Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

221
Unione Europea Fondo Sociale Europeo PAOLA PAGANA SCIENZA, TECNICA, OSSERVAZIONE E RICERCA NELLA SUGGESTIVA CORNICE DEL MONASTERO DI SAN PIETRO IN PERUGIA

Transcript of Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

Page 1: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

Unione Europea Fondo Sociale Europeo

PAOLA PAGANA

SSCCIIEENNZZAA,, TTEECCNNIICCAA,, OOSSSSEERRVVAAZZIIOONNEE EE RRIICCEERRCCAA

NNEELLLLAA SSUUGGGGEESSTTIIVVAA CCOORRNNIICCEE

DDEELL MMOONNAASSTTEERROO DDII SSAANN PPIIEETTRROO

IINN PPEERRUUGGIIAA

Page 2: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

2

Perugia, Abbazia di San Pietro

Page 3: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

3

Cortile d'ingresso (1614)

Page 4: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

4

Chiostro maggiore (sec. XVI)

Page 5: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

5

INTRODUZIONE

Il presente lavoro prende in esame il pensiero scientifico dei monaci e la sua

applicazione alla pratica. Il motto benedettino ORA ET LABORA invita il monaco

a pregare e ad impegnarsi quotidianamente in attività specifiche nello studio

delle diverse discipline, sia umanistiche che scientifiche.

Il monastero perugino di S. Pietro, in certi momenti della sua lunga storia, è

stato una vera propria fucina, un crogiolo nel quale si sono fusi insieme i vari

saperi ed ha visto la realizzazione di alcune valide invenzioni.

Il libero pensiero ferveva tra le antiche mura del monastero, si diffondeva nei

chiostri, portava alla discussione, alla riflessione, alla messa in opera di

progetti, alla realizzazione di invenzioni basilari allo sviluppo della scienza.

Mai i benedettini hanno avvertito la frattura tra scienza e fede, tra la ragione,

che è alla base della riflessione scientifica, e la fede stessa, ma emuli dell'antico

discepolo Tommaso che il proprio padre, il conte Landolfo d'Aquino, aveva

affidato alle cure dei monaci di Montecassino per la sua educazione, hanno

sempre conciliato la fede con la ragione, hanno valorizzato la ragione capace di

comprendere la realtà, pur vedendo in essa dei limiti. Consapevoli che esista

un'infinità di cose che trascendono la ragione, hanno sfruttato quest'ultima,

magari come "ancella" della fede, non contrapposta ad essa, ma sua alleata

poiché non è possibile che alcuna verità di fede sia contraria a ciò che la

ragione conosca in modo naturale.

Page 6: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

6

E se Dio non è il semplice plasmatore della materia, come affermava

Aristotele, ma il Creatore di tutto ciò che è, parla alle sue creature in due modi:

attraverso le Sacre Scritture e attraverso il gran libro, sempre aperto, della

Natura. Il libro della Natura, il libro dell'universo, come affermava Galileo

Galilei, è sempre aperto davanti all'uomo ed è da lui conoscibile a patto che

questi conosca il linguaggio in cui è scritto, il linguaggio della matematica.

L'universo è scritto, affermava Galilei, con particolari lettere che sono il suo

alfabeto: triangoli..... cerchi..... figure geometriche; lo studioso non può

limitarsi all'apparenza, ma deve operare un lavoro di astrazione per conoscere

la vera realtà delle cose. Scienza e filosofia, matematica e natura tenevano viva

la mente dei monaci alcuni dei quali sono stati protagonisti del discorso

scientifico. È sufficiente in questa sede, avendo citato Galilei, citare altresì un

monaco, suo discepolo ed amico, che ha soggiornato nel monastero di San

Pietro e qui, fedele agli insegnamenti del "Maestro" ed abile artefice del

proprio sapere, ha inventato un utilissimo strumento per la misurazione delle

piogge: IL PLUVIOMETRO

Ho ritenuto importante, al fine di mettere in luce l'attività dei monaci-

scienziati, ricostruire "una breve pagina di storia" del monastero considerato

come una cornice all'interno della quale era intenso il fervore scientifico,

costante l'impegno dei monaci nello studio e nella ricerca.

Ho lavorato alquanto su documenti d'archivio, fonti documentarie non sempre

di facile interpretazione; ciò ha comportato, all'inizio, un impegno notevole, ha

Page 7: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

7

presentato certe difficoltà, tuttavia il desiderio di gettare una luce su quel

mondo monastico non completamente noto, di scoprire l'organizzazione, la

mentalità dello stesso è stata così forte e stimolante da indurmi a superare

qualsiasi ostacolo.

Page 8: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

8

CENNI STORICI RELATIVI AL COMPLESSO ABBAZIALE DI SAN PIETRO SEDE

DELLA FONDAZIONE PER L'ISTRUZIONE AGRARIA E DELL'OSSERVAT ORIO

SISMICO "A. BINA" DI PERUGIA

Ritengo necessario ricostruire il contesto storico dell'abbazia di San Pietro per

comprendere le origini di quel luogo che, nel corso dei secoli, ha visto fiorire e

svilupparsi il pensiero e l'attività scientifica a partire dai primi monaci

impegnati in questo campo per giungere al periodo a noi contemporaneo.

**********

Nel 1980 è stato rinvenuto, sotto il presbiterio della chiesa di San Pietro, un

tempio paleocristiano. Ciò attesta l'esistenza di un'antichissima vita spirituale,

in questi luoghi, e fa credere che siano stati proprio i primi seguaci del

messaggio di Cristo in Perugia a scegliere il MONTE CAPRARO, questo il nome

del lieve colle su cui sorge San Pietro, come luogo per i loro culti.

San Gregorio Magno, nel III libro dei DIALOGHI, afferma che i cristiani di

Perugia fecero edificare un tempio, una vera cattedrale, tra il V ed il VI secolo,

con il sostegno delle autorità cittadine. Sempre San Girolamo, nel secondo

libro dei DIALOGHI ci informa del terribile momento vissuto dalla comunità

cristiana di Perugia, dei tormenti atroci, fatti patire da TOTILA al vescovo

ERCOLANO nonché della sepoltura di questi UT HOC (corpus) IUXTA HONOREM

Page 9: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

9

DEBITUM IN ECCLESIA BEATI PETRI APOSTOLI HUMARENT.1 Nel X secolo, la

cattedrale di San Pietro conobbe un periodo di decadenza tanto che il vescovo,

RUGGERO, trasferì il titolo alla chiesa di Santo Stefano sita all'interno delle

mura cittadine.

Nel 966, PIETRO VINCIOLI, membro di una famiglia nobile di Agello, un

giovane benedettino, chiese ed ottenne da ONESTO, vescovo di Perugia, la

donazione di quel Monte Capraro dove si trovavano i resti della vecchia

cattedrale. Confidando nella provvidenza, il Vincioli diede inizio alla

costruzione della Basilica e del Monastero che, naturalmente, non appariva

nella forma attuale. Evidentemente l'entusiasmo ed i fondi erano tali da

consentire la pronta realizzazione dell'opera. Il tempio, dedicato, per specifica

volontà del Vincioli, a San Pietro Apostolo, fu consacrato, con ogni

probabilità, nell'anno 966, lo stesso della donazione.

Il piccolo CENOBIO si popolò rapidamente di monaci che diedero vita, sotto

l'attenta guida del fondatore divenuto abate, ad una comunità fervida ed attenta.

Da una pergamena del 1002, conservata nell'Archivio Storico di San Pietro,

sappiamo che Papa Silvestro II prese le difese dei monaci, allora in contrasto

con il vescovo di Perugia, CONONE. Il vescovo, forse irritato dal crescente

fiorire della comunità monastica che andava assumendo sempre più,

gradatamente, un ruolo importante oltre che in campo religioso, in quello

morale ed economico, forse sentendosi leso nel suo personale prestigio, aveva 1 Luigi Siciliani: Consistenza ed evoluzione del patrimonio fondiario del Monastero di San Pietro in Perugia nei secoli XVI e XVII. Tesi di laurea; Università degli studi di Perugia, Facoltà di Economia e Commercio. Anno Accademico 1983-1984

Page 10: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

10

finito per esercitare, sui monaci, angherie e vessazioni. Dalla stessa pergamena

sappiamo che il Monastero possedeva chiese e terreni fino a Monte Vibiano

Nuovo.

È una pergamena del 1022 (ASPi. Archivio Storico San Pietro Perugia, Cass.I)

ad informarci della conferma delle proprietà di certi possedimenti, a Pietro

Vincioli, da parte del Papa, Benedetto VIII. Da ciò si deduce che il Vincioli,

nel 1022, era ancora vivente anche se, con ogni probabilità, morì poco dopo.

Nel 1045, l'abate BONIZZONE chiese ed ottenne, da Papa Gregorio VI, la

convalida, tramite bolla, di numerosi beni. Il 17 aprile 1065, Papa Alessandro

II, tra gli altri possedimenti confermò, specialmente, quelli di Sant'Apollinare e

di San Biagio della Valle.

Le legittimazioni di proprietà, avute tramite bolle papali, rafforzano il legame e

la dipendenza da Roma, svincolando il CENOBIO dalle imposizioni spirituali ed

economiche della giurisdizione locale. Era cura dei monaci, anche se la cosa

poteva comportare un pesante onere finanziario, far ratificare dagli imperatori i

beni della Comunità e metterli sotto la loro protezione.

I più antichi documenti risalgono agli anni 983, 1002, 1024 e riguardano

privilegi e conferme di possedimenti da parte di Ottone III ed Enrico II.

Una pergamena del 1027 riporta un PRAECEPTUM di Corrado II.

Se gli imperatori, con i loro decreti, riconoscevano possedimenti e diritti al

Monastero e davano all'ABBAZIA l'appellativo di IMPERIALE era perché

notavano che la stessa andava acquisendo, sempre più, accanto a quello

Page 11: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

11

spirituale, un forte potere temporale e volevano guadagnarsi l'appoggio dei

monaci.

L'attività economica del monastero, sempre più fiorente, era registrata dai

monaci con ordine e scrupolo. LIBRI CONTRACTUUM, LIBRI BENEFICIORUM, LIBRI

VINEARUM, i libri dei ricordi, le pergamene, le planimetrie, i progetti, le carte

geografiche, sono i documenti più importanti attestanti l'attività del Monastero,

conservati presso l'archivio storico della fondazione per l'istruzione agraria. Se

l'attività era intensa e buoni erano gli introiti, erano comunque troppo pesanti le

imposte che gravavano sul Monastero e che finirono per inficiare le sue

finanze. Per far fronte alla difficile situazione, i monaci si videro costretti ad

affittare le tenute di Casalina e di Sant'Apollinare nonché a vendere alcuni

terreni.

La comunità monastica di San Pietro ruotava attorno a due poli: da un lato,

notevole, il culto divino e la diffusione della cultura, dall'altro,

importantissimo, l'impegno organizzativo ed il lavoro materiale.

I monaci avevano caro, altresì, l'aspetto esteriore del monastero che, tra il XV

ed il XVI secolo conobbe radicali lavori di ristrutturazione: fu rifatto l'altare

maggiore e, con ogni probabilità, fu data all'abside la sua forma attuale.

Fu proprio durante quei lavori, era il 1436, che venne rinvenuto e riesumato il

corpo di San Pietro Vincioli, il fondatore dell'abbazia, che era stato sepolto

sotto l'altare maggiore. Fu, inoltre, nel corso dei detti lavori, costruito il

CHIOSTRO DEL POZZO, il nuovo refettorio, che attualmente è l'Aula Magna della

Page 12: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

12

Facoltà di Agraria, ed il CHIOSTRO DELLE STELLE, su progetto dell'architetto

GALEAZZO ALESSI.

Le aule scolastiche presenti nel CHIOSTRO DEL POZZO sono la testimonianza

dell'impegno intellettuale dei monaci, conforme alla regola di San Benedetto:

ORA ET LABORA ET LEGE2. In questo monastero, in questi chiostri, ha aleggiato,

nel corso dei secoli, lo spirito della sapienza, in essi hanno vissuto la loro vita,

sospesa tra studi e preghiera numerosissimi monaci. Tra queste mura, in questi

chiostri, fu un monaco particolarmente interessato alle problematiche

scientifiche, sempre attento ad ogni evento e portato alla riflessione, dotato di

forte intuizione, pronto ad esperimentare, praticamente, a verificare alla prova

dei fatti, le idee, le ipotesi che andava formulando: don Benedetto Castelli,

discepolo ed amico del filosofo-scienziato Galileo Galilei che, come vedremo,

fu straordinario collaboratore del Maestro, e nel silenzio del chiostro andò

maturando, varie teorie, effettuò esperimenti, esperimentò in particolare il

PLUVIOMETRO, una sua notevole invenzione

2 Luigi Siciliani: op. cit

Page 13: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

13

IMPEGNO DEI MONACI IN CAMPO SCIENTIFICO

" La diffusione dello studio scientifico non ha mai rappresentato una

stravaganza nel mondo religioso, tradizionalmente rivolto, in maggior misura,

agli studi filosofici, teologici e, in genere, umanistici.

La storia ecclesiastica offre esempi illustri di domenicani, barnabiti, gesuiti,

minori.... i cui meriti sono spesso menzionati nei testi di storia delle scienze"3.

Se i religiosi, in genere, non hanno disdegnato lo studio scientifico, occorre

dire che i Benedettini, in particolare, hanno sempre mostrato notevole interesse

per le meraviglie della natura soprattutto quando la conoscenza delle stesse

contribuisce a glorificare il Creatore.

Le scienze si, ma soprattutto la medicina ha costituito, per secoli, un impegno

specifico del monaco. Ciò avveniva nel pieno ossequio della regola:

INFIRMORUM CURA ANTE OMNIA, ET SUPER OMNIA ADHIBENDA EST.

Forse allo stesso San Benedetto non era conosciuta la medicina: TUNC ABBAS

FACIAT UT SAPIENS MEDICUS.....

Numerosi Benedettini hanno considerato la cura del malato, l'assistenza

all'infermo, uno specifico dovere. Preparavano da soli gli unguenti, le

medicine, avvalendosi della conoscenza delle erbe, delle proprietà terapeutiche

di varie piante. Ciò è attestato da Cassiodoro che, ritiratosi nel cenobio di

Squillace dopo aver abbandonato la corte di Teodorico, voleva che i suoi

religiosi apprendessero "l'arte salutare di studiare le virtù curative delle erbe

3M.Mazzucotelli: La scienza nei monasteri; in Cultura scientifica e tecnica del monachesimo in Italia vol.I, cap.I

Page 14: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

14

per farne farmaci per il bene dei poveri infermi"4. Cassiodoro ricordava ai

monaci, uomini di cultura, esperti di lettere greche e latine, di non limitarsi a

trascrivere le opere dei classici, ma a studiarle, a leggerle. Fondamentale, a tal

fine, è l' "Erbario di Discoride ove sono descritte le proprietà delle erbe dei

campi, ma anche le opere di Ippocrate, uno dei fondatori della medicina antica,

e di Galeno altra grandiosa figura di medico dell'antichità. Dunque, dovere dei

monaci era di trascrivere i codici antichi per tramandarli alla memoria dei

posteri, ma anche, e soprattutto, studiarli per conoscere i segreti delle scienze,

della natura.

Nel corso del XIII secolo fiorirono numerose farmacie cassinesi i cui farmaci

erano preparati in modo naturale: i monaci applicavano le loro conoscenze

scientifiche per preparare rimedi veramente efficaci. Numerosi codici cassinesi

dei secoli XIII, XIV, XV e XVI riportano moltissime ricette di farmaci

preparati con erbe delle quali vengono spiegate le virtù curative. I monaci pur

obbedendo al Concilio di Roma, del 1139, e di Tours del 1163, che proibiva

loro l'insegnamento della medicina nonché l'esercizio pubblico della stessa,

continuarono ad essere d'aiuto ai malati, specialmente ai poveri, perché questo

non era stato loro vietato, con le medicine da loro stessi preparate.

È ancora un codice del XII secolo (167-435) a parlare di anatomia e fisiologia.

Sono sempre i codici ad informarci che nel XII secolo i monaci avevano dato

vita, a proprie spese o con l'aiuto di benefattori, a vari ospedali. Ospedali e

4 B.Paoloni: Il contributo dato in 14 secoli dai Benedettini Cassinesi alle scienze fisiche, astronomiche, mediche e naturali; in La Meteorologia Pratica, anno VII n.6 Novembre-Dicembre 1926, p.195

Page 15: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

15

farmacie dei monaci sono presenti nelle citazioni dei codici ancora nei secoli

successivi.

Parallelamente continuano gli studi di carattere scientifico. Un monaco di

Montecassino, TEOFILO MARZIO, espertissimo di matematica ed astronomia, fu

chiamato da Gregorio XIII a partecipare alla riforma del calendario. Erano del

gruppo "uomini dottissimi" ma il Marzio prese veramente a cuore l'incarico e,

come afferma l'Armellini (Biblioteca Benedictino Casinensis, sive scriptorum

casinensis congregationis)5, fu il più grande sostenitore dei calcoli di Luigi

Giglio, e dimostrò tutti gl'inconvenienti che, col tempo, sarebbero nati dalle

riforme proposte da altri. Scrisse TRACTATUS DE NOVA REFORMATIONE

KALENDARI, CONSULTATIONES SUPER EADEM REFORMATIONE ed un opuscolo

THEOPHILI MONACHI CASINENSIS DE CONTROVERSIS SUPER KALENDARIO

NARRATIO. Si occupò della riforma del calendario anche un altro monaco,

Adriano Amaltea.

Matematici, scienziati fanno conoscere il loro impegno nei diversi monasteri

nel corso del XVI secolo. Uno di questi fu D. Girolamo Ruscelli inventore del

sistema di trasporto per carri. Nel XVII secolo l'impegno dei monaci in campo

scientifico non diminuì, anzi conobbe un notevole incremento.

È questo il secolo in cui, come afferma D. Bernardo Paoloni, gli abati cassinesi

sostengono la necessità di approfondire, in ogni ambito scientifico, il sapere dei

monaci.

5 B.Paoloni: op.cit. p.11

Page 16: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

16

Un monaco, di cui non si conosce il nome, è il primo ad occuparsi di

astronomia. È autore di un libretto: DISCORSO NUOVO IN MATERIA DELLA

GRANDE COMETA CHE SI VIDE NEL PRINCIPIO DI NOVEMBRE 1618 COLLA

DICHIARAZIONE DELLA GRANDEZZA, E SUE QUALITA' E DELLI SUOI PRODIGI

(Venezia 1619). Molti sono i cassinesi matematici vissuti in questo periodo

nonché gli astronomi. Un monaco che godeva di grande fama come astronomo,

Alderano Desiderio, autore di opuscoli, fu chiamato da Clemente XI,

nonostante avesse novant'anni, per operare correzioni al calendario. Impedito a

muoversi, data l'età, scrisse un libro molto apprezzato: CICLI SOLARI E LE

LETTERE DOMENICALI.

Non si può dimenticare che il XVII è il secolo caratterizzato dal pensiero

scientifico, che vede protagonisti pensatori quali Galilei, Keplero, Newton,

Torricelli, ma anche il benedettino D. Benedetto Castelli scienziato ed amico di

Galileo ed inventore del pluviometro. Altro illustre cassinese del secolo è

Benedetto Bacchini, maestro di Ludovico Antonio Muratori, fine teologo e

filologo, ma anche esperto di fisica, meccanica e medicina. Bacchini, nella sua

DISSERTATIO DE MOTIONIBUS MERCURII IN BAROMETRO,(Venezia 1730) mette in

luce le sue profonde conoscenze di fisica e di meteorologia. Nella sua opera,

detto monaco spiega fisicamente, tramite dimostrazione, le ragioni per le quali

il mercurio sale e scende all'interno del tubo del barometro; parla, inoltre, in

modo esauriente, della pressione dell'aria durante i temporali.

Anche il XVIII secolo vede i benedettini protagonisti in campo scientifico, vi

furono fisici e matematici e qualcuno, studiando le leggi di queste discipline ed

Page 17: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

17

applicandole alla pratica, anticipò quelle conoscenze, precorse il cammino

dell'areonautica.

Tre monaci della Badia Fiorentina riuscirono a far sollevare un pallone, pieno

d'idrogeno che, in pochi minuti, tra la meraviglia dei presenti, attraversò le

montagne andando a cadere in territorio emiliano. Addirittura un altro monaco

della stessa Badia aveva trasformato la sua cella in un piccolo laboratorio di

aeronautica e lì, dopo aver inventato un altro pallone, si impegnava con tutte le

sue forze in quegli esperimenti grazie ai quali tentava di risolvere il problema

della dirigibilità.

Se è vero che la meteorologia ha visto la luce all'interno dei chiostri

benedettini, è altrettanto vero che la stessa nascita ha avuto la sismologia.

È proprio un cassinese, D. Andrea Bina di Milano, monaco del monastero di S.

Pietro di Perugia, l'inventore del primo sismografo della storia. Si trattava,

certamente, di un sismografo non perfetto, ma capace di registrare i terremoti,

stabilirne la direzione e l'ampiezza e dire se fossero ondulatori o sussultori.

Il XIX secolo altresì conobbe l'impegno scientifico dei monaci che

continuarono ad occuparsi di matematica, fisica, meteorologia, sismologia.

(purtroppo moltissimi documenti di Montecassino sono stati perduti.

Il Monastero che nei secoli medioevali aveva conosciuto le scorrerie dei

Longobardi e dei Saraceni, nel 1795 aveva subito l'oltraggio dei Francesi che,

incuranti della cultura e della storia, avevano disperso molte carte d'archivio

usandole, in molti casi, come carta per avvolgere cibi o, addirittura,

Page 18: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

18

bruciandole ha vissuto una pagina tragica alla fine della seconda guerra

mondiale quando per l'errata interpretazione di un messaggio in codice, è stato

distrutto).

Page 19: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

19

DON GIROLAMO RUSCELLI E L'IMPORTANZA DEL SAPERE SCIENTIFIC O

All'interno dei monasteri, in modo più o meno evidente, in modo più o meno

sistematico si svolgevano studi di diverso genere, umanistico o scientifico.

Può suscitare qualche difficoltà, a volte, caratterizzare un monaco con un unico

appellativo in quanto la cultura di questi è così vasta, poliedrica, che

considerarlo cultore di una sola disciplina porta a sopravvalutare un aspetto di

quel sapere che è legato alla complessità, alla molteplicità delle sue conoscenze

e, dunque, alla ricchezza intellettuale della sua persona. Monaci eruditi in

campo umanistico, ma anche scientifico si affacciano ad animare,

culturalmente, la vita dei chiostri nelle varie epoche, ma soprattutto nei secoli

XVI e XVII. I vari documenti, i diversi manoscritti, fanno conoscere gli studi,

le riflessioni, l'impegno dei monaci nel campo della fisica, dell'astronomia,

della meteorologia, dell'idraulica, della meccanica.

I nomi di due monaci vissuti nel monastero perugino nel detto periodo, D.

Girolamo Ruscelli e D. Benedetto Castelli sono indicativi della passione per le

discipline scientifiche e dell'impegno profuso nella realizzazione di opere, di

scoperte.

Don Benedetto lega il suo nome, come vedremo, a varie invenzioni, tutte

significative; don Girolamo, invece, soprattutto al trasporto di merci su carri

trainati da buoi6.

6 M.Mazzucotelli: op.cit. pp. 16-17; 59; 60-62; 86-90; 92

Page 20: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

20

Occorre dire che i monaci, sia pur dotati di straordinario interesse per gli

argomenti scientifici, vivevano, pur sempre, all'interno del monastero la cui

vita era scandita dalle preghiere elevate a Dio, nel rispetto delle ore canoniche.

La giornata iniziava con le lodi già dal sorgere del sole. Era, dunque,

necessario considerare lo scorrere del tempo, conoscere le leggi che regolano la

misurazione del tempo: tutto ciò ha portato alla realizzazione di meridiane,

ovvero di orologi solari. Non era certo semplice dar vita ad un orologio solare;

il costruttore necessitava di una cultura che spaziasse in ogni campo: dalla

matematica, alla geometria, all'astronomia. Doveva essere capace nei calcoli

matematici, ma anche avere conoscenza della posizione del sole, dei

movimenti della terra, delle variabili della sfera celeste, il tutto suffragato da

buone conoscenze geografiche.

È vero, è una necessità conoscere l'ora, ma, purtroppo, la costruzione

dell'orologio non si può improvvisare. Ci vuole, a monte, una vasta e profonda

cultura quale doveva possedere don Girolamo Ruscelli, cellerario7, abate di San

Pietro, presidente più volte della Congregazione Cassinese, esperto di

architettura, filosofia, letteratura, musica, ma ciò che più importa, ottimo

conoscitore della matematica, aritmetica, algebra, astronomia, astrologia,

cosmografia.

Il fervore di sapere, di scoprire cose sempre nuove portò don Girolamo a

realizzare strumenti scientifici di particolare interesse come astrolabi, sfere,

7 M.Montanari: Mille anni della chiesa di S. Pietro in Perugia e del suo patrimonio, Poligrafica F. Salvati Foligno, 1966, pp.145-153

Page 21: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

21

compassi nonché orologi solari e, tra i tanti strumenti matematici, inventò

anche quelli utili per una corretta delineazione geografica.

L'abate Ruscelli, definito SCIENTIIS OMNIBUS INSTRUCTISSIMUS è altresì

caratterizzato dalla "Matricula Casinensis": PLURA MANUSCRIPTA

COSMOGRAPHIS, ARITHMETICIS ET MATHEMATICIS PERUTILIA RELIQUIT.

INSTRUMENTORUM A SE INVENTORUM OPE AC BENEFICIO PLURIMA LOCA ET

PROVINCIAS GEOGRAPHICE DELINEAVIT, PLURA ITEM HOROLOGIA SOLARIA

VERTICALIA, HORIZONTALIA ET ANNULARIA FABRICATUS EST8.

8 M.Mazzucotelli: op. cit. pp.15, 72-72, 115

Page 22: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

22

Don Girolamo Ruscelli..... un abate..... un letterato..... un astronomo..... un

poeta..... un matematico

Don Girolamo Ruscelli, nato a Perugia, probabilmente, nel 1538, da una

famiglia benestante e pia, molto legata al Monastero di San Pietro9 si distingue

per la profonda cultura scientifica e per le numerose esperienze di vita

monastica: prima priore del monastero dei Santi Faustino e Giovita, a Brescia

e, successivamente, promosso ad abate, fu nel monastero di San Martino delle

Scale a Palermo, nella Badia di Firenze nonché a Subiaco. Ebbe l'onore di

guidare, in qualità di abate, e per ben cinque anni, il monastero di

Montecassino.

Fu a Perugia, nello stesso ruolo, dal 1595 al 1598. Dopo un biennio trascorso,

da abate, nei pressi di Mantova, nell'abbazia di San Benedetto Po, tornò a

Perugia per rimanervi fino al 1603 quando fu mandato a Napoli a reggere il

Monastero di San Severino dove, secondo l'Armellini, morì all'età di

sessantasei anni, il 24 agosto 1604. Secondo la MATRICULA , Ruscelli è morto a

Perugia: mortus est Perusii anno 1603.

La "Cronaca m.s., dopo aver riportato la notizia della morte dell'abate,

avvenuta a Perugia, continua.... nel dì 10 febrajo 1603 pieno di merito, riputato

da tutti per dottrina, talenti e santità di vita".

Il libro de' Morti della Chiesa di S. Pietro di Perugia (A) riporta la notizia del

decesso di don Girolamo "Adì 17 febraro 1603 passò a miglior vita....".

9 ASPi - M. Bini: Memorie storiche del Monastero di San Pietro in Perugia dell'ordine di San Benedetto raccolte e redatte da un monaco di esso nel 1848. C.M. 439/IV 1848, p.156

Page 23: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

23

L'abate Ruscelli fu per tre volte presidente della Congregazione: la prima nel

1592, mentre era abate di Montecassino; la seconda nel 1596, quando reggeva

la "sua" abbazia di San Pietro in Perugia; la terza nel 1600 allorché, dopo aver

governato il Monastero di S. Benedetto Po, gli fu rinnovato l'incarico del "suo"

Monastero di Perugia10.

I vari monasteri guidati da don Girolamo Ruscelli conobbero non solo un

valente amministratore ed un' ottima guida spirituale, ma, in particolare, uno

studioso, un uomo di vaste e profonde conoscenze.

Nei sei anni trascorsi a Brescia, il Ruscelli si distinse come docente di

matematica mentre, nel periodo cassinese, legò il suo nome a vari fatti: fece

due sinodi diocesani, eresse il seminario diocesano in modo conforme ai

deliberati del Concilio di Trento, fece costruire la strada di San Germano a

Montecassino, le grandiose mura di protezione del monastero ed escogitò il

modo, estremamente semplice, di suonare una grandissima campana che, come

dice lo storico Crispolti, era sufficiente, per metterla in funzione, che fosse

toccata anche solo da un bambino.

"Letterato, astronomo, poeta, matematico" lo definisce il Bini nella sua

"Cronaca", grande esperto di matematica in generale, di algebra in particolare,

sfruttò le sue notevoli competenze nella costruzione di un CIMBALO che

suonava perfettamente con ventuno corde ed aveva, come dice il Crispolti, la

"tastatura divisa, così nel suono, come nel semisuono e risultano in tutto di

10 Ab. Pietro Elli O.S.B. Cronotassi degli Abbati del Monastero di San Pietro in Perugia conforme alla Cronaca ms. dell'abate D. Mauro Bini (+1849). Abbazia di San Pietro-Perugia-1994. p. 78

Page 24: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

24

numero ottantuno tasti". Il Ruscelli ha operato tanto, ad avviso dello storico

Crispolti, per dare l'opportunità ai "Musici" ed agli studiosi di poter suonare

tutti i generi: cromatico, enarmonico e diatonico cose non possibili da fare, così

perfettamente, con altri cimbali.

Don Girolamo, "versatissimo" in matematica, eccelso conoscitore dell'algebra,

dell'astronomia e della cosmografia uno di quegli uomini che raramente la

natura produce, profondo teologo, filosofo e giurista fu anche medico11.

Inventò e perfezionò vari strumenti matematici. Costruì sfere, astrolabi, trisesti

e compassi, fabbricò orologi di vario tipo, in differenti luoghi, orologi solari

verticali e orizzontali. Singolare la sua idea di segnare tanto il legno quanto il

marmo senza alcun aiuto di forze umane, senza operai dunque, ma solo con

l'aiuto della forza idraulica.

Studiò le alluvioni e concepì il modo di evitarne i danni.

Bisogna ricordare che don Girolamo, prima ancora di essere nominato abate,

era stato celleraro del monastero di San Pietro. In quel periodo, esattamente nel

1565, forse riflettendo sulle immani fatiche degli uomini e degli animali e,

soprattutto, sul "costume" di trasportare merci avvalendosi di bestie da soma a

schiena e constatando la presenza, in zona,di varie ruote di carri di artiglieria

abbandonate dai Francesi nelle cascine quando avevano attraversato il territorio

perugino, pensò che tanto materiale non potesse andare sprecato. In virtù del

suo ingegno costruì dei carri introducendo, così, nel monastero un nuovo uso di

11 B.Paoloni: Il contributo cit., 1926, p.204

Page 25: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

25

trasportare i generi. Successe però, che don Girolamo fosse destinato, nel

frattempo, al monastero di Subiaco e, per obbedienza, dovesse recarvisi. Un

perugino, tal maestro Pompilio, a conoscenza dell' "invenzione" di don

Girolamo, approfittò dell'assenza da Perugia del monaco. Dopo aver osservato

attentamente la struttura dei carri ed aver studiato i sistemi di movimento degli

stessi, cominciò a fabbricare, a sua volta, carri in tutto simili a quelli del

monastero, ma si guardò bene dal dire di basarsi sul prototipo monastico,

tutt'altro; andava dicendo di essere lui l'ideatore e l'artefice e, di conseguenza,

come "inventore", ottenne dal Governo "la privativa di fabbricare li carri per un

dato tempo". Rientrato a Perugia, nel 1569, ancora in funzione di cellerajo, don

Girolamo volle continuare a fabbricare i carri secondo la sua invenzione, quei

carri che erano già risultati più che utili al monastero, ma incontrò un ostacolo:

Mastro Pompilio produsse il "privilegio della sua privativa". Don Girolamo,

con pazienza e da uomo di Dio, portò Pompilio a capire la gravità della

situazione in cui si era cacciato con le sue stesse mani e per sua volontà. Gli

fece capire che era stato lui, don Girolamo, a costruire i carri e a metterli in

azione e che l'invenzione era sua non di altri.

Di conseguenza, avocando a sé il merito dell'invenzione, quale effettivamente

era, aggiunse che il governo avrebbe, senza dubbio, revocato il "privilegio" a

Pompilio una volta appurata la falsità della dichiarazione da questi prodotta. Il

monastero, naturalmente, dimostrò agli organi di governo la paternità di don

Girolamo relativamente all'invenzione dei carri. Mastro Pompilio, che

Page 26: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

26

temerariamente aveva osato, ben sapendo di mentire, sostenere davanti al

legittimo inventore, di essere lui l'ideatore dei carri, forse temendo per sé gravi

conseguenze, preferì rinunciare alla "sua pretenzione". Il monastero ebbe modo

di continuare a fabbricare i carri senza più incontrare ostacoli12.

12 Libri Diversi: Ricordi n. 38, Archivio San Pietro, Perugia, p.26

Page 27: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

27

GALILEO GALILEI E BENEDETTO CASTELLI: UN' AMICIZIA VOTATA

ALL' ESPERIENZA SCIENTIFICA

All'interno dei monasteri era tangibile l'impegno dei monaci in campo

scientifico; non può e non deve sorprendere che possa essere esistito un

rapporto di fattive collaborazione fra i monaci, a loro volta pensatori e

scienziati, e veri e propri pensatori, filosofi , scienziati.

Non può meravigliare, dunque, il caso di don Benedetto Castelli (1577-1643)

[al secolo Antonio] fortemente legato a Galileo Galilei da profonda stima ed

amicizia.

Galileo Galilei (1564-1642) ebbe nella sua "cerchia di discepoli ed amici.....

anche alcuni monaci i cui contributi alle scienze astronomiche, e non solo a

quelle, furono, a volte, importanti. Lungo tutta la sua vita, Galileo ebbe

contatti con diversi monaci, di cui la storiografia galileiana ha evidenziato studi

e realizzazioni"13. A sostegno dell'idea che vuole in perfetta sintonia Galilei ed

il mondo monastico, è bene considerare l'ipotesi, certamente suggestiva,

formulata da M. Ercolani all'inizio del secolo XX, sulla base di un'antica

tradizione vallombrosana, che lo scienziato sarebbe stato iniziato allo studio

proprio presso i monaci, i vallombrosani, nel monastero di Vallombrosa e in

quello di Santa Trinita, a Firenze. È evidente, dunque, che Galilei considerasse

i monaci dei capisaldi, delle vere basi del sapere.

13 M.Mazzucotelli: op.cit. p.58

Page 28: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

28

Nominato, nel 1592, professore di matematica presso l'Università di Padova

ebbe, tra i suoi allievi, il cassinese Gerolamo Spinelli (professo del monastero

di Santa Giustina di cui divenne abate nel 163214 che, aiutato dal confratello

don Benedetto Castelli, nel 1605, pubblicò il "Dialogo di Cecco Ronchitti da

Brunzone in proposito della stella nuova".

14 M.Mazzucotelli: op.cit. p.59

Page 29: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

29

Don Benedetto Castelli

nato a Monte Isola (Brescia) il 4

settembre 1577 da antica e nobile

famiglia, vestì l'abito monastico nel

monastero di Santa Faustina in

Brescia all'età di diciotto anni.

Compiuti gli studi teologici e filosofici passò al monastero di Santa Giustina, a

Padova, per seguire, presso l'università cittadina, quegli studi per i quali

mostrava particolare inclinazione. A Padova diventò "uditore e discepolo" di

Galilei. Frequentava la casa del Maestro, assisteva alle sue numerose

esperienze, fra le quali quelle che furono alla base dell'invenzione del

termometro. Descriveva quei momenti in una lettera inviata a Mons.

Ferdinando Cesarini in data 20 settembre 1638. Lo strumento inventato si

chiamava, ancora, termoscopio. Fu Evangelista Torricelli, che si avvalse della

dilatazione dell'acqua anziché di quella dell'aria, a dar vita (secondo Catervi) al

termometro.

Nel 1607 prese parte, al seguito dell'abate dell'Ordine, al Capitolo Generale,

tenutosi nella Badia di Cava dei Tirreni. Dal 1607 al 1610 sono scarse le

notizie che lo riguardano, ma come afferma il professor Baltadori, docente

Page 30: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

30

della Facoltà di Agraria di Perugia15 fu, forse, in quel periodo, a Montecassino.

L'ipotesi è suffragata dal fatto che là si conservano16 due suoi manoscritti

autografi: Intorno allo studio delle macchie solari, mai pubblicato e Galileo,

delle cose che stanno sull'acqua.

Quando Galilei lasciò Padova, e dunque si allontanò dal territorio della

Repubblica di Venezia per portarsi a Firenze, il Castelli, non riuscendo a

concepire una vita priva del sostegno del maestro, volle continuare a stargli

vicino "per poter far di quei guadagni che si fanno con la conversazione di V.

S. quali sono da me stimati sopra ogni bene di questo mondo"17. A tale attestato

di stima, fa riscontro qualcosa di analogo, a firma dello stesso Galilei che, in

data 30 dicembre 1610, scriveva, fra l'altro, a don Benedetto "...la felicità del

suo ingegno non ha bisogno dell'opera mia né d'altre"18. Era forte la

considerazione che il maestro aveva dell'allievo e viceversa. Castelli, come

detto, sentiva il bisogno di consultarsi con il maestro ed avvertiva, a tal punto,

la necessità di stargli vicino che quando Galilei si trasferì da Padova a Firenze,

il monaco chiese, ed ottenne, il trasferimento alla Badia Fiorentina.

A Firenze, don Benedetto divenne il più assiduo, e valido, dei collaboratori di

Galileo: aiutò il maestro nelle osservazioni dei quattro più grandi satelliti di

Giove, i cosiddetti PIANETI MEDICEI , per una più esatta determinazione dei loro

15 A.Baltadori: L'Abbazia di San Pietro in Perugia nelle Scienze matematiche, fisiche e naturali; Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, vol.LXIV fasc.II Perugia 1967, p.197 16 A.Amelli: Don Benedetto Castelli, brevi cenni sulla vita e sulle opere, in La Meteorologia Pratica vol. VII, n.6, novembre-dicembre 1926, p.248 17 A.Baltadori: op.cit.p.198 18 M.Mazzucotelli: op.cit.p.60; A.Baltadori, op.cit.p.198

Page 31: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

31

periodi, nello studio delle macchie solari, escogitando un sistema semplice, ma

ingegnoso, per poterle osservare con il telescopio. Il Baltadori afferma che è

proprio del Castelli il metodo di osservare le macchie solari ottenendo la

proiezione attraverso il telescopio sopra una carta per non offendere l'occhio.

Castelli fu di grande aiuto al maestro nelle discussioni relative alla questione

sulle cause del galleggiamento dei solidi.

Tanto entusiasmo nello studio, impegno e competenza ebbero un grande

riconoscimento: nel 1613 il Castelli ottenne, con il favore delle corte

granducale e l'appoggio di Galileo, la cattedra di matematica nello studio di

Pisa, cattedra che mantenne per tredici anni.

È di questo periodo la ben nota questione relativa alla presunta incompatibilità

tra la teoria copernicana e la sacra scrittura, suscitata da G.Boscagli e ribattuta

da B.Castelli, cosa che provocherà la famosa lettera di Galileo Galilei a Castelli

causa dei processi a Galileo19.

Frattanto il Cardinal Barberini, grande estimatore del Castelli, era diventato

Papa con il nome di Urbano VIII. Poco dopo il pontefice volle che il Castelli si

trasferisse a Roma per poter contare su di lui per tutto ciò che fosse relativo

all'idraulica e, soprattutto, come istruttore di Taddeo Barberini.

Successivamente fu nominato lettore di matematica alla Sapienza e gli fu dato

l'incarico "dello studio del regolamento dei corsi d'acqua in vari luoghi"20.

19 Benedectina, fascicoli di studi benedettini, anno XXIV, fasc.I, Gennaio-Febbraio 1977, p.151 20 La Meteorologia Pratica cit., 1926, p.249

Page 32: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

32

Durante il soggiorno romano scrisse la sua opera più significativa, il Trattato

sulla misura delle acque correnti.

Uomo di grande e profonda cultura, si trovò più volte a sostenere discussioni su

argomenti attinenti all'idraulica, ma anche ai fenomeni luminosi. Parlando con

certi uomini di lettere che palesavano difficoltà a comprendere come "potesse

la terra illuminare più la luna di quello che fa la luna la terra", il Castelli stabilì

che "l'intensità del lume scemi nella proporzione in cui crescono i quadrati

delle distanze" giungendo, così, ad una legge di fotometria21. È giusto riportare

quanto afferma il Favaro, notato anche dal prof. Baltadori, a tal proposito:

quella medesima considerazione del lume secondario della luna che gli era

stata scorta a formulare questa legge, lo conduceva appresso ad una

divinazione che sola basterebbe ad attestarne la mente superiore.

Congratulandosi con Galileo per i nuovi "scoprimenti" da lui fatti a proposito

della luna, il 14 novembre 1637 scrive d'esser riuscito, nel mese precedente, a

vedere, in modo assai distinto, questo lume secondario quando la luna era

vicino al primo quarto, e richiamandosi a quello che il Maestro aveva scritto

nel SIDERUS NUNCIUS, e nel DIALOGO DEI MASSIMI SISTEMI, aggiunge

testualmente: "giudicai ancor io a' giorni passati che ritrovandosi la luna

meridionale dovesse essere illustrata dalla terra, e però mi venne in mente che

le terre meridionali a noi incognite debbono essere vastissime provincie e che

però riflettono gagliardo lume nella luna"; tale concetto riportava la piena

21 A.Baltadori: op.cit., p.198; A. Favaro: Benedetto Castelli nella storia e nella scienza; in La Meteorologia pratica, anno I, Gennaio-Febbraio 1920 p.10

Page 33: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

33

approvazione di Galileo; e così parecchi anni prima che venisse effettivamente

scoperto, il Castelli divinava la esistenza del continente australiano22. Tra

Castelli e Galileo intercorse una fitta corrispondenza. Sono proprio le lettere a

mettere in luce le discussioni, di carattere scientifico e le diverse ipotesi,

rispettivamente formulate, relative ai vari problemi in oggetto. Galilei scriveva

a Castelli di non provare gusto maggiore che nel leggere ciò che il discepolo gli

inviava "producendo frutti del suo ingegno e non foglie indifferentemente

raccolte da questa e da quella pianta sterile e non fruttifera, che arrecano cibi

molto grati"23. Di Castelli, dice l'Armellini24 "facili ac simplici stylo scripsit,

de verborum venustate et elegantia haud omnino sollicitus". Il legame tra don

Benedetto e Galileo era così vero, intenso e trasparente da portare i due a

considerarsi complementari o, forse, addirittura, un'unica persona. Il Castelli

ebbe allievi di prestigio, pensiamo a Torricelli, a Cavalieri, a Borelli che

presentò e mise in relazione con Galilei. Era tale la stima di Galilei nei

confronti di Castelli che il maestro considerò il Torricelli e gli altri, non come

allievi di un diverso studioso, ma come fossero stati suoi stessi allievi. Come

Castelli aveva appreso e condiviso il metodo di Galilei, altrettanto può dirsi dei

suoi discepoli che hanno derivato dal maestro la precisione, lo scrupolo nelle

indagini, nella ricerca. Il Torricelli, ad esempio, allievo del Castelli a Roma, è

l'inventore, nel 1643, del barometro. Per tale invenzione, come per il

22 A.Favaro: Benedetto Castelli nella storia e nella scienza, in La Meteorologia Pratica, anno I, , gennaio-febbraio, 1920 p.10-11 23 A.Favaro: Carteggio di don Benedetto Castelli con Galileo Galilei, in La Meteorologia Pratica, Maggio-Giugno 1920, p.107 24 Meteorologia Pratica, cit./Armellini-Bibliotheca Casinensis, Assisii, MDCCXXXI

Page 34: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

34

completamento di quella del termometro, l'allievo del Castelli può essere

considerato, come afferma don Paoloni, "uno dei pionieri della moderna

meteorologia".

Nel momento più buio della vicenda umana di Galileo, il Castelli non

abbandonò il maestro, ma mantenne viva e forte la vecchia amicizia, anche

durante il processo; è vero che in quei tristi momenti il Castelli non fu

fisicamente vicino al Maestro e che, a causa dei suoi tanti impegni, tornò a

Roma solo a processo concluso, ma è altrettanto vero che fu sempre

spiritualmente vicino a Galileo facendogli sentire, concretamente, la sua

presenza con le lettere e, soprattutto, con l'alta considerazione di cui godeva

presso la curia romana.

Castelli, come membro dell'ordine Benedettino, fu nominato decano sin dal

1612 ed abate di varie Abbazie: Praglia, San Benedetto di Foligno, in Sicilia...

Stimato ovunque, in particolare dalle grandi famiglie, come i Medici o i

Barberini, riconosciuto per le sue alte doti e gratificato da incarichi accademici

trascorse l'ultimo periodo della sua vita nel Monastero di San Callisto in

Trastevere, dovendo stare a Roma per onorare l'incarico di lettore di

matematica alla Sapienza. Colpito da una malattia alla vescica, appena un anno

dopo la morte di Galilei, il 19 aprile 1643, il Castelli morì nel monastero di

Trastevere.

Page 35: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

35

**********

Di notevole interesse umano e scientifico è il carteggio intercorso tra Galilei e

Castelli. Nelle quattro "lettere Copernicane" scritte da Galilei tra il 1613 ed il

1615, di contenuto apparentemente privato, lo scienziato pisano si occupa del

rapporto tra sacra scrittura e teoria copernicana. La prima di queste lettere,

scritta a Firenze il 31 dicembre 1613, è indirizzata al monaco benedettino don

Benedetto Castelli.

Page 36: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

36

LE INVENZIONI DI CASTELLI

Don Benedetto, allievo ed amico di Galilei, fu grande studioso. Le materie,

oggetto del suo studio, furono molteplici; in ogni campo seguì le indicazioni di

Galileo, tanto nello studio che nell'applicazione25.

Come afferma il Favaro, in una nota del 1920, "dall'ottica al calorico,

dall'astronomia alla fisiologia, dal magnetismo alla meccanica , dall'algebra

speculativa alla risoluzione di problemi pratici rispondenti ai bisogni, quasi

diremmo della vita quotidiana, non vi fu argomento sul quale anche

occasionalmente sia stata richiamata la sua attenzione ch'egli non abbia fatto

oggetto di studio ed al quale non abbia recato una qualche e spesso anche

notevole contribuzione"26.

Il Castelli si occupò, in campo astronomico, dei calcoli per determinare i

periodi dei pianeti medicei la cui scoperta, illustrata da Galilei nel SIDERUS

NUNCIUS, era stata dedicata dal Maestro a Cosimo de' Medici, studiò le

"macchie solari ottenute con la proiezione su carta chiara attraverso il

telescopio"27, studiò le fasi di Venere nonché la luminosità secondaria della

luna ed operò il riconoscimento della montuosità della stessa. Castelli ha

ricevuto tanto dal Maestro Galilei, ma ha trasmesso altrettanto ai suoi

discepoli, a quei giovani che si sono formati sotto la sua guida e che lui stesso

ha introdotto presso il grande maestro. I giovani formatisi all'ombra del

25 M.Mazzucotelli: op.cit. p.61 26 M.Mazzucotelli: op.cit. p.61 27 M.Mazzucotelli: op.cit. p.62

Page 37: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

37

Castelli, ma che poi brillarono di luce propria furono almeno tre: Bonaventura

Cavalieri, Evangelista Torricelli, Giovanni Alfonso Borrelli.

Don Benedetto si occupò d'idraulica. Era, allora, annoso il problema della

regolazione delle acque di fiumi, paludi, acquitrini, delle inondazioni e della

conseguente vita malsana degli abitanti interessati a questi fenomeni.

Il Castelli si occupò della questione con il rigore scientifico che lo

caratterizzava, esponendo le sue argomentazioni nel trattato DELLA MISURA

DELLE ACQUE CORRENTI (Roma, 1628). Il monaco non era nuovo agli studi di

idraulica, si era infatti occupato della materia nella RISPOSTA ALLE OPPOSIZIONI

DEL SIGNOR LUDOVICO DELLE COLOMBE E DEL SIGNOR VINCENZO DI GRAZIA

CONTRO AL TRATTATO DEL SIGNOR GALILEO GALILEI DELLE COSE CHE STANNO

SULL'ACQUA O CHE IN QUELLA SI MUOVONO......(Firenze, 1615).

L'interesse per la materia era talmente forte e le argomentazioni tanto valide

che il trattato del 1628 conobbe varie edizioni, sia in italiano che in francese ed

in inglese. All'edizione del 1640, il monaco aggiunse studi e considerazioni

sulla bonifica delle paludi Pontine, sulla laguna di Venezia e sulla descrizione

dei corsi d'acqua, piccoli o grandi. In una lettera, del 1639, a Monsignor

Cesarini, Castelli afferma "applicando io tutto lo studio al servizio e obbligo

mio, spiegai in quel trattato alcuni particolari non bene avvertiti e considerati

fin hora (che io sappia) da nessuno, ancorché per se stessi siino importantissimi

e di grandissima conseguenza".

Il ragionamento che il Castelli espone, in teoremi e corollari, pone l'attenzione

sulla velocità variabile dei corsi d'acqua nelle diverse sezioni del loro alveo ed

Page 38: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

38

in tempi determinati. Il tutto è accompagnato da dimostrazioni e da esempi atti

a concretizzare le possibilità di attuazione dei principi teorici.

Castelli, con le varie osservazioni del trattato, non mira solo alle bonifiche o

alla regolazione dei fiumi, laghi, canali, ma riserva gran parte di esse al metodo

di misurazione e distribuzione dell'acqua delle fontane che spesso conosceva

abusi e soprusi.

Page 39: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

39

LE INVENZIONI DI CASTELLI A PERUGIA

Occorre ricordare che è questo il periodo in cui don Benedetto risiedeva nel

monastero perugino di San Pietro. Era il 1639 e c'era il Capitolo Generale della

Congregazione. Evidentemente era da tempo che il padre Castelli avvertiva

l'esigenza di misurare l'andamento delle piogge. In un giorno particolarmente

piovoso, osservando lo scendere copioso della pioggia e meditando sul suo

ritmo, non si lasciò sfuggire la ghiotta occasione: uscì in uno dei cortili del

monastero avvalendosi, per il suo esperimento, del primo oggetto trovato, ma

funzionale allo scopo, un vaso da notte che lasciò all'aperto per circa un'ora.

L'esperimento, ben riuscito, indusse il Castelli a pensare che, con tale sistema,

si potesse effettuare l'osservazione delle acque del Trasimeno in rapporto alle

piogge. Era, quello, un periodo in cui il lago, per il perdurare della siccità, si

presentava particolarmente povero di acque. Il Castelli, come riferisce don

Paoloni28, si recò sul luogo avendo saputo che il lago Trasimeno, a causa della

siccità, si era abbassato notevolmente. Verificato il fenomeno, notò che il lago,

rispetto alla consueta altezza, era abbassato di circa cinque palmi romani e più

basso rispetto alla soglia dell'emissario. Così stando le cose, dall'emissario non

usciva acqua e ciò provocava enormi danni agli abitanti: basti pensare che i

ventidue mulini, azionati dall'acqua del lago, non potevano funzionare e per

macinare il grano era necessario portarsi in altri mulini, spesso lontani, con

28 B.Paoloni: I Benedettini e la meteorologia in Italia; in Cinquanta articoli di Meteorologia, 1909-1936 pp.191ss

Page 40: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

40

grande disagio e dispendio di energie. Don Paoloni, che circa tre secoli dopo

operò nel monastero di San Pietro e che, con lo scrupolo che lo

contraddistingueva, si impegnò in studi scientifici e ricerche d'archivio,

riflettendo sull'abbassamento delle acque del Trasimeno, accostò la circostanza

verificatasi ai tempi del Castelli ad un'altra, del 1833, della quale aveva trovato

notizia consultando le carte della Biblioteca Comunale di Perugia. Sfogliando i

vari documenti, il Paoloni si era imbattuto in un fascicolo, che lui stesso

definisce raro, dal titolo ONIOLOGIA, pubblicato nel gennaio 1834 a Perugia. In

un articolo della sua rivista29 don Bernardo pubblicò la curiosa informazione:

"nell'anno 1833 in tutta la nostra penisola nei mesi di inverno in ispecie

talmente si è penuriata l'acqua, che si è dovuto ricorrere particolarmente in

Firenze ai pozzi artesiani per suplire ai bisogni di vita. Or la quantità media

della pioggia, la quale calcolata da un decennio è per Perugia annualmente di

circa linee 390, nell'anno 1832 non fu che di linee 255. Le nevi, le quali furono

grandi nel cadere nell'anno 1831, quasi del tutto mancarono nell'anno 1832,

quindi l'acqua dei pozzi e delle fonti già molto diminuita, mancò in molti

luoghi quasi interamente nell'anno 1833. Il lago Trasimeno abbassò il suo

livello più piedi sotto la soglia del suo emissario, e nell'inverno, cosa non più

avvenuta, al Tevere si penuriò l'acqua per poter macinare"30.

È evidente l'analogia, dovuta alle avverse condizioni, tra i momenti vissuti e le

difficoltà incontrate dagli abitanti, nei luoghi citati, nel XVII e XIX secolo.

29 B.Paoloni: op.cit., 1909-1936 p. 193 30 B.Paoloni: op.cit., 1909-1936 p.193

Page 41: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

41

Tornando al Castelli, dopo il sopraluogo compiuto al Trasimeno, rientrò in

Perugia; le condizioni atmosferiche cambiarono, seguì un'abbondante pioggia.

Dal momento che la pioggia caduta era copiosa, il monaco-studioso sentì il

desiderio di sapere se il livello del lago fosse cresciuto. Parla di questo in una

lettera scritta a Galileo il 18 giugno 1639 ".....supponendo (come aveva hassai

del probabile) che la pioggia fosse universale sopra il lago: ed uniforme a

quella che cadeva in Perugia e così preso un vaso di vetro di forma cilindrica,

alto un palmo circa e largo mezzo palmo ed avendogli infusa un poco d'acqua

tanto che coprisse il fondo del vaso notai diligentemente il segno dell'altezza

dell'acqua del vaso e poi l'esposi all'aria aperta a ricevere l'acqua della

pioggia che ci cascava dentro e lo lasciai stare per ispazio d'un hora, ed

avendo osservato che nel detto tempo l'acqua si era alzata nel vaso quanto la

seguente linea considerai che se io avessi esposti alla medesima pioggia altri

simili ed eguali vasi in ciaschèduno di essi si sarebbe rialzata l'acqua secondo

la medesima misura: e per tanto conclusi che ancora in tutta l'ampiezza del

lago era necessario che l'acqua si fosse rialzata nello spazio di un'hora la

medesima misura.....". La lettera viene commentata con ironica umiltà in

un'altra lettera di Castelli a Galileo del 13 agosto 1639: ".....ho fatta ristampare

quella mia operetta (trattato) e nell'aggiunta ho inserito la lettera dell'orinale,

misura del Lago Trasimeno, per honor mio e non per eternare il grannome di

V.S. scolpito con caratteri eterni nel cielo, in terra e in mare....."31.

31 M.Mazzucotelli: op. cit.p.89; M.Velatta: L'opera di un benedettino a salvaguardia del Trasimeno, in:

Page 42: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

42

Dalla riflessione di Castelli derivò l'invenzione di un apparecchio che lui stesso

denominò PLUVIOMETRO .

Il Pluviometro di Don Benedetto Castelli 1639

(foto Gilberto Scalabrini)

Il pluviometro permette di effettuare misurazioni pluviometriche in forma

statistica, di misurare l'acqua piovana in un certo intervallo di tempo.

È giusto ricordare, come sottolinea padre Paoloni dalle pagine della sua

rivista32 che il PLUVIOMETRO servì a Castelli non solo per i suoi studi pratici e

di notevole interesse scientifico, sul comportamento delle acque del Trasimeno

in rapporto alle piogge cadute, ma fu utile, al suo inventore, anche per altre

ricerche. Abbiamo notizie di ciò dal passaggio di una lettera inviata in data 13

agosto 1639 dove il padre benedettino tornava a parlare della sua invenzione.

Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria. Perugia, 1967 vol.LXIV, fasc. II p.204-223 32 B.Paoloni: op.cit., 1909-1936 p.194

Page 43: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

43

Galilei si interessò tanto dell'invenzione del suo discepolo, come risulta dallo

stretto rapporto epistolare, e, in particolare da alcuni passaggi di lettere ove

loda anche il "Trattato della misura delle acque correnti" opera nella quale il

monaco aveva inserito la lettera con cui descriveva a Galilei il suo

pluviometro.

Purtroppo, l'invenzione di don Benedetto non fu dovutamente apprezzata da

parte di coloro che cominciavano ad eseguire le prime osservazioni

meteorologiche strumentali. Nonostante i successi ottenuti grazie all'impegno

personale, allo scrupolo razionale, il Castelli non dimenticò mai di essere un

uomo di Dio, ricordò sempre che la ragione è importante, ma che l'uomo non

potrebbe avvalersene senza la volontà di Dio, che questa è solo uno strumento,

un mezzo, non un fine; il fine ultimo dell'uomo è Dio, la sua verità assoluta,

per raggiungere il quale non serve la ragione ma unicamente la fede; anche

l'impegno scientifico e le scoperte non possono essere avulse dall'universo

spirituale: tutto è ad onore di Dio. A testimonianza di ciò è la parte finale di

una lettera, inviata a Galilei, con la quale il monaco comunicava i suoi studi sul

Trasimeno e terminava: "tutto sia gloria a Dio per esercitare il dono

dell'intelletto ancora nella contemplazione delle meravigliose opere Sue, ut per

visibilia quae facta sunt, invisibilia percipiantur"33,

33 B.Paoloni: op.cit., !909-1936, p.199

Page 44: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

44

BENEDETTO CASTELLI: RAPPORTO EPISTOLARE CON GALILEI

Come già detto Urbano VIII nutriva grande stima nei confronti di don

Benedetto Castelli e lo consultò più volte per lavori di idraulica. Forse è così

che si destò in don Benedetto l'interesse, e di conseguenza lo studio, delle

acque correnti.

Quando non era ancora salito al soglio pontificio, il Cardinal Barberini,

prefetto delle strade collaborava con Castelli, idraulico ufficiale pontificio; per

conto del Barberini, dunque, il Castelli si occupò del lago e del suo emissario,

detto cava. Si ha notizia di ciò in alcune lettere del carteggio Galilei-Castelli.

"Queste materie di acque, e per quanto sinora ho in diverse occasioni

osservato, si trovano involte in tante difficoltà, e moltiplicità di

stravagantissimi accidenti, che non è meraviglia nessuna, se continuamente da

molti, ed anco dalli ingegneri stessi, e periti si commettono intorno a quelle

importanti errori: e perché molte volte non solo intaccano gli interessi pubblici,

ma ancora i privati, di qui è, che non solo appartiene a' Periti trattarne, ma bene

spesso ognuno del volgo pretende darne il suo giudicio: ed io mi sono

abbattuto più volte, necessitato a trattare non solo con quelli, che o per pratica,

o per istudio particolare intendevano qualche cosa in queste materie, ma ancora

con persone ignude affatto di quelle cognizioni, che sono necessarie per potere

con fondamento discorrere sopra cotal particolare; e così molte volte ho

incontrato più difficoltà ne i duri capi delli uomini, che ne' precipitosi torrenti,

e vaste paludi. E particolarmente ebbi occasione gli anni passati di andare a

Page 45: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

45

vedere la Cava, ovvero emissario del Lago di Perugia, fatta già da Braccio

Fortebraccio, molti anni sono, ma per essere poi con grandissimi danni dal

tempo stata rovinata, e renduta inutile, fu risarcita, con opera veramente eroica,

e meravigliosa da monsignor Maffeo Barberini, allora Prefetto delle strade, ed

ora Sommo Pontefice Romano (Urbano VIII). Ed essendo io necessitato per

poter camminare dentro la Cava, e per altro, a fare serrare le cateratte della

detta cava all'imboccatura del lago, non sì tosto le ebbi serrate, che accorrendo

una gran moltitudine di gente de' castelli e terre intorno alle riviere del lago,

cominciarono a fare doglianze grandi, rappresentando, che tenendosi serrate

quelle cateratte, non solo il lago non aveva il suo debito sfogo, ma allagava

tutte le riviere del lago con grandissimi danni. E perché a prima apparenza il

loro motivo aveva assai del ragionevole, io mi trovai a mal partito, non

vedendo modo il persuadere a tanta moltitudine, che quel pregiudizio, che essi

pretendevano, che io facessi loro con tenere chiuse le cataratte due giorni, era

assolutamente insensibile, e che con tenerle aperte, il lago non si abbassava nel

medesimo tempo né meno quanto era grosso un foglio di carta: però mi

convenne valermi di quell'autorità, che io teneva, e così seguitai a fare il mio

negozio, come conveniva, senza riguardo nessuno a quella plebe

tumultuariamente ivi radunata. Ora che il mio lavoro si fa, non con zappe, e

con le pale, ma con la penna, e col discorso, intendo dimostrare chiaramente a

quelli, che sono capaci di ragione, e che hanno inteso bene il fondamento di

questo mio trattato, che era vanissimo il timore, che quella gente aveva

Page 46: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

46

concepito. E però dico, che stando l'emissario, o cava del lago di Perugia nel

modo, che si trova di presente, e camminando l'acqua per essa con quella

velocità, che cammina; per esaminare quanto può abbassarsi il lago nello

spazio di due giorni, dobbiamo considerare, che proporzione ha la superficie di

tutto il lago alla misura della sezione dell'emissario, e poi inferire che avrà la

medesima proposizione la velocità dell'acqua per l'emissario all'abbassamento

del lago; e per istabilire bene, e chiaramente questo discorso, intendo

dimostrare la seguente proposizione".....

Il Castelli che aveva approfondito le sue competenze idrauliche e le aveva

applicate alla soluzione dei problemi del Trasimeno, scrisse, il 18 giugno 1639

a Galileo: "A giorni passati ritrovandomi in Perugia, dove si celebrava il

nostro Capitolo Generale, avendo inteso che il Lago Trasimeno, per la gran

siccità di molti mesi, era abbassato assai, mi venne curiosità di andare a

riconoscere occultamente questa novità, e per mia particolare soddisfazione,

ed anco per poter riferire a' padroni il tutto con la certezza della visione del

luogo. E così, giunto all'emissario del lago, ritrovai che il livello della

superficie del lago era abbassato cinque palmi romani in circa dalla solita

altezza, in modo che restava più basso della soglia dell'imboccatura

dell'emissario, e però non usciva dal lago punto di acqua, con grandissimo

incomodo di tutti i paesi e castelli circonvicini, per rispetto che l'acqua solita

uscire dal lago fa macinare ventidue macine di mulini, le quali non macinando

Page 47: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

47

necessitavano tutti gli abitatori di quei contorni a camminare lontani una

giornata e più per macinare al Tevere.

Ritornato che fui in Perugia, seguì una pioggia non molto grossa, ma

continovata assai, ed uniforme, quale durò per ispazio di otto ore in circa: e mi

venne in pensiero di voler esaminare, stando in Perugia, quanto con quella

pioggia poteva essere cresciuto e rialzato il lago, supponendo (come aveva

assai del probabile) che la pioggia fosse universale sopra il lago, ed uniforme

a quella che cadeva in Perugia; e così preso un vaso di forma cilindrica, alto

un palmo in circa, e largo mezzo palmo, ed avendogli infusa un poco d'acqua,

tanto che coprisse il fondo del vaso, e poi l'esposi a l'aria aperta a ricevere

l'acqua dalla pioggia che ci cascava dentro, e lo lasciai stare per ispazio

d'un'ora, ed avendo osservato che nel detto tempo l'acqua si era alzata nel

vaso considerai che, se io avessi esposti alla medesima pioggia altri simili ed

eguali vasi, in ciascheduno di essi si sarebbe rialzata l'acqua secondo la

medesima misura: e pertanto conclusi, che ancora in tutta la ampiezza del lago

era necessario che l'acqua si fosse rialzata nello spazio d'un'ora la medesima

misura. Qui però mi sovvennero due difficoltà, che potevano intorpidare ed

alterare un tale effetto, o almeno renderlo inosservabile, le quali poi

considerate bene, e risolute, mi lasciarono, come dirò più a basso, nella

conclusione vera che il lago doveva essere cresciuto nello spazio di otto ore,

che era durata la pioggia, otto volte tanto. E mentre io di nuovo, esponendo il

vaso, stava replicando l'operazione, mi sopravvenne un Ingegnero, per trattare

Page 48: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

48

meco di certo interesse, del nostro monastero di Perugia, e ragionando con

esso li mostrai il vaso dalla finestra della mia camera, esposto in un cortile, e

li comunicai la mia fantasia, narrandogli tutto quello che io aveva fatto. Allora

m'avvidi che questo galantuomo formò concetto di me che io fossi di assai

debole cervello: imperocchè sogghignando disse:

"Padre mio, v'ingannate: io tengo che il lago per questa pioggia non sarà

cresciuto, né meno quant'è grosso un giulio". Sentendolo io pronunziare questa

sentenza con grande franchezza e risoluzione, gli feci istanza che mi

assegnasse qualche ragione del suo detto, assicurandolo che io avrei mutato

parere alla forza delle sue ragioni, ed egli mi rispose che aveva grandissima

pratica del lago, e che ogni giorno ci si trovava sopra, e che era molto bene

sicuro che non era cresciuto niente. E facendogli io pure istanza che mi

assegnasse qualche ragione del suo parere, mi mise in considerazione la gran

siccità passata, e che quella pioggia era stata come un niente per la

grand'arsura. Alla qual cosa io risposi: "Signore, io pensava che la superficie

del lago, sopra del quale era cascata la pioggia, fosse bagnata", e che però

non vedeva come la siccità sua, ch'era nulla, potesse aver assorbito, per così

dire, parte nessuna della pioggia. In ogni modo persistendo egli nella sua

opinione, senza punto piegarsi per lo mio discorso, mi concedè alla fine

(cred'io per farmi favore) che la mia ragione era bella, e buona, ma che in

pratica non doveva uscire. Allora per chiarire il tutto feci chiamare uno, e di

lungo lo mandai alla bocca dell'emissario del lago, per ordine che mi portasse

Page 49: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

49

precisamente ragguaglio come si trovava l'acqua del lago, in rispetto alla

soglia della imboccatura. Ora qui, signor Galileo, non vorrei che V.S.

pensasse che io mi avessi accomodata la cosa fra le mani per stare sull'onor

mio, ma mi creda (e ci sono testimoni viventi)che, ritornato a Perugia la sera,

il mio mandato portò relazione che l'acqua del lago cominciava a scorrere per

la cava, e che si trovava alta sopra la soglia, quasi un dito; in modo che,

congiunta questa misura con quella che misurava prima la bassezza della

superficie del lago sotto la soglia avanti la pioggia, si vedeva che l'alzamento

del lago cagionato dalla pioggia era stato a capello quelle quattro dita che io

aveva giudicato. Due giorni dopo, abbattutomi di nuovo con l'Ingegnero, gli

raccontai tutto il fatto, e non seppe che replicarmi".

"Le due difficoltà poi, che mi erano sovvenute potenti a conturbarmi la mia

conclusione, erano le seguenti. Prima considerai, che poteva essere, che

spirando il vento dalla parte dell'emissario alla volta del lago avrebbe

caricata la mole, e la massa dell'acqua del lago verso le riviere opposte, sopra

delle quali alzandosi l'acqua si sarebbe abassata all'imboccatura

dell'emissario, e così sarebbe oscurata assai l'osservazione. Ma questa

difficoltà restò totalmente sopita dalla grande tranquillità dell'aria, che si

conservò in quel tempo, perché non spirava vento da parte nessuna, né mentre

pioveva, né meno dopo la pioggia.

La seconda difficultà, che si metteva in dubio l'alzamento era; che avendo io

osservato costì in Firenze, ed altrove quei pozzi, che chiamano smaltitoi, nei

Page 50: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

50

quali concorrendo le acque piovane dei cortili, e case, non li possono mai

riempire, ma si smaltisce tutta quella copia d'acqua, che sopravviene per le

medesime vene, che somministrano lì acqua al pozzo, in modo, che quelle vene,

che in tempo asciutto mantengono il pozzo, sopravvenendo altra copia d'acqua

nel pozzo, la ribevono, e l'ingoiano. Così ancora un simile effetto poteva

seguire nel lago, nel quale ritrovandosi (come ha del verosimile) diverse vene,

che mantengono il lago, queste vene avrebbero potuto ribevere la

sopravvenente copia d'acqua per la pioggia, e in cotal guisa annichilire

l'alzamento, ovvero scemarlo in modo, che si rendesse inosservabile. Ma simile

difficoltà risolsi facilissimamente con le considerazioni del mio trattato della

misura dell'acque correnti; imperocchè avendo io dimostrato, che

l'abbassamento di un lago alla velocità del suo emissario ha reciprocamente la

proporzione, che ha la misura della sezione dell'emissario del lago alla misura

della superficie del lago, facendo il conto, e calcolo, ancora alla grossa, con

supporre,che le vene sue fossero assai ample, e che la velocità dell'acqua per

esse fosse notabile nell'inghiottire l'acqua del lago, in ogni modo ritrovai, che

per ingoiare la sopravvenuta copia d'acqua per la pioggia, si sarebbero

consumate molte settimane, e mesi: di modo che restai sicuro, che sarebbe

seguito l'alzamento, come in effetto è seguito.

E perché diversi di purgato giudizio mi hanno di più posto in dubbio questo

alzamento, mettendo in considerazione, che essendo per la gran siccità, che

aveva regnato, disseccato il terreno, poteva essere, che quella striscia di terra,

Page 51: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

51

che circondava gli orli del lago, ritrovandosi secca, assorbendo gran copia

d'acqua del crescente lago, non lo lasciasse crescere in altezza. Dico pertanto,

che se noi considereremo bene questo dubbio, che viene proposto, nella

medesima considerazione lo ritroveremo risoluto; imperocchè, concedasi, che

quella striscia di spiaggia di terreno, che verrà occupata dalla crescenza del

lago sia un braccio di larghezza intorno al lago, e che per essere secca

s'inzuppi d'acqua, e però questa porzione d'acqua non cooperi all'altezza del

lago; conviene altresì in modo, che noi consideriamo, che essendo il circuito

dell'acqua del lago trenta miglia, come si tiene comunemente, cioè

novantamila braccia fiorentine di circuito; e pertanto ammettendo per vero,

che ciaschedun braccio di questa striscia beva due boccali d'acqua, e che di

più per l'allagamento suo ne ricerchi tre altri boccali, avremo, che tutta la

copia di questa porzione d'acqua, che non viene impiegata nell'alzamento del

lago, sarà quattrocento cinquanta boccali d'acqua, e ponendo, che il lago sia

sessanta miglia riquadrate, tremila braccia lunghe, troveremo, che per

dispensare l'acqua occupata nella striscia intorno al lago, sopra la superficie

totale del lago, dovrà essere distesa tanto sottile, che un boccale solo d'acqua

venga sparso sopra a dieci mila braccia riquadrate di superficie: sottigliezza

tale, che bisognerà, che sia molto minore di una foglia d'oro battuto, ed anco

minore di quel velo d'acqua, che circonda le bollicine della stessa acqua: e

tanto sarebbe quello, che si dovesse detrarre dall'alzamento del lago; ma

aggiungasi di più, che nello spazio di un quarto d'ora del principio della

Page 52: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

52

pioggia, tutta quella striscia si viene ad inzuppare della stessa pioggia, in

modo che non abbiano bisogno per bagnarla, di impiegarci punto di

quell'acqua, che casca nel lago.

Oltre che noi non abbiamo posto in conto quella copia d'acqua, che scorre in

tempo di piogge nel lago dalla pendenza de i poggi, e monti, che lo

circondano, la quale sarà sufficientissima per supplire a tutto il nostro

bisogno. Di modo che, né meno per questo si dovrà mettere in dubbio il nostro

preteso alzamento. E questo è quanto mi è occorso intorno alla considerazione

del lago Trasimeno.

Dopo la quale, forse con qualche temerità inoltrandomi troppo, trapassai ad

un'altra contemplazione, la quale voglio rappresentare a V.S. sicuro che ella la

riceverà, come fatta da me con quelle cautele, che sono necessarie in simili

materie, nelle quali non dobbiamo assicurarci di affermare mai cosa nessuna

di nostro capo per certa, ma tutto dobbiamo rimettere alle sane, e sicure

deliberazioni di Santa Madre Chiesa, come io rimetto questa mia, e tutte

l'altre, prontissimo a mutarmi di sentenza, e conformarmi sempre con le

deliberazioni de i superiori. Continuando dunque il mio di sopra spiegato

pensiero, intorno all'alzamento dell'acqua nel vaso di sopra adoperato, mi

venne in mente, che essendo stata la sopra mentovata pioggia assai debole,

poteva molto bene intravvenire, che cadesse una pioggia cinquanta, e cento, e

mille volte maggiore di questa, e molto maggiore ancora intensivamente (il che

sarebbe seguito, ogni volta, che quelle gocciole cadenti fossero state quattro, o

Page 53: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

53

cinque, o dieci volte più grosse di quelle della sopra nominata pioggia,

mantenendo il medesimo numero) ed in tal caso è manifesto, che nello spazio

di un'ora, si alzerebbe l'acqua nel vaso due, e tre braccia, e forse più; e

conseguentemente quando seguisse una pioggia simile sopra un lago, ancora

quel tal lago si alzerebbe secondo l'stessa misura. E parimente, quando una

simile pioggia fosse universale intorno a tutto il globo terrestre,

necessariamente farebbe intorno intorno al detto globo, nello spazio d'un'ora

un alzamento di due, e di tre braccia. E perché abbiamo dalle sacre memorie,

che al tempo del diluvio, piovve quaranta giorni e quaranta notti, cioè per

ispazio di 960 ore, è chiaro, che quando detta pioggia fosse stata grossa dieci

volte più della nostra di Perugia, l'alzamento delle acque sopra il globo

terrestre sarebbe arrivato e passato un miglio; oltre che le preminenze de'

poggi e de monti, che sono sopra la superficie terrestre, concorrerebbero

ancora esse a far crescere l'alzamento. E pertanto conclusi, che l'alzamento

delle acque del diluvio tiene ragionevole convenienza con i discorsi naturali,

delli quali so benissimo, che le verità eterne delle divine carte non hanno

bisogno; ma in ogni modo mi par degno di considerazione così chiaro

riscontro, che ci da occasione di adorare, ed ammirare le grandezze di Dio

nelle grand'opere sue, potendole ancora noi talvolta in qualche modo misurare

con le scarse misure nostre.

Moltissime notizie ancora si possono dedurre dalla medesima dottrina, le quali

tralascio, perché ciascheduno da se stesso le potrà facilmente intendere,

Page 54: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

54

fermata bene che avrà questa massima; che non è possibile pronunziare niente

di certo intorno alla quantità dell'acqua corrente, con considerare solo la

semplice misura volgare dell'acqua senza la velocità, siccome per lo contrario:

chi tenesse conto solamente della velocità senza la misura commetterebbe

errori grandissimi, imperocchè trattandosi della misura dell'acqua corrente è

necessario, essendo l'acqua corpo, per formare concetto della sua quantità,

considerare in essa tutte tre le dimensioni, cioè, larghezza, profondità, e

lunghezza: le prime due dimensioni sono osservate da tutti nel modo comune,

ed ordinario di misurare le acque correnti; ma viene tralasciata la terza

dimensione della lunghezza, e forse tal mancamento è stato commesso, per

essere riputata la lunghezza dell'acqua corrente in un certo modo indefinita,

mentre non finisce mai di passare, e come infinità è stata giudicata

incomprensibile, e tale che non se ne possa avere determinata notizia, e

pertanto non è stato di essa tenuto conto alcuno: ma se noi più attentamente

faremo riflessione alla considerazione nostra della velocità dell'acqua,

ritroveremo che tenendosi conto di essa, si tiene conto ancora della lunghezza,

conciossiacosachè mentre si dice la tale acqua di fonte corre con velocità di

fare, mille, o due mila canne per ora, questo in sostanza non è altro che dire,

la tale fontana scarica in un'ora un'acqua di mille, o due mila canne di

lunghezza. Sicché sebbene la lunghezza totale dell'acqua corrente è

incomprensibile, come infinita, si rende però intelliggibile a parte a parte nella

sua velocità. E tanto basti per ora di avere avvertito intorno a questa materia,

Page 55: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

55

con isperanza di spiegare in altra occasione altri particolari più reconditi nel

medesimo proposito".

È questa la lettera che documenta l'invenzione del pluviometro e la sua

applicazione. È, si, un apparecchio semplicissimo, ma come si dice dell'uovo di

Colombo, nessuno vi aveva mai pensato.

Sono, dunque, le lettere scritte a Galileo e le risposte di questi all'allievo ad

informarci su varie problematiche idrauliche.

Sono di notevole interesse le lettere dallo scienziato Pisano al Castelli in data 8

e 19 agosto e 1 settembre 1639.

**********

8 agosto

"Mentre stavo aspettando lettere dalla P.V. Reverendissima, m'è pervenuto il

trattato dell'acque correnti da lei ristampato con l'aggiunta delle sue

curiosissime e ingegnose lettere, da lei a me scritte in proposito del lago

Trasimeno e del diluvio universale registrato nelle sagre carte. Per lo che la

ringrazio della memoria che tiene di me, e del procurare che il mio nome non

s'estingua, ma si vada continuando nelle memorie delle future genti".

19 agosto

"Sento con diletto l'applicazione che la Paternità Vostra Reverendissima fa

con l'intelletto a nuove speculazioni dipendenti da questo suo ultimo trattato in

proposito del lago Trasimeno, e starò con desiderio aspettando di

Page 56: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

56

parteciparne, conforme a che ella me ne dà speranza. Quanto alla moltitudine

delle gocciole cadenti sopra una superficie data, ed al modo di trovarla, le

dirò solo la conclusione e l'operazione, lasciandone la dimostrazione al

discorso di lei".

1 settembre

"Con la gratissima sua ho ricevuto la scrittura in proposito del rimediare

all'incomodo che talora si patisce nel macinare per mancamento d'acqua nel

lago Trasimeno, e credami la P.V. Reverendissima che vi ho ricevuto

grandissimo gusto vedendo con quanta accortezza e chiarezza ella espone un

si rilevato benefizio che sarà, per mio credere, impossibile che non sia ricevuto

e messo in opera dai Padroni: e come accade nei ritrovati bellissimi ed

utilissimi, che il più delle volte sono facilissimi e brevi, così questo si riduce

all'avvertire qual semplice canovaio che, quando la cannella di mezzo della

botte non getta più, egli ne rimetta un'altra più abbasso, attesochè la botte non

è secca, ma vi resta ancor del vino da trarsi, quando vi sia l'esito. Resto con

desiderio di sentir gli altri suoi trovati, che in conseguenza di questi primi

pensieri ne vengono".

Sappiamo che in relazione ai ragionamenti fatti sul Trasimeno, Castelli aveva

sottoposto a Galilei le sue opinioni sul diluvio universale. Non conosciamo le

posizioni di Galilei a tal proposito, ma sappiamo che il Maestro, in data 21

dicembre 1613, aveva scritto al discepolo come usare la Sacra Scrittura nelle

Page 57: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

57

scienze naturali, soffermandosi sul passaggio in cui Giosuè aveva gridato "sole

fermati! ".

Questa lettera, insieme a quella inviata a Cristina di Lorena nel 1615, provocò

a Galilei la censura da parte del Sant' Uffizio.

Certamente, senza l'opera di don Benedetto Castelli, molte cose, nel

Trasimeno, non sarebbero andate come sono andate.

Occupandosi il monaco di idraulica, di matematica, di argomenti scientifici

conobbe gratificazione, ma anche opposizioni.

Massimo Velatta, docente della Facoltà di Agraria che in occasione del

"convegno storico per il Millennio dell'Abbazia di San Pietro in Perugia"

svoltosi nell'aula magna della stessa Facoltà di Agraria il 20 settembre 1966, ha

tenuto una relazione su "L'opera di un benedettino a salvaguardia del

Trasimeno", considera il Castelli un "ingegnere idraulico ed afferma che, come

per ogni ingegnere, le benemerenze idrauliche sono di "due ordini, che si

fondono: nell'uno si ha la fisionomia istituzionale, nell'altra quella applicativa".

Ed è all'aspetto applicativo che è legata l'opera di sistemazione del lago

Trasimeno. Nell'opera "Della misura delle acque correnti", il Castelli mette in

chiaro quei principi non considerati dai contemporanei. Importante è la

possibilità di misurare, con il pluviometro, la pioggia caduta, di misurare la

profondità, la lunghezza "dei corsi d'acqua fluente, la sua velocità per poterne

dedurre la portata; la esistenza del fenomeno delle sesse dei laghi, l'importanza

Page 58: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

58

della scabrosità delle pareti del fenomeno del moto dell'acqua nei condotti"34

Castelli, ad avviso del Velatta, ha commesso qualche errore nel tentativo di

risolvere alcuni problemi della laguna veneta, ma, come afferma il Favaro, fu

difeso, anche successivamente alla sua morte, con argomentazioni che lui

stesso avrebbe rifiutato. Tra i contemporanei che si opposero al Castelli è

sufficiente ricordare don Pietro Petronio da Foligno: "la sentenza ignoratu

motu ignoratur natura, non viene ben applicata al caso del quale si tratta,

perché dal moto dell'acqua non conosceremo la sua natura et se sia acqua di

bagni, acqua dolce od acqua salsa"35.

34 M.Velatta: op.cit. p.221 35 M.Velatta: op. cit. p.222

Page 59: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

59

**********

Ritengo giusto, prima di passare a parlare di d. Andrea Bina, che tanto impegno

ha profuso nello studio scientifico ed ha legato, forse in modo indissolubile, il

suo nome a quello del Monastero perugino, presentare, pur succintamente, due

figure di uomini, di Chiesa e di Scienza, che hanno avuto, nell'ambito del

cammino della ricerca, una parte di non secondaria importanza.

Ho cercato di dare un breve sguardo all'attività dei figli di San Benedetto nelle

Scienze matematiche, fisiche e naturali. Non penso sia possibile parlare dei

Benedettini di San Pietro in Perugia, senza pensare agli altri monasteri, perché i

Benedettini non appartengono ad una Abbazia, ma all'intera Famiglia

dell'Ordine.

I Benedettini furono sempre superiori, o almeno non inferiori, ai secoli in cui

vissero anche per le Scienze matematiche, fisiche e naturali36. In mezzo alle

vicende dei tempi, fra le immense difficoltà che anche il loro ordine ha

incontrato a partire dalla fondazione, essi seppero partecipare al progresso del

sapere umano, con dedizione ed entusiasmo, in perfetta armonia ed in

corrispondenza al loro motto: ora et labora.

36 A.Baltadori: cit., p.202

Page 60: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

60

**********

Fu semplicemente un monaco, ma dedicò la sua vita allo studio: don

Benedetto Bacchini, normalmente ricordato come maestro di Ludovico

Antonio Muratori; fu uomo di grande ingegno, versato sia alle scienze umane

che matematiche. Come osserva il prof. A. Baltadori37, fu dotto non solo in

teologia, Sacra Scrittura e filologia, ma anche in fisica, meccanica e medicina.

Tradusse alcuni SAGGI di ANATOMIA e si cimentò in studi, di particolare

interesse, relativi alle oscillazioni del barometro durante i temporali38.

37 A. Baltadori, Un secolo e mezzo di osservazioni meteorologiche a Perugia, in "Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria" vol. XLIII, 1946 38 A.Baltadori: cit., 1967, p.199

Page 61: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

61

**********

Nel 1583, presso l'Università di Padova, si iniziò, come libero insegnamento,

quello della meteorologia che entrò nel novero delle cattedre ordinarie nel 1678

con l'aggiunta della lettura dell'astronomia. Nel 1744 si stabilì che gli allievi i

quali si fossero dedicati allo studio dell'Astronomia e Meteore potevano

conseguire la laurea e gli altri gradi accademici nella stessa guisa come quelli

che frequentavano le lezioni dei filosofi ordinari. Fu nominato titolare della

cattedra di Astronomia e Meteore un benedettino, il professor Alberto

Colombo. Nel documento di nomina dello stesso, si dice "che per la dottrina e

per il talento suo distinto ha stabilito al proprio nome un ottimo e degno

concetto anche appresso agli esterni letterati e, con l'erudite stampe date alla

luce, fatta spiccare la piena cognizione che tiene nelle materie filosofiche,

matematiche ed altre scienze"39.

39 A.Baltadori: cit., 1967, p.199-200; G.Crestani: L'insegnamento di Meteorologia all'Università di Padova di Giovanni Alberto Colombo in La Meteorologia Pratica anno VII, n.6, Novembre-Dicembre 1926 p.224

Page 62: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

62

PROBLEMATICHE CULTURALI ALL'INTERNO DELL'ORDINE

BENEDETTINO

L'Abate generale Leonardo Mezzavalla aveva scritto, nel 1471, un trattatello

sugli studi monastici dove affermava che i monaci dovessero studiare niente

altro se non le sacre scienze40. Solo nella prima metà del Cinquecento venne

introdotto lo studio delle lettere: grammatica, greco, ebraico. Alcuni monasteri

cominciarono a specializzarsi in studi specifici. All'inizio del Seicento, tra i

vari monasteri che videro il sorgere di un lettorato di filosofia e l'ampliamento

di alcuni insegnamenti filosofici, come la logica e la fisica naturale, c'è quello

di Perugia.

In modo indiretto venne introdotto anche lo studio di materie che avranno,

successivamente, un'affermazione autonoma: la matematica, la fisica, la

cosmologia, la meteorologia......41. Le costituzioni cassinesi del 1520 e del

1580 stabilivano le discipline atte a costituire il contenuto formativo facendo

leva, soprattutto, sulle "umane littere" con qualche concessione, indiretta, alla

filosofia. Queste norme organizzative permangono ancora alla fine del XVII

secolo: in quel periodo, nell'abbazia di San Paolo, sono organizzati corsi di

teologia e sacri canoni, ma, molto probabilmente, attraverso l'insegnamento

della filosofia si trattavano argomenti, non solo di discussione filosofica, ma

anche relativa all'universo fisico. Alcuni padri, formatisi a Roma nel collegio di

40 M.Mazzucotelli: op.cit. p.20 41 M.Mazzucotelli: op.cit. p.20

Page 63: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

63

Sant'Anselmo dove Andrea Bina ha insegnato teologia, o in San Paolo, sono

cultori sia di filosofia e teologia che di materie scientifiche42.

E' giusto, a questo punto, non ignorare la considerazione di A. Baltadori43

relativa alla cultura monastica. Lo studioso chiarisce che qualsiasi riferimento

al discorso umanistico o scientifico dei Benedettini, non possa essere

circoscritto ad una specifica località o ad una singola abbazia poiché i monaci

formano un'unica famiglia i cui membri possono spostarsi da uno ad un altro

cenobio, conformemente alla volontà dei superiori, quando si reputa opportuna

la presenza di un certo monaco, in un certo luogo, in un determinato momento,

per motivi di carattere culturale.

42 M.Mazzucotelli: op.cit. p.21 43 A.Baltadori: cit., 1967, p.193

Page 64: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

64

ANDREA BINA - L'INVENTORE DEL SISMOGRAFO A PENDOLO

Andrea Bina, nato a Milano il primo gennaio 1724, insegnante di filosofia nei

monasteri benedettini di Padova, Perugia e Milano, è un significativo esempio

di quest'anima benedettina che porta il singolo a conoscere spostamenti per

motivi di studio e ad approfondire gli argomenti del suo interesse scientifico.

Ancora giovane lettore di filosofia, nel monastero di San Pietro a Perugia, nel

1751 pubblicò, proprio a Perugia, il RAGIONAMENTO SOPRA LA CAGIONE DEI

TERREMOTI ED IN PARTICOLARE QUELLO DELLA TERRA DI GUALDO DI

NOCERA DELL' UMBRIA SEGUITO L'A. 1751 (...)44. Nel suo RAGIONAMENTO, il

Bina, forte delle sue competenze di matematica e di fisica sperimentale

descriveva, con minuzia di particolari, quel terremoto del 1751 che sembra

essere la copia, per le diverse analogie, di quello che, nel settembre del 1997,

ha colpito le stesse zone. Diceva il Bina "terremoto che in quest'anno 1751 ha

presso che desolato la misera terra di Gualdo e che con replicati scuotimenti

ha tribulato non solo l'augusta città di Perugia ma l'Umbria tutta, la Marca e

li contorni di questa provincia...." l'opera è dedicata a Carlo Gonzaga dei

duchi di Mantova a quel tempo Governatore di Perugia45.

Bina, parlando dei terremoti, muove dalla loro genesi, studia questi, quali si

sono verificati nelle diverse epoche della storia, in Italia, in Europa, nei diversi

continenti, considerando analogie e differenze e valutando, per avvalorarle o

confutarle, le differenti opinioni relative al Motus Terrae, a partire dall'epoca 44M.Mazzucotelli: op.cit. p.269 45 M.Mazzucotelli: op.cit. p.269

Page 65: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

65

classica, con le idee dei filosofi e dei naturalisti, per giungere alle opinioni dei

matematici e dei fisici a lui, più o meno, contemporanei.

Naturalmente, il terremoto non può essere considerato la punizione di Dio per

le colpe commesse e, conseguentemente, la possibilità di purificazione per

l'uomo, ma, saldo nelle sue razionali argomentazioni, il Bina, fa tesoro delle

sperimentazioni effettuate dai fisici relativamente ai fenomeni elettrici per

giungere alla ipotesi che i terremoti, ed i fenomeni ad essi connessi, sono da

attribuire all'ELETTRICISMO accumulato nelle viscere della terra46.

Il Bina valuta attentamente quelle "teorie elettriche" che cercavano di spiegare,

oltre ai terremoti, i fenomeni vulcanici e la natura dei fulmini. La parte più

interessante del RAGIONAMENTO del Bina è, senza dubbio, quella, presente

verso la fine, dove, sinteticamente, descrive lo strumento, che lui stesso ha

ideato, e che gli permette di conoscere il tipo e l'intensità delle scosse del

terremoto, vale a dire il SISMOGRAFO.

46 M.Mazzucotelli: op.cit. p.270

Page 66: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

66

Primo sismografo a pendolo del mondo ideato e costruito da Padre Andrea Bina nel 1751

"Sospeso a una trave della stanza di piano..... superiore un mobilissimo

pendolo nella cui inferior estremità sia inserito un globo di piombo di notabile

peso e in questo sia impiantato uno stilo di circa un pollice e mezzo di

lunghezza colla punta verso il pavimento; si riempia di finissima arena o di

qualche sostanza molle, ma di pochissima tenacità, una cassetta di legno

all'altezza di due o tre pollici e questa si posi sull'acqua contenuta in un vaso

di molt'ampiezza, cosicché galleggi, e la punta dello stilo sia un tantino intinta

Page 67: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

67

nell'arena o materia molle. Dalli solchi ch'esso vi scaverà si potrà conoscere

la qualità e l'impeto delle scosse....."47.

Si tratta di un semplice pendolo che segna, tuttavia, una tappa fondamentale

nella storia della sismologia. Come nel I secolo A.C. il poeta latino Lucrezio,

basandosi unicamente sulle sue geniali intuizioni, aveva formulato suggestiva

ipotesi sulla natura dei terremoti, dei fulmini e sul vulcanismo scongiurando

l'intervento divino nei fenomeni naturali, altrettanto, nel XVIII secolo, un

monaco benedettino che si avvaleva delle sue non comuni doti razionali,

attento osservatore della natura, ha dato luogo ad una ingegnosa invenzione

convinto che "li tremiti della terra.... potrebbero riporsi nella classe de'

fenomeni naturali di cui è lecito speculare e rintracciare la causa fisica"48.

Andrea Bina è altresì autore di un'opera pubblicata a Padova nel 1751,

"ELECTRICORUM EFFECTUUM EXPLICATIO QUAM EX PRINCIPIIS NEWTONIANIS

DEDUXIT, NOVISQUE EXPERIMENTIS ORNAVIT". Ancora a Perugia, pubblicò, nel

1753, una "lettera intorno all'elettrizzazione dell'aria in occasione di tempo

cattivo....." e tradusse in latino la FISICA, opera del tedesco Christian Wolff che

pubblicò in tre volumi: PHYSICA EXPERIMENTALIS CHRISTIANI VOLFI..... NUNC

PRIMUM EX GERMANICO IDIOMATE IN LATINUM TRASLATA (Venezia 1753-1758).

Fu docente di filosofia in Padova, Perugia e Milano, si occupò di scienze

matematiche, fisiche e di idraulica; pubblicò a Milano, nel 1769, un opuscolo

di ingegneria idraulica: RAGIONAMENTO SOPRA IL QUESITO QUAL SIA IL METODO

47 M.Mazzucotelli: op.cit. p.271 48 M.Mazzucotelli: op.cit. p.271

Page 68: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

68

PIU' SICURO, PIU' FACILE E MENO DISPENDIOSO TANTO NELL'ESECUZIONE CHE

NELLA MANUTENZIONE, PER IMPEDIRE E RIPARARE LA CORROSIONE DELLE RIPE

DE' FIUMI ARGINATI E SOGGETTI AD ESCRESCENZE PORTATE DA DODICI A

DICIOTTO PIEDI SOPRA L'ORDINARIA ALTEZZA, E SUPERIORI ALLA SUPERFICIE

DELLE CAMPAGNE LATERALI, con il quale aveva vinto, nel 1768 il concorso

indetto dalla Reale Accademia di scienze e belle lettere di Mantova49.

Il Bina sottolinea l'importanza di prevenire la corrosione delle rive dei fiumi

piuttosto che passare ai ripari una volta che si sia prodotti dei danni. Non si

limita, però, a tale constatazione, ma parla dei mezzi con cui attuare la

prevenzione nonché i materiali da usare nelle opere di protezione, come

impiegarli ed espone il metodo più facile, economico e, soprattutto, sicuro, per

la realizzazione delle stesse. Il tutto è esposto secondo un preciso ragionamento

e con l'ausilio di rigorose dimostrazioni che tengono presenti concetti

matematici e leggi di fisica. Le sue geniali intuizioni, il suo rigore

argomentativo le sue specifiche competenze di carattere scientifico gli avevano

valso l'incarico di docente di matematica e fisica sperimentale all'Università di

Parma, ruolo che rivestiva negli anni in cui portava avanti le sue

argomentazioni relative alla corrosione delle rive dei fiumi.

Andrea Bina morì a Milano, nel monastero di San Simpliciano, nella primavera

del 179250.

Ad Andrea Bina, l'inventore del sismografo, invenzione effettuata nel 1751 a

Perugia, è dedicato l'Osservatorio Sismico di Perugia.

49 M.Mazzucotelli: op.cit. p.93 50 M.Mazzucotelli: op.cit. p. 272

Page 69: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

69

IL RAGIONAMENTO di Padre Bina

Don Andrea Bina pubblicò, come detto, nel 1751, il RAGIONAMENTO SOPRA LA

CAGIONE DEI TERREMOTI ED IN

PARTICOLARE DI QUELLO DELLA

TERRA DI GUALDO DI NOCERA

NELL'UMBRIA SEGUITO L'A. 1751

indirizzandolo a sua eccellenza

D. CARLO GONZAGA dei duchi di

Mantova.

Fa precedere il ragionamento da

una lettera dedicatoria nella

quale tesse l'encomio del

Gonzaga dicendosi disponibile a

celebrarne le doti, ma di trovare

difficile questo compito data la moltitudine delle stesse. All'inizio del

RAGIONAMENTO, il Bina, pur nella convinzione che i terremoti siano dovuti a

motivi fisici e dunque naturali, non disdegna che gli stessi possano essere

considerati FLAGELLI con cui Dio manifesta il suo sdegno e risveglia negli

animi umani un salutare terrore per indurre l'uomo a detestare i propri misfatti.

La Divina sapienza si propone molti fini, oltre a quello morale, cosicché i

danni subiti sono compensati da infinita utilità. Bina prende in considerazione,

per chiarire i concetti relativi ai terremoti, anche altri fenomeni, come il

Page 70: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

70

fulmine che, a suo avviso, ha effetti positivi in quanto verificandosi durante i

temporali, ad esempio in estate, mitiga la temperatura che, altrimenti, sarebbe

funesta alla salute del corpo per l'eccessiva traspirazione che il caldo provoca,

nonché per la dilatazione e l'allentamento a cui l'aria si ridurrebbe.

Durante e dopo i temporali, l'aria si rinfresca non solo per le piogge copiose,

ma per le esalazioni sulfuree da cui viene ripulita nella formazione dei fulmini.

Bina ritiene che sia noto a tutti che il temporale si forma quando si urtano

velocemente, e di conseguenza si frammischiano, si confondono i vapori

ondeggianti nell'atmosfera che "come d'indole diverse, ed atta a concepire,

nello sframmischiarsi, colore, straordinariamente riscaldano l'aria stessa".

Perciò questi vapori si trasformano in fiamma e producono il fulmine che, con

strepito, necessariamente, nel frammischiarsi, si raccoglie in uno spazio

ristretto. Sottolinea, dunque, un altro vantaggio che deriva dal fulmine: esso

purifica l'aria dalle "pingui, bituminose, salse, ed altre perniciose esalazioni"

perché il fulmine è essenzialmente composto di zolfo ed è un misto di olio e

sale acido.

Bina osserva che continuamente evaporano, dalla terra, sostanze differenti,

molte delle quali sono saline ed oleose come, ad esempio, quelle esalate dai

cadaveri o dalle piante imputridite; nell'esplosione dei fulmini, molte di tali

sostanze si disperdono nella "regione dell'aria", dove si fermano, mentre

attraversano l'atmosfera e giungono sulla terra, unendosi alle particelle acquose

che compongono la pioggia. Il terreno che riceve tutto ciò è ristorato,

Page 71: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

71

soprattutto dalle sostanze oleose, grasse che ne incrementano la fecondità.

Bina, dunque, è convinto che l'infinita sapienza di Dio determini tutto in modo

tale che l'uomo possa trovare un risvolto positivo anche in ciò che,

apparentemente, è negativo: è innegabile, infatti, che il fulmine brucia, spesso,

e riduce in cenere tutto ciò che incontra. Di conseguenza, se si meditasse sulle

ragioni dei terremoti non si potrebbe far a meno di constatare che tutto ciò che

in essi è "di nocivo" non solo è compensato, ma superato dall'utile.

Vuole confutare l'opinione di coloro che tendono a vedere il prevalere del male

sul bene. Ad alcuni potrà sembrare opportuno considerare i terremoti alla

maniera degli Assiri, ovvero un castigo di Dio, come riferisce Plinio, ma se

così fosse si andrebbe a considerare Dio unicamente nella sua infinita potenza

calpestando, del tutto, l'idea di Dio come immensa Bontà e Sapere infinito.

Bina afferma che Dio non interrompe mai il corso della natura e per punire gli

uomini non si serve solo delle "grandini, dei fulmini, dei terremoti". Anche se,

i tremiti della terra non fossero altro che segni e strumenti della Divina

vendetta, potrebbero, comunque, essere catalogati tra i fenomeni Naturali sui

quali è lecito discutere e ritracciare le cause fisiche: ciò sarà l'obiettivo del

discorso in oggetto.

Afferma, inoltre, di non pretendere di aver scoperto la verità, soprattutto in

considerazione del fatto che per molti fenomeni non si possono formulare che

semplici congetture, pure ipotesi, essendo questi impenetrabili misteri attorno

ai quali c'è il buio.

Page 72: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

72

Bisogna, comunque, dire che esistono, per i terremoti, ingegnose spiegazioni

anche se difettose.

Padre Bina procede nella sua argomentazione (parte I) con precisi riferimenti

storici. Il primo ci riporta al 1380 quando un francescano Danese, Bertoldo

Schvvartz, pubblicò, in Europa l'invenzione della polvere d'Archibugio; tutti

credettero che la natura avesse preparato una mescolanza simile della quale si

sarebbe servita per dar luogo, nell'atmosfera, ai fulmini, alle folgori, alle

meteore, per mantenere, nelle viscere della terra, i fuochi sotterranei e per

somministrare le fiamme ai vulcani.

C'è forte analogia, infatti, tra gli effetti della polvere, che scoppia in un tubo di

metallo, dove era fortemente compressa, e quelli di un fulmine che si vede

vibrare dalle nubi con forte rapidità e lo splendore rapido, fugace che abbaglia

l'osservatore senza che questi avverta alcun rumore, e molto simile, nel suo

comportamento, alla polvere da sparo. Allo stesso modo può dirsi del tuono

che, con il suo rimbombo, atterrisce e ricorda il rimbombo della polvere

racchiusa in un cannone.

"Il rinculcare che fanno le armi da fuoco, durante l'esplosione ed il crepare

quando sono caricate più del dovere, sono stati motivi bastevoli per farci

accorgere che nello sparo la fiamma agisce con violenza non meno contro la

pelle che contro il fondo e contro i lati del metallo. Anzi, il principio

Newtoniano dell'azione uguale alla reazione ci persuade essere uguale la

quantità del colpo che imprime la vampa alla palla, che dirompe, e sconquassa

Page 73: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

73

gli ostacoli più sodi, ed al cannone, che dà indietro a pochi passi: dal che si

deduce che se l'ostacolo, da cui rimane avvolta la fiamma della polvere accesa,

fosse d'ogni intorno uniforme, e di ugual resistenza, e che è quanto a dire, se il

Mortajo fosse nella bocca ermeticamente chiusa; una carica esorbitante di

polvere lo ridurrebbe tutto in minutissimi pezzi e questi ne verrebbero qua, e là

scagliati, quando che l'impeto della fiamma molto superasse la coesione con

cui stanno unite le parti che compongono il metallo".

Molto probabilmente è a questa considerazione che si deve l'invenzione delle

mine con le quali si scuote la terra, si aprono brecce, si sollevano gli edifici.

Cosa sono le mine se non canali scavati nel corpo della terra dove viene posta

la polvere.

Lo scavo nel terreno deve essere fatto in modo tale che la parte che dovrà

sollevarsi dovrà essere la più leggera. Dal momento che lo sforzo della polvere

rispetto alla resistenza da superare è grande, il terreno che sta sopra le mura si

spacca e si proietta lontano a seguito dell'esplosione. Quando, invece, la mina è

poco carica produce solo uno scuotimento del terreno che sta sopra di essa in

modo del tutto simile a quello che, a volte, si verifica con il terremoto. Sembra,

dunque, che con la realizzazione delle Bombe e dei fucili ci sia l'imitazione

della Natura nel dar luogo ai fulmini, altrettanto, nei Terremoti la natura

sembra avvalersi di un comportamento simile a quello della mina. Per cui, per

spiegare i movimenti della terra, finiamo per immaginare grotte sotterranee,

vastissime cavità riempite di un miscuglio di zolfo, di salpietra simile alla

Page 74: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

74

polvere usata per i cannoni. Si può costatare, nei terremoti più devastanti, che

fiumi e fiamme escono dalla terra e che i luoghi, maggiormente soggetti ai

terremoti sono quelli ricchi di zolfo, di bitume, o che sono in zone vulcaniche.

Cita alcuni storici, come Tacito, Seneca, Varenio e Sturnio che adducono molti

esempi a tal proposito. Ricorda il terremoto verificato nell'anno 7 allorché

tremò completamente l'Antiochia, la terra si spaccò in vari luoghi ed eruttò

fiamme e fumo. Cita Plinio e Varenio a proposito di un terremoto verificatosi

nella zona di Modena, quando alla presenza di numerosi cavalieri Romani e

tanti viandanti, la terra crollò, si videro cozzare insieme ed in mezzo ad esse si

sollevò, prima, un denso fumo e, poi, una viva fiamma.

Nel 1537 la Sicilia fu tormentata, per ben undici giorni da un terribile

terremoto che squarciò in diversi luoghi la terra e sollevò fiamme, qualcosa di

simile accadde nel 1682 in Lorena e nel 1688 a Smirne. Nelle Isole Canarie,

nel corso di un fortissimo terremoto, uscirono, ai piedi di una montagna, fiumi

di fuoco e di materiale incandescente. In Perù, nel 1604, un terremoto terribile

fece urtare insieme monti altissimi, distrusse boschi e città e uscirono, insieme,

dal Monte Orate, fiamme e ceneri infuocate: il tutto in poco più di cinque

minuti. Sempre in quella zona, nel 1742 si spaccò la cima di un monte della

cordigliera che eruttò fiamme altissime alla presenza di osservatori mandati dal

Re di Francia per prendere campioni di terra

Nel capitolo III del suo ragionamento, Andrea Bina adduce l'esempio di alcuni

vulcani, come il Vesuvio e l'Etna, le cui eruzioni sono attestate dagli antichi

Page 75: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

75

storici, ma anche di fortissimi terremoti che nel XVIII secolo hanno devastato

la Cina ed Il Giappone. Per quanto riguarda la Cina, vessata dai movimenti

tellurici, riferisce una notizia, a dir poco, curiosa: molti abitanti, approfittando

dei "pozzi di fuoco" non hanno bisogno di legna, e cuociono le loro vivande

sfruttando gli stessi.

Elenca i luoghi teatro dei terremoti devastanti: Cina, provincia Xensi (1718)

una città ed una borgata inghiottite.

Giappone, una città inabissata (1729), Pechino, più di 110000 morti (1730).

Il Giappone e le isole adiacenti hanno molti vulcani, come il Perù, spesso teatro

di terribili sciagure. Anche le Filippine, le More, le Molucche, a causa dei

numerosi vulcani presenti nel loro territorio, sono soggette a continui tremori.

Per quanto riguarda l'Italia, individua zone sismiche nel napoletano e nella

Sicilia proprio per la presenza di vulcani attivi. Esistono, inoltre, altre zone

d'Italia, come il Senese, il Ferrarese e la Romagna, che possono conoscere

terremoti a causa della presenza, in esse, di zolfatare, fontane d'acqua bollente,

di acque sulfuree o ricche di nitro. Nazioni come la Francia, la Germania, la

Polonia e la Danimarca, ma anche l'Egitto, che hanno il sottosuolo privo dei

detti minerali sono poco soggette ai movimenti tellurici, ma se questi vi si

verificassero, sarebbero di poca entità.

Nel capitolo IV il Bina medita sulle riflessioni di certi filosofi che vedono

un'analogia fra gli effetti devastanti dei terremoti e quelli delle mine.

Page 76: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

76

Non si può negare la causa comune, infatti molti terremoti hanno origine da

una materia, infiammabile, sita all'interno della terra; il Bina, comunque,

afferma di non considerare questa l'unica causa; infatti in certi luoghi dove si

ritiene non vi sia presenza di zolfo o di vulcani si verificano crolli a causa di un

incendio sotterraneo: anche se non si vedono, sono presenti, in quei luoghi,

spelonche vaste e profonde, piene di zolfo e nitro che, accendendosi, fanno si

che la terra tremi; non è comunque detto che questa sia la causa più conforme

alla natura.

Nel V capitolo accetta l'idea che anche luoghi, privi di zolfatare o vulcani

possano tremare a causa dell'impulso che la natura infiammata imprime al

terreno vicino in modo tale che il movimento di un certo terreno si comunichi a

quello limitrofo e così di conseguenza. Il tremore si diffonde per una

estensione tanto più grande "quanto più intensa è la forza elastica della fiamma

e quanto più di peso è capace di sollevare". Questo tipo di terremoto, di

consenso, è facile da riconoscere: quando il vulcano si scatena imperversando

sui campi circostanti e si avverte, contemporaneamente, i paesi lontani e le

"agitazioni" sono più miti man mano che ci si allontana dalla "sorgente" del

terremoto. Ammette, il Bina, che secondo quanto detto, sia possibile avvertire

il terremoto anche ad una certa distanza, ma non accoglie l'idea che certe estese

devastazioni siano l'effetto dell'incendiarsi di una sostanza.

Fa seguire un elenco di luoghi, colpiti da terremoti che, a suo avviso non

rientrano in questa categoria: Perù, esteso per circa 500 miglia, vicinanze di

Page 77: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

77

Lima, 1701 terremoto di Napoli, avvertito anche in Calabria ed a Malta, 1688

terremoto che distrusse l'Aquila e danneggiò considerevolmente Roma, 1703

terremoto di Napoli avvertito in più di 20 città dell'Italia meridionale ed anche

in Roma nel 1732. È difficile pensare che tali terremoti siano scatenati da

"qualche sotterranea mina". Se così fosse, la materia incandescente, che si

trasforma in fiamma, dovrebbe trovarsi a grande profondità e sollevare, di

conseguenza, una quantità incredibile di terreno. Le caverne che racchiudono

questa sostanza, dovrebbero essere di dimensioni smisurate per contenerne una

quantità tale che avesse la possibilità di dilatarsi ed esercitare una funzione di

"molla". Non può esserci dubbio che queste "mine" debbono essere molto

profonde perché i terremoti muovono le acque del mare e creano voragini nel

fondo marino. Ciò può essere accaduto a Napoli. Gli abitanti di Gallipoli

videro gonfiarsi il mare, senza il benché minimo movimento dell'aria, ed i flutti

giganteschi, elevarsi verso il cielo: un bastimento inglese, all'ancora, affondò

nel porto.

A questo punto, il Bina si avvale di informazioni forniti da grandi del passato,

filosofi, storici, naturalisti. Considera l'inabissarsi di alcune isole, in particolare

quella di S. Vincenzo, secondo Platone la più vasta dell'Asia, dovuta all'aprirsi

di voragini nel fondo del mare. Non manca di citare Plinio per attribuire alla

stessa causa, la trasformazione di penisole in isole: Cipro, Negroponte, della

Sicilia, nonché di altre che si ritenevano unite alla terraferma. Si basa sulle

Page 78: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

78

testimonianze di Virgilio, Lucano e Claudiano per attestare il distacco della

Sicilia dal territorio italico continentale.

Riporta la notizia, storica, del terremoto verificatosi sotto il consolato di M.

Antonio e Dolabella e sotto l'impero di Teodoro: si aprirono voragini così

profonde da ingoiare completamente le acque del mare cosicché i pesci

rimasero sulla spiaggia asciutta e le imbarcazioni si inabissarono fin nel fondo

del mare. Se il mare si innalza, significa che la "causa" del terremoto è in

profondità. In vari casi di terremoto il mare si è talmente gonfiato da ricoprire

città ed isole: così scomparve, nel 1727, la città di Calào, a due leghe da Lima

nonché varie isole, in epoche passate, poste in mare aperto, della quale fanno

menzione autori latini come Diodoro, Ammiano e Marcellino (Rodi... Delo...

certe isole delle Azzorre).

Se le acque ed il fondo del mare sono sollevate da una "mina" sotterranea,

seguendo la "regola" dei minatori, confermata dal Signor Chevalier,

dall'ampiezza del terreno, si può dedurre la profondità. Riporta analiticamente

il sistema di misurazione per concludere che se un terremoto si estende, dal suo

centro, per una distanza di 6000 significa che "l'infiammazione", è a 6000

miglia di profondità. Dopo aver effettuato vari calcoli matematici, il Bina

riporta l'esempio del terremoto di Gualdo, verificatosi da poco tempo, che ha

conosciuto un'estensione di più di 60 miglia: la profondità sarebbe stata di 60

miglia. Le scosse di tale terremoto furono avvertite a Roma, nella zona di

Firenze, ma anche ad Ancona e Pesaro.

Page 79: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

79

Sarebbe assurdo ammettere che questo terremoto sia dovuto alla presenza di

zolfo. Tanto nel terremoto di Gualdo che in altri sarebbe opportuno, dice il

Bina, supporre globi concentrici alla terra, composti di materia infiammabile e

di diametri uguali a lunghezze di molte miglia "e che in questo caso il

terremoto dovrebbe sempre essere universale: mentre che preso che avesse

fuoco un ammasso si immenso di sostanza accendibile, la forza espansiva della

vampa non avrebbe ragione di agire in uno piuttosto che in tutti gli altri coni, in

cui si concepisce diviso l'anello solido che la circonda".

Nel VI capitolo continua nel ragionamento affermando che se il fuoco di una

"mina" sotterranea non solo non è sufficiente, ma priva di fondamento in quei

terremoti che si verificano in diversi paesi ed a notevole distanza, anche se, per

quanto riguarda il tempo, sembrano avere una certa relazione. Se trema la terra

di Napoli e, contemporaneamente, si avvertono scuotimenti in Spagna, non c'è

motivo dice il Bina, di trovare una comunicazione fra i due effetti, ma la causa

può essere nelle viscere della terra anche se i luoghi sono a notevole distanza.

Si ha la tendenza a spiegare questo fenomeno con la presenza di vene

sotterranee che serpeggiano qua e là.

I terreni che li sovrastano, anche se molto distanti fra loro, sono completamente

scossi.

Nel VII capitolo riprende il discorso relativo alle tracce di zolfo che, perché

prendano fuoco, è necessario che non siano interrotte da fiumi sotterranei, dai

mari, né attraversate da corpi solidi. Dal momento che il fuoco procede

Page 80: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

80

lentamente nello zolfo, sarebbe necessario il nitro, e che nessuna sostanza

presente nella terra vi si introducesse. Dire ciò è come pretendere che la natura

si attenga all'arte e mettere in atto i disegni degli uomini.

Di conseguenza bisogna dare uno sguardo anche all'aria, dove sembra che la

polvere si accenda in un attimo si vedrà che esiste un tempo considerevole nel

divampare di conseguenza, i movimenti del Vesuvio e dell' Etna e di altri

vulcani ancora non possono essere causati dalle vene di materia accendibile

che, trasportano la fiamma, li infuochino contemporaneamente. Anche se la

materia infiammabile, presente nelle vene, si incendiasse, occorrerebbe qualche

giorno perché passasse dall'Etna al Vesuvio o ad altri vulcani.

Nel capitolo VIII Bina afferma che la presenza di vene di zolfo nei vulcani si

potrebbe dimostrare con le osservazioni del Barone Tschirnhaufeu.

Costui, viaggiando in tutta l'Europa, salì sui vulcani e ne esaminò non soltanto

l'esterno, ma anche le bocche, le cavità interne. Vide uscire un vapore, denso,

che emanava lo sgradevole odore dello zolfo e, avendo allungata la mano, si

accorse che si attaccavano ad essa sottili strati di zolfo. Scoprì che l'esalazione

sulfurea scaturiva dai contorni delle caverne in cui terminavano molte vene,

ricche di zolfo che si spargevano in vari luoghi. Ma siccome gli scavatori,

spesso, trovano tali vene, non è verosimile che queste abbiano il ruolo di

guidare la fiamma, aprendo un contatto tra le varie caverne sulfuree diffuse in

tutta la terra.

Page 81: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

81

Nel IX capitolo il Bina afferma che non essendoci canali o vene comunicanti

non è possibile che si verifichino congiuntamente "fuochi o tremori" in regioni

lontane.

Se ciò accadesse, la causa sarà diversa "dall'infiammazione di materie

combustibili racchiuse nelle ulteriori cavità della mole terracque". si sono,

infatti, verificati terremoti, anche devastanti, in luoghi privi di cave zulfuree, di

vulcani con scosse e repliche molto forti, senza che il terreno abbia dato segno

di vampe sotterranee.

Il Bina riferisce una notizia relativa alla Germania, ripresa da Sturmio, dove,

nel luglio del 1686, si verificò un forte terremoto che infranse tutti i vetri e

fece sì che i letti, nelle stanze, si muovessero come barche in mare. Nello

stesso anno, in Tirolo, le scosse telluriche provocarono il crollo di vari edifici

privati, pubblici e chiese nonché la morte di tanta gente. Ricorda il terremoto

con ben ventisei repliche che, il 23 gennaio 1742, si abbatté su Livorno e

quello con ventidue scosse, nello spazio di otto ore, che nel marzo 1745 colpì

Spoleto: in detti luoghi non ci sono vulcani, zolfatare, vene di zolfo né vi

furono avvisaglie di fuoco nelle ore che precedettero e seguirono le scosse.

Nel X capitolo, dopo aver considerato la materia sulfurea non sufficiente allo

scatenarsi dei terremoti si domanda se non sia forse l'aria a scuotere la terra,

all'improvviso, con una certa velocità in virtù della sua forza elastica.

Ricorda che tale era stato il pensiero di antichi pensatori quali Anassagora,

Teofrasto, Calistene, Lucrezio, Strabone e, in generale, dei filosofi stoici.

Page 82: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

82

Bina è convinto che una simile causa fosse l'unica da individuare, per spiegare i

terremoti, da parte di coloro che ignoravano completamente la forza

straordinaria contenuta nella "polvere da fuoco". Considerando che quando

all'aria compressa all'interno di un telo viene dato libero sfogo, questa può

lanciare una palla di piombo a notevole distanza e la forza del cannone diventa

tale da abbattere qualsiasi fortificazione; nota che la forza maggiore deriva

dalla maggiore compressione e conclude lodando gli studiosi moderni che, con

la loro esperienza, hanno confermato le geniali intuizioni degli antichi filosofi

ed hanno scoperto la legge e la proporzione secondo cui l'elasticità corrisponde

alla forza comprimente.

Il capitolo XI serve a Bina per ricordare le esperienze di alcuni fisici moderni,

quali Boile, Alleio ed Ales, che hanno dimostrato che si possa ridurre la densità

dell'aria.

Ales, ad esempio,ricorrendo all'espediente del gelo, è riuscito a restringerla ad

un volume 1838 volte inferiore a quello che occupa normalmente sulla

superficie della terra. Conclude con la dissertazione premiata dall'accademia di

Bordeaux di P. Bereaud sulla causa dell'aumento di peso, di certi corpi, con la

calcinazione: 20 libbre di piombo, con la calcinazione ne acquistano 5 o 6.

Nel XII capitolo nota la difficoltà a comprendere la grande forza necessaria a

comprimere un fluido aereo: se la forza attraente delle parti della materia può

comprimere e costipare l'aria, come scoprì Ales, perché non dovrebbe avere un

maggior effetto avvalorata dall'azione del fuoco? Sembra al Bina che i suoi

Page 83: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

83

contemporanei siano d'accordo nel sostenere che la materia elettrica non

differisca da quella del fuoco e della luce.

"Se pertanto le attrazioni del fluido elettrico divengono sensibili, e si

manifestano a molta distanza, perché una materia inzuppata di fuoco non potrà

crescere tanto in forza che basti a comprimere, dentro di sé, 100 volte più l'aria

di quello che possa fare priva di tale aiuto? Altra difficoltà deriva dal carattere

del fuoco che è capace di espandere e dilatare i corpi, in particolare l'aria. Bina

prende di nuovo in considerazione Ales le cui esperienze provano che il fuoco,

come lo zolfo, ha la forza di unire, addensare e legare strettamente l'aria "che si

trova involta" e, in base al pensiero di Newton, afferma che dove finisce

l'attrazione, li comincia l'effetto contrario di repulsione così è verosimile che le

particelle dell'aria che devono il loro distaccamento ed incoerenza alla forza

repulsiva che hanno fra loro, al cessare di queste, acquistino l'attraente.

"Il fuoco medesimo, nel dilatare ha i suoi limiti" e una volta che li avrà

raggiunti potrà forse "procacciarsi una forza contraria alla prima, di condensare

e ridurre i corpi: come avviene per il freddo che, raggiunto un certo grado"

termina di condensare le forze corporee e le rarefà egualmente che il calore: e

come succede al vapore, che caldo supera in forza la polvere accesa e

raffreddato perde in un istante ogni attività. Queste cose supposte, ben si vede

con quanta ragione credette il celebre Amonton non potersi assegnare limiti

alla condensazione dell'aria".

Page 84: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

84

Nel XIII capitolo, il Bina continua dicendo che se la forza elastica crescesse in

ragione della densità, se racchiusa in caverne e libera di espandersi, non solo

farebbe tremare la terra, ma la squarcerebbe. A questo punto, Bina si domanda

quale possa essere la forza capace di comprimerla prima e tenerla imprigionata

per poi lasciarla libera di espandersi. Non trovando una risposta immediata, il

padre benedettino torna a valutare, nuovamente, le opinioni degli antichi

filosofi e, in particolare, dell'epicureo Lucrezio che attribuiva il terremoto alla

condensazione dell'aria, al vento che, insinuandosi nella terra e penetrando

nelle caverne con tanta forza, ne determinerebbe crolli sotterranei per cui la

terra finirebbe per tremare. Subito dopo, nel XIV capitolo, confuta la teoria

lucreziana. Secondo Bina è sufficiente riflettere sul fatto che le aperture

attraverso le quali il vento entra nelle cavità sotterranee, non sono provviste di

valvole, di conseguenza perché li l'aria dovrebbe condensarsi più che nelle

abitazioni dove, chiuse tutte le imposte si lascia un piccolo spiffero attraverso

cui possa penetrare il vento? Bina trova assurdo il pensiero riguardo il fatto che

l'aria esterna non addensi quella sotterranea, ma "s'azzuffi con essa" e per

questo scontro la terra tremi; ciò è assurdo perché il vento, per quanto

impetuoso, è appena sensibile in una stanza e, quindi, anche in una grotta.

Anche supponendo che le caverne lascino libero accesso al vento, questo ne

verrebbe ributtata dall'interno, con forza uguale; quindi del supposto conflitto

non ne risentirebbe il terreno sovrastante.

Page 85: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

85

**********

Bina continua il "Ragionamento" con la saldezza del suo rigore argomentativo

evidenziando o confutando, a seconda dei casi, le ipotesi di altri studiosi.

In questo lavoro ho voluto presentare la parte iniziale del "Ragionamento", a

mio avviso particolarmente interessante, per prendere atto e considerare il

metodo di lavoro e di ricerca di Padre Bina.

Page 86: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

86

LA METEOROLOGIA

La meteorologia è una scienza d'osservazione, ardua, come affermava nel VI

numero della rivista "La Meteorologia Pratica" il Prof. Pio Bettoni direttore

dell'Osservatorio Meteorologico di Salò51 ma anche utile. Lo scopo IMMEDIATO

di tale scienza è quello di studiare i fenomeni dell'atmosfera, ma il fine

SUPREMO è di giungere alla conoscenza di quelle leggi generali alle quali è

sottomessa la circolazione dell'aria e, di conseguenza, la circolazione delle

acque. La conoscenza di queste leggi porta alla previsione del tempo.

Riflettendo, non si può non considerare la meteorologia, alla stregua

dell'astronomia, una scienza che, da sempre, ha interessato l'uomo. Pur non

avendo la possibilità, ancora, di conoscerla e, dunque, di definirla, le antiche

popolazioni ne avvertivano comunque la necessità, sentivano il bisogno di

conoscere, sia pur in modo approssimativo, non scientifico, i rapporti tra

nuvole e pioggia, ad esempio legando i fenomeni della natura a divinità

antropomorfe. Gli Ebrei, ad esempio, basandosi sulla Bibbia, tentarono, a loro

modo, di avere una conoscenza della materia.

Nel libro di Giobbe ed in quello dei Re è detto, rispettivamente, che "Dio lega

le nubi perché non erompano" e che "l'aria si condensa di nubi". Il salmo

CXXXIV dice che "Dio fa venire le nuvole dagli estremi confini dell'orizzonte,

e che ha formato la polvere per produrre la pioggia". La Bibbia, però, non è un

51 P.Bettoni: La meteorologia nella sua origine e nel suo sviluppo; in La Meteorologia Pratica anno VI n.2 Marzo-Aprile 1925, p. 50

Page 87: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

87

libro di carattere scientifico, ma, come affermava Galileo Galilei, nella lettera

indirizzata a don Benedetto Castelli, il 21 dicembre 1613, è scritta in un

linguaggio semplice, con concetti semplici per "accomodarsi alla capacità de'

popoli rozzi ed indisciplinati"; non può essere considerata un testo scientifico

poiché di scienze è "una minima particella" e se Dio avesse inteso dare agli

uomini la Bibbia con questo scopo, avrebbe riservato alle scienze,

all'astronomia ben diverso spazio.

La Sacra Scrittura ha valenza puramente spirituale, mentre la natura, libro

sempre aperto, permette all'uomo la conoscenza di se stessa e delle leggi che la

regolano. Dunque, il pensiero moderno non nega il valore dei testi sacri, ma

indaga sulla realtà specifica, ragiona, formula ipotesi, esperimenta. Grazie agli

studi di filosofi come Bacone, Cartesio o Pascal, ma, soprattutto, di Galilei,

Castelli o Torricelli, si è affermato il metodo sperimentale che ha permesso

l'invenzione di strumenti indispensabili allo studio dell'aria o della pioggia: il

barometro, il termometro, il pluviometro. Non si può dimenticare che senza gli

studi di Lavoisier, de Saussure, Blak ed altri ancora che si impegnarono in

questo campo nel XVIII secolo, non conosceremmo la natura fisica e la

composizione chimica dell'atmosfera, ovvero una miscela di gas di opposta

natura, quali l'ossigeno e l'azoto cui si mescolano, in proporzioni minime,

l'acido carbonico e l'idrogeno carburato, che l'acqua è dovuta alla

combinazione chimica di idrogeno ed ossigeno.

Page 88: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

88

Con A. Humbolt hanno avuto origine le osservazioni meteorologiche con

metodo sperimentale e si approfondirono gli studi di elettricità atmosferica e le

indagini sul magnetismo terrestre, specialmente dopo l'invenzione della pila da

parte di Alessandro Volta. Si sapeva delle tempeste, delle grandi burrasche

marine, ma non se ne conoscevano compiutamente le cause né si poteva dare

annuncio, del loro sopraggiungere, ai naviganti. Matteo Fontaine Maury, che

può essere considerato il fondatore della moderna meteorologia, intraprese lo

studio della stessa in relazione ai vari paesi ed ai diversi punti del globo.

Secondo il Maury, l'atmosfera è un mare d'aria, un oceano gassoso, che gira

costantemente attorno alla terra che circonda ed avvolge da ogni parte, per dirla

con lo Stoppani UNO, E AL TEMPO STESSO, INFINITAMENTE MOLTEPLICE. Secondo

questa teoria è possibile congiungere il vecchio mondo con il nuovo e

conoscere il giro delle correnti anche nella lontana atmosfera.

Fu possibile, per il meteorologo, annunciare anche le tempeste delle coste

americane.

In Italia, nel 1856, il gesuita padre Angelo Secchi si avvalse del telegrafo

elettrico per l'annuncio delle burrasche atmosferiche, grazie alla comunicazione

giornaliera fra le città di Roma, Ancona, Bologna e Ferrara. Il padre Secchi,

fortemente interessato, aveva studiato a fondo l'astronomia e si era occupato

del sole, in particolare. Il suo interesse per la geodetica e la geofisica fu grande,

fondò la spettroscopia astronomica, fece varie ricerche sulle nebulose e

classificò le stelle. Padre Secchi incrementò gli studi di climatologia e

Page 89: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

89

meteorologia statica e fece e suggerì ricerche di meteorologia dinamica il cui

scopo è di investigare sui movimenti dell'atmosfera. A lungo la Meteorologia è

stata confusa con l'astronomia; in realtà essa ha leggi ben precise,

importantissime per prevedere il tempo, che possono essere considerate

necessarie conseguenze dei principi della meccanica dei fluidi e della

termologia. È proprio la termoidraulica a spiegare molti fenomeni

meteorologici, la teoria dei Vapori è, poi, alla base delle leggi che regolano le

precipitazioni. È dalla metà del XIX secolo, grazie al sostegno del R. Ufficio

Centrale di Meteorologia, della Società Meteorologica Italiana e di altri enti,

anche privati, che sono sorte, dislocate in diversi luoghi, sia montuosi che

pianeggianti, solitari o popolosi, "stazioni" per le osservazioni di ciò che

accade nell'atmosfera e la raccolta dei dati relativi.

Da allora sorsero molti cultori della meteorologia, che sentirono forte

l'impulso a lavorare per conoscere e diffondere le varie informazioni, tra questi

è il benedettino padre Bernardo Paoloni.

**********

Don Bernardo Paoloni ha fatto scelte, a volte, radicali per i tempi in cui visse,

ha effettuato studi e ricerche di innegabile rilievo scientifico, ha collaborato

con scienziati del calibro di Guglielmo Marconi, ha fondato una rivista che gli

ha permesso la diffusione di idee e messaggi scientifici. Non sempre,

Page 90: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

90

comunque, ha visto una facile accoglienza dei suoi propositi; al contrario, ha

dovuto affrontare ostacoli notevoli che solo la forza del suo amore per il

sapere, l'integrità morale, la lealtà e la sicurezza della veridicità delle sue

scoperte lo hanno portato a superare.

Don Paoloni è vissuto in un periodo politicamente non facile, ma non si è

lasciato dominare dagli eventi o dalle ideologie dilaganti, ma nutrito delle sue

certezze, ha guardato in faccia la realtà per vincerla ed ha raggiunto gli

obiettivi che intendeva raggiungere. È riuscito, addirittura, a convincere il capo

del governo di allora, Benito Mussolini, della bontà dei suoi propositi, dei suoi

studi, ricerche ed invenzioni ottenendo dallo stato quelle sovvenzioni

necessarie allo sviluppo della sua attività scientifica. I "Grandi" del tempo

erano membri della SOCIETÀ METEOROLOGICA ITALIANA fondata dal Paoloni.

Page 91: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

91

METEOROLOGIA E SPIRITO MONASTICO

Prima di parlare, in modo specifico e sotto l'aspetto scientifico, di don

Bernardo Paoloni, è utile fare alcune premesse di carattere storico generale

sulla disciplina che lo vide protagonista. Si è già detto di Padre Benedetto

Castelli e della sua invenzione, il PLUVIOMETRO, che, pur accettato

positivamente da Galilei, purtroppo, non fu dovutamente apprezzato e

considerato da coloro che cominciavano ad effettuare le prime osservazioni

meteorologiche strumentali. Si sa che le più antiche osservazioni si svolsero tra

il 1649 ed il 1651 a Clermont di Alverina, da parte di Perier che collaborava

con un amico che, contemporaneamente, effettuava le stesse osservazioni a

Parigi e con Chanut e Descartes che le eseguivano a Stoccolma. Si trattava di

osservazioni puramente barometriche; nessuno dei detti studiosi pensò mai a

misurare la pioggia.

Nel 1654, erano trascorsi undici anni dalla morte del Castelli, su incarico del

Granduca di Toscana, Ferdinando II, il padre gesuita Luigi Antinori organizzò

la prima rete di stazioni meteorologiche, affidate tanto ai Gesuiti quanto ad altri

ordini religiosi. Tra gli altri ordini vi furono i Benedettini Vallombrosani ed i

Monaci Camaldolesi di Santa Maria degli Angeli di Firenze.

Le osservazioni dei Vallombrosani, eseguite dal 1654 al 1667, firmate da d.

Filiberto Casini fino al 21 luglio 1656 e da don Petronio Paceschi dal 1656 al

1657, venivano inviate come lettera, quotidianamente, ad un certo "Signore e

Page 92: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

92

Padron Colendissimo" che può essere identificato con il principe Leopoldo.

Tali osservazioni, rimaste inedite, sono state rinvenute, all'inizio del secolo

XX, nella Biblioteca Nazionale, dal padre Boffito che ha provveduto a

pubblicarle nella Rivista "La Meteorologia Pratica52.

Le osservazioni dei Monaci Camaldolesi di Santa Maria degli Angeli, eseguite

dal 1654 al 1670, invece, furono pubblicate da Vincenzo Antinori.

Dal momento che le osservazioni erano eseguite scrupolosamente e venivano

annotati i giorni piovosi, ma non la misura della pioggia, si può dedurre che il

PLUVIOMETRO non era utilizzato. La necessità di misurare la pioggia era

comunque sentita: nel 1661 Cristoforo Wren costruì, a Londra, un pluviometro

registratore.

Altri scienziati costruirono differenti modelli di pluviometro: nel 1670 Hooke,

nel 1726 Jacob Leupold; nel 1789 Christian Gotthold Hermann. Nel 1678

Riccardo Townley iniziò una serie di misurazione della pioggia, per la durata

di quindici anni, nel Lancastire, a Townley.

Nel 1680 a Dijon, il Mariotte, iniziò una serie di osservazioni pluviometriche

delle quali si avvalse per la soluzione del problema relativo alle origini delle

sorgenti53. Tali pluviometri altro non sono che la base del pluviometro usato

nel XX secolo in quasi tutti gli Osservatori italiani, dovuta al prof. Luigi

Palazzo.

52 G.Boffito: I Benedettini di Vallombrosa nella storia della meteorologia. In: La Meteorologia Pratica, Anno VII, n.6, Novembre-Dicembre 1926 p. 245 53 G.Boffito: Gli strumenti della scienza e la scienza degli strumenti; Firenze, Libreria internazionale Secher, 1929, p.122; in: Cinquanta articoli di Meteorologia, 1909-1936 p.199

Page 93: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

93

In questo contesto è bene ricordare l'opera di un grande benedettino (già citato

per il suo impegno in campo scientifico) vissuto nel Seicento, grande studioso

di meteorologia, docente di tale disciplina nell'Università di Padova dal 25

aprile 1746: il Padre Giovanni Alberto Colombo. Grande è l'importanza di

questo monaco, primo docente di astronomia e meteorologia, rettore di quella

cattedra che, come già detto, fu istituita nel 1744: ut qui meteoris cognoscendis

operam darent, non secus ad lauream adire possent gradusque academicos

obtinere ac si Philosophos ordinarios audirent54. La data del 1744 deve essere

scritta a caratteri cubitali nella Storia della Meteorologia perché, con

l'istituzione della cattedra, si riconosce l'importanza della disciplina.

Il Padre Colombo, ricevuto l'incarico universitario, non si sentì "arrivato" ma,

anzi, incrementò il suo impegno: pensò di dar vita, a Padova, ad un

Osservatorio, ma non ebbe l'opportunità di veder realizzato il suo sogno perché

se la sua idea fu accolta dalle superiori autorità già nel 1757 e fu approvata dal

Senato Veneto il 2 maggio 1761, l'osservatorio vide la luce solo nel 1777, anno

della morte di Alberto Colombo, e la direzione fu affidata al successore del

Colombo nella cattedra di astronomia e meteorologia, il professor Toaldo.

Anche in mancanza di un vero Osservatorio, erano state, comunque, effettuate,

a Padova, delle regolari osservazioni udometriche, mai interrotte dal 1725, alle

quali, molto probabilmente, aveva collaborato lo stesso Colombo55.

54 A.Favaro: I successori di Galileo nello studio di Padova, fino alla caduta della Repubblica "Nuovo Archivio Veneto", Nuova Serie, n.65, p.158. In: Cinquanta articoli di Meteorologia, 1909-1936, p.196 55 G.Lorenzoni: Sulle osservazioni udometriche eseguite in Padova dal 1725 al 1871, Padova, Tip. G.B. Raudi; 1872; in: Cinquanta articoli di Meteorologia, p.196

Page 94: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

94

Don Paoloni, che ha eseguito una puntuale ricerca sulle osservazioni, pur

dichiarando di non essere a conoscenza del numero degli Osservatori Italiani

che prima del 1800 abbiano eseguito osservazioni udometriche, afferma che in

una lettera di Angelo Bertacchi riguardante i manoscritti meteorologici di

Pietro Antonio Butori e Giovanni Stefano Conti (estratto dal volume XXIV

degli "Atti della R. Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti", Lucca,

1885) "si parla di 5 grossi volumi manoscritti contenenti 50 anni di

osservazioni meteorologiche, iniziate da Giovanni Stefano Conti a Lucca nel

1744 e proseguite dal fratello Carlo fino al 21 luglio 1794. Nel terzo volume,

che ha principio il 1 aprile 1772, la pioggia raccolta in pluviometro della

superficie di mezzo braccio fiorentino, è dato in libbre, oncie e denari"56.

Si ha notizia di osservazioni pluviometriche iniziate dalla Specola Vaticana

nel 1825, di quelle eseguite tra il 1841 ed il 1872, in Guastalla, da Giuseppe

Passerini57, ma bisogna aspettare il 1865 perché la maggior parte degli

Osservatori italiani iniziasse le sue osservazioni.

Per quanto riguarda l'Osservatorio di Perugia, le osservazioni udometriche

iniziarono molto tempo prima rispetto a quanto si può accertare storicamente.

Non si può essere precisi a tal proposito perché gli antichi registri

dell'Osservatorio sono andati perduti e la prima data utile allo scopo è quella

del 1802, esattamente dal primo gennaio. Da quel momento in poi è possibile

56 Bollettino mensile della Società Meteorologica Italiana, vol. VI, Anno 1885-1886 p.132; in: Cinquanta articoli di Meteorologia 1909-1936 p.196 57 Domenico Ragona, vol. VI, parte I, 1884 degli Annali dell'Ufficio Centrale di Meteorologia;.B.Paoloni, op. cit. p.196

Page 95: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

95

prendere atto di tutte le osservazioni effettuate che venivano registrate

regolarmente; era registrata, una volta al giorno, la pressione barometrica, la

temperatura, la quantità della pioggia mentre ben quattro volte, la mattina, il

pomeriggio, la sera e la notte veniva eseguita l'osservazione del cielo.

La pioggia veniva notata, per molti anni, in pollici cubici, linee e decimi di

linea.

Nell'Osservatorio di Perugia si usava il pollice francese, pari a mm. 27,070,

mentre il pollice era formato di 12 linee e 12 pollici formavano un piede.

Purtroppo, la mancanza degli antichi registri dell'Osservatorio, se non consente

di datare le prime osservazioni, non permette neppure di precisare la

fondazione dello stesso.

Fu il professor Luigi Canali, nato a Perugia nel 1759, a dar vita, in questa città,

ad un Osservatorio Meteorologico. Il Canali era un grande fisico, docente di

tale disciplina (successe al professor Pellicciari) in quella Pontificia Università

di Perugia della quale, nel 1825, divenne Rettore su nomina di Papa Leone XII.

Nel 1795 diresse la collocazione dei parafulmini nella cattedrale di San

Lorenzo ed in altri luoghi. Convinto dell'importanza dell'osservazione e della

ricerca, volle un Osservatorio Meteorologico, anche se piccolo, che costruì a

sue spese. È possibile che, nei primi tempi, l'Osservatorio avesse luogo nella

stessa casa del Canali e fosse trasferito presso l'Università nel 1811 quando,

con il governo Napoleonico, furono concessi all'Università i locali dell'ex

Monastero dei Benedettini Olivetani.

Page 96: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

96

L'inizio dell'esperienza di ricerca e osservazione meteorologica, comunque, si

lega ai locali dell'Università, ciò è deducibile dall'iscrizione posta sotto il busto

del Canali, nel museo dell'Università: TURRIM SPECULATORIAM HISCE IN

HAEDIBUS FUNDAVIT 58. È a partire dal 1 aprile dell'anno 1811 che le

osservazioni risultano eseguite con regolarità e precisione e le pagine dei

registri appaiono divise in tre colonne: mattino, giorno e sera, in

corrispondenza delle quali venivano apposte le relative osservazioni.

Il Canali, al quale con ogni probabilità si deve la conferma della concessione

all'Università dei locali del Monastero, da parte di un pontefice benedettino,

Pio VII (presso il quale si era recato, per effettuare la richiesta, insieme con il

cavalier Vermiglioli), con breve del 23 maggio 1815, amava corredare le

osservazioni con illustrazioni da mostrare al pubblico. Finché la salute lo

sostenne, il Canali eseguì, in prima persona, le osservazioni meteorologiche:

ciò è attestato dai registri, compilati di suo pugno, dal 1 gennaio 1802

all'ottobre 1835 quando fu colpito da apoplessia. Sia pur in precarie condizioni

fisiche, il professor Canali continuò a dirigere l'Osservatorio fino al 20 ottobre

1841 quando fu colpito da un nuovo terribile attacco. Morì a Perugia il giorno

8 dicembre dello stesso anno. I funerali furono solennemente celebrati con gli

elogi attestanti la stima di tutti, pronunciati da parte del Padre D. Vincenzo

Bini, Abate Cassinese, professore emerito di metafisica all'Università di

Perugia ed amico personale del Canali. 58 Giuseppe Bianconi: Del Prof. Luigi Canali e dei suoi funerali, in: Giornale Scientifico Agrario, Letterario-Artistico di Perugia ed Umbra Provincia. Nuova Serie, anno 1863, disp.2° pp.137-149; B. Paoloni, op.cit. 1909-1936 p.197

Page 97: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

97

L'Osservatorio voluto da Canali ha avuto vita presso i locali di un Monastero

Benedettino ha proseguito la sua attività in quelli di un altro fiorente

Monasero, quello di San Pietro dove l'Abate Castelli aveva inventato il

PLUVIOMETRO che, come osservava d. Paoloni, può costituire "il più bel

monumento cui questo illustre benedettino poteva aspirare"59. Non solo

l'Osservatorio di Perugia ha visto la luce in locali Monastici, ma, come detto in

precedenza, i monaci hanno mostrato sempre interesse e si sono impegnati in

questo campo. Si è parlato di Gesuiti, di Vallombrosani impegnati nelle

osservazioni. Questa specie di "febbre" colpì anche il Priore dell'Imperiale

Abbazia di Farfa, Padre d. Agostino Zanoni che a lungo pregò il Padre

Bernardo Paoloni perché facesse sorgere, in quel luogo, un Osservatorio

Meteorologico. Finalmente, nel 1933, grazie all'appoggio del professor

Girolamo Azzi, direttore del laboratorio di Ecologia dell'Università di Perugia

e del suo assistente, il dottor De Gasperi, gli stessi che, attorno al 1934, hanno

compilato un lavoro analitico sui centotrentadue anni di osservazioni

udometriche eseguite nell'Osservatorio di Perugia, fu possibile realizzare il

"sogno". Il professor Azzi, a spese del suo laboratorio di Ecologia Agraria,

fornì gli apparecchi indispensabili: barometro Fortin, termografo,

geotermografo, ipografo Richard, pluviometro Fuess, eliofanografo Campbell,

psicrometro, evaporimetro, termometri normali e a massima e a minima, tutto il

materiale necessario a tali apparecchi.

59 B.Paoloni: cit., 1909-1936, p.198

Page 98: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

98

Il Presidente della III Sezione del Consiglio Superiore del Ministero dei Lavori

Pubblici, che sembrava aver preso a cuore il nuovo osservatorio, affidò allo

stesso un ulteriore pluviometro ed una capannina meteorica e vi mandò alcuni

funzionari.

Anche se mancava l'anemografo si sperava di averlo presto poiché era stato

promesso a padre Zanoni dal Preside della Provincia di Rieti, con lettera del 19

agosto 1933.

"Come segno tangibile dell'interessamento della Provincia per la provvida

istituzione".

Per il buon funzionamento degli apparecchi, per il loro collaudo, il professor

Azzi volle che rimanesse a Farfa, per molti giorni, il dottor Luigi De Gasperi.

Quando l'Osservatorio cominciò a funzionare regolarmente, la sua direzione fu

affidata al Priore del Monastero di Farfa, padre Zanoni, austera figura di asceta

e scenziato, che si era promesso di far funzionare questo nuovo Osservatorio

Benedettino con la stessa costanza e precisione di quelli che lo avevano

preceduto.

Il nuovo Osservatorio si proponeva di raccogliere e pubblicare i dati

meteorologici, ecologici e fenoscopici relativi alle varie colture, in base a

speciali formulari.

I dati raccolti dovevano essere inviati, regolarmente, al Laboratorio di Ecologia

del R. Istituto Superiore Agrario di Perugia. Come affermava don Paoloni "in

questo modo si va sempre più estendendo quella rete di stazioni che, seguendo

Page 99: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

99

il metodo e le direttive del prof. Azzi, hanno reso possibile lo studio razionale

dell'ambiente fisico, in rapporto all'agricoltura, in diverse regioni d'Italia e

dell'estero; studio fondamentale e necessario se si vuole praticare col maggior

profitto la coltivazione delle piante agrarie più adatte all'ambiente di ciascuna

regione"60.

60 B. Paoloni: cit., 1909-1936, p.198

Page 100: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

100

BERNARDO PAOLONI

PROFILO BIOGRAFICO

Don Bernardo Paoloni è nato a Cascia nel 1876.

Già durante gli studi monastici che lo vedevano

impegnato, particolarmente, nella teologia, non

mancò di mostrare una certa propensione per la meteorologia frequentando il

laboratorio dell'abate Giuseppe Quandel, ossia il laboratorio di colui che aveva

fondato l'osservatorio di Montecassino proprio nel 1876, l'anno di nascita di

don Bernardo.

A Montecassino, il 28 maggio 1905, il Paoloni si consacrò alla vita monastica

diventando, tre anni più tardi, direttore dell'osservatorio esistente in quel

monastero e distinguendosi nello studio dei disturbi atmosferici nelle

trasmissioni radio. Don Paoloni, infatti, subito dopo la scoperta, da parte di

Guglielmo Marconi, della radiotelegrafia, fu il primo a studiare tali disturbi ed

a stabilire una scala per classificarli. Il Paoloni aveva instaurato con Guglielmo

Marconi un forte legame dovuto ai comuni interessi scientifici, legame

documentato da una fitta corrispondenza fra i due. L'impegno del monaco nella

ricerca era costante, significativo, e fu riconosciuto dalle autorità scientifiche

che ne sottolinearono l'importanza; il Consiglio Nazionale delle Ricerche,

istituì, proprio sotto la direzione di don Bernardo, il SERVIZIO

Page 101: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

101

RADIOATMOSFERICO ITALIANO che poteva vantare ventiquattro stazioni

permanenti nel territorio italiano.

Nel 1930 Paoloni fondò il SERVIZIO METEORICO SANITARIO ITALIANO, già

sollecitato nel 1923, importantissimo, in quanto rappresenta, nel mondo, uno

dei primi tentativi di studio e ricerca in campo bioclimatologico. Quando, nel

1931, il Paoloni passò da Montecassino a Perugia cessò di funzionare, nel

luogo principe dei cassinesi, il SERVIZIO METEORICO AGRARIO istituito dallo

stesso monaco nel 1914.

Una volta a Perugia, don Bernardo continuò a seguire, con molto impegno, i

servizi da lui voluti e, finalmente, nel 1937, grazie alla sua determinazione,

dopo essere riuscito a superare numerosi ostacoli, riuscì a far funzionare

pienamente quell'OSSERVATORIO SISMOLOGICO, da lui fortemente voluto, che

intitolò all'inventore del sismografo (1751) ANDREA BINA.

Una grande opera di don Bernardo Paoloni è, senza dubbio, la rivista LA

METEOROLOGIA PRATICA, una continuazione del BOLLETTINO dell'osservatorio

di Montecassino. Detta rivista è particolarmente interessante perché è, quasi,

uno strumento di discussione dando spazio, nelle sue pagine, ai numerosi

articoli del fondatore ed a quelli dei vari studiosi e scienziati che si occupavano

di tale disciplina. Diede vita a varie pubblicazioni, ad un ANEMOMETRO

FOTOELETTRICO, costruito e diffuso dalla Società Salmoiraghi, sostenne con

entusiasmo e fermezza tutte le attività connesse alla meteorologia, difese e

Page 102: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

102

propagandò l'ecologia agraria; morì nel monastero perugino di San Pietro, che

aveva diretto per circa due anni, nel 1944.

Servizio meteorico

Padre Bernardo Paoloni, che lega il suo nome alla meteorologia, ha effettuato

numerose invenzioni. Costantemente attivo, ha dato inizio al suo impegno

scientifico nel monastero di Montecassino dove ha curato, e portato a grande

sviluppo, l'osservatorio divenuto, sotto la guida del padre, uno specifico

riferimento per la meteorologia italiana. Tra il 1909 ed il 1920, l'attività

scientifica dell'osservatorio era fatta conoscere dalle pagine del BOLLETTINO

MENSILE. Nel 1912 e nel 1913 hanno avuto vita, rispettivamente, la stazione

aerologica ed il giardino botanico-forestale.

Quest'ultimo, posto accanto all'osservatorio, era atto alle "osservazioni

meteorico-fito-finologiche". Nel 1914 veniva istituito il "Servizio meteorico-

agrario di terra del lavoro" che contava su circa sessanta "stazioni meteorico

agrarie" facenti capo a Montecassino. Nello stesso anno, l'osservatorio di quel

monastero diveniva sede61 di una stazione radiotelegrafica che collaborava con

il genio militare per la rilevazione dei dati. E' il primo nucleo da cui partire per

giungere, nel 1928, all'istituzione, in collaborazione con l'E.I.A.R.. e la scuola

Enrico Cesi di Roma, del "Servizio Radiotelegrafico italiano". Tale servizio,

61 M.Mazzucotelli: op.cit. p.281

Page 103: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

103

avvalendosi di apparecchiature radiotelegrafiche e radioatmosferiche, compiva

osservazioni ed esperienze in tali campi. Si trattava dell'osservazioni dei

disturbi radio dell'atmosfera, alle quali parteciparono venticinque stazioni dell'

esercito, che venivano prodotte grazie all'applicazione dei quattordici gradi

della "scala radioatmosferica Paoloni". Tutto questo poteva verificarsi in virtù

delle richieste e dell'impegno di D. Paoloni. Guglielmo Marconi, presidente del

Consiglio Nazionale delle Ricerche, apprezzò tanto l'opera del Paoloni da

nominarlo, nel 1929, membro del "Comitato Nazionale Geodetico-Geografico"

.

Page 104: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

104

Documento relativo alla nomina di Paoloni membro del

Comitato Nazionale Geodetico-Geofisico rilasciato dal presidente del

Consiglio Nazionale delle Ricerche Guglielmo Marconi

Page 105: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

105

Nel 1920, don Bernardo Paoloni aveva fondato la rivista LA METEOROLOGIA

PRATICA rivista di meteorologia agraria, igiene, aeronautica che aveva sostituito

il Bollettino del Monastero di Montecassino.

Page 106: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

106

Tale rivista, il cui primo numero vide la luce il 1° gennaio 1920, non mancò di

diventare, in breve tempo, il mezzo scientifico di collegamento degli scienziati

del tempo, nella convinzione che la meteorologia potesse essere utile alla

medicina.

******

Don Bernardo trasformò in pratica le sue convinzioni fondando a Venezia, il

12 maggio 1930, presso l'ospedale al mare di Lido, il "Servizio Meteorico

Sanitario Italiano" ideato nel 192362.

Era lì in atto il primo corso di talassoterapia e l'opera del Paoloni ricevette

subito il plauso dei più illustri igienisti, medici e filosofi italiani63 tra cui i prof.

Baglioni, Borrino, Gemelli, Tallarico e, in modo particolare, del primario

dell'ospedale al Mare di Lido di Venezia, prof. Ceresole che ne fu il primo

direttore. Il Servizio Meteorico Sanitario italiano aveva per scopo di studiare i

rapporti esistenti tra i fenomeni patologici e quelli atmosferici nel tentativo di

individuare la genesi di tante malattie e valutare l'influenza, su di esse, delle

stagioni e degli eventi atmosferici.

Perché la meteorologia potesse essere efficace alla medicina era opportuno, ad

avviso di Paoloni, eseguire osservazioni sistematiche per anni, "in molti luoghi

62 B.Paoloni: Scopo e norme del servizio meteorico sanitario italiano; in La Meteorologia Pratica, anno XIII, n.1, Gennaio-Febbraio 1932 -X p.35 63 B.Paoloni. Origine, scopo e funzionamento del servizio meteorico sanitario italiano; in La Meteorologia Pratica, anno XXIII.1, Gennaio-Febbraio 1942-XX, p.43

Page 107: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

107

e con criteri unici razionali"64. Il Servizio Meteorico Italiano entrava, con

questo modulo, in una fase definitiva e promettente.

La compilazione dei moduli decadici, facilissima, richiedeva circa un'ora al

mese, poteva essere affidata a chiunque e fornire preziose statistiche per

determinare dati importantissimi in ogni malattia: la morbosità e la mortalità

nei diversi mesi, stagioni, e in rapporto ad ogni fenomeno atmosferico.

Nel modulo era presente una terza colonna per l'aggiunta di un dato importante

per alcune malattie croniche a proposito delle quali era importante stilare una

statistica relativa al maggiore o minore numero di accessi in rapporto ai mesi e

fenomeni atmosferici: si pensava, ad esempio, agli accessi di gotta, epilessia, o

della tubercolosi, ai casi di emottisi. Il modulo aveva, al suo interno, due

pagine da usare per osservazioni sanitarie e meteorologiche.

Alla fine di ogni decade i moduli dovevano essere spediti a Paoloni a spese del

Direttore della specifica Stazione Meteorico-Sanitaria (18 lire annue) che, in

cambio, avrebbe ricevuto, gratis, la rivista LA METEOROLOGIA PRATICA.

Il Paoloni, già impegnato presso l'osservatorio geofisico del Regio Istituto

Superiore Agrario di Perugia, era fiducioso di poter conferire premi e diplomi a

coloro che avessero effettuato, con maggior cura e costanza, le osservazioni.

Era fondamentale, per il buon esito della ricerca, riempire i moduli; se non

fosse stato possibile farlo quotidianamente, poteva essere fatto almeno alla fine

della decade desumendo le informazioni dalle cartelle degli ospedali. Se non

64 B.Paoloni: op.cit., 1932, p.35

Page 108: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

108

fosse stato possibile iniziare i rilevamenti all'inizio dell'anno, ma nel corso di

esso, don Bernardo raccomandava di recuperare i dati al fine di non lasciare

lacune e dar vita a veritiere statistiche. Scongiurava i collaboratori ad essere

precisi e puntuali, a rilevare i dati con scrupolo e costanza altrimenti sarebbe

stato del tutto inutile che questi avessero promesso di collaborare.

Era fiducioso, Paoloni, del buon esito del suo impegno, era convinto che il

servizio sanitario italiano facesse onore alla scienza italiana, in quanto era il

primo del genere in tutto il mondo, ma, soprattutto, dovesse essere di grande

utilità all'Italia ed alla scienza "contribuendo a fare in modo che la

Meteorologia e la Medicina diventino sempre più sorelle e formino una nuova

scienza: la CLIMATOTERAPIA "65. È necessario sottolineare che il SERVIZIO

METEORICO SANITARIO ITALIANO cominciò a funzionare, presso il laboratorio di

ecologia del R.ISTITUTO SUPERIORE AGRARIO, nel 1932, grazie al sostegno

dell'Università di Perugia. Non solo il Ministero dell' Interno aderì al progetto

del Paoloni, ma lo fecero molti istituti universitari66.

Collaborarono con Paoloni numerosi ospedali, sanatori, case di cura e,

soprattutto, medici privati, ma pochi perseverarono. Per questo motivo fu

chiesta la collaborazione degli ospedali militari. Il motivo è semplice:

l'ospedale militare svolge la propria attività in base ad ordini precisi e nessuno

può permettersi di non obbedire, quindi, nessuno, in tali ospedali, avrebbe

cessato di eseguire, e soprattutto lo avrebbe fatto con grande disciplina, le

65 B.Paoloni: op.cit., 1932, p. 36 66 M.Mazzucotelli: op.cit. p.282

Page 109: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

109

osservazioni meteorico sanitarie in assenza di un contrordine. Elemento da non

sottovalutare era che negli ospedali militari si potevano trovare i soggetti e gli

ambienti più adatti alle osservazioni. Per le ricerche che Paoloni voleva

effettuare erano, in verità, poco adatti gli ospedali civili per le differenze,

enormi, dei pazienti sia per le condizioni organiche che psicologiche.

Di gran lunga migliori gli ospedali militari perché in essi i pazienti erano,

prima di tutto, dello stesso sesso, ma anche della stessa età. Inoltre, i pazienti

militari, prima di ammalarsi, vivevano nello stesso ambiente, si cibavano allo

stesso modo, vivevano allo stesso modo, eseguivano i medesimi esercizi fisici,

ed erano esposti agli stessi eventi atmosferici. Bisogna altresì dire che i

pazienti militari non presentano patologie croniche o di vario genere, a seconda

del sesso, dell'età, dell'ambiente familiare come quelli degli ospedali civili.

L'idea del Paoloni ricevette l'approvazione della Direzione Generale di Sanità

Militare del Ministero della Guerra e seguì l'ordine, il 1° marzo 1939, a seguito

del quale una trentina dei principali ospedali militari italiani entrarono a far

parte del Servizio Meteorico Sanitario Italiano67.

Le difficoltà ci furono, è innegabile, esse avevano cominciato a manifestarsi

già l'anno successivo alla fondazione del servizio meteorico sanitario italiano,

quando il prof. Ceresole, primario dell'ospedale del Mare di Lido68, aveva

manifestato certe perplessità che avevano indotto il Paoloni a riflettere

sull'opportunità o meno di continuare la ricerca. Tutto, però, era stato superato 67 .Paoloni: op.cit., 1942, p.44 68 B.Paoloni: I primi progressi del servizio meteorico sanitario italiano; in La Meteorologia Pratica, anno XIII, n.6 Novembre-Dicembre 1932 - XI p.264

Page 110: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

110

grazie all'accordo con gli ospedali militari che permettevano di avere un

campione omogeneo.

Non solo i militari accolsero l'iniziativa di Paoloni, ma anche i collegi, nei

quali vivevano i giovani della stessa età, dello stesso sesso, che crescevano

insieme nello stesso regime di vita. Anche le colonie climatiche della G.I.L.,

specialmente quelle permanenti, erano adatte allo scopo. Le colonie ed i collegi

erano validi anche per eseguire osservazioni psicologiche sui bambini e sui

giovani. A questo scopo continuava ad essere utile l'ospedale al Mare del Lido

di Venezia dove erano ricoverati bambini e giovani assistiti quotidianamente da

validissimi medici sotto la guida del presidente dell' ospedale Prof. dott.

Garioni. In conseguenza di ciò, parve giusto a Paoloni riportare la Direzione

del Servizio presso l'ospedale del Lido, ove era stata fondata, affidato al Centro

di Bioclimatologia, con sede nello stesso ospedale e ad un Comitato Direttivo

di cui faceva parte Paoloni stesso. Il servizio andava assumendo, sempre

maggiormente, una valenza scientifica.

Un altro interessantissimo campo d' azione del Servizio Meteorico Sanitario

Italiano è quello delle ricerche e degli studi sui rapporti tra l'ambiente

atmosferico e lo stato psicologico dei lavoratori negli stabilimenti industriali,

vale a dire il rapporto tra il tempo e la produzione nazionale.

Il Servizio Meteorico Sanitario Italiano è sorto, come detto, per studiare le

relazioni esistenti fra certe malattie e gli eventi atmosferici, nel 1932.

Page 111: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

111

RAPPORTI TRA METEOROLOGIA E MALATTIE

Nel 1920 padre Paoloni aveva parlato, per la prima volta, a Venezia, in

occasione del Congresso internazionale di Meteorologia, dei rapporti tra questa

scienza ed i mali dell'uomo. Aveva fondato la sua rivista "La meteorologia

Pratica", proprio con lo scopo di unire medici e meteorologi nello studio dei

rapporti esistenti fra le rispettive scienze. A distanza di dieci anni, tornato a

Venezia, su invito del professor Ceresole, per una conferenza, tenuta il 12

maggio 1930 al "corso teoretico pratico di talassoterapia" presso l'Ospedale al

Mare di Lido di Venezia, ricordava di aver partecipato a vari Congressi della

Società italiana per il Progresso delle Scienze, a Napoli, Catania, Torino....

dove aveva incontrato illustri medici che lo avevano incoraggiato a perseverare

nella sua idea; aggiungeva che era sua intenzione, e del prof. Ceresole,

organizzare a Venezia, con l'aiuto dei partecipanti al convegno, un "Servizio

Meteorico Sanitario". Riteneva giusto parlare, prima di addentrarsi nei discorsi

dell'organizzazione di detto servizio, delle malattie che hanno rapporti con i

fenomeni atmosferici e stabilire quali, in particolare, debbano essere oggetto di

studio e ricerca. L'idea di un rapporto tra mali fisici e meteorologia è antico

quanto detta scienza e la stessa medicina e, come per queste, non esistono leggi

dalle quali questo possa procedere. Certo, i fenomeni patologici sono regolati

da leggi fisse, anche se non del tutto note, come è per i fenomeni meteorologici

che hanno le loro leggi, ma non chiare all'uomo in quanto hanno origine

Page 112: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

112

nell'alta atmosfera dove, ancora, nel 1930, l'uomo di scienza non aveva fatto

giungere "i suoi apparecchi registratori". Se si accetta l'idea che i fenomeni

patologici risentano, sia pur in un modo diverso, dei fenomeni meteorologici,

non è fondamentale, per la medicina, conoscerne le cause dal momento che le

basta studiarne gli effetti. Poiché i medici, da sempre, non sono stati d'accordo,

nel valutare il fattore meteorologico come "causa predisponente" di tante

malattie, lo studio di tale rapporto non è mai stato fatto in modo serio e

costante.

Paoloni ricordava che Celso aveva considerato questo rapporto, ma la sua

opera, dimenticata per ben cinque secoli e salva solo grazie ai monaci,

riapparve soltanto nel sesto secolo quando Cassiodoro aveva raccomandato ai

suoi monaci di studiare la medicina: tra i libri della biblioteca del monastero di

Squillace, da lui fondato, c'era quello di Celso. Bisogna aspettare altri cinque

secoli per trovare, presso la Scuola Salernitana, ove insegnarono vari monaci di

Montecassino, che ne furono anche i fondatori, qualcosa di simile, e poter

parlare, nuovamente, di Celso. Adesso, sottolineava Paoloni, sulle tracce di

quell'insigne studioso che aveva conservato l'indole osservatrice della Scuola

Romana ed aveva approfittato delle scoperte anatomiche e farmacologiche

della Scuola Alessandrina, lui si trovava a Venezia per stabilire, insieme con i

medici, "a quali malattie predispongono le stagioni e le vicende atmosferiche".

Paoloni anticipava l'obiezione di molti: tanti sono i progressi compiuti dalla

scienza nel corso di venti secoli, come è possibile che si possa pensare di

Page 113: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

113

tornare tanto indietro, addirittura a Celso? Era convinto, Paoloni, delle sue

posizioni e, sulla base di S. De Renzi69 affermava che Celso è da considerarsi

"la delizia degli eruditi e dei medici di ogni paese" e che "gl'insegnamenti del

vero non invecchiano mai".

Pur considerando il notevole contributo dato alla medicina da scienze come la

microbiologia e la chimica biologica, soprattutto per la soluzione di problemi

di patologia, fisiologia, igiene, terapia, sottolineava, sulla base del Calò70 che

non veniva adeguatamente valutato l'ambiente in cui vive l'individuo che si

ammala. Sempre sulla base del Calò, Paoloni notava l'esistenza di malattie che,

a rigore, non possono essere considerate infettive o costituzionali, ma

potrebbero essere classificate, è una nuova categoria, tra le ambientali o

climatiche. In molte malattie le variazioni atmosferiche sono così importanti da

poter essere considerate, se non cause determinanti, almeno predisponenti.

Paoloni ricordava che Roster, nel suo trattato "Climatologia dell'Italia", aveva

studiato i fattori climatici sia in rapporto all'igiene che all'agricoltura: come,

nella vegetazione, le cause determinanti sono nelle radici, nei semi e le

predisponenti nella stagione che può essere o no favorevole allo sviluppo del

seme, così, in molte malattie, le cause determinanti sono nei germi, nei bacilli

dell'infezione, nell'organismo che tramite il sangue, il cibo o altro mezzo, ha

albergato l'infezione mentre le cause predisponenti sono nel clima non adatto

all'organismo. 69 S.De Renzi. D.A Corn. Celso: I libri otto della medicina volti in italiano, tomo secondo. Napoli, 1852 70 V.Calò: Sull'ipotesi dei rapporti fra i fenomeni meteorologici e la recente pandemia influenzale; in: La Meteorologia Pratica, anno I della rivista, Gennaio-Febbraio 1920, p.19

Page 114: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

114

Proprio come il seme che, se anche gettato in un terreno di grande qualità, non

darà frutto in assenza di un clima favorevole, altrettanto i germi, anche se

ingeriti, non si svilupperanno se non troveranno il clima adatto, se non ci

saranno quei fenomeni naturali capaci di indebolire l'organismo umano.

Proprio come il troppo caldo ed il troppo freddo non permettono l'armonica

crescita delle piante, così in un clima non adatto, il nostro organismo finisce

per ammalarsi. Le variazioni repentine del clima costringono il nostro corpo ad

un adattamento, ad uno sforzo, e quando le nostre forze non sono sufficienti,

l'organismo subisce un'alterazione che può andare da un lieve malessere ad una

vera e propria malattia. Tanto più le variazioni sono forti ed improvvise, tanto

più le avvertiamo e ci sono dannose. È questo il motivo per cui ci si ammala

maggiormente in quei luoghi in cui il clima è variabile piuttosto che in quelle a

clima stabile. Paoloni affermava, con rammarico, che non sono stati mai

condotti studi adeguati, né in Italia né altrove, atti a considerare il rapporto tra

l'uomo e l'ambiente in cui vive, quell'ambiente che gli dà la vita e la salute, ma

anche la malattia e la morte. Cercava, Paoloni, di colmare tanto grave lacuna

esaminando, in primo luogo, l'influenza dei principali fenomeni atmosferici

sull'organismo umano per passare, poi, ai rapporti con le stagioni, relativi

fenomeni atmosferici e le malattie e, infine, dando suggerimenti come tali

malattie vadano studiate da parte dei medici, con l'aiuto dei meteorologi: è

questo lo scopo del Servizio Meteorico Sanitario italiano che avrà origine e

centro proprio a Venezia.

Page 115: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

115

Di per sé il caldo ed il freddo, anche se eccessivi, non sono cause predisponenti

di malattie, ma lo diventano in unione all'umidità e ad alcuni venti. Il caldo

asciutto, ad esempio, è ben sopportato dall'organismo umano. Da un'esperienza

è stato riscontrato che l'uomo è in grado di resistere, per venti minuti, ad una

temperatura di 100° mentre, in caso di caldo umido, mostra di non sopportare

neppure i 40°. Questo perché in un'aria molto umida il corpo non può espellere

l'eccesso del calore prodotto per mezzo dell'evaporazione poiché questa è

ridotta in un'aria fortemente umida e soppressa completamente in un'aria

satura. Mentre il caldo moderato, accompagnato da una discreta ventilazione,

può essere considerato un fattore di benessere, il caldo umido provoca disturbi

vari tra cui la riduzione del tono muscolare o la diminuzione dell'appetito.

Il freddo moderato, più ancora di quanto lo sia il caldo moderato, è un fattore

di benessere perché dà forza ai muscoli e stimola le funzioni respiratorie e

digestive. Paoloni individuava la prova di quanto asserito, nel comportamento

dei popoli del nord, o di quelli di certe zone dell'Abruzzo, regione tra le più

fredde d'Italia, caratterizzato da coraggio a livello fisico e da energia nelle

operazioni. Ad avviso di Paoloni le temperature minime esercitano un'influenza

meno nociva delle massime, tanto sui sani che sugli ammalati. Se, però, il

freddo è intenso ed è accompagnato da venti che lo sono altrettanto nonché da

umidità questo esercita sui muscoli un'azione paralizzante provocando la

diminuzione della vitalità di tutti gli elementi anatomici, rendendo i nervi

cattivi conduttori fino a sopprimere il loro funzionamento ed affievolendo

Page 116: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

116

l'attività degli organi respiratori71. È normale, dunque, che siano esposti

maggiormente a rischio di contrarre malattie, durante l'inverno, i bambini e gli

anziani per il loro fisico, rispettivamente troppo debole o troppo logorato.

Diverse, per cause e conseguenze, sono le malattie da raffreddamento;

infiammazioni delle mucose, delle vie aeree, delle sierose, dei muscoli, dei

nervi.... Il tasso di mortalità aumenta con il freddo e con il periodo ad esso

immediatamente successivo, mentre scende decisamente con il caldo.

L'eccezione a questa "regola" è costituita dai bambini al di sotto dei cinque

anni, il maggior nemico dei vecchi è il freddo, dei bambini è il caldo.

È, comunque, l'umidità ad incrementare l'azione, sia del caldo che del freddo

perché suscita un malessere tale da rendere facile l'attacco del male

accrescendone l'intensità e ritardando o impedendo la guarigione. Si può

considerare l'umidità in tre stati: freddo umido, caldo umido, umido stagnante.

Il più dannoso è l'umido stagnante perché provoca il cretinismo accompagnato,

sempre, da gozzo e scrofola: si tratta della più umiliante degenerazione della

specie umana.

Paoloni considerava, di seguito, l'azione del vento: un elemento capace di

modificare gli effetti della temperatura nell'organismo umano.

Senza soffermarsi sul ruolo che i venti, trasportando i microbi da un luogo

all'altro, possono avere nella diffusione delle epidemie, sottolineava che sono i

venti meridionali, noti come scirocco, in modo particolare quelli provenienti da

71 L. Preti: La patologia umana nei rapporti delle influenze meteorologiche; in La Meteorologia Pratica, anno II n.1 Gennaio-febbraio 1921 p.2-9

Page 117: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

117

SSW e SE, indipendentemente dalla stagione, a modificare lo stato atmosferico

elevando, e non di poco, la temperatura e lo stato idrometrico dell'aria.

I venti sono la causa di emicranie, nevralgie, spossatezza, nonché di coliche

intestinali; molti possono causare l'aggravarsi del malato e, di conseguenza,

aumentare il tasso di mortalità. Uno studioso della materia, il Campani, di cui

Paoloni conosceva l'impegno, era giunto alla conclusione, per quanto riguarda

il ruolo dei venti nello sviluppo di malattie acute non contagiose, che è in

inverno che l'azione del vento di NW e in estate di quello di SW coincide con

la minore morbosità: è soprattutto nei periodi freddi che la velocità massima

dei venti coincide con la minore morbosità. Basandosi su quanto affermato da

uno studioso come Schrotter, nel 1923, all'Associazione dei patologi di Vienna,

Paoloni sosteneva che un'improvvisa depressione barometrica produce, nei

feriti e negli ammalati, elevamenti termici. Essendo quasi certo, inoltre, che

quasi tutti i fenomeni debbano riferirsi all'azione dell'elettricità atmosferica, è

possibile che questa influisca molto, anche direttamente, sui fenomeni

fisiologici e patologici poiché, in natura, quasi non c'è nessun fenomeno che

non sia preceduto o seguito da manifestazioni elettriche. Purtroppo, in questo

campo, nell'epoca di Paoloni, non erano state, ancora, svolte le dovute ricerche

ed indagini; era auspicabile che ciò venisse fatto poiché, in una simile

disciplina, non sono ammesse ipotesi. Comunque, considerando positiva

l'elettricità atmosferica a cielo sereno, mentre il suolo e tutti i corpi che su di

esso poggiano sono elettrizzati negativamente, e considerato, come sembra, che

Page 118: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

118

l'elettricità dell'organismo umano, in condizione di sanità, è generalmente

positiva, non può essere indifferente, per l'uomo lo stato positivo o negativo

dell'elettricità atmosferica. Nel caso di stato positivo dell'atmosfera, si

verificano fenomeni d'eccitamento, mentre nello stato negativo dell'atmosfera

si verificano fenomeni di depressione: di conseguenza si verifica

intorpedimento muscolare, rallentamento circolatorio, generale sensazione di

fiacchezza.

Nei giorni di forte tensione elettrica, che precedono gli uragani, molte persone

lamentano cefalalgia, dolori muscolari, senso di pesantezza, addirittura alcuni,

all'avvicinarsi di un uragano, sono presi da un tal senso di angoscia da perdere

la capacità di agire o pensare. I mesi di gennaio e febbraio, certo i più freddi

dell'anno, ma anche marzo e aprile, fanno conoscere una tensione elettrica

maggiore rispetto ai mesi più caldi. Ciò si può spiegare in modo semplice:

forse l'umidità esercita grande influenza sull'elettricità atmosferica che,

dunque, aumenta in inverno e diminuisce in estate. In inverno, quando la

tensione elettrica è massima, le scariche elettriche sono meno numerose che in

estate, l'elettricità potrebbe concentrarsi, favorita dalla grande umidità, verso il

suolo. Invece, in estate, l'umidità minore, porta la tensione elettrica a diminuire.

Però, e la cosa è frequente in estate, quando si avvicina un temporale, aumenta,

in modo straordinario, la differenza di potenziale fra le nubi e la terra: coloro

che si trovano nella zona influenzata dal temporale, sono attraversati, come

fossero parafulmini, da una scarica, continua e silenziosa, che tende a ristabilire

Page 119: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

119

l'equilibrio. Da questo possono derivare disturbi nelle persone di temperamento

nervoso: bisogna considerare che le correnti elettriche "sono tra i fenomeni più

vitali dei nervi, e che questi riacquistano il loro vigore quando riacquistano

l'elettricità normale di cui hanno bisogno, altrettanto s'indeboliscono e, quindi,

viene la malattia, se l'elettricità loro somministrata dall'atmosfera è anormale o

per difetto, o per eccesso"72.

Padre Paoloni, cercando di sensibilizzare il prof. Ceresole che lo aveva voluto

alla conferenza di Lido di Venezia, intendeva farsi portavoce, insieme

all'insigne professore e ad altri medici che avrebbero voluto perorare la nobile

causa, presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche perché questo potesse

attivarsi nello studio, indagine e ricerca dell'elettricità atmosferica; era convinto

che le conoscenze relative ad essa avrebbero potuto essere di grande utilità per

i medici.

Dopo aver parlato, in generale, dei rapporti tra meteorologia e morbosità

umana, padre Paoloni passava a considerare i rapporti fra le singole malattie ed

i principali fenomeni atmosferici. È naturale che facesse ciò in rapporto alle

conoscenze e competenze scientifiche del tempo.

72 B.Paoloni: La meteorologia nei rapporti con la morbosità umana; in La Meteorologia Pratica, anno XI, n.3, Maggio-Giugno 1930 - VIII, p.129

Page 120: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

120

MALATTIE DELL' APPARATO RESPIRATORIO

• POLMONITE : si manifesta, nelle forme più gravi, all'inizio della

primavera. Quando Paoloni parlò al congresso dei medici di Venezia, la

polmonite era ancora una malattia mortale, capace di mietere numerose

vittime, soprattutto tra individui giovani, di età compresa tra i trenta ed i

cinquanta anni. Provocava, anche se non seguita dalla morte, danno

economico nelle famiglie.

• BRONCHITE : frequente nei mesi freddi, soprattutto tra gennaio e

febbraio.

• BRONCOPOLMONITE : frequente nei mesi freddi, come la bronchite. Per

alcune forme, le condizioni atmosferiche favorevoli possono essere una

condizione ideale se non per la definitiva guarigione, almeno per il

miglioramento.

• PLEURITE : segue l'andamento delle precedenti.

• TUBERCOLOSI POLMONARE : Anche se cronica, subisce l'influenza delle

stagioni. Citando lo studio di Woringer73, Paoloni fa notare che il

massimo di mortalità per tisi è nel mese di marzo, mentre il minimo è in

settembre. I decessi sono doppi nel periodo invernale-primaverile

piuttosto che nel periodo estivo-autunnale. Secondo una statistica

militare, la differenza è ancora più forte. La causa occasionale delle

emottisi, delle insorgenze termiche e congestive è costituita dalle

73 P.Woringer: L'azione del sole nelle malattie infettive. In: La Meteorologia Pratica, anno VII, n.2, Marzo-Aprile 1926, p.67-70

Page 121: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

121

brusche depressioni atmosferiche; i venti secchi sono pericolosi perché

capaci di provocare emottoici: dunque è consigliabile che i tubercolotici

polmonari soggiornino in paesi poco esposti ai venti secchi. Non è facile

dire, in poche parole, se sia preferibile, per i tisici, soggiornare in

montagna o al mare. È vero che la tisi è rara a certe altezze, ma poiché

ad un'altezza maggiore corrisponde un abbassamento di temperatura,

l'aria fredda potrebbe determinare l'aggravarsi dei malati, soprattutto dei

più gravi. Paoloni è convinto che al di là della migliore organizzazione,

le stazioni svizzere non siano da preferire a quelle italiane. Ritiene che,

forse, le stazioni climatiche migliori, le più efficaci per lenire o guarire il

male, siano quelle di Venezia, Pisa, Sorrento, Castellammare, Pozzuoli,

Salerno, Palermo....

MALATTIE DELL' APPARATO DIGERENTE

• GASTROENTERITE : Nei mesi caldi, soprattutto con caldo umido, si

diffonde, con notevole frequenza, la gastroenterite. Nei mesi di luglio-

agosto, quando parlava Paoloni, si verificava la maggiore mortalità nei

bambini al di sotto di un anno, in particolare a causa di malattie gastro-

enteriche. Nei mesi invernali, in montagna si verificano, spesso, forme di

diarree così diffuse da far pensare a qualcosa di epidemico: colpiscono

tanto i bambini che i vecchi. Citando il dottor Leonardi74. Padre Paoloni

74 E.Leonardi: Il freddo il caldo e la salute dell'uomo. Effetti sui neonati. In: La Meteorologia Pratica, anno IV, n.1, Gennaio-febbraio 1923, p.1-3

Page 122: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

122

aggiunge che tutto ciò è la dimostrazione che opposte condizioni di

temperatura possono produrre, sull'organismo umano, gli stessi effetti.

MALATTIE DEGLI ORGANI DI MOTO

• REUMATISMO : è frequente, nella forma più intensa, nei periodi di forte

umidità, per cui, come risulta da indagini statistiche, si inizia in

novembre, ha il suo culmine in gennaio, perdura, con grande frequenza,

fino a maggio, diminuisce bruscamente in giugno e tocca il suo minimo

nel mese di luglio. Padre Paoloni consiglia ai medici di approfondire

quanto è stato semplicemente accennato dal professor Fazio nel suo

trattato (Trattato d'Igiene, Napoli 1866) cioè che l'elettricità

dell'organismo nelle affezioni reumatiche scompare improvvisamente

per ricomparire gradatamente. Ad avviso di Paoloni è questo un

fenomeno da porre in relazione con un altro fenomeno: alcune persone,

affette da reumatismo cronico, avvertono il risvegliarsi dei disturbi

all'avvicinarsi di un temporale.

• ARTRITISMO : è una malattia da connettere alla precedente per il fatto che

non pochi pazienti risentono dell'acutizzarsi della stessa in concomitanza

di temporali e altri mutamenti atmosferici. Padre Paoloni riferisce ai

medici i risultati dell'indagine condotta, in una clinica inglese, dei quali

ha parlato il dottor De Luca in un suo articolo pubblicato nella rivista La

Meteorologia Pratica: su un campione di 367 sofferenti di artritismo

Page 123: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

123

infettivo non specifico, il 90 per cento presentava grandi sofferenze

durante i temporali mentre nei giorni sereni quegli stessi pazienti, se si

lamentavano, lo facevano moderatamente e, addirittura, in un periodo di

bel tempo continuato lasciavano conoscere un sorprendente

miglioramento. Al contrario, misurando per tre mesi, con un

elettroscopio a foglie d'oro, lo stato elettrico dell'atmosfera, non si è

trovata alcuna relazione. Padre Paoloni è dell'avviso di osservare

l'elettricità atmosferica con il sistema auricolare e ricorda di aver

introdotto lui stesso tale sistema quindici anni prima avvalendosi di

apparecchi radiotelegrafici dove il "registratore" è rappresentato "dalla

stessa mano dell'osservatore che scrive ciò che l'orecchio sente e

l'intelligenza si sforza di capire".

• GOTTA : è l'aria fredda e umida a favorire la dispersione calorica alla

superficie del corpo umano e, di conseguenza, il verificarsi di forme

reumatiche gottose frequenti, soprattutto, in primavera ed autunno.

Purtroppo, come per altre malattie degli organi di moto, come fratture,

artro-sinoviti, osteoropatie tubercolari.... mancano osservazioni

scientifiche sull'andamento meteorico-patologico.

MALATTIE DELL' APPARATO CIRCOLATORIO

• APOPLESSIA: Padre Paoloni, citando De Renzi, afferma che queste si

verificano soprattutto con estati caldissime e secche.

Page 124: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

124

ESANTEMI

• MORBILLO : si tratta di una malattia dell'infanzia che esplode in

primavera. Però nei bambini non c'è regolarità nella comparsa e

scomparsa della malattia, per cui non si può stabilire un rapporto con la

stagione. Anzi, dato che la malattia può verificarsi anche in adolescenti o

in adulti, in questi si presenta con frequenza tra dicembre e febbraio,

raggiungendo l'apice in marzo e diminuendo regolarmente, da aprile a

maggio; quelli estivi sono solo casi sporadici.

• SCARLATTINA : ha le stesse caratteristiche del morbillo, tanto per i

bambini che per gli adulti, irregolare nei primi, regolare, con andamento

invernale-primaverile, nei secondi: lo stesso andamento può riscontrarsi

nel vaiolo, nella parotite epidemica e in altri esantemi.

MALATTIE INFETTIVE

• TIFO : è una malattia che ha uno stretto rapporto con i fenomeni

meteorologici della stagione estiva-autunnale, o meglio con la sola

temperatura. Si è dimostrato che la pressione barometrica, la pioggia,

l'umidità, i venti, non hanno rapporto con la diffusione del morbo,

mentre questo è strettissimo con la temperatura dell'aria tanto che la

linea di questa e la linea della diffusione della tiroide decorrono parallele

con un minimo invernale ed un massimo estivo-autunnale.

È sorprendente constatare come la malattia, del tutto assente o rara nel

mese di gennaio, cominci a presentarsi in maggio, si diffonda in giugno

Page 125: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

125

per raggiungere il massimo in agosto, settembre, ottobre per diminuire

rapidamente nei mesi successivi.

• INFLUENZA : non è facile definirne il momento dell'insorgenza, ma

stando a quanto ha affermato il professor Madsen, danese, durante una

conferenza tenuta al Corso internazionale d'igiene della Società delle

Nazioni, che sulla base di statistiche risulta che nel periodo 1900-1917 il

massimo dei casi d'influenza si ebbe in febbraio e il minimo in agosto,

mentre nell'epidemia del 1918 la frequenza fu irregolare. Normalmente,

anche in caso di pandemia (1889-1890) la maggior diffusione si ha nelle

stagioni di passaggio, primavera e autunno, mentre nelle epidemie, una

volta iniziatosi il ciclo e sviluppatosi anche con violenza, queste possono

prolungarsi anche nelle stagioni successive, ma è certo che le stagioni

favorevoli all'esplosione del ciclo infettivo sono la primavera e

l'autunno.

• MALARIA : Padre Paoloni non si pronuncia su questa malattia poiché non

ha i dati adeguati per considerare il rapporto di essa con i fenomeni

atmosferici. Attenendosi però alla relazione del professor Casagrandi,

che si è occupato del morbo nella zona di Cagliari osservando che esso e

la possibile mortalità sono più forti nelle annate piovose, Padre Paoloni

considera che forse non è la pioggia di per se stessa a favorire la malaria,

ma la conseguente umidità: è noto, infatti, che questa malattia

imperversa nelle zone più umide.

Page 126: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

126

MALATTIE DELL' APPARATO NERVOSO

• EMORRAGIA CEREBRALE : basandosi su quanto scritto e pubblicato, nel

1922, nelle pagine di La Meteorologia Pratica, dal dottor Leonardi,

Paoloni fa rilevare l'influenza tanto dal freddo quanto dal caldo. Come

uno stimolo di freddo, all'esterno, produce la contrazione periferica delle

arterie, e quindi la congestione interna, altrettanto uno stimolo di caldo

può produrre la dilatazione periferica con anemia all'interno. È proprio

questo il meccanismo che determina la morte, per emorragia cerebrale,

nei mesi estivi. Padre Paoloni vuol sottolineare che più di vera e propria

emorragia cerebrale si dovrebbe parlare di rammollimento cerebrale; a

suo avviso la distinzione è importantissima agli effetti pratici di una

terapia poiché si potrebbero consigliare particolari trattamenti terapeutici

e residenze adatte, tanto in inverno che in estate, a seconda che la

persona in oggetto sia un iperteso o un ipoteso.

• POLIOMELITE : è un'infezione estivo-autunnale. Le varie epidemie si

sono manifestate in estate e sono scomparse con l'inverno.

• MENINGITE CEREBRO SPINALE : si manifesta in inverno, ha il suo apice

tra febbraio e aprile, è più intensa con il tempo umido. È di tipo

invernale-primaverile. Per quanto riguarda la MENINGITE TUBERCOLARE

afferma, basandosi su quanto sostenuto dal dottor Cozzolino, che sia di

tipo primaverile-estivo.

Page 127: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

127

• EPILESSIA: si basa su una statistica del Lombroso per affermare che

l'elemento degli accessi epilettici, come dei maniaci, si ha nei giorni di

massima pressione barometrica con vento di sud. Aggiunge poi che De

Renzi aveva notato l'aumento di eccessi di epilessia in estati molto caldi

e secche come l'accumulazione all'approssimarsi di un temporale.

• PSICOSI: Padre Paoloni ricorda quanto affermato da Lombroso (Pensiero

e Meteore, Milano, 1878) relativamente all'influenza delle condizioni

atmosferiche sullo sviluppo dell'alienazione mentale e quanto scritto dal

professor Amaldi, direttore del Manicomio di Firenze, nella

Meteorologia Pratica, per quanto riguarda gli stati dei maniaci e dei

malinconici in rapporto al ritmo stagionale. Ricorda, il Paoloni, che ogni

forma di alienazione mentale è una malattia, "uno stato morboso di

qualche parte dell'apparato nervoso". Afferma che tutti gli psichiatri si

trovano d'accordo nell'affermare la maggior frequenza dell'alienazione

mentale in periodo estivo, mentre in primavera o autunno si ha il

maggior numero di guarigione dei pazzi. Ad accrescere i parossismi

maniacali contribuiscono la nebbia, l'umidità ed il vento del sud mentre

la neve li porta a diminuire. Don Paoloni, che non poteva prevedere la

legge 170 sulla chiusura dei manicomi, auspicando uno studio specifico

sul rapporto malattia mentale e clima, si augura la costruzione dei

manicomi in luoghi e in climi favorevoli alla guarigione o al

miglioramento di dette malattie.

Page 128: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

128

• SUICIDI : la cifra più alta si ha nei primi mesi caldi (giugno) e la più bassa

in dicembre. Paoloni riporta le statistiche relative redatte da studiosi e

sostiene, comunque, che non si è adeguatamente studiato il rapporto tra

le funzioni mentali e la meteorologia.

Inoltre padre Paoloni ricordava che il 21 aprile 1930 aveva ricevuto da prof.

Devoto, al quale, ancora, non aveva risposto, un telegramma con il quale

veniva invitato, a nome di tutti i medici radunati a Milano per trattare tale

rapporto. Ma lui rispondeva adesso, da Venezia, a nome di tutti i medici ivi

radunati, che non si debba solo trattare, ma decidere quali debbano essere i

rapporti tra medici e meteorologi. Questa decisione e la data del 12 maggio

1930, deve considerarsi come la data dell'istituzione del Servizio Meteorico

Sanitario Italiano che avrà la sua direzione all'Ospedale al Mare del Lido di

Venezia. Padre Paoloni invitava i medici presenti ad essere i primi a

raccogliere tutte le osservazioni necessarie allo studio proposto, a compilare

statistiche, le sole in grado di fornire quei numeri che faranno della

meteorologia una vera scienza, una scienza sociale in quanto tutti ne hanno

bisogno. Padre Paoloni, precorrendo le richieste dei medici ed intuendo il loro

interesse, passava ad esporre il programma, lo stesso presentato, nel 1923, a

Catania, al Congresso delle Società italiana per il progresso delle Scienze.

La comunicazione del programma e la conoscenza dello stesso era

indispensabile ai medici per la collaborazione. Il programma si articolava in tre

punti fondamentali:

Page 129: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

129

1. È bene che gli osservatori meteorico-sanitari, i quali ben

distribuiti, dovrebbero essere almeno uno in ogni regione e,

possibilmente, là dove è già presente un osservatorio

meteorologico questo perché i dati meteorologici relativi agli anni

precedenti e le statistiche mediche conservate dai medici

provinciali, sia pur con lavoro retrospettivo, saranno comunque

utili negli studi da eseguire.

2. Le osservazioni e gli studi eseguiti in materia di meteorologia

sanitaria dovranno essere rivolti a particolari malattie:

a) dell'apparato respiratorio (polmonite, bronchite, pleurite, tubercolosi

polmonare, tumori)

b) malattie dell'apparato digerente (gastro-enterite, coliche, appendicite,

epatite, ulcera, tumore)

c) malattie degli organi di moto (reumatismo, artritismo, gotta, osteopatie

tubercolari, fratture)

d) malattie dell'apparato circolatorio (apoplessia)

e) esantemi (morbillo, scarlattina, vaiolo, varicella, rosolia, parotite)

f) malattie infettive (tifo, influenza, malaria, colera, eresipela, pertosse)

g) malattie dell'apparato nervoso (emorragia cerebrale, meningite cerebro

spinale, epilessia, psicosi, suicidi)

3. Incaricati di eseguire le osservazioni meteorico-sanitarie saranno il

medico e il direttore dell'osservatorio più vicino, tra i due dovrà

Page 130: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

130

sussistere la più stretta collaborazione soprattutto per la

compilazione del modulo decadico. Il modulo, composto di due

tabelle, permetterà di registrare, nella prima, i dati meteorici e,

nella seconda, le fasi della malattia.

4. Una volta riempiti, i moduli, alla fine della decade o del mese,

saranno inviati all'Istituto Meteorico Sanitario Centrale

dell'Ospedale al Mare di Lido di Venezia dove, ugualmente,

quotidianamente, saranno eseguite le stesse osservazioni

meteorico-sanitarie. Sarà la direzione di detto Istituto ad elaborare,

mensilmente, i dati ricevuti dai diversi osservatori ricavando

tabelle e grafici per ogni malattia da mettere in relazione con le

tabelle ed i grafici dei fenomeni atmosferici, naturalmente della

stessa decade o mese, in modo da determinare i rapporti tra

malattia e fenomeni atmosferici.

5. Sarà sempre bene notare se le osservazioni si riferiscono ad un

paese, ad una famiglia, ad un ospedale o clinica. Sarebbe bene

limitare le osservazioni al solo ospedale perché qui i pazienti

godono dello stesso trattamento igienico ed è più facile indagare

sulla genesi, sviluppo, recrudescenze o guarigioni, quali furono le

cause effettive, o predisponenti, provenienti dall'atmosfera o quali

furono le cause di origine puramente patologica.

Page 131: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

131

Padre Paoloni concludeva il suo discorso con una nota d'orgoglio sottolineando

che in quel giorno, finalmente, e su queste basi, stava nascendo il Servizio

Meteorico Sanitario Italiano, il primo, in tutto il mondo, ad essere dotato di un

programma tanto vasto e sapientemente coordinato.

**********

Studiosi di gran nome si occuparono del problema. A tal proposito ritengo

opportuno riportare "per intero" quanto scritto da padre Bernardo Paoloni, nella

sua rivista, La Meteorologia Pratica:

LE RICERCHE DI FEIGE E DI FREUND SUI RAPPORTI TRA F ENOMENI

METEOROLOGICI E REUMATISMI

L'iniziativa presa dal Servizio Meteorico Sanitario Italiano di studiare

l'influenza del clima in generale, o di determinati fattori meteorologici, sullo

sviluppo e sull'andamento di molte malattie, è stata seguita con particolare

interesse non solo dai più eminenti sanitari italiani, ma anche da illustri

scienziati stranieri tra cui il Feige e il Freund, dei quali siamo lieti di far

conoscere ai nostri collaboratori italiani le importanti ricerche da essi eseguite

in Germania sull'influenza dei fattori meteorologici sul reumatismo.

Page 132: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

132

Il Freud, medico a Bad Reinerz, nel 1925, essendo malato di reumatismo, poté,

con osservazioni fatte su se stesso, seguire attentamente, minuto per minuto, le

caratteristiche dei suoi dolori reumatici. Dette osservazioni costituirono un

prezioso materiale di studio obbiettivo, materiale che venne poi elaborato dai

due autori. Venne messo così in evidenza come nessun elemento

meteorologico: pressione, temperatura, umidità. vento, ecc..., preso

separatamente, stesse in relazione con l'inizio dei dolori reumatici.

Il Feige, direttore dell'Osservatorio meteorologico di Breslau-Krietern, per altra

via, sulla scorta di numerosissime osservazioni, poté stabilire che lo stimolo ai

dolori reumatici veniva dato non dalla variazione di singoli elementi

meteorologici, ma dal cambiamento della massa d'aria, come avviene per il

passaggio dei fronti del Bjerknes.

A tali conclusioni si arrivò sia studiando le reazioni in ciascun individuo preso

separatamente, come prendendo collettivamente in esame i numerosi pazienti

giacenti negli ospedali. Per le ricerche statistiche gli Autori si servirono delle

denuncie di malattia della Cassa Ammalati (Krankenkasse) di Breslavia.

Con i dati forniti da questo ente, si poté stabilire, in linea generale e in maniera

ben netta, come ogni volta che si aveva un forte aumento di denunzie di

ammalati, passava su Breslavia un fronte.

Riporto un esempio significativo citato dagli AA. :

Page 133: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

133

Il 25 aprile 1925 si dava la seguente notizia: Nella mattinata dolori reumatici

deboli, verso sera dolori piuttosto forti". L'ultima notizia corrispondeva con le

dichiarazioni della serie di osservazioni degli ammalati di reumatismo. La

mattina del 25 aprile 1925 era meteorologicamente caratterizzata da un fronte

che si estendeva lungo la linea Liegnitz-Praga-Linz, dove, a Ovest di questo

confine, si aveva aria fredda polare e ad Est della stessa aria calda subtropicale.

Nel pomeriggio del 25 questo fronte caldo era già sopra Breslavia, e avanzando

verso levante, aveva improvvisamente portato al raffreddamento.

La temperatura massima di questi giorni in Breslavia era di 9°C., mentre a Bad

Reinerz, dove il fronte non era ancora giunto, il termometro segnava 13°C.

A pomeriggio inoltrato il fronte aveva passato Bad Reinerz e alla sera del 25

stava in direzione Konigsberg-Lodz-Gleiwitz-Budapest. A ponente di questa

linea, sopra quasi tutta la Germania orientale fino all'Elba inferiore e all'Oder,

dominava la pioggia con correnti aeree da Ovest fino a Nord Ovest, mentre a

levante si avevano correnti da Sud Ovest senza alcuna precipitazione. Da una

parte e dall'altra del fronte la diversità della temperatura era evidentissima:

infatti a Danzica si avevano 7°, contro 13° a Konigsberg; a Breslavia e a Posen

8° contro 17° a Varsavia e a Cracovia; a Presburgo 10° contro 17° a Kaschau.

Nel lavoro originale vengono segnalati tutti i casi di passaggio di fronti e le

relative conseguenze su gli ammalati; cioè comparsa di forti dolori al passaggio

di fronti freddi, e in due casi questi fronti sono seguiti anche da temporali.

Page 134: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

134

A volte si fanno notare per i dolori anche i passaggi dei fronti caldi, ma in

questi casi si notano dolori leggeri o moderati. Alle volte anche le occlusioni e

le divergenze portano dolori leggeri e di poca entità, come nel caso di fronti

caldi. I giorni senza dolori erano senza eccezione caratterizzati da masse d'aria

completamente omogenee, e precisamente, nella maggior parte dei casi, da

masse d'aria calda. Esaminando le coincidenze fra le denuncie della Cassa

Ammalati e il passaggio del fronte freddo o caldo e l'inizio di fohn, si vede

chiaramente come in tutti i passaggi aumenti la morbilità; durante l'intervallo il

numero delle denuncie diminuisce; solo dal 28 al 29 ottobre aumenta senza

concorso di cause meteorologiche.

L'aumento della morbilità dovuto al passaggio dei fronti o del fohn non si può

spiegare con il solo andamento della temperatura, perché se la temperatura

fosse la causa determinante i dolori, gli ammalati dovrebbero soffrire ogni

volta che essi (per es. d'inverno) uscissero da una stanza riscaldata all'aria

fredda, e questo anche se la differenza della temperatura fosse più grande di

quella che si verifica durante il passaggio dei fronti.

Questo fatto viene messo in chiara evidenza perché durante il passaggio di un

fronte i dolori si avvertono anche nelle abitazioni.

Come abbiamo detto, è evidente che non si tratta di un unico elemento agente,

ma di un improvviso cambiamento della costituzione fisica della massa d'aria.

Page 135: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

135

I dolori si verificano in un organismo ammalato di reuma il quale non ha la

possibilità di reagire abbastanza rapidamente alla influenza della massa d'aria

improvvisamente variata, come avviene invece in un organismo sano.

Le funzioni fisiologiche non sono ancora ben conosciute, ma forse si tratta di

fenomeni di chimica colloidale nelle cellule.

Da numerosi lavori fisiologici su l'elettrostatica cellulare, e su l'elettropia,

sappiamo che esistono molte malattie, nelle quali entrano in gioco l'elettricità e

l'andamento dello stato di turgore delle cellule.

Le correlazioni tra i fenomeni elettrici e lo stato colloidale dell'atmosfera sono

trattate anche dallo Schmauss e dal Wigand. Ma non è possibile che l'elettricità

fig. 1

dell'atmosfera sia l'unico fattore in gioco, perché è anche evidente l'influenza

egli altri elementi meteorologici, i quali variano durante il passaggio del fronte.

Se si definisce come temperatura equivalente W la somma t + 2f, dove t è la

temperatura centigrada dell'aria ed f l'umidità assoluta espressa in gr/m.3, la

grandezza W esprime, in certo modo, le proprietà caratteristiche delle diverse

masse di aria nei riguardi igienici e medici, e, difatti, dall'esame della figura 1

Page 136: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

136

si rileva come all'andamento della temperatura segua la curva di morbilità; la

curva di morbilità mostra un ritardo rispetto a quella della temperatura

equivalente, e ciò perché gli ammalati non vengono denunziati nello stesso

giorno in cui sono colpiti dall'infermità, ma nei successivi. Il fatto dunque che

molti reumatici dicono di poter prevedere il tempo e specialmente la pioggia, è

probabilmente dovuto alla relazione esistente fra il passaggio dei fronti e gli

attacchi reumatici. Osservando una sezione dell'atmosfera in istato di fronte

freddo e caldo rispettivamente schematizzato secondo la teoria del Bjerknes,

possiamo vedere come la pioggia cada quando si ha lo slittamento dell'aria

calda davanti al fronte caldo (a) (pioggia generale; fig. 2). Se invece l'aria

fredda irrompe sotto l'aria calda (b), la precipitazione si ha dietro il fronte

freddo sotto forma di acquazzoni o temporali. Tali situazioni possono

eventualmente venire prevedute dai reumatici, perché le precipitazioni cadono

dietro il fronte, e in tal caso si hanno i dolori. Nel caso del fronte caldo invece

il reumatismo non può prevedere la pioggia, perché questa cade prima

dell'arrivo del fronte caldo. Il Feige e il Freund con il loro lavoro hanno dato

pertanto un nuovo e originale contributo alla conoscenza di questi fenomeni.

Vi sono dei casi apparentemente in contrasto con le idee sopra esposte; il che

può accadere quando i dolori reumatici avvengano indipendentemente dai

fronti, come nei casi di reumatismo di origine traumatica, di gotta, ecc.

Page 137: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

137

fig. 2

Sarebbe forse opportuno non classificare queste malattie come un vero e

proprio reumatismo; si verrebbe così a restringere anche il significato di

reumatismo, che oggi è troppo generalizzato.

Le ricerche portano alle seguenti conclusioni:

1. gli elementi meteorologici presi isolatamente non stanno in relazione con

i dolori reumatici;

2. considerando invece il complesso della massa d'aria secondo la teoria

frontologica, viene spiegata la stretta correlazione fra il passaggio dei

fronti e i dolori reumatici;

3. i dolori diminuiscono dopo il passaggio del fronte freddo e in modo più

rapido che dopo il passaggio del fronte caldo;

4. i dolori dei reumatici sono preceduti dalla diminuzione

dell'acclimatizzazione dell'organismo reumatizzato alle variazioni fisiche

della massa d'aria prima e dopo i fronti, mentre gli individui sani sono

insensibili a queste variazioni;

Page 138: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

138

5. i reumatici possono prevedere al massimo gli acquazzoni e i temporali,

ma non le piogge minute generali.75

75 B.Paoloni: Le ricerche di Feige e di Freund sui rapporti tra fenomeni meteorologici e reumatismo in La Meteorologia Pratica, anno XV n.2 Marzo-Aprile 1934-XII, p.85

Page 139: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

139

INTUIZIONI, REALIZZAZIONI ED INVENZIONI DI PADRE BERNARDO P AOLONI

FOTOANEMOMETRO

D. Bernardo Paoloni, al fine di chiarire l'importanza dello strumento da lui

ideato ed avanzando la proposta per la realizzazione dello stesso, convinto

della necessità di misurare la forza del vento, ricordava che già nel corso della

prima guerra mondiale i soldati potevano avvalersi di anemoscopi portatili.

Questi strumenti erano semplici, ma, al tempo stesso, ingegnosi; erano dotati di

un apparato segnalatore che veniva collocato all'interno della trincea mentre,

all'esterno, si trovava una banderuola, posta in alto, ben esposta ai venti; la

direzione del vento veniva determinata dall'accenzione di una o due piccole

lampadine dovuta ad una corrente prodotta dalla rotazione di un rocchetto,

mediante una manovella, davanti ad una calamita: le lampadine che si

accendevano corrispondevano alla direzione del vento. Conoscere da dove

provenisse il vento e dove portasse era di fondamentale importanza per i

militari, poteva risultare per essi un buon alleato, ma anche un crudele nemico

se si pensa all'uso che si faceva, in guerra, dei gas asfissianti che, naturalmente,

venivano trasportati dal vento. Questi apparecchi, anche senza l'aiuto di

registratori, potevano misurare, a distanza, la velocità del vento, con

precisione, ma avevano un difetto: non erano pratici ed erano costosi. Certo che

Paoloni doveva aver nutrito forte interesse per la misurazione del vento se

ricordava che, già nel 1910, non contento della direzione del vento fornitagli ad

Page 140: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

140

ogni chilometro da un anemografo, aveva aggiunto nove perni alla ruota

dentata mossa dalla vite perpetua del mulinello.

Don Bernardo, sempre scrupoloso ed attento osservatore, aveva preso atto,

prima di muoversi in prima persona, di tutte le conoscenze in materia e delle

relative realizzazioni. Ricordava che L'Osservatorio di Badia di Casamari,

fondato nel 1910, non era dotato di anemografo, ma si avvaleva della

banderuola di un vecchio anemografo che il direttore dello stesso faceva

accendere, nel suo ufficio, le lampadine corrispondenti alle otto direzioni del

vento. Considerava anche l'esperienza dell'ingegner Ranzi, di Roma, che nel

1931, nelle pagine della "Meteorologia Pratica" aveva descritto un suo

indicatore elettrico del vento. Preso atto di tutto, il Paoloni era categorico: tanto

i dispositivi citati , quanto altri erano incompleti e difettosi: a tal punto che

nessun osservatorio li aveva adottati, pur nel bisogno di avere uno strumento

capace di determinare la velocità del vento. Don Paoloni aveva maturato la

convinzione della necessità di avere un anemometro semplice, esatto, valido a

determinare la direzione del vento e, cosa non indifferente, poco costoso.

Dopo aver valutato tutte le problematiche legate all'aerologia, al lancio dei

palloni piloti, alle difficoltà degli avieri ed ai loro bisogni in fatto di

misurazione del vento e considerato che la misurazione dello stesso veniva

effettuata con apparecchiature approssimative, il monaco ritenne più che

necessario avere a disposizione un dispositivo capace di eliminare tutti i difetti

degli anemometri, a mano e dei registratori. Era fermamente convinto di essere

Page 141: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

141

riuscito nel suo intento con l'invenzione del FOTOANEMOMETRO ed era

corroborato nelle sue idee dalla testimonianza di quegli avieri che avevano

fatto uso del suo strumento.

Fotoanemometro Paoloni custodito all'interno dell'Osservatorio Sismico "A. Bina" di Perugia

Page 142: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

142

COME E' COSTRUITO E COME FUNZIONA IL FOTOANEMOMETRO

fig. 1

Fotoanemometro Paoloni strumento trasmettitore

Particolare del fotoanemometro

Page 143: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

143

Alla ruota A, mossa dalla vite perpetua B (fig.1)

sono stati applicati dieci perni, che fanno scattare dieci volte ogni chilometro,

cioè ad ogni cento metri di vento, la leva C, la quale, ad ogni scatto, fa chiudere

un circuito, corrispondente ad uno degli otto settori isolati dell'asse D della

banderuola. Quando l'apparecchio è in funzione, una delle otto lampade

elettriche, corrispondenti ai detti otto settori, rimane continuamente accesa, e

spostandosi la banderuola, si smorza una lampada e si accende quella vicina,

oppure se ne accendono contemporaneamente due, indicando così con

maggiore precisione anche le direzioni NNE, ENE, ESE, SSE, SSW, ecc.

Ad ogni cento metri, cioè come si è detto, ad ogni scatto della leva C, nello

stesso tempo che sono sempre accese una o due delle lampade indicanti la

direzione del vento, si accende la nona lampada, la quale illumina per un

fig. 2

Fotoanemometro Paoloni (strumento ricevitore)

Page 144: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

144

istante il piccolo disco del quadrante centrale della fig. 2.

Questo è il quadrante di un contasecondi, il cui movimento di orologeria fa

scattare ad ogni secondo la lancetta e riesce facile determinare quanti secondi

intercedono fra due scatti consecutivi, ossia fra due illuminazioni del disco.

Mentre l'apparato esterno è sempre in funzione, quello interno si mette in

comunicazione con quello esterno per mezzo dell'interruttore solo quando

occorre conoscere la direzione e la velocità del vento, e in tal modo non si ha

alcun consumo di energia elettrica quando l'apparecchio non serve.

Come è indicato nelle istruzioni delle due tabelle annesse ad ogni apparecchio,

per mettere questo in funzione basta inserire il detto interruttore, osservare su

quale secondo capita la lancetta del contasecondi allorchè s'illumina per la

prima volta il piccolo disco, e poi su quale secondo essa capita di nuovo

quando lo stesso disco si illumina per la seconda volta, notando quanti secondi

sono trascorsi tra la prima e la seconda accensione; cioè in quanti secondi

l'anemometro ha misurato 100 metri di vento. Si passa quindi alla tabella I, e se

per esempio tra la prima e la seconda illuminazione del disco trascorsero 30S, si

troverà nella tabella che a 30S dalla colonna A corrispondono nella colonna B.

m. 3.3 al secondo e nella colonna C km. 12 all'ora.

La tabella I serve per venti deboli o moderati, mentre per quelli che superano i

30-40 km. all'ora si ottiene maggiore precisione usando la tabella II, nella quale

le cifre della colonna A non indicano più l'intervallo in secondi tra due

osservazioni consecutive, ma quante volte il disco bianco s'illuminò in 100

Page 145: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

145

secondi, e si troverà che ad ogni accensione (ossia ad ogni 100 metri di vento)

corrisponde esattamente un metro al secondo. E' vero che, se per esempio in

100 secondi si verificano 10 accensioni, l'ultima di queste raramente avviene

esattamente al centesimo secondo, ma dato che le segnalazioni di questo

fotoanemometro avvengono ad ogni 100 metri, e non ad ogni mille come negli

altri anemometri, sarà facile calcolare a stima un mezzo metro in più o in

meno, secondo che l'ultima accensione sia avvenuta qualche secondo prima o

dopo. Del resto, mentre questo piccolo difetto si riscontra in tutti gli

anemometri elettrici, anche se registratori, è da notare che il fotoanemometro è

stato ideato per sostenere principalmente gli anemometri a mano,coi quali,

come è noto, si hanno delle differenze molto più grandi tra un' osservazione e

l'altra, dovute non tanto all'incostanza del vento, quanto agli accennati difetti di

essi e alle difficoltà di poterli usare bene.

Chi poi volesse ottenere dal fotoanemometro una precisione ancora maggiore

nella misura della velocità dei venti forti, cioè i decimi di metri al secondo, non

ha che da eseguire dieci osservazioni consecutive in base alla tabella I,

prendendo cioè nota dei secondi trascorsi tra l'una e l'altra delle dieci

accensioni e dei metri al secondo corrispondenti a ciascuna osservazione e

facendo poi la media dei dieci valori ottenuti. Tutto ciò, tra osservazioni e

calcoli, non richiede più di tre o quattro minuti di tempo, se il vento è forte,

mentre se è debole si potrà ottenere la stessa precisione con la media di sole

due o tre osservazioni. In pratica sarà opportuno ripetere almeno due volte le

Page 146: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

146

osservazioni, dato che la velocità del vento non è mai uniforme, e il

fotoanemometro, come tutti gli anemometri elettrici, totalizza lo spazio

percorso dal vento nelle singole raffiche, consentendo così il calcolo della

media velocità in determinati intervalli di tempo. Per mostrare come le due

tabelle siano riuscite razionali e complete, sono suddivise anche in rapporto ai

dodici gradi della Scala Beaufort Internazionale, qui appresso riportate, per

comodità di quelli cui possa interessare.

SCALA BEAUFORT INTERNAZIONALE

Grado Velocità

m/sec.

Velocità

km/ora

Nome del vento Caratteri

0 0-0.5 0-1 calma calma; il fumo ascende verticalmente

I 0.6-1.7 2-6 bava del vento il fumo piega il vento

II 1.8-3.3 7-12 brezza leggera vento sensibile; muovono le foglie

III 3.4-5.2 13-18 brezza tesa foglie e banderuole sono agitate

IV 5.3-7.4 19-26 vento moderato le banderuole sono tese; muovono

rami

V 7.5-9.8 27-35 vento teso muovono rami maggiori; le acque si

increspano

VI 2.9-12.4 36-44 vento fresco grossi rami agitati; il vento è

avvertito dalle abitazioni

VII 12.5-15.2 45-54 vento forte alberi agitati; difficoltà di cammino

contro il vento

VIII 15.3-18.2 55-65 burrasca moderata rami infranti; grossi alberi agitati

IX 18.3-21.5 66-77 burrasca forte oggetti e tegole asportati

X 21.6-25.1 78-90 burrasca fortissima alberi sradicati o schiantati

XI 25.2-29.0 91-104 fortunale devastazioni gravi

XII >29 >105 uragano devastazioni gravissime; distruzioni.

Page 147: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

147

Come si è detto, sarà facilissimo osservare la direzione predominante del

vento, perché si vedrà che appena inserito l'interruttore, resteranno

costantemente illuminate una o due delle otto direzioni del quadrante, e sempre

le stesse anche se il vento fosse a raffiche. E' chiaro che con un apparecchio

così semplificato si può ottenere il calcolo della velocità e della direzione del

vento al momento dell'osservazione meglio che con qualsiasi altro

anemometro, e perciò esso potrebbe essere molto utile specialmente alle

Stazioni Meteorologiche della R. Aeronautica. Queste infatti, dovendo

comunicare ogni mezz'ora i dati del vento ai rispettivi Centri, possono

utilizzare ben poco il grafico dell'anemometro registratore per la misura della

velocità del vento in metri al secondo, non essendo facile calcolare esattamente

quanti chilometri furono registrati nell'ultima mezz'ora. E' vero che per la

misura della velocità del vento al momento dell'osservazione gli Avieri

radioaerologisti hanno anche l'anemometro a mano, ma questo, come già

accennato, spesso o non può essere usato a causa del tempo cattivo, o non dà

misure abbastanza esatte, specialmente con venti molto deboli o molto forti. Di

qui il bisogno che si sente nelle dette Stazioni di un anemometro elettrico che

possa indicare a distanza facilmente, con molta esattezza e ad ogni momento la

velocità del vento, e che di questo possa precisare con non minore esattezza le

16 principali direzioni della rosa dei venti; e tutto ciò sembra possa ottenersi,

col fotoanemometro descritto. Volere specificare ancora più esattamente la

direzione del vento, indicandolo cioè in gradi di bussola, è praticamente inutile,

Page 148: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

148

oltre che impossibile se si vuole che l'apparecchio sia economico, semplice e di

facile uso. Il fotoanemometro può avere due altre utilissime applicazioni negli

Aeroporti. La prima è che un solo apparato esterno (situato in alto ed anche

molto lontano, qualora fabbricati o altri ostacoli naturali influenzassero il vento

presso l'Aeroporto, come spesso avviene) può far funzionare

contemporaneamente e indipendentemente parecchi apparati interni simili a

quello indicato nella fig. 2; per esempio, uno presso la Stazione Meteorologica,

un altro nell'Ufficio del Comandante dell'Aeroporto, altri presso vari uffici

interessati, o anche alla portata di qualsiasi aviatore o studioso, cui interessasse

conoscere la direzione e la velocità del vento in qualsiasi istante della giornata.

E questo sarebbe praticamente un grande vantaggio, data la facilità di usare

l'apparecchio e la semplicità delle relative tabelle.

La seconda applicazione sarebbe di mettere in comunicazione con l'unico

apparato esterno un grande quadrante che funzioni giorno e notte per terra nel

centro dell'aeroporto, per comodità di chi deve atterrare; oppure sulla parete più

in vista di un edificio dell'Aeroporto, in forma di grande orologio, in modo da

potersi osservare da chiunque, anche da lontano, la direzione e la velocità del

vento, calcolando quest'ultima con le dette tabelle, che potrebbero essere

distribuite in forma tascabile a tutti gli interessati. Tale applicazione

sostituirebbe la manica a vento, che di notte non è visibile.

Lo stesso fotoanemometro potrebbe essere molto utile per le Stazioni

meteorologiche mobili, specialmente durante operazioni militari. A tale scopo

Page 149: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

149

l'apparato esterno (di forma e di dimensioni piccole come quelle dell'apparato

esterno dei comuni anemografi Richard) verrebbe applicato ad un robusto

treppiede mobile che potrebbe essere collocato, su di una adatta terrazza,

collegando con un cavo ben isolato l'apparato esterno con quello interno;

mentre l'energia elettrica potrebbe essere fornita da qualsiasi presa di corrente

stradale, o da accumulatori, usando lampadine che abbiano il vantaggio adatto.

Anche in ambienti non aeronautici potrebbe essere molto utile il descritto

fotoanemometro, come presso ogni porto di mare, a disposizione e a vantaggio

di chiunque deve mettersi in mare specialmente per pesca; nelle Stazioni di

Cura e Soggiorno; negli Stabilimenti balneari; negli Ospedali e nei Sanatori

dove è spesso utile conoscere la direzione e la velocità del vento; come pure in

qualsiasi Osservatorio dove verrebbe certamente considerato da tutti come

l'anemometro più semplice e più economico, e nello stesso tempo il più esatto e

il più pratico.

Quello fatto costruire da Paoloni per la Stazione Meteorologica e Aerologica

di Perugia, è costato circa 300 lire tra apparato interno e adattamento di un

mulinello e di una banderuola di un antico anemometro. Per costruirne altri più

piccoli e più precisi, tra apparato esterno e quello interno non si spenderanno

forse più di 500 lire; somma ben piccola, tenendo presenti le parecchie migliaia

di lire occorrenti per qualsiasi anemografo e i molti e grandi vantaggi che

praticamente ha su questi il fotoanemometro proposto.

Page 150: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

150

N.B. I difetti dei comuni anemometri a mano e le difficoltà di quelli registratori

nella misura della velocità e della direzione del vento al momento

dell'osservazione, hanno suggerito all'autore un fotoanemometro che alla

semplicità e alla praticità unisce la più grande esattezza, e che perciò può

essere molto utile non solo agli Osservatori, ma anche a tutti quelli cui

interessa conoscere la direzione e la velocità del vento in qualsiasi momento

della giornata.

Page 151: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

151

Tabelle per il calcolo della velocità del vento con il Fotoanemometro

Paoloni

tabella I

per i venti deboli e moderati per i venti forti

Grado scala Beaufort

m. 100 nello spazio dei

seguenti minuti e sedcondi

m./sec. km./ora Grado scala Beaufort

m. 100 in

sec.

m./sec. km./ora

0

4m 38s - 6m 24s 3m 37s - 4m 37s

0.3 0,4

1 1

III

28 27 26 25 24 23 22 21 20

3.6 3.7 3.8 4.0 4.2 4.4 4.5 4.8 5.0

13 14 14 14 15 16 16 17 18

IV

19 18 17 16 15 14

5.3 5.6 5.9 6.3 6.7 7.1

19 20 21 23 24 26

I

2m 59s . 3m 36s 2m 32s - 2m 58s 2m 12s - 2m 81s 1m 56s - 2m 11s 1m 45s - 1m 55s 1m 35s - 1m 44s 1m 27s - 1m 34s 1m 20s - 1m 26s 1m 15s - 1m 19s 1m 9s -1m 14s 1m 5s - 1m 8s 1m 1s - 1m 4s

58-60 55 57

0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1.0 1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.7 1.8

2 2 3 3 3 4 4 4 5 5 5 6 6 6

V

13 12 11

7.7 8.3 9.1

28 30 33

VI

10 9

10.0 11.1

36 40

VII 8 7

12.5 14.3

45 51

VIII 6 16.7

60

IX 5 20.0 72

II

52.54 49 51 47 48 45-46 43 44 41-42

40 38-39 36 37

35 34 33 32 31 30 29

1.9 2.0 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7 2.8 2.9 3.0 3.1 3.2 3.3 3.4

7 7 8 8 8 9 9 9 10 10 10 11 11 12 12 12

XI

XII

3

33.3

120

A B C A B C

Page 152: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

152

tabella II

per i venti forti

Grado scala Beaufort

accens. in 100 sec.

m. / sec. km. / ora Grado scala Beaufort

accens. in 100 sec.

m. / sec. km./ sec.

V

8 9

8 9

29 32

X

22 23 24 25

22 23 24 25

79 83 86 90

VI

10 11 12

10 11 12

36 40 43

XI

26 27 28 29

26 27 28 29

94 97 101 104

VII

13 14 15

13 14 15

47 50 54

VIII

16 17 18

16 17 18

58 61 65

IX

19 20 21

19 20 21

68 72 76

XII

30 31 32 33 34 35

30 31 32 33 34 35

108 112 115 119 122 126

A

B

C

A

B

C

(La Meteorologia Pratica , anno XX, n. 1 Gennaio-Febbraio 1939 pp. 33-34)

Page 153: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

153

Istruzioni per l'uso del fotoanemometro

1) S'inserisce l'interruttore della corrente stradale, avendo cura di staccarlo di

nuovo appena terminate le osservazioni, allo scopo di evitare inutile sciupio

di energia elettrica quando l'apparecchio non serve.

2) Si osserva su quale secondo del quadrante del contasecondi capita la

lancetta dello stesso allorchè s'illumina per la prima volta il piccolo disco

bianco che è nella parte inferiore del detto quadrante, e poi su quale secondo

essa capita quando lo stesso disco s'illumina per la seconda volta, notando

quanti secondi sono trascorsi tra la prima e la seconda accensione; ossia in

quanti secondi l'anemometro ha misurato 100 metri di vento. Esempio: se

tra la prima e la seconda accensione della lampada del disco bianco

trascorsero 30 secondi, nella prima parte della tabella I si troverà che a 30

secondi della colonna A corrispondono nella colonna B m. 3.3 al secondo e

nella colonna C km. 12 all'ora.

3) Quando il vento è forte si ottiene maggiore precisione usando la tabella II,

nella quale le cifre della colonna A indicano quante volte il disco bianco

s'illuminò in 100 secondi, e si troverà che ad ogni accensione (cioè ad ogni

100 metri di vento) corrisponde esattamente un metro al secondo. Chi poi

desiderasse una precisione ancora maggiore nella misura della velocità dei

venti forti, non ha che da eseguire dieci osservazioni consecutive usando la

tabella I, prendendo cioè nota dei secondi trascorsi tra l'una e l'altra delle

Page 154: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

154

dieci accensioni e dei metri al secondo corrispondenti a ciascuna

osservazione, e facendo poi la media dei dieci valori ottenuti.

4) Sarà facilissimo osservare la direzione predominante del vento, perché si

vedrà che appena inserito l'interruttore della corrente stradale, resteranno

costantemente illuminate una o due delle otto direzioni del quadrante

dell'apparecchio, e quasi sempre le stesse anche se il vento fosse a

raffiche76.

76 La Meteorologia Pratica, anno XVI, n.1 Gennaio-Febbraio 1935-XIII pp.69-70

Page 155: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

155

IMPORTANZA DELLA METEOROLOGIA E DIFFUSIONE DELLA RI VISTA “LA

METEOROLOGIA PRATICA”

La meteorologia è quella scienza che si occupa dell'atmosfera e di tutto ciò che

è ad essa relativo. Studia i fenomeni atmosferici e li valuta attraverso strumenti

specifici. Il meteorologo osserva attentamente l'atmosfera e, in base al

comportamento di essa, rileva il clima di un determinato territorio; ma fa di

più: considera l'influenza del clima sugli esseri viventi, sia animali che

vegetali. Si può parlare, dunque, di climatologia e biometeorologia. Convinto

dell'importanza della materia, della necessità della conoscenza degli argomenti

studiati, soprattutto per l'aeronautica, e rispettando la volontà dell'allora

ministro della guerra, Bonomi, don Paoloni profuse tutto il suo impegno nella

realizzazione e diffusione della rivista e non poteva che sentirsi soddisfatto

quando molti comandi militari ne chiedevano le copie. Ciò poteva avvenire

anche grazie alle disposizioni del generale Siebert, ispettore dell'Aeronautica

Militare che raccomandava a tutti gli Enti, da lui dipendenti, "che contraessero

abbonamento alla rivista di Montecassino allo scopo di divulgare e

volgarizzare le cognizioni di meteorologia e rendere questa scienza familiare

essenzialmente per il personale navigante...... che presso ogni comando

vengano tenute regolarmente al personale dipendente conferenze di

meteorologia, in modo che anche in tale materia possa perfezionarsi e

completarsi la coltura del personale aeronautico"77.

77 Appunti e Notizie: in La Meteorologia Pratica, anno I, Luglio-Dicembre 1920, p.191

Page 156: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

156

Don Paoloni non intendeva certo tenere lezioni dalle colonne della sua rivista;

molto umilmente chiedeva la collaborazione di tutti i suoi lettori, soprattutto

dei piloti, ai quali ingiungeva di inviargli, a scadenza mensile, delle relazioni

sia relative a conferenze che alle condizioni atmosferiche incontrate durante il

volo.

Chiedeva, dunque, quei rilievi che solo il pilota, o il personale navigante, è in

grado di fare. Tale richiesta presentava un duplice aspetto: entusiasmare i

piloti, ai quali consigliava di tenere un "diario di bordo" da compilare in itinere

o subito dopo l'atterraggio, ed avvalersi di una documentazione di prima mano,

unica.

I piloti venivano invitati a descrivere minutamente le condizioni atmosferiche

nelle quali il viaggio si era svolto, a parlare delle eventuali difficoltà, a quale

altezza esse si fossero verificate e ad individuarne le cause: nebbia, pioggia,

venti.

Paoloni era convinto, sia per lo studio della meteorologia aeronautica che per

quella agraria che l'impulso fondamentale dovesse venire dagli addetti ai

lavori: chi, più del pilota, può fornire informazioni sull'atmosfera? Chi, più di

colui che trascorre la propria giornata tra i campi, può fornire informazioni su

di essi in relazione agli eventi? Ad un anno di distanza dall'inizio delle

pubblicazioni della sua rivista, don Bernardo non poteva che sentirsi

soddisfatto. È forse dall'impulso dato dal Paoloni che prese piede la

meteororologia aeronautica.

Page 157: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

157

Nel 1923 erano attive 125 stazioni aerologiche militari che, dalle ore otto alle

diciannove comunicavano alla Stazione Aerologica del traffico aereo, le

proprie osservazioni. La stazione provvedeva alla previsione del tempo, a

scopo aeronautico, utilizzando le dette osservazioni congiuntamente a quelle

ricevute, tramite telegramma meteorico collettivo, degli Uffici Centrali

Meteorologici di varie nazioni78. Le stazioni, 12 nel 1923, erano salite a 55 nel

1925, a 89 nel 1932 e a 199 nel 193979.

Gli aeromobili in volo ricevevano, tramite emissione radiotelegrafiche,

informazioni sul tempo effettuate da stazioni distribuite sul territorio nazionale

(centri R.T.M.), ciò avveniva ogni trenta minuti circa. Si trattava di bollettini

cifrati, e dunque era necessario che i radiotelegrafisti conoscessero la cifratura,

comune a tutti gli stati.

Le onde adoperate per questo servizio erano tre: 230 Kc. (m. 1071): 284 Kc.

(m. 1056); 288 Kc. (m. 1041). In Italia trasmettevano su 288 Kc. (m. 1041) le

stazioni di: Linate (ILY); Montemoro (IKJ); Lido di Roma (IKO); Castiglione

del Lago (IKQ); Bengasi (IMX); Tripoli (IMT).

Su 284 Kc. (m. 1056): Bologna (ILA); Lero (IKH); Gorizia (ILL); Venezia

(ILS).

Su 280 Kc (m. 1071): Brindisi (ILI); Capodichino (ILD); Elmas (ILE);

Siracusa (IKA).

78 B.Paoloni: Come nacque e si è sviluppata in Italia la meteorologia aeronautica; in La Meteorologia Pratica, anno XX, n.5 Settembre-Ottobre 1939- XVII, p. 246 79 B.Paoloni: op.cit., 1939, p. 246

Page 158: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

158

Le lettere tra parentesi indicano i nominativi radiotelegrafici dei centri R.T.M.

Ogni stazione emetteva il bollettino di una circoscrizione nella quale erano

dislocati vari posti di osservazione meteorologica. Detti posti comunicavano

ogni mezz'ora al Centro R.T.M. corrispondente il loro Bollettino poco prima

dell'inizio della emissione radio. Ogni centro emetteva tutto il gruppo dei

bollettini della sua circoscrizione. Si riportano qui di seguito gli orari di

trasmissione dei centri R.T.M. riferiti ai minuti di ogni ora:

Trasmissione su 288 Kc. (m. 1041): Linate (ILY) 10-15, 40-45; Montemoro

(IKJ) 15-20, 45-50; Lido di Roma (IKO) 20-25, 50-55; Castiglione del Lago

(IKQ)

25-30, 55-60; Bengasi (IMX) 10-15, 40-45; Tripoli (IMT) 15-20, 45-50.

Trasmissione su 284 Kc. (m. 1056): Bologna (ILA) 00-05, 30-35; Venezia

(ILS) 05-10, 35-40; Gorizia (ILL) 15-20, 45-50; Lero (IKH) 20-25, 50-55.

Trasmissione su 280 Kc. (m. 1071): Capodichino (ILD) 00-05, 30-35; Siracusa

(IKA) 05-10, 35-40; Elmas (ILE) 10-15, 40-45; Brindisi (ILI) 25-30, 55-60.

Oltre a detti bollettini definiti semiorari, veniva effettuata l'emissione dei

triorari, cioè ogni tre ore. A differenza dei precedenti emessi dai centri

meteorologici regionali, questi ultimi lo erano delle centrali di assistenza del

volo e contenevano informazioni relative ad una vasta zona: oltre alla

pressione, l'umidità, la temperatura, il tipo di nubi, l'altitudine, la tendenza

barometrica.

Page 159: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

159

I bollettini triorari erano utili agli aerei, ma anche allo studio eseguito nelle

varie centrali per provvedere alle previsioni del tempo. Con l'intensificarsi del

traffico aereo, si rese necessaria la creazione di organismi specifici, LE

CENTRALI DI ASSISTENZA DI VOLO che studiassero le condizioni meteorologiche

di un dato territorio per regolarne il traffico aereo. Un aereo, al momento di

decollare, doveva avvisare, via radio, la centrale di assistenza di volo che aveva

giurisdizione su quell'aeroporto e durante il volo entrava in contatto con i centri

relativi ai territori attraversati. Nei momenti di urgente bisogno, gli aerei

potevano immediatamente chiedere l'assistenza del centro del territorio che

stava sorvolando. Le Centrali di Assistenza fornivano, inoltre, indicazioni

relative alle formazioni di ghiaccio, alle rotte alternative nei momenti di cattiva

visibilità, nonché le previsioni del tempo.

**********

Nella sua rivista, LA METEOROLOGIA PRATICA, don Bernardo Paoloni80

riportava la notizia, certamente suggestiva, diffusa da differenti giornali

francesi ed italiani, secondo la quale sarebbe stato un pittore, il francese Andrè

des Gachons, ad escogitare un sistema di previsione del tempo basandosi sul

colore e sulla forma delle nuvole. Il pittore, poiché aveva fissato, più di una

volta, sulle sue tele i colori delle aurore e dei tramonti, aveva osservato certe

80 (B.Paoloni: Un nuovo sistema per la previsione del tempo; in La Meteorologia Pratica, anno I, Luglio-Dicembre 1920, p. 151

Page 160: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

160

relazioni tra il tempo e le sfumature del cielo. Il colore delle nuvole "è dovuto

alla loro intensità ed alla tensione igrometrica dell'atmosfera in cui circolano,

dipendendo, in parte, dal raggruppamento e dal volume delle gocciole che

rinfrangono o assorbono i raggi solari". Osservando, tre volte al giorno

(mattino, pomeriggio, tramonto) il colore del cielo e confrontandolo con la

direzione del vento e con le variazioni barometriche e termometriche, era in

grado di prevedere, con esattezza, il tempo del giorno successivo e di quello

ancora seguente.

Faceva ciò per personale interesse, ma anche su incoraggiamento di alcuni

membri dell'Istituto Oceanografico. Riportando tale notizia, il Paoloni ne

osservava l'originalità, indipendentemente dal fatto che l'intuizione fosse stata

di un artista e non di uno scienziato, di un meteorologo. Operando tali

osservazioni, contemporaneamente, in vari luoghi, e comunicandole

telegraficamente, si poteva procedere a previsioni anche generali.

Certamente, i cambiamenti del tempo sono preceduti sempre dal cambiamento

del colore del cielo, cioè un dato di fatto, attestato tanto dalla sapienza

popolare, tramite vari adagi, quanto dai poeti come, ad esempio, il latino

Virgilio che, nelle sue Georgiche, afferma l'importanza dell'osservazione dei

colori del cielo al tramonto per prevedere il tempo che farà; a seconda dei

colori, secondo Virgilio, si poteva stabilire il tempo delle ore notturne, verso

quale direzione il vento potesse spingere le nubi, e quali cambiamenti potessero

verificarsi.

Page 161: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

161

Secondo Virgilio anche la luna, con i suoi colori, poteva permettere previsioni:

"se la luna nuova ha le corna offuscate, indica gran pioggia; se è rossa indica il

vento; se al quarto si mostra limpido non vi è dubbio che per molti giorni non

si avrà né pioggia né vento"81. Don Paoloni sosteneva che mai la scienza avesse

condannato certe credenze ed aggiungeva che, per quanto riguardava il colore

del cielo e delle nuvole, fosse riconosciuta l'importanza anche dai meteorologi.

Piaceva, quindi, a don Paoloni sottolineare la concordanza delle idee dei

meteorologi, di Virgilio e del pittore Andrè des Gachons per quanto riguarda

"l'aspetto del cielo e delle nubi alla levata ed al tramonto del sole". Si trattava,

a suo avviso, di un sistema antichissimo di previsioni, approvato

dall'esperienza e dalla scienza e si augurava che ogni governo avesse dato

l'incarico ad un valido artista di ritrarre i colori e le sfumature del cielo, ma

consapevole della inattuabilità del suo suggestivo desiderio ne esprimeva uno

pratico: aggiungere alle tante osservazioni compiute negli Osservatori quelle

che avrebbero potuto essere definite SEGNI della previsione del tempo da

attuarsi tre volte al giorno (di mattina, nel corso della giornata ed al tramonto).

A coloro che avrebbero potuto osservare che osservazioni siffatte avrebbero

avuto una valenza di previsione locale, don Bernardo rispondeva nel rispetto

del suo metodo: inviare, telegraficamente, i dati all'Ufficio Centrale di

Meteorologia, in base ai segni di previsione locale di tanti punti d'Italia ed in

base ai dati scientifici già telegrafati ogni giorno da moltissimi osservatori per

81 Virgilio, Georgiche I, vv. 463, 464, 427, 435

Page 162: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

162

poterne derivare previsioni generali del tempo in varie regioni. Paoloni

concludeva il suo articolo ingiungendo alle sue 50 Stazioni Meteorico-Agrarie

della provincia di terra del lavoro di adottare, sin dal gennaio 1921, le tabelle

che allegava.

Era convinto che con queste osservazioni empiriche, anche con un numero

ridotto di adesioni, e con quelle puramente scientifiche del suo osservatorio, di

poter apportare un contributo notevole allo studio delle previsioni del tempo.

TABELLA A

Segni di previsione del tempo al mattino

1 Il cielo ad Oriente poco prima della levata del sole era sereno ma molto rosso, o giallo

carico.

2 Il cielo ad Oriente poco prima della levata del sole aveva molte nubi rossastre disposte

a strati.

3 Il sole è sorto rosso. (si può quasi guardare impunemente).

4 Il sole è sorto pallido.

5 Il sole è sorto limpido dall'orizzonte grigio chiaro.

6 Il sole è sorto coi raggi infranti dalle nubi scure.

7 Il sole poco dopo che è sorto si è nascosto negli strati di nubi che coprivano quasi tutto

il cielo.

8 La levata del sole è stata preceduta da una nottata di forte vento.

9 Il sole non è comparso affatto e il cielo è tutto coperto.

Page 163: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

163

TABELLA B

Segni di previsione del tempo al tramonto del sole

10 Il sole tramonta rosso in modo che si può guardare senza restarne offesa la vista.

11 Il sole tramonta ceruleo.

12 Il sole tramonta macchiato.

13 Il sole tramonta limpido.

14 Dopo il tramonto l'orizzonte si fa color rosa o aranciato

15 Il sole tramonta con un firmamento azzurro-carico.

16 Il sole tramonta in sacca in mezzo a nubi di color porpora carico.

17 Il sole tramonta nelle nubi scure e non più riappare, e l'orizzonte rimane cerchiato di nubi.

18 Tramonto sereno e normale.

19 Dopo il tramonto nubi giallo oro e cielo azzurro.

20 Il sole dopo che è tramontato fa vedere una splendida raggiera.

21 La luna piena sorge molto rossa.

22 La luna piena sorge chiara.

23 La luna nuova (nei primi tre o quattro giorni) ha le corna offuscate.

24 La luna nuova (nei primi tre o quattro giorni) ha le corna limpide.

25 La luna che corre, ossia nubi così veloci, che fanno sembrare che corra la luna.

26 Corona (volgarmente pantano) lunare.

27 Alone (cerchio) lunare.

28 Venere, Giove, e altri pianeti, o le stelle più grandi, hanno una piccola corona.

Page 164: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

164

TABELLA C

Segni di previsione del tempo durante la giornata

29 Straordinaria trasparenza ottica: le montagne lontane sono nitidamente visibili.

30 Le nubi all'orizzonte sono bianche, con contorni non netti, quasi sfumati.

31 Molta foschia.

32 Cappa di nubi o nebbia sul monte che suole indicare la pioggia.

33 Molta nebbia in località vicine.

34 Cirri (nubi bianche, altissime, isolate e a forma di piume).

35 Nubi basse a brandelli e veloci.

36 Cielo costantemente coperto.

37 Il sole si va rasserenando.

38 Nubi temporalesche che si elevano in forma di montagna, o d'incudine, o di colonna (spesso

appariscono per più giorni di seguito varie ore prima del temporale).

39 Nubi di color cupo rosso rame.

40 Cielo a pecorelle.

41 Notevole aumento di umidità.

42 Percezione più chiara dei suoni, delle campane lontane, del treno ecc...

43 È incominciato il vento che suol portare la pioggia.

44 È incominciato il vento che suol portare il buon tempo.

45 Molte stelle visibili e fortemente scintillanti.

46 Caldo eccessivo improvviso.

47 Piove, e il tempo cattivo non accenna a cessare.

48 Appare l'iride (s'indichi l'ora nelle note).

49 Segni fisiologici nelle persone(dolori reumatici o di vecchie ferite; malessere abituale al

cambiamento del tempo, ecc...).

50 Qualunque segno di cambiamento di tempo dato da animali.

Page 165: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

165

Giorni

al

mattino

in

giornata

al

tramonto

notizie del tempo, ed altre osservazioni

12

13

14

15

16

17

18

19

20

21

22

23

24

25

26

27

28

29

30

31

7. 33

4.33

9.33

9.35 38

9 47

9.32.35

9.47

9.33.47

9 47

9.32

9.32

7.33

5 37 5

1.5

4 33

3.33

4.33

9.32

9.32.33

32

32.33 46

32.49

32.47

32.47

32

32

32.36

32 47

32.47

32.36

33.37 _

30

30

33 34

32.33

33

33

32

36

17 33

17.45

36

34.47

34

17

32.36

36.47

36.47

36.37

17.37

14.37

14.15.19

18.19

17 33

17 32 (a)

17.33 (b)

17(c)

17.19(d)

Temporale e pioggerella nelle ore notturne Bellissima e calda giornata su questo monte; mare di nebbia in pianura. Sebbene in parte sereno, il sole non è comparso mai. (luna quarta). Forte vento di E.N.E. al mattino. Fortissimo temporale dalle 9.15 alle 11.30. Pioggia quasi continua con vento di sud. Sera molti lampi. Pioggia nella notte. Vento debole di E.N.E. Sera alto cumoli grandi e fitti da W. Al mattino nebbia fitta e pioggerella. Pioggia quasi continua dal mattino alla sera. Nebbia fitta verso sera. Serata in parte serena. Tramonto quasi sereno. Bella giornata e senza vento. Orizzonte leggermente aranciato all'aurora: ottima giornata. Bellissima giornata e senza vento affatto. Come ieri quassù, ma in pianura aumenta la nebbia. Bella giornata quassù; in pianura più nebbia di ieri. Come ieri quassù; in pianura un mare di nebbia alta. Giornata abbastanza bella e più calda dei giorni passati. Pioggerella al mattino.

(a) Tramonto in sacca, ma le nubi erano poche e molto scure.

Page 166: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

166

(b) Non sembrava che il sole fosse tramontato in sacca, ma subito dopo il tramonto si è visto che

il cielo ad occidente era coperto di alto strati che si sono fatti prima rossastri e poi sempre più

neri. Verso le ore 20 incominciava a sparire il mare di nebbia e a coprirsi tutto il cielo.

(c) Subito dopo il tramonto le nubi erano rossastre di sotto e scure di sopra.

(d) Al contrario di ieri, le nubi dopo il tramonto erano in basso nere e in alto rossastre.

Paoloni, lungimirante, aveva capito che un mezzo importante per permettere, a

chi avesse voluto, di conoscere o far conoscere gli sviluppi della ricerca e

dell'attività scientifica, era la stampa.

Monaco presso il Monastero di Montecassino, già dal 1909 aveva dato inizio

alla pubblicazione, periodica, del BOLLETTINO dell'Osservatorio di

Montecassino che, nel 1920, univa ad un nuovo periodico, a pubblicazione

bimestrale LA METEOROLOGIA PRATICA, "rivista di Meteorologia Agraria,

Igienica, Aeronautica, Marittima ecc... e il Bollettino dell'Osservatorio di

Montecassino" il cui primo numero uscì nel gennaio-febbraio 1920: era il XII

anno del Bollettino di Montecassino. Don Paoloni, presentando la rivista dalla

prima pagina del suo primo numero, constatava, con un certo non celato

stupore, che la sola Meteorologia, una delle più "giovani emanazioni

dell'umano progresso" non avesse, ancora, una rivista specifica che la facesse

conoscere ed amare. Certo, qualche pubblicazione in materia esisteva, ma si

trattava, unicamente, di scritti del R. Ufficio centrale di Meteorologia e della

Società Meteorologica Italiana.

Page 167: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

167

Don Paoloni, nel suo articolo introduttivo, richiamava l'attenzione su quanto

scritto nella prefazione al Bollettino del 1919: "È necessario che la

Meteorologia Igienica metta i suoi fondamenti più che sulla scienza empirica,

sull'esperienza del passato, la quale ha scritto le sue leggi più che nei libri, nella

mente semplice, ma intuitiva del popolo. È necessario che il medico e il

meteorologo più che su troppi libri di carta, studino sul libro della natura, come

fa il volgo, le leggi della nostra esistenza e della nostra salute. Ad avviso di don

Bernardo è importante tanto che lo scienziato "conosca ciò che insegna la

natura quanto che il profano conosca ciò che insegna la scienza. Da qui,

giungere allo scopo della rivista è semplice: rendere popolare la Meteorologia

utilizzando, a vantaggio della Meteorologia scientifica, le conoscenze del

popolo, frutto dell'esperienza. Don Paoloni era consapevole dell'importanza e

della difficoltà, ad un tempo, dell'impresa che si accingeva a compiere, ma era

fiducioso poiché contava sulla collaborazione di insigni uomini di scienza che

gli avevano promesso il proprio contributo. "LA METEOROLOGIA PRATICA

tratterà, dunque, in forma piuttosto popolare, di tutti i rapporti che esistono tra

l'agricoltura, il commercio, l'aeronautica e l'igiene ed i fenomeni atmosferici, e

dei vantaggi che possono ricavarsi dallo studio di detti rapporti".È un

programma intenso, pur nella sua semplicità e umiltà.

Don Paoloni presentava ai lettori del primo numero della rivista

l'organizzazione della stessa, ordinata in parti ben distinte, ognuna delle quali

avrebbe conosciuto articoli specialistici a firma di grandi nomi del tempo.

Page 168: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

168

La Meteorologia, dunque, può essere suddivisa in cinque parti: METEOROLOGIA

AGRARIA; METEOROLOGIA COMMERCIALE; METEOROLOGIA IGIENICA;

METEOROLOGIA AERONAUTICA; METEOROLOGIA ENDOGENA.

Per ognuna di queste branche della stessa scienza, don Paoloni era prodigo di

informazioni. Per quanto riguarda la prima sottolineava i rapporti fra i diversi

periodi biologici ed i fattori meteorologici nonché le relazioni fra questi e la

patologia vegetale. Era convinto don Bernardo che, al di là di tutto, "ciò che

l'agricoltura desiderava...... è la previsione del tempo per sapere se è bene

anticipare o ritardare la semina o altri lavori..... o almeno la previsione di

perniciose gelate.....". Don Paoloni vedeva strettamente legata alla

Meteorologia Agraria, la Commerciale in quanto, scopo di quest'ultima è

"studiare le relazioni tra la vita vegetale ed i fenomeni atmosferici, e di

suggerire i metodi culturali a seconda delle condizioni climatiche delle varie

regioni.... studiare le relazioni tra gli stessi fattori atmosferici e il reddito delle

piante rispetto alla produzione media annuale".

Mentre la meteorologia agraria si occupava di cereali, viti, olivi, agrumi ed

alberi da frutto, quella commerciale si occupava di bachicultura, apicultura,

tabacco, canapa, lino, fiori, alberi da bosco, ma anche di pesca.

Per quanto riguarda la terza branca della meteorologia, l'Igienica, Don Paoloni

ricordava come Ippocrate attribuisse grande importanza alle forze della natura

e si limitasse a dirigere l'opera della natura aspettando il compimento delle sue

leggi. Mentre per Asclepiade invece il tempo o la natura non avevano alcun

Page 169: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

169

influsso sulla malattia, ma tutto era nelle mani del medico. Celso, invece,

grande medico antico come i due precedenti, "conservando l'indole osservatrice

della scuola Romana" e facendo tesoro di tutte le scoperte sia anatomiche che

farmacologiche della Scuola Alessandrina, aveva separato la scienza dai

pregiudizi, dalle superstizioni, dagli errori, gettando le basi della medicina

pratica e razionale. Celso, inoltre, aveva affermato, all'inizio del primo libro

della medicina, che non solo ai sani, ma anche ai malati potesse interessare

prestare attenzione alla natura del clima e delle stagioni e, nel primo capitolo

del secondo libro della stessa opera, dava inizio all'argomento dicendo

"a quali malattie predispongono le stagioni e le vicende atmosferiche"82.

L'opera di Celso, dimenticata per ben cinque secoli, sarebbe andata perduta se

non fosse stata conservata dai monaci. Fu Cassiodoro che, nel VI secolo,

ingiunse ai suoi monaci lo studio della medicina e di farlo avvalendosi dei testi

presenti nel monastero, tra i quali nominava proprio quello di Celso. Paoloni

citava, ancora, la famosa scuola medica salernitana che ebbe tra i suoi

fondatori, sul finire del X secolo, alcuni monaci di Montecassino. Si augurava

don Bernardo, che di nuovo, un monaco di Montecassino, qual era lui stesso,

che consigliava sulle orme di Celso "a quali malattie predispongono le stagioni

e le vicende atmosferiche, potesse essere ascoltato. Forte di tanto passato, don

Paoloni non poteva che sostenere l'importanza e lo studio della Meteorologia

Igienica, di quella scienza che permette di "studiare la grande influenza che

82 B.Paoloni: La Meteorologia Pratica, anno I Gennaio-Febbraio 1920, p. 4

Page 170: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

170

spiegano le varianti meteoriche negli organismi, e le cause meteoriche della

genesi e dello sviluppo delle principali epidemie e delle malattie predominanti

in ciascuna stagione83.

Relativamente alla quarta branca della Meteorologia, quella Aereonautica, il

Paoloni ne sottolineava il ruolo specifico avuto già nel corso della prima guerra

mondiale e ricordava che dalla Stazione Aerologica di Montecassino, la prima

impiantata in Italia dopo quella di Vigna di Valle, continuava a rendere il

proprio contributo all'Aereonautica Civile, certamente, con le continue

osservazioni, ma anche attraverso le pagine della Rivista al fine di diffondere la

cultura meteorica e l'amore per la Meteorologia fra gli aeronauti.

La cultura meteorologica, ad avviso del Paoloni, è assolutamente necessaria

affinché l'aereonautica continui, senza disastri, nei suoi progressi.

Proprio come un buon marinaio è in grado di "leggere" sulle onde del mare

l'approssimarsi di una tempesta, così un buon aeronauta deve essere in grado di

conoscere l'atmosfera e quelle condizioni meteoriche "che gli favoriranno od

ostacoleranno il viaggio"84.

Secondo Paoloni è l'ignoranza della Meteorologia, ma anche il disprezzo o la

poca importanza data alla stessa che avevano portato al verificarsi di tanti

disastri aeronautici. Relativamente all'ultima branca della scienza

meteorologica, l'Endogena, il Paoloni, pur confidando nei moderni,

sensibilissimi, sismografi e pur considerando i notevoli progressi operati dalla

83 B.Paoloni: cit., 1920, p. 4 84 B.Paoloni: cit., 1920, p. 6

Page 171: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

171

sismologia, dichiarava di non poter ignorare, ancora nel 1920, l'importanza di

quel telegramma inviato da Fron il 24 gennaio 1872, a Roma, Vienna e

Costantinopoli, "che presagiva, in base alle condizioni atmosferiche, il forte

terremoto che, realmente, avvenne il giorno appresso": tutto ciò non può essere

annientato dalla voce dei moderni sismologi proprio come non possono essere

distrutte le prove ed i fatti che il De Rossi (fine secolo XIX) aveva raccolto nel

suo volume "La Meteorologia Endogena" e nei Bollettini da lui stesso

pubblicati.

Certo, sono stati effettuati nuovi studi "sulla natura dei fatti che riproducono la

forza endodinamica, da Stoppani giudicata come vivente", studi che meritano

di essere conosciuti. In considerazione di tutto ciò e preso atto che ogni ramo

del sapere, dall'arte alla letteratura, dall'agricoltura alla medicina, poteva

vantare una propria rivista, don Bernardo Paoloni aveva voluto dare, anche alla

meteorologia, un suo organo di diffusione e lo fece fondando la rivista "La

Meteorologia Pratica".

Page 172: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

172

COMPORTAMENTO DEGLI ANIMALI TRA POESIA, SCIENZE ED ANTICHE

CREDENZE

Don Paoloni si trovò ad affrontare un "problema" non previsto, sorto a seguito

di un articolo da lui pubblicato sulla rivista dell' "Osservatorio di Montecassino

nel 1920. Nel marzo dell'anno successivo, dalle pagine della stessa rivista,

tornò sull'argomento per chiarire, ulteriormente, i concetti da lui esposti.

Il discorso verteva sugli eventi naturali e sul presentimento degli animali.

È normale che, parlando di un simile argomento, affiorino, alla mente dello

studioso, le conoscenze acquisite nel personale percorso di studi classici ed è

bello constatare come possano convivere, nella stessa mente, convinzioni

filosofiche-letterarie e scientifiche.

Il poeta latino Virgilio, nelle sue opere, aveva fatto riferimento, più di una

volta, al tempo ed agli animali, ma, secondo Paoloni, " non bisogna dare a ciò

che dice Virgilio più importanza di quella che gli dà lui stesso". Ricordava che

nel corso di una riunione della Società Francese per il progresso delle scienze,

dunque in Francia, era stata letta, nel 1892, una memoria della quale si

sosteneva che la tempesta che aveva costretto Enea ad approdare sulla costa

Africana di Cartagine, descritta con precisione da Virgilio nel primo libro

dell'Eneide, "si svolse secondo il poeta con la precisa successione di fasi e di

direzione dei venti, che le leggi dei cicloni, note soltanto da non molti anni,

dimostrano corrispondere al passaggio di perturbazioni siffatte".

Page 173: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

173

Paoloni, razionalmente, si diceva in accordo con il Disa secondo cui Virgilio fu

dotato di un forte senso scientifico del metodo sperimentale che lo aveva

portato a grandi e geniali conclusioni85. Ricordava, il Paoloni, che il segretario

generale della società francese dell'agricoltura, nell'adunanza del 1894,

rendendo omaggio a Virgilio, ricordando il suo verso: felix qui potuit rerum

cognoscere causes!, affermò che "possiamo dirci felici" in quanto fruitori di

mezzi ben diversi da quelli di cui poteva avvalersi Virgilio stesso.

Relativamente al comportamento degli animali, il Paoloni affermava, sempre

sulla scorta del Disa, che certi indizi forniti da Virgilio possono avere valore

locale. Virgilio aveva accennato ai vari modi di comportarsi, all'avvicinarsi del

maltempo, da parte di folaghe, rane, rondini, cornacchie.... e, chiedendosi

perché l'uomo, certo più dotato degli animali, non si attenesse al

comportamento di questi per le previsioni, si dava una risposta semplice: tutto

è dovuto alla speciale sensibilità degli animali. Don Paoloni rilevava che la

Revue Scientifique, appena pochi mesi prima del suo articolo, aveva reso conto

dei risultati ottenuti dalle osservazioni compiute in molti anni relativamente

alla connessione fra l'abbondanza delle vespe ed il carattere del successivo

inverno. Notava, ancora, l'osservazione del già citato Disa, non difforme dalle

riflessioni di Cooper e Mayne Reid, relativa alla sensibilità dei selvaggi:

ebbene, il selvaggio può essere considerato, per sensibilità, alla stregua degli

animali; l'uomo civile, invece, sarebbe giunto ad attenuare questa sua facoltà

85 E. Disa: Le previsioni del tempo da Virgilio ai dì nostri. Bocca, Torino, 1900, p.22

Page 174: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

174

per lasciar spazio, per lo svolgimento eccessivo di certe attività, ad altre facoltà

cerebrali, ad una vita intellettuale e passionale che lo avrebbe portato a

prendere il contatto con il suo proprio essere primitivo. Dunque Virgilio aveva

intuito una verità fisiologica nel mettere a confronto le sensibilità degli uomini

e delle bestie. Paoloni non si dilungava sugli autori classici che hanno prestato

attenzione all'argomento, ma preferiva passare direttamente ad un suo

contemporaneo, l'entomologo Enrico Fabre, che ha dedicato tanto del suo

tempo allo studio del comportamento animale ed ha eseguito esperimenti su un

uccello, GEODRUPO STERCOARIO, notando che questi "regola tutte le sue azioni

a seconda del tempo che farà". È stato il Fabre a notare il comportamento della

PROCESSIONARIA del pino: dotata di due bottoncini sul dorso, estremamente

sensibili, che scompaiono alla minima irritazione, esce solo di notte. Secondo

Fabre quei bottoncini sono una specie di Arnia, uno strumento di meteorologia,

che comunica all'animale il tempo del giorno successivo. Così è per altri

animali, dotati di specifiche qualità meteorologiche, specialmente i volatili che,

secondo il Marescalchi86, proprio perché vivono nell'aria, possono ottimamente

fornire indicazioni sul tempo; in conseguenza di ciò, (siamo agli inizi del XX

secolo) si può auspicare che, con lo sviluppo dell'aviazione, l'uomo potrà

diventare il migliore previsore del tempo. Paoloni, riportando le opinioni di

Fabre e Marescalchi, aggiungeva che gli aerei non sono il frutto di un istinto

brutale, ma dell'intelligenza dell'uomo e che questi, solcando i cieli, non lo farà

86 A.Marescalchi: La previsione del tempo in campagna in La Meteorologia Pratica anno II, n.1, Gennaio-Febbraio 1921, p.23

Page 175: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

175

con l'istinto animalesco, ma in virtù della sua mente prodigiosa e dei mezzi a

disposizione, per cui le previsioni non saranno qualcosa di irrazionale, ma

dovute ad analisi e riflessione. Nonostante ciò desiderava ricordare le qualità

della rana che, pur morta negli esperimenti del Galvani, era classificata dal

professor Righi (inizi '900) come il primo avvisatore di onde elettriche.

Aggiungeva che se la teoria di Galvani fu, al momento, schiacciata da Volta, i

risultati ottenuti dal Du Bois-Reymond e dall'italiano Matteucci, relativi

all'elettricità animale, hanno dimostrato l'esistenza, negli animali vivi, di

correnti muscolari87.

Aggiungeva che il Negro88, in base ai suoi studi, intendeva annoverare la rana

non solo tra i risanatori, ma tra quelli più sensibili e sosteneva che il Galvani

"per le esperienze fatte nel campo dell'elettricità atmosferica deve anche essere

ricordato con venerazione quando si studiano i fenomeni elettro-atmosferici".

Continuando nelle sue riflessioni, padre Paoloni notava che molti animali,

anche con notevole anticipo, presagiscono sia cambiamenti di tempo,

soprattutto temporali, che terremoti. Varie sono le ipotesi formulate a tal

proposito, soprattutto in relazione al presentimento dei terremoti, ma la più

accettata "è che il sistema nervoso degli animali viene stimolato da onde

magneto-elettriche che si sprigionerebbero dal suolo prima che si avverte la

scossa". Don Paoloni riportava l'ipotesi che, secondo Alfano, spiegherebbe, al

87 Guglielmo Marchi. L'elettricità nei suoi principali fenomeni. Hoelpi. Milano 1913, in La Meteorologia Pratica, annoII, n.1, Gennaio-Febbraio 1921, p.23 88 C.Negro. La rana nell'elettricità atmosferica. Rivista di fisica matematica e scienze naturali, diretta dal Cardinal Maffi. Ottobre 1905, pp.298-300

Page 176: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

176

momento tutti i fatti: "GLI ANIMALI PREAVVERTONO la scossa, perché sentono

un disturbo nel loro sistema nervoso per il passaggio dell'energia diffusa

dall'ipocentro durante il periodo di preparazione della manifestazione

sismica"89.

Pur trovandosi nella zona dell'epicentro, alcuni animali non preavvertono la

scossa perché di sistema nervoso meno sensibile rispetto ad altri della stessa

specie che, invece, riescono a preavvertirla.

Al momento della scossa sopravviene, in alcuni animali, la calma perché il

consumo di energia necessaria potrebbe aver esaurito l'energia elettrica

dell'ipocentro. Questa stessa causa spiegherebbe il medesimo malessere che

colpisce alcune persone nervose anche prima delle scosse: alcuni si sono

svegliati mentre stavano dormendo, altri hanno avvertito come un insolito

malore alle gambe e un senso di nausea allo stomaco..... Se l'ipotesi è ben

fatta, se i fenomeni non sono dubbi, deve dunque aversi nella zona epicentrale,

dice l'Alfano, un passaggio di onde eteree che potrebbero essere svelate da

appositi apparecchi. Se queste onde avranno una velocità molte volte maggiore

di quelle sismiche, noi potremo avere un preavviso per le scosse almeno pochi

minuti prima. Il lampo sismico, le aurore boreali, le tempeste magnetiche

sarebbero bene spiegate con questa serie di scariche oscillatorie capaci di

sviluppare onde elettromagnetiche.

89 G.B.Alfano. Sismologia moderna. Hoelpi. Milano, 1910 p.250

Page 177: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

177

Ciò che dice Alfano dei terremoti si può dire anche, e forse molto più, del

tempo, rispetto agli animali.

Abbiamo visto sopra che la rana - e così molti altri animali - è un risonatore

elettrico, ossia un coherer, assai sensibile. E appunto nel coherer, sono fondati

esclusivamente i tentativi in parte riusciti, del Maccioni, dello Stiattesi e di altri

moderni sismologi, per preavvisare il terremoto. Appunto sul coherer sono

fondati esclusivamente gli apparecchi del Ragona, del Baggio-Lera, del

Tommasina, del Popoff, del Turpain, del Fenyi, e tutti i ceraunografi ed altri

segnalatori e registratori di temporali; alcuni dei quali annunziano il temporale

varie ore prima che giunga sul posto dove funziona l'apparecchio.

E se è vero che la rana, a testimonianza dello stesso Righi, è un sensibilissimo

avvisatore di onde elettriche, farà meraviglia se, studiando meglio il

comportamento di tanti animali nelle diverse condizioni atmosferiche, se ne

ricaveranno delle norme che né Galvani né Matteucci né alcuno degli scienziati

viventi ha saputo finora ricavare?90.

Paoloni completava le sue argomentazioni con l'augurio che presto l'umano

possa essere in grado di escogitare un rilevatore, sensibile e perfetto, che gli

permetta di prevedere il tempo, ma soprattutto i terremoti, in modo razionale,

scientifico, sicuro, senza affidarsi all'istinto degli animali. Affermava ciò solo

dopo aver ricordato la riforma di Copernico (1530) nell'Astromeccanica e la

fondazione del vero sistema planetario, le leggi di Keplero e le teorie di

90 B.Paoloni: Perché gli animali presagiscono il tempo e i terremoti; in La Meteorologia Pratica, anno II, n.1 Gennaio-Febbraio 1921, p.21

Page 178: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

178

Laplace. Se tutto ciò è stato, perché non credere che ancora possano nascere

nuovi Keplero, nuovi Newton, capaci di dare alle scienze nuovo impulso?

Nuova forza?

**********

Parlando del comportamento degli animali non si può dimenticare l'articolo

apparso nella "Domenica del Corriere", una rivista settimanale, del 9 novembre

1924 dove si affermava che sono le bestie i più naturali segnalatori, ed anche i

più sicuri dei fenomeni sismici, in forza dello stimolo del loro sistema nervoso

da parte delle onde elettromagnetiche che si dovrebbero sprigionare qualche

tempo prima della scossa tellurica preceduta, a sua volta, da tempeste

magnetiche, aurore boreali e lampi sismici. Durante la "preparazione" del

terremoto, l'energia elettrica, diffusa dal focolare sismico, scuoterebbe il

sistema nervoso degli animali provocando loro malessere ed agitazione.

A suffragio di tale ipotesi veniva ricordata la grandissima agitazione mostrata

circa venti minuti prima del terremoto di Lisbona del 1755, dagli animali, in

particolare i cavalli ed i polli che, rispettivamente, cercavano di uscire dalle

scuderie o, arruffando le penne, starnazzavano in preda al terrore.

Non solo gli animali, continuava l'articolo, avevano mostrato un

comportamento abnorme, ma anche alcune persone, particolarmente sensibili,

Page 179: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

179

si erano svegliate di soprassalto, nel cuore della notte, accusando dolori alle

articolazioni, alle gambe o nausea.

Il professor Giovanni Agamennone, direttore del R. Osservatorio Geofisico di

Rocca di Papa, non era assolutamente in linea con quanto riportato dalla nota

rivista ed affermava, in un suo articolo, Animali e Terremoti, pubblicato nella

rivista La Meteorologia Pratica,91 che stando a tale teorie, dovrebbe verificarsi,

nella zona EPICENTRALE, un passaggio di onde eteree che potrebbero essere

segnalate da appositi strumenti e dunque, se tali onde hanno velocità maggiore

delle onde sismiche potrebbero consentire agli strumenti la segnalazione prima

del fenomeno tellurico. Se così fosse, gli apparecchi segnalatori sarebbero

costituiti su queste basi e anche gli animali sarebbero gli inconsci, ma veritieri,

annunciatori dell'evento sismico. Purtroppo, secondo Agamennone, non si può

dimostrare la reale esistenza delle onde elettro-magnetiche e prima di parlare di

mezzi segnalatori del terremoto, bisogna appurare questa verità. Ricorda, il

prof. Agamennone, che sono stati ideati vari apparecchi segnalatori del

terremoto permettendo a riviste scientifiche, ma soprattutto a giornali politici,

di pubblicare articoli sensazionali e far credere alla gente che, finalmente, è

possibile prevedere i terremoti. Affermando che l'idea delle manifestazioni

elettromagnetiche non è nuova, ma del Serpieri e che nell'ottobre del 1909 a

Padova, al terzo congresso degli scienziati, il Mondello aveva presentato una

sua memoria: "Sulla presenza di onde elettromagnetiche precorritrici del

91 anno VI, n.3, Maggio-giugno 1925 p.119

Page 180: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

180

sisma" ricordava il reverendo padre Odorico Grima, O.F.M. del Convento di

Sant'Antonio di Gozo, a Malta, che, nel dicembre del 1924, aveva comunicato,

all'Ufficio Centrale di Meteorologia, l'invenzione e la realizzazione, sin dal

1922, di un apparato sismico, basato sulla radio-telegrafia e radiotelefonia ed

aveva reso nota la cosa al Padre Alfani ed agli altri con i quali aveva effettuato

sperimentazioni.

Al di là di questo, e riportando l'attenzione sui moderni inventori, Agamennone

affermava che se gli strumenti fossero validi e capaci di preannunciare in

tempo utile, anche di pochi minuti, il sopraggiungere del sisma, tanto da

permettere agli abitanti di mettersi in salvo, il problema sarebbe risolto.

Purtroppo, negli ultimi venti anni, non è stato possibile constatare nulla di

simile.

Si deve, altresì, dimostrare la relazione fra tempeste magnetiche.... aurore

boreali.... e terremoti. A proposito del lampo sismico, cui era stata tolta

importanza dallo studio, profondo, di un illustre sismologo, F. de Montessus de

Ballore, affermava di aver eseguito ricerche, in prima persona, in Calabria sui

luoghi di tragici terremoti verificatisi nel 1887 e nel 1905 rispettivamente a

Bisagno e Monteleone C. Era indignato l'Agamennone nei confronti dello

stesore dell'articolo apparso nella "Domenica del Corriere" che riteneva non a

conoscenza dei più recenti studi, ricerche ed indagini svolte sull'argomento.

Page 181: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

181

Per non parlare del Cancani92 basti pensare a Montessus de Ballore che,

direttore del servizio sismico del Cile, zona sismica, aveva studiato, da vicino,

il comportamento degli animali e, dopo ben venti anni di accurate osservazioni

e ricerche, aveva concluso dicendo di non aver trovato un solo caso vero che

provasse il presentimento degli animali. Va considerato che gli animali,

soprattutto i quadrupedi, vivono a stretto contatto con il suolo ed in perenne

stato di quiete, non sono disturbati da pensieri, assillati da preoccupazioni

come lo è l'uomo. Qualche volta possono mostrare inquietudine molto tempo

prima del terremoto, ma può essere che abbiano percepito qualche scossa

premonitoria sfuggita alle persone. Se il preannuncio dato dagli animali, come

nella maggior parte dei casi avviene, fosse solo di qualche frazione di minuto,

ciò è dovuto al fatto che gli animali percepiscono anche le fasi preliminari del

movimento tellurico, anche se si tratta solo di tremiti; la persona "invece" si

accorge soltanto al momento delle oscillazioni, la seconda fase, che si

registrano nei grandi terremoti.

È evidente che intercorra un notevole intervallo di tempo fra la fase

premonitrice e la seconda, tanto più grande all'origine dello scuotimento e, di

conseguenza, l'eccitazione degli animali. Non bisogna, però, pensare che ad

ogni comportamento anomalo di un animale possa far seguito un evento

sismico come per le persone, come in precedenza detto, sensibili che possono

92 A.Cancani: Sul così detto presentimento degli animali nei terremoti, in Bollettino della Società Sismica Italiana, voll.II pp.66-74, Modena, 1896

Page 182: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

182

manifestare qualche malessere. Non è detto che ad un improvviso destarsi,

dovuto a dolori altrettanto improvvisi, debba corrispondere un terremoto.

A conclusione della sua lunga argomentazione, il prof. Agamennone tornava a

parlare delle onde elettromagnetiche, che definiva molto ipotetiche e,

riflettendo, affermava che se queste si originano nello stesso istante in cui

scoppia la scossa "il loro anticipo alla superficie terrestre, per rispetto alle onde

sismiche irradianti dall'IPOCENTRO, non potrebbe essere che assai limitato in

quanto che quest'ultime son dotate di una velocità ragguardevole".

Riportava, immediatamente dopo, un esempio: "se si assegnasse al focolare

sismico la profondità certamente esagerata di 200 km e una velocità di soli 5

km al secondo per la propagazione del moto attraverso gli strati terrestri, le

onde elettro-magnetiche, ben più veloci, non potrebbero giungere all'epicentro

che con un anticipo di soli 40 secondi, e di poco più per la zona maggiormente

colpita attorno al medesimo; e allora il preannuncio diverrebbe praticamente

inutile! Se poi queste tanto invocate onde elettro-magnetiche possono essere

realmente generate nel focolare sismico un quarto d'ora, o una mezz'ora e

anche qualche ora avanti una scossa, come pretendono gli inventori degli

strumenti capaci di preannunciarla, noi ne attendiamo la dimostrazione teorica

o, quanto meno, quella sperimentale mediante il funzionamento dei loro

apparati. E se essi, con onestà e serietà scientifica, potranno realmente provare

il potere portentoso degli strumenti da loro espressamente ideati, costruiti e

taluni, si dice, perfino coperti da brevetto, noi ci inchineremo dinanzi

Page 183: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

183

l'evidenza dei fatti, rinnegando il nostro attuale scetticismo e non lesinando le

nostre più ampie lodi ai fortunati inventori. Ma teniamo a dichiarare che le

prove devono essere esaurienti, e cioè, che le conferme dei preannunci dei loro

strumenti non devono essere del genere di quelle delle famose predizioni che

da un anno e mezzo a questa parte ci va regalando il ben noto neo-sismologo di

Faenza. All'opera dunque!"93.

93 G.Agamennone: op.cit., 1925, p.122

Page 184: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

184

SVILUPPI DELLA METEOROLOGIA

A distanza di anni dal "progetto" don Paoloni ricordava di aver pubblicato, nel

primo fascicolo del 1921, esattamente nella "Rubrica per aviatori e dirigibilisti"

che da quel momento ebbe vita, la prima conferenza, inviata dal Colonnello

Armani, comandante del 2° Raggruppamento Aeroplani da bombardamento di

Milano, tenuta dal tenente aviatore Virgilio Rivolone, al personale del

Raggruppamento.

Furono pubblicati, in altri fascicoli, in altri tempi, conferenze tenute presso

differenti comandi dell'aeronautica e, soprattutto, interessantissimi articoli di

Meteorologia a firma degli studiosi più competenti in materia: Giuseppe

Crestani, Filippo Eredia, G. Galeotti, Pericle Gamba, ..... e dello stesso Paoloni.

Nel 4° fascicolo del 1927, venne pubblicata una lettera di uno dei tanti, ma

importante per il ruolo che ricopriva, collaboratori de "La Meteorologia

Pratica". La lettera, datata 1 settembre 1927, portava la firma di Italo Balbo,

sottosegretario di Stato al Ministero dell'Aeronautica. Balbo, che scriveva

relativamente alla sua "Crociera Aerea Mediterranea", raccontava, con minuzia

di particolari, le varie difficoltà atmosferiche incontrate ed il modo in cui le

aveva affrontate e superate, dichiarava la sua ammirazione per la rivista diretta

da don Bernardo e chiedeva, al Padre, di pubblicare la lettera nelle pagine della

stessa rivista.

Balbo si mostrava convinto della necessità, per l'aviatore, di avere le

competenze necessarie a sfidare i venti, la pioggia, i temporali, il freddo.... la

Page 185: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

185

nebbia, e conoscere, gli stessi fenomeni, spesso pericolosi, per poterli evitare in

tempo. Divenuto Ministro della guerra, il Balbo diede sempre maggior

importanza alla meteorologia.

In un discorso tenuto alla Camera il 5 maggio 1933, lo statista affermava

"....Recentemente ho indirizzato una lettera molto severa ad un valoroso

giornalista che, pubblicando una specie di decalogo dell'aviatore, scriveva fra

l'altro che il pilota moderno deve partire con qualunque tempo, senza ascoltare

i moderni bollettini meteorologici". A dimostrazione di quanto tenesse alla

meteorologia, basti ricordare l'incarico conferito a Filippo Eredia e ad altri

notevoli meteorologi di curare l'organizzazione, che fu scrupolosissima, delle

sue differenti "Crociere aeree" e, in modo particolare, della seconda duplice

"Trasvolata Atlantica del Decennale".

Don Paoloni, nell'articolo da lui pubblicato....... ci teneva a ricordare che, al

ritorno da quella "missione", il 12 agosto 1933, alle parole da lui rivolte,

tramite la rivista: QUI / SUNT / ISTI / QUI / UT / NUBES VOLANT? Il Balbo aveva

risposto con un lungo telegramma che cominciava: CIVES ROMANI SUMUS!

La meteorologia conobbe un momento di grande considerazione, che segnò

una tappa importante per il suo sviluppo, nel 1934. Si tennero in quell'anno, per

volontà del direttore generale dei Servizi del Materiale e del Ministero,

Generale Felice Porro, sei riunioni di Geofisici e di Assistenti di Aerologia, dei

quali era a capo il direttore dell'Ufficio Presagi del citato Ministero, il prof.

Eredia. A tali riunioni parteciparono, su invito, pochissimi meteorologici non

Page 186: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

186

appartenenti all'Aeronautica tra i quali era lo stesso Paoloni in qualità di

direttore di una Rivista "che aveva dato tanto impulso e tanto contributo alla

Meteorologia Aeronautica. Gratificante fu per Paoloni l'ordine dato dal

generale Porro di pubblicare tutti i resoconti delle sei Riunioni sulla rivista LA

METEOROLOGIA PRATICA. Ciò avvenne, gli articoli, che occuparono circa

quaranta pagine, costituirono "una rassegna di tutto ciò che fino allora si era

fatto in Italia e all'estero nel campo della meteorologia aeronautica.

L'esperienza delle riunioni e la volontà di rendere pubblico il contenuto delle

stesse, fece avvertire la necessità di avere una rivista che si occupasse

dell'argomento, per non ostacolare la normale organizzazione della già

esistente rivista del Paoloni. Si riteneva giusto pubblicare, per esteso, "i

numerosi ed importantissimi lavori che i Geofisici ed Assistenti venivano

presentando a quelle Riunioni". Si sentì la necessità di avere una rivista

specialistica che fosse l'organo ufficiale dell'organizzazione, ormai grandiosa,

che presso il Ministero si era andata sviluppando, sempre maggiormente, grazie

all'impegno dei generali Porro ed Infante e del prof. Eredia.

L'organizzazione fu denominata UFFICIO CENTRALE DELLE TELECOMUNICAZIONI

E DELL'ASSISTENZA DEL VOLO. Venne fondata la RIVISTA DI METEOROLOGIA

AERONAUTICA, diretta dal prof. Eredia, grazie al quale, sin dal 1938 era sorto

l'istituto di Aerologia, presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Roma,

diretto dallo stesso prof. Eredia. Forse la nuova rivista non avrebbe avuto la

diffusione che ebbe se don Bernardo Paoloni non avesse contribuito alla sua

Page 187: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

187

conoscenza e diffusione, suscitando curiosità per la stessa presso i suoi lettori

con la pubblicazione, ne LA METEOROLOGIA PRATICA, delle sintesi dei più

importanti lavori, con l'approvazione del Ministero e del prof. Eredia.

Nonostante la nascita della nuova Rivista, LA METEOROLOGIA PRATICA non solo

ha continuato ad avere i sussidi dal Ministero, ma ha continuato ad avere

abbonati tutti gli Enti aeronautici ai quali potevano essere utili gli studi in

materia. La nuova rivista, diretta dal prof. Eredia, era certamente di alto livello

scientifico, pubblicava tutte le informazioni utili alla navigazione aerea, gli

esiti degli studi fatti per rendere sempre più sicuro il volo, ma avendo un

"taglio" fortemente scientifico, non trattava in forma facile, accessibile a tutti,

quegli argomenti che tutti i piloti, siano essi militari o civili, dovrebbero

conoscere. È giusto che chiunque decida di pilotare un aereo sia informato su

ciò che è stato dibattuto e scoperto in materia di sicurezza dei voli. È questo il

motivo per cui don Paoloni ha voluto inserire, nella sua rivista, tutti gli articoli,

di argomento meteorologico, riguardanti i voli, scritti in forma semplice, quasi

elementare. Don Paoloni, che mai ha mancato di senso pratico e concretezza,

ha notato come lo studio dell'atmosfera in generale come quello di particolari

fenomeni (pioggia, gelo.... umidità.... elettricità atmosferica.... temporali....

nebbie....) riguardino non solo il traffico aereo, ma anche quello marittimo

nonché l'agricoltura, sottolineava la necessità di avere un piccolo trattato,

elementare, di meteorologia che pur avendo come punto specifico di

riferimento l'aeronautica, sarebbe stato più che utile, ad un tempo, agli aviatori,

Page 188: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

188

ai marinai, agli agricoltori come ai pescatori ma anche "al personale addetto

alle osservazioni delle stazioni aerologiche, nei semafori della Marina, nelle

stazioni meteorologiche dei luoghi di Cura, soggiorno e turismo e, in generale,

a tutti gli osservatori meteorologici". Venne incaricato di scrivere il trattato in

oggetto, il dott. Francesco Musella, geofisico principale della R. Aeronautica

che, negli anni 1938-1941, aveva pubblicato, ne LA METEOROLOGIA PRATICA,

tanti suoi articoli atti ad illustrare, "con descrizione particolareggiata e figure....

un centinaio di strumenti meteorologici. Il dott. Musella, per il suo opuscolo:

DESCRIZIONE DI STRUMENTI METEOROLOGICI, AEROLOGICI E OCEANOGRAFICI

COSTRUITI DALLA "SALMOIRAGHI" ha estrapolato, da LA METEOROLOGIA PRATICA

tanti articoli funzionali allo scopo seguendo lo stesso metodo per la

realizzazione dell'intero trattato.

Page 189: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

189

LA METEOROLOGIA PRATICA A PERUGIA E NASCITA

DELL'OSSERVATORIO

Il trasferimento da Montecassino a Perugia, nel giugno 1931, non riguardò

soltanto don Bernardo Paoloni, ma anche la sua rivista. Il monaco, infatti, portò

con sé la Direzione della Meteorologia Pratica, lasciando a Montecassino

l'amministrazione. Tale decisione aveva una sua logica: la rivista non avrebbe

potuto fruire, sull'austero e solitario monte, degli aiuti di cui abbisognava e dei

quali, invece, avrebbe potuto avvalersi in Perugia contando sul professor

Girolamo Azzi in particolare, sugli assistenti del Laboratorio di Ecologia e sui

tanti professori del R. Istituto Superiore di Agraria la cui sede era proprio nei

locali del Monastero perugino di San Pietro. Bisogna ricordare che con il

trasferimento a Perugia la rivista modificò lievemente il frontespizio in "LA

METEOROLOGIA PRATICA- Rivista di meteorologia e scienze affini" e divenne

l'organo ufficiale della Società Meteorologica Italiana di cui Paoloni, proprio

nel 1931, in occasione del cinquantenario di fondazione, era stato nominato

segretario generale94.

Trasferito a Perugia, don Bernardo, dunque, poteva provvedere, ben

diversamente, alla sua rivista; l'Osservatorio di Montecassino, dal canto suo,

non aveva perduto, con il trasferimento, il contributo ed il sostegno di Don

Bernardo che continuava a tenere contatti con quel monastero, soprattutto con

quel giovane monaco cui aveva affidato la guida dell'Osservatorio Geofisico.

94 M.Mazzucotelli, op. cit., p.286

Page 190: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

190

Occorre notare la positività della scelta di don Bernardo, quella di affidare ad

un altro, quando lui era ancora vivente, un incarico che egli stesso aveva

ricoperto, con soddisfazione, per ben venticinque anni, e che avrebbe, ancora,

potuto continuare a ricoprire: così operando, permetteva ad un giovane di fare

il proprio apprendistato sotto la sua guida; tornava, infatti, spesso, a

Montecassino per dare al giovane confratello tutte le informazioni necessarie,

per guidarlo, per raccogliere i suoi dubbi e dare chiarimenti. Al contrario, se

avesse scelto di dirigere, fino alla morte, l'osservatorio avrebbe potuto rischiare

di far morire, con lui, tutte le informazioni scientifiche in suo possesso non

avendone messo a parte alcuno.

A Perugia, don Bernardo, avvalendosi della collaborazione del prof. Azzi, si

occupò della Rivista e, insieme, dell'Osservatorio Geofisico del R. Istituto

Agrario.

Nella sede Abbaziale perugina venne impiantata, poco dopo l'arrivo di don

Bernardo, una stazione geodinamica che, oltre ad essere tanto utile allo studio

dei terremoti dell'Umbria permetteva di ricordare che, proprio in quegli stessi

locali, il benedettino cassinese don Andrea Bina, nel 1751, aveva inventato e

fatto funzionare il primo sismografo a pendolo. Questo dotto benedettino si era

dedicato, non solo, allo studio della sismologia, ma anche a quello

dell'elettricità atmosferica e, come ricordato in altra parte del lavoro, aveva

pubblicato, sempre nel 1751, un opuscolo sui terremoti e, nel 1753, una Lettera

intorno all'elettrizzazione dell'aria. Era l'inizio del XX secolo quando don

Page 191: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

191

Bernardo profondeva tutto il suo impegno nello studio e nell'osservazione

dell'attività sismica, dei terremoti, in quello stesso luogo che, circa due secoli

prima, aveva conosciuto l'impegno, nello studio delle stesse problematiche di

don Andrea Bina.

Don Bernardo si impegnò congiuntamente nello studio dei terremoti e in quello

dell'elettricità atmosferica studiando quest'ultima con il metodo della radio, da

lui iniziato nel 1914. Don Bernardo portò con sé, a Perugia, anche la Direzione

del Servizio Radioatmosferico Italiano, da lui fondato nel 1928 lasciando, però,

un centro della direzione all'Osservatorio Geofisico di Montecassino ed un

altro alla R. Scuola di Radiotecnica "Federico Cesi" di Roma.95.

Padre Bernardo Paoloni aveva lasciato, con beneplacido di Papa Pio XI, il

Monastero di Montecassino per trasferirsi in quello di San Pietro in Perugia

con lo scopo di far sorgere, qui, un Osservatorio Sismico memore che era stato

proprio in questo stesso luogo che Andrea Bina aveva inventato e fatto

funzionare il primo sismografo a pendolo della storia. Una volta a Perugia il

Paoloni si era subito attivato per dar corpo al suo progetto. Un primo tentativo

era andato fallito nel 1933 perché, per mancanza di mezzi, era stato scelto un

locale già pronto, ma poco adatto e poco accessibile. Padre Paoloni,

determinato a raggiungere il suo scopo, decise di ritentare e, nel 1935, espose il

suo desiderio a S.E., il professor Giuseppe Tassinari, sottosegretario di Stato al

Ministero dell'Agricoltura e Foresta che accolse la richiesta e ordinò al

95 Appunti e notizie; in La Meteorologia Pratica anno XII n.2, Marzo-Aprile 1931 - IX p.84

Page 192: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

192

professor Emilio Oddone, direttore del R.Ufficio Centrale di Meteorologia e

Geofisica, di far costruire, per Perugia, un sismografo astatico a componenti

orizzontali. Nonostante il sismografo fosse subito costruito e mandato a

Perugia, non mancarono quelle enormi difficoltà che impedirono il suo

impianto e, di conseguenza, il suo funzionamento. In quello stesso periodo, era

il 22 giugno 1935, si verificarono a Foligno movimenti tellurici con frequenti

repliche, anche se ad intervalli. Il Ministero dei Lavori Pubblici nominò una

commissione presieduta dall'Ispettore Compartimentale Superiore del Genio

Civile, ingegner Antonio Alicata, per studiare il fenomeno e proporre,

eventualmente, provvedimenti relativi alla costruzione di nuovi edifici. Della

commissione faceva parte il nuovo direttore del R.Ufficio Centrale di

Meteorologia e Geofisica, professor Pericle Gamba.

La detta commissione effettuò varie visite e sopralluoghi e deliberò l'apertura

di pozzi per determinare una sezione geognostica della località e l'impianto di

alcuni sismografi nella provincia di Perugia allo scopo di accertare la posizione

dell'epicentro.

A seguito di ciò si decise di collocare uno di questi sismografi in un locale

molto ampio e altrettanto adatto, quasi sotterraneo, del Monastero di San

Pietro, messo a disposizione della commissione dal Rev.mo Padre Priore della

stessa, Don Pietro Cantoni. Si realizzava, così, il desiderio di Padre Paoloni.

Le due grandi sale, complessivamente di circa centotrenta metri quadrati e due

stanzette, messe a disposizione, dovevano essere adattate; le spese

Page 193: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

193

dell'adattamento furono sostenute, in gran parte, dal Ministero dei Lavori

Pubblici. I lavori furono eseguiti in poco più di un mese dalla ditta Fernando

Rosi di Perugia sotto la direzione dell'ingegner Gaetano Pascucci, capo

dell'Ufficio del Genio Civile e del suo coadiutore, ingegner Benvenuto

Martinelli. La sala più grande, i cui artistici capitelli e volte si possono far

risalire alla fine del XV secolo, veniva adibita a laboratorio dove, coadiuvato

dai militari dell'aeronautica, del Genio della Sanità, don Paoloni poneva la

direzione del nuovo osservatorio, di tutti i servizi scientifici a lui affidati

nonché della stessa rivista La Meteorologia Pratica.

Stazione R.T Sperimentale del Servizio Radioatmosferico Italiano

Page 194: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

194

Direzione del Servizio Radioatmosferico Italiano

Page 195: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

195

OSSERVATORIO SISMICO “ANDREA BINA”

Nel 1931 don Bernardo Paoloni si trasferì dal Monastero di Montecassino a

quello di Perugia. Qui, con la collaborazione del direttore del laboratorio di

ecologia del R. Istituto Superiore Agrario, Girolamo Azzi, fondò la stazione

geodinamica per lo studio dei terremoti dell'Umbria, che intitolò ad Andrea

Bina e collocò nei locali del Monastero di San Pietro96.

Il 22 gennaio 1937 si riunirono, nei locali del monastero benedettino di San

Pietro in Perugia, il Padre Priore don Pietro Cantoni; l'ispettore superiore

compartimentale del Genio Civile, ingegnere Antonio Alicata; il Direttore del

R. Ufficio Centrale di Meteorologia Centrale e Geofisica di Roma , professor

Pericle Gamba; l'ingegnere capo del Locale Genio Civile, commendatore

ingegnere Gaetano Pascucci coadiuvato da un membro del suo stesso ufficio, il

cavaliere ufficiale geometra capo Benvenuto Martinelli. La riunione aveva lo

scopo di stabilire i rapporti tra il monastero ed il personale che avrebbe dovuto

occuparsi delle osservazioni e di quello che si sarebbe occupato della

manutenzione del sismografo. Fu stabilito di affidare la manutenzione dei

locali all'ufficio del Genio Civile di Perugia e le osservazioni a don Bernardo

Paoloni.

Fu stabilito, inoltre, che il reverendo avrebbe eseguito le sue osservazioni

attenendosi alle direttive dell'ufficio del Genio Civile di Perugia e dell'istituto

di Meteorologia e Geofisica di Roma. I contraenti l'accordo pensarono anche 96 M.Mazzucotelli: cit, p.286

Page 196: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

196

alla eventualità di un possibile trasferimento di don Bernardo ad altra sede o ad

un qualsiasi impedimento che avesse potuto ostacolare il normale svolgimento

delle sue funzioni.

Qualora don Paoloni non avesse potuto più onorare l'incarico ricevuto ed il

Priore non fosse stato in grado di provvedere alla sua sostituzione, il Genio

Civile, in mancanza del raggiungimento di un accordo con il Padre Priore per

provvedere alla continuità del servizio, si sarebbe visto costretto a trasferire la

stazione sismica ad altra sede.

La nomina di don Bernardo, che naturalmente accettò l'incarico di eseguire

tutte le osservazioni, che gli sarebbero state indicate, sotto le direttive del

Direttore dell'Ufficio di Meteorologia e Geofisica di Roma e del Genio Civile

di Perugia, prevedeva un compenso annuo di cinquecento lire.

Detto compenso, fino al 31 dicembre 1937, sarebbe stato corrisposto, come

spesa di primo impianto, con le somme messe a disposizione dal Ministero dei

Lavori Pubblici per l'istallazione del sismografo e negli anni successivi sarebbe

stato corrisposto dall'ufficio centrale di Meteorologia e Geofisica di Roma.

Della seduta fu redatto regolare verbale letto e sottoscritto da tutti gli

intervenuti. La sintesi del documento, che prevedeva l'accettazione da parte di

don Bernardo, è stata firmata dallo stesso don Paoloni congiuntamente a A.

Alicata, Pericle Gamba, G. Pascucci, B. Martinelli.

Altro documento di sintesi, ma redatto in considerazione dell'impegno da

assumere da parte del priore del Monastero "Qualora il detto don Paoloni per

Page 197: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

197

causa di trasferimento o per altro motivo non potesse più adempiere a tale

incarico e da parte del Rev.mo Priore non si potesse provvedere

convenientemente alla sua sostituzione, il Genio Civile diversamente alla

continuità del Servizio, trasferirà la stazione sismica altrove". Tale documento,

sottoposto alla firma del priore, don Pietro Cantoni, riporta, congiuntamente, le

firme di Alicata, Gamba, Pascucci, Martinelli e don Bernardo Paoloni.

Esiste, custodito nella Biblioteca dell'Osservatorio, il documento, datato 21

marzo 1937, attestante l'avvenuto pagamento effettuato da parte dell'ingegnere

Capo del Genio Civile di Perugia, in favore del Direttore dell'Osservatorio

Sismico, della somma di cinquecento lire quale compenso annuo, per il 1937,

"della manutenzione e funzionamento del sismografo affidato in seguito agli

accordi del 22 gennaio 1937.

Page 198: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

198

sismografo Wiechert

Padre Bernardo esercitava, con scrupolo e attenzione, le sue funzioni; sono

conservati attestati di pagamenti da lui eseguiti nei confronti di fornitori

dell'Osservatorio, come Tasso Tassini che aveva ricevuto, il 10 luglio 1940,

trentatré lire per un lume a gas acetilene per affumicare la carta dei sismografi;

Alfredo Sorcetti che il 7 agosto 1940 aveva ricevuto quarantaquattro lire per

venti chilogrammi di carburo di calcio (a due lire e venti) e sessanta lire per

cinque chilogrammi di pece greca (a dodici lire); Francesco Iachetto che il 5

luglio 1940 aveva ricevuto la somma di 125 lire per venti litri di benzina

"Super Esso" (a cinque lire e sessantaquattro centesimi), oltre il costo del

recipiente, per uso fissaggio sismogrammi. Don Bernardo, ligio al suo dovere,

compensava dovutamente i suoi fornitori, ma esigeva che altrettanto facesse,

chi di dovere, nei suoi confronti. Il 3 maggio 1941 inviò una fiera lettera di

protesta all'Ufficio Centrale di Meteorologia e climatologia con sede in Roma

per rivendicare il sussidio relativo agli anni 1939-1940. Dell'avvenuto

pagamento esiste la ricevuta, sottoscritta dal direttore dell'osservatorio sismico,

in data 21 marzo 1937-XV su carta intestata "Facoltà di Agraria della R.

Page 199: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

199

Università-Osservatorio Sismico A.Bina-Perugia", ove si legge: il sottoscritto

dichiara di aver ricevuto, dall'ingegnere Capo del Genio Civile di Perugia, la

somma di lire 500 quale compenso annuo per il 1937 della manutenzione e

funzionamento di un sismografo che gli è stato affidato, come da accordi presi

in data 22 gennaio 1937-XV; le quali lire 500 fanno parte delle somme messe a

disposizione del Ministero dei Lavori Pubblici per la istallazione del detto

sismografo, ma anche la deficienza per gli anni seguenti nonché l'astio

dimostrato nei suoi confronti dal professor Pericle Gamba, direttore

dell'Ufficio Centrale di Meteorologia Centrale e geofisica. Il Paoloni,

ribadendo la regolarità del sussidio corrispostogli per l'anno 1937 affermava,

con forza, la posizione negativa assunta nei suoi confronti dal prof. Gamba che

in data 27 settembre 1938 (prot. n. 11139/15) gli scriveva "Con ordinativo n.

17, cap. 35, ordine di accreditamento n. 3, vi ho spedito lire 500 quale

compenso per il primo semestre di quest'anno 1938 per il funzionamento di

codesta stazione sismica". Dal momento che il Paoloni si era lamentato in

quanto esigeva il versamento completo annuo delle 500 lire a lui spettanti e

non la corresponsione in due rate semestrali, adducendo il precedente dell'anno

1937, aveva avuto risposta, dallo stesso direttore del R. Ufficio Centrale

(lettera prot.n. 13454/15 del 16 febbraio 1939) che così si esprimeva "Il

compenso annuo per il Servizio Sismico, che resta a questo Ufficio fino al 30

giugno p.v. lo riceverete da me, come tutti gli altri osservatori sismici

corrispondenti.

Page 200: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

200

Le lire 250 del secondo semestre 1938 non potevano essere spedite fino alla

liquidazione dell'anno finanziario che termina al 30 giugno. Dato che continua

la vostra collaborazione, anziché un semestre vi sarà inviato il compenso di

tutta l'annata 1luglio 1938 - 30 giugno 1939".

La cosa, però, non andò così: il Gamba fece avere al Paoloni, nel marzo 1939,

le 250 lire relative al secondo semestre 1939 lasciando del tutto scoperto il

primo semestre 1939. Don Paoloni non poteva fare a meno di notare l'astio,

sempre crescente, del Gamba nei suoi confronti al punto che, con lettera

(prot.n. 145 34/15) del 18 aprile 1939 comunicava a don Bernardo la decisione

presa di ritirare, prima del 30 giugno 1939, tutti i sismografi a lui affidati, da

restituire all'Osservatorio di Rocca di Papa che passava all'Istituto di Geofisica

del Consiglio Nazionale delle Ricerche. La lettera citata, riguardante don

Paoloni e da lui considerata uno sfogo di astio, si concludeva "il compenso per

il vostro lavoro nel primo semestre di quest'anno 1939 vi sarà a suo tempo

liquidato insieme a quello degli altri Osservatori Geodinamici nostri

corrispondenti".

Don Bernardo Paoloni, nella lettera citata del 3 maggio 1941 ricordava di aver

ottenuto da Pietro Badoglio, Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche,

di continuare a tenere i sismografi che gli erano stati, a suo tempo, affidati; il

Professor Gamba, vistosi costretto ad obbedire ad un ordine superiore, "per

vendicarsi non mi volle più mandare le 250 lire del primo semestre 1939 e

molto meno quelle dei semestri seguenti". Don Paoloni ribadiva il motivo per

Page 201: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

201

cui, con lettera datata 28 giugno 1940, aveva riferito al Ministro Tassinari i

torti ricevuti dal Prof. Gamba, chiedendo ed ottenendo, per l'Osservatorio

Sismico tanto le 500 lire del 1939 quanto quelle per il 1940. Concludeva la sua

lettera all'Ufficio Centrale di Meteorologia e Climatologia con una netta presa

di posizione "Avendo ricevuto oggi, 2 maggio, l'avviso di pagamento di lire

500 emesso da voi in data 27 marzo 1941, considero pertanto queste lire 500

quale sussidio per il servizio sismico del 1939 e sono in attesa delle lire 500 per

il 1940". Don Paoloni tornava a rivendicare il suo diritto ad un sussidio già il

26 luglio 1940 (prot.n. 5283) e il 12 settembre 1940 (prot.n. 1475) quando

aveva già denunciato i non avvenuti pagamenti per i detti anni e ribadito il suo

notevole contributo all'Ufficio Centrale di Meteorologia e Climatologia citando

le 240 registrazioni sismiche effettuate nel 1939 e le 233 compiute dal gennaio

al settembre 1940 e sottolineando il notevole impegno profuso nell'analisi di

tante registrazioni, nella manutenzione e nella continua sorveglianza, spesso di

notte, dei due sismografi ed il controllo orario del cronometro, due o tre volte

al giorno. Già allora chiedeva le 500 lire annue non ricevute ed il rimborso

delle spese da lui sostenute per il servizio sismico.

Page 202: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

202

Padre Bernardo Paoloni difronte ad uno strumento

**********

Riuscendo a far funzionare a pieno ritmo, nel 1937, l'osservatorio sismologico

di Perugia, don Bernardo Paoloni sembrava obbedire ad un recondito progetto

determinatosi già dal momento della sua nascita.

Nel 1876 il Paoloni vedeva la luce nel piccolo, ma austero centro montano di

Cascia mentre a Montecassino prendeva vita quell'osservatorio del quale lui

stesso, all'età di trentadue anni, sarebbe divenuto direttore.

Un filo sottilissimo, impercettibile, lega la vita di Paoloni al monachesimo

cassinese ed alla ricerca sismologica. A Perugia, dunque, avvalendosi della

collaborazione del direttore del laboratorio di ecologia del Regio Istituto

Superiore di Agraria (questa la direzione di allora) Girolamo Azzi97 fondò la

STAZIONE GEODINAMICA per studiare i terremoti dell' Umbria, che collocò

all'interno del monastero. È lo stesso don Paoloni, che dalle pagine della sua

97 M.Mazzucotelli: op.cit., p.286

Page 203: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

203

rivista LA METEOROLOGIA PRATICA (anno 1937) parla della concessione

dell'osservatorio. "Qualche lettore di questa Rivista ricorderà forse che sul n. 2

del 1931 della stessa scrivevo che uno degli scopi per cui, col beneplacido del

Santo Padre Pio XI, avevo deciso di trasferirmi dalla Badia di Montecassino

alla Badia di S. Pietro in Perugia era di far sorgere in questa un Osservatorio

Sismico; nel luogo stesso cioè dove nel 1751 il Benedettino D. Andrea Bina

inventò e fece funzionare il primo sismografo".

Con la determinazione che lo contraddistingueva, don Paoloni riuscì ad

ottenere ciò che voleva, ad avere il suo osservatorio, ad ottenere dalle autorità

competenti, quelle concessioni, quei permessi indispensabili alla sua attività, a

far si che il sottosegretario di Stato al Ministero dell'Agricoltura e Foresta, S.E.

il professor Giuseppe Tassinari ordinasse al professor Oddone di costruire,

appositamente per l'osservatorio di Perugia, un sismografo astatico a

componenti orizzontali. E il sismografo fu subito costruito e spedito, ma varie

difficoltà hanno sempre impedito di poterlo impiantare.

Don Paoloni, direttore dell'osservatorio, esercitava congiuntamente tale

funzione a quella di direttore di tutti i servizi scientifici meteorologici, da lui

voluti e curava con scrupolo la pubblicazione degli articoli scientifici, a firma

dei più insigni studiosi del tempo, che apparivano nelle pagine della sua rivista.

Aveva posto la sua base operativa in quella bella, grande sala con capitelli,

mentre nell'altra sala, affermava don Paoloni, nel 1937 "il prof. Agamennone,

che nonostante i suoi 79 anni è ancora l'anima della sismologia italiana, per

Page 204: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

204

incarico della detta Commissione ha già impiantato un suo sismografo a tre

componenti e due sensibilissimi suoi sismoscopi, ma vi è posto per altri

apparecchi sismici che si spera di avere presto dal nuovo Servizio Sismico del

Consiglio Nazionale delle Ricerche. Tra pochi giorni ci sarà impiantato pur un

buon apparecchio radio per regolare un ottimo cronografo, il quale per ora è

regolato attraverso la vicina Stazione R.T. Sperimentale del Servizio

Radioatmosferico Italiano.

Sismografo Agamennone

Il nuovo Osservatorio Sismico, pure essendo nei locali monastici della Badia di

S. Pietro, ha la porta d' ingresso in uno dei chiostri della Facoltà di Agraria

della R. Università, il Preside della quale Facoltà, prof. Carlo Foschini, come

pure il Rettore Magnifico, On. prof. Paolo Orano, considerano le istituzioni

scientifiche da me dirette come facenti parte della stessa R. Università e le

incoraggiano in tanti modi.

Page 205: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

205

In tal modo l'opera mia, per quanto modesta, si riallaccia a quella ben più

gloriosa del discepolo ed amico di Galileo, D. Benedetto Castelli, Abate

Cassinese, che nel 1639 inventò il pluviometro in questa Badia di S. Pietro; di

D. Andrea Bina, che pure qui nel 1751 inventò il sismografo, e che fu anche lui

Abate Cassinese; l'Abate di S. Pietro D. Vincenzo Bini, autore delle Memorie

istoriche della Perugina Università degli studi (volume di 670 pagine

pubblicato nel 1816), della quale fu uno dei più illustri professori, e di tanti

benemeriti Benedettini di questa storica e ormai millenaria Badia di San Pietro

di Perugia"98. Come si nota da questo passaggio, che ho voluto riportare

integralmente, don Paoloni non amava far sfoggio della sua cultura e del suo

ruolo, non ci teneva ad essere additato come punto cardine della sismologia e

meteorologia, ma, umilmente, si poneva sulla scia dei suoi predecessori, quasi

fosse, per lui, un obbligo morale continuare quel lavoro di studio e ricerca che

aveva visto impegnati, nei secoli precedenti, altri monaci cassinesi. Uomo

costantemente e notevolmente impegnato nel campo scientifico, godeva della

stima degli accademici quanto della considerazione degli uomini di governo,

dei politici, dei militari. Fu, allo stesso tempo, uomo di scienza e di fede, riuscì

a far convivere in lui l'anima del ricercatore e quella dell'uomo di chiesa e se,

come detto, fu grande la stima di cui godeva negli ambienti elevati del tempo,

parlo a livello temporale, fu altrettanto forte la considerazione che ebbe

all'interno della curia romana. Addirittura, nel 1928, sarebbe stato nominato

98 B.Paoloni: L'Osservatorio Sismico "Andrea Bina" di Perugia; in La Meteorologia Pratica, anno XVIII n.1 Gennaio-Febbraio 1937 - XV, pp. 45-46

Page 206: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

206

vescovo di Norcia, se lui stesso, per amore dei suoi studi che non intendeva,

per nessun motivo, interrompere, non si fosse adoperato, con tutte le sue forze,

per allontanare da sé quella nomina che avrebbe potuto gratificare altri, non lui,

così votato alla ricerca scientifica.

Se ha voluto allontanare la nomina episcopale, il Paoloni non ha mai cessato di

sentirsi monaco in tutto il suo essere. Ciò appare palese da una sua

comunicazione del 1932 quando, con tristezza e rammarico, dichiarava il

motivo per cui non aveva potuto assumere la direzione del servizio meteorico-

sanitario da poco istituito: "i molti miei doveri monastici e di ministero

sacerdotale, ai quali niente posso preporre, come mi ordina la Regola di San

Benedetto: nihil operi Dei praeponatur, non potevano permettermi di assumere

anche la direzione di questo nuovo e importante servizio..."99.

La figura di don Paoloni, il padre dell'Osservatorio Sismico di Perugia, si

conosce attraverso le sue pubblicazioni apparse nel "Bollettino della Società

Meteorologica Italiana", ne "La Meteorologia Pratica", nel "Bollettino mensile

dell'Osservatorio di Montecassino". Molti contributi del Paoloni alla scienza

sono stati raccolti dallo stesso in due tomi, custoditi presso l'Osservatorio

Sismico "A.Bina", intitolati rispettivamente, "La mia modesta opera nel campo

delle ricerche radioatmosferiche dal 1913 al 1941" e "Cinquanta articoli di

meteorologia". Il primo tomo fa conoscere vari articoli riguardanti le

osservazioni radioatmosferiche rilevate in ventiquattro stazioni

99 M.Mazzucotelli, op. cit., p.289

Page 207: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

207

radioatmosferiche militari, e soprattutto, importantissima, la copia del decreto

ministeriale del 24 gennaio 1914 con cui veniva concesso, al Monastero di

Montecassino, il permesso per la realizzazione e l'impianto di una stazione

radiotelegrafica per le ricerche scientifiche. Nel secondo tomo, invece, sono

contenuti tutti i lavori pubblicati nelle pagine de "La Meteorologia Pratica" dal

1909 al 1936100. Don Bernardo Paoloni è stato un grande del suo tempo, amico

e collaboratore di Guglielmo Marconi che, nell'agosto 1930, scriveva "Quanto

al servizio Radio Atmosferico, fondato da Paoloni, debbo dire che svolge

un'azione preziosa...."101è stato un insigne studioso, soprattutto dei terremoti.

La sua figura, purtroppo, non è adeguatamente conosciuta. Sarebbe bene, anche

ai fini di una maggiore valorizzazione dell'Osservatorio "A.Bina", studiare

analiticamente la figura di questo uomo, di scienza e di fede, attraverso le sue

scoperte, i suoi scritti, operando una ricognizione completa di tutte le sue opere

in modo tale da poter avere una biografia precisa e definitiva di colui che ha

permesso a Perugia di avere un Osservatorio Sismico.

100 M.Mazzucotelli, op. cit., p.287-288 101 R.Calandra: La stazione sismica di San Pietro in Perugia, in Nuova Economia n.10, Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Perugia p.5

Page 208: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

208

LA MORTE DI DON BERNARDO PAOLONI ED IL RECUPERO

DELL'OSSERVATORIO

Con la morte di don Bernardo, la rivista da lui diretta e che aveva costituito,

per anni, un importante organo di divulgazione delle teorie e delle conoscenze

scientifiche cessò la sua attività, La Meteorologia Pratica conobbe la sua fine.

Anche la stazione geodinamica, fortemente voluta dal Paoloni, conobbe

l'interruzione della sua attività scientifica. Si trattava solo di un'interruzione,

protrattasi, purtroppo, a lungo, dal 1944 al 1971.

Il merito di aver riattivato la stazione geodinamica, di aver dato nuova vita a

quell'osservatorio che aveva conosciuto tante vicissitudini, spetta a due monaci

benedettini del monastero di Perugia che credevano fortemente nell'opera dei

propri predecessori e volevano continuare la loro azione di studio dei terremoti.

Grazie all'intraprendenza di padre Pierto Inama, ma soprattutto alla

determinazione del giovane padre Martino Siciliani, nel 1971,

P. Martino consulta i pregevoli testi custoditi nella biblioteca dell'osservatorio "A. Bina"

Page 209: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

209

l'Osservatorio ha potuto riprendere la sua funzione. Fu, forse, il verificarsi di

numerose vicende sismiche in Umbria a ridestare, negli organi competenti,

Enti e Studiosi, un interesse sempre crescente per la materia. I monaci, decisi a

riattivare l'Osservatorio, trovarono un valido sostegno nel professor Enrico

Medi, direttore dell'Istituto Nazionale di Geofisica. Detto istituto fornì, al

nuovo Osservatorio, moderne attrezzature ed adeguata assistenza.

Gli apparecchi furono affidati a padre Martino Siciliani che, da allora, ha

sempre curato la registrazione e l'elaborazione dei dati.

Il "nuovo" Osservatorio, che ha mantenuto la denominazione "Andrea Bina",

ha continuato ad avere la sua sede nei locali del Monastero di San Pietro di

Perugia. Come detto, venne dotato di nuove apparecchiature che, ancora oggi,

sono visibili, ed anche funzionanti, nelle sale dell'Osservatorio stesso.

Voglio ricordare il sismografo WIECHERT 200 il GRUPPO SISMOGRAFICO DI TIPO

GALITZIN.

Sismografo Wiechert

Page 210: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

210

Un sensore del sismografo sismografo Galitzin

Apparato scrivente del sismografo Galitzin

Page 211: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

211

**********

Attualmente, l'Osservatorio "A.Bina" continua la sua attività di registrazione

dei terremoti e rilievo di attività sismica. Anche il Bina, come la maggior parte

dei moderni osservatori, è dotato di "reti sismiche remote" cioè di stazioni

collocate in località lontane dal centro di acquisizione. Le stazioni,

sincronizzate da un unico orario, sono istallate in luoghi silenziosi, lontani da

strade o ferrovie, da fonti di rumore, sismico o elettromagnetico, che

potrebbero disturbare la registrazione dei terremoti. Le stazioni devono essere

posizionate nei pressi, o in corrispondenza, di luoghi sismici attivi poiché

aumentando la distanza tra ipocentro e stazioni, aumenta l'approssimarsi sui

calcoli seguiti per determinare i parametri principali del terremoto:

epicentro,magnitudo, meccanismi focali.

L'Osservatorio Bina è provvisto di uno dei più evoluti sistemi di registrazione

sismica, costruito in Canada, utilizzato in Italia ed in altri stati. Si tratta della

Rete Telemetrata Nanometrics, voluta in questo Osservatorio dalla Regione

Umbria. Le stazioni remote, con schede a 24 bit e sincronizzate con sistema

GPS possono essere collegate all'acquisitore centrale o via radio, o tramite rete

satellitare o per mezzo di internet.

L'Osservatorio, inoltre, dal 1995, gestisce un'altra apparecchiatura, fornita dal

Servizio Sismico Nazionale: una rete costituita da dieci stazioni Mars-88 FD,

collegate a sensori Mark L4 - 3D. Gli strumenti, costruiti in Germania, sono

Page 212: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

212

sincronizzati con sistema DCF. Le stazioni Mars-88, non essendo collegate con

l'Osservatorio in tempo reale, memorizzano, in una memoria interna o due

floppy disk, i dati che vengono periodicamente prelevati, normalmente ogni

quindici giorni; nel caso di gravi situazioni sismiche, i dati vengono prelevati

due volte al giorno.

Page 213: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

213

BIBLIOGRAFIA

Abate Pietro Elli O.S.B.: Cronotassi degli abbati del Monastero di San Pietro in

Perugia conforme alla Cronaca ms dell'Abate D. Mauro

Bini (+1849). Abbazia di San Pietro-Perugia, 1994

G. Agamennone: Animali e terremoti. La Meteorologia Pratica 1925

G. Agamennone: L'inventore del sismografo a pendolo.

La Meteorologia Pratica 1926

G.B. Alfano: Sismologia moderna. Hoelpi. Milano, 1910

A. Amelli: Don Benedetto Castelli, brevi cenni sulla vita e sulle opere.

La Meteorologia Pratica 1926

ASPi (Archivio San Pietro Perugia)

A. Baltadori: L'Abbazia di San Pietro in Perugia nelle scienze matematiche, fisiche e

naturali. Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria,

vol. LXIV, fasc. II. Perugia, 1967

A. Baltadori: Un secolo e mezzo di osservazioni meteorologiche a Perugia.

Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria,

vol. XLIII. Perugia 1946

Benedectina: Fascicoli di Studi Benedettini, fasc. I, anno XXIV, Gennaio-Febbraio

1977

Page 214: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

214

P. Bettoni: La meteorologia nella sua origine e nel suo sviluppo.

La Meteorologia Pratica 1925

G. Bianconi: Del Prof. Luigi Canali e dei suoi funerali. Giornale Scientifico Agrario,

Letterario-Artistico di Perugia ed Umbra Provincia.

Nuova serie, anno 1863

A. Bina: Ragionamento sopra la cagione de' terremoti ed in particolare di quello

della terra di Gualdo di Nocera nell'Umbria seguito l'A. 1751.

Perugia MDCCLI.

Biblioteca Abbazia di San Pietro Perugia

M. Bini: Memorie storiche del Monastero di San Pietro in Perugia dell'Ordine di San

Benedetto raccolte e redatte da un monaco di esso nel 1848.

C.M. 439/IV 1848. Archivio San Pietro Perugia

G. Boffito: Gli strumenti della scienza e la scienza degli strumenti.

Firenze, Libreria internazionale Secher, 1929

G. Boffito: I Benedettini di Vallombrosa nella storia della meteorologia.

La Meteorologia Pratica 1926

Bollettino Mensile della Società Meteorologica Italiana vol. VI, anno 1885-1886

R. Calandra: La stazione sismica di San Pietro in Perugia. Nuova Economia n. 10

Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura

di Perugia, 1973

V. Calò: Sull'ipotesi dei rapporti fra i fenomeni meteorologici e la recente pandemia

influenzale. La Meteorologia Pratica 1920

Page 215: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

215

A. Cancani: Sul così detto presentimento degli animali nei terremoti.

Bollettino della Società Sismica Italiana,

vol. II. Modena, 1896

G. Crestani: L'insegnamento di meteorologia all'Università di Padova di Giovanni

Alberto Colombo. La Meteorologia Pratica 1926

S. De Renzi. D.A. Corn. Celso: I libri otto della medicina volti in italiano.

Tomo secondo. Napoli, 1852

E. Disa: Le previsioni del tempo da Virgilio ai dì nostri. Bocca, Torino, 1900

A. Favaro: Benedetto Castelli nella storia e nella scienza.

La Meteorologia Pratica 1920

A. Favaro: Carteggio di don Benedetto Castelli con Galileo Galilei.

La Meteorologia Pratica 1920

A. Favaro: I successori di Galileo nello studio di Padova, fino alla caduta della

Repubblica. Nuovo Archivio Veneto, nuova serie n.65

La Meteorologia Pratica: rivista di meteorologia e scienze affini.

Laboratorio di ecologia R. Istituto Superiore Agrario Perugia 1920-1942

E. Leonardi: Il freddo, il caldo e la salute dell'uomo. Effetti sui neonati.

La Meteorologia Pratica 1923

Libri Diversi: Ricordi n. 38 Archivio San Pietro Perugia

Page 216: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

216

G. Lorenzoni: Sulle osservazioni udometriche eseguite in Padova dal 1725 al 1871.

Tip. G.B. Raudi. Padova, 1872

G. Marchi: L'elettricità nei suoi principali fenomeni. Hoelpi. Milano, 1913

A. Marescalchi: La previsione del tempo in campagna. La Meteorologia Pratica 1921

M. Mazzucotelli: Cultura scientifica e tecnica del monachesimo in italia. voll. I-II

Abbazia San Benedetto. Seregno, 1999

M. Montanari: Mille anni della chiesa di San Pietro in Perugia e del suo patrimonio.

Poligrafica F. Salviati Foligno, 1966

C. Negro: La rana nell'elettricità atmosferica.

Rivista di Fisica matematica e scienze naturali

diretta dall'attuale Cardinal Maffi. Ottobre 1905

B. Paoloni: Cinquanta articoli di meteorologia.

Articoli estratti dalla rivista La Meteorologia Pratica.

Subiaco, tipografia dei monasteri 1909-1936

B. Paoloni: Come nacque e si è sviluppata in Italia la meteorologia aeronautica.

La Meteorologia Pratica 1939

B. Paoloni: I Benedettini e la meteorologia in Italia.

In "Cinquanta articoli di meteorologia 1909-1936"

Page 217: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

217

B. Paoloni: I primi progressi del servizio meteorico sanitario italiano.

La Meteorologia pratica 1932

B. Paoloni: Il contributo dato in 14 secoli dai benedettini cassinesi alle scienze

fisiche, astronomiche, mediche e naturali. La Meteorologia Pratica 1926

B. Paoloni: La meteorologia nei rapporti con la morbosità umana.

La Meteorologia Pratica 1930

B. Paoloni: Le ricerche diFeige e di Freund sui rapporti tra fenomeni meteorologici e

reumatismo. La Meteorologia Pratica 1934

B. Paoloni: L'Osservatorio Sismico "Andrea Bina" di Perugia.

La Meteorologia Pratica 1937

B. Paoloni: Origine, scopo e funzionamento del servizio meteorico sanitario italiano.

La Meteorologia Pratica 1942

B. Paoloni: Perché gli animali presagiscono il tempo e i terremoti.

La Meteorologia Pratica 1921

B. Paoloni: Scopo e norme del servizio meteorico sanitario italiano.

La Meteorologia Pratica 1942

B. Paoloni: Un nuovo sistema per la previsione del tempo.

La Meteorologia pratica 1920

L. Preti: La patologia umana nei rapporti delle influenze meteorologiche.

La Meteorologia Pratica 1921

Page 218: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

218

D. Ragona: Annali dell'ufficio centrale di meteorologia. Vol. I, parte I, 1884

In "Cinquanta articoli di meteorologia 1909-1936"

L. Siciliani: Consistenza ed evoluzione del Patrimonio Fondiario del Monastero di

San Pietro in Perugia nei secoli XVI e XVII.

Tesi di laurea, Università degli Studi di Perugia,

Facoltà di Economia e Commercio, anno accademico 1983-1984

M. Velatta: L'opera di un Benedettino a salvaguardia del Trasimeno.

Bollettino della Deputazione di Storia Patria per l'Umbria,

vol. LXIV, fasc. II. Perugia, 1967

Virgilio: Georgiche I. vv. 463, 464, 427, 435.

P. Woringer: L'azione del sole nelle malattie infettive.

La Meteorologia Pratica 1926

Page 219: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

219

INDICE

Introduzione 5

Cenni storici relativi al complesso abbaziale di San Pietro

sede della Fondazione per l’istruzione Agraria e dell’Osservatorio

Sismico “Andrea Bina di Perugia 8

Impegno dei monaci in campo scientifico 13

Don Girolamo Ruscelli e l’importanza del sapere scientifico 19

Don Girolamo Ruscelli...un abate...un letterato...un astronomo...

un poeta...un matematico 22

Galileo Galilei e Benedetto Castelli: un’amicizia votata

all’esperienza scientifica 27

Don Benedetto Castelli 29

Le invenzioni di Castelli 36

Le invenzioni di Castelli a Perugia 39

Benedetto Castelli: rapporto epistolare con Galilei 44

Problematiche culturali all’interno dell’ordine benedettino 62

Page 220: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

220

Andrea Bina: l’inventore del sismografo a pendolo 64

Il Ragionamento di Padre Bina 69

La Meteorologia 86

Meteorologia e spirito monastico 91

Bernardo Paoloni 100

Servizio meteorico 102

Rapporti tra meteorologia e malattie 111

Le ricerche di Feige e di Freund sui rapporti tra fenomeni

Meteorologici e reumatismi 131

Intuizioni, realizzazioni ed invenzioni di Padre Bernardo Paoloni:

Fotoanemometro 139

Come è costruito e come funziona il fotoanemometro 142

Istruzioni per l’uso del fotoanemometro 153

Importanza della meteorologia e diffusione della rivista:

“La meteorologia Pratica” 155

Comportamento degli animali tra poesia, scienze ed antiche credenze 172

Page 221: Scienza, tecnica, osservazione e ricerca nella suggestiva cornice ...

221

Sviluppi della meteorologia 184

La Meteorologia Pratica a Perugia e nascita dell’Osservatorio 190

Osservatorio Sismico “Andrea Bina” 195

La morte di Don Bernardo Paoloni ed il recupero dell’Osservatorio 208

**********