SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN … · “Interventi di prevenzione sulla violenza...
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(Allegato 1)
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SCHEDA PROGETTO PER L’IMPIEGO DI VOLONTARI IN
SERVIZIO CIVILE IN ITALIA
ENTE
1) Ente proponente il progetto:
Il Cerchio delle Relazioni
Cooperativa Sociale
Codice Fiscale: 95108920109
Via e numero civico Sede: Piazza Colombo 1/13,
CAP: 16121, Città: Genova
Telefono 010541224, Fax 0104073793,
e-mail: [email protected]
Sito Web: www.ilcerchiodellerelazioni.it
Legale rappresentante: Elisa Della Pergola,
Codice Fiscale: DLLLSE30H66D969P
Luogo di Nascita: Genova, data di Nascita: 26/06/1930,
Residenza: Corso Europa 480/8
Iscrizione al Registro regionale delle Associazioni di Promozione Sociale decreto n.
3940.
Il Cerchio delle Relazioni nasce nel 2007 con la finalità di contrastare ogni forma di
violenza e discriminazione di genere sul territorio ligure. Contribuisce a formare la
Rete Provinciale Antiviolenza, sorta a seguito della Legge Regionale n. 12/2007 che
riconosce la specificità del fenomeno della violenza di genere, ed è volta a garantire
“Interventi di prevenzione sulla violenza di genere e misure a sostegno delle donne e
dei minori vittime di violenza”.
La Cooperativa Sociale Il Cerchio delle Relazioni oltre a essere riconosciuta,
dall’Associazione nazionale "D.i.Re Donne in Rete contro la violenza alle donne"
Centro Antiviolenza con la propria sede, dal 2013 ha in gestione dal Comune di
Genova anche il Centro Antiviolenza “Mascherona”, il principale Centro
Antiviolenza in regione, l’unico istituzionale del territorio. Aperto nell’ottobre del
2008 è il risultato dell’accordo tra istituzioni pubbliche (Comune, Provincia e
Regione) e associazioni e organizzazioni di donne che da lungo tempo operano sul
territorio provinciale. Unico caso, insieme al Comune di Venezia, di un centro
antiviolenza pubblico, gestito e finanziato dalle istituzioni locali, ampiamente
sostenuto dalla Rete Provinciale Antiviolenza.
I Centri Antiviolenza sono pensati come spazi di ascolto e di accoglienza destinati a
ricevere le donne che, autonomamente, hanno scelto di prendere in mano la propria
vita e avviare un percorso di fuoriuscita dalla violenza.
Tutti i servizi di entrambi i Centri Antiviolenza sono erogati in forma gratuita e sono
principalmente i seguenti:
1) Adesione e accesso tramite numero nazionale 1522 (dall’ottobre 2008);
2) Colloqui telefonici di accoglienza e presa in carico;
3) Consulenza legale gratuita (solo 1° incontro) civile e penale, su
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appuntamento;
4) Consulenza psicologica breve (3 incontri), su appuntamento;
5) Gruppi di auto aiuto;
6) Possibilità di ospitare le vittime in alloggi sicuri, con accompagnamento di
operatrici della Rete e operatrici del Centro Antiviolenza; per un totale sul
territorio provinciale di 10 posti per donne con o senza figli + 1 per una
donna senza figli;
7) Segnalazione per l’inserimento lavorativo al Centro per l’Impiego o enti
privati specializzati;
8) Raccolta dati relativi all’utenza del Centro Antiviolenza e divulgazione dei
dati attraverso i canali istituzionali;
9) Valutazione e monitoraggio dell’operato del Centro, divulgazione dei
risultati e promozione di campagne di sensibilizzazione in collaborazione
con la Provincia di Genova.
Nel luglio 2012 Il Cerchio delle Relazioni con il progetto “Di.A.N.A. – Diventare
Adulte Nell’Autonomia” arriva prima assoluta in Italia nel bando indetto dalla
Presidenza del Consiglio dei Ministri/Dipartimento per le Pari Opportunità1. Il
progetto, avviato nell’ottobre 2013, ha come obiettivo l’ampliamento dei servizi di
base già esistenti e l’innovazione, attraverso nuovi servizi.
Le linee guida del progetto sono:
- progettualità a medio-lungo termine dei servizi già operativi;
- azione di sostegno rivolta ai soggetti coinvolti: uomini aggressori e minori vittime
di violenza diretta e assistita, in un’ottica sia preventiva sia di riduzione del danno.
Tale azione si è concretizzata attraverso l’avvio di un servizio di sostegno
educativo e psicologico ai minori e attraverso l'attivazione dello Spazio Uomo
Maltrattante;
- rafforzamento della rete territoriale, con l’implementazione di metodologie e
protocolli d’intervento comuni;
- campagne informative e attività di formazione rivolta alle Istituzioni pubbliche e
private (assistenti sociali, avvocati, forze dell’ordine, operatori del Terzo settore);
- apertura di sportelli di ascolto nelle scuole genovesi.
La Cooperativa è membro dell’Associazione nazionale "D.i.Re: Donne in Rete
contro la violenza alle donne" che riunisce 65 Centri antiviolenza in tutta Italia.
D.i.Re fa parte dell'organizzazione europea WAVE, network Europeo dei Centri
antiviolenza che raccoglie oltre 5.000 associazioni di donne.
Nel corso degli anni l'associazione ha svolto anche un'ampia attività di
sensibilizzazione e formazione sui temi della famiglia, con uno specifico su
maltrattamento e abuso, sulla gestione dei conflitti intra-familiari e prevenzione
scolastica sui temi dell’aggressività e del bullismo; in particolare:
- giornate di formazione “Violenza domestica e operatori di pubblica
sicurezza” realizzate presso la Questura di Genova;
1 “Sostegno ai centri antiviolenza ed alle strutture pubbliche e private, finalizzato ad ampliare il numero di servizi offerti alle vittime la cui incolumità sia particolarmente a rischio e per l’apertura di centri antiviolenza a carattere residenziale, nelle aree dove è maggiore il gap tra la domanda e l’offerta”.
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- formazione per operatrici centro antiviolenza Pandora del Comune di
Mignanego;
- formazione “violenza domestica e gli operatori sanitari” presso Ospedale
Galliera;
- formazione operatrici centro antiviolenza provinciale di Via Mascherona su
maltrattamento e accoglienza telefonica;
- formazione agli operatori della polizia locale della Liguria e all’Arma dei
Carabinieri;
- formazione alle assistenti sociali delle ATS del Comune di Genova e del
distretto n. 10.
Nel 2012 sono stati attivati anche sportelli nella scuola per facilitare le attività di
riconoscimento e di prevenzione della violenza: i primi 6 sportelli sperimentali
presso scuole medie inferiori e una superiore del Comune di Genova, 1 sportello
presso la scuola media del Comune di Campomorone, 1 sportello presso la scuola
media del Comune di Busalla.
Oltre a questi servizi, ad aprile di quest’anno è stata aperta anche la Casa di prima
accoglienza per 4 nuclei di donne vittime di violenza (con o senza figli).
2) Codice di accreditamento:
3) Albo e classe di iscrizione:
CARATTERISTICHE PROGETTO
4) Titolo del progetto:
Violenza alle donne e ai minori: un circolo da spezzare.
5) Settore ed area di intervento del progetto con relativa codifica (vedi allegato 3):
A – 11 Donne con minori a carico e donne in difficoltà (prevalente)
6) Descrizione dell’area di intervento e del contesto territoriale entro il quale si realizza
il progetto con riferimento a situazioni definite, rappresentate mediante indicatori
misurabili; identificazione dei destinatari e dei beneficiari del progetto:
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NZ06047
ALBO REGIONE LIGURIA
4
A) AREE D’INTERVENTO
Il progetto s’inserisce pienamente nella mission dell’associazione proponente, che è
quella di operare per riconoscere, contrastare e prevenire la violenza di genere in
tutte le sue manifestazioni e gravità. Per questo – rispetto al bando di SCN – il
progetto si colloca nel settore Assistenza e nell’area prevalente 11 (i destinatari
prevalenti, come vedremo dopo, sono sempre le donne, anche con minori a carico)
ma con ricadute significative, per i contenuti e la logica progettuale, nelle aree 02 e
03, minori e giovani, che sono tra le categorie più significative anche di beneficiari
del progetto, sia come vittime sia in chiave di prevenzione della violenza.
A1) DEFINIZIONI DELLA VIOLENZA DI GENERE
A1a) La violenza contro le donne: definizione dell’ONU “… la violenza contro le donne è la manifestazione di una disparità storica nei
rapporti di forza tra uomo e donna, che ha portato al dominio dell’uomo sulle donne
e alla discriminazione contro di loro, e ha impedito un vero progresso nella
condizione delle donne …”
dalla Declaration on the elimination of violence against women
adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite,
20 dicembre1993, New York
A1b) Diversi modi di definire la stessa violenza Nella lingua italiana col concetto generale di violenza di genere s’indica la violenza
esercitata contro la donna in quanto donna. E’ esercitata prevalentemente da partner
o ex partner, e per questo essa è nominata in modi diversi, a volte come violenza
domestica, altre come violenza coniugale o nelle relazioni di intimità.
In Europa è IPV: Partner or ex Partner Violence, Domestic Violence, or
Intimate Partner Violence. Essa comprende le violenze esercitate da: fidanzato, amante, marito o convivente,
nei confronti di una donna all’interno di una relazione affettiva o di coppia.
A questa violenza, nel concetto più generale di violenza di genere si aggiungono le
situazioni di violenza subite da sconosciuti e le violenze sui minori, in quanto
vittime dirette anch’essi o perché vittime di violenza cosiddetta “assistita”, nel senso
di essere spettatori della violenza domestica tra adulti. Al concetto di violenza di
genere si associano poi comunemente le violenze subite dagli stessi uomini (in
relazioni etero o omosessuali, o transessuali).
Con femicidio (forma anglosassone) si intendono tutte le uccisioni di donne
avvenute per motivi di genere, quindi a prescindere dallo stato o meno di intimità.
L’utilizzo di un termine specifico per identificare l’evento dell’uccisione della
donna serve anche per distinguere tale esito estremo da quelli che rientrano nella
generale categoria di femminicidio (sempre più usato per indicare tutte le forme di
violenza di genere, non solo quella estrema) e che coincidono con ogni pratica
sociale violenta fisicamente o psicologicamente, che attenta all’integrità, allo
sviluppo psicofisico, alla salute, alla libertà o alla vita delle donne, col fine di
annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico e/o psicologico.
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A1c) Le forme della violenza
Caratteristiche specifiche della violenza in ambito familiare
Rispetto ad altre forme di violenza, quella di genere presenta degli elementi
particolari, presenti poi in vario modo nelle diverse forme che essa può assumere:
Sicurezza e rischio (nascondere o denunciare?)
Abuso di fiducia (il violento può chiedere e ottenere più di altri)
Relazione complessa (legami forti su più piani tra vittima e carnefice)
Segretezza (violenza celata, tenuta nascosta per vergogna)
Opportunità (per cambiare vita, relazioni, crescere)
Conoscenza intima (il violento conosce nel profondo i punti, anche deboli
della vittima)
Le speranze della vittima (illusioni: tutto passerà; lui cambierà…)
La casa non è sicura (violenza nel luogo più intimo, sicurezza minata al
cuore, costretta a lasciarla)
Molte altre persone vengono colpite (i figli, i parenti che assistono o che
vengono tenuti all’oscuro per proteggerli).
Tipologie di violenza
Rispetto alle forme di violenza esercitata si distinguono le principali tipologie, che
spesso sono agite anche simultaneamente:
Violenza fisica
Violenza sessuale
Violenza psicologica
Violenza economica (sfruttare la vittima economicamente, negandole uso
denaro o impegnandola in oneri)
Stalking
Violenza diretta e assistita sui figli
Violenza spirituale (costringere a fare o non fare pratiche religiose).
A2) FOTOGRAFIA DELLA VIOLENZA DI GENERE
I numeri della violenza in Italia
In Italia non esiste un Osservatorio Nazionale sulla Violenza Contro le Donne (più
volte richiesto dall'ONU al nostro Paese).
Non ci sono quindi fonti univoche ufficiali che misurino la violenza di genere nel
nostro Paese.
Abbiamo estrapolato i dati tra quelli più recenti e significativi, da fonti diverse
(ISTAT, stampa, istituti di ricerca, associazioni):
Partiamo dalla violenza estrema, le uccisioni:
Femicidi
Fonte Eures 2014 (2° Rapporto sul femminicidio in Italia):
Il 2013 – ultimo anno rilevato - è stato un anno nero per i femminicidi (o femicidi
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veri e propri), con 179 donne uccise, in pratica una vittima ogni due giorni. Rispetto
alle 157 del 2012, le donne ammazzate sono aumentate del 14%.
Aumentano quelli in ambito familiare, +16,2%, passando da 105 a 122, così come
pure nei contesti di prossimità, rapporti di vicinato, amicizia o lavoro, da 14 a 22.
Anche nel 2013, in 7 casi su 10 (68,2%, pari a 122 in valori assoluti) i femminicidi
si sono consumati all'interno del contesto familiare o affettivo, in linea con il dato
relativo al periodo 2000-2013 (70,5%). Con questi numeri, il 2013 ha la più elevata
percentuale di donne tra le vittime di omicidio mai registrata in Italia, pari al 35,7%
dei morti ammazzati (179 sui 502); allarmante considerando che le donne
rappresentavano nel 1990 appena l'11,1% delle vittime totali.
Il femminicidio nelle regioni del Nord si configura essenzialmente come fenomeno
familiare, con 46 vittime su 60, pari al 76,7% del totale; mentre sono il 68,2% dei
casi al Centro e il 61,3% al Sud (con 46 donne uccise in famiglia sulle 75 vittime
censite nell'area). Qui al contrario è più alta l'incidenza delle donne uccise all'interno
di rapporti di lavoro o di vicinato (14,7% a fronte del 5% al Nord) e dalla criminalità
(18,7% contro l'11,4% del Centro e l'11,7% del Nord).
81 donne, il 66,4% delle vittime dei femminicidi in ambito familiare, hanno trovato
la morte per mano del coniuge, del partner o dell'ex partner; la maggior parte per
mano del marito o convivente (55, pari al 45,1%), cui seguono gli ex coniugi/ex
partner (18 vittime, pari al 14,8%) ed i partner non conviventi (8 vittime, pari al
6,6%).
Lo scorso anno si è avuto, anche per effetto del perdurare della crisi, un forte
aumento dei matricidi, spesso compiuti per ragioni di denaro o per una
esasperazione dei rapporti derivanti da convivenze imposte dalla necessità: sono
infatti 23 le madri uccise nell'ultimo anno, pari al 18,9% dei femminicidi familiari, a
fronte del 15,2% rilevato nel 2012 e del 12,7% censito nell'intero periodo 2000-
2013 (215 matricidi). Ad uccidere sono nel 91,7% dei casi i figli maschi e nell'8,3%
le figlie femmine.
La tabella seguente (estrapolata dalla ricerca Eures) riassume le caratteristiche
prevalenti della violenza estrema perpetrata oggi in Italia:
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Sempre EURES e ANSA rilevavano l’andamento del decennio precedente, così
riassumibile:
Altra fonte utile per rilevare e comparare i dati complessivi del fenomeno a livello
nazionale: Casa delle donne per non subire violenza (vedi sito
http://www.stopfemminicidio.it/tempo.php ). Espone i dati italiani tra il 2005 e il
2013, che confermano la crescita costante:
Ben il 70,8%, 1.459 in valori assoluti, sono avvenuti all’interno dell’ambiente familiare o delle relazioni affettive.
Le vittime: 388 donne avevano tra i 35 e i 44 anni, 352 tra i 25 e i 34, 130 erano minorenni.
2.061 le donne morte dal 2000 al 2011. 7 su 10 in ambito familiare, 607 mogli, 207 ex, di cui la metà uccise entro 90
giorni dopo aver troncato una relazione. Nel 2011 sono stati il 30,9% degli omicidi totali in Italia: la percentuale più
alta dell’ultimo decennio.
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Nella maggior parte dei 1.036 casi della serie, l'autore di femicidio non è uno
sconosciuto o quello che può essere definito un "maniaco incontrato per caso".
Dei 629 casi in cui l'assassino è un partner: attuale (483 casi), ex (146 casi).
Dalla stessa ricerca emerge che il 72% delle vittime e il 75% degli autori di
femicidio sono di nazionalità italiana, abbattendo l’altro stereotipo legato alla
maggiore frequenza tra immigrati e cittadini di altri Paesi.
Dal quadro della violenza estrema sulle donne, emerge la “causa” più eclatante alla
base di queste uccisioni, che la ricerca stessa definisce come "COLPEVOLI DI
DECIDERE" (da parte delle donne): oltre 330 donne sono state uccise, dal 2000 a
oggi, per aver lasciato il proprio compagno. Quasi la metà nei primi 90 giorni
dalla separazione. Il rapporto Eures li definisce i 'femminicidi del possesso', e
conseguono generalmente alla decisione della vittima di uscire da una relazione di
coppia; a tale dinamica sono da attribuire con certezza almeno 213 femminicidi tra
le coppie separate, e 121 casi in quelle ancora unite dove la separazione si manifesta
come intenzione.
Il 45,9% avvengono nei primi tre mesi dalla rottura (il 21,6% nel primo mese e il
24,3% tra il primo e il terzo mese). Ma il "tarlo dell'abbandono" ha una forte
capacità di persistenza e di riattivazione nei casi di un nuovo partner della ex, della
separazione legale, o dell'affidamento dei figli. Tanto che il 3,2% dei femminicidi
14 34 82
195
629
Relazione vittima - autore
estraneo
sfruttatore
conoscente
parente
partner
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nelle coppie separate avviene dopo 5 anni dalla separazione.
Il femminicidio è spesso un'escalation di violenze e/o vessazioni di carattere
fisico. I dati disponibili indicano un'elevata frequenza di maltrattamenti pregressi a
danno delle vittime, censiti nel 33,3% dei femminicidi di coppia nel 2013 (27 in
valori assoluti) e nel 22,5% tra il 2000-2013 (193 in valori assoluti). Eures sottolinea
"l'inefficacia/inadeguatezza della risposta istituzionale alla richiesta d'aiuto
delle donne vittime di violenza all'interno della coppia, visto che nel 2013 ben il
51,9% delle future vittime di omicidio (17 in valori assoluti) aveva
segnalato/denunciato alle Istituzioni le violenze subite".
Femminicidi/violenza di genere
Passando dalle informazioni sui casi estremi a quelli sul più ampio spettro della
violenza di genere, a livello ufficiale l’ultima ricerca sul tema è dell’ISTAT, 2014:
“La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia”, che ha finalmente
integrato i dati precedenti che risalivano all’indagine “Violenza di genere in Italia”
del 2006.
Le rilevazioni (dal vivo o telefoniche) sono state svolte tra maggio e dicembre 2014
su un campione complessivo di 24.761 donne.
Stimati i seguenti casi di violenza (valori assoluti sul totale delle donne – subita
almeno una volta nella vita - e percentuali):
A questi casi si aggiungono quelli di stalking, subito da 3.466.000 donne (il
16,1% della popolazione, 1/3 circa dal partner).
6.788.000 donne vittime di almeno una violenza nella vita (pari al 31,5% della popolazione f. tra 16 e 70 anni)
fisica il 20/2% (18,8% nel 2006) sessuale il 21% (23,7% nel 2006)
stupri il 5,4% (4,8% nel 2006)
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A seguito delle ripetute violenze dai partner (attuali o precedenti), più della metà
delle vittime soffre di perdita di fiducia e autostima (52,75%). Tra le conseguenze
sono molto frequenti anche ansia, fobia e attacchi di panico (46,8%), disperazione e
sensazione di impotenza (46,4%), disperazione e sensazione di impotenza (46,4%),
disturbi del sonno e dell’alimentazione (46,3%), depressione (40,3%), nonché
difficoltà a concentrarsi e perdita della memoria (24,9%), dolori ricorrenti del corpo
(21,8%), difficoltà nel gestire i figli (14,8%) e autolesionismo o idee di suicidio
(12,1%).
Il legame familiare fra vittima e maltrattatore rende estremamente più difficile la
denuncia o l’allontanamento dell’autore della violenza e spesso induce a
minimizzare o i fatti e a non prevederne l’evoluzione. L’autocensura non è però
l’unico carattere che rinforza il lato in ombra di questo fenomeno. Anche le fonti di
tipo amministrativo, in ambito sanitario, giuridico e sociale, sono inadeguate: spesso
non distinguono l’autore della violenza, elemento essenziale per definirne la natura
di violenza di genere, né tanto meno rilevano le caratteristiche di chi maltratta e
della vittima. Ad esempio i dati raccolti dai Pronto soccorso, così come quelli di
ricovero e dimissione ospedaliera, indicano la causa di accesso o ricovero secondo
un’appropriata classificazione internazionale, ma non menzionano l’autore della
violenza; al contrario i fascicoli giudiziari si preoccupano principalmente dell’autore
di reato, lasciando però in ombra la vittima.
Sempre dalla ricerca ISTAT è allarmante: il 65,2% delle vittime ha dichiarato che i
figli hanno assistito a uno o più episodi di violenza (in aumento, era il 60,3% nel
2006).
Nel 16,2% dei casi i figli vi hanno assistito raramente, nel 26,7% a volte, nel 22,2%
spesso (ma questo dato è raccolto dalle adulte, che spesso non si accorgono della
reale, più grave, percezione che ne hanno i figli).
Nel 25% dei casi di violenza domestica i figli sono stati coinvolti direttamente.
La stessa ricerca evidenzia come i figli che assistono alla violenza del padre nei
confronti della madre hanno una probabilità maggiore di essere autori di violenza
nei confronti delle proprie compagne e le figlie di esserne vittime.
Nella maggioranza dei casi “fotografati” nel 2014 le violenze NON sono denunciate. Solo il 35,4% delle donne vittime considera la violenza un reato! Il sommerso è elevatissimo e raggiunge circa il 94% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata (91,6%). Le donne che non parlano con nessuno delle violenze subite sono il 24% (da non partner) e ben il 40% se subite dal partner. Solo il 3,7% si è rivolta ad un centro antiviolenza (realtà sconosciuta al 12,8% delle vittime).
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Ancora recente, l’indagine condotta da Il Sole 24 ore (pubblicata il 25/11/2013) che
evidenzia altri dati interessanti:
Infine, riprendiamo alcune tra le informazioni contenute nell’indagine nazionale
«Quanto costa il silenzio?» di Intervita onlus (2013):
La violenza subita dalle donne ogni anno ha un costo economico e sociale di quasi
17 miliardi di euro, il triplo della spesa pagata dal nostro paese ogni anno per
incidenti stradali.
Soprattutto il dato sulle spese sanitarie, secondo Intervita, è sottostimato: perché
solo il 3,3% delle vittime ha fatto ricorso a cure ospedaliere. Il 96,7% di episodi di
violenza non ha dato luogo a ricoveri, ma molto probabilmente ha determinato
conseguenze sulla salute e prodotto costi.
La mancata produttività è stimata invece in 604,1 milioni di euro.
Il prezzo della violenza, però, lievita soprattutto a causa dei costi non monetari: si
calcola in 14,3 miliardi di euro il costo umano, emotivo ed esistenziale sostenuto
dalle vittime, dai loro figli e familiari. Include l'impatto della violenza sui bambini,
l'erosione del capitale sociale, la riduzione della qualità della vita e della
partecipazione alla vita democratica.
L’aggressore in Italia è mediamente un uomo: - tra i 35 e i 54 anni nel 61% dei casi - un impiegato nel 21% - una persona istruita (il 46% ha la licenza media superiore e il 19% la laurea) - il persecutore non fa poi in genere uso di alcol e di droghe (63%)
Il profilo della donna-vittima: - di età compresa fra i 35 e 54 anni - con la licenza media superiore nel 53% e la laurea nel 22%
Di questi 16,719 miliardi di euro spesi ogni anno a causa della violenza di genere 2,377 sono costi diretti:
sanitari (460,4 milioni) consulenza psicologica (158,7 mln) farmaci (44,5 mln) ordine pubblico (235,7 mln) giudiziari (421,3 mln) spese legali (289,9 mln) costi dei servizi sociali dei Comuni (154,6 mln) e dei centri antiviolenza (circa 8 milioni)
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A3) LA NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Le leggi in vigore in Italia
Senza addentrarci negli aspetti legali connessi alla violenza di genere (civili, penali
e procedurali) ricordiamo la normativa vigente sulla violenza di genere:
- Legge 4 aprile 2001 n.154, su “Misure contro la violenza nelle relazioni familiari”
(disciplina civilistica);
- Legge 23 aprile 2009 n.38, introduttiva del delitto di atti persecutori – stalking;
A giugno 2013 il parlamento italiano ha ratificato la Convenzione di Istanbul2 e ad
agosto 2013 il governo italiano ha emanato con decreto legge norme penali che
aggravano le ipotesi di atti persecutori o omicidio contro il coniuge o il convivente,
tramite specifiche aggravanti dei reati:
- Decreto legge 14 agosto 2013 n. 93, poi convertito nella legge 15 ottobre 2013 n.
119.
Il decreto 93 prevede anche una definizione più precisa degli interventi per
prevenire e contrastare la violenza di genere (Art. 5 Piano d'azione straordinario
contro la violenza sessuale e di genere), in conseguenza del quale la Conferenza
Stato Regioni sta approntando linee d’intervento che guideranno le azioni sui
territori nei prossimi anni (anche se per ora fonte di accese discussioni con le stesse
associazioni e i Centri Antiviolenza).
Tra le finalità del suddetto Piano, segnaliamo – per l’attinenza con il nostro
contesto progettuale – le seguenti:
a) prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso
l'informazione e la sensibilizzazione della collettività, rafforzando la
consapevolezza degli uomini e dei ragazzi nel processo di eliminazione della
violenza contro le donne e nella soluzione dei conflitti nei rapporti
interpersonali;
c) promuovere un'adeguata formazione del personale della scuola alla
relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e promuovere, […]
nella programmazione didattica curricolare ed extracurricolare delle scuole di
ogni ordine e grado, la sensibilizzazione, l'informazione e la formazione degli
studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la
discriminazione di genere […];
d) potenziare le forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza
e ai loro figli attraverso modalità omogenee di rafforzamento […] dei centri
antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza;
h) prevedere una raccolta strutturata e periodicamente aggiornata, con cadenza
almeno annuale, dei dati del fenomeno, ivi compreso il censimento dei centri
antiviolenza, anche attraverso il coordinamento delle banche di dati già
esistenti;
i) prevedere specifiche azioni positive che tengano anche conto delle
competenze delle amministrazioni impegnate nella prevenzione, nel contrasto e
nel sostegno delle vittime di violenza di genere e di stalking e delle esperienze
2 Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e
la violenza domestica. Entra ufficialmente in vigore dal 1° agosto 2014.
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delle associazioni che svolgono assistenza nel settore.
B) IL CONTESTO TERRITORIALE DEL PROGETTO
B1) PECULIARITA’ TERRITORIALI
In Liguria sono censiti al 31/12/2013 n. 1.591.939 abitanti (di cui il 52,5% donne).
Di questi, 138.355 il 8,7% sono stranieri (di cui 54% donne).
Il progetto interessa il territorio della Provincia di Genova, il più popoloso e
urbanizzato nella Regione Liguria (55% circa della popolazione regionale): 868.046
persone, di cui 47,3% uomini e 52,7% donne.
L’età media provinciale è al 3° posto assoluto in Italia, con 47,7 (anni). (2014, fonte
Urbistat).
Come già indicato prima, la violenza di genere è un fenomeno diffuso, trasversale
rispetto alle differenze socio-economiche e culturali, e con una marcata specificità
familiare; intervengono però altre variabili nello sviluppo del fenomeno, ben
presenti nel nostro territorio, quali:
1. 1) La presenza di popolazione straniera, tendenzialmente più fragile e meno
tutelata dal punto di vista dei diritti e nell’accesso ai servizi;
2. 2) La distribuzione per genere del tasso di occupazione e d’inattività. La crisi
economica che stiamo attraversando da alcuni anni è fonte d’inasprimenti nei
rapporti interpersonali e familiari, con effetti devastanti anche sulla violenza di
genere.
Nei dettagli:
1) Nella Provincia di Genova si concentrano 73.525 stranieri (8,47% della
popolazione), (fonte Urbistat, 2014). A questi bisogna aggiungere, oltre ai nuovi
nati, anche i residenti adulti che hanno o stanno ottenendo la cittadinanza italiana:
su base degli ultimi 5 anni in Liguria, ogni anno acquisiscono la cittadinanza circa
1.600 stranieri, di cui il 58% circa donne.
Il tasso di crescita degli stranieri è del 151,5‰ (ovvero 18° posto su 110
province).
La popolazione di cittadinanza straniera in Liguria e in provincia di Genova
continua a essere caratterizzata da un’elevata componente femminile, (Centro
Studi Medì, VI rapporto sull’immigrazione a Genova) che non si riscontra nelle
altre regioni del Nord, a causa del fabbisogno di personale di assistenza e cura
della popolazione ligure, caratterizzata da:
- un processo d’invecchiamento ben superiore alla natalità, che prosegue da alcuni
decenni;
- da una parallela contrazione delle fasce giovanili;
- da nuclei familiari con uno o massimo due figli.
Le donne straniere, dopo un primo periodo di presenza sul territorio ligure da sole,
cercano di ricomporre il nucleo familiare d’origine, avvicinando prima i figli (da
cui ne può derivare il problema dei minori che si trovano senza reali riferimenti,
senza un processo d’inserimento effettivo nel contesto sociale e culturale
genovese, fino a spingersi al fenomeno delle gang giovanili, perlopiù
14
sudamericane) e poi i mariti, che però qui trovano ribaltato il loro ruolo familiare,
per minor conoscenza e possibilità di inserirsi nel territorio genovese, avendo
maggiori difficoltà a trovare un lavoro adatto alle proprie competenze. Anche
l’autonomia economica acquisita in Italia dalle donne, rispetto alla dipendenza
dell’uomo, è un fattore scatenante della violenza domestica.
Le donne straniere qui occupate possono anche creare dei nuovi nuclei familiari,
suscitando le reazioni negative e violente dei figli ricongiunti che si trovano
catapultati in un nuovo nucleo (più fragile e limitato rispetto alla famiglia
allargata tipica dei paesi d’origine) in un contesto straniero.
2) Altri dati socio-economici, in anni di crisi in crescita: occupazione generale
della popolazione (età 15-64) del 61,4% (il più basso del Nord), di cui il 76,2%
uomini e solo il 58,8% donne. L’incremento del tasso di disoccupazione osservato
fra il 2011 e il 2012 è stato decisamente più elevato per le donne (dal 7% al
10,3%) che per gli uomini (dal 5,8% al 6,4%). Questi dati sono riscontrabili anche
nelle comunità straniere.
In Liguria ISTAT rileva nel 2014 le percentuali delle famiglie per giudizio sulla
condizione economica percepita: il 19,7% si percepisce in grave difficoltà, il 18,7%
in difficoltà e oltre il 56,5% con qualche difficoltà.
La condizione di maggior disoccupazione, specie in condizione di maternità, che
grava sulle donne, è un fattore importante che ostacola l’acquisizione
dell’autonomia necessaria alle donne oggetto di violenza. La mancanza di supporti
sociali ed educativi per i figli minori rende difficile trovare e mantenere
l’occupazione, che è la garanzia per ottenere l’altro elemento essenziale, cioè
l’autonomia abitativa dal coniuge.
La situazione di stallo della crisi economica con la conseguente recrudescenza di
situazioni di disoccupazione o instabilità lavorativa cronica, sta accentuando un
ulteriore fenomeno di violenza, particolarmente presente nella nostra regione. Si
tratta della violenza domestica di figli adulti (inoccupati, in crisi personale, a volte
anche separati controvoglia) che, vivendo coi genitori, senza una vera autonomia
personale, accentuano episodi di violenza nei confronti specialmente delle madri
(anziane). Una situazione questa che era tipica delle famiglie di tossicodipendenti,
ora esportata anche ad adulti “normali”.
B2) I SERVIZI ESISTENTI
Per contrastare ogni forma di violenza e discriminazione sul territorio ligure, nel
2006 nasce la Rete Provinciale Antiviolenza, che promuove un disegno di legge
ottenendo – primo caso in Italia – una legge regionale (n. 12/2007) che riconosce la
specificità del fenomeno della violenza di genere, ed è volta a garantire “Interventi
di prevenzione sulla violenza di genere e misure a sostegno delle donne e dei minori
vittime di violenza”.
Il sistema di rete esistente garantisce che tutti i casi emergenti e riconosciuti tali
dai primi interlocutori (FF.OO., pronto soccorso, ATS dei servizi comunali)
sono indirizzati ai centri antiviolenza del territorio, che diventano quindi lo
snodo per la tutela fisica, psicologica, relazionale ed eventualmente legale delle
vittime.
15
Alla fine del 2013 è finalmente stata attivata dalla Regione l’Osservatorio regionale
sulla violenza contro le donne, che attraverso la raccolta, l’elaborazione e l’analisi
dei dati forniti dai centri antiviolenza e dai pronto soccorso sul territorio svolgerà
una funzione di monitoraggio del fenomeno.
A luglio 2014 si è costituita un’associazione temporanea di scopo (ATS) tra i
soggetti che a vario titolo intervengono per la gestione di un sistema di
prevenzione, informazione, consulenza e sostegno alle donne vittime di violenza.
Comprende: Il Cerchio delle Relazioni, Centro per non subire violenza – Onlus,
Cooperativa Sociale Mignanego, UDI Archivio Biblioteca M. Ferro, L’Aurora
Soc. Cooperativa Soc. Onlus, Cirs – Ge.
B3) I NUMERI LOCALI DELLA VIOLENZA
Il contesto genovese non differisce di molto dalle caratteristiche quantitative
(percentuali) descritte nel contesto nazionale.
Posto che il sommerso, in quanto tale, non è stato determinato a causa dell’assenza
di indagini specifiche a livello regionale, per quantificare la violenza di genere in
provincia di Genova bisogna attenersi al lavoro svolto dai centri antiviolenza ivi
presenti e ai dati confluiti quindi nelle statistiche tenute a livello prima provinciale,
poi regionale.
Escludendo il Tigullio (non considerato come destinatario diretto di questo
progetto), nelle altre aree della provincia di Genova sono presenti in ATS tre Centri
Antiviolenza ufficiali (con rete di sportelli collegati). Ognuno fa capo a
un’organizzazione diversa:
- Il Cerchio delle Relazioni, Associazione di Promozione Sociale (qui proponente,
già descritta);
- Centro per non subire violenza Onlus (da U.D.I.), Associazione Onlus, con
attività in Genova centro;
- Mignanego Società Cooperativa Sociale Onlus/Centro Pandora, Cooperativa
Sociale, con attività prevalenti in Valpolcevera e genovesato.
Il Cerchio delle Relazioni può presentare un resoconto dei casi affrontati dai 2 centri
(Sede e Mascherona) nell’anno 2014:
N° casi per forme di violenza subite dalle vittime (anche più di una forma per
donna):
contatti diretti 371 segnalazioni (da FFOO, ATS, tribunali) 58
TOTALE CASI 429
Nazionalità donne seguite: Italiane 264
Straniere 102 Non indicata 5
ETA’ MEDIA 44 ANNI
16
Passando alla figura del maltrattante, questi sono i dati prevalenti nello stesso
periodo:
Rimanendo sull’ultimo anno come riferimento, i principali indicatori sui casi
emersi e sulle attività implementate dai centri antiviolenza CdR, sono:
ANNO 2014 Cerchio
Relazioni
N° COLLOQUI TELEFONICI 371
N° PRIMI COLLOQUI 305
240
274
29 39
2
69
0
50
100
150
200
250
300
Fisica Psicologica Sessuale Economica Mobbing Stalking
Casi di violenza 2014
188
81
22
2
19
2 0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
200
Partner Ex partner Parente Datore dilavoro
Altrapersona
Sconosciuto
I maltrattanti sono
Nazionalità maltrattanti: Italiani 159 Stranieri 58
Non dichiarata 97
17
Una particolare attenzione, anche ai fini di questo progetto, riguarda la violenza
familiare sui minori. Di questi, vittime di violenza diretta o assistita, dei 4.635
seguiti dai servizi sociali locali nel 2005 (ultimo dato accertato):
La problematica emergente per tutti i minori maltrattati è la conflittualità intra-
familiare: rappresenta il 90% dei casi; il maltrattante è un partner, un ex partner o un
parente. Difficilmente è una violenza che parte da uno sconosciuto. Anche se la
donna può separarsi dal legame, i figli mantenendo rapporti col padre – anche se
protetti – rimangono esposti alle pressioni paterne, come bersaglio delle
comunicazioni distorte tra i genitori.
La violenza sui minori è drammaticamente una delle cause della sua stessa
riproducibilità e prosecuzione nel tempo, nelle generazioni (come già indicato anche
N° PRESE IN CARICO 183
N° CONSULENZE LEGALI 115
N° CONSULENZE
PSICOLOGICHE 82
GRUPPI PER IL
CAMBIAMENTO 3
N° MINORI SEGUITI
VITTIME DI ABUSO E
MALTRATTAMENTO 28
NUCLEI FAMILIARI IN
STRUTTURE PROTETTE 6
41%
25%
22%
12%
Violenza diretta e assistita sui minori
maltrattamento psichico
maltrattamento fisico
violenza assistita
abuso sessuale
18
nei dati ISTAT).
Una recente ricerca del reparto di neuropsichiatra infantile dell’Ospedale
Pediatrico Bambin Gesù di Roma (Prof. F. Montecchi), su un campione di 320
bambini vittime di violenza assistita ha rivelato che dei loro genitori:
Dunque, mediamente il 70% della violenza sui figli deriva da adulti che sono stati a
loro volta vittime.
C) ANALISI DEL CONTESTO
Dai dati riportati finora, traiamo i seguenti elementi prioritari d’analisi:
L’EMERGENZA DELLA VIOLENZA. La violenza di genere, superando ignoranza
e letture superficiali – ancora presenti nella società – è una piaga emergenziale per il
nostro territorio, i cui costi umani ed economici sono di gran lunga ancora
sottovalutati. Inoltre, i dati quantitativi raccolti in questi anni indicano non solo un
aumento delle violenze, ma anche il grande lavoro che ancora c’è da fare per portare
alla luce l’area maggioritaria di violenza sommersa e che quindi non può essere
opportunamente tutelata.
LA VIOLENZA E’ SOMMERSA. I dati del territorio oggetto del progetto
confermano i trend nazionali. Se manteniamo il dato ISTAT 2014 come riferimento,
ciò significa che, partendo dal dato di 305 primi contatti (già con un confronto
approfondito con operatrici e con la definizione precisa del tipo di violenza subita), i
casi di violenza REALI sul territorio genovese allargato potrebbero essere vicini alla
cifra annua di 20.000 casi (su una popolazione femminile di oltre 350.000 donne)
pari al 5,7% del totale.
ATTENZIONE ALLA FASCIA IMMIGRATA PIU’ DEBOLE. Sul totale delle
donne che si rivolgono ai servizi della sede e del Centro, una su tre è straniera; ma
ben i 2/3 delle ospiti delle case rifugio sono immigrate. Come già descritto, per
questa categoria di vittime sono maggiori le problematiche legate ai diversi approcci
culturali (di origine) alla figura della donna, e quindi all’abuso della violenza nei
rapporti familiari. Per gli adulti di prima generazione in Italia, permangono i
29%
41%
30%
Il dramma che si riproduce
sono i padri cheavevano subitoviolenza da minori
sono le mamme cheaveva subitoviolenza da minori
sono i genitori senzaesperienzetraumatiche
19
condizionamenti della tradizione social e familiare di provenienza, ma anche le
difficoltà a individuare una rete di sostegno locale per le vittime, nel momento del
tentativo di uscita.
LA VIOLENZA E’ UN CIRCOLO DA SPEZZARE TRA TUTTI I SOGGETTI.
L’esperienza dei Centri Antiviolenza indica che non è possibile porre termine alla
violenza di genere agendo solo sulla figura della vittima. Per quanto rimanga
fondamentale l’opera di assistenza e di difesa delle vittime (donne e minori), la
risposta definitiva al fenomeno non può non coinvolgere il maschio, in chiave
preventiva e di presa di responsabilità rispetto alla violenza finora agita.
I dati suggeriscono la necessità di interventi specifici diretti sui minori, ma anche sul
maltrattante, che altrimenti trasferisce la sua violenza su altre donne con cui entra in
relazione o sugli stessi figli, che rimangono i destinatari della violenza che non può
più essere espressa sulla donna.
TUTELARE I MINORI PER PREVENIRE FUTURI MALTRATTANTI. E’
prioritario l’intervento per prevenire la trasmissione del modello violento tra
genitori e figli. Intervento terapeutico e educativo: il primo nei casi palesi di
violenza (a opera di operatori qualificati), il secondo come diffusione di una cultura
di negazione della violenza, anche se culturalmente finora ancora accettata.
La violenza di genere non ha quartiere né classe sociale; è diffusa e si “forma”
proprio nell’età dello sviluppo. L’adolescenza, età già critica per la persona, per i
cambiamenti biologici, relazionali e sociali che comporta, è il terreno incerto del
manifestarsi di questi casi. E’ l’età in cui si definiscono modelli comportamentali
che possono generare il benessere o il malessere dell’individuo, nel suo relazionarsi
con gli altri e stare in una comunità.
La nostra esperienza coi giovani maltrattati o maltrattanti ci ha insegnato a dare il
giusto valore a interventi che mettano al centro l’educazione alla relazionalità, alla
scoperta del ben-essere personale, in armonia con gli altri, per costruire un’identità
che possa essere capace di affrontare le sfide della vita, nello studio, nel lavoro,
nella vita sociale. E che, nell’immediato, aiuti a contenere e se possibile ridurre le
situazioni di potenziale violenza dei giovani (per sé stessi e per gli altri),
trasmettendo modelli sani di comportamento.
CONOSCERE I PROPRI DIRITTI E LE FORME DI TUTELA. Dalle indicazioni
emerse dai casi seguiti in questi anni, dall’associazione proponente così come dalle
altre presenti sul territorio, emerge la difficoltà delle vittime di agire contro la
violenza, prima di una degenerazione della situazione domestica, anche per la non
conoscenza dei propri diritti e delle forme di tutela esistenti sul territorio ligure. Le
donne genovesi non hanno a disposizione uno o più strumenti costanti di
informazione, specie le ragazze, su questi temi. Si possono riscontrare solo alcune
campagne di massa, ma legate a eventi particolari o a progetti mirati e con durata
comunque limitata.
D) INDICATORI DI RIFERIMENTO In funzione delle condizioni di partenza, del contesto e del territorio, la rilevazione
del bisogno primario avviene attraverso i seguenti indicatori principali:
20
E) DESTINATARI E BENEFICIARI
E1) DESTINATARI
Il progetto ha come destinatari principali le vittime di femminicidio, donne e
minori del nucleo familiare coinvolti nella violenza domestica, presenti nel
territorio interessato al progetto (in pratica quello identificabile con la ASL 3).
Sono destinatari diretti delle attività progettuali sia i casi seguiti direttamente dal
Cerchio delle Relazioni sia quelli che, grazie alle attività progettuali, usufruiranno
dei servizi di tutta la rete antiviolenza provinciale.
Possono anche essere destinatari del progetto i maschi autori di violenze, che
accedendo ai servizi - autonomamente o su provvedimento giudiziario – in quanto
che favoriscano l’uscita dal circuito di violenza della vittima o dei minori.
E2) BENEFICIARI
I beneficiari raggiunti dalle azioni proposte dal progetto e dai suoi risultati sono
molteplici, sullo stesso territorio:
BENEFICIARIO BENEFICI
Le realtà associate che compongono la rete
antiviolenza provinciale (e le nuove reti
coinvolte nel patto di sussidiarietà della
conferenza dei sindaci genovese)
Confronto e nuove informazioni utili per
migliorare i servizi erogati;
Nuovi casi da seguire;
Maggiore visibilità e valore sul territorio.
Le altre organizzazioni sociali e culturali
esterne alla rete (centri d’ascolto,
cooperative educative, parrocchie, circoli,
ecc.)
Miglioramento nella chiarezza sui rispettivi
ruoli e compiti alle utenze;
Potenziale coinvolgimento su attività
comuni (di promozione, sensibilizzazione).
Le amministrazioni e gli enti locali Sostegno diretto alla gestione dei casi,
IND1. Numero di vittime che accedono per la prima volta agli sportelli dei centri antiviolenza riconosciuti ufficialmente sul territorio (di tutti i centri in rete), con particolare attenzione all’età e alla provenienza etnica;
IND2. Numero di maltrattanti che accedono per la prima volta ai servizi di ascolto a loro riservati;
IND3. Numero di report (interni) su osservazioni aggiornate sulle situazioni delle vittime seguite, e sullo sviluppo della loro condizione;
IND4. Numero di report (esterni) con informazioni aggiornate e comunicabili sui casi seguiti e sullo stato dei servizi per sostenere attività d’informazione pubblica;
IND5. Numero (anche %) di progetti su donne (e figli) vittime; IND6. Numero di minori che accedono alla comunità e loro percorso di
uscita.
21
specie delle emergenze;
Maggiori e migliori informazioni per
definire obiettivi e strategie d’intervento, e
azioni nel proprio ambito;
Miglior coordinamento con i settori
d’intervento (affini o contigui): legalità,
servizi sociali, sanità anche mentale.
Le istituzioni della sicurezza e della
giustizia
Copertura di servizi necessari alla
protezione della vittima, al riconoscimento
dei casi di violenza, alla gestione dei
percorsi definiti dai provvedimenti di
giustizia;
Maggiori e migliori informazioni per
definire obiettivi e strategie d’intervento, e
azioni nel proprio ambito;
Miglior coordinamento con le realtà locali;
Maggiore visibilità e riconoscimento
pubblico dei propri ruoli.
Gli ordini prof.li: avvocati, giornalisti Nei rispetti ambiti:
Maggiori informazioni per agire
correttamente nei propri compiti;
Miglioramento dell’immagine e delle
ricadute professionali.
I giovani Conoscenza del fenomeno, consapevolezza
e responsabilizzazione sul proprio ruolo;
Educazione valoriale e superamento di
stereotipi o consuetudini;
Più facile emersione di casi di violenza,
testimonianze.
Comunità / gruppi di immigrati Aumento della conoscenza delle condizioni
e delle leggi nel territorio italiano;
Più elevata informazione tra generazioni di
immigrati per favorire le posizioni contro
la violenza domestica e la sua emersione.
La cittadinanza (in generale) Aumento delle informazioni disponibili sul
tema;
Chiarificazione su stereotipi e pregiudizi
sulla violenza domestica;
Aumento della consapevolezza e della
sensibilità anche nel fare emergere casi in
prossimità (vicinato, quartiere).
22
7) Obiettivi del progetto:
I dati del contesto evidenziano un drammatico perdurare dei casi della violenza
domestica e di genere anche nella nostra regione. I segnali di maggiore
consapevolezza delle donne, di ogni età rispetto al passato, non sono ancora
accompagnati da un’emersione dei casi reali né da una soluzione complessiva al
fenomeno. Il taglio drammatico dei servizi pubblici e dei finanziamenti, nonostante
la nuova legge – ancora in via di attuazione – e la riorganizzazione locale in ATS,
costringe ad abbassare lo sguardo, a restare sull’intervento quotidiano, fatto di
emergenza – come i numeri esposti prima confermano – senza poter offrire le
condizioni per spezzare realmente un circolo apparentemente senza uscita.
Con questo progetto (basandoci su esperienze pregresse – compresa quella dei
volontari di SCN impegnati attualmente nel primo progetto Stop violence! Giovani
contro il femminicidio) vogliamo contribuire in modo strutturato, scientifico ed
efficace a invertire la rotta, ad allargare la visuale, aiutando a innovare e consolidare
modelli d’intervento che agiscano sul rafforzamento della qualità e quantità dei
servizi esclusivi alle vittime e ai minori, e favorendo l’accesso agli stessi servizi da
parte delle vittime potenziali, anche in un’ottica di prevenzione. Col progetto SCN
2014 l’Associazione aveva puntato a rafforzare l’impianto comunicativo territoriale,
anche per far emergere la violenza. Il nuovo progetto partirà da queste basi, per
concentrarsi sulla qualità dei servizi e garantire così un miglioramento agli indicatori
di riuscita dei progetti di intervento su vittime e minori.
Pertanto, l’obiettivo generale del progetto, in coerenza con quanto indicato finora
come bisogno principale individuato, è il seguente:
Dall’obiettivo generale derivano quelli specifici, che tengono conto del complesso di
destinatari e beneficiari rilevati e si sviluppano secondo gli indicatori individuati, in
funzione di raggiungere concreti risultati, misurabili:
INDICATORI DI
PARTENZA
OBIETTIVI
SPECIFICI RISULTATI ATTESI
Migliorare la qualità dei percorsi integrati di sostegno alle donne e ai minori vittime, per aumentare le condizioni personali di successo nell’uscita dalla violenza prima, durante e dopo la presa in carico, anche potenziando la conoscenza e l’informazione dei servizi sul territorio, per aiutare le vittime a riconoscere la violenza agita/subita, a percepirsi non isolate emergendo dal sommerso, a identificare i propri diritti e i servizi a disposizione, a ritrovare risorse personali, fiducia e autostima durante il percorso di uscita dalla violenza.
23
I1 – Percorsi di
presa in carico di
donne vittime
conclusi con
successo (uscita
dalla violenza e
ripresa
dell’autonomia e
benessere
personale).
O1 – Aumentare la
qualità dei servizi, per
facilitare la riuscita
dei percorsi personali
delle vittime.
R1.1 Aumento delle prese in carico
(+15% minimo)
R1.2 Incremento dei servizi dedicati
alla persona, specie per origine
etnica (n°4)
R1.3 Incremento del tempo medio di
sostegno alla donna (+ 20% /mese)
R1.4 Incremento dell’uscita dai
servizi in piena autonomia (+30%).
I2 - Percorsi di presa
in carico di minori
vittime (o assistenti
violenza) conclusi
con successo (uscita
dalla violenza,
miglioramento
psico-fisico e avvio
di percorsi per l’età
futura).
O2 - Aumentare la
qualità dei servizi, per
facilitare
l’accompagnamento
allo sviluppo integrale
personale dei minori
vittime.
R2.1 Aumento delle prese in carico
(+20% minimo)
R2.2 Incremento dei servizi dedicati
ai bambini, specie per origine etnica
(n°5 nuovi servizi)
R2.3 Incremento del tempo medio di
sostegno ai bambini (+ 20% /mese)
R2.4 Migliori sinergie coi servizi sul
territorio per lo sviluppo psicofisico
(n° 4 nuove)
R2.4 Incremento dell’uscita dai
servizi con passaggio a percorsi
educativi di sviluppo delle
potenzialità (+30%).
I3 - Numero di report
(interni) su
osservazioni
aggiornate sulle
situazioni delle
vittime seguite, e
sullo sviluppo della
loro condizione.
O3 - Dare visibilità al
lavoro svolto,
offrendo informazioni
approfondite a uso
ricerche di settore e
miglioramento dei
servizi.
R3.1 Report strutturato sugli esiti
delle procedure legali
(miglioramento del primo
esistente) R3.2 Report strutturato sulla
funzionalità delle metodologie
psicologiche applicate ai casi
(miglioramento del primo
esistente)
R3.3 Indagine sulle condizioni psico
sociali delle vittime nell’iter
completo del percorso d’aiuto,
incluse giovani e immigrate
(aggiornamento, n°3)
I4 - Numero di report
(esterni) con
informazioni
aggiornate e
comunicabili sui casi
seguiti e sullo stato
dei servizi per
sostenere attività
d’informazione
pubblica.
O4 - Dare visibilità al
lavoro svolto,
offrendo informazioni
approfondite e mirate
a uso impostazione di
campagne
informative.
R4.1 Integrare il report mensile
regionale (database quantitativo) con
informazioni mirate per target group
specifici (n°6)
R4.2 Produrre report generali
mensili per gli altri soggetti della
rete (n°6)
R4.3 Realizzare schede mirate per
target group (giornalisti, tv,
educatori, scuole, ecc.) (sviluppo
dell’esistente, n°5)
I5 - Numero di
vittime che accedono
per la prima volta agli
sportelli dei centri
O5 - Accrescere
l’informazione sui
servizi esistenti per le
vittime e sulle
condizioni di accesso,
R5.1 Miglioramento e
aggiornamento degli strumenti
informativi specifici per accedere ai
servizi antiviolenza mirati per target
giovani e immigrate (minimo 3)
24
antiviolenza
riconosciuti
ufficialmente sul
territorio (di tutti i
centri in rete), con
particolare attenzione
all’età e alla
provenienza etnica.
favorendone la
comprensione per le
giovani e le
immigrate.
R5.2 Aumento dei primi accessi ai
servizi antiviolenza (+15%)
R5.3 Diminuzione dell’età media
delle vittime (tra il 10% e il 15%)3
R5.4 Incremento della presenza di
vittime immigrate (+10%)
R5.5 Incremento delle segnalazioni
da altri servizi (+20%)
I6 - Numero di
maltrattanti che
accedono per la prima
volta ai servizi di
ascolto a loro
riservati.
O6 - Accrescere
l’informazione sui
servizi esistenti per
gli autori di violenza
e sulle condizioni di
accesso, favorendone
la comprensione per
giovani e immigrati.
R6.1 Miglioramento e
aggiornamento degli strumenti
informativi specifici per accedere ai
servizi antiviolenza mirati per target
uomini, giovani e immigrati
(minimo 3) R6.2 Diminuzione dell’età media
maltrattanti (tra il 10% e il 15%)
R6.3 Aumento delle presenze nei
servizi dei maltrattanti (+40%)4
R6.4 Aumento delle presenze
spontanee (+40%)
Il tema chiave progettuale è quello di valorizzare le caratteristiche dei giovani
in servizio civile (per età, genere, studi, apertura mentale, spirito creativo e
innovativo, network giovanili e multiculturali) per sostenere gli operatori
nell’introdurre azioni sperimentali e innovative di presa in carico, sempre più
necessarie, in modo monitorato e sicuro, valorizzando le diverse competenze.
3 Il risultato di diminuire il dato medio dell’età è un segnale preciso del maggior coinvolgimento diretto della
fascia giovanile nei processi di uscita dalla violenza, e un indicatore di maggiore prevenzione. 4 Dato percentuale realistico, partendo da una base assoluta molto bassa (20 unità/anno).
25
8) Descrizione del progetto e tipologia dell’intervento che definisca in modo puntuale le
attività previste dal progetto con particolare riferimento a quelle dei volontari in
servizio civile nazionale, nonché le risorse umane dal punto di vista sia qualitativo
che quantitativo:
8.1 Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi
8.1.1) LA LOGICA DELL’INTERVENTO
Il progetto di 12 mesi può essere innanzitutto identificato in un percorso logico,
tendente al raggiungimento dei risultati programmati, che si suddivide in 3 fasi
consecutive precise:
Questa suddivisione principale delle attività, nelle 3 fasi operative, è di riferimento sia
per il complesso di attività del progetto (principalmente a cura delle operatrici
dell’Associazione e dei collaboratori esterni) sia per le attività che saranno attribuite
ai volontari/e di SCN.
Il progetto s’inserisce nel piano pluriennale di attività dell’Associazione, ne affianca
la normale operatività dei servizi, ma li integra con lo sviluppo di nuove azioni
innovative, anche sperimentali, volte a ricercare nuovi più alti standard di presa in
carico e di successo nell’uscita dai percorsi di aiuto. La cui gestione avviene ora in
modo coordinato, sincronizzato, anche avvalendosi della nuova impostazione di rete
che si va a definire tra tutti i centri antiviolenza del territorio.
Tutti i 6 obiettivi specifici programmati si traducono in risultati che trovano
attuazione completa dalla Fase 2 alla Fase 3 del progetto.
CONOSCO IL SISTEMA ANTIVIOLENZA Fase 1
IMPLEMENTO IL SISTEMA ANTIVIOLENZA Fase 2
COMUNICO IL SISTEMA ANTIVIOLENZA Fase 3
COMBATTO LA VIOLENZA!
26
8.1.2) LE FASI DELL’INTERVENTO
Nella tabella successiva si vanno a declinare per ogni fase (logico/temporale) le
azioni principali. Alle 3 fasi presentate si unisce una quarta fase per le opportune
attività di diffusione dei risultati e di valutazione del progetto:
FASI AZIONI
Fase 1: conoscenza del
sistema (1°- 2° mese)
A1 – Osservazione critica dei servizi e degli strumenti
operativi e informativi in uso nei servizi associativi
A2 – Confronto con gli strumenti e le esperienze presenti
sul territorio (nella e fuori la rete dei servizi)
A3 – Identificazione dei gruppi target e delle loro
modalità comunicative e relazionali nelle strutture
A4 – Confronto e formazione su esperienze realizzate in
altre Regioni
Fase 2: implementazione
del sistema (3°- 10° mese)
A5 – Prima definizione di nuovi servizi di sostegno
A6 – Sperimentazione nei servizi quotidiani con azioni
di controllo e miglioramento
A7 – Ridefinizione degli standard e validazione dei
modelli operativi (interni, coi destinatari, con
l’esterno, beneficiari)
A8 – Costruzione dei sistemi e delle reti di supporto
operativo (intra associativo, intra ATS)
Fase 3: comunicazione e
informazione del sistema
innovato (10°-12°mese)
A9 – Realizzazione di tutte le attività di informazione e
reportistica programmate
A10 – Azioni parallele di controllo e miglioramento
delle attività in corso
Fase 4: Diffusione e
verifica dei risultati (11°-
12° mese)
A11 – Presentazione degli strumenti operativi e dei
risultati alla rete antiviolenza e alle istituzioni locali e
nazionali
A12 – Aggiornamento definitivo dei dati misurati e
valutazione finale del progetto.
Trasversale a tutte le 4 fasi è l’azione di PROJECT MANAGEMENT gestito dal
coordinamento e dall’amministrazione associativa (dal 1° al 12° mese), a supporto e
garanzia dell’implementazione di tutto il progetto.
8.1.3) LO SVILUPPO DELLE AZIONI NEI 12 MESI
mesi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
Fase 1: conoscenza del
sistema A1 – Osservazione critica dei
servizi e degli strumenti
operativi e informativi in uso
nei servizi associativi
A2 – Confronto con gli
strumenti e le esperienze
presenti sul territorio
A3 – Identificazione dei gruppi
target e delle loro modalità
comunicative e relazionali nelle
27
strutture
A4 – Confronto e formazione
su esperienze realizzate in
altre Regioni
Fase 2: implementazione
del sistema
A5 – Prima definizione di
nuovi servizi di sostegno
A6 – Sperimentazione nei
servizi quotidiani con azioni
di controllo e miglioramento
A7 – Ridefinizione degli
standard e validazione dei
modelli operativi A8 – Costruzione dei sistemi e
delle reti di supporto
operativo
Fase 3: comunicazione e
informazione del sistema
innovato
A9 – Realizzazione di tutte le
attività di informazione e
reportistica programmate A10 – Azioni parallele di
controllo e miglioramento
delle attività in corso
Fase 4: Diffusione e
verifica dei risultati A11 – Presentazione degli
strumenti operativi e dei
risultati alla rete antiviolenza
e alle istituzioni locali e
nazionali A12 – Aggiornamento
definitivo dei dati misurati e
valutazione finale del
progetto.
PROJECT
MANAGEMENT
8.1.4) LE ATTIVITA’ SPECIFICHE
Dalle azioni generali alle attività specifiche:
28
AZIONI ATTIVITA’ SPECIFICHE FASI
A1 – Osservazione critica
dei servizi e degli
strumenti operativi e
informativi in uso nei
servizi associativi
A2 – Confronto con gli
strumenti e le esperienze
presenti sul territorio
(nella e fuori la rete dei
servizi)
A3 – Identificazione dei
gruppi target e delle loro
modalità comunicative e
relazionali nelle strutture
A4 – Confronto e
formazione su esperienze
realizzate in altre Regioni
A1.1 Conoscenza diretta dei servizi e del loro
funzionamento;
A1.2 Acquisizione di modelli di osservazione e verifica
della loro applicabilità, adattamento;
A1.3 Costruzione di modelli di osservazione interna ai
servizi, e trasversale per destinatari;
A1.4 Applicazione dei modelli con definizione di un
piano temporale e organizzativo di osservazione;
A1.5 Partecipazione alle attività socio-educative delle
sedi. Osservazione e raccolta dati strutturati;
A1.6 Prime analisi di riferimento.
A2.1 Impostazione delle attività di indagine esterna
(tempistica, strumenti, pianificazione incontri e visite);
A2.2 Acquisizione di informazioni sulle caratteristiche e
sull’andamento dei servizi analoghi;
A2.3 Visite a strutture a campione per confronto diretto
e osservazione metodologie applicate;
A2.4 Analisi comparative sulla qualità e gli standard dei
servizi e delle strutture.
A3.1 Raccolta e studio delle caratteristiche delle persone
prese in carico in Liguria;
A3.2 Confronto con stakeholder del territorio (agenzie
sociali, culturali, di ricerca) per identificare i gruppi
target e i rispettivi bisogni di aiuto;
A3.3 Analisi sulle modalità delle vittime di permanenza
nei servizi e loro bisogni
A3.4 Costruzione di una griglia di riferimento per
l’impostazione di servizi innovativi.
A4.1 Acquisizione dei contatti per avviare l’indagine
extra Liguria sulle modalità di presa in carico nei servizi
e l’innovatività degli stessi;
A4.2 Avvio dell’indagine con l’invio di schede di
osservazione e questionari;
A4.3 Collegamenti diretti e contatti online/video di
chiarificazione;
A4.4 Raccolta della documentazione prodotta e analisi;
A4.5 Realizzazione di eventi formativi interni di
presentazione e confronto.
Fase 1
: conoscen
za del sistem
a
29
A5 – Prima definizione di
nuovi servizi di sostegno
A6 – Sperimentazione
nei servizi quotidiani
con azioni di controllo e
miglioramento
A7 – Ridefinizione degli
standard e validazione
dei modelli operativi
(interni, coi destinatari,
con l’esterno,
beneficiari)
A8 – Costruzione dei
sistemi e delle reti di
supporto operativo (intra
associativo, intra ATS)
A5.1 Elaborazione dei nuovi modelli di intervento,
basati sui nuovi standard introdotti;
A5.2 Incontri di preparazione e formazione per il
personale, per l’immissione dei nuovi metodi e dei
compiti;
A5.3 Primo check sulla fattibilità e l’applicabilità delle
nuove azioni, nei diversi servizi e funzioni.
A6.1 Svolgimento delle attività quotidiane dei servizi –
sia al Centro Antiviolenza sia nella comunità La
Chiocciola - applicando i nuovi modelli di intervento, i
servizi innovativi e le metodologie di lavoro con
l’utenza;
A6.2 Implementazione di azioni di controllo periodiche
e “pit stop” di verifica con gli operatori sulla funzionalità
degli strumenti introdotti.
A7.1 Raccolta dei risultati prodotti nella fase A6, e
prime analisi comparate;
A7.2 Osservazione sugli esiti e ridefinizione sugli
strumenti operativi riconosciuti più efficaci secondo i
nuovi standard;
A7.3 Presentazione degli strumenti definitivi validati,
compresi quelli di raccolta, analisi, valutazione e
comunicazione dei servizi innovativi creati.
A8.1 Presentazione al network dei nuovi standard e dei
relativi strumenti operativi;
A8.2 Eventuale riorganizzazione adeguata alla nuova
operatività;
A8.3 Sperimentazione dei sistemi innovati con test
anche sugli interlocutori esterni (rete antiviolenza, altri
servizi pubblici collegati, ecc.).
Fase 2
: imp
lemen
tazione d
el sistema
A9 – Realizzazione di
tutte le attività di
informazione e
reportistica programmate
A9.1 Osservazione diretta del servizio e produzione
Report strutturati sugli esiti delle procedure
innovative applicate;
A9.2 Osservazione diretta, report strutturato sulla
funzionalità delle metodologie psicologiche e
relazionali applicate ai casi (vittime, minori);
A9.3 Osservazione e produzione indagine sulle
variazioni nelle condizioni psicosociali delle vittime
nell’iter completo del percorso d’aiuto, incluse
giovani e immigrate;
A9.4 Integrazione del report mensile regionale
(database quantitativo) con le informazioni mirate
raccolte per target group specifici;
A9.5 Produzione di 3 report generali mensili a
beneficio dell’integrazione delle info con gli altri
soggetti della rete;
A9.6 Produzione di schede mirate informative per
target group (giornalisti, tv, educatori, scuole, ecc.)
sui servizi e l’innovazione prodotta;
A9.7 Preparazione e produzione di 1 campagna
informativa su mass media locali selezionati
(giornali/tv/radio/web);
Fase 3
: com
m. &
info
.
30
A10 – Azioni parallele
di controllo e
miglioramento delle
attività in corso
A9.8 Preparazione e produzione di 1 attività
informativa diretta alle comunità etniche locali (araba,
sudamericana, balcanica);
A9.9 Preparazione e produzione di 1 attività
informativa mirata ai giovani, negli spazi di visibilità
urbana e sportiva;
A9.10 Preparazione e realizzazione di 20 incontri
tematici coi giovani appartenenti a gruppi/centri
sociali/associazioni del territorio e nelle scuole
superiori;
A9.11 Preparazione e realizzazione di min. 3 incontri
nelle facoltà genovesi, di sensibilizzazione degli
studenti.
A10.1 Osservazione dei risultati delle iniziative di
reportistica (A9.1 –A9.3) e studio dei correttivi da
applicare;
A10.2 Osservazione dei risultati delle iniziative di
reportistica esterna (A9.4 –A9.5) e studio dei correttivi
da applicare;
A10.3 Osservazione dei risultati delle iniziative di
informazione pubblica (A9.6 –A9.8) e studio dei
correttivi da applicare;
A10.4 Osservazione dei risultati delle iniziative di
sensibilizzazione ai giovani (A9.9 –A9.11) e studio dei
correttivi da applicare.
A11 – Presentazione
degli strumenti operativi
e dei risultati alla rete
antiviolenza e alle
istituzioni locali e
nazionali
A12 – Aggiornamento
definitivo dei dati
misurati e valutazione
finale del progetto.
A11.1 Raccolta di tutta la documentazione elaborata
nelle fasi precedenti, in particolare dei report e
feedback sulle iniziative sperimentali, e preparazione
di presentazioni sintetiche di valutazione da
comunicare all’esterno;
A11.2 Organizzazione e realizzazione di un evento
informativo sui risultati progettuali a beneficio delle
realtà nel sistema di rete antiviolenza;
A11.3 Organizzazione e realizzazione di un evento
informativo sui risultati progettuali a beneficio delle
autorità e dei mass media.
A11.4 Revisione dei feedback strutturati ricevuti negli
incontri e impostazione di nuovi piani di sviluppo.
A12.1 Revisione finale di tutti gli strumenti utilizzati
nel periodo progettuale e dell’organizzazione interna a
esso dedicata;
A12.2 Impostazione e realizzazione di incontri interni
di valutazione del progetto con tutti gli operatori
coinvolti;
A12.3 Stesura di un report finale di valutazione del
progetto.
Fase 4
: Diff. e v
erifica dei risu
ltati
L’azione trasversale di project management si declina nelle seguenti attività
specifiche standard:
- Gestione della tempistica del progetto;
31
- Organizzazione, formazione e gestione dei gruppi di lavoro;
- Gestione generale dei contatti esterni e istituzionali;
- Ottimizzazione e controllo delle modalità di comunicazione, anche
tecnologica;
- Intervento e risoluzione sui rischi progettuali;
- Gestione e controllo del budget di progetto;
- Responsabilità sulla valutazione finale.
8.2 Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste,
con la specifica delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette
attività
Il progetto si fonda sull’impegno diretto delle figure abitualmente impegnate nei
servizi erogati dall’Associazione, che operano in un team consolidato con le seguenti
peculiarità:
1) Il team di progetto è composto da operatrici con differenti competenze
specialistiche, e questo permette di affrontare le problematiche della violenza alle
donne nei suoi più svariati aspetti, siano essi legali, psicologico, educativo;
2) Il gruppo di lavoro del Cerchio delle Relazioni ha un’esperienza di lavoro comune
pluriennale, quindi è pienamente integrato e portatore di una metodologia condivisa e
sperimentata sul campo da anni;
3) Anche il background e la formazione personale delle operatrici, sui temi della
violenza di genere, sono il frutto di un percorso comune con le radici
nell’associazionismo femminile che per primo ha portato in evidenza queste
tematiche.
4) L’esperienza associativa, partendo da un contesto no profit, si è ampliata, nel corso
degli ultimi 5 anni, con il pieno riconoscimento delle professionalità acquisite nella
collaborazione operativa all’interno di una realtà di tipo istituzionale, qual è il Centro
Provinciale Antiviolenza. La maggiore complessità, l’impiego di nuove risorse ed
anche i vincoli dei nuovi servizi, in cui l’Associazione è stata protagonista, hanno
stimolato la formazione, anche esperienziale, del team e la sua crescita professionale.
5) Il team di progetto è abituato a operare a stretto contatto con giovani volontari, sia
per esperienze pregresse di servizio civile in altri enti, sia per l’affiancamento
costante a giovani tirocinanti dell’università di Genova, impegnati presso le diverse
strutture associative, oltreché per il progetto in corso che impegna 6 volontarie.
In tabella il totale delle risorse operative alla data attuale nell’Associazione, divise per
ruolo:
RUOLO NUMERO
Coordinatrice 1
Educatori professionali 1
32
Educatori 9
Psicologhe/psicoterapeute 2
Avvocate 2
Operatrice dei servizi 1
Responsabile amministrativa 1
Rilevatrice dati 1
Questo è l’elenco delle risorse umane impegnate direttamente nelle attività
progettuali, con i riferimenti alle singole voci di attività:
Cognome
Nome Qualifiche ed esperienze Ruolo nel progetto
Corbucci
Elisabetta
Psicologa. Coordinatrice dell'associazione, della
comunità educativa per minori e della casa per
donne maltrattate. Esperta nelle attività di
osservazione e sostegno ai nuclei familiari.
Formatrice sul tema della violenza domestica
c/o: FF.OO, Pronto Soccorsi, Centri
Antiviolenza.
Coordinatrice e
responsabile
dell’azione di project
management.
Operatrice per azioni
(e attività relative) n°
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9,
10, 11, 12
Caccioni
Manuela
Educatrice Professionale. Responsabile casa
donne maltrattate e area educativa. Esperta
nell'attività con donne e minori abusati e/o
maltrattati e nel sostegno e osservazione alla
genitorialità. Formatrice con attività di
formazione c/o Polizia di Stato, Centro
Antiviolenza, enti privati. Esperta di
problematiche di stalking.
Operatrice per azioni
(e attività relative) n°
3, 4, 5, 6, 7, 8, 11
Della
Pergola Elisa
Presidente della Cooperativa. Counsellor di I
livello. Operatrice di accoglienza. Esperta nella
conduzioni di gruppi d'auto aiuto per donne
maltrattate. Esperta nei colloqui e nella presa in
carico per donne vittime di violenza. Formatrice
e docente nelle attività di formazione.
Operatrice per azioni
(e attività relative) n°
1, 2, 3, 10, 11
Silvia
Cristiani
Psicologa/Psicoterapeuta, Mediatore Familiare,
CTU c/o Trib. Ordinario di Genova. Già
responsabile di strutture di accoglienza per
donne maltrattate, e oggi formatrice sul sostegno
al familiare maltrattante.
Formatrice sul tema della violenza domestica
c/o: FF.OO, Pronto Soccorsi, Centri
Antiviolenza.
Operatrice per azioni
(e attività relative) n°
5, 6, 7, 8
Nadia
Calafato
Avvocato penalista e civilista esperta in materia
di violenza alle donne e ai minori. Docente in
corsi di formazione sui temi legali riferiti al
maltrattamento e abuso.
Operatrice per azioni
(e attività relative) n°
6, 7, 9
33
Michela
Sarcletti
Avvocato civilista esperta in materia di violenza
alle donne e ai minori.
Operatrice per azioni
(e attività relative) n°
6, 7, 9, 12
Debora
Bottani
Mediatrice culturale, ricercatrice nell'ambito
sociale, operatrice presso centro antiviolenza e
casa rifugio per donne vittime di violenza e
presso la struttura per vittime di tratta.
Formatrice sui temi della violenza di genere e
sui temi dell'interculturalità.
Operatrice per azioni
(e attività relative) n°
5, 6, 7, 8, 9, 10
Manuela
Marcone
Amministrativa presso Il Cerchio delle
Relazioni. Già responsabile amministrativa
U.D.I. - Centro di accoglienza per non subire
violenza.
Esperienza di rendicontazioni relative a
convenzioni, atti d'impegno e finanziamenti da
Enti pubblici.
Segreteria e
amministrazione del
progetto.
8.3 Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto
8.3.1 RUOLO DEI VOLONTARI/E DI SCN
Perseguendo gli obiettivi, il progetto è centrato su un ruolo innovativo e originale dei
volontari di SCN: cercando di valorizzare al massimo lo spirito formativo (per il
giovane) dell’esperienza di servizio civile, e le caratteristiche di iniziativa, creatività,
innovazione che i giovani possono portare in qualsiasi organizzazione (che solo abbia
il coraggio di volerlo fare, anche a scapito di “spendere” tempo e energie più del
previsto), il progetto valorizza le competenze giovani per sostenere l’Associazione (e
in senso lato la rete dei servizi antiviolenza del territorio) nel fare un altro importante
salto di qualità, dopo quello in atto di migliorare l’ambito informativo per la
prevenzione della violenza e, se necessario l’accesso ai servizi. Il nuovo “salto” in
avanti qui proposto e già indicato è ora quello di sperimentare modelli innovativi di
presa in carico, per accrescere sensibilmente gli indicatori di successo degli interventi
e quindi dell’uscita dalla spirale di violenza sia delle donne sia dei minori vittime.
L’impegno richiesto ai volontari/e sarà quindi, in coerenza con le fasi progettuali,
innanzitutto di calarsi nella realtà dei servizi, conoscerli e “viverli da dentro”,
contribuendo al lavoro delle operatrici; ma sempre con l’attenzione al ruolo principale
che viene loro chiesto: di aiutare a creare, migliorare e implementare nuovi servizi
(anche attenzioni non scontate a piccoli bisogni quotidiani, al miglioramento degli
standard di vita nelle case rifugio e nelle comunità) e di comunicare in modo efficace
le informazioni utili a far conoscere questi servizi, aiutando anche le vittime di
violenza a fare il passo che le porti a emergere e uscire dal circuito della violenza.
Nel corso dei mesi, grazie anche alla formazione specifica e continua, i volontari/e
assumeranno sempre più autonomia, anche creativa, nel proporre o nel condurre
attività innovative di sostegno nei servizi, e poi predisporre gli strumenti della
comunicazione, aiutando nel trasferire le informazioni coerenti ai diversi target group
34
e facilitare l’assunzione di informazioni mirate nella cittadinanza, con particolare
attenzione ai giovani.
Queste fasi, proprio perché di maggiore autonomia, saranno costantemente dirette,
supportate e monitorate dalle responsabili e dalle OLP del progetto.
Rispetto alle 2 precide aree (sedi) di lavoro, i volontari/e s’inseriranno nello specifico
in contesti operativi in cui potranno assumere – in generale, di base - i seguenti ruoli:
C/O CENTRO ANTIVIOLENZA
Ascolto telefonico (dopo i primi tre mesi di corso)
Osservazione colloqui
Osservazione consulenze legali
Accoglienza minori e accompagnatori adulti
Osservazione dei gruppi
Partecipazione alle equipe, alla supervisione e alle riunioni di Rete con il Comune e
con gli altri enti del patto di sussidiarietà.
La presenza dei volontari/e in questo servizio è innanzitutto:
Occasione per le operatrici di spostare il focus del lavoro di presa in carico da
un piano prevalentemente tecnico operativo a un livello didattico formativo.
L'incontro con giovani non professionisti del settore consente di testare in
modo più ampio a livello sociale quanta informazione ci sia sulla violenza alle
donne e come fare per veicolare le informazioni in modo efficace soprattutto
ad una platea giovanile.
Occasione per confrontarsi con la propria professionalità e con la propria
competenza.
Aiuto nella parte pratica (compilazione schede, inserimento dati, ecc.).
Aldilà della formazione specifica, cosa possono ricevere di base i volontari/e:
Informazioni approfondite sul tema della violenza.
Una lettura complessa dei fenomeni sociali.
Un'esperienza di lavoro individuale e di rete.
La professionalità delle operatrici, la condivisione di competenze ed
esperienze, l'occasione di approfondire all'interno di un contesto protetto e
tutelante, una realtà sociale e relazionale estremamente complessa e articolata.
La disponibilità quotidiana delle operatrici e uno spazio libero per il confronto
e l'approfondimento di quanto vissuto e affrontato in qualità di volontari.
C/O COMUNITÀ LA CHIOCCIOLA
AREA: LAVORO D'EQUIPE
Il volontario di servizio civile può svolgere un ruolo importante all'interno del gruppo
di lavoro come osservatore delle dinamiche del gruppo minori e del gruppo educatori.
Tendenzialmente le comunità sono realtà “chiuse”, attente alla protezione
dall'esterno. La presenza dei volontari aiuta a aprire all'esterno in modo comunque
protetto.
AREA: LAVORO CON I MINORI
Può intervenire nei momenti strutturati di: gioco, compiti. Il loro contributo permette
all'educatore di dedicarsi alle situazioni di maggiore complessità, permette di
35
costruire momenti differenziati per età. La giovane età del volontario può diventare
un mezzo per agevolare le “confidenze” di alcuni minori ospiti.
Proporre idee nuove per organizzazione momenti di gioco e di uscita.
Sviluppare i gruppi di studio più piccoli e omogenei per età.
AREA: GESTIONE STRUTTURA
Co-costruzione di alcune aree del progetto educativo individualizzato sul minore.
Compilazione scheda di osservazione minore.
Sostegno in azioni di sensibilizzazione sul tema violenza ai minori o
nell'organizzazione di iniziative promozionali/fundrasing.
La presenza dei volontari/e in questo servizio è innanzitutto:
Occasione formativa per gli educatori che nello svolgimento del proprio ruolo
educativo e nella necessaria rielaborazione dello stesso con i volontari, hanno
la possibilità di ripensare al proprio lavoro in termini di autoapprendimento.
Stimolo ulteriore agli educatori di auto-responsabilizzazione sia rispetto al
ruolo educativo sia a quello formativo.
Aiuto nella gestione quotidiana dei bambini, in particolare nello svolgimento
dei compiti e nelle attività ludico ricreative.
Aldilà della formazione specifica, cosa possono ricevere di base i volontari/e:
Accompagnamento costante nella relazione con bambini in stato di disagio, un
supporto e un approfondimento sulle dinamiche infantili
Possibilità di riconoscere i segnali della violenza assistita sui minori e di
utilizzare strumenti educativi necessari per favorirne l'emersione e il
conseguente contenimento anche in altri casi non ancora seguiti.
8.3.2 ATTIVITA’ DEI VOLONTARI/E
Aldilà di quanto sopra indicato, e partendo proprio da quella base di impegno e
apprendimento per i volontari/e, nella tabella seguente sono riportati i nuovi compiti
attribuiti ai volontari, rispetto alle singole attività specifiche progettuali:
ATTIVITA’ SPECIFICHE ATTIVITA’ DEI/LLE
VOLONTARI/E
FASI
A1.1 Conoscenza diretta dei servizi e
del loro funzionamento;
A1.2 Acquisizione di modelli di
osservazione e verifica della loro
applicabilità, adattamento;
A1.3 Costruzione di modelli di
osservazione interna ai servizi, e
trasversale per destinatari;
A1.1V Inserimento nei servizi delle 2
sedi oggetto del progetto,
partecipazione graduale alle attività,
confronto con gli operatori e
formazione specifica;
A1.2V Riconoscimento e studio sui
modelli di rilevazione adottati,
formazione specifica sul tema. Uso
diretto degli strumenti, affiancati dalle
operatrici;
A1.3V Elaborazione insieme alle
operatrici dei singoli servizi dei
modelli di osservazione. Scambio di
esperienze con i volontari degli altri
servizi e definizione insieme alla
Fase 1
: con
oscen
za
del sistem
a
36
A1.4 Applicazione dei modelli con
definizione di un piano temporale e
organizzativo di osservazione;
A1.5 Partecipazione alle attività
socio-educative delle sedi.
Osservazione e raccolta dati
strutturati;
A1.6 Prime analisi di riferimento.
A2.1 Impostazione delle attività di
indagine esterna (tempistica,
strumenti, pianificazione incontri e
visite);
A2.2 Acquisizione di informazioni
sulle caratteristiche e sull’andamento
dei servizi analoghi;
A2.3 Visite a strutture a campione per
confronto diretto e osservazione
metodologie applicate;
A2.4 Analisi comparative sulla qualità
e gli standard dei servizi e delle
strutture.
A3.1 Raccolta e studio delle
caratteristiche delle persone prese in
carico in Liguria;
A3.2 Confronto con stakeholder del
territorio (agenzie sociali, culturali, di
ricerca) per identificare i gruppi target
e i rispettivi bisogni di aiuto;
A3.3 Analisi sulle modalità delle
vittime di permanenza nei servizi e
loro bisogni
A3.4 Costruzione di una griglia di
riferimento per l’impostazione di
servizi innovativi.
A4.1 Acquisizione dei contatti per
avviare l’indagine extra Liguria sulle
modalità di presa in carico nei servizi
e l’innovatività degli stessi;
A4.2 Avvio dell’indagine con l’invio
coordinatrice dei modelli da applicare;
A1.4V Confronto con gli operatori dei
servizi per l’implementazione dei
modelli interni di osservazione.
Coadiuvano la coordinatrice nel
predisporre la strumentazione
informatica necessaria all’azione di
inserimento dati e osservazione;
A1.5V Partecipazione alle attività
delle sedi, secondo le mansioni
operative di affiancamento concordate
con le responsabili di sede e le OLP.
In questo ruolo, aiuto all’osservazione
strutturata e alla raccolta dei dati;
A1.6V Partecipazione alla fase di
analisi.
A2.1V Assistenza alla fase di
impostazione dell’indagine.
Distribuzione dei compiti specifici;
A2.2V Ricerca presso le altre
agenzie/enti delle informazioni: visite
ai siti web, blog, colloqui telefonici,
videoconferenze. Raccolta strutturata
dei dati;
A2.3V Partecipazione insieme a
operatori a incontri con rappresentanti
di altri enti; periodi limitati di
osservazione diretta dello svolgimento
delle attività negli altri centri e servizi
del territorio; raccolta dati strutturati;
A2.4V Collaborazione alla
realizzazione dell’analisi da parte di
operatrice specializzata.
A31.V Partecipazione diretta alle
attività di indagine;
A3.2V Assistenza agli incontri;
redazione report sugli stessi;
A3.3V Ricerca diretta delle fonti e
inserimento informazioni su database;
A3.4V Assistenza
all’implementazione della griglia;
A4.1V Coadiuvano le operatrici nel
reperire e mantenere i contatti nelle
altre Regioni coinvolte, selezionate;
A4.2V Assistenza alla comunicazione
e alla raccolta puntuale dei questionari
37
di schede di osservazione e
questionari;
A4.3 Collegamenti diretti e contatti
online/video di chiarificazione;
A4.4 Raccolta della documentazione
prodotta e analisi;
A4.5 Realizzazione di eventi
formativi interni di presentazione e
confronto.
e delle altre info;
A4.3V Gestione diretta dei contatti e
delle comunicazioni necessarie;
A4.4V Coadiuvano nella raccolta
sistematica delle informazioni;
assistono alla fase di analisi;
A4.5V Partecipano agli eventi.
A5.1 Elaborazione dei nuovi modelli
di intervento, basati sui nuovi standard
introdotti;
A5.2 Incontri di preparazione e
formazione per il personale, per
l’immissione dei nuovi metodi e dei
compiti;
A5.3 Primo check sulla fattibilità e
l’applicabilità delle nuove azioni, nei
diversi servizi e funzioni.
A6.1 Svolgimento delle attività
quotidiane dei servizi – sia al Centro
Antiviolenza sia nella comunità La
Chiocciola - applicando i nuovi
modelli di intervento, i servizi
innovativi e le metodologie di lavoro
con l’utenza;
A6.2 Implementazione di azioni di
controllo periodiche e “pit stop” di
verifica con gli operatori sulla
funzionalità degli strumenti introdotti.
A7.1 Raccolta dei risultati prodotti
nella fase A6, e prime analisi
comparate;
A7.2 Osservazione sugli esiti e
ridefinizione sugli strumenti operativi
riconosciuti più efficaci secondo i
nuovi standard;
A7.3 Presentazione degli strumenti
definitivi validati, compresi quelli di
raccolta, analisi, valutazione e
comunicazione dei servizi innovativi
creati.
A8.1 Presentazione al network dei
nuovi standard e dei relativi strumenti
operativi;
A5.1V Collaborazione alla creazione
/ ideazione dei nuovi strumenti
insieme alle operatric specializzate;
A5.2V Partecipazione agli incontri di
preparazione e formazione;
A5.3V Coadiuvano le responsabili
delle sedi e le OLP nell’applicare la
funzionalità dei nuovi
strumenti/azioni, ne testano
direttamente la validità nello
svolgimento delle mansioni operative.
A6.1V Sostengono le operatrici dei
servizi all’utilizzo dei metodi
innovativi; ne sperimentano
direttamente la funzionalità; aiutano
nella raccolta periodica dei dati
quantitativi e qualitativi osservati;
A6.2V Partecipazione agli incontri
periodici di controllo e supervisione.
A7.1V Collaborazione alla stesura
delle relazioni di analisi;
A7.2V Partecipazione con le
operatrici alla revisione degli
strumenti operativi;
A7.3V Partecipazione agli eventi di
presentazione; collaborazione alla loro
organizzazione pratica/logistica.
A8.1V Partecipazione agli eventi di
presentazione; collaborazione alla loro
organizzazione pratica/logistica.
---
A8.3V Collaborazione diretta a
Fase 2
: imp
lemen
tazione d
el sistema
38
A8.2 Eventuale riorganizzazione
adeguata alla nuova operatività;
A8.3 Sperimentazione dei sistemi
innovati con test anche sugli
interlocutori esterni (rete antiviolenza,
altri servizi pubblici collegati, ecc.).
sostenere l’introduzione e la
sperimentazione da parte degli altri
centri della rete e dei servizi:
osservazione e assistenza ai loro
operatori nell’implementare gli
strumenti.
A9.1 Osservazione diretta del servizio
e produzione Report strutturati sugli
esiti delle procedure innovative
applicate;
A9.2 Osservazione diretta, report
strutturato sulla funzionalità delle
metodologie psicologiche e
relazionali applicate ai casi (vittime,
minori);
A9.3 Osservazione e produzione
indagine sulle variazioni nelle
condizioni psicosociali delle vittime
nell’iter completo del percorso
d’aiuto, incluse giovani e immigrate;
A9.4 Integrazione del report mensile
regionale (database quantitativo)
con le informazioni mirate raccolte
per target group specifici;
A9.5 Produzione di 3 report generali
mensili a beneficio dell’integrazione
delle info con gli altri soggetti della
rete;
A9.6 Produzione di schede mirate
informative per target group
(giornalisti, tv, educatori, scuole,
ecc.) sui servizi e l’innovazione
prodotta;
A9.7 Preparazione e produzione di 1
campagna informativa su mass
media locali selezionati
(giornali/tv/radio/web);
A9.8 Preparazione e produzione di 1
attività informativa diretta alle
comunità etniche locali (araba,
sudamericana, balcanica);
A9.9 Preparazione e produzione di 1
attività informativa mirata ai
giovani, negli spazi di visibilità
A9.1V Per i volontari/e del Centro
Mascherona: partecipazione
all’osservazione diretta e produzione
del report, coadiuvando gli operatori
coinvolti, compresi avvocati;
A9.2V Per tutti i 5 volontari/e:
partecipazione all’osservazione
diretta e produzione del report,
coadiuvando le operatrici coinvolte;
A9.3V Per tutti i 5 volontari/e:
partecipazione all’osservazione
diretta e produzione del report,
coadiuvando le operatrici coinvolte;
A9.4V Collaborazione con le
strutture provinciali e ASL nel
reperire e trasferire le informazioni;
A9.5V Coadiuvano le responsabili
nella stesura dei report e nella
trasmissione agli altri soggetti della
rete (incontri, telefonate, raccolta
feedback);
A9.6V Collaborazione diretta e
creativa nella produzione degli
strumenti: sia parte strutturata sia
forma e relazione col gruppo
destinatario;
A9.7V Collaborazione diretta e
creativa nella produzione degli
strumenti: sia parte di contenuto sia
di forma; collaborazione nella tenuta
dei rapporti con gli interlocutori;
A9.8V Collaborazione diretta e
creativa nella produzione degli
strumenti: sia parte di contenuto sia
di forma; collaborazione nella tenuta
dei rapporti con gli interlocutori;
A9.9V Collaborazione alla
preparazione degli eventi;
partecipazione attiva gli stessi;
A9.10V Collaborazione diretta e
creativa nella produzione dello
strumento: sia parte di contenuto sia
Fase 3
: com
m. &
info
del sistem
a innovato
39
urbana e sportiva;
A9.10 Preparazione e realizzazione
di 20 incontri tematici coi giovani
appartenenti a gruppi/centri
sociali/associazioni del territorio e
nelle scuole superiori;
A9.11 Preparazione e realizzazione
di min. 3 incontri nelle facoltà
genovesi, di sensibilizzazione degli
studenti.
A10.1 Osservazione dei risultati delle
iniziative di reportistica (A9.1 –A9.3)
e studio dei correttivi da applicare;
A10.2 Osservazione dei risultati delle
iniziative di reportistica esterna (A9.4
–A9.5) e studio dei correttivi da
applicare;
A10.3 Osservazione dei risultati delle
iniziative di informazione pubblica
(A9.6 –A9.8) e studio dei correttivi da
applicare;
A10.4 Osservazione dei risultati delle
iniziative di sensibilizzazione ai
giovani (A9.9 –A9.11) e studio dei
correttivi da applicare.
di forma; collaborazione nella tenuta
dei rapporti con gli interlocutori;
aiuto alla distribuzione capillare;
A9.11V Collaborazione alla
preparazione degli eventi;
partecipazione attiva gli stessi;
assistenza alla raccolta e analisi dei
feedback;
A10.1V Contributo diretto
all’analisi dei risultati;
A10.2V Contributo diretto
all’analisi dei risultati;
A10.3V Contributo diretto
all’analisi dei risultati;
A10.4V Contributo diretto
all’analisi dei risultati.
A11.1 Raccolta di tutta la
documentazione elaborata nelle fasi
precedenti, in particolare dei report e
feedback sulle iniziative
sperimentali, e preparazione di
presentazioni sintetiche di
valutazione da comunicare
all’esterno;
A11.2 Organizzazione e
realizzazione di un evento
informativo sui risultati progettuali a
beneficio delle realtà nel sistema di
rete antiviolenza;
A11.3 Organizzazione e
realizzazione di un evento
informativo sui risultati progettuali a
beneficio delle autorità e dei mass
media.
A11.4 Revisione dei feedback
strutturati ricevuti negli incontri e
impostazione di nuovi piani di
sviluppo.
A11.1V Assistenza alla raccolta
della documentazione complessiva;
predisposizione delle presentazioni;
A11.2V Collaborazione alla
creazione e implementazione
dell’evento informativo; assistenza
alla preparazione tecnica;
partecipazione all’evento anche con
incarichi di presentazione risultati e
osservazioni;
A11.3V Collaborazione alla
creazione e implementazione
dell’evento informativo; assistenza
alla preparazione tecnica;
partecipazione all’evento anche con
incarichi di presentazione risultati e
osservazioni;
A114V Assistenza alla
rielaborazione dei feedback.
A12.1V Assistenza alla
coordinatrice del progetto e alle
Fase 4
: Diffu
sion
e e verifica d
ei risultati
40
A12.1 Revisione finale di tutti gli
strumenti utilizzati nel periodo
progettuale e dell’organizzazione
interna a esso dedicata;
A12.2 Impostazione e realizzazione
di incontri interni di valutazione del
progetto con tutti gli operatori
coinvolti;
A12.3 Stesura di un report finale di
valutazione del progetto.
esperte nell’attività di revisione;
A12.2V Partecipazione attiva agli
incontri, suddivisi per sedi e ambiti
di servizio;
A12.3V Contributo diretto, anche
con propri contenuti e valutazioni
personali, alla stesura della relazione
conclusiva.
9) Numero dei volontari da impiegare nel progetto:
10) Numero posti con vitto e alloggio:
11) Numero posti senza vitto e alloggio:
12) Numero posti con solo vitto:
13) Numero ore di servizio settimanali dei volontari, ovvero monte ore annuo:
14) Giorni di servizio a settimana dei volontari (minimo 5, massimo 6:
15) Eventuali particolari obblighi dei volontari durante il periodo di servizio:
In relazione alla tipologia specifica dei servizi si chiede alle/ai volontarie/i:
Di partecipare al percorso formativo previsto e ai corsi di formazione
residenziali organizzati a livello locale o regionale, anche fuori dal Comune
ove si svolge il proprio progetto, così come previsto dal percorso di
formazione;
Disponibilità al trasferimento temporaneo dalla sede in caso di eventi di
formazione e sensibilizzazione locali, provinciali, regionali o nazionale (es.
Convegni di interesse, attività di promozione congiunte in altri Comuni,
iniziative nelle scuole, ecc.);
Disponibilità alla flessibilità oraria secondo quanto concordato nel progetto e
secondo l’orario di lavoro delle sedi accreditate, in particolare per eventuali
giorni di chiusura obbligatori (es: chiusura estiva);
Diligenza, riservatezza, disponibilità nei confronti dei destinatari del progetto e
delle/degli utenti delle sedi, rispettando le regole delle strutture;
Di rispettare le norme in materia di igiene, sicurezza e salute sui luoghi di
lavoro.
5
0
2
3
1.400
6
41
Potrà inoltre essere chiesto saltuariamente ai volontari di svolgere il proprio servizio
anche nei giorni festivi, fatto salvo il diritto a recuperare il giorno di riposo di cui
non si è usufruito.
Poiché la formazione è obbligatoria, nelle giornate in cui si svolge non è possibile
prendere permessi.
42
16) Sede/i di attuazione del progetto, Operatori Locali di Progetto e Responsabili Locali di Ente Accreditato:
N.
Sede di
attuazione del
progetto
Comune Indirizzo Cod.
ident. sede
N. vol. per
sede
Nominativi degli Operatori Locali di
Progetto
Nominativi dei Responsabili Locali di Ente
Accreditato
Cognome e
nome
Data di
nascita C.F.
Cognome
e nome
Data di
nascita C.F.
1 Comunità La
Chiocciola
Campomo-
rone Via Valverde, 24 115643 3
Caccioni
Manuela 02/07/76
CCCMNL76L42D96
9M
2 Centro
Antiviolenza
Mascherona
Genova Via di Mascherona, 19 115644 2 Corbucci
Elisabetta 04/05/66
CRBLBT66E44D96
9Q
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
43
17) Eventuali attività di promozione e sensibilizzazione del servizio civile nazionale:
Il Cerchio delle Relazioni svolgerà attività capillari di promozione del Servizio
Civile Nazionale, in uno scenario allargato e già sperimentato di promozione
generale dei servizi civili e del volontariato che Il Cerchio delle Relazioni, in quanto
associazione a servizio della difesa dei diritti dei cittadini, persegue per statuto.
La campagna di promozione del servizio civile, che si affiancherà a quelle
istituzionali sull’impegno giovanile nella prevenzione e tutela dalla violenza, si
propone di sensibilizzare l’opinione pubblica ai valori della cittadinanza attiva, della
difesa della Patria, della solidarietà, anche di genere, della pace e della nonviolenza
offerti dal servizio civile.
Il piano di promozione sarà distribuito prima e durante il periodo del periodo di
realizzazione del progetto di SCN.
1. ATTIVITA’ DI PROMOZIONE E SENSIBILIZZAZIONE A
LIVELLO LOCALE DA SVOLGERE PRIMA DELL’AVVIO DEL
PROGETTO
Tenderà a sensibilizzare i giovani sull’opportunità e le potenzialità del SC, anche in
abbinamento alle iniziative progettuali dell’Associazione e alla fase di selezione
dei/le volontari/e.
Si avvarrà di iniziative strutturate:
- Sul sito internet del Cerchio delle Relazioni;
- Nelle sedi locali dell’associazione e dei partner;
- La pubblicazione di articoli su quotidiani e periodici regionali;
- Pubblicazioni attraverso l’agenzia stampa;
- Comunicati via radio e web-radio tramite le emittenti locali;
- Servizi televisivi su alcune TV locali.
Totale ore dedicate prima dell’avvio del progetto: 16 ore (organizzative e di incontri
e interviste).
2. ATTIVITA’ DI PROMOZIONE E SENSIBILIZZAZIONE A
LIVELLO LOCALE SVOLTE DURANTE LO SVOLGIMENTO DEL
PROGETTO
Le attività previste si svilupperanno per tutto l’arco temporale dell’anno di servizio
dei/le volontari/e, e si realizzeranno anche in concomitanza delle iniziative di
comunicazione e promozione dei servizi antiviolenza. Qui il punto di forza è la
testimonianza diretta dei/le volontari/e in servizio che si potranno impegnare
direttamente per comunicare il SCN anche attraverso la loro esperienza:
- Incontri con le scuole e gruppi delle associazioni presenti nel territorio (in
occasione degli eventi già programmati nel piano di attività progettuali);
- Promozione nelle sedi dei partner della Rete antiviolenza non coinvolti
direttamente nel progetto di servizio civile;
- Articoli di testimonianza e tramite sito internet e su stampa locale;
- Comunicati via radio e web-radio tramite emittenti locali;
- Servizi televisivi sulle principali TV locali;
- Evento cittadino: ogni anno, dal 25 novembre 2009, in alcune delle più
44
importanti piazze delle città della provincia di Genova si svolge, in concomitanza
con l’iniziativa in tutto il territorio nazionale, la “Giornata Internazionale
contro la Violenza sulle Donne”. In questa grande e partecipata occasione, nel
2016 sarà realizzata tra gli altri argomenti anche un’importante campagna di
promozione del Servizio Civile Nazionale, inteso come momento fondamentale
anche per la presa di coscienza delle giovani donne, nell’impegnarsi in prima
persona per la difesa delle vittime in un percorso di nonviolenza. Molti sono già i
giovani che hanno manifestato interesse per le attività svolte in queste occasioni
dal nostro centro e per le finalità perseguite e che contiamo possano essere
coinvolti anche agganciandoli a questa dimensione civica.
Totale ore dedicate durante il servizio civile: 50 ore (organizzative e di incontri e
interviste).
Totale complessivo ore di promozione e sensibilizzazione: 66 ore.
18) Criteri e modalità di selezione dei volontari:
La selezione è acquisita dal sistema accreditato dall’ente di 1^ Classe Associazione
Comunità Papa Giovanni XXIII – cod. ente NZ00394
19) Ricorso a sistemi di selezione verificati in sede di accreditamento (eventuale indicazione
dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):
Sì ASSOCIAZIONE COMUNITA’ PAPA GIOVANNI XXIII –
NZ00394
20) Piano di monitoraggio interno per la valutazione dell’andamento delle attività del progetto:
Il monitoraggio è acquisito dal sistema accreditato dall’ente di 1^ Classe
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – cod. ente NZ00394
21) Ricorso a sistemi di monitoraggio verificati in sede di accreditamento (eventuale
indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio):
Sì ASSOCIAZIONE COMUNITA’ PAPA GIOVANNI XXIII –
NZ00394
22) Eventuali requisiti richiesti ai canditati per la partecipazione al progetto oltre quelli
richiesti dalla legge 6 marzo 2001, n. 64:
Disponibilità incondizionata rispetto al programma di formazione, anche
regionale integrativo;
Esperienza e attitudine al contatto e alle relazioni umane;
Esperienza o disposizione al lavoro in staff e alla relazione con il pubblico;
Almeno diploma di scuola media superiore;
Patente auto tipo “B”;
45
Preferibilmente conoscenza di una o più lingue straniere (almeno inglese o
francese o spagnolo).
23) Eventuali risorse finanziarie aggiuntive destinate in modo specifico alla realizzazione del
progetto:
Il progetto prevede l’impiego di risorse finanziarie aggiuntive destinate alla
promozione del servizio civile (voce 17), alle risorse tecniche e strumentali previste
(voce 25), alle attività di formazione specifica (voci 35/41), secondo la ripartizione
seguente:
Attività di promozione e sensibilizzazione del Servizio Civile Nazionale (voce 17)
Voci di spesa/attività Costo
unitario
Quantità Importo
Banchetto informativo forfait 300,00
Stampa materiale informativo forfait 600,00
Risorse tecniche e strumentali (voce 25)
Voci di spesa/attività Costo
unitario
Quantità Importo
Spese telefoniche 100 12 1.200,00
Materiali di cancelleria (carta, toner) forfait 900,00
Viaggi, spostamenti in città e fuori forfait 300,00
Allestimento sale e eventi forfait 1.500,00
Produzione ricerca e report periodici forfait 800,00
Formazione specifica (voci 35/41)
Voci di spesa/attività Costo
unitario
Quantità Importo
Formatori (esterni all’associazione) 50 26 h 1.300,00
Cancelleria forfait 300,00
Testi forniti ai volontari 50 6 300,00
Elaborazione dati rilevati e redazione
rapporto finale
forfait 200,00
TOTALE RISORSE FINANZIARIE AGGIUNTIVE 7.700,00 €
24) Eventuali reti a sostegno del progetto (copromotori e/o partners):
Saranno partner del presente progetto, in relazione alle attività descritte alla voce 8:
1) APPRODO Comitato Territoriale Arcigay Genova, C.F. 95077350106,
che sarà impegnato nella realizzazione congiunta al proponente delle attività
di:
attività contributo del partner
Promozione dei
servizi del Centro
Antiviolenza
Affiancamento nelle azioni di diffusione pubblica delle informazioni
che riguardano le attività svolte dal Centro Antiviolenza e nelle
strutture di protezione collegate, in ambito territoriale provinciale;
Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network) già
in uso per facilitare la diffusione delle informazioni;
Coordinamento con il progetto per promuovere e calendarizzare gli
46
eventi pubblici di sensibilizzazione, utilizzando il network Approdo e
le iniziative annuali gestite direttamente dal Comitato Arcigay;
Appoggio tecnico e di conoscenza specifica ai volontari di SCN
impegnati nel progetto per facilitare l’orientamento nella presa di
contatti e nella partecipazione agli eventi della rete antiviolenza.
Raccolta e analisi
dei dati sulla
violenza di genere
Messa a disposizione del know how e di strumenti e metodologie per
la realizzazione dell’attività, forti delle esperienze già realizzate sul
tema della diversità di genere e della lotta alle discriminazioni;
Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta
delle informazioni e la preparazione di report.
(vedi convenzione allegata al presente progetto).
2) Avv. Michela Sarcletti, C.F. SRCMHL68T59D969G che sarà impegnata
nella realizzazione congiunta al proponente delle attività di:
attività contributo del partner
Promozione dei
servizi del Centro
Antiviolenza
Sostegno alla diffusione pubblica delle informazioni che riguardano
le attività svolte dal Centro Antiviolenza e nelle strutture di
protezione collegate;
Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network) già
in uso per facilitare la diffusione delle informazioni;
Coordinamento con il progetto per promuovere e calendarizzare gli
eventi pubblici di sensibilizzazione;
Appoggio tecnico e di conoscenza specifica ai volontari di SCN
impegnati nel progetto per facilitare l’orientamento nella presa di
contatti e nella partecipazione agli eventi della rete antiviolenza.
Raccolta e analisi
dei dati sulla
violenza di genere
Messa a disposizione del know how o di strumenti e metodologie per
la realizzazione dell’attività;
Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta
delle informazioni e la preparazione di report.
(vedi convenzione allegata al presente progetto).
3) Avv. NADIA CALAFATO, C.F. CLFNDA76C42D969H, che sarà
impegnato nella realizzazione congiunta al proponente delle attività di:
attività contributo del partner
Promozione dei
servizi del Centro
Antiviolenza
Sostegno alla diffusione delle informazioni che riguardano le
attività svolte dal Centro Antiviolenza e nelle strutture di protezione
collegate, presso le associazioni di riferimento degli avvocati,
l’ordine e le strutture dell’amministrazione giudiziaria;
Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network)
già in uso per facilitare la diffusione delle informazioni.
Assistenza diretta
alle vittime di
violenza
Erogazione di servizi consulenziali a titolo gratuito per avviare le
pratiche di tutela della vittima di violenza (adulto o minore) in sede
legale e giudiziaria;
Supervisione tecnica ai volontari del SCN impegnati
nell’espletamento delle funzioni di accompagnamento e protezione
delle vittime nelle sedi di tutela (indagini, udienze, incontri di
approfondimento del caso presso legali) e nel recupero di beni
dall’abitazione.
Raccolta e analisi
dei dati sulla
violenza di genere
Messa a disposizione del know how e di metodologie per la
realizzazione dell’attività;
Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta
delle informazioni e la preparazione di report.
(vedi convenzione allegata al presente progetto).
47
4) Associazione Marea, C.F. 95045840105, che sarà impegnata nella
realizzazione congiunta al proponente delle attività di:
attività contributo del partner
Promozione dei
servizi del Centro
Antiviolenza
Affiancamento nelle azioni di diffusione pubblica delle
informazioni che riguardano le attività svolte dal Centro
Antiviolenza e nelle strutture di protezione collegate, in ambito
territoriale provinciale;
Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network)
già in uso per facilitare la diffusione delle informazioni;
Coordinamento con il progetto per promuovere e calendarizzare
gli eventi pubblici di sensibilizzazione, utilizzando il network e le
iniziative annuali gestite direttamente dall’associazione;
Appoggio tecnico e di conoscenza specifica ai volontari di SCN
impegnati nel progetto per facilitare l’orientamento nella presa di
contatti e nella partecipazione agli eventi della rete antiviolenza.
Raccolta e analisi
dei dati sulla
violenza di genere
Messa a disposizione del know how e di strumenti e metodologie
per la realizzazione dell’attività, forti delle esperienze già
realizzate sul tema della diversità di genere e della lotta alle
discriminazioni;
Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta
delle informazioni e la preparazione di report.
5) Associazione Laboratorio Politico di Donne, C.F. 95179410105, che sarà
impegnata nella realizzazione congiunta al proponente delle attività di:
attività contributo del partner
Promozione dei
servizi del Centro
Antiviolenza
Affiancamento nelle azioni di diffusione pubblica delle
informazioni che riguardano le attività svolte dal Centro
Antiviolenza e nelle strutture di protezione collegate, in ambito
territoriale provinciale;
Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network)
già in uso per facilitare la diffusione delle informazioni;
Coordinamento con il progetto per promuovere e calendarizzare
gli eventi pubblici di sensibilizzazione;
Appoggio tecnico e di conoscenza specifica ai volontari di SCN
impegnati nel progetto per facilitare l’orientamento nella presa di
contatti e nella partecipazione agli eventi della rete antiviolenza.
Raccolta e analisi
dei dati sulla
violenza di genere
Messa a disposizione del know how e di strumenti e metodologie
per la realizzazione dell’attività, forti delle esperienze già
realizzate sul tema dell’impegno di genere e della lotta alle
discriminazioni;
Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta
delle informazioni e la preparazione di report.
6) Associazione Archinaute – Donne tra memoria e futuro, C.F.
95099580102, che sarà impegnata nella realizzazione congiunta al
proponente delle attività di:
attività contributo del partner
Promozione dei
servizi del Centro
Antiviolenza
Affiancamento nelle azioni di diffusione pubblica delle
informazioni che riguardano le attività svolte dal Centro
Antiviolenza e nelle strutture di protezione collegate, in ambito
territoriale provinciale;
48
Condivisione degli strumenti di comunicazione (social network)
già in uso per facilitare la diffusione delle informazioni;
Coordinamento con il progetto per promuovere e calendarizzare
gli eventi pubblici di sensibilizzazione, utilizzando il network
associativo;
Appoggio tecnico e di conoscenza specifica ai volontari di SCN
impegnati nel progetto per facilitare l’orientamento nella presa di
contatti e nella partecipazione agli eventi della rete antiviolenza.
Raccolta e analisi
dei dati sulla
violenza di genere
Messa a disposizione del know how e di strumenti e metodologie
per la realizzazione dell’attività, forti delle esperienze già
realizzate sul tema dell’impegno politico di genere e della lotta
alle discriminazioni;
Partecipazione a incontri di coordinamento per l’analisi congiunta
delle informazioni e la preparazione di report.
25) Risorse tecniche e strumentali necessarie per l’attuazione del progetto:
RISORSE TECNICHE E STRUMENTALI NECESSARIE PER L’ATTUAZIONE
DEL PROGETTO NELLE SEDI:
ATTIVITÀ RISORSE TECNICHE/STRUMENTI
Promozione e sensibilizzazione
del servizio civile nazionale
(voce 17)
Banchetto informativo
Servizio di Stampa materiale informativo
(acquisito da fornitore)
Attività specifiche progettuali
(voce 8.1)
(le risorse sono sempre tutte a completa
disposizione, in concomitanza con le
specifiche attività progettuali).
Centro Mascherona
1 aula formazione e riunioni Linea telefonica dedicata
1 postazione pc + 1 pc portatile
1 fotocopiatrice
1 videoproiettore
1 lavagna
materiale di cancelleria vario
Comunità La Chiocciola
1 stanza ufficio con 1 postazione pc
Linea telefonica, telefono, stampante
1 spazio bimbi/area riunioni/formazione
1 mensa
1 televisione con videoregistratore
Formazione specifica (voci
35/41)
A disposizione le risorse descritte in Centro
Mascherona (sede formativa ufficiale).
CARATTERISTICHE DELLE CONOSCENZE ACQUISIBILI
49
26) Eventuali crediti formativi riconosciuti:
No
27) Eventuali tirocini riconosciuti:
Riconosciuti tirocini da parte dell’Università di Genova:
- Facoltà di scienze della formazione, corso di laurea in scienze pedagogiche e
dell’educazione, scienze pedagogiche (nuovo ord.) e scienze pedagogiche e
dell’educazione (vecchio ord.);
- Facoltà di scienze della formazione, tirocinio professionalizzante degli psicologi,
ai fini dell’accesso all’esame di Stato.
(vedi 2 convenzioni allegate, in corso di validità e tacitamente rinnovabili).
28) Competenze e professionalità acquisibili dai volontari durante l’espletamento del servizio,
certificabili e validi ai fini del curriculum vitae:
Per la definizione di un quadro di competenze acquisibili dai giovani partecipanti al
progetto, si fa riferimento in primis al Repertorio Ligure delle Figure Professionali
(http://professioniweb.regione.liguria.it/Default.aspx). L’unica area di riferimento è:
“Servizi socio sanitari”. Figure più prossime:
Assistente all’infanzia;
Facilitatore sociale;
Mediatore familiare.
Dal profilo dell’Assistente all’infanzia (adattabile per i volontari delle sedi Centro
Antiviolenza Mascherona e Comunità la Chiocciola):
Livello EQF 4
Essere in grado di gestire attività di animazione, gioco e laboratori didattici
Conoscenze
Elementi di pedagogia interculturale
Elementi di psico-pedagogia dell’infanzia
Elementi di teoria del gioco
Giochi e giocattoli
Metodi dell’intervento socio-educativo
Metodi di valutazione di progetti formativi
Metodi e didattiche delle attività motorie
Metodologie didattiche
Abilità
Applicare metodi di presa in carico della relazione educativa
Applicare metodologie di verifica dell’apprendimento
Applicare metodologie didattiche
Applicare tecniche di animazione in ambito socio-educativo
Applicare tecniche di animazione teatrale
Applicare tecniche di disegno
Applicare tecniche di educazione motoria
Applicare tecniche di gestione d'aula
Applicare tecniche di gestione delle dinamiche di gruppo
Applicare tecniche di manipolazione
50
Applicare tecniche di story-telling
Applicare tecniche di sviluppo del pensiero creativo
Utilizzare software didattici
Utilizzare strumenti osservativi per la prima infanzia
Essere in grado di effettuare la progettazione di attività ludiche ed educative
Conoscenze
Elementi di pedagogia
Elementi di pedagogia interculturale
Elementi di psicologia
Elementi di teoria del gioco
Giochi e giocattoli
Metodi dell’intervento socio-educativo
Metodi di progettazione di interventi educativi
Metodi di valutazione di progetti formativi
Metodologie didattiche
Psico-pedagogia dell’età evolutiva
Psicologia cognitiva
Tecniche di animazione
Tecniche osservative della prima infanzia
Abilità
Applicare metodologie di pianificazione formativa
Applicare metodologie di rilevazione dei bisogni formativi
Applicare metodologie di valutazione di interventi didattico-educativi
Applicare tecniche di progettazione educativa
Utilizzare strumenti osservativi per la prima infanzia
Essere in grado di garantire al bambino condizioni di igiene e sicurezza
Conoscenze
Elementi di comunicazione non verbale (CNV)
Elementi di igiene del bambino
Elementi di primo soccorso pediatrico
Elementi di psico-pedagogia dell’infanzia
Elementi di puericultura
Abilità
Applicare interventi di assistenza pasti ai bambini
Applicare interventi psico-educativi e di promozione della salute
Applicare procedure di sicurezza in ambienti per bambini
Applicare tecniche di gestione degli interventi di assistenza individuale
Applicare tecniche per l’igiene del bambino
Applicare tecniche per l’igiene ed il cambio di bambini fino ai 3 anni
Utilizzare il kit di primo soccorso
Dal profilo del Facilitatore sociale (adattabile per i volontari della sede Centro
Antiviolenza Mascherona):
Livello EQF 3
Essere in grado di attivare gruppi di auto mutuo aiuto
Conoscenze
Elementi di comunicazione interpersonale
Elementi di etica nei servizi alla persona
Elementi di metodologia del lavoro assistenziale
Elementi di psicologia della comunicazione
Elementi di psicologia sociale
Elementi di psicopatologia
Metodi di intervento psicologico per i servizi alla persona e alla comunità
Metodi di mediazione dei conflitti
Metodi di valutazione psicologica
51
Metodologie del counselling psicologico
Metodologie del lavoro sociale
Psicologia cognitiva
Psicologia generale
Rete territoriale dei servizi sociali
Tecniche di gestione della relazione di aiuto
Tecniche di gestione delle relazioni interpersonali
Tecniche di mediazione
Tecniche per la conduzione di gruppi
Abilità
Applicare metodologie di osservazione guidata
Applicare tecniche di analisi dei bisogni dell'utenza
Applicare tecniche di ascolto attivo
Applicare tecniche di comunicazione efficace
Applicare tecniche di comunicazione interpersonale
Applicare tecniche di comunicazione orale
Applicare tecniche di gestione dei conflitti
Applicare tecniche di gestione delle dinamiche di gruppo
Applicare tecniche di gestione di gruppi di auto aiuto
Applicare tecniche di intervista psico-sociale
Applicare tecniche di rafforzamento delle relazioni interpersonali
Applicare tecniche motivazionali
Applicare tecniche per favorire processi di costruzione del sé
Essere in grado di realizzare attività di consulenza psicologica telefonica
Conoscenze
Elementi di comunicazione interpersonale
Elementi di etica nei servizi alla persona
Elementi di metodologia del lavoro assistenziale
Elementi di psicologia della comunicazione
Elementi di psicologia sociale
Elementi di psicopatologia
Metodi di definizione delle terapie di riabilitazione
Metodi di intervento psicologico per i servizi alla persona e alla comunità
Metodi di valutazione psicologica
Metodologie del counselling psicologico
Psicologia cognitiva
Psicologia generale
Rete territoriale dei servizi sociali
Tecniche di gestione delle relazioni interpersonali
Tecniche di mediazione
Tecniche per la conduzione di gruppi
Abilità
Applicare tecniche di analisi dei bisogni dell'utenza
Applicare tecniche di ascolto attivo
Applicare tecniche di comunicazione efficace
Applicare tecniche di comunicazione interpersonale
Applicare tecniche di comunicazione orale
Applicare tecniche di comunicazione telefonica
Applicare tecniche di counselling socio-sanitario
Applicare tecniche di gestione dei conflitti
Applicare tecniche di gestione della comunicazione con il paziente
Applicare tecniche di intervista psico-sociale
Applicare tecniche motivazionali
(adattabile per i volontari della Comunità la Chiocciola):
Essere in grado di realizzare interventi di riabilitazione sociale residenziale
52
Conoscenze
Elementi di comunicazione interpersonale
Elementi di etica nei servizi alla persona
Elementi di igiene ambientale
Elementi di igiene personale
Elementi di metodologia del lavoro assistenziale
Elementi di psicologia della comunicazione
Elementi di psicologia delle disabilità e della riabilitazione
Elementi di psicologia sociale
Elementi di psicopatologia
Metodi di definizione delle terapie di riabilitazione
Metodi di intervento psicologico per i servizi alla persona e alla comunità
Metodi di valutazione psicologica
Metodologie del counselling psicologico
Psicologia cognitiva
Psicologia generale
Rete territoriale dei servizi sociali
Sicurezza e prevenzione negli ambienti domestici
Tecniche di gestione della relazione di aiuto
Tecniche di gestione delle relazioni interpersonali
Abilità
Applicare metodi di valutazione degli interventi psicologici
Applicare metodologie di osservazione guidata
Applicare tecniche di analisi dei bisogni dell'utenza
Applicare tecniche di ascolto attivo
Applicare tecniche di comunicazione efficace
Applicare tecniche di comunicazione interpersonale
Applicare tecniche di comunicazione orale
Applicare tecniche di counselling socio-sanitario
Applicare tecniche di gestione della comunicazione con il paziente
Applicare tecniche di intervista psico-sociale
Applicare tecniche di rafforzamento delle relazioni interpersonali
Applicare tecniche motivazionali
Applicare tecniche per favorire processi di costruzione del sé
Dal profilo del Mediatore familiare (adattabile per i volontari della sede Centro
Antiviolenza Mascherona):
Livello EQF 5
Essere in grado di realizzare l’attività di pre-mediazione familiare
Conoscenze
Deontologia della mediazione
Elementi di contrattualistica del lavoro
Elementi di diritto della famiglia
Elementi di diritto penale
Elementi di diritto processuale penale
Elementi di metodologia del lavoro assistenziale
Elementi di psicologia dell`adolescenza
Gestione finanziaria e patrimoniale della famiglia
Metodi di mediazione dei conflitti
Metodologia della negoziazione
Psicologia della comunicazione
Psicologia della coppia
Psicologia della famiglia
Psicologia sociale
Psicopatologia
53
Psicopatologia dell’età evolutiva
Sociologia della famiglia
Sociologia giuridica, della devianza e mutamento sociale
Abilità
Applicare tecniche di analisi dei bisogni dell'utenza
Applicare tecniche di ascolto attivo
Applicare tecniche di comunicazione interpersonale
Applicare tecniche di gestione degli interventi di mediazione nelle
relazioni interpersonali (famiglia, coppia…)
Applicare tecniche di negoziazione
Applicare tecniche di pre-mediazione familiare
A queste competenze, per le peculiarità del progetto che insiste sulla dimensione di
ricerca e divulgazione, si possono riconoscere applicabili le seguenti competenze
specifiche, che non trovano peraltro riscontro in alcuna figura del Repertorio:
1. Competenza alla realizzazione di report, anche informatizzati;
2. Comunicazione specializzata sui destinatari (figure prof.li diverse) anche con
uso della tecnologia digitale;
3. Capacità di comunicare con attenzione alla mediazione culturale e sociale
(distinguendo per fasce d’età, provenienza etnica e professionalità);
4. Uso dei social network come creatori e veicolatori di messaggi pubblici;
5. Capacità di rapportarsi efficacemente con le amministrazioni pubbliche, le
scuole.
L’acquisizione delle suddette competenze sarà AUTOCERTIFICATA dal Cerchio
delle Relazioni, in quanto dotato delle professionalità specifiche coerenti e prossime
con la certificazione di questo tipo di competenze, e già soggetto riconosciuto
ufficialmente dall’Università di Genova per la certificazione delle competenze
acquisite dai tirocinanti impiegati in analoghi ruoli e compiti.
Formazione generale dei volontari
29) Sede di realizzazione:
Centro Antiviolenza Mascherona, Via Mascherona, 19 - Genova
30) Modalità di attuazione:
In proprio, con formatrice accreditata.
31) Ricorso a sistemi di formazione verificati in sede di accreditamento ed eventuale
indicazione dell’Ente di 1^ classe dal quale è stato acquisito il servizio:
54
No
32) Tecniche e metodologie di realizzazione previste:
La metodologia di realizzazione della formazione generale rispetta le indicazioni
contenute nel decreto N. 160/2013 del 19/07/2013 del Dipartimento della Gioventù
e del Servizio Civile Nazionale: “Linee guida per la formazione generale dei giovani
in servizio civile nazionale”.
La metodologia alterna lezioni frontali (almeno per il 40% del monte ore
complessivo) a dinamiche non formali (almeno per il 60% del monte ore
complessivo) che comprendono: training, teatro dell’oppresso (TdO), simulazione,
role-play, brainstorming, lavori di gruppo, cineforum, confronti in plenaria, visite di
realtà presenti sul territorio.
Lezioni frontali e dinamiche non formali si completano a vicenda, al fine di
valorizzare l’esperienza e l’opinione di ciascun volontario, in un rapporto educativo
che tenda ad essere più maieutico che trasmissivo.
La metodologia scelta, dunque, è attiva e partecipativa, in quanto si parte dalla
consapevolezza che su alcune tematiche trattate nella formazione generale- quali
per esempio il concetto di gruppo e la sue dinamiche, il significato di cittadinanza
attiva, la gestione dei conflitti- tutti possediamo delle pre-conoscenze, convincimenti
e opinioni. E’ quindi importante che i momenti formativi offrano innanzitutto un
clima favorevole al confronto e allo scambio, al fine di permettere a ciascuno di
esprimere il proprio punto di vista e le proprie opinioni.
La formazione generale si effettua, ove possibile, in modo residenziale, favorendo
la creazione un ambiente eterogeneo, che sia pedagogicamente adeguato
all’apprendimento e alla condivisione di contenuti utili a comprendere, rielaborare e
contestualizzare l’esperienza di Servizio Civile, e funzionale al confronto e
all'arricchimento reciproco.
La dimensione di gruppo sperimentata attraverso la residenzialità è essa stessa
esperienza formativa informale, che favorisce lo sviluppo di competenze sociali e
trasversali quali il rispetto dell’altro, la collaborazione, la gestione dei conflitti, la
tutela del bene comune.
Qualora, per vari motivi, non si riesca a garantire la residenzialità, comunque la
presenza del tutor d’aula garantisce una qualificazione dei momenti informali, che
comunque hanno una valenza formativa, in particolare rispetto alle dinamiche di
gruppo.
Il tutor d’aula ha gli specifici compiti di gestire il gruppo, facilitare le relazioni
interpersonali, valutare l’efficienza e l’efficacia dei moduli, gestire eventuali
situazioni conflittuali all’interno del gruppo.
Oltre al tutor sarà presente la figura della formatrice, con il compito di progettare,
coordinare, supervisionare il percorso formativo.
33) Contenuti della formazione:
Il percorso formativo proposto si compone dei contenuti previsti dal decreto N.
160/2013 del 19/07/2013 del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile
Nazionale: “Linee guida per la formazione generale dei giovani in servizio civile
55
nazionale” e quindi al sistema di formazione accreditato da questo ente. Con il
percorso formativo proposto l’ente vuole permettere ai volontari di acquisire
competenze utili allo svolgimento delle attività previste dal progetto, ma soprattutto
una maggiore consapevolezza del proprio ruolo di cittadini attivi, attuatori del sacro
dovere di difesa della patria sancito dall’art.52 della Costituzione italiana, con mezzi
ed attività non militari e nonviolenti. Durante il percorso formativo verranno trattati
il tema della Difesa della Patria, della cittadinanza attiva e della nonviolenza, in
quanto il servizio civile, oltre ad essere difesa della Patria con modalità nonviolenta,
è anche un percorso di formazione civica. Per questo ai volontari verranno offerti gli
strumenti per potenziare la consapevolezza del proprio ruolo all’interno della
società. Questi temi hanno particolare risalto nella formazione, in quanto presentati
sia nei primi mesi, sia ripresi tra 7° e 9° mese, proprio perché ai volontari sia chiara
la cornice entro la quale si colloca la loro esperienza.
La formazione è così utile a collocare l’esperienza dei volontari nei contesti, via via
più ampi, che li coinvolgono: il gruppo formativo, la sede di attuazione di progetto,
l’ente ove si presta servizio, la realtà locale, la società italiana, europea e mondiale.
Si prevede la realizzazione di una giornata formativa all’avvio del servizio, seguita
da un corso di formazione generale tra il 3° e 4° mese di servizio, pari all’80% delle
ore. Il restante 20% verrà erogato tra il 7° e il 9° mese di servizio.
1. “Valori e identità del servizio civile”
I moduli appartenenti a quest’area vengono realizzati all’inizio dell’esperienza di servizio
civile, in quanto approfondiscono gli aspetti valoriali su cui si basa il SCN. Forniscono
quindi fin da subito ai volontari una chiave di lettura con cui leggere la propria esperienza.
1.1
L’identità del gruppo in formazione e patto formativo
Conoscenza fra i volontari
Costruire un’identità di gruppo
Condivisione di motivazioni e aspettative
Contestualizzazione dell’esperienza di Servizio Civile
La formatrice lavorerà con i volontari alla definizione di un’identità di gruppo dei
volontari, che esprimeranno le proprie idee sul servizio civile, le proprie aspettative, le
motivazioni e gli obiettivi. Partendo dal concetto di patria, di difesa senza armi e di difesa
nonviolenta, la formatrice cercherà di accompagnare i volontari nell’acquisizione della
consapevolezza che questo è il contesto che legittima lo Stato a sviluppare l’esperienza di
Servizio Civile.
1.2
Dall’Obiezione di Coscienza al Servizio Civile Nazionale: evoluzione storica,
affinità e differenze tra le due realtà
- La storia del servizio civile e la sua evoluzione:
o La storia dell’Obiezione di Coscienza
o Dalla legge 772/72 alla legge 230/98
o I valori e le finalità della legge 64/2001
o Obiezione di Coscienza e Servizio Civile Volontario: affinità e
differenze
Gli attori del servizio civile: UNSC, Enti, Volontari
La formatrice metterà in evidenza il legame storico e culturale del servizio civile
nazionale con l’obiezione di coscienza, ripercorrendo la storia del fenomeno in Italia a
partire dalla legge n. 772/72, passando per la legge di riforma n. 230/98, fino ad arrivare
alla sua attuale configurazione così come delineata dal legislatore del 2001, ovvero di
56
difesa civile della Patria con mezzi ed attività non militari, dimensione che lo caratterizza
e differenzia da altre forme di intervento ed impegno sociale.
1.3
Il dovere di difesa della patria – difesa civile non armata e nonviolenta
- La Costituzione italiana:
o Art. 52 della costituzione
o Sentenze nn. 164/85, 228/04, 229/04, 431/05
o I diversi concetti di patria: patria nella società post-moderna
- Concetto di difesa della Patria:
o Excursus storico sul concetto di patria, fino ad approfondire l’idea di patria
nella società post-moderna;
o Significato attuale di difesa della patria a partire dalla Costituzione e dalla
Dichiarazione dei diritti umani
- Excursus storico sulle esperienze di difesa nonviolenta e forme attuali di difesa
civile non armata e nonviolenta
- Nuovo Modello di Difesa e possibile ruolo dei civili
- Difesa civile non armata e nonviolenta e SCN
Si approfondirà il concetto di Patria e di difesa civile della Patria attraverso mezzi ed
attività alternativi a quelli militari a partire dai principi costituzionali della solidarietà (art.
2 Cost.), dell’uguaglianza sostanziale (art. 3 Cost.), del progresso materiale o spirituale
della società (art. 4 Cost.), della promozione dello sviluppo della cultura, della tutela del
paesaggio e del patrimonio storico ed artistico della nazione (art. 9 Cost.) e della pace tra
i popoli (art. 11 Cost.).
Si presenteranno inoltre le attuali forme di realizzazione della difesa alternativa sul piano
istituzionale, di movimento e della società civile. Si potranno approfondire le tematiche
relative alla “gestione e trasformazione nonviolenta dei conflitti”, alla prevenzione della
guerra e ai concetti di “peacekeeping” e “peacebuilding”.
Nell'affrontare i temi suddetti, l'utilizzo di una modalità frontale è finalizzato a
trasmettere i fondamenti dei temi in oggetto e sarà accompagnata da inserti multimediali
quali video, letture, canzoni. Alla modalità frontale sarà affiancata una metodologia
euristica- tramite brainstorming, lavori di gruppo, discussione in plenaria- in modo da
approfondire le conoscenze pregresse dei volontari rispetto a temi trattati, soprattutto i
concetti di patria e difesa che rischiano oggi di essere svuotati di significato e il cui
campo semantico è influenzato dai recenti mutamenti socio-culturali. Questa modalità
permette di condividere saperi, ma anche di decostruire stereotipi e pre-concetti,
riattribuendo valore e significato a questi temi alla luce dell’esperienza di servizio civile.
Questo modulo verrà ripreso nella formazione che si terrà tra i 7° e il 9° mese di servizio.
1.4
La normativa vigente e la carta di impegno etico
La carta di impegno etico
Le norme attuali
La formatrice illustrerà gli obiettivi e i valori dell’esperienza di servizio civile espressi
nella “Carta di impegno etico”. Verranno illustrate le norme legislative che regolano
il sistema del servizio civile, nonché quelle di applicazione riguardanti l’ordinamento e
le attività del servizio civile nazionale. In particolare si evidenzierà l’importanza della
sottoscrizione della Carta di Impegno Etico da parte del legale rappresentante
dell’Ente, che rappresenta l’impegno a rispettare i valori fondanti del scn.
2. “La cittadinanza attiva”.
L’esperienza di SCN è esperienza civica, finalizzata alla tutela del bene comune, alla
riscoperta della dimensione comunitaria, nonché delle responsabilità civiche di ciascuno.
Tali moduli saranno ripresi tra il 7° e 9° mese per essere riletti alla luce dei mesi di servizio
57
precedenti attraverso un approccio riflessivo.
2.1
La formazione civica
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Carta costituzionale
Gli organi costituzionali italiani (funzione, ruolo, rapporti)
La formazione civica consiste nell’approfondimento della conoscenza della
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Carta costituzionale, che contengono i
principi e le norme che sono alla base della civile convivenza e quadro di riferimento per
i volontari quali cittadini attivi. Saranno analizzati funzione e ruolo degli organi
costituzionali, in particolare l’iter legislativo.
Questo modulo formativo aiuterà i volontari ad accrescere le competenze civiche e sociali
indispensabili per vivere come cittadini attivi, parte integrante di un corpo sociale e
istituzionale in continua crescita e trasformazione.
2.2
Le forme di cittadinanza
Concetto di cittadinanza attiva
o Condivisione di conoscenze ed esperienze;
o Concetto di cittadinanza planetaria
Dinamiche internazionali legate alla globalizzazione e al sottosviluppo
Ruolo del volontario in servizio civile nella società
Il ruolo di ANTENNA: l’informazione critica e dal basso come forma di
cittadinanza attiva
La formatrice illustrerà ai volontari le forme di partecipazione, individuali e collettive,
che ogni cittadino può attuare in un’ottica di cittadinanza attiva.
Saranno proposte ai volontari esperienze pregresse di cittadinanza attiva e saranno forniti
gli strumenti utili alla loro stessa attivazione: uno di questi è l’uso dell’informazione
alternativa, dal basso, con cui potranno condividere la propria esperienza di servizi civile,
portando alla luce criticità del territorio di servizio e le possibili soluzioni. Si allargherà
inoltre la riflessione al più ampio concetto di cittadinanza planetaria, cercando di
sviluppare nei volontari un approccio “glocale” alle problematiche sociali: è necessario
agire a livello locale in modo adeguato per rispondere ai bisogni della comunità, ma con
uno sguardo che si allarga a livello mondiale, consapevoli della complessità che
caratterizza la società globalizzata.
Questo modulo verrà ripreso nella formazione che si terrà tra i 7° e il 9° mese di servizio.
2.3
La protezione civile
Difesa della patria e difesa dell’ambiente: la Protezione Civile
Concetto di rischio: P x V x E
Il metodo Augustus
Protezione civile e Servizio civile volontario: finalità comuni
Collegato al tema della difesa della Patria, in quanto risponde all’articolo 52 della
Costituzione (tutela dell'integrità della vita, dei beni, degli insediamenti e dell'ambiente
dai danni o pericoli legati a calamità naturali), il modulo sulla protezione civile partirà
dall’importanza della tutela e della valorizzazione dell’ambiente e del territorio,
considerati come il substrato necessario delle attività umane. Si mostrerà l’azione della
protezione civile attraverso la previsione e prevenzione dei rischi, l’intervento in
emergenza e la ricostruzione post emergenza. Si sottolineerà il rapporto tra prevenzione e
tutela, ambiente e legalità, ricostruzione e legalità. Infine, si illustreranno le norme di
comportamento da seguire nella gestione delle emergenze.
2.4 La rappresentanza dei volontari nel servizio civile
58
Elezioni per i rappresentanti regionali e nazionali dei volontari in servizio
civile
Consulta Nazionale per il Servizio civile
Ai volontari in servizio civile verrà presentata la possibilità di partecipare e di candidarsi
alle elezioni per i rappresentanti regionali e nazionali dei volontari in servizio civile come
una delle forme di partecipazione e cittadinanza attiva presentate nei moduli precedenti.
Verranno illustrati funzionamento ed importanza della rappresentanza dei volontari
attraverso l’intervento di ex volontari, rappresentanti in carica o di delegati regionali.
3 “Il giovane volontario nel sistema del servizio civile”
I seguenti moduli saranno affrontati nei primi mesi del servizio civile. Essi infatti
presentano i vari soggetti – enti, UNSC, OLP, RLEA - che compongono il sistema del
servizio civile, le relazioni stesse tra questi soggetti e la disciplina che regola queste
relazioni. IL progetto rappresenta uno “spazio” condiviso.
3.1
Presentazione dell’Ente
Approfondimenti rispetto alla storia, i valori, la mission dell’Ente;
Struttura organizzativa e gestionale dell’ente: zone e servizi;
L’intervento sociale dell’ente
o Modus operandi
o Ambiti e tipologie d’intervento
o Beneficiari
o Il progetto di servizio civile
- I fondamenti: la lotta contro la violenza di genere:
o La parità tra i generi
o La triade (padre, madre e bambino come modello d’intervento
innovativo per spezzare la violenza domestica
o L’impegno come associate e la promozione del volontariato
o Il ruolo dei giovani nella prevenzione e per il cambiamento sociale
La presentazione dell’ente avviene attraverso la visita di una realtà di accoglienza
dell’associazione o attraverso la testimonianza di uno dei suoi rappresentanti. Un membro
dell’ente presenta l’associazione, soffermandosi sulla storia, sulla mission e i valori, sulle
modalità organizzative, affinché i volontari siano in grado di comprenderne le modalità di
intervento. Si cercheranno di toccare i diversi ambiti di intervento, con particolare
attenzione per quelli che coinvolgono i progetti in servizio civile.
Infine, si approfondiranno i fondamenti alla base dell’attività dell’Associazione.
3.2
Il lavoro per progetti
Metodologia della progettazione:
o Dal rilevamento del bisogno e della domanda, alla valutazione dei
risultati attesi
o Monitoraggio e valutazione secondo i diversi criteri
o Il piano di lavoro e la dimensione del gruppo di lavoro
- Valutazione della formazione.
L’obiettivo del modulo è di rendere partecipi i volontari del processo di progettazione,
presentandone le varie fasi dall’ideazione, al rilevamento del bisogno presente nel
territorio, alla formulazione di obiettivi e attività che rispondano a tale bisogno. Si
presenterà quindi ai volontari il progetto di servizio civile nel quale sono inseriti
illustrandone la struttura generale con particolare attenzione agli obiettivi, sia generali sia
specifici. I volontari in servizio civile sono parte integrante del progetto e il loro buon
59
coinvolgimento è un elemento essenziale per la buona riuscita dello stesso e per la loro
crescita personale.
Per la buona gestione del progetto è importante anche che i volontari conoscano le figure
professionali coinvolte e i loro ruoli affinché si possano raggiungere gli obiettivi previsti.
Verranno introdotti i concetti di monitoraggio e valutazione e si presenteranno gli
strumenti del sistema di monitoraggio che l’ente utilizza per seguire l’andamento dei
progetti e per apportare eventuali migliorie in itinere.
Alla fine del corso formativo si effettua il monitoraggio della formazione attraverso i
moduli previsti dal Sistema di monitoraggio e una verifica più approfondita in plenaria, al
fine di fare emergere criticità e punti di forza, e dove se ne verificasse la necessità
apportare i cambiamenti necessari ad un maggiore efficacia della proposta formativa.
3.3
L’organizzazione del servizio civile e delle sue figure
- Il Sistema di servizio civile: UNSC, Enti di scn, Regioni e province autonome;
- Figure che operano nel progetto: OLP, RLEA, altre figure professionali
coinvolte nei progetti;
Il modulo approfondisce “il sistema del servizio civile” in tutte le sue parti - gli enti di
SCN, l’UNSC, le Regioni e le Province autonome - e le relazioni tra le stesse: è
fondamentale infatti cogliere il contesto relazionale in cui si inserisce il servizio civile,
che coinvolge appunto soggetti diversi. Il raggiungimento degli obiettivi del progetto
inoltre è riconducibile anche alle figure che operano al suo interno, pertanto la
conoscenze di queste figure, del loro ruolo e della loro interazione è fondamentale.
3.4
Disciplina dei rapporti tra enti e volontari del servizio civile nazionale
Ruolo del volontario
Diritti e doveri del volontario in servizio civile
In tale modulo verrà presentato e illustrato ai volontari il “Prontuario concernente la
disciplina dei rapporti tra enti e volontari del servizi civile nazionale” (DPCM 4 febbraio
2009 e successive modifiche) in tutti i suoi punti.
Nel corso del modulo il volontario acquisisce consapevolezza sulle proprie responsabilità,
in quanto la sua esperienza non è solo individuale, ma pubblica.
3.5 Comunicazione interpersonale e gestione dei conflitti
La comunicazione e i suoi elementi costitutivi (contesto, emittente,
messaggio, canale, destinatario)
Elementi di comunicazione nonviolenta
La comunicazione nel gruppo
Il conflitto come strumento di autoregolazione dei gruppi
Gestione nonviolenta dei conflitti
In questo modulo formativo verrà affrontata una parte teorica rispetto alla formazione del
processo di comunicazione e verranno quindi illustrati i concetti basilari (contesto,
emittente, messaggio, canale, destinatario) per permettere ai volontari di comprendere al
meglio l’argomento trattato. Poiché il servizio si svolge in un contesto di gruppo, in
cooperazione con operatori ed altri volontari, i volontari verranno guidati nella
comprensione dell’importanza della comunicazione all’interno di un gruppo e di come si
possa lavorare in gruppo comunicando in maniera positiva ed efficace ai fini degli
obiettivi preposti. Spesso, infatti, il gruppo può diventare il luogo in cui si verificano i
conflitti e le incomprensioni proprio per un difetto di comunicazione tra i membri. La
formatrice accompagnerà i volontari nella comprensione delle dinamiche legate
all’insorgere dei conflitti, dell’interazione con altri soggetti e della loro risoluzione in
modo costruttivo. Aiuterà a considerare il conflitto come opportunità e risorsa, come
strumento per l’apprendimento e l’autoregolazione dei gruppi.
60
34) Durata:
Moduli formativi
Quando Ore
lezioni
frontali
40%
Ore dinamiche
non form.
60%
Totale
ore
L’identità del gruppo in formazione e patto
formativo
All’avvio
del
servizio
0 4 4
Presentazione dell’Ente All’avvio
del
servizio
2 0 2
Disciplina dei rapporti tra enti e volontari del
servizio civile nazionale (diritti e doveri)
All’avvio
del
servizio
2 0 2
Dall’Obiezione di Coscienza al Servizio
Civile Nazionale: evoluzione storica, affinità
e differenze tra le due realtà
Tra 3° e
4° mese 1 2 3
Il dovere di difesa della patria – difesa civile
non armata e nonviolenta
Tra 3° e
4° mese
Rireso Tra
7° e 9°
2 5 7
Il lavoro per progetti Tra 3° e
4° mese 1 2 3
L’organizzazione del servizio civile e le sue
figure
Tra 3° e
4° 2 0 2
La normativa vigente e la carta di impegno
etico
Tra 3° e
4° mese 1 1 2
La formazione civica Tra 3° e
4° mese 2 1 3
Le forme di cittadinanza Tra 3° e
4° mese
Ripreso
tra 7° e 9°
2 6 8
La protezione civile Tra 3° e
4° mese 1 1 2
La rappresentanza dei volontari nel servizio
civile
Tra 3° e
4° mese 2 0 2
Comunicazione interpersonale e gestione dei
conflitti
Tra 3° e
4° mese 0 4 4
TOTALE ORE FORMAZIONE
GENERALE
18 26 44
Formazione specifica (relativa al singolo progetto) dei volontari
61
35) Sede di realizzazione:
Il percorso di formazione specifica sarà realizzato per tutti i volontari insieme nella
sede di progetto del Centro Antiviolenza di Via di Mascherona 19 in Genova, che
è anche sede accreditata alla Provincia di Genova per la formazione professionale
iniziale e continua.
36) Modalità di attuazione:
In proprio, presso la sede di attuazione del progetto Centro Antiviolenza
Mascherona, con formatrici/ori dell’ente stesso o di partner.
Visto il numero di volontari richiesto (5) e i bisogni di conoscenza comuni, il
percorso è unico per tutti i volontari impiegati presso le 2 sedi.
Incontri e corsi utilizzando le professionalità indicate alle voci seguenti.
37) Nominativo/i e dati anagrafici del/i formatore/i:
Elencati nella tabella seguente:
COGNOME E
NOME
LUOGO DI
NASCITA
DATA DI
NASCITA
CODICE FISCALE
BOTTANI Debora Genova 03/04/80 BTTDBR80D43D969L
CACCIONI
Manuela
Genova 02/07/76 CCCMNL76L42D969M
CALAFATO Nadia Genova 02/03/76 CLFNDA76C42D969H
CORBUCCI
Elisabetta
Genova 04/05/66 CRBLBT66E44D969Q
CRISTIANI Silvia Genova 22/10/72 CRSSLV72R62D969K
DELLA PERGOLA
Elisa
Genova 26/06/30 DLLLSE30H66D969P
PORCILE Giovanni Genova 19/07/77 PRCGNN77L19D969J
VIANELLO
Massimo
Genova 11/01/70 VNLMSM70A11D969D
38) Competenze specifiche del/i formatore/i:
Cognome Nome Qualifiche ed esperienze formative Modulo formativo
Corbucci
Elisabetta
Psicologa. Coordinatrice dell'associazione,
della comunità educativa per minori e della
Coordinatrice della
formazione
62
casa per donne maltrattate. Esperta nelle
attività di osservazione e sostegno ai nuclei
familiari. Formatrice sul tema della violenza
domestica c/o: FF.OO, Pronto Soccorsi,
Centri Antiviolenza.
specifica
Moduli: 1,2,3,7
Caccioni Manuela Educatrice Professionale. Responsabile casa
donne maltrattate e area educativa. Esperta
nell'attività con donne e minori abusati e/o
maltrattati e nel sostegno e osservazione alla
genitorialità. Formatrice con attività di
formazione c/o Polizia di Stato, Centro
Antiviolenza, enti privati. Esperta di
problematiche di stalking.
Moduli: 2,4,5,6
Della Pergola Elisa Presidente dell'Associazione. Counsellor di I
livello. Operatrice di accoglienza. Esperta
nella conduzioni di gruppi d'auto aiuto per
donne maltrattate. Esperta nei colloqui e
nella presa in carico per donne vittime di
violenza. Formatrice e docente nelle attività
di formazione.
Moduli: 1
Cristiani Silvia Psicologa/Psicoterapeuta, Mediatore
Familiare, CTU c/o Trib. Ordinario di
Genova. Già responsabile di strutture di
accoglienza per donne maltrattate, e oggi
formatrice sul sostegno al familiare
maltrattante.
Formatrice sul tema della violenza domestica
c/o: FF.OO, Pronto Soccorsi, Centri
Antiviolenza.
Moduli: 4,6
Calafato Nadia Avvocato penalista e civilista esperta in
materia di violenza alle donne e ai minori.
Docente in corsi di formazione sui temi legali
riferiti al maltrattamento e abuso.
Moduli: 8
Bottani Debora Mediatrice culturale, ricercatrice nell'ambito
sociale, operatrice presso centro antiviolenza
e casa rifugio per donne vittime di violenza e
presso la struttura per vittime di tratta.
Formatrice sui temi della violenza di genere e
sui temi dell'interculturalità.
Moduli: 3, 12
Vianello Massimo Laureando in lettere. Consigliere, già
presidente Comitato Approdo – Arcigay
Genova. Operatore di telefono amico, servizi
di emergenza, coordinatore del Genova Pride
Nazionale 2009. Realizzatore di campagne di
informazione e sensibilizzazione cittadine,
anche nelle scuole.
Moduli: 9, 12
Porcile Giovanni Laurea in Ingegneria per l'Ambiente e il
Territorio. Consulente Tecnico Ambientale.
Formatore accreditato dalla Regione Liguria
Moduli: 10
63
con Decreto 686 del 15/02/2013. Docente
abilitato a svolgere docenze per responsabili
e addetti al servizio prevenzione e protezione
per i moduli A e B( tutti i macrosettori
ATECO) di cui all’accordo del 26/01/2006
tra Governo, Regione
e Province Autonome attuativo D. Lgs.
195/2003.
39) Tecniche e metodologie di realizzazione previste:
Si rinvia alle tecniche e alle metodologie di realizzazione della formazione previsti
dall’UNSC in relazione alla formazione generale.
Il percorso si compone in particolare di più incontri settimanali e utilizza le
seguenti metodologie:
- lezioni frontali (75% del monte ore complessivo),
- tecniche di animazione e simulazioni, elaborazione dei vissuti personali e
di gruppo, lavori in gruppo e riflessioni personali (il 25% del monte ore
complessivo),
oltre a fornire documentazione e letture ad hoc.
A sostegno e completamento del percorso formativo sarà fornita a titolo di lettura
complementare la documentazione specifica consistente principalmente in:
• Dispense e articoli sui servizi della Rete antiviolenza;
• Guida all’utilizzo della rete telematica e alla posta elettronica;
• Materiali per le esercitazioni pratiche;
• Materiale di documentazione specifica sui temi trattati;
• cartellina con blocco notes.
40) Contenuti della formazione:
I contenuti della formazione specifica riguardano l’apprendimento di conoscenze e
di competenze necessarie allo svolgimento del servizio nell’ambito specifico
“Donne con minori a carico e donne in difficoltà”, previsto dal progetto e nelle
conseguenti azioni di osservazione, ricerca e divulgazione delle conoscenze.
Modulo 1: Presentazione della progettualità dell’ente (6 ore)
- Presentazione delle realtà dell’Associazione presenti sul territorio, con
particolare attenzione ai servizi inseriti nel progetto;
- Approfondimento degli ambiti di intervento e delle modalità d’intervento
dell’Associazione sul territorio;
- Visita ai servizi dell’ente.
(formatrici: Corbucci, Della Pergola)
64
Modulo 2: La rete dei servizi del territorio che intervengono nell’ambito della
violenza alle donne e ai minori (6 ore)
- Approfondimento sulle condizioni e i bisogni del territorio;
- Descrizione dei servizi e degli enti pubblici e privati che intervengono sul
tema della violenza di genere;
- Visita ad alcune realtà della Rete dei servizi antiviolenza.
(formatrici: Caccioni, Corbucci)
Modulo 3: Le definizioni e le forme della violenza (8 ore)
- Caratteristiche e specificità della violenza di genere: definizione di violenza
di genere e differenza con altre forme di violenza;
- Gli stereotipi sul fenomeno violenza;
- Un discorso storico sull’origine dei servizi antiviolenza e loro evoluzione
sociale e normativa. (formatrici: Bottani, Corbucci)
Modulo 4: La relazione d’aiuto (16 ore)
- Atteggiamenti, linguaggio e condizioni per approcciarsi ai casi;
- La sperimentazione di tecniche di comunicazione adeguate al contesto e gli
aspetti psicologici del maltrattamento;
- Metodologia d’accoglienza, percorso di uscita dal maltrattamento e la tutela
dei figli minori.
(formatrici: Cristiani, Caccioni)
Modulo 5: Il lavoro con i minori vittime di violenza diretta e/o assistita (16 ore)
- Dalla violenza assistita alla violenza subita;
- L’intervento pedagogico con i minori nel centro antiviolenza;
- Il lavoro in comunità per i minori maltrattati.
(formatrici: Caccioni)
Modulo 6: Il lavoro con il maltrattante (4 ore)
- L’approccio corretto al maltrattante (modalità, forme di comunicazione e
gestione del nostro pregiudizio);
- La gestione del servizio: spazio uomo maltrattante;
- Il lavoro integrato con il “sistema famiglia”.
(formatrici: Cristiani, Caccioni)
Modulo 7: Riconoscere la violenza di genere (6 ore)
- Il riconoscimento degli indici di sospetto e degli indicatori di rischio;
- Individuazione di strumenti efficaci di prevenzione e intervento nelle
situazioni di violenza;
- L’intervento nelle scuole: tra prevenzione e sostegno.
(formatrice: Corbucci)
Modulo 8: Gli aspetti legali del maltrattamento (4 ore)
- Vecchi e nuovi reati e adeguamento della normativa italiana;
- L’avvocato di un centro antiviolenza;
- La tutela dei minori.
(formatrice: Calafato)
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Modulo 9: Violenze di genere e trans-genere (6 ore)
- Dalla violenza sulla donna alle violenze alle minoranze sessuali;
- Storia e valori dei movimenti di liberazione;
- Stereotipi e pregiudizi: i vocaboli dell’odio;
- I percorsi di accettazione personale e il coming out;
- Comunicare la diversità, in famiglia e nella società;
- I diritti acquisiti: differenze in Europa.
(formatore: Vianello)
Modulo 10: Formazione e informazione sui rischi connessi all’impiego dei
volontari nei progetti di servizio civile (8 ore)
- Informativa sui rischi connessi all’impiego dei volontari nelle strutture
dell’ente;
- Norme di sicurezza generali e all’interno delle strutture;
- Ruoli e figure dei sistemi di sicurezza;
- Elementi di igiene;
- Accorgimenti in caso di terremoto, incendi, ecc.;
- Elementi di pronto soccorso;
- La tutela della privacy: i dati sensibili, quali sono e come trattarli.
(formatore: Porcile)
Modulo 11: Metodologia della ricerca e divulgazione (4 ore)
- Definizioni e logiche della ricerca;
- Metodologie di ricerca applicata;
- Elaborazione, analisi, interpretazione dati, analisi fabbisogni, coordinamento
e stesura pubblicazioni;
- I sistemi informatizzati di gestione dei dati;
- Definizione e studio di percorsi di ricerca coerenti con i risultati del progetto;
- La divulgazione efficace;
- Project work sulla ricerca pratica nel progetto di SCN.
(formatrice: Corbucci)
Modulo 12: informazione e sensibilizzazione ad adulti e giovani (8 ore)
- Cosa e come comunicare. Raccontare la violenza;
- Comunicazione differenziata per target group;
- I mezzi della comunicazione e dell’informazione: sistemi e regole; i mass
media e i social network;
- Project work di piano di comunicazione;
- La promozione nelle scuole: regole e modelli applicabili;
- Cosa, come e quando comunicare nelle scuole;
- Il linguaggio giovanile e la costruzione di slogan efficaci multimediali;
- Budget e organizzazione di eventi e campagne informative.
(formatori: Vianello, Bottani)
41) Durata:
Il progetto prevede un percorso di formazione specifiche di 92 ore totali articolate
in incontri di formazione settimanali, secondo i moduli e la durata indicati alla voce
precedente 40.
66
Secondo quanto previsto dal Decreto del Capo del Dipartimento della Gioventù e
del Servizio Civile Nazionale del 19/07/2013 sulle "Linee guida per la formazione
generale dei giovani in servizio civile nazionale", la formazione specifica sarà
erogata entro e non oltre i 90 giorni dall’avvio del progetto.
67
Altri elementi della formazione
42) Modalità di monitoraggio del piano di formazione (generale e specifica) predisposto:
Il monitoraggio in generale tenderà a consentire la valutazione interna su due
direttrici:
- Apprendimento dei volontari (fondamentale per garantire un corretto ed
efficace espletamento del servizio);
- Gradimento della proposta formativa (utile per migliorare già in itinere la
formazione stessa e potenziare gli apprendimenti supplementari,
eventualmente richiesti).
DELLA FORMAZIONE GENERALE
In generale durante l’anno di servizio civile avviene una costante valutazione del
percorso e della crescita dei volontari secondo quanto indicato anche Circolare del
28 gennaio 2014 "Monitoraggio del Dipartimento della Gioventù e del Servizio
Civile Nazionale sulla formazione generale dei volontari in servizio civile
nazionale".
Per ogni periodo di formazione generale:
1) In occasione della prima giornata di corso sarà somministrato ai partecipanti un
questionario d’ingresso, per raccogliere le aspettative inerenti al progetto formativo.
Il Test di ingresso ha due finalità:
a) verificare le conoscenze iniziali del giovane volontario nel momento di avvio del
percorso formativo;
b) comparare queste conoscenze con quelle acquisite al termine del corso (Test
finale), al fine di valutare il grado di apprendimento del volontario nell’intero
percorso formativo.
Il Test d’ingresso rappresenta anche un beneficio trasversale per la formatrice, in
quanto ella, attraverso i risultati di tale test, potrà sapere il livello generale delle
conoscenze possedute dal volontario ed allinearsi ad esso, al fine di elaborare una
metodologia di formazione più adatta.
2) Al termine di ogni giornata di formazione sarà distribuita una scheda di
valutazione giornaliera, che tiene conto degli aspetti di contenuto, di metodologia,
nonché relativi alla docenza dei moduli formativi svolti.
3) Alla fine del corso sarà somministrato dalla formatrice un questionario finale sul
gradimento complessivo della formazione (lezioni frontali, dinamiche di gruppo,
formazione a distanza), in particolare su: contenuti, docenza, materiale didattico,
clima d’aula, aspetti organizzativi, suggerimenti.
Un Test finale sarà somministrato come questionario anonimo alla fine del ciclo
della formazione generale per verificare l’apprendimento complessivo e il margine
di interesse da potenziare con la formazione supplementare (criterio regionale) e con
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le stesse attività promozionali e di network associative e del partenariato. La
coordinatrice del progetto con le OLP e la formatrice generale integreranno il test
agli esiti del colloquio finale della formazione specifica, per una valutazione
complessiva su ogni volontario/a.
DELLA FORMAZIONE SPECIFICA
Monitoraggio dell’apprendimento
Nel monitoraggio della formazione specifica, l’azione sarà rivolta ai volontari per
valutare non solo indicatori oggettivi, ma anche per mettere in comune diverse
soggettività, confrontate con i riscontri oggettivi.
La valutazione sul percorso di formazione specifico diventerà così parte di un
processo di apprendimento finalizzato ad aumentare la consapevolezza e la crescita
dei volontari/e, in una prospettiva di miglioramento continuo. Tale azione si
realizzerà attraverso:
L’osservazione partecipante a cura della coordinatrice del clima d’aula e dei
singoli partecipanti. L’osservazione sarà realizzata con un questionario
strutturato contenente un set di indicatori quantitativi, costruito in accordo con i
formatori/esperti dei moduli;
La compilazione di un diario di bordo per ogni partecipante. Il diario di bordo
sarà realizzato attraverso un questionario strutturato contenente un set di
indicatori quantitativi e compilato per ogni modulo su ogni studente a cura della
coordinatrice;
Sulla base dei risultati raccolti durante il percorso formativo verrà realizzato un
colloquio finale personalizzato (con coordinatrice e OLP delle sedi) nel corso del
quale:
- Sarà fornito un feedback sulla performance individuale relativa agli
indicatori osservati;
- Sarà discussa le definizione di un possibile orientamento più incisivo nelle
attività del progetto;
- Saranno definiti nuovi interrogativi formativi utili a raggiungere i propri
obiettivi di apprendimento continuo.
Monitoraggio del gradimento
Saranno utilizzati a questo scopo:
1 Questionario di entrata, somministrato all’inizio del 1° modulo
formativo con l’obiettivo di conoscere, per ciascuna delle unità di
apprendimento indicate nelle precedenti voci, le conoscenze di partenza dei
volontari. I dati raccolti, riferiti a 16 item, serviranno sia come elementi per
l’impostazione dei successivi moduli di formazione sia come elementi per la
valutazione finale del reale grado di apprendimento da parte dei giovani di
tutto il percorso formativo;
2 Questionari di gradimento, intermedi ai percorsi previsti;
1 Questionario finale di valutazione, dell’intero percorso, somministrato al
termine dell’ultimo modulo, che servirà a verificare i contenuti appresi e la
soddisfazione complessiva dei/le volontari/e;
Saranno inoltre monitorati la presenza/assenza tramite l'apposito registro vidimato e
realizzati:
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- Incontro finale di valutazione complessivo con i responsabili di sede e gli OLP che
hanno seguito i volontari;
- Raccolta della documentazione visiva e scritta del lavoro fatto dai volontari;
- Redazione di un documento finale di monitoraggio e valutazione da consegnare a
ciascun volontario e da inserire nel Rapporto annuale.
Il Cerchio delle Relazioni fornisce inoltre ai volontari/e uno spazio web riservato per
l’autovalutazione dei contenuti acquisiti.
Genova, 15 ottobre 2015
La Presidente,
Elisa Della Pergola