Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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Atlante dei SIC della Atlante dei SIC della Provincia di Mantova Provincia di Mantova www.regione.lombardia.it LOMBARDIA. COSTRUIAMOLA INSIEME. Fondazione Lombardia per l’Ambiente

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I Siti di Importanza Comunitaria della provincia di Mantova.

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LOMBARDIA. COSTRUIAMOLA INSIEME.

Fondazione Lombardiaper l’Ambiente

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Simone Rossi

ATLANTE DEI SIC

DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

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Fondazione Lombardia per l’AmbientePiazza Diaz 7 - 20123 Milano

tel. +3902806161.1 fax [email protected] www.flanet.org

Via Taramelli, 12 - 24125 Milano

Consiglio di Amministrazione della Fondazione Lombardia per l’Ambiente

Presidente: Paolo ColombaniVicepresidente: Marcela Adriana Mc LeanConsiglieri: Maurizio Arena, Adriana Baglioni, Nicola Francesco Bellizzi, Giovanni Bottari,Marcello Fontanesi, Massimo Donati, Marcela Adriana Mc Lean, Paolo Mantegazza, LorenzoOrnaghi, Oronzo Raho, Angiolino Stella

Direttore: Fabrizio PiccaroloCoordinatore scientifico: Antonio Ballarin DentiPresidente del Comitato scientifico: Marcello Fontanesi

Responsabili di progettoPietro Lenna – Regione Lombardia, DG Qualità dell’AmbienteG. Matteo Crovetto – Fondazione Lombardia per l’AmbienteCoordinamentoRiccardo Falco – Fondazione Lombardia per l’Ambiente

Testi: Simone RossiReferaggio scientifico: Giuseppe Bogliani, Francesco Sartori, Guido TosiProgettazione grafica: Tania FeltrinImpaginazione: Simone RossiCoordinamento editoriale: Riccardo FalcoFotografie: Luigi Andena, Giulio Benatti Daniele Cuizzi, Sara Filippini, Claudio Longhi , ManuelaMarchesi, Andrea Modesti, Claudio Rossi , Simone RossiCartografia: Andrea Salvadori

Le foto aree utilizzate sono relative al volo 2003 della Compagnia Generale di Riprese Aeree. Illoro utilizzo è stato autorizzato dalla Regione Lombardia.

Stampa: Arti Grafiche Fiorin, Sesto Ulteriano (S. Giuliano Milanese)

Per la citazione di questo volume si raccomanda la seguente dizione:Rossi S., 2010. Atlante dei SIC della Provincia di Mantova. Regione Lombardia e Fondazione Lom-bardia per l’Ambiente, Milano.

© 2010 Fondazione Lombardia per l’AmbienteProprietà letteraria riservataNessuna parte di questo volume può essere riprodotta o utilizzata sotto nessuna forma, senzapermesso scritto, tranne che per brevi passaggi in sede di recensione e comunque citando la fonte.

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PREFAZIONE

PRESENTAZIONE

I SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

IT20B0001 - BOSCO FOCE OGLIO

IT20B0002 - VALLI DI MOSIO

IT20B0003 - LANCA CASCINA DI S. ALBERTO

IT20B0004 - LANCHE DI GERRA GAVAZZI E RUNATE

IT20B0005 - TORBIERE DI MARCARIA

IT20B0007 - ISOLA BOSCHINA

IT20B0010 - VALLAZZA

IT20B0011 - BOSCO FONTANA

IT20B0012 - COMPLESSO MORENICO DI CASTELLARO LAGUSELLO

IT20B0016 - OSTIGLIA

IT2090017 - ANSA E VALLI DEL MINCIO

IT2090018 - BOSCONE

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INDICE

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PREFAZIONE

L’eccessivo sfruttamento delle ricchezze naturali da parte dell’uomo, conseguente alle mo-dalità di sviluppo economico globale, sta mettendo a dura prova la capacità del nostropianeta di continuare ad assorbire l’inquinamento generato e di fornire risorse sufficienti

e qualitativamente adeguate.

Per sanare il “debito ecologico” che la nostra società ha accumulato bisogna da subito invertirequesta tendenza, avviando scelte impegnative ma indispensabili. È quindi necessario interveni-re, a tutti i livelli, per limitare gli squilibri generati dall’uso non sostenibile del territorio e ridurrei potenziali rischi per la biodiversità. Arrestare la perdita di biodiversità e porre in essere glistrumenti adeguati per conservarla ed accrescerla è una delle sfide più impegnative a cui si devefar fronte e Regione Lombardia, negli ambiti di competenza, sta da tempo operando per fornireun proprio rilevante contributo.

In particolare, fin dal 1995, la Regione sta agendo per realizzare sul proprio territorio una partesignificativa di una rete continentale denominata Rete Natura 2000, composta da Siti di Impor-tanza Comunitaria (SIC) e da Zone di Protezione Speciale (ZPS), importante strumento che l’Unio-ne europea ha individuato attraverso la Direttiva Habitat per porre in essere un sistema coerentedi aree destinate alla conservazione della diversità biologica.

Attualmente in Regione Lombardia sono presenti 193 SIC, ossia i siti individuati per la presenza ditipologie di habitat e di specie vegetali e faunistiche di interesse comunitario e quindi ritenutemeritevoli di una attenta conservazione e 66 ZPS, ossia i siti individuati in quanto importanti luo-ghi di nidificazione o rifugio per l’avifauna, ai sensi della Direttiva 79/409/CEE, per una superficietotale di 372.000 ha, che corrisponde al 15,6 % del territorio regionale. L’individuazione di ReteNatura 2000 è avvenuta ricercando un ottimale livello di coerenza con il sistema regionale deiParchi e delle Riserve naturali che a far tempo dai primi anni settanta sono gradualmente statiistituiti fino ad interessare una significativa porzione del territorio lombardo, pari ad oltre il 25%.

Oggi, circa il 50% dei SIC e delle ZPS è collocato all’interno del sistema delle aree protette regio-nali, mentre la rimanente parte, in un contesto come quello lombardo, fra i più densamenteabitati in Europa, ha trovato la sua prioritaria localizzazione in ambito montano che anche perquesta ragione merita una particolare attenzione da parte della società lombarda.

Dando seguito al volume generale, a scala regionale, che ha raccolto e messo a disposizione ditutti i cittadini lombardi le informazioni fondamentali per conoscere la componente SIC di ReteNatura 2000 attraverso una raccolta organica delle fondamentali informazioni e la proposizionedi una gradevole veste grafica, si è ritenuto opportuno procedere alla pubblicazione, optandoper una maggiore incidenza della componente informatica, dei volumi riguardanti le singoleprovincie lombarde al fine di dettagliare la notevole mole di dati e immagini disponibili econseguentemente fornire la possibilità di conoscere in modo più approfondito le singole realtàdel variegato territorio regionale.

Regione LombardiaL’Assessore alla Qualità dell’Ambiente

Massimo Ponzoni

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

La Regione Lombardia è ricca di aree protette e di biodiversità: oltre il 20% del suo territo- rio è tutelato sotto forma di parchi e aree protette. Tale ricchezza le è valso il riconoscimen- to, da parte dell’UE, di ben 175 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) che, assieme alle

Zone di Protezione Speciale (ZPS), costituiscono i Siti della Rete Natura 2000. Tale siti sono deiveri “scrigni” delle ricchezze naturalistiche e ambientali della nostra regione e, in quanto tali,vanno valorizzati e tutelati al massimo. Prima ancora però vanno conosciuti, non soltanto dagliaddetti ai lavori, ma da tutti i cittadini e potenziali fruitori.

A tale scopo la Fondazione Lombardia per l’Ambiente, su incarico della Regione Lombardia, harealizzato un Atlante dei SIC lombardi articolato in un volume generale che ne descrive habitate specie fondamentali e in 11 volumi, uno per ciascuna provincia lombarda, che descrivonosingolarmente i vari SIC, evidenziandone le caratteristiche salienti e le specificità.

È dunque con grande piacere e soddisfazione che presento questo libro, ringraziando l’autore/gli autori, ma anche il personale della nostra Fondazione che lavora nel settore “Aree protette ebiodiversità” nonché gli esperti che l’hanno revisionato scientificamente.Sfogliando queste pagine il lettore è stimolato a tuffarsi nella natura e a visitare personalmenteluoghi tanto belli e ricchi di Natura: habitat, piante e animali.Se questo avverrà o se almeno il lettore comprenderà l’importanza di preservare luoghi tantobelli e ricchi di naturalità… avremo raggiunto lo scopo che ci eravamo proposti.

Fondazione Lombardia per l’AmbienteIl Presidente

Paolo Colombani

PRESENTAZIONE

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

I SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA DELLAPROVINCIA DI MANTOVA

Il territorio della provincia di Mantova, dellasuperficie complessiva di circa 234.000 ettari,è costituito per la maggior parte da aree plani-ziali (che rappresentano nel complesso circa il20% della pianura lombarda) cui si aggiunge,nella porzione più a nord, una piccola zonacollinare di origine morenica. La matrice ter-ritoriale, fortemente modificata dall’agricoltu-ra e più in generale dall’intensa antropizza-zione, è percorsa dal fiume Po e dai suoi af-fluenti Oglio (che riceve anche le acque delChiese) e Mincio cui si aggiunge in sponda de-stra il Secchia. Particolarmente sviluppata è larete di canali e rogge di varia tipologia e di-mensione. I principali fiumi, pur caratterizza-ti da un andamento tipicamente meandrifor-me, sono regolati da opere ingegneristiche edhanno in molti casi perso le antiche caratteri-

stiche di naturalità, acquistandone in talunesituazioni di nuove; i restanti corpi idrici sonoinfluenzati dall’uso antropico e sono evidentile imponenti canalizzazioni destinate in partealla difesa idraulica ed in parte alla navigazio-ne interna. A seguito delle radicali trasforma-zioni di gran parte del territorio il quadro del-la flora e della fauna è drasticamente mutato.In un contesto ambientale fortemente impo-verito dalle molteplici pressioni operate dal-l’uomo, permangono alcune aree di grandeinteresse naturalistico, tutelate in molti casimediante l’istituzione di Siti di ImportanzaComunitaria. Data la relativa vastità del terri-torio mantovano i SIC, collocabili spesso in am-bito fluviale o in aree contigue, presentano inmolti casi peculiarità che ne esaltano i valorinaturalistici. Sono infatti presenti, soprattuttolungo il corso del fiume Oglio, paleomeandrifluviali (es. Lanche di Gerra Gavazzi e Runate)naturali o modificati dall’uomo a seguito del-

Panoramica degli estesi canneti di Marcaria (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

l’esecuzione di opere di regimazione: in taliaree è possibile osservare lo sviluppo di vege-tazione idro-igrofila che in taluni casi formavere e proprie formazioni boschive. In altre si-tuazioni le zone umide sono aree derivanti dal-l’abbandono delle attività di estrazione dellatorba o dell’argilla, scampate almeno in partealle opere di bonifica (es. Torbiere di Marcaria).In qualche caso il valore naturalistico è legatoalla capacità di costituire un’oasi naturale inun “deserto” agricolo. Lungo la porzioneorientale del fiume Po i SIC (es. Isola Boschinae Boscone) sono costituiti anche da isole o pe-nisole fluviali, legate al dinamismo geomor-fologico del grande fiume e caratterizzate dal-la presenza di lembi relitti di bosco planizialescampati in passato all’abbattimento. Tra i SICdella Provincia di Mantova ne spiccano alcuni

di rilevanza nazionale. In tal senso è possibilecitare il Bosco Fontana, testimonianza di fore-sta di pianura molto ben conservata, che van-ta esemplari di farnia con più di 200 anni età eil SIC Ansa e Valli del Mincio, dagli estesi can-neti, che rappresenta una delle più importantie ampie zone umide del Nord Italia e che devela sua origine a una diga denominata Pontedei Mulini, risalente al 1190; il SIC Vallazza con-serva la sua fisionomia grazie al peculiare ruo-lo di cassa di espansione. Unico nel suo gene-re è lo stato di pensilità delle paludi di Osti-glia. Al di fuori del panorama planiziale de-scritto, in quanto tipicamente collinare, è il SICrappresentato dal “Complesso morenico diCastellaro Lagusello”, inserito all’interno del-l’anfiteatro morenico del Garda. Di seguitovengono riportati alcuni dati statistici relativi

ai Siti di Importanza Comunitariamantovani. L’altitudine massima rile-vata, corrispondente al valore di 156metri s.l.m., è localizzabile nel Comples-so morenico di Castellaro Lagusello, po-sto in ambito collinare; la minima siregistra nel SIC Ostiglia, situandosi allivello di 10 metri s.l.m. Data laresiduale origine, spesso in subordineall’utilizzo antropico del territorio, iSIC mantovani sono in genere di mo-deste dimensioni, con superficie me-dia di circa 298 ettari (minimo 38,9 et-tari per Isola Boschina). Fa eccezione ilSIC Ansa e Valli del Mincio, il cui svi-luppo è pari a 1517,3 ettari. L’area com-plessivamente coperta dai SIC dellaprovincia di Mantova corrisponde a3.574 ettari, costituendo circa l’1,5%della superficie territoriale mantovana.Di seguito viene presentato l’elencocompleto dei 12 SIC presenti in pro-vincia di Mantova:– IT20B0001 “Bosco foce Oglio”– IT20B0002 “Valli di Mosio”– IT20B0003 “Lanca Cascina di S. Al-berto”– IT20B0004 “Lanche di Gerra Gavaz-zi e Runate”

Apertura luminosa nel Bosco della Fontana (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

– IT20B0005 “Torbiere di Marcaria”– IT20B0007 “Isola Boschina”– IT2090010 “Vallazza”– IT20B0011 “Bosco Fontana”– IT2090012 “Complesso morenico di Castel-laro Lagusello”– IT20B0016 “Ostiglia”– IT20B0017 “Ansa e Valli del Mincio”– IT20B0018 “Boscone”

Il SIC “Le Bine”, che interessa parzialmente ilterritorio mantovano, viene descritto nel vo-lume cremonese. In provincia di Mantova sonoinoltre presenti tre proposti Siti di Importan-za Comunitaria, di seguito elencati, che nonsono oggetto di trattazione:– IT20B0013 “Torbiere di Belforte”– IT20B0014 “Chiavica del Moro”– IT20B0015 “Pomponesco”

All’interno dei SIC sono stati rilevati 11 Habitatdi interesse comunitario (Allegato I della Di-rettiva 92/43/CEE), sui 251 individuati in Ita-lia (4,4% del totale), tra i quali il 91E0 Forestealluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excel-sior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae);il 3170 Stagni temporanei mediterranei; il 6210Formazioni erbose secche seminaturali e faciescoperte da cespugli su substrato calcareo(Festuco-Brometalia) (stupenda fioritura di or-chidee) sono considerati prioritari.

Viene sotto riportato, in dettaglio, l’elenco de-gli Habitat di interesse comunitario segnalati:– 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazio-ne del Magnopotamion o Hydrocharition– 3170 Stagni temporanei mediterranei– 3260 Fiumi delle pianure e montani con ve-getazione del Ranunculion fluitantis e Callitri-cho – Batrachion

– 3270 Fiumi con argini melmosi con vegeta-zione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p.– 6210 Formazioni erbose secche seminaturalie facies coperte da cespugli su substrato cal-careo (Festuco-Brometalia) (stupenda fiorituradi orchidee).– 6410 Praterie con Molinia su terreni calcarei,torbosi o argillo-limosi (Molinion)– 7230 Torbiere basse alcaline– 9160 Querceti di farnia o rovere subatlanticie dell’Europa Centrale del Carpinion betuli– 91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa eFraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae,Salicion albae)– 91F0 Foreste miste riparie di grandi fiumi aQuercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor,Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulme-nion minoris)– 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populusalba

Nelle pagine seguenti, per ognuno dei 12 sitivengono riportate le informazioni di caratteregenerale (superficie, altitudine, comuni, entegestore, proprietà ecc.) oltre che descrizionisintetiche dell’ambiente fisico, del paesaggiovegetale, degli habitat di interesse comunita-rio, delle influenze e delle azioni antropicheinerenti il sito, delle specie di interesse natu-ralistico e ambientale.Vengono inoltre analizzati l’attuale stato diconservazione dei SIC e le misure di protezio-ne adottate. Infine sono riportate le principaliattività legate alla gestione e alla fruizione.L’intera trattazione è corredata con adeguataiconografia, comprendente mappe e fotogra-fie che hanno il compito di meglio illustrarepaesaggio, ambienti ed elementi peculiari deinuclei naturalistici descritti.

Un particolare grazie va al personale del Parco dell’Oglio Sud (Fabrizio Malaggi e Omar Spettoli oltre al direttoreSusanna Perlini) e del Parco del Mincio (Gloria De Vincenzi e Cristina Virgili), che si è reso disponibile a leggere lebozze relative ai SIC di competenza e a fornire informazioni ed immagini. Un vivo ringraziamento va a coloro chehanno messo gratuitamente a disposizione il materiale fotografico, che costituisce una parte essenziale del presentevolume. Si ringraziano a proposito Luigi Andena, cui fa riferimento la documentazione ornitologica; Daniele Cuizzi,Giulio Benatti, Claudio Rossi e Longhi che hanno colmato le lacune iconografiche relative ai SIC “Ostiglia” e“Boscone”; Sara Filippini, Manuela Marchesi e Andrea Modesti che hanno permesso di integrare il materiale in miopossesso. Infine un grazie a Riccardo Falco per la consulenza in fase redazionale.

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

BOSCO FOCE OGLIOSIC IT20B0001

Il SIC “Bosco Foce Oglio” comprende il bosco golenale a salice biancopiù vasto del Parco dell’Oglio Sud e costituisce un’area di grande

importanza per la sosta dell’avifauna migratrice

Foto

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Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 10 40 10 – Latit. 45 02 10

15 (min) – 28 (max)

305,63 ettari

Borgoforte, Marcaria, Motteggiana, Suzzara, Viadana

CTR Lombardia 1:10.000 E8b2

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Consorzio Parco Oglio Sud

In parte pubblica, in parte privata

Dati generali

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

Dopo il ponte di barche di Torre d’Oglio, inriva destra verso Cizzolo, nel tratto in cui il Poe l’Oglio si contendono il letto fluviale, si im-pone il bosco golenale a Salice bianco più va-sto del territorio del Parco dell’Oglio Sud, so-pravvissuto alla quasi totale conversione deiterreni alle coltivazioni del pioppo. Qui simantiene l’habitat naturale per vari animali,in particolare uccelli che prediligono gli am-bienti forestali di ripa e che popolano i“sabbioni” che caratterizzano la foce.

1.2 Paesaggio vegetale

L’area comprende il bosco golenale a Salice bian-co più vasto del territorio del Parco dell’OglioSud, che rappresenta un habitat naturale mol-to importante per varie specie floristiche e fau-nistiche assolvendo tra l’altro alla funzione distepping stone. È da sottilineare, ad oggi, l’estre-ma rarità di questa tipologia di bosco planizialein prossimità delle sponde dei corsi d’acqua,spesso soggette a ripetuti interventi antropicidi regimazione delle acque o di coltivazione deipioppeti che quasi sempre hanno avuto comeconseguenza la rimozione sistematica dei bo-schi ripari e la conseguente banalizzazione dellefasce perifluviali.

Bosco parzialmente inondato dopo unapiena (foto Simone Rossi).

Punto di confluenza tra Oglio e Po (foto Simone Rossi).

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Habitat della Direttiva 92/43/CEECodice Habitat Copertura (%)

91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)

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1.3 Habitat di interesse comunitario

L’habitat prioritario (Cod. 91E0) è ricompresonel più vasto bosco golenale del territorio delParco dell’Oglio. Si tratta di foreste igrofile delSalicion albae, sviluppatesi su suolo sabbiosocon falda idrica più o meno superficiale. Il si-stema tuttavia si presenta fortemente impove-rito, quasi esclusivamente composto da Salicebianco a costituire una formazione assai aper-ta, caratterizzata da numerose radure, nellequali sono in grado di penetrare ed accrescer-si in modo rigoglioso il Luppolo asiatico e loZucchino americano. L’avanzata fase di sene-scenza del soprassuolo a prevalenza di Salicebianco, da un punto di vista generale, rientra

nel tipico schema successionale delle forma-zioni riparie: il cambiamento delle condizioniecologiche facente seguito ai processi di sedi-mentazione fluviale e alla minore permanen-za delle acque favorisce le specie tipiche deiboschi planiziali (Pioppo nero, Pioppo bian-co, Ontano nero, Quercia farnia ecc.) menospiccatamente igrofile e più esigenti dal pun-to di vista pedologico rispetto al Salice. Pur-troppo la situazione attuale evidenzia la tota-le assenza di rinnovazione conspecifica e, so-prattutto, la mancata affermazione delle spe-cie tipiche delle formazioni forestali piùevolute. Va inoltre sottolineato come sia evi-

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

dente l’erosione in atto sulla sponda sinistradel fiume Po che presumibilmente potrebbeportare alla scomparsa di parte del saliceto. Ilcambiamento delle condizioni ecologiche fa-cente seguito ai processi di sedimentazione flu-viale e alla minore permanenza delle acquerappresenta un fattore che sempre più sta al-terando la struttura dell’habitat che, in presen-za di altri impatti negativi, potrebbe essere ul-teriormente peggiorata. Malgrado l’avanzatostato di senescenza del sistema, le sue dimen-sioni ne determinano una certa resistenza alcollasso, anche se nel medio-lungo periodo do-vrebbe essere destinato alla scomparsa; nellasuccessione di vegetazione, generalmente è so-stituito dai boschi a Pioppo bianco e Piopponero. Tra le specie caratteristiche dell’habitat,oltre al Salice bianco si citano l’Ortica, laScagliola palustre, il Luppolo, la Dolceamarae il Rovo.

1.4 L’ambiente umano

Il fiume è stato da sempre elemento di attra-zione, via di penetrazione di traffici e merci,riferimento intorno al quale si organizzava lavita del territorio circostante. Importanti testi-monianze dell’insediamento di popolazioni

dell’età del bronzo e, ancor prima, del neoliti-co, sono ben documentate nei musei civici lo-cali tra cui quello di Viadana. Il periodo di cuirimangono le maggiori testimonianze monu-mentali ed architettoniche è quello durante ilquale, lungo il corso dell’Oglio, si confronta-rono con alterne fortune il Ducato di Mantovae quello di Milano. Un ideale percorso lungol’Oglio non può prescindere da una visita adun “monumento” così particolare da costitui-re quasi un emblema del fiume, della sua sto-ria, degli uomini che ci vivono e hanno vissu-to: il ponte di barche di Torre d’Oglio, sito pocoa monte della confluenza tra l’omonimo fiu-me e il Po.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comunitario (All. IDir. Uccelli;All. II Dir. Habitat)

Il SIC, unitamente alle aree fluviali e alle zoneumide limitrofe a esso, svolge un importanteruolo nella conservazione della biodiversità.Ricerche svolte su scala pluriennale evidenzia-no come una delle aree a più elevata presenzaornitica è quella sita nei pressi della confluen-

za tra l’Oglio e il Po. Il grandefiume rappresenta quindi uncorridoio di sosta e/o una lineadirettrice durante gli sposta-menti migratori e gli erratismistagionali; è quindi plausibileipotizzare una presenza orni-tica maggiore lungo il Po, chesi riflette inevitabilmente suitratti finali dei suoi affluenti,per poi degradare mano amano che ci si allontana daesso. Tra gli uccelli inseriti nel-l’allegato I della direttiva 79/409/CEE spicca la presenza dialcuni ardeidi svernanti qualil’Airone bianco maggiore e laGarzetta. Tra i rapaci che tro-vano rifugio nell’area duranteil periodo invernale sono se-Ponte delle barche di Torre d’Oglio (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

Specie Nome italiano Fenologia

Alcedo atthis Martin pescatore SB Ardea purpurea Airone rosso M Circus aeruginosus Falco di palude MW Circus cyaneus Albanella reale M Circus pygargus Albanella minore M Egretta alba Airone bianco maggiore MW Egretta garzetta Garzetta MW Falco columbarius Smeriglio W Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia M Milvus migrans Nibbio bruno M Nycticorax nycticorax Nitticora M Philomachus pugnax Combattente M Sterna albifrons Fraticello MB Sterna hirundo Sterna comune MB Tringa glareola Piro piro boschereccio M

gnalati il Falco di palude e lo Smeriglio. Tra lespecie sedentarie, è possibile citare il Martinpescatore. Tra fine aprile e metà luglio colo-nizzano le spiagge fluviali utilizzandole comesiti riproduttivi la Sterna comune e il Fraticello.

Tra i rettili vi è l’importante se-gnalazione della Testuggine pa-lustre europea. Gli anfibi di in-teresse comunitario compren-dono la piccola ed endemicaRana di Lataste e l’elusivo Tri-tone crestato italiano. In relazio-ne ai pesci, il sito è vocato aospitare specie della zona a ci-prinidi limnofili e specie migra-trici anadrome e catadrome. Trai taxa caratteristici dell’area, loStorione cobice è stato oggettodi un recente intervento di rein-troduzione mentre riguardoallo Storione comune non sihanno segnalazioni recenti dipresenza lungo il Po e la specie

è considerata a serio rischio di estinzione inambito padano. Tra i grandi migratori anadro-mi, che dal mare risalgono in acqua dolce perdeporre le uova, si segnala l’importante tran-sito della Cheppia, che risulta più abbondante

Individui di Cavaliere d’Italia in sosta nel SIC (foto Luigi Andena).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEESpecie Nome italiano Allegati

Acipenser naccarii Storione cobice II, IV Acipenser sturio Storione comune II, IV Alosa fallax Cheppia II Barbus plebejus Barbo comune II Chondrostoma genei Lasca II Chondrostoma soetta Savetta II Cobitis taenia Cobite comune II Emys orbicularis Testuggine palustre europea II, IV Lycaena dispar Licena delle paludi II, IV Ophiogomphus cecilia II, IVRana latastei Rana di Lataste II, IV Rutilus pigus Pigo II Triturus carnifex Tritone crestato italiano II, IV

nel periodo primaverile ed estivo,mentre tende a ridursi drasticamentenegli altri periodi a seguito di unamigrazione post riproduttiva verso ilmare. La Lasca, la Savetta e il Pigo, untempo molto diffusi nel Po e nel-l’Oglio, ad oggi risultano presenti conpopolazioni sporadiche che ne eviden-ziano il rapido declino. La presenzadel Barbo comune andrebbe investi-gata più attentamente in quanto in si-tuazioni analoghe (tratto potamale deigrandi fiumi) la specie è stata comple-tamente sostituita dall’esotico Barbod’Oltralpe. Tra gli invertebrati, occor-

re segnalare l’importante presenza della Licenadelle paludi (Lycaena dispar) oltre che dell’odo-nato Ophiogomphus cecilia, osservabile nelleporzioni di territorio comprese tra le rive del-l’Oglio e la parte boschiva dell’area.

2.2 Altre specie importanti

Considerando la componente ornitica, tra gliardeidi buona è la presenza dell’Airone cene-rino e risulta in espansione, pur con marcatefluttuazioni annuali, l’Airone guardabuoi. I

rapaci annoverano specie qua-li la Poiana, il Lodolaio e loSparviere e, tra gli strigiformi,il Gufo comune. Il Picchio ver-de e il Picchio rosso maggio-re, pur presenti, sono relativa-mente rari. L’ambito fluvialedel Po e dell’Oglio viene uti-lizzato quale sito di sverna-mento o di sosta da parte di al-cune specie di anatidi, tra cuispicca per numerosità il Ger-mano reale; risultano stabil-mente presenti alcuni rallidiquali la Gallinella d’acqua e laFolaga. La Pavoncella è osser-vabile in gruppi relativamen-te numerosi, spesso in voloverso i campi coltivati che co-

stituiscono i siti di alimentazione. Il Beccacci-no ha densità variabili a seconda della presen-za di condizioni ambientali più o meno favo-revoli (acque basse e pantani). Il Piro piro cul-bianco è stato più volte avvistato in foce diOglio. Nelle porzioni più umide è rinvenibilela Cannaiola verdognola. Sempre tra i passe-riformi appartenenti alla famiglia dei silvidi,è interessante l’osservazione del Canapino, delLuì verde e del Luì bianco. Tra i mammiferi,risultano presenti alcuni carnivori quali laFaina e alcuni rappresentanti della componen-

Soggetto di storione cobice in ambiente naturale (foto Simone Rossi).

Page 20: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

te microteriologica tra cui la Crucidura mino-re, il Toporagno d’acqua, il Mustiolo e ilTopolino delle risaie. Le specie di chirotteri se-gnalate sono i Pipistrelli albolimbato e di Savie il Serotino comune. I rettili registrano la com-presenza di specie relativamente diffuse inambito planiziale, tra cui il Biacco, il Ramarrooccidentale, la Lucertola muraiola e, nelle por-zioni più strettamente legate agli ambienti ac-quatici, le Natrici dal collare e tassellata. Par-ticolarmente interessante è la segnalazione delColubro liscio. Tra gli anfibi sono citati laRaganella italiana, la Rana dalmatina, i Rospicomune e smeraldino e il Tritone punteggia-to. La componente ittica è caratterizzata da unaforte espansione delle specie esotiche tra cuiSiluro, Aspio, Lucioperca e Barbo d’Oltralpe adiscapito delle unità originariamente presentinei fiumi planiziali padani. Degna di nota è lapresenza del Cefalo calamita, che risale il Po el’Oglio per fini trofici. Tra gli invertebrati, as-sume ruolo indicatore degli ecosistemi acqua-tici del fiume Oglio il bivalve Unio elongatulus.A livello floristico, è da segnalare la presenzadella Campanella maggio-re (Leucojum aestivum).

3. PROTEZIONE E CONSER-VAZIONE

3.1 Stato di conserva-zione

L’importanza naturalisticadell’area, che costituisceuna tipologia ambientaleun tempo comune in am-bito fluviale e ora estrema-mente rara e localizzata, vadi pari passo con gli elevatirischi connessi all’erosionefluviale ed ai possibili dan-ni derivanti dalle attivitàagricole. Preoccupante è lamassiccia presenza della Nutria, che provocagravi problematiche sia alla fauna, in partico-lare all’avifauna nidificante in prossimità del

terreno, che alla vegetazione riparia. Un’altracriticità è rappresentata dall’abbondanza diZucchino americano che formando un tappe-to uniforme nel sottobosco, ne impedisce il rin-novamento. Data la particolare situazione, sa-rebbero auspicabili dove possibile interventidi conservazione del Saliceto, mentre nelle al-tre aree sarebbe importante favorire la sosti-tuzione di tale habitat con il bosco planiziale;ciò comporterebbe la messa a dimora di spe-cie arboree tipiche di questa formazione e una“gestione” delle esotiche infestanti. Per man-tenere in buono stato la vegetazione autoctona,sia erbacea sia arbustivo-arborea, e permetter-ne il rinnovamento, è necessario controllare inuclei di Zucchino americano e di Luppoloasiatico, utilizzando lo sfalcio e non permet-tendo o riducendo la loro fruttificazione. Van-no altresì controllati la presenza e l’espander-si di Robinia e Falso indaco. Le pressioni eser-citate dalla attività agricola andrebbero dimi-nuite, per esempio convertendo i pioppeti col-tivati in modo convenzionale con arboreti aminor impatto (senza utilizzo di pesticidi) o

sostituendoli con rimboschimenti.A livello faunistico, particolarmente grave è ladiffusione di specie ittiche esotiche. La presen-

Ricostituzione del bosco planiziale nei pressi del Po (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

za di specie ornitiche sembrerebbe disturbatadalla attività venatoria e più in generale dalleinterferenze antropiche.

3.2 Stato di protezione

Il SIC “Bosco Foce Oglio” è in parte compresonel perimetro del Parco dell’Oglio Sud e ricadein due Zone di Protezione Speciale proposte dallaRegione Lombardia con D.G.R. n. 7/16338 del 13febbraio 2004 e denominate rispettivamente“Viadana, Portiolo, S. Benedetto Po e Ostiglia” e“Parco Oglio Sud”: la prima è gestita dalla Am-ministrazione Provinciale di Mantova, la secon-da dal Consorzio Parco Oglio Sud.

4. FRUIBILITÀ

L’area, situata nella golena di Po in prossimitàdella foce dell’Oglio, può risultare di grandeinteresse per gli amanti del birdwatching, chenelle diverse stagioni possono rilevare la pre-senza di differenti specie ornitiche che transi-tano e sostano nelle zone di confluenza tra idue fiumi. Una visita al SIC permette inoltredi percepire le marcate differenze riscontrabiliall’interno di una matrice territoriale costitui-ta da piccole zone umide inserite in un conte-sto paesaggistico fortemente modellato dallapioppicoltura. Per ulteriori informazioni è pos-sibile rivolgersi al Parco dell’Oglio Sud, Piaz-za Donatore del Sangue, 2 26030 Calvatone(CR), tel. 0375 97254, e-mail [email protected].

5. GESTIONE DEL SIC

Negli ultimi anni si è resa necessaria una esten-sione della superficie protetta in quanto l’am-piezza dell’habitat originario risultava in co-stante diminuzione a seguito dei fenomenierosivi operati dal Po lungo la sponda sinistra,sulla quale sorge il saliceto. L’ampliamento delSIC è diretto verso la sponda opposta dove,su area demaniale, si sta formando un nuovosaliceto. Il Parco dell’Oglio Sud ha avviato inol-tre il progetto Dem.O.S., che ha lo scopo di ri-costituire i boschi e gli ambienti naturali nellearee del demanio fluviale, con la partecipazio-ne diretta degli operatori agricoli e delle scuo-

le. I primi realizzano l’impianto del bosco e lecure colturali, mentre le scuole utilizzano learee come laboratori didattici all’aperto. All’in-terno del percorso gestionale intrapreso dalParco è stato realizzato, nel 2006, un rimbo-schimento su un’area demaniale adiacente ilSaliceto; nel 2007, in collaborazione con i co-muni interessati, è stato avviato un ulterioreprogetto che porterà ad un incremento dellasuperficie boschiva tramite impianto di nuoviindividui di specie forestali autoctone.

6 BIBLIOGRAFIA

Bernini, F. Bonini, L. Ferri, V. Gentilli, A.,Razzetti, E. e Scali, S. (2004). Atlante degli An-fibi e dei Rettili della Lombardia. Monografiedi Pianura 5, Cremona: 253 pp.

Bolpagni,R. Longhi,D. Bartoli,M Viaroli,P(2007). Rilievo floristico degli ambienti natura-li del Parco Oglio Sud. Relazione inedita perl’Ente gestore.

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante de-gli uccelli nidificanti nella “bassa” pianuralombarda (Italia Settentrionale). Natura Brescia-na. Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34: 41-120.

GRAIA (2002). Monitoraggio biologico dei fiu-mi della provincia di Mantova. Provincia diMantova: 314 pp.

Lombardi, C. (2000). Carta Provinciale delle Vo-cazioni Ittiche. Provincia di Cremona: 394 pp.

Maffezzoli, L. (2002-2005). Censimento Uccel-li Acquatici Svernanti nel Parco Oglio Sud. Re-lazioni inedite per l’Ente Gestore.

Provincia di Mantova (2001). Rapporto sullostato dell’ambiente nel territorio mantovano.Provincia di Mantova: 114-144.

Tomaselli, M. Bolpagni, R. Gualmini, M. Borghi,M. L., Perlini, S. e Spettoli, O. (2003). La vegeta-zione dei nuclei naturalistici del Parco Oglio Sud.Consorzio del Parco Oglio Sud: 105 pp.

Page 22: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Turin, P. Zanetti, M. Tuzzato, B. Bilò, F. Salviati,S e Buratto, T. (2005). Carta Ittica della Provin-

cia di Rovigo. Acque dolci interne. Provinciadi Rovigo: 147 pp.

Page 23: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

VALLI DI MOSIOSIC IT20B0002

Il SIC “Valli di Mosio” comprende diversi habitat idro-igrofili e costituisce un’oasinaturale in un contesto agricolo fortemente intensivo e biologicamente povero.

Foto

Sim

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e R

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Page 24: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 10 28 10 – Latit. 45 09 27

26 (min) – 29 (max)

66,42 ettari

Acquanegra sul Chiese

CTR Lombardia 1:10.000 D7e4

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Consorzio Parco Oglio Sud

In parte privata, in parte pubblica

Dati generali

Page 25: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

Gli abitati di Valli e di Mosio, situati sulle ter-re alte in sinistra orografica del fiume Ogliolungo l’antica via Postumia, fanno da contor-no a queste “Valli” in cui gli elementi naturalidel paesaggio convivono con l’agricoltura in-tensiva circostante. L’area umida, residuo del-l’evoluzione di un antico meandro fluviale, fusottoposta per secoli all’attività modificatricelegata all’estrazione della torba; alcuni decen-ni fa venne infine sottoposta a rapida bonifi-ca. I canali e gli ultimi “bugni” rimasti oltreche presentare importanti elementi vegetazio-nali hanno un notevole valore di tipo paesag-gistico, in quanto creano un momento di rot-tura nella monotona distesa colturale caratte-rizzante il territorio. Le “Valli” hanno attual-mente una forte tendenza all’interramento del-l’ambiente acquatico e solo periodicamentesono soggette a inondazione. All’interno dellaperimetrazione vi sono canali di bonifica, comeil canale di Mosio, che presentano acque lim-pide, debolmente lotiche, poco profonde, con

substrati molto soffici colonizzati da macrofitesommerse ed emergenti e con ombreggiaturadovuta alla presenza di alberi lungo le sponde.

1.2 Paesaggio vegetale

L’area umida è costituita da due nuclei natu-rali distinti: l’uno posto a occidente dell’abita-to di Valli, l’altro tra Valli e Mosio. L’area dimaggior interesse si colloca in prossimità del-l’abitato di Valli, a ridosso della strada che col-lega il centro abitato ad Acquanegra sul Chie-se. La copertura vegetale è costituita principal-mente da formazioni elofitiche dominate dal-la Cannuccia palustre, dalla Tifa e dalle Carici.Queste formazioni sono alternativamente in-tervallate da siepi a Sanguinello, dal Rovo eda sparsi nuclei di Salice grigio. Nella porzio-ne più orientale si individuano tre piccole areenaturali isolate, le prime due delle quali con-traddistinte da una copertura omogenea aCannuccia palustre a cui, nelle porzioni piùperiferiche segnate da un maggiore disturboantropico, si associano piccole formazioniruderali a dominanza di Rovo sostituite nellezone più integre da un cespuglieto a Sangui-nello. In prossimità dei piccoli corsi d’acqua

Panoramica del bosco nei pressi di Valli (foto Simone Rossi).

Page 26: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Habitat della Direttiva 92/43/CEE

sono individuabili strette fasce di Carici, conpresenza sporadica della Tifa.

1.3 Habitat di interesse comunitario

Nel SIC è osservabile, estesa su di una super-ficie di circa un ettaro nella parte centro-occi-dentale, una fitocenosi forestale in cui il Piop-po bianco, il Pioppo nero e l’Ontano nero con-corrono a formare lo strato arboreo (Cod.91E0). Lo strato arbustivo è molto sviluppato,ricco di specie, con predominanza di Olmocampestre. Lo strato erbaceo è in genere limi-tato nel suo sviluppo dalle elevate coperturedegli strati sovrastanti. Nelle porzioni più

umide si osservano arbusteti a salici pionierisu suoli inondati che nelle successioni di in-terramento di corpi ad acque lentiche sono nor-malmente interposti tra le fitocenosi elofitichee i boschi a ontani, di cui talvolta possono co-stituire uno stadio di degradazione. Nel SIC sidistinguono quattro piccoli nuclei e le due partipiù rappresentative sono osservabili nella zonaoccidentale e centro-occidentale del SIC, conla prima associata al Phragmition e la secondaconfinante con la foresta igrofila sopra descrit-ta. L’habitat appare in espansione a seguito delgraduale processo di interramento degli spec-chi d’acqua. Al limite delle porzioni bagnate,prevalentemente nell’area ovest, si rinvengo-

Codice Habitat Copertura (%)

3150 <1

91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)

2

Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion

o Hydrocharition

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

no zone con vegetazione elofitica appartenen-te all’alleanza del Magnocaricion elatae, cioè allecomunità a grandi carici situate di solito aridosso delle cenosi del Phragmition, in acquemeno profonde e pertanto soggette a periodi-che emersioni; tali cenosi costituiscono uno sta-dio della serie che porta all’interramento di uncorpo idrico. All’interno delle porzioni bagnateè possibile osservare alcuni lemneti (Cod.3150), localizzati in zone separate la più im-portante delle quali si trova nella porzione piùoccidentale del sito, in un piccolo specchiod’acqua principalmente attorniato da forma-zioni elofitiche dominate dalla Cannuccia pa-

lustre, da Tifa e Carici mentre le altre occupa-no le acque di un canale nella zona orientale,tangente al bosco igrofilo.

1.4 L’ambiente umano

In corrispondenza di Calvatone (CR) ed Ac-quanegra sul Chiese (MN) il fiume Oglio in-terrompe quella perfetta linea retta costituitadall’antico tracciato della antica viaPostumia, che congiungeva Genova adAquileia. Proprio a est di Calvatone sca-vi avviati da diversi anni hanno ripor-tato alla luce un centro abitativo di etàromana, identificato come l’anticoBedriacum (I sec. a.C. - IV sec. d.C.): unascoperta archeologica che ha sollevatonotevole interesse. Il vicus di Bedria-cum era citato da scrittori come Plutarco e Ta-cito e alcuni documenti lo localizzavano a 20-22 miglia a est di Cremona. Frequenti sono an-cora, nel paesaggio, le impronte dell’antica cen-turiazione romana, a cui si sono sovrappostela rete idraulica e viaria. Il periodo di cui ri-mangono le maggiori testimonianze monu-

mentali ed architettoniche è quello durante ilquale, lungo il corso dell’Oglio, si confronta-rono con alterne fortune il Ducato di Mantovae quello di Milano.Una terra di confine, dunque, tra il cremonesee il mantovano, che è possibile riconoscere an-che per le differenti particolarità dei rispettiviinsediamenti agricoli: nella zona cremoneseprevale la corte grande, un quadrilatero di fab-bricati di abitazione e rustici che chiudono alproprio interno un ampio cortile. Potevano es-sere chiusi da un portone di cui, si dice, solo ilproprietario possedesse le chiavi; nel manto-vano il possedimento agricolo è più sparso, e

gli edifici rustici e le abitazioni sono aper-ti, variamente disposti, a dimostrazioneanche di tecniche colturali, regimi di orga-nizzazione sociale e produttiva relativa-mente diversi.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comunitario (All. IDir. Uccelli; All. II Dir. Habitat)

Tra le specie ornitiche di interesse comunita-rio il Martin pescatore è l’unica residente. Gliardeidi (Airone rosso, Garzetta, Nitticora) sem-brano utilizzare l’area durante la migrazionee/o per la sosta anche se per il Tarabusino è

accertata la riproduzione nel sito. L’area natu-rale umida favorisce, tra gli anfibi, la presen-za della Rana di Lataste e del Tritone crestatoitaliano. Nei canaletti che attraversano il sito èpresente il Cobite comune. Tra gli invertebra-ti, conferma la sua presenza il lepidottero ro-palocero Lycaena dispar.

Specie Nome italiano Fenologia

Alcedo atthis Martin pescatore SB Ardea purpurea Airone rosso M Egretta garzetta Garzetta M Ixobrychus minutus Tarabusino MB Nycticorax nycticorax Nitticora M

Specie Nome italiano Allegati

Cobitis taenia Cobite comune II Emys orbicularis Testuggine palustre europea II, IV Lycaena dispar Licena delle paludi II, IV Rana latastei Rana di Lataste II, IV Triturus carnifex Tritone crestato italiano II, IV

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

2.2 Altre specie importanti

L’ornitofauna, che trova nell’area un importan-te punto di sosta all’interno di un deserto agri-colo, annovera tra le specie presenti l’Aironecenerino, la Poiana, il Gufo comune e, nei pres-si degli specchi d’acqua, la Cannaiola verdo-gnola. Sempre tra i silvidi, è possibile citarecome frequentatori della zona il Canapino e iLuì bianco e verde. Tra gli alberi delle zoneboscate è udibile il “tambureggiamento” pro-vocato dal Picchio rosso maggiore. Tra le spe-cie più facilmente osservabili vi sono il Ger-mano reale e la Gallinella d’acqua mentre pos-sono transitare e sostare nel sito la Pavoncella,il Beccaccino e la Tortora comune. Tra i mam-miferi, prevale lo studio e la conoscenza dellacomponente microteriologica che vanta la pre-senza della Crocidura minore, del Toporagnod’acqua, del Mustiolo, del Moscardino e delTopolino delle risaie. Tra i chirotteri, sono se-gnalate due specie comuni quali il Pipistrelloalbolimbato e il Serotino. Tra i rettili, oltre aspecie relativamente diffuse in aree naturaliquali il Ramarro occidentale, il Biacco e leNatrici dal collare e tassellata viene segnalata

l’importante presenza della Vipera comune.Tra gli anfibi sono rinvenibili i Rospi comune esmeraldino, la Raganella italiana e il Tritonepunteggiato. La fauna ittica assume un ruolomarginale in un sito in fase di interramento etuttavia segnala un buon successo riprodutti-vo per il Luccio e per la Tinca. Tra gli inverte-brati, è possibile citare la libellula Sympetrumdepressiusculum ed il lepidottero Apatura ilia. Alivello floristico, è da segnalare la presenza del-la Campanella maggiore (Leucojum aestivum).

3. PROTEZIONE E CONSERVAZIONE

3.1 Stato di conservazione

Il sito, ubicato in una zona di paleoalveo com-prendente diversi habitat idro-igrofili, è di im-portanza naturalistica sia perché ospita diver-se specie di flora e fauna caratteristiche dellezone umide sia per il fatto che costituisceun’oasi naturale in un contesto agricolo forte-mente intensivo e biologicamente povero. Ilprincipale elemento di rischio consiste nel pro-sciugamento dell’area ed in una sua bonifica auso agricolo. Una recente indagine sulla qua-

lità degli ambienti ac-quatici lo definisce come“sito prossimo all’inter-ramento”. Occorre a pro-posito segnalare chel’88% del territorio delSIC è soggetto ad attivi-tà agricola intensiva. Dal-le analisi compiute emer-ge come il sistema nonsia in grado di automan-tenersi a seguito del-l’avanzato grado di inter-ramento degli specchid’acqua. Risultano per-tanto fondamentali inter-venti conservativi e diripristino quali la si-stemazione idraulica el’espansione dei chiari.Tra le pratiche di sup-porto, possono essereRaganella italiana adesa ad una Cannuccia palustre (foto Andrea Modesti).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

utili interventi volti a contenere l’espansionedel Falso indaco, spesso in competizione conil Salice grigio.

3.2 Stato di protezione

L’area è compresa all’interno del perimetro delParco dell’Oglio Sud. Ricade inoltre entro iconfini della Zona di Protezione Speciale pro-posta dalla Regione Lombardia con D.G.R. n.7/16338 del 13 febbraio e denominata “ParcoOglio Sud”.

4. FRUIBILITÀ

L’area umida ben si presta alla visita da partedi turisti amanti della natura e rispettosi deisuoi ritmi: sentieri e carrarecce permettonoescursioni in un ambiente particolare sotto ilprofilo biologico e forestale (boschetti a Onta-no, canneto e tifeto). Le “Valli” possono per-tanto costituire un importante punto di pas-saggio all’interno di un percorso didattico-na-turalistico mirato ad osservare le bellezze e lepeculiarità del Parco dell’Oglio. Per ulterioriinformazioni in merito al sito è possibile ri-

volgersi al Parco Oglio Sud, Piazza Donatoredel Sangue, 2 26030 Calvatone (CR), tel. 037597254, e-mail [email protected].

5. GESTIONE DEL SIC

Le attività antropiche sono regolate dalle nor-me del Piano Territoriale di Coordinamentodel Parco dell’Oglio Sud. Tali disposizioni mi-rano a conservare in buono stato e/o ripristi-nare gli habitat naturali del SIC, che allo statoattuale risultano decisamente vulnerabili a se-guito delle piccole dimensioni delle aree na-turali e della tendenza alla loro frammentazio-ne e interramento.

6. BIBLIOGRAFIA

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante de-gli uccelli nidificanti nella “bassa” pianuralombarda (Italia Settentrionale). Natura Brescia-na. Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34: 41-120.

Bolpagni,R. Longhi,D. Bartoli,M Viaroli,P(2007). Rilievo floristico degli ambienti natura-

La gran parte del SIC è costituita da coltivazioni intensive (foto Simone Rossi).

Page 30: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

li del Parco Oglio Sud. Relazione inedita perl’Ente gestore.

Maffezzoli, L. (2002-2005). Censimento Uccel-li Acquatici Svernanti nel Parco Oglio Sud. Re-lazioni inedite per l’Ente Gestore.

Provincia di Mantova (2001). Rapporto sullo

stato dell’ambiente nel territorio mantovano.Provincia di Mantova: 114-144.

Tomaselli, M. Bolpagni, R. Gualmini, M. Bor-ghi, M. L., Perlini, S. e Spettoli, O. (2003). Lavegetazione dei nuclei naturalistici del ParcoOglio Sud. Consorzio del Parco Oglio Sud:105 pp.

Page 31: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

LANCA CASCINA DI S. ALBERTOSIC IT 20B0003

Il SIC “Lanca Cascina di S. Alberto” è una zona umida contraddistintada elementi di pregio, tra cui il più importante è sicuramente il bosco

a Quercia farnia e Frassino ossifillo, caso unico nel Nord Italia.

Foto

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Page 32: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 10 36 26 – Latit. 45 02 22

21 (min) – 25 (max)

104,54 ettari

Marcaria

CTR Lombardia 1:10.000 E9a2

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Consorzio Parco Oglio Sud

In parte privata, in parte pubblica

Dati generali

Page 33: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

L’area si colloca in sinistra orografica del fiu-me Oglio, in comune di Marcaria, in prossi-mità degli abitati di Canicossa e Cesole nellazona occidentale della provincia di Mantova.Si tratta di un territorio a morfologia quasiesclusivamente pianeggiante di origine fluvia-le e fluvioglaciale rimaneggiata dall’azioneerosiva e deposizionale dell’Oglio, del fiumePo e di altri antichi corsi d’acqua, riconducibi-le al modello di morfologia fluviale meandri-forme. I principali caratteri geomorfologicisono rappresentati dalle pronunciate ondula-zioni, dall’andamento degradante da nord-nord ovest verso sud-sud est, con presenza dipaleoalvei evidenti incassati rispetto al pianodi campagna. L’origine dei paleo - percorsi flu-viali è legata ad antichi e minori scaricatoriglaciali del sistema morenico gardesano, suc-cessivamente alimentati dalle numerose risor-give e fontanili sviluppatisi al passaggio tral’alta e la media pianura. L’elemento morfolo-gico principale che caratterizza l’area è la scar-pata che si sviluppa da Marcaria a Canicossae che poi, molto attenuata, prosegue fino aCesole; tale scarpata, che collega superfici condifferenze altimetriche fino a 4-5 metri,rispecchia la divagazione verso sinistra del si-stema fluviale dell’Oglio, avvenuta in tempistorici con ampi meandri evidenti pressoMarcaria, Canicossa e alla confluenza con ilPo. In particolare l’area in oggetto si trova incorrispondenza di meandri abbandonati insponda sinistra del fiume Oglio che costitui-scono un sistema di lanche di elevato valorenaturalistico e paesaggistico, delimitate a nord-nord ovest dal terrazzo principale dell’Oglio.I terreni del terrazzo risultano più alti di 8-9m rispetto alla quota degli specchi d’acqua. Unsentiero permette di percorrere ad anello tut-ta l’area. Il SIC “Lanca Cascina di S. Alberto” ècaratterizzato dalla presenza di alcuni bodri,ossia di particolari cavità nel terreno, occupa-te da specchi d’acqua la cui formazione è da

ricondursi all’azione delle piene in presenzadi un ostacolo quale un argine. In corrispon-denza di un punto con maggiore fragilità, pereffetto dell’onda di piena, l’argine può rom-persi e successivamente i gorghi che vengonoa formarsi bucano letteralmente il terreno cre-ando cavità di forma ellittico-circolare profon-de anche alcuni metri. Al ritirarsi della piena,resta la depressione così originatasi che si riem-pie parzialmente d’acqua per l’affiorare dellafalda idrica superficiale. Tra i bodri (o “bugni”)presenti nell’area, uno è circondato da un bo-sco spontaneo con alberi centenari di Frassinoossifillo, Quercia farnia e Pioppo bianco, situa-zione tipica delle antiche foreste umide dellaPianura Padana, che costituisce attualmentel’elemento naturalistico principale del Sito diImportanza Comunitaria.

1.2 Paesaggio vegetale

La superficie golenale è stata sottoposta ad unlungo processo di bonifica che ha quasi com-pletamente sostituito alla vegetazione origina-ria le coltivazioni a pioppo e i vasti appezza-menti destinati ai seminativi a rotazione. Lezone più interessanti dal punto di vista vege-tazionale sono concentrate nella porzione set-tentrionale del Sito di Importanza Comunita-ria e sono rappresentate da isolati nuclei na-turali che si collocano nelle immediate vicinan-ze dei numerosi fossi e dei bodri o “bugni”che ne costellano la superficie. I numerosi ca-nali, residuo dell’antico alveo del fiume, pre-sentano una rigogliosa copertura in generedominata dalla Lenticchia d’acqua e una riccavegetazione elofitica costituita principalmen-te dalle Carici. Tra le formazioni caratteristi-che si segnala un piccolo bosco, associato adun ampio bodrio, composto da Quercia farniae Frassino ossifillo. Ai limiti delle colture, tra idifferenti appezzamenti oggetto di produzio-ne agricola intensiva, si individuano sparsearee ruderali dominate da Artemisia e da nu-clei di siepi mesoigrofile (Rovo e Falso inda-co), che in alcuni casi sostituiscono la tipicavegetazione elofitica degli specchi d’acqua.Nella porzione meridionale le sponde del fiu-

Page 34: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Habitat della Direttiva 92/43/CEE

me Oglio sono colonizzate da una fascia costi-tuita essenzialmente da individui isolati diSalice bianco tra i quali si inseriscono forma-zioni dominate da essenze esotiche con carat-teristiche pioniere, quali lo Zucchino america-no e il Luppolo asiatico.

1.3 Habitat di interesse comunitario

Nella parte centro-occidentale dell’area è pre-sente una associazione vegetale finora mai in-dicata per l’Italia settentrionale. Si tratta di unbosco ad alto fusto a ceduo composto, mesofi-lo-mesoigrofilo limitrofo agli alvei fluviali,soggetto a più o meno regolari esondazioni che

si sviluppa su suoli ben drenati e freschi, op-pure umidi e quindi dipendenti dal regimeidrologico dei fiumi.Tale formazione (Cod. 91F0) tende a insediar-si su suoli neutri o debolmente acidi, con sub-strato sabbioso o sabbio-limoso. Lo stratoarboreo è caratterizzato dalla predominanzadi Olmo campestre, Quercia farnia e Frassinoossifillo, codominanti ai livelli più elevati, ac-compagnati da Acero campestre e Pioppo ibri-do. Lo strato arbustivo è mediamente svilup-pato e annovera Olmo campestre, Sanguinel-lo, Palla di neve, Rovo, Biancospino, Prugnoloe Falso indaco.

Codice Habitat Copertura (%)

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition <1

3170 Stagni temporanei mediterranei <1

91F0 Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis, Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) <1

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Lo strato erbaceo è scarsamente sviluppato:alla sua formazione concorrono soprattutto gliindividui giovani di Rovo e alcune specie igro-file (Carice tagliente, Iris giallo, Campanellamaggiore) e nitrofile (Ortica, Poligono mite).Lungo il perimetro di uno specchio d’acqua inavanzato stadio di interramento della zona si-tuata a Nord-Nord Ovest è osservabile una fi-tocenosi formata da erbe annuali di piccolataglia e che può essere riconducibile all’habitatdi interesse comunitario 3170.In prossimità di tale porzione si rinviene unacomunità a grandi Carici la cui specie predo-

minante è la Carice tagliente. Inuno specchio d’acqua in avanza-to stato di interramento dellaporzione a sud-est del Sito di Im-portanza Comunitaria è presen-te un piccolo popolamento diidrofite la cui specie caratteristi-ca è la Lente d’acqua maggiore(Lemna major).

1.4 L’ambiente umano

Il sistema delle lanche è stato ab-bandonato dall’alveo attivo delfiume Oglio a seguito di opere direttifica e regimazione eseguitedall’uomo negli ultimi secoli. La traccia ben visibile dell’anti-co meandro a ridosso dell’argi-ne permane, malgrado le passa-te bonifiche e si identifica comeuna vasta e diversificata zonaumida, utilizzata in passato perl’allevamento del pesce.Interessante è il sistema di boni-fica applicato, definito a maz-zuoli e caratterizzato dallo sca-vo di ampi fossi con recupero difasce di terra parallele tra loro edisposte in modo da formare, suentrambi i lati della lanca, un di-segno simile alla “spina di pe-sce”. Attualmente tale sistemaconferisce peculiarità all’area, ilcui panorama principale è tutta-

via costituito da pioppeti e coltivazioni di se-minativi.L’origine della tenuta S. Alberto è incerta, an-che se con buona probabilità la stessa era giàpresente nel XVII secolo, senza abitazioni macon soli caseggiati in legno e paglia con le col-tivazioni che dovevano essere per lo più pa-scoli per greggi, con ampie zone boschive uti-lizzate come riserve di caccia. Gli stagni sonoprogressivamente aumentati dal 1750 al 1960circa, per lo scavo di cave di sabbia; successi-vamente alcuni sono stati richiusi, altri sonoandati rinaturalizzandosi.

Bosco di Farnia e Frassino ossifillo (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comunitario (All. IDir. Uccelli; All. II Dir. Habitat)

Tra le specie ornitiche di rilevanza comunita-ria, è stanziale il Martin pescatore, che trovacibo abbondante e siti idonei alla riproduzio-ne. Anche il Tarabusino sembra utilizzare ilsito quale habitat in cui nidificare. Possonosvernare nei pressi della lanca l’Airone bian-co maggiore, la Garzetta e il Falco di palude.Tra le specie che utilizzano il SIC come zonadi sosta o di passo ci sono lo Smeriglio, il Nib-bio bruno, il Cavaliere d’Italia, la Nitticora,l’Averla piccola e il Piro piro boschereccio.Tra gli anfibi, è presumibile la presenza delraro e localizzato Pelobate fosco oltre a quel-la della rossiccia Rana di Lataste.Tra gli invertebrati, lungo la vegetazioneriparia fluviale possono esse-re osservati individui apparte-nenti alla libellula Ophiogom-phus cecilia mentre su alcuniesemplari di Quercia in statodi senescenza o già caduti aterra sono presenti segni d’at-tacco a opera del CerambicideCerambyx cerdo.

2.2 Altre specie importanti

La componente ornitica annoveranumerose specie, la maggior partedelle quali frequenta l’area tempo-raneamente. Tra gli ardeidi, comu-ne è l’Airone cenerino e in espansio-ne appare, pur con fluttuazioni sta-gionali, l’Airone guardabuoi. Nelleporzioni boschive è possibile senti-re il “tambureggiamento” del Picchiorosso maggiore. Tra i rapaci frequen-tano il sito la Poiana e il Lodolaio.Gli specchi d’acqua possono ospita-re diverse specie di anatidi e alcunirallidi, tra cui il Porciglione, la Fola-ga e la Gallinella d’acqua. Sverna nel

sito il Beccaccino mentre la Tortora comuneutilizza alcune zone del SIC a scopo riprodut-tivo. Tra le specie migratrici, si ricordano inol-tre la Pavoncella, la Cesena e il Tordo sassello.Tra i mammiferi, oltre alla Faina e al Pipistrel-lo albolimbato sono presenti alcuni insettivori(Crocidura minore, Toporagno d’acqua, Mu-stiolo) e qualche roditore, tra cui il Topolinodelle risaie.Tra gli anfibi, arrampicata su erbe o piccoliarbusti è osservabile la Raganella italiana;nella parte più boscata della Riserva si puòrinvenire il Rospo comune mentre nelle por-zioni più antropizzate trova condizioni idea-li di vita il Rospo smeraldino.Tra i rettili, le specie censite sono relativamen-te comuni e comprendono il Biacco, il Ramar-ro occidentale e la Lucertola muraiola.Tra ipesci risulta preoccupante l’espansione dellespecie alloctone e il conseguente degradodelle cenosi originarie. Gli invertebrati anno-verano alcune specie di interesse conserva-

Specie Nome italiano Allegati

Cerambyx cerdo Cerambice delle querce II, IV Emys orbicularis Testuggine palustre europea II, IV Ophiogomphus cecilia II, IVPelobates fuscus insubricus Pelobate fosco II, IV Rana latastei Rana di Lataste II, IV

Specie Nome italiano Fenologia

Alcedo atthis Martin pescatore SB Ardea purpurea Airone rosso M Circus aeruginosus Falco di palude MW Egretta alba Airone bianco maggiore MW Egretta garzetta Garzetta MW Falco columbarius Smeriglio M Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia M Ixobrychus minutus Tarabusino MB Lanius collurio Averla piccola M Milvus migrans Nibbio bruno M Nycticorax nycticorax Nitticora M Philomachus pugnax Combattente M Tringa glareola Piro piro boschereccio M

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

zionistico, tra cui gli odonati Stylurus flavipes,che frequenta la vegetazione ripariale del fiu-me Oglio e Somatochlora flavomaculata, rinve-nibile nelle porzioni paludose; i lepidotteriApatura minore (Apatura ilia) e Zerinzia (Ze-rynthia polyxena), la cui presenza è testimo-niata dai segni delle larve sui vegetali;l’imenottero Strongylognathus huberi. Tra lespecie vegetali, costituiscono elementi di pre-gio la Campanella maggiore (Leucojum aesti-vum), l’Iris giallo (Iris pseudacorus) e laPorracchia dei fossi (Ludwigia palustris).

3. PROTEZIONE E CONSERVAZIONE

3.1 Stato di conservazione

La zona umida è contraddistinta da elementidi pregio, tra cui il più importante è sicura-mente il bosco a Quercia Farnia e Frassinoossifillo, caso unico nel Nord Italia, la cui strut-tura è purtroppo parzialmente degradata; i po-

polamenti presentano un impoverimento fito-sociologico consistente, con gli esemplari diFrassino ossifillo che manifestano evidenti se-gni di deperimento.Ad avvantaggiarsi della situazione sembra-no alcune specie invasive quali il Falso in-daco.È evidente come il pregiato popolamento siain regressione per motivi naturali e in man-canza di interventi gestionali che ne assicu-rino il rinnovamento, potrebbe essere pros-simo al collasso in tempi relativamente bre-vi. Gli specchi d’acqua presenti sono soggettia graduale interramento ed è pertanto auspi-cabile un intervento sull’area mirato alla ria-pertura o ampliamento, per mezzo dell’aspor-tazione dei sedimenti, dei corpi d’acqua pre-senti che dovrebbero essere collegati median-te corridoi di vegetazione autoctona anche at-traverso la riduzione della presenza dei piop-peti, cui dovrebbero affiancarsi pratiche agri-cole ecocompatibili.

Piro piro boschereccio in attività trofica (foto Luigi Andena).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

3.2 Stato di protezione

Il SIC è interno al perimetro del Parco del-l’Oglio Sud e comprende un’area propostacome Riserva Naturale parziale botanica emorfo-paesistica ai sensi del Piano Territoria-le di Coordinamento del Parco approvato conD.G.R. VII/2455 del 1 dicembre 2000.Ricade inoltre entro i confini della Zona di Pro-tezione Speciale proposta dalla Regione Lom-bardia con D.G.R. n. 7/16338 del 13 febbraio2004 e denominata “Parco Oglio Sud”.

4. FRUIBILITÀ

Il bosco Cascina di S. Alberto, date le peculia-rità legate alla presenza dell’insolita associa-zione tra Frassino ossifillo e Quercia farnia, co-stituisce il principale elemento di attrazione delSito di Importanza Comunitaria. Per questo ilParco Oglio Sud, che aderisce al progetto “Si-stema Parchi” della Regione Lombardia, offre

periodicamente a tutte le scuole di differenteordine e grado la possibilità di una visita gui-data all’interno dell’area naturale. I principalitemi trattati dagli educatori ambientali quali-ficati riguardano l’ecosistema fluviale, le zoneumide e le lanche. Per ulteriori informazioni èpossibile rivolgersi al Parco Oglio Sud, PiazzaDonatore del Sangue, 2 26030 Calvatone (CR),tel. 0375 97254, e-mail [email protected].

5. GESTIONE DEL SIC

La proposta del Consorzio del Parco dell’OglioSud di istituire una Riserva Naturale parzialebotanica e morfo-paesistica ha il fine di tutela-re il patrimonio naturalistico esistente e di con-servare, ripristinandoli ove possibile, gli ele-menti geomorfologici e paesistici anche me-diante la disciplina della fruizione ai fini scien-tifici e didattico-ricreativi.Gli effetti che ci si attende dal provvedimento

Lungo le fasce arborate dei bodri è possibile udire il Picchio rosso maggiore (foto Luigi Andena).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

istitutivo sono la tutela delle caratteristiche na-turali dell’area; il miglioramento dello stato diconservazione degli habitat ed il recupero dellesituazioni di degrado; lo sviluppo di attivitàagricole compatibili nelle aree di rispetto; lapromozione di attività didattiche e scientifi-che volte principalmente a conseguire unamaggiore conoscenza del valore naturalisticoe storico degli ambienti di pianura ed una con-seguente consapevolezza della loro fragilitàambientale e delle esigenze di un uso rispet-toso delle risorse.

6. BIBLIOGRAFIA

Bernini, F. Bonini, L. Ferri, V. Gentilli, A.,Razzetti, E. e Scali, S. (2004). Atlante degli An-fibi e dei Rettili della Lombardia. Monografiedi Pianura 5, Cremona: 253 pp.

Bolpagni,R. Longhi,D. Bartoli,M Viaroli,P(2007). Rilievo floristico degli ambienti natu-rali del Parco Oglio Sud. Relazione inedita perl’Ente gestore.

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante de-gli uccelli nidificanti nella “bassa” pianuralombarda (Italia Settentrionale). Natura Brescia-na. Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34: 41-120.

Maffezzoli, L. (2002-2005). Censimento Uccel-li Acquatici Svernanti nel Parco Oglio Sud. Re-lazioni inedite per l’Ente gestore.

Perlini,S. (2002). Documento per l’istituzionedella Riserva Naturale Lanca di Cascina S. Al-berto . Relazione inedita dell’Ente gestore.

Provincia di Mantova (2001). Rapporto sullo

Bodrio contornato da fitta vegetazione (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

stato dell’ambiente nel territorio mantovano.Provincia di Mantova: 114-144.

Tomaselli, M. Bolpagni, R. Gualmini, M. Bor-

ghi, M. L., Perlini, S. e Spettoli, O. (2003). Lavegetazione dei nuclei naturalistici del ParcoOglio Sud. Consorzio del Parco Oglio Sud:105 pp.

Page 41: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

LANCHE DI GERRA GAVAZZI E RUNATESIC IT20B0004

I meandri di Runate e Gerra Gavazzi sono rimasti isolati dal fiume a seguito diuna rettifica effettuata alla fine del XVIII secolo e, impaludandosi,

hanno favorito l’insediamento di animali e piante tipici delle zone umide.

Foto

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Dati generali

Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 10 21 10 – Latit. 45 10 15

26 (min) – 39 (max)

157,80 ettari

Canneto sull’Oglio

CTR Lombardia 1:10.000 D7d4

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Consorzio Parco Oglio Sud

In parte privata, in parte pubblica

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

Le lanche di Runate e Gerra Gavazzi sonolocalizzate sulla sponda sinistra del fiu-me Oglio, a nord ovest di Cannetosull’Oglio (MN), nell’area compresa trail fiume e la strada che collega l’abitato aFontanella Grazioli (CR) e costituisconodue piccoli nuclei naturalistici inseriti inun contesto paesaggistico fortementemodellato dalle attività antropiche.Zone tipiche della bassa valle dell’Oglio,vennero scavate dal fiume nei depositialluvionali in periodi glaciali quandoquesto, privo di argini, vagava modificandoad ogni piena importante il suo percorso, de-scrivendo ampie e sinuose curve nella valle flu-viale. I meandri di Runate e Gerra Gavazzisono rimasti isolati dal fiume, abbandonando-ne il corso non a seguito di un evento naturale(salto di meandro) bensì per una rettifica ef-fettuata alla fine del XVIII secolo con lo scopodi favorire la navigazione. Successivamente imeandri abbandonati, chiamati anche “Ogliomorto”, si sono impaludati favorendo l’inse-diamento di animali e piante tipici degli am-bienti palustri, ormai rari in tutta la pianurapadana. Le lanche sono alimentate dalla fal-da, prossima alla superficie, e da piccoli affio-ramenti d’acqua che scaturiscono dai terrazzicircostanti ed emergono ai piedi delle scarpa-te (risorgive). L’elemento morfologico princi-pale che caratterizza questo particolare sito èla scarpata che si sviluppa a nord ovest dellelanche raccordando la valle con le vicine su-perfici rialzate (livello fondamentale della pia-nura), con differenze altimetriche fino a 10metri. Più in dettaglio, la lanca di Runate ècaratterizzata da due corpi d’acqua; il primo ècontraddistinto dalla presenza di una risorgi-va, il secondo è in comunicazione con il fiumeOglio, in particolare nel periodo estivo quan-do l’acqua viene pompata per fini irrigui; inquesto caso si crea una situazione debolmen-te lotica. La lanca di Gerra Gavazzi presenta

un grado di maggiore evoluzione nel proces-so che porta al progressivo interramento.

1.2 Paesaggio vegetale

La lanca di Runate, di maggiori dimensioni, ècaratterizzata da due piccoli corpi d’acqua in-vasi dal Nannufaro giallo e cinti da una vege-tazione costituita principalmente da Cannuc-cia palustre e Carici. In prossimità dell’abitatoscorre una risorgiva contraddistinta da una ve-getazione di particolare interesse dominatadalle specie del genere Juncus. Piccoli gruppidi Salice grigio, Salice bianco e Ontano nero sisviluppano nelle aree limitrofe agli specchid’acqua mentre boscaglie di Robinia e Ailanto,specie esotiche infestanti, occupano le scar-pate sabbiose e aride che raccordano la valledell’Oglio con le vicine superfici rialzate. Lalanca di Gerra Gavazzi, di minori dimensioni,presenta piccoli specchi d’acqua fortemente ri-dotti dal progressivo interramento. Essa si tro-va in uno stadio successionale più evoluto ri-spetto alla lanca di Runate a causa dello svi-luppo vegetale e al conseguente accumulo deisedimenti; qui la vegetazione è rappresentataper la maggior parte da una fitta boscaglia diSalice grigio accompagnata da diverse speciearboree e/o arbustive. Si può quindi osservareche le formazioni si stanno evolvendo versoforme di vegetazione più matura. Lungo i ca-

Fitta boscaglia di Salice grigio (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Habitat della Direttiva 92/43/CEECodice Habitat Copertura (%)

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition <1

3270 Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p. <1

7230 Torbiere <1

91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)

<1

92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba <1

basse alcaline

nali si nota una ricca vegetazione a Lenticchiad’acqua e la presenza, ai margini della coper-tura boschiva, di formazioni erbacee a domi-nanza di Artemisia ed Equiseto.

1.3 Habitat di interesse comunitario

Numerose sono le tipologie di habitat presen-ti nel SIC, anche se la superficie complessivarappresentata è relativamente esigua. L’habitatpiù esteso, situato nella lanca di Gerra Gavazzi,è costituito da arbusteti a Salici pionieri (gri-

gio e bianco) su suoli inondati che, nelle suc-cessioni di interramento di corpi ad acquelentiche, sono normalmente interposti tra lefitocenosi elofitiche e i boschi ad ontani. Sem-pre nella lanca di Gerra, sono presenti areecoperte da alnete (Cod 91E0) mentre a sud-ovest della lanca di Runate si rinvengono zonea saliceto. In una piccola porzione della lancadi Gerra è osservabile una copertura definibilecome “Foreste a galleria di Salix alba e Populusalba” (Cod. 92A0); lungo due strette fasce che

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

si affacciano sui corpi d’acqua della lancadi Runate sono visibili comunità a grandiCarici tra cui si rinviene quale specie ca-ratterizzante, oltre alle Carici spondicolae tagliente, la Betonica o Stregona. Nei duepiccoli corpi d’acqua situati nella medesi-ma area sono inoltre presenti popolamen-ti monospecifici di Nannufaro giallo.Lungo il corso di alcuni canali che attra-versano le aree coltivate della parte setten-trionale del SIC, in lanca di Gerra, e in par-te di uno dei due piccoli corpi idrici diRunate si rinvengono comunità di idrofi-te (Cod. 3150) le cui specie caratteristichesono le Lenticchie d’acqua e il Ceratofillocomune. Nei pressi di una piccola sorgivain lanca di Runate è presente una tipologiadi habitat (Cod. 7230) caratterizzata dallapredominanza di specie del genere Juncus,con il Giunco subnodoso come specie do-minante e il Giunco comune come subdo-minante cui si aggiunge la Carice a beccocurvo, che costituisce un’emergenza flori-stica di notevole rilievo in ambito plani-ziale padano. Al di sotto dello strato erba-ceo è presente uno strato muscinale, co-stituito unicamente da Calliergonellacuspidata. Infine in lanca di Gerra, in posizio-ne centrale rispetto a questa, su suoli ricchi in

nutrienti si trova una fitocenosi costituita dapopolamenti caratterizzati dalla predominan-

za di erbe annuali nitrofile di tagliada media ad alta (Cod. 3270), conpredominanza di Forbicina e Poligo-no nodoso.

1.4 L’ambiente umano

La storia della palude di Gerra Ga-vazzi, che si identifica con il nomedel suo proprietario, prende l’avvionel 1745 con la morte dello stesso.Ferdinando Gavazzi, nobiluomo lo-cale esperto in legge, scrisse il suo te-stamento nel 1738 istituendo suoieredi universali sette poveri, capi dialtrettante famiglie. Dopo la sua mor-te gli esecutori testamentari, il comu-ne e la parrocchia di Carzaghetto, in-vece di applicare le indicazioni del

Zona Boschiva di Gerra Gavazzi (foto Simone Rossi).

Strato erbaceo con Campanella (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

Specie Nome italiano Fenologia

Alcedo atthis Martin pescatore SB Ardea purpurea Airone rosso M Egretta garzetta Garzetta MW Ixobrychus minutus Tarabusino MB Milvus migrans Nibbio bruno M Nycticorax nycticorax Nitticora M

Specie Nome italiano Allegati

Acipenser naccarii Storione cobice II, IV Barbus plebejus Barbo comune II Chondrostoma genei Lasca II Chondrostoma soetta Savetta II Cobitis taenia Cobite comune II Lycaena dispar Licena delle paludi II, IV Osmoderma eremita Eremita odoroso II, IV Rana latastei Rana di Lataste II, IV

donatore a favore degli usufruttuari, preferi-rono avvallare le prepotenze di un nobile, ilconte Ugolino Palazzi da Gottolengo, che perdiversi anni, con minacce e violenze, depredòla proprietà in modo sconsiderato. Solo noveanni dopo si applicarono le disposizioni testa-mentarie riconfermate per due secoli e ribadi-te anche nel 1953 dal comune di Cannetosull’Oglio. Con gli anni Settanta, caduti gli ob-blighi e i divieti, la proprietà ha subitonumerosi cambiamenti e interventi didegrado: tagli sconsiderati delle scarpa-te e delle rive, abbandono totale della pa-lude, abbattimento della vegetazionespontanea, riempimento di un tratto distagno con una discarica intercomunalecon il relativo intasamento delle risorgi-ve. La riduzione degli habitat naturali hacomportato un cambiamento delle con-dizioni ecologiche preesistenti ed un aumen-to significativo della probabilità di estinzionedi alcune specie. Con l’istituzione del Parco re-gionale Oglio Sud, si sono finalmente create lepremesse per un’attiva opera di conservazio-ne e ripristino degli ambienti naturali e diregressione dei fenomeni di degrado.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comunitario (All. IDir. Uccelli; All. II Dir. Habitat)

La componente ornitica non è molto numero-sa e annovera come unica stanziale, tra le spe-cie dell’Allegato I della direttiva 79/409/CEE,il Martin pescatore. Utilizza l’area come sitoriproduttivo anche il Tarabusino, mentre la

Garzetta è tipicamente svernante. Airone ros-so, Nibbio bruno e Nitticora frequentano l’areaperiodicamente. La presenza di ambienti umi-di e di tratti boschivi favorisce la Rana diLataste, che frequenta il sito e ne conferiscevalore naturalistico. La fauna ittica è prevalen-temente legata all’ambito fluviale e compren-de specie potamali quali lo Storione cobice, laLasca, la Savetta e il Cobite comune.

La presenza del Barbo comune andrebbe in-dagata in modo più approfondito, vista la ra-pida espansione del Barbo d’oltralpe che in am-bienti analoghi ne ha causato l’estinzione lo-cale. Tra gli invertebrati, interessante è la pre-senza del lepidottero ropalocero Lycaena dispare dello scarabeo Osmoderma eremita.

2.2 Altre specie importanti

Il sito è luogo di svernamento per alcune spe-cie di anatidi, tra le quali la popolazione piùnumerosa è sicuramente quella costituita dalGermano reale. Il bosco umido e le lanche ospi-tano nel periodo invernale una discreta consi-stenza di individui di Colombaccio; alcunecoppie utilizzano inoltre il SIC, nel periodo ri-produttivo, quale area di deposizione. Tra lespecie colonizzanti l’area quando il clima è ri-

gido è possibile citare anche la Pavoncellae il Beccaccino. Nel periodo estivo è facileavvistare l’Airone cenerino che si alimen-ta nelle lanche e alcuni rallidi, quali la Gal-linella d’acqua e il Porciglione, che si na-scondono nel fitto del canneto allagato.Nella fascia descritta sono inoltre presentila Cannaiola verdognola e l’Usignolo difiume. Nei pressi del bosco compaiono laTortora comune ed il Picchio rosso mag-

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

giore mentre lungo le porzioni fluviali non èdifficile osservare il Gruccione. Tra i mammi-feri, interessante è la presenza del Tasso,mustelide ormai rarefatto in pianura che devela sua sopravvivenza alle residue macchieboscate. La componente microteriologicacomprende specie importanti tra cui laCrocidura minore, il Toporagno d’acqua, ilMoscardino ed il Topolino del-le risaie.I chirotteri sono rappresentatida almeno 5 specie (Pipistrel-li albolimbato, di Savi e nano,Serotino comune, Vespertiliodi Daubenton). Relativamen-te ai rettili, l’area è inclusa inun quadrante che annovera laVipera comune. Le altre spe-cie (Biacco, Ramarro occiden-tale, Lucertola muraiola, Na-trici dal collare e tassellata)sono relativamente diffuse an-che in altre aree della pianuralombarda.Tra gli anfibi sono segnalati laRaganella italiana, il Rospo co-mune e, nelle porzioni umide,il Tritone punteggiato. L’ana-lisi delle ittiocenosi mette in

luce una preoccupante dif-fusione di specie alloctone,che stanno causando gravialterazioni alle comunità it-tiche fluviali e lentiche.Tra gli invertebrati, sonopresenti nel sito alcune spe-cie di interesse conservazio-nistico tra cui il molluscobivalve Unio elongatulus, dicui sono state censite diver-se valve ai bordi della lancadi Runate, il lepidotteroZerinzia (Zerynthia polyxe-na) la cui presenza è com-provata dai segni lasciatidai bruchi ad essa apparte-nenti sulle piante di Aristo-

lochia oltre a diverse specie di Odonati. A li-vello floristico è relativamente comune laCampanella maggiore (Leucojum aestivum),mentre è più raro l’Iris giallo (Iris pseudaco-rus); sono inoltre di recente rinvenimento duespecie relativamente vulnerabili quali l’Erbascopina (Hottonia palustris) e l’Erba pesce(Salvinia natans).

Cobite comune, abitante dei corsi con fondale soffice (foto Andrea Modesti).

Particolare della lanca di Runate (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

3. PROTEZIONE E CONSERVAZIONE

3.1 Stato di conservazione

L’aspetto vegetazionale esprime le sue mag-giori potenzialità nelle zone arboreo-arbusti-ve, seppur di scarse dimensioni, di GerraGavazzi mentre sono le cenosi acquatiche acaratterizzare maggiormente la porzione diRunate. L’area è nel complesso di pregio na-turalistico soprattutto perché situata in uncontesto territoriale in cui l’impronta antro-pica è decisamente forte. Le attività di tipoconservazionistico devono necessariamentepassare attraverso una espansione delle por-zioni naturali o naturaliformi con riduzionedelle zone agricole. A tal fine risulta moltoimportante la recente opera di rimboschimen-to attuata in parte del SIC. Anche gli specchid’acqua necessiterebbero di interventi gestio-nali, sia per rallentare i processi di interra-mento che per ridurre gli scarichi prevalen-temente di origine zootecnica e civile che nedeterminano un aumento del carico di nu-trienti e conseguentemente un peggioramen-to idroqualitativo. Un ulteriore problema darisolvere è legato all’utilizzo idrico degli spec-chi d’acqua e dell’Oglio per l’approvvigiona-mento irriguo, con periodico sconvolgimento

delle fasce ecotonali tra terra e acqua e conse-guente rottura dei delicati equilibri ecosistemici

delle zone umide.

3.2 Stato di protezione

Il SIC è interno al perimetro del Parcodell’Oglio Sud e coincide quasi integral-mente con la proposta di Riserva Natu-rale ai sensi del Piano Territoriale di Co-ordinamento del Parco approvato conD.G.R. VII/2455 del 1 dicembre 2000. Ri-cade inoltre entro i confini della Zona diProtezione Speciale proposta dalla Re-gione Lombardia con D.G.R. n. 7/16338del 13 febbraio 2004 e denominata “Par-co Oglio Sud”.

4. FRUIBILITÀ

Gli ambienti di Gerra Gavazzi e Runate,Risorgiva che alimenta la lanca di Runate (foto Simone Rossi).

Vegetazione riparia e nufareto (foto Fabrizio Malaggi).

Page 49: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

47

I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

residuo di antichi meandri fluviali abbando-nati dal fiume Oglio, costituiscono modelliideali per lo svolgimento di attività di educa-zione ambientale applicate alla conoscenzadelle zone umide. Per tale motivo il Parco OglioSud ha inserito l’area protetta tra gli itineraridel “Sistema Parchi” promosso dalla RegioneLombardia, allestendo per questo un percor-so didattico attrezzato. Nelle vicinanze del SICassume grande rilevanza scientifica e divul-gativa l’Ecomuseo delle valli Oglio-Chiese,d’indirizzo naturalistico e dedicato al territo-rio, alla sua storia, alla sua cultura e alle gentiche in passato, nel lembo di terra compresotra i due fiumi, hanno saputo sopravvivere,crescere e prosperare. Fra le diverse raccoltesono rinvenibili fossili e depositi geologici,conchiglie, scheletri di animali ormai estinti,reperti archeologici e una infinità di materialie attrezzi della civiltà contadina. Il museo ospi-ta inoltre il centro visite del Parco Oglio Sud,inaugurato nel 2001, che raccoglie numeroseimmagini fotografiche, una grande carta ingrado di accompagnare il visitatore lungo duedifferenti percorsi (storico e naturalistico), di-versi pannelli sulla flora, sulla fauna e sui nu-clei naturalistici del territorio oltre a percorsisonori dedicati ai ragazzi. È stato recentemen-te attivato nel museo un laboratorio di didat-tica ambientale gestito dal Parco e dal Museoin collaborazione.Per ulteriori informazioni è possibile rivolger-si al Parco Oglio Sud, Piazza Donatore del San-gue, 2 26030 Calvatone (CR), tel. 0375 97254,indirizzo e-mail [email protected] eall’Ecomuseo delle valli Oglio-Chiese, CentroDocumentazione del Territorio, piazzaGramsci, 79 46013 Canneto sull’Oglio (MN),tel 0376 725567.

5. GESTIONE DEL SIC

Particolare importanza assume il “Progetto direcupero e riqualificazione ambientale” attua-to tra il 2000 e il 2002 dal Parco dell’Oglio Sudcon la partecipazione del comune di Cannetosull’Oglio, dei proprietari dei terreni, del Con-sorzio Irriguo di Runate e del Consorzio Fore-

stale Padano di Casalmaggiore con l’obiettivodi ripristinare le condizioni naturali degli eco-sistemi umidi dell’area. Lo scopo è stato quel-lo di costituire un bosco misto con essenzearboree ed arbustive tipiche dei boschi di pia-nura al fine di aumentare le superfici degli am-bienti naturali con conseguenze positive perla biodiversità, per il riequilibrio territoriale eper l’azione depurativa delle acque del fiume.Anche la parte didattica ha avuto un ruolo im-portante, prevedendo il coinvolgimento di unLiceo Scientifico e di una Scuola media nellefasi di perlustrazione dell’area e di progetta-zione dei cartelli didattici. Nello specifico, l’in-tervento ha consentito la riapertura dello sta-gno interrato di Runate, il riequilibrio idrodi-namico della lanca di Runate, l’ampliamentodelle formazioni boschive, la protezione dellaprincipale sorgiva, la realizzazione di una fa-scia tampone di alberi ed arbusti in rivaall’Oglio in grado di garantire continuità ve-getazionale e protezione delle sponde dall’ero-sione, la risagomatura della sponda della lancaper favorire l’insediamento delle specie vege-tali idrofile e igrofile. Il rimboschimento di unavasta area agricola di circa 80.000 metri qua-drati, di proprietà del comune di Canneto, co-stituisce ora il più grande bosco naturaliformedi tutto il Parco dell’Oglio. Di grande impor-tanza, dal punto di vista della pianificazionedelle attività interne o prossime all’area pro-tetta, è la redazione del piano di gestione delSIC, approvato nel 2007 e ora in vigore.

6. BIBLIOGRAFIA

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante de-gli uccelli nidificanti nella “bassa” pianuralombarda (Italia Settentrionale). Natura Brescia-na. Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34: 41-120.

Cerere, F. (2000). Progetto di riqualificazioneambientale Runate- Gerre Gavazzi. Supportospecialistico alla definizione degli interventi re-lativamente agli aspetti faunistici. Relazioneinedita per il Parco Oglio Sud 10 pp.

Colli, M. (2000). Studio floristico-vegetazionale

Page 50: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

48

ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

delle lanche di Gerra Gavazzi e di Runate(Canneto sull’Oglio, MN). Quaderni del Par-co Oglio Sud 1: 47 pp.

Filetto, P. Gualmini, M. Bolpagni, R. Carletti,M. Andreani, M. Tomaselli, M. e Rossi, G.(2006). IT20B0004 “Lanche di Gerra Gavazzie Runate”. Piano di Gestione. Relazione ine-dita per il Parco Oglio Sud 115 pp.

Maffezzoli, L. (2002-2005). Censimento Uccel-

li Acquatici Svernanti nel Parco Oglio Sud. Re-lazioni inedite per l’Ente Gestore.

Provincia di Mantova (2001). Rapporto sullostato dell’ambiente nel territorio mantovano.Provincia di Mantova: 114-144.

Tomaselli, M. Bolpagni, R. Gualmini, M. Borghi,M. L., Perlini, S. e Spettoli, O. (2003). La vegeta-zione dei nuclei naturalistici del Parco Oglio Sud.Consorzio del Parco Oglio Sud: 105 pp.

Page 51: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

49

I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

TORBIERE DI MARCARIASIC IT20B0005

Il SIC “Torbiere di Marcaria” rappresenta la zona umida più estesa esignificativa della valle dell’Oglio oltre che una delle più importanti d’Italia,

costituendo un rilevante punto di forza per la biodiversità ornitica.

Foto

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 1032 27– Latit. 45 07 08

23 (min) – 27(max)

92,97 ettari

Marcaria

CTR Lombardia 1:10.000 E7a5

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Consorzio Parco Oglio Sud

In parte privata, in parte pubblica

Dati generali

Page 53: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

51

I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

Le torbiere di Marcaria rappresentano una pic-cola zona umida racchiusa entro un paleome-andro del fiume Oglio, cioè un vecchio trac-ciato abbandonato dal fiume e situato a pocadistanza dallo stesso. La riserva si estendequindi in una sorta di “catino” il cui limite èdato da una scarpata che raccorda la valle conle vicine superfici rialzate, con differenze alti-metriche fino a quattro o cinque metri. Nellaconca, naturalmente umida per la falda super-ficiale molto prossima al piano campagna sisono sviluppate, fin da tempi remoti, distesedi canneto e altre formazioni palustri. Le con-dizioni asfittiche del suolo hanno impedito ladecomposizione dei residui vegetali, che sisono accumulati e che conferiscono il caratte-ristico colore ai suoli, scuri perché molto ric-chi di sostanza organica. Questi depositi siestendono da un minimo di tre ad un massi-mo di sei metri di profondità e sono stati sfrut-tati in passato per l’estrazione della torba, im-piegata principalmentecome combustibile. Lapresenza di piccoli baci-ni lacustri dai contorniregolari trae origine pro-prio da questa passata at-tività, protrattasi fino alprimo dopoguerra.L’area è attraversata dal-lo scolo Loiolo, canale de-bolmente lotico che rice-ve gli scarichi fognari deldepuratore di Marcaria eche presenta un deflussomolto lento fino all’im-missione nel fiume Oglio.La zona umida è divisa asud da un alto argine chela separa a sua volta dal-l’ambito fluviale. Mentrenella zona settentrionalesono presenti zone colti-

vate, la porzione meridionale è caratterizzatada una maggiore valenza naturalistica.

1.2 Paesaggio vegetale

Le torbiere di Marcaria sono per oltre i dueterzi ricoperte da vegetazione a canneto inter-vallata da piccoli appezzamenti composti dadiverse specie di Carici. Intervallati ai caricetio sottoforma di aggallati sugli specchi d’acquasono da segnalare tratti piuttosto compatti euniformi di Felce d’acqua. I chiari e i fossi sonoricoperti, soprattutto nei periodi tardo prima-verile ed estivo, da coltri di lenticchie d’acquae altre piccole piante galleggianti e da alcuneemerse ma radicate al fondo, come il Nannu-faro giallo ed il Limnantemio. Tra le piantesommerse, scarsamente presenti, si notano rariaggruppamenti a Ceratofillo. Nelle aree emer-se il canneto si è evoluto in fitti e intricatiaggruppamenti a Salice grigio. In mezzo alcanneto spiccano alcuni alberi isolati di Piop-po ibrido, residui di precedenti coltivazioni edi Salice bianco. In alcuni tratti marginali sonopresenti altri arbusti come Frangola e Falso in-daco. Nei piccoli stagni dell’area recentemen-

Felce palustre ai margini di uno specchio d’acqua (foto Simone Rossi).

Page 54: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

52

ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Habitat della Direttiva 92/43/CEE

te rimboschita si sono sviluppate due pianteacquatiche di particolare interesse: la cosiddet-ta Erba vescica, rara pianta carnivora a fiorigialli e l’Erba pesce, piccola felce d’acqua.

1.3 Habitat di interesse comunitario

L’habitat che caratterizza l’area è costituitoestese formazioni igrofile a Salice grigio, fito-cenosi ripariali costituite da arbusteti a salicipionieri su suoli inondati che, nelle successio-ni di interramento di corpi ad acque lentiche,sono normalmente interposti tra le fitocenosielofitiche e i boschi a Ontani, di cui talvoltapossono costituire uno stadio di degradazio-ne.

Nel SIC l’habitat è presente all’interno del can-neto, in numerosi nuclei sparsi, anche di di-screte dimensioni, nella zona centro-occiden-tale. Le specie caratteristiche sono il Salice gri-gio e la Felce palustre. La presenza di ampieporzioni umide favorisce anche le comunità agrandi Carici che sono rinvenibili su strette fa-sce lungo i canali della parte centro-occiden-tale della Riserva Naturale. Tra le specie ca-ratteristiche delle fitocenosi, oltre a diverseCarici (tagliente, delle ripe, spondicola,volpina) si possono citare la Mazza d’oro, laStregona palustre, lo Zigolo comune, il Viluc-chio bianco, il Poligono nodoso, l’Iris giallo ela Scagliola palustre.Nei canali della parte me-ridionale della riserva e in alcuni corpi d’ac-

Codice Habitat Copertura (%)

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition 1

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53

I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

qua (anche se la maggior parte dei chiari ne èpurtroppo priva) si osservano comunità a idro-fite (Cod. 3150) tra cui la più diffusa è quellain cui predominano le lenticchie d’acqua men-tre meno frequente è l’Hydrocharitetum morsus-ranae

1.4 L’ambiente umano

Tra il XII e il XIII secolo le corti di Marcaria edi Campitello erano circondate da zone umi-de e ambienti boschivi. Nelle zone umide pre-valevano due tipi di formazioni palustri: le“paludi perialveali”, formate dal cambiamen-to del corso del fiume e le “valli”, caratteriz-zate da prati umidi e da terreni almeno in par-te torbosi. A ridosso del comune di Marcaria,almeno fino all’inizio del ‘900, dovevano es-serci tratti piuttosto estesi delle due formazio-ni. In particolare a ridosso dell’argine maestro

vi era una lunga lanca, “l’Oglio morto”, anco-ra riportata in una carta catastale del 1923. Poivi erano le torbiere di Marcaria, sfruttate finoal primo dopoguerra per l’estrazione di torba,attività che ha determinato la formazione dipiccoli bacini poco profondi, alimentati saltua-riamente dalle piene del fiume Oglio. Negli ul-timi 40 anni l’area della torbiera è stata utiliz-zata per la pesca, la coltivazione della Cannuc-cia palustre e della Carice e, nei tratti margi-nali, per altre coltivazioni come quella delPioppo. Nel cuore dell’area è stato realizzatonegli anni Settanta un piccolo impianto di trat-tamento delle acque reflue che raccoglie granparte degli scarichi del comune di Marcaria. Ildepuratore è palesemente sottodimensionatoed è provvisto di una sola vasca di ossidazioneper l’abbattimento del carico organico el’ossidazione dell’azoto a nitrato. La griglia po-sizionata nel tombino che raccoglie i reflui in

Individui di Salice grigio frammisti alla Cannuccia palustre (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

ingresso è spesso ostruita da materiale gros-solano e questo favorisce episodiche fuoriu-scite di acque nere che vengono veicolate di-rettamente nella Riserva. Lo scarico dell’im-pianto alimenta un piccolo canale, lo scoloLoiolo, che recapita in Oglio teoricamente sen-za interessare i chiari ed i canali dell’area piùpregiata. Durante le piene del fiume tuttavial’intera area è inondata dalle acque che distri-buiscono i reflui civili in tutta la Riserva. Datoil pregio ambientale dell’area, unito ad una fra-gilità ecosistemica in parte intrinseca in partedovuta ad attività antropiche, il Parco OglioSud ha investito negli ultimi anni cospicue ri-sorse per l’acquisizione di terreni, per attivitàdi scavo tese alla conservazione dei bacini, perinterventi di alimentazione idrica e per ricer-che finalizzate all’individuazio-ne delle azioni più adeguate perpreservare questa importantezona umida, nonchè per svilup-pare una fruizione rispettosadelle valenze naturali.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comu-nitario (All. I Dir. Uccelli; All.II Dir. Habitat)

Le torbiere di Marcaria hannoassunto in questi ultimi anni unanotevole importanza ornitologi-ca per l’insediamento di unagarzaia (colonia di aironi) sucanneto, Salice grigio e Pioppiibridi isolati. Tra gli ardeidi ni-dificanti spiccano la Nitticora,l’Airone rosso, la Garzetta e inmisura inferiore la Sgarza ciuf-fetto ed il Tarabusino. I cannetie la vegetazione ripariale offro-no condizioni ambientali idealiper la sosta, l’alimentazione e lariproduzione di numerose spe-cie di uccelli acquatici, tra i qua-li alcune di rilevante interesse:

Falco di palude (unico sito di stabile nidifica-zione nel Parco Oglio Sud), Nibbio bruno eMartin pescatore. Inoltre è importante la pro-babile nidificazione di Moretta tabaccata, unapiccola anatra strettamente legata agli stagnidi pianura. Il SIC è inoltre un importante sitodi svernamento per Airone bianco maggiore,Tarabuso, Albanella reale e Smeriglio oltre cheluogo di sosta e/o di passaggio per numerosealtre specie di uccelli di importanza comuni-taria. Dal punto di vista faunistico, l’area as-sume pregio anche per una buona consisten-za delle popolazioni di Rana di Lataste, piùvolte oggetto di interventi di ripristino ambien-tale a scopo conservazionistico. Tra gli inver-tebrati, è segnalata la presenza del lepidotteroropalocero Lycaena dispar.

Specie Nome italiano Fenologia

Alcedo atthis Martin pescatore SBAquila clanga Aquila anatraia maggiore W Ardea purpurea Airone rosso MB Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto MB Aythya nyroca Moretta tabaccata M Botaurus stellaris Tarabuso MW Ciconia ciconia Cicogna bianca MB Circus aeruginosus Falco di palude SB, MW Circus cyaneus Albanella reale MW Circus pygargus Albanella minore M Egretta alba Airone bianco maggiore MW Egretta garzetta Garzetta MB, W Falco columbarius Smeriglio MW Falco peregrinus Falco pellegrino W Hieraaetus pennatus Aquila minore M Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia M Ixobrychus minutus Tarabusino MB Lanius collurio Averla piccola MB Milvus migrans Nibbio bruno MB Milvus milvus Nibbio reale M Nycticorax nycticorax Nitticora MB Pandion haliaetus Falco pescatore M Philomachus pugnax Combattente M Porzana parva Schiribilla M Porzana porzana Voltolino M Sterna albifrons Fraticello M Sterna hirundo Sterna comune M Tringa glareola Piro piro boschereccio M

Page 57: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEESpecie Nome italiano Allegati

Lycaena dispar Licena delle paludi II, IV Rana latastei Rana di Lataste II, IV

2.2 Altre specie im-portanti

Le torbiere di Marcariacostituiscono un impor-tante punto di forza perla biodiversità orniticalegata alle zone umide.La garzaia comprendeanche coppie di Aironecenerino e occasional-mente di Airone guar-dabuoi.Gli specchi d’acqua e icanneti adiacenti sonoideali per offrire cibo erifugio ad alcuni anati-di (Germano reale, Al-zavola, Tuffetto, Marza-iola) e rallidi (Gallinellad’acqua, Folaga, Porci-glione) oltre allo Svassomaggiore, al Beccamoschino, alla Salciaiola, alCanapino, alla Cannaiola verdognola, al Can-nareccione, al Pendolino e al Migliarino di pa-lude. Sono svernanti nell’area i Gabbiani co-mune e reale. Tra i rapaci, frequentano le

torbiere lo Sparviere, la Poiana ed il Lo-dolaio. Tra i mammiferi, sono presenti 5specie di chirotteri (Pipistrello nano, al-bolimbato e di Savi; Serotino comune;Vespertilio di Natterer), alcuni micro-

mammiferi (Crocidura minore, Topolino dellerisaie e probabilmente Toporagno d’acqua eMoscardino) e alcuni carnivori (Faina, Don-nola ecc.). Dal punto di vista erpetologico, gliambienti di torbiera sono particolarmenteadatti alla Natrice dal collare e ospitano an-che il Ramarro occidentale, la Lucertola mu-raiola, la Raganella italiana e il Rospo comu-ne. I pesci risentono della alterazione idro-qualitativa e sono costituiti essenzialmente daspecie tolleranti e in gran parte esotiche. Tragli invertebrati, notevole importanza natura-listica assumono numerose specie (circa 40)di coleotteri idroadefagi (ossia legati agli am-biente acquatici) tanto che il sito è ad oggi con-siderato tra gli ambienti più importanti delterritorio italiano. Dal punto di vista floristico,è molto interessante la presenza dell’Erba ve-scica (Utricularia vulgaris), pianta carnivoradal colore giallo intenso del fiore.Migliarino di palude (foto Luigi Andena),

Airone rosso, specie nidificante nel SIC (foto Luigi Andena).

Page 58: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

3. PROTEZIONE E CONSERVAZIONE

3.1 Stato di conservazione

L’importanza naturalistica è dovuta a diversifattori, tra cui spiccano la pregiata componen-te ornitica con le colonie di ardeidi nidificantie gli aspetti fitosociologici con gli estesi can-neti, specchi d’acqua e boscaglie umide. Letorbiere di Marcaria rappresentano la zonaumida più estesa e significativa della valle del-l’Oglio e una delle più importanti d’Italia. Gliecosistemi del sito sono tuttavia relativamen-te fragili, in particolare per l’abbassamento dellivello di falda, che crea periodi di secca in al-cuni canali della riserva e soprattutto per l’in-quinamento causato dagli scarichi del depu-ratore comunale attiguo al SIC, che ne interes-sano le acque.Non trascurabile è l’inquinamento diffuso di

origine agricola. Tali alterazioni si riflettonosulla disponibilità di nutrienti (ambienteeutrofico/distrofico) e quindi sulla trasparen-za delle acque, ovunque limitata a causa delleelevate concentrazioni di solidi sospesi e alleimponenti fioriture algali.

3.2 Stato di protezione

L’area è compresa nel perimetro del Parco del-l’Oglio Sud ed è Riserva Naturale ai sensi del-la D.C.R. n. IV/1390 del 31 maggio 1989. Rica-de inoltre entro i confini della Zona di Prote-zione Speciale proposta dalla Regione Lom-bardia con D.G.R. n. 7/16338 del 13 febbraio2004 e denominata “Parco Oglio Sud”.

4. FRUIBILITÀ

La Riserva è utilizzata come laboratorio didat-tico del Parco Oglio Sud all’interno dell’inizia-tiva Sistema Parchi promossa dalla RegioneLombardia e numerose sono le visite guidatemirate ad approfondire la conoscenza degliambienti umidi. Al fine di evitare un eccessi-vo disturbo alle componenti floristiche e fau-nistiche, i gruppi che intendono visitare l’area

devono essere preventiva-mente autorizzati dal Par-co dell’Oglio Sud. Le visi-te individuali sono libere,ma possibili soltanto lun-go i percorsi indicati. Ilsupporto logistico allafruizione è particolarmen-te curato. È stato recente-mente creato un percorsoa partire dall’argine diun’area acquistata e risiste-mata, con costruzione diponticello in legno per su-perare il canale perimetra-le. Questo percorso si col-lega poi con quelli già esi-stenti e in parte è statoschermato, con l’aggiuntadi un capanno e di una tor-retta, per permettere l’os-

servazione della flora e della fauna senza pro-vocare disturbi o impatti negativi. Una partedei terreni acquistati dal Parco è stata destina-ta alla realizzazione di un’area di sosta corre-data di pannelli didattici, arredi e segnaleticadi supporto alla funzione del percorso. Per ul-

Torre d’avvistamento all’interno della Riserva (foto Simone Rossi).

Page 59: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

teriori informazioni è possibile rivolgersi alParco Oglio Sud, Piazza Donatore del Sangue,2 26030 Calvatone (CR), tel. 0375 97254, indiriz-zo e-mail [email protected].

5. GESTIONE DEL SIC

Tra gli strumenti di gestione vi è il Piano dellaRiserva Naturale, che oltre ad una relazionegenerale contiene la regolamentazione delle at-tività antropiche e il programma degli inter-venti prioritari al fine della conservazione dellepeculiarità dell’area. L’elevato pregio natura-listico delle torbiere di Marcaria unito alla fra-gilità intrinseca che ne contraddistingue gli ha-bitat sono stati da stimolo per l’avvio di pro-getti di conservazione finanziati dalla Regio-ne Lombardia e dalla Fondazione Cariplo nel-l’ambito del Programma “Gestione Integratadelle fasce fluviali” del Parco Oglio Sud. Il sitoè stato inoltre oggetto di ripristino ambientale

nell’ambito del Progetto Anfibi finanziatodal Ministero dell’Ambiente. Gli interventiprevisti sono stati rivolti al riequilibrio idro-geologico ed al risanamento delle acque de-gli stagni, all’aumento della diversità am-bientale, all’acquisizione di aree coltivate li-mitrofe agli ambienti naturali. Il complessodelle azioni è stato mirato a un aumento del-la ricchezza specifica e a favorire una frui-zione didattica maggiormente compatibile.Le attività di riequilibrio idrogeologico, diconservazione della igrofilia del sito e dibonifica degli stagni hanno previsto la rea-lizzazione di opere di derivazione d’acquadalla rete irrigua ed il drenaggio dei sedi-menti degli stagni oltre alla formazione dipozze per anfibi; il consolidamento e l’in-cremento faunistico sono stati ottenuti gra-zie all’acquisizione di aree contigue, chesono state rinaturalizzate mediante creazio-ne di neo-ecosistemi naturaliformi a panta-no, prateria igrofila e bosco, tipologie pri-ma scarsamente presenti nel sito. La crea-zione di questi habitat, unitamente all’im-pianto di siepi arbustive e filari arborei, hail compito di aumentare la diversità ambien-tale e favorire una maggiore protezione de-

gli ambienti siti nel cuore della Riserva, in cuisi concentrano le specie di uccelli più impor-tanti ed elusive. Gli ambienti naturali di neo-formazione hanno anche il ruolo di ospitare leattività didattica e di visita, che altrimenti po-trebbero costituire un fattore di disturbo ed unlimite alla consistenza faunistica dell’area.

6. BIBLIOGRAFIA

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante de-gli uccelli nidificanti nella “bassa” pianuralombarda (Italia Settentrionale). Natura Brescia-na. Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34: 41-120.

Longhi,D. Bolpagni,R. Bartoli,M. Viaroli,P.(2007). Monitoraggio della qualità dell’acquae dei sedimenti nella Riserva Naturale Torbieredi Marcaria e nella Riserva Naturale Le Bine,finalizzata a valutare lo stato di salute dei cor-pi idrici in termini di stato trofico e della com-

Nidi d’airone su esemplari arborei (foto Susanna Perlini).

Page 60: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

58

ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

ponente ittica in seguito a interventi di riqua-lificazione precedentemente effettuati. Rela-zione inedita per il Parco Oglio Sud.

Maffezzoli, L. (2005). Gli aironi della RiservaNaturale Torbiere di Marcaria. Manuale dicampo per il riconoscimento e la classificazio-ne degli Aironi coloniali. Consorzio del ParcoOglio Sud: 55 pp.

Tomaselli, M. Bolpagni, R. Gualmini, M. Bor-

ghi, M. L., Perlini, S. e Spettoli, O. (2003). Lavegetazione dei nuclei naturalistici del Parco OglioSud. Consorzio del Parco Oglio Sud: 105 pp.

Viaroli,P. Bartoli,M. e Zizzoli, D. (2003). Im-patto del depuratore di Marcaria sulla quali-tà delle acque, dei sedimenti e della vegeta-zione macrofitica nella Riserva RegionaleTorbiere di Marcaria. Relazione preliminaredelle attività svolte. Relazione inedita per ilParco Oglio Sud.

Page 61: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

ISOLA BOSCHINASIC IT20B0007

Il SIC “Isola Boschina”, dalla caratteristica forma a chicco di riso,rappresenta uno dei lembi relitti di bosco planiziale, habitat che costituiva

in passato l’elemento dominante del paesaggio fluviale.

Foto

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 11 08 56 – Latit. 45 02 58

12 (min) – 20 (max)

38,93 ettari

Ostiglia

CTR Lombardia 1:10.000 F8b1

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste

Pubblica

Dati generali

Page 63: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

L’isola occupa una nicchia del fiume Po, im-mediatamente a valle di una tra le più strettesezioni fluviali del corso inferiore, quella po-sta tra gli abitati di Ostiglia e Revere. LaBoschina si colloca presso la sponda conves-sa, al riparo quindi dai più violenti fenomenierosivi. A questo si deve probabilmente la suastabilità, contrastante con la generale provvi-sorietà delle isole fluviali. La matrice dei suoliche formano l’isola è sabbiosa, soprattutto lun-go i dossi che la cingono a nord e a sud. All’in-terno, dove le piene defluiscono più lentamen-te, si sono depositati nel tempo sedimenti piùfini (limi e argille). L’isola ha la forma di unalente biconvessa o anche, secondo un’imma-gine cara agli ostigliesi, di un chicco di riso; èlunga 1.500 metri e ha una larghezza massimadi 400 metri, per una superficie complessivadi poco inferiore ai 40 ettari. La maggiore ele-vazione sul livello del mare è di 20 metri ed èraggiunta all’altezza della estremità nord-oc-cidentale dell’isola mentre nelle restanti partile quote si stabilizzano attorno ai 16 metri, conun’emergenza rispetto al pelo dell’acqua di cir-ca quattro o cinque metri. L’origine dell’isolaBoschina è ancora avvolta nel mistero. Docu-menti storici sembrerebbero datarne la forma-zione intorno alla metà del diciassettesimo se-colo, a seguito di successivi depositi di mate-riale sabbioso da parte del fiume, che avrebbeoriginato dapprima più isolotti, poi riunitisi acostituire un corpo unico. Questa ipotesi con-trasta tuttavia con il ritrovamento, avvenutonel 1880, dello scheletro di un Megaceros,cervide quaternario ora estinto, sepolto tra isedimenti dell’isola da migliaia d’anni. Secon-do un processo di evoluzione geologica, laBoschina sarebbe probabilmente diventataparte della sponda ostigliese, ma le opere diarginatura a protezione dei paesi di Ostiglia eRevere hanno “bloccato” queste modificazio-ni, lasciando all’isola una forma di fuso stabi-le nel tempo. Il fiume, tuttavia, ne modella con-

tinuamente le sponde, depositando, erodendoe ridepositando i banchi sabbiosi periferici.

1.2 Paesaggio vegetale

Isola Boschina rappresenta uno dei lembi re-litti di bosco planiziale, habitat che in passatocostituiva l’elemento dominante del paesaggiopadano lungo i fiumi. L’importanza di preser-varne la struttura è dovuta proprio alla relati-va rarità e alla possibilità di mantenere un mo-dello di riferimento per programmi di ricostru-zione ambientale di un’area fluviale più vasta.Il bosco è formato da Quercia farnia, Pioppobianco e nero che vanno a costituire lo stratodominante, alto fino a quaranta metri. Pocosotto si collocano altre essenze arboree e arbu-stive Numerosi sono i rampicanti e ben strut-turato appare anche il sottobosco, il che con-ferisce relativa stabilità al sistema soprattuttocontro le intrusioni a opera di specie esotiche.Nelle parti più basse dell’isola, poste lungo ilperimetro e nella punta a valle si estende in-vece il saliceto, costituito prevalentemente da

Particolare del bosco maturo (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Habitat della Direttiva 92/43/CEE

Codice Habitat Copertura (%)

91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)

14

91F0 Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis, Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris). 43

Salice bianco nel quale si è diffuso negli ultimianni lo Zucchino americano, pianta infestanteche può compromettere notevolmente la vita-lità del bosco.

1.3 Habitat di interesse comunitario

Nelle parti più basse dell’isola, poste lungo ilperimetro e nella punta a valle sono presentiforeste igrofile del Salicion albae (Cod. 91E0),costituite prevalentemente da Salice bianco ac-compagnato dal Rovo e dall’Ortica. L’habitatpresenta evidenti segni di senescenza dovutiprobabilmente al cambiamento delle condizio-ni ecologiche, ai processi di sedimentazione

fluviale e all’abbassamento della falda; si notainfatti una totale assenza di rinnovamento daparte del Salice bianco, accompagnata dallamassiccia presenza dello Zucchino americanonello strato erbaceo e dalla diffusione dellaRobinia nello strato arboreo-arbustivo. Nellaparte centrale e settentrionale del Sito di Im-portanza Comunitaria sono presenti boschi adalto fusto o a ceduo composto, mesofili-mesoigrofili (Cod 91F0), con strato arboreodella fitocenosi costituito da Quercia farnia,Pioppo bianco e Pioppo nero, con esemplariche possono raggiungereanche i quaranta me-tri di altezza. Poco sotto si collocano l’Olmo,

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

l’Acero campestre, il Ciliegio e il Frassinoossifillo; un elemento di degrado, soprattuttonelle zone marginali dell’area, è la presenzadella Robinia. Lo strato alto arbustivo è rap-presentato quasi esclusivamente dal Sambu-co, al quale si accompagnano talvolta Bianco-spini americani e soprattutto Gelsi inselvati-chiti, a testimonianza di antiche coltivazionifinalizzate all’allevamento del baco da seta. Trai bassi arbusti vanno ricordati il Biancospino,il Sanguinello e il Ligustro. Numerosi sono an-che i rampicanti: oltre all’Edera, che si arram-pica fino agli strati più alti del bosco, è possi-bile rinvenire la Vitalba, il Caprifoglio e, neglispazi più aperti, il Luppolo. Nel sottobosco fio-risce alla fine dell’inverno la delicata Violetta,a cui succedono in seguito la Parietaria el’Attaccaveste. L’Habitat, presente all’inizio de-

gli anni Ottanta su soli otto ettari,è stato ed è tuttora oggetto di rico-struzione forestale man mano chei pioppeti (che prima interessava-no gran parte dell’area) terminanoil ciclo produttivo.

1.4 L’ambiente umano

A seguito della relativa stabilitàdelle dinamiche fluviali, presso gliattuali Ostiglia e Revere, paesi af-facciati sul Po, i Romani ritennerodi fissare approdi sicuri lungo unadelle più importanti strade deltempo, la via Claudia Augusta,diretta Oltralpe attraverso la valledell’Adige e il Brennero. Neglianni Settanta sono stati rinvenutisulla Boschina resti di alcuni edi-fici romani adibiti al culto dei mor-ti. L’isola risulta appartenere nelSeicento alla Mensa Vescovile diMantova, cui venivano assegnateper millenaria concessione impe-riale le isole fluviali di nuova for-mazione. L’istituzione ecclesiasti-ca a partire dalla fine del XVII se-colo la affidò in “feudo onorifico”a diverse famiglie nobili mantova-

ne, tra le quali i Gonzaga di Vescovato, iMainoldi e, infine, i Nonio, che successivamen-te ne acquisirono la proprietà. L’area passò dimano in mano fino alla morte del generaleDandolo Battaglini, che la lasciò nel 1968 al-l’Opera Pia Ospedale Civile di Ostiglia. Neglianni Settanta fu di Gian Battista Meneghini,già marito del celebre soprano Maria Callas.Venne successivamente acquistata da commer-cianti di legname modenesi per poi passare,nel 1987, alla proprietà regionale. Al momen-to dell’istituzione della Riserva Naturale l’isolaBoschina appariva fortemente depauperata delsuo patrimonio forestale. In realtà il paesag-gio era sempre stato caratterizzato da una me-scolanza tra aree boscate e spazi agricoli. Findalle sue origini infatti l’isola venne coltivatanella sua parte centrale, e difesa dalle piene

Scorcio dell’isola, durante una fase di piena (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

Specie Nome italiano Fenologia

Alcedo atthis Martin pescatore SB Ciconia nigra Cicogna nera M Circus cyaneus Albanella reale W Circus pygargus Albanella minore M Egretta alba Airone bianco maggiore W Egretta garzetta Garzetta M Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia M Lanius collurio Averla piccola M Milvus migrans Nibbio bruno MB Nycticorax nycticorax Nitticora M Pandion haliaetus Falco pescatore M Philomachus pugnax Combattente M Pluvialis apricaria Piviere dorato M Sterna albifrons Fraticello M Sterna hirundo Sterna comune M Tringa glareola Piro piro boschereccio M

Specie Nome italiano Allegati

Lycaena dispar Licena delle paludi II, IV Rana latastei Rana di Lataste II, IV Triturus carnifex Tritone crestato italiano II, IV

del Po da una serie di arginelli ancora visibili.Nel secondo dopoguerra si è diffusa anchesulla Boschina la coltivazione del pioppo, percui molte aree boschive vennero trasformatein impianti legnosi. Nei primi anni Settanta an-che le superfici agricole lasciarono il posto aipioppeti. La Boschina rischiava di trasformar-si in una sola grande distesa di pioppi euroa-mericani, sorte già toccata a molte altre areegolenali ed isole fluviali. L’inversione di ten-denza s’è avuta all’inizio degli anni Ottanta,proprio in concomitanza con l’istituzione del-la Riserva Naturale avvenuta anche gra-zie all’intenso lavoro di sensibilizzazionedella locale sezione di Italia Nostra. I re-sidui boschi naturali (ne erano rimastisolo otto ettari) sono stati il riferimentoper l’avvio di un processo di ricostituzio-ne forestale effettuato gradualmente, manmano che i pioppeti, giunti a fine turno, veni-vano eliminati.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comunitario (All. IDir. Uccelli; All. II Dir. Habitat)

L’isola costituisce un importante punto di

passaggio, di sosta e di alimen-tazione per numerose specie or-nitiche. Tra i rapaci, è segnalatala presenza del Falco pescatore edelle Albanelle reale e minore. Damarzo a settembre, ovvero du-rante il periodo riproduttivo, nonè difficile scorgere la nera sago-ma del Nibbio bruno che ha scel-to proprio l’isola Boschina qualesito di nidificazione. Non mostra-no tale preferenza gli ardeidi (Ai-rone bianco maggiore, Garzetta,Nitticora), che tuttavia frequen-ta ai fini trofici le aree limitrofealla Riserva e, in particolare, isabbioni nei pressi del guado edel ramo mezzano. Sulle rive sco-scese dell’isola, all’interno di pic-

cole gallerie a picco sull’acqua, si trovano i nididel Martin pescatore. Nelle porzioni sabbiosee lungo il corso principale del Po possono es-sere avvistati la Sterna e il Fraticello oltre adalcuni trampolieri, tra cui il Cavaliere d’Italiae il Combattente.Tra gli anfibi, potenzialmente presenti nel sitosono la rossiccia Rana di Lataste e, negli am-bienti più riparati dal sole e umidi il Tritonecrestato italiano. Tra gli invertebrati, le raduresono adatte al volo della Licena delle paludi(Lycaena dispar).

2.2 Altre specie importanti

Tra gli uccelli, interessante è la presenza di spe-cie legate agli ambienti boschivi, tra i qualisono udibili il Picchio rosso maggiore e il Pic-chio verde oltre a diversi uccelli silvani, dalcomunissimo Merlo alla Capinera, dai Luì pic-colo e verde alle numerose Cince. Interessan-te è la presenza della Tortora selvatica e dellaGhiandaia. Negli spazi aperti alternativamente

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

volteggiano e si posano sull’acqua i Gabbianicomune e reale, mentre nelle porzioni umidesi procacciano il cibo l’Airone cenerino e laCannaiola verdognola. Tra i rapaci, sono pre-senti la Poiana, il Lodolaio, lo Sparviere e, inattività nelle ore notturne, l’Allocco, il Barba-gianni e il Gufo comune. I mammiferi anno-verano alcune specie di carnivori, tra cui laDonnola e la Faina. Tra gli insettivori, oltre alcomune Riccio europeo, sono presenti i piùelusivi Mustiolo, Crocidura mi-nore e Toporagno d’acqua; tra iroditori si citano il Moscardinoe il Topolino delle risaie. Al ca-lar del buio compaiono alcunichirotteri, tra cui il Serotino co-mune, la Nottola e i Pipistrellialbolimbato e di Savi. Il sito èpotenzialmente idoneo per spe-cie con valenza ecologica moltoampia, mobili e che possono fa-cilmente attraversare un corsod’acqua, soprattutto in condizio-ni di portata minima. Tra gli an-fibi un comportamento tipica-mente arboricolo è tenuto dallaRaganella italiana. Nelle porzio-ni boschive può essere avvistato,con un po’ di fortuna, il Rospo

comune mentre presumibilmente lo-calizzato nei pressi dei pochi fabbri-cati presenti nell’area è il Rospo sme-raldino, accompagnato tra i rettilidalla Lucertola muraiola e dal Ra-marro occidentale. Lungo i corpiidrici svolge l’attività di caccia laNatrice dal collare. Tra gli invertebra-ti si segnalano numerose specie diOdonati (libellule e damigelle).

3. PROTEZIONE E CONSERVAZIONE

3.1 Stato di conservazione

Il sito è contraddistinto da un am-biente naturale la cui peculiarità èlegata alle formazioni boschive. La

distribuzione verticale dei vari strati di vege-tazione appare conforme a quella di analogheformazioni forestali padane alluvionali, conalberi a forte sviluppo in altezza, ma le cuichiome raramente si toccano e con uno stratoalto arbustivo compatto, al quale va imputatogran parte del forte ombreggiamento del sot-tobosco. Le specie esotiche, pur presenti, sem-brano essere ben contenute nel loro sviluppodalla componente naturale del bosco ove essa

Licena delle paludi in fase di riposo (foto Luigi Andena).

Combattente, piccolo trampoliere in attività trofica (foto Luigi Andena).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

si presenta, per superfici sufficientemente este-se, compatta e ben equilibrata. Le prospettivedi conservazione delle caratteristiche del sitosono buone; la parte meridionale dell’area nonoccupata dal saliceto è stata infatti interessatada un ulteriore intervento di recupero foresta-le con messa a dimora delle specie tipiche delbosco planiziale. L’habitat mesoigrofilo, sullungo periodo, dovrebbe inoltre sostituire, al-meno nelle parti meno periferiche del SIC, lefitocenosi a Saliceto. Un fattore che potrebbebloccare la naturale successione vegetaziona-le, che vede il bosco planiziale come stadioclimacico, potrebbe essere la colonizzazionedelle aree degradate del saliceto da parte del-la Robinia. Tra i fattori di vulnerabilità, è dasottolineare come recentemente si sia osservatoun processo erosivo non indifferente sullapunta dell’isola e, per compenso, un processodi sedimentazione in coda, dovuto probabil-mente alle modificazioni delle condizioniidrauliche del Po, sia locali, sia generali, che sisono verificate negli ultimi anni, come la rea-lizzazione di un terrapieno di collegamento tral’isola e la terra che ha in parte modificato l’an-damento della corrente e l’estrazione di sab-bia avvenuta a inizio anni Sessanta nel trattosubito a monte dell’isola. Una grande atten-zione deve sempre essere prestata nella rea-lizzazione delle opere idrauliche o manufatti;l’equilibrio che si è creato è quanto mai preca-rio e modificandolo si potrebbe aggravare ilpresente e vistoso fenomeno di erosione cheha intaccato la sponda destra e, probabilmen-te, crearne altri.

3.2 Stato di protezione

Isola Boschina è Riserva Naturale ai sensi del-la D.C.R. n. 1966 del 6 marzo 1985.

4. FRUIBILITÀ

L’isola è raggiungibile a piedi attraverso unguado durante i periodi di magra del Po, op-pure tramite imbarcazione. Nel SIC è presen-te un itinerario informativo autoguidato, do-tato di un sistema di pannelli didattici che ac-

compagna il visitatore alla conoscenza del pa-trimonio naturalistico dell’area lungo un per-corso attrezzato. Le visite di gruppi superioria 20 persone devono essere autorizzate dallaDirezione della Riserva.Tra le peculiarità dell’Isola, è da citare la pre-senza di tre monumenti naturali, ossia alberidi particolare pregio estetico, culturale ebiogenetico tra i quali è compreso un piopponero americano (Populus deltoides) che potreb-be essere uno dei primi introdotti sul suolo ita-liano nei primi anni del Novecento, ai primordidella pioppicoltura specializzata.Oltre all’osservazione degli aspetti naturalisti-ci, merita una visita la cosiddetta “corte”, uninteressante nucleo edilizio costituito da unavilla in stile neoclassico, un fabbricato ruralecon lungo porticato (barchessa) ed una picco-la struttura multifunzionale con forno, colom-baia, conigliera, porcilaia e pollaio, corredata

Corte in fase di ristrutturazione (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

da una piccola meridiana. Le costruzioni sonodisposte sui tre lati di una caratteristica aia inmattoni. La corte è stata edificata alla fine delXIX secolo, nel punto più elevato dell’isola, suun preesistente fabbricato rurale. L’attività difruizione delle bellezze naturalistiche dell’isolasi accompagna alla trasmissione dei valori cul-turali ed ecologici, attraverso le attività di edu-cazione ambientale svolte periodicamente acura di ERSAF e dei volontari del Gruppo At-tivo WWF Basso Mantovano.Per informazioni: ERSAF - Direzione della Ri-serva Naturale - via Carpaneta, 7 - 46030Bigarello - tel. 0376 457321; Gruppo AttivoWWF Basso Mantovano - Via Ghinosi, 41 -46035 Ostiglia - Tel. 0386 32511.Nelle vicinanze dell’Isola è interessante am-mirare i reperti archeologici che il Po ha con-segnato nuovamente all’uomo, raccolti da ap-passionati appartenenti al Gruppo Archeolo-gico Ostigliense in accordo con la Sovrinten-denza Archeologica. Occorre sapere che Osti-glia è sorta su di un villaggio dell’Età del Bron-zo e che tutto il territorio circostante è ricchis-simo di testimonianze del passato lontano apartire dal Mesoliti-co, per cui rilevante èil patrimonio storicovelato e talvolta sco-perto dal grande Fiu-me e dalla sua valle.Il materiale raccolto èesposto nel MuseoArcheologico Osti-gliese, ospitato nellanuova sede di palaz-zo Foglia assieme al-la Biblioteca Musica-le Greggiati e alla bi-blioteca comunale diOstiglia. Il museo èaperto al pubblico eal suo interno vienesvolto un qualificatoservizio di visite gui-date per scolareschee gruppi di turisti. Le

visite guidate possono essere concordate tele-fonando al numero 0386 32476.

5. GESTIONE DEL SIC

Il Piano di Gestione dell’area, recentemente ap-provato dalla Regione Lombardia, prevede nu-merosi interventi tra cui la conservazione e l’in-cremento della componente di legno morto, ilcontenimento delle specie esotiche legnose el’imboschimento delle aree scoperte finalizzatoalla ricostruzione della foresta naturale plani-ziale o di stadi dinamici a essa preparatori.Sono inoltre incentivate la sperimentazione ditecniche forestali e la fruizione controllata delterritorio a fini scientifici e didattico ricreati-vi. Nel 2005 la Riserva Naturale è rientrata nel-l’ambito dell’Accordo di Programma finaliz-zato alla valorizzazione culturale, turistica eambientale del territorio dei comuni di Osti-glia e Revere, con la previsione del restauroconservativo della villa ottocentesca sull’IsolaBoschina volto a realizzare un Centro Studidella flora spontanea, ossia un laboratorioapplicativo dei percorsi espositivi del Museodella Farmacopea di Ostiglia e del Museo del

Contrasto tra la naturalità dell’Isola e i segni antropici (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Po di Revere.

6. BIBLIOGRAFIA

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante degliuccelli nidificanti nella “bassa” pianura lombar-da (Italia Settentrionale). Natura Bresciana.Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34: 41-120.

Fasola, M. Villa, M. e Canova, L. (2003). Le zoneumide. Colonie di aironi e biodiversità nella

pianura lombarda. Regione Lombardia e Pro-vincia di Pavia: 142 pp.

Provincia di Mantova, ERSAF e Pro Loco Osti-glia. La Boschina. Un’isola in mezzo al Po. Pro-vincia di Mantova.

Provincia di Mantova (2001). Rapporto sullostato dell’ambiente nel territorio mantovano.Provincia di Mantova: 114-144.

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

VALLAZZASIC IT20B0010

Il SIC “Vallazza” funge, nei periodi di piena, da cassa di espansionedelle acque del Mincio; proprio grazie alle periodiche sommersioni

è possibile la conservazione dei caratteri di zona palustre.

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 10 49 52 – Latit. 45 07 44

16 (min) – 28 (max)

529,72 ettari

Mantova, Virgilio

CTR Lombardia 1:10.000 E7c4, E7c5, E7d4, E7d5

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Consorzio Parco del Mincio

In parte privata, in parte pubblica

Dati generali

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

Il sistema lacustre di Mantova, di cui laVallazza fa parte, si comporta come unagigantesca cassa di espansione delle ac-que del Mincio, quando il fiume deveassorbire il rigurgito delle piene del Po.I vasti cariceti e le fasce di boschi riparivengono temporaneamente sommersidall’acqua riuscendo, proprio graziealla periodicità delle inondazioni, amantenere la loro fisionomia. Si puòritenere che l’ampia estensione dellaVallazza sia di antichissime origini. Unadelle attività antropiche che ha determinatol’attuale assetto delle zona fu la passata esca-vazione di argille, che ha lasciato all’internodella valle fluviale numerosi laghetti isolati oraggruppati, spesso in comunicazione direttacon il Mincio. Il naturale bacino di alimenta-zione, che costituisce la fonte dei materiali di-spersi sul livello principale della pianura, èdato dagli accumuli morenici glaciali dellacerchia del Garda e da altri materiali eteroge-nei rimaneggiati e convogliati dal Mincio. Lealluvioni del Mincio nelle zone adiacenti la ri-serva sono, dal punto di vista granulometric,sabbioso-limose e talora argillose. Nella partepiù meridionale l’area compresa all’interno delParco del Mincio viene a contatto con le allu-vioni del Po, che presentano paragenesi mine-ralogica diversa, poiché provengono dal baci-no alpino centro-occidentale. Nel territorio del-la Riserva, poiché il Mincio forma un bacinod’acqua molto esteso con velocità di deflussominore, si è instaurata una sedimentazione oralimoso-argillosa ora torbosa.

1.2 Paesaggio vegetale

Fortemente condizionata e modificata dai si-stemi di regolazione del flusso delle acque edalla presenza della zona industriale dellaValdaro, dalla pesca e dalla navigazione, la ve-getazione è quella tipica di ambienti umidi, cui

si associano specie antropofile e ruderali aimargini delle cave e nei terreni coltivati a piop-peto. La vegetazione acquatica è caratterizza-ta da isole galleggianti di Ninfea bianca e Nan-nufaro giallo. L’intensa attività trofica dellenutrie sembrerebbe aver contribuito alla ridu-zione del Limnantemio e della Castagna d’ac-qua. La vegetazione della linea di costa com-prende la Cannuccia palustre, il Calamo aro-matico, alcune specie di Carice e le Mazzasor-de o Tife. Estesi fragmiteti e importanti cariceti(entro cui talvolta si inseriscono i Salici biancoe grigio) si rinvengono in prevalenza nellazona della Valdaro. La vegetazione ripariacomprende alberi e arbusti di Salice bianco eOlmo campestre; si osservano inoltre fasceresiduali di specie arbustive/erbacee tipichedelle porzioni più umide quali Cannucce pa-lustri, Carici e Iris gialli. Sono presenti inoltresporadici Pioppi residui di precedenti coltiva-zioni e l’infestante Falso indaco. Le spondedelle cave e dei canaletti di scolo sono più di-versificate, comprendendo le specie sopra ri-portate cui si aggiungono gli Equiseti ed altrespecie di Salici. I pioppeti, in genere di scarsovalore ecologico, hanno un notevole impattosull’area a seguito della loro estensione.A seconda del tipo di lavorazione il suolo cheli contraddistingue può essere nudo o vicever-sa caratterizzato da sottobosco spontaneo dierbe palustri. La vegetazione degli argini com-

Particolare della Vallazza (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Habitat della Direttiva 92/43/CEECodice Habitat Copertura (%)

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition 4

3270 Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p. <1

91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion-incanae, Salicion albae) 8

92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 1

prende varie specie tipiche degli ambienti ari-di e degli incolti oltre ad arbusti (prevalente-mente Falso indaco ma anche Salice bianco)talvolta in grado di formare siepi fitte e com-plesse.

1.3 Habitat di interesse comunitario

Gli Habitat di interesse conservazionisticosono tutti legati agli ambienti umidi. In diffe-renti porzioni, collocate prevalentemente insponda sinistra orografica del fiume Mincio,sono presenti alcuni saliceti (Cod. 91E0). Due

sono i nuclei più significativi: il primo è rinve-nibile nell’angolo a nord est del SIC ed è quasiesclusivamente composto da Salice bianco, acostituire una formazione assai aperta, carat-terizzata da numerose radure occupate in pre-valenza da elofite. È evidente la senescenzadel popolamento: sono infatti numerosi i sali-ci schiantati al suolo; inoltre, se in alcune areesembra possibile il rinnovamento dello stratoarboreo per la presenza di individui più gio-vani, in altre tale fenomeno è impedito dalFalso indaco. Si nota inoltre come nelle parti

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

marginali del popolamento risulti presente inmaniera massiccia anche lo Zucchino ameri-cano; il secondo nucleo è presente in localitàValdaro ed è talmente fitto da impedire, nelsottobosco, una penetrazione di luce adegua-ta a garantire lo sviluppo delle specie erbacee,che crescono soprattutto nella tarda primave-ra formando popolamenti tanto densi quantoeffimeri, per lo più monospecifici. Accanto allecomunità sopra descritte, possono affiancarsioccasionalmente sottili fasce riconducibili alleforeste a galleria di Salice bianco e Pioppo bian-co (Cod. 92A0).Nei terreni umidi delle cosiddette “Valli” elungo il corso del Mincio, a contatto con i frag-miteti, si sviluppano formazioni igrofile a Sa-lice grigio il cui strato arbustivo è costituitodalla sola specie che determina la denomina-zione dell’habitat, mentre lo strato erbaceo ècaratterizzato dalla presenza di Cannuccia eFelce palustre. Altre specie accompagnatricisono la Lenticchia d’acqua e l’Erba sega; benrappresentate sono anche le Carici. Queste ul-time riescono inoltre ad occupare zone di for-ma allungata nelle radure presenti all’interno

del saliceto a Nord-Est dell’area e ai bordi deicorpi d’acqua, soprattutto in sinistra idrogra-fica del Mincio, associandosi solitamente alfragmiteto. Intorno ai chiari in avanzato statodi interramento si sviluppa una vegetazionepioniera, annuale e nitrofila, delle alleanze Che-nopodion rubri p.p. e Bidention p.p. (Cod. 3270).In primavera e agli inizi dell’estate l’habitat,solitamente associato al fragmiteto che lo cir-conda dalla parte opposta rispetto all’acqua li-bera, appare come un affioramento fangosoprivo di vegetazione in quanto questa si svi-luppa tardivamente e rappresenta la primafase della successione vegetazionale che, in as-senza di disturbo, evolverebbe verso la forma-zione dei saliceti arbustivi e arborei. Le speciecaratteristiche sono la Forbicina, il Poligononodoso e la Salterella o Persicaria.La vegetazione più strettamente acquaticacomprende il lemneto (Cod. 3150), molto dif-fuso nelle zone a più lento scorrimento delMincio, soprattutto lungo i suoi argini, neglispecchi d’acqua presenti in destra e sinistraidrografica del fiume e in alcuni canali che at-traversano il SIC e le cui specie caratteristiche

sono la Lenticchia d’acqua,l’Erba pesce, il Morso dirana, il Limnantemio ed ilCeratofillo. L’elemento pa-esaggisticamente più rile-vante della Riserva Natu-rale della Vallazza è sicu-ramente costituito dai fittipopolamenti a Nannufarogiallo e Ninfea bianca, cuisi associano con una certafrequenza la Lenticchiad’acqua, la Cannuccia pa-lustre, Il Ceratofillo e laLente d’acqua maggiore.Le cenosi occupano un’am-pia superficie delle acquelibere nell’allargamento indestra idrografica del Min-cio che si apre nella partecentro-settentrionale delSIC. A tale habitat è spes-so associata una comunitàFascia perifluviale in periodo primaverile (foto Simone Rossi).

Page 76: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

74

ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

di idrofite ancorate sul fondo la cui specie ca-ratterizzante è la Castagna d’acqua.

1.4 L’ambiente umano

La Riserva è caratterizzata da un ampio spec-chio lacustre, ideale continuazione e comple-mento del lago Inferiore. Sono inoltre presen-ti numerosi stagni, resti di un’intensa attivitàestrattiva di argilla, continuata fino a ben ol-tre la metà del XX secolo e la cui importanzanaturalistica è in stretta dipendenza dalle di-verse modalità di escavazione. Alcuni bacinipossiedono rive con conformazione verticalee acqua profonda fino ai bordi. Questa è la si-tuazione naturalisticamente meno valida, per-ché limita la formazione di vegetazione igro-fila emergente (fragmiteto, tifeto e scirpeto) at-torno all’acqua; difficile o quasi impossibile di-venta anche la pesca per molte specie di uc-celli. Laddove invece non è stato possibileottimizzare l’escavazione per i limiti impostidalle difficoltà di accesso e dai mezzi utilizza-ti, l’asportazione di argilla è avvenuta in modo

molto discontinuo e irregolare e le rive sonorimaste in vari punti degradanti; la difficoltàdi prelievo ha lasciato promontori, lingue diterra e anse, e la spontanea colonizzazione aopera della vegetazione ha ricreato ambientinaturali anche di notevole interesse. Al centrodella Riserva, dove il restringimento della zonavalliva è più evidente, è posto uno sbarramento(o chiusa), che ha il compito di impedire chele acque del Po, risalendo lungo il Mincio,giungano fino ai laghi mettendo in pericolo lacittà di Mantova. Esso viene chiuso in coinci-denza delle maggiori piene del Po e in tali pe-riodi la Vallazza funziona come cassa di espan-sione del Mincio. I terreni emersi, ai lati delfiume, vallivi ma in gran parte coperti da piop-peto, possono pertanto venire coperti da unostrato di acque. L’altitudine media di tali ter-reni è di 16-18 m s.l.m., mentre la sommitàdegli argini si trova a 23-24 m s.l.m. Le acquesono mantenute a una quota media di 14,4 ms.l.m., ma durante le piene del Po possono in-nalzarsi anche di 6-7 metri. Sono proprio le pe-

Le dinamiche del SIC sono influenzate dalla presenza della città di Mantova (foto Parco del Mincio).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEESpecie Nome italiano Fenologia

Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo W Alcedo atthis Martin pescatore SB Aquila clanga Aquila anatraia maggiore W Ardea purpurea Airone rosso MB Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto MB Aythya nyroca Moretta tabaccata MW Botaurus stellaris Tarabuso W Chlidonias niger Mignattino MB Circus aeruginosus Falco di palude MW Circus cyaneus Albanella reale MW Circus pygargus Albanella minore M Egretta alba Airone bianco maggiore W Egretta garzetta Garzetta MBW Falco columbarius Smeriglio MW Falco peregrinus Falco pellegrino SB Hieraaetus pennatus Aquila minore M Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia MB Ixobrychus minutus Tarabusino MB Lanius collurio Averla piccola MB Luscinia svecica Pettazzurro M Mergus albellus Pesciaiola MW Milvus migrans Nibbio bruno MB Nycticorax nycticorax Nitticora MB Pandion haliaetus Falco pescatore M Philomachus pugnax Combattente M Platalea leucorodia Spatola M Plegadis falcinellus Mignattaio M Pluvialis apricaria Piviere dorato M Porzana porzana Voltolino M Sterna albifrons Fraticello M Sterna hirundo Sterna comune MB Tringa glareola Piro piro boschereccio M

riodiche sommersioni che consentono allaVallazza di conservare, nonostante la continuaazione antropica tesa ad una sempre più ac-centuata bonifica, le sue caratteristiche di zonapalustre. Dal punto di vista della navigazio-ne, l’area della Vallazza è caratterizzata dallapresenza di una zona portuale da dove parto-no grosse navi commerciali, la cuiinfluenza sugli ecosistemi del SICnon è trascurabile.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comu-nitario (All. I dir. Uccelli; All.II dir. Habitat)

La zona umida è di elevato valo-re naturalistico in quanto é sedetradizionale di consistenti coloniedi ardeidi gregari tra cui la Nitti-cora, la Garzetta, la Sgarza ciuf-fetto e l’Airone rosso; più solita-rio è il Tarabusino. Molto interes-sante è la presenza a scopo ripro-duttivo della Sterna comune e delraro Mignattino oltre che del Ca-valiere d’Italia, occasionale nidi-ficante, della Averla piccola e delNibbio bruno. Tra le specie stan-ziali, buona è la presenza delMartin pescatore. La tranquillitàinvernale dell’area funge da ri-chiamo per numerosi svernantitra cui il Forapaglie castagnolo, laMoretta tabaccata, il Tarabuso,l’Airone bianco maggiore e, tra irapaci, il Falco di Palude,l’Albanella reale e lo Smeriglio.Tra i rettili, è presente la Testug-gine palustre europea mentre tragli anfibi è relativamente consi-stente la popolazione della Rana di Lataste; neipressi di ambienti acquatici tranquilli e pove-ri di pesci può trovare l’ambiente riproduttivoideale il Tritone crestato italiano. L’asta princi-pale del Mincio ospita, pur in forte contrazio-

ne numerica, la Savetta, il Pigo e la Lasca. Lapopolazione di Barbo comune andrebbe pre-sumibilmente investigata in modo approfon-dito in quanto in situazioni analoghe a quellain oggetto è stata completamente soppiantatadall’esotico Barbo d’oltralpe. Oltre alle speciepotamali di cui sopra, sono presenti nell’area

alcuni grandi migratori, tra i quali la Cheppiapuò formare branchi di rilevanti dimensioninel tentativo (infruttuoso per la presenza disbarramenti invalicabili) di risalire il Mincioattraversando i laghi di Mantova mentre le due

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

specie autoctone di Storione sono a forte ri-schio di estinzione a seguito delle alterazionidegli habitat acquatici, la prima delle quali èproprio legata alla frammentazione fluvialeper cause antropiche (presenza di dighe).

2.2 Altre specie importanti

Dal punto di vista ornitologico, l’area offrespettacoli faunistici incredibili. L’Airone cene-rino nidifica con centinaia di coppie. Migliaiadi individui appartenenti alla famiglia deglianatidi (principalmente Germano reale eAlzavola) e dei rallidi (Folaga e Gallinella d’ac-qua), oltre a centinaia di Pavoncelle e di Gab-biani comuni svernano nell’area. Le specielimicole trovano estesi terreni umidi a panta-no. I canneti e i cariceti ospitano specie inte-

ressanti come il Forapaglie, laSalciaiola, la Cutrettola, la Canna-iola e la Cannaiola verdognola. Lavegetazione igrofila arborea dellaVallazza ospita un numero rilevan-te di nidi di Pendolino. Tra i rapaci,svolgono un importante ruolo eco-logico nel sistema la Poiana, lo Spar-viere e il Lodolaio. Tra i mammife-ri, oltre a qualche predatore comela Faina è importante la componen-te microteriologica, che annoveraspecie quali la Crocidura minore, ilMustiolo, il Moscardino ed il Topo-

lino delle risaie. Tra i Chirotteri sono presentii Pipistrelli albolimbato e di Savi, il Serotinocomune e il Vespertilio di Daubenton. Tra i ret-tili, una osservazione costante e prolungata po-trebbe consentire l’avvistamento dell’Orbetti-no. Più comuni e facilmente rinvenibili sonola Natrice dal collare, il Biacco, il Ramarro oc-cidentale e la Lucertola muraiola. Importanterappresentante del gruppo degli anfibi è laRana dalmatina, il cui areale sembrerebbe incontrazione in ambito planiziale. Altre specieappartenenti alla batracofauna del SIC sono ilRospo smeraldino e la Raganella italiana. Lecomunità ittiche risentono negativamente dellaespansione dei pesci esotici. Tra gli invertebra-ti, è confermata la presenza del molluscobivalve Unio elongatulus oltre che di diversespecie di odonati. A livello floristico è possibi-

le citare alcune emergenze, tra cui l’Ibiscodi palude (Hibiscus palustris), la Campa-nella maggiore (Leucojum aestivum), l’Irisgiallo (Iris pseudacorus), l’Aglio dei rospi(Allium angolosum), il Giacinto romano(Bellevalia romana) e la Viola maggiore (Vi-ola elatior).

3. PROTEZIONE E CONSERVAZIONE

3.1 Stato di conservazione

La zona umida e le particolarità che la con-traddistinguono sono elementi di elevatopregio. Molto interessanti sono i cosiddet-

Specie Nome italiano Allegati

Acipenser naccarii Storione cobice II, IV

Acipenser sturio Storione comune II, IV

Alosa fallax Cheppia II Barbus plebejus Barbo comune II Chondrostoma genei Lasca II Chondrostoma soetta Savetta II Cobitis taenia Cobite comune II Emys orbicularis Testuggine palustre europea II, IV Rana latastei Rana di Lataste II, IV Rutilis pigus Pigo II Triturus carnifex Tritone crestato italiano II, IV

Mignattino in volo (foto Luigi Andena).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Sgarza ciuffetto tra la vegetazione acquatica (foto Luigi Andena).

Cheppia, specie migratrice proveniente dal Mare Adriatico (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

ti pantani, legati alle periodiche inondazionidelle porzioni limitrofe al corso principale delMincio, indispensabili per la sosta e l’alimen-tazione degli uccelli limicoli che soprattuttodurante le migrazioni compaiono in numeroconsiderevole nel SIC. Questi “pantani” per-mangono solo grazie ai periodi di lungasommersione dei terreni che, quando riemer-gono, con la loro ricchezza di invertebrati di-ventano ambiente ideale per l’alimentazionedi tali specie.Come molte altre aree di pregio, permangonotuttavia diverse problematiche che mettono arischio la biodiversità del sistema. Nei laghidi Mezzo, Inferiore e nella Vallazza si accen-tuano, rispetto al lago Superiore, i fenomenigià gravi di eutrofizzazione, torbidità, calo diossigeno e i processi di interramento. Partico-larmente marcato è il peso inquinante dellacittà di Mantova, che ancora recapita buonaparte dei reflui nei bacini lacustri e delle aree

industriali attuali e previste (come il porto in-dustriale di Valdaro). Alcuni problemi sonolegati anche alla navigazione, sia per il rischiomateriale di alterare le sponde e distruggere inidi degli uccelli, sia per il disturbo arrecatoche costringe continuamente gli adulti ad al-zarsi in volo. Alcuni habitat, come il nufaretoe soprattutto il cariceto, sono in regressionerispetto alla fine degli anni Ottanta. Una cri-ticità non trascurabile che colpisce tutti icomparti biotici è legata alla diffusione dellespecie esotiche, dai numerosi pesci alloctonialla Rana toro fino alla Nutria, probabile re-sponsabile della rarefazione di molte pianteacquatiche.

3.2 Stato di protezione

La Vallazza è compresa nel perimetro del Par-co del Mincio ed è Riserva Naturale ai sensidella D.C.R. n. V/102 del 24 gennaio 1991.

Ninfea bianca, specie purtroppo in calo all’interno del SIC (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

4. FRUIBILITÀ

La particolarità della Riserva Naturale dellaVallazza è legata alla possibilità di visita at-traverso diversi percorsi a piedi, in bicicletta oin motonave, con il sostegno di esperte guidenaturalistiche. Nel caso di visita con imbarca-zione, il ritrovo dei partecipanti è in genereprevisto a Pietole Vecchia o presso il punto diimbarco delle motonavi di fronte al bellissimoCastello di S. Giorgio a Mantova. La visita puòessere poi estesa agli allevamenti della corteVirgiliana, ai saloni gonzagheschi ed essere in-serita in un percorso culturale. Per informa-zioni occorre rivolgersi all’ufficio turismo delParco del Mincio, al numero telefonico 0376228320, oppure scrivere all’indirizzo [email protected].

5. GESTIONE DEL SIC

La gestione del SIC fa riferimento ai contenutidel Piano Territoriale di Coordinamento delParco del Mincio e a quanto previsto dalla de-libera istitutiva della Riserva Naturale. L’Entegestore, oltre all’ampliamento dei confini ter-

ritoriali dell’area protetta e al relativo azzona-mento e regolamentazione delle attività antro-piche, ha attuato numerosi interventi di con-servazione dell’ambiente quali la gestione deipantani, dei cariceti e dei canneti; il controllodelle specie esotiche; la raccolta e lo smalti-mento dei rifiuti; la gestione della garzaia e leattività di ripristino ambientale quali la riqua-lificazione delle aree agricole, il consolidamen-to e rimodellamento delle sponde fluviali e de-gli specchi d’acqua, la bonifica di discariche.

6. BIBLIOGRAFIA

Bernini, F. Bonini, L. Ferri, V. Gentilli, A.,Razzetti, E. e Scali, S. (2004). Atlante degli An-fibi e dei Rettili della Lombardia. Monografiedi Pianura 5, Cremona: 253 pp.

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante degliuccelli nidificanti nella “bassa” pianura lombar-da (Italia Settentrionale). Natura Bresciana.Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34: 41-120.

Fasola, M. Villa, M. Canova, L. (2003). Le zoneumide. Colonie di aironi e biodiversità nella

Piccola isola fluviale colonizzata dalla vegetazione arborea (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

pianura lombarda. Regione Lombardia e Pro-vincia di Pavia: 142 pp.

GRAIA (2002). Monitoraggio biologico dei fiu-mi della provincia di Mantova. Provincia diMantova: 314 pp.

Melli, M. (1998). La Riserva Naturale La

Vallazza del Parco del Mincio. Caratteristiche,problemi e proposte di gestione. Tesina diecologia applicata. Dipartimento di ScienzeAmbientali, Università degli Studi di Parma.

Provincia di Mantova (2001). Rapporto sullostato dell’ambiente nel territorio mantovano.Provincia di Mantova: 114-144.

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

BOSCO FONTANASIC IT20B0011

Il SIC “Bosco Fontana” è uno dei querco-carpineti meglio conservati dellaPianura Padana. Obiettivo della gestione forestale è il ripristino della

Old growth forest, ovvero della foresta matura nei suoi parametri strutturali.

Foto

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Dati generali

Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 10 44 38 – Latit. 45 12 05

23 (min) – 26 (max)

236,11 ettari

Marmirolo

CTR Lombardia 1:10.000 E7b3, E7c3

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Corpo Forestale dello Stato

Pubblica

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

Il Bosco della Fontana è un residuo di forestaplaniziale, un tempo unito al Parco delleBertone fino ai disboscamenti susseguitisi allafine del 1600. Il nome deriva probabilmentedalla fontana sita nei pressi della palazzinaGonzaga, di cui si ha notizia già in documentidel 1113 d.c. Il SIC è situato in una zona di tran-sizione fra l’alta e la bassa pianura ghiaiosa delmantovano; la prima corrisponde al conoidedi deiezione della valle glaciale del Garda, laseconda si è formata in seguito alle alluvionidei corsi d’acqua postglaciali. La Riserva è per-corsa da piccoli corsi d’acqua, tra i quali il rioBegotta attraversa il bosco da nord ovest a sudest formando il fossato di protezione della pa-lazzina dei Gonzaga. Il rio raccoglie inoltre leacque di due piccole risorgive (Sorgenti SanGiuseppe e Fontana) e alimenta un ambienteumido dalle acque basse, della superficie dicirca 7000 m2, creato artificialmente nel 1998.Vi è poi una rete di fossati di drenaggio tem-

poranei e canali di recente escavazione, che de-limitano alcune sezioni del SIC.

1.2 Paesaggio vegetale

Pur pesantemente sfruttato nel corso dei seco-li per la produzione di legna, il bosco della Fon-tana è ancora oggi uno dei querco-carpinetirelitti meglio conservati della pianura padana.Le querce (Farnia e Cerro) e il Carpino biancosono le specie che lo caratterizzano. A questepiante predominanti si accompagnano spessoAceri campestri, Ciavardelli, Ornielli e Ciliegiselvatici. Il bosco è attraversato da un corsod’acqua principale, il rio Begotta, che contri-buisce a diversificare questo ambiente; lungole sue rive si può, infatti, osservare lo svilup-po di una ricca vegetazione igrofila costituitada Frassini ossifilli e Ontani neri. La fascia ar-bustiva è costituita principalmente da rigoglio-si esemplari di Nocciolo e Sambuco e in tardaestate spiccano, tra il folto del fogliame, i frut-ti rosso vivo del Corniolo e del Biancospino.Nello strato erbaceo, dalla primavera all’au-tunno, si susseguono spendide fioriture diBucaneve, Campanellini, Scille, Anemoni,Polmonarie, Narcisi, Pervinche, Colchici, in unintreccio di spinoso Pungitopo. Ovunque si ar-rampicano l’Edera, la Vitalba e il Tamaro. Al-cune porzioni di bosco, a seguito della deva-stazione operata dalla tromba d’aria del giu-gno 1949, sono state in passato piantumate conspecie esotiche: Quercia rossa, Platano e Nocenero. I monitoraggi della dinamica della vege-tazione hanno individuato nella Quercia rossauna specie fortemente invasiva e purtroppo vin-cente nella competizione con il Carpino biancoe la Farnia, le specie forestali autoctone. Negliultimi anni sono in atto interventi di eradica-zione dell’essenza esotica, il cui legno morto èutilizzato per il supporto degli animali sa-proxilici. Oltre al bosco spicca la presenza, alcentro dell’area, di uno degli ultimi relitti diprateria “antica” presenti nel mantovano, daconsiderarsi quale habitat strettamente comple-mentare alla foresta per la tutela della biodi-versità. Tale ambiente ha visto dapprima (1966)l’abbandono del pascolo bovino; in seguito èSuggestiva ramificazione (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Habitat della Direttiva 92/43/CEECodice Habitat Copertura (%)

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition <1

3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batrachion <1

9160 Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'Europa Centrale del Carpinion betuli

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91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno- Padion, Alnion-incanae, Salicion albae) 11

stato attuato un modello di gestione che preve-deva un unico sfalcio annuale e infine, dal 2005,è stato applicato uno schema di sfalcio a rota-zione adatto a garantire la presenza continuadella cosiddetta “struttura a erbe alte”.

1.3 Habitat di interesse comunitario

Il SIC è caratterizzato da un esteso bosco (Cod.9160), schematicamente suddivisibile in duesottoassociazioni di cui una situata nella par-te centro-meridionale caratterizzata dall’ab-

bondanza di Carpino bianco, Pervinca, Cen-tocchio comune e Convolvolo nero; l’altra ca-ratterizzata dalla cospicua presenza del Cerro,concentrata soprattutto nella porzione più set-tentrionale del bosco, che man mano si riducesino a scomparire nella zona più meridionalesostituito dalla Farnia. Il Cerro, insieme all’Or-niello, al Ciavardello, al Corniolo e alla Violamammola, contribuisce a dare alla vegetazio-ne di alcuni tratti del bosco un diverso aspet-to, più xerofilo rispetto alle normali situazioniche si possono riscontrare nei popolamenti

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

forestali planiziali padani. La struttura verti-cale della foresta è caratterizzata da due stratiprincipali: uno più alto, dominante, formatodalla Quercia farnia, che raggiunge un’altezzadi circa 30 m e uno sottostante, formato dalCarpino bianco, che si attesta invece a circa 20m. Si tratta di una struttura semplificata, eredi-tata dall’applicazione del governo a ceduo com-posto, caratteristico dei querco-carpineti plani-ziali. Al di sotto di questi piani vegeta un fittosottobosco composto essenzialmente da Noc-ciolo, Corniolo, Sanguinello, Sambuco, Palle dineve, Ligustro, Cappello di prete e Biancospi-no. Nello strato erbaceo domina quasi ovun-que il Pungitopo. Lo stato di conservazionedell’habitat è eccellente. Nelle aree più umideinterne al bosco e in quelle lungo i corsi d’ac-

qua è presente una associazio-ne (Cod. 91E0) a dominanza diOntano nero da una parte e diFrassino ossifillo dall’altra; nelprimo si trovano come speciedifferenziali il Campanellino, ilPalle di neve, il Rovo, l’Equisetofluviatile, la Calta palustre,l’Angelica dei boschi, le Caricitagliente e delle ripe, il Cardodi palude, la Sedanina, la Vale-riana piccola; nel secondo si rin-vengono quali specie differen-ziali la Polmonaria, l’Ortica fal-sa maggiore, l’Aglio orsino el’Equiseto massimo. Presenti,pur circoscritte a piccoli nucleiall’interno della zona umida direcente formazione sono le for-mazioni igrofile a Salice grigioe i cariceti. Lungo i fossi peri-metrali al SIC e in quelli interniè presente vegetazione flottanteo sommersa (Cod. 3260) a do-minanza di Ranuncolo a fogliecapillari, Brasca delle lagune,Brasca capillare, Lima e Mille-foglio d’acqua; dove l’acqua nonè molto alta si registra la pre-senza di Beccabunga grossa,Crescione, Coltellaccio e Seda-

nina. Nei fossati che circondano la palazzinaGonzaga è presente il lemneto (Cod. 3150) lacui specie caratteristica è la Lenticchia d’acqua.

1.4 L’ambiente umano

L’impronta dell’uomo e la sua capacità di per-meare questa area naturale relitta è evidentenell’osservare una serie di viali rettilinei che,incrociandosi ripetutamente, formano radurecircolari, rendendo più agevole l’inoltrarsi nel-la densa e intricata foresta di latifoglie. Quasial centro del bosco sorge un castello o più pro-priamente una palazzina seicentesca, fatta co-struire da Vincenzo I, duca di Mantova, quan-do la foresta era una riserva di caccia della fa-miglia Gonzaga. Nei pressi della palazzina

Scorcio del bosco maturo (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

Specie Nome italiano Fenologia

Alcedo atthis Martin pescatore SBArdea purpurea Airone rosso M Botaurus stellaris Tarabuso MW Caprimulgus europaeus Succiacapre MB Ciconia ciconia Cicogna bianca M Ciconia nigra Cicogna nera M Circus aeruginosus Falco di palude M Circus cyaneus Albanella reale MW Dryocopus martius Picchio nero MW Egretta alba Airone bianco maggiore M Egretta garzetta Garzetta MW Falco columbarius Smeriglio MW Falco peregrinus Falco pellegrino M Ixobrychus minutus Tarabusino MB Lanius collurio Averla piccola MB Milvus migrans Nibbio bruno MB Nycticorax nycticorax Nitticora M Pandion haliaetus Falco pescatore M Pernis apivorus Falco pecchiaiolo M Tringa glareola Piro piro boschereccio M

Specie Nome italiano Allegati

Austropotamobius pallipes Gambero di fiume II Cerambyx cerdo Cerambice delle querce II, IV Cobitis taenia Cobite comune II Leuciscus souffia Vairone II Lycaena dispar Licena delle paludi II, IV Lucanus cervus Cervo volante II Osmoderma eremita Eremita odoroso II, IV Oxygastra curtisii II, IVRana latastei Rana di Lataste II, IV Vertigo angustior Vertigo sinistrorso minore II

affiora la “Fontana” che dà il nome albosco, la cui esistenza è nota fin dalXII secolo, periodo in cui i Gonzaga(non ancora Signori di Mantova),“comprarono” questo vasto latifondo.Intensamente sfruttata in passatocome ceduo composto, depauperatadai tagli attuati durante e dopo le dueguerre mondiali e da una trombad’aria nel 1949, la foresta è statarimboschita negli anni Cinquanta conQuercia rossa americana e Platano,entrambe specie “a rapido accresci-mento” ma del tutto aliene alla fore-sta planiziale padana. A partire daglianni Settanta si è verificato un cam-bio di tendenza e la gestione del sitoè stata improntata sulla conservazio-ne degli habitat relitti. Bosco dellaFontana, dal 1976, è una Riserva Na-turale Orientata Biogenetica ed è diproprietà del Demanio Forestale. Lagestione e la sorveglianza sono affi-date al Corpo Forestale dello Stato. Per sal-vaguardare questo raro ambiente, è stato re-centemente ottenuto un finanziamento dallaUnione Europea sulla base di una propostaprogettuale presentata dal Corpo Forestaledello Stato (progetto LIFE Natura).Il progetto è stato seguito dal personale delCentro Nazionale per lo Studio e la Conserva-zione della Biodiversità Forestale, istituito nel2001 proprio al bosco della Fontana.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comunitario (All. IDir. Uccelli; All. II Dir. Habitat)

L’avifauna comprende principalmente specielegate agli ambienti boschivi anche se la pre-senza di una zona umida di origine antropicafunge da richiamo per il Tarabuso, l’AironeRosso, la Garzetta e l’Airone bianco maggiore

oltre che per occasionali Cicogne. In-teressante è la presenza nel SIC di al-cuni rapaci diurni, come il Nibbiobruno che nidifica nell’area e che for-ma a Bosco Fontana una delle colo-nie più importanti e note d’Italia,l’Albanella reale e lo Smeriglio che visvernano, il Falco di palude, il Falcopecchiaiolo e il Falco pellegrino cheutilizzano il sito durante le fasi mi-gratorie. Di grande interesse ancor-ché occasionale è l’avvistamento, nel1998, del Falco pescatore. Tra le spe-cie nidificanti, molto importanti sono

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

le presenze del Succiacapre e dell’Averla pic-cola oltre che del Tarabusino. È stanziale e tro-va ambiente ideale di vita nei pressi degli am-bienti acquatici della Riserva il Martin pesca-tore. Tra gli anfibi, la presenza di estese zoneboschive con la contestuale abbondanza di areeumide ha favorito l’affermarsi di una popola-zione strutturata e abbondante di Rana di La-taste; il Tritone crestato italiano, probabilmenteancora presente, ha come anno di ultima se-gnalazione il 2002. I pesci annoverano il Cobitecomune, strettamente legato ad ambienti loticicon fondo soffice e il Vairone, specie reofilache trova nelle limpide acque sorgive un am-biente elettivo. Molto importante è la presen-za di invertebrati saproxilici quali il Cervo vo-lante (Lucanus cervus) e il Cerambice delle quer-ce (Cerambyx cerdo), mentre l’Eremita odoroso(Osmoderma eremita), presente con certezza nel1949, è da ritenersi probabilmente estinto. Nonmancano specie rare di molluschi (Vertigo

angustior e, recentemente, Anisus vorticulus),odonati (Oxygastra curtisii, osservabile in untratto limitato della roggia Sgarzabella) e lepi-dotteri diurni (Lycaena dispar e, rinvenuta inun’unica occasione nel 1977, Lasiommataachine). Nelle acque sorgive il gambero d’ac-qua dolce italiano Austropotamobius pallipesitalicus, se attualmente presente (si nutronoforti dubbi a proposito), è da ritenersi a seriorischio di estinzione a seguito della diffusione

Vipera comune (foto Manuela Marchesi).

Rana di Lataste nel sottobosco (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

della specie americana Procambarus clarkii, giàsegnalata nel SIC.

2.2 Altre specie importanti

A livello ornitico è da segnalare la presenza,nei diversi periodi dell’anno, di ben cinque spe-cie di picchi: Torcicollo, Picchio verde, Picchiorosso maggiore e Picchio rosso minore oltre alPicchio nero, già segnalato tra le specie di in-teresse comunitario. Tra gli uccelli che amanomuoversi tra gli alberi del bosco è possibilecitare lo Scricciolo, il Pettirosso, il Luì piccolo,la Ballerina gialla, l’Usignolo, il Fringuello ela Tortora comune. L’opera di ricostituzione dellegno morto in decomposizione ha favorito di-verse specie tra cui la Civetta, l’Allocco, il Tor-cicollo, il Pigliamosche, la Cincia bigia, la Cin-ciarella, la Cinciallegra e il Picchio muratore.Si tratta di uccelli che nidificano abitualmentenei buchi degli alberi (detti per questo sapro-

xilobi) e che, a causa dell’eliminazione com-piuta in passato di tutte le piante morte omarcescenti presenti nel bosco, erano in diffi-coltà per l’esiguo numero di siti adatti alla ni-dificazione. Tra i Corvidi, la presenza dellaGhiandaia è indicatrice del buono stato dellaforesta. I rapaci diurni hanno quali degni rap-presentanti lo Sparviere, il Lodolaio e laPoiana; eccezionale a proposito è il rinveni-mento, nel luglio 1999, di una Poiana calzatain caccia nella Riserva. La zona umida ospitaalcuni anatidi tra cui il Germano reale, qual-che rallide oltre a specie quali la Cannaiola ver-dognola e il Beccamoschino. La relativa tran-quillità dell’area favorisce la presenza di cen-tinaia di Colombacci. Tra gli ardeidi, di inte-resse storico-naturalistico è la nidificazione del1980 (4 coppie) ad opera dell’Airone cenerino,quando la specie era fortemente ridotta in tut-ta la pianura lombarda. Attualmente il trend èmolto positivo tanto che è possibile parlare,

Individuo di Sparviere nel bosco (foto Luigi Andena).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

negli ambienti planiziali, di unavera e propria esplosione demo-grafica della specie rispetto a 25-30 anni fa. La checklist dei mam-miferi terrestri di Bosco Fontana ècostituita da 22 specie, compren-denti predatori quali la Faina e laDonnola oltre ad alcuni insettivo-ri (Crocidura minore, Toporagnoacquaiolo di Miller, Mustiolo, To-poragno della selva di Arvonchi),a qualche roditore (Moscardino,Ghiro, Arvicola di Savi) e ad alcu-ni rappresentanti del gruppo deichirotteri (Pipistrelli albolimbato edi Savi, Serotino comune, Vesper-tilio di Daubenton, Nottola comu-ne). Tra i rettili meritevoli di men-zione sono la Vipera comune, che nell’area delbosco della Fontana è presente con una dellepopolazioni planiziali meglio conservate, ilSaettone e l’Orbettino. Sono più comuni leNatrici dal collare e Tassellata, il Ramarro oc-cidentale, la Lucertola muraiola e il Biacco. In-teressante, pur risalente al lontano 1975, èl’unica segnalazione di Colubro liscio anchese la specie è stata recentemente (2004) rinve-

nuta in una località prossima alla Riserva, adindicare la possibile presenza anche all’inter-no della stessa. Tra gli anfibi le specie più inte-ressanti sono senz’altro il Rospo comune, la Ra-ganella italiana e il Tritone punteggiato, inquanto relativamente sensibili nei confrontidelle alterazioni degli habitat. Tra i pesci le po-polazioni di Ghiozzo padano, piccola specieendemica relativamente diffusa in ambito pla-

niziale, testimoniano il buo-no stato dei corsi d’acqua sor-givi.Ricchissima di specie è la fau-na ad invertebrati con la pre-senza di molti coleotterisaproxilici oltre che di altritaxa meno conosciuti quali iditteri sirfidi del genere Fer-dinandea, e diverse specie diOdonati e molluschi qualiMicrocondylaea compressa eUnio elongatulus. Tra le emer-genze floristiche è possibilecitare due specie di Anemo-ne (Anemone ranunculoides eAnemone nemorosa), il Narci-so selvatico (Narcissus poe-ticus) e l’Orchidea piramida-le (Anacamptis pyramidalis).

Rio Begotta (foto Simone Rossi).

Cincia bigia (foto Luigi Andena).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

3. PROTEZIONE E CONSERVAZIONE

3.1 Stato di conservazione

Il pregio naturalistico del SIC è indubbio, av-valorato anche dalla buona conservazione del-lo stesso. Spiccano la qualità e l’importanzadelle componenti faunistiche, in particolaredell’avifauna, dell’erpetofauna e della fauna in-vertebrata xilosaprofaga. Per la ricchissima co-munità di serpenti e per la consistenza dellepopolazioni di Rana di Lataste la Riserva Na-turale è attualmente considerata “Area diRilevanza Erpetologica Nazionale”. La posi-zione geografica del sito, al confine tra la re-gione biogeografica continentale e quella

mediterranea, fa sì che coesista-no specie tipiche dell’ambientepadano lombardo e taxa medi-terranei. Va sottolineato, tutta-via, che il relativo isolamentodelle cenosi e degli habitat acausa di un contesto planizialefortemente modificato dall’uo-mo rende l’area vulnerabile conrischio di estinzione per deter-minati gruppi, tra cui molti taxadi invertebrati.A tale proposito, le cave abban-donate sul lato Nord-Ovest po-trebbero risultare interessantiper l’espansione degli habitatigrofili della Riserva. Gli am-bienti acquatici sono contraddi-stinti da apporti di buona qua-lità, laddove venga garantitoper tutto l’anno un deflusso mi-nimo vitale. I punti di vulnera-bilità consistono nelle periodichedifficoltà di rifornimento idricodei corsi interni, in quanto il re-gime delle acque è fortementecondizionato dalla gestione adesclusivo scopo agricolo opera-ta dal locale consorzio di bonifi-ca. Tale gestione determina, dagennaio a maggio di ogni anno,

il totale prosciugamento della rete dei fossati edella zona umida. Fino al 2004 l’acqua rimane-va, pur con livelli minimi, solo nel tratto del rioBegotta alimentato dalle sorgive, a valle dellapalazzina Gonzaga. Nel dicembre 2005 un ac-cordo tra il consorzio di bonifica “Fossa di Boz-zolo” e il Centro Nazionale per lo Studio e laConservazione della Biodiversità Forestale-Bosco Fontana ha permesso di concordare lemodalità di mantenimento di un “flusso mi-nimo vitale” del Rio Begotta per tutto l’anno.Tra le pressioni esercitate esternamente allaRiserva, a poca distanza dal bosco è presenteun impianto per la produzione di bitume, conemissione di fumi di probabile natura acidache potrebbe ripercuotersi negativamente sullostato di salute delle specie vegetali.

Sentiero interno al bosco (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

3.2 Stato di protezione

Il Bosco della Fontana, acquisito dal demanioforestale nel 1910 e considerato MonumentoNazionale nel 1921, è Riserva Naturale Orien-tata Biogenetica ai sensi dei Decreti del Mini-stero dell’Agricoltura e delle Foreste del 29marzo 1972, del 10 aprile 1976 e del 2 marzo1977. È stato inoltre designato, con Decreto delMinistero dell’Ambiente del 3 aprile 2000, qua-le Zona di Protezione Speciale ai sensi dellaDirettiva 79/409/CEE. La gestione e la sorve-glianza dell’area sono affidate al Corpo Fore-stale dello Stato.

4. FRUIBILITÀ

Il Bosco della Fontana è aperto al pubblico tuttii giorni della settimana esclusi il martedì e ilvenerdì. Le attività divulgative sono intera-

mente progettate e svolte dalla sezione di di-dattica del Centro Nazionale per lo Studio e laConservazione della Biodiversità forestale diVerona – Bosco della Fontana. Se si desideravisitare il SIC in maniera autonoma, esiste unpercorso autoguidato (percorso LIFE - Natu-ra) che si snoda lungo i viali della Riserva incorrispondenza degli interventi effettuati nel-l’ambito del progetto LIFE. Vengono inoltreproposti al pubblico adulto diversi incontri atema. Su prenotazione, la domenica vengonoeffettuate visite guidate su aspetti riguardantil’ambiente botanico, faunistico e storico dellaRiserva e su aspetti di attualità nella gestionee conservazione degli habitat e della fauna. Ilprogramma comprende anche una visita gui-data agli affreschi della cinquecentesca palaz-zina di caccia dei Gonzaga. La palazzina Gon-zaga è utilizzata anche per attività didattichee divulgative e contiene una sala con circa 50

Palazzina di caccia dei Gonzaga (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

posti a sedere, oltre ad un laboratorio didatti-co. Le proposte di educazione ambientale,svolte in prevalenza da marzo a maggio, coin-volgono ogni anno circa 3.000 studenti dallascuola materna alle superiori; tra le tematichetrattate è di particolare interesse quella relati-va all’importanza del legno morto per la con-servazione della biodiversità forestale. Per in-formazioni occorre rivolgersi al Centro Nazio-nale per lo Studio e la Conservazione dellaBiodiversità Forestale - Sezione Didattica Cor-po Forestale dello Stato - Bosco della FontanaRiserva Naturale Orientata - Strada Mantova,29 - 46045 Marmirolo (MN) - Tel. e Fax 0376295933.

5. GESTIONE DEL SIC

L’istituzione della Riserva Naturale è stata lapremessa per un cammino di tipo conserva-zionistico che fino ad oggi ha portato a un mi-glioramento dello stato del bosco. A partire dal1987 il Corpo Forestale dello Stato ha sospesodefinitivamente qualsiasi prelievo di legnomorto e ha protetto i rarissimi vecchi alberi an-cora esistenti con l’esplicito fine di incremen-tarne la presenza. L’accumulo di legno in de-composizione è stato provvidenzialmente fa-vorito dal violento nubifragio del giugno 1993che ha apportato un aumento del volume di

legno morto utilizzabile per le fau-ne saproxiliche. Un primo monito-raggio della dinamica forestale, con-dotto nel 1992, ha dimostrato chia-ramente come la Quercia rossa, spe-cie aliena infestante, stesse prenden-do il sopravvento stravolgendol’identità del querco-carpineto carat-teristico. L’analisi della situazioneforestale e la necessità di intrapren-dere azioni urgenti di ripristino am-bientale sono stati il supporto perl’attuazione, dal 1999 al 2001, di unprogetto LIFE mirato al ripristino ealla conservazione degli habitat perle faune saproxiliche. Tale progetto,eseguito dal personale del “CentroNazionale per lo Studio e la Conser-

vazione della Biodiversità Forestale” istituitonel 2001 a Bosco della Fontana, ha previsto unaserie di iniziative volte allo studio e alla speri-mentazione di nuove tecniche di gestione del-l’ambiente forestale volte, in particolare, allaconservazione del legno morto in quanto com-ponente fondamentale per la sopravvivenza

Punto divulgativo sull’importanza del legno morto (foto Simone Rossi).

Albero habitat (foto Sara Filippini).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

delle popolazioni saproxiliche e per migliaiadi specie di invertebrati. In particolare, si èprovveduto alla graduale eliminazione dellespecie arboree esotiche ma anziché intrapren-dere la semplice via della rimozione si è opta-to per la loro trasformazione in legno morto ein microhabitat per le faune saproxiliche.L’obiettivo della gestione forestale è stato per-tanto il ripristino della “old-growth forest”, ov-vero di una foresta matura nei suoi parametristrutturali; importante nell’ambito gestionaleè stata ed è tuttora la divulgazione della cul-tura della conservazione del legno morto neisuoi vari aspetti. Per maggiori informazioni èpossibile contattare il Ministero delle PoliticheAgricole, Alimentari e Forestali - Corpo Fo-restale dello Stato - Centro Nazionale per loStudio e la Conservazione della BiodiversitàForestale “Bosco della Fontana” di Verona -Direzione Via Carlo Ederle, 16/A - 37100 Ve-rona (VR) Tel: 045 834544 Fax: 045 8301569 e-mail: [email protected].

6. BIBLIOGRAFIA

Bernini, F. Bonini, L. Ferri, V. Gentilli, A.,Razzetti, E. e Scali, S. (2004). Atlante degli An-fibi e dei Rettili della Lombardia. Monografiedi Pianura 5, Cremona: 253 pp.

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante degliuccelli nidificanti nella “bassa” pianura lombar-da (Italia Settentrionale). Natura Bresciana.Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34: 41-120.

Campanaro, A. Handersen, S. e Mason, F.(2007). Piano di Gestione della Riserva Natu-rale Statale e Sito Natura 2000 “Bosco dellaFontana”. Quaderni Conservazione Habitat 4.Cierre edizioni, Verona: 221 pp.

Fasola, M. Villa, M. e Canova, L. (2003). Le zoneumide. Colonie di aironi e biodiversità nellapianura lombarda. Regione Lombardia e Pro-vincia di Pavia: 142 pp.

Handersen, S. (2006). Le libellule di Bosco dellaFontana. Cierre edizioni, Verona: 64 pp.

Longo, L. e Nadali, A. (2001). Vertebrati di unbosco planiziario padano: Bosco della Fonta-na. Quaderni Conservazione Habitat 1. CorpoForestale dello Stato, Centro Nazionale per loStudio e la Conservazione della BiodiversitàForestale di Bosco Fontana. Gianluigi ArcariEditore, Mantova: 96 pp.

Mason, F. (1998). Some aspects of habitatconservation management and their implica-tions for the public access: the case of “Boscodella Fontana” Natural Reserve (Mantova Pro-vince, Northern Italy). In Krott, M e Nilsson,K. (eds). Urban Forestry Multiple-use of TownForests in International Comparison. Forum onUrban Forestry, Wuppertal: 179-185.

Mason, F. (2001). Problematiche di conserva-zione e gestione. In: Le foreste della PianuraPadana. (Ruffo, S. e Minelli, A. eds.): 91- 145.

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Mason, F. Cerretti, P. Tagliapietra, A. Speight,M.C.D. e Zapparoli, M. (2002). Invertebrati diuna foresta della Pianura Padana, Bosco dellaFontana. Primo contributo. ConservazioneHabitat Invertebrati 1. Gianluigi Arcari Edito-re, Mantova: 176 pp.

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Provincia di Mantova (2001). Rapporto sullostato dell’ambiente nel territorio mantovano.Provincia di Mantova: 114-144.

Page 96: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova
Page 97: Atlante dei SIC della Provincia di Mantova

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

COMPLESSO MORENICODI CASTELLARO LAGUSELLO

SIC IT20B0012Il SIC costituisce un particolare ambiente antropico-naturale,

caratterizzato dalla presenza di un laghetto intermorenico a forma di cuoree da prati aridi dalle splendide fioriture di orchidee.

Foto

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 10 38 04 – Latit. 45 21 57

97 (min) – 156 (max)

271,25 ettari

Cavriana, Monzambano

CTR Lombardia 1:10.000 E6b4, E6b5, E6a4, E6a5

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Consorzio Parco del Mincio

In parte privata, in parte pubblica

Dati generali

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

L’area occupa una conca intermorenica situa-ta nella parte centrale dell’anfiteatro morenicodel Garda e ne presenta, in forma esemplare,tutti gli elementi tipici: piccole depressionioccupate da paludi e torbiere oltre a un lagoalimentato da un immissario principale, il fos-so Dugale e da altri immissari più piccoli, discarsa portata, di cui solo alcuni perenni. L’uni-co emissario è il fosso Redone, largo circa unmetro, il cui deflusso è regolato mediante unasoglia artificiale, prosegue il suo percorsointubato e riemerge per alimentare una zonaumida di torbiera, prima di proseguire il suodecorso fuori dal perimetro del SIC e immet-tersi nel fiume Mincio. Altro corso d’acqua al-l’interno della perimetrazione del sito è il fos-so Canova che si immette nel Redone imme-diatamente prima che venga intubato. Il lagodi Castellaro, di forma cuoriforme, era origi-nariamente molto più vasto. La superficie at-tuale dello specchio lacustre, poco profondo econ modesto bacino imbrifero, è di poco su-

periore a 100.000 m². La sua attuale riduzio-ne è dovuta in parte all’interramento deter-minato dai sedimenti lacustri ed in parte al-l’azione antropica di regolazione che ha inci-so sulla soglia dell’emissario. Particolarmente

interessanti sono gli aspetti ge-ologici dei luoghi, legati alle dif-ferenti fasi del periodo glaciale,che interessarono l’Italia setten-trionale tra i 600.000 ed i 10.000anni a.C. e che portarono fra l’al-tro alla formazione di un gran-de ghiacciaio che, calando dalleAlpi trentine, non solo scavò ilbacino dell’attuale lago di Gar-da, ma causò anche, con i suoimovimenti di avanzata e ritirodi maggiore o minore intensità,l’accumulo e lo spostamento diquelle imponenti masse di de-triti morenici che oggi formanole catene collinari mantovane,bresciane e veronesi (anfiteatromorenico del Garda) .

1.2 Paesaggio vegetale

Sui versanti collinari prevalentemente espostia nord sono presenti boschi termofili diRoverella e Carpino nero; la forte pendenzadei fianchi montuosi e la esposizione poco fa-vorevole alle coltivazioni, hanno consentito dipreservare tali tipologie di habitat naturale. Suiversanti esposti a mezzogiorno, dove l’ariditàdel suolo è più accentuata, si rinvengono pratiaridi dalle splendide fioriture primaverili. Ilmanto erboso è in prevalenza formato da gra-minacee. Spiccano tra le erbe piccoli cespuglidi Ginestra spinosa, di Citiso peloso e diCoronilla minima; qua e là si ergono cespuglidi Rosa selvatica o di Roverella. Molto inte-ressante risulta il bosco di Salici e Ontani a suddel lago che, pur essendo di piccole dimensio-ni, è ancora ben conservato. Non mancano nel-la conca lacustre i cariceti e, infine, la vegeta-zione stagnale. Le rive sono in genere segnateda una fitta cortina di Cannuccia palustre tal-volta frammista alla Tifa. Nelle acque del lago

Paesaggio collinare nel SIC (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Habitat della Direttiva 92/43/CEE

sono osservabili la Ninfea bianca e il Nannufarogiallo. Sulle rive e nei fossi fioriscono L’Erbascopina, l’Iris giallo e il Campanellino estivo.

1.3 Habitat di interesse comunitario

Tra gli habitat di interesse comunitario, il piùrappresentato è il bosco igrofilo a Ontano nero(Cod. 91E0), presente in maniera significativaattorno al lago di Castellaro, nella parte meri-

dionale; la struttura si presenta abbastanzachiusa, con scarsa copertura sia dello stratoarbustivo sia di quello erbaceo; specie accom-pagnatrici sono il Salice bianco, la Frangola, ilSalicone, il Sanguinello, l’Olmo campestre, ilRovo, il Luppolo, la Dolceamara ed il Tamaro.Riconducibili all’habitat descritto sono picco-le aree residuali attorno alla zona umida del“Giudes”, nei pressi della “Torbierina” e dellarisorgiva presente nelle vicinanze di casina Le

Codice Habitat Copertura (%)

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition <1

6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) <1

91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)

1

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Colombare. La struttura del bosco igrofiloai margini della risorgiva è molto degrada-ta: sono presenti alcuni esemplari di Onta-no nero, Carpino nero, Olmo campestre edanche elementi alloctoni come Platano ePioppo ibrido; lo strato arbustivo è domina-to dal Nocciolo. Riconducibili all’habitat91E0 sono inoltre tre aree a saliceto localiz-zate sul lato occidentale del laghetto di Ca-stellaro, con composizione simile a quellapresente nei pressi della “Torbierina”, doveal Salice bianco si associano anche Pioppoibrido, Sanguinello e Frangola; si tratta quin-di di boschi ripariali con struttura abbastan-za degradata. Peculiari e caratterizzanti ilSIC sono le praterie talvolta radamente ar-bustate, da moderatamente a molto secche,un tempo sfalciate o solo pascolate, da tem-po in abbandono, riconducibili all’habitat6210. Si tratta di formazioni erbose con ca-

ratteristiche spiccatamente xerofile, caratte-rizzate dalla presenza di numerose speciedi orchidee che comportano le “splendidefioriture” che fanno di queste zone “aree im-portanti per la conservazione delle orchidee”(tanto da costituire un habitat prioritario).Tali formazioni si rinvengono lungo i ver-santi esposti a sud, su aree scoscese, chequindi non possono essere messe a coltura,o su aree messe a coltura e poi abbandona-te. Il manto erboso è in prevalenza formatoda Forasacco eretto, Erba mazzolina, Paléosteppico, Trebbia maggiore, Fienarola deiprati. Nello strato arbustivo spiccano ilCitiso peloso, la Coronilla minima ma an-che la Rosa selvatica. Le fioriture che carat-terizzano l’habitat sono di Vedovelle dei pra-ti, Veronica sdraiata, Pulsatilla montana, El-leborine violacea, Orchide oltre che di nu-merose specie dei generi Ophrys (Ofride fior

Orchide piramidale (foto Simone Rossi).

Orchide screziata (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

di ragno, insettivora, dei fuchi, di Bertoloni) eOrchis (Orchide militare, screziata, a farfalla,minore, bruciacchiata, cimicina, maggiore,gialla, pallida). All’interno dei confini attualidel SIC è presente un habitat (Cod. 3150) lecui fitocenosi dominanti sono quelle delle Len-ticchie d’acqua, rispettivamente collocate inun’area di ridotte dimensioni nella zona umi-da del “Giudes”, dove ha sede una risorgiva econgiuntamente nelle acque libere e nei canaliimmissari della “Torbierina”, dove sono stateindividuate altre quattro aree comprese nel-l’ampliamento dell’area del SIC. All’internodell’area protetta sono infine presenti, in duearee distinte nel lago di Castellaro e nella “Tor-bierina”, popolamenti abbastanza grandi,estremamente paucispecifici, con dominanzae a volte presenza esclusiva di Ninfea biancacui si accompagnano il Nannufaro giallo, laLenticchia d’acqua e il Poligono anfibio. A suddel lago di Castellaro, all’interno di un’areaassociata all’alneta e in parte al cariceto, sonorinvenibili formazioni igrofile a Salice grigio.

La fitocenosi è estremamente compatta e fitta,di altezza di circa tre metri, con uno strato er-baceo praticamente inesistente, a causa dellapoca luce che riesce a filtrare. Le specie carat-teristiche, oltre al Salice grigio, sono la Can-nuccia palustre, la Felce palustre e l’Erba sega.Di rilevanza è infine la presenza di alcunicariceti, concentrati soprattutto nella zonameridionale del SIC e contraddistinti dalla pre-senza di Carice spondicola e Carice vescicosa.Da un punto di vista dinamico si è registratarecentemente un’espansione dell’habitat gra-zie all’acquisto ed alla riqualificazione, da partedell’Ente gestore, di ampie zone precedente-mente coltivate.

1.4 L’ambiente umano

Numerosi ritrovamenti archeologici, che van-no dall’età del bronzo all’epoca romana e me-dievale, testimoniano la costante presenza an-tropica nell’area. Dal punto di vista culturale,spicca il borgo medievale di Castellaro Lagu-

Panoramica dell’abitato di Castellaro, con il caratteristico laghetto (foto Parco del Mincio).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

Specie Nome italiano Fenologia

Alcedo atthis Martin pescatore SB Ardea purpurea Airone rosso M Botaurus stellaris Tarabuso W Circus aeruginosus Falco di palude M Egretta garzetta Garzetta M Ixobrychus minutus Tarabusino MB Lanius collurio Averla piccola M Milvus migrans Nibbio bruno M Nycticorax nycticorax Nitticora M

Specie Nome italiano Allegati

Barbus plebejus Barbo comune II Cobitis taenia Cobite comune II Leuciscus souffia Vairone II Myotis blythii Vespertilio di Blyth II, IV Myotis myotis Vespertilio maggiore II, IV Rana latastei Rana di Lataste II, IV Triturus carnifex Tritone crestato italiano II, IV

sello, che risale al XIII secolo e deve la sua ori-gine agli Scaligeri. A motivo della sua posizio-ne strategica, il borgo fu coinvolto nelle con-troversie tra Verona e Mantova finendo in pos-

sesso, di volta in volta, dei Visconti, dei Gon-zaga e della Serenissima Repubblica di Vene-zia. Eretto su una altura naturale a nord delpiccolo lago il castello, difeso da possenti muramerlate e da dieci torri, si presentava diviso indue zone: quella verso il lago affidata al ca-stellano e quella verso nord affidata ad un ca-pitano con il compito di difendere il ponte le-vatoio di ingresso al castello ed al borgo forti-ficato. Dall’antico castello rimangono, ancorapressoché intatte, la cinta muraria, quattro tor-ri, alcuni tratti del camminamento di ronda edue case rustiche medievali. Nel 1600 il castelloperse le sue caratteristiche di costruzione didifesa e venne ceduto dalla Serenissima Re-pubblica di Venezia ai Conti Arrighi che, sen-za modificarne troppo l’aspetto esteriore, netrasformarono una parte in comoda e signori-le residenza. Nel XIX secolo il castello vennescelto come quartier generale di Napoleone indue momenti della prima campagna d’Italia.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comunitario (All.I Dir. Uccelli, All. II Dir. Habitat)

Tra gli uccelli, frequenta le zone umide del-l’area, anche a scopo riproduttivo, il Martinpescatore, rinvenibile principalmente lungo

il lato meridionale del Lago di Castellaro e nel-la torbiera a Nord-Ovest del paese. Tra le spe-cie migratrici, è accertata la nidificazione delTarabusino mentre il Tarabuso è rinvenibilecome svernante. Sono inoltre periodicamentesegnalati nel SIC la Nitticora, la Garzetta, l’Ai-rone rosso e, tra i rapaci, il Nibbio bruno ed ilFalco di palude, facilmente osservabile in pri-mavera mentre vola basso sul canneto in cer-ca di piccoli vertebrati. Importante è inoltre,tra i passeriformi, la presenza dell’Averla pic-cola. Tra i mammiferi, un ruolo rilevante èsvolto dal Vespertilio maggiore e dal Vesper-tilio minore. Tra gli anfibi, oltre all’elusivo Tri-tone crestato italiano è relativamente comunenei boschi ripari la Rana di Lataste, raro anfi-bio endemico della pianura padana. Tra i pe-sci è segnalata la presenza del Cobite comune,nelle adiacenze dei substrati sabbiosi che ca-ratterizzano alcune porzioni degli immissaridel lago di Castellaro. È inoltre indicata rispet-tivamente come rara o molto rara la presenzanel SIC del Vairone e del Barbo comune. Que-st’ultima specie è stata probabilmente intro-dotta in epoca recente nel lago di Castellaroda qualche pescatore ma non si hanno notiziecerte sulla sua acclimatazione. Tra gli inverte-brati, di valore naturalistico è il rinvenimentodel Cervo volante (Lucanus cervus); nei pressidei cariceti è inoltre osservabile il volo dellaLicena delle paludi (Lycaena dispar).

2.2 Altre specie importanti

Il sito è un importante luogo di sosta per di-verse specie di anatidi tra cui, oltre al Germa-no reale, sono tipicamente svernanti la

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Moretta, il Moriglione, l’Alzavola ed il Me-stolone; la Marzaiola è viceversa osservabilesoprattutto da metà febbraio ad aprile. Tra irallidi il Porciglione si nasconde tra la densavegetazione palustre, anche se la sua presen-za è facilmente rilevabile grazie al tipico ver-so sonoro mentre non mancano di farsi nota-re la Gallinella d’acqua e la Folaga. Il Canna-reccione e la Cannaiola verdognola sono re-lativamente diffusi lungo le fasce ecotonali acanneto.Tra i migratori e gli svernanti è da rilevarel’importante presenza del Migliarino di pa-lude. Molto interessante è anche il rinveni-mento del Pendolino, dal caratteristico nido,abbondante entro il bosco igrofilo della por-zione meridionale del lago e lungo i saliceti.Tra le specie costituite, in taluni periodi, daun numero rilevante di individui occorre ci-tare il Colombaccio e in misura minore la Tor-tora comune. Lungo i versanti boschivi è pos-

sibile notare la presenza, tra i corvidi, dellaGhiandaia; dove la copertura è più fitta e ilsottobosco più denso, è udibile il verso acutoe insistente del Codibugnolo.Tra i rapaci frequentano a vario titolo l’areala Poiana, lo Sparviere, l’Assiolo, il Gufo co-mune ed il Barbagianni. Tra le specie indica-trici di buona integrità ambientale, è da se-gnalare la presenza del Gruccione. La com-ponente teriologica annovera carnivori comela Faina e micromammiferi quali la Crocidu-ra minore, il Mustiolo ed il Moscardino. Sem-pre appartenente alla categoria è da rilevarecon interesse la presenza del Topolino dellerisaie, il più piccolo roditore d’europa e tra ipiù piccoli del mondo.Tra i Chirotteri sono presenti i Pipistrelli al-bolimbato e di Savi, il Serotino comune, il Ve-spertilio di Daubenton e la Nottola. Tra i ret-tili, oltre all’Orbettino, al Ramarro occiden-tale e alle Lucertole muraiola e campestre

Individui di Rospo comune in periodo riproduttivo (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

sono presenti diverse specie di ofidi(Biacco, Saettone, Natrice dal collare,Natrice tassellata).Il sito è di rilevante interesse anche perla batracofauna, in particolare per laRana dalmatina, la Raganella italiana, ilRospo comune e il Tritone punteggiato.Tra i pesci, ruolo di predatore al verticedelle reti trofiche dei sistemi acquatici èsvolto dal Luccio Tra gli invertebrati, sono segnalate nume-rose specie di odonati, alcuni lepidotteri(es. Apatura ilia) e, tra i coleotteri criso-melidi, Donacia crassipes. Non manca, trai molluschi, il bivalve Unio elongatulus.Come già accennato, il sito riveste gran-de interesse dal punto di vista floristico,con particolare riferimento alla famigliadelle Orchidiacee. Le fioriture più inte-ressanti sono quelle della splendida Pul-satilla montana, che sboccia in aprile aimargini assolati dei boschi; dell’Orchi-de minore (o Giglio caprino) che all’ini-zio di maggio invade i prati aridi; del-l’Orchide piramidale, che fiorisce subitodopo. Più rare sono l’Ofride fior di ra-gno e l’Ofride fior d’ape.

3. PROTEZIONE E CONSER-VAZIONE

3.1 Stato di conservazio-ne

Gli habitat di maggiore in-teresse sembrerebberoadeguatamente conservati;in particolare per i pratiaridi sui versanti scoscesi,che costituiscono habitatelettivo grazie alla fioritu-ra di importanti specie flo-ristiche, oltre ad un buonostato di conservazione deisiti naturali esistenti è pre-vedibile una gradualeespansione grazie al pros-

Bosco igrofilo nei pressi del lago (foto Simone Rossi).

Bosco di Roverella e Carpino nero (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

simo abbandono dell’attività agricola su ulte-riori siti, che potrebbe implicare la loro evolu-zione naturale a prato arido; inoltre il previstoallargamento dei confini del SIC potrebbe ga-rantire la preservazione del popolamento po-sto più a settentrione dell’area. Elementi di vul-nerabilità emergono in merito alla qualità del-le acque del lago di Castellaro, ove si riscon-trano condizioni di ipertrofia che testimonia-no l’esistenza di un pesante carico organico,in parte riferibile alla natura stessa del bacinoe in parte dovuto alle attività agricole esisten-ti nelle immediate vicinanze e alla captazionedelle acque di alcuni immissari, con conse-guente diminuzione della capacità di diluizio-ne. Sono pertanto da ritenersi necessari inter-venti volti al ripristino del livello e della qua-lità delle acque lacustri. Un potenziale elemen-to di rischio, per i popolamenti presenti in“Torbierina”, è costituito dalle acque di scari-co del depuratore comunale, che recapitadirettamente nel corpo idrico; tuttavia sem-bra che, attualmente, il depuratore sia bendimensionato rispetto al carico di inquinan-ti che deve smaltire e che la qualità delle ac-que in uscita sia accettabile. È da conside-rarsi elemento di generale vulnerabilità latendenza all’interramento delle zone umi-de presenti, sia per motivi naturali che an-tropici (es. bonifica della zona umida del“Giudes”).

3.2 Stato di protezione

Il SIC , pur non compreso nel perimetro delParco del Mincio, è gestito dal medesimoEnte ed è Riserva Naturale ai sensi dellaD.C.R. n. III/1738 del 11 ottobre 1984.

4. FRUIBILITÀ

L’area costituisce un particolare ambienteantropico-naturale con aspetti estremamenteinteressanti sia dal punto di vista paesaggi-stico sia da quello storico-archeologico e na-turalistico. Il sito si presta quindi alla frui-zione eco-compatibile, tanto da costituire unpolo d’attrazione tenuto in grande conside-razione non solo dal Parco del Mincio, Ente

gestore ma anche dalla Provincia di Mantova,che nel Piano Territoriale di Coordinamentoipotizza l’incremento degli aspetti fruitivi an-che mediante la realizzazione di piste ciclo-pedonali che consentano l’accesso alla riserva,l’adeguamento dell’area adibita a parcheggioalle necessità di fruizione e l’installazione dipannelli informativi presso i punti strategici.Numerose, anche grazie all’impegno del Par-co del Mincio, sono le frequentazioni didatti-che, secondo un approccio multidisciplinareche riguarda sia gli aspetti geologici e natura-listici (c’erano una volta i ghiacciai… ), sia quellistorici e culturali (antichi borghi fortificati). I per-corsi all’interno e nelle vicinanze della Riser-va presentano aspetti paesaggistici unici: sitimedievali ricchi di monumenti e testimonian-ze storiche (castelli, palazzi, musei, chiese eantiche pievi) si trovano inseriti in una cam-pagna ubertosa che alterna zone selvagge con

Punto di accesso al lago di Castellaro (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

tratti coltivati. Fra un paese e l’altro le distan-ze sono brevi, le strade agevoli e poco frequen-tate si snodano lungo vallate, crinali di colli-na, tratti boscosi e soleggiati spesso caratteriz-zati dalla presenza di corsi d’acqua e zone umi-de. Piacevoli soste ristoratrici lungo tutti i per-corsi permettono di assaporare la cucina tipi-ca mantovana che vanta una tradizione seco-lare e che bene si sposa con i vini prodotti nel-le colline moreniche del Garda. Tutti gli itine-rari ciclabili sono evidenziati da appositi se-gnali con specificato il logo dell’associazione,il nome del paese di destinazione e la direzio-ne. Essi sono un valido aiuto e a volte un indi-spensabile riferimento nell’intricata ragnateladi strade che si intrecciano nella zona.Per ulteriori informazioni occorre rivolgersi alcentro turistico del Parco del Mincio al nume-ro telefonico 0376 228320, e-mail [email protected].

5. GESTIONE DEL SIC

Date le peculiarità del SIC e le conseguenti ne-cessità di conservazione dello stesso il Parcodel Mincio, nell’ambito di un progetto LIFE -Natura (1996-1999), ha realizzato alcuni inter-venti tra cui lo sfalcio periodico del cannetoattorno al lago di Castellaro per rallentarne ilprogressivo interrimento; l’acquisto e larinaturalizzazione di aree vicine alla zonaumida, con ampliamento del bosco di Ontanie delle formazioni erbacee igrofile a Carici alloscopo di consolidarne gli habitat e le relativepresenze faunistiche; la creazione e successi-va apertura ad una fruizione pubblica control-lata di due percorsi di visita. Lo stesso PianoTerritoriale di Coordinamento della Provinciadi Mantova ha previsto la tutela e la conserva-zione della Riserva Naturale “CastellaroLagusello“ ed in particolar modo del lagointermorenico che la costituisce; l’individua-zione delle modalità per il passaggio da unaagricoltura intensiva ad una ecologicamentecompatibile; la rinaturalizzazione di alcunitratti del canale Redone inferiore; il ripristinoo la integrazione della vegetazione nelle for-me presenti.

6. BIBLIOGRAFIA

Barbato, G. Indagine idrobiologica e ittiologica.Studi integrativi del piano di gestione della Ri-serva Naturale Complesso Morenico di Castel-laro Lagusello. Parco del Mincio.

Cornacchia, P. (1988). Studi sulla Riserva Natu-rale di Castellaro Lagusello: Coleoptera. Studiofinalizzato alla pianificazione della Riserva.

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

OSTIGLIASIC IT20B0016

Il SIC “Ostiglia” è un’area unica nel suo genere, grazie al suo particolarestato di pensilità nei confronti dei terreni circostanti

che la rende al contempo fragile e preziosa.

Foto

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Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 11 05 59 – Latit. 45 06 16

10 (min) – 13 (max)

126,69 ettari

Ostiglia, Serravalle a Po

CTR Lombardia 1:10.000 F7a5

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Amministrazione comunale di Ostiglia

In parte privata, in parte pubblica

Dati generali

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

Il SIC comprende la fascia palustre della Valledel Busatello, limitatamente alla porzionerientrante entro i confini regionali lombardi.La Valle si estende per circa due chilometri indirezione nord sud, tra la confluenza dei fiu-mi Tione e Tartaro e il Canal Bianco ed è situa-ta al confine tra le province di Mantova e Ve-rona e tra i territori comunali di Ostiglia eGazzo Veronese. Le variazioni strutturali del-la Valle nel corso dei secoli, dovute in granparte alle consistenti opere di bonifica, l’han-no trasformata in un’area unica nel suo gene-re, sia dal punto di vista morfologico cheidrologico per il suo attuale stato di pensilitànei confronti dei terreni circostanti.

1.2 Paesaggio vegetale

L’area ospita una magnifica vegetazione palu-

stre, con assoluta prevalenza del cariceto e delfragmiteto. In particolare si osserva una mar-cata affermazione della associazione con do-minanza di Cannuccia palustre, che si rinvie-ne sotto forma cintura di diverso spessore lun-go il bordo della maggior parte dei canali men-tre risulta più estesa nelle isole tra i canali e ilBusatello, dove si è notevolmente sviluppata,arrivando a invadere le aree un tempo desti-nate alla coltivazione della Carice. L’interru-zione dei periodici sfalci funzionali alle prati-che colturali ha favorito tale naturale evolu-zione. Ciò spiega la riduzione all’interno delSIC della vegetazione a Carice spondicola nellasua forma tipica, che è viceversa ancora ab-bondantemente presente nella confinante por-zione veneta della palude, in cui la Carice vie-ne tuttora raccolta a scopo commerciale. Nel-la gran parte dei chiari d’acqua sono presentialcune associazioni di idrofite galleggianti,radicate e sommerse, rappresentative di diffe-renti habitat e che contribuiscono a rendere di-

Palude del Busatello (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Habitat della Direttiva 92/43/CEECodice Habitat Copertura (%)

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition 3

versificato e quindi di elevato pregio ambien-tale il Sito di Importanza Comunitaria.

1.3 Habitat di interesse comunitario

La caratteristica peculiare del Sito di Impor-tanza Comunitaria è la vasta estensione dellacomponente elofitica. In particolare, risultanopresenti le diverse tipologie di cariceto, pur inregressione rispetto al passato (durante il qualeerano oggetto di coltivazione a scopo commer-ciale). La Carice falso cipero è abbastanza fre-quente, con distribuzione concentrata lungo ilBusatello. In prossimità dei chiari della zonacentrale del SIC si osservano la Carice vesci-cosa, il Caglio delle paludi e la Carice delleripe, mentre la Carice spondicola è presente

in un’area ampiamente ricolonizzata dallaCannuccia palustre (tanto da parlare di caricetifragmitetosi) collocandosi nella porzione piùinterna dei fragmiteti in corrispondenza dellequote più rilevate e perciò maggiormenteasciutte. Nelle porzioni bagnate del SIC sonopresenti 5 diverse associazioni vegetazionalitutte riconducibili all’habitat 3150, che siinsediano in corpi d’acqua non soggetti a ge-late invernali, in punti relativamente protettie al riparo dai venti occupando gran parte delleacque libere presenti. La loro posizione edestensione, trattandosi di piante non radicate,è estremamente variabile nel tempo in quantocondizionata da fattori meccanici oltre che eco-logici, quali l’azione del vento e delle correnti.Tutti i chiari d’acqua e i canali del SIC si dimo-

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

strano potenzialmente idonei ad accogliere lapresenza delle fitocenosi caratterizzanti que-sto tipo di habitat. Lungo i canali laterali è os-servabile un tappeto galleggiante a Lenticchiad’acqua comune, che ha una densità di popo-lazione particolarmente elevata e un grado dicopertura che, nella maggior parte dei casi, èpari o di poco inferiore al 100%. Nel tratto cen-tro-meridionale del Busatello si osserva un’as-sociazione che predilige acque relativamenteeutrofiche, ferme o a lento scorrimento, sog-gette a notevole riscaldamento estivo e all’in-terno della quale le specie dominanti sono l’Er-ba pesce e la Lente d’acqua maggiore. Limita-ta ai canali è l’associazione rappresentata con-giuntamente sia dalle Lenti che dalle Lentic-chie d’acqua, tipica di acque ferme non om-breggiate, da mesotrofiche ad eutrofiche. Incorrispondenza di alcune anse e in alcuni ca-nali laterali si rinvengono associazioni a pre-

valenza del Morso di rana, mentre relativa-mente frequente ed omogeneamente distribu-ita è una fitocenosi formata dai fusti e dallefoglie finemente suddivise dell’Erba vescicadelle risaie, da cui in estate emergono sopra ilpelo dell’acqua gli scapi fioriferi. Nel Sito diImportanza Comunitaria sono osservabili an-che comunità di idrofite ancorate sul fondo,di cui una a dominanza di Nannufaro giallo,molto diffusa lungo il canale Busatello e neicanali laterali più profondi, e l’altra a domi-nanza di Ninfea bianca, poco frequente e sitaprincipalmente nella parte settentrionale delBusatello. Lungo un canale settentrionale del-la Riserva è inoltre presente una comunità ve-getale in cui prevale la Castagna d’acqua.Fitocenosi caratterizzate dalla presenza dipiante acquatiche sommerse sono localizzatepresso il chiaro principale (aggruppamento aBrasca comune) e all’estremità settentrionale

Fitocenosi con prevalenza della Ninfea bianca (foto Daniele Longhi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

del Busatello (aggruppamenti a Brasca comu-ne, a Brasca trasparente o a Ranocchia mag-giore).

1.4 L’ambiente umano

Il corso d’acqua Busatello fu realizzato artifi-cialmente a scopi irrigui ed era già operantenel XVIII secolo. Le aree paludose rappresen-tano una porzione della più vasta Palude delBusatello che, pensile sul piano di campagnadi un paio di metri, è sopravvissuta alle boni-fiche del vasto complesso delle Grandi ValliVeronesi (30.000 ettari di zone umide bonifi-cate tra il 1860 e il 1970) grazie all’attività dicoltivazione delle erbe palustri (carice e can-na) che indussero nel tempo alla costruzionedi argini perimetrali e impianti idrovori percontrastare la subsidenza dei circostanti ter-reni agricoli bonificati. A causa delle mutatecondizioni sociali le pratiche tradizionali dicoltivazione delle erbe palustri sono andatescemando sino al loro completo abbandono ne-gli ultimi 20 anni. Tale circostanza da un latoha determinato l’arricchimento delle speciepresenti, sia animali che vegetali, dall’altro lamancata asportazione delle biomassa e l’accu-mulo di sedimenti nei corsi d’acqua hannocondotto a una situazione di instabilità dell’in-tero sistema. L’abbandono del modello tradi-zionale di gestione della palude ha inoltresvuotato di significato anche la gestione deilivelli idrici, un tempo realizzata secondo ri-gide regole con la sola finalità di ottimizzare ilciclo produttivo legato alla coltivazione delle

erbe palustri e oggigiorno da ridefinire sullabase dell’accresciuta importanza dei temi le-gati alla conservazione della natura. La parti-colare condizione di “pensilità” rappresentauno dei problemi maggiori per la gestione del-l’area in quanto impone occasionali interventidi immissione di acqua dai canali esterni. Sinoad alcuni anni fa il SIC era alimentato unica-mente da un impianto di sollevamento postonella porzione veneta della palude (Oasi delBusatello), che accoglieva le acque di scolodelle campagne circostanti. La circolazionedell’acqua avveniva in senso nord sud, con sca-rico nel canale Acque Alte. Nel 1998 l’Ente ge-store del SIC Paludi di Ostiglia fece realizzareun nuovo impianto di pompaggio dell’acquadal canale Acque Alte posto all’estremità me-ridionale del SIC in territorio lombardo, perfavorire l’ingresso dell’acqua di migliore qua-lità del canale irriguo rispetto a quelle di scoloimmesse dall’impianto preesistente. Sempre inquella data vennero compiuti interventi di ri-pristino del flusso idraulico attraverso lo sca-vo dei canali perimetrali e dei chiari interni alsito e venne realizzato un nuovo scarico a norddella palude nel fiume Tione. Come conse-guenza di questi lavori il flusso dell’acqua ven-ne pertanto invertito rispetto al passato (da sudverso nord). I livelli delle acque del Busatellosono stati storicamente regolati in funzionedella raccolta della canna palustre e dellacarice. L’azionamento delle pompe non ha maiseguito un calendario prefissato, ma venivatarato in base all’andamento della piovosità edera teso unicamente al mantenimento di un li-vello minimo che garantisse la coltivazione

Panoramica del SIC (foto Claudio Rossi).

Sfalcio della Carice (foto Giulio Benatti).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEESpecie Nome italiano Fenologia

Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo W Acrocephalus paludicola Pagliarolo M Alcedo atthis Martin pescatore SB Ardea purpurea Airone rosso MB Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto M Aythya nyroca Moretta tabaccata M Botaurus stellaris Tarabuso MW Chlidonias niger Mignattino M Circus aeruginosus Falco di palude SB, MW Circus cyaneus Albanella reale W Circus pygargus Albanella minore MB Egretta alba Airone bianco maggiore MW Egretta garzetta Garzetta M Falco columbarius Smeriglio MW Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia M Ixobrychus minutus Tarabusino MB Lanius collurio Averla piccola MB Lanius minor Averla cenerina MB Luscinia svecica Pettazzurro M Milvus migrans Nibbio bruno MB Nycticorax nycticorax Nitticora M Pandion haliaetus Falco pescatore M Philomachus pugnax Combattente M Pluvialis apricaria Piviere dorato MW Porzana parva Schiribilla MB Porzana porzana Voltolino M Sterna albifrons Fraticello M Sterna hirundo Sterna comune M Tringa glareola Piro piro boschereccio M

delle erbe palustri all’interno degli habitat deiCanneti inondati e dei Cariceti. L’habitat dellavegetazione a Carice spondicola, estremamen-te ridotto nell’area lombarda è invece ancoraampiamente presente nella porzione venetadella palude dove ancora oggi è praticata atti-vamente la coltivazione.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comunitario (All. IDir. Uccelli; All. II Dir. Habitat)

Le peculiari caratteristiche del Sito di Impor-tanza Comunitaria favoriscono e mettono inluce una cenosi ornitica deci-samente diversificata, con nu-merose specie di interesse co-munitario alcune delle qualisono state oggetto di monito-raggio approfondito nell’am-bito di un recente progettoLIFE - Natura. In particolarel’Airone rosso è nidificantecon qualche decina di coppiee le sue popolazioni appaio-no in aumento all’interno del-l’area. Il Tarabuso sta gradual-mente aumentando la propriaconsistenza e la durata dei pe-riodi di permanenza, tanto dafar supporre una possibilità dinidificazione entro breve tem-po. Il Falco di palude è pre-sente tutto l’anno e nidificacon numerose coppie all’in-terno dell’intero perimetrodella zona umida. La Moret-ta tabaccata è da considerarsiattualmente come migratoreaccidentale e svernante irre-golare nell’ambito dell’interazona umida. Il Pagliarolo è unpiccolo migratore estrema-mente raro ed elusivo. Tra lealtre specie di uccelli vale lapena ricordare alcuni rapaci

diurni, come gli svernanti Albanella reale eSmeriglio, i nidificanti Albanella minore e Nib-bio bruno, oltre all’occasionale Falco pescato-re. Tra le specie stanziali trova un ambienteideale di vita il Martin pescatore; tra quelle chesi riproducono nell’area è possibile citare an-che il Tarabusino, l’Averla piccola, l’Averlacenerina e la Schiribilla. Tra i rettili è documen-tata la presenza, anche se molto sporadica,della Testuggine palustre europea. Tra gli an-fibi sono segnalati il Tritone crestato italiano ela Rana di Lataste, quest’ultima caratterizzatada una discreta popolazione ubicata lungo tut-ta l’area con prevalenza delle zone situate ri-spettivamente all’estremo nord ovest della pa-lude, dove il Busatello si presenta relativamen-

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

te allargato e presso l’angolo sud orientale delbacino della “Vallonzina”. Tra i pesci, nelle por-zioni più sabbiose del Busatello, è possibile ilrinvenimento del Cobite comune. Interessanteè, inoltre, tra gli invertebrati il rinvenimento dellepidottero ropalocero Licena delle paludi(Lycaena dispar).

2.2 Altre specie importanti

Sono presenti nell’area diverse specie di anati-di, alcune delle quali vi svernano. Tra i rallidi sirinvengono il Porciglione e la Folaga, mentre laGallinella d’acqua è simbolo della porzione ve-ronese compresa nell’oasi WWF. La palude èsito di nidificazione di Cannaiola, Cannareccio-ne, Pendolino, Migliarino di palude e soprat-tutto Basettino e Salciaiola, specie molto loca-lizzate in Italia settentrionale. Nonmancano di frequentare l’area alcu-ni Ardeidi, tra cui l’Airone cenerinoe l’Airone guardabuoi e qualche ra-pace, come la Poiana e il Lodolaio. Inautunno la riserva è sfruttata comedormitorio collettivo da migliaia diStorni. Tra i mammiferi si annovera-no alcuni insettivori tra cui la Cruo-cidura minore; diversi roditori, tracui il Moscardino e il Topolino dellerisaie e qualche carnivoro (es. Faina),oltre a 4 specie di chirotteri (Pipistrellialbolimbato e di Savi, Serotino comu-ne, Vespertilio di Daubenton). Tra irettili sono interessanti le presenzedelle Lucertole campestre e vivipa-ra. Quest’ultima è segnalata in poche

località planiziali della Re-gione Lombardia, una del-le quali è il SIC Ostiglia.Non mancano specie piùcomuni, quali il Ramarrooccidentale, la Lucertolamuraiola, la Natrice dalcollare e il Biacco. Le zoneumide sono ambiente ide-ale per diverse specie dianfibi, tra cui la Raganella

italiana, il Rospo comune, il Rospo smeraldinoe il Tritone punteggiato. La componente ittio-faunistica risulta compromessa a seguito dellascarsa qualità idrica e della rapida diffusionedi specie alloctone. Tra gli invertebrati risulta-no presenti nell’area alcuni molluschi, tra cuiMicrocondylaea compressa e Unio elongatulus, ol-tre a diverse specie di odonati.

3. PROTEZIONE E CONSERVAZIONE

3.1 Stato di conservazione

L’area è contraddistinta da una elevata diversitàbiologica cui si associa tuttavia una intrinsecavulnerabilità. La particolare condizione di pen-silità impone la necessità di periodici azionamen-ti degli impianti di sollevamento per mantenere

Specie Nome italiano Allegati

Cobitis taenia Cobite comune II Emys orbicularis Testuggine palustre europea II, IV Lycaena dispar Licena delle paludi II, IV Rana latastei Rana di Lataste II, IV Rhinolophus euryale Ferro di cavallo euriale II, IV Rhinolophus ferrumequinum Ferro di cavallo maggiore II, IV Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore II, IV Triturus carnifex Tritone crestato italiano II, IV

Averla cenerina (foto Luigi Andena).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

adeguati livelli idrici all’interno del sistema. L’ac-qua immessa viene tuttavia prelevata da canaliperimetrali caratterizzati da un elevato carico dinutrienti e in particolare di nitrati oltre che difitofarmaci e diserbanti. Le porzioni periferiche

del Sito di Importanza Comunita-ria appaiono estremamente vulne-rabili ai carichi diffusi, in partico-lare nei mesi invernali durante iquali il processo di assimilazioneda parte della vegetazione acqua-tica è meno efficace. Nel sedimen-to quindi viene ad accumularsi unagrande quantità di nutrienti dispo-nibili perciò ad essere rigenerati fa-vorendo un’ulteriore eutrofizza-zione della colonna d’acqua, con-dizione sfavorevole alla sopravvi-venza dei popolamenti prioritari diidrofite. Inoltre l’accumulo di ma-teriale organico porta ad un rapi-do interramento del sistema. Ac-canto a queste problematiche, si af-

fiancano gli incendi dolosi residui di vecchie pra-tiche colturali e i cui effetti si sommano ad alcu-ni interventi di pirodiserbo programmati an-nualmente all’interno della palude, nel settoreveneto.

Tritone punteggiato in ambiente acquatico (foto Andrea Modesti).

Porciglione in cerca di cibo (foto Luigi Andena).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

La mancanza di aree tampone tra la palude edi seminativi circostanti determina infine mag-giori pressioni sul sistema, con effetti diretti acarico delle componenti faunistiche e floristi-che più pregiate.

3.2 Stato di protezione

Le Paludi di Ostiglia sono Riserva naturale aisensi della D.C.R. n. III/1734 del 30 novembre1984. Il sito è riconosciuto come Zona Umidadi Importanza Internazionale ai sensi della Con-venzione di Ramsar ed è inoltre stato designa-to, con Decreto del Ministero dell’Ambiente del3 aprile 2000, quale Zona di Protezione Specia-le ai sensi della Direttiva 79/409/CEE.

4. FRUIBILITÀ

Al fine di conservare il sito, fondamentale è latrasmissione delle conoscenze in merito allesue caratteristiche e peculiarità. Per tale moti-vo l’Ente gestore ha più volte, nel corso deglianni, predisposto e coordinato attività didat-tiche di educazione ambientale. Nell’ultimoperiodo, grazie a un Progetto LIFE recente-mente concluso, è stato possibile realizzare unaserie di interventi (acquisto strumentazioni,sfalci dei sentieri ecc.) che hanno consentito dimigliorarne la fruizione didattica. A tale pro-posito è stata integrata una convenzione giàin essere con la Lega Italiana Protezione Uc-celli (LIPU). Nel 2002 è stato realizzato il sitowww.life-paludiostiglia.it che, aggiornato pe-

riodicamente, ha fornito e fornisce informazio-ni riguardanti l’area protetta e i lavori in cor-so, oltre a mettere a disposizione gli elaboratiprodotti dai differenti gruppi di ricerca chehanno effettuato studi nel SIC. Tra il 2004 e il2005, inoltre, sono stati realizzati materialeiconografico e pubblicazioni allo scopo diveicolare le iniziative del progetto LIFE e didiffondere le conoscenze sulla palude. Per in-formazioni occorre rivolgersi alla Riserva Na-turale Regionale “Paludi di Ostiglia” via G.Viani 16 46035 Ostiglia Tel. 0386 302511.

5. GESTIONE DEL SIC

L’Ente gestore del SIC è l’amministrazione co-munale di Ostiglia. La parte mantovana dellapalude è oasi LIPU mentre la porzione verone-se è oasi del WWF. Il comune di Ostiglia, in qua-lità di Ente gestore, con il sostegno della Co-munità Europea e della Direzione Generale perla Qualità dell’Ambiente della Regione Lom-bardia, ha recentemente realizzato (quadrien-nio 2002-2005) un progetto LIFE che ha avutocome obiettivo il contrasto a una serie di mi-nacce gravanti sulle specie di importanza co-munitaria presenti nella palude, prevalente-mente avicole, attraverso interventi sugli habitatin cui tali specie compiono, in tutto o in parte, ilproprio ciclo vitale. Nello specifico gli obietti-vi in questione hanno riguardato la conserva-zione degli habitat al fine di migliorare le con-dizioni riproduttive e di sosta della faunaprioritaria; il ripristino dell’Habitat “Foresta al-luvionale residua di Alnion glutinoso-incanae” co-stituendo in tal modo una zona cuscinetto traseminativi e palude; l’incremento di una frui-zione didattica compatibile con le esigenze diconservazione del sito. Gli interventi di conser-vazione degli habitat sono stati preceduti da unafase di studio delle componenti ambientali cheha condotto alla redazione del “Piano di gestio-ne degli Habitat e piani di azione per le speciedi importanza comunitaria nel SIC Paludi diOstiglia”. Il documento, confluito all’interno delnuovo Piano di gestione della Riserva Natura-le, di durata decennale e adottato dal Consigliocomunale nel gennaio 2006, ha definito le mo-

Pirodiserbo (foto Daniele Cuizzi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

dalità di gestione attiva degli habitat acquaticipresenti in relazione alle esigenze di conserva-zione delle specie faunistiche di importanza co-munitaria ad essi legate, in alternativa al model-lo gestionale tradizionale esclusivamente rivol-to alla coltivazione delle erbe palustri. Dall’atti-vità d’indagine è inoltre scaturito un altro fon-damentale strumento di gestione per una zonaumida, “Il calendario dei livelli idrici minimi vi-tali della palude”, che definisce l’andamentoottimale dei livelli delle acque nei vari mesi del-l’anno in relazione alle esigenze di conservazio-ne degli animali e degli habitat. Per quanto ri-guarda invece gli interventi realizzati diretta-mente sugli ambienti, si è proceduto allo scavodi un tratto di 800 metri del fiume Busatello,posto al centro della palude, per contrastare i fe-nomeni di progressivo interramento. Altro in-tervento, realizzato nel febbraio 2005, è stato losfalcio manuale di 6000 m2 di cariceto misto a

canna a favore di un popolamento residuale aCarice spondicola. L’operazione, tra l’altro, haconsentito l’asportazione di biomassa dal siste-ma riducendone il carico trofico e incrementan-do la diversificazione della struttura dei popo-lamenti vegetali. Nell’ottobre 2003 sono stati ac-quistati 3,3 ettari di terreno agricolo di proprie-tà privata posti in fregio alla palude, sui quali èstato ricreato un ecomosaico naturale con fun-zione di protezione dai disturbi dovuti alle atti-vità agricole (2,5 ettari di bosco di ontano nero e0,8 ettari di prato umido). Oltre ai lavori di mo-vimento terra sono stati realizzati i manufatti diadduzione e scarico delle acque; in particolare èstato recuperato all’uso originario un vecchiomanufatto regolatore posto tra la palude e il pra-to umido. Infine, tra prato umido e bosco di on-tano sono stati realizzati 5 stagni a sponde lieve-mente degradanti. Gli interventi di ricostruzio-ne ambientale, oltre a garantire una funzione di

Palude del Busatello nella veste invernale (foto Giulio Benatti).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

buffer zone e a ricreare un habitat prioritario scom-parso, hanno portato alla realizzazione di un mo-saico di ambienti idonei alla Rana di Lataste, chenel prato umido trova le proprie fonti alimentari,negli stagni l’ambiente idoneo alla riproduzionee nel bosco l’ideale sito di svernamento.

6. BIBLIOGRAFIA

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante degliuccelli nidificanti nella “bassa” pianura lombar-da (Italia Settentrionale). Natura Bresciana.Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34: 41-120.

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Fracasso, G. (2002). Studio delle specie priori-tarie. Azione A2. Progetto LIFE-Natura2000 IT/7161 Paludi di Ostiglia: interventi di salvaguar-dia dell’avifauna prioritaria: 31 pp.

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Tomaselli, M Viaroli, P. Bartoli, M. Bolpagni,R. e Longhi, D. (2002). Studi per la caratteriz-zazione degli Habitat del Sito di ImportanzaComunitaria “Paludi di Ostiglia” (MN). Azio-ne A1. Progetto LIFE-Natura2000 IT/7161 Pa-ludi di Ostiglia: interventi di salvaguardia del-l’avifauna prioritaria: 37 pp.

Tomaselli, M Viaroli, P. Bartoli, M. Bolpagni, R.Longhi, D. Fracasso, G. e Cuizzi, D. (2005). Pia-no di gestione degli habitat e piani di azioneper le specie di importanza comunitaria nel Sitodi Importanza Comunitaria (Proposto) Paludidi Ostiglia. Azione A1. Progetto LIFE-Natu-ra2000 IT/7161 Paludi di Ostiglia: interventi disalvaguardia dell’avifauna prioritaria: 32 pp.

Viaroli, P. Bartoli, M. Longhi, D. e Bolpagni, R(2002). Relazione sullo studio dei livelli idriciminimi vitali. Azione A3. Progetto LIFE-Na-tura2000 IT/7161 Paludi di Ostiglia: interventidi salvaguardia dell’avifauna prioritaria: 6 pp.

Viaroli, P. Bartoli, M. Longhi, D. Bolpagni, R. eTomaselli, M (2003). Monitoraggio degliHabitat Anno 2003. Azione F2 Relazione tec-nica del II anno di attività. Progetto LIFE-Na-tura2000 IT/7161 Paludi di Ostiglia: interventidi salvaguardia dell’avifauna prioritaria: 60 pp.

Viaroli, P. Bartoli, M. Longhi, D. Bolpagni, R. eTomaselli, M (2003). Monitoraggio degli HabitatAnno 2005. Azioni A1, A5 e D2. Relazione tec-nica del IV anno di attività. Progetto LIFE-Na-tura2000 IT/7161 Paludi di Ostiglia: interventidi salvaguardia dell’avifauna prioritaria: 22 pp.

Viaroli, P. Bartoli, M. Longhi, D. Bolpagni, R. eTomaselli, M (2003). Monitoraggio degli HabitatAnno 2005. Azioni A1, A5 e D2. Relazione tecni-ca del III anno di attività. Progetto LIFE-Natu-ra2000 IT/7161 Paludi di Ostiglia: interventi disalvaguardia dell’avifauna prioritaria: 42 pp.

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Particolare della zona umida (foto Simone Rossi).

Punto d’avvistamento ai margini della palude (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

ANSA E VALLI DEL MINCIOSIC IT20B0017

Foto

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Il SIC è una delle più grandi zone umide d’acqua dolce, che deve la sua origine aun’opera idraulica della fine del XII secolo e che trae le proprie peculiarità

dal particolare intreccio tra l’azione dell’uomo e i processi naturali.

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 10 44 24 – Latit. 45 09 46

16 (min) – 29 (max)

1517,30 ettari

Rodigo, Curtatone, Porto Mantovano, Mantova

CTR Lombardia 1:10.000 E7b3, E7b4, E7c3, E7c4

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Consorzio Parco del Mincio

In parte privata, in parte pubblica

Dati generali

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

Il Mincio nasce a Peschiera come prosecuzio-ne verso valle del lago di Garda e scorre retti-lineo in territorio veronese per alcuni chilome-tri, diventando poi mantovano in sponda de-stra a Ponti sul Mincio e a Monzambano. Più avalle, il corso d’acqua assume aspetto mean-dreggiante e lambisce la campagna di Goito.All’altezza dell’abitato di Rivalta muta brusca-mente direzione, costretto dalla presenza diterreni cretosi difficilmente erodibili e si allar-ga rallentando il proprio flusso fino ad impa-ludarsi. Tale situazione è favorita dalla digadenominata Ponte dei Mulini, costruita tra il1188 e il 1190, che rallentò il corso del fiumecontribuendo ad aumentarne i processi di se-dimentazione e arrivando così a formare leValli del Mincio, a livello delle quali si svilup-pa una delle più importanti ed estese zone

umide del Nord Italia. Nel tratto interessatodal SIC, della lunghezza di circa otto chilome-tri per una superficie attorno a 1.500 ettari, ilridotto dislivello esistente tra l’alveo e il pianodi campagna provoca esondazioni stabili e laconseguente formazione dell’area palustrechiamata “la Valle”. Le paludi sono attraver-sate, oltre che dal Mincio, da una miriade dicanali e canalette di diverso ordine di portatae da piccoli specchi d’acqua tutti confluenti poinel grande bacino del lago Superiore di Man-tova.

1.2 Paesaggio vegetale

I canneti costituiscono la forma più appariscen-te del paesaggio delle Valli; bordano il fiume ericoprono le isole che i vari rami del Minciolasciano al loro interno. Sulla riva destra i can-neti giungono fino ai confini della Riserva,mentre su quella sinistra la vegetazione palu-stre trova la possibilità di manifestare tutti isuoi aspetti (successioni) e il canneto si trasfor-

Vista aerea del SIC nei pressi del Santuario delle Grazie (foto Parco del Mincio).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

ma gradualmente in cariceto. Tra le specie chene colonizzano le porzioni marginali la piùprestigiosa è l’Ibisco di palude, dai grandi fio-ri rosati che sul finire dell’estate si specchianonelle acque del Mincio. La prateria a Caricerappresenta una delle formazioni vegetali piùricche ed importanti delle Valli del Mincio. Inogni stagione si possono cogliere sfumaturediverse: il verde tappeto uniforme si colora inprimavera e in estate con la fioritura delle Or-chidee; nella tarda estate si scorgono tra le alteerbe i fiori della Genziana di palude e del-l’Aglio selvatico. Ambienti di transizione de-licati e facilmente trasformabili, le praterie aCarice sono state drasticamente ridotte dallebonifiche a scopo agricolo. Come il cannetoanche il cariceto è sempre stato utilizzato dal-l’uomo, in quanto le foglie sottili e resistentiforniscono ottimo materiale per impagliaresedie e panche. La vegetazione arborea e ar-bustiva è nel suo insieme abbastanza ridotta.Nelle zone dove l’interramento è più avanza-to si trovano, al margine del canneto, piccolemacchie di Salice grigio mentre qua e là lungoil corso del fiume sono presenti sporadici in-

dividui di Salice bianco. Tra gli abitati diRivalta e Grazie, un piccolo dosso fluviale chesi eleva di una decina di metri sul territoriocircostante prende il nome di monte Perego.Qui si può osservare un bosco di Ontano nerola cui struttura e composizione, semplificate acausa delle utilizzazioni passate e delle ridot-te dimensioni (circa un ettaro), sono state mi-gliorate in seguito alla realizzazione di un pro-getto del Parco del Mincio; attualmente il bo-sco misto si sviluppa per circa cinque ettariattorno al nucleo originario. Gli specchi d’ac-qua e le anse fluviali interessate da processi disedimentazione sono ricoperti da vegetazio-ne acquatica. Le specie galleggianti più tipi-che sono la Ninfea bianca, il Nannufaro bian-co e la Castagna d’acqua. Tra le foglie sono os-servabili diverse specie natanti, tra cui le Len-ti e le Lenticchie d’acqua. Rarissima, ma digrande valore naturalistico, è la cosiddetta“Scargia” (Stratiotes aloides): già scomparsa inquasi tutta Italia, era una volta comune nelMincio, mentre ora è relegata con un numeromolto esiguo di individui in uno dei fossi chesolcano le praterie igrofile. Particolarmenteinvasivo è il Fior di loto, introdotto in Italianel 1914 dai padri Saveriani di Parma che pen-savano di utilizzare la fecola ottenuta dairizomi a scopo alimentare, così come da secolisi usava fare in Cina. A tale scopo, la Dr.Pellegreffi dell’Università di Parma ne tentòla coltivazione trapiantando nel 1921 alcunirizomi nel lago Superiore di Mantova. L’uti-lizzo alimentare non ebbe mai luogo, ma ilLoto si adattò al nuovo ambiente dove si dif-fuse favorito e ulteriormente disseminato an-che a opera dei locali che ne apprezzarono ilvalore ornamentale. La specie costituisce ungrave fattore di compromissione. Le parti ae-ree si innalzano sul pelo dell’acqua più di unmetro, formando un tappeto monotono e im-penetrabile, povero di fauna e inadeguato asostenere i nidi galleggianti; lo sviluppo dellavegetazione sommersa è ostacolato dal com-pleto ombreggiamento svolto dalle grandi fo-glie. Nei punti in cui la pianta viene a contattocon il canneto ne invade completamente il bor-do, compromettendone le caratteristiche eco-Orchidea palmata (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Habitat della Direttiva 92/43/CEECodice Habitat Copertura (%)

3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition <1

91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno- Padion, Alnion-incanae, Salicion albae) <1

6410 Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argillo-limosi (Molinion) 8

tonali. Negli affluenti di sinistra del Mincio,caratterizzati da acque più fresche e limpide,sono presenti numerose idrofite sommerse, tracui si ricordano alcune Brasche, la Lima, qual-che Millefoglio, il Ceratofillo, il Ranuncolo afoglie capillari e la Ranocchia maggiore.

1.3 Habitat di interesse comunitario

Nei pressi di una piccola area sita nelleadiacenze del monte Perego è presente unaalneta (Cod. 91E0). Lo strato arboreo è domi-nato dall’Ontano nero, mentre gli arbusti sonocostituiti principalmente da Sambuco e Rovo.

Lo strato erbaceo è caratterizzato da un tap-peto di Edera inframmezzata con Rovo, dalleplantule di alcune specie arbustive e da pochespecie erbacee igrofile e nitrofile. Particolar-mente estese nel SIC sono le praterie a Moli-nia (Cod. 6410), che comprendono prati inon-dati chiusi e particolarmente ricchi di specie,con fisionomia che si presenta variabile duran-te il corso della stagione vegetativa. Talipraterie non vengono mai concimate, pertan-to il suolo non è mai troppo ricco di nutrientie presenta una reazione da acida a debolmen-te alcalina. Il livello della falda acquifera ri-

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

sulta fluttuante, con prosciugamento superfi-ciale durante la stagione estiva. Nel SIC si rin-vengono sui depositi alluvionali della sinistraidrografica del Mincio e sono frequentementein contiguità con il cariceto. La persistenza diquesto habitat è assicurata dagli sfalci annualiinvernali per la produzione di strame da let-tiera, che hanno la funzione di impedire l’evo-luzione di questa prateria verso formazioniigrofile arbustive. A contatto con il fragmiteto,distribuite in numerosissimi nuclei, sono pre-senti formazioni igrofile a Salice grigio. La spe-cie costituisce da sola lo strato arbustivo men-tre quello erbaceo è caratterizzato dalla pre-senza della Cannuccia e della Felce palustre.Il cariceto è presente soprattutto in sponda si-nistra del Mincio, solitamente interposto tra ilfragmiteto e i prati inondati a Molinia coerulea,situati a maggiore distanza rispetto ai corpiidrici. La conservazione è dipendente dallosfalcio annuale, che blocca la serie dinamicadi interramento cui l’habitat sarebbe natural-mente destinato. Tale operazione è stata prati-cata storicamente per sostenere l’attività arti-

gianale legata alla raccolta della paglia, mentreda pochi anni è stata ripresa in molte aree delSIC grazie ai finanziamenti cui il Parco del Min-cio è riuscito ad accedere nell’ambito della mi-sura E del regolamento CEE 2078/92 (regime diaiuti finanziari per favorire l’adozione di meto-di di produzione agricola compatibili con le esi-genze di protezione dell’ambiente). In un’areasituata tra il monte Perego e la località Le Gra-zie è presente una vegetazione a elofite di pic-cola taglia, formata da specie erbacee pioniereche, grazie a germogli striscianti e ad un’attivi-tà di radicazione, riescono a colonizzare suolifangosi e argillosi ricchi di nutrienti e a soppor-tare brevi periodi di sommersione e ristagniidrici superficiali. La loro presenza è permessada un bilancio idrico favorevole e dalla dispo-nibilità di nutrienti e basi. I chiari, ossia le por-zioni libere degli specchi d’acqua, sono coloniz-zati da comunità di pleustofite, ovvero di pian-te liberamente flottanti i cui organi assimilatoripossono risultare sommersi o galleggiare in su-perficie (Cod. 3150). In particolare l’associazio-ne a Lenticchia e Lente d’acqua maggiore è lapiù diffusa nell’area, dove si rinviene essenzial-mente lungo i fossi e i canali di bonifica. Si pre-senta con due varianti, la prima delle quali (va-riante tipica) è caratterizzata dalla dominanzadi Lente d’acqua maggiore e mostra una relati-va povertà floristica, mentre la seconda vantala presenza di Ceratofillo e Morso di rana oltreche di un numero di specie leggermente piùelevato. Le associazioni a prevalenza di Lentic-chia d’acqua sono diffuse lungo i canali e i fossiche si immettono nelle valli, soprattutto neipunti più riparati in prossimità delle sponde;quelle a Salvinia e a Lente d’acqua maggiore,complessivamente poco frequenti, hanno distri-buzione limitata ad alcuni canali di bonifica ealle zone più riparate del corso del Mincio. Al-tre associazioni di pleustofite colonizzano lavasta area umida, pur con minore frequenza.L’associazione a rizofite (piante acquaticheradicate al fondo) di gran lunga più frequentenel SIC, diffusa sia nei canali di bonifica chenelle”Valli” e lungo il corso del Mincio è quellacaratterizzata dalla dominanza del Nannufarogiallo con minore presenza della Ninfea biancaAlneta del Monte Perego (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEEmentre lungo alcuni canali dibonifica e nel corso principaledel Mincio è la Castagna d’ac-qua a formare estesi popola-menti.

1.4 L’ambiente umano

Quella che è ora la Valle delMincio, anticamente era unafertile prateria di proprietà deidomini di Rivalta, una illustrecasata della corte canossianache traeva il nome, appunto,dal luogo dei propri interessi.Il personaggio storico più fa-moso legato a Rivalta sul Min-cio è senza dubbio Matilde di Canossa: aRivalta, attorno al 1100, sorgeva una possentefortezza imperiale presidiata dagli uomini fe-deli a Matilde. La costruzione fu distrutta nel1114 dalle milizie mantovane appresa la noti-zia, poi rivelatasi falsa, della morte della grancontessa. Nel luogo dove si trovava la fortez-za sorge attualmente la chiesa parrocchiale set-tecentesca, dedicata ai Santi Patroni Donato eVigilio. La storia di una delle più grandi zoneumide del Nord Italia è legata ad un’operaidraulica. Nel 1188 venne affidato all’ingegne-re Alberto Pitentino l’incarico di regolare le ac-que intorno alla città di Mantova; egli costruì

una possente diga/ponte, denominata in segui-to “Ponte dei Mulini”, che collegava Mantovaalla cittadella di Porto. Si formò così un ampiospecchio d’acqua a monte della città (lago Su-periore) e la prateria di Rivalta venne sommer-sa dalle acque, impaludandosi poi con il pas-sar dei secoli. L’ambiente così costituito rap-presentò per le popolazioni rivierasche fontedi sostentamento e di guadagno; i canali, apertiper accedere ai luoghi di pesca e di caccia (icosiddetti giochi), servivano allo stesso tem-po per raggiungere le aree di coltivazione del-la canna o della carice. Si è andato così forman-do nel tempo un ambiente diversificato e par-

ticolare, legato sia alle attività dell’uomoche alla natura. Dagli anni Sessanta l’im-portanza economica delle attività di rac-colta delle canne e delle carici è andata di-minuendo, incentivandone la trasforma-zione a uso agricolo. Dal 1984, anno di isti-tuzione della Riserva Naturale, si è cerca-to di frenare la bonifica del territorio av-viando programmi di conservazione e tu-tela dell’ambiente naturale.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comunitario(All. I Dir. Uccelli; all. II Dir. Habitat)

All’interno delle Valli, l’avifauna rappresen-

Specie Nome italiano Allegati

Austropotamobius pallipes Gambero di fiume II Barbus plebejus Barbo comune II Chondrostoma genei Lasca II Chondrostoma soetta Savetta II Cobitis taenia bilineata Cobite comune II Emys orbicularis Testuggine palustre europea II, IV Leuciscus souffia muticellus Vairone II Lycaena dispar Licena delle paludi II, IV Osmoderma eremita Eremita odoroso II, IV Rana latastei Rana di Lataste II, IV Rutilis pigus Pigo II Spiranthes aestivalis Viticcini estivi II, IV Triturus carnifex Tritone crestato italiano II, IV

Beccamoschino (foto Luigi Andena).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

ta il principale ele-mento di pregio na-turalistico. Gli este-si canneti sonomolto importantiper diverse speciedi uccelli che vi ni-dificano, comel’Airone rosso (delquale sono presentialcune garzaie tracui si ricorda quel-la della zona palu-stre che fronteggial’abitato degli Ange-li), la Sgarza ciuffet-to (la cui nidifica-zione è stata recen-temente accertata)il Voltolino, la Schi-ribilla e il Falco dipalude.Al margine deifragmiteti, nascosti nel groviglio delle erbe e delle canne piegate depongono le uova il Ta-

rabusino e il Forapa-glie castagnolo. Nit-ticora e Garzetta uti-lizzano a scopotrofico le porzioniecotonali tra terra eacqua. Tra le specieche nidificano e sinutrono nell’area, unruolo di primo pianoè svolto dallo stanzia-le Martin pescatore.Gli alberi sparsi pos-sono essere occupatidal Nibbio bruno,che vi costruisce ilnido. Tra gli anatidila Moretta tabaccatarisente negativamen-te dell’eccessivo svi-luppo del Fior di lotoe dovrebbe trarrevantaggio dagli in-

Pavoncella, nidificante nel molinieto (foto Luigi Andena).

Cavaliere d’Italia in attività alimentare (foto Luigi Andena).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE

terventi di contenimento della specie vegeta-le. Le acque lentiche costituiscono luoghi di

alimentazione per alcuni sternidi tra cui il Fra-ticello, la Sterna comune, il Mignattino e il Mi-

gnattino piombato che in passato hatentato, con esiti disastrosi, dinidificare sul Fior di Loto. Lepraterie a Molinia costituiscono areeelettive di nidificazione per le Al-banelle minori, i principali rapaci(insieme al Falco di palude) che vi-vono nelle Valli. Sostano nelmolinieto, durante le migrazioni, laCicogna bianca e il Cavaliere d’Ita-lia. La presenza di ampie zone umi-de favorisce anche i rettili acquati-ci, in particolare la Testuggine pa-lustre europea. Gli anfibi annove-rano sia la Rana di Lataste, le cuipopolazioni sono consistenti, sia ilTritone crestato italiano. La fauna it-tica è costituita da specie che gravi-tano prevalentemente nell’ambitofluviale e che, a seguito dello scadi-mento qualitativo delle acque, del-la presenza di sbarramenti e delconcomitante aumento degli esoti-ci, risultano in forte contrazione.Tra i taxa più vulnerabili è possibilecitare la Lasca, la Savetta, il Pigo, ilBarbo comune e il Vairone. L’unicopesce che presumibilmente non do-vrebbe essere a rischio di estinzio-ne locale, almeno nel breve perio-do, è il Cobite comune. Tra gli in-vertebrati è segnalata la presenzadel lepidottero ropalocero Lycaenadispar e, soprattutto, del Gamberodi fiume Austropotamobius pallipes.La presenza di quest’ultimo, anchese è stata segnalata di recente, an-drebbe tuttavia opportunamentecontrollata e riconfermata a segui-to della massiccia diffusione deigamberi esotici di provenienzaamericana, che potrebbero entrobreve tempo determinarne l’estin-zione locale.Tra le specie vegetali è importantis-

Specie Nome italiano Fenologia

Acrocephalus melanopogon Forapaglie castagnolo W Acrocephalus paludicola Pagliarolo M Alcedo atthis Martin pescatore SB Ardea purpurea Airone rosso MB Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto MB Aythya nyroca Moretta tabaccata MW Botaurus stellaris Tarabuso W Chlidonias hybridus Mignattino piombato M Chlidonias niger Mignattino M Ciconia ciconia Cicogna bianca M Ciconia nigra Cicogna nera M Circus aeruginosus Falco di palude SB, MW Circus cyaneus Albanella reale MW Circus pygargus Albanella minore MB Cygnus cygnus Cigno selvatico W Egretta alba Airone bianco maggiore W Egretta garzetta Garzetta MB, W Falco columbarius Smeriglio MW Falco peregrinus Falco pellegrino S Falco vespertinus Falco cuculo MFicedula albicollis Balia dal collare M Gavia arctica Strolaga mezzana W Gavia stellata Strolaga minore W Grus grus Gru M Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia M Ixobrychus minutus Tarabusino MB Lanius collurio Averla piccola MB Limosa lapponica Pittima minore M Luscinia svecica Pettazzurro M Mergus albellus Pesciaiola W Milvus migrans Nibbio bruno MB Nycticorax nycticorax Nitticora MB Pandion haliaetus Falco pescatore M Philomachus pugnax Combattente M Platalea leucorodia Spatola M Plegadis falcinellus Mignattaio M Pluvialis apricaria Piviere dorato M Porzana parva Schiribilla MB Porzana porzana Voltolino MB Porzana pusilla Schiribilla grigiata M Sterna albifrons Fraticello M Sterna hirundo Sterna comune M Tringa glareola Piro piro boschereccio M

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

sima la presenza dei Viticcini estivi (Spiranthesaestivalis).

2.2 Altre specie importanti

La zona umida è luogo di transito, svernamen-to o nidificazione per moltissime specie di uc-celli, molti dei quali legati per necessità od op-portunismo agli estesi canneti. Tra questi è pos-sibile citare diverse specie di anatidi, tra i qualiil Germano reale, che presenta un elevatissi-mo numero di individui, e alcuni rallidi, comeil Porciglione, la Folaga (particolarmente nu-merosa) e la Gallinella d’acqua che depongo-no le uova tra le cannucce o al margine di esse,oltre a diversi silvidi (Cannaiola, Cannaiolaverdognola, Cannareccione, Usignolo di fiu-me, Salciaiola). Tra gli strigiformi è rinvenibi-le nel SIC l’elusivo Gufo di palude. I Tuffetti egli Svassi maggiori costruiscono nidi galleg-gianti tra le canne rade, mentre gli Storni e gliirundinidi, non strettamente legati al fragmi-teto, lo utilizzano spesso in gran numero come

ambiente protetto per il riposo. Tra gli ardeidil’Airone cenerino sembrerebbe aver iniziato anidificare negli arbusteti a Salice grigio, sot-traendo in parte spazio al più raro Airone ros-so. Nelle praterie a Molinia trova un ambienteideale il Forapaglie, che risulta presente nel-l’area con un numero di coppie nidificanti com-preso tra 20 e 30. Tale valore conferisce al sito,con buona probabilità, la più grande popola-zione italiana. La specie, localizzata stabilmen-te nella Pianura Padana centro-orientale soloin un altro punto, è considerata a rischio diestinzione. Tra le altre specie che utilizzano ilmolinieto per la nidificazione vi sono la Cu-trettola, il Migliarino di palude, il Beccamo-schino, lo Strillozzo, l’Allodola, la Marzaiola,la Pavoncella e la Quaglia. Nei pressi deglispecchi d’acqua è di passo il Mignattino ali-bianche e svernano in gran numero Gavine eGabbiani comuni e reali. Tra i micromammi-feri, compaiono specie importanti quali laCrocidura minore, il Toporagno acquatico diMiller, il Mustiolo, il Moscardino e il Topolino

Giovane individuo di Natrice dal collare, specie comune nel SIC (foto Andrea Modesti).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

delle risaie. I chirotteri sono costituiti da cin-que specie (Pipistrelli albolimbato e di Savi,Serotino comune, Vespertilio di Daubenton eNottola). Tra i rettili, oltre a Ramarro occiden-tale, Lucertola muraiola, Biacco, Natrici dalcollare e tassellata, sono presenti specie piùelusive, come l’Orbettino, il Colubro liscio, ilSaettone e la Vipera comune. Gli anfibi com-prendono, oltre all’urodelo Tritone punteggia-to, gli anuri Raganella italiana, Rospo comu-ne e Rospo smeraldino. Tra gli invertebratimolte sono le specie di molluschi, tra cui spic-cano Microcondylaea compressae e Unio elonga-tulus. È inoltre ricca la comunità di odonati.Particolarmente interessante è anche l’elencodelle specie floristiche legate alle zone umide,tra cui si ricordano a titolo esemplificativol’Ibisco di palude (Hibiscus palustris), il Lim-nantemio (Nymphoides peltata), l’Erba scopina(Hottonia palustris), la Scargia (Stratioitesaloides), l’Orchidea palmata (Orchis incarnata),la Betonica o Stregona (Stachys palustris), l’Irisgiallo (Iris pseudacorus) e la Campanella mag-giore (Leucojum aestivum).

3. PROTEZIONE E CONSERVAZIONE

3.1 Stato di conserva-zione

La grande estensione del-la zona umida garantiscedi per sé un’elevata diver-sità biologica e una discre-ta resilienza nei confrontidi turbative ambientali in-terne ed esterne. Perman-gono tuttavia alcune criti-cità, che richiedono inter-venti attivi di gestione ascopo conservazionistico.Nonostante le azioni dicontenimento eseguite allafine degli anni Novanta, ilFior di loto ha rioccupatoampie zone, riportandolea un notevole stato di de-

grado con contestuale scomparsa della vege-tazione autoctona galleggiante e natante, im-possibilità di crescita di quella sommersa permancanza di luce, conseguente carenza di os-sigenazione, accelerato interramento della pa-lude, eliminazione delle fasce ecotonali, ridu-zione delle disponibilità trofiche per gli anati-di, sostegno inadeguato per la nidificazione diimportanti specie ornitiche e, di conseguenza,generale impoverimento faunistico degli am-bienti interessati. Risulta pertanto prioritarioproseguire il costante monitoraggio finalizza-to alla successiva rimozione del Fior di loto dalSIC. Un’altra importante problematica è lega-ta allo scadimento qualitativo delle acque, oggitorbide ed eutrofiche, con gravi danni alle com-ponenti floristiche e faunistiche strettamentelegate alla matrice acquosa, quali le piantesommerse e i pesci. In tal senso sarebbe op-portuno il rilascio del cosiddetto minimo de-flusso vitale, cioè la quantità d’acqua minimache deve essere riservata al fiume per le esi-genze ambientali; lo scarso ricambio e le bas-se quote sono infatti i principali fattori di ri-schio per la sopravvivenza delle componentilotiche e, più in generale, dell’intera palude.

Fior di loto, specie esotica infestante gli specchi d’acqua (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Per ridurre l’inquinamento dif-fuso di origine agricola occorredire che il Parco ha già comincia-to a stipulare accordi di gestionecon le aziende agricole per im-postare metodi razionali di con-cimazione e irrigazione e per re-alizzare buffer-zones (fasce bosca-te filtro) interposte tra i campi ela palude. Sempre a tutela dellafauna ittica, che nel SIC appareoggi come la componente più de-gradata, sarebbe opportuna la re-alizzazione di passaggi per pescia livello degli sbarramenti a mon-te (Casale) e a valle (Formigosa etra i laghi di Mantova) del siste-ma, anche se collocati al di fuoridei confini del SIC.

3.2 Stato di protezione

Le Valli del Mincio sono Riservanaturale ai sensi della D.C.R. n.1739 del 11 ottobre 1984. Il sito èanche riconosciuto come ZonaUmida di Importanza Internazio-nale ai sensi della Convenzione diRamsar ed è designato dal Decre-to del Ministero dell’Ambientedel 3 aprile 2000 come Zona diprotezione speciale (ZPS) ai sensidella direttiva 79/409/CEE.

4. FRUIBILITÀ

La conoscenza e la didattica ambientale sonostrumenti indispensabili per ottenere dagli abi-tanti e dai visitatori la collaborazione nella sal-vaguardia della natura. A tal fine è stato rea-lizzato dal Parco del Mincio e dal comune diRodigo il Centro visitatori di Rivalta sul Min-cio, presso cui si possono ottenere informazio-ni scientifiche sul “funzionamento” della pa-lude e conoscere l’origine, la storia e le attivitàtradizionali legate alla valle.Presso la struttura si possono prenotare visiteguidate in barca e a piedi nei luoghi più carat-teristici della Riserva. Dagli imbarcaderi di

Grazie, Rivalta e Belfiore presso Mantova èpossibile partire per escursioni in barca all’in-terno delle Valli; percorrendo il corso del Min-cio e le piccole vie d’acqua che si snodano tra icanneti è possibile osservare da vicino le piantee gli animali che abitano la palude. Sulla spon-da destra si può cogliere una visione d’insie-me della Riserva dalla sommità della scarpataretrostante il Santuario delle Grazie e dalla pi-sta ciclopedonale che collega Grazie conRivalta, ove si incontra a metà strada l’alnetadi monte Perego. Un sentiero che si snoda nelboschetto delle Cerchie può essere percorso apiedi, con accesso da due piccoli imbarcaderiposti in riva al canale omonimo. Le Valli delMincio possono essere visitate in canoa, su per-

Tranquillità serale nella Riserva Naturale (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

corsi stabiliti e adeguatamente segnalati. Altripercorsi saranno presto accessibili tra i caricetie i canneti a Nord della riserva. Sulla spondasinistra è accessibile su prenotazione l’area na-turalistica denominata “Le ghiaie”, attrezzataper l’osservazione degli uccelli, tra cui unagrande colonia nidificante di Airone rosso. IlMuseo-Centro Parco di Rivalta, situato in lo-calità Loghino Ariello, si raggiunge seguendole indicazioni all’ingresso del paese di Rivalta.Il Centro è una vecchia corte rurale completa-mente ristrutturata. I vani che un tempo era-no il fienile e la rimessa ora fanno parte dellastruttura, articolata su due piani. Ampie ve-trate consentono di effettuare l’avvistamentodell’avifauna dall’interno dell’edificio anchenel periodo invernale.La struttura, che è in grado di accogliere grup-pi fino a 50 persone, è aperta la domenica e igiorni festivi dal 1 marzo al 10 novembre dal-le 10 a un’ora prima del tramonto. Per preno-tazioni di visite al di fuori delle giornate diapertura e per escursioni in barca nelle Valli,rivolgersi alla Associazione Pro Loco «Amicidi Rivalta» Ufficio turistico, sita in Via Porto,31 - 46040 Rivalta sul Mincio (MN) Tel 0376653340 - 920 - e-mail [email protected] i gruppi scolastici le prenotazioni posso-no essere effettuate anche all’ufficio didatticadel Parco del Mincio, Tel 0376 2998320, indi-rizzo e-mail [email protected].

5. GESTIONE DEL SIC

La gestione fa riferimento ai contenuti del Pia-no Territoriale di Coordinamento del Parco delMincio, che rimanda alla delibera di istituzio-ne della Riserva Naturale. L’area è stata ogget-to di diversi interventi messi in atto dal Parco,il quale ne ha stabilito la zonizzazione e ha po-sto vincoli alle attività antropiche al fine di pre-servare le zone umide.Dal 1994 è stata ampliata l’alneta sita nei pres-si del monte Perego. Tra il 1997 e il 1999 è statoattuato un Progetto LIFE con lo scopo di con-servare gli habitat della Riserva che ha com-portato la parziale eradicazione del Fior di loto;la riapertura e pulizia di stagni, specchi d’ac-

qua e canali adduttori; la messa in atto di pra-tiche eco-compatibili di sfalcio e di raccolta deicanneti; l’acquisto di un’area di 11 ettari amolinieto-cariceto.Dal 1997 il Parco ha ottenuto contributi comu-nitari destinati ai proprietari dei canneti ecariceti che insistono sulle zone umide del Par-co nell’ambito del Regolamento CEE 2078/92;si è così incentivata una gestione sostenibilesu ben 418 ettari che ha previsto il taglio, laraccolta e la bruciatura invernale “a mosaico”dei canneti, mentre nei cariceti si è provvedu-to a sfalciare e raccogliere tutta la vegetazionein gennaio, quando minimo è l’impatto sullecomponenti naturali.

6. BIBLIOGRAFIA

Bartoli, M. (2000). Qualità di acqua e sedimentinelle Valli di Rivalta. Convegno Progetto LIFE-Natura “Conservazione attiva della riserva na-turale Valli del Mincio”. Risultati ottenuti eprospettive future, Mantova: 3 pp.

Bernini, F. Bonini, L. Ferri, V. Gentilli, A.,Razzetti, E. e Scali, S. (2004). Atlante degli An-fibi e dei Rettili della Lombardia. Monografiedi Pianura 5, Cremona: 253 pp.

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante degliuccelli nidificanti nella “bassa” pianura lombar-da (Italia Settentrionale). Natura Bresciana.Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34: 41-120.

Fasola, M. Villa, M. e Canova, L. (2003). Le zoneumide. Colonie di aironi e biodiversità nellapianura lombarda. Regione Lombardia e Pro-vincia di Pavia: 142 pp.

Ghidoni, M. Martignoni, C. e Perlini, S. (2000).Le valli del Mincio. Parco del Mincio.

Marini, G. (2000). Azioni parallele al LIFE perla gestione dei canneti e cariceti nei terreni pri-vati. Conv. Prog. LIFE-Natura “Conservazio-ne attiva della riserva naturale Valli delMincio”. Risultati ottenuti e prospettive futu-re, Mantova: 3 pp.

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Martignoni, C. (2000). Azioni del progetto LIFEed effetti sulla fauna ornitica. Convegno Pro-getto LIFE-Natura “Conservazione attiva del-la riserva naturale Valli del Mincio”. Risultatiottenuti e prospettive future, Mantova: 4 pp.

Pedini, P. e Ghidoni, M. (2000). Azioni e risulta-ti del progetto in tre anni di attività. ConvegnoProgetto LIFE-Natura “Conservazione attivadella riserva naturale Valli del Mincio”. Risul-tati ottenuti e prospettive future, Mantova: 4 pp.

Persico, G. (2000). Emergenze vegetazionalinella riserva Valli del Mincio. Convegno Pro-getto LIFE-Natura “Conservazione attivadella riserva naturale Valli del Mincio”. Ri-sultati ottenuti e prospettive future, Man-tova: 3 pp.

Provincia di Mantova (2001). Rapporto sullostato dell’ambiente nel territorio mantovano.Provincia di Mantova: 114-144.

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

Il SIC “Boscone” comprende una zona umida inizialmente insulare,creata dalla continua opera di deposito ed erosione del Po,

che lavori di regimazione idraulica hanno trasformato in una penisola,ancora oggi luogo cardine per la difesa della biodiversità in ambito planiziale.

BOSCONESIC IT20B0018

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Coordinate:

Altezza:

Superficie:

Comuni:

Comunità Montana:

Cartografia di riferimento:

Regione biogeografica:

Data di proposta come SIC:

Data di conferma come SIC:

Ente gestore:

Proprietà:

Long. E 11 14 04 – Latit. 45 02 27

10 (min) – 20 (max)

127,04 ettari

Carbonara di Po, Borgofranco sul Po

CTR Lombardia 1:10.000 F8b1, F8b2, F8c1, F8c2

Continentale

Giugno 1995

Dicembre 2004

Amministrazione comunale di Carbonara di Po

Pubblica

Dati generali

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

1. CARATTERISTICHE AMBIENTALI

1.1 Ambiente fisico

L’isola Boscone, situata a ridosso della spon-da destra del Po, si estende per una lunghezzadi oltre due chilometri in un’ansa del fiume.Di proprietà demaniale, è compresa nel terri-torio del comune di Carbonara di Po, ad esclu-sione di una piccola parte a monte, che ricadenel comune di Borgofranco sul Po. Creata dal-la continua opera di deposito ed erosione delPo, l’isola presenta un notevole dinamismogeomorfologico ed è costituita prevalentemen-te da sedimenti fluviali (limi e argille) con scar-sa presenza di sabbia. Il territorio cir-costante fa parte di un complesso al-luvionale che le acque del Po in pas-sato invadevano periodicamente.Elemento morfologico primario diquesto tratto di fiume è il cambia-mento repentino del suo corso cheprovenendo da nord ovest, a Carbo-nara svolta a nord est per dirigersipoi verso Sud dopo la curva diCarbonarola, formando l’ansa piùstretta di tutto il Po. Questo anda-mento ha determinato una situazio-ne di instabilità per l’isola Bosconeche, formatasi inizialmente nel cen-tro dell’alveo, si è spostata mediantecontinue variazioni a ridosso dellasponda destra. Gli interventi di re-gimazione idraulica eseguiti neglianni Settanta e Ottanta hanno mo-dificato l’andamento della correntee le dinamiche di sedimentazionetrasformando, di fatto, l’isola Bosco-ne in una penisola.

1.2 Paesaggio vegetale

Il primo impatto visivo con la Riser-va mette in evidenza una estesa mas-sa verde, contraddistinta da diversetipologie ambientali (il bosco spon-taneo, il nuovo reimpianto, gli argi-ni, le lanche, le sabbie, le ghiaie) che

fa da contrasto ai filari di pioppi e alle coltiva-zioni agricole circostanti. L’elemento vegetalecaratterizzante è il Salice bianco accompagna-to dal Salicone, cui si aggiungono Pioppi bian-chi, Pioppi neri, Gelsi cresciuti spontaneamen-te oltre ad essenze introdotte grazie a specificiinterventi di forestazione, quali la Querciafarnia, l’Acero campestre e l’Ontano nero. Trai rampicanti è molto diffuso lo Zucchino ame-ricano. Nella zona golenale, ma soprattuttosugli argini che fungono da confine della ri-serva, sono presenti e abbondanti diverse spe-cie erbacee tipiche dei prati, come le Euforbie,la Salvia, il Trifoglio, la Veccia, l’Erba astrolo-ga o Aristolochia e la Clematide mentre ai mar-

Ambiente lentico all’interno del SIC (foto Daniele Cuizzi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Habitat della Direttiva 92/43/CEECodice Habitat Copertura (%)

91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)

38

92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 1

gini delle lanche la vegetazione è caratterizza-ta da specie igrofile in grado di sopportare fre-quenti inondazioni (Cyperus spp., Rorippa spp.ecc.).

1.3 Habitat di interesse comunitario

L’habitat caratterizzante il SIC, la cui estensio-ne è percentualmente rilevante, è una forma-zione quasi esclusivamente composta da Sali-ce bianco (Cod. 91E0), con struttura assai aper-ta caratterizzata al suo interno da numeroseradure nelle quali, purtroppo, sono in gradodi penetrare e accrescersi in modo rigogliosoil Luppolo asiatico e lo Zucchino americano.Tra le specie presenti si ricordano inoltre il

Rovo e l’Ortica. Meno significative, pur rile-vabili, sono le sottili fasce di Salice bianco ri-conducibili all’habitat “Foreste a galleria di Salixalba e Populus alba” (Cod. 92A0).

1.4 L’ambiente umano

La fonte più antica che testimonia l’esistenzadell’isola è una mappa della prima metà delXVII secolo, conservata nell’archivio Gonzagadi Mantova. Si tratta di un disegno che illu-stra un progetto di bonifica idraulica per l’areacompresa tra i comuni di Quistello e Sermide.Occorre passare al Catasto Teresiano per ave-re ulteriori notizie. Le mappe rivelano che nel1777 l’isola era di proprietà del conte Ferraresi

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

ed era suddivisa in varie parti per un utilizzodifferenziato: bosco forte, bosco dolce, pasco-lo, aratorio vitato. Il Catasto Lombardo-Venetonel 1864 testimonia una sostanziale riduzionedella superficie dovuta all’erosione del fiume.L’aggiornamento catastale del 1885 evidenziache l’isola si stava riformando seguendo unprocesso naturale per i terreni alluvionali. Lasua odissea non era tuttavia terminata: ancoranegli anni erosioni e alluvioni ne avrebberocambiato forma, dimensioni e utilizzo. Gli in-terventi di regimazione idraulica, eseguiti so-prattutto negli anni Settanta e culminati conla realizzazione di un pennello di arginaturanel 1985, hanno modificato l’andamento dellacorrente e le dinamiche di sedimentazione. Diconseguenza, si è avuto un progressivo inter-ramento delle lanche che ha praticamente con-giunto l’isola alla golena e che ha portatoall’emersione di una nuova area nella parte piùa valle.

2. SPECIE DI INTERESSE

2.1 Specie di interesse comunitario (All. IDir. Uccelli; All. II Dir.Habitat)

Tra gli uccelli, le presen-ze più significative si an-noverano tra gli Ardeidi,in particolare Nitticora eGarzetta, che vantano co-lonie nidificanti formateda centinaia di coppie al-l’interno del SIC. Proprioper la forte relazione trala specie e l’area, la Nitti-cora è stata scelta comesimbolo dell’oasi. Altriappartenenti alla fami-glia utilizzano l’area co-me luogo di sosta duran-te le migrazioni. Tra que-sti si ricordano l’Aironerosso, l’Airone biancomaggiore, il Tarabuso, il

Tarabusino e la Sgarza ciuffetto. Il fiume Po èsito ideale per il Martin pescatore, la Sternacomune e il Fraticello, nidificanti con alcunecoppie, senza dimenticare le presenze occasio-nali, ma rilevanti, di Cicogna nera e Spatola.Sempre legato alle dinamiche fluviali è il Suc-ciacapre. Più rari, ma di passo regolare, sono irapaci. Tra questi si ricordano il Falco pesca-tore, il Falco di palude, il Nibbio bruno el’Albanella reale. Tra i trampolieri il Cavaliered’Italia sfrutta l’area per fini trofici. Tra gli an-fibi la Rana di Lataste è presente, anche se nonin numero eccessivo. La presenza del Po per-mette di contemplare all’interno della faunadel SIC diverse specie ittiche, tra cui grandimigratori anadromi quali lo Storione cobice,la Cheppia e lo Storione comune, anche se que-st’ultimo apparirebbe a forte rischio di estin-zione (non si hanno segnalazioni della sua pre-senza da diversi anni). Tra i ciprinidi si ricor-dano la Lasca, la Savetta e il Pigo le cui popo-lazioni tuttavia sono estremamente esigue ri-spetto a quelle di alcuni anni fa. La presenzadel Barbo comune desta forti dubbi in quantola specie, all’interno del tratto medio-basso delPo, è stata completamente sostituita dall’eso-

Vista aerea di Isola Boscone (foto Claudio Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Specie inserite nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE

Uccelli inseriti nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEESpecie Nome italiano Fenologia

Alcedo atthis Martin pescatore SBMW Ardea purpurea Airone rosso M Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto M Asio flammeus Gufo di palude M Botaurus stellaris Tarabuso M Caprimulgus europaeus Succiacapre M Chlidonias niger Mignattino M Ciconia nigra Cicogna nera M Circus aeruginosus Falco di palude M Circus cyaneus Albanella reale M Egretta alba Airone bianco maggiore MW Egretta garzetta Garzetta MBW Himantopus himantopus Cavaliere d’Italia M Ixobrychus minutus Tarabusino M Lanius collurio Averla piccola M Milvus migrans Nibbio bruno M Nycticorax nycticorax Nitticora MB Pandion haliaetus Falco pescatore M Platalea leucorodia Spatola M Sterna albifrons Fraticello MB Sterna hirundo Sterna comune MB Tringa glareola Piro piro boschereccio M

Specie Nome italiano Allegati

Acipenser naccarii Storione cobice II, IV Acipenser sturio Storione comune II, IV Alosa fallax Cheppia II Barbus plebejus Barbo comune II Chondrostoma genei Lasca II Chondrostoma soetta Savetta II Cobitis taenia Cobite comune II Emys orbicularis Testuggine palustre europea II, IV Lycaena dispar Licena delle paludi II, IV Ophiogomphus cecilia II, IVRana latastei Rana di Lataste II, IV Rutilus pigus Pigo II

tico Barbo d’oltralpe. Nelle porzionimarginali si rinviene il Cobite comu-ne, intento nell’attività detritivora.Tra gli invertebrati, in mezzo alla ve-getazione primaria volteggiano adul-ti di Ophiogomphus cecilia mentre lun-go le radure erbacee può fare la suacomparsa il lepidottero ropaloceroLycaena dispar.

2.2 Altre specie importanti

Sulle sabbie del Po, a primavera,nidificano le Rondini di mare. Volteg-giano e si posano sul grande fiume iGabbiani comune e reale. Durante ilpasso autunnale sono presenti diverse speciedi piccoli trampolieri (Piro piro piccolo, Piropiro culbianco, Pantana, Totano moro). D’in-verno il biotopo diventa un luogo di sosta pergli anatidi (Alzavola, Moriglione, Marzaiola,Germano reale, Codone, Canapiglia) e perqualche rallide (Folaga, Gallinella d’acqua,

Porciglione); il bosco è invece il regno di nu-merosi passeriformi (Usignolo di fiume,Verdone, Rigogolo, Capinera ecc.) oltre che deipiciformi (Picchio verde, Picchio rosso mag-giore, Torcicollo); meno numerosi, ma avvista-bili regolarmente, sono i rapaci sia diurni(Poiana, Sparviere, Lodolaio), sia notturni

(Gufo comune, Barbagianni, Allocco).Tra i mammiferi è accertata la presen-za della Crocidura minore, del Mo-scardino e del Topolino delle risaie. Ichirotteri annoverano tre specie antro-pofile, i Pipistrelli albolimbato e diSavi e il Serotino comune. Nel caso siricercassero rettili, nella zona golenalesi possono avvistare la Lucertola mu-raiola e il Ramarro occidentale, dal ca-ratteristico colore verde brillante. Tragli ofidi la Natrice dal collare frequen-ta gli specchi d’acqua, mentre il Biac-co predilige ambienti più aridi. Tra glianfibi nelle porzioni boschive sonopresenti il Rospo comune e la Raga-nella italiana, mentre negli ambientimaggiormente legati alle attività an-tropiche si può trovare il Rospo sme-raldino. I pesci annoverano alcune in-teressanti specie migratrici, tra cui ilCefalo calamita. Le comunità ittiche ri-sentono tuttavia della forte espansio-ne degli esotici, tra cui in primo luogoil Siluro. Anche tra gli invertebrati

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

compaiono specie di interesse conservazioni-stico. Tra queste è possibile citare il molluscobivalve Unio elongatulus, di cui sono osserva-bili le valve lungo le spiagge fluviali e diversespecie di odonati (libellule e damigelle).

3. PROTEZIONE E CON-SERVAZIONE

3.1 Stato di conserva-zione

L’isola Boscone rappre-senta un punto di riferi-mento per moltissimespecie di uccelli ed è perquesto che è stata consi-derata zona umida diimportanza internazio-nale secondo la conven-zione di Ramsar, oltreche Zona di ProtezioneSpeciale a tutela dell’avi-fauna. Il sistema, di gran-dissimo valore naturali-

stico per quanto sopraesposto, presenta tuttaviasegni di vulnerabilità. Ilsoprassuolo a prevalenzadi Salice bianco è in avan-zata fase di senescenza,con totale assenza di rinno-vazione conspecifica masoprattutto con mancataaffermazione delle specietipiche delle formazioniforestali più evolute. Lamassiccia infestazione daparte della cucurbitacearampicante esotica Zucchi-no americano, favorita dal-la notevole quantità di luceche giunge al suolo in vir-tù della scarsa densitàarborea, costituisce un ul-teriore fattore di degrado.Al fine della tutela delle ca-

ratteristiche di pregio dell’area, occorre pro-seguire nell’opera di ripristino ambientale. Sa-rebbe auspicabile un intervento antropico diconservazione delle formazioni a Salice bian-co dove possibile, mentre nelle altre aree sa-

Nitticora, simbolo dell’Oasi (foto Luigi Andena).

Pantana intenta ad alimentarsi (foto Luigi Andena).

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rebbe importante favorire la sostituzio-ne di tale habitat con il bosco planizia-le; ciò comporterebbe la messa a dimo-ra di specie arboree tipiche di questaformazione e una “gestione” delle eso-tiche infestanti.

3.2 Stato di protezione

Isola Boscone è Riserva Naturale ai sen-si della D.C.R. n. 566 del 29 gennaio1987. Riconosciuta come Zona Umidadi importanza internazionale secondola Convenzione di Ramsar è inoltreZona di Protezione Speciale designataai sensi della direttiva 79/409/CEE dalDecreto del Ministro dell’Ambiente del3 aprile 2000.

4. FRUIBILITÀ

L’oasi è facilmente visitabile dagliamanti della natura grazie ai tre sentie-ri attrezzati, corredati da pannelli infor-mativi su flora e fauna e contraddistin-ti da colori diversi. I percorsi partonodall’ingresso dell’Oasi e la esplorano to-talmente, fino a raggiungere i punti pa-noramici di osservazione per l’avvistamentodella colonia di aironi, dei picchi e dei passe-riformi. L’Oasi LIPU Isola Boscone è dotata diun Centro visite, Sentieri natura, pannelli di-dattici, punti panoramici, sala proiezione, areaaccoglienza con sei panchine.Tra le principali attività divulgative organiz-zate: visite guidate, corsi di birdwatching, pro-grammi di educazione ambientale, corsi di ag-giornamento per insegnanti, liberazione di ra-paci curati e riabilitati.L’apertura la pubblico va da maggio a settem-bre, nei giorni feriali e di sabato (con orario dalunedì a venerdì 8-12 e 15-18, sabato 9,30-12).Visite guidate per gruppi superiori a cinquepersone o scolaresche devono essere prenota-te al Centro visite. Per informazioni rivolgersialla Oasi LIPU Isola Boscone Via ProvincialeFerrarese, 21 46020 Carbonara di Po (MN). Tel.0386 41611.

5. GESTIONE DEL SIC

La gestione dell’area è stata rivolta alla solu-zione di diverse problematiche che si sono pre-sentate nell’arco di un ventennio: degrado delbosco, infestazione di parassiti, diffusione diessenze infestanti, interramento delle lanche,inondazioni del fiume. Gli interventi di mag-giore rilevanza sono stati sicuramente quellidi ripristino forestale e idraulico. Il primo pro-getto, risalente al 1986, prevedeva di metterein comunicazione le lanche interne con quellaesterna e con il corso del fiume, ma impedi-menti di tipo burocratico ne hanno reso diffi-cile la realizzazione. Un secondo progetto,datato 1993, in modo più realistico escludevalo sbocco delle lanche nel Po, puntando allacreazione di invasi indipendenti. Si è scelto diraddoppiare la capienza di uno dei bacini in-terni, ottenendo uno stagno con fondale a pro-

Attività di rimboschimento (foto Simone Rossi).

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I SIC DELLA PROVINCIA DI MANTOVA

fondità differenziate e sponde sagomate perrispondere alle diverse esigenze alimentaridell’avifauna, mentre un’altra lanca non piùrecuperabile è stata trasformata in percorso di-dattico. Il nuovo invaso è alimentato dalla fal-da freatica e dalle piene del fiume; l’area è sta-ta attrezzata come punto di osservazione conparticolari pannelli didattici che illustrano lecaratteristiche geografiche e floro-faunistichedell’area. Scelte analoghe, dettate da criterinaturalistici, hanno caratterizzato anche il ri-pristino della lanca esterna; anche qui le spon-de hanno pendenze morbide e il fondale pre-senta gradoni con differenti livelli di profon-dità, per permettere sia agli ardeidi, che aglianatidi e ai limicoli di utilizzare i nuovi inva-si. Gli interventi sono stati completati nel 1998.La gestione del bosco è stata altrettanto impe-gnativa. A causa dell’infestazione massiccia diinsetti defogliatori, a metà degli anni Ottantanella Riserva si è verificata una massiccia mo-ria di alberi, tanto da indurre l’Ente gestore aprogrammare degli interventi molto drasticidi ripristino ambientale. Tutti gli esemplari

malati, morti o schiantati sono stati asportati,così come il legname secco a terra, mentre ilterreno è stato ripulito e preparato per unanuova piantumazione. Sono state messe a di-mora alcune migliaia di alberi. Nel bosco ven-gono effettuati regolarmente interventi di ma-nutenzione, quali sfalcio delle infestanti (so-prattutto per contenere la diffusione dello Zuc-chino americano), raccolta dei rifiuti, puliziadei sentieri e manutenzione dei percorsi e del-le strutture didattiche.

6. BIBLIOGRAFIA

Bernini, F. Bonini, L. Ferri, V. Gentilli, A.,Razzetti, E. e Scali, S. (2004). Atlante degli An-fibi e dei Rettili della Lombardia. Monografiedi Pianura 5, Cremona: 253 pp.

Brichetti, P. e Gargioni, A. (2004). Atlante de-gli uccelli nidificanti nella “bassa” pianuralombarda (Italia Settentrionale). Natura Bre-sciana. Ann. Mus. Civ. Sc. Nat., Brescia 34:41-120.

Coltivazioni a pioppo davanti alla zona umida (foto Simone Rossi).

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ATLANTE DEI SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA IN LOMBARDIA

Fasola, M. Villa, M. e Canova, L. (2003). Le zoneumide. Colonie di aironi e biodiversità nellapianura lombarda. Regione Lombardia e Pro-vincia di Pavia: 142 pp.

GRAIA (2002). Monitoraggio biologico dei fiu-

mi della provincia di Mantova. Provincia diMantova: 314 pp.

Provincia di Mantova (2001). Rapporto sullostato dell’ambiente nel territorio mantovano.Provincia di Mantova: 114-144.

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Finito di realizzarenel mese di marzo 2010.

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ISBN 978-88-8134-074-3

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