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LINEE d’INDIRIZZO REGIONALI PER L’ACCOGLIENZA DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA di GENERE Cristina Karadole Servizio Coordinamento Politiche sociali e socio educative. Programmazione e sviluppo del sistema dei servizi

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LINEE d’INDIRIZZO REGIONALI PER L’ACCOGLIENZA DI DONNE VITTIME DI VIOLENZA di GENERE

Cristina KaradoleServizio Coordinamento Politiche sociali e socio educative.

Programmazione e sviluppo del sistema dei servizi

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L’elaborazione delle Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza di donne vittime della violenza di genere

Composizione gruppo di lavoro :• rappresentanti dei servizi sociali• rappresentanti delle Asl• rappresentanti dei centri antiviolenza

DGR 10376/11 Istituzione gruppo di coordinamento per la stesura di linee guida a carattere regionale dedicate all'accoglienza di donne e minori vittime di violenza

e DGR 731/13

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Obiettivo delle linee di indirizzo regionali: rinsaldare il lavoro dei territori già in atto su questo fronte.

 • Importanti novità legislative:

-  sul piano nazionale: la L.93/13 prevede un piano straordinario di azione contro la violenza alle donne e dedica un articolo al finanziamento di case e centri antiviolenza;

- sia su quello regionale: la recentissima LR.91/2014, legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere, dedica un intero capo agli interventi a contrasto della violenza.

-  piano sociale e sanitario, che colloca le azioni di contrasto alla violenza nella programmazione regionale, destinando risorse specifiche ai distretti per realizzare prevenzione e formazione, con uno stanziamento di 500.000 euro per il 2014.

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Assi delle linee guida :

 

• Governance

• Prevenzione

• Formazione e monitoraggio

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Il gruppo di lavoro iniziale una volta condivisa la parte introduttiva si è poi suddiviso in tre TAVOLI di LAVORO dedicati a:

- L’ACCESSO - 18 partecipanti- LA PRESA IN CARICO - 15 partecipanti- ASPETTI E PROCEDURE MEDICO LEGALI - 16 partecipanti

condivisione esperienze specifiche racconto delle procedure e metodologie di lavoro del proprio territorio

sintesi di riferimenti e indicazioni condivisi che potessero avere rilievo regionale

Si sono inoltre realizzati alcuni incontri congiunti fra i tre tavoli ed anche fra i due gruppi donne e minori per aprire il confronto e l’integrazione fra le diverse esperienze;

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• modalità di lavoro integrata

sia con il territorio,

con le aree del sociale e del sanitario

con le strutture del privato sociale qualificato (Case e centri antiviolenza)

L.R. 2/2003 per la promozione e la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali

• Piano socio-sanitario 2008-2010 e nelle indicazioni attuative per il biennio 2013 - 2014

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• Necessità di realizzare

prevenzione e azione integrata

Oggi il principio è sancito anche dalla Convenzione di Istanbul del 2011(art.7 n.3 ) ratificata dall’Italia a giugno 2013

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• collaborazione tra istituzioni e servizi formalizzate in numerosi Protocolli istituzionali di livello comunale o provinciale

• raccolta e condivisione dei documenti, accordi protocolli e piani operativi esistenti

• ll servizio politiche per la sicurezza della RER ha anche dedicato uno speciale dei suoi quaderni di Città Sicure alla raccolta dei protocolli vigenti sui territori

• (Materiali di Città Sicure, Febbraio 2011 n.1: Pratiche di prevenzione e contrasto della violenza di genere: protocolli e reti locali in Emilia-Romagna)

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OBIETTIVI GENERALI delle LINEE DI INDIRIZZO

cornice di riferimento per i soggetti che nel lavoro quotidiano intervengono a tutela e/o in aiuto di una donna vittima di violenza

- strumento per conoscere i servizi e le modalità di intervento degli altri soggetti della rete

- definiscono azioni e funzioni da attivare e gli specifici ambiti di responsabilità.

promozione di un approccio culturale più ampio e

completo ai temi della violenza di genere

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Un passo indietro…• Le azioni messe in campo dalla RER sul tema del contrasto alla violenza in

questi anni:

primi anni ’90 ha inizio l’attività di studio del fenomeno (Progetto Città Sicure)

1997 primo monitoraggio dati accoglienza delle Case e centri antiviolenza, che viene ripetuto a cadenza quinquennale con aggiornamento annuale

su alcuni items2000 viene sottoscritto un Protocollo tra Regione, Anci Emilia Romagna, Upi Emilia Romagna e le Associazioni del terzo settore

qualificato operanti nel territorio (Case e Centri Antiviolenza) 2003 L.R. 2/2003 “Norme per la promozione della cittadinanza sociale e

per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, che inserisce all’art.5 co.4 lett. f) i servizi offerti da Case e Centri antiviolenza

nel Sistema sociale dei servizi a rete, a partire dal livello comunale finanziamento dei corsi per operatori sanitari, sociali, del terzo

settore, delle forze dell’ordine tramite le Ausl (fino al 2011)2011 programma sperimentale in collaborazione con la Ausl di Modena

per lavorare con gli autori di violenza di genere da cui è nato il primo Centro pubblico (LDV) di trattamento dei maltrattanti e sono stati avviati

percorsi formativi per operatori2013 CAM Ferrara2013 Linee di indirizzo

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Le linee di indirizzo regionali per l’accoglienza delle donne vittime di violenza

• Si aprono con alcune premesse e definizioni sulla violenza contro le donne

• Condivisione di definizioni e di un linguaggio comune• La prima premessa è che la violenza contro le donne,

è violazione dei diritti umani e fonte di discriminazione oltre che tema di salute pubblica avendo conseguenze dannose sulla salute psico-fisica delle donne

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Cap.1

• 1 donna su 3 nel mondo ha subito qualche forma di violenza fisica, psicologica o sessuale ad opera di uomini, Fonte: Rapporto del 2005 del Fondo Nazioni Unite sullo stato della

popolazione

• Carattere molto sommerso della violenza contro le donne, di cui se ne conosce solo una parte rispetto alla realtà

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Cap.1

• Si evidenziano le conseguenze della violenza

sulla donna

sui figli e sulle figlie

sulla comunità (i costi sociali della violenza) – diretti, ossia quelli che hanno a che fare con la cura e l’assistenza e anche quelli a ricaduta indiretta come l’aumento di stati patologici e della mortalità

Si pone l’accento su alcuni fenomeni:

- Violenza in gravidanza

- Femicidio

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Cap.3

• FENOMENOLOGIA DELLA VIOLENZA

Essa assume nomi diversi:

violenza domestica

coniugale

di genere

nelle relazioni di intimità (IPV)

si tratta di quei comportamenti agiti da un uomo che comportino o possano comportare per la donna danno o sofferenza fisica, psicologica o sessuale, ivi compresa la minaccia di questi atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà

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Forme della violenza

• Fisica

• Psicologica

• Sessuale

• Economica

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I comportamenti violenti

• atti di aggressione fisica

schiaffi pugni calci e percossa

• Abuso psicologico

intimidazione svalutazione e umiliazione

• Rapporti sessuali forzati o altre forme di coercizione sessuale

• Atteggiamenti di controllo

isolamento, limitazione e controllo dei movimenti

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Il maltrattamento e i traumi che ne derivano

• Si definisce il maltrattamento

violenza ripetutamente perpetrata nell’ambito della stessa relazione

• Si definiscono i traumi

sindrome psichiatrica caratterizzata da ansia, irritabilità, attacchi di panico, insonnia

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Il ciclo della violenza

3 fasi:

Esplosione

Luna di miele

Accumulo della tensione

Teorizzato dal Lenore Walker

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Cap 4

» I dati di contesto

• dal 1997 il numero delle donne accolte è raddoppiato:

• Oltre il 50%:

appartengono alle fasce centrali di età

sono coniugate o convivono

occupate a tempo indeterminato

• Meno del 40%:

hanno un reddito sufficiente a mantenersi

In aumento il numero delle donne che denunciano (22,8% nel 2010)

In aumento le violenze che durano da 0 a 1 anno (tendono a ridursi nel tempo)

Fonte: Rapporto di ricerca 2010 Coordinamento centri antiviolenza dell’Emilia Romagna

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Cap 5

L’attuazione delle linee d’indirizzo è affidata alle Conferenze Territoriali Sociali Sanitarie (CTSS), che elaborano linee di indirizzo territoriali

Tali linee di indirizzo territoriali saranno poi declinate in Piani operativi distrettuali e di ambito integrati fra territorio e ospedale.

Contenuti dei piani operativi: - quali sono i servizi e gli operatori punto di riferimento della rete per

l’accoglienza e per la presa in carico, distinguendo i percorsi in emergenza;

- quali azioni e attività porre in essere per la prevenzione;

- le attività da mettere in campo da parte di ciascuna agenzia, nonché le relative responsabilità, anche coinvolgendo le forze dell’ordine, il terzo e la scuola.

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Ambiti di intervento definiti dai P.O.:

1) l’accesso e l’accoglienza che prevedono la conoscenza e la diffusione dei servizi da fornire nel primo contatto con la vittima di violenza, oltre ad una prima valutazione dello stato di bisogno e della sicurezza;

2) la presa in carico che coincide con l’avvio della progettazione del percorso di messa in sicurezza e di costruzione del progetto di autonomia della donna.

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• Coinvolgimento dei CSM e dei Sert, per la frequente correlazione fra violenza domestica e abuso di sostanze, depressione ecc.

• Realizzazione da parte di questi servizi specifici delle necessarie modifiche delle prassi diagnostico-terapeutiche, al fine di inserire nella raccolta anamnestica domande sulla storia di violenza

• Necessità di formazione per i professionisti di questi servizi maggiormente coinvolti in tale processo: CSM, Sert, Medici di Medicina Generale, sulle conseguenze della violenza per la salute e il benessere della donna.

• Necessità di operare, per un efficace funzionamento della rete di protezione contro la violenza alle donne, in stretta sinergia con le forze dell’ordine e la magistratura; a tal fine, strumenti importanti sono i protocolli condivisi e concordati a livello provinciale e/o l’allargamento dei propri Accordi e piani a Prefettura, Magistratura e Forze dell’ordine.

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I soggetti e le porte di accesso della rete

• Le linee d’indirizzo regionali definiscono soggetti e possibili porte d’accesso per l’accoglienza i soggetti dal cui contatto conseguono azioni pertinenti alla presa in carico del problema portato:

-Pronto soccorsi -Forze dell’ordine -Servizio Sociale -Consultori (anche declinati come spazi giovani, spazi donne

immigrate);

-Altri servizi sociali e sanitari con accesso diretto;-Case e Centri antiviolenza;-Servizi di cure primarie;

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L’organizzazione dell’accoglienza e l’accesso ai servizi della rete

Ogni territorio deve definire, identificare e rendere note le proprie porte d’accesso e le modalità di attivazione e contatto della rete di accoglienza.

Va garantita alla cittadinanza (scuole, URP, biblioteche ecc.) e agli altri punti della rete un ampia informazione sulle attività specifiche dei diversi nodi della rete, affinché si diffondano le modalità di accesso ed accoglienza e siano poi comunicati i successivi aggiornamenti.

E’ individuato a livello territoriale un referente e/o un’equipe di professionisti di riferimento della rete per l’accoglienza di vittime di violenza di genere.

All’interno della rete dei servizi per l’accoglienza vanno creati accordi per l’accoglienza, anche residenziale, in emergenza nelle giornate festive e nelle ore notturne.

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Azioni e funzioni specifiche dell’attività di accoglienza

• Definizione e condivisione di procedure specifiche di contatto e di accesso alla rete dedicata all’accoglienza

• Primo colloquio di accoglienza - standard organizzativi e qualitativi:

-la disponibilità di uno spazio protetto (stanza o box) dove far accomodare la donna in assenza di altre persone, in modo da garantirle la necessaria riservatezza;- non interferenza terzi-una buona comunicazione e l’uso di un linguaggio semplice e comprensibile;-l’attivazione di un ascolto e di un approccio non giudicante ed empatico.

• E’ fondamentale la consapevolezza da parte dei professionisti coinvolti della delicatezza di questo momento, anche per provare a stabilire fin da subito con la donna un rapporto basato sulla fiducia, che favorisca l’eventuale passaggio alla fase successiva di presa in carico;

• per fare ciò è importante la presentazione e l’esplicitazione delle funzioni e delle competenze del professionista e del servizio e l’anticipazione alla donna degli interventi che si possono e devono realizzare e delle loro motivazioni;

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L’attività di presa in carico e progetto di vita per l’uscita dalla violenza

L’attività di presa in carico si differenzia in due percorsi, a seconda che:

1) sia riscontrata una situazione di emergenza dai servizi e/o da qualsiasi punto di contatto della rete

la funzione prima del percorso in emergenza è l’immediata realizzazione della protezione e messa in sicurezza della donna nel breve e medio termine. Spesso l’ambito dell’emergenza è segnato dall’accesso al Pronto Soccorso;

devono considerarsi quali principali indicatori della situazione di emergenza: a) il riscontro di un danno fisico sulla donna; b) la situazione di solitudine e isolamento della donna; c) la sua percezione soggettiva di rischio; Spesso la situazione di emergenza è aggravata dall’emergenza abitativa o

sociale. 2) la donna si rivolga ai servizi in qualsiasi punto della rete in non emergenza.

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La valutazione del rischio

Ad oggi non sono ancora molti gli operatori formati in tal senso, ogni territorio dovrà quindi definire percorsi formativi a ciò dedicati

• La valutazione del rischio è una STIMA per individuare la probabilità che si perpetri la violenza

• Serve a comprendere come e perché le persone hanno scelto di agire in modo violenzto

• Individua i fattori di rischio presenti in passato per determinare se questi o altri siano predisponenti alla recidiva

• Serve all’ADOZIONE DI APPROPRIATE STRATEGIE DI INTERVENTO

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Le linee guida individuano anche i seguenti ambiti di lavoro:

- RACCOLTA DATI, STRUMENTI DI MONITORAGGIO E VALUTAZIONE;

avvio di un gruppo di lavoro - FORMAZIONE PROFESSIONALE- ATTIVITA’ DI RICERCA

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http://sociale.regione.emilia-romagna.it/famiglie/temi/il-contrasto-alla-violenza-contro-le-donne