Settembre, andiamo. È tempo di scuola! - Notizie da Rocca ... · rando in un tempo clemente, ......

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“Settembre, andiamo. È tempo di mi- grare”. Tutti ricordiamo: è il primo verso della celebre poesia “I pastori” di Gabriele D’Annunzio. Potremmo pren- dere in prestito il verso di D’Annunzio e modificarlo così: “Settembre, an- diamo. È e tempo di scuola”. Con dif- ferenze di pochi giorni fra una Regione e l’altra e fra un Istituto e l’altro, in Ita- lia a settembre ricominciano le lezioni dopo la pausa estiva rigeneratrice per gli insegnanti e per gli alunni. Purtroppo questo importante appunta- mento spesso è accompagnato da pole- miche, rivendicazioni, incoerenze organizzative… che sollevano grandi polveroni che danno spazio a ideologi- smi e corporativismi e coprono i reali problemi della Scuola. Negli ultimi 20-25 anni la scuola è stata stressata da una serie di provvedimenti legislativi che il più delle volte non hanno avuto una coerenza né dal punto di vista organizzativo né da quello didattico. Nel corso degli anni si è allungato notevolmente il tempo di permanenza degli alunni a scuola ma a questo prolungato impe- gno non è corrisposto un insegnamento più ampio e approfondito. Dietro l’affermazione, ve- rissima ma ovvia, che la scuola è uno snodo impor- tantissimo per ogni pro- gramma educativo e civile, si è scaricata su di essa ogni responsabilità dimenticando che molte altre compo- nenti sociali (famiglia, enti, parrocchia, associazioni…) dovrebbero concorrere alla formazione dei giovani. Il lavoro dell’insegnante è difficilis- simo; richiede non solo competenze tecniche ma anche profonda umanità, apertura mentale, capacità di relazione. Quando il legislatore interviene sulla scuola lo dovrebbe fare conoscendo bene la realtà scolastica perché ci vuole poco a far saltare i delicati equilibri della complessa macchina organizza- Mensile dell’ associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra” ROCCA MASSIMA CORI Latium Festival ROCCA MASSIMA Compleanno centenario GIULIANELLO Nonni e macchine d’epoca Anno 13 numero 9 Associazionismo è confronto Sabato 7 Settembre 2013 Sommario Settembre, tempo di scuola 1-6 Invito alla lettura 2 Pace e bene, Padre Pio! 3 Compleanno centenario 4 Estate tinta di bianco 5 Resoconto delle Feste di maggio 6 Nera, straniera, ministra 7 Concluso il Premio Goccia d’Oro 8-9 Lingua e linguaccia 10 Notizie dal territorio 11 Famiglia Centra 12 I nostri morti 13 Artenelterritoriopontino 14-15 Le ricette della massaia 15 Ansia da rientro 16 tiva della scuola. Purtroppo non è stato così e oggi la scuola è in sofferenza. Anche gli insegnanti, però, hanno le loro colpe e il loro ruolo pian piano sta perdendo autorevolezza e considera- zione sociale. Dovrebbero stare attenti ad evitare qualche pressappochismo, qualche atteggiamento sbagliato, qual- che attività ripetitiva o superficiale. Si potrebbe prendere in considerazione più di qualche aspetto. Qui mi voglio soffermare su uno che spesso... R. Del Ferraro Segue a pag.6 “POSTE ITALIANE - Spedizione in A.P. Tassa Pagata 70% art. 2 L 662/96 DC Latina” “In caso di mancato recapito inviare al CPO di Latina per la restituzione al mittente previo pagamento resi” Settembre, andiamo. È tempo di scuola!

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“Settembre, andiamo. È tempo di mi-grare”. Tutti ricordiamo: è il primoverso della celebre poesia “I pastori” diGabriele D’Annunzio. Potremmo pren-dere in prestito il verso di D’Annunzioe modificarlo così: “Settembre, an-diamo. È e tempo di scuola”. Con dif-ferenze di pochi giorni fra una Regionee l’altra e fra un Istituto e l’altro, in Ita-lia a settembre ricominciano le lezionidopo la pausa estiva rigeneratrice pergli insegnanti e per gli alunni.Purtroppo questo importante appunta-mento spesso è accompagnato da pole-miche, rivendicazioni, incoerenzeorganizzative… che sollevano grandipolveroni che danno spazio a ideologi-smi e corporativismi e coprono i realiproblemi della Scuola.Negli ultimi 20-25 anni la scuola è statastressata da una serie di provvedimentilegislativi che il più delle volte nonhanno avuto una coerenza né dal punto

di vista organizzativo néda quello didattico.Nel corso degli anni si èallungato notevolmente iltempo di permanenzadegli alunni a scuola ma aquesto prolungato impe-gno non è corrisposto uninsegnamento più ampio eapprofondito.Dietro l’affermazione, ve-rissima ma ovvia, che lascuola è uno snodo impor-tantissimo per ogni pro-gramma educativo e civile, si èscaricata su di essa ogni responsabilitàdimenticando che molte altre compo-nenti sociali (famiglia, enti, parrocchia,associazioni…) dovrebbero concorrerealla formazione dei giovani.Il lavoro dell’insegnante è difficilis-simo; richiede non solo competenzetecniche ma anche profonda umanità,apertura mentale, capacità di relazione.Quando il legislatore interviene sullascuola lo dovrebbe fare conoscendobene la realtà scolastica perché ci vuolepoco a far saltare i delicati equilibridella complessa macchina organizza-

Mensile dell’ associazione culturale “Mons. Giuseppe Centra”

ROCCA MASSIMA

CORILatium Festival

ROCCA MASSIMACompleanno centenario

GIULIANELLONonni e macchine d’epoca

Anno 13 numero 9 Associazionismo è confronto Sabato 7 Settembre 2013

Sommario

Settembre, tempo di scuola 1-6

Invito alla lettura 2

Pace e bene, Padre Pio! 3

Compleanno centenario 4

Estate tinta di bianco 5

Resoconto delle Feste di maggio 6

Nera, straniera, ministra 7

Concluso il Premio Goccia d’Oro 8-9

Lingua e linguaccia 10

Notizie dal territorio 11

Famiglia Centra 12

I nostri morti 13

Artenelterritoriopontino 14-15

Le ricette della massaia 15

Ansia da rientro 16

tiva della scuola. Purtroppo non è statocosì e oggi la scuola è in sofferenza.Anche gli insegnanti, però, hanno leloro colpe e il loro ruolo pian piano staperdendo autorevolezza e considera-zione sociale. Dovrebbero stare attentiad evitare qualche pressappochismo,qualche atteggiamento sbagliato, qual-che attività ripetitiva o superficiale.Si potrebbe prendere in considerazionepiù di qualche aspetto. Qui mi vogliosoffermare su uno che spesso...

R. Del FerraroSegue a pag.6

“POSTE ITALIANE - Spedizione in A.P. Tassa Pagata 70% art. 2 L 662/96 DC Latina”“In caso di mancato recapito inviare al CPO di Latina per la restituzione al mittente previo pagamento resi”

Settembre, andiamo. È tempo di scuola!

ROCCA MASSIMAFesteggiamenti in onore di San Michele Arcangelo

Il prossimo 29 settembre Rocca Massima festeggerà San Michele Arcangelopatrono del nostro Comune. Il programma dettagliato dei festeggiamentisarà divulgato ampiamente, a mezzo di manifesti pubblici, la prossima set-timana. La festa sarà patrocinata dal Comune ed organizzata dalla locale Pro Locoche si avvarrà della collaborazione delle varie Associazioni presenti nel ter-ritorio comunale. Oltre alla tradizionale processione ci sarà l’esibizione dellabanda musicale città di Ailano (CE) e la caratteristica “cena del pastore” inLargo Secondo Mariani. Tali manifestazione, già programmate per l’estaterocchigiana e non solo, erano state rinviate a causa del maltempo. Ora, spe-rando in un tempo clemente, sarà l’occasione per goderle entrambe. Appun-tamento per tutti a domenica 29 settembre. (A.A.)

Azienda AgricolaLepinum

“... La tradizione e il rispettodel territorio

sono la nostra eccellenza...”

Questo mese ritorniamo sul genere lette-rario del “racconto” sul quale, in altreoccasioni, ho fatto alcune considerazioniin questa rubrica.Il libro che vi propongo è “L’amante fe-dele” di Massimo Bontempelli: una rac-colta di 15 racconti con diversi temi econ un respiro narrativo più o menoampio che va dal racconto brevissimocome Nitta e Il ladro Luca al miniro-manzo Acqua, il racconto che chiude laraccolta.Volendo suddividere i racconti a se-conda della tematica potremmo farequesta distinzione: racconti in cui la re-altà e il sogno si intrecciano e si fondono(Nitta, I pellegrini, Luci, Convegno); iracconti che in qualche modo rappresen-tano la vita di relazione (Imperatrice,Pietro e Domenico, Gallo, Il ladro Luca,L’ottuagenaria, L’amante fedele).Del primo gruppo segnalo il raccontoNitta: la protagonista appare rannic-chiata sul sedile posteriore di una mac-

china che viaggia nella notte guidatadall’autista che avverte nell’aria sensa-zioni strane ed indefinite; misteriosa-mente appare e misteriosamentescompare.Del secondo gruppo segnalo L’ottuage-naria e L’amante fedele. In uno l’an-ziana capostipite di una famiglia, sulletto di morte, rivela ai propri figli la sua

Non leggo per imparare,leggo per vivere (Flaubert)

vita diversa da quella delle convenzionisociali; nell’altro emerge la contraddi-zione fra un amore giurato e spergiuratoe la passione sfrenata per un’altra.A parte possiamo considerare il raccontoAcqua che si suddivide in otto capitoli:Madina, una candida ed ingenua giovi-netta, lascia la sua capanna ai marginidel bosco per approdare casualmente incittà dove sarà avvolta dai lussi e og-getto di ardenti desideri per giungere,poi, a contatto con una sorta di consor-teria di adoratori dell’acqua. Troveràpace solo quando si immergerà e scom-parirà come assorbita dalle acque delfiume sulle cui rive era morta sua madrementre la dava alla luce.Il libro così vario di accenti ed atmosferesi legge con piacere anche perché lascrittura di Bontempelli, sempre precisae lineare, passa con disinvoltura dal tonoasciutto a quello evocativo

Remo Del Ferraro

La Biblioteca: invito alla lettura“L’amante fedele” di Massimo Bontempelli

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nelle coscienze;certamente saràcosì. Allora, du-rante la giornata,nella mia assenzada casa, vai a leg-gere nella testadi mio figlio e deigiovani di questopaese: sonomolto lontanidalla nostra gio-vinezza.Penso che anchetu sei contentodella diversità dibenessere di

oggi, ma io non approvo l’arroganzadi voler fare tutto da soli, la presun-zione di sapere tutto, la indifferenza el’ironia per le nostre usanze reli-giose. I loro raduni e incontri sono pernoi anziani proibiti, e va bene, mavedi un po’ se fra loro c’è sentore didroga? Tu eri conosciuto anche per il“caratteraccio” di poche, decise ed ef-ficaci parole. In mia assenza va’ ingiro per il paese, entra improvvisonelle case, fiuta dovunque: nelle casedei più poveri e dei più ricchi, dei piùdeboli, dei più potenti e, come unatempesta, blocca, allontana, distruggila peste della droga, qualora fosse en-trata nel paese dalla strada di Cori oda altre vie. Certamente ti avanzeràdel tempo e allora ti prego di entrareanche a casa di chi sta male. Quantoalla sofferenza ho provato a contare lemalattie che hai avuto e le incompren-sioni per mano di vari papi, dei tuoisuperiori e dei confratelli. Se oggi il tempo si conserva buonotroverai molti anziani a piazza Se-condo Mariani, godi con loro il beltempo e il sorriso della buona co-scienza.Pace e bene, padre Pio! La sera,tor-nando a casa ho maggiore tempo perosservare la tua statua, l’aiuola e ifiori. Ho visto altre statue tue neipaesi vicini e devo dire che non tipuoi proprio lamentare: tu sai bene dichi è il merito iniziale, ma ormai è

tutto il paese che ti saluta quandoscende, quando sale e quando resta. Ifiori sono sempre freschi, il terrenointorno ben pulito e spesso in moltivengono a recitare il Rosario con te.Non c’è proprio paragone tra la nostraaccoglienza e quella dei paesi vicini!Stai quasi per superare la Madonnadella Pietà e Sant’Isidoro. Forse civorrebbe un’altra statua tua sullastrada di Cori, ma immagino che lì cisia San Michele a far la “guardia”. Letue biografie e i fatti straordinari chesi attribuiscono a te sono tantissimi.Io ne ricordo due, uno letto e uno rac-contato da una mamma di qui, il cuifiglio anni fa finì sotto un cavallo.Lessi che durante la guerra gli Ameri-cani bombardavano Foggia e i paesivicini; un giorno i piloti si rifiutano dieseguire la stessa missione, perchélassù un frate con un largo mantello eun bastone li cacciava via. Volle ese-guire la missione il comandante inpersona, ma fra le nuvole il solitofrate lo allontanava da quei luoghi. Fi-nita la guerra quel comandantevenne a sentire la Messa a San Gio-vanni Rotondo e così ti apostrofò“Ah, eri tu il frate che mi impediva dibombardare!”Sei venuto vestito da barellierenelle nostre campagne per soccor-rere un povero giovane finito sottoun cavallo; ti presenti alla porta ditante abitazioni, sento dire che ti in-trattieni con i paesani. Giacché seicapace di stare nel cielo a cacciare ibombardieri, nelle trincee a salvare isoldati, qua e là nelle campagne perdare una mano a Sant’Isidoro, econtemporaneamente rimani a SanGiovanni Rotondo per sollevare i“tuoi sofferenti”, ti prego solo diquesto: con San Rocco, ormai senzalavoro, che sta lì vicino a te, pian-tatevi di sentinella nelle stradinedel paese e delle campagne e pre-servatici (voi sapete se dovete già li-berarci) dalla peste, dalla pestemoderna della droga.

Virginio Mattoccia

Pace e bene, padre Pio!23 settembre, festa di San Pio da Pietrelcina

Pace e bene, Padre Pio! La mattina,quando arrivo alla curva del cimitero,ti vedo seguire con l’occhio i rocchi-giani che scendono nella valle. Io tilancio uno sguardo a trequarti, perchéla strada non permette distrazioni, masento che per un bel numero di curvemi accompagni: te ne ringrazio e ticonfesso che parlare con te mi è facile.Non riesco a parlare con Dio, perchélo immagino il Dio terribile e onnipo-tente degli eserciti, lontano nelcosmo immenso; ho studiato che lamanifestazione di Dio è Gesù Cristo,ma la parola “Gesù” è troppo dolce ela persona la immagino troppobuona, quasi impossibile; mi riescedifficile parlare anche con la Ma-donna, mi vergogno per la sua santis-sima dignità di madre e la miapessima situazione di figlio. Con te,padre Pio, mi riesce più facile parlare,mi sembri più alla mia portata. Saiche significa pascolare le capre, rac-cogliere le spighe di grano, riempireun cesto di ulive una alla volta, ri-sparmiare le scarpe d’estate, indos-sare un pantalone rattoppato, farefesta a Pasqua con un uovo di gallina,raccogliere per strada un legno seccoper il fuoco, attingere acqua da unpozzo, ...Tu sei vissuto come me ecome molti abitanti di una certa etàdi questo paese. Io non so se sia vero,ma ho letto, e alcuni mi hanno rac-contato sulla tua capacità di leggere

Attualmente la vita delle persone si è al-lungata, grazie a molti fattori: medicine,lavori meno usuranti, uso delle macchine,maggior disponibilità di cibo….vita in ge-nere più comoda, malgrado l’inquina-mento e altri fattori negativi. Nonostanteciò, ancora poche persone raggiungono unsecolo di vita.A Rocca Massima, 800m. sul livello delmare, aria pulita e senza particolati, la vitamedia in generale è lunga e ogni tanto(4/5 anni) arriva il centenario o la cente-naria. Il 23 ottobre il Paese si è mobilitatoe stretto attorno ad Antonina Liberati, cheproprio quel giorno ha raggiunto i centoanni. Nonna Antonina è ancora autonomae piuttosto agile nei movimenti, vigile, ri-conosce tutti e li chiama per nome, hapronta la risposta a tutte le domande eanche la battuta quando ci vuole. Mal-grado la disponibilità e l’insistenza deifigli perché si ritiri con uno di loro, vuolrestare sola a casa.La famiglia in cui è nata era piuttosto nu-merosa e lei era l’ultima di casa, perciò dapiccola fu sempre un po’ coccolata, ma poiha dato tante prove di saper affrontare lafatica nel lavoro e fare tutto con energia,competenza e sveltezza. Frequentò lascuola fino alla III elementare: questa eral’usanza di allora in paese; poi cominciò a

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fare qualche cosa a casa aiutando lamamma e imparando. Una volta sposatacon Alberto Alessandroni(Riccetto), do-vette provvedere da sola alla sua casa, aiu-tare il marito nell’accudire al bestiame cheallevava…e pensare ai figli(Franca, Ga-briella, Almerindo) che arrivarono presto. Ha sempre frequentato la chiesa, rispettatola religione e i suoi rappresentanti; ha par-tecipato attivamente alle feste religiosetradizionali che coinvolgevano tutti i cit-tadini del centro storico e delle “Vigne”.E’ stata sempre amica di tutti e disposta adaiutare tutti, specialmente qualche poveroal quale forniva il cibo e spesso anche lasua specialità: le fettuccine fatte a mano,non solo per i familiari ma anche per gliamici. Ancora oggi prepara delle eccellentifettuccine secondo la ricetta consacrata daltempo, le regala e mostra così agli amicila propria stima e il proprio affetto.Nel 1985 perse il marito che aveva 77anni; fu un momento brutto; i figli hannocontinuato per anni l’attività del padre,poi, per i cambiamenti sociali e familiari,l’hanno ceduta. Attualmente Antonina ha7 nipoti e 10 pro-nipoti, ai quali bisognaaggiungerne due: Benedetta e Stefano chela rendono nientemeno bisavola e trisa-vola. Il 23 agosto, grazie anche al manifesto di-vulgato dall’Amministrazione comunale,tutto il paese e gli amici di Antonina e deifigli, si sono mobilitati per starle vicini,manifestarle affetto e farle gli auguri ditanti anni ancora con la lucidità mentaleche l’accompagna .Nel pomeriggio lapiazza principale del Paese si è riempita dipersone per la celebrazione di una SantaMessa di ringraziamento, officiata dal par-roco don Gianpaolo, un sacerdote del San-tuario della Madonna del Soccorso di Corie un altro del Santuario di Maria Gorettidi Nettuno, da cui sono venuti amici e lacorale del santuario; prima che finisse laMessa è arrivato anche don Ottaviano, permolti anni parroco a Cori, impegnato

ROCCA MASSIMACompleanno centenario

prima a celebrare a Giulianello. L’omeliaè stata un invito a considerare il valoredella vita e la maniera di valorizzarla almassimo secondo le indicazioni del Van-gelo. E’ stata letta la benedizione inviatadal Papa. Il Vescovo di Latina e il suo vi-cario hanno inviato gli auguri, così purequello del “Centro internazionale gruppidi preghiera” di S. Giovanni Rotondo.Citare tutte le persone presenti è difficile esi rischierebbe di dimenticarne molte. Allafine della Messa i parenti più stretti hannofatto gli auguri ad Antonina, assieme alSindaco, al Maresciallo dei Carabinieri diCori, ad altri esponenti della pubblica am-ministrazione e conoscenti venuti da lon-tano. E’ stata rievocata pure una famosacanzone alla mamma. Sono state lettepoesie di augurio, in lingua e in dialettoromanesco, tutte belle per il contenuto el’affetto dimostrato. La più significativa ciè parsa la seguente, letta da una nipotina:“Cara nonnina/ tu della vita sei stata laregina/la tua corona è la saggezza,/ il tuoscettro l’amore e la dolcezza. / Il tuo belviso,/illuminato sempre da un sorriso/ri-stora chi ti è accanto./Le tue parole/cheescono dal cuore, sono una dolce medi-cina per chi è giù d’umore”/. La cerimo-nia è terminata con un grande e graditorinfresco.L’Associazione “Mons. G. Centra” e la re-dazione de “Lo Sperone” fanno i miglioriauguri a nonna Antonina.

Enrico Mattoccia

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“…le regazze de ‘ste parti so’ le piùbelle… ma le più meglio so’ le rocchi-ciane…ecc.” Per questo motivo e (ov-viamente) non solo, Fabio, Daniele,Stefano e Marco hanno alzato bandierabianca dando (…ahimè?) l’addio allavita da scapoli e, quindi, la celebrazionedelle nozze ne è stato il giusto e logicoepilogo. Sino a qualche tempo fa, praticamentetutte le coppie che si sposavano anda-vano via da Rocca Massima per andar avivere in città o in paesi più grandi,quasi certamente per motivi di lavoroma anche per le varie opportunità cheuna città può offrire ad una giovane fa-miglia. Da un po’, notiamo con piacere,che questa tendenza si sta pian piano in-vertendo, infatti molte giovani coppiepreferiscono restare a vivere in paese,contribuendo così ad un piccolo ma effi-cace ripopolamento. Laura e Fabio, in-fatti, hanno preso questa lodevoledecisione ed andranno ad stare, per ora,nell’appartamento di famiglia in via Si-gnina e lo faranno anche Orietta e Da-niele, che andranno ad abitare nella casa,da loro acquistata, in via Ficorelle. In-vece le altre due neo famiglie, per impe-gni di lavoro già da tempo stabiliti,andranno a risiedere in altri luoghi:Stella e Stefano in Piemonte, mentre Ro-berta e Marco andranno a vivere nella“quasi” vicina Marino (RM). Ma ora ve-niamo alla cronaca degli eventi. Si è ini-ziato il 23 giugno con il matrimonio traStella Del Ferraro e Stefano Carosi chehanno dichiarato il loro sì davanti a Dioe a tanti parenti e amici felici e festosi.Abbiamo notato un elegantissimo papàFrancesco molto commosso nell’accom-pagnare all’altare la sua figliola Stella. Si è proseguito poi il 6 luglio quando èstata la volta di Laura Cianfoni e FabioZampini che hanno sancito la lorounione in un pomeriggio meteorologi-camente un po’ capriccioso; una piog-gia inaspettata e piuttosto violentastava per rovinare la bellissima festama, fortunatamente, poco prima del-l’evento, il tempo si è rimesso al belloe quindi un pimpante e (finalmente)sereno papà Augusto ha potuto ac-compagnare all’altare la cara fi-gliola Laura. Sabato 26 agosto è stata la volta diOrietta Alessandroni e Daniele Ca-rosi che hanno coronato il lorosogno d’amore con il tanto attesoe desiderato matrimonio. Ad ac-

compagnare Orietta in chiesa è stato il“fratellone” Andrea ma certamente papàGiorgio, lassù in cielo, ha gioito insiemea loro e l’ha virtualmente scortata sinoall’altare. L’estate “bianca” si è chiusacon l’ultimo matrimonio della serie: sa-bato 31 agosto si sono uniti nel vincolodel matrimonio Roberta Del Ferraro eMarco Pace. Non abbiamo potuto nonnotare la gioia mista a commozione dipapà Giulio quando ha preso sottobrac-cio la sua Roberta per accompagnarla inchiesa. Ha cercato di fare il disinvoltoma la commozione gli si leggeva tutta. Facciamo gli auguri singolarmente adognuno degli sposi ma, vista la singolarecoincidenza, è proprio il caso di formareun coro con tutta la redazione de LoSperone e con tutti i rocchigiani per in-dirizzare loro un augurio collettivo; chepossano vivere serenamente, rispettan-dosi reciprocamente, amandosi ognigiorno di più e che il buon Dio allieti leloro famiglie con il dono dei figli.

Aurelio Alessandroni

ROCCA MASSIMAl’estate s’è tinta di…bianco!

Cari amici lettori, non fatevi ingannaredal titolo di questo articolo perché è purvero che il clima sta cambiando ma ad-dirittura pensare che a Rocca Massimadurante l’estate sia caduta una bianca esoffice coltre nevosa è veramente “fanta-meteorologia”! Il bianco, su citato, nonsi riferisce al colore della neve ma diquello tipico dei fiori d’arancio perché,durante l’estate, hanno convolato a giu-ste nozze quattro nostre splendide fan-ciulle: Stella, Laura, Orietta e Roberta.Era da molto tempo che nella nostra co-munità non si celebravano quattro ma-trimoni nel giro di due mesi e addiritturatutti officiati nella nostra chiesa parroc-chiale poiché, come tradizione vuole, cisi deve sposare nella parrocchia di pro-venienza della sposa. Questa usanza l’hanno rispettata, e con molto piacere, iquattro neo-sposi, tutti provenienti dapaesi limitrofi, son saliti sin su la vetta“Massima” per conquistarsi le graziedelle bellezze locali. Parafrasando un noto stornello romane-sco è proprio il caso di canticchiare:

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Differenza in attivo: + € 425,00 chesono stati versati nel c/c della parroc-chia.Il giorno 15 agosto, come da tradi-zione, sono stati estratti, tra i fratellidella Madonna, i nominativi dei “festa-roli” che aiuteranno e collaborerannocon il Comitato per la buona riuscitadella Festività essi sono:Mariani Paolo, Del Ferraro Antoniodi Marcello, Alessandroni Aurelio fuRoberto, Cianfoni Mario di Mauro,Cianfoni Roberto fu Claudio, FeliciFederico, Alessandroni Alberto, Lu-carelli Mauro, Mariani Flavio, DiStefano Giuseppe, Mariani Sergio,Ricci Paolo, Del Ferraro Aurelio, Ca-polongo Aldo. Per quanto riguarda i “festaroli” diSant’Isidoro Agricoltore sarannoestratti durante la Messa solenne chesarà celebrata il prossimo 29 settembrein onore di San Michele Arcangelo, pa-trono di Rocca Massima. Per ultimo ci corre l’obbligo di farvipartecipi di una notizia non tanto bella,anzi molto triste! Con rammarico maper rispetto della verità, informiamoche, verosimilmente nella seconda set-timana di luglio, persone ignote e noncerto rispettose della religione e di chila pratica, hanno approfittato di un mo-mento in cui la chiesa parrocchiale eraaperta ed hanno rubato la corona dellaMadonna della Pietà nella cappella aLei riservata. Se ne sono accorte al-cune signore che abitualmente frequen-tano la Messa vespertina.Fortunatamente la corona non eraquella in oro massiccio, conservata al

sicuro, ma una copia solamente doratache però per tutti noi fedeli rappresen-tava un inestimabile valore affettivo edi devozione. Tuttavia anche se erasolo una copia ciò non toglie nulla allagravità del gesto che rimane un sacrile-gio che offende la Madonna e i suoi de-voti. Se consideriamo il fatto che èstata imbrattata, con scritte scurrili,anche la parte esterna della chiesettadella Madonnella, dobbiamo pensareche certamente in giro devono essercipersone alle quali dà fastidio la devo-zione alla Madonna e non rispettano ifedeli del paese. Speriamo che si prenda qualche prov-vedimento per impedire che gesti delgenere possano ripetersi. Comunque ilcomitato, di concerto con i “festaroli”,ha già deciso che si assumerà l’impe-gno di rifare nuovamente la coronadella nostra Madonna in modo che laSacra Immagine possa di nuovo ri-splendere nella Sua bellezza celestialee quindi tornare a sorridere al popolodi Rocca Massima. (A.A.)

Si riportano, di seguito, le varie entratee le spese sostenute per organizzare leFeste di Maggio 2013 comunicateci daimembri del Comitato attualmente incarica: Danilo Cianfoni e MaurizioAlessandroni

Sant’Isidoro Agricoltore: totale entrate € 2.625,00 - così ripartite: fratellanza € 390,00;cera € 930,00; questue € 1.305,00.

Maria S.S. Della Pietà: Totale entrate € 6.500,00 – cosi ripartite:fratellanza € 520,00;cera € 1.890,00; questue € 4.090,00.

Totale complessivo entrate feste dimaggio 2013: € 9.125,00

Totale uscite € 8.700,00 – così ripartite: illuminazione € 2.400,00; bande musicali € 2.400,00; fuochi d’artificio € 3.900,00.Si precisa che la banda della festadella Madonna è stata offerta.

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infastidisce i genitori: i famigerati“compiti”.Perché molti insegnanti si ostinano adassegnare un carico eccessivo di “com-piti per le vacanze”? Si può capirequalche esercizio giusto per tenere lamente degli alunni allenata ma chesenso ha (come mi è capitato di vederequest’anno) dare da riempire un eserci-ziario di ben 187 pagine? E non basta;la bambina doveva fare una relazionesul giorno di Ferragosto, su una gior-nata al mare e su una in montagna.Spesso e volentieri gli insegnanti ci

vanno con la mano pesante anche nelcorso dell’anno scolastico con i “com-piti a casa”. Il bambino è stato a scuolatutta la mattinata e spesso anche il po-meriggio; quando gli lasciamo un po’di respiro per giocare con i coetanei eliberare la sua creatività?I bambini imparano con lo studio el’impegno personale ma lo fanno me-glio studiando con gli altri e con unaguida (l’insegnante) che propone, sti-mola, ricerca insieme a loro. Il luogodeputato a questo è la classe!Un’altra cosa ho notato in questi ultimianni: i bambini scrivono tantissimo;pagine e pagine di quadernoni.

È importante saper fissare sulla cartaconcetti appresi, saper stendere una re-lazione… ma a guardare certi quadernipare che lo scopo di tanto scrivere siaun messaggio nascosto degli inse-gnanti ai genitori: “Vedete come miimpegno? Vedete quanto lavoro faccioin classe? Non vi pare che sia un bravoinsegnante?”Per questa volta fermiamoci qui; maprima di mettere il punto finale è giu-sto e doveroso augurare ai ragazzi eagli insegnanti un buon anno scola-stico.

Remo Del Ferraro

ROCCA MASSIMAcomunicazioni da parte del Comitato Feste di maggio

Da tempo ormai siamo “abituati” alleingiurie e agli atti di disprezzo, riportati“fedelmente” ma non sempre opportuna-mente dalla stampa, contro la ministradell’integrazione Cécile Kyenge, la qualeè di colore, originaria del Congo, ma ve-nuta in Italia da ragazzetta, cittadina ita-liana da molti anni, con una laurea inmedicina conquistata in Italia; votatadagli italiani e chiamata dal Presidentedel Consiglio a far parte del Governo.Non c’è quasi giorno che non si abbia no-tizia di qualche affronto, qualche ingiu-ria, gesti di disprezzo, espressionivolgari….nei confronti della Ministra chefinora non ha reagito legalmente né per-sonalmente, dimostrando un equilibrio euna padronanza di sé che i denigratorinon sanno neppure che cosa siano.La sua persona sembra aver sostituitopersone e “slogans” che, appena qualcheanno fa, venivano ripetuti fino all’osses-sione in comizi e raduni e tempestavanodi manifesti strade e piazze di alcunecittà ben note. Gli “slogans” si sono poirivelati tanti “autogoals” quando si sonoconosciuti compor- tamenti e sperperi di

denaro da parte di chi etichettava gli altricome ladri e poi attingeva a piene mani aldenaro pubblico per interessi privati.Non sarà forse che in campo politico, inItalia, occorre sempre avere qualche av-versario da combattere e su cui scaricarela propria ira, quando invece bisogne-rebbe lavorare per l’Italia? La ministra è stata volgarmente offesa,paragonata ad una scimmia, invitata adandarsene o ad andare a governare inCongo o in Egitto; lei si è limitata a farnotare che le offese sono contro gli Ita-liani. Quel che più lascia sorpresi ed in-creduli è il fatto che gli offensori nonsono persone ignoranti, ma anche rap-presentanti delle istituzioni o responsa-bili di partito…. Non siamo alla“battuta”, agli scherzi pesanti…comevorrebbero farci credere, ma a vere ma-nifestazioni di razzismo. Qualche scrit-tore ha affermato che le offese sono ilsegno di una ostilità profonda, razzistanella forma e nella sostanza ed ha para-gonato tali comportamenti a quelli del-l’epoca fascista e coloniale, quando gliafricani erano giudicati e trattati comestereotipi dell’uomo-scimmia. Si aggiunga che sostenere che la mini-stra dovrebbe andare a governare inCongo o in Egitto, significa ricono-scerne la competenza, ma rifiutarlacome cittadina italiana, malgrado abbiatutti i requisiti previsti dalle nostreleggi. Non ci sarà anche qualche atteg-giamento maschilista che ancora ritienele donne come persone di seconda ca-tegoria, inadatte al comando e perciò datener soggette agli uomini?

Gli attacchi alla Ministra sono offesecoscienti… indegne di un popolo civileche fa campagne (giuste peraltro) per ilrispetto degli animali e non rispetta gliesseri umani di colore diverso. Siamodi fronte a pregiudizi, indizi di una ma-lattia mentale chiamata razzismo. Semi-nando idee razziste e facendo campagnexenofobe, certi politici mirerannoforse a distogliere l’opinione pubblicada quelli che sono attualmente i pro-blemi della nostra politica? Il populi-smo tinto di razzismo è sempre pronto ariesplodere, aizzato anche dalla crisieconomica e sociale, dalla sfiducia neipartiti, da un clima di rivincita e di ri-sentimenti individuali e collettivi incerca di un capro espiatorio. Tali incon-venienti si verificano soprattutto in zoned’Italia in cui gli abitanti sono stati con-vinti d’essere migliori degli altri, anchese poi risultano uguali gli altri.Unica nota positiva è quella che l’inte-ressata, la ministra Kyenge, non ha maiperso la pazienza , non ha denunciatonessuno…. mostrando un livello di ci-viltà che i suoi nemici neppure so-gnano, anche se si atteggiano adesemplari del popolo. La calma e laponderatezza con cui la Ministra reagi-sce alle offese e alle volgarità sono am-mirevoli. Dobbiamo ancora impararemolte cose; i nostri politici in primis,molti dei quali devono fare ancoramolta strada per raggiungere il livellodi educazione di una persona di colore,italiana e donna.

Enrico Mattoccia

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NERA, STRANIERA, MINISTRAE... PER DI PIU’ DONNA!

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Tra iniziative ed eventi che riempiono il calendario estivo di Rocca Mas-sima, spesso a tal punto che è difficile seguirli tutti, l’11 agosto si è chiusala XI edizione del “Premio Goccia d’Oro”: poesia adulti, poesia ragazzie fotografia.Dopo due-tre anni che si era celebrata tale “festa” nella piacevolissima“Piazzetta Doria”, si è passati alla insuperabile “Piazzetta della Madon-nella”; quest’anno si è pensato di far conoscere agli ospiti un altro angoloincantevole del Paese: il Parco della Memoria,che suscita tante sugge-

stioni e considerazioni e guarda verso la Valle del Sacco. Si tratta diun luogo Comunale, realizzato e custodito dalla associazione Pro-Loco che ha iniziato con l’intento di suggerire ai cittadini di piantareun albero in quel luogo per ricordare una persona cara che non c’èpiù o auspicare una vita felice ad un bambino venuto a riempire digioia la famiglia. Gli alberi si sono moltiplicati e, col tempo, sonosorti vialetti ben curati, con aiole, sedili…e soprattutto uno slargoper riunioni e manifestazioni con gradinate fisse per accoglieremolte persone; inoltre c’è luce, acqua, colonne con capitello ionicoche sembrano suscitare un legame con il passato; un luogo incan-tevole, che è stato per molti una felice scoperta; si aggiunga che i pa-norami sono bellissimi da ogni lato.La novità del “Premio” di quest’anno è stata la sospensione della

mostra di pittura, sostituita con un concorso di fotografia, che è statomolto apprezzato. Anche la fotografia può essere educativa sia per gliadulti che per i ragazzi. Parlando con alcune persone che hanno parteci-pato al concorso, ho potuto ascoltare come si comportano per trovare “loscatto felice” per gli animali, quali sono i momenti migliori della giornata,quali accortezze bisogna avere per i ritratti…; insomma, anche la foto-grafia “è un’arte”, ha le sue regole e i suoi segreti…e richiede passione ecostanza.Nella cerimonia di domenica 11 agosto, naturalmente il momento più at-

teso è stato quello della premiazione dei ragazzi. Le dodici miglioripoesie sulle 250 arrivate, dopo una prima valutazione degli insegnantiche hanno dovuto rispettare il limite di sei poesie per ogni classe,hanno destato molta attenzione ed ammirazione. Abbiamo ascoltatosituazioni e combinazioni di cui gli adulti non sono più capaci; sogni,progetti….anche ingenuità che danno speranza e suscitano simpa-tia. Il merito va anche agli insegnanti che ringraziamo sentitamente.La cerimonia è stata onorata dalla presenza del sindaco del paese,Angelo Tomei, del presidente della Pro- Loco, Augusto Cianfoni,di cittadini di Rocca Massima e soprattutto di amici, ammiratori esostenitori dell’Associazione “Mons. Centra” provenienti da di-versi paesi vicini e anche dal frusinate. Le gradinate che accol-

gono il pubblico sono state riempite completamente, malgrado l’aggiuntadi circa 100 sedie, che hanno fatto raggiungere la cifra di oltre 300 postia sedere. Anche il clima è stato piacevolissimo: aria fresca senza vento,sino alla fine. L’Associazione culturale “Mons. G.Centra” che ha lavoratoper molti mesi contattando le scuole, i fotografi, i poeti adulti….può one-stamente aggiungere ai suoi meriti una stella e un commento assai po-sitivo per il lavoro svolto nel corso di diversi mesi e la cerimoniaorganizzata a conclusione del “Premio Goccia d’Oro – 2013”.

ROCCA MASSIMAchiusa la XI edizione del Premio “Goccia D’ORO”

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POESIE VINCITRICIADULTI- “Per un sorriso” di Ennio Orgiti.- “La sedia sotto la vite” di Fernanda Spigone- “La sera” di Irene De Pace- “Dopo il temporale” di Umberto Duschovic- “La ricerca era” di A. Filomena SantoneLa Giuria ha segnalato altre 33 poesie di adulti,ritenute degne di pubblicazione.

FOTO VINCITRICI- “Folaga” di Claudio Mammucari- “Il frate” di Giancarlo Malafronte - “Ninfa” di Giulio dal Seno

FOTO SEGNALATE- “Coppia romantica” di Livia Pica- “Costumi ciociari” di Luigi SaralloLa giuria ha proposto 20 fotografie per la pubbli-cazione.

POESIE VINCITRICIRAGAZZI- “Grazie, maestra” di Beatrice Urru- “Io chi sono?” di Michela Marinelli- “Cavallo Selvaggio” di Matteo Gasbarra- “La mia famiglia” di Francesca Zaccardelli- “L’aquilone” di Nicolò Balzarotti- “Paese” di Nicoletta Tozzi- “La mia parte” di Floriana Scascitelli- “Il suo incredibile sorriso” di Livia Latini- “Primavera prima festa” di Vlad Balan- “Grazie, Mamma” di Lucrezia Pavia- “Assalto” di Francesca Menelao- “Dio vi ha insegnato questo?” di Alessio GiulianiLa giuria ha segnalato 49 poesie dei ragazzi degnedi esser pubblicate.

Enrico Mattoccia

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essa moltissimi volumi ben ponderosisono stati scritti nel corso dei secoli,tant’è che la bibliografia dantesca èsterminata.Nella Divina Commedia, innumerevolisono i passi più belli espressi in versidegni di essere notati e ricordati; alcunidi essi sono più comuni , ma ce nesono tanti ugualmente belli che piace

ricordare. Molti versi per noi possonoessere di insegnamento, di sprone adagire, ad avere un comportamento co-raggioso e quindi Dante diventa anchenostro maestro.Nel primo canto dell’Inferno, Dante stainiziando la salita del “dilettosomonte”, ma tre fiere(lonza, leone,lupa)gli sono di ostacolo e lo respin-gono nella “selva oscura”; gli apparel’ombra di Virgilio che gli dice “A teconvien tenere altro viaggio….se vuo’campar d’esto loco salvaggio”(Inf. 91e 93); per uscire dallo stato di travia-mento, doveva agire in modo diverso.Anche l’uomo che vuol cambiare vitadeve modificare il suo comportamento.All’inizio del secondo canto, Dante in-voca le muse ispiratrici, fa affidamentosul suo ingegno, ma soprattutto sullasua mente, di cui dice “qui si parrà latua nobilitate”(II,9), verso famoso concui il Poeta vuol dimostrare la sua in-telligenza, la sua arte e la verità di ciòche afferma. Il verso spesso si dice perspronare qualcuno ad agire bene.Lucia nel paradiso sollecita Beatrice amuoversi in aiuto di Dante, le dice cheegli tanto l’amò e “ch’uscì per te dalla

LINGUA E LINGUACCIAPiccola rubrica del professor Mario Rinaldi sulle più importanti regole

per parlare e scrivere correttamente la nostra bella lingua

La lingua italiana nel Duecento avevagià una sua struttura, ma non avevaquella qualità che avrebbe raggiuntoall’inizio del secolo seguente.I poeti e gli scrittori della seconda metàdel Duecento e quelli del Trecento con-tribuirono al miglioramento della lin-gua e noi, leggendo le loro opere,possiamo rendercene conto facendo ilconfronto tra le opere scritte agli inizidei due secoli.Chi ha contribuito maggiormente alperfezionamento della lingua è statocertamente Dante, vissuto a cavallo deidue secoli (1265-1321) e gli altri duegrandi del Trecento: Petrarca e Boccac-cio.Leggendo le opere del Poeta fioren-tino, noi comprendiamo tutto o quasi;ovviamente ci sono dei vocaboli chenon si usano più (sono i vocaboli anti-quati), cosa che avviene per ogni lin-gua. Tale fatto può avvenire anche perle parole che noi usiamo oggi, adesempio potrà accadere per “malattia”,perché adesso, invece di usare questaparola, in specie dai medici e dai mezzidi comunicazione, si usa di continuo,ma impropriamente, “patologia” chevuol dire studio della malattia e cosìsuccederà per “tipo”, sostituito da “ti-pologia” (studio dei tipi); allo stessomodo “posizionare, coniugare” stannofacendo dimenticare tanti altri verbipiù appropriati.Tutti sanno che l’opera più importantedi Dante è la Divina Commedia, un ca-polavoro della letteratura mondiale. Sesolo pensiamo che è stata scritta sette-cento anni fa e riflettiamo su tutte lenotizie che il poeta ci dà e sulle cono-scenze che mostra di avere, c’è da re-stare stupefatti. La Divina Commedia, composta da100 canti di varia lunghezza per un to-tale di 14293 versi, è un’opera nellaquale Dante discute di problemi divario tipo, secondo le conoscenze deisuoi tempi, con una forma che spronaad apprendere. Stupisce la grande “ar-chitettura” del poema, la varietà e laricchezza dei particolar; numerosesono pure le descrizioni che rivelano ilgrande spirito di osservazione delpoeta che probabilmente aveva vistomolti di quei luoghi d’Italia che de-scrive.I pregi della Commedia non si possonoesprimere in queste poche righe; su di

volgare schiera” (II, 105). Il Poeta conqueste parole rivendica di essersi di-stinto dal volgo, sia con la sua arte, siacon la superiorità del suo spirito ri-spetto alla massa. L’ultimo verso del-l’iscrizione posta sulla porta infernale“…lasciate ogni speranza voi ch’en-trate” (III,9), talora si ripete per vincerenel dubbioso, in chi resiste, ogni vo-lontà contraria alle decisioni prese, perindicare che non c’è altra possibilità diagire.Virgilio sprona Dante, spaventato daquella scritta, a esser coraggioso; si tro-vano in un luogo dove sono i dannati“c’hanno perduto il ben dell’intelletto”(III, 18), cioè la visione divina. C’è danotare che il Poeta fa nei versi 9 e 18(ma anche in tanti altri del poema),l’elisione di “che”, ma la “c” conservail suono gutturale e questo ci fa capireche sono errate le scritte televisive“c’ha, c’hanno, c’haveva” in cui la “c”ha suono palatale, modi di dire presidal dialetto romanesco.Il Poeta si trova subito tra coloro“…che visser sanza infamia e sanzalodo” (III, 36); verso con cui Danteesprime il suo disprezzo per l’infingar-daggine degli ignavi. A questo di-sprezzo fa da contrappunto, in altreparti della Commedia, la sua simpatiaper quelli che si impegnarono, nel beneo nel male, e lasciarono un’improntanella storia del loro tempo. Questoverso è uno sprone ad impegnarsi nellevarie situazioni della vita.Virgilio esorta Dante a non dare impor-tanza a questi dannati: “…non ragio-niam di loro, ma guarda epassa”(III,51). Molto spesso questoverso è ripetuto da tanti in modo errato(…non ti curar di loro ma guarda epassa); regola vuole che se si citano deiversi di qualunque testo, devono esserecitati come sono stati scritti. Danteguarda e dice “…vidi e conobbi l’om-bra di colui /che fece per viltà il granrifiuto” (III,59-60). Gli antichi com-mentatori pensarono che Dante si rife-risse a Celestino V che si dimise dapapa non per viltà, ma per la consape-volezza e la valutazione dei propri li-miti. I commentatori e i critici nonsono riusciti ad identificare il perso-naggio indicato dal Poeta.Leggere è bello, piacevole e istruttivo.

Mario Rinaldi

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poso, varcando i cancelli della villa padro-nale immersa nelle campagne del Lago diGiulianello. L’evento è stata organizzatoda Corrado Foschi, Teseo Mastrangeli eFabio Ricci, con la collaborazione del-l’Associazione Culturale «Libero Pen-siero» ed il sostegno degli sponsor e delleattività commerciali locali.Per qualche ora gli stupiti ospiti dellastruttura di Colle Pigna hanno avuto lapossibilità di rivedere da vicino, toccarecon le proprie mani e salire di nuovo sulleautomobili con cui hanno viaggiato da ra-gazzi e adulti. Tra loro anche molti bam-bini. Scopo dell’iniziativa educativa eraintrattenere e divertire i nonni, con unleggiadro tuffo indietro ad oltre mezzosecolo fa, ma anche suscitare interesse e

curiosità nei più giovani, evidenziando illegame che li unisce ai grandi. Un filo conduttore intergenerazionale, trapassato, presente e futuro, che gli orga-nizzatori hanno voluto sintetizzare con lametafora «gli anziani: le auto d’epoca delgenere umano». Per essere d’epoca,un’auto deve avere diversi anni e posse-dere determinati requisiti. È qualcosa diraro e di valore, non solo economico, maanche storico e sentimentale. Non sonoinutili ed inutilizzabili, ma la base delleauto moderne. Così gli anziani, fonte disaggezza, cultura, ascolto e riflessione.L’affetto dei nonni è qualcosa di specialeed insostituibile. Le loro storie di vita ge-nerano consigli sempre validi. Come talimeritano rispetto ed ammirazione..

della scorsa edizione, è la tangibile dimo-strazione che la cultura popolare, nono-stante il passare del tempo, resta unelemento di interesse e di aggregazionetra Popoli di diverse etnie e tradizioni.Gli spettatori in questa edizione 2013hanno viaggiato in compagnia dei ritmiperfetti e frenetici della Serbia, delle de-licate danze della Thailandia, del sambacarioca del Brasile, passando per la sen-sualità delle danze andaluse della Spagnae per le gioiose e coloratissime coreogra-fie della Colombia, per poi incontrare ilfascino dei balli acrobatici della Russia edel Madagascar.Un ringraziamento particolare viene in-dirizzato dagli organizzatori al Comunedi Cori, coorganizzatore della manifesta-zione, che nonostante il periodo difficileche si sta attraversando, continua a soste-nere l’evento, oltre a tutti i volontari checollaborano alla fattiva realizzazione diuna kermesse del Folklore Mondialecomplessa ed impegnativa com’è il LA-TIUM FESTIVAL CIOFF®.

«Le auto dei nonni». Le macchined’epoca hanno fatto visita agli anziani diVilla Ascenzia in occasione dell’ultimoraduno di 500 e plurimarche a Giulia-nello. Durante la sfilata per le vie delpaese hanno fatto tappa nella casa di ri-

Grande successo per il 2013 LATIUMFESTIVAL - Arti e Tradizioni popolaridel mondo – CIOFF® che ha riportatoancora una volta la città di Cori ed ilLazio al “centro del mondo”, un eventoculturale dove i colori del Mediterraneohanno nuovamente abbracciato i colori ditutto il mondo all’insegna del dialogo in-terculturale ed interreligioso.Dal 27 luglio al 7 agosto otto gruppi fol-klorici di ottimo livello, provenienti da 4continenti, si sono esibiti in 11 città delLazio: Roma, Segni, Paliano, Colleferro,Latina, Bassiano, Cisterna, Giulianello,Sezze, Sermoneta e Cori.

Uno spettacolo di colori unico, musiche,suoni ed armonie, per trasmettere allagente l’allegria ed il sentimento delle tra-dizioni popolari di tutto il mondo.Decine di Paesi, centinaia di giovani dan-zatori e musicisti di diverse tradizioni eculture, quest’estate hanno invaso pacifi-camente con i loro canti, con i loro sor-risi, con i loro costumi variopinti, lestrade e le piazze del Lazio all’insegnadelle migliori espressioni folkloriche,fondendo le loro anime con quella dei cit-tadini di ogni città, giovani e meno gio-vani, in una comunione di cuori che creae rinsalda amicizie e fraternità.Con il LATIUM FESTIVAL CIOFF® siè avuto modo di ascoltare melodie e ritmidiversi tra loro, che però hanno la stessaidentica origine: nascono dal cuore e dal-l’anima; attraverso il folklore il pubblicoè entrato nell’intimo di un popolo ed hascoperto il valore profondo ed autenticodella vita.La numerosa partecipazione di spettatori,con la conferma delle 80.000 presenze

NOTIZIE DAL TERRITORIO1. GIULIANELLO: le auto “dei nonni” in visita a Villa Ascenzia

2. CORI: Latium Festival 2013

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La famiglia Centra nel secolo XX è stata una delle più attive ebenefiche per Rocca Massima. Il Paese, per iniziativa e finan-ziamento della Pro-Loco ha voluto , il 17 agosto, ricordarne so-prattutto alcuni membri che riposano nel cimitero locale. Suprogetto dell’architetto Vladimiro Di Folco è stata restauratala tomba di famiglia e messa in risaltoAdelaide Centra, “La Maestra di RoccaMassima”, che spese la sua vita per edu-care le giovani generazioni nel corso dioltre quaranta anni. Sempre per iniziativadella Pro-Loco al mese di ottobre, nel“Parco della Memoria”, saranno messi adimora due alberi in memoria di Clodo-aldo Centra e di Benilde Centra.. I figli diBenilde, venuti da Sesto Calende, hannoprenotato, a loro spese, un albero in ri-cordo di Pia Centra, Rinaldo Centra, Mar-gherita Centra e Alberto Cianfoni. Conl’aggiunta di questi alberi tutti i membridefunti della famiglia Centra hanno unapianta che li ricordi nel Parco.Nel pomeriggio del 17 agosto, dopo la ce-lebrazione di una santa Messa di suffra-gio, officiata dal parroco don Gianpaolo,prima di una visita alla nuova tomba, sonostati ricordati alcuni membri di famiglia che sono nella tomba:Clodoaldo , le tre figlie Adelaide, Pia, Ines; ad essi si è aggiuntoun ricordo di Benilde Centra(di cui erano presenti i tre figli), se-polta a Sesto Calende. Ricorderemo brevemente queste personeche sono state importanti per Rocca Massima e hanno ancora lagratitudine e l’ammirazione deicittadini.

CLODOALDO CENTRA – E’il capostipite della famiglia. Fua lungo medico condotto delPaese (per circa 26 anni). La fa-miglia era originaria di Carpi-neto e si era trasferita a Roma,dove aveva un negozio di cap-pelli e altri indumenti ecclesia-stici; aveva tre figli:Ferdinando, Clodoaldo e Pioche divenne primo assistente dicamera di Leone XIII e lo assi-stette specialmente nel corsodell’ultima malattia.Clodoaldo, qualche anno dopo la laurea in medicina, ai primi

mesi del 1900 vinse il concorso per essere medico condotto aRocca Massima; nel 1902 sposò Idilia Fabiani, sorella di donAngelo Fabiani, rocchigiano conosciuto all’Università di Romae che poi divenne grande musicista. Clodoaldo ebbe tre figlie(Adelaide, Pia, Ines) con Idilia, la quale, purtroppo morì a soli26 anni nel 1909, lasciando tre bambine di tenera età. Clodo-aldo, dopo tre anni sposò in seconde nozze Onorina Fabiani, so-rella di Idilia, con la quale ebbe 5 figli. Purtroppo, nel 1926, il23 marzo Clodoaldo morì improvvisamente. Fu una tragediaper la famiglia e in modo speciale per i figli più piccoli. Congrande volontà e sacrificio e con l’aiuto di tutta la popolazione,le difficoltà furono pian piano superate; tutti i figli, al momentogiusto ebbero un lavoro e si affermarono nella società. Pia fu as-

sunta dal Comune come segretaria e vi rimase per 42 anni, Ade-laide lasciò gli studi universitari e divenne la “maestra” per ec-cellenza; Ines rimase in casa ma aiutò la famiglia grazie al suodiploma di ricamatrice conseguito a Roma; Benilde trovò la-voro alla SIAI Marchetti e si trasferì a Sesto Calende; Giuseppe

divenne sacerdote di grande cultura clas-sica e teologica e visse a Velletri dall’etàdi 10 anni fino alla fine; Rinaldo divennemedico assai apprezzato a Velletri; Mar-gherita e Marcella (è tuttora vivente ed ha90 anni)divennero insegnanti di scuolaprimaria. Clodoaldo, per i paesani, era “ilmedico” e basta; apprezzato da tutti, eraricercato anche dagli abitanti dei paesi vi-cini; aveva una attenzione particolare peripoveri. In Paese ci sono ancora personeche lo ricordano per la disponibilità e lacompetenza professionale.

ADELAIDE CENTRA – La prima dellefiglie di Clodoaldo. Studiò presso leMaestre Pie Venerini di Velletri, poi fu aRoma dove frequentò per due anni la fa-coltà di matematica e fisica. Il padre le fa-ceva fare lezioni di musica e la faceva

esercitare al tennis. Tutto cambiò nel 1926: Adelaide cominciòad insegnare come supplente, poi fece il concorso e all’iniziodell’anno scolastico 1929/30 fu trasferita a Rocca Massimadove insegnò fino al 1968. Ha lasciato di sé una grande memo-ria; i suoi ex-alunni parlano di lei con entusiasmo ed ammira-

zione. Era competente, sempreaggiornata, spesso anticipò me-todi che poi sono divenuti co-muni, ma per allora eranoall’avanguardia. Insegnò mu-sica in tutte le classi, facevascuola e doposcuola, non la-sciava indietro nessuno; orga-nizzò recite, manifestazioni,spettacoli, compose poesie e“recite” per tutte le occa-sioni…Assieme a “leggere,scrivere e far di conto”, insegnòai suoi alunni a vivere. Fumolto apprezzata dalle autoritàscolastiche. Fu collaboratriceparrocchiale, responsabile della

Azione Cattolica femminile, di cui divenne dirigente diocesanaintorno al 1947 fino al 1953. Entusiasta e precisa, organizzò eincrementò le associazioni esistenti e ne costituì altre, congrande sacrificio, perché vivendo a Rocca Massima, dovevaspesso recarsi a Velletri e nelle località più lontane della dio-cesi. Si dimise proprio perché non poteva più affrontare la fa-tica fisica. Nel 1968 si ritirò a Velletri con le sorelle Pia e Inese, dopo un certo periodo passarono a vivere con il fratello sacer-dote, don Giuseppe. Dopo mesi di sofferenza si spense serena-mente alle due di notte del 12 settembre 1990. Si era preparataa lungo e, cosciente sino alla fine, accettò quel passo quasi gio-iosamente. (continua al prossimo numero)

Enrico Mattoccia

LA FAMIGLIA CENTRA A ROCCA MASSIMA (I parte)

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I NOSTRI DEFUNTICESARE DELLA VECCHIAIl 27 giugno scorso, è venuto a mancare ai suoi cari, Cesare Della Vecchia. I suoi genitori erano roc-chigiani e, come tanti altri, si erano trasferiti nelle campagne di Giulianello in cerca di lavoro. Ce-sare nacque il 19/10/1933, avrebbe compiuto 80 anni ad ottobre prossimo. A 20 anni, come altrigiovani, riuscì ad arruolarsi con i Carabinieri; per servizio fu inviato in diverse località: Roma, To-rino, Trieste, dove era nel momento della liberazione. Fu in Sicilia per 6 anni. Nel 1961 chiese unavvicinamento a casa e, guarda caso, fu inviato a Torino, dove trovò l’amore e sposò Angela Maria.Si congedò nel 1976, ma rimase ancora a Torino; poi, in pieno accordo con la moglie tornò a Giu-lianello, con lei ovviamente. Oltre ad essere stato un buon carabiniere, fedele alle leggi e alle normedell’Istituzione, è stato anche una persona onesta, buono con tutti…se qualcuno lo offendeva, “sor-volava”, come si esprime la moglie che ho avuto modo di incontrare di recente. E’ orgogliosa delmarito e ne parla con ammirazione ed entusiasmo…naturalmente con grande dolore per la perdita.Lei mi ha anche detto che nei terribili mesi del male che l’ha sopraffatto, ha accettato il dolore conrassegnazione e consapevolezza ed ha sempre pregato molto, fino all’ultimo. Lascia la moglie, due

figli (Stefano e Paolo), quattro nipotini (Samuele e Nicolò, Gaia e Camilla ). La redazione de “Lo Sperone” partecipa al doloredella moglie, dei figli, dei nipoti e degli amici, di quanti lo conobbero come carabiniere o semplice cittadino. (E.M.)

ADDIO, NANNINA!Il 2 agosto è venuta a mancare (era nata il 5/12/1928) all’affetto della famiglia, dei parenti e di unnumero straordinario di amici Annina Della Vecchia (detta Nannina), la sposa di Fernando Mattoc-cia. Nativi entrambi di Rocca Massima, dopo il matrimonio si trasferirono a Velletri per motivi dilavoro, però sono rimasti sempre attaccati al Paese, hanno mantenuto la casa in via di Cori e spessovi hanno trascorso tutta l’estate o gran parte di essa, felici di incontrare gli amici mai dimenticati.Mentre Fernando lavorava in banca, Annina rimaneva a casa e si dedicava con gioia ed impegno atutto ciò che riguardava il marito, la figlia e la casa. A Velletri non dimenticò le pratiche religiose esoprattutto la visione cristiana della vita che aveva maturata a Rocca Massima, facendo parte del corodella chiesa.A Velletri frequentò specialmente la chiesa di S. Martino, dove era parroco padre Laracca, conosciu-tissimo per le sue qualità personali e per quanto aveva realizzato durante la guerra a favore dei sen-zatetto, di persone in difficoltà e per gli orfani. La vita insieme era fortemente sentita da lei e dal

marito; sono stati sempre dipendenti l’una dall’altro e viceversa, una “persona sola”; hanno sempre condiviso le stesse idee, congioia e con amore; hanno sempre accettato cristianamente il dolore. Annina ha sofferto per anni per una piaga ad un piede per laquale i medici non avevano trovato una via di guarigione, mentre un infermiere dell’ospedale di Albano, medicandola a giorni al-terni, con costanza e competenza, riuscì a farla guarire. Il male che ha vinto Annina è iniziato con dolori addominali che probabil-mente non sono stati esaminati con la necessaria celerità al pronto soccorso, sempre affollato. Dopo una prima tappa all’ospedaledi Velletri, è stata trasferita a Latina ma non c’è stato niente da fare. Le due ultime giornate sono state veramente tragiche e Fer-nando piange ancora quando ne parla. Annina è stata sempre vigile e cosciente, lucida fino all’ultimo. Si era preparata: da qualcheanno aveva messo da parte il vestito che voleva indossare, aveva chiesto al marmista di preparare una foto di quand’era piuttostogiovane e applicarla su una piccola lastra di marmo per la sua tomba. E’ stata sempre serena.Le ultime parole rivolte al marito, dinanzi ad una amica in braccio alla quale è morta, sono state estremamente commoventi. Loha chiamato e, quando si è avvicinato di più, gli ha detto: “Ti debbo dire una bella cosa: 63 anni insieme, ti ho voluto sempre bene!”Non serve nessun commento: è il concentrato di una vita d’amore e di dedizione! Se lo potessero dire tutti, prima di presentarsi da-vanti a Dio…!L’associazione “Mons. G. Centra” e la redazione de “Lo Sperone” sono vicine al carissimo Fernando e ai familiari (E.M.)

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IVVanni Valentini arrivò al civico numero7 di via Pisacane nel centro di Romacon una mezz’ora di anticipo rispettoall’orario concordato per conferire conil notaio Sciallocca. Decise così di at-tendere ancora un po’ in strada. La fac-ciata grigia stile liberty del grandepalazzo lo incantò per un attimo e gliispirò un pensiero sul quale non si eraancora soffermato. Il nostro cittadino diprovincia infatti realizzò solo allora cheesisteva l’ineludibile necessità di doverpagare una parcella al notaio in cambiodei suoi servigi e che, presumibilmente,sarebbe stata anche molto salata!Il problema era che, spinto dalla fretta edall’emozione, aveva portato con sésolo i soldi sufficienti per il viaggio e lapermanenza in città.Cacciò via questa nuova preoccupa-zione - che si aggiungeva alle tante chegià gli frullavano per la testa da quandoera partito - pensando che con l’ereditàche stava per ricevere avrebbe facil-mente accomodato ogni spesa. Dopoaver mandato un sms a sua moglie, av-visandola che il fatidico momento eraarrivato, suonò deciso al campanellodello studio.Quasi subito una profonda e lenta voceun po’ baritonale lo invitò a salire lescale fino all’interno tre del secondopiano. Senza ascensore salì di frettaquelle poche rampe e trovò ad aspet-tarlo la porta semiaperta di un apparta-mento.Appena fu dentro un senso di inquietu-dine gli attraversò di colpo la spina dor-sale e, non sapendo bene comeliberarsene e perché all’improvvisofosse stato attanagliato da quella spia-

cevole sensazione, decise di attraver-sare velocemente lo stretto corridoioche lo divideva dall’unica stanza illu-minata che poteva vedere dinanzi a séper trovarsi - come ipotizzava - senzaaltri indugi alla presenza del signor no-taio. Infatti non si sbagliava. La figura alta e snella dell’uomo dilegge lo accolse con benevolenza e loinvitò a sedersi su di una bella sedia divimini posta davanti ad una grande scri-vania di rovere antico.Adesso Vanni poteva finalmente osser-vare il viso dell’uomo che di lì a pocogli avrebbe permesso di entrare in pos-sesso magari di un cospicuo lascito,forse composto da un bel conto inbanca, anche se comunque non avrebbedisdegnato affatto di ricevere una casa oun terreno sul quale poterla costruire.Sciallocca aspettava con ansia e unaleggera inquietudine quella visita eaveva tra le mani gli incartamenti delcaso che stava già esaminando da circaun’ora con aria grave. Vanni lo osser-vava un po’ assorto e si meravigliavache il suo interlocutore non staccassemai, neppure per un attimo, gli occhidai numerosi fogli presenti sulla scriva-nia per concedergli almeno un sorriso ouno sguardo di circostanza.Il notaio vestiva elegantemente, nono-stante il clima torrido della capitale nelmese di agosto, indossava un completogrigio chiaro abbinato ad una cravattabianco perla. Il suo viso aveva dellesembianze gentili e ben proporzionatee solo la presenza di leggere rughe diespressione alla base delle palpebre, fa-cevano capire che non si trattava diquello di un ragazzino. I due rimaseroin una situazione di stallo per alcuni in-terminabili minuti, con Vanni che guar-

dava a scatti il notaio mentre era im-merso nelle sue occupazioni lavorative.Poi d’improvviso il notaio Sciallocca siridestò dai suoi pensieri e, appoggian-dosi alla poltrona, guardò Vanni drittonegli occhi e, senza proferire altra pa-rola, iniziò a leggere uno dei fogli cheaveva dinanzi a sé: “Io sottoscritto, no-taio Sciallocca, trovandomi, in data 7agosto, nel mio medesimo studio legalesito in Roma in via Pisacane, alla pre-senza del signor Gianni Valentini, comedalle parti in causa richiesto e dallalegge prescritto, do lettura del lascito te-stamentario del de cuius, il signor Ge-sualdo Valentini…” lasciò cadere quelfoglio forse troppo frettolosamente e ri-volgendosi a Vanni, che nel frattempoera rimasto attonito e confuso per la ce-lerità di quell’azione e per il linguaggiocosì altisonante della lettura, principiòcon tono più colloquiale: “Bene, comeavrà capito, sono il notaio Sciallocca”e, sorridendo leggermente, continuò ri-soluto: “e lei è il signor Gianni Valentinia quanto pare”. Una sonora e quantomai maldestra risata impedì a Vannianche solo di confermare la propriaidentità e di pronunciare anche la suaprima parola da quando era entrato inquella elegante stanza.Il notaio sembrò rendersi conto dell’im-barazzo nel quale aveva cacciato il nuovocliente e, come a scusarsi, lo invitò a par-lare con un delicato gesto della mano. Vanni, dopo aver preso unpo’ di coraggio si presentò ufficialmentee cercò di capire la situazione legale nellaquale all’improvviso era capitato. “Dun-que, signor notaio, come sembra ormaichiaro, il mio nome è Giovanni Valentini,conosciuto da tutti come Vanni” e mentreconsegnava la sua carta d’identità nelle

Movimento culturale “Artenelterritoriopontino”Rocca Massima

Tel. 06.9669259 - [email protected]

Siamo alla quarta puntata del romanzo che stanno scrivendo a più mani gli af-fezionati lettori de Lo Sperone. Il capitolo che ci è pervenuto questa volta su-pera i limiti di spazio che ci eravamo imposti all’inizio: 850 parolecorrispondenti a circa 4600 caratteri spazi inclusi; siamo stati costretti a ta-gliare il capitolo perché le regole del gioco vanno rispettate. Quando siamo co-stretti a tagliare e limare i nostri scritti non ce ne dobbiamo dispiacere perchésicuramente eviteremo parole inutili a tutto vantaggio della chiarezza e linea-rità dello scritto.

CORIprestigioso riconoscimento per “Ercole”, il nero buono corese

Di ritorno dalle vacanze estive, alla vigilia della nuova stagione vendemmiale che si annuncia assaipromettente, secondo la Coldiretti di Latina, arriva un altro prestigioso riconoscimento per il vino co-rese e per una delle più importanti realtà vitivinicole locali. Il panel di degustazione del MeranoWine Festival ha premiato con il bollino rosso del Merano Wine&Culinaria Award l’Ercole IGTLazio prodotto dalla Cooperativa Cincinnato. Il marchio conferma l’alta qualità di questo vino rossoottenuto dal Nero Buono di Cori, antico vitigno autoctono coltivato sulle terre laviche delle collinecoresi. Le basse rese per ettaro, la selezione delle uve e il lungo affinamento in botti di rovere lo ren-dono un vino originale ed esclusivo. Allo stesso tempo l’award, attribuito dopo un’attenta valutazioneda parte delle esperte Commissioni di Assaggio del Merano Wine Festival, composte da sommelierprofessionisti, enotecnici, ristoratori e appassionati, esalta e mette in rilievo il lavoro e l’impegno di

questa Cantina che rappresenta oltre 60 anni di storia, 400 ettari di vigneto, 200 soci e famiglie, una fetta importante dell’econo-mia rurale del Comune di Cori.

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mani di Sciallocca aggiunse: “e sono quiper sapere dell’erdità lasciatami da miononno paterno Gesualdo”. Il notaio atteserispettoso quella piccola presentazione esubito dopo poggiò con forza entrambele mani sul tavolo procurando un leggero

scricchiolio e disse: “Ed è proprio di que-sto che voglio parlare prima di leggere ledisposizioni di cui le dicevo”. I due si avvicinarono come a far mag-giore attenzione alle loro reciprocheesternazioni. Vanni stavolta lo precedette:

“Va bene, la ringrazio di essersi presol’incomodo di lavorare al mio caso in taledata, come avrebbe detto lei” e ridac-chiando un po’ aggiunse:”Mi dicatutto”…

continua nel prossimo numero

LE RICETTE DELLA MASSAIABucatini con olive, pinoli, finocchietto

Ingredienti per 4 persone:

320gr di bucatini / 60gr di pinoli / 180 gr di olive verdi denocciolate / 1ciuffo di finocchietto selvatico /180 gr di pecorino /olio / sale.Preparazione:

Tostare i pinoli per qualche minuto in una padella antiaderente finché sono leggermentedorati.Tritateli grossolanamente con le olive. Tagliuzzate finemente le foglioline del finoc-chietto.Trasferite il trito di pinoli e olive in una terrina, unite il finocchietto ed emulsionate con1 dl di olio.Tagliate il pecorino a piccole scaglie. Portate a bollore abbondante acqua salata e les-sate i bucatini. Diluire il trito di olive e pinoli con qualche cucchiaiata dell’acqua di cottura della pasta. Scolate i bucatini al dente e versatili nella terrina con metà delle scagliette di pecorino. Mescolate bene, spolverizzate con il pecorino rimasto e servite.

Antonella Cirino

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Settembre, mese di ripresa delle consuete attività. Riniziano gli impegni, idoveri quotidiani, il lavoro; molto spesso lo stress che ne deriva può mani-festarsi con veri e propri sintomi ansiosi e, non di rado, con abbassamentodel tono dell’umore. Fanno capolino in questo periodo malesseri molto co-muni: nervosismo, irritabilità, facile affaticamento, apatia.Una delle prime cause che ostacola la ripresa delle attività, è l’immersionetotale e frenetica negli impegni che innesca molto spesso reazioni di rifiutoed evitamento danneggiando il benessere della persona. La ripresa dev’es-sere graduale, misurata; inoltre è bene non trascurare il riposo per ristorarecorpo e mente soprattutto dopo un periodo di vacanza in cui i ritmi abitualihanno subito delle modifiche. L’organismo necessita di una fase di adatta-mento: bisogna ricordare di non pretendere subito delle performance a pienoregime ma concedere a sé stessi la giusta gradualità. Per lo stesso motivo,fissare obiettivi eccessivamente rigidi o traguardi da raggiungere a tutti icosti sono meccanismi che instaurano nel tempo malessere e insoddisfazioneo addirittura ansia da prestazione; le risorse dell’ individuo devono essere li-bere di fluire in maniera flessibile, pronte ad adattarsi alle esigenze che na-scono in corso d’opera. Il rientro nella routine può essere reso difficoltoso anche da pensieri disfun-zionali che affollano la mente della persona e anticipano gli eventi connotan-doli in maniera negativa (“ Sarà tremendo ricominciare!!... Se non riuscirònel compito significa che non valgo nulla.. ecc…”). Sono pensieri molto co-muni, caratterizzati da catastrofizzazione, rigidità e mancanza di alternative;appesantiscono notevolmente la persona producendo emozioni spiacevoli epossono favorire l’insorgere di stati d’ansia o depressione. E’ importante im-parare a riconoscerli e individuarli per ridimensionarne la portata, essendoconsapevoli che si tratta di estremizzazioni non realistiche: in questo modoè possibile modificare il proprio dialogo interno ristrutturando tali pensieriche potranno essere più flessibili e meno minacciosi (“ Sarà dura ricomin-ciare ma non è certo una catastrofe… Se non riuscirò nel compito non signi-fica che non valgo, può accadere di sbagliare posso cercare di rimediare..ecc…”).Praticare uno sport è una fonte di elevato benessere psicofisico che aiutatutto l’organismo; è utile non sottovalutare i benefici prodotti da una atti-vità fisica regolare e prolungarli anche dopo il periodo estivo come unabuona opportunità per ridurre lo stress. Infine per usare al meglio le proprie energie, è importante lasciare spazio adattività gradite che diano piacere mantenendo sempre un contatto con ciòche fa stare bene e ricarica in entusiasmo e motivazione: il diritto “ imparaa volerti bene” vale sempre e va praticato.

Dott.ssa Nicoletta Agozzino

Psicologa ad approccio cognitivo-comportamentale

I CONSIGLI DELLA PSICOLOGA

Ansia da rientro: come gestirla

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il 31 Agosto 2013

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