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Scuola Secondaria di I grado “Dante Alighieri” Classe I A Anno Scolastico 2015/2016

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Scuola Secondaria di I grado “Dante Alighieri”

Classe I A Anno Scolastico 2015/2016

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Introduzione

Come dei piccoli investigatori gli alunni hanno seguito le “tracce” di Johann Wolfang Goethe ripercorrendo, attraverso lo studio e la ricerca, il viaggio che il grande scrittore intraprese in Italia, puntando la lente sui luoghi più significativi da lui visitati e vissuti. Con gli occhi dell’uomo universale, hanno ammirato le meraviglie di varie città italiane, consapevoli dell’immenso patrimonio culturale che il nostro Paese ci offre.

Ogni percorso di studio è come un viaggio, che ha valore per il suo tragitto; come in un viaggio, si viene a contatto con nuove e diverse realtà che lasciano dentro di noi un segno, e l’obiettivo non è la meta, ma il percorso stesso.

Tanto entusiasmo, allegria, emozione, hanno accompagnato i ragazzi in questa nuova esperienza.

Festa del Libro, 22 aprile 2016

Marilena Contrucci

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Il viaggio all’epoca di Goethe

Il turismo nel Settecento era diverso da quello odierno.

Questo per vari motivi:

Le strade erano in cattive condizioni, per questo le carrozze si rompevano facilmente. Questi sentieri erano infestati da loschi briganti sempre in agguato. Inoltre c’era il problema della lingua straniera: nessuno la conosceva, ad eccezione di qualche benestante o aristocratico che si preoccupava di conoscerla. I viaggi, anche per i pochi e malsicuri mezzi di trasporto, erano lunghi e lenti: potevano essere al massimo di 500 o 600 chilometri. Inoltre era difficile che ci fosse qualcuno che avesse l ‘interesse, ma, anche e soprattutto, un patrimonio sufficiente per il viaggio.

Il “Grand Tour”

L ‘ espressione “Grand Tour “sembra aver fatto la sua prima comparsa sulla guida “The Voyage of Italy” di Richard Lassel, nel 1670. Anche Johann Wolfang Von Goethe, un letterato e artista del 18° secolo, effettuò il suo celebre Grand Tour in Italia dal 1786 al 1790, a cui dedicò il celebre libro “Italienische Rais “. Durante il 19° secolo, grazie al fondamentale intervento di Goethe, la maggior parte dell ‘aristocrazia (più precisamente quella inglese, francese e tedesca) incominciò a praticare questi Grand Tour. Si trattava di una sorta di viaggio, che i giovani aristocratici del nord Europa effettuavano per completare la loro formazione culturale. Infatti partivano accompagnati da un precettore, per visitare i monumenti e le opere artistiche studiate sui libri. Le destinazioni principali erano la Francia, l ‘ Olanda, la Germania e l ‘Italia in particolare. Era raro, ma gli aristocratici potevano spingersi fino in Grecia. Anche l ‘ Italia venne scoperta poco a poco. Si fermavano, all ‘ inizio, nelle città del nord, la visita dei paesi meridionali, invece, era piuttosto sconsigliata visto il pericolo, la lunghezza e la difficoltà degli spostamenti. Solo dopo vi furono dei nobili che decisero di inoltrarsi fino al sud, scegliendo come meta o Napoli o la Sicilia. Goethe, nonostante tutto, non andò in Italia per motivi di studio, ma per distaccarsi dallo stress

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e dal lavoro che lo stancava, quindi, in poche parole, per prendersi una vacanza.

Chi era Goethe? Com’ era fatto? Che lavoro

faceva?

Johann Wolfang von Goethe, nato a Francoforte il 28 agosto 1749 e morto il 22 marzo a Weimar nel 1832, è stato uno scrittore, un poeta e un drammaturgo tedesco. E’ considerato uno dei più grandi letterati tedeschi. La sua attività artistica fu rivolta alla poesia, al dramma, alla letteratura, alla teologia, alla filosofia, alle scienze e si dedicò con successo alla pittura. Goethe studiò legge a Lipsia e a Strasburgo; leggendo e riflettendo, si avvicina alla politica dello “Sturm Und Drang” che pone al centro del processo artistico l’esaltazione del genio. Scrive poi “I dolori del giovane Werther”, un romanzo drammatico che prende spunto da una storia vera e analizza i diritti del cuore ed riflette sul senso della natura; Goethe, con questo romanzo, diventa uno scrittore di fama internazionale. Sotto invito di Carlo Augusto di Sassonia diviene ministro del ducato, e trasforma la città di Weimar in una capitale della cultura. Goethe, desideroso di nuovo stimoli artistici, inizia nel 1786 il suo viaggio in Italia, che descrive nella sua opera “Grand Tour”, che è ricca di numerose testimonianze del suo viaggio. Lui trova in Italia l’unione tra uomo, natura e arte, a cui aspira. Torna poi in Germania e, ispirato dalle cose viste, inizia la fase classica della sua vita artistica, dove compone numerose opere; tra queste vi è il Faust, la sua opera più importante. Essa descrive il dramma dell’uomo che non trova dentro di sé risposte e aspira a raggiungere la forza onnipotente della natura. Prima di morire pubblica il romanza “Affinità elettive”, una passione amorosa in età adulta.

Muore a Weimar nel 1832

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Viaggio in Italia di Goethe

Il Viaggio di Goethe in Italia durò quasi due anni, dal 3 settembre 1786 al 18 giugno 1788 cioè un anno, 9 mesi e 15 giorni. La maggior parte del tempo la passò a Roma. Il primo soggiorno durò quattro mesi, il secondo quasi dieci mesi. Ecco le date per ripercorrere tutto il suo lungo viaggio

1 Karlstad 2 Monaco 3 Brennero 4 Trento 5 Verona 6 Vicenza 7 Padova 8 Venezia 9 Bologna 10 Firenze 11 Roma 12 Napoli 13 Palermo 14 Agrigento 15 Catania 16 Napoli 17 Roma 18 Siena 19 Firenze 20 Bologna 21 Milano 22 Como 23 Costanza

3 settembre 1786

6 - 7 settembre

8 settembre

10 - 11 settembre

14 - 18 settembre

19 - 25 settembre

26 - 27 settembre

28 settembre - 14 ottobre

18 - 20 ottobre

23 ottobre

29 ottobre 1786 - 22 febbraio 1787

25 febbraio - 29 marzo

2 - 18 aprile

23 - 27 aprile

1 - 5 maggio

14 maggio - 3 giugno

6 giugno 1787 - 24 aprile 1788

27 aprile

29 aprile - 11 maggio

12 maggio - 21 maggio

22 maggio - 27 maggio

28 maggio

3 - 10 giugno

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24 Norimberga 25 Weimar

13 - 16 giugno

18 giugno 1788

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Il viaggio di Goethe in Trentino-Alto-Adige

E' il 3 settembre 1786: un giovane uomo, un certo Jean Philippe Moller, lascia la cittadina di Karlsbad in Boemia per l’Italia. Sarebbe tutto normale se non si sapesse che sotto quel mantello settecentesco, nascosto dalle tendine di una carrozza frettolosa, si nasconde un grande della letteratura tedesca: Johann Wolfgang Goethe. Nemmeno lui, d'altronde, sapeva a che cosa andava incontro: l'Italia era veramente uno scrigno segreto tutto da scoprire... In due anni, ritrovata la felicità a lungo estranea alla sua turbata esistenza, Goethe visita i luoghi più emozionanti d'Italia e ne trae uno straordinario diario: il viaggio in Italia In due anni, ritrovata la felicità con una "cura dello spirito" fatta di contatto con la natura e la classicità, egli trae molti modellini di sue future creazioni. Oltrepassato il confine tedesco, l'autore riprenderà a scrivere il suo diario a Trento in data 11 settembre 1786: il Brennero è alle sue spalle.

Per questi primi giorni al di là del confine tedesco, ancora le giornate erano per lo più passate in carrozza, a cominciare dalla mattina presto. Tuttavia il giovane poeta scopriva un nuovo mondo dalla finestra del mezzo di trasporto: ed è toccante ed insolita, quasi estranea, la descrizione meravigliata di un territorio che ai suoi occhi appare così casuale, bello, selvaggio. L'Adige per Goethe è l’increspato e movimentato fiume "che nel suo continuo corso nasconde tumultuose sponde; la campagna che lo attornia, un quadro suggestivo di mulini nascosti dai pini decrepiti e una vegetazione rigogliosa. Così, sempre incantato, Goethe raggiunge Sterzi, Vipiteno e Bressanone, poi Collman, Toutscher, infine Bolzano, quando il sole del nuovo giorno è già alto.

Un'altra meraviglia delle città: stavolta sono i colori che travolgono il poeta. Il marrone-verdastro delle infuriate montagne, a contorno di filari di violacei vigneti carichi di uva matura. Infine i contorti rami della vigne risplendono alla luce di un dorato di granoturco. Vedendo questo e altri paesaggi di simile bellezza, Goethe afferma che "esiste un Dio": Bolzano è una città ricca a quel tempo, famosa per il commercio di stoffe e frutti, di ambulanti vociferanti seduti accanto a ceste di vimini. La anima una caotica e piacevole aria paesana, di tradizioni e costumi. Anche il contatto con la gente è importante per il poeta: come egli spiega, gli serve per capire se veramente "le piaghe della sua anima" sono risanabili o meno, per scoprire impressioni sensibili che neppure i più profondi libri sanno trasmettere.

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Da Bolzano fino a Trento i cavalli scalpitano per altre nove miglia, passando per campagne umide e assolate, accecanti per il chiaro frumento. Si alzano, lucidi toraci di uomini con le falci in mano e volti di donne dai capelli raccolti. Di nuovo tutto questo appare come un quadro vivo. Sopraggiunge la sera: Goethe raggiunge Trento, dove resterà fino al 13 settembre. Qui visiterà l'antichissima chiesa di Santa Maria Maggiore e la Casa del Diavolo, su suggerimento di un giovane trentino. Tale casa, inizialmente venne chiamata Palazzo Galasso, è oggi conosciuta popolarmente con il nome di Palazzo Zambelli.

Nel suo diario Goethe scrive: "Se questo entusiasmo fosse compreso da qualcuno che dimora nel Mezzogiorno, mi prenderebbe certo per un bambino". Se anche questa riflessione si fosse rivelata vera allora, oggi comunque Goethe sarebbe ancor più stimato per la sua puerile felicità. Ben pochi sono quelli che, pur crescendo, conservano intatte le emozioni e sorridono di cuore per poco.

Bolzano

Itinerario classico

Visita alla Bolzano storica, plasmata dai commercianti medievali che hanno lasciato il segno nelle piazze e nelle strade del centro, dove ancora sorgono i palazzi e le botteghe, i mercati e le taverne (magari annunciate da un'insegna in ferro battuto) ed evocati nei nomi delle strade in quelle che ancora oggi sono le vie degli acquisti.

Il tutto intercalato dalla città gotica delle chiese affrescate e degli altari lignei scuola e naturalmente Ötzi Da non perdere una full

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immersion nei musei cittadini: vari e diversi, espongono arte antica e moderna, presepi, un secolo di, la mummia rinvenuta tra i ghiacci.

Cucina tradizionale altoatesina

ernoIl Wirtshaus Vögele è il ristorante tradizionale per eccellenza di Bolzano da oltre un secolo. Perfino Goethe veniva qui a gustare le specialità altoatesine. Il menù infatti include i piatti tipici di questa terra, preparati con prodotti biologici locali e presentati in modo mondo.

Sulla nostra tavola sono apparsi innanzitutto dei taglieri con una vasta selezione di insaccati, da leccarsi i baffi. A seguire, tra le altre cose, dei finferli con Finferlo comunemente chiamato anche Cresta di gallo, Galletto o Gallinaccio, è uno dei funghi più apprezzati ed amati. Lo si può raccogliere un po' in tutta Italia, sia in estate che in autunno nei boschi di latifoglie. Il Finferlo si presta facilmente ad essere utilizzato nella preparazione di primi piatti come le classiche tagliatelle ai finferli, ma è anche ottimo da solo, semplicemente rosolato nell'olio insieme a prezzemolo ed aglio e poi servito su una bruschetta. Il famoso ossobuco ai finferli è uno dei secondi piatti capaci di esaltarne ancora di più il sapore e l'aroma. Questo speciale fungo si presta anche ad esse canedreerli di speck, fiori di zucchino fritti, filetto di bue steiner.. Ma se avete altri gusti trovate piatti meno 'montani'.

Anche il locale è molto curato, antico e con una storica stube che crea un ambiente caldo e accogliente.

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FINFERLO

Canederli con speck.

CANEDERLI DI SPECK ALLA TIROLESE:

I canederli, o Knödel detto alla Trentina, sono un piatto tipico della gastronomia Tirolese, in particolar modo delle città di Trento e Bolzano.

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Questo gustoso piatto è sicuramente uno dei più conosciuti ed apprezzati della cucina Trentina ma accanto a tanta bontà, c'è sicuramente da dire che i canederli sono un piatto molto calorico e nutriente adatto soprattutto al periodo autunnale ed invernale.

Infatti, i canederli, non sono altro che palline di pane farcite con speck o formaggio cotte nel brodo di carne, che spesso vengono paragonati a degli gnocchi.

Per quanto riguarda le origini di questo piatto, possiamo dire che sicuramente i canederli sono una ricetta antichissima di derivazione contadina.

I contadini, infatti, preparavano questo piatto utilizzando gli avanzi di pane diventato raffermo, insieme ai prodotti che l'allevamento gli offriva: speck e formaggio appunto, capisaldi della gastronomia Trentina anche ai giorni nostri.

Al giorno d'oggi, i canederli si sono evoluti ed infatti ne possiamo trovare di tutti i tipi con farciture sempre diverse: i classici allo speck o formaggio, con gli spinaci, con le erbette, e chi più ne ha più ne metta.

In ogni caso sono un piatto sicuramente da assaggiare almeno una volta perché racchiude in sé tutta la tradizione di questa meravigliosa regione che è il Trentino Alto Adige. Fiori di zucchino fritti, filetto di bue Steiner. Ma se avete altri gusti trovate piatti meno 'montani'.

Anche il locale è molto curato, antico e con una storica stube che crea un ambiente caldo e accogliente.

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CANEDERLI

Sarebbe sicuramente stato più facile affrontare un viaggio simile al giorno d’oggi. Date le attrezzature e i veicoli a disposizione.

Eseguito da:

Anna, Giulia e Ludovica.

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Il viaggio di Goethe in Lombardia

Nel suo viaggio di ritorno Goethe va in Lombardia visitando per prima la città di Milano e poi il lago di Como. A Milano si ferma dal 22 al 27, invece al lago di Como solo il 28 Maggio del 1788.

A Milano sono stati trovati i disegni della collezione di Goethe, esso infatti li acquistava perché avessero un fine didattico: cioè destinati alle “Libera scuola di disegno”. Tanto che anche lo stesso Goethe nei suoi disegni si ispirò a queste opere. Comunque Goethe restò molto deluso dalla città di Milano, in particolar modo dal Duomo, addirittura lo giudicò “un’autentica assurdità”.

Mentre gli piacque molto il Cenacolo di Leonardo alle Grazie, di cui lui era appassionato.

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Il Cenacolo fu dipinto da Leonardo Da Vinci negli anni dal 1494 al 1498 nel convento di Santa Maria alle Grazie a Milano.

Nel dipinto Andrea solleva entrambi le mani in segno di discolpa, e Goethe dice nella suo opera Il cenacolo di Leonardo: “…Sollevando a

metà le braccia mostra il palmo delle mani in una chiara

manifestazione di spavento…”

Invece riguardo a Simone Zelota, egli dice: “…Viso e movimento

indicano che è colpito e pensieroso, non sgomento, appena commosso.”

Goethe è rimasto affascinato dalla gestualità delle mani che Leonardo è riuscito a compiere nel dipinto; tanto che scrive: “…Il grande

espediente di cui Leonardo si è servito per animare questo dipinto: è il

movimento delle mani, al quale però solo un italiano poteva ricorrere.

Nella sua nazione il corpo intero è pieno di spirito, tutte le membra

partecipano ad ogni espressione del sentimento, della passione,

persino del pensiero.”

Dopo di che tornò in Germania, dove parlò con il sovrano Carlo Augusto di Sassonia per raccontargli quanto fosse stato bello il Cenacolo. Il sovrano partì a sua volta per Milano, dove si fece consigliare da Gaetano Cattaneo quali opere d’arte acquistare.

Egli gli consigliò di comprare parte dell’eredità di Giuseppe Bossi tra cui c’era la copia del Cenacolo. Il sovrano accettò e tornato in Germania lo mise a disposizione di Goethe, che da letterario che era, si documentò per diventare un esperto d’ arte.

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Così riuscì a competere da pari a pari con i più grandi storici d’ arte e scrisse un libro intitolato “il Cenacolo di Leonardo alle Grazie”.

Goethe queste tappe le ha fatte durante il suo Grand Tour.

Goethe in un ritratto fatto da Angelika Kauffmann

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Il lago di Como nel 1788

Beatrice e Susanna

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Il viaggio di Goethe in Veneto

Nel suo viaggio in Italia, Goethe, dopo aver visitato il Trentino Alto Adige e la Lombardia, scese anche in Veneto visitando e ammirando le sue meravigliose città d’ arte che sono Verona, Vicenza, Padova e infine Venezia. A Verona Goethe visitò la galleria di San Giorgio esprimendosi con le seguenti parole :<< San Giorgio è una galleria di buon livello ma quei poveri diavoli di artisti che cosa hanno voluto dipingere? Perché han voluto dipingere gente affamata e folla innumerevole cui si fa elemosina del pane?! >>. Mentre nella galleria Gherardini, il poeta trova bellissime cose dell’Orbetto e riesce a conoscere questo artista. Ma le più squisite opere d’ arte si trovano per Goethe nel palazzo “Bevilacqua “. Il quadro è detto Paradiso che rappresenta l’incoronazione di Maria, Regina del Cielo. Il poeta è colpito soprattutto dalla vita che c’ è nella città; è colpito da chi si ferma a pregare e, da chi si ferma in piazza a parlare con le belle signore. La popolazione va e viene tra la più grande animazione e specialmente in alcune vie, mentre nei giorni di mercato, le piazze sono zeppe di gente dove si cerca tutta la giornata.

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Goethe si procura, in una libreria di Padova, delle opere del Palladio. In città visitò l’università e disse << Buon per me che non qui mi è toccato svolgere i miei studi >>. In questa città è anche importante visitare l’orto botanico dal quale ritorna con un più grande interesse scientifico, da cui si vedono i frutti nel suo scritto Storia del mio studio Botanico. Rimase esterrefatto dalla piazza “Prato della Valle “, dove in seguito sorgerà un’arena simile a quella di Verona che Goethe descrive così: “un immenso ovale è occupato da statue che rappresentano uomini illustri e statue colossali di papi”.

Goethe visita anche una confraternita dove si trovano dei quadri molto antichi, che ricordano gli antichi tedeschi tra cui quelli di Tiziano, che riprendono l’antica miniera tedesca holbeniana.

Lo troviamo infine nella sala del consiglio municipale, chiamata Salone per la sua grandezza, e nella chiesa di S. Giustina.

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A Venezia Goethe si ferma per ben due settimane, scoprendo una meravigliosa città di isole, la cui ampiezza si può misurare semplicemente allargando le braccia. Goethe si mescola tra le belle donne veneziane. D’un tratto si sentì anche lui padrone del Mar Adriatico come ogni veneziano quando sale sulla gondola. Tre giorni dopo è a Vicenza, dove visita le opere di Andrea Palladio, innalzando l’artista e grande maestro.

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Francesco Bianchini | Nicolò Casciana | Raffaele D’Anna | Edoardo Proietti

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Viaggio di Goethe in Emilia Romagna

Bologna

Dopo Venezia, Goethe si reca a Ferrara, dove visita la tomba di Ludovico Ariosto in Palazzo Paradiso.

Ludovico Ariosto è stato un poeta e commediografo italiano, autore dell'Orlando furioso (1516-1532). È considerato uno degli autori più celebri e influenti del suo tempo. Le sue opere, il Furioso in particolare, simboleggiano una potente rottura degli standard e dei canoni epocali. Sempre a Ferrara Goethe visita il presunto luogo di prigionia di Torquato Tasso. Torquato Tasso è stato un poeta, scrittore e drammaturgo italiano. La sua opera più importante e

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conosciuta è la Gerusalemme liberata (1581), in cui vengono cantati gli scontri tra cristiani e musulmani durante la prima crociata, culminanti nella presa cristiana di Gerusalemme.

Il 17 Goethe è a Cento, patria del pittore Guercino, che gli dà lo spunto per sottolineare l'attaccamento degli italiani alla propria patria.

Il 18 notte è a Bologna: antichissima città universitaria, dove oggi numerosi studenti ne animano la vita culturale e sociale. Nota per le sue torri e i suoi lunghi portici, possiede un ben conservato centro storico, fra i più estesi d'Italia. La città, i cui primi insediamenti risalirebbero almeno al I millennio e.v., fu un importante centro urbano dapprima sotto gli Etruschi e i Celti, poi sotto i Romani poi ancora, nel Medioevo, come libero comune. Capitale settentrionale dello Stato Pontificio a partire dal Cinquecento, svolse un ruolo fondamentale durante il Risorgimento e, durante la seconda guerra mondiale, fu un importante centro della Resistenza. Nel secondo dopoguerra, come buona parte dell'Emilia, è stata governata quasi ininterrottamente da amministrazioni di sinistra.

Bologna è un importante nodo di comunicazioni stradali e ferroviarie del nord Italia, in un'area in cui risiedono importanti industrie meccaniche, elettroniche e alimentari. È sede di prestigiose istituzioni culturali, economiche e politiche e di uno dei più avanzati quartieri fieristici d'Europa. Nel 2000 è stata "capitale europea della cultura" e dal 2006 è "città della musica" UNESCO.

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A Bologna Goethe vede la Santa Cecilia di Raffaello, rimanendone estasiato. L'Estasi di Santa Cecilia è un dipinto a olio su tavola trasportata su tela (236 × 149 cm) di Raffaello, conservato nella Pinacoteca Nazionale della città e databile al 1514 circa. L'opera venne commissionata da Elena Duglioli, moglie di Benedetto dell'Oglio, la cui vita spirituale si ispirava a quella della santa, per via del voto di castità nel matrimonio che faceva di lei una sposa-vergine come santa Cecilia.

Il Poeta sale sulla Torre degli Asinelli, ammirando il panorama visibile da quell'altezza (97,2 m). La torre degli Asinelli è una delle cosiddette due torri di Bologna, simbolo della città, situate all'incrocio tra le vie che portavano alle cinque porte dell'antica cerchia di mura "dei torresotti". La torre degli Asinelli, con i suoi 97,2 m di altezza, è considerata la torre pendente più alta d'Italia, con un'inclinazione di 1,3° rispettoall'asse verticale.

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Viaggio in Toscana di Goethe

A Firenze

Sappiamo con certezza, grazie a numerose fonti tra cui il celeberrimo “Viaggio di Goethe “, che questo “Genio Universale “nel suo “Gran Tour” vide Firenze solo di passaggio, trattenendosi solo tre ore.

Johann Wolfang von Goethe era impaziente di andare nell’ antica “Caput Mundi”per la Festa D’Ognissanti. Certo, Roma era una tappa fondamentale, ma come si poteva “saltare” la città natia del Sommo Poeta, Dante Alighieri?!

Goethe, in questo splendido viaggio, che sarà una delle esperienze più significanti della sua vita, si rese consapevole di un’antipatia, di una rivalità degli italiani nei confronti dei tedeschi. In un episodio in particolare Goethe sarà a conoscenza di questa relazione. Esso è avvenuto proprio a Firenze.

Seduto ad un tavolo della caffetteria Gilli (fondata nel 1773), il giovane tedesco ordina un caffè, mentre davanti a lui un anziano italiano sta consultando un dizionario di latino. Ammettiamolo, una persona che studia latino in Italia non è una cosa così strana. Ma il giovane era curioso: “Mi scusi… perché sta studiando il latino adesso, in questa fase della sua vita?”.

L’anziano risponde: “Come ha giustamente osservato, studio una lingua morta, proprio quando la mia morte si avvicina, perché sono un uomo previdente. Quando me ne andrò, voglio sedermi in un caffè celestiale e parlare perfettamente l’idioma locale. In paradiso, tutti parlano latino: la Santissima Trinità, gli angeli e tutti i santi”. Il giovane tedesco lo provoca: “L’inferno non sarebbe un’altra possibilità da considerare?”. Ironico, l’anziano ribatte: “Se dovesse capitarmi la sventura, sono pronto: parlo fluentemente il tedesco!”.

Nonostante l’avesse visitata rapidamente Goethe riconobbe subito la sua ammirazione per la capitale toscana. Una cosa che gli piacque

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molto fu lo stato di pulizia delle strade (cosa che noterà anche a Napoli). Inoltre parlò molto spesso nel suo diario della “grazia” e della ricchezza degli accoglienti abitanti che popolavano la magnifica città. Con i suoi schizzi e acquarelli, Goethe tornò dall’Italia cambiato nel profondo. Una guida in Toscana gli chiese: “Perché pensa così tanto? L’uomo non deve pensare troppo, perché pensando invecchia”. E aggiunse: “L’uomo non deve attaccarsi ad una cosa sola perché in questo modo impazzirebbe; deve avere mille cose, una confusione in testa”.

Dopo alcuni mesi in Italia, a stretto contatto con l’esuberanza degli italiani, il tedesco scrisse agli amici di casa: “Mi sento una persona completamente diversa. Ieri ho pensato tra me e me: `O eri pazzo prima o lo sei diventato poi”.

Goethe, in effetti, non si trattenne a lungo a Firenze: infatti visitò soltanto il duomo (Santa Maria del Fiore) e il Battistero di San Giovanni, che pertanto erano e sono tuttora nella stessa piazza, piazza san Giovanni. Si pentirà, in seguito, della sua scelta: Firenze gli piacque fin dal primo sguardo, rimanendone subito folgorato. Siccome ebbe questa impressione decise di ritornarci nel suo “Secondo viaggio” visitandola più approfonditamente. Inoltre accompagnò la visita della magnifica città a quella di Siena.

Qualche foto sulla “Firenze” visitata da Goethe…

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Il Duomo di Firenze all’epoca di Goethe ed il Duomo di Firenze oggi.

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Paesaggio serale del Duomo di Firenze illuminato

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Goethe a Roma

Quando Johann Wolfgang Goethe arrivò a Roma nel 1786 era

già uno scrittore di fama mondiale, grazie al suo "Werther".

Il viaggio di Goethe lo portò a Roma per ben due anni. Aveva quasi quarant’anni, quando arrivò nella Capitale, tra il 1786 e il

1788. Goethe visitò molti luoghi come:

La Scalinata a Piazza di Spagna e SS Trinità dei Monti,

la monumentale scalinata (135 scalini) doveva essere un

percorso solito per Goethe che lo portava a raggiungere la chiesa di Trinità dei Monti, dalla quale ammirare il bellissimo

panorama sottostante. La Scalinata, progettata da Alessandro Specchi e Francesco De Sanctis, fu inaugurata da papa

Benedetto XIII, in occasione del Giubileo del 1725.

l'Accademia di Francia, da piazza di Spagna al caffè Greco, da

Fontana di Trevi al Quirinale, Goethe amava molto passeggiare per questi luoghi, percorrendo un tragitto ideale di bellezze, che

di solito amava concludere a Villa Medici. Da qui poteva osservare il bellissimo panorama, correndo con lo sguardo sui

tetti di Roma. A quel tempo Villa Medici non era ancora diventata sede dell'accademia di Francia, ma lo diventerà solo

più tardi nel 1804. La prestigiosa accademia fu fondata da Luigi XIV° nel 1666 per ospitare artisti francesi, operanti a Roma.

L'Antico caffè greco (a via Condotti 86).

tutt'ora meta di intellettuali e scrittori, ma anche di turisti e affezionati, è un caffè storico della Capitale, aperto nel 1760

proprio da un greco. Questo era per Goethe un luogo di passaggio e di incontri, a pochi passi dalla sua abitazione, dove

amava rimanere per gustare lunghe colazioni all'italiana. Sulle pareti oggi si possono trovare foto, scritti, dipinti di celebri

avventori.

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Il Palazzo Montecitorio.

Goethe passando per la piazza venne colpito dalla bellezza

dall'obelisco che vide a terra, e che fu eretto solo molto più tardi nel 1792.

Piazza del Quirinale.

Goethe amava molto venire qui a passeggiare in compagnia del

suo amico pittore Tischbein. All'epoca il sontuoso Palazzo del Quirinale era adibito a residenza papale, solo dal 1946 (anno di

proclamazione della Repubblica) divenne residenza ufficiale del Presidente della Repubblica. Camminando sulla piazza lo

scrittore ne rimaneva ogni volta affascinato:

Prima di andarsene da Roma disse:"C'è una sola Roma al

mondo, e io mi ci trovo bene come un pesce dentro l'acqua".

La casa abitata da Goethe nel periodo romano è diventata oggi un museo.

Riccardo Calabresi, Raffaele Annunziata

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Goethe in Campania

Buongiorno a tutti, siamo qui io e la mia collega Elisa per raccontarvi la fantastica e emozionante avventura di Goethe in Campania, una fantastica regione dell’Italia. Questo studioso tedesco era, come oggi, conosciuto in tutto il mondo per il suo straordinario viaggio in Italia

durato circa due anni. Goethe ci restituisce il carattere di un popolo: la capacità dei napoletani di usare la ricchezza dell'ambiente naturale a proprio vantaggio, senza approfittare, senza distruggere, trovando il proprio posto in un'economia fatta di scambi fittissimi, nient'affatto povera perché capace di creare un ciclo produttivo virtuoso, in cui ognuno svolge una funzione utile alla collettività e, nonostante tutto, compie bene e fino in fondo il proprio lavoro.

Accompagnato da Federico Carlo Augusto, Principe di Waldeck si reca a Pozzuoli e dintorni il 1º marzo per visitare la solfatara e le rovine romane. Sale due volte in cima a Vesuvio: il 2 e il 6 marzo. Il 5 marzo domenica lo dedica alla visita delle chiese di Napoli, ed ammira nella chiesa del Gesù Nuovo la cacciata di Eliodoro dal tempio affrescata da Francesco Solimena e altre opere di Luca Giordano. Visita palazzo Colubrano (palazzo Diomede Carafa) con Wilhelm Tischbein 7 marzo, nel cortile del quale ammira la scultura i una testa di cavallo in bronzo di Donatello, oggi sostituita da una copia in terracotta dopo che l'originale fu donato, nel 1809, al museo archeologico di Napoli.

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Testa di cavallo in bronzo di Donatello Palazzo Diomede Carafa

Visita la pinacoteca di Capodimonte il 9 marzo e assiste a spettacoli nel teatro San Carlo.

Si reca con Tischbein a Pompei l’undici marzo. Pompei quella città così bella che fu ricoperta di lava eruttata dal Vesuvio, i pompeiani non sapevano che il Vesuvio era un vulcano. Uno strato di cenere alto 3 metri coprì non solo l’intera città ma anche la sua immensa cultura e bellezza: i quadri, caratterizzati dallo sfondo rosso, i portici, le case, le botteghe. Poi visita Torre Annunziata, Ercolano, Portici: nella Reggia di Portici era all'epoca allestito l'Herculanense Museum con i reperti trovati negli scavi di Ercolano e Pompei.

Reperti Ercolano Reperti Pompei Quindi si reca a Caserta e Sorrento. Visita Paestum accompagnato da Christoph Heinrich Kniep che, presentatogli da Tischbein, eseguirà per lui numerosi disegni e che accompagnerà Goethe in Sicilia. A Napoli tornerà il 13 maggio. In questo secondo soggiorno, fa visita a William Hamilton, che gli mostra la sua collezione di reperti archeologici. Tra questi individua due candelabri di probabile provenienza pompeiana, al

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che Hackert lo invita a tacere e a non indagare oltre sulla loro provenienza. Approfondisce in questa seconda tappa napoletana la conoscenza gli usi e le abitudini del popolo, del quale elogia l'operosità e l'efficienza nella pulizia delle strade, a differenza di altre città che aveva visitato in precedenza. Il 3 giugno parte alla volta di Roma.

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Lo scrittore Goethe il 2 Aprile 1787 giunse in Sicilia e rimase incantato della bellezza del luogo, dal fascino della città, dalla luminosità del cielo, dai colori della natura, dai profumi che essa emanava e dalle tradizioni.

Descrive questi posti con cura emozionandosi come se nel vedere la città vedesse un quadro di Lorrain e la descrive con una cura incredibile meglio di una guida turistica e quasi come un nativo del posto, che è legato e ama la sua terra. Visitò la città in ogni sua parte, in lungo e in largo, piegando come una lunghissima strada poteva incrociarsi comodamente partendo dai monti per poi giungere verso il mare. Descrive le vie interne come labirinti che neanche una guida riesce a conoscere così bene.

Si sentì accolto in questa città come un abitante del posto e nei suoi scritti si sofferma a descrivere la particolarità dei colori, del profumi, dei fiori e degli alberi presenti nei giardini pubblici, dell’acqua che rifrange lungo le coste e le tradizioni acquisite dal popolo arabo. Palermo fu fondata dai Fenici con il nome di Zyz, che significa fiore e città, fu molto amata dai Greci per la sua posizione tra i due fiumi navigabili che le diedero una grande importanza dal punto di vista commerciale.

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AGRIGENTO

Nella seconda parte del suo Viaggio in Sicilia, Goethe visitò il più importante patrimonio archeologico dell'isola: dal Tempio Dorico Segesta al Parco Archeologico di Selinunte, per finire alla

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straordinaria Valle dei Templi di Agrigento.

Queste sono le parole : “Mai visto in tutta la mia vita uno splendore di primavera come stamattina al levar del sole... Dalla finestra vediamo il vasto e dolce pendio dell'antica città tutto a giardini e vigneti, sotto il folto verde s'indovina appena qualche traccia dei grandi e popolosi quartieri della città di un tempo. Soltanto all'estremità meridionale di questo pendio verdeggiante e fiorito s'alza il tempio della Concordia, a oriente i pochi resti del Tempio di Giunone; ma dall'alto l'occhio non scorge le rovine di altri templi... corre invece a sud verso il mare. All'estremità di una valle lunga e larga, isolato in vetta a una collina e insieme cinto da rupi, domina lontano un'ampia distesa di terra, ma solo un breve tratto di mare. Il paese d'intorno è immerso in una fertilità malinconica, tutto coltivato, eppure quasi privo di abitazioni umane”.

Caltanissetta

Situata a 650 metri di altezza, Caltanissetta è immersa nelle riserve naturali, ben sette in questo territorio nel cuore della Sicilia; inoltre, popoli del passato, greci, arabi e Borboni hanno lasciato splendide testimonianze storico-architettoniche, come il Castello di Pietrarossa (eretto nel 1080), la Cattedrale di Santa Maria la Nova, la cui navata è ornata dagli splendidi affreschi, opera del pittore fiammingo Guglielmo Borremans (1670-1744) e l' Abbazia di S. Spirito, uno splendido esempio di stile romanico in cui è conservata una vasca battesimale romanica. I suoi abitanti si chiamano Nisseni.

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Enna

Soprannominata "Il Belvedere di Sicilia", Enna (antica Castrogiovanni e Provincia più alta d'Italia), dall'alto dei suoi 931 metri, sembra davvero dominare l'intera isola; Goethe la descrisse così: una dorsale isolata che conferisce al paesaggio un carattere insolito e severo.

Il Viaggio in Sicilia di Goethe prosegue spostandosi dal centro, dalle province di Enna e Caltanissetta, verso le città di Catania, Taormina e Giardini Naxos.

Le relazioni dei viaggi in Sicilia fatte da grandi scrittori come Goethe sono uno strumento prezioso per poter godere al meglio delle sensazioni che questa magnifica terra, con le sue bellezze artistiche e naturali, regala a chi la visita. Goethe, quasi alla fine del suo lungo e molto faticoso viaggio (a quei tempi si viaggiava a dorso di mulo) arrivò a Catania, Taormina e Messina.

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Catania

A Catania Goethe frequentò la nobiltà locale, fra i palazzi e monumenti barocchi.

Catania è una delle città siciliane più belle e ricche di storia; il centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell'Unesco. Nella centralissima Piazza Duomo si può ammirare l'emblema di Catania, la Fontana dell'Elefante chiamato "o Liotru" e, di fronte la fontana, la Cattedrale dedicata a S. Agata. Molto suggestivo è anche il Castello Ursino, che si trova in Piazza Federico di Svevia; all'interno del castello si può ammirare il Museo civico di Catania.

Tra suggestioni e memorie indelebili, termina il viaggio di Goethe alla scoperta della Sicilia.

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Il secondo e il terzo viaggio in Italia

A Goethe il suo “ primo “ viaggio gli piacque tantissimo. Non tutti , però , sanno che Goethe , che ormai si era “ innamorato “ del nostro Paese , decise di compiere altri due viaggi : il secondo e il terzo.

Tutti i tentativi di Goethe di ripetere l’esperienza unica e stimolante del primo viaggio in Italia fallirono . La seconda volta arrivò fino a Venezia , ma non vide più gli ideali classici , ora vide invece il disordine e il malfunzionamento delle cose pubbliche . La terza volta arrivò solo al confine, poi tornò a casa. Il suo bisogno di evadere non era più sufficientemente grande.

Lo stesso Goethe , durante il suo secondo viaggio , scrisse :

L’Italia è ancora come la lasciai ,

ancora polvere sulle strade ,

ancore truffe al forestiero ,

si presenti come vuole .

Onestà tedesca ovunque cercherai

Invano ,

c’è vita animazione qui ,

accanto ma non ordine e disciplina ;

ognuno pensa per se , e vanno ,

dall’altro diffida ,

e i capi dello stato, pure loro ,

pensano solo per sé .

Bello il paese! Ma Faustina , Ahimè ,

più non ritrovo .

Non è più quest’Italia

Che lascia con dolore .

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Uscita didattica: sulle tracce di Goethe a Roma

Mercoledì 24 Febbraio io e la mia classe, insieme con la Professoressa Contrucci, abbiamo percorso l'itinerario di Goethe a Roma. La prima tappa che abbiamo fatto è quella della magnifica piazza del Popolo. Da lì si vede uno scorcio delle vecchie mura Aureliane, le antichissime mura volute dall' imperatore Aureliano per difendere la città di Roma. Quando Goethe giunse a Roma capì di essere finalmente arrivato solo quando vide con i suoi occhi l’antica porta di Roma che si affaccia su piazza del Popolo. La nostra guida, ci ha spiegato che l'obelisco situato al centro della piazza è un originale obelisco Egizio, preso e portato a Roma dai Romani quando conquistarono l’Egitto nel 31 a.C. Se si guarda dritto inoltre si vedono tre strade che formano un tridente, i loro nomi sono: Via del Babuino, Via del Corso e Via di Ripetta due fontane che si trovano ai lati della piazza rappresentano una dei tritoni, mentre l’altra la dea Roma con ai suoi piedi Romolo e Remo. Dopo una breve pausa siamo andati ad ammirare la bellissima casa in cui visse Goethe nel periodo che stette a Roma. La casa è situata in Via del Corso,18 ovvero la strada centrale che si può vedere da Piazza del Popolo. Gli arredi della casa sono ormai andati perduti, poiché il tempo e i danni causati al palazzo li hanno del tutto consumati e rovinati. Nonostante ciò la casa ha conservato i suoi meravigliosi soffitti in legno (resi più forti da aste di ferro) e i suoi antichi pavimenti in cotto parzialmente restaurati. Le mura sono rese più belle e decorate da fotografie scattate da una fotografa Tedesca riguardanti i beni e i posti che frequentava Goethe. La stanza che più mi ha affascinata è stata la camera di Goethe, che se anche molto piccola per me è come se fosse l’armonia della casa, un po' come il cuore. Al suo interno vi sono una parte dei libri e dei documenti di Goethe in cui si vede chiaramente che per non farsi scorgere dagli abitanti di Roma aveva cambiato nome in Giovanni Filippo. Nella sua camera è presente un disegno in bianco e nero molto divertente! Rappresenta Goethe che litiga con il suo cuscino mentre un gatto ai piedi del letto lo guarda con aria sbalordita. Sul tavolo del disegno è inoltre presente la testa di Giove, Goethe racconta infatti di non essere riuscito a trattenersi quando la vide esposta e senza pensarci due volte se la comprò. La testa presente nella casa di Goethe, ma in una copia meno raffinata, si riferisce al volto di Giunone ed è stata realizzata con un calco in gesso:

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Un' altra stanza molto bella è lo studio del suo amico di penna Tischbein dove è esposta una copia del famosissimo quadro che raffigura Goethe in vesti da viaggio. Essa è una delle stanze più grandi della casa, ma senza dubbio una delle più luminose per via delle tre grandi finestre che la illuminano. Insieme a Goethe in vesti da viaggio però un altro importantissimo quadro è quello di Goethe affacciato alla finestra:

Dopo che si attraversano molte stanze la casa termina con una piccola biblioteca dove alcune signore studiano i libri da lui scritti. Finita la visita della casa di Goethe abbiamo comprato quasi tutti un piccolo souvenir; ovvero una piccola statuetta in plastica che raffigura Goethe in miniatura. Dopo essere usciti dalla casa di Goethe abbiamo percorso tutta via del Babbuino finché non siamo arrivati a piazza di Spagna. Durante la strada abbiamo potuto ammirare la fontana del Babbuino, il cui corpo era in origine separato dalla testa. Coloro che trovarono la

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statua, volendo rispettare la tradizione Romana, quando trovarono il corpo e la testa li misero insieme dando origine a quella bizzarra statua. La statua ha corpo di Fauno e testa di un essere vivente probabilmente mitologico. Arrivati a piazza di Spagna abbiamo ammirato la Barcaccia e successivamente abbiamo percorso la scalinata di Trinità dei Monti che ci ha portati al Pincio, la terrazza panoramica su cui sorge Villa Borghese. Dopo aver percorso lunghi tratti di strada siamo giunti davanti alla statua a Goethe dedicata. Da una parte viene raffigurato Goethe con altre persone come: Mignon ed Ifigenia, mentre dall' altra parte viene raffigurata la tentazione di Faust. Dopo averla ammirata a lungo abbiamo fatto una breve pausa e poi, stanchi, ma felici siamo tornati a scuola.

È stata una bellissima giornata!

Giulia Mastrangeli