MISERERE, SUPERSTIZIONI E L’ANTENNA BUTTATA GIÙ

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[1] Aprile 1979 Le tappe Radio Antenna 79 (96 Mhz) fu la seconda radio scannesse. Dall’estate del 1977 trasmetteva già Radio Scanno (93 Mhz). Nel 1983, con la fusione delle due emittenti, nacque Antenna Radio Scanno e poi l’associazione culturale a strofa del miserere era finita quasi di colpo e ci aveva sorpresi sul tetto. Il tempo era volato via e qualcosa era andato storto. La processione era arrivata già alla fine della Codacchiola. Le statue del Cristo morto e della Madonna piangente, seguite da fedeli, clero e autorità, fra qualche minuto avrebbero iniziato la lenta risalita della scalinata della Spannella. Il silenzio che per pochi istanti seguiva lo stacco delle fisarmoniche e delle voci del coro ci era arrivato come un tuono, mentre eravamo ancora sui tetti con funi, chiavi inglesi, e leve di legno impugnate per tenere in piedi l’antenna non ancora bloccata. Era la sera del Venerdì Santo. Per la precisione: venerdì 13 aprile del 1979, e noi non eravamo riusciti nel nostro intento. L’idea che avevamo partorito in un clima di eccitazione, euforia e (credevamo) di mistero era quella d i s i s t e m a r e l ’ a n t e n n a trasmittente della nuova radio nel lasso di tempo che trascorreva dall’uscita della processione del Cristo morto dalla chiesa della Madonna del Carmelo, all’arrivo del corteo f u n e b r e a i p i e d i d e l l a Codacchiola. Avevamo a disposizione circa 40 minuti. Un tempo che ci era sembrato sufficiente per alzare i 12 metri di un grande tubo di ferro con sopra, come un ombrello senza più telo, una antenna trasmittente “groud plane”, che pur scarna e disadorna a noi pareva come la statua della libertà. Per preparare MISERERE, SUPERSTIZIONI E L’ANTENNA BUTTATA GIÙ di Pasquale Galante 1984. Pasquale Galante, Antonio Serafini ed Eustachio Gentile durante una trasmissione notturna dallo studio alla Spannella prima sede di Ra79 e poi di Antenna Radio Scanno Nasce una nuova Radio: cronaca di una notte sui tetti della Spannella L

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Aprile 1979Le tappe• Radio Antenna 79 (96 Mhz) fu la seconda radio scannesse.

• Dall’estate del 1977 trasmetteva già Radio Scanno (93 Mhz).

• Nel 1983, con la fusione delle due emittenti, nacque Antenna Radio Scanno e poi l’associazione culturale

a strofa del miserere era finita quasi di colpo e ci aveva sorpresi sul tetto. Il tempo era volato via e qualcosa era andato storto. La processione era arrivata già alla fine della Codacchiola. Le statue del Cristo morto e della Madonna piangente, seguite da fedeli, clero e autorità, fra qualche minuto avrebbero iniziato la lenta risalita della scalinata della Spannella. Il silenzio che per pochi istanti s e g u i v a l o s t a c c o d e l l e fisarmoniche e delle voci del coro ci era arrivato come un

tuono, mentre eravamo ancora sui tetti con funi, chiavi inglesi, e leve di legno impugnate per tenere in piedi l’antenna non ancora bloccata. Era la sera del Venerdì Santo. Per la precisione: venerdì 13 aprile del 1979, e noi non eravamo riusciti nel nostro intento. L’idea che avevamo par tor i to in un c l ima di e c c i t a z i o n e , e u f o r i a e (credevamo) di mistero era quella d i s i s t e m a r e l ’ a n t e n n a trasmittente della nuova radio n e l l a s s o d i t e m p o c h e

trascorreva dall’uscita della processione del Cristo morto dalla chiesa della Madonna del Carmelo, all’arrivo del corteo f u n e b r e a i p i e d i d e l l a Codacchiola. Avevamo a disposizione circa 40 minuti. Un tempo che ci era sembrato sufficiente per alzare i 12 metri di un grande tubo di ferro con sopra, come un ombrello senza più telo, una antenna trasmittente “groud plane”, che pur scarna e disadorna a noi pareva come la statua della libertà. Per preparare

MISERERE, SUPERSTIZIONI E L’ANTENNA BUTTATA GIÙ

di Pasquale Galante

1984. Pasquale Galante, Antonio Serafini ed Eustachio Gentile durante una trasmissione notturna dallo studio alla Spannella prima sede di Ra79 e poi di Antenna Radio Scanno

Nasce una nuova Radio: cronaca di una notte sui tetti della Spannella

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il blitz notturno avevamo lavorato sodo nei giorni precedenti. La consegna per tutti era di muoversi

al buio e di parlare solo sot tovoce

m e n t r e s i l avorava per issare l’antenna sul tetto-terrazza della vecchia

bottega di Nicola Fronterotta. Uno

storico locale adibito a “generi alimentari” lungo la via Giuseppe Tanturri “già calata San Rocco”, proprio in cima alla scalinata della Spannella. Un’antica bottega-cantina che avevamo riadattato a “moderno” studio radiofonico. Due mesi di lavoro, due milioni e mezzo d’investimento, e ora, dentro quel locale, al posto del vecchio banco per la mescita del vino e quello coi grandi boccioni in vetro delle caramelle, meta dei nostri

acquisti, da bambini, prima di andare a scuola la mattina, c’erano due “moderne” cabine: una per le registrazioni e una per la messa in onda dei programmi. Due parallelepipedi insonorizzati fatti di pannelli di legno pressato e fogli di polistirolo. Tenuti in piedi grazie dall’intervento r i so lu t i vo d i m io pad re , Teodorico, che inorridito dal dispiego di attrezzi e persone che avevamo messo in campo, armato di una semplice sega americana, un martello da carpentiere e dei chiodi in un pomeriggio centrò l’obiettivo che noi in due giorni di lavoro avevamo fallito: costruire due cabine con finestroni di vetro.

In una di queste, il box delle registrazioni, avremmo partorito, nei dieci anni successivi, i gingles, ovvero le pubblicità radiofoniche registrate su cassette magnetiche. Un lavoro fatto

prima di tutto lottando contro noi stessi, per superare timidezze e senso di vergogna, che si tramutavano in lunghi attacchi di riso, che finivano per dilatare, al l’ inverosimile, i l tempo necessario per registrare quei trenta secondi che durava uno skecht pubblicitario.

“Da Fratini due negozi in uno”. E giù a ridere delle nostre “t” che davanti al microfono diventavano “d”. Di questo passo si faceva, sistematicamente, notte fonda per aggiornare gli spot che erano alla base della sfida in FM, a colpi di sconti, tra “l’alimentari di Liborio Tarullo” e quello di “Cocco”, che nello spot avevamo declinato nello slogan: “E poi, che simpatico il signor Umberto”, antesignano, inconsapevole, delle pubblicità personalizzate del “signor Giovanni Rana” della Tv di oggi.

Idea folle issare

l’antenna di notte

1979. Il trasmettitore Geloso vera croce e delizia dei primi anni di RA79. Funzionava a valvole ed era derivato da un amplificatore aveva una potenza di circa 100 watt.

Al lato, una delle cassette con la pubblicità incisa

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Inventare slogan pubblicitari, che oggi possono sembrare naif, si rivelerà una grande palestra creativa e formativa per molti di noi. Ma quella sera di venerdì 13 aprile del 1979 per alcuni minuti abbiamo temuto che tutto potesse trasformarsi in un clamoroso fiasco. Alla fine delle note del Miserere, in un secondo, ci passarono per la mente tante cose. Una in particolare pareva persino sinistra. La scelta del Venerdì Santo, per fare quel lavoro che avrebbe decretato l’avvio della seconda radio, era forse presagio di guai? “Né di Venere né di Marte…”, mia madre e mia nonna me lo avevano detto e ripetuto fino allo sfinimento. Parole che avevo liquidato come una superstizione. Però, quando

quella strofa del Misere finì, solo allora mi resi conto che era venerdì. Un maledetto venerdì. Che ero sul tetto della casa che sarebbe diventata la sede della radio, e che in quel momento tutto sembrava perso. In quell'istante il proverbio mi apparve come una sentenza, che solo la mia sfrontatezza giovanile s i e r a p e r m e s s a d i n o n considerare. E non ero il solo, in quel momento, a fare certe considerazioni. In pochi secondi, complice il buio e il silenzio che c’eravamo imposti, ci rendemmo conto tutti, o quasi, che non saremmo riusciti ad ancorare l’enorme antenna alle grosse staffe fissate al muro col cemento. Ci avevamo messo quasi tre quarti d’ora a sollevarla e appoggiarla al muro senza farci

male e senza toccare i fili scoperti della corrente elettrica che passavano a pochi metri dalle nostre teste. Avevamo sì avvitato quattro dei dodici bulloni necessari a garantire la tenuta di quella pesante pertica di ferro, ma non avevamo ancora ancorato le quattro funi-tiranti, che avrebbero impedito al palo d i 2 0 centimetri di diametro di essere piegato dal vento. E manco a dirlo quella sera, come spesso accade il venerdì prima della Pasqua, tirava vento e minacciava di piovere. Fu in quel clima di disfatta che decidemmo che il primo disco l’avremmo

Inventare la pubblicità tra risate e timidezze

1981. Diretta di Radio Antenna 79 della serata della ChezetteDa sinistra Lorenzo Fusco, Pasquale Galante ed Enzo Gentile

Al lato uno dei registratori Hitachi di Ra79

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trasmesso solo il giorno di domenica: a Pasqua. L’Anno che verrà di Lucio Dalla inaugurò le trasmissioni 24 ore dopo. Anzi: le “Prove tecniche di trasmissione”.

Intanto, quella sera, zia Adriana, noi della radio d'ora in avanti l’avremmo chiamata così, affettuosamente, anche se era ed è solo la zia di Nick, aveva cominciato ad agitarsi. Lei seguiva tutte le nostre mosse da dietro le f i n e s t r e d i c a s a dall'altra parte della via. E ne aveva di ragioni. Eravamo una dozzina di persone, ragazzi di 16-19 anni, tutti appollaiati in piena notte sui tetti intorno alla sua ex bottega. In più gli avevamo g a r a n t i t o c h e l ’ a n t e n n a trasmittente che avremmo istallato non sarebbe stata più grande di una normale antenna televisiva. Invece quella che stavamo issando era “nu papalisse”, come lei stessa lo ribattezzò in un momento di giusta ira. Vedere quei ragazzi saltellare sui tetti con funi e attrezzi in mano col rischio di cadere giù da un momento all’altro, non doveva certo essere uno spettacolo rassicurante per la

padrona di casa. E poi stava per arrivare la processione che p a s s a v a p r o p r i o s o t t o i l “papalisso”.

Zia Adriana allora abitava nella casa paterna ai piedi della Spannella. Dal lato opposto della via. Con la coda dell’occhio la vidi uscire con passo svelto pochi istanti prima che terminasse il c a n t o d e l M i s e r e r e . L a

processione sarebbe passa lì, sotto la sede della radio, tra

cinque minuti.

Giù l’antenna. Giù l’antenna. Rimettiamola giù”. Fu l’unica volta

quella sera che uno di noi alzava la voce sui quei tetti

d e l l a S p a n n e l l a . G i u l i o Rossicone, che mi era affianco e che aveva avuto il suo bel da fare per posizionare e avvitare i bulloni per ingabbiare quel palancone di ferro, che lui aveva costruito, mi guardò e disse qualcosa che somiglia a: “Ma che te ne sei uscito di testa?” Invece a me in quel momento quella sembrò l’unica cosa sensata da fare per evitare il peggio: lo sfratto immediato prima ancora di aver trasmesso un solo disco.

Cinque minuti più tardi, coi gradini della Spanella che stavano

per finire, la faccia di Antonio Serafini che guardava in alto, men t r e accompagnava l a processione del Cristo Morto imbracciando la fisarmonica, non era certo quella di un mistico che cercava ispirazione dal cielo. I suoi occhi erano, invece, fissi su quella “coda di ragno” che spuntava, tetra ed enorme, dal terrazzo della casa del nonno. E dopo aver visto Zia Adriana li a due passi, proprio davanti allo spigolo alla vecchia bottega, con le mani sui fianchi, Antonio aveva una sola certezza: a casa, dopo processione, lo attendeva una rampogna epica.

Passa ta l a p rocess ione ricominciammo da zero e montammo l’antenna. Questa volta però sotto lo sguardo di tutto il quartiere, che nel frattempo si era concentrato tutto su di noi. Ognuno tentava di darci consigli. Presto l’atmosfera assunse le sembianze di un mercato vociante. E così quella che doveva essere “un’operazione segreta” divenne non dico un’azione alla luce del sole, visto l’orario, ma un vera e proprio avvenimento collettivo. Seguito da un folto pubblico, compressi, ovviamente, i proprietari dei tetti che stavamo calpestando per

Segreto svelato sulle

cimmose della Spannella

1979. In alto il primo verticale di RA79 un AKAI acquistato usato era tutto meccanico, a destra, invece, il leggendario Piooner a comando elettronico, comprato nuovo nel 1981 pagato oltre 2 milioni, un’enormità per l’epoca

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fissare i cavi, che ci presentarono il conto di decine di tegole rotte. Mentre i nostri concorrenti erano quasi tutti al loro posto di osservazione, al fontanile della Piazza Vecchia. Ne scorgevamo le sagome ritagliate dalle lampade dell'illuminazione pubblica che avevano alle spalle. Che rabbia.

Ripensandoci oggi, la domanda come la risposta potrebbero apparire logiche quanto scontate: era proprio necessario montare l’antenna di notte in quelle condizioni? Eppure anche adesso dico che a pensarci bene, con il senno dei 18 anni, non avevamo scelta, per il semplice motivo c h e e r a v a m o v i t t i m e e p ro tagon i s t i de l l e nos t r e convinzioni. Dentro quel vecchio negozio con angolo cantina, che avevamo “affittato” a prezzi modici, visto che il proprietario era, appunto, il nonno di uno dei f o n d a t o r i - f i n a n z i a t o r i dell’emittente, Antonio-Nick, stavamo realizzando il nostro sogno di adolescenti che si sentivano già grandi. Quello era un regno tutto nostro. Un

concentrato di registratori, mixer, microfoni e giradischi. Con gli scaffali della pasta e delle scatole di pelati che si erano trasformati, magicamente e grazie a due mani di vernice, in avveniristici contenitori per dischi, con la parte alta destinata ai 45 giri e sotto i più preziosi e costosi Lp, dischi in vinile a 33 giri che contenevano 12-16 brani su due facciate.Ecco perché quel la sera , nonostante tutto, eravamo irresponsabilmente ottimisti. Sì è vero che molte cose erano andate storte. A cominciare dalla segretezza e dalla rapidità dell’operazione. Ma era la passione a dettare le mosse, la lucidità era andata a dormire da un pezzo.

Infatti, scoprimmo solo in seguito che si era rivelato da subito un velleitario impegno q u e l l o d i m a n t e n e r e riservatissima un’idea che era da settimane sulla bocca di tutti: la nascita di una nuova radio a Scanno. E pensare che nei tre mesi successivi alle feste natalizie, avevamo adottato precauzioni che ci illudevamo a

prova di bomba. Ci eravamo imposti, ad esempio, di non parlare in pubblico, neanche fra di noi, della nuova Radio. Avevamo lavorato dentro l’ex negozio senza togliere gli sportelli di legno che coprono le vetrinette. E spesso con la persiana della finestra che dava sulla strada chiusa. Avevamo lavorato per alcune sere, dopo che faceva buio, sul tetto, per fissare le staffe che avrebbero ancorato la base dell’antenna. Precauzioni inutili. Quei movimenti sui tetti e di notte poi non erano passati inosservati, mentre la voce della nascita della nuova emittente era arrivata, scoprimmo poi, quasi subito ai nostri futuri rivali, quelli di Radio Scanno. Addirittura, il giorno stesso che avevamo cominciato i lavori per sistemare i locali. D’altra parte alla Spannella non si parlava d’altro e da giorni. Certo un po' di depistaggio portò qualche risultato. I nostri “avversari” temettero, per un po', che li avremmo scavalcati a sinistra. Soprattutto dopo che, a precisa e insistente domanda di uno dei loro a uno dei nostri,

1980. La redazione di RA79 nello studio davanti la cabina di registrazione in occasione della diretta dello spoglio elettorale. Da sinistra Antonella Berardi, Alessandra Mancini, Diego Cocco, Enrico Silla (con la trasmittente in mano) Vittorio Di Rocco e Matilde Di Bartolomeo

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questi rispose: “La chiameremo Radio Onda Rossa”.

Fu un episodio di una, divertente quanto inutile, guerra di finzioni e sotterfugi. La passione, che era la stella polare delle nostre mosse, ci faceva spesso dimenticare che ci muovevamo all'interno di un paese, che a noi poteva allora anche sembrare grande, ma non superava i tremila abitanti. Lo staff della prima radio scannese nata nel 1977, due anni prima della nostra, si scoprì così in preda a una fortissima arsura. A turno, cercando mantenere un contegno il più naturale possibile, così da celare le loro reali intenzioni, andavano a bere al fontanile della piazza vecchia tra una ciambella e l’altra. Quel fontanile per alcuni mesi divenne la nostra croce e la loro delizia. Da lì infatti si poteva vedere dall’alto, sorseggiando l’acqua di Mastrolollo, cosa diavolo stavano combinando “quelli”, che eravamo noi, dentro l a “ p e t e c a d e N e c o l a ” . U f f i c i a l m e n t e s t a v a m o trasformando il negozio in un club. Ma era, appunto, un segreto di Pulcinella. Così, un po’ per frustrazione e un po’ per dileggio nei confronti degli amici dai quali ci eravamo

da poco separati ci consolavamo pensando agli effetti di quelle lunghe e ripetute bevute sui componenti dello staff : “Se la stanno facendo sotto” era il nostro pronostico. In verità no, anche loro quelli di Radio Scanno affilavano le armi per quella che per cinque anni divenne la sfida quotidiana, a colpi di canzoni, programmi, pubblicità, giochini col telefono in d i r e t t a . E n o n mancarono neanche momenti di vera tensione. Una sera d’estate tra i due staff poco ci mancò che si finisse alla mani. Fu il solo e unico episodio. Gli auspicati effetti sulla diuresi si rivelarono così da subito quello che in realtà erano, un’illusoria consolazione per noi che a quel punto eravamo molto tesi, visto che eravamo arrivati a poche ore dal lancio della nuova radio, e n o n o s t a n t e l e n o s t r e “precauzioni” tutti sapevano. Tre cose, però, erano rimaste “segrete”, il nome, la data di avvio delle trasmissioni e la frequenza sulla banda FM. Così decidemmo di concentrare su loro tutti i nostri residui sforzi di riservatezza. Il testo del manifesto che avrebbe annunciato l’avvio della trasmissioni, con tanto di nome dell’emittente e

modulazione di frequenza, era conosciuto solo da poche persone: quattro credo, oltre a me ne erano al corrente Antonio Serafini, Diego Cocco e Lorenzo Fusco, non sono sicuro se ne avevo fatto cenno a mia sorella Ilde, che condividerà questa avventura. Chiedemmo poi alla tipografia La Moderna di Sulmona “una grande cortesia”, facendo leva sul fatto

che i nostri genitori erano loro clienti da anni. Il manifesto che annunciava l’evento doveva essere stampato solo il sabato vigilia di quella Pasqua

del 1979, per essere affisso la mattina del giorno dopo.

I n q u e l m a n i f e s t o riassumemmo tutta la nostra frustrazione per essere stati “scoperti” e al tempo stesso lanciammo la prima sfida a noi stessi e agli amici concorrenti. Il paese non si era ancora diviso tra i sostenitori dell’una e dell’altra radio, ma noi eravamo sicuri che non avremmo mollato. Sul manifesto stampate tre righe a caratteri cubitali:

Radio Antenna 79 è in onda sui 96 Mhz: una pubblicità di cui non ha bisogno”.

Era il 15 aprile del 1979. Sembra ieri.

L’inganno del nome: Radio Onda Rossa

1980. Banana Republic fu la colonna sonora di quell’estate. Quello di Dalla e De Gregori insieme, in un Lp registrato dal vivo, fu tra i dischi più trasmessi in quei primi anni ottanta

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