Sic Et Simpliciter II

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SIC ET SIMPLICITER EDIZIONE RIFORMA S. NICOLA F. NICCO PETRINI B CIVILTÀ, STORIA E TESTI DI ROMA ANTICA B SIC ET SIMPLICITER EDIZIONE RIFORMA Sergio Nicola Franca Nicco PETRINI EDITORE

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Sic et simplicit (Convertito)-1 12-09-2008 11:43 Pagina 1

Colori compositi

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(Defiscalizzato € 15, )

ISBN 978-88-494-1061-7

NICOLA - NICCO

SIC ET SIMPLICITER

ED. RIFORMA B

PETRINI EDITORE

Questo volume, sprovvisto del talloncino a lato, è da considerarsicopia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio (venditae altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2, L. 633/1941).Fuori campo applicazione I.V.A. (D.P.R. 26/10/72, n. 633, art. 2,3° co, lett. d.)

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CIVILTÀ, STORIA E TESTI DI ROMA ANTICA

BSIC ET SIMPLICITEREDIZIONE RIFORMA

Sergio Nicola Franca Nicco

PETRINI EDITORE

EDIZIONE RIFORMASIC ET SIMPLICITERVolume AUn agile strumento per

• apprendere gli elementi di base della lingua latina, con il sostegno di unatrattazione chiara e graduale e di un ampio corredo di esercizi, parte dei qualimirati al controllo in itinere delle conoscenze e competenze acquisite

• ripassare, in concomitanza con lo studio del latino, l’analisi logica italiana

• cominciare a scoprire l’eredità del latino nella nostra lingua e nella nostracultura.

Volume BUn suggestivo itinerario alla scoperta di Roma antica attraverso

• le leggende sulle origini

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• significativi esempi della produzione letteraria latina.

IL CD-ROMComprende una ricca serie di esercizi supplementari interattivi,connessi, anche attraverso espliciti richiami, con gli argomenti trattatidi morfologia, sintassi, lessico e civiltà.

Sic et Simpliciter Edizione Riformavol. A + B + Vocabolario (indivisibili)

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CIVILTÀ, STORIA E TESTI DI ROMA ANTICA

Sergio Nicola Franca Nicco

BSIC ET SIMPLICITEREDIZIONE RIFORMA

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Edizione: VI VII VIII IX X XI

Anno: 2008 2009 2010 2011 2012 2013

Stampa: La Grafica - Boves (Cn)

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Eventuali segnalazioni di errori o refusi e richieste di chiarimenti sulle scelte operate dagli autori e dallaCasa Editrice possono essere inviate all’indirizzo di posta elettronica della redazione.

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Indice

La civiltà di Roma antica

Le leggende delle origini ........................ 6Due gemelli e una lupa ................................ 6La fondazione di Roma ................................. 7Il ratto delle Sabine ......................................... 8Romolo assunto in cielo .............................. 8Tarpea .......................................................................... 10Gli Orazi e i Curiazi ........................................... 10Orazio Còclite ........................................................ 11Muzio Scevola ....................................................... 11■ Per fare il punto .............................................. 12

La famiglia ................................................................ 13La famiglia come elemento di stabilità sociale ................................................... 13Fidanzamento e matrimonio ..................... 13Il divorzio ................................................................... 14Il pater familias ................................................... 15Il ruolo della donna nella famiglia ....... 16I figli, naturali e adottivi ............................... 17I nomi dei Romani ............................................. 18Testimonianze letterarie ................................... 19■ Per fare il punto .............................................. 21

Le abitazioni e i negozi ............................ 22I quartieri sui colli e la Suburra ............ 22L’insula ....................................................................... 22La domus .................................................................. 22La villa ......................................................................... 23I negozi ....................................................................... 23Testimonianze letterarie ................................... 24■ Per fare il punto .............................................. 25

L’abbigliamento ................................................. 28I cittadini togati ................................................... 28Gli altri uomini ...................................................... 28Le donne ................................................................... 29■ Per fare il punto .............................................. 30

La vita di un ragazzo romano: il gioco e la scuola ........................................ 31

Il gioco ........................................................................ 31La scuola .................................................................. 31I vari livelli di istruzione ................................ 32Libri e strumenti per scrivere .................. 33■ Per fare il punto .............................................. 34

La religione .............................................................. 35Le divinità delle origini .................................. 35Gli dei maggiori .................................................... 35Il culto privato ....................................................... 37La funzione della religione ......................... 37Il Cristianesimo: dalle persecuzioni a religione di Stato ........................................... 37Testimonianze letterarie ................................... 39■ Per fare il punto .............................................. 41

Occupazioni e divertimenti ................. 42La mattinata: gli affari nel Foro ............. 42Il pomeriggio: i divertimenti ...................... 43Il teatro ....................................................................... 43Gli spettacoli del circo e dell’anfiteatro ........................................................ 44Le terme .................................................................... 45Il banchetto serale ............................................ 46Testimonianze letterarie ................................... 47■ Per fare il punto .............................................. 48

«Civis romanus sum!» ................................. 49Il cittadino romano e la vita politica .. 49Le classi sociali .................................................. 49Schiavi e liberti ................................................... 49L’organizzazione dello Stato e i magistrati .............................................................. 50Elezioni e campagne elettorali ................ 52SPQR ............................................................................ 52Testimonianze letterarie ................................... 53■ Per fare il punto .............................................. 55

L’esercito ................................................................... 56Il servizio militare .............................................. 56La legione e lo schieramento .................. 56Le armi e le insegne ....................................... 57Gli ufficiali e la disciplina ........................... 57Littori e pretoriani .............................................. 57Il trionfo ...................................................................... 58L’accampamento ................................................ 58Le macchine da guerra ................................. 59Le navi da guerra ............................................... 59Testimonianze letterarie ................................... 61■ Per fare il punto .............................................. 62

Roma metropoli dell’Impero .............. 63Le piante regolari delle colonie romane .................................................... 63

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Roma imperiale: caotica città multietnica ............................................................... 63I principali edifici di Roma .......................... 64Le movimentate vie cittadine ................... 65■ Per fare il punto .............................................. 66

Le grandi opere pubbliche ................... 67Le tecniche di costruzione ......................... 67Gli acquedotti ........................................................ 67Le strade ................................................................... 68■ Per fare il punto .............................................. 70

Breve storia di Roma

La Roma delle origini .................................. 72I popoli italici e gli Etruschi ....................... 72Le origini tra storia e leggenda .............. 72Le istituzioni della monarchia .......... 73■ Per fare il punto .............................................. 74

Roma repubblicana ....................................... 75Le istituzioni della repubblica .................. 75La società romana e le conquiste della plebe ............................................................... 75L’espansione di Roma in Italia .............. 75L’espansione nel Mediterraneo ............. 76La crisi delle istituzioni e la guerra civile ...................................................... 77■ Per fare il punto .............................................. 79

Da Cesare all’Impero .................................. 80La crisi della repubblica e il governo di Cesare .................................................................. 80Augusto imperatore .......................................... 80Roma capitale di un Impero “multinazionale” ................................................. 81Il Cristianesimo ................................................... 81La crisi dell’Impero ........................................... 81■ Per fare il punto .............................................. 84

Voci di poeti latini

Fedro ................................................................................ 86Il lupo e l’agnello ............................................... 86Il cervo alla fonte ............................................... 87La volpe e l’uva ................................................... 88

Catullo ............................................................................ 89La morte del passero .................................... 89Odi et amo ............................................................... 90

Orazio ............................................................................... 91Carpe diem .............................................................. 91

Virgilio ............................................................................. 92Il duello fra Enea e Turno ........................... 92

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La civiltà diRoma antica

La vita di un ragazzo romano: il gioco e la scuola

La religione

Occupazioni e divertimenti

«Civis romanus sum!»

L’esercito

Roma metropoli dell’impero

Le grandi opere pubbliche

L’abbigliamento

Le abitazioni e i negozi

La famiglia

Le leggende delle origini

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Le leggende delle origini

Due gemelli e una lupaAlba Longa era un grande villaggio agricolo del Lazio, dal quale dipen-devano molti altri villaggi minori. Re Proca, come i re albani che lo ave-vano preceduto, era un re contadino. Alla sua morte gli successe il figlioNumitore, ma per breve tempo perché Amulio, con un pretesto, spode-stò il fratello, lo confinò con la famiglia in un podere lontano e regnò di-spoticamente su Alba.

Per timore che i figli di Numitore potessero rivendicare un giorno i di-ritti del padre, li fece uccidere e costrinse l’unica figlia rimasta, Rea Sil-via, a farsi sacerdotessa di Vesta. Poiché le vestali addette a custodire il sa-cro fuoco della dea dovevano restare vergini e non avere figli, Amuliocredette di aver eliminato per sempre la discendenza di Numitore.

Ma gli dei avevano disposto diversamente: Rea Silvia, amata segreta-mente dal dio Marte, diede alla luce due gemelli, che chiamò Romoloe Remo.

Quando il re Amulio venne a conoscenza del fatto, indignato, con-dannò Rea Silvia a morte.

Secondo la legge, le sacerdotesse colpevoli d’aver mancato ai voti veni-vano sepolte vive o fatte affogare nel Tevere.

La sventurata vestale subì questo secondo castigo, ma la leggenda vuo-le che il dio Tiberino, impietosito, la salvasse dai gorghi del fiume ren-dendola immortale.

I due gemelli, condannati alla stessa sorte della madre, furono abban-donati in un cesto alla corrente impetuosa del Tevere. Il cesto, trascinatodalle acque del fiume, s’impigliò tra le canne della riva. Una lupa, che

aveva partorito da pochi gior-ni e si aggirava su quellasponda, nutrì col suo latte idue gemelli affamati.

Un giorno Faustolo, il ca-po dei pastori di Amulio, cer-cando un approdo per la suabarca scoprì la lupa che, di-stesa sul fianco, allattava idue gemelli insieme ai suoilupacchiotti. Riconobbe il ce-sto abbandonato tra le cannee capì chi fossero i bambini.Corse a casa e raccontò quan-to aveva visto alla moglie Ac-ca Larentia. La saggia donnadisse: «Io vedo in questo fat-to straordinario la volontàdegli dei. Torna a quella riva,raccogli i due gemelli e por-

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tali nella nostra capanna. Vivranno con i nostri figli e tutti li crederannonostri. Questa credo sia la volontà degli dei». Acca Larentia accolse i duepiccoli come fossero suoi figli e questi crebbero sani e forti. Ignari dellaloro origine, divisero con i dodici figli di Faustolo e di Acca i giochi pri-ma e il lavoro poi.

Il lavoro nei campi temprò sia fisicamente sia moralmente i due ragaz-zi, che presto dimostrarono tanta intelligenza da divenire i capi rispettatidi un gruppo di giovani coetanei.

La fondazione di RomaQuando furono adulti, Faustolo prese in disparte i due gemelli e svelò ilmistero della loro origine. Ucciso lo zio usurpatore, Romolo e Remo ri-stabilirono sul trono di Alba il nonno Numitore, quindi decisero di fon-dare sul colle Palatino una nuova città.

La fondazione di una città aveva inizio con un rito che i Latini aveva-no appreso dagli Etruschi e che consisteva nel tracciare con l’aratro unsolco quadrato, che rappresentava il perimetro della futura città.

Romolo e Remo, secondo gli insegnamenti dell’arte divinatoria, con-sultarono il volo degli uccelli per conoscere quale dei due, per volontàdegli dei, dovesse compiere la cerimonia.

Remo si recò sull’Aventino, mentre Romolo si fermò sul Palatino. Re-mo vide per primo sei avvoltoi solcare il cielo e dirigersi verso AlbaLonga e corse a darne notizia al fratello, certo che gli dei gli avesserodimostrato la loro preferenza. Ma Romolo, proprio in quel momento,additava ai compagni uno stormo di dodici avvoltoi provenienti da Al-ba. Tutti furono d’accordo che toccasse a Romolo tracciare il solco edare il nome alla nuovacittà.

Remo, livido di gelosia, sipiegò all’evidenza e il fratel-lo, preso il vomere in religio-so silenzio, tracciò il solcoquadrato. Tale solco era in-violabile e nessuno poteva

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Le leggende delle origini

Su questa moneta puoivedere il rapimento delledonne sabine da partedei Romani.

oltrepassarlo: per entrare e per uscire dal sacro quadrato si doveva passa-re dalle quattro interruzioni, una su ciascun lato, simbolo delle portedelle future mura della città. Ma Remo, per disprezzo, saltò nel recintogridando: «Sono facili da espugnare, fratello, le mura della tua città!».

Romolo, accecato dall’ira, si gettò sul fratello e, sfoderata la spada, louccise.

«Come questo empio è caduto, – gridò – così cadrà chiunque osi man-care di rispetto a me e alla mia città».

Romolo rimase così unico re della nuova città, cui impose il nome diRoma. Secondo la tradizione era il 21 aprile del 753 a.C.

Da questo giorno, tanto importante secondo il mito, i Romani calcola-rono il tempo, siglando ogni data con l’espressione Ab Urbe condîta, chesignifica «dalla fondazione della città».

Il ratto delle SabineRomolo, con gli umili compagni che lo avevano seguito da Alba, costruìsul solco tracciato le mura di Roma. Per popolarla aprì poi le porte aschiavi fuggiaschi, a banditi e ad avventurieri, così che in breve tempo lanuova città si riempì di una colorita e turbolenta popolazione. Mancava-no però le donne ed era impensabile che a uomini di fama e provenien-za tanto dubbie i contadini e i pastori dei villaggi vicini concedessero inspose le loro figlie.

Romolo ricorse allora all’inganno. Invitò i popoli vicini a festeg-giare nella nuova città il dio Saturno, in onore del quale orga-

nizzò gare atletiche e corse con i cavalli. Molti accorsero e nu-merosi furono soprattutto i vicini Sabini. Quando la festa sta-va per concludersi e gli ospiti erano un po’ annebbiati dalvino, a un segnale convenuto i Romani si gettarono sulle Sa-bine e le rapirono. Anche Romolo rapì una nobile fanciulla,Ersilia, che divenne poi sua sposa.

I padri, i mariti, i fratelli beffati tentarono invano di recu-perare figlie e spose. Ne nacque una guerra sanguinosa che

si protrasse per lungo tempo con notevoli perdite da unaparte e dall’altra. A ricondurre gli animi alla pace furono le stesse donne sabi-

ne, che saggiamente si interposero tra i contendenti e, dichiaran-dosi contente di restare a Roma, convinsero i padri e i fratelli a depor-

re le armi. Con la pace i due popoli si fusero in uno solo, sotto la guida di Romo-

lo e del sabino Tito Tazio.

Romolo assunto in cieloDa molti anni Romolo regnava su Roma, quando, in un afoso pomerig-gio d’estate, la moglie Ersilia gli si avvicinò visibilmente agitata.

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«Che hai?» le chiese Romolo.«Sono inquieta per te, mio sposo – disse la regina con l’angoscia di-

pinta sul volto. – Strani prodigi accadono in questo giorno. Non andareal Campo Marzio! Sulla soglia del vestibolo ho trovato stamane un corvomorto e l’indovino etrusco ha letto nelle viscere dell’uccello segni nefa-sti. Mentre venivo da te ho udito ululare i lupi in pieno giorno e una giu-menta, mi dicono, ha partorito un leone. Sono brutti presagi: non anda-re al Campo!»

Romolo guardò con severa tristezza la sposa, poi disse: «L’uomo nonpuò contrastare il volere degli dei, Ersilia! Ciò che deve accadere acca-de, e nessuno può evitarlo. Calmati e non dare troppo peso alle paroledegli indovini. Sono gli dei a decidere.» Così dicendo, armato di tuttopunto, lasciò la reggia e s’avviò con la sua scorta al Campo Marzio. Ildrappello aveva appena supe-rato lo spiazzo delle stallereali che il cielo improvvisa-mente s’oscurò; una nera nu-volaglia sospinta dal vento siaddensò sui colli e, gravida dipioggia, calò bassa sulla cam-pagna. Sul crinale dell’Aven-tino i pini si stagliarono nerie il bagliore dei lampi illu-minò il paesaggio di una lucespettrale.

Poi le nubi si squarciaronoe una violenta tempesta fla-gellò ogni cosa. I soldati giàschierati si ammassarono di-sordinatamente, riparandosicon i pesanti scudi. Tra l’infu-riare della grandine un turbi-ne passò sul Campo con uncupo brontolio, che presto sidilatò nel fragore di un assor-dante galoppo di impetuosidestrieri. Il terrore sconvolsegli animi e impedì ai presentidi vedere il prodigio.

Quando la tempesta cessò,Romolo non c’era più. L’at-mosfera si fece tesa: la follatumultuò. In quel momentogiunse al Campo, trafelata, laregina Ersilia accompagnatadalle sue schiave. Una strana

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luce le brillava negli occhi ancora umidi di lacrime: «Non cercate, o Ro-mani, il vostro re! Egli mi è apparso nel furore della tempesta, sfolgoran-te sul carro di suo padre Marte. Il dio della guerra ha rapito alla terra ilsuo figlio prediletto, a me lo sposo e a Roma il re. Egli vi ordina di ono-rarlo tra gli immortali col nome di Quirino!».

La folla accolse attonita l’annuncio e timorosa si disperse, mentre dauno squarcio tra le nubi il sole tornava a splendere radioso sul Palatino.

Tarpea A ogni studente romano venivano insegnate le leggende riguardanti fi-gure positive o negative della storia antica. Tutte queste leggende sottoli-neavano il principio secondo cui il bene di Roma era più importante deidesideri individuali: su tale obiettivo ogni cittadino romano doveva im-parare a modellare la propria condotta.

Una di queste leggende riguarda una figura femminile, la traditriceTarpea, e spiega il motivo per cui venne dato il suo nome alla rupe chesorge nei pressi del Campidoglio.

Nei giorni in cui i Sabini, guidati dal loro re Tito Tazio, assediavanoRoma per riprendersi le loro donne rapite dai Romani, Tarpea, figlia diun comandante romano, uscita dalle mura per attingere acqua, si inna-morò di Tito Tazio e fece entrare i Sabini all’interno della città in cam-bio di una ricompensa in oro: i bracciali preziosi indossati dai Sabinistessi. Ma quando, dopo aver aperto loro la porta delle mura, rivendicòla ricompensa, chiedendo ciò che era «posto sopra le loro braccia», ossiai gioielli, Tito Tazio, con disprezzo, le fece gettare addosso dai guerrierigli scudi che recavano al braccio e la ragazza fu schiacciata dal loro peso.

Dalla rupe che prese il nome della traditrice venivano gettati i colpe-voli di delitti particolarmente esecrabili come, appunto, il tradimento.

Gli Orazi e i CuriaziAltre figure leggendarie legate alle origini di Roma hanno invece un va-lore estremamente positivo, come gli Orazi e i Curiazi.

Durante il regno di Tullo Ostilio, terzo re di Roma, Roma dovettecombattere una lunga guerra contro Alba Longa, che le contendeva ilpredominio sul Lazio.

Dice la leggenda che, essendo gli eserciti stanchi, i comandanti decise-ro di affidare le sorti della guerra ad un combattimento fra tre soldati diun esercito e tre dell’altro. Per difendere Roma furono scelti tre fratelligemelli: gli Orazi; per difendere Alba, altri tre fratelli: i Curiazi.

Questi ultimi ebbero subito la meglio perché, pur essendo feriti, riu-scirono ad uccidere due degli Orazi.

Il terzo fratello, rimasto solo, giocò d’astuzia. Finse di fuggire e potécosì farsi inseguire separatamente dagli avversari e abbatterli uno dopol’altro. La vittoria garantì a Roma la supremazia su Alba.

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Orazio CòcliteNel corso di una battaglia, i soldati etruschi, travolte le resistenze roma-ne, si spinsero fino al ponte Sublicio, il primo ponte di legno fatto co-struire da Anco Marzio per unire le due sponde del Tevere. A guardia diquesta via di accesso alla città era stato posto Orazio Còclite con un pic-colo manipolo di soldati. Quando egli si rese conto di quanto stava acca-dendo e del pericolo che Roma avrebbe corso se i nemici avessero supe-rato il passaggio del ponte, ordinò ai suoi uomini di tagliare il ponte allesue spalle e da solo si preparò a fronteggiare l’urto dei soldati etruschi.

Lo scontro fu spaventoso, la lotta dura ed estenuante. Il comandanteromano tenne testa agli avversari, finché non vide che l’opera dei suoiuomini era compiuta.

Indietreggiò allora prontamente e l’esercito invase il passaggio pro-prio mentre il ponte rovinava paurosamente. Orazio Còclite si gettò nelTevere e si salvò a nuoto.

Muzio ScevolaDecisivi per ristabilire la pacetra Roma e Chiusi furono il co-raggio e la fierezza dimostratada Caio Muzio detto Scevola(che significava «il mancino»).

Una notte questo coraggio-so giovane romano raggiunsetra mille pericoli l’accampa-mento etrusco. Eludendo lasorveglianza delle guardie, ar-rivò fino alla tenda reale e, pe-netrato all’interno, uccise nelsonno, per errore, invece delre Porsenna, un suo ufficiale.Arrestato e condotto alla pre-senza di Porsenna, Caio Muziofieramente rivelò quale fosse ilsuo intento e vedendo un bra-ciere ardere accanto al trono,tese su questo la mano destradicendo: «Punisco la manoche ha sbagliato» e la lasciòbruciare a lungo, senza emet-tere un lamento.

Porsenna, ammirato da tan-ta fierezza, trattò la pace conRoma.

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Per fare il punto

Riassumi, in non più di 15 righe, la leggenda della fondazione di Roma, spiegando anche chi eranoRomolo e Remo.

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Le Sabine erano:

a. le schiave dei Romani

b. fanciulle romane andate in spose ai Sabini

c. fanciulle del popolo dei Sabini, rapite dai Romani per farne le loro spose

d. fanciulle del popolo dei Sabini che erano fuggite e avevano chiesto ospitalità ai Romani.

Collega ognuno dei seguenti personaggi con la sua descrizione.

1. Tarpea a. Soldato romano che si bruciò una mano per punirsi di non essere riusci-to a uccidere il re degli Etruschi.

2. Orazi e Curiazi b. Fanciulla romana che tradì i suoi concittadini aprendo la porta delle mu-ra ai nemici Sabini.

3. Orazio Còclite c. Fratelli gemelli che combatterono gli uni in rappresentanza di Roma, glialtri di Alba Longa, durante la guerra tra le due città.

4. Muzio Scevola d. Coraggioso soldato romano che da solo difese un ponte per impedireagli Etruschi di penetrare a Roma.

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La famiglia come elemento di stabilità socialePer i Romani l’istituzione della famiglia (familia) rivestiva un ruolo difondamentale importanza. Il matrimonio (matrimonium) si reggeva sullespalle della donna, il cui compito era procreare figli, al fine di salvaguar-dare la continuità della stirpe e quindi del popolo romano.

Il legame matrimoniale fu il principale strumento utilizzato dai patriziper creare alleanze e unire i patrimoni, accrescendo il proprio poterepolitico ed economico.

La convivenza non regolata dal vincolo matrimoniale eraconsiderata un’unione inaccettabile. Augusto emanòleggi in favore del matrimonio e delle fami-glie numerose, stabilì l’età minima per spo-sarsi (12 anni per le femmine, 14 per i ma-schi) e definì l’adulterio un reato.

Il matrimonio poteva avvenire soltanto fracittadini romani appartenenti alla stessaclasse sociale: la possibilità che patrizi e ple-bei si sposassero tra loro fu concessa soltan-to con una legge del 435 a.C. e non fu subitoaccettata dalla mentalità comune. Eranoinoltre esclusi i matrimoni misti tra Romanie stranieri.

Gli schiavi non potevano contrarre legitti-me nozze; era loro consentita una forma diunione detta contubernium (coabitazione): ifigli che ne nascevano erano automatica-mente schiavi della famiglia a cui appartene-va il loro padre.

La famiglia romana era una famiglia “al-largata”, o patriarcale, guidata dal capofamiglia (paterfamilias) e compo-sta non solo dalla moglie e dai figli minorenni, ma anche dai maschimaggiorenni, dalle loro mogli e dai loro figli. Comprendeva inoltre glischiavi, i liberti e i clienti.

Fidanzamento e matrimonioFidanzamento e matrimonio erano quasi sempre combinati dai genitorie avevano poco a che vedere con i sentimenti reciproci provati daglisposi.

Il fidanzamento aveva luogo mesi o addirittura anni prima delle noz-ze, con una cerimonia (sponsalia) durante la quale il futuro sposo conse-gnava alla promessa sposa un anello d’oro o di ferro, che la ragazza infi-lava all’anulare sinistro: i Romani infatti credevano che da questo ditopartisse una vena che arrivava direttamente al cuore.

La scelta della data della cerimonia nuziale richiedeva particolare at-

Scena di matrimonioraffigurata in un bassorilievo.

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tenzione, perché non tutte le epoche dell’anno erano considerate favo-revoli: particolarmente sconsigliate erano le celebrazioni nel mese dimaggio e nella prima quindicina di giugno, oltre che nei giorni delle ca-lende, delle none e delle idi.

Esistevano due tipi di cerimonie nuziali: quella propria della genteumile, che consisteva in una simbolica compravendita della sposa, cedu-ta dal padre al marito, e quella propria delle famiglie benestanti, che sichiamava confarreãtio. Questa cerimonia, che si svolgeva alla presenzadel pontefice massimo, prevedeva il sacrificio di un animale, la firma diun contratto matrimoniale da parte del futuro marito e del padre dellasposa e la consumazione, da parte dell’uomo e della donna, di una fo-caccia di farro (farreus panis), da cui il nome di confarreãtio. Quindi unadonna (la pronûba) che assisteva la sposa congiungeva le destre deglisposi, i quali si promettevano reciprocamente fedeltà e amore.

Dopo il rito, aveva luogo il banchetto, che poteva durare fino a sera.Quindi la moglie (uxor), che indossava un abito color zafferano e un velo

arancione (il flammeum), veniva accompagnata in corteo allacasa del marito (maritus); questi, che l’aveva preceduta, si af-facciava alla porta e le domandava chi fosse e come si chia-masse. Allora la donna rispondeva con la formula rituale«Ubi tu Gaius, ego Gaia» («Dove tu sarai Gaio, io sarò Gaia»),che significava: «dove tu sarai, là sarò anch’io». Dopodichéveniva sollevata di peso – perché non toccasse la soglia con ipiedi (inciampare sarebbe stato di cattivo augurio) – e porta-ta dentro la casa, dove il marito le offriva l’acqua e il fuoco,gli elementi indispensabili alla vita domestica.

Il divorzioLe qualità richieste a una buo-na moglie erano la prolificità,la remissività, la riservatezza.Durante il periodo repubblica-no la donna, se non corrispon-deva al modello ideale di com-portamento, poteva essere ri-pudiata dal marito in cambiodi un risarcimento in denaro.In epoca imperiale anche lamoglie acquistò il diritto dirompere il matrimonio, ricor-rendo al divorzio (divortiumderiva dal verbo divertêre, chesignifica «prendere strade di-verse»), e di ottenere la restitu-zione della dote.

Il corteo nuziale cheaccompagnava la sposaalla casa del marito.

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La civiltà di Roma antica

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Ritratto di coniugi romani (affresco del I sec. a.C.).

I divorzi, sia consensuali sia per volontà di uno solo dei coniugi, au-mentarono col tempo in maniera esponenziale, tanto che il filosofo Se-neca scriveva che molte donne avevano preso l’abitudine di identificaregli anni non dal nome dei consoli ma da quello dei mariti.

Cicerone (uomo politico e scrittore del I sec. a.C.), che nelle sue ope-re ci appare un convinto assertore dei legami famigliari, all’età di cin-quantasette anni non esitò, per ristabilire le sue finanze grazie al patri-monio della giovane e ricca Publilia, a divorziare daTerenzia, madre dei suoi figli, dopo trent’anni di vitain comune. Terenzia, dal canto suo, si risposò altredue volte prima di morire ultracentenaria.

Il pater familiasIl pater familias, ossia il padre di famiglia, era il capoindiscusso della casa e aveva il pieno possesso di tuttociò che vi si trovava e di chiunque ci vivesse, compresimoglie, figli e schiavi. Secondo il significato che gli at-tribuivano i Romani dell’età repubblicana, il terminefamilia indicava infatti il complesso dei beni soggetti alpotere del padre-padrone, che includeva, al pari dellecose, anche le persone. Con il matrimonio, la dotedella sposa, cioè i beni che le erano stati concessi dal-la famiglia di origine, entrava a far parte del patrimo-nio del marito ed era da lui amministrata.

In epoca repubblicana il suo potere (patria potñ-stas) prevedeva il diritto di vita e di morte sui propri figli (liberi): al mo-mento della nascita il padre poteva decidere se accogliere il bambino inseno alla famiglia oppure rifiutarlo ed «esporlo» (exponêre), cioè abban-donarlo in un luogo pubblico, condannandolo a morte quasi sicura (ra-ramente i bambini venivano raccolti da qualcuno e salvati).

Questa forma di infanticidio legalizzato era diffusa non solo presso lefamiglie povere, che si sarebbero trovate in difficoltà a sfamare troppebocche, ma anche presso le famiglie facoltose, nel caso in cui il padrenon volesse frammentare il patrimonio famigliare fra troppi eredi. Neerano vittime soprattutto le figlie femmine e i figli illegittimi.

La facoltà di esporre i neonati fu tolta al capofamiglia soltanto conuna legge del 374 d.C., grazie alla benefica influenza esercitata dal Cri-stianesimo sui rapporti fra le persone e sulla comune considerazione delvalore della vita umana.

In epoca repubblicana, il padre poteva anche decidere di tenere il fi-glio e destinarlo alla vendita (mancipatio) come schiavo, oppure condan-narlo a morte.

Anche una volta divenuto adulto, il figlio continuava ad essere sogget-to all’autorità paterna finché il padre era in vita. Anche quando si sposa-va rimaneva nella casa della famiglia di origine, per cui la moglie si as-

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soggettava all’autorità del suocero. Solo con la morte del padre, il figliomaschio diventava a sua volta pater familias della propria famiglia.

Dopo la fine della repubblica, le leggi cominciarono a tutelare i figlidagli abusi connessi all’eccessivo potere del capofamiglia: la condanna amorte di un figlio da parte del proprio padre, ammessa fino al I secoloa.C., fu poi vietata e divenne un delitto capitale; la mancipatio cominciò aessere concessa al figlio maschio in quanto costituiva un vantaggio e arappresentare, anziché la cessione del figlio a un compratore, un’eman-cipazione dello stesso dall’autorità paterna; il figlio infatti, una voltaemancipato, era in grado di acquisire e gestire dei beni personali, senzaperaltro essere privato dell’eredità.

Con il passare del tempo, i rapporti tra padri e figli si modificaronosempre più, nel senso dell’affetto e del rapporto amichevole, avvicinan-do i Romani al nostro attuale modo di pensare.

Il ruolo della donna nella famigliaIl giorno successivo al matrimonio, la sposa, dopo aver indossato gli abitimatronali (matrona significa «donna maritata»), offriva doni ai Lari, glidei della casa, di cui era diventata la rispettata signora.

I suoi compiti sarebbero stati, d’ora in poi, quelli di occuparsi dell’am-ministrazione della casa, di dirigere i lavori domestici(svolti dagli schiavi), di educare i figli non ancora in etàscolare, di filare e di tessere.

Per la donna il matrimonio rappresentava una rotturatotale, dal punto di vista giuridico, con la famiglia di origi-ne. Il contratto matrimoniale, infatti, presupponeva il pas-saggio della donna dalla potestà paterna a quella del suo-cero o del marito. Se quest’ultimo era già pater familias,esercitava su di lei la stessa autorità che esercitava sullaprole, cosicché la donna si trovava nella situazione di nonessere giuridicamente nulla di più che la sorella dei proprifigli, sui quali non aveva alcun diritto.

Le donne romane tuttavia erano più emancipate e libe-re di quelle greche: potevano uscire in pubblico, anche senon da sole ma con una schiava (ancilla) o un uomo di fi-ducia al seguito, ed accompagnavano il marito ai ban-chetti. Inoltre potevano possedere dei beni personali.

Dopo la fine del periodo repubblicano, la madre (materfamilias) acquisì il diritto alla custodia dei figli in caso dicattivo comportamento del marito.

L’autorità assoluta del pater familias sulla moglie venne inoltre via viaattenuandosi, fino a scomparire del tutto nel II secolo d.C. Le donne, li-berate dalla tutela sia della famiglia d’origine sia del marito, cominciaro-no a godere di dignità e di autonomia anche economica.

Tra la fine del I e per tutto il II secolo d.C. si registrò un diffuso calo

Donna romana che versa del profumo in un’ampolla (affresco del I sec. a.C.).

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