Secchi A

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Pietro Secchia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. on. Pietro Secchia Bandiera italiana Assemblea costituente Pietro Secchia Luogo nascitaOcchieppo Superiore Data nascita 19 dicembre 1903 Luogo morte Roma Data morte 7 luglio 1973 Professione Funzionario di partito Partito Partito Comunista Italiano Gruppo Comunista Collegio Cuneo Incarichi parlamentari

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P.C.I.

Transcript of Secchi A

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Pietro Secchia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

on. Pietro Secchia

Bandiera italiana Assemblea

costituente

Pietro Secchia

Luogo nascitaOcchieppo Superiore

Data nascita 19 dicembre 1903

Luogo morte Roma

Data morte 7 luglio 1973

Professione Funzionario di partito

Partito Partito Comunista Italiano

Gruppo Comunista

Collegio Cuneo

Incarichi parlamentari

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Componente della Prima Commissione

per l'esame dei Disegni di Legge

Pagina istituzionale

sen. Pietro Secchia

Bandiera italiana Parlamento italiano

Senato della Repubblica

Professione pubblicista

Partito Partito Comunista Italiano

Legislatura I, II, III, IV, V e VI

Gruppo Comunista

Regione Toscana (II Leg.), Piemonte

(dalla III alla VI)

Collegio Livorno (II Leg.), Biella (III, IV,

V e VI)

Pagina istituzionale

Page 3: Secchi A

Pietro Secchia (Occhieppo Superiore, 19

dicembre 1903 – Roma, 7 luglio 1973) è

stato un politico e antifascista italiano,

importante dirigente e storico

memorialista del Partito Comunista

Italiano.

Indice [nascondi]

1 Biografia

1.1 Dagli inizi alla Resistenza antifascista

1.2 Dal dopoguerra al 1973

2 Aspetti controversi

3 Lavoro editoriale

4 Note

5 Opere

5.1 Scritti, discorsi e opere di Pietro

Secchia

Page 4: Secchi A

5.2 Bibliografia

5.3 Articoli di stampa

5.4 Convegni

6 Collegamenti esterni

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dagli inizi alla Resistenza

antifascista[modifica | modifica

wikitesto]

Nato da una famiglia operaia (il padre

era un militante del Partito Socialista

Italiano), Pietro Secchia frequentò

brillantemente il liceo classico, ma per la

sua povertà fu ben presto costretto a

cercarsi un lavoro: già nel 1917 fu

assunto come impiegato per poi divenire

operaio in un'industria laniera.

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Nel 1919 si iscrisse alla FIGS

(l'organizzazione giovanile socialista) e

con essa partecipò agli scioperi del

biennio rosso (1919-1920). Nell'agosto

del 1922 aderì allo sciopero legalitario

contro il governo Facta: fu per questo

licenziato ed in seguito si scontrò

insieme ai suoi compagni con un gruppo

di fascisti, scontro nel quale ebbero la

peggio. All'impegno sindacale, intanto,

aveva aggiunto quello politico: nel 1921

aderì al nuovo Partito Comunista d'Italia,

di cui nel 1928 divenne membro del

Comitato centrale.

Per aver manifestato pubblicamente la

sua avversione verso Benito Mussolini e

il suo regime, fu arrestato nell'aprile del

1931 e, nel febbraio 1932, condannato a

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diciassette anni e nove mesi di

reclusione dal Tribunale Speciale.

Sempre del 1931 è il suo volume La lotta

della gioventù proletaria contro il

fascismo, pubblicato a Berlino a cura

dell'Internazionale giovanile comunista.

Amnistiato, nel 1936 fu inviato al confino

nell'isola di Ponza e poi a Ventotene.

Dopo l'arresto di Mussolini e la caduta

del regime, il 19 agosto del 1943 fu

liberato, insieme con gli altri detenuti e

confinati politici, con un provvedimento

del governo Badoglio. Il provvedimento,

inizialmente più restrittivo, era stato poi

esteso, fino a comprendere anche i

carcerati comunisti ed anarchici, per le

pressioni degli esponenti dei partiti

antifascisti.

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Tornato in libertà, partecipò alla

Resistenza entrando a far parte, con

Luigi Longo, Gian Carlo Pajetta, Giorgio

Amendola e Antonio Carini, del Comando

generale delle Brigate d'assalto

Garibaldi[1] e fu autore di molti articoli

pubblicati sui giornali La nostra lotta, Il

Combattente, l'Unità, raccolti

successivamente, nel 1954, nel volume I

comunisti e l'insurrezione.

Pur sostenendo una politica

rivoluzionaria che preparasse la

prospettiva di un'insurrezione armata,

come Longo ed altri partigiani comunisti,

aderì nel 1944 alla cosiddetta "svolta di

Salerno" di Palmiro Togliatti, che spinse

il PCI alla collaborazione con gli altri

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partiti antifascisti e con le istituzioni del

Regno del Sud.

« Qual era la situazione concreta che si

presentava al partito nel 1944 e

prefigurava i suoi nuovi compiti durante

e dopo la Liberazione? Certamente, non

era possibile un radicamento del partito

se questo avesse mantenuto i connotati

del partito di propaganda e agitazione

che lo avevano caratterizzato fino

all'organizzazione della Resistenza: non

bisognava disconoscere che quel partito

aveva avuto grandi meriti storici, ma

bisognava mutarne la fisionomia come

forza politica di massa. La linea politica,

allora, non poteva non avere il respiro

unitario che Togliatti le dava, tanto più

che questo agevolava il compito dei

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comunisti all'interno degli organismi del

CLN e faceva venir fuori con evidenza le

sedimentazioni reazionarie dei

raggruppamenti moderati, i liberali e i

democristiani in primis. Ciò che non

poteva venire a mancare era l'obiettivo

di prospettiva: ma di prospettiva

appunto bisognava parlare, non

essendoci le condizioni oggettive per

trasformare l'insurrezione in rivoluzione

popolare per il comunismo, dovendosi

lavorare ancora innanzi tutto per la

stessa insurrezione, con il concorso di

quelle stesse forze che pur le remavano

contro. Nella lettura di Secchia, l'unità

delle opposizioni era funzionale alla

democrazia progressiva, terreno più

favorevole per la prospettiva strategica,

che avrebbe permesso il radicamento

Page 10: Secchi A

popolare del 'partito nuovo', senza che

questo mutasse le caratteristiche di

partito di classe: nel senso di non

smarrire mai anche la funzione di

avanguardia da parte dei quadri e la

ricerca della direzione (egemonia) della

classe operaia sull'intero movimento

delle masse. Secchia era infatti ben

consapevole delle insufficienze e limiti

del partito cospirativo, specie per quanto

riguardava l'organizzazione e il rapporto

con le masse durante gli anni del regime

mussoliniano.[2] »

Dal dopoguerra al 1973[modifica |

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Nel 1948 Togliatti lo nominò

vicesegretario del PCI, carica che

mantenne fino al 1955. Nel 1946 fu

deputato all'Assemblea Costituente e nel

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1948 fu eletto senatore nelle file dei

Fronte Democratico Popolare e tale

rimase fino alla morte.

Secchia con Palmiro Togliatti

Dal 1946 al 1954 fu anche il

responsabile dell'organizzazione e del

settore Propaganda del partito: durante

la sua gestione, il PCI toccò il massimo

numero di iscritti della sua storia,

superando il tetto dei due milioni,

risultato mai più raggiunto. In tale veste

mantenne un certo controllo dell'intero

apparato del partito e anche di quello

che gli avversari politici, in seguito,

definirono il "parapartito", una struttura

clandestina formata da nuclei di ex

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partigiani, spesso ancora in possesso

delle armi non consegnate dopo la

Liberazione, pronti allo scontro armato,

nell'eventualità di un colpo di Stato di

destra in chiave anticomunista. Il

"parapartito" avrebbe agito in forma più

aperta in occasione dell'attentato a

Togliatti del 1948, ma l'assenza di

concrete prospettive insurrezionali,

manifestatasi in quella circostanza,

avrebbe poi portato al declino e infine

alla scomparsa della struttura, della cui

reale esistenza però non si sono mai

avute prove certe.

Spesso non in linea con la politica di

Togliatti e considerato, a volte, come

sua possibile alternativa, nel 1954 vide

la sua posizione all'interno del partito

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iniziare ad indebolirsi: fu infatti prima

affiancato e poi sostituito da Giorgio

Amendola nella direzione organizzativa.

Secchia e altri elementi vennero così

progressivamente emarginati,

formalmente per una politica di

"rinnovamento", in realtà per far perdere

potere e influenza nel partito agli

esponenti meno propensi ad attuare

politiche "riformiste" e di

accomodamento (mentre continuava la

cosiddetta "conventio ad excludendum",

che di fatto rendeva impossibile

l'ingresso nelle coalizioni politiche dei

partiti considerati dalla DC e dai suoi

alleati "estremisti", ovvero il PCI, che

pure rappresentava larghe masse, e il

MSI, formazione di destra che si rifaceva

al ventennio mussoliniano). Inoltre,

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elemento da non sottovalutare, la

scomparsa di Stalin e la denuncia del XX

Congresso del PCUS avevano reso

particolarmente scomoda la posizione

delle componenti che erano legate ad

una visione più organicamente leninista

(delle quali Secchia era l'esponente di

punta) sia nel partito, sia nell'ambito più

vasto dell'elettorato del PCI, che vedeva

minato il mito dell'URSS e di Stalin, e

con essi, coloro che più di tutti ne

rivendicavano un legame politico-ideale.

Il declino di Secchia venne acuito, nel

luglio dello stesso anno, dalla "fuga con

la cassa"[3] e dalla sottrazione di alcuni

documenti segreti del PCI da parte di

uno dei suoi principali collaboratori,

Giulio Seniga. L'episodio segnò la sua

definitiva sparizione da incarichi di

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rilievo nazionale: costretto ad

abbandonare la responsabilità

dell'organizzazione nazionale, venne

nominato responsabile, dal 1955

all'inizio del 1957, della segreteria

regionale lombarda. Diresse

successivamente, sino alla fine del 1962,

l'attività editoriale del partito.

Dalla fine degli anni sessanta si dedicò

molto alla politica internazionale, lottò

per l'emancipazione e l'indipendenza

dell'Africa: visitò Egitto e Siria nel

luglio-agosto del 1967, l'Africa

settentrionale nell'ottobre-novembre

dello stesso anno; la Giordania e ancora

la Siria nel dicembre del 1969; il Sudan,

l'Etiopia e la Somalia nell'ottobre del

1971. Nel gennaio 1972 volò in Cile,

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dove sostenne il governo progressista di

Salvador Allende: fu l'ultimo dirigente

occidentale a visitare la nazione

latino-americana prima dell'avvento

della dittatura di Augusto Pinochet. Al

suo ritorno in Italia fu colto da una

malattia che lo tenne tra la vita e la

morte per qualche mese. La natura

incerta del male indusse Secchia,

sebbene non ne avesse le prove, a

ritenere di essere stato avvelenato dalla

CIA. Ormai debilitato, morì nel luglio del

1973.

Aspetti controversi[modifica | modifica

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Internazionalista convinto, è usualmente

indicato come uno dei maggiori

esponenti della "linea dura" e

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rivoluzionaria, che considerava la lotta

armata come possibile strumento

politico:[4] in effetti egli rappresentò

quella parte della classe dirigente del

P.C.I. che non intendeva collaborare con

la Democrazia Cristiana e le altre

formazioni politiche da lui ritenute

borghesi.

Nei suoi ultimi anni suggerì al partito di

aprirsi ai movimenti, che a partire dal

1968 si andavano organizzando in modo

spontaneo e tumultuoso, per offrire uno

sbocco politico all'"energia rivoluzionaria

delle masse giovanili".[5] La sua

posizione verso i primi gruppi terroristi

armati in formazione fu da alcuni

ritenuta troppo ambigua.[senza fonte],

ma nei suoi scritti e discorsi vi è

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costantemente una critica verso

posizioni settarie ed estremiste

considerate velleitarie e

controproducenti.

Lavoro editoriale[modifica | modifica

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Autore di numerose opere storiche sul

PCI, fu il curatore degli Annali Feltrinelli,

dedicati alla storia del movimento

operaio italiano, e co-curatore della

corposa Enciclopedia dell'Antifascismo e

della Resistenza.

Note[modifica | modifica wikitesto]

^ Fonte: Luigi Longo, I centri dirigenti

del PCI nella Resistenza, Roma, Editori

Riuniti, 1973, pag. 38.

Page 19: Secchi A

^ Ferdinando Dubla, La Resistenza

accusa ancora, Nuova Editrice Oriente,

2002, pp. 76-77.

^ Non ci sono informazioni certe

sull'ammontare della somma sottratta.

Nel volume L'Italia del miracolo di Indro

Montanelli e Mario Cervi, editore Rizzoli,

1987, pag. 293, viene indicata la cifra di

"circa un milione di dollari, 620 milioni di

lire dell'epoca". Applicando il coefficiente

di trasformazione Istat, 1954 - 2008,

pari a 27,6615, si ottiene un valore di

8,86 milioni di euro, oltre 17 miliardi

delle vecchie lire.

^ È la tesi di Maurizio Caprara, Lavoro

riservato - I cassetti segreti del Pci,

Feltrinelli, 1997

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^ È la tesi di Ferdinando Dubla, Secchia,

il PCI e il '68, Datanews, 1998, secondo

il quale (pp.40-41)

« la sua sconfitta politica all'interno del

PCI, ha coinciso con una divaricazione

rispetto agli ideali e ai principi con cui si

erano combattute le fasi precedenti al

1954, e sempre più progressivamente:

una deriva moderata, 'revisionista'

appunto, che non era stato affatto

invertita dalla segreteria di Longo dopo

la morte di Palmiro Togliatti (1964),

nonostante le grandi speranze che in lui

aveva suscitato l'elezione del suo

compagno più vicino negli anni della

Resistenza. Il partito è allora sì tutto,

per la sua personale connotazione

politico-biografica, ma non si doveva

rimanere ciechi dinanzi alla

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contraddizione palese ed evidente

proprio in quegli anni e che caratterizzò

la stagione comunista di fronte ai

movimenti del '68/'69: quella tra

riferimento teorico e azione politica. E'

evidente che proprio per queste

riflessioni, Secchia si ritrovasse in pieno

con lo slancio generoso delle giovani

generazioni studentesche e in un

rapporto nient'affatto paternalistico o

strumentale; inevitabile divenne un

rapporto di reciproca 'attenzione

affettuosa' tra lui, vecchio dirigente

comunista escluso dal gruppo dirigente

per la tenacia con cui contrastava la

variante moderata e tatticista del

togliattismo e il movimento che cercava

un legame, critico sin che si vuole, ed

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un' identità importante con la storia del

marxismo militante in Italia. »

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Scritti, discorsi e opere di Pietro

Secchia[modifica | modifica wikitesto]

Tra le sue opere si segnalano in

particolare:

La lotta della gioventù proletaria contro

il fascismo, Edizioni della Federazione

Giovanile Comunista d'Italia, Berlino

1930, reprint Teti, Milano 1975.

L'insurrezione del nord. Rapporto tenuto

ai quadri dell'organizzazione di Roma il

24 giugno 1945, Società editrice

"l'Unità", Roma 1945.

Che cos'è la consulta, Edizioni di "Vita

nuova", Biella 1945.

Page 23: Secchi A

Migliorare il lavoro di partito, Società

editrice "l'Unità", Roma 1946.

Il partito della rinascita. Rapporto alla

Conferenza nazionale d'organizzazione

del Partito comunista italiano. Firenze,

6-10 gennaio 1947, U.E.S.I.S.A., Roma

1947.

Per una sana amministrazione. Con

prefazione di Pietro Secchia, Tip. La

Stampa Moderna, Roma 1948.

Più forti i quadri, migliore

l'organizzazione. Intervento al VI

Congresso del P. C. I. Gennaio 1948,

Tip. La Stampa Moderna, Roma 1948.

Lo sciopero del 14 luglio, CDS, Roma

1948.

L'avvenire e nelle mani della gioventù,

Tip. La Stampa Moderna, Roma 1949.

Page 24: Secchi A

Lenin e il partito comunista italiano,

Torino 1949.

Il partito forza decisiva per fare

avanzare la democrazia. Rapporto al

Comitato centrale del 25-7-1949, CDS,

Roma 1949.

La resistenza accusa.... Discorso

pronunciato al Senato della Repubblica il

28 ottobre 1949, ANPI, Roma 1949.

Fronte unico della gioventù. Discorso

tenuto dal compagno Pietro Secchia al

congresso della Federazione giovanile

comunista di Bologna il 19 febbraio

1950, Gioventù nuova, Roma 1950.

Nazionalismo borghese e patriottismo

proletario. Estratto dal discorso di P. S.

al Congresso della federazione

Page 25: Secchi A

comunista di Novara il 4 febbraio 1951,

Tip. La Stampa Moderna, Roma 1951.

Organizzare il popolo per conquistare la

pace. Intervento al VII Congresso

nazionale del Partito comunista italiano,

Roma, 4 aprile 1951, Edizioni di cultura

sociale, Roma 1951.

Uniamoci contro il governo che calpesta

la Costituzione e disonora l'Italia.

Discorso pronunciato al Senato della

Repubblica il 25 ottobre 1951, sul

bilancio del Ministero degli Interni, CDS,

Roma 1951.

Una grande svolta, in Voce del

Mezzogiorno, nr.8, 1951

Il capogruppo anello principale

dell'organizzazione e della vita del

partito. Convegno dei capigruppo della

Page 26: Secchi A

città di Firenze, 4 novembre 1951, Tip.

La Stampa Moderna, Roma 1951.

La democrazia sovietica. Conferenza

tenuta a Siena l'11 novembre celebrando

il 34º anniversario della rivoluzione

socialista d'ottobre, 1951.

Per la gioventù per l'Italia per il

socialismo. Rapporto di Enrico Berlinguer

e discorso di Pietro Secchia al Comitato

Centrale della FGCI per la preparazione

del XIII Congresso Nazionale, Gioventù

nuova, Roma 1952.

Rafforzare il Partito con una migliore

politica amministrativa. Rapporto di

Egisto Cappellini e discorso di Pietro

Secchia al II Convegno nazionale degli

amministratori di Federazione. Roma,

18-19 novembre 1952, La stampa

moderna, Roma 1952.

Page 27: Secchi A

Che cosa vogliono i comunisti? Impedire

la truffa elettorale, difendere la

Costituzione, salvare l'Italia. Discorso

pronunciato a Foggia il 30 novembre

1952 in occasione della campagna per il

tesseramento e reclutamento al partito,

Roma 1952.

Ilio Barontini, Otello Frangioni, Leonardo

Leonardi, federazione comunista

livornese, Livorno 1952.

Più forte il Partito comunista alla testa

dei lavoratori per salvare la democrazia

e la pace. Intervento al convegno della

Federazione romana del Partito

comunista italiano sui problemi di

organizzazione del 25-26 ottobre 1952,

Commissione stampa e propaganda della

Federazione romana del P.C.I., Roma

1953.

Page 28: Secchi A

Le lotte del popolo per il suffragio

universale. Discorso tenuto il 18 gennaio

1953 al cinema Impero di Biella, 1953.

L'Italia non può tornare e non tornerà

indietro. Discorso pronunciato al Senato

il 13 marzo 1953, Federazione

comunista milanese, Milano 1953.

La lotta per la libertà, la pace e la

Costituzione. Discorso pronunciato al

Senato della Repubblica nella seduta del

13 marzo 1953, Tip. del Senato del dott.

G. Bardi, Roma 1953.

La nostra lotta per la libertà e la pace e

la Costituzione. Discorso pronunciato al

Senato il 13 marzo 1953, SETI, Roma

1953.

La decisione spetta al popolo italiano.

(In difesa delle mondine contro il

Page 29: Secchi A

progetto elettorale). Discorso

pronunciato al Senato della Repubblica

nella seduta del 26 marzo 1953, Tip. del

Senato del dott. G. Bardi, Roma 1953.

I candidati nostri e quelli loro.

Intervento al Consiglio nazionale del PCI,

15-17 aprile 1953, 1953.

Le parole e i fatti del governo Pella.

Discorso pronunciato al Senato della

repubblica nella seduta del 21 agosto

1953, Tipografia del Senato, Roma

1953.

L'ideale della gioventù. Conferenza

tenuta a Roma al Teatro Adriano in

occasione dell'apertura della Campagna

del Tesseramento della FGCI 1954,

Roma 1953.

Page 30: Secchi A

I comunisti e l'insurrezione. 1943-1945,

Edizioni di cultura sociale, Roma 1954.

Il Monte Rosa è sceso a Milano, con Cino

Moscatelli, Torino, Einaudi, 1958.

Capitalismo e classe operaia nel centro

laniero d'Italia, Roma, Editori Riuniti,

1958.

La Resistenza e gli alleati, con Filippo

Frassati, Milano, Feltrinelli, 1962.

Aldo dice 26X1. Cronistoria del 25 aprile

1945, ivi, 1963.

Storia della Resistenza, con Filippo

Frassati, Roma, Editori Riuniti, 1965.

L'azione svolta dal Partito comunista in

Italia durante il fascismo 1926-1932,

Annali dell'Istituto Giangiacomo

Feltrinelli, XI (1969), Milano, Feltrinelli,

1970.

Page 31: Secchi A

Le armi del fascismo, ivi, 1971.

Il Partito comunista italiano e la guerra

di liberazione 1943-1945, Annali

dell'Istituto Giangiacomo Feltrinelli, XIII

(1971), ivi, 1972.

direzione con Enzo Nizza dei primi due

volumi dell'Enciclopedia dell'Antifascismo

e della Resistenza, Milano, La Pietra,

1968 e 1971.

Riccardo Di Donato (a cura di),

Compagni e amici. Lettere di Ernesto de

Martino e Pietro Secchia, La nuova Italia,

Scandicci 1993.

Ferdinando Dubla (a cura di),I quadri e

le masse (1947/1949). Per un partito

comunista radicato nel popolo,

Laboratorio politico, Napoli 1996.

Page 32: Secchi A

Il partito, le masse e l'assalto al cielo.

Scritti scelti di Pietro Secchia, La città

del sole, Napoli 2006.

Vanno annoverate tra le opere anche le

due raccolte postume ma impostate

dallo stesso Secchia:

Lotta antifascista e giovani generazioni,

ivi, 1973.

La Resistenza accusa 1945-1973,

Milano, Mazzotta, 1973.

e la antologia di scritti e articoli Chi sono

i comunisti. Partito e masse nella vita

nazionale 1948-1970, a cura e con

prefazione di Ambrogio Donini, Milano,

Mazzotta, 1977.

Page 33: Secchi A

Bibliografia[modifica | modifica

wikitesto]

Partito comunista italiano. Secchia,

Roma, Commissione propaganda del

PCI, 1946.

Partito comunista italiano. Secchia. Una

vita al servizio del popolo, Biella,

Federazione comunista biellese e

valsesiana, 1954.

Elvo Tempia, Pietro Secchia. Un

costruttore del PCI. Conferenza tenuta

ad Occhieppo Superiore il 24 aprile

1977, 1977.

Roberto Gremmo, Pietro Secchia. Un

comunista scomodo, Ivrea, Ed. BS,

1978.

Page 34: Secchi A

Enzo Collotti, voce: Secchia Pietro., in

Andreucci-Detti, Dizionario biografico del

movimento operaio, Editori Riuniti, 1981

Miriam Mafai, L'uomo che sognava la

lotta armata. La storia di Pietro Secchia,

Milano, Rizzoli, 1984.

Ferdinando Dubla, Insurrezione o

attesismo, Martina Franca, Nuova

Editrice Apulia, 1998.

Ferdinando Dubla, Secchia, il PCI e il

movimento del '68, Roma, Datanews,

1998.

Ferdinando Dubla, La Resistenza accusa

ancora. Pietro Secchia e l'antifascismo

comunista come liberazione popolare e

lotta di classe. 1943-1945, Taranto,

Nuova editrice oriente, 2002.

Page 35: Secchi A

Filippo Pangallo, Pietro Secchia nella

storia del PCI, dalla Resistenza al Partito

Nuovo, 1943 - 1954, Bologna, 2004

(lavoro in consultazione presso l'Istituto

Gramsci dell'Emilia-Romagna, sede di

Bologna - Catalogo del polo bolognese

del servizio Bibliotecario nazionale [1]).

Marco Albeltaro, Le rivoluzioni non

cadono dal cielo. Pietro Secchia, una vita

di parte, Roma-Bari, Laterza, 2014

Articoli di stampa[modifica | modifica

wikitesto]

Ambrogio Donini, Sull'Archivio Secchia,

intervista a cura di Gianni Corbi,

L'Espresso, 19 febbraio 1978

Leo Valiani, Una testimonianza sul caso

Secchia e sul lungo dissenso con

Page 36: Secchi A

Togliatti, Corriere della Sera, 19 febbraio

1978

Renzo Di Rienzo, Caso Secchia: ecco il

famoso rapporto, L'Espresso, 5 marzo

1978

AA.VV., Pietro Secchia: un protagonista

dell'antifascismo italiano, in L'impegno,

a.III, n. 3, settembre 1983.

Marco Albeltaro, La figura politica di

Pietro Secchia, in Il Calendario del

Popolo, a. 61, n. 711.

Marco Albeltaro, Una lettera inedita di

Pietro Secchia su Engels, in Il Calendario

del Popolo, a. 61, n. 713.

Ferdinando Dubla, A sinistra di Togliatti:

P.Secchia (1944/1954), in Il Calendario

del Popolo, n.582,dicembre 1994.

Page 37: Secchi A

Ferdinando Dubla, Pietro Secchia e il PCI

come strumento pedagogico per

l'egemonia, in L'Ernesto, n.1/2, 2011.

Angelo D'Orsi, Tra storia e politica.

Pietro Secchia, antifascista e comunista,

in Avvenimenti, n.17 (29 aprile-5

maggio), 2005

Marco Albeltaro, Pietro Secchia, i giovani

e il valore dell'esempio nell'esperienza

formativa, in L'impegno, a. XXVII, n.s.,

n. 1, giugno 2007, pp. 55–70.

Marco Albeltaro, Pietro Secchia e il

Sessantotto. Appunti a uno scritto

inedito, in le classi, la storia, a.I (2009),

n. 1, pp. 43–58.

Enzo Collotti, Luigi Cortesi e l'archivio

Secchia ovvero come si monta un

Page 38: Secchi A

«caso» inesistente in Noterelle e

Schermaglie di «Belfagor», 1980, n. 2

Convegni[modifica | modifica wikitesto]

Convegno La figura di Pietro Secchia

nella storia del comunismo italiano,

Carrara, 25 ottobre 2002, interventi

Ferdinando Dubla, Angiolo Gracci, su

Lavoro Politico nr.6/2002

Convegno La Resistenza accusa, Torino,

16 aprile 2005, resoconto interventi

Convegno La Resistenza dimenticata,

organizzato dai "Nuovi Partigiani della

Pace", Biella, 1º luglio 2006

Convegno Pietro Secchia. Attualità di

una proposta di lotta per la democrazia

progressiva, Fermo, 7 dicembre 2010 --

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