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S.I.M.A. CORSO DI FORMAZIONE IN MECIDINA ANTROPOSOFICA LA PERDITA DELLA FORMA E DELL’ARMONIA NELL’OBESITA’ ALLA LUCE DELLA SCIENZA DELLO SPIRITO Tesi di: Donatella Pitasi Relatore: Angelo Antonio Fierro Percorso Accademico 2011-2014 Pagina di 1 88

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S.I.M.A.

CORSO DI FORMAZIONE IN MECIDINA ANTROPOSOFICA

LA PERDITA DELLA FORMA E DELL’ARMONIA NELL’OBESITA’ ALLA LUCE DELLA SCIENZA DELLO SPIRITO

Tesi di: Donatella Pitasi Relatore: Angelo Antonio Fierro

Percorso Accademico 2011-2014

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Zaratustra insegna ai suoi discepoli in questo modo: voi mangiate i frutti della terra. Essi sono illuminati dal sole, ma nel sole vive l'alto Es-sere Spirituale. Dal cosmo, dall'esterno, la forza dell'alto Essere Spiritua-le penetra col raggiare nei frutti della terra. Voi mangiate i frutti della terra, ciò che in voi produce la sostanza. Lasciatevi colmare dalle forze spirituali del sole; il sole sorge in voi quando prendete in cibo i frutti della terra. Fate questo in momenti particolarmente solenni, mangiate nei momenti particolarmente solenni qualcosa che sia stato preparato con i frutti della terra. Meditate su come il sole sia dentro di essi, sul pezzetto di pane finché divenga raggiante, e mangiatelo, allora sarete consapevoli di ciò: dalle ampiezze dell'universo lo spirito del sole è pe-netrato in voi e in voi ha preso vita.

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INTRODUZIONE 6

PRIMA PARTE - Epidemiologia 7 - Eziopatogenesi 10 - Anatomo-fisiologia del tessuto adiposo 14 - Sviluppo embriologico del tessuto adiposo 21 - Il tessuto adiposo come organo multifattoriale 23 - Caratteristiche cellulari del tessuto adiposo 24 - La cellula muscolare 28 - Il pianeta obesità 31 - Forme dell’obeso 36

SECONDA PARTE

- La spiritualizzazione degli alimenti 40 - L’azione del corpo eterico e dell’astrale sul corpo 42 fisico - La forma come espressione dell’azione della 43 corrente individuale nel fisico - Forma fisica e forma soprasensibile: il fantòma e 46 l’importanza dell’influsso Luciferico - Gli zuccheri e l’organizzazione dell’Io 50 - Le forze formatrici degli alimenti 53 - Le proteine ed il fenomeno primordiale 55 - I grassi ed i focolai di calore parassitari 57 - Il metabolismo dei grassi ed il corpo astrale 59 - La milza come organo regolatore del ritmo 62 alimentare - Fegato: organo della sete, Polmone : organo della fame 64 - Cellula adiposa e cellula muscolare a confronto: la forma della cellula come rispecchiamento del

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cosmo 66 - Sul piacere ed il sentimento di sé 68 - L’aspetto ormonale come espressione dell’interazione tra l’eterico,l’astrale ed il fisico 71 - Inquadramento dell’obeso alla luce della costituzione isterica e nevrastenica 75 - La forma dell’obeso e la perdita dei limiti e dell’armonia 77 - Terapia dell’obesità secondo la scienza dello spirito 78 - Terapia nutrizionale 84

CONCLUSIONI 85

BIBLIOGRAFIA 87

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INTRODUZIONE

L'intenzione di questo studio é nata dalla necessità e volontà di coniu-gare gli studi di terapia nutrizionale dell'obesità e del sovrappeso con la visione della Scienza dello Spirito, il cui approccio permette di andare ol-tre l'aspetto biochimico, patogenetico e di scoprire quegli aspetti nasco-sti, difficilmente indagabili ma estremamente logici, che possono offrire una visione più ampia ed una possibilità di intervento terapeutico più profondo e duraturo ad un problema che attualmente non si é in grado di affrontare in maniera soddisfacente. La scienza dello spirito ci mostra come ogni processo materiale , ossia tutto quanto avviene nel mondo fisico-sensibile, sia solo un processo esteriore e come in realtà anche i processi ed i disturbi legati all’alimentazione non possono essere solo fisici ma, al contrario, in quanto fisici, possono essere solo la manife-stazione di quelli spirituali. In tal modo indagheremo partendo da un aspetto più organicistico per poi estrapolare, attraverso la visione di Ru-dolf Steiner, l’essenza della patologia vera e propria. Nell’elaborato sono stati parafrasati , con lo scopo di sintetizzarli, la maggior parte degli scritti sull’argomento e sono state aggiunte delle deduzioni e considera-zioni personali che aspettano di essere confermate.

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EPIDEMIOLOGIA

Il termine obesità deriva da ob (per, a causa di) ed esum, participio pas-sato di edere (mangiare), in latino OBESITAS che significa “grasso, gros-so o paffuto”. L'obesità è una malattia della composizione del corpo umano causata da un eccesso relativo o assoluto di grasso corporeo. La sua incidenza è aumentata vertiginosamente negli ultimi decenni sia nei paesi indu-strializzati che nei paesi in via di sviluppo. Si può sicuramente affermare che l'obesità è un'epidemia internazionale. Il fenomeno a cui stiamo as-sistendo, si sta diffondendo anche ai bambini in maniera molto rapida cosicché, negli Stati Uniti, il 25% dei bambini sono sovrappeso oppure obesi. Elemento paradosso è che c'è una grande incertezza circa l’ezi-ologia nella patogenesi e nella cura dell’obesità, nonostante i rischi del-la salute associati all'eccesso di grasso corporeo siano documentati sempre meglio. La discordanza tra lo sforzo terapeutico e la sua effica-cia rappresenta un secondo paradosso in questo campo. L'eccesso di grasso corporeo in genere, ma non sempre, causa un aumento del peso corporeo. Di conseguenza, l'obesità viene valutata, in genere nella prati-ca clinica, con la misurazione dell'indice di massa corporea o BMI, che si ottiene dividendo il peso corporeo in kg per l’altezza in metri al qua-drato.

Anche se può essere più conveniente il peso corporeo per identificare pazienti obesi, è importante mantenere distinta la definizione vera: l'obesità è una malattia dei depositi di grasso, adiposità. Questo ci aiuta quando si riflette sulla patogenesi e sulla terapia, dove il peso corporeo e la composizione del corpo devono essere nettamente separati. Negli

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ultimi anni del XX secolo c'è stato un cambiamento straordinario nell'e-pidemiologia della composizione del corpo umano. La condizione preva-lente nel 1950 e nel 1960 in Occidente soprattutto negli Stati Uniti, in certi paesi dell'America del Nord, che in un primo tempo si osservava principalmente negli uomini adulti anziani, ha avuto un'espansione sot-to tutti gli aspetti. La prevalenza ha raggiunto proporzioni epidemiche in Occidente aumentando negli ultimi 10 anni, negli Stati Uniti, dal 12% al 31% di obesi, mentre il sovrappeso riguarda recentemente più del 60% degli uomini e più del 55% delle donne. La scienza medica conclude che questo cambiamento internazionale è legato all'urbanizzazione, ai cam-biamenti dell'attività fisica e all'allontanamento dalle diete tradizionali.

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EZIOPATOGENESI

La causa dell'obesità è multifattoriale, infatti è generalmente ricono-sciuto che l'obesità è legata all'interazione tra ambiente e genetica. Comunque la patogenesi dell'obesità sembrerebbe chiara e semplice: in qualche momento della vita ci deve essere stato uno sbilanciamento tra l'energia introdotta e quella necessaria ai tessuti. Inoltre il deposito che ne è derivato, di eccesso di energia e di grasso nell'unica grande sede di

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immagazzinamento dell'energia disponibile nell'uomo, non ha creato un adattamento sufficientemente efficace di feedback per disperdere i de-positi che sono aumentati. In sostanza quindi l'obesità è una malattia del funzionamento di un sistema che mantiene l’equilibrio - cioè una malattia interattiva - nella quale si è rotto il sistema per pareggiare l'introduzione di energia con il suo consumo.

Le stime dell’ereditarietà genetica oscillano dal 20% fino all’80%, ma questo concetto può essere ingannevole; infatti la prevalenza dell'obesi-tà è aumentata molto negli anni recenti in tutto il mondo mentre i geni non sono cambiati. E’ quindi ovvio che sono i fattori ambientali a spie-gare i cambiamenti della popolazione che sono avvenuti. In secondo luogo gli indiani Pima che vivono nelle riserve di Arizona, hanno una tra le più alte prevalenze conosciute di obesità nel mondo, ma i loro cugini genetici che vivono nelle montagne del Messico quasi non hanno obesi-tà. Esiste infine una variabilità all’interno delle popolazioni e tra gli indi-vidui stessi ed alcuni cambiamenti si verificano all'interno delle popola-zioni quando ci sono delle migrazioni. Una soluzione di queste osserva-zioni è che l'espressione fenotipica dei geni per l'obesità è ambientale ossia che l'obesità è una malattia dell'interazione tra geni e ambiente.

Sistemi di bilanciamento dell’energia nell’uomo

L’equazione del bilancio di energia è dinamica, in quanto c’è una stabili-tà relativa a lungo termine del peso corporeo e dei depositi di grasso. Uno dei punti fondamentali circa il bilancio di energia e peso corporeo è che la maggior parte delle persone non aumenta o diminuisce di peso continuamente e inesorabilmente. A lungo termine tende ad esserci una stabilità relativa del peso corporeo e dei depositi di grasso nella mag-gior parte degli individui. Il motivo fisiologico è che l’aumento o la di-minuzione del peso causa un aumento o una diminuzione, rispettiva-mente, del consumo totale di energia; quindi il sistema di bilancio del-l’energia è adattativo e non fisso. Infatti, un aumento dell’introduzione

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di cibo causa un aumento del peso corporeo di cui 2/3 di massa grassa e 1/3 di massa magra. Poiché la massa magra totale è la determinante più importante del consumo di energia a riposo, con il suo aumento cresce anche il dispendio energetico. In parole povere, trasportare il peso extra cambia i costi di energia di tutti i tessuti. Lo stesso vale nel-l’altra direzione, ossia se si diminuiscono gli introiti calorici, dopo una iniziale perdita di peso , questo si stabilizza, vista una diminuzione del tessuto magro metabolicamente attivo.

Spartizione dei nutrienti

I rapporti tra le entrate giornaliere ed i depositi dell'organismo per i vari macronutrienti, sono tra loro molto diversi e quindi saranno determi-nanti per la scelta del combustibile del tessuto; le evidenze mostrano lo stato unico dei depositi di carboidrati del corpo. Oltre alla scarsa riserva dei carboidrati nel corpo umano, molti fatti biochimici fanno prevedere

che deve esistere un sistema per rilevare e conservare i depositi dei car-boidrati dell'organismo nel breve termine, infatti: - I grassi non possono essere trasformati in carboidrati dagli animali; - La conversione degli amminoacidi in carboidrati attinge dai depositi di proteine essenziali e quindi è indesiderabile; - Il cervello dipende quasi esclusivamente dal glucosio come carburante nella maggior parte delle condizioni. Riguardo i procedimenti di controllo dell’appetito, sono coinvolte alcune aree ipotalamiche. I cambiamenti di concentrazione dei metaboliti e di

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ormoni come la leptina e l’insulina, possono causare segnali che inte-ressano molti organi per aumentare l’effetto sul peso corporeo, ma an-cora la scienza è lontana dal spiegarne i meccanismi e quindi non ha trovato una soluzione farmacologica a questo problema. Di solito, inoltre, non sono presi in considerazione due punti importanti sul ruolo della spartizione dei nutrienti che invece devono essere messi in evidenza: - il ruolo che può giocare la capacità anabolica della proteina muscolare nel determinare la grassezza del corpo. Infatti può avvenire un passag-gio eccessivo nei depositi di grasso quando si è bloccato l'anabolismo del tessuto magro. Inoltre il tessuto muscolare, uno dei componenti maggiori della massa corporea magra, per se stesso rappresenta un fat-tore che sviluppa calore. Quindi genetica, ormoni, esercizio fisico ed altri regolatori del metabolismo muscolare possono quindi giocare un ruolo importante nella patogenesi dell’obesità. - il rapporto interessante osservato tra resistenza all'insulina e composi-zione corporea. Una spiegazione fisiologica è che la resistenza periferica all'insulina aumenterebbe la lipolisi mentre riduce l'ossidazione del glu-cosio; i risultati quindi favoriscono l'ossidazione del grasso. L’implica-zione interessante, per ciò, è che la resistenza periferica all’insulina, as-sociata all’obesità, potrebbe rappresentare la migliore soluzione fisiolo-gica a lungo termine per consentire l’ossidazione dell’eccesso di grasso. Quindi la scienza ufficiale conclude che entrambi questi adattamenti sono necessari per ottenere un equilibrio a lungo termine del grasso di tutto il corpo, perché non esiste alcun sistema di controllo, entro poco tempo, per mantenere il bilancio del grasso corporeo. Le conseguenze della resistenza epatica all’insulina sul peso corporeo sono molto diver-se da quelle delle resistenza all’insulina dei tessuti periferici (muscolo e grasso). L’aumento della produzione epatica di glucosio e la conseguen-te iperinsulinemia, sopprimono l’ossidazione del grasso di tutto il corpo e fanno prevedere un aumento di peso, mentre la resistenza periferica all’insulina aumenta l’ossidazione del grasso di tutto il corpo e predice un aumento inferiore di peso. Ritornando al dispendio di energia, la causa determinante più importan-te di quello a riposo è il dispendio totale di energia. Così, da un lato “il

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forte sta magro” perché qualsiasi cosa porti ad un aumento di tessuto metabolicamente attivo ossia magro, consente che sia raggiunto un equilibrio del peso corporeo a livelli più alti d’immissione di energia. In-fatti il dispendio totale di energia aumenta proporzionatamente ai cam-biamenti della massa magra quando è stato raggiunto il peso corporeo. I sistemi neuroendocrini sono stati sempre più identificati come quelli che hanno un impatto sul consumo di energia.

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ANATOMIA-FISIOLOGIA DEL TESSUTO ADIPOSO

Il tessuto adiposo è formato da cellule dette adipociti. L’adipocita o lipo-cita o cellula adiposa è una cellula fissa del tessuto connettivo deputata a sintetizzare, accumulare e cedere lipidi. E’ diviso in tessuto adiposo bianco e tessuto adiposo bruno.

Tessuto adiposo bianco o giallo (WAT)

!

Questo sottotipo di tessuto è costituito da cellule adipose uniloculari ed è il tessuto adiposo più diffuso nell'organismo umano. Si presenta gial-lo-biancastro quando è osservato al microscopio ottico. Le cellule che lo formano sono grandi (50-100 micron) e molto particolari: il nucleo e tutti gli organelli sono pigiati in un angolino della cellula da una grossa goccia di trigliceridi. La membrana plasmatica presenta estroflessioni e invaginazioni il cui numero varia con l’attività funzionale dell'adipocita . Il citoplasma contiene un discreto numero di mitocondri, ribosomi e un apparato di Golgi, numerose le cisterne tubulari o vescicolose di reticolo endoplasmatico liscio. Gli adipociti non possiedono capacità fagocitaria

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e la loro attività mitotica è estremamente ridotta. Queste cellule si riu-niscono in gruppetti (lobuli di grasso) e sono separati da connettivo las-so. La maggior parte del tessuto adiposo negli adulti è di tessuto adipo-so bianco (WAT) , presente in larga quantità nell'ipoderma ed in misura minore nel mesentere e nelle mediastino. Inoltre può essere trovato in molti altri settori, tra cui lo spazio retro-orbitale, il volto, le estremità, e il giallo del midollo osseo. La membrana citoplasmatica dell’adipocita contiene un enzima particolare: la lipoproteinlipasi; mentre nel citopla-sma ce n'è un altro il cui funzionamento è stimolato o inibito da ormo-ni: si chiama lipasi ormone-dipendente. Le funzioni del tessuto adiposo bianco o giallo sono: -funzione meccanica: occupa interstizi, riveste i nervi, i vasi ed i musco-li, foderandoli; riempie alcuni interstizi del midollo osseo, funge da cu-scinetto protettivo in parti del corpo diverse in base all'età e al sesso. -funzione termoisolante: il grasso non conduce il calore per cui non di-sperde il calore generato dall'organismo. -funzione di riserva: la lipoproteinlipasi della membrana citoplasmatica, scalza i lipidi dalle loro proteine vettrici (lipoproteine epatiche o chilo-microni enterici) e li scinde in glicerina ed acidi grassi; questi ultimi passano la membrana ed entrano nel citoplasma, dove sono riconvertiti in lipidi. La conversione in lipidi può essere anche fatta da glucosio. Inoltre, gli adipociti possiedono anche la lipasi ormone-dipendente, che agisce tagliando i trigliceridi in glicerina ed acidi grassi, su stimolo del-l’ormone della crescita, del testosterone, del glucagone, dell’adrenalina, della tiroxina, della triiodotironina e del neurotrasmettitore noradrenali-na. Questo fa sì che i prodotti della lisi fuoriescano dalla cellula e s’atta-cchino all’albumina ematica per essere portati dove ce n’è bisogno. Oltre a queste tre, ci sono altre importanti funzioni del tessuto adiposo: - è parte integrante della regolazione dell'appetito - è parte integrante della regolazione del metabolismo - è coinvolto nelle funzioni della fertilità umana - regola in misura rilevante la formazione e la differenziazione di cellule ematiche - è coinvolto nei processi della coagulazione del sangue - gioca un ruolo centrale in diversi meccanismi di difesa immunitaria

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- in stati estremi di sottopeso e sovrappeso induce stati infatti infiam-matori cronici. In base alla prevalenza o alla maggiore sensibilità agli ormoni, viene depositato nei vari distretti corporei dando delle conformazioni biotipo-logiche diverse.

Tessuto adiposo bruno (BAT)

!

Questo sottotipo di tessuto adiposo è costituito dalle cellule adipose multiloculari (al contrario dei normali adipociti non hanno un'unica goccia lipidica ma tante piccole gocce che aumentano la superficie di combustibile esposta al citosol che lo rendono quindi più disponibile per il metabolismo cellulare); è molto scarso nell'uomo adulto e appare brunastro se osservato al microscopio ottico, sia per la presenza mas-siccia di mitocondri che per l’elevata vascolarizzazione. Il tessuto adipo-so bruno ha esclusivamente la funzione di produrre calore perché i mi-tocondri delle cellule adipose multiloculari hanno meno ATP sintetasi, l'enzima che catalizza la sintesi dell'ATP, a partire dall’ADP , da fosforo inorganico e dall'energia derivante dalla respirazione cellulare. Posseg-

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gono invece una proteina canale (la termogenina) la quale dissipa il gradiente elettrochimico degli ioni idrogeno che il ciclo di Krebs nor-malmente produce a ridosso della membrana cellulare. Questa peculia-rità fa sì che l'energia prodotta dalla scissione dei trigliceridi non venga utilizzata per la produzione di ATP e venga trasformata in calore. Il grasso bruno è ben rappresentato nei neonati soprattutto a livello del-la nuca, del collo e delle scapole. Negli adulti esso è scarsamente pre-sente. Alcuni depositi di grasso bruno, sono presenti nel collo dell'utero, a livello sopraclavicolare e in posizioni anatomiche paravertebrali.

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Lipidi esogeni ed endogeni

L’adipocita, quindi, svolge una funzione lipogenetica ossia accumula li-pidi da utilizzare come riserva energetica così come all'opposto può rila-sciarli (lipolisi) in caso di bisogno energetico da parte dell'organismo in situazione di equilibrio energetico; i trigliceridi sono comunque comple-tamente rinnovati nell'arco di 15-20 giorni. I lipidi presenti nell’adipocita possono essere di origine esogena ed, in questo caso, sono stati intro-dotti attraverso la dieta, oppure di origine endogena ed in tal caso sono associati a proteine che vengono chiamate VLDL (very low density lipo-proteins). I lipidi esogeni, giunti nel duodeno, vengono scissi dalle lipasi in glicerolo ed acidi grassi e assorbiti dall'epitelio della mucosa intesti-nale. Nel reticolo endoplasmatico liscio delle cellule della mucosa ven-gono risintetizzati in trigliceridi, cui vengono associati fosfolipidi e pro-teine; il complesso risultante prende il nome di chilomicrone. I chilomi-croni vengono rilasciati per transcitosi nei capillari sanguigni dove pos-sono incontrare le VLDL. Gli adipociti, per assorbire i chilomicroni dai capillari sanguigni loro contigui, rilasciano l'enzima lipoproteinlipasi, che idrolizza i chilomicroni liberando gli acidi grassi.

Lipolisi e lipogenesi

Nella lipolisi, un ormone lipolitico si lega al suo specifico recettore sulla membrana plasmatica dell'adipocita, il legame attiva l'adenilato-ciclasi che sintetizza cAMP (adenosin-monofosfato ciclico), il quale attiva la protein chinasi cAMP dipendente (PKA), che a sua volta fosforila l'enzi-ma lipasi, attivandolo. La lipasi a sua volta scinde i trigliceridi in glicero-lo e acidi grassi, questi passano nel circolo sanguigno dove si legano al-l'albumina, la loro proteina trasportatrice. La lipolisi è controllata da ormoni lipolitici quali adrenalina, noradrenalina, TSH, STH, ACTH, tirosi-na e glucagone. La lipogenesi, invece, avviene a partire dal rilascio di insulina da parte del pancreas endocrino; l’insulina si lega al suo specifico recettore di membrana avviando una cascata chinasica, favorisce il trasporto di glu-

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cosio, stimola la sintesi e il posizionamento delle proteine transmem-brana GLUT4, ( trasportatori di glucosio) ed infine, favorisce l'assunzione di amminoacidi e acidi grassi. La sintesi vera e propria dei lipidi avviene poi a livello delle cisterne del reticolo endoplasmatico liscio, che colla-bora con i mitocondri. Gli adipociti sono anche importanti cellule endo-crine, infatti secernono diversi ormoni steroidi, TGF-β (tissue growth factor-β), TNF-α (tumour necrosis factor-α), adipsina e leptina. Que-st'ultima svolge un ruolo fondamentale nella regolazione del peso cor-poreo e nell'accumulo di tessuto adiposo nell’organismo.

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SVILUPPO EMBRIOLOGICO DEL TESSUTO ADIPOSO

L’adipogenesi si verifica durante l'intera durata della vita di un organi-smo. La stirpe degli adipociti proviene da progenitori mesenchimali che, attraverso meccanismi ancora sconosciuti, formano cellule precursori

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degli adipociti o preadipociti, che poi, a loro volta, si differenziano in maturi, ossia in adipociti contenenti lipidi. Generalmente si pensa che il tessuto degli ad ipo-citi si svilup- p i da l mesoderma con i l con t r i bu to d e l l a piastra late- rale del mesoderma e dei s o m i t i ( mas-se metame- riche di origine me- soder-mica distri- buite a coppie lungo l ’ a s s e anteroposte- riore ai lati del tubo neurale e della noto- c o r d a nell’embrio- ne dei vertebrati). S o n o state propo- ste es-s e r e u n a f o n t e d i t essu to ad ipo-so sottocu- t a n e o anche le cel- l u l e s t a m i n a l i d e l l a cresta neu- rale.

L'idea che i deposi-t i d i W A T (tessu-to adiposo bianco) possano es- s e r e derivati da precur-sori distinti è s u p-por tato da una se-rie di linee di evidenza. In primo luogo diversi depositi di WAT appaiono in periodi cronologicamente distinti. Negli esseri umani, lo sviluppo del WAT comincia all'inizio del secondo trimestre di gestazione e alla nasci-

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ta è ben sviluppato sia nei depositi viscerali che nei sottocutanei. Al con-trario, il BAT (tessuto adiposo bruno) emerge prima del WAT durante lo sviluppo fetale e raggiunge la dimensione massima rispetto al peso alla nascita, quando è richiesta una maggiore quantità di calore per mante-nere la corretta temperatura corporea. Più tardi, evolve con l’invecch-iamento.

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IL TESSUTO ADIPOSO COME ORGANO MULTIFUNZIONALE

Come già segnalato, per molto tempo il tessuto adiposo è stato conside-rato un organo con un ruolo scarsamente attivo nell’omeostasi energe-tica globale. Si riteneva che la sua funzione, oltre a fornire un isolamen-to termico e meccanico, fosse solo quella di immagazzinare l’eccesso di energia sotto forma di trigliceridi ad alta densità calorica, per restituirla, secondo i bisogni, come acidi grassi liberi. Da poco più di un decennio è in corso una rivoluzione nel modo di intendere le funzioni biologiche del tessuto adiposo. Oggi è visto come un organo dinamico, coinvolto in un’ampia gamma di processi biologici e metabolici. Questa diversa prospettiva è stata imposta dalla scoperta che il tessuto adiposo è un organo endocrino. Gli adipociti secernono, quindi, una se-rie di ormoni, fattori e segnali proteici, chiamati adipochine, che si as-sociano al ruolo dell’adipocita nell’omeostasi energetica e contribuisco-no al determinismo delle maggiori complicanze che accompagnano l’obesità.

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CARATTERISTICHE CELLULARI DEL TESSUTO ADIPOSO

Il volume del tessuto adiposo è governato da molteplici processi che re-golano le dimensioni ed il numero degli adipociti. Il tessuto adiposo bianco contiene, oltre ad adipociti maturi pieni di acidi grassi, un ampio pool di cellule mesenchimali multipotenti e di pre-adipociti, pronti a maturare sotto stimolo appropriato. Il bilancio energetico positivo de-termina un aumento del peso corporeo, inizialmente per iperplasia degli adipociti maturi presenti nel tessuto adiposo; una volta che queste cel-lule raggiungono un volume critico, con meccanismi ancora non noti, viene stimolata la differenziazione dei precursori ad adipociti maturi. Il volume sembra avere un ruolo chiave nella funzione cellulare; così gli adipociti ipertrofici, che si rilevano più frequentemente nell’adipe visce-rale, hanno una diversa espressione genica, sono meno sensibili agli ef-fetti metabolici dell’insulina e hanno una maggiore attività lipolitica ri-spetto alle cellule più piccole. Oltre agli adipociti maturi e ai loro precur-sori, il tessuto adiposo contiene cellule endoteliali, cellule nervose e cel-lule immunitarie; queste ultime stanno assumendo particolare interesse da quando è stato attribuito all’attivazione flogistica un ruolo non se-condario nello sviluppo dei disordini correlati all’obesità. Già nel 1993 era stata segnalata la produzione di fattore di necrosi tumorale (TNF) ad opera del tessuto adiposo bianco. Più recentemente, si è dimostrato che l’obesità si associa ad un accumulo di macrofagi nel tessuto adiposo e che questi partecipano alla secrezione di citochine proinfiammatorie, contribuendo allo stato di insulino-resistenza proprio dell’obesità. Il cor-tisolo e gli androgeni lo fanno accumulare prevalentemente nell'addo-me e in generale nella parte alta del corpo (biotipo androide), mentre gli estrogeni tendono a distribuirlo soprattutto nella zona glutei, cosce, arti inferiori (biotipo ginoide). Un adulto sano ne ha il 10-15% in peso, altrimenti è sottopeso (se ne ha molto meno), sovrappeso (se ne ha poco più) oppure è affetto da obesità (più o meno grave; secondo la quantità di grasso). È impossibile che cellule di questo tipo muoiano spontaneamente, mentre è possibile che si riduca di molto il loro volu-me, soprattutto con l'esercizio fisico. D'altro canto recenti ricerche han-

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no dimostrato come una dieta ricca di grassi idrogenati possa favorire la trasformazione degli adipociti in "adipoblasti" che, riproducendosi, provocherebbero l'ispessimento dello strato adiposo.

Gli ormoni del tessuto adiposo: Le Adipochine

Le Adipochine sono sostanze prodotte dal tessuto adiposo (adipocita) che, una volta secrete, passano nel torrente circolatorio e raggiungono gli organi bersaglio. Ogni adipocita è connesso alla rete vascolare ed è per questo che il loro prodotto, una volta liberato, passa rapidamente in circolo, producendo i suoi effetti.  Il tessuto adiposo, quindi, si comporta come una ghiandola a secrezione interna, avendo la caratteristica di liberare i propri “secreti” non solo in rapporto a variazioni della massa adiposa ma anche in rapporto a sti-moli che provengono dall’esterno, quali: gli ormoni ipofisari, gli ormoni gastrointestinali, i neurotrasmettitori, ed i neurormoni. Le adipochine, quando raggiungono, l’organo bersaglio, ossia il sistema nervoso centrale , inducono questo a  modificare il ricambio energetico, e numerose funzioni, come quella riproduttiva. Tra le adipochine più importanti ricordo:

 Adiponectina  -  Leptina - Grelina

L’adinopectina è una proteina (formata da 247 amminoacidi) secreta in maniera specifica dal tessuto adiposo. E’ stata isolata per la prima volta nel 1995. Con il progredire degli studi si è notato che l’adiponectina, aveva un ruolo estremamente importante come fattore protettivo delle malattie cardiovascolari e di malattie ad esse correlate. Il valore medio dei livelli circolanti nel sangue è di 10 microgrammi/ml. I livelli plasmatici nell’uomo sono 7.3 (+ - 3.1) mentre nella donna 10.6 (+ - 7.3). Questa differenza è dovuta probabilmente all’effetto degli an-drogeni. Tale valore diminuisce con il progredire del B.M.I. Nel soggetto obeso diminuisce del 50%.

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Lo troviamo diminuito anche: •negli ipertesi; •nei diabetici (tipo 2); •nei soggetti con ipetrigliceridemia, con iperinsulinemia, con insulino-

resistenza; •nei soggetti  con aumentato rischio aterogenico (colesterolo totale/co-

lesterolo HDL); •nei soggetti che presentano un aumento delle apolipoproteine B; •nei soggetti con esordio precoce di coronaropatia (angina ed infarto

del miocardio) e con la presenza di lesioni aterosclerotiche  multiple nelle arterie coronariche. La leptina (dal greco LEPTOS = magro) è un ormone di natura proteica scoperto nel 1994 da Jeffey Friedman (ricercatore della Rockfeller Uni-versity di New York). Trattasi di una piccola proteina non glicosilata pro-dotta dal tessuto adiposo bianco che, attraverso il torrente circolatorio, raggiunge i suoi organi bersaglio: cervello, fegato, polmoni, muscolo e rene. L’organo più ricco di recettori per la leptina è il cervello, ma la sua espressione più abbondante si trova a livello del plesso coroideo e dell’i-potalamo (centro della sazietà dell’ipotalamo ventro-mediale). La quantità secreta di leptina dal tessuto adiposo bianco è direttamente proporzionale alla quantità di massa grassa presente nell’organismo. In sostanza, quando aumentano i depositi di tessuto adiposo, la leptina va a segnalare all’ipotalamo che bisogna ridurre l’assunzione di cibo. In altri termini, la leptina ha un effetto anoressizzante facendo diminui-re il senso della fame e inducendo l’organismo ad aumentare la spesa energetica con il risultato di ottenere una riduzione del peso corporeo e della massa grassa. Viceversa, quando diminuiscono le riserve adipose, sono proprio le cel-lule in esse contenute (adipociti) che riducono la sintesi di leptina per segnalare all’ipotalamo che l’organismo necessita di nuove assunzioni di cibo, e inducono l’organismo stesso a ridurre le spese energetiche. In sostanza, possiamo considerare il tessuto adiposo come una “centra-le” ricca di “sensori”, che tramite la secrezione di leptina stimolano i centri della fame e della sete (situati nel cervello) ad essere più o meno

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attivi affinché l’organismo mantenga lo stesso peso. Se è assente nel-l’organismo provoca obesità. Se fornita dall’esterno riduce, in modo importante, sia l’assunzione di cibo sia i depositi di grasso con conseguente perdita di peso corporeo. E’ stato dimostrato inoltre, che la leptina regola il metabolismo del gluco-sio, l’azione dell’insulina ed il dispendio energetico.  La grelina è un ormone scoperto recentemente, conosciuto meglio come “l’ormone dell’appetito”  in quanto, una volta secreto dallo stomaco, raggiunge il cervello (“centro della fame”) con conseguente stimolazio-ne dell’appetito. I livelli di grelina aumentano prima dei pasti e diminuiscono circa un’o-ra dopo. Altra azione della grelina è quella vasculoprotettiva sulle arte-rie. E’ in grado infatti di “ripristinare” una normale funzione endoteliale nei soggetti affetti da “ sindrome metabolica”, specialmente negli stadi iniziali della malattia, quando il danno endoteliale è ancora largamente reversibile. In tale sindrome sono state riscontrate basse concentrazioni ematiche di grelina. E’ per questo che alla grelina  è stata assegnata un’importante azione antiaterosclerotica. Altre azioni della grelina sono: •Azioni metaboliche sulla promozione del bilancio energetico •Aumento della gittata cardiaca •Antinfiammatoria •Promozione dell’adipogenesi • Stimolante il rilascio del’GH, PRL, ACTH.   Per comprendere più profondamente il vero ruolo del tessuto adiposo, è necessario analizzare, se pur sommariamente, anche la morfologia del tessuto muscolare.

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LA CELLULA MUSCOLARE

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Il muscolo scheletrico è formato da un insieme di cellule piuttosto lun-ghe, cilindriche e con estremità fusiformi, chiamate fibre muscolari. Tra un fascicolo e l'altro decorrono fibre elastiche, nervi e vasi sanguigni, che si ramificano per distribuirsi alle varie cellule; la ricca vascolarizza-zione determina la tipica colorazione del muscolo scheletrico (grazie alla miogloblina che circola nel sangue). Mentre le parti carnose (ventri muscolari) possiedono un colore rosso più o meno intenso, le parti tendinee hanno un colorito madreperlaceo. Le fibre muscolari sono le cellule più grandi dell'organismo, anche se le loro dimensioni sono alquanto variabili: da una lunghezza variabile da un minimo di 1 mm ad un massimo di 12 cm (muscolo sartorio) con un diametro che va da un minimo di 10 microm ad un massimo di 100-105 µmicrom (il diametro medio oscilla tra i 10 e i 50 microm). Si stima che il corpo umano contenga circa 250 milioni di fibre muscolari. Le cellule del muscolo possono ipertrofizzarsi, quindi aumentare di di-mensioni, ma normalmente non possono moltiplicarsi. In altre parole, non è possibile aumentare il numero di fibre attraverso l'allenamento, ma soltanto il volume complessivo di quelle già esistenti. Al pari delle altre cellule dell'organismo, le fibre muscolari sono circondate da una membrana plasmatica, chiamata sarcolemma; allo stesso modo, in analogia al citoplasma intracellulare, questa membrana racchiude il sarcoplasma. All'interno della cellula muscolare notiamo innanzitutto numerosi nu-clei. Ogni fibra muscolare, infatti, deriva dall'unione, durante lo sviluppo embrionale, di molteplici cellule, dette mioblasti, che si fondono insie-me. Pertanto, la fibra muscolare è un sincizio (termine che spetta alle cellule multinucleate derivanti dalla fusione di più cellule). I nuclei delle fibre muscolari sono allungati, disposti in prossimità del sarcolemma e particolarmente numerosi, sino a parecchie centinaia per ognuna. Tutto ciò, con lo scopo di sostenere la sintesi proteica deputata, tra l'altro, alla produzione di nuove proteine contrattili (actina e miosi-na) per rinnovare quelle usurate. La fibra muscolare è straordinariamente ricca di voluminosi mitocondri, disposti in file parallele tra gli elementi contrattili che sono deputati

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alla produzione dell'energia (ATP) necessaria per la contrazione del mu-scolo. Sempre nel citoplasma, va segnalata la presenza di granuli sparsi di gli-cogeno (un substrato energetico di riserva), gocce lipidiche e mioglobi-na (una metalloproteina deputata al trasporto e all'immagazzinamento dell'ossigeno). Il sarcoplasma è prevalentemente occupato da: • mitocondri (produzione di energia) • gocce lipidiche (riserva di energia) • granuli di glicogeno (riserva di energia) • mioglobina (riserva di ossigeno) • miofibrille e reticolo sarcoplasmatico.

Mitocondri grandi e numerosi, granuli di glicogeno e presenza di mioglobina... un chiaro segno dell'intensa attività metabolica che si sussegue all'interno del muscolo, con lo scopo di fornire energia per la contrazione.

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IL PIANETA OBESITA’

L'obesità è una condizione caratterizzata da accumulo di tessuto adipo-so in misura tale da influenzare negativamente sullo stato di salute. Essa è in grado di indurre un danno progressivo della maggior parte de-gli organi ed apparati nell’organismo. Clinicamente si presenta all’os-servazione come una perdita dell’armonia della figura corporea, dovuta all’accumulo di massa grassa e dal correlato aumento di peso.

L'obesità è una condizione cronica ad eziologia multifattoriale, accom-pagnata dal rischio di morbilità e mortalità. Essa non è in accordo con la salute né con la bellezza del corpo.

Periodi a rischio nell’infanzia

Sono almeno 3 periodi a rischio per obesità: primo anno di vita, tra i 4 ed i 6 anni, il periodo puberale. Tre sono anche i periodi di iperplasia degli adipociti. Il tessuto adiposo può aumentare per iperplasia o per ipertrofia oppure per entrambi i fattori. La prima intensa moltiplicazione cellulare si verifica negli ultimi mesi di vita intrauterina, cosicché alla nascita il neonato possiede circa 5 miliardi di adipociti (10-15% della massa corporea totale). Il neonato con peso elevato per l’età gestazio-nale è più a rischio di obesità e diabete nelle età successive. Comunque il primo periodo a rischio per obesità è il primo anno di vita, durante il quale il numero degli adipociti resta stabile, mentre ne aumenta il vo-lume; cosicché la percentuale di tessuto adiposo sale al 25-30% della massa corporea totale alla fine del primo anno. L’accrescimento volu-metrico è tale che a quest’età le dimensioni degli adipociti raggiungono già i valori dell’adulto. Dai due anni fino alla pubertà (secondo periodo di iperplasia), il tessuto adiposo si espande progressivamente per un lento aumento numerico degli adipociti (fino a 15 miliardi in età prepu-berale). In particolare, tra 4 e 6 anni (secondo periodo a rischio per obesità), l’alimentazione errata (in particolare l’eccessivo intake protei-co), la sedentarietà e l’influenza dell’ambiente, possono portare ad una anticipazione dell’adiposity rebound (che corrisponde ad un punto della

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curva di accrescimento dove si verifica la fisiologica inversione dell’ac-cumulo di grasso, in cui si raggiunge il valore minimo di adiposità, a cui segue poi la ripresa), che di solito avviene a 6 anni. Questo sembra as-sociato all’insorgenza di obesità nelle età successive. Se nel breve pe-riodo l’eccessivo apporto di proteine animali comporta un sovraccarico renale, a lungo termine si avranno un’iperplasia del tessuto adiposo e aumento della differenziazione dei preadipociti in adipociti. Il periodo puberale coincide con il terzo periodo di iperplasia ed il terzo periodo a rischio per obesità: gli adipociti raggiungono il numero totale fra 20 e 40 miliardi. L’obesità del bambino è caratterizzata certamente da un’i-pertrofia cellulare, ma soprattutto da un aumento delle cellule: nel sog-getto obeso post-pubere il numero medio delle cellule adipose supera i 70 miliardi. Il periodo fetale, i primi due anni di vita e l’adolescenza sono dunque i periodi maggiormente a rischio per lo sviluppo di un’e-ventuale futura obesità, in quanto una volta verificatasi l’iperplasia, non è poi possibile sopprimere lo “stimolo della fame” prodotto da tali cellu-le.

All’ insorgenza dell’obesità, concorrono diverse cause: 1) di tipo genetico, che inducono disturbi del comportamento alimentare

e/o alterazioni del dispendio energetico, 2) di tipo individuale che vanno dallo stile di vita (educazione alimenta-

re, sedentarietà, etc) allo stato psichico, 3) di tipo ambientale (società opulente, comportamenti familiari, vita

sociale, etc). Possiamo inoltre distinguere l’obesità in : 1) obesità primaria e 2) obesità secondaria

1) OBESITA’ PRIMARIA che riconosce come meccanismo d’insorgenza lo squilibrio tra l’introito energetico alimentare e il dispendio energetico. A sua volta questa viene suddivisa a secondo del meccanismo che la pro-voca in: a)obesità alimentare, caratterizzata da consumi energetici normali ed

un apporto calorico aumentato;

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b)obesità combustiva, caratterizzata da un consumo energetico ridotto per cause che possono essere diverse e molteplici, ma da un apporto alimentare normale;

c) obesità associata, che riconosce sia un introito alimentare aumenta-to, sia un ridotto dispendio energetico.

2) OBESITA’ SECONDARIA: sotto questo dizione si riconoscono diverse forme di obesità in cui l’aumento dell’adipe è dovuto ad una patologia primaria. Le distinguiamo in: a)obesità genetiche, (s. di Laurence-Moon-Biedl, caratterizzata da obe-

sità, retinopatia pigmentosa, ritardo mentale, polidattilia e ipoplasia dei genitali, si trasmette con modalità autosomica recessiva; s. di Turner caratterizzata da bassa statura, ipoovarismo, pterigio del collo, dovuta ad alterazione cromosomica del tipo X0; s. di Prader Willi ca-ratterizzata da nanismo, demenza, ipogonadismo, malformazioni osteoarticolari);

b)Obesità secondarie ad endocrinopatie, (ipotiroidismo, morbo di Cu-sching, pseudoipoparatiroidismo, diabete mellito, s. di Frohlich);

c) Obesità iatrogene, legate all’utilizzo di farmaci, (cortisonici, fans, an-tidepressivi, ricostituenti, anabolizzanti, IMAO, litio, etc.).

Dall’osservazione e studio di migliaia di pazienti, il Dottor Jacques Mo-ron ha tramandato due regole che possono considerarsi fondamentali per la comprensione dell’obesità e una metodica geniale per la classifi-cazione dei diversi tipi di obesità riscontrabili in clinica. 1° regola d’oro: l’obesità nasce e si evolve a secondo delle cause che la provocano, da qui l’importanza per il medico di avere con il paziente un colloquio prolungato, cronologico, riguardante l’ereditarietà e le circo-stanze che hanno portato all’instaurarsi dell’obesità e del suo aggravar-si. 2° regola d’oro: l’obesità si distribuisce sul corpo in funzione della e del-le cause che la provocano, da qui l’importanza per il medico di un esa-me minuzioso che gli permetta di valutare le principali zone di localizza-zione.

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!

L’applicazione di queste due regole permette di differenziare, secondo dei criteri eziomorfologici, l’obesità in diversi sottotipi:

1. obesità alimentare, 2. obesità combustiva (costituzionale, prediabetica e diabetica, addo-

minale, sedentaria, costituzionalizzata), 3. obesità mista (associata, complessa, psicosomatica).

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Inoltre secondo questa metodica la definizione di obesità diventa: l’obe-sità è la perdita dell’armonia della figura dovuta ad un sovraccarico di grasso su una, più parti o su tutto il corpo. Da questa affermazione ne scaturisce la:

3° regola d’oro: il peso ideale è il peso che corrisponde alla forma del corpo la più prossima alla forma ideale.

Per concludere l’approccio scientifico-tradizionale riconosce che vi sono innegabili cause organiche (ipotirodismo, ereditarietà ed altre - le quali predispongono all'obesità, ma complessivamente è proprio “l'ambiente obesogenico”, inteso come fattori comportamentali ed alimentari che favoriscono la maggiore incidenza del fenomeno e delle patologie croni-che secondarie alle alterazioni fisio-metaboliche presenti nel sovrappe-so: diabete, infarto, osteoartrite, sindrome da apnee del sonno e alcune forme di tumore. Anche la scienza riconosce che il tessuto adiposo è un organo comples-so, altamente integrato nella fisiologia e nel metabolismo dei mammi-feri, capace di stabilire nessi di comunicazione con altri tessuti e organi, non ultimi il sistema nervoso centrale, il fegato, il muscolo scheletrico e la corteccia surrenalica. Se ne deve dedurre che è necessario individuare da quale organo parte l’innesco dello squilibrio.

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FORME DELL’OBESO

Alla luce delle bioterapia nutrizionale (nuova corrente di pensiero nel campo della nutrizione), è interessante osservare e dedurre con la giu-sta verifica dei meccanismi d’azione, come la deposizione dell’adipe se-gua vie diverse a seconda dello squilibrio endocrino che si verifica nel-l’essere umano, nelle fasi di cambiamento fisiologico, ossia nell’adole-scenza , tra il 1 ed il 2 settennio, nel periodo fecondo e delle gravidanze nella donna, tra il 4 ed il 5 settennio, nella menopausa, intorno al 7 set-tennio nella donna e nell’uomo, più o meno nello stesso periodo. Osser-vare la forma del corpo, dove vi è scritto tutto, nella maniera corretta, e guardare come cambia nel tempo, può far vedere in anticipo dove il suo funzionamento metabolico tende a portarlo. La bellezza di un corpo, di un oggetto, di una pianta, si nota quando c’è armonia delle forme (se-zione aurea) e quando questa armonia e questo ritmo si alterano, è possibile che ci sia stato un elemento perturbante che ha spinto verso un diverso adattamento e squilibrio. “La vita ama la bellezza”. In gene-re, in base ad osservazioni e studi condotti da attenti medici nutrizionisti su un vasto numero di pazienti affetti da sovrappeso od obesità si è vi-sto che solo utilizzando la chiave ormonale, in particolare quella degli ormoni sessuali, è possibile spiegare le diverse forme e la diversa loca-lizzazione dell’adipe nel corpo umano. Il grasso dà forma al corpo, ma sono gli ormoni che stabiliscono dove depositarlo. Possiamo individuare in generale 3 grandi gruppi, suddivisi in sottogruppi o miscelati tra loro anche in base alle varie fasi della vita:

1) forma ginoide: con grasso localizzato nella zona bassa del corpo (ba-cino e cosce), torace piccolo, addome piatto, punto di vita segnato. In questo caso gli artefici sono gli estrogeni, infatti con la loro diminu-zione in menopausa, le zone in cui è depositato il grasso tenderanno ridursi mentre aumenteranno in caso di assunzione di estro-progesti-nici orali. In pratica chi presenta questa forma esprime una suscetti-bilità del proprio corpo all’azione degli ormoni sessuali femminili.

2) forma androide: con localizzazione prevalente del grasso nella parte alta del corpo (tronco e spalle), bacino piatto, cosce magre e punto di

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vita poco segnato. In questo caso gli ormoni interessati sono gli an-drogeni che nella donna sono in parte prodotti dal surrene e in parte dall’ovaio come progesterone. Nel periodo post-menopausale, in cui c’è una diminuzione di estrogeni, ci sarà un aumento degli androgeni quindi un viraggio della forma di partenza verso quella androide.

3) forma intermedia: con localizzazione del grasso soprattutto addomi-nale (linea della vita), spalle e gambe che possono essere variamente sviluppati ma l’addome è sempre globoso, punta vita appena accen-nato. In questo tipo la localizzazione dei depositi adiposi è correlata, oltre che agli estrogeni o agli androgeni, in modo particolare all’insu-lina con l’accumulo in zona viscerale.

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Il controllo del metabolismo avviene attraverso attività enzimatiche che possono essere stimolate o inibite ,di cui principale regolatore come si è detto, é il sistema ormonale, ad esempio :

• l'ipotalamo controlla l'appetito attraverso segnali ormonali legati al-l’intestino;

• l'insulina e il glucagone che gestiscono il sistema degli zuccheri, delle proteine ed in parte anche dei lipidi;

• gli ormoni corticosurrenalici che controllano il comparto proteico;

•gli ormoni tiroidei che influenzano il metabolismo in generale.

Nonostante la tiroide sia il grande regolatore del metabolismo, non é l'organo che si attiva per primo: a seguito dell'introduzione di un ali-mento é il sistema insulinico ad attivarsi, seguito dal surrene e infine dall’ipotalamo. Vi sono 3 aspetti della terapia nutrizionale che è neces-sario tenere in considerazione:

- L’alimentazione é una delle forme di nutrizione. Questa infatti é lo strumento indispensabile perché un sistema vivente possa mantenersi in vita. Tra le altre forme di nutrizione troviamo quelle di origine menta-le, emozionale e spirituale;

- Il sistema vivente é un sistema aperto; l’esterno, con cui entra in con-tatto, lo permea e quindi lo modifica;

- Una volta che lo stimolo ha innescato delle reazioni queste non sono più controllabili con la volontà, possono solo in alcuni casi essere mo-dulate.

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SECONDA PARTE

Agostino scrive nelle sue confessioni: tu mi hai insegnato ad usare il cibo e bevanda come farmaci, ma quando io dall'oppressione dell'indi-genza passo alla agiatezza della sazietà, proprio in questo passaggio mi attende in agguato l'avidità con le sue trappole …E mentre lo scopo del mangiare dovrebbe essere il sostentamento del corpo, si unisce come accompagnatore il pericoloso piacere, spesso rimane incerto se la ne-cessaria richiesta del corpo pretende ancora altro sostegno oppure se l'avidità ci inganna ed è il piacere a voler farsi servire.

La scienza dello spirito ci mostra come ogni processo materiale, ossia tutto quanto avviene nel mondo fisico-sensibile, sia solo un processo esteriore e come in realtà anche i processi ed i disturbi legati all’alimen-tazione non possono essere solo fisici ma, al contrario, in quanto fisici possono essere solo la manifestazione di quelli spirituali. In tal modo indagheremo.

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LA SPIRITUALIZZAZIONE DEGLI ALIMENTI

A proposito del processo digestivo e della necessità di trasformare gli alimenti, Rudolf Steiner afferma: “si sapeva che l'organismo fisico umano, nella sua intima composizione, “non è di questo mondo”, si sa-peva che in sostanza l’ammalarsi non è altro che la continuazione di quanto avviene con la nutrizione. Vi fu in effetti un tempo in cui, spe-cialmente fra i medici arabi, si vedeva ogni digestione come un parziale processo patologico, in cui si aveva della digestione un'opinione che non è del tutto sbagliata: mangiando si è assunto qualcosa di estraneo e ci si è in sostanza ammalati. Con il nostro organismo, con le nostre fun-zioni organiche interne, dobbiamo prima di tutto superare la malattia. Si vive così sempre un po' ammalati, in condizioni di superare sempre un po' la malattia, di guarire un po'. Mangiando ci si ammala, digerendo si guarisce.…”. Si può quindi asserire che il processo digestivo è come un processo patologico, perché mangiando si è introdotto qualcosa di estraneo e questo deve portare , come ogni malattia, allo sviluppo di quelle forze che superino le forze degli alimenti terrestri . Si vive sulla terra in quanto si oppone resistenza ad essa . Ogni alimento porta con sé le forze degli zuccheri, delle proteine e dei grassi , forze dell’universo che l’uomo deve sapere annullare. Nel caso dello zucchero, per esem-pio, esso penetra nel corpo sotto forma cristallina e l’uomo lo deve sciogliere per poterlo utilizzare e se manca questa forza sopraggiunge il diabete. Ogni alimento agisce in modo diverso e bisogna sempre ag-giungere il contrario a ciò che vuole formarsi, bisogna sciogliere. La massima attività spirituale è sciogliere di continuo interiormente quanto è nell’uomo; nella capacità di sciogliere vi è quella che si chiama la co-scienza dell’Io.

Deve essere quindi ben chiaro, che gli alimenti, una volta introdotti, de-vono subire una grande trasformazione per poter, in qualche modo, di-venire umani nell’uomo stesso. Innanzitutto, deve essere soppressa in essi ogni traccia della vita esterna, ossia devono prima diventare morti e spogliati dei loro elementi eterici ed astrali e poi venir nuovamente

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resi viventi. Per ottenere questo, devono avvenire una serie di passaggi attuati dai vari organi. Vediamo come: - Prendiamo l’alimento morto, digerito e spogliato dei suoi elementi:

esso penetra nel sangue che compenetra il cuore, dove viene nuova-mente vivificato.

- Il cuore, insieme ai polmoni permette, attraverso l’ossigeno, di rendere terrestre il corpo eterico dell’alimento.

- Anche il pancreas, portando la massa incontro alla linfa, la vivifica in modo che possa venir accolta nel corpo eterico.

- A questo punto interviene l’azione del rene che, dopo aver eliminato quanto è inutilizzabile delle sostanze, manda tutto nel corpo astrale.

- L’organismo astrale è a sua volta collegato con il sistema della testa e dei sensi che, insieme al rene, dà forma ai singoli organi che vengono completamente rinnovati nell’arco di 7-8 anni. Quindi le singole forme umane vengono strutturate grazie alla forme irradianti dai reni e a quelle provenienti dalla testa che fanno da argine, con la collaborazio-ne delle forze dell’azoto.

- Infine, per immettere il tutto nell’Organizzazione dell’Io, è necessaria l’azione del fegato e del sistema biliare, che ha il suo rappresentante fisico nell’idrogeno.

In conclusione, tutto ciò che introduciamo da fuori attraverso l'alime-ntazione deve venire trasformato nel nostro sistema organico per potere essere accolto nei sistemi eterico, astrale e dell’io, per accordarsi nel modo più sottile e fare funzionare al meglio il corpo. Infatti la malattia sopraggiunge quando non c'è questo accordo.

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L’AZIONE DEL CORPO ETERICO E DELL’ASTRALE SUL CORPO FISICO

L’indagine spirituale riconosce in noi un primo uomo, l'uomo fisico, che rispetto alla terra è orientato in modo centripeto ossia tende verso la terra; ed un secondo uomo che è orientato in senso opposto ossia cen-trifugo, che tende ad allontanarsi dalla terra. La vita vera e propria si sviluppa proprio per il fatto che deve venire mantenuto l'equilibrio tra queste due configurazioni dell'entità umana ossia tra il corpo fisico, che ha peso ed è quindi soggetto alla forza di gravità, e il corpo eterico che tende verso tutte le direzioni dell'universo e che è la nostra seconda or-ganizzazione. Osservando ora questa configurazione delle forze del cor-po fisico e del corpo eterico , si può dire che il corpo eterico tende verso tutte le direzioni, vuole diventare grande come l'universo mentre il cor-po fisico che soggiace alla gravità e al peso tende verso il centro della terra, arrotonda il corpo eterico; così il corpo eterico cerca di imitare l'universo ma viene trattenuto nei suoi limiti dal corpo fisico. Per lo sviluppo della coscienza dell'uomo è necessario che le forze or-ganiche che sono alla base della nutrizione e della crescita vengano fermate dal corpo astrale. Se dunque nell'uomo c'è qualcosa che rap-presenta un'ipertrofia delle forze della crescita, qualcosa che lo sopraffà, che rappresenta le forze della nutrizione, subito la coscienza ne rimane offuscata. L'uomo si nutre di continuo e cresce di continuo mentre nel corpo astrale c'è qualcosa che soffoca, distrugge di continuo la crescita e la nutrizione. Nell'uomo abbiamo processi di costruzione con il corpo fisico in collegamento con la terra, processi di costruzione con il corpo eterico in collegamento col cosmo ma anche processi di distruzione continua nel corpo astrale. Il corpo astrale distrugge continuamente processi organici, distrugge la vita delle cellule, la vita delle ghiandole. Se ciò non succedesse l'uomo non potrebbe avere un’anima.

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LA FORMA COME ESPRESSIONE DELL’AZIONE DELLA CORRENTE INDIVI-DUALE NEL FISICO

Di fronte ad un essere vivente, una pianta ,un animale o un uomo, per-cepiamo solo la sua superficie: colore, forme e configurazione. Vediamo solo il confine del suo corpo che lo separa dal mondo esterno. Quello che si può sperimentare in questo mondo interno senza distruggere la sua forma, è solo il peso, la forza di gravità. In ogni essere vivente si ri-scontrano tre elementi ossia la sua forma, la sua attività vitale e la so-stanza di cui è composto. Tutti e tre sono sorti per mezzo del corpo vita-le, delle forze eteriche. Quindi, come dice E. Marti, le forze per questi elementi, per la creazione della forma e per l’attività vitale, devono ri-siedere nel corpo eterico. La forma e la configurazione sono movimento giunto a quiete. Il corpo fisico è di natura minerale ed appartiene all'elemento terra. Esso ha una figura conforme all'uomo impressa dalla personalità individuale anche se molte sue caratteristiche sono sottoposte alla corrente dell'ereditarie-tà. Con esso viene per così dire, dato a prestito un modello, in cui nel corso della vita, l'individualità dell'uomo si imprime sempre più marca-tamente al fine di trasformarlo. Lo spirito per potere agire sulla terra deve agire nelle sostanze. Ogni singolo nutriente ha una funzione ben precisa non solo nel campo fisico ma anche in quello spirituale. Così come noi saliamo i cibi non solo per riceverne un gusto piacevolmente salato, ma perché sia a disposizione del cervello per poter pensare, una volta che sia stato spiritualizzato, così i carboidrati contribuiscono a dare una forma al corpo dell’uomo. In realtà gli zuccheri tendono solo a darci una forma senza imbottitura; a questo provvedono i grassi, che, dove i carboidrati costruiscono la for-ma, ossia, disegnano nell’aria il progetto, la riempiano (imbottiscono) di materia nel modo giusto. Ma la cosa più importante è che il grasso per continuare a depositarsi diventi grasso vivente. Per fare questo c’è il corpo eterico, che è la cosa più importante per i grassi come lo è il cor-po astrale per le sensazioni. Durante lo stato di veglia il corpo astrale la-vora dentro il corpo eterico, il grasso viene continuamente elaborato e

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svolge la sua funzione di lubrificazione, mentre si deposita durante il sonno, quando il corpo astrale è fuori. Ovviamente in una persona che tende a dormire in continuazione, l’attività del corpo astrale farà sì che il grasso non venga utilizzato per le sue funzioni e si depositi anche di giorno. Il giusto deposito di grasso nell’uomo, secondo Steiner, dipende dal fatto che egli consumi anche il suo grasso in modo vivente, poiché se ne produce sempre di nuovo. Ma anche nel caso in cui l’uomo lavori solo con la testa in modo intellettualistico e diviene troppo razionale, anche lì si deposita grasso. Il grasso che si deposita nell’uomo e negli animali è un grasso comple-tamente elaborato da se stessi, a differenza di quello che avviene con gli zuccheri. Ossia nei carboidrati l’uomo sviluppa le sue forze trasfor-mando le sostanze, nei grassi che consuma egli sviluppa la forza di-struggendoli. Esistono persone che hanno ricevuto con l’ereditarietà po-che forze che non bastano a produrre tante energie per demolire i gras-si in modo da poter generare forze proprie e produrre il proprio grasso. Di conseguenza saranno spinti ad introdurne di più. Come nel caso dell'acido urico, per l’obesità, si dovrà cercare la vera causa nel fatto che con l'alimentazione vengono introdotte nel corpo delle sostanze che l'attività dell'organismo non è in grado di spogliare della loro qualità di sostanze estranee; a causa della debolezza dell'Or-ganizzazione dell'Io non possono essere trasferite nel corpo eterico ri-manendo nella regione dell'attività astrale. Siccome la forma comples-siva dell'organismo umano è il risultato dell'organizzazione dell’io, la sua irregolarità provocherà necessariamente una deformazione degli organi. L'organismo umano tende infatti a perdere la sua forma. L’Io lavora sull'organizzazione fisica complessiva, inserendo in essa una specie di impalcatura che può venire considerata come una specie di fantasma dell'uomo. Ossia l’uomo porta con sé una sorta di impalcatu-ra impressa dall'organizzazione del suo io, inserita nel corpo fisico per mezzo delle forze del corpo eterico. Ora questa specie di fantasma, l'impalcatura, viene considerata come un corpo estraneo e infatti l'orga-nismo umano ha la continua tendenza a difendersi da quella impalcatu-ra, soprattutto durante il sonno. Durante la vita ordinaria quella impal-catura, ha sempre la tendenza disfarsi nell'organismo, a frammentarsi

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e, per effetto di ciò, essa diventa di continuo la misteriosa causa di fe-nomeni infiammatori nell’organismo. Quindi l’Io costruisce ed inserisce effettivamente entro l'organismo umano una specie di fantasma contro il quale l'organismo si difende come contro un corpo estraneo; questo corpo estraneo ha la costante e reale tendenza frammentarsi insieme all'organizzazione umana. Utilizzando l'acido formico per via esterna alla più alta diluizione, aggiungendolo l'acqua dei bagni, si realizzano un consolidamento dell'impalcatura perché l’Io viene indotto a compe-netrarla. Infatti quella impalcatura tende allo sfacelo infiammatorio solo se non è energicamente compenetrata dall’Io: Io e quella impalca-tura devono essere congiunti. Nei pazienti affetti da obesità e contem-poraneamente da fenomeni infiammatori, Il trattamento esterno con l'acido formico può dare ottimi risultati. Al contrario, nelle persone che tendono più o meno spiccatamente alla magrezza, che quindi non han-no la tendenza ad accumulare grasso, l’Io agisce con eccessiva forza verso l'interno e rafforza l’impalcatura. Questa impalcatura però anche ha un'altra peculiarità cioè di proliferare internamente dando origine ai tumori.(Questo, a mio avviso, spiegherebbe l'incidenza maggiore di neoplasie nei pazienti obesi).

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FORMA FISICA E FORMA SOPRANSENSIBILE: IL FANT0MA E L’IMPORTAN-ZA DELL’INFLUSSO LUCIFERICO

Abbiamo visto che gli alimenti ingeriti vengono gradualmente trasfor-mati in diversi modi e indirizzati verso i vari organi, verso i singoli si-stemi dell'entità fisica dell'uomo. Infatti sono proprio i prodotti di tra-sformazione delle sostanze alimentari introdotte a costituire davvero l'uomo fisico. Ma, alla visione soprasensibile, si evince che dietro l'organismo umano esiste un sistema di forze soprasensibili che spinge in tutte le direzioni quelle sostanze alimentari assimilate. L'uomo deve quindi opporre, già alla primissima introduzione degli alimenti, una se-rie di forze interne proveniente dai mondi soprasensibili che in occulti-smo viene chiamata, nel senso più ampio del termine, la forma umana. Quindi se ci si porta al limite più basso dell'organizzazione umana, bi-sogna pensare che si fronteggiano, da una parte la materia fisica e dal-l'altra la forma soprasensibile, che, essendo nata dai mondi soprasensi-bili, è destinata ad accogliere la materia.

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In questo caso, in genere, ci si riferisce al Fantòma, ossia la figura della forma dell'uomo che, come un tessuto spirituale, elabora le sostanze, le forze fisiche, in modo tale che si inseriscono nella forma umana che ci si presenta nell'uomo sul piano fisico. Come lo scultore per creare una statua ha bisogno del marmo o di qualsiasi altro materiale e necessita del pensiero che poi imprime nella sostanza, così anche per il corpo umano è presente prima il pensiero. Il Fantòma appartiene al corpo fisi-co, ossia è una parte ulteriore del corpo fisico; è ciò che l'uomo depone con la morte insieme al corpo fisico, perdendo la forma che aveva in vita. È più importante delle sostanze esteriori, perché in fondo le so-stanze esteriori non sono altro che qualcosa di riversato nella rete della forma dell'uomo. Si è a conoscenza che la base, ossia il germe del Fan-tòma del corpo fisico, è stata posta dai Troni durante l'evoluzione di Sa-turno, che poi è stato ulteriormente elaborato dagli Spiriti della Saggez-za durante l'evoluzione solare, in seguito dagli Spiriti del Movimento du-rante l'evoluzione lunare ed infine dagli Spiriti della Forma durante l'evoluzione terrestre. Per questo motivo, si chiamano Spiriti della For-ma, quelli che in sostanza vivono in ciò che è denominato il fantòma del corpo fisico. Questo fantòma è un corpo di forza del tutto trasparen-te, è un corpo-forma, che interpenetra e al contempo tiene assieme e collega le parti materiali intessute nel corpo fisico, come è stato prece-dentemente detto. È proprio grazie a questa forma soprasensibile, in cui viene inserito il materiale nutritizio assimilato, che l'organismo umano che, altrimenti sarebbe solo soprasensibile, diventa un organismo fisico percepibile ai nostri sensi. E si chiama forma, ciò che si contrappone alla materia fisica, perché in tutta la natura vige una legge analoga chiamata “principio formativo” che è attivo fin giù fino nel mondo dei cristalli. Esso, con la sua attività, trasforma le sostanze alimentari met-tendole in condizione di formare organi viventi, mentre queste quando vengono assunte si comportano le une verso le altre in modo indifferen-te. Si paragoni il processo di trasformazione a cui vanno incontro le so-stanze alimentari nel canale digestivo dell'uomo, al processo attraverso cui le piante assumono le loro sostanze nutritizie dal terreno minerale, trasformandole in modo che vengono ad assumere la forma della pian-ta singola. Questo processo è possibile solo in quanto nella pianta il

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flusso nutritivo è raccolto da un processo vitale ossia dal corpo eterico. Quindi anche le sostanze alimentari assunte nell'organismo vengono elaborate dal corpo eterico che le trasforma, le inserisce nelle leggi in-terne proprie dell'organismo. Alla fine, esse devono venire elaborate in modo da potere gradualmente servire nell'organismo umano, agli orga-ni che sono l'espressione dei principi superiori sopra sensibili ossia il corpo astrale e l’io. Quindi, deve essere ben chiaro che gli effetti parti-colari delle parti costitutive più elevate quali il corpo astrale e l’io, devo-no spingere la loro attività fino ai processi degli organi dell'apparato di-gerente e agire fino nelle sostanze alimentari trasformate. Quando l'occhio fisico dell'uomo guarda un corpo fisico, in realtà vede solo gli elementi minerali che riempiono questo corpo ma non vede af-fatto il corpo fisico. Ci si domanda: per effetto di cosa è penetrato nel fantòma del corpo fisico l'elemento minerale per renderlo come esso è? Per avere una risposta Steiner ricorda la formazione del primo divenire dell'uomo sulla terra. Dapprima c'era dunque il fantòma, poi è interve-nuto qualcosa di particolare affinché insieme al corpo fisico, eterico, astrale ed Io, diventasse visibile. Questo qualcosa è stato descritto sia nella Bibbia che nella scienza occulta come l’influsso di Lucifero. Per mezzo di questi influssi Luciferici penetrarono nelle campo del fantòma, sostanze e forze esteriori; senza questi influssi, la materialità non sa-rebbe diventata visibile come lo è diventata. Gli alchimisti hanno perciò sempre detto che il corpo fisico è costituito in realtà dalle medesime so-stanze di cui è formata la pietra filosofale, completamente trasparente e cristallina. Da questo si vede che l'uomo è diventato quell'essere che ac-coglie le sostanze e le forze esteriori della terra , sostanze che vengono nuovamente deposte con la morte soltanto per il motivo che vennero sedotte da Lucifero perché determinate forze furono riversate nel suo corpo astrale. Se non vi fosse stata alcuna influenza Luciferica, l'uomo all'inizio dell'esistenza terrestre, avrebbe ricevuto insieme al corpo fisico nella sua piena forza questo Fantòma. Con la penetrazione degli influssi luciferici nell'organizzazione umana ne risultò la distruzione del fantò-ma del corpo fisico, fatto che simbolicamente viene descritto nella Bib-bia con il peccato originale per cui, nell'antico testamento, viene detto che dal peccato originale deriva la morte. La morte, quindi, fu appunto

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la distruzione del fantòma del corpo fisico. È questo il motivo per cui nell'uomo si verifica una continua corruzione del suo corpo fisico quan-do varca la soglia della morte. Durante la vita, l'uomo porta con sé quel corpo fisico in decadimento al quale manca la forza del fantòma. Il pro-cesso di corruzione avviene per tutta la vita e la morte del corpo fisico con la decomposizione delle parti materiali e non è che l'ultimo proces-so di una continua evoluzione che si svolge ininterrotta. Se alla distru-zione del Fantòma non venissero contrapposti i processi ricostruttivi si arriverebbe presto alla morte. Se non vi fosse stato nessun influsso Lu-ciferico non ci sarebbe stato un equilibrio del corpo fisico tra le forze co-struttive e quelle distruttive. Quindi al principio della nostra esistenza terrestre il corpo fisico, a causa dell'influsso luciferico, non è divenuto quale sarebbe potuto diventare per volontà delle Potenze che esercita-rono la loro azione attraverso Saturno, Sole e Luna; si è invece introdot-to in esso un processo distruttivo, che ha fatto sì che l'uomo viva in un corpo fisico che è continuamente soggetto alla distruzione perché non può contrapporre adeguatamente le forze ricostruttive a quelle distrutti-ve.

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GLI ZUCCHERI E L’ORGANIZZAZIONE DELL’IO

Nella digestione quello che conta sono semplicemente le forze che si sviluppano per poter trasformare l'alimento esterno che è semplicemen-te un'occasione perché questo si svolga. Molti dei carboidrati, per esempio, hanno la struttura dell'amido nello stato in cui è presente nel-la pianta. In questo stato, per l’uomo, sono un corpo estraneo ossia nel corpo umano non si sviluppa nessuna attività quando viene introdotto l'amido in questa forma mentre è il glucosio che suscita questa attività. L’amido può rimanere in questa forma nell'organismo ma deve essere trasformato dalla ptialina in zucchero. Le proteine, come si sa, sono in grado di attivare l'azione dinamica nell'organismo solo se trasformate dalla pepsina sino a peptoni, mentre i grassi rimangono immutati anche nello stomaco e devono essere trasformati dal secreto pancreatico in glicerina ed acidi grassi. Il processo di trasformazione dell'amido ad opera della ptialina si svolge nell'ambito dell'Organizzazione dell’Io, in quanto il glucosio è una sostanza che può agire in quest'ambito. Il glu-cosio corrisponde al sapore dolce che ha la sua esistenza nell'Organiz-zazione dell’Io. Ma la percezione del sapore dolce non è accessibile alla coscienza quindi l'Organizzazione dell’Io viene a svolgere, nelle regioni inconsce, la sua attività mentre invece è il corpo astrale quello che si at-tiva quando l'amido viene trasformato in zucchero. Quando nel diabete mellito lo zucchero compare nelle urine, ci troviamo a che fare con un’Organizzazione dell'Io che agisce in modo distruttivo. In questo caso l'Organizzazione dell’Io, immergendosi nell'ambito astrale ed eterico viene talmente indebolita che non è più in grado di esercitare la sua at-tività nei riguardi dello zucchero. In questo caso sarà il corpo eterico e il corpo astrale a fare con lo zucchero quello che dovrebbe fare l'Organi-zzazione dell’Io, ossia essi vengono a prevalere sull'Organizzazione del-l’Io in quanto è troppo debole. L'instaurarsi del diabete e quindi dello squilibrio glicemico è favorito da tutto quanto strappa l'Organizzazione dell'Io alla sua attività inserita nei processi corporei ossia lo stress, gli stati di agitazione frequenti, eccessivi sforzi intellettuali e tare ereditarie (è quindi spiegato il fatto che stia aumentando vertiginosamente l'inci-

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denza dell’obesità e della sindrome dismetabolica in un'epoca come la nostra in cui, e la psico-neuro-endocrino-immunologia celo insegna, si vive in un continuo stato di allarme). Questo è anche collegato al fatto che l'Organizzazione dell’Io non svolge i suoi processi parallelamente alle attività animico-spirituali che invece si svolgono con una velocità eccessiva o ritardata. Se ne deduce che un'azione curativa sarà possibile solo se si è in grado di rafforzare l'Organizzazione dell'Io sia nei riguardi del diabete e si presume, probabilmente nei riguardi di quel tipo di obe-sità in cui il metabolismo glucidico è alterato. D’altra parte l’equilibrio glicemico è di fondamentale importanza per la salute dell’organismo, in quanto lo zucchero è l’unica sostanza che è possibile sintetizzare a par-tire sia dalle proteine che dai grassi. Mediante finissime cristallizzazioni, che entro le varie gradazioni termi-che del sangue si sciolgono e si riformano continuamente, lo zucchero viene reso adatto a svolgere la funzione di supporto materiale nei ri-guardi dell'Io. Infatti solo su questo confine fluttuante tra le dimensioni materiale e dinamica può avvenire l’incontro tra l'essere dell’Io e la sostanza. Steiner riconduceva l’aumento del consumo di zucchero bian-co all’evoluzione della coscienza dell’uomo occidentale. In realtà ai suoi tempi non esisteva ancora la problematica dell’attuale consumo dello zucchero raffinato. Ribadisco che per poter svolgere la sua azione, l’Organizzazione dell’Io deve potere utilizzare le forze che si liberano dalla sintesi quando l’uomo produce da sé lo zucchero a partire dall’a-mido e per fare questo quindi, non ha bisogno dello zucchero semplice ma nei suoi legami naturali. Il sapore dolce è, come si è detto, un’altra proprietà dello zucchero che stimola l’Organizzazione dell’Io ad interes-sarsi maggiormente del corpo. Per l’assimilazione dello zucchero, il si-stema nervoso necessita della Vit.B1 e quando se ne verifica una caren-za per il consumo di cereali raffinati o per l’eccessivo consumo di zuc-chero raffinato, possono comparire disturbi del sistema nervoso. Da questa situazione sorge un circolo vizioso infausto ossia il metabolismo alterato nel sistema nervoso, con l’utilizzazione difettosa dello zucchero, produce un desiderio di cibi dolci. (Quindi è possibile dedurre che nelle persone che tendono ad aumentare di peso ed in cui si verifica il desi-derio di cibi dolci, è come se si innescasse una catena che crea una sor-

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ta di dipendenza da questo gusto a causa del difetto del metabolismo indotto anche dalla presenza di zuccheri raffinati in qualsiasi prodotto industriale). D’altra parte ad uno sguardo animico, appare evidente che la ricerca del sapore dolce è legata ad una debolezza dell’Organizzazio-ne dell’Io.

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LE FORZE FORMATRICI DEGLI ALIMENTI

Dopo la fase catabolica, ossia la demolizione dell’alimento, in cui l'ele-mento centrale è il pancreas (definito il cervello ghiandolare dell'organi-smo inferiore) dove, al contrario del fegato nei cui tessuti le sostanze vengono continuamente trasformate, regna una perfetta quiete delle at-tività del ricambio, avviene la fase anabolica ossia la costruzione pro-gressiva della sostanza corporea. In questa fase, la vitalizzazione pro-gressiva degli alimenti segue una specie di curva ascendente che sale da qualcosa di inorganico a qualcosa di vivente per sorreggere l'Organi-zzazione dell’Io; quindi l'elaborazione degli alimenti si estende anche fino alla loro assunzione da parte dell'organismo astrale che è il porta-tore del mondo delle sensazioni. Nella conferenza per medici tenuta nel 1922, Rudolf Steiner parla delle proteine che vengono trasformate, nel-l’ambito del sistema cuore-polmoni, in proteine organiche viventi, dove è attiva l’organizzazione eterica dell'uomo che cattura entro il suo cam-po di forze la sostanza trasformata. L'ossigeno è l'elemento che per così dire fissa l’organizzazione eterica al fisico mentre il carbonio fornisce l'impalcatura per l'organizzazione fisica stessa. L'ossigeno insieme all'e-terico è legato all'elemento liquido. L'astrale invece trova il punto d'appoggio nell'elemento aereo che permette l’incorporarsi dell'anima nel corpo fisico. Questo si realizza attraverso i reni che sono l'organo di irradiazione dell'organismo astrale entro la sfera del ricambio, ossia sono il supporto organico della facoltà senziente attraverso l'elemento azoto. Infine la sostanza deve essere accolta nell'ambito della corrente individuale dell'Organizzazione dell'Io. Qui è il calore che fa da mediato-re tra lo spirituale e il fisico, infatti, esso è legato alle differenziazioni termiche dell'intero organismo e gli organi che agiscono sulla struttura di calore sono il fegato e la vescicola biliare attraverso l’idrogeno. Steiner dice: “non vi è spirito senza materia, né materia senza spirito”. E questo vale per l'intero uomo come per ogni singola cellula. Il corpo eterico dell'uomo serve alla formazione degli organi e plasma la mate-ria corporea. Tutto questo è stimolato in modo specifico dalle forze for-mative dell'alimento; ne derivano oscillazioni e correnti che conducono

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alla condensazione delle sostanze dal cosmo circostante: proprio in quest'attivazione del corpo eterico si vede il vero senso della nutrizione. Possiamo distinguere nell'uomo due correnti nutritive che originano en-trambe nel mondo eterico ossia la corrente del cibo e quella dei sensi. Lungo entrambe entra in azione lo spirituale-animico individuale del-l’uomo. Come è importante nell'assunzione del cibo la disposizione e il rivolgersi verso il mondo del vivente, nei riguardi della digestione, così anche la nutrizione attraverso i sensi, dipende dall'atteggiamento spiri-tuale. A dimostrazione di ciò ci sono esempi di persone estremamente devote che avevano raggiunto una tale unione interiore con il mondo spirituale da poter rinunziare all'assunzione di cibo terrestre e venivano tenute in vita solo dalla nutrizione cosmica. Ma anche la capacità di reazione del corpo eterico individuale alle forze formative degli alimenti è fondamentale per la costruzione della sostanza; si notano infatti per-sone magre malnutrite nonostante mangino grandi quantità di cibo mentre altri che mangiano poco sono ben nutrite. La causa di questa differenza risiede nella forza e nella sensibilità del corpo eterico che sono anche determinate dall'ereditarietà. Purtroppo gli uomini attuali divengono sempre più sensibili al cibo; infatti i loro corpi eterici, indebo-liti a causa dei numerosi influssi della civilizzazione, per poter realizzare la costruzione del cosmo devono ricorrere sempre di più alla stimola-zione attraverso la qualità degli alimenti e questo vale soprattutto per la costruzione del sistema nervoso.

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LE PROTEINE ED IL FENOMENO PRIMORDIALE

La proteina è considerata la sostanza fondamentale di tutto ciò che è vi-vente. La proteina di ogni cellula viene impressa da una particolare struttura di forze formative o, secondo l'espressione della moderna ge-netica, le cellule vengono informate da un principio superiore che, nella scienza spirituale, è il corpo eterico, come è stato detto. Ogni specie vi-vente ha la sua proteina specifica, quella di ogni singolo uomo ha un'impronta individuale. La proteina è senza forma ma ha in sé la ten-denza alla forma come disposizione potenziale. In ogni essere vivente la singola sostanza ha valore fino a che è disposta a rinunciare alle sue qualità proprie per lasciarsi inserire nel tutto. Rudolf Steiner ha chiama-to l'essere dei componenti fondamentali della proteina come “il feno-meno primordiale” di modo che se ne ottiene un concetto vivente e con-forme alla realtà. Questi componenti fondamentali sono: carbonio, os-sigeno, azoto, idrogeno e zolfo. Il carbonio come costruttore dell'impal-catura che dà al mondo organico forma e figura, l'ossigeno che è la vera propria sostanza di incarnazione del vivente, che fa sì che le forze eteriche siano in grado di afferrare il supporto fisico e quindi trascina la vita entro la sfera materiale e ve la mantiene, l'azoto che risiede nelle sfere dell'aria e che è portatore dell’astrale, l’idrogeno che spiritualizza ancora la materia, infine lo zolfo che è il mediatore tra lo spirituale dif-fuso ovunque nell’universo e la materia. Difatti lo spirito cosmico si ser-ve dello zolfo affinché possa imprimere i suoi impulsi nella creazione sebbene sia anche vero che lo zolfo conduce anche alla perdita della forma e al dissolvimento. L'ultimo passaggio che permette alla proteina di ricevere l'impronta individuale lo svolge la secrezione del pancreas.

La sostanza proteica ha la tendenza continua o ad essere accolta nell'at-tività del corpo eterico o a sfuggire da esso. Al di fuori dell'organismo cui apparteneva, la proteina tende a divenire una sostanza composta che si adegua alle forze inorganiche dell'idrogeno, dell'ossigeno, dell'a-zoto e del carbonio. La sostanza proteica che rimane a costituire l'orga-nismo vivente si oppone a questa tendenza e si subordina alle forze

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formatrici del corpo eterico. All'inizio del processo digestivo delle protei-ne si riscontrano due qualità di esse. Da una parte la sostanza proteica estranea all'organismo, dall’altra, alla fine del processo, quella che è di-ventata sostanza propria dell'organismo. Tra queste condizioni ve ne è una intermedia in cui l'alimento proteico introdotto non è stato ancora spogliato completamente dalle precedenti attività e che non ha ancora accolto quelle nuove. A questo punto è diventato quasi inorganico e quindi sottoposto solo all'influsso del corpo fisico. Questo, che nella sua forma è un risultato dell'Organizzazione dell’Io, è portatore di azioni di-namiche inorganiche, e agisce perciò nel senso di uccidere la sostanza vivente. Si può dire quindi che tutto ciò che entra nell'ambito dell'Orga-nizzazione dell'Io va incontro alla morte. Questa azione annientatrice viene esercitata sulle proteine in quel tratto di sistema digerente in cui agisce la tripsina che è un componente del succo pancreatico. Infatti, sino all'incontro con la tripsina, la sostanza proteica alimentare vive una vita estranea in conformità all'organismo dal quale proviene e, incon-trandosi con la tripsina, la sostanza proteica diviene inanimata. Si può dire che solo per un istante rimane priva di vita nell'organismo umano ed allora essa viene accolta nel corpo fisico secondo la natura dell'Orga-nizzazione dell’Io.

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I GRASSI ED I FOCOLAI DI CALORE PARASSITARI

Anche per la scienza spirituale nell’organismo sono presenti due tipi di grassi: i grassi di deposito ed i grassi strutturali. Quelli di deposito sono accumulati in distretti diversi perché non svolgono solo una funzione di riserva ma soprattutto di protezione degli organi interni, di creare un in-volucro di calore e di plasmare la bellezza del corpo secondo un modello cosmico, anche se l’ideale di forma del corpo cambia nel corso dei tem-pi. Il grasso è quasi l'unica sostanza organica che penetra dall'esterno nel-l'organismo senza grandi trasformazioni, in quanto trasferisce in mini-ma misura la sua natura di organismo estraneo, cioè le sue forze eteri-che nel corpo dell'uomo che quindi può inserirlo nella sua propria attivi-tà. Questo perché il grasso esplica principalmente la sua funzione nella produzione di calore interno che è appunto l'elemento in cui vive soprat-tutto l'Organizzazione dell’Io. All'Organizzazione dell'Io interessano solo quelle sostanze che producono calore. Tutto va bene finché le forze formatrici umane utilizzano le riserve di grasso del corpo per la produzione di calore ma si crea una condizione patologica quando il grasso viene trattenuto inutilizzato nell’organismo. In questo caso il grasso costituirà un esubero di possibilità di produzio-ne di calore in questa o in quella sede ed il calore che si produrrà avrà un effetto perturbante sugli altri processi vitali sottraendosi all’azione dell'Organizzazione dell’Io.

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Si creano quindi quelli che Steiner chiama “focolai di calore parassitari” che hanno tutti insieme la tendenza a provocare stati infiammatori. La causa di questi focolai è dovuta al fatto che il corpo produce più grasso di quello che necessita per i processi termici dell'Organizzazione dell’Io. Conseguenza sarà che gli organi verranno indotti a intensificare la loro attività oltre la normale misura che porterà alla tendenza di un’eccessi-va assunzione di alimenti, sovraccaricando l’organismo; cosa che non vorrà dire necessariamente che il soggetto sarà indotto all'introduzione particolarmente elevata di cibo. A questo punto Steiner suppone che vi sia un apporto eccessivo di sostanza ad un organo del capo a spese de-gli organi addominali e dei processi di secrezione. Così negli organi in-sufficientemente nutriti, l’attività funzionale si deprime e le secrezioni ghiandolari potranno risultare insufficienti. Infine i componenti liquidi dell'organismo si potranno mescolare tra loro in rapporti malsani come per esempio un eccesso di bile rispetto alla secrezione pancreatica e quindi bisognerà riconoscere se una sindrome locale possa avere la sua origine in un’alterata attività rispetto ai grassi.

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Goethe mette in bocca Faust:

Quanto dal padre ereditasti

conquistalo, per possederlo!

Quel che non si usa, un pesante far-dello; solo ciò che l’istante crea può usare .

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IL METABOLISMO DEI GRASSI ED IL CORPO ASTRALE

Per capire il significato della funzione del grasso nell'organismo è ne-cessario esplorare l'essenza della sostanza in quanto tale. Le sostanze fondamentali della pianta sono i carboidrati mentre quelle degli animali sono le proteine. I grassi si trovano invece in ambedue i regni e quindi occupano una posizione intermedia che è proprio una loro caratteristica. Da una parte non diventano mai duri e cristallini come lo zucchero con-servando la consistenza viscosa di un unguento, dall'altra non diventano fluidi come l'acqua anzi, sono più leggeri. Comunque non hanno una struttura interna più libera dell’acqua né, per il loro basso peso, si avvi-cinino allo stato gassoso. Il fatto di non essere solubili in acqua indica che l'elemento eterico è a loro estraneo e la loro incapacità ad indurirsi durante il congelamento indica che non si fanno penetrare dalle leggi fisico-minerali. Si è detto che l’Organizzazione dell’Io si appoggia sui minerali e che lo zucchero è il tipico portatore dell’organizzazione del-l’Io. Quindi né il corpo eterico né l’Organizzazione dell’Io giocano un ruolo importante nella formazione dei grassi. Infatti è il corpo astrale che è in relazione con i grassi. Il grasso, come portatore del corpo astra-le che è connesso con il mondo stellare, è talmente orientato verso il cosmo che non ha accesso diretto al mondo fisico terrestre. Mentre le forze eteriche agiscono principalmente nell’acqua e nelle proteine, le forze astrali sono attive nell’aria e nel grasso. Il grasso rappresenta dunque una tappa sul cammino lungo il quale l’Io entra a fare parte dell’organismo. Il corpo astrale si colloca tra il corpo eterico e l’Io pro-prio come il grasso si colloca tra la proteina e lo zucchero. L’ossigeno è l’elemento con cui una sostanza per la prima volta entra realmente in connessione con la terra, ed i grassi ne hanno una scarsa quantità; que-sto fa sì che il basso contenuto di ossigeno e l’insolubilità in acqua sia l'espressione della loro mancata connessione con la terra e la tendenza a conformarsi alle leggi cosmiche-astrali. Essi non riescono incorporare impulsi extraterrestri come la luce ed il calore in grande quantità e questo spiega la loro grande combustibilità e l'alto valore calorico che è un grande indice della loro spiccata affinità per il calore (1 grammo di

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carboidrati fornisce 4.1 cal., 1 grammo di proteine fornisce 4.1 cal., 1 grammo di grassi fornisce 9.3 cal.) Visto che l'Organizzazione dell’Io vive nell'Organizzazione di calore, tutta la produzione e la regolazione del calore dipenderà dall’Orga-nizzazione dell’Io. A questo punto si può affermare che mentre il metabolismo del grasso è governato dal corpo astrale, l'ultimo pas-saggio del loro catabolismo è funzione dell'Organizzazione dell’Io. Ma se il corpo astrale, benché attivo, non si impegna sufficiente-mente nel metabolismo dei grassi ne conseguirà l’obesità. Ora ci po-tremmo chiedere: quanto grasso viene trasformato in calore? Que-sta, come detto, è una funzione dell’Organizzazione dell’Io. Se questa trasformazione è troppo debole allora il grasso non può essere ela-borato ulteriormente e rimane nel suo stato normale. Con una tra-sformazione eccessiva sorge nell’organismo l’eccesso di calore in-controllato che si manifesta nei “focolai parassitari di calore” in quanto non sono incorporati nell’organizzazione del calore. Di con-tro, una insufficiente produzione di calore a partire dal grasso porta, attraverso un’insufficiente azione del calore nel tessuto, a una relati-va rigidità. L’Io è costretto a soddisfare la sua fame di calore assu-mendo il necessario calore dall’attività degli organi. “In questo modo essi diventano fragili e rigidi all’interno”. In questi due casi, uno di troppo forte e l’altro di troppo debole trasformazione in processi di calore, noi percepiamo la tendenza dell’organismo verso l’infiamma-zione o la sclerosi. E’ l’influenza degli arti costitutivi superiori del-l’uomo, in particolare l’organizzazione dell’Io, che crea questa di-sposizione.

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L’accumulo di grasso aumenta con l’età ed in distretti caratteristici e questo è dato dal fatto che c’è un graduale ritrarsi degli arti costitu-tivi superiori dell’uomo dal metabolismo.

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LA MILZA COME ORGANO REGOLATORE DEL RITMO ALIMENTARE

Un ruolo molto importante, ma poco conosciuto riguardo l'assimilazione corretta e l‘utilizzazione degli alimenti, è quello che riveste la milza (an-che in medicina cinese il problema dell'obesità è collegato maggior-mente con uno squilibrio del meridiano della milza). La milza è collega-ta con tutte le attività umane che trascendono l’Io, che arrivano già dal Sè Spirituale ed è l’organo quindi del Sè Spirituale. Quindi il suo funzio-namento è caratterizzato dal tendere fortemente verso il piano spiritua-le: infatti è meno strettamente connessa con il ricambio in confronto agli altri organi addominali, ma è collegata con la regolazione del ri-cambio. All'indagine scientifico-spirituale la milza appare come un or-gano deputato a stabilire di continuo un'armonia tra il ricambio puro e semplice e quanto invece si svolge nell'uomo piuttosto sul piano animi-co e spirituale. Come molti altri organi, la milza è un acuto organo di senso subcosciente e nell’uomo reagisce molto fortemente al ritmo del-la introduzione degli alimenti. Quando l'obesità è causata da un’iperfa-gia, quindi la persona mangia di continuo, provoca un'attività della mil-za del tutto diversa da chi invece mangia con ordine. Durante il sonno la milza giunge a una condizione di profondo riposo, riposo inteso come qualcosa che corrisponde appunto alla natura di questo organo. Visto che essa è l'organo che l'uomo animico-spirituale possiede per percepi-re il ritmo dell'assunzione del cibo, nel subcosciente suggerisce all'uomo che cosa deve fare per controbilanciare almeno in parte l'effetto danno-so di un'alimentazione disordinata, aritmica. In questa maniera la mil-za, quindi, rivolge la sua attività non tanto al ricambio in senso vero e proprio, quanto ai processi ritmici che dovrebbero venirsi a creare fra le introduzioni degli alimenti e il ritmo respiratorio propriamente detto. Sta di fatto che tra il ritmo respiratorio e l'assunzione degli alimenti si trova inserito semplicemente un ritmo intermedio condizionato appunto dalla milza. Tramite il ritmo della respirazione l'uomo viene portato a vivere entro i rigorosi ritmi dell'universo; a causa dell’irregolarità della propria alimentazione egli disturba di continuo quel ritmo rigoroso. La milza funge da mediatrice e si trova inserita quindi tra l'uomo ritmico e

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l'uomo del ricambio. Basta poca attenzione per capire che nell’uomo anche la pulsazione del sangue deve essere molto regolare affinché la vita si svolga nel modo giusto; è quindi proprio necessario che il ritmo sia molto regolare. Non lo è tantomeno il ritmo della milza perché in certo modo è connessa con il ritmo del mangiare e del bere che soprat-tutto nell'epoca moderna è altamente irregolare. Qualsiasi introduzione di cibo al di fuori dei pasti principali crea uno squilibrio nell'organismo che deve attenuare questo irregolarità. La milza è un organo inserito quindi anche nel ritmo del sangue perché sarebbe gravissimo se certe vere sregolatezze nell'assunzione degli alimenti dovessero estendersi al sangue. Per questo la milza irradia la propria azione ritmica a tutto l'organismo umano. Anche se è molto difficile scoprire il vero compito della milza tramite le comuni ricerche fisiologiche, alla semplice osser-vazione esteriore si può constatare che dopo pasti abbondanti la milza appare aumentata di volume per varie ore, contraendosi poi di nuovo dopo un certo periodo di tempo. Grazie all'alternanza delle fasi di dilata-zione e contrazione di questo organo, viene compensata l'irregolarità nell'assunzione del cibo che interferisce con il ritmo del sangue. Secon-do Steiner le patologie legate ai difetti di funzionamento della milza do-vrebbero venire corrette fondandosi su questa conoscenza della connes-sione tra il sistema respiratorio , quello circolatorio ed il sistema del ri-cambio, connessione mediata appunto dalla milza.

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FEGATO: ORGANO DELLA SETE, POLMONE: ORGANO DELLA FAME

Visto che è sede di numerose reazioni biochimiche, il fegato è conside-rato il principale organo di controllo del metabolismo ed è anche la prima stazione per le sostanze alimentari. Nel fegato avvengono reazio-ni di anabolismo e catabolismo che si succedono in modo alternato se-guendo il ritmo circadiano, ossia di deposito di glicogeno le ore nottur-ne, di catabolismo del sangue e formazione di bile, di giorno. Il catabo-lismo è la sede della coscienza e per questo motivo si svolge prevalen-temente di giorno durante la coscienza di veglia mentre i processi di sintesi avvengono quando essa è spenta, ossia durante le ore di sonno. Per questo un’alterazione di questi ritmi, cosa evidente in quest’epoca, crea dei disordini a livello metabolico. Il fegato è collegato con la sfera della volontà, e quindi, alla luce della tripartizione, al sistema metaboli-co. Infatti la trasformazione di ciò che è dato è opera della volontà. Il

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fegato per poter funzionare ha bisogno di un substrato liquido ed agisce come un chimico che diluisce le sostanze in acqua quando vuole avere una reazione. Se questo processo fluido si blocca, ne risente la volontà ed il movimento degli arti. Per la funzione volitiva del fegato è basilare il metabolismo degli zuccheri. Molte forme di ritardo mentale con rifles-si rallentati e povertà di movimento, hanno la base in un grave disturbo epatico per errori congeniti del metabolismo. Ma mentre il fegato è la sede del metabolismo proteico e di accumulo di glicogeno, ed agisce nell’elemento fluido, il polmone è l’aggancio con la terra, è l’organo che fa incarnare. Ossia, attraverso il polmone, l’anima che vive nell’elemen-to aereo, viene incorporata nell’elemento terreno. E così come è la sete che è connessa con il fegato , così la fame ha la causa ultima nel pol-mone. La fame esprime il desiderio dell’uomo di legarsi con la terra. Quello che Steiner dice riguardo all’anoressia nervosa e la relazione con i due aspetti psichici del polmone, ossia il disturbato senso della fame e l’atteggiamento nevrotico-ossessivo, è possibile rovesciarlo e vederlo alla base dell’iperfagia o addirittura bulimia, dell’obeso. Se ne deduce che la spinta a mangiare in eccesso, in alcune forme di obesità, sia le-gata ad un desiderio di incarnarsi e di legarsi con la terra. E visto che anche il polmone è l’organo che dà forma, si ha l’impressione che una debolezza della sua funzione, possa portare anche alla perdita di quella forma, tipica dell’ingrassamento.

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LA CELLULA ADIPOSA E LA CELLULA MUSCOLARE A CONFRONTO*

Abbiamo visto che nell’adipocita bianco, con la sua rotondità e con la sua tendenza ad espandersi, si intravede una forza che spinge il nucleo ed il citoplasma alla periferia, quasi lo volesse schiacciare. Il suo colo-re, il bianco-giallastro luminoso, a confronto con il suo fratello, l’adipo-cita bruno, e la cellula muscolare, ci fa intuire una luce produttrice di calore, pronta ad esplodere a seconda degli stimoli giusti. La sua forma, così tondeggiante, in relazione con le forze eteriche di calore, e la sua tendenza centrifuga, rispecchiano le forze dell’universo, tendenti alla ro-tondità. Ogni cellula, nella sua forma sferica, è non meno che un’im-magine della forma di tutto l’universo, e la sua la struttura interna, ogni linea della sua forma, è condizionata dalla sua relazione con la struttura dell'intero cosmo. Gli adipociti, espandendosi tra loro, acquistano una forma poliedrica e suscitano l’immagine di un alveare, con le sue celle piene di miele e nutrimento, una riserva di calore nei momenti di biso-gno. A differenza di ciò, la cellula muscolare è piuttosto lunga, cilindrica ed affusolata, in cui le forze hanno una direzione rettilinea che le porta ad allungarsi in una sola direzione. La sua colorazione rossastra indica lo stretto legame con il sangue e quindi con le forze dell’Organizzazione dell’Io e della volontà. E, se è vero, come dice la scienza dello spirito, che il nucleo cellulare corrisponde al sistema nervoso centrale, la mem-brana agli organi di senso e gli organuli, come i mitocondri, al sistema nervoso autonomo, nella cellula adiposa, con il suo nucleo spinto alla periferia, si ha l’impressione che l’Io venga schiacciato perché non è in grado di sostenere la pressione dell’elemento astrale così come i mito-condri non sono in grado di metabolizzare adeguatamente i grassi pre-senti nel citoplasma.

E’ possibile dedurre un legame di mutuo sostegno e dipendenza tra le cellule adipose e quelle muscolari dal momento che:

- i grassi hanno un bisogno disperato di ossigeno per la loro combu-stione e questo gli è fornito dal muscolo che, durante l’esercizio fisico, ne apporta in gran quantità con l’aumento dell’afflusso sanguigno;

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- i grassi forniscono l’energia ai muscoli necessaria per la contrazione muscolare;

- il tessuto adiposo avvolge e protegge i fasci muscolari che però a loro volta lo sostengono e lo sottraggono alla forza di gravità;

- i grassi non disperdono il calore prodotto dal muscolo - quando è bloccato l’anabolismo del tessuto muscolare , il tessuto adi-

poso si trasforma nel suo serbatoio energetico.

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SUL PIACERE ED IL SENTIMENTO DI SE’

Si mangia quel che ci piace, infatti nella scelta degli alimenti è determi-nante il piacere che si prova nel mangiare e bere. Secondo la scienza spirituale il motivo della comparsa di tante malattie legate ad errori del-l’alimentazione risiede nel fatto che la facoltà gustativa è divenuta gros-solana e l’istinto per il cibo è andato perduto. In aggiunta la vera tradi-zione del mangiare sta scomparendo. Quindi non si è più in grado di scegliere il cibo più adatto e soprattutto ben pochi sanno quando smet-tere di mangiare e bere. Le forze formative dell’alimento stimolano il corpo eterico che dà impulso alle funzioni ritmiche e fornisce la base

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per il pensare. Ne derivano oscillazioni e correnti che conducono alla condensazione delle sostanze dal cosmo circostante: R. Steiner vede proprio in questa attivazione del corpo eterico il senso della nutrizione. E’ possibile individuare due correnti nutritive che originano nel mondo eterico: la corrente dei cibi e quella dei sensi. In entrambe agisce lo spi-rituale-animico dell’individuo; ma anche la capacità di reazione del cor-po eterico individuale è fondamentale per la costruzione della sostanza. Il fatto che esistano persone magre o malnutrite nonostante mangino grandi quantità e altre che nonostante mangino poco, sono in sovrap-peso, risiede nella forte sensibilità del corpo eterico che è in parte in-fluenzato anche dall’ereditarietà. Ma gli uomini dell’era moderna diven-tano sempre più sensibili al cibo, infatti i loro corpi eterici, indeboliti a causa dei numerosi influssi della civilizzazione, per poter realizzare la costruzione del cosmo, devono ricorrere molto alla stimolazione attra-verso la qualità degli alimenti. Steiner ammette che l’uomo oggi ha bi-sogno di sostentamento attraverso il cibo e fino a qui il piacere che ac-compagna questo atto è giustificato. Ma l’Io umano è soggetto alla se-duzione del piacere che va oltre il senso e lo scopo di servire al benesse-re del corpo. Infatti, lui dice, che si può desiderare una pietanza saporita solo per provarne piacere. Questa volta non deriva dai bisogni fisiologici del corpo e non ha nulla a che fare con l’essere spirituale dell’Io ma è piuttosto con l’operare di entità che si accostano alla natura superiore dell’Io per ostacolarne il processo spirituale. Queste entità stimolano l’uomo ad abbandonarsi a sensazioni di piacere non legate ai bisogni ed alle normali funzioni dei sensi che possono essere appagate solo grazie ad essi. Vi rimane quindi come imbrigliato in un mondo delle brame che devasta il suo essere. La via suggerita da Steiner per poter discernere ciò che occorre al corpo da ciò che è emanazione di una brama è l’autoco-noscenza. Il motivo per cui l’uomo non riesce ad evolvere spiritualmen-te è legato all’alimentazione che attualmente l’uomo moderno ha , per-ché non può dare all’organismo umano la forza di rendere manifesto lo spirituale nel fisico. A causa di ciò non può venire gettato il ponte dal pensare, al volere e all’agire.

Ai fini dell’indagine nell’ambito del sovrappeso e obesità, in cui spesso si ha una perdita della percezione del proprio sé corporeo , è importante

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spiegare come si genera, alla luce della scienza dello spirito, la sensa-zione di sé. Se deriviamo la vera natura del mondo dei sensi dalla pre-ponderanza del corpo fisico sull’eterico, si può dire che, la prevalenza del corpo eterico sull’astrale è quello che genera la formazione del sen-timento ossia la nostra sensazione di noi stessi, in quanto essa si esprime nel sentire il proprio corpo.

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L’ASPETTO ORMONALE COME ESPRESSIONE DELL’INTERAZIONE TRA L’E-TERICO, L’ASTRALE ED IL FISICO

Il sistema ghiandolare è lo strumento sia nell'animale che nell'uomo del corpo eterico; vale a dire, il corpo dell'etere è l'architetto del sistema ghiandolare.

Grazie all’azione di Lucifero, al principio dell’evoluzione terrestre, le quattro parti costitutive dell’essere umano, non sono inserite l’una nelle altre, nella maniera giusta. Tutto nell’uomo è in disordine. Per esempio, il corpo fisico non è completamente compenetrato nel corpo eterico e questo ha permesso lo sviluppo degli organi di senso. Oppure è la pre-ponderanza del corpo eterico sul corpo astrale che agendo di rimbalzo sul fisico , ne spreme fuori le lacrime; così avviene per tutte le secrezio-ni ghiandolari del corpo umano. E’necessario questo equilibrio turbato, esteso al corpo fisico, che fa prevalere il corpo eterico sull’astrale, che permette queste secrezioni. Se ci fosse una coincidenza dell’astrale e dell’eterico, l’attività del corpo astrale si esaurirebbe nella mobilità inte-riore e nell’attività interiore delle ghiandole.

Nell’organizzazione ghiandolare si possono individuare due ambiti che si oppongono embriologicamente: quello endocrino e quello esocrino. Nelle ghiandole esocrine si trova il riferimento al mondo esterno che si esprime nei movimenti di invaginazione durante lo sviluppo embrionale mentre nelle ghiandole endocrine , la loro funzione si rivolge con la loro secrezione al sangue ed al mondo interiore dell’essere umano. Le sette ghiandole endocrine sono i sistemi effettori per l’organizzazione vitale. Quelle che fanno parte delle attività superiori dell’uomo, sono collegate ai principi che danno forma alla parte inferiore dell’organismo. Po-tremmo collegare quindi l’epifisi e l’ipofisi con il sistema dei nervi e dei sensi; esse mantengono per tutta la vita una connessione anche con la coscienza. Le paratiroidi, che sono collegate insieme alla tiroide ed la timo al sistema ritmico, si trovano in una stazione di transito degli im-pulsi diretti alle zone inferiori. In maniera speculare si rispecchiano la tiroide ed il timo che si ascrive al sistema metabolico, l’ipofisi con le

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surrenali e l’epifisi con le gonadi. Quindi le forze eteriche dell’organizza-zione vitale superiore si rispecchiano in quella inferiore disegnando una lemniscata.

Epifisi

Sistema dei nervi e dei sensi Ipofisi

Tiroide

Sistema ritmico Paratiroidi

Timo

Sistema metabolico Surrenali

Gonadi

L’epifisi o ghiandola pineale, è definito l’organo di senso per il calo-re, che è la porta di ingresso per l’organizzazione dell’Io. Essa ha a che fare con il piano globale dell’organismo in sviluppo, con il mo-dello del corpo fisico. L’ipofisi, che ha una funzione polarmente op-posta all’epifisi, subentra nella fase successiva e guida la crescita e la formazione degli organi con conservazione della loro forma e pla-sticità. Essa si sviluppa da tutti e 3 i foglietti embrionari ed è quindi in relazione con l’organismo nel suo insieme. L’adenopipofisi, che deriva dall’endoderma, è l’organo della crescita, che aumenta la so-stanza dell’organismo. La neuroipofisi afferra soprattutto i processi fluidi dell’organismo e crea gli organi a partire dai processi fluidi in-terstiziali. Questa è la parte che dà plasticità e forma agli organi. Viene considerata l’organo della luce. Per capire bene il ruolo dell’e-pifisi e dell’ipofisi, a livello del piano eterico, sul mantenimento della

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forma degli organi è necessario fare riferimento alle due correnti eteriche che crea il sangue durante il processo mnemonico. Infatti, quando si forma una rappresentazione mnemonica, si concentrano e si contrappongono con la massima forza, nel cervello, due correnti soprasensibili, polarmente opposte, che si imprimono nell’organi-smo, creando degli organi fisico-sensibili: il primo, situato nella par-te anteriore del cervello, che è l’espressione fisico-sensibile per le rappresentazioni mnemoniche è l’epifisi, ed il secondo, che è l‘e-spressione delle correnti nel corpo eterico che vengono dagli organi inferiori, è l’ipofisi. Da questa osservazione si intuisce che, per poter modificare in maniera stabile la forma disarmonica in un organismo obeso, è necessario l’utilizzo di terapie che possano esercitare un cambiamento sul piano eterico. E’ quindi spiegato il motivo per cui un intervento unilaterale come una prescrizione dietetica, spesso an-che ripetuta nel tempo, o solo un’attività sportiva, non siano in grado di imprimere, a lungo tempo, una modificazione della forma corpo-rea ed una sua riarmonizzazione.

La tiroide, secondo Karl Kőnig, è la ghiandola che sottintende alla terza fase di sviluppo dell’intera organizzatone eterica. L’impulso allo sviluppo procede dalla periferia dei foglietti embrionali verso il basso passando prima dalla ghiandola pineale, organo del calore, poi dalla ghiandola pi-tuitaria, organo della luce, ed infine dalla tiroide, organo dell’etere del suono o chimico. La tiroide facilita la penetrazione dell’anima nei pro-cessi metabolici fluidi, nell’anabolismo e catabolismo proteico. Steiner la definisce il cervello del metabolismo. Lo iodio della tiroide è luce con-centrata ed è un mediatore per i processi di luce nell’uomo fin dentro la respirazione cellulare dove svolge una funzione regolatoria. L’etere chi-mico è direttamente collegato con l’organismo fluido e la penetrazione dell’anima tramite la tiroide nel chimismo dell’organismo, fino al fega-to, conduce i processi metabolici e li forma attraverso la respirazione così da formarsi un equilibrio tra accumulo e strutturazione. Infine, solo per farne un cenno, il timo, che deriva prevalentemente dall’endoderma e dal mesenchima circostante, è un organo archetipale che combina i processi ectodermici con gli endotermici. Questa ghiandola contiene uno spettro differenziato di processi formativi dal calore alla costruzione

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del sangue, alla formazione di organo ossia di processi che sono rimasti alla stadio del sistema reticolo-endoteliale. Ha una stretta relazione con il sistema linfatico ed inoltre ha una funzione chiave nel mantenere la forma individuo-specifica. Il timo rappresenta il centro universale del corpo delle forze formative “inferiore” in rapporto con il metabolismo e la formazione di sostanza. Secondo Karl Koning, il timo rappresenta una polarità rispetto alla tiroide nell’essere umano inferiore, costituendo lì il centro universale delle forze formative.

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INQUADRAMENTO DELL’OBESO ALLA LUCE DELLA COSTITUZIONE ISTERICA O NEVRASTENICA

Sappiamo che l'uomo sta bene in salute quando le forze del polo neuro-sensoriale e del polo metabolico sono ben equilibrate mentre se uno dei due poli prevale si ammala. Quindi si parlerà di nevrastenia quando sono le forze vitali neurosensoriali che agiscono troppo intensamente verso il polo del ricambio, e di conseguenza ci sarà un prevalere del pensare. Polarmente si parlerà di isteria se sono le forze vitali metaboli-che ad agire troppo intensamente verso il polo neurosensoriale e quindi ci sarà una prevalenza del volere. In entrambi i casi unilaterali, si de-termina una certa insicurezza a livello emotivo e difficoltà a percepire la propria identità. Sarà quindi fondamentale l'azione riequilibratrice del centro, ossia del sistema ritmico, che agisce tra i due poli. Potendo pre-sentare schematicamente in due quadri in cui sono nominati sintetica-mente i vari elementi presenti nelle due forme patologiche polari, po-tremmo ritrovare, nel caso di una patologia come l'obesità, una certa rispondenza in base alle sedi della distribuzione del grasso:

Nevrastenia Polo superiore

Sistema neurosensoriale Azione dell'etere di luce e di calore

Forze di antipatia Pessimismo

Elemento maschile Poca fantasia Fredda lucidità

Prevalenza del pensare Distribuzione dell’adipe androide

L’incarnazione si ferma alla testa: troppa forma nella parte alta

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Isteria Polo inferiore

Sistema del ricambio delle membra Azione dell’etere chimico e della vita

Forze di simpatia Ottimismo

Elemento femminile Molta fantasia, calore Prevalenza del volere

Distribuzione dell'adipe ginoide L’incarnazione è insufficiente: mancanza di conformazione

Anche Rudolf Steiner concorda sulla necessità di scrutare con profonda attenzione l'aspetto del corpo per arrivare ad una diagnosi dello squili-brio che non si basi solo sugli aspetti della malattia stessa infatti dice: “vedete così come è molto più importante osservare la fisionomia esterna del quadro morboso, che osservare nell'autopsia gli organi di-ventati difettosi. Negli organi alterati mostra soltanto dei fenomeni se-condari. È invece essenziale prestare attenzione all'immagine completa, alla fisionomia della malattia.”

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LA FORMA DELL’OBESO E LA PERDITA DEI LIMITI E DELL’ARMONIA

Come nella cellula adiposa è possibile scoprire le forze del cosmo e del-l’universo, così osservando i cambiamenti che il corpo assume in una patologia come il sovrappeso fino all’obesità, è possibile intuire, attra-verso uno sguardo animico, un perdita dei limiti del proprio Sè. Tutto ciò legato ad una difficoltà dell’Organizzazione dell’Io, troppo debole per penetrare fino alla parte inferiore della struttura corporea e per conte-nere la spinta costruttiva ed espansiva del corpo eterico. Il corpo obeso dà l’impressione di volersi perdere nell’universo, dilatandosi e defor-mandosi, ma al contempo cercando di ancorarsi alla terra con l’aume-nto del peso e della gravità. La perdita dell’armonia è il primo segnale di uno squilibrio che può arrivare alla perdita completa dei limiti. L’ideale di bello infatti non coincide sempre con la magrezza ma con l’armonia delle forme. La massima esaltazione della bellezza la si trova nell’arte, sia che si esprima nell’abbondanza sia nella linearità, infatti entrambe possono rappresentare una splendida armonia.

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TERAPIA DELL’OBESITA’ SECONDO LA SCIENZA DELLO SPIRITO

Riguardo alla terapia dell’obesità, il materiale a disposizione a cui attin-gere le indicazioni, è stato veramente esiguo; quel poco che si conosce si è ottenuto da alcune indicazioni date da Rudolf Steiner alle Euritmiste. Egli sostiene che un eccessivo accumulo di grasso nei bambini e adulti, bisognosi di cure dell’anima ,indica che le forze della forma del sistema neuro-sensoriale sono deboli. Come trattamento, ci indica che sono suf-ficienti le seguenti strategie terapeutiche:

- Galndula thyreoidea d4-d6 - Magnesit 5% trit. - Dieta appropriata - Regolare la digestione - Fare movimento - Bagni di Formica 5% , sale del mare del nord - Olii di aghi di abete rosso - Per quanto riguarda le applicazioni esterne suggerisce: 1. Frizioni: sul fegato e sull’addome (Melissa comp.);

2. Bagni: liquirizia o limone o Formica, bagno a lemniscata;

3. Massaggi: confer i re r i tmo in generale nel la direz ione del catabolismo e dell’eliminazione, intensificando via via la forza;

4. Olio: Aconitum comp., Solum uliginosum comp.;

- Euritmia curativa: l’esercizio base è la O

Nella seconda conferenza del corso di Euritmia Terapeutica, Steiner dà le seguenti indicazioni:

...” Ora fate una O ben in alto, ritornate nella posizione di partenza, ed ora più in basso, ritorno, di nuovo un po’ più in basso e così via. Ora

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eseguite il movimento della O verso l’alto, e sentite bene l’arrotonda-mento delle braccia mentre le accompagnate giù. Accompagnando il movimento della O verso il basso, la O deve sussistere. Adesso eseguite sempre più in fretta. Questo movimento vi apparirebbe nella sua più splendida applicazione se aveste davanti a voi una persona davvero grassa.

Questo esercizio dovrà essere utilizzato per bambini o adulti innatural-mente grassi. Continuando a ripetere la O euritmica, che così viene poi ampliata fino a prendere la forma di una botte, si esegue un movimento polare alle tendenze dinamiche che agiscono nel diventar grassi. ... va eseguito soltanto finché il soggetto non suda troppo, non si riscalda troppo. Bisogna quindi cercare di eseguire il movimento facendo spesso delle pause, se si vuole ottenere ciò che deve essere raggiunto.

Nella terza conferenza:

...”Se considerate le altre vocali, noterete che abbiamo a che fare con una progressiva interiorizzazione della vocale. Con la O abbiamo un av-vicinarsi delle labbra, vorrei dire in avanti, un rimpicciolire l’apertura della bocca, o almeno un tentativo di rimpicciolirla; nel movimento eu-ritmico della O questo, al contrario, viene portato nella sua polarità at-traverso l’abbracciare......La tendenza ad ingrassare si combatte con la O e la tendenza a rima-nere magri con la E. Su questo è necessario attirare l’attenzione poiché, utilizzando l’euritmia a scopo terapeutico, è necessario tener conto delle forze presenti nell’uomo superiore che tendono ad espandersi, e delle forze nell’uomo inferiore che tendono più alla linearità. ......La testa umana è una sfera...nel suo divenire viene costruita da ciò che è presente nelle forze lunari in modo da essere una specie di sfera terrestre. Come dalla sfera lunare si è sviluppata la fase terrestre, così dalle forze plasmatrici lunari, intensamente attive nell’attività formativa, si origina il capo umano...lasciato a se stesso il capo umano divente-rebbe una vera sfera. ....Si può dire che pronunciando la O, l’uomo si gonfi e si gonfi nella regione della testa, e proprio per questo risveglia le forze che nell’altro polo lo fanno ingrassare”.

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Ottava conferenza: ...”qualora sia bene che bambini grassottelli vengano trattati con l’euri-tmia terapeutica, le forme della O sono particolarmente adatte. Tutte queste forme, per avere un effetto nell’euritmia terapeutica, devono però essere collegate a una chiara percezione del sistema muscolare corrispondente. Fare la O semplicemente come la fanno molte euritmi-ste può essere sufficiente come primo abbozzo, ma un effetto di eurit-mia terapeutica si ha soltanto se si percepiscono i muscoli in tutto il braccio.....è anche di particolare importanza che voi curiate di sostenere l’esercizio di euritmia terapeutica fino a che si proietti all’interno della coscienza. .....in tal modo fate concentrare la coscienza su ciò che deve venir corretto. Grazie a ciò quindi voi sostenete quel che vi proponete: non sottovalutate il fattore coscienza nell’azione di guarigione”.

L’euritmista Erna Baumann nel suo testo “Aus der Praxis der Heileury-thmie” riporta:

Mentre caratteristico della O nell’euritmia artistica è l’ atteggiamento animico di devozione piena di amore verso il mondo, nell’euritmia tera-peutica la O è molto più rigida. Da un lato occorre infatti sentire la ten-sione della muscolatura delle braccia nella parte interna e aver coscien-za della propria adiposità, dall’altro occorre avere anche l’impressione di una linea verticale all’altezza dello sterno.

Viene oggettivata al di fuori di sé la tendenza del corpo eterico a diven-tare sferico.Si stimola la qualità di luce dell’astrale a impegnarsi, a dominare più decisamente l’eterico, a intensificare quindi l’impulso della forma.

La dr.ssa M. Kirchner-Bockholt nel suo libro “Grundelemente der Heileu-rythmie” così scrive:

E’anche opportuno fare eseguire la O coi saltelli.Si può comprendere l’adiposità anche tenendo presente l’immagine del fluire dei quattro eteri all’interno dell’organismo umano: se si rendono troppo attivi dal basso l’etere vitale e l’etere chimico si ha la grassezza.

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Condotta terapeutica da seguire: stimolare l’etere di luce e l’etere di ca-lore che agiscono dall’alto verso il basso.

���

Movimento: Rosato Sentimento: Gialloverde Carattere: Blu

In euritmia bisogna lavorare a diverse cose per dare forma all’eterico, muoverlo, dare un ritmo, in seguito dare respiro, poi dare forma respi-rante…

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Quindi si utilizza tutta una serie di possibili esercizi dove la O è un gran-de esercizio vocalico che però non funziona se non la si include in una cornice in cui non si tiene conto del perché dell’obesità, esempio un ete-rico ristagnante perché poco respirante. Quindi è necessario sempre in-quadrare il contesto terapeutico.

Sul manoscritto per medici tenuto a Stoccarda da Rudolf Steiner, venne-ro discussi 165 casi di obesità. Le indicazioni terapeutiche euritmiche del secondo caso di una signora affetta da adiposità furono: la R L S, come unica prescrizione per dimagrire. Altre indicazioni sono:

- LSAMI: la serie sembra fatta per muovere i liquidi e prendere possesso dell’eterico (LS) poi si deve mettere tutto in respirazione (A) armoniz-zando con (M) infine aiutando l’io (I) a prendere possesso del corpo fisico. Sicuramente indicazione data su un caso clinico.

- AEN, probabilmente un caso clinico con disturbi intestinali - ICH BIN DA , esercizio di presenza fatto con saltelli…,

Da quanto indagato, si evince che per il trattamento dell’obesità sia ne-cessario un approccio multidisciplinare. Il paziente obeso, per corregge-re in maniera duratura, lo squilibrio alla base della sua disarmonia, deve entrare in un percorso terapeutico che si spinga fino a livello più profondo, dove le forze eteriche , possano essere guidate nella direzione giusta. Di conseguenza, è possibile indicare un percorso che preveda:

- una rieducazione nutrizionale altamente individualizzata basata sulle necessità del singolo e sullo stato degli organi

- una correzione dello squilibrio degli organi del metabolismo attraverso i farmaci (antroposofici) e le terapie locali

- l’euritmia terapeutica, i cui gesti stimolano forze eteriche che stanno alla base della formazione e delle funzioni dell'organismo umano

- una terapia artistica come potrebbe essere il modellaggio

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- un lavoro biografico mirato ad comprendere il senso della patologia, individuando le tappe importanti che hanno segnato un cambiamento nella figura del paziente.

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TERAPIA NUTRIZIONALE

Dopo i continui tentativi per individuare la dieta corretta, si può affer-mare che una strada possibile, è quella che considera l’alimento e le sue combinazioni alimentari come lo strumento che ci aiuterà a correg-gere gli errori metabolici del corpo, cercando di comprendere, in base alla distribuzione dei pannicoli adiposi, quale è la chiave di accesso per salvaguardare la salute della persona a lungo termine e ricreare una forma corporea che si sta perdendo o che si è già persa. L’alimento non è solo un farmaco ma, in sintonia con la scienza dello spirito, una volta ridotto nelle sue sostanze più elementari, diventa noi e si fonde con noi; assumere l’alimento significa prendere il mondo esterno e portarlo den-tro di noi attivando quelle forze necessarie per fornire una base fisica sufficientemente armoniosa per diventare lo strumento dell’Io. Questo approccio nutrizionale si accorda con quanto suggerito dalla scienza spi-rituale in quanto rispetta la stagionalità, i ritmi, la semplicità dello sti-molo, consiglia prevalentemente cibi di provenienza biologica o biodi-namica, l’uso ci cereali integrali e completi soprattutto in chicchi e for-nisce uno strumento che permette di capire veramente cosa occorre al corpo, riuscendo a stabilizzare i livelli glicemici e a compensare i cam-biamenti ormonali.

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CONCLUSIONI

Alla base della diffusione esponenziale dell’obesità e della perdita della forma, possiamo dedurre che ci sia, parzialmente indotto dalla corrente ereditaria ma soprattutto dallo stile di vita, dall’intellettualizzazione e dalla perdita dei ritmi, uno squilibrio delle forze conformatrici.

La perdita della sua forma è in relazione con l’incapacità delle forze ter-restri a contenere quelle centrifughe eteriche che lo portano verso le grandi estensioni dell’universo dilatandosi fino ad acquistare una roton-dità che ricorda quella del cosmo.

Anche le forze astrali, con il loro compito distruttivo e di argine, neces-sarie per lo sviluppo della coscienza , non riescono a contenere e a fre-nare quelle replicative e moltiplicative del corpo eterico. Vista l’azione squilibrata del corpo astrale, a causa di un uso della testa troppo intel-lettualistico e razionale , il grasso non viene utilizzato nella maniera corretta e si deposita nei vari distretti corporei indicati dagli ormoni. L’Organizzazione dell’Io, non riesce più a compenetrare i processi meta-bolici e rimane ancorato alle parti alte. Le forze neurosensoriali sono state indebolite troppo e non riescono più a contenere la spinta animica dell’uomo.

Inoltre la necessità di appagare il piacere in maniera esagerata è la di-mostrazione esistono forze che tentano di ostacolare l’evoluzione del-l’uomo.

Si può concludere, che la scienza ufficiale è ancora ben lontana dall’in-dividuare le giuste cause e soprattutto la giusta terapia di questa pato-logia, per il motivo che rimane inscindibilmente legata ad una visione organicista e materialista del corpo umano, anche se intuisce l’infl-uenza di altre forze indefinibili. Rimane il fatto, che ai tempi di Rudolf Steiner, l’obesità non aveva la diffusione che sta vertiginosamente ac-quisendo in questa epoca e che lui stesso non ha dedicato, a quanto ci risulti, degli approfondimenti specifici: ci lascia intuire come sia la auto-conoscenza e, tramite l’utilizzo delle strategie suggerite , il rafforza-mento della volontà, l’unico strumento per un cambiamento radicale

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dello stile di vita che ha portato l’uomo lontano dalla sua originaria es-senza.

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BIBLIOGRAFIA

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O.O.314 Problemi di Fisiologia e terapia alla luce della

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O.O.319 Conoscenza Antroposofica dell’uomo e

medicina

O.O.312 Scienza dello Spirito e medicina

O.O.347 Conoscere l’uomo secondo corpo,anima e

spirito, i primordi della terra

O.O.27 Elementi fondamentali per un ampliamento

dell’arte medica

O.O.315 Euritmia terapeutica

O.O.314 La creazione del mondo e dell’uomo

O.O.134 Il mondo e dei sensi e il mondo dello Spirito

O.O.124 Digressioni sul Vangelo di Marco

O.O.236 Considerazioni esoteriche su Nessi karmici

Vol.2

O.O.352 Natura e uomo secondo la Scienza dello Spirito

Alimentazione e coscienza

Alimentazione per vivere sani

- O.Wolf: Conosciamo veramente ciò che mangiamo?

- E.Marti: L’eterico

- W.Holtzapfel: Le connessioni spirituali di fegato, polmone, rene,

cuore

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- U.Renzenbrink: Alimentazione e Scienza Spirituale - Gruppo di studio e ricerca medico-pedagogica: Appunti di Euritmia le

Vocali - Le Consonanti - Matthias Girke : La Tiroide - AAVV: Organopreparati - Heinz-Hartmut Vogel : Finding Remedies - Huseman/Wolf: Il metabolismo dei grassi - A.D’Eugenio: Gli ormoni sessuali e la dieta -D.G.Gardner-D.Shoback: Endocrinologia generale e clinica

* Conclusioni personali

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