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(Allegato 1) 1 SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE IN ITALIA ENTE 1) Ente proponente il progetto: Il Cerchio delle Relazioni Cooperativa Sociale Codice Fiscale: 95108920109 Via e numero civico Sede: Piazza Colombo 1/13, CAP: 16121, Città: Genova Telefono 010541224, Fax 0104073793, e-mail: [email protected] Sito Web: www.ilcerchiodellerelazioni.it Legale rappresentante: Elisa Della Pergola, Codice Fiscale: DLLLSE30H66D969P Luogo di Nascita: Genova, data di Nascita: 26/06/1930, Residenza: Corso Europa 480/8 Iscrizione al Registro regionale delle Associazioni di Promozione Sociale decreto n. 3940. Il Cerchio delle Relazioni nasce nel 2007 con la finalità di contrastare ogni forma di violenza e discriminazione di genere sul territorio ligure. Contribuisce a formare la Rete Provinciale Antiviolenza, sorta a seguito della Legge Regionale n. 12/2007 che riconosce la specificità del fenomeno della violenza di genere, ed è volta a garantire “Interventi di prevenzione sulla violenza di genere e misure a sostegno delle donne e dei minori vittime di violenza”. La Cooperativa Sociale Il Cerchio delle Relazioni oltre a essere riconosciuta, dall’Associazione nazionale "D.i.Re Donne in Rete contro la violenza alle donne" Centro Antiviolenza con la propria sede, dal 2013 ha in gestione dal Comune di Genova anche il Centro Antiviolenza “Mascherona”, il principale Centro Antiviolenza in regione, l’unico istituzionale del territorio. Aperto nell’ottobre del 2008 è il risultato dell’accordo tra istituzioni pubbliche (Comune, Provincia e Regione) e associazioni e organizzazioni di donne che da lungo tempo operano sul territorio provinciale. Unico caso, insieme al Comune di Venezia, di un centro antiviolenza pubblico, gestito e finanziato dalle istituzioni locali, ampiamente sostenuto dalla Rete Provinciale Antiviolenza. I Centri Antiviolenza sono pensati come spazi di ascolto e di accoglienza destinati a ricevere le donne che, autonomamente, hanno scelto di prendere in mano la propria vita e avviare un percorso di fuoriuscita dalla violenza. Tutti i servizi di entrambi i Centri Antiviolenza sono erogati in forma gratuita e sono principalmente i seguenti: 1) Adesione e accesso tramite numero nazionale 1522 (dall’ottobre 2008); 2) Colloqui telefonici di accoglienza e presa in carico; 3) Consulenza legale gratuita (solo 1° incontro) civile e penale, su

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(Allegato 1)

1

SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN

SERVIZIO CIVILE IN ITALIA

ENTE

1) Ente proponente il progetto:

Il Cerchio delle Relazioni

Cooperativa Sociale

Codice Fiscale: 95108920109

Via e numero civico Sede: Piazza Colombo 1/13,

CAP: 16121, Città: Genova

Telefono 010541224, Fax 0104073793,

e-mail: [email protected]

Sito Web: www.ilcerchiodellerelazioni.it

Legale rappresentante: Elisa Della Pergola,

Codice Fiscale: DLLLSE30H66D969P

Luogo di Nascita: Genova, data di Nascita: 26/06/1930,

Residenza: Corso Europa 480/8

Iscrizione al Registro regionale delle Associazioni di Promozione Sociale decreto n.

3940.

Il Cerchio delle Relazioni nasce nel 2007 con la finalità di contrastare ogni forma di

violenza e discriminazione di genere sul territorio ligure. Contribuisce a formare la

Rete Provinciale Antiviolenza, sorta a seguito della Legge Regionale n. 12/2007 che

riconosce la specificità del fenomeno della violenza di genere, ed è volta a garantire

“Interventi di prevenzione sulla violenza di genere e misure a sostegno delle donne e

dei minori vittime di violenza”.

La Cooperativa Sociale Il Cerchio delle Relazioni oltre a essere riconosciuta,

dall’Associazione nazionale "D.i.Re Donne in Rete contro la violenza alle donne"

Centro Antiviolenza con la propria sede, dal 2013 ha in gestione dal Comune di

Genova anche il Centro Antiviolenza “Mascherona”, il principale Centro

Antiviolenza in regione, l’unico istituzionale del territorio. Aperto nell’ottobre del

2008 è il risultato dell’accordo tra istituzioni pubbliche (Comune, Provincia e

Regione) e associazioni e organizzazioni di donne che da lungo tempo operano sul

territorio provinciale. Unico caso, insieme al Comune di Venezia, di un centro

antiviolenza pubblico, gestito e finanziato dalle istituzioni locali, ampiamente

sostenuto dalla Rete Provinciale Antiviolenza.

I Centri Antiviolenza sono pensati come spazi di ascolto e di accoglienza destinati a

ricevere le donne che, autonomamente, hanno scelto di prendere in mano la propria

vita e avviare un percorso di fuoriuscita dalla violenza.

Tutti i servizi di entrambi i Centri Antiviolenza sono erogati in forma gratuita e sono

principalmente i seguenti:

1) Adesione e accesso tramite numero nazionale 1522 (dall’ottobre 2008);

2) Colloqui telefonici di accoglienza e presa in carico;

3) Consulenza legale gratuita (solo 1° incontro) civile e penale, su

(Allegato 1)

2

appuntamento;

4) Consulenza psicologica breve (3 incontri), su appuntamento;

5) Gruppi di auto aiuto;

6) Possibilità di ospitare le vittime in alloggi sicuri, con accompagnamento di

operatrici della Rete e operatrici del Centro Antiviolenza; per un totale sul

territorio provinciale di 10 posti per donne con o senza figli + 1 per una

donna senza figli;

7) Segnalazione per l’inserimento lavorativo al Centro per l’Impiego o enti

privati specializzati;

8) Raccolta dati relativi all’utenza del Centro Antiviolenza e divulgazione dei

dati attraverso i canali istituzionali;

9) Valutazione e monitoraggio dell’operato del Centro, divulgazione dei

risultati e promozione di campagne di sensibilizzazione in collaborazione

con la Provincia di Genova.

Nel luglio 2012 Il Cerchio delle Relazioni con il progetto “Di.A.N.A. – Diventare

Adulte Nell’Autonomia” arriva prima assoluta in Italia nel bando indetto dalla

Presidenza del Consiglio dei Ministri/Dipartimento per le Pari Opportunità1. Il

progetto, avviato nell’ottobre 2013, ha come obiettivo l’ampliamento dei servizi di

base già esistenti e l’innovazione, attraverso nuovi servizi.

Le linee guida del progetto sono:

- progettualità a medio-lungo termine dei servizi già operativi;

- azione di sostegno rivolta ai soggetti coinvolti: uomini aggressori e minori vittime

di violenza diretta e assistita, in un’ottica sia preventiva sia di riduzione del danno.

Tale azione si è concretizzata attraverso l’avvio di un servizio di sostegno

educativo e psicologico ai minori e attraverso l'attivazione dello Spazio Uomo

Maltrattante;

- rafforzamento della rete territoriale, con l’implementazione di metodologie e

protocolli d’intervento comuni;

- campagne informative e attività di formazione rivolta alle Istituzioni pubbliche e

private (assistenti sociali, avvocati, forze dell’ordine, operatori del Terzo settore);

- apertura di sportelli di ascolto nelle scuole genovesi.

La Cooperativa è membro dell’Associazione nazionale "D.i.Re: Donne in Rete

contro la violenza alle donne" che riunisce 65 Centri antiviolenza in tutta Italia.

D.i.Re fa parte dell'organizzazione europea WAVE, network Europeo dei Centri

antiviolenza che raccoglie oltre 5.000 associazioni di donne.

Nel corso degli anni l'associazione ha svolto anche un'ampia attività di

sensibilizzazione e formazione sui temi della famiglia, con uno specifico su

maltrattamento e abuso, sulla gestione dei conflitti intra-familiari e prevenzione

scolastica sui temi dell’aggressività e del bullismo; in particolare:

- giornate di formazione “Violenza domestica e operatori di pubblica

sicurezza” realizzate presso la Questura di Genova;

1 “Sostegno ai centri antiviolenza ed alle strutture pubbliche e private, finalizzato ad ampliare il numero di servizi offerti alle vittime la cui incolumità sia particolarmente a rischio e per l’apertura di centri antiviolenza a carattere residenziale, nelle aree dove è maggiore il gap tra la domanda e l’offerta”.

(Allegato 1)

3

- formazione per operatrici centro antiviolenza Pandora del Comune di

Mignanego;

- formazione “violenza domestica e gli operatori sanitari” presso Ospedale

Galliera;

- formazione operatrici centro antiviolenza provinciale di Via Mascherona su

maltrattamento e accoglienza telefonica;

- formazione agli operatori della polizia locale della Liguria e all’Arma dei

Carabinieri;

- formazione alle assistenti sociali delle ATS del Comune di Genova e del

distretto n. 10.

Nel 2012 sono stati attivati anche sportelli nella scuola per facilitare le attività di

riconoscimento e di prevenzione della violenza: i primi 6 sportelli sperimentali

presso scuole medie inferiori e una superiore del Comune di Genova, 1 sportello

presso la scuola media del Comune di Campomorone, 1 sportello presso la scuola

media del Comune di Busalla.

Oltre a questi servizi, ad aprile di quest’anno è stata aperta anche la Casa di prima

accoglienza per 4 nuclei di donne vittime di violenza (con o senza figli).

2) Codice di accreditamento:

3) Albo e classe di iscrizione:

CARATTERISTICHE PROGETTO

4) Titolo del progetto:

Violenza alle donne e ai minori: un circolo da spezzare.

5) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3):

A – 11 Donne con minori a carico e donne in difficoltà (prevalente)

6) Descrizione dell’area di intervento e del contesto territoriale entro il quale si realizza

il progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori

misurabili; identificazione dei destinatari e dei beneficiari del progetto:

4

NZ06047

ALBO REGIONE LIGURIA

4

A) AREE D’INTERVENTO

Il progetto s’inserisce pienamente nella mission dell’associazione proponente, che è

quella di operare per riconoscere, contrastare e prevenire la violenza di genere in

tutte le sue manifestazioni e gravità. Per questo – rispetto al bando di SCN – il

progetto si colloca nel settore Assistenza e nell’area prevalente 11 (i destinatari

prevalenti, come vedremo dopo, sono sempre le donne, anche con minori a carico)

ma con ricadute significative, per i contenuti e la logica progettuale, nelle aree 02 e

03, minori e giovani, che sono tra le categorie più significative anche di beneficiari

del progetto, sia come vittime sia in chiave di prevenzione della violenza.

A1) DEFINIZIONI DELLA VIOLENZA DI GENERE

A1a) La violenza contro le donne: definizione dell’ONU “… la violenza contro le donne è la manifestazione di una disparità storica nei

rapporti di forza tra uomo e donna, che ha portato al dominio dell’uomo sulle donne

e alla discriminazione contro di loro, e ha impedito un vero progresso nella

condizione delle donne …”

dalla Declaration on the elimination of violence against women

adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite,

20 dicembre1993, New York

A1b) Diversi modi di definire la stessa violenza Nella lingua italiana col concetto generale di violenza di genere s’indica la violenza

esercitata contro la donna in quanto donna. E’ esercitata prevalentemente da partner

o ex partner, e per questo essa è nominata in modi diversi, a volte come violenza

domestica, altre come violenza coniugale o nelle relazioni di intimità.

In Europa è IPV: Partner or ex Partner Violence, Domestic Violence, or

Intimate Partner Violence. Essa comprende le violenze esercitate da: fidanzato, amante, marito o convivente,

nei confronti di una donna all’interno di una relazione affettiva o di coppia.

A questa violenza, nel concetto più generale di violenza di genere si aggiungono le

situazioni di violenza subite da sconosciuti e le violenze sui minori, in quanto

vittime dirette anch’essi o perché vittime di violenza cosiddetta “assistita”, nel senso

di essere spettatori della violenza domestica tra adulti. Al concetto di violenza di

genere si associano poi comunemente le violenze subite dagli stessi uomini (in

relazioni etero o omosessuali, o transessuali).

Con femicidio (forma anglosassone) si intendono tutte le uccisioni di donne

avvenute per motivi di genere, quindi a prescindere dallo stato o meno di intimità.

L’utilizzo di un termine specifico per identificare l’evento dell’uccisione della

donna serve anche per distinguere tale esito estremo da quelli che rientrano nella

generale categoria di femminicidio (sempre più usato per indicare tutte le forme di

violenza di genere, non solo quella estrema) e che coincidono con ogni pratica

sociale violenta fisicamente o psicologicamente, che attenta all’integrità, allo

sviluppo psicofisico, alla salute, alla libertà o alla vita delle donne, col fine di

annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico e/o psicologico.

5

A1c) Le forme della violenza

Caratteristiche specifiche della violenza in ambito familiare

Rispetto ad altre forme di violenza, quella di genere presenta degli elementi

particolari, presenti poi in vario modo nelle diverse forme che essa può assumere:

Sicurezza e rischio (nascondere o denunciare?)

Abuso di fiducia (il violento può chiedere e ottenere più di altri)

Relazione complessa (legami forti su più piani tra vittima e carnefice)

Segretezza (violenza celata, tenuta nascosta per vergogna)

Opportunità (per cambiare vita, relazioni, crescere)

Conoscenza intima (il violento conosce nel profondo i punti, anche deboli

della vittima)

Le speranze della vittima (illusioni: tutto passerà; lui cambierà…)

La casa non è sicura (violenza nel luogo più intimo, sicurezza minata al

cuore, costretta a lasciarla)

Molte altre persone vengono colpite (i figli, i parenti che assistono o che

vengono tenuti all’oscuro per proteggerli).

Tipologie di violenza

Rispetto alle forme di violenza esercitata si distinguono le principali tipologie, che

spesso sono agite anche simultaneamente:

Violenza fisica

Violenza sessuale

Violenza psicologica

Violenza economica (sfruttare la vittima economicamente, negandole uso

denaro o impegnandola in oneri)

Stalking

Violenza diretta e assistita sui figli

Violenza spirituale (costringere a fare o non fare pratiche religiose).

A2) FOTOGRAFIA DELLA VIOLENZA DI GENERE

I numeri della violenza in Italia

In Italia non esiste un Osservatorio Nazionale sulla Violenza Contro le Donne (più

volte richiesto dall'ONU al nostro Paese).

Non ci sono quindi fonti univoche ufficiali che misurino la violenza di genere nel

nostro Paese.

Abbiamo estrapolato i dati tra quelli più recenti e significativi, da fonti diverse

(ISTAT, stampa, istituti di ricerca, associazioni):

Partiamo dalla violenza estrema, le uccisioni:

Femicidi

Fonte Eures 2014 (2° Rapporto sul femminicidio in Italia):

Il 2013 – ultimo anno rilevato - è stato un anno nero per i femminicidi (o femicidi

6

veri e propri), con 179 donne uccise, in pratica una vittima ogni due giorni. Rispetto

alle 157 del 2012, le donne ammazzate sono aumentate del 14%.

Aumentano quelli in ambito familiare, +16,2%, passando da 105 a 122, così come

pure nei contesti di prossimità, rapporti di vicinato, amicizia o lavoro, da 14 a 22.

Anche nel 2013, in 7 casi su 10 (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi

si sono consumati all'interno del contesto familiare o affettivo, in linea con il dato

relativo al periodo 2000-2013 (70,5%). Con questi numeri, il 2013 ha la più elevata

percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7%

dei morti ammazzati (179 sui 502); allarmante considerando che le donne

rappresentavano nel 1990 appena l'11,1% delle vittime totali.

Il femminicidio nelle regioni del Nord si configura essenzialmente come fenomeno

familiare, con 46 vittime su 60, pari al 76,7% del totale; mentre sono il 68,2% dei

casi al Centro e il 61,3% al Sud (con 46 donne uccise in famiglia sulle 75 vittime

censite nell'area). Qui al contrario è più alta l'incidenza delle donne uccise all'interno

di rapporti di lavoro o di vicinato (14,7% a fronte del 5% al Nord) e dalla criminalità

(18,7% contro l'11,4% del Centro e l'11,7% del Nord).

81 donne, il 66,4% delle vittime dei femminicidi in ambito familiare, hanno trovato

la morte per mano del coniuge, del partner o dell'ex partner; la maggior parte per

mano del marito o convivente (55, pari al 45,1%), cui seguono gli ex coniugi/ex

partner (18 vittime, pari al 14,8%) ed i partner non conviventi (8 vittime, pari al

6,6%).

Lo scorso anno si è avuto, anche per effetto del perdurare della crisi, un forte

aumento dei matricidi, spesso compiuti per ragioni di denaro o per una

esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla necessità: sono

infatti 23 le madri uccise nell'ultimo anno, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, a

fronte del 15,2% rilevato nel 2012 e del 12,7% censito nell'intero periodo 2000-

2013 (215 matricidi). Ad uccidere sono nel 91,7% dei casi i figli maschi e nell'8,3%

le figlie femmine.

La tabella seguente (estrapolata dalla ricerca Eures) riassume le caratteristiche

prevalenti della violenza estrema perpetrata oggi in Italia:

7

Sempre EURES e ANSA rilevavano l’andamento del decennio precedente, così

riassumibile:

Altra fonte utile per rilevare e comparare i dati complessivi del fenomeno a livello

nazionale: Casa delle donne per non subire violenza (vedi sito

http://www.stopfemminicidio.it/tempo.php ). Espone i dati italiani tra il 2005 e il

2013, che confermano la crescita costante:

Ben il 70,8%, 1.459 in valori assoluti, sono avvenuti all’interno dell’ambiente familiare o delle relazioni affettive.

Le vittime: 388 donne avevano tra i 35 e i 44 anni, 352 tra i 25 e i 34, 130 erano minorenni.

2.061 le donne morte dal 2000 al 2011. 7 su 10 in ambito familiare, 607 mogli, 207 ex, di cui la metà uccise entro 90

giorni dopo aver troncato una relazione. Nel 2011 sono stati il 30,9% degli omicidi totali in Italia: la percentuale più

alta dell’ultimo decennio.

8

Nella maggior parte dei 1.036 casi della serie, l'autore di femicidio non è uno

sconosciuto o quello che può essere definito un "maniaco incontrato per caso".

Dei 629 casi in cui l'assassino è un partner: attuale (483 casi), ex (146 casi).

Dalla stessa ricerca emerge che il 72% delle vittime e il 75% degli autori di

femicidio sono di nazionalità italiana, abbattendo l’altro stereotipo legato alla

maggiore frequenza tra immigrati e cittadini di altri Paesi.

Dal quadro della violenza estrema sulle donne, emerge la “causa” più eclatante alla

base di queste uccisioni, che la ricerca stessa definisce come "COLPEVOLI DI

DECIDERE" (da parte delle donne): oltre 330 donne sono state uccise, dal 2000 a

oggi, per aver lasciato il proprio compagno. Quasi la metà nei primi 90 giorni

dalla separazione. Il rapporto Eures li definisce i 'femminicidi del possesso', e

conseguono generalmente alla decisione della vittima di uscire da una relazione di

coppia; a tale dinamica sono da attribuire con certezza almeno 213 femminicidi tra

le coppie separate, e 121 casi in quelle ancora unite dove la separazione si manifesta

come intenzione.

Il 45,9% avvengono nei primi tre mesi dalla rottura (il 21,6% nel primo mese e il

24,3% tra il primo e il terzo mese). Ma il "tarlo dell'abbandono" ha una forte

capacità di persistenza e di riattivazione nei casi di un nuovo partner della ex, della

separazione legale, o dell'affidamento dei figli. Tanto che il 3,2% dei femminicidi

14 34 82

195

629

Relazione vittima - autore

estraneo

sfruttatore

conoscente

parente

partner

9

nelle coppie separate avviene dopo 5 anni dalla separazione.

Il femminicidio è spesso un'escalation di violenze e/o vessazioni di carattere

fisico. I dati disponibili indicano un'elevata frequenza di maltrattamenti pregressi a

danno delle vittime, censiti nel 33,3% dei femminicidi di coppia nel 2013 (27 in

valori assoluti) e nel 22,5% tra il 2000-2013 (193 in valori assoluti). Eures sottolinea

"l'inefficacia/inadeguatezza della risposta istituzionale alla richiesta d'aiuto

delle donne vittime di violenza all'interno della coppia, visto che nel 2013 ben il

51,9% delle future vittime di omicidio (17 in valori assoluti) aveva

segnalato/denunciato alle Istituzioni le violenze subite".

Femminicidi/violenza di genere

Passando dalle informazioni sui casi estremi a quelli sul più ampio spettro della

violenza di genere, a livello ufficiale l’ultima ricerca sul tema è dell’ISTAT, 2014:

“La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”, che ha finalmente

integrato i dati precedenti che risalivano all’indagine “Violenza di genere in Italia”

del 2006.

Le rilevazioni (dal vivo o telefoniche) sono state svolte tra maggio e dicembre 2014

su un campione complessivo di 24.761 donne.

Stimati i seguenti casi di violenza (valori assoluti sul totale delle donne – subita

almeno una volta nella vita - e percentuali):

A questi casi si aggiungono quelli di stalking, subito da 3.466.000 donne (il

16,1% della popolazione, 1/3 circa dal partner).

6.788.000 donne vittime di almeno una violenza nella vita (pari al 31,5% della popolazione f. tra 16 e 70 anni)

fisica il 20/2% (18,8% nel 2006) sessuale il 21% (23,7% nel 2006)

stupri il 5,4% (4,8% nel 2006)

10

A seguito delle ripetute violenze dai partner (attuali o precedenti), più della metà

delle vittime soffre di perdita di fiducia e autostima (52,75%). Tra le conseguenze

sono molto frequenti anche ansia, fobia e attacchi di panico (46,8%), disperazione e

sensazione di impotenza (46,4%), disperazione e sensazione di impotenza (46,4%),

disturbi del sonno e dell’alimentazione (46,3%), depressione (40,3%), nonché

difficoltà a concentrarsi e perdita della memoria (24,9%), dolori ricorrenti del corpo

(21,8%), difficoltà nel gestire i figli (14,8%) e autolesionismo o idee di suicidio

(12,1%).

Il legame familiare fra vittima e maltrattatore rende estremamente più difficile la

denuncia o l’allontanamento dell’autore della violenza e spesso induce a

minimizzare o i fatti e a non prevederne l’evoluzione. L’autocensura non è però

l’unico carattere che rinforza il lato in ombra di questo fenomeno. Anche le fonti di

tipo amministrativo, in ambito sanitario, giuridico e sociale, sono inadeguate: spesso

non distinguono l’autore della violenza, elemento essenziale per definirne la natura

di violenza di genere, né tanto meno rilevano le caratteristiche di chi maltratta e

della vittima. Ad esempio i dati raccolti dai Pronto soccorso, così come quelli di

ricovero e dimissione ospedaliera, indicano la causa di accesso o ricovero secondo

un’appropriata classificazione internazionale, ma non menzionano l’autore della

violenza; al contrario i fascicoli giudiziari si preoccupano principalmente dell’autore

di reato, lasciando però in ombra la vittima.

Sempre dalla ricerca ISTAT è allarmante: il 65,2% delle vittime ha dichiarato che i

figli hanno assistito a uno o più episodi di violenza (in aumento, era il 60,3% nel

2006).

Nel 16,2% dei casi i figli vi hanno assistito raramente, nel 26,7% a volte, nel 22,2%

spesso (ma questo dato è raccolto dalle adulte, che spesso non si accorgono della

reale, più grave, percezione che ne hanno i figli).

Nel 25% dei casi di violenza domestica i figli sono stati coinvolti direttamente.

La stessa ricerca evidenzia come i figli che assistono alla violenza del padre nei

confronti della madre hanno una probabilità maggiore di essere autori di violenza

nei confronti delle proprie compagne e le figlie di esserne vittime.

Nella maggioranza dei casi “fotografati” nel 2014 le violenze NON sono denunciate. Solo il 35,4% delle donne vittime considera la violenza un reato! Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 94% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6%). Le donne che non parlano con nessuno delle violenze subite sono il 24% (da non partner) e ben il 40% se subite dal partner. Solo il 3,7% si è rivolta ad un centro antiviolenza (realtà sconosciuta al 12,8% delle vittime).

11

Ancora recente, l’indagine condotta da Il Sole 24 ore (pubblicata il 25/11/2013) che

evidenzia altri dati interessanti:

Infine, riprendiamo alcune tra le informazioni contenute nell’indagine nazionale

«Quanto costa il silenzio?» di Intervita onlus (2013):

La violenza subita dalle donne ogni anno ha un costo economico e sociale di quasi

17 miliardi di euro, il triplo della spesa pagata dal nostro paese ogni anno per

incidenti stradali.

Soprattutto il dato sulle spese sanitarie, secondo Intervita, è sottostimato: perché

solo il 3,3% delle vittime ha fatto ricorso a cure ospedaliere. Il 96,7% di episodi di

violenza non ha dato luogo a ricoveri, ma molto probabilmente ha determinato

conseguenze sulla salute e prodotto costi.

La mancata produttività è stimata invece in 604,1 milioni di euro.

Il prezzo della violenza, però, lievita soprattutto a causa dei costi non monetari: si

calcola in 14,3 miliardi di euro il costo umano, emotivo ed esistenziale sostenuto

dalle vittime, dai loro figli e familiari. Include l'impatto della violenza sui bambini,

l'erosione del capitale sociale, la riduzione della qualità della vita e della

partecipazione alla vita democratica.

L’aggressore in Italia è mediamente un uomo: - tra i 35 e i 54 anni nel 61% dei casi - un impiegato nel 21% - una persona istruita (il 46% ha la licenza media superiore e il 19% la laurea) - il persecutore non fa poi in genere uso di alcol e di droghe (63%)

Il profilo della donna-vittima: - di età compresa fra i 35 e 54 anni - con la licenza media superiore nel 53% e la laurea nel 22%

Di questi 16,719 miliardi di euro spesi ogni anno a causa della violenza di genere 2,377 sono costi diretti:

sanitari (460,4 milioni) consulenza psicologica (158,7 mln) farmaci (44,5 mln) ordine pubblico (235,7 mln) giudiziari (421,3 mln) spese legali (289,9 mln) costi dei servizi sociali dei Comuni (154,6 mln) e dei centri antiviolenza (circa 8 milioni)

12

A3) LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO

Le leggi in vigore in Italia

Senza addentrarci negli aspetti legali connessi alla violenza di genere (civili, penali

e procedurali) ricordiamo la normativa vigente sulla violenza di genere:

- Legge 4 aprile 2001 n.154, su “Misure contro la violenza nelle relazioni familiari”

(disciplina civilistica);

- Legge 23 aprile 2009 n.38, introduttiva del delitto di atti persecutori – stalking;

A giugno 2013 il parlamento italiano ha ratificato la Convenzione di Istanbul2 e ad

agosto 2013 il governo italiano ha emanato con decreto legge norme penali che

aggravano le ipotesi di atti persecutori o omicidio contro il coniuge o il convivente,

tramite specifiche aggravanti dei reati:

- Decreto legge 14 agosto 2013 n. 93, poi convertito nella legge 15 ottobre 2013 n.

119.

Il decreto 93 prevede anche una definizione più precisa degli interventi per

prevenire e contrastare la violenza di genere (Art. 5 Piano d'azione straordinario

contro la violenza sessuale e di genere), in conseguenza del quale la Conferenza

Stato Regioni sta approntando linee d’intervento che guideranno le azioni sui

territori nei prossimi anni (anche se per ora fonte di accese discussioni con le stesse

associazioni e i Centri Antiviolenza).

Tra le finalità del suddetto Piano, segnaliamo – per l’attinenza con il nostro

contesto progettuale – le seguenti:

a) prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso

l'informazione e la sensibilizzazione della collettività, rafforzando la

consapevolezza degli uomini e dei ragazzi nel processo di eliminazione della

violenza contro le donne e nella soluzione dei conflitti nei rapporti

interpersonali;

c) promuovere un'adeguata formazione del personale della scuola alla

relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e promuovere, […]

nella programmazione didattica curricolare ed extracurricolare delle scuole di

ogni ordine e grado, la sensibilizzazione, l'informazione e la formazione degli

studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la

discriminazione di genere […];

d) potenziare le forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza

e ai loro figli attraverso modalità omogenee di rafforzamento […] dei centri

antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza;

h) prevedere una raccolta strutturata e periodicamente aggiornata, con cadenza

almeno annuale, dei dati del fenomeno, ivi compreso il censimento dei centri

antiviolenza, anche attraverso il coordinamento delle banche di dati già

esistenti;

i) prevedere specifiche azioni positive che tengano anche conto delle

competenze delle amministrazioni impegnate nella prevenzione, nel contrasto e

nel sostegno delle vittime di violenza di genere e di stalking e delle esperienze

2 Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e

la violenza domestica. Entra ufficialmente in vigore dal 1° agosto 2014.

13

delle associazioni che svolgono assistenza nel settore.

B) IL CONTESTO TERRITORIALE DEL PROGETTO

B1) PECULIARITA’ TERRITORIALI

In Liguria sono censiti al 31/12/2013 n. 1.591.939 abitanti (di cui il 52,5% donne).

Di questi, 138.355 il 8,7% sono stranieri (di cui 54% donne).

Il progetto interessa il territorio della Provincia di Genova, il più popoloso e

urbanizzato nella Regione Liguria (55% circa della popolazione regionale): 868.046

persone, di cui 47,3% uomini e 52,7% donne.

L’età media provinciale è al 3° posto assoluto in Italia, con 47,7 (anni). (2014, fonte

Urbistat).

Come già indicato prima, la violenza di genere è un fenomeno diffuso, trasversale

rispetto alle differenze socio-economiche e culturali, e con una marcata specificità

familiare; intervengono però altre variabili nello sviluppo del fenomeno, ben

presenti nel nostro territorio, quali:

1. 1) La presenza di popolazione straniera, tendenzialmente più fragile e meno

tutelata dal punto di vista dei diritti e nell’accesso ai servizi;

2. 2) La distribuzione per genere del tasso di occupazione e d’inattività. La crisi

economica che stiamo attraversando da alcuni anni è fonte d’inasprimenti nei

rapporti interpersonali e familiari, con effetti devastanti anche sulla violenza di

genere.

Nei dettagli:

1) Nella Provincia di Genova si concentrano 73.525 stranieri (8,47% della

popolazione), (fonte Urbistat, 2014). A questi bisogna aggiungere, oltre ai nuovi

nati, anche i residenti adulti che hanno o stanno ottenendo la cittadinanza italiana:

su base degli ultimi 5 anni in Liguria, ogni anno acquisiscono la cittadinanza circa

1.600 stranieri, di cui il 58% circa donne.

Il tasso di crescita degli stranieri è del 151,5‰ (ovvero 18° posto su 110

province).

La popolazione di cittadinanza straniera in Liguria e in provincia di Genova

continua a essere caratterizzata da un’elevata componente femminile, (Centro

Studi Medì, VI rapporto sull’immigrazione a Genova) che non si riscontra nelle

altre regioni del Nord, a causa del fabbisogno di personale di assistenza e cura

della popolazione ligure, caratterizzata da:

- un processo d’invecchiamento ben superiore alla natalità, che prosegue da alcuni

decenni;

- da una parallela contrazione delle fasce giovanili;

- da nuclei familiari con uno o massimo due figli.

Le donne straniere, dopo un primo periodo di presenza sul territorio ligure da sole,

cercano di ricomporre il nucleo familiare d’origine, avvicinando prima i figli (da

cui ne può derivare il problema dei minori che si trovano senza reali riferimenti,

senza un processo d’inserimento effettivo nel contesto sociale e culturale

genovese, fino a spingersi al fenomeno delle gang giovanili, perlopiù

14

sudamericane) e poi i mariti, che però qui trovano ribaltato il loro ruolo familiare,

per minor conoscenza e possibilità di inserirsi nel territorio genovese, avendo

maggiori difficoltà a trovare un lavoro adatto alle proprie competenze. Anche

l’autonomia economica acquisita in Italia dalle donne, rispetto alla dipendenza

dell’uomo, è un fattore scatenante della violenza domestica.

Le donne straniere qui occupate possono anche creare dei nuovi nuclei familiari,

suscitando le reazioni negative e violente dei figli ricongiunti che si trovano

catapultati in un nuovo nucleo (più fragile e limitato rispetto alla famiglia

allargata tipica dei paesi d’origine) in un contesto straniero.

2) Altri dati socio-economici, in anni di crisi in crescita: occupazione generale

della popolazione (età 15-64) del 61,4% (il più basso del Nord), di cui il 76,2%

uomini e solo il 58,8% donne. L’incremento del tasso di disoccupazione osservato

fra il 2011 e il 2012 è stato decisamente più elevato per le donne (dal 7% al

10,3%) che per gli uomini (dal 5,8% al 6,4%). Questi dati sono riscontrabili anche

nelle comunità straniere.

In Liguria ISTAT rileva nel 2014 le percentuali delle famiglie per giudizio sulla

condizione economica percepita: il 19,7% si percepisce in grave difficoltà, il 18,7%

in difficoltà e oltre il 56,5% con qualche difficoltà.

La condizione di maggior disoccupazione, specie in condizione di maternità, che

grava sulle donne, è un fattore importante che ostacola l’acquisizione

dell’autonomia necessaria alle donne oggetto di violenza. La mancanza di supporti

sociali ed educativi per i figli minori rende difficile trovare e mantenere

l’occupazione, che è la garanzia per ottenere l’altro elemento essenziale, cioè

l’autonomia abitativa dal coniuge.

La situazione di stallo della crisi economica con la conseguente recrudescenza di

situazioni di disoccupazione o instabilità lavorativa cronica, sta accentuando un

ulteriore fenomeno di violenza, particolarmente presente nella nostra regione. Si

tratta della violenza domestica di figli adulti (inoccupati, in crisi personale, a volte

anche separati controvoglia) che, vivendo coi genitori, senza una vera autonomia

personale, accentuano episodi di violenza nei confronti specialmente delle madri

(anziane). Una situazione questa che era tipica delle famiglie di tossicodipendenti,

ora esportata anche ad adulti “normali”.

B2) I SERVIZI ESISTENTI

Per contrastare ogni forma di violenza e discriminazione sul territorio ligure, nel

2006 nasce la Rete Provinciale Antiviolenza, che promuove un disegno di legge

ottenendo – primo caso in Italia – una legge regionale (n. 12/2007) che riconosce la

specificità del fenomeno della violenza di genere, ed è volta a garantire “Interventi

di prevenzione sulla violenza di genere e misure a sostegno delle donne e dei minori

vittime di violenza”.

Il sistema di rete esistente garantisce che tutti i casi emergenti e riconosciuti tali

dai primi interlocutori (FF.OO., pronto soccorso, ATS dei servizi comunali)

sono indirizzati ai centri antiviolenza del territorio, che diventano quindi lo

snodo per la tutela fisica, psicologica, relazionale ed eventualmente legale delle

vittime.

15

Alla fine del 2013 è finalmente stata attivata dalla Regione l’Osservatorio regionale

sulla violenza contro le donne, che attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi

dei dati forniti dai centri antiviolenza e dai pronto soccorso sul territorio svolgerà

una funzione di monitoraggio del fenomeno.

A luglio 2014 si è costituita un’associazione temporanea di scopo (ATS) tra i

soggetti che a vario titolo intervengono per la gestione di un sistema di

prevenzione, informazione, consulenza e sostegno alle donne vittime di violenza.

Comprende: Il Cerchio delle Relazioni, Centro per non subire violenza – Onlus,

Cooperativa Sociale Mignanego, UDI Archivio Biblioteca M. Ferro, L’Aurora

Soc. Cooperativa Soc. Onlus, Cirs – Ge.

B3) I NUMERI LOCALI DELLA VIOLENZA

Il contesto genovese non differisce di molto dalle caratteristiche quantitative

(percentuali) descritte nel contesto nazionale.

Posto che il sommerso, in quanto tale, non è stato determinato a causa dell’assenza

di indagini specifiche a livello regionale, per quantificare la violenza di genere in

provincia di Genova bisogna attenersi al lavoro svolto dai centri antiviolenza ivi

presenti e ai dati confluiti quindi nelle statistiche tenute a livello prima provinciale,

poi regionale.

Escludendo il Tigullio (non considerato come destinatario diretto di questo

progetto), nelle altre aree della provincia di Genova sono presenti in ATS tre Centri

Antiviolenza ufficiali (con rete di sportelli collegati). Ognuno fa capo a

un’organizzazione diversa:

- Il Cerchio delle Relazioni, Associazione di Promozione Sociale (qui proponente,

già descritta);

- Centro per non subire violenza Onlus (da U.D.I.), Associazione Onlus, con

attività in Genova centro;

- Mignanego Società Cooperativa Sociale Onlus/Centro Pandora, Cooperativa

Sociale, con attività prevalenti in Valpolcevera e genovesato.

Il Cerchio delle Relazioni può presentare un resoconto dei casi affrontati dai 2 centri

(Sede e Mascherona) nell’anno 2014:

N° casi per forme di violenza subite dalle vittime (anche più di una forma per

donna):

contatti diretti 371 segnalazioni (da FFOO, ATS, tribunali) 58

TOTALE CASI 429

Nazionalità donne seguite: Italiane 264

Straniere 102 Non indicata 5

ETA’ MEDIA 44 ANNI

16

Passando alla figura del maltrattante, questi sono i dati prevalenti nello stesso

periodo:

Rimanendo sull’ultimo anno come riferimento, i principali indicatori sui casi

emersi e sulle attività implementate dai centri antiviolenza CdR, sono:

ANNO 2014 Cerchio

Relazioni

N° COLLOQUI TELEFONICI 371

N° PRIMI COLLOQUI 305

240

274

29 39

2

69

0

50

100

150

200

250

300

Fisica Psicologica Sessuale Economica Mobbing Stalking

Casi di violenza 2014

188

81

22

2

19

2 0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

Partner Ex partner Parente Datore dilavoro

Altrapersona

Sconosciuto

I maltrattanti sono

Nazionalità maltrattanti: Italiani 159 Stranieri 58

Non dichiarata 97

17

Una particolare attenzione, anche ai fini di questo progetto, riguarda la violenza

familiare sui minori. Di questi, vittime di violenza diretta o assistita, dei 4.635

seguiti dai servizi sociali locali nel 2005 (ultimo dato accertato):

La problematica emergente per tutti i minori maltrattati è la conflittualità intra-

familiare: rappresenta il 90% dei casi; il maltrattante è un partner, un ex partner o un

parente. Difficilmente è una violenza che parte da uno sconosciuto. Anche se la

donna può separarsi dal legame, i figli mantenendo rapporti col padre – anche se

protetti – rimangono esposti alle pressioni paterne, come bersaglio delle

comunicazioni distorte tra i genitori.

La violenza sui minori è drammaticamente una delle cause della sua stessa

riproducibilità e prosecuzione nel tempo, nelle generazioni (come già indicato anche

N° PRESE IN CARICO 183

N° CONSULENZE LEGALI 115

N° CONSULENZE

PSICOLOGICHE 82

GRUPPI PER IL

CAMBIAMENTO 3

N° MINORI SEGUITI

VITTIME DI ABUSO E

MALTRATTAMENTO 28

NUCLEI FAMILIARI IN

STRUTTURE PROTETTE 6

41%

25%

22%

12%

Violenza diretta e assistita sui minori

maltrattamento psichico

maltrattamento fisico

violenza assistita

abuso sessuale

18

nei dati ISTAT).

Una recente ricerca del reparto di neuropsichiatra infantile dell’Ospedale

Pediatrico Bambin Gesù di Roma (Prof. F. Montecchi), su un campione di 320

bambini vittime di violenza assistita ha rivelato che dei loro genitori:

Dunque, mediamente il 70% della violenza sui figli deriva da adulti che sono stati a

loro volta vittime.

C) ANALISI DEL CONTESTO

Dai dati riportati finora, traiamo i seguenti elementi prioritari d’analisi:

L’EMERGENZA DELLA VIOLENZA. La violenza di genere, superando ignoranza

e letture superficiali – ancora presenti nella società – è una piaga emergenziale per il

nostro territorio, i cui costi umani ed economici sono di gran lunga ancora

sottovalutati. Inoltre, i dati quantitativi raccolti in questi anni indicano non solo un

aumento delle violenze, ma anche il grande lavoro che ancora c’è da fare per portare

alla luce l’area maggioritaria di violenza sommersa e che quindi non può essere

opportunamente tutelata.

LA VIOLENZA E’ SOMMERSA. I dati del territorio oggetto del progetto

confermano i trend nazionali. Se manteniamo il dato ISTAT 2014 come riferimento,

ciò significa che, partendo dal dato di 305 primi contatti (già con un confronto

approfondito con operatrici e con la definizione precisa del tipo di violenza subita), i

casi di violenza REALI sul territorio genovese allargato potrebbero essere vicini alla

cifra annua di 20.000 casi (su una popolazione femminile di oltre 350.000 donne)

pari al 5,7% del totale.

ATTENZIONE ALLA FASCIA IMMIGRATA PIU’ DEBOLE. Sul totale delle

donne che si rivolgono ai servizi della sede e del Centro, una su tre è straniera; ma

ben i 2/3 delle ospiti delle case rifugio sono immigrate. Come già descritto, per

questa categoria di vittime sono maggiori le problematiche legate ai diversi approcci

culturali (di origine) alla figura della donna, e quindi all’abuso della violenza nei

rapporti familiari. Per gli adulti di prima generazione in Italia, permangono i

29%

41%

30%

Il dramma che si riproduce

sono i padri cheavevano subitoviolenza da minori

sono le mamme cheaveva subitoviolenza da minori

sono i genitori senzaesperienzetraumatiche

19

condizionamenti della tradizione social e familiare di provenienza, ma anche le

difficoltà a individuare una rete di sostegno locale per le vittime, nel momento del

tentativo di uscita.

LA VIOLENZA E’ UN CIRCOLO DA SPEZZARE TRA TUTTI I SOGGETTI.

L’esperienza dei Centri Antiviolenza indica che non è possibile porre termine alla

violenza di genere agendo solo sulla figura della vittima. Per quanto rimanga

fondamentale l’opera di assistenza e di difesa delle vittime (donne e minori), la

risposta definitiva al fenomeno non può non coinvolgere il maschio, in chiave

preventiva e di presa di responsabilità rispetto alla violenza finora agita.

I dati suggeriscono la necessità di interventi specifici diretti sui minori, ma anche sul

maltrattante, che altrimenti trasferisce la sua violenza su altre donne con cui entra in

relazione o sugli stessi figli, che rimangono i destinatari della violenza che non può

più essere espressa sulla donna.

TUTELARE I MINORI PER PREVENIRE FUTURI MALTRATTANTI. E’

prioritario l’intervento per prevenire la trasmissione del modello violento tra

genitori e figli. Intervento terapeutico e educativo: il primo nei casi palesi di

violenza (a opera di operatori qualificati), il secondo come diffusione di una cultura

di negazione della violenza, anche se culturalmente finora ancora accettata.

La violenza di genere non ha quartiere né classe sociale; è diffusa e si “forma”

proprio nell’età dello sviluppo. L’adolescenza, età già critica per la persona, per i

cambiamenti biologici, relazionali e sociali che comporta, è il terreno incerto del

manifestarsi di questi casi. E’ l’età in cui si definiscono modelli comportamentali

che possono generare il benessere o il malessere dell’individuo, nel suo relazionarsi

con gli altri e stare in una comunità.

La nostra esperienza coi giovani maltrattati o maltrattanti ci ha insegnato a dare il

giusto valore a interventi che mettano al centro l’educazione alla relazionalità, alla

scoperta del ben-essere personale, in armonia con gli altri, per costruire un’identità

che possa essere capace di affrontare le sfide della vita, nello studio, nel lavoro,

nella vita sociale. E che, nell’immediato, aiuti a contenere e se possibile ridurre le

situazioni di potenziale violenza dei giovani (per sé stessi e per gli altri),

trasmettendo modelli sani di comportamento.

CONOSCERE I PROPRI DIRITTI E LE FORME DI TUTELA. Dalle indicazioni

emerse dai casi seguiti in questi anni, dall’associazione proponente così come dalle

altre presenti sul territorio, emerge la difficoltà delle vittime di agire contro la

violenza, prima di una degenerazione della situazione domestica, anche per la non

conoscenza dei propri diritti e delle forme di tutela esistenti sul territorio ligure. Le

donne genovesi non hanno a disposizione uno o più strumenti costanti di

informazione, specie le ragazze, su questi temi. Si possono riscontrare solo alcune

campagne di massa, ma legate a eventi particolari o a progetti mirati e con durata

comunque limitata.

D) INDICATORI DI RIFERIMENTO In funzione delle condizioni di partenza, del contesto e del territorio, la rilevazione

del bisogno primario avviene attraverso i seguenti indicatori principali:

20

E) DESTINATARI E BENEFICIARI

E1) DESTINATARI

Il progetto ha come destinatari principali le vittime di femminicidio, donne e

minori del nucleo familiare coinvolti nella violenza domestica, presenti nel

territorio interessato al progetto (in pratica quello identificabile con la ASL 3).

Sono destinatari diretti delle attività progettuali sia i casi seguiti direttamente dal

Cerchio delle Relazioni sia quelli che, grazie alle attività progettuali, usufruiranno

dei servizi di tutta la rete antiviolenza provinciale.

Possono anche essere destinatari del progetto i maschi autori di violenze, che

accedendo ai servizi - autonomamente o su provvedimento giudiziario – in quanto

che favoriscano l’uscita dal circuito di violenza della vittima o dei minori.

E2) BENEFICIARI

I beneficiari raggiunti dalle azioni proposte dal progetto e dai suoi risultati sono

molteplici, sullo stesso territorio:

BENEFICIARIO BENEFICI

Le realtà associate che compongono la rete

antiviolenza provinciale (e le nuove reti

coinvolte nel patto di sussidiarietà della

conferenza dei sindaci genovese)

Confronto e nuove informazioni utili per

migliorare i servizi erogati;

Nuovi casi da seguire;

Maggiore visibilità e valore sul territorio.

Le altre organizzazioni sociali e culturali

esterne alla rete (centri d’ascolto,

cooperative educative, parrocchie, circoli,

ecc.)

Miglioramento nella chiarezza sui rispettivi

ruoli e compiti alle utenze;

Potenziale coinvolgimento su attività

comuni (di promozione, sensibilizzazione).

Le amministrazioni e gli enti locali Sostegno diretto alla gestione dei casi,

IND1. Numero di vittime che accedono per la prima volta agli sportelli dei centri antiviolenza riconosciuti ufficialmente sul territorio (di tutti i centri in rete), con particolare attenzione all’età e alla provenienza etnica;

IND2. Numero di maltrattanti che accedono per la prima volta ai servizi di ascolto a loro riservati;

IND3. Numero di report (interni) su osservazioni aggiornate sulle situazioni delle vittime seguite, e sullo sviluppo della loro condizione;

IND4. Numero di report (esterni) con informazioni aggiornate e comunicabili sui casi seguiti e sullo stato dei servizi per sostenere attività d’informazione pubblica;

IND5. Numero (anche %) di progetti su donne (e figli) vittime; IND6. Numero di minori che accedono alla comunità e loro percorso di

uscita.

21

specie delle emergenze;

Maggiori e migliori informazioni per

definire obiettivi e strategie d’intervento, e

azioni nel proprio ambito;

Miglior coordinamento con i settori

d’intervento (affini o contigui): legalità,

servizi sociali, sanità anche mentale.

Le istituzioni della sicurezza e della

giustizia

Copertura di servizi necessari alla

protezione della vittima, al riconoscimento

dei casi di violenza, alla gestione dei

percorsi definiti dai provvedimenti di

giustizia;

Maggiori e migliori informazioni per

definire obiettivi e strategie d’intervento, e

azioni nel proprio ambito;

Miglior coordinamento con le realtà locali;

Maggiore visibilità e riconoscimento

pubblico dei propri ruoli.

Gli ordini prof.li: avvocati, giornalisti Nei rispetti ambiti:

Maggiori informazioni per agire

correttamente nei propri compiti;

Miglioramento dell’immagine e delle

ricadute professionali.

I giovani Conoscenza del fenomeno, consapevolezza

e responsabilizzazione sul proprio ruolo;

Educazione valoriale e superamento di

stereotipi o consuetudini;

Più facile emersione di casi di violenza,

testimonianze.

Comunità / gruppi di immigrati Aumento della conoscenza delle condizioni

e delle leggi nel territorio italiano;

Più elevata informazione tra generazioni di

immigrati per favorire le posizioni contro

la violenza domestica e la sua emersione.

La cittadinanza (in generale) Aumento delle informazioni disponibili sul

tema;

Chiarificazione su stereotipi e pregiudizi

sulla violenza domestica;

Aumento della consapevolezza e della

sensibilità anche nel fare emergere casi in

prossimità (vicinato, quartiere).

22

7) Obiettivi del progetto:

I dati del contesto evidenziano un drammatico perdurare dei casi della violenza

domestica e di genere anche nella nostra regione. I segnali di maggiore

consapevolezza delle donne, di ogni età rispetto al passato, non sono ancora

accompagnati da un’emersione dei casi reali né da una soluzione complessiva al

fenomeno. Il taglio drammatico dei servizi pubblici e dei finanziamenti, nonostante

la nuova legge – ancora in via di attuazione – e la riorganizzazione locale in ATS,

costringe ad abbassare lo sguardo, a restare sull’intervento quotidiano, fatto di

emergenza – come i numeri esposti prima confermano – senza poter offrire le

condizioni per spezzare realmente un circolo apparentemente senza uscita.

Con questo progetto (basandoci su esperienze pregresse – compresa quella dei

volontari di SCN impegnati attualmente nel primo progetto Stop violence! Giovani

contro il femminicidio) vogliamo contribuire in modo strutturato, scientifico ed

efficace a invertire la rotta, ad allargare la visuale, aiutando a innovare e consolidare

modelli d’intervento che agiscano sul rafforzamento della qualità e quantità dei

servizi esclusivi alle vittime e ai minori, e favorendo l’accesso agli stessi servizi da

parte delle vittime potenziali, anche in un’ottica di prevenzione. Col progetto SCN

2014 l’Associazione aveva puntato a rafforzare l’impianto comunicativo territoriale,

anche per far emergere la violenza. Il nuovo progetto partirà da queste basi, per

concentrarsi sulla qualità dei servizi e garantire così un miglioramento agli indicatori

di riuscita dei progetti di intervento su vittime e minori.

Pertanto, l’obiettivo generale del progetto, in coerenza con quanto indicato finora

come bisogno principale individuato, è il seguente:

Dall’obiettivo generale derivano quelli specifici, che tengono conto del complesso di

destinatari e beneficiari rilevati e si sviluppano secondo gli indicatori individuati, in

funzione di raggiungere concreti risultati, misurabili:

INDICATORI DI

PARTENZA

OBIETTIVI

SPECIFICI RISULTATI ATTESI

Migliorare la qualità dei percorsi integrati di sostegno alle donne e ai minori vittime, per aumentare le condizioni personali di successo nell’uscita dalla violenza prima, durante e dopo la presa in carico, anche potenziando la conoscenza e l’informazione dei servizi sul territorio, per aiutare le vittime a riconoscere la violenza agita/subita, a percepirsi non isolate emergendo dal sommerso, a identificare i propri diritti e i servizi a disposizione, a ritrovare risorse personali, fiducia e autostima durante il percorso di uscita dalla violenza.

23

I1 – Percorsi di

presa in carico di

donne vittime

conclusi con

successo (uscita

dalla violenza e

ripresa

dell’autonomia e

benessere

personale).

O1 – Aumentare la

qualità dei servizi, per

facilitare la riuscita

dei percorsi personali

delle vittime.

R1.1 Aumento delle prese in carico

(+15% minimo)

R1.2 Incremento dei servizi dedicati

alla persona, specie per origine

etnica (n°4)

R1.3 Incremento del tempo medio di

sostegno alla donna (+ 20% /mese)

R1.4 Incremento dell’uscita dai

servizi in piena autonomia (+30%).

I2 - Percorsi di presa

in carico di minori

vittime (o assistenti

violenza) conclusi

con successo (uscita

dalla violenza,

miglioramento

psico-fisico e avvio

di percorsi per l’età

futura).

O2 - Aumentare la

qualità dei servizi, per

facilitare

l’accompagnamento

allo sviluppo integrale

personale dei minori

vittime.

R2.1 Aumento delle prese in carico

(+20% minimo)

R2.2 Incremento dei servizi dedicati

ai bambini, specie per origine etnica

(n°5 nuovi servizi)

R2.3 Incremento del tempo medio di

sostegno ai bambini (+ 20% /mese)

R2.4 Migliori sinergie coi servizi sul

territorio per lo sviluppo psicofisico

(n° 4 nuove)

R2.4 Incremento dell’uscita dai

servizi con passaggio a percorsi

educativi di sviluppo delle

potenzialità (+30%).

I3 - Numero di report

(interni) su

osservazioni

aggiornate sulle

situazioni delle

vittime seguite, e

sullo sviluppo della

loro condizione.

O3 - Dare visibilità al

lavoro svolto,

offrendo informazioni

approfondite a uso

ricerche di settore e

miglioramento dei

servizi.

R3.1 Report strutturato sugli esiti

delle procedure legali

(miglioramento del primo

esistente) R3.2 Report strutturato sulla

funzionalità delle metodologie

psicologiche applicate ai casi

(miglioramento del primo

esistente)

R3.3 Indagine sulle condizioni psico

sociali delle vittime nell’iter

completo del percorso d’aiuto,

incluse giovani e immigrate

(aggiornamento, n°3)

I4 - Numero di report

(esterni) con

informazioni

aggiornate e

comunicabili sui casi

seguiti e sullo stato

dei servizi per

sostenere attività

d’informazione

pubblica.

O4 - Dare visibilità al

lavoro svolto,

offrendo informazioni

approfondite e mirate

a uso impostazione di

campagne

informative.

R4.1 Integrare il report mensile

regionale (database quantitativo) con

informazioni mirate per target group

specifici (n°6)

R4.2 Produrre report generali

mensili per gli altri soggetti della

rete (n°6)

R4.3 Realizzare schede mirate per

target group (giornalisti, tv,

educatori, scuole, ecc.) (sviluppo

dell’esistente, n°5)

I5 - Numero di

vittime che accedono

per la prima volta agli

sportelli dei centri

O5 - Accrescere

l’informazione sui

servizi esistenti per le

vittime e sulle

condizioni di accesso,

R5.1 Miglioramento e

aggiornamento degli strumenti

informativi specifici per accedere ai

servizi antiviolenza mirati per target

giovani e immigrate (minimo 3)

24

antiviolenza

riconosciuti

ufficialmente sul

territorio (di tutti i

centri in rete), con

particolare attenzione

all’età e alla

provenienza etnica.

favorendone la

comprensione per le

giovani e le

immigrate.

R5.2 Aumento dei primi accessi ai

servizi antiviolenza (+15%)

R5.3 Diminuzione dell’età media

delle vittime (tra il 10% e il 15%)3

R5.4 Incremento della presenza di

vittime immigrate (+10%)

R5.5 Incremento delle segnalazioni

da altri servizi (+20%)

I6 - Numero di

maltrattanti che

accedono per la prima

volta ai servizi di

ascolto a loro

riservati.

O6 - Accrescere

l’informazione sui

servizi esistenti per

gli autori di violenza

e sulle condizioni di

accesso, favorendone

la comprensione per

giovani e immigrati.

R6.1 Miglioramento e

aggiornamento degli strumenti

informativi specifici per accedere ai

servizi antiviolenza mirati per target

uomini, giovani e immigrati

(minimo 3) R6.2 Diminuzione dell’età media

maltrattanti (tra il 10% e il 15%)

R6.3 Aumento delle presenze nei

servizi dei maltrattanti (+40%)4

R6.4 Aumento delle presenze

spontanee (+40%)

Il tema chiave progettuale è quello di valorizzare le caratteristiche dei giovani

in servizio civile (per età, genere, studi, apertura mentale, spirito creativo e

innovativo, network giovanili e multiculturali) per sostenere gli operatori

nell’introdurre azioni sperimentali e innovative di presa in carico, sempre più

necessarie, in modo monitorato e sicuro, valorizzando le diverse competenze.

3 Il risultato di diminuire il dato medio dell’età è un segnale preciso del maggior coinvolgimento diretto della

fascia giovanile nei processi di uscita dalla violenza, e un indicatore di maggiore prevenzione. 4 Dato percentuale realistico, partendo da una base assoluta molto bassa (20 unità/anno).

25

8) Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca in modo puntuale le

attività previste dal progetto con particolare riferimento a quelle dei volontari in

servizio civile nazionale, nonché le risorse umane dal punto di vista sia qualitativo

che quantitativo:

8.1 Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi

8.1.1) LA LOGICA DELL’INTERVENTO

Il progetto di 12 mesi può essere innanzitutto identificato in un percorso logico,

tendente al raggiungimento dei risultati programmati, che si suddivide in 3 fasi

consecutive precise:

Questa suddivisione principale delle attività, nelle 3 fasi operative, è di riferimento sia

per il complesso di attività del progetto (principalmente a cura delle operatrici

dell’Associazione e dei collaboratori esterni) sia per le attività che saranno attribuite

ai volontari/e di SCN.

Il progetto s’inserisce nel piano pluriennale di attività dell’Associazione, ne affianca

la normale operatività dei servizi, ma li integra con lo sviluppo di nuove azioni

innovative, anche sperimentali, volte a ricercare nuovi più alti standard di presa in

carico e di successo nell’uscita dai percorsi di aiuto. La cui gestione avviene ora in

modo coordinato, sincronizzato, anche avvalendosi della nuova impostazione di rete

che si va a definire tra tutti i centri antiviolenza del territorio.

Tutti i 6 obiettivi specifici programmati si traducono in risultati che trovano

attuazione completa dalla Fase 2 alla Fase 3 del progetto.

CONOSCO IL SISTEMA ANTIVIOLENZA Fase 1

IMPLEMENTO IL SISTEMA ANTIVIOLENZA Fase 2

COMUNICO IL SISTEMA ANTIVIOLENZA Fase 3

COMBATTO LA VIOLENZA!

26

8.1.2) LE FASI DELL’INTERVENTO

Nella tabella successiva si vanno a declinare per ogni fase (logico/temporale) le

azioni principali. Alle 3 fasi presentate si unisce una quarta fase per le opportune

attività di diffusione dei risultati e di valutazione del progetto:

FASI AZIONI

Fase 1: conoscenza del

sistema (1°- 2° mese)

A1 – Osservazione critica dei servizi e degli strumenti

operativi e informativi in uso nei servizi associativi

A2 – Confronto con gli strumenti e le esperienze presenti

sul territorio (nella e fuori la rete dei servizi)

A3 – Identificazione dei gruppi target e delle loro

modalità comunicative e relazionali nelle strutture

A4 – Confronto e formazione su esperienze realizzate in

altre Regioni

Fase 2: implementazione

del sistema (3°- 10° mese)

A5 – Prima definizione di nuovi servizi di sostegno

A6 – Sperimentazione nei servizi quotidiani con azioni

di controllo e miglioramento

A7 – Ridefinizione degli standard e validazione dei

modelli operativi (interni, coi destinatari, con

l’esterno, beneficiari)

A8 – Costruzione dei sistemi e delle reti di supporto

operativo (intra associativo, intra ATS)

Fase 3: comunicazione e

informazione del sistema

innovato (10°-12°mese)

A9 – Realizzazione di tutte le attività di informazione e

reportistica programmate

A10 – Azioni parallele di controllo e miglioramento

delle attività in corso

Fase 4: Diffusione e

verifica dei risultati (11°-

12° mese)

A11 – Presentazione degli strumenti operativi e dei

risultati alla rete antiviolenza e alle istituzioni locali e

nazionali

A12 – Aggiornamento definitivo dei dati misurati e

valutazione finale del progetto.

Trasversale a tutte le 4 fasi è l’azione di PROJECT MANAGEMENT gestito dal

coordinamento e dall’amministrazione associativa (dal 1° al 12° mese), a supporto e

garanzia dell’implementazione di tutto il progetto.

8.1.3) LO SVILUPPO DELLE AZIONI NEI 12 MESI

mesi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12

Fase 1: conoscenza del

sistema A1 – Osservazione critica dei

servizi e degli strumenti

operativi e informativi in uso

nei servizi associativi

A2 – Confronto con gli

strumenti e le esperienze

presenti sul territorio

A3 – Identificazione dei gruppi

target e delle loro modalità

comunicative e relazionali nelle

27

strutture

A4 – Confronto e formazione

su esperienze realizzate in

altre Regioni

Fase 2: implementazione

del sistema

A5 – Prima definizione di

nuovi servizi di sostegno

A6 – Sperimentazione nei

servizi quotidiani con azioni

di controllo e miglioramento

A7 – Ridefinizione degli

standard e validazione dei

modelli operativi A8 – Costruzione dei sistemi e

delle reti di supporto

operativo

Fase 3: comunicazione e

informazione del sistema

innovato

A9 – Realizzazione di tutte le

attività di informazione e

reportistica programmate A10 – Azioni parallele di

controllo e miglioramento

delle attività in corso

Fase 4: Diffusione e

verifica dei risultati A11 – Presentazione degli

strumenti operativi e dei

risultati alla rete antiviolenza

e alle istituzioni locali e

nazionali A12 – Aggiornamento

definitivo dei dati misurati e

valutazione finale del

progetto.

PROJECT

MANAGEMENT

8.1.4) LE ATTIVITA’ SPECIFICHE

Dalle azioni generali alle attività specifiche:

28

AZIONI ATTIVITA’ SPECIFICHE FASI

A1 – Osservazione critica

dei servizi e degli

strumenti operativi e

informativi in uso nei

servizi associativi

A2 – Confronto con gli

strumenti e le esperienze

presenti sul territorio

(nella e fuori la rete dei

servizi)

A3 – Identificazione dei

gruppi target e delle loro

modalità comunicative e

relazionali nelle strutture

A4 – Confronto e

formazione su esperienze

realizzate in altre Regioni

A1.1 Conoscenza diretta dei servizi e del loro

funzionamento;

A1.2 Acquisizione di modelli di osservazione e verifica

della loro applicabilità, adattamento;

A1.3 Costruzione di modelli di osservazione interna ai

servizi, e trasversale per destinatari;

A1.4 Applicazione dei modelli con definizione di un

piano temporale e organizzativo di osservazione;

A1.5 Partecipazione alle attività socio-educative delle

sedi. Osservazione e raccolta dati strutturati;

A1.6 Prime analisi di riferimento.

A2.1 Impostazione delle attività di indagine esterna

(tempistica, strumenti, pianificazione incontri e visite);

A2.2 Acquisizione di informazioni sulle caratteristiche e

sull’andamento dei servizi analoghi;

A2.3 Visite a strutture a campione per confronto diretto

e osservazione metodologie applicate;

A2.4 Analisi comparative sulla qualità e gli standard dei

servizi e delle strutture.

A3.1 Raccolta e studio delle caratteristiche delle persone

prese in carico in Liguria;

A3.2 Confronto con stakeholder del territorio (agenzie

sociali, culturali, di ricerca) per identificare i gruppi

target e i rispettivi bisogni di aiuto;

A3.3 Analisi sulle modalità delle vittime di permanenza

nei servizi e loro bisogni

A3.4 Costruzione di una griglia di riferimento per

l’impostazione di servizi innovativi.

A4.1 Acquisizione dei contatti per avviare l’indagine

extra Liguria sulle modalità di presa in carico nei servizi

e l’innovatività degli stessi;

A4.2 Avvio dell’indagine con l’invio di schede di

osservazione e questionari;

A4.3 Collegamenti diretti e contatti online/video di

chiarificazione;

A4.4 Raccolta della documentazione prodotta e analisi;

A4.5 Realizzazione di eventi formativi interni di

presentazione e confronto.

Fase 1

: conoscen

za del sistem

a

29

A5 – Prima definizione di

nuovi servizi di sostegno

A6 – Sperimentazione

nei servizi quotidiani

con azioni di controllo e

miglioramento

A7 – Ridefinizione degli

standard e validazione

dei modelli operativi

(interni, coi destinatari,

con l’esterno,

beneficiari)

A8 – Costruzione dei

sistemi e delle reti di

supporto operativo (intra

associativo, intra ATS)

A5.1 Elaborazione dei nuovi modelli di intervento,

basati sui nuovi standard introdotti;

A5.2 Incontri di preparazione e formazione per il

personale, per l’immissione dei nuovi metodi e dei

compiti;

A5.3 Primo check sulla fattibilità e l’applicabilità delle

nuove azioni, nei diversi servizi e funzioni.

A6.1 Svolgimento delle attività quotidiane dei servizi –

sia al Centro Antiviolenza sia nella comunità La

Chiocciola - applicando i nuovi modelli di intervento, i

servizi innovativi e le metodologie di lavoro con

l’utenza;

A6.2 Implementazione di azioni di controllo periodiche

e “pit stop” di verifica con gli operatori sulla funzionalità

degli strumenti introdotti.

A7.1 Raccolta dei risultati prodotti nella fase A6, e

prime analisi comparate;

A7.2 Osservazione sugli esiti e ridefinizione sugli

strumenti operativi riconosciuti più efficaci secondo i

nuovi standard;

A7.3 Presentazione degli strumenti definitivi validati,

compresi quelli di raccolta, analisi, valutazione e

comunicazione dei servizi innovativi creati.

A8.1 Presentazione al network dei nuovi standard e dei

relativi strumenti operativi;

A8.2 Eventuale riorganizzazione adeguata alla nuova

operatività;

A8.3 Sperimentazione dei sistemi innovati con test

anche sugli interlocutori esterni (rete antiviolenza, altri

servizi pubblici collegati, ecc.).

Fase 2

: imp

lemen

tazione d

el sistema

A9 – Realizzazione di

tutte le attività di

informazione e

reportistica programmate

A9.1 Osservazione diretta del servizio e produzione

Report strutturati sugli esiti delle procedure

innovative applicate;

A9.2 Osservazione diretta, report strutturato sulla

funzionalità delle metodologie psicologiche e

relazionali applicate ai casi (vittime, minori);

A9.3 Osservazione e produzione indagine sulle

variazioni nelle condizioni psicosociali delle vittime

nell’iter completo del percorso d’aiuto, incluse

giovani e immigrate;

A9.4 Integrazione del report mensile regionale

(database quantitativo) con le informazioni mirate

raccolte per target group specifici;

A9.5 Produzione di 3 report generali mensili a

beneficio dell’integrazione delle info con gli altri

soggetti della rete;

A9.6 Produzione di schede mirate informative per

target group (giornalisti, tv, educatori, scuole, ecc.)

sui servizi e l’innovazione prodotta;

A9.7 Preparazione e produzione di 1 campagna

informativa su mass media locali selezionati

(giornali/tv/radio/web);

Fase 3

: com

m. &

info

.

30

A10 – Azioni parallele

di controllo e

miglioramento delle

attività in corso

A9.8 Preparazione e produzione di 1 attività

informativa diretta alle comunità etniche locali (araba,

sudamericana, balcanica);

A9.9 Preparazione e produzione di 1 attività

informativa mirata ai giovani, negli spazi di visibilità

urbana e sportiva;

A9.10 Preparazione e realizzazione di 20 incontri

tematici coi giovani appartenenti a gruppi/centri

sociali/associazioni del territorio e nelle scuole

superiori;

A9.11 Preparazione e realizzazione di min. 3 incontri

nelle facoltà genovesi, di sensibilizzazione degli

studenti.

A10.1 Osservazione dei risultati delle iniziative di

reportistica (A9.1 –A9.3) e studio dei correttivi da

applicare;

A10.2 Osservazione dei risultati delle iniziative di

reportistica esterna (A9.4 –A9.5) e studio dei correttivi

da applicare;

A10.3 Osservazione dei risultati delle iniziative di

informazione pubblica (A9.6 –A9.8) e studio dei

correttivi da applicare;

A10.4 Osservazione dei risultati delle iniziative di

sensibilizzazione ai giovani (A9.9 –A9.11) e studio dei

correttivi da applicare.

A11 – Presentazione

degli strumenti operativi

e dei risultati alla rete

antiviolenza e alle

istituzioni locali e

nazionali

A12 – Aggiornamento

definitivo dei dati

misurati e valutazione

finale del progetto.

A11.1 Raccolta di tutta la documentazione elaborata

nelle fasi precedenti, in particolare dei report e

feedback sulle iniziative sperimentali, e preparazione

di presentazioni sintetiche di valutazione da

comunicare all’esterno;

A11.2 Organizzazione e realizzazione di un evento

informativo sui risultati progettuali a beneficio delle

realtà nel sistema di rete antiviolenza;

A11.3 Organizzazione e realizzazione di un evento

informativo sui risultati progettuali a beneficio delle

autorità e dei mass media.

A11.4 Revisione dei feedback strutturati ricevuti negli

incontri e impostazione di nuovi piani di sviluppo.

A12.1 Revisione finale di tutti gli strumenti utilizzati

nel periodo progettuale e dell’organizzazione interna a

esso dedicata;

A12.2 Impostazione e realizzazione di incontri interni

di valutazione del progetto con tutti gli operatori

coinvolti;

A12.3 Stesura di un report finale di valutazione del

progetto.

Fase 4

: Diff. e v

erifica dei risu

ltati

L’azione trasversale di project management si declina nelle seguenti attività

specifiche standard:

- Gestione della tempistica del progetto;

31

- Organizzazione, formazione e gestione dei gruppi di lavoro;

- Gestione generale dei contatti esterni e istituzionali;

- Ottimizzazione e controllo delle modalità di comunicazione, anche

tecnologica;

- Intervento e risoluzione sui rischi progettuali;

- Gestione e controllo del budget di progetto;

- Responsabilità sulla valutazione finale.

8.2 Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste,

con la specifica delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette

attività

Il progetto si fonda sull’impegno diretto delle figure abitualmente impegnate nei

servizi erogati dall’Associazione, che operano in un team consolidato con le seguenti

peculiarità:

1) Il team di progetto è composto da operatrici con differenti competenze

specialistiche, e questo permette di affrontare le problematiche della violenza alle

donne nei suoi più svariati aspetti, siano essi legali, psicologico, educativo;

2) Il gruppo di lavoro del Cerchio delle Relazioni ha un’esperienza di lavoro comune

pluriennale, quindi è pienamente integrato e portatore di una metodologia condivisa e

sperimentata sul campo da anni;

3) Anche il background e la formazione personale delle operatrici, sui temi della

violenza di genere, sono il frutto di un percorso comune con le radici

nell’associazionismo femminile che per primo ha portato in evidenza queste

tematiche.

4) L’esperienza associativa, partendo da un contesto no profit, si è ampliata, nel corso

degli ultimi 5 anni, con il pieno riconoscimento delle professionalità acquisite nella

collaborazione operativa all’interno di una realtà di tipo istituzionale, qual è il Centro

Provinciale Antiviolenza. La maggiore complessità, l’impiego di nuove risorse ed

anche i vincoli dei nuovi servizi, in cui l’Associazione è stata protagonista, hanno

stimolato la formazione, anche esperienziale, del team e la sua crescita professionale.

5) Il team di progetto è abituato a operare a stretto contatto con giovani volontari, sia

per esperienze pregresse di servizio civile in altri enti, sia per l’affiancamento

costante a giovani tirocinanti dell’università di Genova, impegnati presso le diverse

strutture associative, oltreché per il progetto in corso che impegna 6 volontarie.

In tabella il totale delle risorse operative alla data attuale nell’Associazione, divise per

ruolo:

RUOLO NUMERO

Coordinatrice 1

Educatori professionali 1

32

Educatori 9

Psicologhe/psicoterapeute 2

Avvocate 2

Operatrice dei servizi 1

Responsabile amministrativa 1

Rilevatrice dati 1

Questo è l’elenco delle risorse umane impegnate direttamente nelle attività

progettuali, con i riferimenti alle singole voci di attività:

Cognome

Nome Qualifiche ed esperienze Ruolo nel progetto

Corbucci

Elisabetta

Psicologa. Coordinatrice dell'associazione, della

comunità educativa per minori e della casa per

donne maltrattate. Esperta nelle attività di

osservazione e sostegno ai nuclei familiari.

Formatrice sul tema della violenza domestica

c/o: FF.OO, Pronto Soccorsi, Centri

Antiviolenza.

Coordinatrice e

responsabile

dell’azione di project

management.

Operatrice per azioni

(e attività relative) n°

1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9,

10, 11, 12

Caccioni

Manuela

Educatrice Professionale. Responsabile casa

donne maltrattate e area educativa. Esperta

nell'attività con donne e minori abusati e/o

maltrattati e nel sostegno e osservazione alla

genitorialità. Formatrice con attività di

formazione c/o Polizia di Stato, Centro

Antiviolenza, enti privati. Esperta di

problematiche di stalking.

Operatrice per azioni

(e attività relative) n°

3, 4, 5, 6, 7, 8, 11

Della

Pergola Elisa

Presidente della Cooperativa. Counsellor di I

livello. Operatrice di accoglienza. Esperta nella

conduzioni di gruppi d'auto aiuto per donne

maltrattate. Esperta nei colloqui e nella presa in

carico per donne vittime di violenza. Formatrice

e docente nelle attività di formazione.

Operatrice per azioni

(e attività relative) n°

1, 2, 3, 10, 11

Silvia

Cristiani

Psicologa/Psicoterapeuta, Mediatore Familiare,

CTU c/o Trib. Ordinario di Genova. Già

responsabile di strutture di accoglienza per

donne maltrattate, e oggi formatrice sul sostegno

al familiare maltrattante.

Formatrice sul tema della violenza domestica

c/o: FF.OO, Pronto Soccorsi, Centri

Antiviolenza.

Operatrice per azioni

(e attività relative) n°

5, 6, 7, 8

Nadia

Calafato

Avvocato penalista e civilista esperta in materia

di violenza alle donne e ai minori. Docente in

corsi di formazione sui temi legali riferiti al

maltrattamento e abuso.

Operatrice per azioni

(e attività relative) n°

6, 7, 9

33

Michela

Sarcletti

Avvocato civilista esperta in materia di violenza

alle donne e ai minori.

Operatrice per azioni

(e attività relative) n°

6, 7, 9, 12

Debora

Bottani

Mediatrice culturale, ricercatrice nell'ambito

sociale, operatrice presso centro antiviolenza e

casa rifugio per donne vittime di violenza e

presso la struttura per vittime di tratta.

Formatrice sui temi della violenza di genere e

sui temi dell'interculturalità.

Operatrice per azioni

(e attività relative) n°

5, 6, 7, 8, 9, 10

Manuela

Marcone

Amministrativa presso Il Cerchio delle

Relazioni. Già responsabile amministrativa

U.D.I. - Centro di accoglienza per non subire

violenza.

Esperienza di rendicontazioni relative a

convenzioni, atti d'impegno e finanziamenti da

Enti pubblici.

Segreteria e

amministrazione del

progetto.

8.3 Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto

8.3.1 RUOLO DEI VOLONTARI/E DI SCN

Perseguendo gli obiettivi, il progetto è centrato su un ruolo innovativo e originale dei

volontari di SCN: cercando di valorizzare al massimo lo spirito formativo (per il

giovane) dell’esperienza di servizio civile, e le caratteristiche di iniziativa, creatività,

innovazione che i giovani possono portare in qualsiasi organizzazione (che solo abbia

il coraggio di volerlo fare, anche a scapito di “spendere” tempo e energie più del

previsto), il progetto valorizza le competenze giovani per sostenere l’Associazione (e

in senso lato la rete dei servizi antiviolenza del territorio) nel fare un altro importante

salto di qualità, dopo quello in atto di migliorare l’ambito informativo per la

prevenzione della violenza e, se necessario l’accesso ai servizi. Il nuovo “salto” in

avanti qui proposto e già indicato è ora quello di sperimentare modelli innovativi di

presa in carico, per accrescere sensibilmente gli indicatori di successo degli interventi

e quindi dell’uscita dalla spirale di violenza sia delle donne sia dei minori vittime.

L’impegno richiesto ai volontari/e sarà quindi, in coerenza con le fasi progettuali,

innanzitutto di calarsi nella realtà dei servizi, conoscerli e “viverli da dentro”,

contribuendo al lavoro delle operatrici; ma sempre con l’attenzione al ruolo principale

che viene loro chiesto: di aiutare a creare, migliorare e implementare nuovi servizi

(anche attenzioni non scontate a piccoli bisogni quotidiani, al miglioramento degli

standard di vita nelle case rifugio e nelle comunità) e di comunicare in modo efficace

le informazioni utili a far conoscere questi servizi, aiutando anche le vittime di

violenza a fare il passo che le porti a emergere e uscire dal circuito della violenza.

Nel corso dei mesi, grazie anche alla formazione specifica e continua, i volontari/e

assumeranno sempre più autonomia, anche creativa, nel proporre o nel condurre

attività innovative di sostegno nei servizi, e poi predisporre gli strumenti della

comunicazione, aiutando nel trasferire le informazioni coerenti ai diversi target group

34

e facilitare l’assunzione di informazioni mirate nella cittadinanza, con particolare

attenzione ai giovani.

Queste fasi, proprio perché di maggiore autonomia, saranno costantemente dirette,

supportate e monitorate dalle responsabili e dalle OLP del progetto.

Rispetto alle 2 precide aree (sedi) di lavoro, i volontari/e s’inseriranno nello specifico

in contesti operativi in cui potranno assumere – in generale, di base - i seguenti ruoli:

C/O CENTRO ANTIVIOLENZA

Ascolto telefonico (dopo i primi tre mesi di corso)

Osservazione colloqui

Osservazione consulenze legali

Accoglienza minori e accompagnatori adulti

Osservazione dei gruppi

Partecipazione alle equipe, alla supervisione e alle riunioni di Rete con il Comune e

con gli altri enti del patto di sussidiarietà.

La presenza dei volontari/e in questo servizio è innanzitutto:

Occasione per le operatrici di spostare il focus del lavoro di presa in carico da

un piano prevalentemente tecnico operativo a un livello didattico formativo.

L'incontro con giovani non professionisti del settore consente di testare in

modo più ampio a livello sociale quanta informazione ci sia sulla violenza alle

donne e come fare per veicolare le informazioni in modo efficace soprattutto

ad una platea giovanile.

Occasione per confrontarsi con la propria professionalità e con la propria

competenza.

Aiuto nella parte pratica (compilazione schede, inserimento dati, ecc.).

Aldilà della formazione specifica, cosa possono ricevere di base i volontari/e:

Informazioni approfondite sul tema della violenza.

Una lettura complessa dei fenomeni sociali.

Un'esperienza di lavoro individuale e di rete.

La professionalità delle operatrici, la condivisione di competenze ed

esperienze, l'occasione di approfondire all'interno di un contesto protetto e

tutelante, una realtà sociale e relazionale estremamente complessa e articolata.

La disponibilità quotidiana delle operatrici e uno spazio libero per il confronto

e l'approfondimento di quanto vissuto e affrontato in qualità di volontari.

C/O COMUNITÀ LA CHIOCCIOLA

AREA: LAVORO D'EQUIPE

Il volontario di servizio civile può svolgere un ruolo importante all'interno del gruppo

di lavoro come osservatore delle dinamiche del gruppo minori e del gruppo educatori.

Tendenzialmente le comunità sono realtà “chiuse”, attente alla protezione

dall'esterno. La presenza dei volontari aiuta a aprire all'esterno in modo comunque

protetto.

AREA: LAVORO CON I MINORI

Può intervenire nei momenti strutturati di: gioco, compiti. Il loro contributo permette

all'educatore di dedicarsi alle situazioni di maggiore complessità, permette di

35

costruire momenti differenziati per età. La giovane età del volontario può diventare

un mezzo per agevolare le “confidenze” di alcuni minori ospiti.

Proporre idee nuove per organizzazione momenti di gioco e di uscita.

Sviluppare i gruppi di studio più piccoli e omogenei per età.

AREA: GESTIONE STRUTTURA

Co-costruzione di alcune aree del progetto educativo individualizzato sul minore.

Compilazione scheda di osservazione minore.

Sostegno in azioni di sensibilizzazione sul tema violenza ai minori o

nell'organizzazione di iniziative promozionali/fundrasing.

La presenza dei volontari/e in questo servizio è innanzitutto:

Occasione formativa per gli educatori che nello svolgimento del proprio ruolo

educativo e nella necessaria rielaborazione dello stesso con i volontari, hanno

la possibilità di ripensare al proprio lavoro in termini di autoapprendimento.

Stimolo ulteriore agli educatori di auto-responsabilizzazione sia rispetto al

ruolo educativo sia a quello formativo.

Aiuto nella gestione quotidiana dei bambini, in particolare nello svolgimento

dei compiti e nelle attività ludico ricreative.

Aldilà della formazione specifica, cosa possono ricevere di base i volontari/e:

Accompagnamento costante nella relazione con bambini in stato di disagio, un

supporto e un approfondimento sulle dinamiche infantili

Possibilità di riconoscere i segnali della violenza assistita sui minori e di

utilizzare strumenti educativi necessari per favorirne l'emersione e il

conseguente contenimento anche in altri casi non ancora seguiti.

8.3.2 ATTIVITA’ DEI VOLONTARI/E

Aldilà di quanto sopra indicato, e partendo proprio da quella base di impegno e

apprendimento per i volontari/e, nella tabella seguente sono riportati i nuovi compiti

attribuiti ai volontari, rispetto alle singole attività specifiche progettuali:

ATTIVITA’ SPECIFICHE ATTIVITA’ DEI/LLE

VOLONTARI/E

FASI

A1.1 Conoscenza diretta dei servizi e

del loro funzionamento;

A1.2 Acquisizione di modelli di

osservazione e verifica della loro

applicabilità, adattamento;

A1.3 Costruzione di modelli di

osservazione interna ai servizi, e

trasversale per destinatari;

A1.1V Inserimento nei servizi delle 2

sedi oggetto del progetto,

partecipazione graduale alle attività,

confronto con gli operatori e

formazione specifica;

A1.2V Riconoscimento e studio sui

modelli di rilevazione adottati,

formazione specifica sul tema. Uso

diretto degli strumenti, affiancati dalle

operatrici;

A1.3V Elaborazione insieme alle

operatrici dei singoli servizi dei

modelli di osservazione. Scambio di

esperienze con i volontari degli altri

servizi e definizione insieme alla

Fase 1

: con

oscen

za

del sistem

a

36

A1.4 Applicazione dei modelli con

definizione di un piano temporale e

organizzativo di osservazione;

A1.5 Partecipazione alle attività

socio-educative delle sedi.

Osservazione e raccolta dati

strutturati;

A1.6 Prime analisi di riferimento.

A2.1 Impostazione delle attività di

indagine esterna (tempistica,

strumenti, pianificazione incontri e

visite);

A2.2 Acquisizione di informazioni

sulle caratteristiche e sull’andamento

dei servizi analoghi;

A2.3 Visite a strutture a campione per

confronto diretto e osservazione

metodologie applicate;

A2.4 Analisi comparative sulla qualità

e gli standard dei servizi e delle

strutture.

A3.1 Raccolta e studio delle

caratteristiche delle persone prese in

carico in Liguria;

A3.2 Confronto con stakeholder del

territorio (agenzie sociali, culturali, di

ricerca) per identificare i gruppi target

e i rispettivi bisogni di aiuto;

A3.3 Analisi sulle modalità delle

vittime di permanenza nei servizi e

loro bisogni

A3.4 Costruzione di una griglia di

riferimento per l’impostazione di

servizi innovativi.

A4.1 Acquisizione dei contatti per

avviare l’indagine extra Liguria sulle

modalità di presa in carico nei servizi

e l’innovatività degli stessi;

A4.2 Avvio dell’indagine con l’invio

coordinatrice dei modelli da applicare;

A1.4V Confronto con gli operatori dei

servizi per l’implementazione dei

modelli interni di osservazione.

Coadiuvano la coordinatrice nel

predisporre la strumentazione

informatica necessaria all’azione di

inserimento dati e osservazione;

A1.5V Partecipazione alle attività

delle sedi, secondo le mansioni

operative di affiancamento concordate

con le responsabili di sede e le OLP.

In questo ruolo, aiuto all’osservazione

strutturata e alla raccolta dei dati;

A1.6V Partecipazione alla fase di

analisi.

A2.1V Assistenza alla fase di

impostazione dell’indagine.

Distribuzione dei compiti specifici;

A2.2V Ricerca presso le altre

agenzie/enti delle informazioni: visite

ai siti web, blog, colloqui telefonici,

videoconferenze. Raccolta strutturata

dei dati;

A2.3V Partecipazione insieme a

operatori a incontri con rappresentanti

di altri enti; periodi limitati di

osservazione diretta dello svolgimento

delle attività negli altri centri e servizi

del territorio; raccolta dati strutturati;

A2.4V Collaborazione alla

realizzazione dell’analisi da parte di

operatrice specializzata.

A31.V Partecipazione diretta alle

attività di indagine;

A3.2V Assistenza agli incontri;

redazione report sugli stessi;

A3.3V Ricerca diretta delle fonti e

inserimento informazioni su database;

A3.4V Assistenza

all’implementazione della griglia;

A4.1V Coadiuvano le operatrici nel

reperire e mantenere i contatti nelle

altre Regioni coinvolte, selezionate;

A4.2V Assistenza alla comunicazione

e alla raccolta puntuale dei questionari

37

di schede di osservazione e

questionari;

A4.3 Collegamenti diretti e contatti

online/video di chiarificazione;

A4.4 Raccolta della documentazione

prodotta e analisi;

A4.5 Realizzazione di eventi

formativi interni di presentazione e

confronto.

e delle altre info;

A4.3V Gestione diretta dei contatti e

delle comunicazioni necessarie;

A4.4V Coadiuvano nella raccolta

sistematica delle informazioni;

assistono alla fase di analisi;

A4.5V Partecipano agli eventi.

A5.1 Elaborazione dei nuovi modelli

di intervento, basati sui nuovi standard

introdotti;

A5.2 Incontri di preparazione e

formazione per il personale, per

l’immissione dei nuovi metodi e dei

compiti;

A5.3 Primo check sulla fattibilità e

l’applicabilità delle nuove azioni, nei

diversi servizi e funzioni.

A6.1 Svolgimento delle attività

quotidiane dei servizi – sia al Centro

Antiviolenza sia nella comunità La

Chiocciola - applicando i nuovi

modelli di intervento, i servizi

innovativi e le metodologie di lavoro

con l’utenza;

A6.2 Implementazione di azioni di

controllo periodiche e “pit stop” di

verifica con gli operatori sulla

funzionalità degli strumenti introdotti.

A7.1 Raccolta dei risultati prodotti

nella fase A6, e prime analisi

comparate;

A7.2 Osservazione sugli esiti e

ridefinizione sugli strumenti operativi

riconosciuti più efficaci secondo i

nuovi standard;

A7.3 Presentazione degli strumenti

definitivi validati, compresi quelli di

raccolta, analisi, valutazione e

comunicazione dei servizi innovativi

creati.

A8.1 Presentazione al network dei

nuovi standard e dei relativi strumenti

operativi;

A5.1V Collaborazione alla creazione

/ ideazione dei nuovi strumenti

insieme alle operatric specializzate;

A5.2V Partecipazione agli incontri di

preparazione e formazione;

A5.3V Coadiuvano le responsabili

delle sedi e le OLP nell’applicare la

funzionalità dei nuovi

strumenti/azioni, ne testano

direttamente la validità nello

svolgimento delle mansioni operative.

A6.1V Sostengono le operatrici dei

servizi all’utilizzo dei metodi

innovativi; ne sperimentano

direttamente la funzionalità; aiutano

nella raccolta periodica dei dati

quantitativi e qualitativi osservati;

A6.2V Partecipazione agli incontri

periodici di controllo e supervisione.

A7.1V Collaborazione alla stesura

delle relazioni di analisi;

A7.2V Partecipazione con le

operatrici alla revisione degli

strumenti operativi;

A7.3V Partecipazione agli eventi di

presentazione; collaborazione alla loro

organizzazione pratica/logistica.

A8.1V Partecipazione agli eventi di

presentazione; collaborazione alla loro

organizzazione pratica/logistica.

---

A8.3V Collaborazione diretta a

Fase 2

: imp

lemen

tazione d

el sistema

38

A8.2 Eventuale riorganizzazione

adeguata alla nuova operatività;

A8.3 Sperimentazione dei sistemi

innovati con test anche sugli

interlocutori esterni (rete antiviolenza,

altri servizi pubblici collegati, ecc.).

sostenere l’introduzione e la

sperimentazione da parte degli altri

centri della rete e dei servizi:

osservazione e assistenza ai loro

operatori nell’implementare gli

strumenti.

A9.1 Osservazione diretta del servizio

e produzione Report strutturati sugli

esiti delle procedure innovative

applicate;

A9.2 Osservazione diretta, report

strutturato sulla funzionalità delle

metodologie psicologiche e

relazionali applicate ai casi (vittime,

minori);

A9.3 Osservazione e produzione

indagine sulle variazioni nelle

condizioni psicosociali delle vittime

nell’iter completo del percorso

d’aiuto, incluse giovani e immigrate;

A9.4 Integrazione del report mensile

regionale (database quantitativo)

con le informazioni mirate raccolte

per target group specifici;

A9.5 Produzione di 3 report generali

mensili a beneficio dell’integrazione

delle info con gli altri soggetti della

rete;

A9.6 Produzione di schede mirate

informative per target group

(giornalisti, tv, educatori, scuole,

ecc.) sui servizi e l’innovazione

prodotta;

A9.7 Preparazione e produzione di 1

campagna informativa su mass

media locali selezionati

(giornali/tv/radio/web);

A9.8 Preparazione e produzione di 1

attività informativa diretta alle

comunità etniche locali (araba,

sudamericana, balcanica);

A9.9 Preparazione e produzione di 1

attività informativa mirata ai

giovani, negli spazi di visibilità

A9.1V Per i volontari/e del Centro

Mascherona: partecipazione

all’osservazione diretta e produzione

del report, coadiuvando gli operatori

coinvolti, compresi avvocati;

A9.2V Per tutti i 5 volontari/e:

partecipazione all’osservazione

diretta e produzione del report,

coadiuvando le operatrici coinvolte;

A9.3V Per tutti i 5 volontari/e:

partecipazione all’osservazione

diretta e produzione del report,

coadiuvando le operatrici coinvolte;

A9.4V Collaborazione con le

strutture provinciali e ASL nel

reperire e trasferire le informazioni;

A9.5V Coadiuvano le responsabili

nella stesura dei report e nella

trasmissione agli altri soggetti della

rete (incontri, telefonate, raccolta

feedback);

A9.6V Collaborazione diretta e

creativa nella produzione degli

strumenti: sia parte strutturata sia

forma e relazione col gruppo

destinatario;

A9.7V Collaborazione diretta e

creativa nella produzione degli

strumenti: sia parte di contenuto sia

di forma; collaborazione nella tenuta

dei rapporti con gli interlocutori;

A9.8V Collaborazione diretta e

creativa nella produzione degli

strumenti: sia parte di contenuto sia

di forma; collaborazione nella tenuta

dei rapporti con gli interlocutori;

A9.9V Collaborazione alla

preparazione degli eventi;

partecipazione attiva gli stessi;

A9.10V Collaborazione diretta e

creativa nella produzione dello

strumento: sia parte di contenuto sia

Fase 3

: com

m. &

info

del sistem

a innovato

39

urbana e sportiva;

A9.10 Preparazione e realizzazione

di 20 incontri tematici coi giovani

appartenenti a gruppi/centri

sociali/associazioni del territorio e

nelle scuole superiori;

A9.11 Preparazione e realizzazione

di min. 3 incontri nelle facoltà

genovesi, di sensibilizzazione degli

studenti.

A10.1 Osservazione dei risultati delle

iniziative di reportistica (A9.1 –A9.3)

e studio dei correttivi da applicare;

A10.2 Osservazione dei risultati delle

iniziative di reportistica esterna (A9.4

–A9.5) e studio dei correttivi da

applicare;

A10.3 Osservazione dei risultati delle

iniziative di informazione pubblica

(A9.6 –A9.8) e studio dei correttivi da

applicare;

A10.4 Osservazione dei risultati delle

iniziative di sensibilizzazione ai

giovani (A9.9 –A9.11) e studio dei

correttivi da applicare.

di forma; collaborazione nella tenuta

dei rapporti con gli interlocutori;

aiuto alla distribuzione capillare;

A9.11V Collaborazione alla

preparazione degli eventi;

partecipazione attiva gli stessi;

assistenza alla raccolta e analisi dei

feedback;

A10.1V Contributo diretto

all’analisi dei risultati;

A10.2V Contributo diretto

all’analisi dei risultati;

A10.3V Contributo diretto

all’analisi dei risultati;

A10.4V Contributo diretto

all’analisi dei risultati.

A11.1 Raccolta di tutta la

documentazione elaborata nelle fasi

precedenti, in particolare dei report e

feedback sulle iniziative

sperimentali, e preparazione di

presentazioni sintetiche di

valutazione da comunicare

all’esterno;

A11.2 Organizzazione e

realizzazione di un evento

informativo sui risultati progettuali a

beneficio delle realtà nel sistema di

rete antiviolenza;

A11.3 Organizzazione e

realizzazione di un evento

informativo sui risultati progettuali a

beneficio delle autorità e dei mass

media.

A11.4 Revisione dei feedback

strutturati ricevuti negli incontri e

impostazione di nuovi piani di

sviluppo.

A11.1V Assistenza alla raccolta

della documentazione complessiva;

predisposizione delle presentazioni;

A11.2V Collaborazione alla

creazione e implementazione

dell’evento informativo; assistenza

alla preparazione tecnica;

partecipazione all’evento anche con

incarichi di presentazione risultati e

osservazioni;

A11.3V Collaborazione alla

creazione e implementazione

dell’evento informativo; assistenza

alla preparazione tecnica;

partecipazione all’evento anche con

incarichi di presentazione risultati e

osservazioni;

A114V Assistenza alla

rielaborazione dei feedback.

A12.1V Assistenza alla

coordinatrice del progetto e alle

Fase 4

: Diffu

sion

e e verifica d

ei risultati

40

A12.1 Revisione finale di tutti gli

strumenti utilizzati nel periodo

progettuale e dell’organizzazione

interna a esso dedicata;

A12.2 Impostazione e realizzazione

di incontri interni di valutazione del

progetto con tutti gli operatori

coinvolti;

A12.3 Stesura di un report finale di

valutazione del progetto.

esperte nell’attività di revisione;

A12.2V Partecipazione attiva agli

incontri, suddivisi per sedi e ambiti

di servizio;

A12.3V Contributo diretto, anche

con propri contenuti e valutazioni

personali, alla stesura della relazione

conclusiva.

9) Numero dei volontari da impiegare nel progetto:

10) Numero posti con vitto e alloggio:

11) Numero posti senza vitto e alloggio:

12) Numero posti con solo vitto:

13) Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo:

14) Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6:

15) Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio:

In relazione alla tipologia specifica dei servizi si chiede alle/ai volontarie/i:

Di partecipare al percorso formativo previsto e ai corsi di formazione

residenziali organizzati a livello locale o regionale, anche fuori dal Comune

ove si svolge il proprio progetto, così come previsto dal percorso di

formazione;

Disponibilità al trasferimento temporaneo dalla sede in caso di eventi di

formazione e sensibilizzazione locali, provinciali, regionali o nazionale (es.

Convegni di interesse, attività di promozione congiunte in altri Comuni,

iniziative nelle scuole, ecc.);

Disponibilità alla flessibilità oraria secondo quanto concordato nel progetto e

secondo l’orario di lavoro delle sedi accreditate, in particolare per eventuali

giorni di chiusura obbligatori (es: chiusura estiva);

Diligenza, riservatezza, disponibilità nei confronti dei destinatari del progetto e

delle/degli utenti delle sedi, rispettando le regole delle strutture;

Di rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di

lavoro.

5

0

2

3

1.400

6

41

Potrà inoltre essere chiesto saltuariamente ai volontari di svolgere il proprio servizio

anche nei giorni festivi, fatto salvo il diritto a recuperare il giorno di riposo di cui

non si è usufruito.

Poiché la formazione è obbligatoria, nelle giornate in cui si svolge non è possibile

prendere permessi.

42

16) Sede/i di attuazione del progetto, Operatori Locali di Progetto e Responsabili Locali di Ente Accreditato:

N.

Sede di

attuazione del

progetto

Comune Indirizzo Cod.

ident. sede

N. vol. per

sede

Nominativi degli Operatori Locali di

Progetto

Nominativi dei Responsabili Locali di Ente

Accreditato

Cognome e

nome

Data di

nascita C.F.

Cognome

e nome

Data di

nascita C.F.

1 Comunità La

Chiocciola

Campomo-

rone Via Valverde, 24 115643 3

Caccioni

Manuela 02/07/76

CCCMNL76L42D96

9M

2 Centro

Antiviolenza

Mascherona

Genova Via di Mascherona, 19 115644 2 Corbucci

Elisabetta 04/05/66

CRBLBT66E44D96

9Q

3

4

5

6

7

8

9

10

11

12

13

14

15

16

17

18

43

17) Eventuali attività di promozione e sensibilizzazione del servizio civile nazionale:

Il Cerchio delle Relazioni svolgerà attività capillari di promozione del Servizio

Civile Nazionale, in uno scenario allargato e già sperimentato di promozione

generale dei servizi civili e del volontariato che Il Cerchio delle Relazioni, in quanto

associazione a servizio della difesa dei diritti dei cittadini, persegue per statuto.

La campagna di promozione del servizio civile, che si affiancherà a quelle

istituzionali sull’impegno giovanile nella prevenzione e tutela dalla violenza, si

propone di sensibilizzare l’opinione pubblica ai valori della cittadinanza attiva, della

difesa della Patria, della solidarietà, anche di genere, della pace e della nonviolenza

offerti dal servizio civile.

Il piano di promozione sarà distribuito prima e durante il periodo del periodo di

realizzazione del progetto di SCN.

1. ATTIVITA’ DI PROMOZIONE E SENSIBILIZZAZIONE A

LIVELLO LOCALE DA SVOLGERE PRIMA DELL’AVVIO DEL

PROGETTO

Tenderà a sensibilizzare i giovani sull’opportunità e le potenzialità del SC, anche in

abbinamento alle iniziative progettuali dell’Associazione e alla fase di selezione

dei/le volontari/e.

Si avvarrà di iniziative strutturate:

- Sul sito internet del Cerchio delle Relazioni;

- Nelle sedi locali dell’associazione e dei partner;

- La pubblicazione di articoli su quotidiani e periodici regionali;

- Pubblicazioni attraverso l’agenzia stampa;

- Comunicati via radio e web-radio tramite le emittenti locali;

- Servizi televisivi su alcune TV locali.

Totale ore dedicate prima dell’avvio del progetto: 16 ore (organizzative e di incontri

e interviste).

2. ATTIVITA’ DI PROMOZIONE E SENSIBILIZZAZIONE A

LIVELLO LOCALE SVOLTE DURANTE LO SVOLGIMENTO DEL

PROGETTO

Le attività previste si svilupperanno per tutto l’arco temporale dell’anno di servizio

dei/le volontari/e, e si realizzeranno anche in concomitanza delle iniziative di

comunicazione e promozione dei servizi antiviolenza. Qui il punto di forza è la

testimonianza diretta dei/le volontari/e in servizio che si potranno impegnare

direttamente per comunicare il SCN anche attraverso la loro esperienza:

- Incontri con le scuole e gruppi delle associazioni presenti nel territorio (in

occasione degli eventi già programmati nel piano di attività progettuali);

- Promozione nelle sedi dei partner della Rete antiviolenza non coinvolti

direttamente nel progetto di servizio civile;

- Articoli di testimonianza e tramite sito internet e su stampa locale;

- Comunicati via radio e web-radio tramite emittenti locali;

- Servizi televisivi sulle principali TV locali;

- Evento cittadino: ogni anno, dal 25 novembre 2009, in alcune delle più

44

importanti piazze delle città della provincia di Genova si svolge, in concomitanza

con l’iniziativa in tutto il territorio nazionale, la “Giornata Internazionale

contro la Violenza sulle Donne”. In questa grande e partecipata occasione, nel

2016 sarà realizzata tra gli altri argomenti anche un’importante campagna di

promozione del Servizio Civile Nazionale, inteso come momento fondamentale

anche per la presa di coscienza delle giovani donne, nell’impegnarsi in prima

persona per la difesa delle vittime in un percorso di nonviolenza. Molti sono già i

giovani che hanno manifestato interesse per le attività svolte in queste occasioni

dal nostro centro e per le finalità perseguite e che contiamo possano essere

coinvolti anche agganciandoli a questa dimensione civica.

Totale ore dedicate durante il servizio civile: 50 ore (organizzative e di incontri e

interviste).

Totale complessivo ore di promozione e sensibilizzazione: 66 ore.

18) Criteri e modalità di selezione dei volontari:

La selezione è acquisita dal sistema accreditato dall’ente di 1^ Classe Associazione

Comunità Papa Giovanni XXIII – cod. ente NZ00394

19) Ricorso a sistemi di selezione verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione

dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):

Sì ASSOCIAZIONE COMUNITA’ PAPA GIOVANNI XXIII –

NZ00394

20) Piano di monitoraggio interno per la valutazione dell’andamento delle attività del progetto:

Il monitoraggio è acquisito dal sistema accreditato dall’ente di 1^ Classe

Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – cod. ente NZ00394

21) Ricorso a sistemi di monitoraggio verificati in sede di accreditamento (eventuale

indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):

Sì ASSOCIAZIONE COMUNITA’ PAPA GIOVANNI XXIII –

NZ00394

22) Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli

richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64:

Disponibilità incondizionata rispetto al programma di formazione, anche

regionale integrativo;

Esperienza e attitudine al contatto e alle relazioni umane;

Esperienza o disposizione al lavoro in staff e alla relazione con il pubblico;

Almeno diploma di scuola media superiore;

Patente auto tipo “B”;

45

Preferibilmente conoscenza di una o più lingue straniere (almeno inglese o

francese o spagnolo).

23) Eventuali risorse finanziarie aggiuntive destinate in modo specifico alla realizzazione del

progetto:

Il progetto prevede l’impiego di risorse finanziarie aggiuntive destinate alla

promozione del servizio civile (voce 17), alle risorse tecniche e strumentali previste

(voce 25), alle attività di formazione specifica (voci 35/41), secondo la ripartizione

seguente:

Attività di promozione e sensibilizzazione del Servizio Civile Nazionale (voce 17)

Voci di spesa/attività Costo

unitario

Quantità Importo

Banchetto informativo forfait 300,00

Stampa materiale informativo forfait 600,00

Risorse tecniche e strumentali (voce 25)

Voci di spesa/attività Costo

unitario

Quantità Importo

Spese telefoniche 100 12 1.200,00

Materiali di cancelleria (carta, toner) forfait 900,00

Viaggi, spostamenti in città e fuori forfait 300,00

Allestimento sale e eventi forfait 1.500,00

Produzione ricerca e report periodici forfait 800,00

Formazione specifica (voci 35/41)

Voci di spesa/attività Costo

unitario

Quantità Importo

Formatori (esterni all’associazione) 50 26 h 1.300,00

Cancelleria forfait 300,00

Testi forniti ai volontari 50 6 300,00

Elaborazione dati rilevati e redazione

rapporto finale

forfait 200,00

TOTALE RISORSE FINANZIARIE AGGIUNTIVE 7.700,00 €

24) Eventuali reti a sostegno del progetto (copromotori e/o partners):

Saranno partner del presente progetto, in relazione alle attività descritte alla voce 8:

1) APPRODO Comitato Territoriale Arcigay Genova, C.F. 95077350106,

che sarà impegnato nella realizzazione congiunta al proponente delle attività

di:

attività contributo del partner

Promozione dei

servizi del Centro

Antiviolenza

Affiancamento nelle azioni di diffusione pubblica delle informazioni

che riguardano le attività svolte dal Centro Antiviolenza e nelle

strutture di protezione collegate, in ambito territoriale provinciale;

Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network) già

in uso per facilitare la diffusione delle informazioni;

Coordinamento con il progetto per promuovere e calendarizzare gli

46

eventi pubblici di sensibilizzazione, utilizzando il network Approdo e

le iniziative annuali gestite direttamente dal Comitato Arcigay;

Appoggio tecnico e di conoscenza specifica ai volontari di SCN

impegnati nel progetto per facilitare l’orientamento nella presa di

contatti e nella partecipazione agli eventi della rete antiviolenza.

Raccolta e analisi

dei dati sulla

violenza di genere

Messa a disposizione del know how e di strumenti e metodologie per

la realizzazione dell’attività, forti delle esperienze già realizzate sul

tema della diversità di genere e della lotta alle discriminazioni;

Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta

delle informazioni e la preparazione di report.

(vedi convenzione allegata al presente progetto).

2) Avv. Michela Sarcletti, C.F. SRCMHL68T59D969G che sarà impegnata

nella realizzazione congiunta al proponente delle attività di:

attività contributo del partner

Promozione dei

servizi del Centro

Antiviolenza

Sostegno alla diffusione pubblica delle informazioni che riguardano

le attività svolte dal Centro Antiviolenza e nelle strutture di

protezione collegate;

Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network) già

in uso per facilitare la diffusione delle informazioni;

Coordinamento con il progetto per promuovere e calendarizzare gli

eventi pubblici di sensibilizzazione;

Appoggio tecnico e di conoscenza specifica ai volontari di SCN

impegnati nel progetto per facilitare l’orientamento nella presa di

contatti e nella partecipazione agli eventi della rete antiviolenza.

Raccolta e analisi

dei dati sulla

violenza di genere

Messa a disposizione del know how o di strumenti e metodologie per

la realizzazione dell’attività;

Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta

delle informazioni e la preparazione di report.

(vedi convenzione allegata al presente progetto).

3) Avv. NADIA CALAFATO, C.F. CLFNDA76C42D969H, che sarà

impegnato nella realizzazione congiunta al proponente delle attività di:

attività contributo del partner

Promozione dei

servizi del Centro

Antiviolenza

Sostegno alla diffusione delle informazioni che riguardano le

attività svolte dal Centro Antiviolenza e nelle strutture di protezione

collegate, presso le associazioni di riferimento degli avvocati,

l’ordine e le strutture dell’amministrazione giudiziaria;

Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network)

già in uso per facilitare la diffusione delle informazioni.

Assistenza diretta

alle vittime di

violenza

Erogazione di servizi consulenziali a titolo gratuito per avviare le

pratiche di tutela della vittima di violenza (adulto o minore) in sede

legale e giudiziaria;

Supervisione tecnica ai volontari del SCN impegnati

nell’espletamento delle funzioni di accompagnamento e protezione

delle vittime nelle sedi di tutela (indagini, udienze, incontri di

approfondimento del caso presso legali) e nel recupero di beni

dall’abitazione.

Raccolta e analisi

dei dati sulla

violenza di genere

Messa a disposizione del know how e di metodologie per la

realizzazione dell’attività;

Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta

delle informazioni e la preparazione di report.

(vedi convenzione allegata al presente progetto).

47

4) Associazione Marea, C.F. 95045840105, che sarà impegnata nella

realizzazione congiunta al proponente delle attività di:

attività contributo del partner

Promozione dei

servizi del Centro

Antiviolenza

Affiancamento nelle azioni di diffusione pubblica delle

informazioni che riguardano le attività svolte dal Centro

Antiviolenza e nelle strutture di protezione collegate, in ambito

territoriale provinciale;

Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network)

già in uso per facilitare la diffusione delle informazioni;

Coordinamento con il progetto per promuovere e calendarizzare

gli eventi pubblici di sensibilizzazione, utilizzando il network e le

iniziative annuali gestite direttamente dall’associazione;

Appoggio tecnico e di conoscenza specifica ai volontari di SCN

impegnati nel progetto per facilitare l’orientamento nella presa di

contatti e nella partecipazione agli eventi della rete antiviolenza.

Raccolta e analisi

dei dati sulla

violenza di genere

Messa a disposizione del know how e di strumenti e metodologie

per la realizzazione dell’attività, forti delle esperienze già

realizzate sul tema della diversità di genere e della lotta alle

discriminazioni;

Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta

delle informazioni e la preparazione di report.

5) Associazione Laboratorio Politico di Donne, C.F. 95179410105, che sarà

impegnata nella realizzazione congiunta al proponente delle attività di:

attività contributo del partner

Promozione dei

servizi del Centro

Antiviolenza

Affiancamento nelle azioni di diffusione pubblica delle

informazioni che riguardano le attività svolte dal Centro

Antiviolenza e nelle strutture di protezione collegate, in ambito

territoriale provinciale;

Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network)

già in uso per facilitare la diffusione delle informazioni;

Coordinamento con il progetto per promuovere e calendarizzare

gli eventi pubblici di sensibilizzazione;

Appoggio tecnico e di conoscenza specifica ai volontari di SCN

impegnati nel progetto per facilitare l’orientamento nella presa di

contatti e nella partecipazione agli eventi della rete antiviolenza.

Raccolta e analisi

dei dati sulla

violenza di genere

Messa a disposizione del know how e di strumenti e metodologie

per la realizzazione dell’attività, forti delle esperienze già

realizzate sul tema dell’impegno di genere e della lotta alle

discriminazioni;

Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta

delle informazioni e la preparazione di report.

6) Associazione Archinaute – Donne tra memoria e futuro, C.F.

95099580102, che sarà impegnata nella realizzazione congiunta al

proponente delle attività di:

attività contributo del partner

Promozione dei

servizi del Centro

Antiviolenza

Affiancamento nelle azioni di diffusione pubblica delle

informazioni che riguardano le attività svolte dal Centro

Antiviolenza e nelle strutture di protezione collegate, in ambito

territoriale provinciale;

48

Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network)

già in uso per facilitare la diffusione delle informazioni;

Coordinamento con il progetto per promuovere e calendarizzare

gli eventi pubblici di sensibilizzazione, utilizzando il network

associativo;

Appoggio tecnico e di conoscenza specifica ai volontari di SCN

impegnati nel progetto per facilitare l’orientamento nella presa di

contatti e nella partecipazione agli eventi della rete antiviolenza.

Raccolta e analisi

dei dati sulla

violenza di genere

Messa a disposizione del know how e di strumenti e metodologie

per la realizzazione dell’attività, forti delle esperienze già

realizzate sul tema dell’impegno politico di genere e della lotta

alle discriminazioni;

Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta

delle informazioni e la preparazione di report.

25) Risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione del progetto:

RISORSE TECNICHE E STRUMENTALI NECESSARIE PER L’ATTUAZIONE

DEL PROGETTO NELLE SEDI:

ATTIVITÀ RISORSE TECNICHE/STRUMENTI

Promozione e sensibilizzazione

del servizio civile nazionale

(voce 17)

Banchetto informativo

Servizio di Stampa materiale informativo

(acquisito da fornitore)

Attività specifiche progettuali

(voce 8.1)

(le risorse sono sempre tutte a completa

disposizione, in concomitanza con le

specifiche attività progettuali).

Centro Mascherona

1 aula formazione e riunioni Linea telefonica dedicata

1 postazione pc + 1 pc portatile

1 fotocopiatrice

1 videoproiettore

1 lavagna

materiale di cancelleria vario

Comunità La Chiocciola

1 stanza ufficio con 1 postazione pc

Linea telefonica, telefono, stampante

1 spazio bimbi/area riunioni/formazione

1 mensa

1 televisione con videoregistratore

Formazione specifica (voci

35/41)

A disposizione le risorse descritte in Centro

Mascherona (sede formativa ufficiale).

CARATTERISTICHE DELLE CONOSCENZE ACQUISIBILI

49

26) Eventuali crediti formativi riconosciuti:

No

27) Eventuali tirocini riconosciuti:

Riconosciuti tirocini da parte dell’Università di Genova:

- Facoltà di scienze della formazione, corso di laurea in scienze pedagogiche e

dell’educazione, scienze pedagogiche (nuovo ord.) e scienze pedagogiche e

dell’educazione (vecchio ord.);

- Facoltà di scienze della formazione, tirocinio professionalizzante degli psicologi,

ai fini dell’accesso all’esame di Stato.

(vedi 2 convenzioni allegate, in corso di validità e tacitamente rinnovabili).

28) Competenze e professionalità acquisibili dai volontari durante l’espletamento del servizio,

certificabili e validi ai fini del curriculum vitae:

Per la definizione di un quadro di competenze acquisibili dai giovani partecipanti al

progetto, si fa riferimento in primis al Repertorio Ligure delle Figure Professionali

(http://professioniweb.regione.liguria.it/Default.aspx). L’unica area di riferimento è:

“Servizi socio sanitari”. Figure più prossime:

Assistente all’infanzia;

Facilitatore sociale;

Mediatore familiare.

Dal profilo dell’Assistente all’infanzia (adattabile per i volontari delle sedi Centro

Antiviolenza Mascherona e Comunità la Chiocciola):

Livello EQF 4

Essere in grado di gestire attività di animazione, gioco e laboratori didattici

Conoscenze

Elementi di pedagogia interculturale

Elementi di psico-pedagogia dell’infanzia

Elementi di teoria del gioco

Giochi e giocattoli

Metodi dell’intervento socio-educativo

Metodi di valutazione di progetti formativi

Metodi e didattiche delle attività motorie

Metodologie didattiche

Abilità

Applicare metodi di presa in carico della relazione educativa

Applicare metodologie di verifica dell’apprendimento

Applicare metodologie didattiche

Applicare tecniche di animazione in ambito socio-educativo

Applicare tecniche di animazione teatrale

Applicare tecniche di disegno

Applicare tecniche di educazione motoria

Applicare tecniche di gestione d'aula

Applicare tecniche di gestione delle dinamiche di gruppo

Applicare tecniche di manipolazione

50

Applicare tecniche di story-telling

Applicare tecniche di sviluppo del pensiero creativo

Utilizzare software didattici

Utilizzare strumenti osservativi per la prima infanzia

Essere in grado di effettuare la progettazione di attività ludiche ed educative

Conoscenze

Elementi di pedagogia

Elementi di pedagogia interculturale

Elementi di psicologia

Elementi di teoria del gioco

Giochi e giocattoli

Metodi dell’intervento socio-educativo

Metodi di progettazione di interventi educativi

Metodi di valutazione di progetti formativi

Metodologie didattiche

Psico-pedagogia dell’età evolutiva

Psicologia cognitiva

Tecniche di animazione

Tecniche osservative della prima infanzia

Abilità

Applicare metodologie di pianificazione formativa

Applicare metodologie di rilevazione dei bisogni formativi

Applicare metodologie di valutazione di interventi didattico-educativi

Applicare tecniche di progettazione educativa

Utilizzare strumenti osservativi per la prima infanzia

Essere in grado di garantire al bambino condizioni di igiene e sicurezza

Conoscenze

Elementi di comunicazione non verbale (CNV)

Elementi di igiene del bambino

Elementi di primo soccorso pediatrico

Elementi di psico-pedagogia dell’infanzia

Elementi di puericultura

Abilità

Applicare interventi di assistenza pasti ai bambini

Applicare interventi psico-educativi e di promozione della salute

Applicare procedure di sicurezza in ambienti per bambini

Applicare tecniche di gestione degli interventi di assistenza individuale

Applicare tecniche per l’igiene del bambino

Applicare tecniche per l’igiene ed il cambio di bambini fino ai 3 anni

Utilizzare il kit di primo soccorso

Dal profilo del Facilitatore sociale (adattabile per i volontari della sede Centro

Antiviolenza Mascherona):

Livello EQF 3

Essere in grado di attivare gruppi di auto mutuo aiuto

Conoscenze

Elementi di comunicazione interpersonale

Elementi di etica nei servizi alla persona

Elementi di metodologia del lavoro assistenziale

Elementi di psicologia della comunicazione

Elementi di psicologia sociale

Elementi di psicopatologia

Metodi di intervento psicologico per i servizi alla persona e alla comunità

Metodi di mediazione dei conflitti

Metodi di valutazione psicologica

51

Metodologie del counselling psicologico

Metodologie del lavoro sociale

Psicologia cognitiva

Psicologia generale

Rete territoriale dei servizi sociali

Tecniche di gestione della relazione di aiuto

Tecniche di gestione delle relazioni interpersonali

Tecniche di mediazione

Tecniche per la conduzione di gruppi

Abilità

Applicare metodologie di osservazione guidata

Applicare tecniche di analisi dei bisogni dell'utenza

Applicare tecniche di ascolto attivo

Applicare tecniche di comunicazione efficace

Applicare tecniche di comunicazione interpersonale

Applicare tecniche di comunicazione orale

Applicare tecniche di gestione dei conflitti

Applicare tecniche di gestione delle dinamiche di gruppo

Applicare tecniche di gestione di gruppi di auto aiuto

Applicare tecniche di intervista psico-sociale

Applicare tecniche di rafforzamento delle relazioni interpersonali

Applicare tecniche motivazionali

Applicare tecniche per favorire processi di costruzione del sé

Essere in grado di realizzare attività di consulenza psicologica telefonica

Conoscenze

Elementi di comunicazione interpersonale

Elementi di etica nei servizi alla persona

Elementi di metodologia del lavoro assistenziale

Elementi di psicologia della comunicazione

Elementi di psicologia sociale

Elementi di psicopatologia

Metodi di definizione delle terapie di riabilitazione

Metodi di intervento psicologico per i servizi alla persona e alla comunità

Metodi di valutazione psicologica

Metodologie del counselling psicologico

Psicologia cognitiva

Psicologia generale

Rete territoriale dei servizi sociali

Tecniche di gestione delle relazioni interpersonali

Tecniche di mediazione

Tecniche per la conduzione di gruppi

Abilità

Applicare tecniche di analisi dei bisogni dell'utenza

Applicare tecniche di ascolto attivo

Applicare tecniche di comunicazione efficace

Applicare tecniche di comunicazione interpersonale

Applicare tecniche di comunicazione orale

Applicare tecniche di comunicazione telefonica

Applicare tecniche di counselling socio-sanitario

Applicare tecniche di gestione dei conflitti

Applicare tecniche di gestione della comunicazione con il paziente

Applicare tecniche di intervista psico-sociale

Applicare tecniche motivazionali

(adattabile per i volontari della Comunità la Chiocciola):

Essere in grado di realizzare interventi di riabilitazione sociale residenziale

52

Conoscenze

Elementi di comunicazione interpersonale

Elementi di etica nei servizi alla persona

Elementi di igiene ambientale

Elementi di igiene personale

Elementi di metodologia del lavoro assistenziale

Elementi di psicologia della comunicazione

Elementi di psicologia delle disabilità e della riabilitazione

Elementi di psicologia sociale

Elementi di psicopatologia

Metodi di definizione delle terapie di riabilitazione

Metodi di intervento psicologico per i servizi alla persona e alla comunità

Metodi di valutazione psicologica

Metodologie del counselling psicologico

Psicologia cognitiva

Psicologia generale

Rete territoriale dei servizi sociali

Sicurezza e prevenzione negli ambienti domestici

Tecniche di gestione della relazione di aiuto

Tecniche di gestione delle relazioni interpersonali

Abilità

Applicare metodi di valutazione degli interventi psicologici

Applicare metodologie di osservazione guidata

Applicare tecniche di analisi dei bisogni dell'utenza

Applicare tecniche di ascolto attivo

Applicare tecniche di comunicazione efficace

Applicare tecniche di comunicazione interpersonale

Applicare tecniche di comunicazione orale

Applicare tecniche di counselling socio-sanitario

Applicare tecniche di gestione della comunicazione con il paziente

Applicare tecniche di intervista psico-sociale

Applicare tecniche di rafforzamento delle relazioni interpersonali

Applicare tecniche motivazionali

Applicare tecniche per favorire processi di costruzione del sé

Dal profilo del Mediatore familiare (adattabile per i volontari della sede Centro

Antiviolenza Mascherona):

Livello EQF 5

Essere in grado di realizzare l’attività di pre-mediazione familiare

Conoscenze

Deontologia della mediazione

Elementi di contrattualistica del lavoro

Elementi di diritto della famiglia

Elementi di diritto penale

Elementi di diritto processuale penale

Elementi di metodologia del lavoro assistenziale

Elementi di psicologia dell`adolescenza

Gestione finanziaria e patrimoniale della famiglia

Metodi di mediazione dei conflitti

Metodologia della negoziazione

Psicologia della comunicazione

Psicologia della coppia

Psicologia della famiglia

Psicologia sociale

Psicopatologia

53

Psicopatologia dell’età evolutiva

Sociologia della famiglia

Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale

Abilità

Applicare tecniche di analisi dei bisogni dell'utenza

Applicare tecniche di ascolto attivo

Applicare tecniche di comunicazione interpersonale

Applicare tecniche di gestione degli interventi di mediazione nelle

relazioni interpersonali (famiglia, coppia…)

Applicare tecniche di negoziazione

Applicare tecniche di pre-mediazione familiare

A queste competenze, per le peculiarità del progetto che insiste sulla dimensione di

ricerca e divulgazione, si possono riconoscere applicabili le seguenti competenze

specifiche, che non trovano peraltro riscontro in alcuna figura del Repertorio:

1. Competenza alla realizzazione di report, anche informatizzati;

2. Comunicazione specializzata sui destinatari (figure prof.li diverse) anche con

uso della tecnologia digitale;

3. Capacità di comunicare con attenzione alla mediazione culturale e sociale

(distinguendo per fasce d’età, provenienza etnica e professionalità);

4. Uso dei social network come creatori e veicolatori di messaggi pubblici;

5. Capacità di rapportarsi efficacemente con le amministrazioni pubbliche, le

scuole.

L’acquisizione delle suddette competenze sarà AUTOCERTIFICATA dal Cerchio

delle Relazioni, in quanto dotato delle professionalità specifiche coerenti e prossime

con la certificazione di questo tipo di competenze, e già soggetto riconosciuto

ufficialmente dall’Università di Genova per la certificazione delle competenze

acquisite dai tirocinanti impiegati in analoghi ruoli e compiti.

Formazione generale dei volontari

29) Sede di realizzazione:

Centro Antiviolenza Mascherona, Via Mascherona, 19 - Genova

30) Modalità di attuazione:

In proprio, con formatrice accreditata.

31) Ricorso a sistemi di formazione verificati in sede di accreditamento ed eventuale

indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio:

54

No

32) Tecniche e metodologie di realizzazione previste:

La metodologia di realizzazione della formazione generale rispetta le indicazioni

contenute nel decreto N. 160/2013 del 19/07/2013 del Dipartimento della Gioventù

e del Servizio Civile Nazionale: “Linee guida per la formazione generale dei giovani

in servizio civile nazionale”.

La metodologia alterna lezioni frontali (almeno per il 40% del monte ore

complessivo) a dinamiche non formali (almeno per il 60% del monte ore

complessivo) che comprendono: training, teatro dell’oppresso (TdO), simulazione,

role-play, brainstorming, lavori di gruppo, cineforum, confronti in plenaria, visite di

realtà presenti sul territorio.

Lezioni frontali e dinamiche non formali si completano a vicenda, al fine di

valorizzare l’esperienza e l’opinione di ciascun volontario, in un rapporto educativo

che tenda ad essere più maieutico che trasmissivo.

La metodologia scelta, dunque, è attiva e partecipativa, in quanto si parte dalla

consapevolezza che su alcune tematiche trattate nella formazione generale- quali

per esempio il concetto di gruppo e la sue dinamiche, il significato di cittadinanza

attiva, la gestione dei conflitti- tutti possediamo delle pre-conoscenze, convincimenti

e opinioni. E’ quindi importante che i momenti formativi offrano innanzitutto un

clima favorevole al confronto e allo scambio, al fine di permettere a ciascuno di

esprimere il proprio punto di vista e le proprie opinioni.

La formazione generale si effettua, ove possibile, in modo residenziale, favorendo

la creazione un ambiente eterogeneo, che sia pedagogicamente adeguato

all’apprendimento e alla condivisione di contenuti utili a comprendere, rielaborare e

contestualizzare l’esperienza di Servizio Civile, e funzionale al confronto e

all'arricchimento reciproco.

La dimensione di gruppo sperimentata attraverso la residenzialità è essa stessa

esperienza formativa informale, che favorisce lo sviluppo di competenze sociali e

trasversali quali il rispetto dell’altro, la collaborazione, la gestione dei conflitti, la

tutela del bene comune.

Qualora, per vari motivi, non si riesca a garantire la residenzialità, comunque la

presenza del tutor d’aula garantisce una qualificazione dei momenti informali, che

comunque hanno una valenza formativa, in particolare rispetto alle dinamiche di

gruppo.

Il tutor d’aula ha gli specifici compiti di gestire il gruppo, facilitare le relazioni

interpersonali, valutare l’efficienza e l’efficacia dei moduli, gestire eventuali

situazioni conflittuali all’interno del gruppo.

Oltre al tutor sarà presente la figura della formatrice, con il compito di progettare,

coordinare, supervisionare il percorso formativo.

33) Contenuti della formazione:

Il percorso formativo proposto si compone dei contenuti previsti dal decreto N.

160/2013 del 19/07/2013 del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile

Nazionale: “Linee guida per la formazione generale dei giovani in servizio civile

55

nazionale” e quindi al sistema di formazione accreditato da questo ente. Con il

percorso formativo proposto l’ente vuole permettere ai volontari di acquisire

competenze utili allo svolgimento delle attività previste dal progetto, ma soprattutto

una maggiore consapevolezza del proprio ruolo di cittadini attivi, attuatori del sacro

dovere di difesa della patria sancito dall’art.52 della Costituzione italiana, con mezzi

ed attività non militari e nonviolenti. Durante il percorso formativo verranno trattati

il tema della Difesa della Patria, della cittadinanza attiva e della nonviolenza, in

quanto il servizio civile, oltre ad essere difesa della Patria con modalità nonviolenta,

è anche un percorso di formazione civica. Per questo ai volontari verranno offerti gli

strumenti per potenziare la consapevolezza del proprio ruolo all’interno della

società. Questi temi hanno particolare risalto nella formazione, in quanto presentati

sia nei primi mesi, sia ripresi tra 7° e 9° mese, proprio perché ai volontari sia chiara

la cornice entro la quale si colloca la loro esperienza.

La formazione è così utile a collocare l’esperienza dei volontari nei contesti, via via

più ampi, che li coinvolgono: il gruppo formativo, la sede di attuazione di progetto,

l’ente ove si presta servizio, la realtà locale, la società italiana, europea e mondiale.

Si prevede la realizzazione di una giornata formativa all’avvio del servizio, seguita

da un corso di formazione generale tra il 3° e 4° mese di servizio, pari all’80% delle

ore. Il restante 20% verrà erogato tra il 7° e il 9° mese di servizio.

1. “Valori e identità del servizio civile”

I moduli appartenenti a quest’area vengono realizzati all’inizio dell’esperienza di servizio

civile, in quanto approfondiscono gli aspetti valoriali su cui si basa il SCN. Forniscono

quindi fin da subito ai volontari una chiave di lettura con cui leggere la propria esperienza.

1.1

L’identità del gruppo in formazione e patto formativo

Conoscenza fra i volontari

Costruire un’identità di gruppo

Condivisione di motivazioni e aspettative

Contestualizzazione dell’esperienza di Servizio Civile

La formatrice lavorerà con i volontari alla definizione di un’identità di gruppo dei

volontari, che esprimeranno le proprie idee sul servizio civile, le proprie aspettative, le

motivazioni e gli obiettivi. Partendo dal concetto di patria, di difesa senza armi e di difesa

nonviolenta, la formatrice cercherà di accompagnare i volontari nell’acquisizione della

consapevolezza che questo è il contesto che legittima lo Stato a sviluppare l’esperienza di

Servizio Civile.

1.2

Dall’Obiezione di Coscienza al Servizio Civile Nazionale: evoluzione storica,

affinità e differenze tra le due realtà

- La storia del servizio civile e la sua evoluzione:

o La storia dell’Obiezione di Coscienza

o Dalla legge 772/72 alla legge 230/98

o I valori e le finalità della legge 64/2001

o Obiezione di Coscienza e Servizio Civile Volontario: affinità e

differenze

Gli attori del servizio civile: UNSC, Enti, Volontari

La formatrice metterà in evidenza il legame storico e culturale del servizio civile

nazionale con l’obiezione di coscienza, ripercorrendo la storia del fenomeno in Italia a

partire dalla legge n. 772/72, passando per la legge di riforma n. 230/98, fino ad arrivare

alla sua attuale configurazione così come delineata dal legislatore del 2001, ovvero di

56

difesa civile della Patria con mezzi ed attività non militari, dimensione che lo caratterizza

e differenzia da altre forme di intervento ed impegno sociale.

1.3

Il dovere di difesa della patria – difesa civile non armata e nonviolenta

- La Costituzione italiana:

o Art. 52 della costituzione

o Sentenze nn. 164/85, 228/04, 229/04, 431/05

o I diversi concetti di patria: patria nella società post-moderna

- Concetto di difesa della Patria:

o Excursus storico sul concetto di patria, fino ad approfondire l’idea di patria

nella società post-moderna;

o Significato attuale di difesa della patria a partire dalla Costituzione e dalla

Dichiarazione dei diritti umani

- Excursus storico sulle esperienze di difesa nonviolenta e forme attuali di difesa

civile non armata e nonviolenta

- Nuovo Modello di Difesa e possibile ruolo dei civili

- Difesa civile non armata e nonviolenta e SCN

Si approfondirà il concetto di Patria e di difesa civile della Patria attraverso mezzi ed

attività alternativi a quelli militari a partire dai principi costituzionali della solidarietà (art.

2 Cost.), dell’uguaglianza sostanziale (art. 3 Cost.), del progresso materiale o spirituale

della società (art. 4 Cost.), della promozione dello sviluppo della cultura, della tutela del

paesaggio e del patrimonio storico ed artistico della nazione (art. 9 Cost.) e della pace tra

i popoli (art. 11 Cost.).

Si presenteranno inoltre le attuali forme di realizzazione della difesa alternativa sul piano

istituzionale, di movimento e della società civile. Si potranno approfondire le tematiche

relative alla “gestione e trasformazione nonviolenta dei conflitti”, alla prevenzione della

guerra e ai concetti di “peacekeeping” e “peacebuilding”.

Nell'affrontare i temi suddetti, l'utilizzo di una modalità frontale è finalizzato a

trasmettere i fondamenti dei temi in oggetto e sarà accompagnata da inserti multimediali

quali video, letture, canzoni. Alla modalità frontale sarà affiancata una metodologia

euristica- tramite brainstorming, lavori di gruppo, discussione in plenaria- in modo da

approfondire le conoscenze pregresse dei volontari rispetto a temi trattati, soprattutto i

concetti di patria e difesa che rischiano oggi di essere svuotati di significato e il cui

campo semantico è influenzato dai recenti mutamenti socio-culturali. Questa modalità

permette di condividere saperi, ma anche di decostruire stereotipi e pre-concetti,

riattribuendo valore e significato a questi temi alla luce dell’esperienza di servizio civile.

Questo modulo verrà ripreso nella formazione che si terrà tra i 7° e il 9° mese di servizio.

1.4

La normativa vigente e la carta di impegno etico

La carta di impegno etico

Le norme attuali

La formatrice illustrerà gli obiettivi e i valori dell’esperienza di servizio civile espressi

nella “Carta di impegno etico”. Verranno illustrate le norme legislative che regolano

il sistema del servizio civile, nonché quelle di applicazione riguardanti l’ordinamento e

le attività del servizio civile nazionale. In particolare si evidenzierà l’importanza della

sottoscrizione della Carta di Impegno Etico da parte del legale rappresentante

dell’Ente, che rappresenta l’impegno a rispettare i valori fondanti del scn.

2. “La cittadinanza attiva”.

L’esperienza di SCN è esperienza civica, finalizzata alla tutela del bene comune, alla

riscoperta della dimensione comunitaria, nonché delle responsabilità civiche di ciascuno.

Tali moduli saranno ripresi tra il 7° e 9° mese per essere riletti alla luce dei mesi di servizio

57

precedenti attraverso un approccio riflessivo.

2.1

La formazione civica

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

Carta costituzionale

Gli organi costituzionali italiani (funzione, ruolo, rapporti)

La formazione civica consiste nell’approfondimento della conoscenza della

Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Carta costituzionale, che contengono i

principi e le norme che sono alla base della civile convivenza e quadro di riferimento per

i volontari quali cittadini attivi. Saranno analizzati funzione e ruolo degli organi

costituzionali, in particolare l’iter legislativo.

Questo modulo formativo aiuterà i volontari ad accrescere le competenze civiche e sociali

indispensabili per vivere come cittadini attivi, parte integrante di un corpo sociale e

istituzionale in continua crescita e trasformazione.

2.2

Le forme di cittadinanza

Concetto di cittadinanza attiva

o Condivisione di conoscenze ed esperienze;

o Concetto di cittadinanza planetaria

Dinamiche internazionali legate alla globalizzazione e al sottosviluppo

Ruolo del volontario in servizio civile nella società

Il ruolo di ANTENNA: l’informazione critica e dal basso come forma di

cittadinanza attiva

La formatrice illustrerà ai volontari le forme di partecipazione, individuali e collettive,

che ogni cittadino può attuare in un’ottica di cittadinanza attiva.

Saranno proposte ai volontari esperienze pregresse di cittadinanza attiva e saranno forniti

gli strumenti utili alla loro stessa attivazione: uno di questi è l’uso dell’informazione

alternativa, dal basso, con cui potranno condividere la propria esperienza di servizi civile,

portando alla luce criticità del territorio di servizio e le possibili soluzioni. Si allargherà

inoltre la riflessione al più ampio concetto di cittadinanza planetaria, cercando di

sviluppare nei volontari un approccio “glocale” alle problematiche sociali: è necessario

agire a livello locale in modo adeguato per rispondere ai bisogni della comunità, ma con

uno sguardo che si allarga a livello mondiale, consapevoli della complessità che

caratterizza la società globalizzata.

Questo modulo verrà ripreso nella formazione che si terrà tra i 7° e il 9° mese di servizio.

2.3

La protezione civile

Difesa della patria e difesa dell’ambiente: la Protezione Civile

Concetto di rischio: P x V x E

Il metodo Augustus

Protezione civile e Servizio civile volontario: finalità comuni

Collegato al tema della difesa della Patria, in quanto risponde all’articolo 52 della

Costituzione (tutela dell'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente

dai danni o pericoli legati a calamità naturali), il modulo sulla protezione civile partirà

dall’importanza della tutela e della valorizzazione dell’ambiente e del territorio,

considerati come il substrato necessario delle attività umane. Si mostrerà l’azione della

protezione civile attraverso la previsione e prevenzione dei rischi, l’intervento in

emergenza e la ricostruzione post emergenza. Si sottolineerà il rapporto tra prevenzione e

tutela, ambiente e legalità, ricostruzione e legalità. Infine, si illustreranno le norme di

comportamento da seguire nella gestione delle emergenze.

2.4 La rappresentanza dei volontari nel servizio civile

58

Elezioni per i rappresentanti regionali e nazionali dei volontari in servizio

civile

Consulta Nazionale per il Servizio civile

Ai volontari in servizio civile verrà presentata la possibilità di partecipare e di candidarsi

alle elezioni per i rappresentanti regionali e nazionali dei volontari in servizio civile come

una delle forme di partecipazione e cittadinanza attiva presentate nei moduli precedenti.

Verranno illustrati funzionamento ed importanza della rappresentanza dei volontari

attraverso l’intervento di ex volontari, rappresentanti in carica o di delegati regionali.

3 “Il giovane volontario nel sistema del servizio civile”

I seguenti moduli saranno affrontati nei primi mesi del servizio civile. Essi infatti

presentano i vari soggetti – enti, UNSC, OLP, RLEA - che compongono il sistema del

servizio civile, le relazioni stesse tra questi soggetti e la disciplina che regola queste

relazioni. IL progetto rappresenta uno “spazio” condiviso.

3.1

Presentazione dell’Ente

Approfondimenti rispetto alla storia, i valori, la mission dell’Ente;

Struttura organizzativa e gestionale dell’ente: zone e servizi;

L’intervento sociale dell’ente

o Modus operandi

o Ambiti e tipologie d’intervento

o Beneficiari

o Il progetto di servizio civile

- I fondamenti: la lotta contro la violenza di genere:

o La parità tra i generi

o La triade (padre, madre e bambino come modello d’intervento

innovativo per spezzare la violenza domestica

o L’impegno come associate e la promozione del volontariato

o Il ruolo dei giovani nella prevenzione e per il cambiamento sociale

La presentazione dell’ente avviene attraverso la visita di una realtà di accoglienza

dell’associazione o attraverso la testimonianza di uno dei suoi rappresentanti. Un membro

dell’ente presenta l’associazione, soffermandosi sulla storia, sulla mission e i valori, sulle

modalità organizzative, affinché i volontari siano in grado di comprenderne le modalità di

intervento. Si cercheranno di toccare i diversi ambiti di intervento, con particolare

attenzione per quelli che coinvolgono i progetti in servizio civile.

Infine, si approfondiranno i fondamenti alla base dell’attività dell’Associazione.

3.2

Il lavoro per progetti

Metodologia della progettazione:

o Dal rilevamento del bisogno e della domanda, alla valutazione dei

risultati attesi

o Monitoraggio e valutazione secondo i diversi criteri

o Il piano di lavoro e la dimensione del gruppo di lavoro

- Valutazione della formazione.

L’obiettivo del modulo è di rendere partecipi i volontari del processo di progettazione,

presentandone le varie fasi dall’ideazione, al rilevamento del bisogno presente nel

territorio, alla formulazione di obiettivi e attività che rispondano a tale bisogno. Si

presenterà quindi ai volontari il progetto di servizio civile nel quale sono inseriti

illustrandone la struttura generale con particolare attenzione agli obiettivi, sia generali sia

specifici. I volontari in servizio civile sono parte integrante del progetto e il loro buon

59

coinvolgimento è un elemento essenziale per la buona riuscita dello stesso e per la loro

crescita personale.

Per la buona gestione del progetto è importante anche che i volontari conoscano le figure

professionali coinvolte e i loro ruoli affinché si possano raggiungere gli obiettivi previsti.

Verranno introdotti i concetti di monitoraggio e valutazione e si presenteranno gli

strumenti del sistema di monitoraggio che l’ente utilizza per seguire l’andamento dei

progetti e per apportare eventuali migliorie in itinere.

Alla fine del corso formativo si effettua il monitoraggio della formazione attraverso i

moduli previsti dal Sistema di monitoraggio e una verifica più approfondita in plenaria, al

fine di fare emergere criticità e punti di forza, e dove se ne verificasse la necessità

apportare i cambiamenti necessari ad un maggiore efficacia della proposta formativa.

3.3

L’organizzazione del servizio civile e delle sue figure

- Il Sistema di servizio civile: UNSC, Enti di scn, Regioni e province autonome;

- Figure che operano nel progetto: OLP, RLEA, altre figure professionali

coinvolte nei progetti;

Il modulo approfondisce “il sistema del servizio civile” in tutte le sue parti - gli enti di

SCN, l’UNSC, le Regioni e le Province autonome - e le relazioni tra le stesse: è

fondamentale infatti cogliere il contesto relazionale in cui si inserisce il servizio civile,

che coinvolge appunto soggetti diversi. Il raggiungimento degli obiettivi del progetto

inoltre è riconducibile anche alle figure che operano al suo interno, pertanto la

conoscenze di queste figure, del loro ruolo e della loro interazione è fondamentale.

3.4

Disciplina dei rapporti tra enti e volontari del servizio civile nazionale

Ruolo del volontario

Diritti e doveri del volontario in servizio civile

In tale modulo verrà presentato e illustrato ai volontari il “Prontuario concernente la

disciplina dei rapporti tra enti e volontari del servizi civile nazionale” (DPCM 4 febbraio

2009 e successive modifiche) in tutti i suoi punti.

Nel corso del modulo il volontario acquisisce consapevolezza sulle proprie responsabilità,

in quanto la sua esperienza non è solo individuale, ma pubblica.

3.5 Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti

La comunicazione e i suoi elementi costitutivi (contesto, emittente,

messaggio, canale, destinatario)

Elementi di comunicazione nonviolenta

La comunicazione nel gruppo

Il conflitto come strumento di autoregolazione dei gruppi

Gestione nonviolenta dei conflitti

In questo modulo formativo verrà affrontata una parte teorica rispetto alla formazione del

processo di comunicazione e verranno quindi illustrati i concetti basilari (contesto,

emittente, messaggio, canale, destinatario) per permettere ai volontari di comprendere al

meglio l’argomento trattato. Poiché il servizio si svolge in un contesto di gruppo, in

cooperazione con operatori ed altri volontari, i volontari verranno guidati nella

comprensione dell’importanza della comunicazione all’interno di un gruppo e di come si

possa lavorare in gruppo comunicando in maniera positiva ed efficace ai fini degli

obiettivi preposti. Spesso, infatti, il gruppo può diventare il luogo in cui si verificano i

conflitti e le incomprensioni proprio per un difetto di comunicazione tra i membri. La

formatrice accompagnerà i volontari nella comprensione delle dinamiche legate

all’insorgere dei conflitti, dell’interazione con altri soggetti e della loro risoluzione in

modo costruttivo. Aiuterà a considerare il conflitto come opportunità e risorsa, come

strumento per l’apprendimento e l’autoregolazione dei gruppi.

60

34) Durata:

Moduli formativi

Quando Ore

lezioni

frontali

40%

Ore dinamiche

non form.

60%

Totale

ore

L’identità del gruppo in formazione e patto

formativo

All’avvio

del

servizio

0 4 4

Presentazione dell’Ente All’avvio

del

servizio

2 0 2

Disciplina dei rapporti tra enti e volontari del

servizio civile nazionale (diritti e doveri)

All’avvio

del

servizio

2 0 2

Dall’Obiezione di Coscienza al Servizio

Civile Nazionale: evoluzione storica, affinità

e differenze tra le due realtà

Tra 3° e

4° mese 1 2 3

Il dovere di difesa della patria – difesa civile

non armata e nonviolenta

Tra 3° e

4° mese

Rireso Tra

7° e 9°

2 5 7

Il lavoro per progetti Tra 3° e

4° mese 1 2 3

L’organizzazione del servizio civile e le sue

figure

Tra 3° e

4° 2 0 2

La normativa vigente e la carta di impegno

etico

Tra 3° e

4° mese 1 1 2

La formazione civica Tra 3° e

4° mese 2 1 3

Le forme di cittadinanza Tra 3° e

4° mese

Ripreso

tra 7° e 9°

2 6 8

La protezione civile Tra 3° e

4° mese 1 1 2

La rappresentanza dei volontari nel servizio

civile

Tra 3° e

4° mese 2 0 2

Comunicazione interpersonale e gestione dei

conflitti

Tra 3° e

4° mese 0 4 4

TOTALE ORE FORMAZIONE

GENERALE

18 26 44

Formazione specifica (relativa al singolo progetto) dei volontari

61

35) Sede di realizzazione:

Il percorso di formazione specifica sarà realizzato per tutti i volontari insieme nella

sede di progetto del Centro Antiviolenza di Via di Mascherona 19 in Genova, che

è anche sede accreditata alla Provincia di Genova per la formazione professionale

iniziale e continua.

36) Modalità di attuazione:

In proprio, presso la sede di attuazione del progetto Centro Antiviolenza

Mascherona, con formatrici/ori dell’ente stesso o di partner.

Visto il numero di volontari richiesto (5) e i bisogni di conoscenza comuni, il

percorso è unico per tutti i volontari impiegati presso le 2 sedi.

Incontri e corsi utilizzando le professionalità indicate alle voci seguenti.

37) Nominativo/i e dati anagrafici del/i formatore/i:

Elencati nella tabella seguente:

COGNOME E

NOME

LUOGO DI

NASCITA

DATA DI

NASCITA

CODICE FISCALE

BOTTANI Debora Genova 03/04/80 BTTDBR80D43D969L

CACCIONI

Manuela

Genova 02/07/76 CCCMNL76L42D969M

CALAFATO Nadia Genova 02/03/76 CLFNDA76C42D969H

CORBUCCI

Elisabetta

Genova 04/05/66 CRBLBT66E44D969Q

CRISTIANI Silvia Genova 22/10/72 CRSSLV72R62D969K

DELLA PERGOLA

Elisa

Genova 26/06/30 DLLLSE30H66D969P

PORCILE Giovanni Genova 19/07/77 PRCGNN77L19D969J

VIANELLO

Massimo

Genova 11/01/70 VNLMSM70A11D969D

38) Competenze specifiche del/i formatore/i:

Cognome Nome Qualifiche ed esperienze formative Modulo formativo

Corbucci

Elisabetta

Psicologa. Coordinatrice dell'associazione,

della comunità educativa per minori e della

Coordinatrice della

formazione

62

casa per donne maltrattate. Esperta nelle

attività di osservazione e sostegno ai nuclei

familiari. Formatrice sul tema della violenza

domestica c/o: FF.OO, Pronto Soccorsi,

Centri Antiviolenza.

specifica

Moduli: 1,2,3,7

Caccioni Manuela Educatrice Professionale. Responsabile casa

donne maltrattate e area educativa. Esperta

nell'attività con donne e minori abusati e/o

maltrattati e nel sostegno e osservazione alla

genitorialità. Formatrice con attività di

formazione c/o Polizia di Stato, Centro

Antiviolenza, enti privati. Esperta di

problematiche di stalking.

Moduli: 2,4,5,6

Della Pergola Elisa Presidente dell'Associazione. Counsellor di I

livello. Operatrice di accoglienza. Esperta

nella conduzioni di gruppi d'auto aiuto per

donne maltrattate. Esperta nei colloqui e

nella presa in carico per donne vittime di

violenza. Formatrice e docente nelle attività

di formazione.

Moduli: 1

Cristiani Silvia Psicologa/Psicoterapeuta, Mediatore

Familiare, CTU c/o Trib. Ordinario di

Genova. Già responsabile di strutture di

accoglienza per donne maltrattate, e oggi

formatrice sul sostegno al familiare

maltrattante.

Formatrice sul tema della violenza domestica

c/o: FF.OO, Pronto Soccorsi, Centri

Antiviolenza.

Moduli: 4,6

Calafato Nadia Avvocato penalista e civilista esperta in

materia di violenza alle donne e ai minori.

Docente in corsi di formazione sui temi legali

riferiti al maltrattamento e abuso.

Moduli: 8

Bottani Debora Mediatrice culturale, ricercatrice nell'ambito

sociale, operatrice presso centro antiviolenza

e casa rifugio per donne vittime di violenza e

presso la struttura per vittime di tratta.

Formatrice sui temi della violenza di genere e

sui temi dell'interculturalità.

Moduli: 3, 12

Vianello Massimo Laureando in lettere. Consigliere, già

presidente Comitato Approdo – Arcigay

Genova. Operatore di telefono amico, servizi

di emergenza, coordinatore del Genova Pride

Nazionale 2009. Realizzatore di campagne di

informazione e sensibilizzazione cittadine,

anche nelle scuole.

Moduli: 9, 12

Porcile Giovanni Laurea in Ingegneria per l'Ambiente e il

Territorio. Consulente Tecnico Ambientale.

Formatore accreditato dalla Regione Liguria

Moduli: 10

63

con Decreto 686 del 15/02/2013. Docente

abilitato a svolgere docenze per responsabili

e addetti al servizio prevenzione e protezione

per i moduli A e B( tutti i macrosettori

ATECO) di cui all’accordo del 26/01/2006

tra Governo, Regione

e Province Autonome attuativo D. Lgs.

195/2003.

39) Tecniche e metodologie di realizzazione previste:

Si rinvia alle tecniche e alle metodologie di realizzazione della formazione previsti

dall’UNSC in relazione alla formazione generale.

Il percorso si compone in particolare di più incontri settimanali e utilizza le

seguenti metodologie:

- lezioni frontali (75% del monte ore complessivo),

- tecniche di animazione e simulazioni, elaborazione dei vissuti personali e

di gruppo, lavori in gruppo e riflessioni personali (il 25% del monte ore

complessivo),

oltre a fornire documentazione e letture ad hoc.

A sostegno e completamento del percorso formativo sarà fornita a titolo di lettura

complementare la documentazione specifica consistente principalmente in:

• Dispense e articoli sui servizi della Rete antiviolenza;

• Guida all’utilizzo della rete telematica e alla posta elettronica;

• Materiali per le esercitazioni pratiche;

• Materiale di documentazione specifica sui temi trattati;

• cartellina con blocco notes.

40) Contenuti della formazione:

I contenuti della formazione specifica riguardano l’apprendimento di conoscenze e

di competenze necessarie allo svolgimento del servizio nell’ambito specifico

“Donne con minori a carico e donne in difficoltà”, previsto dal progetto e nelle

conseguenti azioni di osservazione, ricerca e divulgazione delle conoscenze.

Modulo 1: Presentazione della progettualità dell’ente (6 ore)

- Presentazione delle realtà dell’Associazione presenti sul territorio, con

particolare attenzione ai servizi inseriti nel progetto;

- Approfondimento degli ambiti di intervento e delle modalità d’intervento

dell’Associazione sul territorio;

- Visita ai servizi dell’ente.

(formatrici: Corbucci, Della Pergola)

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Modulo 2: La rete dei servizi del territorio che intervengono nell’ambito della

violenza alle donne e ai minori (6 ore)

- Approfondimento sulle condizioni e i bisogni del territorio;

- Descrizione dei servizi e degli enti pubblici e privati che intervengono sul

tema della violenza di genere;

- Visita ad alcune realtà della Rete dei servizi antiviolenza.

(formatrici: Caccioni, Corbucci)

Modulo 3: Le definizioni e le forme della violenza (8 ore)

- Caratteristiche e specificità della violenza di genere: definizione di violenza

di genere e differenza con altre forme di violenza;

- Gli stereotipi sul fenomeno violenza;

- Un discorso storico sull’origine dei servizi antiviolenza e loro evoluzione

sociale e normativa. (formatrici: Bottani, Corbucci)

Modulo 4: La relazione d’aiuto (16 ore)

- Atteggiamenti, linguaggio e condizioni per approcciarsi ai casi;

- La sperimentazione di tecniche di comunicazione adeguate al contesto e gli

aspetti psicologici del maltrattamento;

- Metodologia d’accoglienza, percorso di uscita dal maltrattamento e la tutela

dei figli minori.

(formatrici: Cristiani, Caccioni)

Modulo 5: Il lavoro con i minori vittime di violenza diretta e/o assistita (16 ore)

- Dalla violenza assistita alla violenza subita;

- L’intervento pedagogico con i minori nel centro antiviolenza;

- Il lavoro in comunità per i minori maltrattati.

(formatrici: Caccioni)

Modulo 6: Il lavoro con il maltrattante (4 ore)

- L’approccio corretto al maltrattante (modalità, forme di comunicazione e

gestione del nostro pregiudizio);

- La gestione del servizio: spazio uomo maltrattante;

- Il lavoro integrato con il “sistema famiglia”.

(formatrici: Cristiani, Caccioni)

Modulo 7: Riconoscere la violenza di genere (6 ore)

- Il riconoscimento degli indici di sospetto e degli indicatori di rischio;

- Individuazione di strumenti efficaci di prevenzione e intervento nelle

situazioni di violenza;

- L’intervento nelle scuole: tra prevenzione e sostegno.

(formatrice: Corbucci)

Modulo 8: Gli aspetti legali del maltrattamento (4 ore)

- Vecchi e nuovi reati e adeguamento della normativa italiana;

- L’avvocato di un centro antiviolenza;

- La tutela dei minori.

(formatrice: Calafato)

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Modulo 9: Violenze di genere e trans-genere (6 ore)

- Dalla violenza sulla donna alle violenze alle minoranze sessuali;

- Storia e valori dei movimenti di liberazione;

- Stereotipi e pregiudizi: i vocaboli dell’odio;

- I percorsi di accettazione personale e il coming out;

- Comunicare la diversità, in famiglia e nella società;

- I diritti acquisiti: differenze in Europa.

(formatore: Vianello)

Modulo 10: Formazione e informazione sui rischi connessi all’impiego dei

volontari nei progetti di servizio civile (8 ore)

- Informativa sui rischi connessi all’impiego dei volontari nelle strutture

dell’ente;

- Norme di sicurezza generali e all’interno delle strutture;

- Ruoli e figure dei sistemi di sicurezza;

- Elementi di igiene;

- Accorgimenti in caso di terremoto, incendi, ecc.;

- Elementi di pronto soccorso;

- La tutela della privacy: i dati sensibili, quali sono e come trattarli.

(formatore: Porcile)

Modulo 11: Metodologia della ricerca e divulgazione (4 ore)

- Definizioni e logiche della ricerca;

- Metodologie di ricerca applicata;

- Elaborazione, analisi, interpretazione dati, analisi fabbisogni, coordinamento

e stesura pubblicazioni;

- I sistemi informatizzati di gestione dei dati;

- Definizione e studio di percorsi di ricerca coerenti con i risultati del progetto;

- La divulgazione efficace;

- Project work sulla ricerca pratica nel progetto di SCN.

(formatrice: Corbucci)

Modulo 12: informazione e sensibilizzazione ad adulti e giovani (8 ore)

- Cosa e come comunicare. Raccontare la violenza;

- Comunicazione differenziata per target group;

- I mezzi della comunicazione e dell’informazione: sistemi e regole; i mass

media e i social network;

- Project work di piano di comunicazione;

- La promozione nelle scuole: regole e modelli applicabili;

- Cosa, come e quando comunicare nelle scuole;

- Il linguaggio giovanile e la costruzione di slogan efficaci multimediali;

- Budget e organizzazione di eventi e campagne informative.

(formatori: Vianello, Bottani)

41) Durata:

Il progetto prevede un percorso di formazione specifiche di 92 ore totali articolate

in incontri di formazione settimanali, secondo i moduli e la durata indicati alla voce

precedente 40.

66

Secondo quanto previsto dal Decreto del Capo del Dipartimento della Gioventù e

del Servizio Civile Nazionale del 19/07/2013 sulle "Linee guida per la formazione

generale dei giovani in servizio civile nazionale", la formazione specifica sarà

erogata entro e non oltre i 90 giorni dall’avvio del progetto.

67

Altri elementi della formazione

42) Modalità di monitoraggio del piano di formazione (generale e specifica) predisposto:

Il monitoraggio in generale tenderà a consentire la valutazione interna su due

direttrici:

- Apprendimento dei volontari (fondamentale per garantire un corretto ed

efficace espletamento del servizio);

- Gradimento della proposta formativa (utile per migliorare già in itinere la

formazione stessa e potenziare gli apprendimenti supplementari,

eventualmente richiesti).

DELLA FORMAZIONE GENERALE

In generale durante l’anno di servizio civile avviene una costante valutazione del

percorso e della crescita dei volontari secondo quanto indicato anche Circolare del

28 gennaio 2014 "Monitoraggio del Dipartimento della Gioventù e del Servizio

Civile Nazionale sulla formazione generale dei volontari in servizio civile

nazionale".

Per ogni periodo di formazione generale:

1) In occasione della prima giornata di corso sarà somministrato ai partecipanti un

questionario d’ingresso, per raccogliere le aspettative inerenti al progetto formativo.

Il Test di ingresso ha due finalità:

a) verificare le conoscenze iniziali del giovane volontario nel momento di avvio del

percorso formativo;

b) comparare queste conoscenze con quelle acquisite al termine del corso (Test

finale), al fine di valutare il grado di apprendimento del volontario nell’intero

percorso formativo.

Il Test d’ingresso rappresenta anche un beneficio trasversale per la formatrice, in

quanto ella, attraverso i risultati di tale test, potrà sapere il livello generale delle

conoscenze possedute dal volontario ed allinearsi ad esso, al fine di elaborare una

metodologia di formazione più adatta.

2) Al termine di ogni giornata di formazione sarà distribuita una scheda di

valutazione giornaliera, che tiene conto degli aspetti di contenuto, di metodologia,

nonché relativi alla docenza dei moduli formativi svolti.

3) Alla fine del corso sarà somministrato dalla formatrice un questionario finale sul

gradimento complessivo della formazione (lezioni frontali, dinamiche di gruppo,

formazione a distanza), in particolare su: contenuti, docenza, materiale didattico,

clima d’aula, aspetti organizzativi, suggerimenti.

Un Test finale sarà somministrato come questionario anonimo alla fine del ciclo

della formazione generale per verificare l’apprendimento complessivo e il margine

di interesse da potenziare con la formazione supplementare (criterio regionale) e con

68

le stesse attività promozionali e di network associative e del partenariato. La

coordinatrice del progetto con le OLP e la formatrice generale integreranno il test

agli esiti del colloquio finale della formazione specifica, per una valutazione

complessiva su ogni volontario/a.

DELLA FORMAZIONE SPECIFICA

Monitoraggio dell’apprendimento

Nel monitoraggio della formazione specifica, l’azione sarà rivolta ai volontari per

valutare non solo indicatori oggettivi, ma anche per mettere in comune diverse

soggettività, confrontate con i riscontri oggettivi.

La valutazione sul percorso di formazione specifico diventerà così parte di un

processo di apprendimento finalizzato ad aumentare la consapevolezza e la crescita

dei volontari/e, in una prospettiva di miglioramento continuo. Tale azione si

realizzerà attraverso:

L’osservazione partecipante a cura della coordinatrice del clima d’aula e dei

singoli partecipanti. L’osservazione sarà realizzata con un questionario

strutturato contenente un set di indicatori quantitativi, costruito in accordo con i

formatori/esperti dei moduli;

La compilazione di un diario di bordo per ogni partecipante. Il diario di bordo

sarà realizzato attraverso un questionario strutturato contenente un set di

indicatori quantitativi e compilato per ogni modulo su ogni studente a cura della

coordinatrice;

Sulla base dei risultati raccolti durante il percorso formativo verrà realizzato un

colloquio finale personalizzato (con coordinatrice e OLP delle sedi) nel corso del

quale:

- Sarà fornito un feedback sulla performance individuale relativa agli

indicatori osservati;

- Sarà discussa le definizione di un possibile orientamento più incisivo nelle

attività del progetto;

- Saranno definiti nuovi interrogativi formativi utili a raggiungere i propri

obiettivi di apprendimento continuo.

Monitoraggio del gradimento

Saranno utilizzati a questo scopo:

1 Questionario di entrata, somministrato all’inizio del 1° modulo

formativo con l’obiettivo di conoscere, per ciascuna delle unità di

apprendimento indicate nelle precedenti voci, le conoscenze di partenza dei

volontari. I dati raccolti, riferiti a 16 item, serviranno sia come elementi per

l’impostazione dei successivi moduli di formazione sia come elementi per la

valutazione finale del reale grado di apprendimento da parte dei giovani di

tutto il percorso formativo;

2 Questionari di gradimento, intermedi ai percorsi previsti;

1 Questionario finale di valutazione, dell’intero percorso, somministrato al

termine dell’ultimo modulo, che servirà a verificare i contenuti appresi e la

soddisfazione complessiva dei/le volontari/e;

Saranno inoltre monitorati la presenza/assenza tramite l'apposito registro vidimato e

realizzati:

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- Incontro finale di valutazione complessivo con i responsabili di sede e gli OLP che

hanno seguito i volontari;

- Raccolta della documentazione visiva e scritta del lavoro fatto dai volontari;

- Redazione di un documento finale di monitoraggio e valutazione da consegnare a

ciascun volontario e da inserire nel Rapporto annuale.

Il Cerchio delle Relazioni fornisce inoltre ai volontari/e uno spazio web riservato per

l’autovalutazione dei contenuti acquisiti.

Genova, 15 ottobre 2015

La Presidente,

Elisa Della Pergola