Araldo Settembre Ottobre 2011

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Periodico d’Informazione e Cultura Religiosa dei Missionari dei Sacri Cuori Non temete, Dio vi ama, voi amatelo, perché Egli vuole il vostro amore San Gaetano Errico L’Araldo dei Sacri Cuori

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Araldo di settembre ottobre 2011

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Periodico d’Informazione e Cultura Religiosa dei Missionari dei Sacri Cuori

Non temete, Dio vi ama, voi amatelo, perché Egli vuole il

vostro amore San Gaetano Errico

L’Araldo dei Sacri Cuori

Coordinatore di Redazione:

P. Raffaele Baia

Grafica ed impaginazione:

Mario D’Arienzo Antonio BarbatoLuca CorteseRino Cinefra

Fotografia:

Giuseppe Del Giudice

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Stefano Cuozzo

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Periodico d’Informazione e Cultura Religiosadei Missionari dei Sacri Cuori

L’Araldo dei Sacri Cuori

SOMMARIOAnno 89 n° 4Settembre - Ottobre 2011

• EditorialeVocazioneallaTenerezza 3di P. Raffaele Baia msscc

• IlFondatoreUnitàd’Italia:150°Anniversario“SanGaetanoErrico:TimorieSperanze” 5di Prof. F.Porcelli ( Preside della T.L.Caro )

• CongregazioneRaffaeleMennella:UntestimonedelmessaggiodellaGMG20117di P. Luigi Toscano msscc ParrocchiadeiSacriCuoriIgiovanisiinterroganosullaGMG20119di Francesco Belliazzi CinquegiorniaMedugorje9di Stefano Abbate

CasaMadreL’AddolorataperlestradediSecondigliano11Cinquantesimodisacerdozio11di P. Bisgio Liccardo msscc

ParrocchiaSanPaoloApostolo-TorTrePonti-LTGrazie,PadreGiorgio12di P. Simon Fernandes e la comunità IndonesiaPrimaprofessione13di P. Angelo Terracciano msscc ColombiaOrdinazionediP.Ameth14di Pp. Ameth e Angelo Terracciano msscc

ParrocchiadeiSacriCuori-Cerignola-FGFestadeiSacriCuori15di P. Angelo Terracciano msscc NigeriaVisita16di P. Arokia mssccItaliaVolontariaLourdes17di Pp. Arokia, Georffery, George msscc

• PaginediBontà19• ProgettoBuonSamaritano

Amare chi ci comprende è facile, amare chi ci ama è bello, ma biso-gna imparare ad amare gli uomini solo perchè sono uomini.

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Editoriale

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Vocazione alla Tenerezza P. Raffaele Baia msscc

In un suo intervento stupendo, il tedesco Heinrich Boll, premio Nobel per la lettera-tura, dice che nella Chiesa, nelle nostre

famiglie, nella macro-società, quello che oc-corre è preparare e poi potenziare la CUL-TURA della TERENEZZA. E’ la conversione all’ospitalità del diverso, come legge di vita. Farsi casa per l’altro. E la casa è il cuore dell’uomo. Bisogna che il baricentro si sposta dall’io al tu. La cultura occidentale moderna è egocentrica. L’ego riduce l’altro a sempli-ce non-ego. La cultura d’Occidente sembra avere, come suo ultimo sintomatico sbocco, la posizione di Jean-Paul Sartre, nella quale il rapporto con l’altro è impostato irrimedia-bilmente da un duro regime di sguardi: l’io guarda il tu e lo reifica, cioè lo rende oggetto, strumento al suo potere, al suo avere, al suo piacere. La tendenza dell’uomo occidentale, in particolare, appare andare verso la colo-nizzazione dell’altro. La conversione dell’im-postazione dello sguardo che strumentaliz-za, è urgente. L’alternativa all’atteggiamento dello sguardo è l’atteggiamento del VOLTO. L’altro è, anzitutto, un volto che mi si impone nella sua auto rivelazione, che non dipende da me. Se tento di modificarlo, non è più l’al-tro, ma è qualcosa d’altro.Riconciliarsi con Dio e, soprattutto, riconciliar-si con l’altro come volto, come tu originario e unico. Nel volto dell’altro trasparirà, come in filigrana, il volto del Totalmente Altro.La cultura della tenerezza scoppierà nel no-stro cuore e si riverserà in ogni nostro rappor-to soltanto quando fino in fondo impareremo l’esperienza della tenerezza…ci facciamo te-nerezza.Esperti della tenerezza ricevuta, ci faremo fonte di una tenerezza da donare. Da donare a tutti i viventi: perché la tenerezza paga, ma-gari non a breve, ma certo a lungo termine. Ce lo ha assicurato Gesù. Così, la riconciliazione non sarà un fatto limi-tato a certi recinti sacri, bensì un evento che

si intesse in tante manifestazioni della vita e del quotidiano. La riconciliazione diventa, a partire dall’interno, politica della vita e, poi, vita della politica.Questa è cultura alternativa, è vocazione all’amore, un amore che cambia l’io in noi. Una cultura, tanto più urgente, dal momen-to che ci troviamo in un mondo “ammobiliato di tutto punto” che appare così confortevole ed è così sconfortato. E’ un mondo che vive un’epoca di glaciazione. La geofisica ci av-verte che la terra va verso una nuova gla-ciazione. C’è, altresì, una tendenza alla gla-ciazione etica e psicologica all’interno delle nostre famiglie e delle nostre comunità. Esse non sono immuni dal bacillo dell’asprezza, che caratterizza la nostra “civiltà”, in cui i cre-denti non di rado appaiono come frigoriferi benedetti.La cultura (“vocazione”) della tenerezza: ecco quello che ci occorre per costruire ciò che Paolo VI definitiva la “civiltà dell’amo-re”. Cultura dice anche coltivazione. Questa tenerezza va coltivata con costanza. Come una pianticella, preziosa, sì, ma tanto fragi-le. Solo così può essere comunicata. Ma non possiamo darla, se non abbiamo fatto prima

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l’esperienza della tenerezza del volto dolcis-simo di Cristo: esso rifulge in tutto lo splen-dore della misericordia, quando egli dice: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”, cioè, non esiste più il tuo passato, ti faccio sentire il caldo del mio costato. Il cuore di Cristo, nell’icona che il Vangelo di Giovanni presenta, è rimasto, an-che dopo la risurrezione, aperto. E’ il mistero del suo cuore trafitto che illumina il mistero del nostro cuore compunto. Il suo cuore è la porta, a cui ancora e sempre bussiamo, onde gustare il calore di una casa.

Il problema dell’uomo è, sì, quello del lavoro, della casa, della sussistenza dignitosa e, per tanti oppressi, della sopravvivenza stessa, del rapporto sociale, economico, politico, cul-turale. Tuttavia, la radice di questo groviglio di problemi sta nel fatto che il cuore dell’uomo sta diventando gelido. E’ un “cuore di pietra”. Il Signore lo dichiara mediante il profeta Eze-chiele: “Strapperò il vostro cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”. Palpiterete come uo-mini. Vibrerete come figli. Vivrete come fra-telli. Avrete la promessa indispensabile per la cultura-vocazione della tenerezza. Farete diverso il mondo. Allora sì che noi potremo vivere intensamente la nostra vita come una festa. Festa, perché donati. Festa, perché perdonati. Festa, per-ché capaci di rinnovare il mondo, nel segno di questa riconciliazione. Essa ci offre la vera speranza. Questa speranza fondata non è le-gata alle formule contingenti, ma alla grande certezza che la riscoperta di Dio-tenerezza è per noi grazia, bisogno e impegno. E’ per noi pace: allora, diventa per noi anche impe-gno di vita. Ogni giorno. Come nuovo giorno. Come una consegna d’amore.

Nostra Madre Addolorata Stai sempre cu sta faccia addulurata, cu st’uocchie ca a resata l’ha stutata, l’artista ca st’espressione t’ha criata, a stu’ dulore tuoio, s’è sulo avvicinato.

O quadro tuoio o tengo fora a porta, perduoname si a vote nun te guardo, è stu dulore tuoi oca io nun lo sopporto.

Io so sicuro, ca cu tutto stù dulore, Tu’ si pronta a perdunà ogni mancanza, e io a Tè sola, cerco grazie e perdonanza.

Giuseppe Andretta

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IlFondatore

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Unità d’Italia 150° Anniversario“San Gaetano Errico: Timori e speranze”

Prof. F. Porcelli (Preside della S.M.S. T.L.Caro)

La storia di Napoli è la storia di Secon-digliano, la storia di Secondigliano è la storia di San Gaetano Errico.

Vive nella prima metà dell’ottocento, nasce, infatti, il 19 ottobre del 1791 e muore il 29 ot-tobre 1860. Un’epoca tormentata, inquieta e di profondi cambiamenti in cui si susseguiro-no numerosi avvenimenti storici. Dall’espe-rienza repubblicana del 1799 al “decennio francese” delle riforme tra il 1806 e il 1815, nel moto costituzionale del 1820, dalla mo-narchia restaurata nel 1815 fino all’unifica-zione italiana nel 1860. Si susseguirono, inoltre, calamità naturali quali le epidemie coleriche dal 1836 al 1837 e nel 1854 e il Vesuvio che ha attraversato una fase di attività persistente e di violenti episodi segnalati nel 1794, 1822, 1834 e nel 1850. Quando egli nacque, la Francia già da due anni viveva l’esperienza della Rivoluzione.Visse tutte le ore drammatiche di quel perio-do, lui che fin da piccolo aveva già una gran-de vocazione per la chiesa e adorava giocare

con lo “strummolo”, un gioco che praticavano tutti i suoi coetanei.Nel gennaio del 1799, a solo otto anni, assi-ste al passaggio delle truppe napoleoniche inviate ad occupare Napoli; a quindici anni, nel 1806, all’invasione del Regno delle Due Sicilie, su ordine di Napoleone.Fu ordinato sacerdote nel 1815, anno della sconfitta di Napoleone e dell’inizio della Re-staurazione e del Risorgimento, ed operò nella chiesa fino al 1860 anno della sua mor-te ed anno in cui Garibaldi fece il suo ingres-so a Napoli (7 settembre 1860).Conobbe personalmente Gioacchino Murat, (che operò una trasformazione giuridica e ci-vile) e il re Ferdinando II, (il 13 maggio del 1840 approvò il Decreto di Costituzione della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuo-ri) che lo stimava tanto da sentirsi legato a lui da una sincera amicizia e che spesso lo convocava per avvalersi dei suoi consigli in gravi affari di stato.Visse di persona le drammatiche vicende del-la storia d’Italia e fu spesso preso di mira dai Carbonari, che una sera arrivarono perfino a legare lui ed il parroco Don Michelangelo Vitagliano ad un albero in aperta campagna, per poi percuoterli con sacchi di sabbia.Erano anni difficili e pieni di tensione, erano anni in cui la chiesa era bersagliata dalla Massoneria e dalla Carboneria, che invitavano alla “irreligiosità” e per qualcuno Don Gaetano era un “prete scomodo”. Ma andando loro incontro, dimostrando con la forza della fede, rispondendo alle varie situazioni che si susseguivano con un’azione apostolica adeguata, frutto di una profonda vita interiore, sempre ispirata a Cristo ed a Maria, riuscì a far ricredere non pochi carbonari.Per Padre Gaetano il dolore diventava forza, si trasformava in dignità nell’affrontare qual-siasi cosa ed ancora oggi ci insegna a non fuggire, ma ad agire sempre con coraggio, a

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IlFondatore

disarmare con la forza dell’amore e del sor-riso chi vuole fare del male. È questo il suo messaggio. La sua figura è esemplare ed il-luminante, soprattutto per gli uomini di oggi, per i quali risulta più semplice rinunciare ad amare e a sperare. Durante i moti rivoluzionari che videro mori-re tanti giovani italiani, egli sosteneva i diritti della Chiesa e del Papa (Pio IX – 1846/1878) allora minacciati e ripeteva: “La fede, figli miei è un tesoro di inestimabi-le valore, dobbiamo accontentarci di perdere tutto pur di non perderla”. Ed è proprio perché forte di questi valori e della fede che alto è stato il ruolo sociale del-la Chiesa e dei cattolici dall’Unita d’Italia ad oggi.I cattolici hanno sempre avuto un ruolo non indifferente nella storia unitaria nazionale. Don Luigi Sturzo all’inizio del 1900 parlava dei cattolici come rappresentanti di una ten-denza popolare nazionale nello sviluppo del vivere civile . Papa Giovanni scherzosamente disse: “Devo ringraziare la Provvidenza e Garibaldi se oggi non mi devo occupare del traffico di Roma”. Ci sono voluti anni perché si superasse la co-siddetta “questione romana”, nata dopo quel 20 Settembre del 1870, che ha visto opporsi

i credenti, i quali ritenevano che con la per-dita del potere imperiale ci sarebbe stato il crollo delle istituzioni ecclesiastiche ed i non credenti che, dopo la presa di Roma, proprio quello attendevano. In questi anni i Papi si ritenevano prigionieri nel loro stato e non uscivano dal Vaticano.Il primo ad uscire fu Papa Pio XII, che si recò dal re d’Italia per impedire l’entrata in guerra del “nostro Paese”. Con il concordato firmato da Benito Mussolini e dal cardinale Pietro Gasparri l’11 Febbraio del 1929 la questione si poté definire risolta.I rapporti nel tempo si sono consolidati e sono cresciuti positivamente: l’unità d’Italia, sotto-lineava qualche giorno fa il presidente della CEI cardinale Angelo Bagnasco, “resta una conquista preziosa ed ancoraggio irrinuncia-bile”. Sarebbe però necessario accrescere il senso di solidarietà, prestando maggiore attenzio-ne soprattutto a quelle zone del nostro paese che hanno più bisogno di aiuto. Oggi in molte città italiane è diventato peri-coloso muoversi soprattutto in alcune città meridionali. Napoli che fu, la grande capitale del Regno delle due Sicilie oggi è in alcune situazioni invivibile.Sono passati 150 anni dalla proclamazione dell’unità d’Italia e dalla morte di San Gaeta-no, ma purtroppo il degrado, la povertà e la violenza regnano ancora. Certamente Padre Gaetano avrebbe potuto suggerirci la soluzione: lui avrebbe mirato ad educare le “persone” e le “loro coscienze” in modo corretto, non solo offrendo tutti i mezzi possibili per evitare l’emarginazione sociale, ma rinforzando quei valori universali che pos-sono rendere gli uomini più sicuri e forti. Da buon maestro quale fu, ancora oggi San Gaetano Errico ci insegna l’arte del vivere ed a noi non resta che essere suoi fedeli allievi.

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Congregazione

Raffaele Mennella un testimone del messaggio della GMG 2011

P. Luigi Toscano msscc

Il tema della 26° GMG, tenutasi a Madrid dal 16 al 21 agosto 2011, ha avuto come tema: “Radicati e fondati in Cristo, sal-

di nella fede”. S. Ecc. Mons. Gualtiero, ar-civescovo di Perugia – Città della Pieve, a Madrid ha chiesto ai giovani: cosa significa essere saldi? “Il vocabolario italiano, egli ha detto, traduce saldezza con la caratteristica di essere saldo, stabile e i suoi sinonimi in costanza, determinazione, fortezza d’animo. Ora, nel nostro tempo più che di saldezza, peggio, di stabilità, sembra naturale parlare di precarietà: tutto è instabile, tutto è transi-torio, tutto è liquido. La precarietà sembra essere divenuta il necessario corollario di un’idea di libertà che s’affanna a fare a meno di Dio”. Nelle parole del vescovo ho letto la vita del giovane servo di Dio Raffaele Men-nella dei Missionari dei Sacri Cuori, del quale il 15 settembre ricorre 113° della morte. Nei sinonimi, poi, di saldo, costanza, determina-zione, fortezza d’anima, puntualizzati i suoi tratti caratteristici. Non lo dico io, ma i testi-moni. “Egli era attentissimo nell’adempimen-to di tutti i suoi doveri e nell’osservanza di tutti i regolamenti. La sua vita, pur non pre-sentando dei fatti straordinari, era straordi-naria nelle cose ordinarie”; “Ha adempiuto i suoi doveri con tanta diligenza ed esattezza da divenire l’ammirazione di tutti”. Quello che mi chiedo, invece, io è da dove nascono le caratteristiche della costanza e della per-severanza? Che ovviamente non apparten-gono solo al mondo religioso, ma anche a quello pedagogico. Come possiamo parlare di educazione, senza dei punti fermi, obiettivi chiari e impegni costanti. Senza, è come co-struire una casa sulla sabbia. Basta un niente per spazzarla via. E qui ritorna un altro tema caldo, sul quale la Chiesa nell’ultimo tempo richiama l’attenzione di tutti, ben sapendo che da essa dipende il futuro delle nuove generazioni: l’educazione. La costanza e l’impegno dipendono dall’avere convinzioni

fondate e radicate. Costanza e impegno che non sono solo caratteristiche dell’educando, ma anche dell’educatore. E qui riscontria-mo la contraddizione: l’educazione richiede stabilità, il mondo parla di precarietà, sicco-me stanno venendo meno tutti i punti fermi. Questa è la preoccupazione, come ha detto anche il vescovo nella sua catechesi ai gio-vani: “Ora, nel nostro tempo più che di sal-dezza, peggio, di stabilità, sembra naturale parlare di precarietà: tutto è instabile, tutto è transitorio, tutto è liquido”. Raffaele Mennella è un fautore della legalità. Per lui il libro della “Regola” non è un manuale da studiare, ma il compagno di viaggio, la mappa che gli indica in ogni momento e circostanza la direzione giusta. Per lui la legge non è un’imposizione, ma un mezzo, un esercizio per raggiungere un obiettivo. Egli la regola prima la vive e poi la discute. Il suo maestro di noviziato testi-monia che: “Osservò le regole con un’esat-tezza che più non si può desiderare anche da un uomo maturo”. E un altro testimone: “Fu sua caratteristica la scrupolosa ed esat-ta osservanza della regola”. Qualcuno ebbe a dire che se si fosse smarrito il libro delle “Regole” bastava guardare Raffaele Mennel-la per riscriverlo. Credo che manchiamo di stima per i nostri fanciulli e giovani, quando

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non li reputiamo capaci di mirare in alto e gli proponiamo mete mediocri. Nell’educazione non dobbiamo sostituirci all’educando, ma sostenerlo e incoraggiarlo. È più facile fare i compiti a un ragazzo che stare lì a spiega-re, a provare e riprovare. Oggi ci lamentiamo della mancanza di educazione nei giovani, ma non è anche vero che noi adulti siamo stanchi di fare la difficile e sacrificata arte dell’educatore? E poi i punti fermi. Quali? Se, forse, prima noi li abbiamo smarriti? Interro-gativi e solo interrogativi, che, se ci aiutano a riflettere un poco e spassionatamente, non ci fanno male.Il Papa nel suo messaggio affida ai giovani la missione dell’evangelizzazione del mondo giovanile: “Se saprete vivere e testimoniare la vostra fede ogni giorno, diventerete stru-mento per far ritrovare ad altri giovani come voi il senso e la gioia della vita, che nasce dall’incontro con Cristo!”. E nella GMG di Madrid ha invitato più volte i giovani a non aver vergogna di essere di Cristo. Spesso noi cristiani ci stiamo convincendo di essere fuori tempo. Siamo fuori tempo o controcor-rente? Il cristiano è controcorrente, perché non vuole e non può adeguarsi alla logica del mondo. Cristo e il mondo sono e saran-no in antitesi. Mennella anche in questo è un modello per i giovani. Non cede alla ten-tazione del mondo, ma è impegnato solo a seguire Cristo, mettendo tutto se stesso al suo servizio nell’evangelizzazione. Studia con diligenza per prepararsi al suo ministero sacerdotale e missionario. Infatti, un testimo-ne dice: “Egli non si contentava di uno studio superficiale, ma voleva, per quanto poteva, conoscere fino in fondo e spesso ripeteva: “Se i cattivi studiano tanto per combattere la religione, quanto più dobbiamo studiare noi per difenderla”. Quando si confronta con gli altri su temi di religione è fermo, ma “non of-fende mai alcuno, serbando sempre per l’av-versario il massimo rispetto”. “Espone il suo

pensiero con placidezza e sempre con il sor-riso sulle labbra”. A quanti sono nel bisogno è pronto a farsi prossimo con amore e tenerez-za: “Ogni domenica andava a visitare i ma-lati nell’ospedale, prestandosi in ogni modo per essere utile. Con grande amorevolezza li serviva anche in quelle cose in cui trova più ripugnanza l’umana natura. Li istruiva nelle cose di religione; recitava con loro il rosario, li confortava e faceva loro dei regali di frutta fresca, di biscotti e d’altro, che comprava con i suoi risparmi”. Una testimonianza che non passa inosservata e suscita ammirazione in tutti: “Era di esempio a tutta la gioventù loca-le, spoglio com’era di ogni malizia e adorno

solo di candore dell’innocenza”. Quando il 15 settembre 1898 parte per il cie-lo, a soli 21 anni tutta Torre del Greco, dove era nato il 22 giugno 1877, gli fa l’ola: “Era veramente un santo”. “Prega per noi” è l’in-vocazione che rivolgiamo a Raffaele Mennel-la, perché i nostri giovani, radicati e fondati in Cristo, restino saldi nella fede e compiano la missione che il Papa a loro affidato nella GMG 2011.

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Parrocchia Sacri Cuori: I giovani s’interrogano sulla

GMG 2011Giovani, dov’è finito il nostro entusiasmo? Dovremmo essere la luce del mondo con la grinta delle nostre azioni e il coraggio della nostra età. Perché, allora, sembriamo spen-ti? A volte non riusciamo a sorridere, siamo bigi nel cuore come nel volto, con gli occhi bassi e il busto curvo. Dov’è Dio nella nostra vita? Ci arrendiamo alla mediocrità, all’ac-contentarci. Viviamo un giorno che trascina l’altro, senza nemmeno rendercene conto. Perché la vita ci trascina e non la viviamo? Riflettiamo, chiediamoci cosa abbiamo per-so lungo il cammino. Sognare è difficile, ave-re un ideale è troppo gravoso, forse perché abbiamo perso l’ottimismo, siamo concreti e pensiamo che sia meglio restare qui, piutto-sto che illuderci del domani? La vita ci pone davanti molti ostacoli che a volte ci allonta-nano da Cristo. Ma la colpa di chi è? Forse, perdiamo troppo tempo a trovare un colpe-vole. Adesso, l’unica cosa che dobbiamo tro-vare è Dio. E abbandonarci a Lui. È normale avere timore, è un limite umano. Pensiamo di mettere Dio al primo posto, però, poi, po-niamo dei limiti, dei paletti, delle condizioni. E non riusciamo ad amarlo completamente. Eppure, quando ci abbandoniamo davvero a Lui, tutto sembra andar bene. Ma, di nuovo, l’incertezza, lo sconforto, la pigrizia … quello che avevamo accumulato con fatica sembra sciogliersi. È allora che dobbiamo premere sull’acceleratore, dobbiamo dimostrare il no-stro coraggio. Non possiamo vivere come se fossimo un piatto orizzonte tiepido. Dobbia-mo sapere essere bollenti. Dio non ci chie-de che una risposta. SI o NO. Non ci sono mezze misure. Cosa non ci permette di dir-gli SI? Chiamiamole distrazioni, chiamiamo-li peccati: sono loro che si parano innanzi e non ci permettono di scorgere la luce di Dio.

Eppure Dio è sempre lì. Anche nel peccato. Aspetta solo che troviamo la forza per allun-gargli la mano. La sua è sempre tesa. La mano allungata è la preghiera, che ci con-sente di raggiungere Dio. Qualcuno ha detto che la vita è bella, perché esiste. In questo troviamo l’entusiasmo e l’ottimismo, perché è la Speranza, che viene da Cristo, l’unica vera risposta. Allora, muoviamoci per andar-gli incontro con l’umiltà di non sdegnare di appoggiarci anche agli altri. Siamo pronti a dargli una risposta? Non ci spaventiamo, in realtà la sappiamo già. Dobbiamo solo ave-re il coraggio di tirarla fuori. Se la nostra è un sì, non saremo più degli anonimi come il giovane del vangelo, ma avremo un nome, un’identità nella storia che Dio anche oggi vuole scrivere con noi e per noi.

Francesco Belliazzi

Cinque giorni a MedugorjeUna decisione improvvisa…, andiamo anche noi!Avevamo già programmato le nostre vacan-ze, eppure , quando si è presentata l’occa-sione, d’impulso, io e mia moglie abbiamo deciso di andare. Sapevamo da tempo, che la parrocchia aveva organizzato il pel-legrinaggio a Medugorje. Eppure solo ne-

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gli ultimissimi giorni qualcosa dentro di noi, come un inspiegabile richiamo, ci ha spinto a cercare posto. Siamo partiti il pomeriggio del 5 agosto, in-sieme a tutti gli altri, con dentro una strana eccitazione; l’eccitazione che, in fondo, ac-compagna ogni viaggio, quando pensi ti at-tenda una scoperta, qualcosa di nuovo, qual-cosa che possa sorprenderti. Insieme a noi molti volti amici, altri appena conosciuti. Un gruppo composito:una giovane coppia con bambini, qualche famiglia, ragazze, coppie di sposi … diciamo…” più o meno mature”, qualche anziana e simpatica signora. A capo di tutti il nostro granitico e incrollabile parro-co, il p. Luigi ToscanoMentre il pullman G.T. macinava chilometri e le persone intorno a noi chiacchieravano o pregavano, mi chiedevo quale senso potes-se avere per noi due, come persone e come coppia, quel pellegrinaggio. Stavamo viven-do un periodo non facile che ci aveva provati duramente ed eravamo molto stanchi. Cer-to, già l’uscire dal nostro quotidiano e l’anda-re verso una terra nuova, una realtà mai vista prima, ci aiutava ad abbandonare le nostre ansie e la nostra quotidianità spesso faticosa ed alienante.

In fondo ogni viaggio è metafora della nostra vita. Una vita che all’inizio sembra promettere grandi cose, esperienze straordinarie, incontri importanti, amicizie straordinarie … e tante volte è così; ma lungo il cammino la vita riserva anche amarezze, delusioni, sconfitte e fallimenti che ci fanno sentire incompresi, soli e abbandonati. La fatica del vivere quotidiano spesso ci svuota e ci deruba del prezioso bene della speranza. Ma davvero non siamo soli in questo cammino. Ci accompagnano e ci sostengono tanti fratelli e sorelle che condividono la nostra esperienza umana e soprattutto, per noi credenti, ci accompagna e ci sostiene la mano forte e potente del Signore della vita e della sua e nostra madre misericordiosa: Maria!Non è facile in queste poche righe descrive-re le diverse emozioni che abbiamo vissuto durante il pellegrinaggio. Mi limiterò a poche considerazioni. Anzitutto abbiamo sperimen-tato momenti di sincera amicizia e di condivi-sione, ma l’esperienza più forte è certamente stata la salita dei due monti il Podbrdo e il Krizevac. Due ascese difficili e faticose e secondo me , anche un po’ pericolose, lun-go sentieri ripidi di rocce aguzze, rosse e calcaree. Sul Podbrno c’è il luogo dell’ap-parizione, indicato da una bellissima scultura della Madonna; il Krizevac, più alto, è il mon-te della Croce. Siamo saliti insieme, spes-so mano nella mano, aiutandoci a vicenda, ognuno con mille pensieri nella testa , tanti “pesi” sul cuore e una speranza, una richie-sta da deporre ai piedi di Maria e della Croce. Guardavo me stesso, guardavo mia moglie e guardavo gli altri. Nessuno si è tirato in-dietro, tutti con coraggio sono saliti fino alla cima per aprire la propria anima, per chie-dere forza e speranza . Sono disceso più “leggero”. Davvero sento di avere lasciato , lassù, non solo una piccola bandiera tricolore con i nostri nomi, ma un fardello pesante che mi opprimeva e che impediva al mio cuore di

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respirare con gioia e di ringraziare il Signo-re per tutti i meravigliosi doni che, indegna-mente , ho ricevuto. Oltre che sulle strade del mondo ogni uomo deve imparare a viaggiare dentro sé stesso! Perche dentro ognuno di noi ci sono dei pesi che rallentano il cammino verso la gioia e verso il godimento della pie-nezza della vita. Ogni uomo deve imparare a riconoscere e a liberarsi dei pesi e delle “sovrastrutture” che intralciano e rendono faticoso il cammino. Più siamo liberi, più di-ventiamo leggeri e capaci di correre lungo i sentieri tortuosi della nostra esperienza. Non conosco i pensieri e le emozioni vissute dagli altri, ma prima durante la discesa e infine al ritorno a casa, guardando i loro volti, i loro occhi , i sorrisi e qualche lacrima sono certo che il viaggio a Medugorje è stato bello e certamente non è stato inutile.Stefano Abbate

Casa Madre: L’Addolorata per le strade di SecondiglianoAncora, una volta, dopo un settenario di pre-parazione, nella preghiera di lode, di doman-da e di ringraziamento, animato dai Padri del-la Comunità di Casa Madre e a seguire dal

Superiore Generale, P. Izzo Salvatore e con la conclusione, il giorno 15 di settembre, dal Vescovo Ausiliare Mons. L. Lemmo; la Ma-donna Addolorata accompagnata dai “suoi portatori” e dai fedeli, tanti, inizialmente, ha percorso alcune strade del nostro quartiere. Al suo passaggio, molti si sono fermati per innalzare una preghiera, esprimere una ri-chiesta, attestando fedelmente che “lei è pre-sente nella vita di ogni giorno”.Grazie Vergine Addolorata. La processione si è svolta con preghiere, can-ti, toccando il territorio di quattro parrocchie e in prossimità di ognuna di esse, si è sostato per un momento di riflessione sui “dolori” che affliggono l’umanità, chiedendo alla Vergine Addolorata consolazione e benedizioni.L’entrata nella sua abituale casa, la “cappel-la” un tripudio di gioia e canti e preghiere. A conclusione la supplica all’Addolorata e la consapevolezza che abbiamo sempre una Madre che intercede per tutti i suoi figli. Gra-zie ancora Madre Addolorata!

Cinquantesimo di SacerdozioGuardando la foto in bianco e nero, riportata sul calendario, mese di febbraio 2011, dell’Araldo dei Sacri Cuori, più di qualcuno si sarà chiesto chi erano quei tre giovani Sacerdoti, insieme con un Vescovo.Era il 3 settembre del 1961, quando la foto fu scattata, e l’orologio alle spalle segnava le ore 11,00. Il Vescovo era Mons. Paolo Savino e i tre giovani: P. Michele Paradiso, P. Giorgio Rivieccio e P. Biagio Liccardo, freschi presbiteri.A distanza di 50 anni, mezzo secolo, per grazia e dono del Signore, tutti e tre si sono ritrovati il 3 settembre 2011 a Secondigliano, nella Casa Madre dei Missionari dei Sacri Cuori, per celebrare insieme, circondati dall’affetto sincero di amici, confratelli e parenti, per ringraziare insieme il Signore per questo dono particolare. Rivedersi insieme con alcuni dopo diversi anni è stata una

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emozione particolare.O Signore, Tu sai tutto della nostra vita. Tu ci conosci quando siamo fermi e quando ci muoviamo. Ti è noto di ognuno di noi l’amore per Te e anche qualche ombra. Ti lodiamo e ti benediciamo per questo grande dono. Tutto deponiamo nel tuo cuore di Padre. Ci abbandoniamo a Te come bambini indifesi. Grazie del tuo dono. Grazie agli amici e parenti tutti. P. Biagio Liccardo msscc

Parrocchia San Paolo Apostolo -Tor Tre Ponti (Latina): Grazie, padre Giorgio!Domenica 4 settembre alle ore 18,00 la Co-munità parrocchiale di Tor Tre Ponti ha vis-suto un momento di intensa gioia perché il nostro Parroco, padre Giorgio Rivieccio, ha celebrato l’anniversario dei suoi 50 anni di sacerdozio. Per l’occasione il nostro Vesco-vo, mons. Giuseppe Petrocchi, ha presie-duto la celebrazione Eucaristica insieme a p. Giorgio, p. Simon, nostro vice-parroco e alcuni sacerdoti della Diocesi. La chiesa era gremita e tutti eravamo commossi nel ringra-ziare il buon Dio. Sua Eccellenza nell’omelia ha messo in evidenza le doti di Padre Gior-

gio di generosità, di disponibilità, di grande fede appresa da bambino sulle ginocchia di sua madre e del lavoro personale e intimo di dominio di sé proprio di chi si impegna “sul serio” a seguire le orme di Cristo e a lasciarsi plasmare dallo Spirito Santo.Padre Giorgio si sforza ogni giorno di“faticare con la perdita di tutto non esclusa la vita, per far conoscere ai popoli tutti l’ardentissimo Amore dei Sacri Cuori verso di noi e per ac-cendere nel cuore degli uomini il santo divino amore”, che è il fine della Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Ma-ria.Nato il 18 febbraio del 1935 a Torre del Gre-co (Na) da Nicola e Maddalena Di Genna-ro, sesto di 7 figli. Battezzato nella Basilica Pontificia di Santa Croce. Il piccolo Giorgio riceve una buona formazione cristiana dai suoi genitori, persone semplici e umili, dedite all’agricoltura.È entrato nella scuola Apostolica all’età di 13 anni e da sempre, possiamo dire, ha avuto la

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consapevolezza della sua vocazione religio-sa e sacerdotale. Ha emesso i voti perpetui l’8 dicembre 1956 ed è stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1961 a Secondigliano, da Mons. Paolo Savi-no insieme ai due confratelli P. Michele Para-diso e P. Biagio Liccardo. Lo stesso giorno ha celebrato la prima Messa a Torre del Greco, sua città natale. Terminati i suoi studi e tra-sferito in Secondigliano dando vita ad un fio-rente oratorio, occupandosi della formazione umana e cristiana di centinaia di ragazzi e giovani che lo ricordano ancora oggi.È stato parroco a Ponticelli, ha svolto il suo ministero sacerdotale più volte a Secondiglia-no, ha ricoperto per tre volte la carica di retto-re del Santuario del Sacro Cuore ad Afragola ed è stato parroco nella nostra chiesa di San Paolo Apostolo a Tor Tre Ponti. Da giovane si è occupato di organizzare oratori e squa-dre sportive per offrire ai giovani luoghi di ag-gregazione cristiani, che fossero una valida alternativa alla strada. Molti di loro ancora lo ricordano e ascoltano volentieri i suoi sugge-rimenti e consigli. È stato parroco nella nostra parrocchia. Non è semplice dire cosa ha fatto padre Giorgio per la nostra comunità, perché con lui “la mano destra non sa cosa fa la sinistra” (Mt 6,3); è sempre al lavoro, visita i malati, aiu-ta i poveri, è sempre pronto a rispondere a chi gli chiede aiuto per qualche cosa o per la confessione, a qualunque ora del giorno e della notte. Nella casa dei padri ci sono molte scale e lui le sale e scende più volte al giorno senza perdere mai la pazienza o dire: “ora sono occupato”, anzi, la sua risposta è sem-pre: “Scendo subito!”. È un esempio da seguire, ha sempre una pa-rola per scusare chiunque, ha una fede in-crollabile in Dio e un abbandono totale alla Madonna. È sempre di buon umore, perché non si angustia per le vicissitudini, ma mette tutto nelle mani di Dio, come un bambino in

braccio a sua madre (Sal 131, 2) e afferma con convinzione che Dio gli ha sempre dato più di quanto lui avesse bisogno. Il P. Giorgio ha lavorato gioiosamente per costruire una comunità dove è davvero bello vivere e lavo-rare insieme e con la sua presenza amiche-vole, aperta, sincera, semplice e umile si è guadagnato l’affetto del suo confratelli sacer-doti e dell’intera comunità.Ringraziamo di cuore il buon Dio che ha so-stenuto padre Giorgio in tutti questi anni e Gli chiediamo di continuare a sostenerlo an-cora. Rivolgiamo un grande grazie anche a padre Giorgio, che ha corrisposto con così tanta generosità alla Sua chiamata e, come scriveva San Gaetano Errico alla fine di ogni lettera, lo chiudiamo nei Sacri Cuori di Gesù e di Maria. P. Simon Fernandes msscc e la Comunità di Tor Tre Ponti

Indonesia:Prima ProfessioneDomenica 17 luglio 2011, è una data stori-ca per la nostra presenza in Indonesia. E’ l’inizio di un cammino di speranza che lascia intravedere un futuro prospero per la Con-gregazione.

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I primi 4 giovani indonesiani si sono consa-crati a Dio con la professione religiosa nella Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuo-ri.Per la lieta occasione dall’Italia sono giunti i Padri Antonio Palmiero ed Angelo Terrac-ciano.La celebrazione molto bella e ben preparata, si è svolta nella cappella del nostro semina-rio di Kupang. Erano presenti 400 persone, tra familiari dei neo professi ed amici della comunità.I Missionari dei Sacri Cuori sono presenti in Indonesia a Kupang nell’isola di Timor Ovest dal 2005. La casa molto bella ed accoglien-te ospita 40 aspiranti che frequentano l’anno propedeutico ed i corsi di filosofia presso il seminario di Kupang.Il primo teologo fre-quenta la facoltà di teologia dei Gesuiti.La nostra Congregazione sta vivendo un bel-lissimo momento in Indonesia, con il dono di molte vocazioni, che lasciano sperare in un futuro molto bello.

COLOMBIA: ORDINAZIONE DI P. AMETHLa Diocesi di El Banco, è l’ultima nata nel 2006, tra le diocesi di Colombia. Si trova sul-la costa atlantica, nel Nord est del paese, a

circa 1000 Km da Bogotà. E’ una zona tropi-cale, poco sopra dell’ equatore, molto bella , ricca di vegetazione e frutta. E’ attraversata dal fiume Magdalena, che rende i terreni fer-tili, e, al tempo stesso rappresenta un gran-de pericolo per la popolazione e l’economia della zona, per le frequenti inondazioni nella stagione delle piogge.La gente, semplice e buona è in maggioranza cattolica. La diocesi di El Banco , si estende su una superficie di ca 12.000 Kmq. La città di El Banco, sede della diocesi conta 35.000 abitanti ed ha una sola parrocchia, oltre a diverse cappelle nei vari quartieri periferici. E’ zona missionaria, c’è bisogno di sacerdoti che annuncino il Vangelo, specialmente nel-le zone rurali più remote. Nella cattedrale di El Banco, dedicata a Nuestra Senora de la Candelaria, sabato 27 agosto, in un tripudio di suoni, colori, danze, come una grande festa di famiglia, è stato or-

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dinato sacerdote, dal vescovo Mons E. Du-que, persona straordinaria e grande missio-nario, P. Ameth Villabos, primo missionario dei Sacri Cuori, originario della Colombia.P. Ameth ha conosciuto la Congregazione a Quito in Ecuador, dove i Padri Hector Zordan ed Angelo Terracciano, si erano recati per un progetto di diffusione del nostro carisma.P. Ameth ha svolto la sua formazione religio-sa nelle nostre comunità di Argentina.Ora , insieme, ad un confratello indiano P. Jo-mon George, daranno inizio alla nostra pre-senza stabile in Colombia, per diffondere il carisma di S. Gaetano Errico.Li accompagniamo e sosteniamo con la no-stra fraterna preghiera.P. Angelo Terracciano msscc

E P. Ameth scrive: con grande gioia con tutti i miei confratelli e tutti quelli che vivono uniti dell’amore dei Sacri Cuori, il dono generoso di Dio per il mio ministero come una ricerca mistica del grande tesoro che è Gesù. Nel mio cammino di formazione, Gesù mi ha in-coraggiato a cercare e percorrere il suo stile di vita, e, oggi mi manda a predicare il suo amore misericordioso tra i fratelli tutti.L’Apostolo Paolo dice: “Per me il vivere è Cri-sto”, contengono una esperienza favolosa e unica che ha trasformato la vita dell’apostolo, e ora posso dire a imitazione di Paolo che vo-glio vivere di Cristo. E’ Cristo e il suo amore misericordioso che ha inciso totalmente il mio cuore e che mi fa gridare con piena certezza che la mia vita è Cristo. Lo canterò in eterno e lo porterò con me dovunque mi vuole. Tutto si è avverato in un anno: la professio-ne religiosa, l’ordinazione diaconale, l’espe-rienza in Italia, nelle nostre Comunità, con-dividendo la mia gioia con giovani, ragazzi e adulti, che ringrazio vivamente. Oggi, sono sacerdote in Cristo e vivo e celebro questo grande dono con tutti voi e per tutti voi. Gra-zie di tutto.

Oggi posso dire GRAZIE a Dio, grazie alla nostra Congregazione, alla mia famiglia, agli amici e a tutti i fratelli per tutto quello che mi hanno donato per essere e rimanere Missio-nario dei Sacri Cuori P. Ameth Villalobos Hernandez msscc

CERIGNOLA: FESTA DEI SACRI CUO-

RILa parrocchia dei Sacri Cuori in Cerignola ha celebrato la festa parrocchiale la penultima domenica di giugno, anziché l’ultima, perché questa coincideva con la solennità del Cor-pus Domini.La festa è stata preceduta dalla novena, pre-dicata dal parroco, con buona partecipazione di fedeli.Il sabato sera la comunità si è ritrovata insie-me nel cortile dell’Oratorio S. Gaetano Errico per la terza edizione di “Parrocchia in festa”. Un momento gioioso insieme con intratteni-mento musicale e balli di gruppo. Il gruppo parrocchiale ha allestito anche gli stand con prodotti locali per rendere più bella la serata.Domenica 19 giugno, festa dei Sacri Cuori, la giornata è stata allietata dalla presenza di Mons Anthony Obinna, arcivescovo di Ower-ry in Nigeria, che con la sua simpatia ha con-quistato i cuori di molti.

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Mons. Obinna , ha celebrato la S. Messa so-lenne del mattino, insieme al P. Generale P. Salvatore Izzo, che con la sua presenza ha rinsaldato i vincoli che lo legano alla nostra comunità.Il nostro vescovo Mons. F. Di Molfetta , ha celebrato la S. Messa della sera all’aperto , nel cortile dell’oratorio, gremito di tantissima gente, giunta anche dagli altri quartieri di Ce-rignola.Al termine si è snodata per le principali stra-de della parrocchia la processione dei Sacri Cuori, presieduta dal P.. Generale, con una grande partecipazione di popolo.Al rientro in chiesa uno spettacolo di fuochi d’artificio ha chiuso , tra la soddisfazione di tutti, la festa. P. Angelo Terracciano msscc

Visita in NigeriaSi viaggia per lo più per vacanza o per diver-timento, ma noi ( Padre Vincenzo e Padre

Arokia) abbiamo fatto un viaggio in Nigeria per condividere e rafforzare il nostro rappor-to d’affetto con i nostri fratelli che vivono lì e condividere con loro la nostra gioia. Benché ci trovassimo in un luogo molto di-verso rispetto all’ambiente in cui abitualmen-te viviamo, ci siamo sentiti come a casa no-stra. Siamo stati accolti in maniera calorosa dai nostri fratelli che hanno avuto cura di noi. L’esperienza più interessante della nostra vi-sita è stata la cerimonia di ordinazione per i nostri quattro fratelli Fr. Christopher, Fr. Chu-kwuemeka, Fr. Cornelius and Fr. Thomas. E’stata un’esperienza meravigliosa e toccan-te. Un’ulteriore esperienza importante di cui par-teciparvi è quella vissuta con l’Associazione Laica Gaetano Errico.Grazie ai sacerdoti le loro attività sono dav-vero molto intense ed è costruita con giuste motivazioni sulla base di una forte fede.Siamo stati colpiti dalla profonda fede delle persone. Loro amano davvero Dio e rispetta-no i sacerdoti.Considerando tutto questo ci teniamo a dire che la nostra congregazione in Nigeria ha un brillante futuro, condizione che è stata ben nutrita.Infine una nota di apprezzamento e di rin-graziamento a Fr. Binoj, Fr. Peter, Fr. Luck, Fr. Christopher e Fr. Princewill che ci hanno accolti, hanno avuto cura di noi e hanno sa-

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crificato il loro tempo prezioso per rendere il nostro soggiorno molto confortevole e sicura-mente indimenticabile.P. M. Arokia Raj msscc

Volontari a LourdesSiamo pellegrini sulla terra. Il pellegrinaggio può essere definito un lungo viaggio intra-preso come una ricerca o per espletare un voto, ma anche per rendere omaggio. Esso, specialmente quello di lunga durata, può es-sere definito anche come un viaggio fatto in qualche luogo sacro per un atto di devozio-ne religiosa. Ad esempio un pellegrinaggio a Lourdes. Ad ogni modo, l’ultima definizione di pellegri-naggio è la nostra esperienza personale. Dal 31 agosto al 6 settembre, Padre Raffaele e noi (Padre George Sen, Padre Geoffery e Padre Arokia Ray) siamo stati in pellegrinag-gio a Lourdes.Un cammino fatto con U.N.I.T.A.L.S.I. in compagnia di tutti i fratelli e le sorelle am-malati e dei volontari. E’ stata davvero una bella esperienza, soprattutto per noi stranieri (P. George Sen, P. Geoffery e P. M. Arokia Ray) che abbiamo visto l’amore manifestar-si in modo concreto. In treno c’erano molte attività spirituali e d’amore come la Santa Messa, l’adorazione, la processione con la Santa Eucaristia, le confessioni ecc. Al di là di tutto noi siamo stati toccati dal vero amore

mostrato verso i fratelli e le sorelle ammalati; possa Dio benedire tutti i volontari che hanno offerto questo meraviglioso servizio. Infatti è stato come mettere in pratica le esperienze della chiesa Cristiana ai suoi inizi, quando ognuno condivideva ciò che aveva come una sola famiglia.Abbiamo visitato molti luoghi importanti a Lourdes e visto cose fantastiche. Tutti questi luoghi sono meravigliosi per la preghiera e la meditazione. Abbiamo anche preso par-te a tutte le attività, dalla partecipazione alla Santa Messa, alla processione del Rosario, all’assistenza, alle confessioni, al recitare in-sieme il rosario e accendere le candele nella grotta ecc. E’ stato un viaggio davvero spiri-tuale, ricco di esperienze spirituali.Abbiamo avuto bei rapporti con tutti, infatti,

socialmente parlando, tutti si relazionavano come fratelli e sorelle. La più grande gioia a Lourdes è stata la messa internazionale che ha avuto luogo nella Basili-ca (sotterranea) e questa gioia è raddoppiata quando la sera l’ U.N.I.T.A.L.S.I. ci ha accolti in maniera speciale (tutti volontari:cappellani, barellieri, dame, ammallati e guide che entra-vano a far parte della famiglia Unitalsiana a Lourdes per la prima volta).

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E’ stata un’esperienza meravigliosa.Infine vorremmo dire che, “Nostra Signora di Lourdes” è un luogo che tutti dovrebbero vi-sitare. E’ un luogo di miracoli e di guarigioni.

Insomma, un luogo dove l’amore di Dio è ma-nifestato, condiviso e messo in pratica. E’ davvero un’esperienza che ognuno di noi dovrebbe provare. A Lourdes si sono verifi-cate molte meraviglie del Signore che anco-ra si verificano e che ci saranno per sempre, perché Gesù non cambia mai, egli era, è e sempre sarà e sempre darà ascolto alle inter-cessioni di sua madre. Sì, Dio si torva tra la sua gente; Egli fa meraviglie e la sua parola sarà sicuramente manifestata. Lourdes è un miracolo. Grazie Signore, grazie Nostra Si-gnora di Lourdes.Vostri nei Sacri Cuori

P.George Sen, P.Georffery and P.M.Arokia Raj

S. O. S. La Redazione invita:Caro amico, nel suo e nel nostro interesse, voglia controllare bene il suo indirizzo. Troppe stampe non vengono consegnate al destinatario perché l’indirizzo è incompleto. Pertanto, controlli il suo indirizzo e ci segnali eventuali errori. Dica con garbo, anche una parola al suo postino perché abbia la delicatezza di consegnare la cosiddetta “stampa di chiesa”….. Cambiando indirizzo la preghiamo di mandarci non solo il nuovo ma anche il vecchio e se per caso, si vuole disimpegnarsi da leggerci, basta una telefonata o un E-mail. Saremmo contento se continuando a leggerci, proporci qualche articolo o foto o altro o ancora il desiderio di qualche amico che vuole ricevere la nostra RIVISTA. Ti ringraziamo di tutto cuore. Araldo dei Sacri Cuori – Missionari dei Sacri Cuori – Via Dante 2/b 80144 Napoli Sito Internet: www.msscc.it

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Desidero ricevere la rivista dei Missionari dei Sacri Cuori al seguente indirizzo:

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Offerte per l’AraldoAlterio Antonella, Aruta Antonio, Anastasia Elena, Alcaro Nina, Apreda Giovanni, Arruffo Amalia, Auriola Anna, Alfiero Vincenzo, Arpino Aurelio, Besana/Colombo Luciano, Branca Angelo, Barricelli Angela, Boc-chetti Teresa, Belfiore Maria, Capuano Antonietta, Caputo Giovanna, Capasso/Rossi, Chianese Maria, Caccioppoli Carmela, Corvietto Giuseppina, Canaveri Sergio, Caccia Anna, Calzone Giuseppe, Campa-nella Antonino, Curti Rosaria, Carboni Tommaso, Conte/De Sortis Rosalba/Gennaro, Chianese S., Cita-rella Luisa, Cupelli Maria Luisa, Caianiello Anna, Dattilo Elvira, Di Massa Antonio, D’Arienzo Francesco, Di Bernardo/Marotta, De Gregorio Nunzia, De Luca Pasquale, Del Prete Elena, D’Ambra/Patalano Pia, De Carolis Giannina, D’Auria Ciro, Elena Rosaria, Ensoli Dot.Ennio, Fedele Mario, Fortino Vincenza, Fasciglione Assunta, Falanga Luisa, Folgore Luigi, Fuggetta Patrizia, Grieco Pasqualina, Galano Danese Amalia/Velia Grimaldi Giuseppina, Grimaldi Errico, Guadagno Filomena, Izzo Renato, Lega Giuseppe, Lo Bruno Giuseppina, Lucini Angelo, Menegazzi Antonio, Mascolo Giuseppe/Maria, Melorio M.Rosaria, Meles Giuseppina, Molinelli Nicola, Marulli Ugo, Menale Antonietta, Macri Nicola, Mattera Carmela, Mu-selli Rosario, Moccia Fortuna, Maglione Concetta, Niola Av. Raffaele, Norma Ermelinda, Orefice Carmela, Oricchio Giovanna, Orta Vincenza, Peluso Anna, Paradiso Alessandro, Parlato Carolina, Panella Raffaele, Pedata Nunzio, Piccirilli Luigi, Parisi Pietro, Reia Concetta, Riola Domenico, Russo Anielllo, Rocchi Eli-seo, Scippa Mariolina, Scapin Egidio, Stanzione Angelina, Sonnino Ciro, Santoro Generosa, Sau Lucia, Taglialatela Filomena, Troisi Wanda, Tancredi Gianluca, Veneruso Maddalena, Visone Filippo

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PaginediBontà

Sono iscritti alle Messe Perpetue:

Vincenza ed Enzo Viesti, Cesare Viesti, Antonio e Luigi Viesti, Edoardo e Alfredo Palmieri e Anna Bove, Edoardo e Antonio Capponi e Guido M.Vincenza, Isa e Enzo Viesti, Rosa e Vittorio Parma, Elena e Rosa Viesti.

Hanno inviate offerte per le celebrazioni di SS. Messe:Bianco Ermenegildo, Bonini Oscar, Celardo Giuseppe, Castaldo Luigi, D’Antonio Antonietta, Di Giulio Aldo, Ferrante Linda, Guarnieri Mario, Morabito Lidia, Matteo Benedetta, Patrignani Franco, Palazzoli/Russo Elena, Palladino Salvatore, Stornaiuolo Orsola, Sacchetto Rosa,Tucci Domenico

Affidando ai nostri Sacer-doti e Aspiranti Missionari la preghiera per i tuoi cari defunti nella celebrazione eucaristica quotidiana.Attra-verso l’iscrizione al Suffrag-gio Perpetuo, collabori alla realizzazione e al sosten-tamento delle nostre opere missionarie nel mondo. L’of-ferta è libera. È un mezzo opportuno per ottenere da Dio grazie e benedizioni e le anime suffragate saranno eternamente riconoscenti a chi avrà pensato loro.

San

te M

esse

Progetto a.m.a: Aurilio Luisa, Alfano Ameriga, Bencivenga Aldo, Bellotta Giuseppina, Caputo Giovanna, Capitolino Elena, Colandrea Rosa, Climaco Giovanni, Castaldo Cinzia, Colicchio Emiliano, Cammarano Iolanda, De Vita Annarita, Finelli Adele, Fioretti Patrizia, Falco/Imperatore Italia, Grieco Carolina, Grieco Antonio, Guzzo Giuseppina, Grimaldi Carmela, Laurenza Piera, Magliano Giuseppina, Manchi Alba, Marciano Anacleta, Magliano Armando, Marmolino Anna, Mileo Teresa, Martorano M. Cristina, Morandi Mara, Nocera Marianna, Noviello Cinzia, Perazzo Gigliola, Petrillo Domenica, Puca Teresa, Parisi Giuseppina, Piesco Margherita, Petrarca Marialuisa, Rionero Rosa, Sorrentino Mario, Sorrentino Angela, Saporito Stefano, Sodano Vincenzo, Sorrentino Rita, Vita Maria.

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A tutti il nostro GRAZIE. I Sacri Cuori ricompensano la vostra generosità.

“CONSOLATEVI,PERCHE’QUANTOAVETEFATTO,E’STATOPERDAREGLORIAADIO”. San Gaetano Errico

Per Informazioni - Tel. 0817372575 Sito Web: www.msscc.it

L'ARALDO DEI SACRI CUORI - ANNO 89 N° 4 Settembre - Ottobre 2011 Bimestrale dei Missionari dei Sacri Cuori e Associazione Padre Gaetano Errico o.n.l.u.s.

Via Dante, 2/b - 80144 Secondigliano (NA)c.c.p. 10700805 - Sped. in Abb. Postale comma 27 art. 2 Legge 549/95 Napoli CMP

Dir. Resp. P. Liccardo Biagio - Aut. Trib. di Napoli n. 2682 del 5 - 1 - 77

L’Araldo viene inviato gratuitamente ai benefattorie amici dei Missionari dei Sacri Cuori

Missionari dei Sacri CuoriCasa Madre

Progetto Buon Samaritano

Kuchipudi è la nostra missione nello Stato dell’Andhra Pradesh. La missione è formata da sette villaggi. Socialmente la gente proviene dal-le caste basse e molti di loro sono agricoltori o pescatori. Economicamente sono molto poveri. C’è un grande senso di inferiorità e la povertà li costringe a dipendere dalle caste alte, formate da proprietari terrieri che li sfruttano.Dopo uno studio attento ci siamo resi conto della necessità di offrire loro un aiuto e stiamo rea-lizzando dei progetti. Nel corso del nostro stu-dio ci siamo imbattuti in malati di tubercolosi e AIDS. Essi hanno bisogno dell’aiuto alimentare e delle cure mediche e abbiamo pensato di iniziare con loro i nostri progetti di intervento.Ci sono 17 ammalati di tubercolosi e 15 ammalati di AIDS. Noi vorremmo offrire loro ogni giorno un chilo di riso, un litro di latte, un uovo e le me-dicine necessarie. Per ogni ammalato necessitano €45 (quarantacinque euro) al mese.Gli ammalati sono 32.La spesa mensile è di € 1440,00.Noi andiamo alla ricerca di buoni samaritani che, con il cuore pieno d’amore, sappiano curare le piaghe dei loro fratelli.

Tu puoi essere uno di loro.Tu puoi aiutarci a creare una catena d’amore per questi nostri fratelli che sono nel bisogno.Non importa quanto tu faccia per loro. Importante è fare qualcosa.Manda la tua offerta sul nostro conto corrente e specifica la motivazione. Noi inizieremo a creare questo fondo e ad aiutare i nostri fratelli.Grazie.Il Signore ti aiuti e ti benedica.Associazione Padre Gaetano Errico O.N.L.U.S

Insieme per abbracciare il mondo

apge.it“I poveri vanno sempre soccorsi

pensando che sono la persona di Gesù” San Gaetano Errico