SESTA EDIZIONE€¦ · italiane, sempre in prima mondiale, vi sono quelle di Roberto Nicorelli...

5
maggio-giugno 2013 anno 0 numero 4 www.teatrocult.it TeatrocultFOGLIO Campania k kk Museo Ferroviario di Pietrarsa, una suggestiva cittadella teatrale NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA COME SARA’ LA SESTA EDIZIONE Guerino Caccavale i svolgerà nel mese di giugno, dal 4 al 23, la sesta edizione del Napoli Teatro Festival Italia, organizzata per il terzo anno consecutivo dalla Fondazione Campania dei Festival con la collaborazione dell'AGIS. Sotto la direzione artistica di Luca De Fusco, la kermesse napoletana mantiene la sua impronta glocal, coniugando vocazione internazionale e attenzione per il territorio, qualità sia delle grandi produzioni che di quelle indipendenti. Il 4 giugno al Teatro di San Carlo si partirà con la messa in scena di Don Quichotte du Trocadéro, le cui coreografie sono firmate da Josè Montalvo. Nel suo spettacolo, l'artista franco-spagnolo concentra danza classica e contemporanea, ritmi africani, flamenco, hip hop e arte circense. Evento che ben si attaglia allo spirito cosmopolita e innovativo del Festival. Il 6 giugno ci sarà Lo Spopolatore di Beckett al Sannazaro, in anteprima mondiale per la regia di Peter Brook. Uno dei maestri del teatro contemporaneo e della scena internazionale torna così in Campania per il secondo anno consecutivo. Tante le prime mondiali in programma: dalle rappresentazioni di stampo scespiriano quali La bisbetica domata del maestro russo Andrej Konchalovskij e Antonio e Cleopatra per la regia di Luca De Fusco, alle opere di autori napoletani di caratura mondiale quali Circo Equestre Sgueglia di Raffaele Viviani, firmato dall'argentino Alfredo Arias, e Sik Sik, l'artefice Magico di Eduardo, con Benendetto Casillo e la regia di Pierpaolo Sepe. Si continua con Spam, testo e regia di Rafael Spregelburd da un progetto di Lorenzo Gleijeses; Desdemona, diretto dall'americano Peter Sellars da un testo della scrittrice afro-americana Toni Morrison; Une Nuit à la Présidence, regia e adattamento di Jean-Louis Martinelli. Tra le regie italiane, sempre in prima mondiale, vi sono quelle di Roberto Nicorelli (Polvere ritorneremo), Gigi De Luca (Nata sotto una pianta di datteri, con Pamela Villoresi), Marco Sciaccaluga (Il gioco dei re), Sara Sole Notarbartolo (Sueño #4). Arricchiscono il cartellone spettacoli di danza come Vertigo 20, della Vertigo Dance Company, Mishima, con le coreografie di Ismael Ivo, Précipitations del coreografo Paco Dècina. Un cartellone prestigioso che ancora una volta mescola nuove drammaturgie, classici adattati in chiave contemporanea, originali linguaggi artistici. Il NTFI devolverà, inoltre, a Città della Scienza, partecipando alla sua ricostruzione, il ricavato del concerto che Enzo Avitabile vi terrà il 5 giugno. Il NTFI è nato nel 2007 in seguito all'istituzione di un bando di concorso da parte del Ministero dei Beni e le Attività Culturali per la realizzazione di un festival che potesse competere con le rassegne internazionali di Edimburgo e Avignone. Sin da allora l'organizzazione del Festival si occupa di selezionare, produrre e commissionare gli spettacoli e le rappresentazioni teatrali attraverso l'opera di artisti di ogni parte del mondo. Gli allestimenti degli spettacoli nascono nei teatri campani e vedono la commistione tra artisti stranieri e attori, ballerini, registi, tecnici italiani e campani scelti attraverso un bando pubblico. Si rinsalda così la simbiosi tra l'internazionalizzazione del Festival e le sue radici. Molte le coproduzioni con teatri stabili quali il Teatro di Genova, il Teatro di Roma, l'Arena del Sole Stabile di Bologna, lo stesso Teatro Stabile di Napoli, ovviamente. Altro punto di forza del Festival è la valorizzazione di luoghi prima d'ora mai destinati a spettacoli teatrali: quest'anno, tra i tanti, sarà la volta dell'ex opificio borbonico di Pietrarsa a San Giovanni a Teduccio, oggi Museo Nazionale Ferroviario. Teatro San Ferdinando, Teatro Mercadante, Ridotto Mercadante, Teatro Nuovo, Teatro Bellini, gli altri luoghi del Festival. Contemporaneamente si svolgerà l'E45 Fringe Festival, rassegna collaterale dedicata alle compagnie indipendenti. Che hanno così la possibilità di mettere in scena le proprie opere, con il contributo rimarchevole della Fondazione Campania dei Festival, sia dal punto di vista organizzativo che economico. Tra le locations del Fringe: Suor Orsola Benincasa, Tunnel Borbonico, Museo Madre, Cappella Sansevero, Sala Assoli, Galleria Toledo. Trenta (su 70) gli spettacoli selezionati per questa quarta edizione del Fringe e 5000 euro destinati ad ogni compagnia prescelta. Chiari i propositi del NTFI, ovvero mantenere un elevato livello di qualità grazie all'apporto sia degli artisti che degli organizzatori, valorizzare i giovani, sviluppare in modo ancora più considerevole il turismo internazionale. Tutti obiettivi che in una città come Napoli, grande palcoscenico all'aperto, laboratorio teatrale permanente, non bisogna lasciarsi sfuggire. A settembre sarà poi la volta del Premio Le Maschere del Teatro Italiano, che da questa edizione dedicherà un Premio a Mariangela Melato. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il concerto di Enzo Avitabile e dei Bottari di Portico per la ricostruzione di Città della Scienza A Città della Scienza il Napoli Teatro Festival presenta, il 5 giugno, il concerto di Enzo Avitabile, uno dei più significativi artisti napoletani, e ne devolve il ricavato partecipando alla ricostruzione della struttura. Definito dal premio Oscar Johnatan Demme, che ha voluto girare un documentario su di lui, “il figlio spirituale di John Lennon”, Enzo Avitabile ha dedicato la sua vita alla ricerca di suoni inediti, vitali ed essenziali, al di fuori di ogni logica commerciale, di ogni conformismo o moda. In linea con la sua ricerca di fusione tra antico e moderno, si esibisce per il Festival insieme ai Bottari di Portico, ensemble che fa del ritmo ancestrale la sua unica fede. Insieme a lui, sul palco, botti, tini falci diretti dal capopattuglia cadenzeranno antichi ritmi processionali che sono sana trance: non techno, ma folk. Una proposta innovativa e coinvolgente , in cui fonde il personale sound con la tradizione di questi percussionisti, le cui origini risalgono al XIII Sec. Durata del concerto 1h e 30 minuti. S

Transcript of SESTA EDIZIONE€¦ · italiane, sempre in prima mondiale, vi sono quelle di Roberto Nicorelli...

Page 1: SESTA EDIZIONE€¦ · italiane, sempre in prima mondiale, vi sono quelle di Roberto Nicorelli (Polvere ritorneremo), Gigi ... superstizioni e bizzarri espedienti. Nell’edizione

maggio-giugno 2013 anno 0 numero 4

www.teatrocult.it TeatrocultFOGLIO Campania kkk

Museo Ferroviario di Pietrarsa, una suggestiva cittadella teatrale

NAPOLI TEATRO

FESTIVAL

ITALIA

COME SARA’ LA

SESTA EDIZIONE Guerino Caccavale

i svolgerà nel mese di giugno, dal 4 al 23, la sesta edizione del Napoli Teatro Festival Italia, organizzata per il terzo anno consecutivo dalla Fondazione Campania dei Festival con la collaborazione dell'AGIS. Sotto la direzione artistica di Luca De Fusco, la kermesse napoletana mantiene la sua impronta glocal, coniugando vocazione internazionale e attenzione per il territorio, qualità sia delle grandi produzioni che di quelle indipendenti. Il 4 giugno al Teatro di San Carlo si partirà con la messa in scena di Don Quichotte du Trocadéro, le cui coreografie sono firmate da Josè Montalvo. Nel suo spettacolo, l'artista franco-spagnolo concentra danza classica e contemporanea, ritmi africani, flamenco, hip hop e arte circense. Evento che ben si attaglia allo spirito cosmopolita e innovativo del Festival. Il 6 giugno ci sarà Lo Spopolatore di Beckett al Sannazaro, in anteprima mondiale per la regia di Peter Brook. Uno dei maestri del teatro contemporaneo e della scena internazionale torna così in Campania per il secondo anno consecutivo. Tante le prime mondiali in programma: dalle rappresentazioni di stampo scespiriano quali La bisbetica domata del maestro russo Andrej Konchalovskij e Antonio e Cleopatra per la regia di Luca De Fusco, alle opere di autori napoletani di caratura mondiale quali Circo Equestre Sgueglia di Raffaele Viviani, firmato dall'argentino Alfredo Arias, e Sik Sik, l'artefice Magico di Eduardo, con Benendetto Casillo e la regia di Pierpaolo Sepe. Si continua con Spam, testo e regia di Rafael Spregelburd da un progetto di Lorenzo Gleijeses; Desdemona, diretto dall'americano Peter Sellars da un testo della scrittrice afro-americana Toni Morrison; Une Nuit à la Présidence, regia e adattamento di Jean-Louis Martinelli. Tra le regie italiane, sempre in prima mondiale, vi sono quelle di Roberto Nicorelli (Polvere ritorneremo), Gigi De Luca (Nata sotto una pianta di datteri, con Pamela Villoresi), Marco Sciaccaluga (Il gioco dei re), Sara Sole Notarbartolo (Sueño #4). Arricchiscono il cartellone spettacoli di danza come Vertigo 20, della Vertigo Dance Company, Mishima, con le coreografie di Ismael Ivo, Précipitations del coreografo Paco Dècina. Un cartellone prestigioso che ancora una volta mescola nuove drammaturgie, classici adattati in chiave contemporanea, originali linguaggi artistici.

Il NTFI devolverà, inoltre, a Città della Scienza, partecipando alla sua ricostruzione, il ricavato del concerto che Enzo Avitabile vi terrà il 5 giugno. Il NTFI è nato nel 2007 in seguito all'istituzione di un bando di concorso da parte del Ministero dei Beni e le Attività Culturali per la realizzazione di un festival che potesse competere con le rassegne internazionali di Edimburgo e Avignone. Sin da allora l'organizzazione del Festival si occupa di selezionare, produrre e commissionare gli spettacoli e le rappresentazioni teatrali attraverso l'opera di artisti di ogni parte del mondo. Gli allestimenti degli spettacoli nascono nei teatri campani e vedono la commistione tra artisti stranieri e attori, ballerini, registi, tecnici italiani e campani scelti attraverso un bando pubblico. Si rinsalda così la simbiosi tra l'internazionalizzazione del Festival e le sue radici. Molte le coproduzioni con teatri stabili quali il Teatro di Genova, il Teatro di Roma, l'Arena del Sole Stabile di Bologna, lo stesso Teatro Stabile di Napoli, ovviamente. Altro punto di forza del Festival è la valorizzazione di luoghi prima d'ora mai destinati a spettacoli teatrali: quest'anno, tra i tanti, sarà la volta dell'ex opificio borbonico di Pietrarsa a San Giovanni a Teduccio, oggi Museo Nazionale Ferroviario. Teatro San Ferdinando, Teatro Mercadante, Ridotto Mercadante, Teatro Nuovo, Teatro Bellini, gli altri luoghi del Festival. Contemporaneamente si svolgerà l'E45 Fringe Festival, rassegna collaterale dedicata alle compagnie indipendenti. Che hanno così la possibilità di mettere in scena le proprie opere, con il contributo rimarchevole della Fondazione Campania dei Festival, sia dal punto di vista organizzativo che economico. Tra le locations del Fringe: Suor Orsola Benincasa, Tunnel Borbonico, Museo Madre, Cappella Sansevero, Sala Assoli, Galleria Toledo. Trenta (su 70) gli spettacoli selezionati per questa quarta edizione del Fringe e 5000 euro destinati ad ogni compagnia prescelta. Chiari i propositi del NTFI, ovvero mantenere un elevato livello di qualità grazie all'apporto sia degli artisti che degli organizzatori, valorizzare i giovani, sviluppare in modo ancora più considerevole il turismo internazionale. Tutti obiettivi che in una città come Napoli, grande palcoscenico all'aperto, laboratorio teatrale permanente, non bisogna lasciarsi sfuggire. A settembre sarà poi la volta del Premio Le Maschere del Teatro Italiano, che da questa edizione dedicherà un Premio a Mariangela Melato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il concerto di Enzo Avitabile e dei Bottari di Portico per la ricostruzione di Città della Scienza

A Città della Scienza il Napoli Teatro Festival presenta, il 5 giugno, il concerto di Enzo Avitabile, uno dei più significativi artisti napoletani, e ne devolve il ricavato partecipando alla ricostruzione della struttura. Definito dal premio Oscar Johnatan Demme, che ha voluto girare un documentario su di lui, “il figlio spirituale di John Lennon”, Enzo Avitabile ha dedicato la sua vita alla ricerca di suoni inediti, vitali ed essenziali, al di fuori di ogni logica commerciale, di ogni conformismo o moda. In linea con la sua ricerca di fusione tra antico e moderno, si esibisce per il Festival insieme ai Bottari di Portico, ensemble che fa del ritmo ancestrale la sua unica fede.

Insieme a lui, sul palco, botti, tini falci diretti dal capopattuglia cadenzeranno antichi ritmi processionali

che sono sana trance: non techno, ma folk. Una proposta innovativa e coinvolgente , in cui fonde il personale sound con la tradizione di questi percussionisti, le cui origini risalgono al XIII Sec. Durata del concerto 1h e 30 minuti.

S

Page 2: SESTA EDIZIONE€¦ · italiane, sempre in prima mondiale, vi sono quelle di Roberto Nicorelli (Polvere ritorneremo), Gigi ... superstizioni e bizzarri espedienti. Nell’edizione

TEATROCULTFOGLIO Campania

Alfredo Arias: un regista argentino per dirigere “Circo Equestre Sgueglia”

Massimiliano Gallo diventa clown nel segno di Viviani

Clelia Verde Arriva al Napoli Teatro Festival, in prima mondiale, l’attesissimo Circo Equestre Sgueglia, scritto da Raffaele Viviani nel 1922 e di cui ricordiamo l’allestimento del 1977, curato da Armando Pugliese e musicato da Nicola Piovani. È la volta del regista argentino Alfredo Arias, la cui predilezione per il grottesco e per la musica promettono una intrigante rilettura dei personaggi miseri ma autentici dell’autore stabiese.

Viviani sosteneva che la sua vita fosse una lotta continua all’accaparramento dei teatri, i quali sono tenuti e gestiti da pochissime mani, tutte strette fra loro. È ancora così? Come tutte le cose italiane anche il teatro risponde a una logica dove l’infiltrazione politica ha fatto la sua. Ma credo in fondo che non esista un settore dove la politica non abbia allungato le mani. L’unica soluzione è mettere in campo i propri valori. Grave è l’aver tolto la capacità di sognare ai giovani, i ragazzi Alfredo Arias a Napoli

“Polvere ritorneremo”: Un testamento a sorpresa

tra scongiuri e superstizioni

La Morea: “Claudio Buono, un giovane

autore comico e divertente” L’appuntamento è al teatro San Ferdinando il 21, 22 e 23 giugno. Attore protagonista, Massimiliano Gallo, che preannuncia: “Sarà uno spettacolo poetico e divertente. Viviani a differenza di Eduardo è poco esportabile perché ha un napoletano più di strada che teatrale, meno comprensibile, ma quando rappresentato incontra il successo con importanti allestimenti, affermando così la forza della sua drammaturgia, della sua musica. Viviani era anche un grande attore e il mio ruolo, quello del clown Samuele, l’aveva scritto per se stesso, con una poesia che nasce dalla fame e da una serie di nobili guitterie”.

Massimiliano Gallo

devono andare oltre, seguire le proprie passioni. Quanto ha pesato essere il figlio dell’indimenticato Nunzio Gallo?

Da pochi anni mi sono liberato di questa catena, devi sempre dimostrare più degli altri perché le persone si aspettano di trovarsi di fronte ad un artista strutturato anche se giovanissimo. Il rapporto con Napoli? Un rapporto di amore e odio perché la trovo in un momento di grave degrado sociale. Vorrei vederla diversa, sono molto legato alla Napoli di Pino Daniele e di Troisi, vorrei una città almeno simile a quella del primo G7, del rinascimento e della partecipazione degli artisti alla vita cittadina. Com’è tornare al teatro dopo molto cinema? Dal film Fortapàsc con Marco Risi ho iniziato a lavorare al cinema e in

televisione di più. Ma il teatro è la mia casa e ci torno volentieri per Circo Equestre Sgueglia che sarà un grande evento. Mi interessa molto il cinema a livello psicologico, entri ed esci dai personaggi in pochi minuti e devi essere molto pronto, concentrato. In teatro vivi il personaggio durante le due ore e ne porti a compimento tutta la parabola narrativa. Hai sempre la percezione di ciò che accade anche non facendo il regista. Con un film non sai mai le scene che stai girando come verranno montate e solo dopo ti accorgi di come il regista voleva raccontare quella storia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Carlotta Fiorentino

Ironia, divertimento e colpi di scena. Questi i punti chiave dello spettacolo Polvere ritorneremo del giovane drammaturgo napoletano Claudio Buono, tra i vincitori dell’ultima edizione del festival La corte della formica, dedicato ai corti teatrali. Lo spettacolo, che vede la regia di Roberto Nicorelli, si presenta come un grande calderone dove si mescolano maestri spirituali, scongiuri, superstizioni e bizzarri espedienti. Nell’edizione 2013 del Napoli Teatro Festival, lo spettacolo sarà ospitato, dal 19 al 20 giugno, nella esclusiva cornice del Museo Nazionale di Pietrarsa. Sul palcoscenico l’attrice napoletana Antonella Morea. Lei è una delle due protagoniste femminili, una delle cantanti del gruppo musicale Shangri-La che, dopo la morte della leader, vorrebbe cogliere il pretesto per sciogliere la band. Ma un imprevisto colpo di scena rompe i piani. Di cosa si tratta? Alla sua morte, Viridiana, cantante “New Age”, e unica autrice valida del gruppo, lascia un testamento in cui

Progetto Arrevuoto a Pietrarsa per il Napoli Teatro Festival Italia SCUGNIZZI NAPOLETANI E ROM INSIEME NEL PROGETTO DI BRAUCCI

Maurizio Braucci

Il 23 giugno in scena Zingari di Viviani con 40 adolescenti sul

palco. L’anno prossimo diventerà un vero e proprio spettacolo da

realizzare presso il Golfo di Napoli e lo Stretto dei Dardanelli

Maddalena Porcelli

Quest’anno Arrevuoto, diretto da Maurizio Braucci con la collaborazione di Roberta Carlotto, presenterà per il Teatro Festival uno spettacolo ispirato a Zingari di Raffaele Viviani con adolescenti rom e napoletani. “Da 8 anni mandiamo avanti questo progetto di teatro e pedagogia che ha portato ad incontrarsi in scena migliaia di ragazzi di situazioni sociali differenti. Da Scampia a Ponticelli, da Chiaia al Vomero, questo movimento di gioiosa connessione umana viaggia attraverso testi teatrali che prendono spunto dalla cronaca cittadina e nazionale. Il 23 giugno, al Museo Nazionale di Pietrarsa, in occasione del Festival, metteremo in scena un primo studio di Zingari in un momento in cui la crisi e la politica hanno ridotto il paese ad un accampamento di sopravviventi. Lo faremo in collaborazione con la "Sulukule Children Arts Atelier" un'orchestra giovanile rom di Istanbul, dando al progetto un respiro internazionale. Per ora sono 40 adolescenti sul palco, ma l'anno prossimo diventerà un vero e proprio spettacolo da realizzare presso il Golfo di Napoli e lo Stretto dei Dardanelli”. Braucci, quali i sentimenti dei ragazzi, le soddisfazioni che ne ricevono?

La parte pedagogica è quella più duratura nei suoi effetti ed è rivolta a formare futuri cittadini con una maggiore coscienza del proprio potenziale e dei propri diritti-doveri. Nell'incontro tra centro e periferia c'è sorpresa e smitizzazione di luoghi comuni e pregiudizi, nascono relazioni, amicizie, amori e collaborazioni. Spesso anche scoperta di talenti. Il progetto è faticoso, siamo un gruppo di circa 12 tra educatori e teatranti, nel realizzarlo c'è molta cura e dispendio di energia, ma è anche un piccolo contributo alla città, ai suoi problemi e ai suoi sogni. Arrevuoto è politica, culturale e sociale, spostamento di risorse dal centro alle periferie, dal teatro alla pedagogia. E’ un uso pubblico di risorse umane private. Credi nella capacità di riscatto sociale attraverso il teatro? Nel nostro caso, il teatro è un metodo rigoroso di apprendimento e di relazione. Si impara a recitare, a stare insieme, a suonare, a cantare ma anche a scoprirsi e ad autodisciplinarsi. Non facciamo altro che spolverare il teatro da certe velleità e astrazioni per riprendere la sua naturale vocazione pedagogica. Non siamo una scuola di teatro, ma un laboratorio di vitalità rivolto ad integrare parti sociali altrimenti sconnesse.

Abbiamo creato un metodo, semplice ma "arrevotante". La devastazione delle periferie di Napoli ha reso esplosiva quella realtà? Noi parliamo di ZCL - zone a cittadinanza limitata- periferie dove si è cittadini a metà per diritti e servizi. Bisogna abolire questa limitazione e in tal modo salvare anche il centro congestionato e folle. Le periferie possono aiutare il centro e viceversa, già aver portato tanta gente a Scampia negli anni ha creato mutazione del quartiere e dell'animo di chi è venuto e di chi ha accolto. Sul ritardo dei finanziamenti destinati al progetto Arrevuoto? Arrevuoto è nato dentro lo Stabile, oggi invece come associazione collaboriamo con esso. La crisi del Mercadante ci ha pesantemente colpito, da 2 anni non veniamo pagati come altri. Lavorare così è difficile e drammatico. Il progetto non sbiglietta e non va in tournèe, solo la committenza pubblica può sostenerlo. Formiamo adolescenti alla vita e alla cittadinanza. Non chiediamo alle istituzioni di produrre nostri spettacoli di ricerca ma di destinare risorse alle marginalità e alla pedagogia. Lo Stabile e il Festival sono istituzioni che devono fare molto di più in questa direzione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

dichiara che, per ottenere l’eredità, le altre due dovranno necessariamente creare una nuova hit e raggiungere la vetta delle classifiche. Il problema è che le altre due si odiano e per la creazione dell’inedito di successo ricorreranno a un sensitivo che parla con i cantanti morti. Nello spettacolo lei e l’altra protagonista, Viviana Cangiano, adotterete stratagemmi e strani rituali per riuscire a scalare la vetta delle classifiche. Quanta napoletanità c’è in queste dinamiche occulte? In realtà pensiamo in napoletano, anche se recitiamo in italiano. Questo genera sicuramente una simpatica confusione, qualcosa di molto vicino ai modi dell’ avanspettacolo. Oggi nel teatro essere comici è una scelta o una necessità per avvicinare il pubblico? Purtroppo diventa una necessità perché il pubblico vuole divertirsi e con la comicità partecipa maggiormente. Oggi ci sono comici dappertutto. Io, però, non amo la battuta facile, quella che scaturisce dalla volgarità. Scelgo di far ridere solo se sono io a divertirmi per prima. In Polvere ritorneremo come si affronta il dualismo tra risata e riflessione? Nello spettacolo ci sono molte situazioni comiche e colpi di scena attraverso i quali cerchiamo di far divertire il pubblico, ma sempre nei limiti di un certo spirito e con intelligenza L’autore, Claudio Buono, ha partecipato all’ultima edizione del festival La corte della formica sui corti teatrali vincendo con il testo La terza Maria. È un drammaturgo molto giovane, cosa ne pensa della sua scrittura? Claudio Buono non lo conoscevo. Gerardo D’Andrea mi ha suggerito di incontrarlo per propormi questa sorta di “Eva contro Eva”. Claudio è un autore divertentissimo e ironico, all’apparenza molto timido, ma intelligente e con grandi capacità. Finalmente qualcuno che non ha parlato di camorra, di guai e di madri orfane. Con il regista Roberto Nicorelli forma una squadra perfetta. Che cosa vedrà il pubblico in questo spettacolo? Bella domanda… Verrà a vedere una follia cantata e recitata, una bella pazzia. Soprattutto un testo nuovo di cui non si è mai parlato, una storia originale mai sfruttata prima e divertentissima.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Page 3: SESTA EDIZIONE€¦ · italiane, sempre in prima mondiale, vi sono quelle di Roberto Nicorelli (Polvere ritorneremo), Gigi ... superstizioni e bizzarri espedienti. Nell’edizione

TEATROCULTFOGLIO Campania

LUCA

DE FUSCO

Il Teatro Festival

come un cantiere d’arte

“Da grandi artisti prime mondiali che nascono a Napoli”

Anita Curci

ienamente confermato lo spirito di esposizione internazionale del teatro e della danza per la sesta edizione del Teatro Festival Italia che si svolgerà dal 4 al 23 giugno tra Napoli e una nuova straordinaria location, Pietrarsa. “Sarà estratto il meglio dalla scena contemporanea. I napoletani potranno avere il privilegio di vedere spettacoli bellissimi che arrivano in Italia dopo un grande successo negli altri paesi, per non parlare delle prime mondiali. Infatti, al carattere di vetrina si associa quest’anno quello di grande cantiere d’arte teatrale. Gli spettacoli di Brook, Arias, Končalovskij, Ivo, oltre che il mio, nascono a Napoli e saranno presentati in prima assoluta. Vere e proprie creazioni di cui il pubblico potrà seguire l’evoluzione, visto che per molti di loro saranno realizzabili prove aperte a disposizione di studenti e appassionati di teatro”. Luca De Fusco, direttore artistico del Festival, spiega come le opere siano basate sulla mescolanza, su quella che ha voluto chiamare felice Babele. Si amalgameranno la scuola attoriale russa di Končalovskij con i talenti napoletani e italiani in La bisbetica domata; l’istinto teatrale dell’argentino Arias con la tradizione di Viviani; le melodie di Ran Bagno, il

famoso musicista israeliano, con le parole di Shakespeare per Antonio e Cleopatra; il mix di talento internazionale di Ismael Ivo con quello dei danzatori napoletani. Come sarà questo Festival? Quale la sua chiave di lettura? La grande novità sta nel carattere di cantiere d’arte. Insieme a prime italiane di spettacoli europei ci sono quelli in prima mondiale creati apposta per il Napoli Teatro Festival. Cominceranno poco a poco ad essere provati spettacoli in varie città per venire immessi poi in questa nostra importante rassegna. Questo accentua il carattere produttivo della manifestazione. Quanti e quali gli spettacoli da non perdere? Innanzitutto il Beckett di Brook che propone Lo Spopolatore; La Bisbetica di Andrej Končalovskij; il Circo Equestre Sgueglia di Raffaele Viviani con la regia di Alfredo Arias. Comunque l’intero programma risulta di grande interesse. Ma la vera novità è nel settore danza, che ritengo la disciplina di spettacolo più viva del mondo. Ci sarà il Don Quichotte con le coreografie del francese José Montalvo al teatro di San Carlo; Mishima con la coreografia di Smael Ivo; Précipitations di Paco Dècina, e ancora Vertigo 20 diretto da Noa Wertheim della Compagnia Vertigo Dance che festeggerà i

vent’anni della sua attività. Ci spiega l’idea delle “residenze creative” con cui ha coinvolto registi del calibro di Konchalovskij, Arias e Peter Brook? L’idea è quella di creare un festival vetrina che mostra il meglio che c’è nel mondo. Ho pensato che a differenza di Avignone e Edimburgo, Napoli oltre ad essere palcoscenico del Festival è anche una delle capitali mondiali del talento attoriale. Associare la tradizione russa di Konchalovskij o franco argentina di Arias con la musica di Viviani e attori napoletani poteva produrre nuovi innesti creativi. Questo tentiamo con le operazioni di carattere produttivo che si affiancano a ospitalità internazionali. Perché Brook ha preferito i suoi attori invece di scegliere parte del cast con provini a Napoli, come hanno fatto Arias e Končalovskij? Perché il suo è uno spettacolo di carattere diverso, basato sul talento di sua moglie e non di tipo corale di ampio respiro con più attori. Ed è in lingua tedesca. E gli artisti napoletani? Sono presenti negli spettacoli di cui ho parlato prima. Poi ci sono altre rappresentazioni ad opera di registi e coreografi napoletani, oltre al Fringe stavolta finanziato dal Festival e non autogestito come gli anni scorsi.

Luogo principale del Festival quest’anno è il museo di Pietrarsa a San Giovanni a Teduccio: perché questa scelta? Perché come al Pausilipon l’anno scorso, Pietrarsa si presenta con il profilo di una cittadella teatrale, un luogo dove si possono fare due spettacoli contemporaneamente. E’ un posto bello, suggestivo, dove si può saltare da una rappresentazione all’altra. E’ giusto spendere tanti soldi per un Festival che dura un mese quando a Napoli molti teatri chiudono per mancanza di sovvenzionamenti? Non sarebbe meglio utilizzare quei soldi per aiutare chi in difficoltà? Questa cosa è priva di fondamento poiché i nostri sono fondi europei e non fondi ordinari, non potevano essere spesi in maniera diversa. Privarsene voleva dire rinunciare al Festival. Il sostegno indiretto comunque avviene durante la manifestazione nel coinvolgimento generale delle realtà teatrali.

Peter Brook

Qual è la situazione debitoria della manifestazione? Si sentono ancora proteste di compagnie e tecnici non retribuiti. Quando siamo arrivati, i debiti verso esterni raggiungevano i 40 milioni di euro scesi poi a 18 avendo fatto altre due edizioni. Se in due anni siamo riusciti a dimezzare il debito, nei due anni successivi dimezzeremo la situazione debitoria trovata al nostro arrivo. Una parte del teatro napoletano ha apertamente dissentito dai suoi criteri di gestione sia dello stabile che del Napoli Teatro Festival. Che ci può dire di queste critiche? Al momento c’è un clima pacifico. Penso quello che ormai pensa la maggior parte dei napoletani. La critica è rivolta in realtà al sistema con cui si è trovata la soluzione di tenere aperto il Teatro Stabile di Napoli che non riceve fondi da tempo. Il fatto è che non si riesce a fare la fusione del Festival e dello Stabile. Una fusione potrebbe diventare la definitiva soluzione del problema visto che il Festival è estivo e il Mercadante è attivo in inverno. Questo porterebbe a sinergie ulteriori. Ciò che posso dire è che la Fondazione del Napoli Teatro Festival ha dato al Mercadante un milione di euro l’anno nel 2011 e nel 2012 per poterne sostenere le attività.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

A Napoli il regista russo con la più italiana delle commedie di Shakespeare

Konchalovskij: “La mia Bisbetica sospesa tra inferno e cielo”

Il regista russo Andrej Končalovskij

Caterina Pontrandolfo

Andrej Končalovskij, maestro del cinema internazionale, dirigerà per Napoli Teatro Festival Italia, La bisbetica domata una delle più brillanti e, come egli stesso afferma, “la più italiana delle commedie di Shakespeare”. In scena l’8-9-10 giugno al San Ferdinando. Carismatico, il regista russo, racconta dell’attesissima regia teatrale, anche se: “Preferisco parlare di tutto tranne che di cinema e di teatro” esordisce ridendo. Ma poi non si tira indietro, e alla domanda su quale sia il rapporto tra cinema e teatro, non esita a dire: “Il teatro non ha nessun collegamento con il cinema. Il buon cinema possiamo comprenderlo anche senza capire una parola. Questo per il teatro non è possibile. Il teatro si può ascoltare anche chiudendo gli occhi, si può ascoltare l’energia della scena. Mentre il cinema “conserva” le immagini. I grandi spettacoli visti in palcoscenico non ci sono più. Per questo il teatro è prezioso. Non muore mai”.

Ci spieghi meglio… Nel teatro la storia non è importante, come nel cinema. Non sappiamo mai cosa può succedere su un palco. Il teatro, molto più suggestivo, sviluppa l’immaginazione. “La migliore musica della mia vita è il silenzio”, dice un poeta russo. Anche solo osservare una scena vuota, ci dà emozione. Il cinema è più “volgare”. Anche il cinema, però, ha i suoi capolavori. Il cinema è pre-digerito, per così dire. Il grande schermo dice allo spettatore dove deve guardare: nel teatro le persone scelgono da sole, non c’è la regia della ripresa che muove lo sguardo dello spettatore. Il teatro è più profondo. Cosa hanno invece in comune il cinema e il teatro? Sia quando siamo al cinema che in teatro, quello che desideriamo è “crederci”. Come quando si è bambini. Per ridere, per piangere, per sentire quello che vediamo dobbiamo tornare bambini. Il teatro ha la semplicità dell’aratro, il cinema la complessità del trattore. Dipende da quello che voglio usare. Non ha senso modificare l’aratro per farlo diventare trattore… Questa è la sua prima regia teatrale in Italia, come sarà la Bisbetica che dirigerà per il Napoli Teatro Festival? Non so come sarà. Ogni minuto potrei dire una cosa diversa. Sono superstizioso e non voglio parlare di un bambino non ancora nato, speriamo che nasca sano! C’è l’idea di uno spazio sospeso tra casino e cielo, tra volgare e celestiale. Shakespeare è tutto così, del resto. Una combinazione di volgarità e grandi personaggi, più grandi della vita. Nel teatro di Shakespeare c’è sempre la follia. L’assurdo è la parte più interessante delle sue opere. Shakespeare è una combinazione di terra e cielo, di follia e divinità, di sacro e profano. Occorre trovare una proporzione, un equilibrio tra questi elementi. Ogni spettacolo per me è un viaggio nell’ignoto. Quanta Napoli metterà in questa rappresentazione? La bisbetica domata è la più grande opera che rispecchia gli italiani, ma l’ha scritta Shakespeare. E’ la commedia dell’arte shakespeariana. C’è sicuramente il carattere italiano. E c’è Napoli di conseguenza, perché Napoli rappresenta l’Italia. La metà degli

attori sono napoletani, educati nella cultura napoletana… Credo che tutti i napoletani possano lavorare nel teatro. Siete un popolo aperto e pronto a ogni cosa. Ai napoletani non serve la psicanalisi. Končalovskij, chi è la Bisbetica? Non ci penso. Se è un uomo o una donna… Non resta che aspettare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Shakespeare è una combinazione di terra e cielo, di follia e divinità, di sacro e profano. Occorre trovare un equilibrio tra questi elementi. Ogni spettacolo per me è un

viaggio nell’ignoto

P

Page 4: SESTA EDIZIONE€¦ · italiane, sempre in prima mondiale, vi sono quelle di Roberto Nicorelli (Polvere ritorneremo), Gigi ... superstizioni e bizzarri espedienti. Nell’edizione

Mastrominico chiede più equilibrio nell’assegnazione dei fondi e considerazione per i piccoli teatri

“Il Sancarluccio rischia di chiudere per morosità” Pino Cotarelli

A seguito della sentenza per morosità, la chiusura a giugno del teatro Sancarluccio, se non ci saranno aiuti economici. Egidio Mastrominico ne fa una questione di tutela della tradizione, quella tramandata e supportata dall'amore per il teatro Sancarluccio dai genitori Pina Cipriani e Franco Nico

Laurito, Lucia Cassini, Aldo De Martino, Renato Rutigliano, Saverio Mattei e dallo stesso Franco Nico. Mastrominico aggiunge: "C’è anche il discordo sulla formazione teatrale che poteva svilupparsi. Ma a Napoli ci sono tante scuole di teatro e non potendo contare su una personalità didatticamente forte, come poteva essere mia sorella Biancamaria, trasferitasi in Inghilterra dove tiene corsi alla Queen Margaret University di Edimburgo, abbiamo preferito

assegnazioni dei fondi e soprattutto una revisione della legge regionale 6/2007 che poco considera i teatri piccoli. Una soluzione, ad esempio, potrebbe essere quella di trasformare i piccoli teatri, con tradizione consolidata, in agenzie culturali del territorio, assegnando un fondo stabile annuale che faccia in modo da salvare le spese vive di gestione e riuscire a lavorare con sacrificio sì, ma più tranquillità". Auspicabile una cordata degli artisti che hanno ricevuto molto

dal Sancarluccio, finalizzata ad esibizioni gratuite per affrontare le spese immediate. Arriva, infatti, il Progetto Angeli del Sancarluccio attraverso il quale si chiedono contributi da €10,00 a chi vuole essere un Angelo (da versare al Banco di Napoli ag. 11 intestati al teatro Sancarluccio iban: IT42C010100341100002701063). Intanto sul portale BUONACAUSA.org è stata attivata una raccolta di firme e fondi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

che preferirono alla facile affermazione della notorietà, il sacrificio della sperimentazione come supporto ad artisti e autori non solo napoletani. "Può mai chiudere per morosità quella che è stata ed è una fucina artistica del teatro a tutto tondo?" si chiede Mastrominico, attuale curatore della struttura. "Abbiamo avuto la soddisfazione di sostenere talenti poi affermatisi; non abbiamo trascurato artisti con l'esigenza di riproporsi al pubblico e continuiamo a scoprire nuove eccellenze". Molti sono stati gli artisti che hanno tratto vantaggio dalla passione e dalla disponibilità dei Mastrominico, calcando le tavole del piccolo Sancarluccio quando non erano ancora noti, basta ricordare Leopoldo Mastelloni, Massimo Troisi, Lello Arena, Enzo De Caro con la Smorfia, Roberto Benigni, Annibale Ruccello, Enzo Moscato, Toni Servillo, Vincenzo Salemme, Francesco Paolantoni, Silvio Orlando, Peppe Lanzetta, Luigi Lo Cascio, nomi non da poco, oggi alla ribalta nazionale. Il Sancarluccio fu inaugurato il 15 dicembre del 1972 con uno spettacolo di Cabarinieri, gruppo avanguardistico di Cabaret dell'epoca, composto da Marisa

sviluppare situazioni legate a seminari e workshop proposti dalle compagnie che ospitiamo, nell'ottica di uno scambio di competenze ed esperienze con altre realtà del teatro. Cosa però non recepita dal territorio". E intanto il bilancio economico non sostiene più la situazione del teatro in via Dei Mille. "Si danno dalle 25 alle 30 pièces l'anno e abbiamo creato un buon rapporto, in autonomia, con le scuole dell’ambito cittadino; le compagnie che si esibiscono, rimangono soddisfatte e ci chiedono il più delle volte di ritornare. Abbiamo monitorato nelle ultime due stagioni un incremento degli spettatori che fa anche ben sperare in tempi di crisi, ma con 80 posti a disposizione facendo pienoni cinque giorni a settimana, tolta la percentuale della compagnia ospitata, realizzeremmo con difficoltà quanto basta per il fitto, le utenze e un addetto part-time al botteghino. Il nostro compenso è di passione e sacrificio. Andrebbe meglio se i sussidi fossero rapidi e significativi ". Ma i finanziamenti ritardano o, addirittura, non arrivano. "Servirebbe più equilibrio nelle

Nuovo Teatro Sanità, il palcoscenico del rione

Francesca Piccirillo

Nato dal coraggio di chi ancora crede che l’arte e la cultura salveranno il mondo, il Nuovo Teatro Sanità alza il sipario in Piazzetta San Vincenzo n° 1 a Napoli, e lancia una sfida contro tutti i cliché della nostra città. Proprio nel cuore del rione Sanità l’associazione “sott’ o ponte” ha allestito a proprie spese un palcoscenico dedicato a Sissy Liguori. Non solo violenza e criminalità dunque, ma arte cultura spettacolo e tradizione. Cento poltrone rosse e tanto ancora da fare per una struttura che sa di scommessa. Una scommessa che si delinea nelle parole del direttore artistico Mario Gelardi come una necessità: “Vogliamo recuperare quelle realtà teatrali e quegli artisti che hanno costruito il teatro napoletano contemporaneo e che si trovano spesso orfani di spazi dove potersi esprimere. Vogliamo partire dai drammaturghi che sono sempre stati l’ossatura del teatro napoletano conosciuto e rappresentato in tutto il mondo”. Inaugura la stagione teatrale l'11 maggio lo spettacolo di Manlio Santanelli La solitudine si deve fuggire.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

ALTO FEST 2013

Il Teatro fuori dal teatro

Daniela Morante

Napoli già è teatro. E se fosse solo una città ridente, non avrebbe bisogno di una rassegna che propone le arti sceniche fuori dai luoghi deputati, per strada, nelle case private, negli interstizi tra il traffico e il parcheggio selvaggio, tra le pile di cassette, i cassonetti, la folla e il vociare. Perché la “vocazione teatrale” ce l’ha nel sangue. Ma poi, riflettendoci… dove è finita la teatralità di un popolo irriverente che si autoderideva? Che aveva a bandiera la maschera di Pulcinella. Il vivere con fantasia il tragico giorno per giorno era la sua forza. Acqua ne è passata sotto i ponti da quello che ormai è solo uno stereotipo di napoletanità; e proprio per questo forse è il momento di un’altra formula di condivisione sociale, che dia all’arte performativa teatrale come musicale, visiva come poetica, libera espressione. E su questa esigenza è nata la rassegna ALTO FEST 2013, che coinvolgerà Napoli, Benevento e Caserta. Scade il 20 maggio il bando per la III edizione di ALTO FEST, Festival Internazionale d’Arti Performative e Interventi Trasversali, a cura di TEATRINGESTAZIONE, rivolto a performers, ricercatori, praticanti dell’arte e del pensiero, singoli artisti o collettivi che vogliano partecipare alla manifestazione che si svolgerà in spazi domestici dal 30 giugno al 7 luglio 2013. Gli artisti in programma hanno il compito di disegnare delle opere create in anteprima per ALTO FEST, o proporne del proprio repertorio, ma riqualificate in stretta relazione con i luoghi che le ospiteranno. Il Festival indipendente e autoprodotto ambisce a creare presupposti, condizioni per nuovi innesti che possano avere luogo. S’inserisce nel tessuto urbano più intimo riuscendo a creare un incontro reale tra cittadini e artisti. www.altofest.net

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Teatro che fa bene all’anima Nasce la Scuola di Teatro- Arte -Terapia

L’associazione promotrice dell’iniziativa ANTHEA (ass. nazionale di teatro terapia) in collaborazione con Il Teatro dell’Anima, la scuola di musicoterapia ISFOM ed ESPERIMENTO 20, si avvale delle esperienze professionali di Marina Rippa, Adolfo Ferraro, Dario Aquilina, Diana Facchini, Sara Diamare e dei loro collaboratori. Rivolto ad attori, registi, artisti, psicologi, psicoterapeuti, operatori socio-sanitari, insegnanti e a quanti intendano servirsi della terapia teatrale per prendersi cura di sé,

IL TEATRO CI GUARDA

VIRUS E CANNIBALI La drammaturgia di Annibale Ruccello

Antonio Tedesco

A quasi trent'anni dalla scomparsa del suo autore il teatro di Annibale

Ruccello si dimostra oggi più attuale che mai. Ne sono prova le ripetute

messe in scena dei suoi testi e gli approfondimenti critici e teorici della

sua opera che vengono pubblicati, individuando in questo autore uno

il corso vuole essere “un viaggio esperienziale e conoscitivo della comunicazione umana, attraverso il teatro, la musica, la danza e le arti plastiche (pittura, scultura, scenografia, la multimedialità) per mettere in scena e mettersi in scena”. Il programma della scuola è strutturato in diversi laboratori pratici supportati da un’attività teorica basata sulle discipline di psicologia dello sviluppo. Il percorso è finalizzato all’acquisizione di competenze qualificate in ambito di psico - drammatizzazione e al conseguimento, al termine del terzo anno di studio, del diploma di teatro terapista. La sede del corso è Esperimento 20, (corso Vittorio Emanuele 87, Napoli). Per info consultare il sito: www.teatroterapianapoli.it (Fr. Pi.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

snodo fondamentale nel teatro napoletano degli ultimi decenni (tra i più

recenti Se cantar mi fai d'amore – La drammaturgia di Annibale

Ruccello di Mariano d'Amora, Bulzoni editore, che si presenta il 14

maggio al Caffè Letterario del Mercadante). Il capolavoro

universalmente riconosciuto di Annibale Ruccello è Ferdinando di

recente rimesso in scena da Arturo Cirillo. Ciò che maggiormente viene

posto in risalto da quest’ultimo

allestimento è la forza della lingua

teatrale messa in campo da Ruccello.

Specie in considerazione dell’ottima

resa recitativa delle due attrici

protagoniste, le non napoletane

Sabrina Scuccimarra e Monica

Piseddu. Ferdinando è un corpo

estraneo che si introduce in un contesto corrotto e decadente, anche se

ancora consapevole della sua antica e consolidata nobiltà. Fingendo di

accettarne le regole, lo attacca dall'interno, corrodendone le fondamenta,

minandone le basi, succhiandogli la sua anima antica, per appropriarsi di

quel tesoro (i gioielli materiali e metaforici che Donna Clotilde

nasconde) che è il simbolo della sua storia. Una sorta di Angelo della

Morte che piomba in quella realtà, ferma e stagnante, per infliggere il

colpo di grazia. Ferdinando è la morte di una cultura che Ruccello aveva

già visto e raccontato anche in altri suoi lavori. Da Le cinque rose di

Jennifer fino alle Piccole tragedie minimali. Nel testo in questione, però,

coglie le origini di questo processo. E ci dice da dove partire per

comprendere il disagio di oggi. Anna Cappelli (protagonista dell'ultimo

lavoro scritto da Ruccello), divora ciò che crede di amare, sopraffatta

dalla bramosia di possesso. Nel tentativo di perpetuare (anche attraverso

riti metaforicamente cannibalici e primitivi) un'esistenza che si riduce ad

una mostruosa illusione. Ferdinando è un microbo letale, un virus che ha

sviluppato una colossale infezione. I suoi effetti ancora agiscono sul

nostro corpo sociale e sulla nostra cultura. E con Anna Cappelli,

appunto, hanno mostrato tutte le loro terribili conseguenze. Per questo il

teatro di Ruccello non solo è ancora attuale ma va assumendo nel tempo

le connotazioni di un classico. Perché continua a parlarci, ad avere cose

da dire. Avendo tracciato, con la precisione dell'antropologo e la

sensibilità dell'artista, una spietata parabola che ci mostra da dove siamo

partiti e quali tappe abbiamo percorso per (dicendola con Totò) “andare

dove stiamo andando”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TEATRO IN PILLOLE,

L’UOMO E IL

La corte della formica è un festival di “corti” teatrali. Prima manifestazione di questo genere realizzata a Napoli e giunta alla sua VIII edizione, sotto la direzione di Gianmarco Cesario e per la produzione del Teatro a Vapore. Dopo aver peregrinato per varie sedi della città la manifestazione, da due anni, si è insediata al Teatro Piccolo Bellini, che si direbbe, per ora, la sua cornice ideale. In quest’ultima edizione, nel novembre 2012, La corte della formica ha trovato anche un editore, la giovane casa editrice napoletana Homo Scrivens, che ha raccolto e pubblicato in volume i testi vincitori. La lettura dei detti testi risulta interessante e piacevole. E’ chiaro che la voglia e la capacità di esprimersi attraverso la scrittura teatrale non manca. Ma il “teatro ufficiale” stenta a recepirla. I lavori pubblicati in questo volume assicurano al lettore, e allo spettatore, un divertimento intelligente, pur senza rinunciare ad offrire numerosi spunti di riflessione. Si va dal pinteriano e “circolare” Parole troppo lunghe di Mirko Di

MA RICOSTITUENTI

SUO TEMPO

Martino, incentrato sul linguaggio e la realtà soggettiva che si può creare attraverso di esso, a Epochè – Sogno di una notte di mezza Napoli, arguto e divertente compendio di storia napoletana vista dalla parte delle donne. Altrettanto godibile La terza Maria di Claudio Buono, che gioca sul doppio binario del sacro e del profano e sulla confusione che, nella nostra “società-spettacolo”, avviene tra questi due piani. Mentre gli ultimi due, Una passione non trascurabile di Antonio Vladimir Marino e Teatreide di Caroline Pagani e Filippo Bruschi, giocano sul raddoppio del piano teatrale facendo, il primo, irrompere la grande scrittura drammaturgica (Shakespeare) nel bel mezzo della normale esistenza quotidiana, e ripercorrendo, il secondo, una piccola storia del teatro attraverso i suoi autori più rappresentativi, che ne cantano un ironico de profundis. Il volume è completato da quattro racconti distinti, invece nella sezione collaterale dello stesso concorso intitolata Scrivere a corte, dedicata ai racconti brevi. Homo Scrivens edizioni – pp. 106 – Euro 10. (An. Te.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TEATROCULT

TEATROCULT www.teatrocult.it

[email protected] Supplemento di Napoliontheroad

Registrazione del Tribunale di Napoli

n. 5310 del 26- 06- 2002

Sede in via Nilo, 28 Napoli Direttrice

Anita Curci In redazione

Guerino Caccavale, Pino Cotarelli, Carlotta Fiorentino,

Teofilo Matteis, Daniela Morante, Francesca Piccirillo,

Caterina Pontrandolfo, Maddalena Porcelli, Sergio Saggese,

Antonio Tedesco, Clelia Verde, Maurizio Vitiello

Stampa

Arti Grafiche P. Galluccio

Vico S. Geronimo alle Monache, 37 Napoli

[email protected]

Per la tua pubblicità

Chiamaci al 338 3579057

Page 5: SESTA EDIZIONE€¦ · italiane, sempre in prima mondiale, vi sono quelle di Roberto Nicorelli (Polvere ritorneremo), Gigi ... superstizioni e bizzarri espedienti. Nell’edizione