Settemiglia - anno I, n°9

7
settemiglia da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno Periodico Mensile Anno I - N°9 Ottobre 2011 Mail ed Info: [email protected] www.settemiglia.it Diocesi di Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa Il nostro vescovo, padre Beniamino, nella sua visita pastorale ha incon- trato tuƩe le comunità parrocchiali della Diocesi. Ha ascoltato le storie di ognuna e ha incoraggiato tuƩe ad essere Chiesa che aƫnge dal Vangelo calore, bontà e bellezza. Ora, all’inizio di quest’anno pastorale, chiede con forza ad ogni crisƟano di essere sempre più “icona” di Cristo, educatore nella relazione, tesƟmone che si meƩe a anco per camminare insieme. Certo non somigia a Gesù Cristo chi dimostra di essere chiuso, indurito nelle proprie certezze e nelle proprie conquiste. E neppure può evocare l’immagine del dolce Maestro chi vive e tesƟmonia una fede che si nutre di paura e di tristezza. Gesù si mostra nei gesƟ semplici del- la tenerezza, nelle conversazioni dove ciascuno è capace di ascoltare l’altro, nell’amicizia che si reallizza nonostan- te le diversità. Potrà sembrare un’immagine lonta- na dalla speculazione teologica ma ci ricorda sicuramente che Dio si rivela solo nell’Amore. Accogliendo l’invito del nostro Pasto- re meƫamoci anche noi in cammino per essere comunità che educa acco- gliendo, educa amando. don Peppino De Luca EDUCARCI PER ACCOMPAGNARE Assemblea diocesana 2011 Pagina 3 La primavera araba Profezia ineludibi- le o triste illusio- ne? Pagina 4 Il due è il contrario di uno Pagina 5 Agosto con il grembiule Un mese speso al servizio degli altri Pagina 5 XXV Congresso Eucaristico Nazionale Signore da chi andremo? Pagina 6 JMJ 2011 Madrid Io c’ero! Il 20 e 21 seƩembre si è tenuta al San- tuario della Madonna dell’Arco l’assem- blea diocesana sul tema “Si può educa- re senza accompagnare?” L’evento, ha confermato aƩraverso gli intervenƟ dei relatori, la centralità della quesƟone educaƟva nel cammino della Chiesa di Nola in comunione con l’inte- ra Chiesa italiana che idenƟca questo decennio come decennio educaƟvo. Come aerma Benede o XVI, «senza educazione non c’è evangelizzazione duratura e profonda, non c’è crescita e maturazione, non si dà cambio di mentalità e di cultura». L’educazione è anzituƩo relazione: l’accompagnamento è la modalità at- traverso cui si realizza l’educazione, pertanto l’accompagnamento è ciò che conferisce all’educazione autenƟcità “Niente ha valore se non hai qualcuno con cui dividerlo”

description

Giornale della Parrocchia San Francesco di Paola - Scafati (Sa) Supplemento a IN DIALOGO Mensile della Chiesa di Nola

Transcript of Settemiglia - anno I, n°9

settemigliada Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno

Periodico MensileAnno I - N°9Ottobre 2011Mail ed Info:[email protected]

Diocesi di Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa

Il nostro vescovo, padre Beniamino, nella sua visita pastorale ha incon-trato tu e le comunità parrocchiali della Diocesi. Ha ascoltato le storie di ognuna e ha incoraggiato tu e ad essere Chiesa che a nge dal Vangelo calore, bontà e bellezza.Ora, all’inizio di quest’anno pastorale, chiede con forza ad ogni cris ano di essere sempre più “icona” di Cristo, educatore nella relazione, tes mone che si me e a fi anco per camminare insieme. Certo non somigia a Gesù Cristo chi dimostra di essere chiuso, indurito nelle proprie certezze e nelle proprie conquiste. E neppure può evocare l’immagine del dolce Maestro chi vive e tes monia una fede che si nutre di paura e di tristezza. Gesù si mostra nei ges semplici del-la tenerezza, nelle conversazioni dove ciascuno è capace di ascoltare l’altro, nell’amicizia che si reallizza nonostan-te le diversità. Potrà sembrare un’immagine lonta-na dalla speculazione teologica ma ci ricorda sicuramente che Dio si rivela solo nell’Amore.Accogliendo l’invito del nostro Pasto-re me amoci anche noi in cammino per essere comunità che educa acco-gliendo, educa amando.

don Peppino De Luca

EDUCARCI PER ACCOMPAGNARE Assemblea diocesana 2011

Pagina 3

La primavera arabaProfezia ineludibi-le o triste illusio-ne?

Pagina 4

Il due è il contrario di uno

Pagina 5

Agosto con il grembiuleUn mese speso al

servizio degli altri

Pagina 5

XXV Congresso Eucaristico NazionaleSignore da chi andremo?

Pagina 6

JMJ 2011 MadridIo c’ero!

Il 20 e 21 se embre si è tenuta al San-tuario della Madonna dell’Arco l’assem-blea diocesana sul tema “Si può educa-re senza accompagnare?”L’evento, ha confermato a raverso gli interven dei relatori, la centralità della ques one educa va nel cammino della Chiesa di Nola in comunione con l’inte-ra Chiesa italiana che iden fi ca questo decennio come decennio educa vo.

Come aff erma Benede o XVI, «senza educazione non c’è evangelizzazione duratura e profonda, non c’è crescita e maturazione, non si dà cambio di mentalità e di cultura».L’educazione è anzitu o relazione: l’accompagnamento è la modalità at-traverso cui si realizza l’educazione, pertanto l’accompagnamento è ciò che conferisce all’educazione auten cità

“Niente ha valore se non hai qualcuno con cui dividerlo”

settemigliasettemiglia Riflessioni 2

umana e validità pedagogica. L’accompagnamento è considerato in senso ampio come un’esperienza che abbraccia tu e le dimensioni della per-sona. Esso si colloca cioè all’interno del processo di formazione umana nella convinzione che la Parola del Vangelo deve essere seminata nella realtà del vivere quo diano per portare i giova-ni ad impegnarsi generosamente nella vita. Perciò, è evidente, che una buona esperienza di accompagnamento deve la sua effi cacia sopra u o alla qualità della persona che accompagna, cioè all’adulto educatore e alla sua capaci-tà proposi va. È paradossale pensare come, a fronte di un imponente au-mento di competenze professionali e tecniche nel campo dell’educazione, si vada indebolendo la “competenza umana”, cioè la capacità di relazioni profonde e costru ve con le nuove generazioni che sempre più si trovano sole e abbandonate a se stesse.Dal punto di vista metodologico l’ac-compagnamento dell’educatore cris a-no si a ua quando la relazione percor-re “le strade del cuore”, cioè entra in ciascuna persona per a vare dall’in-terno i processi di crescita dell’intelli-genza, dell’aff e vità, della volontà e della libertà. Secondo “il sistema” di san Giovanni Bosco, noto educatore del secolo XIX, è un accompagnare con la persuasio-ne e la bontà, ovvero facendo appello alla ragione e all’amore. Tale cammino ha come termine ul mo la conoscenza vitale di Dio scoperto come senso della propria esistenza, esperienza che porta a coinvolgere se stessi in scelte decisi-ve. Accompagnare secondo questo s le non è prima di tu o ques one di com-petenze professionali e abilità rela-zionali ma occorre che colui/colei che accompagna abbia fa o l’esperienza personale dell’incontro con il Dio vi-vente. L’accompagnamento dei giova-ni si presenta come lo scendere con il proprio cuore al cuore dei giovani per condividerne insieme il cammino. Il cuore è il luogo dove la persona ri-trova se stessa nell’in mo della sua coscienza, dove sente risuonare la voce di Dio e degli altri, facendo l’esperienza di un risveglio alla vita, della scoperta di un senso. In questa prospe va trova

il suo pieno signifi cato la convinzione di don Bosco circa l’educazione come “cosa del cuore” di cui Dio solo è il pa-drone.

Per questo, all’impegno dell’educato-re di accompagnare il giovane dentro di sé, segue quello del condurlo oltre, all’incontro con l’altro nella reciprocità, al dono di sé all’altro nella solidarietà. Si tra a di condurli nel viaggio interiore verso la propria iden tà aiutandoli ad acce arsi, ad individuare serenamente

le risorse ed i limi della propria per-sonalità, a scoprire a tudini, interessi, aspirazioni e valori per crescere nella libertà interiore; a saper leggere le pro-prie esperienze di vita, sia posi ve che nega ve.Il percorso da parte di educatori, geni-tori e formatori di seminare amore è l’unica risposta ai bisogni profondi dei giovani e nulla lo potrà mai sos tuire perché l’amore – caritas – sarà sempre necessario, anche nella società più giu-sta ci sarà sempre soff erenza che ne-cessita di consolazione e di aiuto, aff er-ma, infa , don Bosco: «chi vuol essere amato bisogna che faccia vedere che ama». «Chi sa di essere amato a sua volta ama».Ebbene, nell’educare è insito l’accom-pagnare perché come dice il vescovo mons. Beniamino Depalma “Educare signifi ca avere lo sguardo per penetra-re nel cuore dell’altro”.

Pasquale Velleca

ICONA DELL’AMICIZIA

L’icona dell’Amicizia è la riproduzione di un’an ca icona copta del VII sec. ad opera della comunità di Bose.Essa mostra il Cristo che accompagna un discepolo, ponendo il braccio de-stro sulla sua spalla; è la trasmissione della vita divina a chi segue Gesù, via, verità e vita. Gesù è il maestro e il Si-gnore, signifi ca dal libro chiuso che regge nella mano sinistra: è il Vange-lo, la lieta no zia, il dono prezioso (la coper na è ricca di pietre preziose) ed è il messaggio misterioso (il libro sigillato).Gesù non sta di fronte, ma cammina al fi anco dell’amico sconosciuto; la sua mano sulla spalla infonde sicurez-za e protezione, ma è anche dono di grazia, prendendo su di sé le colpe, gli sbagli e tu i pesi che gravano sull’al-tro, come è espresso dall’aureola, simbolo della san tà, partecipata al discepolo.Si tra a tu avia di una grazia che il discepolo non ene per sé, ma che dà in dono con il gesto della mano destra benedicente. Il rotolo che egli ene nella mano sinistra signifi ca che ha fa o sua la Parola del Signore.I colori caldi delle ves esprimono l’u-manità e la povertà del Signore e del

discepolo. I grandi occhi manifestano l’apertura del cuore: la disponibilità a lasciarsi leggere dentro e, insieme, il desiderio di entrare in comunione con chi contempla l’icona.Questo amico sconosciuto è ciascuno di noi. Il fedele, nella contemplazione, viene come assunto dal mistero del-la grazia che è comunicata dalla pre-senza del Signore, dal sen re quella mano che non solo infonde sicurezza e conforto nel cammino, ma sembra anche essere come di sostegno allo stesso Signore Gesù; l’usura del tem-po ha infa consumato nell’icona i colori e il disegno dei piedi del Mae-stro, che sembra ora camminare con i piedi del discepolo, sbigo to dall’e-sperienza stessa che sta vivendo.

“Si gioca al cristianesimo […]

Tutto si riduce a decorazione

esterna, a modi di dire […]

è una cosa tremenda che all’e-

lenco delle eresie e degli scismi

non figuri quella che è l’eresia

più pericolosa di tutte:

giocare al cristianesimo.” S. Kierkegaard

settemigliasettemiglia Attualita’ 3

“Mohammed muore dopo

18 giorni di agonia.

Le sue fiamme incendie-

ranno l’intero paese e

costringeranno il dittatore

Zine El-Abidine

a scappare come un

ladro”

Il 17 dicembre 2010, nella piazza di Sidi Bouzid, ci à capoluogo di una delle 24 regioni della Tunisia, un

giovane ven seienne, dopo essersi co-sparso di benzina, si dà alle fi amme. È l’ul mo gesto disperato di Moham-med Bouazizi, un venditore ambulante abusivo. In realtà Mohammed è un brillante lau-reato, come migliaia di suoi coetanei in Tunisia e nei paesi arabi in genere, ma non riesce a trovare lavoro, anche mo-desto. È disoccupato, senza nemmeno la speranza di poter emigrare, nessuno vuole i “miserabili” come lui. Quella ma na, come al solito, monta il suo banche o per vendere fru a e ver-dure. È l’unico modo che ha per portare avan se stesso e la famiglia. La polizia, integerrima ed effi ciente, gli si avvicina e lo minaccia. Non è la prima volta, ma la risposta è sempre la stessa. Volano insul ed uno schiaff o. Il giovane sa che non deve reagire, che non deve alzare la voce né recriminare. Prova allora a protestare presso le autorità che, però, non hanno tempo per lui. È un pove-raccio e deve subire le angherie di un regime che governa il paese da 23 anni. Mohammed muore dopo 18 giorni di lenta e straziante agonia. Le sue fi am-me incendieranno l’intero paese e co-stringeranno il di atore Zine El-Abidine Ben Ali a scappare come un ladro colto in fragrante. Il giovane venditore abusi-vo diventa il simbolo di un movimento che varcherà i confi ni tunisini e si allar-gherà a macchia d’olio passando per l’Egi o di Hosni Mubarak, per la Libia di Muhammar Gheddafi , la Siria della famiglia al Assad, lo Yemen di Ali Abdul-lah Saleh, la Giordania del re Abd Allãh II, fi no al Bahrain di Hamad bin Isa Al Khalifa. La stampa mondiale parlerà di una “Primavera Araba”, un vento che avrebbe spazzato via i regimi autoritari saldamente al potere nel mondo arabo da 20, 30, 40 anni. A tu ’oggi, però, la “primavera” non sembra che abbia fat-to sbocciare nessuna nuova democrazia liberale. Facendo riferimento a George Friedman, uno dei più no competen mondiali di geopoli ca, noi occidentali siamo sta ingenui a credere in cambia-men epocali nella vita poli ca e socia-le di quei paesi, ed in senso liberal-de-

LA PRIMAVERA ARABAProfezia ineludibile o triste illusione?

mocra co. I popoli si sono mossi, certo, sono scesi nelle strade anche rischian-do la vita, si sono ribella a decenni di soprusi, ingius zie, miserie. L’Unione Africana ha creduto fermamente nel risveglio della coscienza civica e poli- ca delle nazioni africane, ha esortato

i governi ad ado are “misure neces-sarie per cambiare le proprie realtà” e ad applicare “riforme che devono andare alla radice dei sistemi africa-ni: protezione dei diri umani e delle libertà fondamentali, rispe o dei prin-cipi democra ci, conferma dello Stato di diri o, sviluppo del buon governo, coinvolgimento dell’opinione pubblica nell’amministrazione della cosa pub-blica, ges one delle risorse pubbliche nell’esclusivo interesse dei ci adini”. Ma pensare di rivivere un nuovo 1989, anno della caduta del Muro di Berlino, è sicuramente azzardato. “[…] Il rapido e completo collasso che

abbiamo visto nell’Europa Orientale nel 1989, con la caduta del comuni-smo, non si è verifi cato nel mondo arabo. Cosa ancor più importante, i cambiamen di regime che potrebbe-ro derivare dalle guerre civili in Libia e in Siria non è de o che siano vi orio-si, quelli che saranno vi oriosi non è de o che siano chiaramente democra- ci e quelli che saranno democra ci

ovviamente non saranno liberali.[…] Questo non signifi ca che non ci sono persone, nel mondo arabo, che desi-derano una democrazia liberale. Signi-fi ca semplicemente che non sono for abbastanza per far cadere i regimi o mantenere il controllo dei nuovi regi-mi, nel caso in cui dovessero riuscirci. La Primavera Araba è, sopra u o, un testo fondamentale sulle conseguenze delle auto-illusioni di fronte al mondo reale” (Gorge Friedman, Riesaminando la Primavera Araba, www.dailyblog.it).

Vincenzo Fiorenza

settemigliasettemiglia Il libro del Mese 4

IL DUE E’ ...IL CONTRARIO DI UNO“Questa no zia, che contrasta con l’aritme ca, è l’esperienza di ques raccon ”

“Immagini che prima o poi le genera-zioni tornano.Tornano, è tornata, adesso ce n’è un’altra che agisce come un corpo, si muove da generazione. Altre età ve-nute prima di lei si sono aggiustate a fi glie del loro tempo, hanno aderito a esso in convinta ubbidienza. Questa di adesso […] fa il contra empo, passa contropelo, perciò è contemporanea di se stessa, estemporanea al resto, tu la segui, vai dietro alle sue mosse e alle licenze che le autorità si prendo-no contro di lei. Tu con le tue passate no zie di piazze arros te aff umicate sei presso di lei scaduto: questa gene-razione amme e di subire violenza ma non vuole sporcarsene reagendo. Vuo-le che l’aggressione sia da una parte sola, snuda il loro diri o e lo mostra allo stato di natura, per quello che è: sopraff azione.”La le eratura e la scri ura di Erri De Luca inseguono la vita mostrandola nella sua nudità. Il mondo, scarnifi ca-to, si presenta ai nostri occhi come un triste scheletro sghembo. Il contrario di uno, il libro di cui tra eremo questo mese, è una raccolta di storie brevi in-trise sia della biografi a dell’autore, sia del racconto di un burrascoso periodo di cambiamento: il ’68. Le immagini evocate dal nostro autore sanno risve-gliare un senso del dovere che spesso risulta assopito o ricoperto dalla terra della paura per un mondo precario e tremante che non dà certezze, che de-

stabilizza nel profondo. Solitari, ci sembra di dover aff ronta-re con il terrore negli occhi una realtà fumosa, indefi nita, la quale si perde nell’oblio di un futuro lontano. Le parole di De Luca sono segnate da un’in ma esigenza di cose vere che sanno, con semplicità, scuotere dall’in-terno senza creare terremo emozio-nali, ma semplici spostamen di visuale che perme ono al le ore di guardare al mondo con una consapevolezza dif-ferente.Se l’individualismo sembra la parola chiave dei nostri tempi, se la solitudine nella folla è un’immagine ricorrente, se il tessuto sociale risulta sempre più in-triso di divisioni e rancori laten , allo-ra c’è bisogno di ritrovare un centro, di riscoprirsi microcosmi profondamente lega gli uni agli altri. Come i dicio o raccon di questo te-

sto sembrano essere slega e privi di un senso comune, ma che invece si rivelano portatori di un signifi cato più profondamente nascosto, anche noi, immergendoci in un passato non ec-cessivamente lontano, ma che sembra quasi dimen cato, potremmo sperare di ritrovare il fi lo che ci guidi in questo labirinto d’insicurezze. Il due è il punto focale di tu e queste storie, la giusta alternanza tra l’indi-viduo, che sfi da se stesso e la natura, e l’uomo, che abbracciando le proprie responsabilità, è in grado di dare vita ad un movimento. La convinzione che, sebbene l’uno non sia solitudine, il due si presen come ricchezza, come punto di partenza per una diale ca di speran-za. Due sei tu e l’altro, le mani che s’in-trecciano in una catena di resistenza, due sono i respiri, molteplici risultano gl’incoraggiamen . “Due è alleanza, fi lo doppio che non è spezzato”. I raccon di Il contrario di uno non si accontentano di intra enere piacevol-mente il pubblico, si propongono piut-tosto di valere come tes monianza ap-passionata di una ricerca di senso che potrebbe apparirci improvvisamente a raverso le parole di una ragazzina, la quale guardandoci a raverso l’inchio-stro della pagina ci lasca lì, fermi, inter-de a fare i con con un interroga vo essenziale, esistenziale ed esplosivo: Ma tu non vuoi essere per una volta il prossimo per qualcuno?

Elena Fiorenza

“Due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua

solitudine. Due è alleanza, filo doppio

che non è spezzato.”

“Le storie sono acque [...] Un uomo è un bacino

di raccolta”

ERRI DE LUCARecentemente defi nito “lo scri ore del decennio” dal cri co le erario del “Corriere della Sera” Giorgio De Rienzo, è anche poeta e tradu ore.Nel 1968, a dicio o anni, raggiunge Roma, dove prende parte al Gaos (Gruppo di Agitazione Operai e Studen ), gruppo che fonderà Lo a Con nua a Roma. Erri diventerà in seguito il responsabile del servizio d’ordine di Lo a Con nua. Inoltre dichiarerà più di recente che al momento dello sciogli-mento di Lc (Rimini, 1976) non volle entrare in clandes nità e convinse il servizio d’ordine romano a seguire la sua stessa strada. In seguito svolge numerosi mes eri in Italia ed all’estero, come ope-raio qualifi cato, camionista, magazziniere, muratore. Durante la guerra in ex-Jugoslavia è au sta di convogli umanitari des na alle popolazioni. Studia da autodida a diverse lingue, tra cui lo yiddish e l’ebraico an co dal quale traduce alcuni tes della Bibbia. Lo scopo di queste traduzioni, che De Luca chiama “traduzioni di servizio”, non è quello di fornire il testo biblico in lingua facile o elegante, ma di riprodurlo nella lingua più simile e più obbediente all’originale ebraico.Pubblica il primo romanzo nel 1989, a quasi quarant’anni: Non ora, non qui, una rievocazione della sua infanzia a Napoli.Regolarmente trado o in francese, spagnolo, inglese, tra il 1994 e il 2002 riceve il premio France Culture per Aceto, arco-baleno, il Premio Laure Bataillon per Tre Cavalli e il Femina Etranger per Montedidio.Collabora a diversi giornali (La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Avvenire, Gli Altri) e oltre ad ar coli d’opi-nione, scrive occasionalmente anche di montagna.

di i d l ll

settemigliasettemiglia ...Dalla Diocesi 5

Per consuetudine i mesi es vi rap-presentano un periodo di riposo o diver mento, che sia al mare, in

montagna o in paesi lontani, cerchia-mo qualcosa che ci dia la carica per aff rontare un nuovo anno di impegni e responsabilità. Ma come trascorro-no le vacanze coloro la cui principale occupazione quo diana è il cercare di procurarsi almeno un pasto giornaliero ed un riparo per la no e? Di chi lavora fi no allo stremo per magari sostenere la propria famiglia lontana?Quest’estate alcuni di noi, del gruppo Scout Scafa I, abbiamo avuto la pos-sibilità di ves re una divisa un po’ in-solita rispe o a quella abituale: un bel grembiule da cucina! Siamo sta ospi-ta dalla mensa della Caritas diocesana di Nola dove abbiamo svolto servizio per due giorni; qui si preparano quo- dianamente tra i 600 e gli 800 pas ,

gratui , per poveri e senzate o, o co-munque, per chiunque ne abbia biso-gno.La giornata inizia alle 9.00, guida dall’autoritaria gen lezza di suor An-tonella, e in compagnia di un bel grup-

AGOSTO CON IL GREMBIULESan Paolino vi attende nelle Mense dei poveri...

po di operose signore, si procede con la stesura di un ricco menù, degno dei migliori ristoran ; neanche il dolce può mancare!L’a vità della mensa è resa possibile grazie alle generose donazioni di tu coloro che, ogni qual volta possono, portano qualsiasi po di generi alimen-tari, dalla fru a alle verdure fresche, fi no a rus ci, scatolame, ecc. E’ davve-ro bello darsi da fare con la consapevo-lezza di donare qualcosa al prossimo ed è proprio questo che ha spinto, ogni ma na, i volontari del proge o “Ago-sto col grembiule!” a preparare tu o al meglio, anche quando magari le risorse disponibili erano davvero poche.Tu dovremmo riuscire a dedicare un po’ del nostro tempo al prossimo,

a coloro che hanno bisogno di un so-stegno, che sia pra co o anche solo di compagnia, e magari ancora di più nei i mesi es vi, durante i quali il tempo li-bero spesso abbonda. Molte di queste persone non hanno una famiglia, una dimora, un lavoro, nessuno su cui con-tare, ciò a causa della società diffi dente e pregiudiziosa in cui viviamo, che ten-de ad emarginare proprio chi, invece, avrebbe più bisogno di aiuto. Per noi è stata un’esperienza molto emozionante e forma va, anche se non è facile stabi-lire un conta o con gli ospi della men-sa, è comunque molto bello leggere nei loro occhi una grande riconoscenza e gra tudine: il poter aiutare qualcuno ci ha reso un’immensa gioia.

Sara Cesarano

XXV CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE“Signore da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana”

“I giorni del Congresso Eucaris co han-no avuto il merito di far riscoprire e gu-stare al popolo cris ano, qui convenuto numeroso da tu e le Chiese che sono in Italia, il mistero dell’Eucaris a che è «il principio causale della Chiesa», cioè l’alimento che la sos ene nel suo cam-mino a raverso il tempo”.Con queste parole domenica 11 set-tembre il Card. Angelo Bagnasco, Pre-sidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha accolto Benede o XVI, giunto sull’Area Fincan eri di Ancona per la celebrazione conclusiva del XXV Congresso Eucaris co Nazionale. In un clima raccolto, hanno partecipato alla S. Messa circa centomila fedeli; 135 i Vescovi presen .Al termine della celebrazione, nella preghiera dell’Angelus, il Papa ha ri-cordato il decimo anniversario degli a enta all’America: “Nel ricordare al Signore della Vita le vi me e i loro fa-

miliari, invito i responsabili delle Nazio-ni e gli uomini di buona volontà a rifi u-tare sempre la violenza come soluzione dei problemi, a resistere alla tentazione dell’odio e a operare nella società, ispi-randosi ai principi della solidarietà, del-la gius zia e della pace”.Come dimostra “la bimillenaria storia della Chiesa costellata di san e san-te”, dall’Eucaris a nasce “una nuova e intensa assunzione di responsabilità a tu i livelli della vita comunitaria” e dunque “uno sviluppo sociale posi vo, che ha al centro la persona, specie quel-la povera, malata o disagiata”. È un messaggio forte quello che Bene-de o XVI ha voluto consegnare ai par-tecipan al XXV Congresso eucaris co nazionale. Dopo un’intensa se mana di approfondimen , incontri e momen- di preghiera incentra sull’eucaris a

e sul suo stre o rapporto con gli am-bi della vita civile e sociale, il Papa ha

voluto rimarcare che “nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o in-diff eren alle sor dei fratelli, ma en-trare nella stessa logica di amore e di dono del sacrifi cio della Croce”. “Chi sa inginocchiarsi davan all’Eucaris a, chi riceve il corpo del Signore – ha det-to nell’omelia della messa – non può non essere a ento, nella trama ordi-naria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima perso-na sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’aff amato, condividere l’ac-qua con l’assetato, rives re chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato”.

“Ai giovani dico: San Paolino vi attende nelle Mense dei poveri. Regalate un giorno della vostra vita ai bisognosi.

Vi aspetto, e vi dono simpatia e fiducia perché voi solo potete cambiare il volto delle città”

padre Beniamino

settemigliasettemiglia Testimonianze 6

JMJ 2011 MADRIDGiornata Mondiale della Gioventù... io c’ero!

“Quello che abbiamo udito, quello che abbiam veduto, quello che abbiam toccato dell’amore infi nito l’annuncia-mo a voi!”La mia prima GMG, sognata, sperata e realizzata. Par i il giorno 17 agosto dall’aeroporto di Fiumicino con la par-rocchia San Josemaria Escrivà (Roma).Alloggiai per tu a la se mana nella parrocchia Sant’Alberto Magno insieme a tan altri ragazzi, olandesi, catalani, e spagnoli. I primi due giorni, molto in-tensi, trascorsero tra catechesi, Via Cru-cis ed escursioni per la bellissima ci à. Ma vorrei soff ermarmi di più su Sabato 20 agosto: a Cuatro Vientos.Una giornata di sole meravigliosa, il termometro segnava 48 gradi! La gior-nata passò velocemente tra can , balli e preghiere. Ormai sera, arrivò il Papa per l’adorazione eucaris ca. Forse per me quello è stato il momento più bello e signifi ca vo, il silenzio era a dir poco intenso e solenne e, sopra u o, si av-ver va nell’aria una spiritualità incre-dibile. Iniziò a diluviare, ma nessuno si perse d’animo, anzi tu erano inten a urlare: “Esta es la juventud del Papa!” ed io con loro, senza paure, ma solo con la voglia di sen rmi ancora una volta parte della mia Chiesa! La ma na se-guente ci fu la Santa Messa del Papa. Durante l’omelia, il Santo Padre ha mandato un messaggio importante a noi giovani: rimanere saldi nella fede

ed aiutare i nostri amici a raff orzarla. La fede è un regalo di Dio e va consolida-ta giorno per giorno. Invito tu a fare questa esperienza, con l’avver mento, però, che essa dev’essere davvero sen- ta, altrimen diventa un inu le show.

E’ qualcosa di indescrivibile il calore e la fratellanza che ho sen to in quei giorni, quel sen mento d’amore in Cristo che in quella se mana ha unito il mondo intero. Era bellissimo camminare per la ci à, entrare nei negozi e vedere tan giovani come me lì per lo stesso mo vo, con le stesse idee, con lo stesso spirito.

La GMG è un movimento che iden fi ca il cammino, un muoversi verso, di ogni cris ano, di ognuno di noi, verso la meta che è l’incontro con Gesù... Dopo questa meravigliosa esperienza, raff orzata nella fede, e più convinta dei miei valori, sono tornata a casa la sera del 24 agosto.Il mo o di questa Giornata Mondiale della Gioventù è stato “Arraigados y edifi cados en Cristo, fi rmes en la fe” “Radica e fonda in Cristo, saldi nella fede” (San Paolo).

Teresa Marinò

“Esta es la juventud del Papa!”I giovani sono sta il primo pensiero del Santo Padre: “Ho pensato molto a voi in queste ore in cui non ci siamo vis : spero che abbiate potuto dormire almeno un poco, nonostante l’inclemenza del tempo. Sono sicuro che all’alba di oggi avete levato gli occhi al cielo più di una volta e non solo gli occhi, ma anche il cuore, e questo vi avrà permesso di pregare. Dio sa ricavare il bene da tu o”.La celebrazione eucarís ca è stata introdo a dal cardinale Antonio María Rouco Varela, che ha parlato di «momento culmine» della GMG, ossia del momento in cui il milione e mezzo di pellegrini presen , insieme al mondo ecclesiale, dicono ancora una volta “sì a Cristo!”.

In quest’epoca postmoderna corrosa dall’individualismo e dal rela vismo, c’è ancora chi auspica nella gius zia e nella solidarieà. Sulle note del Gloria in excelsis deo, i giovani hanno accolto l’arrivo del Santo Padre, che ha de o: “Il mio cuore si unisce al vostro in nome di Gesù”.L’invito fa o ai giovani di tu o il mondo è stato quello di avere una “vita piena”, vissuta in “relazione in ma con il Padre”; il proposito, invece, quello di condividere la vita con la gioia che ha animato ques giorni Madrid.L’atmosfera che si è percepita è quella di cui lo stesso Benede o XVI ha parlato: sono molte le persone che si sentono a ra e da Cristo; Gesù è la “risposta delle loro inquietudini” e la fede non è tanto un fru o dello sforzo umano, o della ragione, ma “un regalo di Dio”, un qualcosa che va consolidato: “Aiutate i vostri amici a raff orzare la fede!”. Di conse-guenza la Chiesa non è una semplice is tuzione, perchè “invita a raff orzare la fede” ponendo Gesù al centro della nostra vita, una vita che deve essere vissuta “in relazione”, come ha ben dimostrato la XXVI Ggm spagnola, rilanciando in chiu-sura il prossimo incontro: nel 2013 tu a Rio de Janeiro!

“IntoLpp

settemigliasettemiglia Cronaca della Parrocchia 7

settemigliada Gerusalemme ad Emmaus ...e ritorno

Supplemento a IN DIALOGOMensile della Chiesa di NolaAut.ne Trib. di Napolin. 3393 del 7/03/1985Direttore Responsabile:MARCO IASEVOLI

Coordinatore Redazione:DON GIUSEPPE DE LUCARedazione:VINCENZO FIORENZAENZO VITIELLOALFONSO QUARTUCCIELENA FIORENZAVINCENZO DONNARUMMA

E-Mail ed Info:[email protected]

Per leggere e scaricarele pubblicazioni precedenti:www.settemiglia.it

APERTI X FERIE!Resoconto Agosto in parrocchia...

Fra le tante inizia ve che hanno accompagnato la vita parrocchia-le degli ul mi mesi, sicuramente

“APERTI X FERIE” ha rappresentato uno dei momen di aggregazione più for . Dalle gite di un giorno che hanno ri-scontrato un’adesione inaspe ata, do-ve i partecipan hanno potuto vivere esperienze nuove, come “il grande spe acolo dell’acqua” dedicato a San Gerardo Maiella sul lago di Monte-verde, dove la magia dell’acqua, delle luci e dei suoni, ha saputo creare un atmosfera unica; alle mini crociere, che come un viaggio nel tempo, han-no saputo riportare i partecipan in momen spensiera del passato. Nella stessa inizia va era compreso l’appun-tamento serale del venerdì, dove con tanta musica, e qualche stonatura ci si incontrava per me ere in mostra le capacità canterine e di ballo dei singoli partecipan . In realtà questo evento, par to in sordina, ha raccolto la prima sera tre partecipan (oltre chiaramente al gruppo che coordinava l’a vità) che sono diventa ven nell’ul ma sera. Ques hanno dato vita ad un karaoke fantas co e nonostante il basso nume-ro dei partecipan , il diver mento é stato tanto e si dice in giro che qualcu-no, no e tempo, si s a esercitando nel canto per essere all’altezza il prossimo anno. La serata d’onore è sicuramente stata quella del qua ordici agosto che ha visto ripetersi per il terzo anno con-secu vo la sagra di “Pane e Melone”,

un successo fuori le mura con decine e decine di partecipan provenien da ogni angolo di Scafa , merito anche dell’introduzione del famoso gnocco impastato, cucinato e condito dalle or-mai mi che signore dell’oratorio adul .Tale gruppo per l’occasione ha avuto un aiutante di tu o rispe o: tale don Peppino (dell’evento esiste prova fo-tografi ca). La serata ha avuto momen musicali e di teatro con l’esibizione del giovane Manolo e del gruppo teatro che ha dato vita ad uno spe acolo molto divertente. La serata si é conclu-sa con fuochi ar fi ciali.Che dire di tu o questo, l’estate spes-

so rappresenta un momento di smar-rimento, le ci à si svuotano e molte persone perdono i pun di riferimento, sicuramente ques even creano un momento per ritrovarsi al di là delle abitudini e della rou ne. Da parte mia ho trascorso una delle esta più memo-rabili che ricordi e spero di poter con-tribuire in futuro affi nché ciò si ripeta.

Giovanni Ragozzino

GRUPPO TEATRO

Ha da poco compiuto un anno il gruppo teatro, fondato dopo la prima edizione di Pane e Melone 2010, nato dalla passione per il teatro di un gruppo di amici, già impegna in a vità parrocchiali, che ha saputo in breve tempo conquistare il cuore del pubblico. Il gruppo ha messo in scena in un anno tre commedie, dando prova di grande impegno. In pentola bollono diverse novità prima delle quali

il ba esimo della compagnia con un nuovo nome, un nuovo spe acolo per le fes vità Natalizie, ed uno spe acolo inedito in anteprima nazionale per il 2012, ed inoltre l’inserimento nel circuito della compagnia di nuovi a ori o aspiran tali con la speranza che il teatro possa diventare momento di aggre-gazione e di incontro.