai abbastanza, rallentai la corsa per recuperare un po di fiato. Quel matto al di là del filo spinato aveva smesso di sparare, forse si era ritirato, o forse si era solo nascosto pensavo! Mi guardai attorno, c’era un altro ragazzo che mi aveva raggiunto correndo, eravamo in aperta campagna, sfiniti dopo una lunga corsa. Mi sdraiai a terra, e con il capo mi appoggiai a un albero cercando di rilassarmi. Sentì una profonda spossatezza. I miei nervi dopo tanta tensione erano a pezzi! Il ragazzo che era insieme a me si avvicinò e mi diede un fazzoletto per pulirmi il muso, poiché era sporco di terra. Sputai. Sentì il sapore del fango misto con il sangue nella saliva! “Al diavolo le risse” bestemmiai. “E’ stata dura”! rispose l’altro, sdraiandosi e appoggiandosi anch’egli all’albero! Provai a chiudere gli occhi. Ero molto stanco. Poi di nuovo in lontananza si sentì uno sparo isolato che ruppe il silenzio di quel lontano e caldo pomeriggio primaverile, e un grido “Non la finisci questa corsa stronzo”! Era lui Mattia e si riferiva a me. Ci guardammo negli occhi alzandoci di scatto e allontanandoci alla svelta dal posto in cui eravamo. Nel frattempo suonò il mio cellulare, era Valeria, mi chiese dov’ero ! Risposi di essere fuori dalla cittadina abitata e che ero insieme ad un altro ragazzo, che non si dovevano preoccupare poiché ce la saremmo cavata! Prima di chiudere la telefonata mi disse che qualcuno stava intanto

cercando di chiamare la polizia! Mentre camminavamo, per un attimo il mio pensiero fu lontano da quel che stava accadendo. Quel pomeriggio in aperta campagna mi faceva venire in mente l’estate, e così per distrarmi pensavo intensamente alle vacanze estive, la vita da spiaggia, e tutto questo lontano dai libri di scuola, da tutto quel che riguardava la vita scolastica e soprattutto lontano da quella guerra in cui mi ero cacciato con quel pazzo che ci inseguiva con una pistola lontano solo mezzo miglio circa. Il compagno che era li con me in quella strana disavventura mi rivolse la parola dicendomi: “Non sembri per niente teso”! Annuì, lo guardai dritto negli occhi e non gli risposi! Lo presi da un braccio per tirarmelo appresso accellerando il passo durante la nostra fuga in cerca della pace. Non nascondo di aver pensato per qualche istante alla morte, si a quella nera signora con il mantello scuro e la lunga falce d’acciaio che con passo inesorabile, può tranciare ogni vita al suo passaggio. È una triste cosa dover morire quando si è ancora giovani senza aver ancora realizzato neanche la metà dei propri sogni. La morte poteva essere la dietro l’angolo che aspettava silenziosa, come se fosse in agguato. Ma forse avevo un po corso troppo con i pensieri negativi! All’improvviso davanti a noi: la strada asfaltata e case abitate in periferia, furono come vedere la terra promessa! Li vicino c’era un autobus, salutai il ragazzo raccomandandogli di salutarmi tutti gli altri poiché non sarei più tornato in quella scuola! Salì sul bus che mi avrebbe portato verso casa e verso un nuovo capitolo della mia vita. Durante il viaggio venni colpito da una grande sensazione di pace interiore, mi liberai dell’ansia che si era accumulata dentro di me in quel giorno di follia.

Mi ricordo come se fosse passata solo qualche ora, seduto sul sedile posteriore dell’autobus con la testa appoggiata al finestrino, che mi rimproveravo di aver accettato di battermi con quel tizio, anche se all’inizio avevo cercato di risolvere la situazione in modo pacifico, forse avrei potuto fare di più per rifiutare quella rissa ma ormai era andata come poteva. Nello stesso tempo rimasi soddisfatto della mia prestazione, da solo contro quattro avversari non è da tutti uscirne solamente con qualche graffio.

Questo particolare episodio mi fece riflettere molto sulla forma fisica, analizzai per un attimo il combattimento, non sul lato tecnico ma sulla resistenza cardiovascolare del mio fisico e mi resi conto di quanta energia occorre quando si affrontano più aggressori per strada, tenendo conto che l’adrenalina aveva fatto aumentare i battiti del cuore in più il combattimento e la corsa mi avevano spremuto come un limone. Decisi allora di migliorare la mia prestazione e arrivai a concludere che durante i miei allenamenti quotidiani dovevo ad ogni costo aumentare gli esercizi aerobici come la corsa, la cyclette e gli esercizi a circuito con i pesi e tutto quel che riguarda il cardio. Ed è dunque quello che feci e faccio tutt’ora.

A volte mi viene chiesto come faccio ad avere il tempo di allenarmi così tanto. La risposta è semplice: scelgo il modo in cui impiegare il proprio tempo. Le scelte che faccio in ciascuna delle 24 ore del giorno includono l’impegnare diverso tempo ad allenare il corpo e la mente perché rendano al massimo delle proprie capacità. Questo è anche il campo in cui entrano in gioco la ricchezza della immaginazione. Oltre al tempo dedicato al regolare svolgimento degli allenamenti, per me è normale fare più cose contemporaneamente come leggere un libro e fare stretching allo stesso tempo o fare gli addominali mentre guardo la tv. Il Ninjutsu è un approccio totale al vivere al massimo del proprio potenziale e naturalmente include l’allenamento del corpo come mezzo per arrivare alla massima espressione delle proprie potenzialità. Ognuno di noi deve raggiungere il massimo del proprio potenziale, cosicchè la preparazione si metta a confronto con l’opportunità.

CAPITOLO 1

“Insegnate a voi stessi l’autodifesa”

Che cosa fareste se un malvivente vi attaccasse? Vi difendereste e o scappereste a gambe levate? Cosa fareste nel caso una persona che amate fosse con voi? Guardate il telegiornale e osservate quante aggressioni capitano nel bel mezzo dei luoghi affollati. Lo scopo del mio libro sul Ninjutsu vuole darvi una spinta su cosa fare se incontrate un aggressore, non importa quanto grosso e robusto sia. Il combattimento da strada non è uno scherzo. Potete trovarvi a combattere duramente per evitare seri danni. L’insegnamento che sto per darvi non eviterà che venite attaccati, ma vi può dare una buona possibilità di uscirne vincenti dall’attacco senza subire gravi danni. Dovete innanzi tutto accettare il fatto che tutto può succedere e se vi dovessero colpire, bisognerebbe usare il dolore come stimolo per passare al contrattacco. Tenete bene in mente che quando

siete attaccati, il vostro aggressore ha i pensieri rivolti solamente ai danni che egli vorrebbe provocarvi senza considerare quello che voi potreste fargli. Se gli fate vedere che deve confrontarsi con un qualcosa che non si aspettava, il suo ego offensivo si ridimensionerà del 50% e per neutralizzare il suo attacco voi avrete un vantaggio psicologico dalla vostra parte. Se percorrete una strada isolata tenete gli occhi ben aperti e se incontrate qualcuno che vi sembra vi stia seguendo, cercate di camminare dalla parte esterna del marciapiede o in mezzo alla strada. Se camminate di notte guardate le ombre, perché passando vicino a un lampione, le ombre di chiunque sia dietro di voi si proietteranno per terra davanti a voi. Se camminate al centro di un marciapiede o della strada potete evitare che possa saltare fuori da un portone o da un vicolo un malintenzionato e vi porti via la borsa, il portafoglio o peggio ancora. Colpite l’avversario prima possibile con l’arma più efficace e nel punto più vulnerabile. Colpite con velocità. E se è possibile scegliere se colpire di mano o di gamba, consiglio la gamba. E’ più lunga del braccio e può arrestare un colpo più pesante ed è anche molto più potente. Così potreste riuscire a difendervi e il vostro calcio colpirebbe l’avversario prima ancora che sia in grado di sferrarvi un pugno.

Comunque solo l’allenamento costante può dare risultati. Se credete che un allenamento di pochi minuti sia inutile e pensate che le probabilità di un aggressione siano scarse, fate parte di quelle persone che incoraggiano i delinquenti ad attaccare, e nessuno potrà aiutarvi se si dovesse verificare un emergenza. Comunque i punti più vulnerabili per il contrattacco, se siete aggrediti da un uomo, sono: l’inguine, gli occhi, l’addome e le ginocchia. La mia intenzione non è quella di spaventarvi e di indurvi a pensare che camminare per strada non sia sicuro. Di certo la mia intenzione non vuole essere questa, ma le statistiche dei giornali dimostrano che le aggressioni a persone indifese sono sempre più in aumento.

Inoltre tutte le persone che si impegnano nelle arti marziali lo devono fare con un scopo ben preciso: “difendersi” . La meta finale per ogni stile di combattimento dovrebbe essere quella di prepararsi a ogni evenienza. Per addestrarsi a questo scopo , bisogna farlo con serietà. Niente deve essere dato per scontato. Bisogna colpire il sacco con le mani e con i piedi usando concentrazione nello sforzo. Se una persona dovesse allenarsi senza avere l’idea che tutto ciò che fa possa essere reale, non da il giusto valore ai suoi sforzi. Quando ci si allena a colpire il sacco, si deve immaginare di stare colpendo realmente un avversario. Così si può dare inizio ad un vero allenamento che possa riuscire a farvi avere pieno successo nella pratica.

Per poter comprendere con più chiarezza questo libro, dovete approfondire il vostro studio personale nel campo delle arti marziali. Solo così potrete vedere un ritratto completo di ciò che intendo comunicarvi.

CAPITOLO 2

“Ninjutsu storico”

La comprensione più profonda dei punti vulnerabili del corpo umano venne sviluppata, forse meglio che da chiunque altro gruppo dedito alle arti marziali, dai leggendari Ninja, da cui prende il nome lo stile Ninjutsu.

Quest’ arte marziale ebbe origine più di ottocento anni fa nelle montuose regioni giapponesi di Iga e Koga. Durante questo periodo della storia giapponese, la popolazione dei contadini era sottomessa alla potente casta dei guerrieri, che a loro volta giuravano lealtà al loro signore, lo Shogun. I gruppi Ninja erano formati sia da coloro che rifiutavano di servire i samurai, sia da ex samurai il cui signore era morto in battaglia. Nella loro comunità isolata e illegale, l’addestramento dei Ninja alle arti marziali mortali era eccezionale e onnicomprensivo, e si sarebbe rivelato prezioso per quello che sarebbe diventato il loro ruolo principale: mercenari di elite che offrivano i propri servigi a chiunque avesse denaro per comprarli e motivi sufficienti per farlo. Le specialità dei Ninja erano soprattutto, lo spionaggio, il sabotaggio e l’assassinio, insieme alle abilità letali nel combattimento a mani nude, con le armi e con gli esplosivi. Il loro addestramento prevedeva anche una vasta educazione artistica che li aiutasse a inserirsi in qualsiasi ambiente sociale avessero incontrato nelle loro missioni segrete. I Ninja si divisero in vari clan, e a partire dal XIII secolo, ognuno di essi cercò di dimostrare la propria specializzazione in un singolo ambito di combattimento o di spionaggio. Comunque, tutti i Ninja avevano grande pratica di tecniche di combattimento disarmato, specialmente quando si trattava di eliminare silenziosamente sentinelle e importanti bersagli umani. Di conseguenza, il Ninjutsu finì per essere un insieme prodigioso di conoscenze relative a prese con strangolamento, fratture cervicali, colpi alle terminazioni nervose e pugni letali che, in combinazione con la giustificata reputazione di segretezza e crudeltà, resero assai temibili i praticanti di quest’arte.

Varie forze militari, si sono interessate alle loro tecniche di combattimento disarmato, specialmente quelle relative all’imboscata, all’uccisione silenziosa e alla fuga. Comunque i Nnja non erano tutti assassini, molti di loro erano stati chiamati ad assassinare infatti questi rovinarono completamente la reputazione del Ninjutsu. Nel secolo diciottesimo i Ninja vennero pubblicamente messi al bando, dopo aver sparso il terrore per quattrocento anni; da allora vissero nella clandestinità. Anche

se il nome Ninja viene oggi perpetuato in molti club di arti marziali sparsi per il mondo e dediti alla pratica del Ninjutsu , i Ninja assassini continuano molto probabilmente a rimanere nascosti. Dopo che il Ninjutsu venne messo al bando, molti giapponesi ripresero la pratica di questa disciplina come esercizio fisico, stile di vita, e insegnando i vari principi filosofici legati a quest’ arte. Man mano divenne una tradizione tramandata da generazione in generazione fino al nostro tempo.

Lo stile di vita di quest’arte non era unico, ma ne esistevano diversi. Anche voi dovrete scegliere che stile di vita seguire! Bisogna diventare abilissimi nello scalare mura inespugnabili, nell’arte dell’evasione, nella lotta a mani nude e maestri nel lanciare oggetti taglienti con precisione. Il Ninjutsu è un insieme di discipline, tattiche e strategie piuttosto che di insegnamenti mirati come lo sono il judo o il Karate. Il principale kangi che costituisce la parola è Nin ed è formato dai radicali di “KATANA” che significa “cuore, anima.” Nell’insieme questi caratteri significano “nascosto, segreto, perseverare, pazienza.” “Jutsu” significa invece “arte, tecnica.” Come ho già spiegato, il Ninjutsu è stato sviluppato come un insieme di tecniche volte alla sopravvivenza in un periodo pieno di guerre come lo è stato l’Era Sengoku*. Il Ninja in questo periodo ha usato la sua abilità e le arti per sopravvivere in un momento di violenta agitazione politica e di combattimenti in guerre all’ordine del giorno.

*L’epoca Sengoku è un periodo di vasta crisi politica che il Giappone dovette fronteggiare dal 1478 e che si protrasse fino al 1605. Fu un epoca in cui il Giappone era diviso in tanti piccoli feudi costantemente in guerra fra loro.

Punti specifici:

Ricordatevi shinobi, significa resistere e secondo gli antichi maestri non c’è nulla di più terribile della via del Ninja. La prima decisione che dovrete prendere è quale strada intraprendere per il vostro allenamento al Ninjutsu? Una volta che avrete stabilito la motivazione nella vostra mente, ci sono tre viali da percorrere:

1.Io voglio imparare il Ninjutsu nel suo contesto storico e voglio ricreare il Ninjutsu come era praticato nel Giappone medievale, e per capire il Ninjutsu da una prospettiva storica. 2.Io voglio usare gli antichi principi dei Ninja in un contesto moderno, lasciando fuori tutto ciò che abbia a che fare con il mondo moderno. 3.Voglio studiare il Ninjutsu nel suo contesto storico e capirlo da una prospettiva storica, ma anche, nello stesso momento, utilizzare questi metodi in maniera moderna.

Una volta che avete stabilito a quale numero corrisponde il vostro scopo, allora la vostra direzione sarà chiara e palese. Se avete deciso di ricreare il Ninjutsu storico (in un contesto storico) allora dovete rivolgere la vostra ricerca verso il Giappone al periodo storico e ai metodi Ninja al vostro tempo e luogo. Ricordatevi il Ninjutsu è un set di metodi e principi, i principi rimangono i medesimi anche se i metodi devono essere adattati al contesto in cui il Ninjutsu è utilizzato.

CAPITOLO 3

“Abilità che dovrete apprendere”

La seguente lista è un set di aree fondamentali che dovrete studiare per acquisire le abilità fondamentali del Ninjutsu, mentre ognuna appare come separata da altre quando assimilate in una sola persona, l’essenza del Ninjutsu può essere vista. Ricordatevi, il Ninjutsu non ha fine, i maestri dell’antichità dicevano che il Ninjutsu è correre nel vuoto , è senza forma e si adatta, voi dovete “far crescere il Ninjutsu dentro di voi temprando il vostro cuore.”

Usate la seguente lista come guida al vostro allenamento ed esplorate le infinite aree una per una, creando il Ninjutsu dentro di voi man mano che andate avanti. Ricordatevi di separare ciò che è Ninjutsu storico dal vostro personale adattamento al contesto in cui lo usate.

Lista:

.CIELO METEOROLOGIA NOZIONI SUL CIELO NOTTURNO E SULLE COSTELLAZIONI, NAVIGAZIONE CON LE STELLE E CON IL SOLE , CONOSCENZA DELLE FASI LUNARI .BUDDHISMO E LE RELIGIONI DEL MONDO E COME ESSE INFLUENZANO LA VITA DELLA GENTE .TERRA CREAZIONE E TRASPORTO DEL FUOCO .CAMPEGGIO E SOPRAVVIVENZA IN AMBIENTI SELVATICI SENZA RIFUGI PORTATILI .FORZATURA E ROTTURA DI LUCCHETTI .POSA DI TRAPPOLE .METODI DI INFILTRAZIONE NEL CAMPO NEMICO .TECNICHE SUBAQUEE E DI NUOTO .UOMO, ABIATE PROFONDA CONOSCENZA DELLO SPIONAGGIO. .PSICOLOGIA DELLA MENTE. .PSICOLOGIA DELLA MENZOGNA. .LINGUE DIALETTI REGIONALI ED ELOQUENZA LINGUA GIAPPONESE .METODI DI GUERRIGLIA. TUTTE LE FORME DI ARRAMPICATA .DIVENTARE ABILI NELL’USO DELLA CORDA, NODI E METODI CON CORDA SINGOLA .GIOCHI DI MEMORIA .FREQUENTARE UNA SCUOLA O UN GRUPPO DI RECITAZIONE .CONOSCENZA DELLA CRITTOLOGIA .ARTE DELL’INTERCETTARE E ASCOLTARE .INVISIBILITA’ E CAMUFFAMENTO .SEGNALAZIONI E SEGNALI SEGRETI .RICOGNIZIONE COME PERSONA SINGOLA O SQUADRA .PEDINAMENTO .COSTRUZIONE D’ARMI .PRONTO SOCCORSO .LOGICA .APPRENDIMENTO ALLA FORZA E ALLA LOTTA .LIBRI

E’ CONSIGLIATO REPERIRE UNA LIBRERIA DEDICATA ALLE AREE DI STUDIO SU MENZIONATE.

Comunque cercate sempre di trovare un esperto in ogni campo e di ottenere le informazioni più corrette possibili che potete, quella di sopra è solo una lista di base.