Sentieri 08/2006 · 2018-03-01 · gionava sui limiti quantitativi e qualitativi degli spazi a...

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Sentieri in città II serie/anno 11 n. 24 settembre 2014 Centro Forestazione Urbana Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 2, DCB Milano IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL CMP ROSERIO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI 1974 - 2014 Milano per il Bosco, il Bosco per Milano Quarant’anni di Boscoincittà

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Sentieri in cittàII serie/anno 11 • n. 24 • settembre 2014

Centro Forestazione Urbana

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abb

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ento postale - D.L. 3

53/2003 (con

v. In L. 2

7/02/2004 n°46) art.1, com

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ilano

IN CASO DI MANCATO RECAPITO RESTITUIRE AL CMP ROSERIO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE PREVIO PAGAMENTO RESI

1974 - 2014Milano per il Bosco, il Bosco per Milano

Quarant’anni di Boscoincittà

Quarant’anni di Boscoincittà

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1973 Shock petrolifero

P revisioni nere per il futuro. I riforni-menti petroliferi non sono più ga-

rantiti in modo sicuro a prezzi contenu-ti. Milano sperimenta le domeniche sen-za traffico. Non vi è soverchia preoccu-pazione in città. Anzi la chiusura dellacittà al traffico automobilistico consen-te ai milanesi di riappropriarsi degli spa-zi stradali, di tutte le piazze. La primareazione è gioiosa, divertita. Si va a pie-di, in bicicletta, in schettini, in monopat-tino. C’è chi esce addirittura a cavallo, incalesse fino al Duomo.Ma in questa allegria preoccupata, e giàda qualche anno, c’era anche chi riflet-teva e studiava il tema dell’ambiente, ra-gionava sui limiti quantitativi e qualitatividegli spazi a verde nella città, sulle infra-strutture da realizzare e su come poteraumentare la qualità della vita a Milano.Città che una buona parte dei cittadiniabbandonava nei fine settimana per‘emigrare’ verso la campagna, la mon-tagna, i laghi, il mare.A differenza degli abitanti di molte cittàin Italia e nel mondo, una buona partedei milanesi considerava la propria cittàcome luogo di lavoro, non come spaziodove vivere il tempo libero, le attivitàculturali e religiose e lo svago.È tra la fine degli anni sessanta e i primisettanta che nella Sezione di Milano diItalia Nostra si elaborano e si progettanoiniziative per ‘salvare Milano’: per ren-derla migliore, interessante e appetibilenell’arco di tutti i giorni compresi i finesettimana: si propongono visite guidateai suoi monumenti, valorizzandone leorigini sia insubri che romane, partono leprime azioni per valorizzare i Navigli, leaperture speciali dei musei, dibattiti sulverde a Milano e sulle sue carenze.Si sviluppò un forte dibattito in queglianni con il Comune di Milano sul temadel verde pubblico, rappresentato allo-ra da pochissimi a mal tenuti parchi, percombattere gli inquinamenti atmosferi-ci, per rimontare le posizioni di bassaclassifica nei confronti di altre città eu-ropee. Italia Nostra lanciò l’operazioneAria per Milano nella primavera del1970; e ancora prima, alla fine degli annisessanta, lo Studio Verde con il qualevenne messa a punto l’idea di un gran-de parco agricolo a sud di Milano chepoi si concretizzò decenni dopo con lacostituzione del Consorzio del ParcoAgricolo Sud Milano; fu organizzata unamobilitazione di volontari per le primeraccolte di firme contro l’uso della naftanei riscaldamenti domestici; le iniziativecoronate da successo per impedire larealizzazione di una nuova raffineria a

Zelo Buon Persico; la costituzione diuno specifico Istituto per la valorizzazio-ne del Territorio Rurale Milanese (ITER);la promozione della legge popolare perla costituzione del Parco Fluviale del Ti-cino. Insomma, parliamo di una fortespinta sull’opinione pubblica e sulla po-litica per restituire la città ai suoi abitan-ti, sollecitando anche l’orgoglio di poteressere milanesi 24 ore al giorno, 7 giornialla settimana, 365 giorni all’anno!In questo clima la polemica con il Co-mune di Milano per spingerlo a realizza-re parchi e aree a verde diffuso in cittàtoccò il suo culmine in un dibattito alPiccolo Teatro di via Rovello. La conte-stazione dell’incapacità dimostrata dalComune di elaborare e attuare una seriapolitica ecologica-ambientalista e di va-

lorizzazione del suo patrimonio storico,culturale, paesaggistico portò Italia No-stra a lanciare il guanto della sfida: senon siete capaci di muovervi dateci dellearee del cospicuo patrimonio comunalee con il lavoro dei volontari realizzeremouna serie di parchi in città e di orti urbaniper la valorizzazione collettiva di Milano.L’allora Sindaco di Milano Aldo Aniasi, el’allora Ministro dell’Agricoltura e Fore-ste, Giovanni Marcora, raccolsero la sfi-da. Il primo ci propose un’area comuna-le in località Muggiano, sostituita poi aseguito di sopralluoghi dall’area com-prendente la Cascina San Romano, lun-go la via Novara, dove poi è stato realiz-zato il Boscoincittà; il secondo, qualcheanno dopo, accogliendo la proposta diItalia Nostra di lanciare una campagna

Perché il Boscoè nato a Milano

Quarant’anni di Boscoincittà

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nazionale per la forestazione urbana. Rispetto ai parchi urbani tradizionali,Boscoincittà e Forestazione urbana pre-figuravano una nuova tipologia di parchipiù naturali, fatti di radure e di zone bo-scate.Ebbe così inizio la grande avventura diBoscoincittà con i suoi volontari. Nes-suno di noi era particolarmente esperto,ma l’entusiasmo che si sprigionava con-sentì di dare vita ad una squadra di im-portanti esperti paesaggisti sia locali,che nazionali, che europei.Questa squadra permise di progettare erealizzare il Boscoincittà, gli orti urbani,e tanti altri boschi urbani nel territoriometropolitano.

GEPPI TORRANI

A ll’inizio era il Bosco n° 1, poi il Bo-sco San Romano e poi un Boscoin-

città. In seguito, e ancora oggi, è diven-tato il Boscoincittà, preceduto da un ar-ticolo determinativo che ne sottolineaquasi l’unicità.

È una distinzione importante, come sot-tolinea nel suo contributo qui a lato Gep-pi Torrani, ispiratore dell’idea del Bosco euno dei fondatori. L’innovazione consi-steva innanzitutto nella volontà di realiz-zare non un parco-giardino, ma un vero eproprio bosco che si diramasse nell’abi-tato urbano secondo modelli del nordEuropa. Un vero prototipo, una sorta dimodello di progettazione e di gestioneche - nell’intento dei fondatori di ItaliaNostra - avrebbe dovuto ispirare la realiz-zazione di tanti altri boschi urbani.Il progetto del Bosco prevedeva poi,nella sua organizzazione spaziale, cheall’interno della zona boschiva (costitui-ta da alberi di specie tipiche della pianu-ra lombarda) si scavassero radure am-pie dai bordi frastagliati per accoglierele attività del tempo libero: prati per ilgioco di piccoli e ragazzi, per organizza-re feste e passeggiare, rilassarsi e os-servare la natura.

C’è tuttavia un altro elemento, ormaistorico, che va sottolineato: il fatto chel’iniziativa Boscoincittà, oltre ad esserein linea con i criteri della pianificazioneeuropea, nasce da un’idea formulata daun’associazione privata - Italia Nostra -proposta al Comune di Milano che l’ac-colse. Il contesto culturale e politico delperiodo tra la fine degli anni sessanta ela prima metà dei settanta è raccontataancora nel testo qui accanto.

È dunque a partire dalla fine del 1973 ela primavera del ’74 che Italia Nostra la-vora al progetto. Al Comune di MilanoItalia Nostra chiede le aree del demaniocomunale già destinate a verde dal pia-no regolatore per realizzare il futuro par-co. Si creano tre gruppi di lavoro, coor-dinati dall’allora vice presidente Torraniche si occupano rispettivamente dell’a-spetto progettuale (architetti Ugo Ratti,

Impegno civico e volontariato per un nuovo tipodi verde urbano

Una vera avventuranella tradizione milanese

Marco Bacigalupo e Giulio Crespi, prof.Giovanni dal Grande, dott. MassimoGasperini), del coinvolgimento dei vo-lontari e della promozione dell’iniziativa(Sergio Pellizzoni, Luisa Toeschi) e infinedella definizione dei rapporti con il Co-mune di Milano (arch. Renato Bazzoni,Fiamma Pintacuda, lo stesso Torrani).L’Azienda Forestale dello Stato (non esi-stevano ancora le Regioni!) regala a Ita-lia Nostra 30 mila piantine che, grazie al-la collaborazione con la Scuola Agrariadi Minoprio, vengono piantate a costi-tuire il primo vivaio del Bosco. L’azioneè partita con la concessione di 35 ettarifirmata dall’assessore Carlo Tognoli indata 12 luglio 1974: Italia Nostra s’impe-gna a restituire al Comune l’area noveanni dopo trasformata in parco. Si posesubito il problema dell’irrigazione dellepiccole piante e si arrivò quindi ad unaccordo con il Canale Villoresi per assi-curare turni di erogazione d’acqua utiliz-zando i numerosi fossi e fontanili dell’a-rea del futuro Bosco.

Il coinvolgimento della gente avviene findalle prime domeniche di lavoro per lamanutenzione dei vivai e poi per il tra-pianto delle piantine a dimora. Sonocentinaia e poi ancora di più i milanesiche lavorano a creare il Bosco.

Questo il passato che sembra, a noi cheeravamo qui fin dall’inizio, questione diieri, ma il lavoro è stato tanto e diffuso ecapillare e strategico, con una visionesulla città che è tutt’altro che superata eanzi tende ad assumere anno dopo an-no una valenza più forte. Dobbiamo sal-vare il territorio rimasto, sopravvissutoall’aggressione delle edificazioni conti-nue e delle strutture viabilistiche e terri-toriali invadenti. Dobbiamo pensare alfuturo della città metropolitana in cui Mi-lano è una delle città e deve dialogarecon l’area attorno meglio se con una di-mensione di verde tale da costituire unastruttura territoriale cardine delle urba-nizzazioni, di dimensione e rilevanza ta-le da attutirne l’impatto e da rendere piùumana la vita di tutti i giorni.

LUISA TOESCHI

Il Bosco passo per passo

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IL PROGETTO FORESTALE - 1° FASE

In questa prima fase vengono presi contatticon il Corpo Forestale dello Stato (oggi ERSAF) per acquisire le piantine da collocare nei vivai delfuturo parco scegliendo specie a rapido accrescimento.

1973 Le origini

Èl’anno in cui viene redatto il primoprogetto di Boscoincittà: mentre

sono in corso i contatti con l’Ammini-strazione comunale per la concessionedel fondo San Romano a Italia Nostra,una equipe composta da agronomi, fo-restali, architetti paesaggisti e urbanistiè al lavoro. Nel disegno del parco:n il bosco costituisce l’elemento princi-pale, in alternanza a radure disposte insequenza secondo un disegno informa-le molto semplicen viene previsto uno specchio d’acqua(un laghetto di 25.000 metri quadrati)n gli alvei dei fontanili asciutti suggeri-scono il tracciato dei corsi d’acquan viene previsto il recupero della casci-na San Romano con un’area attigua peril vivaio e il semenzaion vengono previsti percorsi di diversedimensioni: dai sentieri naturalistici finoai percorsi ciclopedonali e alle stradeper i mezzi di servizio.

LA CITTADINANZAPER IL PARCO:IL LAVORO VOLONTARIO

La realizzazione del Bo-sco è stata ed è tutt’oggifrutto di intensa parteci-pazione. Nel corso degli anni per-sone anche molto diversetra loro si sono ritrovateper lavorare insieme con-tribuendo al successodell’iniziativa

Il primo progetto per Boscoincittà,a cura dell’architetto Giulio Crespi

Per raccontare i 40 anni di Boscoincittà pre-sentiamo in sintesi immagini e testi tratti dallamostra Boscoincittà e Parco delle Cave:un’esperienza di partecipazione per lo svi-luppo del verde urbano. Il materiale è dispo-nibile sul sito www.cfu.it. La mostra raccon-ta Boscoincittà: le attività dell’associazione edel suo Centro per la forestazione urbana, leiniziative per la scuola e per il tempo libero, iprogetti e le realizzazioni, gli orti urbani, le op-portunità per il volontariato, l’esperienza deiFruttisti, dei Boschi e dei Fiori del tempo libe-ro, le occasioni e i servizi offerti dal parco.

La mappa sul retro evidenzia i successiviampliamenti dal 1974 ad oggi.

Il Bosco passo per passo

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I primi lavori. Si traccianoi percorsi, si realizzano i grandispazi aperti e si effettuano le prime piantagioniorganizzando campagne divolontariato

Le risaie ai margini del bosco. Le aree agricolesono in continuità con il parco e numerosi sentiericonsentono di percorrere lunghe passeggiate tra i boschi e le aree coltivate

La cascina oggi

La locandina. Nel 1978 sicominciano ad attivare le primecampagne divolontariatocittadino. In diversiluoghi della cittàvengono affisselocandine perinvitare i cittadini,che rispondono con entusiasmo, a partecipare ai lavori di realizzazione del parco

Località San Romano, cascina e paesaggio

I primi documenti che nominano la casci-na San Romano risalgono al XVI secolo.Per saperne di più è possibile consultarela tesi di laurea di Elena Brambilla e Camil-la Sapio (Politecnico di Milano Facoltà diArchitettura a.a. 1987-1988), disponibilepresso la biblioteca del CFU. Leggendola si scopre che il terreno su cuisorge la cascina, in origine, appartenevaalla Pieve di Trenno, compresanel comune di Quinto Romanoche è stato annesso al comunedi Milano solo nel 1923.Le prime notizie certe relative aquesta località si ritrovano in do-cumenti d’archivio risalenti al1559 (Fondo Famiglie): qui vienemenzionata la località ma noncase o altri fabbricati. I terreni ri-sultavano coltivati a prato, orto,aratorio ecc. ed erano di pro-prietà di Giò Giacomo Rainoldi.

Ma chi studia in archivi e catasti sa che inquegli anni erano possibili incertezze ed er-rori sia perché l’estimo si basava su undoppio criterio (notificazioni dirette da par-te dei proprietari e misurazione dei beni daparte dei periti, iniziate nel 1549 e terminatenel 1552), sia per l’ostilità con cui la popo-lazione accolse l’iniziativa nata a fini tribu-tari, sia per la natura stessa del perticato

rurale che censiva principalmente i terreni.In una lettera di supplica datata 18 set-tembre 1579 Alfonso Rainoldi chiede dicorreggere il libro del perticato che indica-va erroneamente Giò Giacomo come pro-prietario di un “sito di orto e giardino”.Questa dizione con quella del 4 aprile1560 che nomina un campo situato nelterritorio della “cassina” di San Romanoconfermano l’esistenza di un fabbricatocon mulino (in lavori recenti condotti daglioperatori del parco è stato ritrovato unframmento di macina!). Quello che ancora resta da stabilire è l’ef-fettiva destinazione del fabbricato: casci-na o villa? A suffragare questa secondaipotesi ci sono le testimonianze (1925)della commissione incaricata di segnalarei monumenti di carattere storico e artisticoesistenti nel territorio dei comuni annessialla città di Milano nel 1923: il fabbricato

segueg

1974 Le prime realizzazioni

Nei primi nove anni di vita del Boscole risorse economiche necessarie

sono assicurate da un gruppo di privati,‘amici di Boscoincittà’. Sono volontarianche i professionisti che mettono a di-sposizione le proprie competenze.Nel 1974 il Comune di Milano dà in con-cessione a Italia Nostra un terreno di 35ettari: ha inizio così il primo esempio di fo-restazione urbana del Paese.L’idea è quella di portare un bosco den-tro al tessuto urbano e di coinvolgerel’intera cittadinanza nella sua realizza-zione, creando uno spazio verde natura-le, un prototipo da riproporre nelle gran-di aree metropolitane.Tra il 1974 e il 1983 questa idea si concre-tizza in un parco costituito da boschi, la-ghetti, corsi d’acqua, radure, sentieri, areedi sosta. Specie animali e vegetali caratte-ristiche del nostro clima popolano l’area.

La cascina ieri

viene catalogato come casa gentilizia an-che in riferimento agli stemmi presenti.In un documento del 1596 con cui veniva-no divisi i beni tra i fratelli Rainoldi sco-priamo che la cascina San Romano eracostituita da un corpo di fabbrica a L, divi-so in due parti: quella a ovest affacciatasul grande giardino e indicata come casadi propria abitazione del conte Rainoldi,quella a est adibita a casa da massaro.Nell’angolo tra i due corpi di fabbrica c’erauna piccola corte con il pozzo e gli orti, asud la cappella di San Romano. L’impian-to a L risulta confermato dalla metà del’500 alla metà del ’800.Tra il 1771 e il 1847 si susseguono una se-rie di passaggi di proprietà anticipati da undocumento di perizia che documenta edescrive gli edifici lasciando immaginarequale dovesse essere l’organizzazionedella vita in cascina e la molteplicità difunzioni ivi raccolte.

Il vero cambiamento si ebbe nella primametà dell’800 con nuove costruzioni e mi-gliorie: ampliamento del portico vicino al-l’aia, costruzione della stalla per le berga-mine, scuderia per i cavalli, porcilaia, porti-co esterno alla stalla, locali adibiti alla lavo-razione del latte (in sostituzione del torchioe della vinaia), una nuova casa e il granaio. È così che la cascina assume la confor-mazione a corte chiusa.Nella seconda metà dell’800 l’attività agri-cola è in pieno sviluppo e la cascina rien-tra nella categoria delle aziende agricolegestite da grandi affittuari, a loro volta gra-vati dal peso del canone d’affitto basatosulla produzione di grano e latte. Nel XX secolo la cascina si amplia: la pian-ta si articola intorno a due corti più piccoleoltre a quella principale.Negli anni ‘40 si assiste alla demolizionedei locali per la lavorazione del latte, sosti-tuiti da una nuova casa per l’affittuario; la“casa da nobile”, sopravvissuta per oltre 4secoli, viene ristrutturata completamente

e trasformata in una casa a due piani de-stinata ad abitazione dei salariati. La por-cilaia viene distrutta durante la SecondaGuerra Mondiale, mentre alcuni corpi difabbrica vengono demoliti nel 1960 adopera del Comune di Milano, proprietariodal 1942. Anche la chiesetta e la torre diaccesso vengono distrutte in questi anni,ma non si è riusciti a ricostruire se duran-te la guerra o per cause successive.Si può affermare che tra il 1960 e il 1970tutti i fabbricati e i terreni di San Romanocadono in progressivo abbandono sino al1974 quando l’amministrazione comunaledecide di affidare l’area a Italia Nostra perla realizzazione di Boscoincittà. La conces-sione dell’area e della cascina rientra in unpiano strategico del Comune di Milano checon il Piano recupero delle cascine (1976)intende recuperarne alcune ad un uso pub-blico, possibilmente nel contesto dei parchimetropolitani, comunque in connessioneallo svolgimento di attività sociali, agricolee di svago.

Il Bosco passo per passo

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1984 Il primo ampliamentoIl lago e gli orti urbani

Con il rinnovo della convenzione l’a-rea viene ampliata da 35 a 50 ettari.

Nel 1984 l’Amministrazione comunalericonosce a Italia Nostra un contributoeconomico per la gestione dell’iniziati-va: da questo momento il Bosco diven-ta a pieno titolo un parco pubblico urba-no nel susseguirsi di ampliamenti, pro-getti e opere secondo un piano unitarioche a piccoli passi ne consente lo svi-luppo e la realizzazione.Sempre nel 1984 viene pubblicato il pri-mo studio sull’esperienza sviluppata,considerata sotto vari aspetti. Nasce ilvolume Un Boscoincittà edito da FrancoAngeli.Nel 1988 vengono realizzati gli orti deltempo libero, sull’esempio di quanto av-viene in Europa e in alcune città italiane.Il primo lotto comprende una trentina diparcelle. Sono piccoli appezzamenti dai60 ai 100 metri quadrati di terreno chevengono concessi agli appassionati diorticoltura, i primissimi appezzamentitramite sorteggio a seguire tramite ban-di pubblici.Nel 1990 viene scavato il laghetto, giàprevisto dal progetto iniziale, che arric-chisce il paesaggio di un nuovo elemen-to e ospita specie animali e vegetaliadatte ad un ambiente umido.

GLI ORTI AL BOSCOINCITTÀQuando Italia Nostra propone al Comune di Milano l’istituzione degli orti del tempo libero non esistenulla di simile in città. Sono presentimolti orti urbani, ma in gran parteabusivi. L’innovazione consiste neldisegnarli e gestirli con un progettounitario che prevede, oltre alle zoneindividuali, aree e strutture (recinzioni, capanni e impianti)comuni. Coordinati dal capocantieredi Boscoincittà, gli ortisti vengonocoinvolti nella realizzazione dellestrutture sulla base di un progetto appositamente predisposto.

gcontinua

Il progetto del Bosco è da subito inserito in un’ideapiù ampia: il Parco dei sentieri interrotti che propone

di valorizzare e difendere le aree agricole incontinuità con le realizzazioni a verde urbano

Il pontile. Una piazza sull’acqua realizzata in tavole di castagno,da cui osservare il tramonto del sole sul lago

Il Bosco passo per passo

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IL PROGETTO FORESTALE - 2° FASEDa questo momento in poi il bosco vienerealizzato con le specie dell’associazionevegetale del querco-carpineto (essenzeprincipali: farnia, carpino, olmo, ciliegio;accessorie: tiglio, melo selvatico, piopponero). Le piante di due o tre anni di vitavengono poste a dimora su terreni arati e fresati. Nel corso degli anni si eseguono alcuni diradamenti per permettere al bosco di svilupparsi in modo equilibrato.Una volta cresciuto ed affermato, il bosco sarà in grado di rinnovarsinaturalmente. Ad oggi, nel 2014, sono statipiantati circa 60 ettari di bosco, stimati in 96.000 tra alberi e arbusti

I percorsi storici, collegati tra loro ecompletati da una rete di sentiericonsentono lunghe passeggiate, a piedi, acavallo o in bicicletta

LE ACQUEAssolvono funzioni naturalistiche, irrigue e paesaggistiche alimentando zone umide,bacini degli orti, il giardino d’acqua e le canalette per l’irrigazione dei prati.Scorrono attraverso un sistema di canali e chiuse tracciati secondo la pendenza deiterreni verso sud-est. Nella foto uno scorciodel giardino d’acqua realizzato a partire dal2004 e curato da un appassionato gruppo divolontari denominato Fiori del tempo libero.

Fioriture nel Giardino d’acqua

1994 Il giardino d’acqua e le aree naturalistiche

Con la terza convenzione si realizza-no 30 nuovi ettari di parco che da

Figino si collegano ai 50 esistenti, peruno sviluppo totale di 80 ettari. Nel 2011è iniziata la realizzazione del Frutteto, aseguire quella del Giardino degli insetticon le arnie per le api e le attività per lescuole. Il parco si configura come unpaesaggio semplice ed essenziale, co-stituito da boschi, zone naturalistiche,radure e percorsi, e si integra con glispazi agricoli circostanti. Il bosco cresce lungo la fascia perime-trale ed è attraversato da un sistema diacque in lento movimento, che creanoopportuni microhabitat per piante e ani-mali. In questo ambiente naturale si in-seriscono spazi per attività specifiche:un giardino d’acqua per l’insediamentoe l’osservazione di specie igrofile, areeprotette per il gioco dei bambini e le at-tività dei ragazzi, orti del tempo libero.

Intanto nel parco la frequentazione cresce. Soprattutto nei giorni festivi, le aie e i prati attorno alla cascina San Romano e al laghetto si popolano di migliaia di persone, famiglie, gruppi di giovani. Aumenta anche la presenza di animali selvatici nel bosco e nel laghetto

Gli orti urbani: una risorsa che viene da lontano

In Italia, la riflessione rela-tiva alle opportunità offertedagli orti urbani risale allacrisi petrolifera ed econo-mica del 1973. In partico-lare al 1975 quando ItaliaNostra, per denunciare lasituazione del Paese, or-ganizzò una campagna in-torno al concetto di ‘spre-care no’. L’associazione ha semprecercato di lavorare, da unlato, denunciando i proble-mi ambientali, dall’altro, individuando so-luzioni possibili. Il Boscoincittà, e tutta l’e-sperienza degli orti urbani, sono due risul-tati tangibili di questo approccio. Il lavoro relativo agli orti urbani nacque inquesto contesto e, nel 1980, sfociò in unaricerca finanziata dal Ministero dell’Agri-coltura per l’analisi del fenomeno e per la

predisposizione di una pro-posta progettuale. Il risulta-to fu la mappatura della si-tuazione (2.000 ettari nelsolo hinterland milanese) ela convinzione che il feno-meno di degrado potessetrasformarsi in una occa-sione vantaggiosa per i cit-tadini e per il territorio, co-me accadeva nel resto del-l’Europa già da un secolo(dall’Ottocento in Inghilter-ra con le teorizzazioni di

Robert Owen, dal Novecento in Francia ein Germania con gli orti famigliari legati alconcetto di qualità della vita e benessereper la famiglia). Per questo motivo la ricerca, che è poi di-ventata un libro (Franco Angeli, 1982), fu in-titolata Orti urbani una risorsa. In effetti conil concetto di ‘sprecare no’ si pensava an-

che ad un modello di città che potesse of-frire ai cittadini, a poca distanza da casa,diverse opportunità e risorse evitando disprecare tempo inutile in spostamenti ec-cessivi con il relativo consumo di risorse.Italia Nostra ha poi sperimentato sul cam-po queste teorizzazioni con la realizzazionedi diversi orti urbani intesi come risorse peri cittadini. Il primo insediamento al Bo-scoincittà risale al 1987 (area orti Spinè). Oggi, nel solo parco, ci sono oltre 200 par-celle di orti che testimoniano la scelta cul-turale di Italia Nostra: criticare da un lato ecercare soluzioni operative dall’altro. Gliorti urbani sono un buon prodotto di unacultura ‘del fare’, una cultura del ‘nonspreco’ e dell’attenzione ai valori umani.

Giulio Crespi

Oltre agli orti del Bosco (aree Spinè, San Roma-nello, Violè, Maiera) Italia Nostra ha progettato econtribuito alla realizzazione degli orti di via Val-la per conto di AEM (1988) e degli orti della Ber-gamella a Sesto San Giovanni per conto del-l’Amministrazione comunale (2012-2014)

Il Bosco passo per passo

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2003 Area Caldera nordLo stato di fatto

L’area denominata Caldera nord ècollocata tra le vie Caldera e Nova-

ra, in posizione intermedia tra i boschigià affermati di Boscoincittà che salgo-no verso Figino e il Parco delle Cave. È un’area essenziale per la continuitàdel sistema del verde, delle acque e delcorridoio ecologico che penetra, senzadiscontinuità, fin dentro l’urbanizzatocittadino.Al momento dell’acquisto da parte dellaAmministrazione (1997) i campi versanoin stato di semi-abbandono, le canalet-te irrigue sono ormai interrate, lungo icanali sono insediati orti spontanei e ba-racche che hanno sostituito i tradiziona-li boschi di ripa, lungo le strade perime-trali e campestri si riscontrano ingentidiscariche abusive.L’area entra a far parte di Boscoincittànel 2003 con la consegna a Italia Nostrada parte del Comune di Milano.

Il progetto e le realizzazioni

Il progetto conserva le forme essenzia-li del paesaggio agrario lasciando am-

pi spazi intorno alla cascina Caldera eimplementa il sistema dei boschi.Viene ripristinata la rete ortogonale deipercorsi e delle canalette irrigue che de-limitano i campi; effettuati rimboschi-menti in raccordo con i boschi già affer-mati che si sviluppano sia a nord che asud della via Novara, in continuità con lealtre aree verdi esistenti, garantendo co-sì un importante corridoio ecologico.L’obiettivo è sistemare l’area per unafruizione estensiva in un paesaggio am-pio e aperto che valorizzi la storia deiluoghi. I lavori sono stati realizzati pertranches successive tra il 2005 e il 2010.

I PRIMI LAVORICon i primi lavori effettuati dagli operatori di Boscoincittà vengono rimossi gli ortiabusivi che si sono insediati lungo i canali,ripulite le discariche; successivamente si ricostruisce la rete delle canalette irrigue,si ridanno piani e pendenze ai campi

LE MODALITÀ OPERATIVE Tutto il lavoro di sistemazione, demolizionedi fabbricati abusivi, discariche, scavo dei canali, piantagione d’alberi, è statorealizzato con il concorso di volontariatocittadino, senza ricorso a specifiche spese diinvestimento comunali, utilizzando ilcontributo ordinario comunale per la cura delParco e un modesto finanziamento per laforestazione urbana erogato dallaAmministrazione provinciale. Nella foto:lavori di piantagione

Via Caldera

Via Novara

Area Caldera Nord. I rimboschimentiverso Quinto Romano

Il Bosco passo per passo

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IL PROGETTO FIORITURE CAMPESTRI NELL’AREA CALDERA NORDL’area è stata oggetto anche di importantisperimentazioni che hanno visto il coinvolgimento del Parco Agricolo SudMilano e di molte aziende agricole. A partire dal 2006 sono state reintrodottenelle coltivazioni fioriture campestri(papaveri e fiordalisi) al fine di favorire losviluppo della biodiversità negli ambientiagricoli e di migliorare la qualità deipaesaggi offerti ai frequentatori del parco

AREE STRATEGICHE DI CONNESSIONE Le aree verso il Parco delle Cave (pagina 8in alto) e verso il Parco di Trenno (qui sotto)sono importanti aree di connessione: collegare i parchi senza discontinuità è un passo necessario per creare una rete di corridoi ecologici

Verso il Parco di Trenno

L’area è collocata a est della cascinaSan Romano al limite dei boschi rea-lizzati alla fine degli anni ’80 e si estendeverso il Parco di Trenno. Si tratta di un’a-rea agricola piana e irrigua che costituivail territorio della cascina Belgioioso. Conquesto intervento si pongono le premes-se per il completamento della connessio-ne tra Parco di Trenno e Boscoincittà ipo-tizzato già negli anni ’70 dall’Amministra-zione comunale. L’area è stata intera-mente piantata nel 2009 con alberi dellespecie caratteristiche del querco-carpi-neto in attuazione del programma comu-nale «500.000 alberi per Milano». Perprocedere alle irrigazioni delle piantagio-ni sono stati ripristinati i canali irrigui.

Cosa resta da fare?

Prima il Boscoincittà, poi il Parco Nord, e altre iniziative ancora, che sono cre-sciute negli anni. Milano dagli anni settanta in poi si è mossa per abbracciareun moderno concetto di verde che aspirasse a ricostituire un tessuto con-nettivo di agricoltura e naturalità immiserito in decenni di sviluppo ‘di guer-ra’. Il ‘capitalismo straccione’ basato sull’edilizia di cui appunto negli annisettanta parlava Antonio Cederna. Serve un verde di grande scala, matrice viva su cui riprogettare la città. An-che all’interno del Centro forestazione urbana si è arrivati a mettere a fuocoquanto una cintura verde periurbana - con proiezioni interne ed esterne - fos-se vitale e necessaria. Senza pensare a grandi progetti, a ‘grandi opere’, marecuperando il senso e il sapere di una ordinaria manutenzione del territorio:fiumi e fossi puliti e percorribili, fiori nei campi, cave restituite alla città, sen-tieri e piste che non finissero nel nulla ma ci ridessero la possibilità di passaredi cascina in cascina, e magari di abbazia in abbazia, senza l’idea di parteci-pare a un livido camel trophy metropolitano, ma a una normale scampagnatada cittadini d’Europa. Ecco, a quarant’anni dal ‘Bosco’, cosa resta da fare, perché nessuno nel frat-tempo ha pensato che fosse una priorità. In effetti tutto ciò sembra facile manon lo è, perché chiama a una grande capacità di governo del territorio, dicompetenze pratiche e minute, e di mobilitazione pubblica. È la nostra sfida eil nostro impegno per i prossimi 40 anni.

Luca Carra

A conti fatti

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L a fiducia che le Amministrazioni sus-seguitesi alla guida del comune di

Milano negli ultimi quarant’anni hannovoluto dare senza interruzioni al gruppodi volontari della sezione milanese di Ita-lia Nostra, è stata premiata dalla splendi-da trasformazione di quei primi pochi et-tari di terreni agricoli abbandonati in ungrande parco di 120 ettari che è oggi Bo-scoincittà. Un percorso positivo che hadato alla città un incredibile luogo di na-tura, un laboratorio di cultura ambientaleed un esempio di positiva collaborazionepubblico/privato ove sia il pubblico che ilprivato si muovono esclusivamente nel-l’interesse della cosa pubblica.L’esperienza di Boscoincittà può rap-presentare quindi non solo un esempiodi buona pratica per la realizzazione egestione del verde, delle iniziative di for-mazione, divulgazione e svago ad essoconnesse e con esso compatibili, maanche un esempio di come la buona po-

litica e le numerose realtà positive dellasocietà possono portare a realizzazionieccellenti nei risultati qualitativi e quan-titativi, anche con risparmio di denaripubblici.Basti ricordare che quando è sorto Bo-scoincittà nel 1974 era un’area di 15 etta-ri di terreno agricolo abbandonato, unacascina fatiscente e in parte pericolante,luogo di attività al limite della legalità. Oggi il parco si estende su 120 ettari (tre

volte e mezza il Parco Sempione). La ca-scina è stata, per grandissima parte, re-cuperata agli usi propri di una azienda fo-restale, con uffici, depositi, laboratori, eancora aule per incontri e una foresteriaper i numerosi gruppi (scuole, scout,gruppi di studio ecc.) che frequentano epernottano presso la struttura. Il parco è stato interamente realizzatosecondo un accurato progetto paesag-gistico dal nostro centro operativo (CFU

Quando politica corretta e forze positive della società possono produrre eccellenti risultati con risparmio di risorse

Il Bosco, esempiodi buone pratiche

A conti fatti

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Sentieri in cittàQuadrimestrale

Tiratura: 5.000 copie

Editore: ItaliaNostra Onlus, via Liegi 33 Roma Centro per la Forestazione Urbana c/o Boscoincittà, cascina San Romanovia Novara 340 20153 Milano tel 02 4522401

Direttore responsabile: Luca Carra

Numero speciale dedicato ai 40 anni di Boscoincittà a cura di Milena Bertacchi e Luisa Toeschi

Foto e tavole: Archivio CFU; Martina Bernardi (p. 7 al centro in alto); Matteo Di Nicola (p. 7 a destra); Enrico Fantella (p. 9 nel box); Mauro Anelli (p. 10 in basso)

Grafica: Stefano [email protected]

Stampa: Arti grafiche FiorinSan Giuliano Milanese (MI)

Registrazione n. 118del 01/03/2004 delTribunale di Milano

Centro per la forestazione urbana), conla realizzazione di percorsi interni, di unpiccolo lago, di circa 200 particelle orti-ve, oggi affidate a cittadini, di piccolifrutteti, un affascinante giardino d’ac-qua allestito e gestito con la collabora-zione di gruppi di volontari. L’apporto di Italia Nostra - CFU alla rea-lizzazione del parco è stato non solo diidee e di lavoro volontario ma anche dirisorse finanziarie, infatti l’Amministra-zione comunale ha apportato contributiper la costruzione e la gestione del par-co solo a partire dal 1983 per un totaledi circa 11,0 milioni di euro (corrispon-denti a valori odierni a circa 14,7 milionidi euro). Tale importo, considerata l’e-stensione del parco, corrisponde ad uncosto, per l’intero periodo quarantenna-le, di circa 11,0 €/mq per la realizzazio-ne e gestione del parco e ad un costoannuo di circa 0,30 €/mq. Italia Nostra,nel medesimo periodo, ha sostenutocosti di circa 14,5 milioni di euro (corri-spondenti a valori odierni a circa 19,7milioni di euro): un contributo giunto at-traverso donazioni e sponsorizzazionipari a 5 milioni di euro a valori correnti.A questo si deve aggiungere il vastocontributo di volontariato da noi stimatoin circa 500 giornate per anno di lavorovolontario in campo, a cui si deve abbi-nare l’impegno volontario di tutto l’appa-rato dell’associazione.Ci attendono ora altri anni di lavoro.Un’importante azione per la quale nel-l’aprile 2014 è stato definito l’impegnocon il Comune di Milano è l’avvio del re-cupero ambientale della cava Ongari -Ceruti all’interno del Parco delle Cavesino ad oggi interdetta alla pubblicautenza per vari problemi. Per la cava so-no programmati interventi per la sicu-rezza del sito e per operazioni di pulizia,bonifica superficiale e sistemazioni dibase. Tutto ciò consentirà, almeno inparte, l’avvio della sua fruibilità.Ancora importante è l’impegno di CFU asupporto di varie azioni per far nasceree crescere aree verdi da parte di gruppidi cittadini; esempio di questo impegno,in atto da quest’anno, è la realizzazionedell’area naturalistica del Parco Segan-tini nell’area dell’ex Sieroterapico.Altro tema per il quale ci sentiamo impe-gnati è la vasta tematica dei parchi dicintura di cui Boscoincittà e Parco delleCave possono costituire uno dei punti dipartenza da declinare con le realtà diParco Sud, Parco Nord, Balossa e Me-dia Valle Lambro.Progetti più orientati all’ulteriore miglio-ramento della qualità di Boscoincittà ri-guardano sia gli aspetti naturalistici chei servizi della Cascina. Citiamo quindi

l’avvio di una sperimentazione di apicol-tura, per cui alcuni volontari stanno la-vorando sul delicato tema dell’alleva-mento di questo insetto tanto utile etanto minacciato. I progetti in corso diavvio per l’ulteriore qualificazione dellestrutture della cascina sono finalizzatialla messa a disposizione di nuovi servi-zi e riguardano il restauro con recuperoall’utilizzo del corpo stalle, l’ampliamen-to della foresteria, la sistemazione delcortile interno, la trasformazione dell’at-tuale centrale termica per il funziona-mento a cippato e la sperimentazione diun nuovo sistema di produzione di ener-gia elettrica e calore mediante pirolisidei prodotti legnosi del parco.Progetti impegnativi non c’è dubbio, peri quali ci auguriamo di trovare ancora ilfavore e l’aiuto delle istituzioni e dellerealtà economiche milanesi.

MARIO CUCCHITesoriere Italia Nostra Milano Nord

Un grazie a...

Un’infinità di amici del Bosco hanno piantato gli alberi, hanno pulito le rogge, costruitoi sentieri della zona umida, fatto i falegnami per realizzare le panche delle aie, le zonedi gioco per i bambini e la manutenzione continua; hanno fatto nascere orti e frutteti,hanno costruito e continuano a curare il giardino d’acqua. Nello sviluppo del Boscotanti collaboratori e professionisti hanno lavorato anno dopo anno per i progetti del par-co, del restauro della Cascina San Romano, per il laghetto e gli ampliamenti, per gli or-ti e il giardino d’acqua. Tanti giovani (ora cresciuti) che hanno scelto di fare il ServizioCivile al Bosco, molti imparando un mestiere. Tanti animatori hanno inventato e stu-diato dal 1975 ad oggi programmi innovativi e creativi di educazione all’ambiente e al-la natura per i bambini delle scuole. Sono centinaia di persone, impossibile fare elenchi, ma per tutti loro abbiamo pensa-to di organizzare la Festa dei 40 anni del Bosco, un incontro tutti ‘insieme’ per dire lorograzie da parte di Italia Nostra ma soprattutto da parte della città.Su tutte le attività e su tutti questi volontari per più di trent’anni ha governato con la suafluente barba prima rossa poi un po’ grigia, il vero costruttore del Boscoincittà che findai primi passi dell’impianto del vivaio ha affiancato gli storici fondatori dando la linea aquesta avventura di cui nessuno conosceva il come e il quanto e il ‘per quanto tempo’,inventando la modalità della relazione con i cittadini per costruire insieme un pezzonuovo di Milano. È Sergio Pellizzoni che ha dedicato la sua vita a questo progetto, nedeve essere orgoglioso e ne siamo orgogliosi insieme a lui. E gliene siamo molto grati.Silvio Anderloni, allievo di Sergio e ora Direttore del Boscoincittà, con lo stupendogruppo di operatori e operatrici, di collaboratori e volontari prosegue il lavoro tagliandoil nastro dei 40 anni e aprendo l’esperienza del Bosco ad altre storie verdi e partecipatenella Milano del centro storico e nella nuova Città metropolitana. Storie che racconte-remo al prossimo compleanno!Resta – ultimo ma il più importante – il grazie di Italia Nostra al Comune di Milano, alnostro Comune e al nostro Sindaco, cioè ai tanti Sindaci che negli anni hanno rinnova-to la fiducia nel nostro impegno confermando le convenzioni e aggiungendo aree do-po aree al primo terreno concesso nel 1974 fino a far diventare il Bosco un parco bello egrande di 120 ettari!L’augurio è che questa esperienza non si fermi qui, che sia un tassello di ‘pensiero’concreto e possibile nella programmazione della nascente Città metropolitana affinchéil territorio valorizzato dal verde costituisca davvero il tessuto connettivo tra il nucleourbano e le aree esterne. Italia Nostra, con il gruppo Centro forestazione urbana for-matosi nell’esperienza del Boscoincittà, è pronta a rinnovare la sfida per pensare e con-tribuire alla realizzazione di nuove strutture di verde in grado di qualificare la cintura me-tropolitana e le periferie urbane.

Luisa Toeschi Presidente Italia Nostra Milano Nordcon i componenti del Direttivo della Sezione: Francesco Borella, Luca Carra,

Mario Cucchi, Ferruccio Frontini, Marco Papini e Sergio Pellizzoni

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Campi calcio

Servizi igieniciBoschi

Prati e radure

Aree agricole

Orti urbani

Aree cani

Giardino delle api

Frutteto

LEGENDA

Nel corso degli anni il parco è cresciuto: dai 35 ettari del 1974 oggi si estende per oltre 120. Nella mappa sono indicati gli ampliamenti riferiti all’anno in cui sono staticoncessidal Comune di Milano all’associazione Italia Nostra onlus per la realizzazione e cura del parco

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BOSCOINCITTÀnatura, agricoltura, spazi di libertà