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MALATTIE DELL’APPARATO LOCOMOTORE - “LE SCOLIOSI”
ID lezione ALO06 Modulo Ortopedia
Data lezione 15 ottobre 2012
Autore Chiara Taccaliti (med09)
Liberamente ispirata da
Lezione Prof. De Palma
Argomento Scoliosi funzionali e strutturate: eziopatogenesi, quadro clinico, trattamento; ipercifosi.
LA SCOLIOSI
In posizione frontale (postero-anteriore) la colonna vertebrale non presenta curvature ( è tutta
allineata). Mentre di lato, in proiezione sagittale, in condizioni di normalità, ci sono alcune curve (una a
livello dorsale, una a livello cervicale e una a livello lombare):
curva a concavità posteriore: lordosi cervicale
curva a convessità posteriore: cifosi dorsale
curva a concavità posteriore: lordosi lombare
Ogni curva in posizione frontale è patologica.
Ma quali sono le forme in cui c’è un disallineamento della colonna vertebrale (rachide)? La più
frequente e la più importante è la scoliosi.
La scoliosi è una deviazione laterale permanente del rachide. È sempre patologica perché non esistono
curve scoliotiche nel soggetto normale ed è un sintomo divenuto sinonimo di malattia (questo fatto è
frequente in ortopedia: lo vediamo nel piede piatto, nel piede cavo, nel ginocchio valgo e nel varo, nella
scoliosi …). È importante fare una classificazione di scoliosi dal punto di vista prognostico e del
trattamento. La scoliosi viene classificata in:
funzionale (non strutturata)
strutturata (organica; con alterazioni di componenti scheletriche)
LE SCOLIOSI FUNZIONALI
Le scoliosi funzionali (caratterizzate da una deviazione del rachide che non è mantenuta da un impegno
scheletrico), definite anche “atteggiamenti scoliotici”, non comportano mai alterazioni anatomiche, non
sono caratterizzate da evolutività, si sviluppano solo sul piano frontale e si suddividono in: posturali, di
compenso, antalgiche, dovute ad altre cause (infiammatorie, isteriche …).
Scoliosi posturale
Interessa, in più del 50% dei casi, bambini in età scolare (ed è un tipo molto frequente). Quando osservi
il bambino vedi che le curve si correggono in flessione in avanti del tronco, nel decubito prono(?) o
applicando una leggera trazione (ciò è indice di una scoliosi posturale, senza strutturazione perché
altrimenti la curva non si correggerebbe con queste manovre).
All’RX puoi avere conferma della clinica perché le radiografie non presentano segni di strutturazione
(rotazione e torsione dei corpi vertebrali e torsione delle apofisi spinose). Ma la scoliosi posturale può
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evolvere in strutturale? O rimane posturale e può col tempo autocorreggersi? Vi sono ipotesi
contrastanti: secondo alcuni non può diventare mai strutturata perché è una situazione transitoria che
scompare spontaneamente, che si attui o meno un trattamento; secondo altri molte scoliosi strutturate
passano inizialmente un periodo di atteggiamento scoliotico (scoliosi posturale); questi tipi di scoliosi,
che da posturale passano a strutturata, vengono descritti da Kleinberg con il termine: “scoliosi
transizione”.
Scoliosi di compenso
L’atteggiamento viziato può essere determinato da:
alterazione della statica dell’arto inferiore: dismetria, accorciamento di un arto rispetto all’altro.
È più frequente nelle bambine. Nella stazione eretta il bacino si abbassa dal lato
dell’accorciamento e la colonna vertebrale devia in scoliosi (servono disuguaglianze di almeno
2 cm perché al di sotto la colonna compensa). Se ognuno di noi facesse una teleradiografia agli
arti inferiori, molti avrebbero una dismetria di 5-6 mm che viene però compensata dalla colonna.
Queste scoliosi non sono strutturate e scompaiono una volta eliminata la causa che le ha
determinate, per esempio, compensando l’accorciamento dell’arto inferiore con un rialzo nella
scarpa. La curva è convessa dal lato dell’accorciamento e radiologicamente inizia direttamente
dalla cerniera lombo-sacrale senza presentare altre curve secondarie (mentre nella scoliosi vera
e propria c’è una curva primaria unita ad altre curve di compenso - prossimale e distale - che
permettono al paziente di mantenere la stazione eretta. Es.: scoliosi dorsali dx convesse, curve
di compenso sx convesse);
alterazione statica degli arti superiori (più rara): per lesioni dell’angolo scapolo-omerale
(dovute a paresi ostetrica, esiti di polio, amputazione che portano ad una alterazione
dell’equilibrio tra muscoli agonisti e antagonisti). Si crea uno squilibrio statico compensativo per
azione della muscolatura con formazione di una curva convessa dalla parte sana. Queste curve
scoliotiche di compenso non si accompagnano a modifica strutturale delle vertebre e dei
metameri vertebrali, e possono presentare, dopo molti anni, qualche segno di strutturazione
(perché, mentre nella forma di compenso basta rimuovere la causa, in questa forma con lo
squilibrio muscolare, col tempo la deformità ossea segue quella delle parti molli).
Scoliosi antalgica
Riferibile a contrattura muscolare antalgica dei muscoli paravertebrali (lombalgie, lombosciatalgie da
traumi, discopatie, spondiloartrosi, reumatismi: in tutte queste condizioni il paziente sente dolore e
tende ad assumere una posizione (viziata) in cui lo evita - come nel “colpo della strega”). Viene
classificata in:
Omologa: concavità dal lato della sciatica
Eterologa: concavità dal lato opposto della sciatica
Alternante: quando i due atteggiamenti di concavità da un lato e dall’altro, si alternano.
Questo avviene solo nelle lombosciatalgie perché nelle lombalgie acute, il dolore determina soltanto una
contrattura muscolare con una deviazione che non ha una sua definizione a seconda della posizione
della curva.
È importante fare diagnosi di scoliosi antalgica perché può essere o una scoliosi antalgica banale, dovuta
a queste forme, o può essere segno di qualcosa di patologico della colonna vertebrale.
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La scoliosi antalgica può però essere riferibile anche a contrattura muscolare antalgica per affezione di
organi addominali (fegato, rene, pancreas): queste si definiscono cause extravertebrali di lombalgia (ad
esempio: in alcuni casi il tumore del pancreas determina lombalgia con conseguente atteggiamento
scoliotico refrattario a qualsiasi terapia). La curva scompare eliminando le cause del dolore (scoliosi
funzionale).
Scoliosi da altre cause
Oggi non si vedono più, si manifestano come:
scoliosi cicatriziale: rara, dovuta a affezioni pleuroparenchimali acute o croniche, pleuriti,
empiemi, esiti toracoplastica. Caratterizzata da curva rigida e convessa dal lato sano.
scoliosi isterica (difficile da diagnosticare, la possiamo sospettare): rara, curvature imponenti
senza curva di compenso (quindi caratterizzata da squilibrio), correggibile con manovre
manuali.
In generale le scoliosi funzionali non arrivano sempre dallo specialista (ortopedico) perché possono
essere prima diagnosticate e corrette.
LE SCOLIOSI STRUTTURATE
Si definiscono strutturate quando presentano delle alterazioni morfologiche delle vertebre e
conseguentemente della gabbia toracica, con caratteri di rigidità (non si vede subito ma nel corso degli
anni) ed evolutività.
Le scoliosi strutturate presentano delle alterazioni morfologiche delle vertebre: la rotazione del corpo
vertebrale (fissa, permanente, non si modifica) a cui si accompagna quella dell’arco vertebrale
posteriore e delle coste, a salienza, con una convessità dal lato della curva primaria: gibbo costale.
Queste alterazioni morfologiche si esplicano su tre dimensioni (mentre per la scoliosi funzionale su una
sola dimensione-piano): curva sul piano frontale (manifestazione più evidente), rotazione vertebrale sul
piano orizzontale (elemento caratterizzante), torsione sul piano sagittale (laterale).
All’ RX si vedono segni di strutturazione: i corpi vertebrali sono attirati dal lato della convessità, le
apofisi spinose (proprio per la rotazione) sono deviate dal lato della concavità, nel corso del tempo
compaiono deformazioni a cuneo dei corpi vertebrali (proprio nell’apice della curva) e dei dischi
intervertebrali. Se la scoliosi non viene diagnosticata e curata questi segni saranno evidenti anche nella
paziente in giovane età.
A seconda dell’eziopatogenesi le scoliosi strutturate si distinguono in:
congenite (da malformazioni congenite vertebrali: per difetto formazione - emispondilia cioè
mancanza di una metà di una vertebra che acquista forma triangolare, per difetto segmentazione
- sinostosi cioè fusione di uno o più corpi vertebrali insieme, per difetto saldatura - somatoschisi
cioè schisi dell’arco posteriore, più rara). L’emispondilia e la sinostosi danno scoliosi strutturate.
acquisite: idiopatiche (non si conosce la causa, sono le più frequenti in assoluto); neuropatiche
(dovute a paralisi dei muscoli paravertebrali per cui si crea uno squilibrio tra i muscoli
paravertebrali di dx e sx) per lesioni ai nervi causate da malattie neurologiche come ad esempio
poliomelite, paralisi cerebrale, mielomeningocele; miopatiche (riferibili a malattie proprie del
muscolo, ad es. distrofia muscolare progressiva); osteopatiche (dovute a alterazioni ossee della
colonna, ad es. rachitismo, osteomalacia, spondiliti tubercolari, fratture e tumori vertebrali).
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Scoliosi idiopatica
È la più frequente tra tutte le scoliosi (70-80% di tutte le scoliosi; infatti comunemente quando si parla
di scoliosi si intende idiopatica, altrimenti si dice “scoliosi da…”), predilige il sesso femminile, si
manifesta tra gli 8 e i 12 anni, prima della pubertà. Le cause che la determinano sono sconosciute ma
sono state fatte alcune ipotesi tra cui: turbe di accrescimento delle vertebre, eccessiva lassità di capsula
e legamenti, insufficienza dei muscoli paravertebrali. Sarebbe importante conoscere le cause che la
determinano perché si potrebbe intervenire prima e in maniera meno drastica. Anche quando la causa
è extravertebrale (variazioni della muscolatura e dei legamenti) si instaurano successivamente le
deformazioni delle vertebre (variazione della forma, rotazione, torsione) che rendono strutturate e più
complesse le deformità.
Nell’eziopatogenesi svolge un ruolo: la predisposizione familiare (frequentemente genitori con la
scoliosi la trasmettono ai figli), fattori ambientali e alimentari, fattori ormonali (perché compare
frequentemente nel sesso femminile durante il menarca e in concomitanza a variazioni ormonali con
azione a livello legamentoso), sesso (maggiore frequenza nel sesso femminile, incidenza sovrapponibile
ma con una netta prevalenza di curve evolutive nel sesso femminile; quindi non solo è più frequente nel
sesso femminile, ma qui è anche più evolutiva).
Nella scoliosi la curva strutturata è isolata ma alla curva principale o primaria si aggiungono
successivamente curve di compenso (non strutturate) al fine di mantenere l’asse di gravità del tronco.
La curva primaria è la parte di colonna in cui la curva si accompagna a rotazione, torsione delle vertebre.
Si riconosce alla persistenza della rotazione fissa delle vertebre, alla flessione in avanti del tronco (a
differenza di quanto succede nella scoliosi funzionale). La curva primaria è più frequentemente unica:
scoliosi a una curva maggiore (70%); più raramente sono presenti due curve primarie: scoliosi a due
curve maggiori (curva doppia primaria, 30%). Le due curve primarie presentano entrambe
caratteristiche di strutturazione a differenza della curva di compenso.
I corpi vertebrali col tempo si deformeranno e assumeranno la forma a cuneo con la punta dal lato della
concavità. Le curve di compenso sono caratterizzate invece da non strutturazione: corpi vertebrali
completi, non deviati a cuneo, i dischi sono presenti, le apofisi spinose sono allineate una dopo l’altra.
All’RX la curva primaria è caratterizzata da: allargamento degli spazi discali sul lato convesso,
restringimento degli spazi discali sul lato concavo, rotazione delle apofisi spinose verso la concavità,
rotazione dei peduncoli che perdono la normale simmetria, deformità a cuneo dei corpi vertebrali con
punta verso la concavità.
La curva di compenso (secondaria) ha senso opposto alla curva primaria (per cercare di mantenere
l’asse), si forma al di sopra e al di sotto della curva primaria e consente al paziente di riprendere la
propria posizione rispetto al bacino. La somma delle curve di compenso corrisponde grossolanamente
all’entità della curva primaria. Tutto ciò è fondamentale perché dobbiamo riconoscere la curva primaria
e riconoscere la zona che andiamo a correggere. È importante per distinguere l’area di correzione.
La scoliosi idiopatica viene classificata in base all’età di insorgenza, alla sede della curva, all’entità della
curva. Questi tre fattori sono importanti per determinare il giudizio prognostico e fare una corretta
impostazione terapeutica.
In base all’età di insorgenza, la scoliosi idiopatica si distingue in: neonatale (presente alla nascita);
infantile (fino a 3 anni); giovanile (da 4 anni alla pubertà); adolescenziale (dopo la pubertà fino alla fine
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dell’accrescimento scheletrico). Più frequentemente l’insorgenza è tra i 9 e i 13 anni e coincide con lo
sviluppo puberale.
In base alla sede della curva, può essere: dorsale (25%); lombare (25%); dorso-lombare (19%);
cervico-dorsale (1%).
In base all’entità della curva (è uno dei maggiori fattori di tipizzazione della curva perché permette di
valutare la gravità e il carattere evolutivo), possiamo definire una scoliosi: lieve (<30°); media (30°-50°);
grave (>50°).
Quadro clinico del paziente con scoliosi idiopatica è caratterizzato da:
asimmetria delle spalle, delle scapole, delle creste iliache;
la linea immaginaria che congiunge le apofisi spinose delle vertebre non è dritta come dovrebbe
essere ma presenta una curvatura;
asimmetria dei triangoli della taglia (conseguenza dell’asimmetria delle spalle, delle scapole,
delle creste iliache): in stazione eretta (scoliosi sempre valutata in piedi) il profilo mediale
dell’arto superiore forma con il profilo laterale del tronco uno spazio a forma di triangolo (della
taglia) che in condizioni di normalità è simmetrico a destra e a sinistra, nella scoliosi strutturata
questa simmetria scompare;
gibbo costale: per effetto della rotazione e della torsione dei corpi vertebrali del tratto toracico,
le coste si incurvano, sporgono dorsalmente e determinano una salienza detta gibbo costale (si
osserva nella scoliosi dorsale). Il gibbo si evidenzia meglio con rachide in flessione (il gibbo sia
dal punto di vista funzionale che da quello estetico è una deformità molto grave). In presenza
del gibbo la scoliosi idiopatica non è correggibile con manovre manuali, infatti se si traziona il
paziente per il capo, o facendo fare al paziente piccoli movimenti di lateralità del tronco, la
scoliosi rimane incorreggibile.
Importante sapere questi segni perché, dal punto di vista medico, non riconoscere una scoliosi è una
grande responsabilità perché prima si diagnostica, migliori sono i risultati.
Dopo l’esame clinico è importante fare la radiografia per escludere lesioni vertebrali congenite oppure
acquisite (ad es. tumori, processi infettivi, spondilite tubercolare …) e per valutare esattamente l’entità
della curva scoliotica che viene misurata in gradi sull’RX (con metodo di Cobb). Si fa una radiografia in
antero-posteriore, in piedi, sotto carico che prenda tutto il rachide per valutare l’entità della curva. Si
deve fare anche una RX in proiezione laterale per valutare i movimenti di torsione dei corpi vertebrali e
perché spesso la scoliosi si accompagna alla cifosi (la fai soprattutto se alla scoliosi sospetta ci sia
l’aggiunta della cifosi).
La valutazione si fa sulla radiografia in antero-posteriore secondo la metodica di Cobb. Per il metodo di
Cobb si prendono in considerazione le prime vertebre neutre (cioè che non presentano deformità,
strutturazione) al di sopra e al di sotto della curva scoliotica primaria; si traccia una linea parallela ai
due corpi vertebrali neutri passanti per i rispettivi piatti cartilaginei; le due linee si uniscono nella parte
della concavità formando un angolo il cui valore rappresenta il valore angolare della curva (a seconda
dell’angolo, come già detto in precedenza, potremo valutare la gravità della scoliosi).
L’evolutività della scoliosi (cioè la tendenza ad aggravarsi nel corso del tempo) è importante da
valutare perché in assenza di trattamento adeguato si aggrava fino al raggiungimento della maturità
scheletrica. La velocità di evoluzione della curva si accentua nell’anno che precede e segue il menarca e
durante il periodo di massimo aggravamento la scoliosi può peggiorare di 1°-2° al mese. È importante
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individuare se si tratta di una forma evolutiva, se tende ad aggravarsi o meno, perché se non l’hai ben
identificata e dici al paziente di ripresentarsi al controllo dopo un anno, lo stesso può ripresentarsi con
una scoliosi molto più grave. Quella non evolutiva si manterrà invece inalterata nel corso del tempo.
I fattori di rischio per definire il carattere evolutivo della scoliosi sono:
precocità della comparsa della curva;
localizzazione della deformità;
sesso;
precoce rigidità della curva;
entità della curva.
È fondamentale individuare questi fattori perché ti consentono di stabilire che la curva è evolutiva.
Precocità della comparsa della curva (più compare precocemente più avrà il rischio di essere
evolutiva): secondo gli studi di Cotrel, al termine dell’evoluzione l’86% delle scoliosi evolutive compare
prima dei 7 anni e il 70% di quelle che si manifestano prima degli 11 anni, superano i 50°.
Localizzazione della deformità: le deviazioni cervico-dorsali (scoliosi rare) e dorsali presentano un
maggior potere evolutivo rispetto a quelle a sede dorso-lombare e lombare.
Sesso: l’evolutività è maggiore nelle femmine rispetto ai maschi (si pensa per l’influenza ormonale).
Precoce rigidità della curva: esistono forme dotate di carattere particolarmente evolutivo e ribelli al
trattamento conservativo, queste curve sono precocemente rigide.
Entità della curva: è stato dimostrato un comportamento evolutivo diverso in rapporto ai gradi di
gravità della curva, maggiore è l’entità della curva, maggiore è la probabilità della progressione della
scoliosi. Inoltre, nel soggetto in accrescimento, tutte le scoliosi idiopatiche con curva maggiore di 30°
sono da considerarsi evolutive mentre, con una curva oltre i 50°, questa continua ad evolvere anche
dopo la fine dell’accrescimento (infatti non sempre la scoliosi si stabilizza una volta conseguita la
maturità scheletrica e l’evoluzione può proseguire in età adulta).
In presenza di pazienti con questi cinque fattori di rischio dobbiamo prendere in considerazione che la
scoliosi sia evolutiva, e se la curva non è di grado tale da dover essere trattata, comunque i controlli
dovranno essere ravvicinati nel tempo, finché la curva non raggiunge l’entità tale da poter essere trattata
terapeuticamente.
Trattamento della scoliosi:
chinesiterapia (ginnastica);
trattamento ortopedico (gessi e tutori);
trattamento chirurgico (correggere chirurgicamente la deformità e poi mantenere la correzione
con mezzi di sintesi).
La chinesiterapia, ha particolari indicazioni, è erroneamente definita “ginnastica correttiva”. Oggi è
però stato dimostrato che questa non trova posto nel trattamento primario della scoliosi progressiva ed
inoltre è assolutamente controindicata nelle forme in fase evolutiva poiché una notevole mobilizzazione
del rachide può essere causa di una più veloce evoluzione della curva. Ha un ruolo fondamentale nel
correggere le deviazioni posturali (nelle scoliosi funzionali), nel tonificare la muscolatura quando viene
fatto un trattamento ortopedico con il busto (perché per potenziare l’azione correttiva del busto bisogna
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fare degli esercizi di auto-correzione per evitare l’atrofia muscolare), è un complemento indispensabile
nel trattamento chirurgico sia in preparazione all’intervento (ginnastica respiratoria, esercizi per
mobilizzare la curva che così è più facile da operare) che nel periodo post-operatorio (sempre per la
ginnastica respiratoria e per la mobilizzazione passiva e attiva sugli arti superiori e inferiori), e dopo la
rimozione del busto per avere una ripresa progressiva e cauta della mobilità del rachide.
Trattamento ortopedico: è un trattamento incruento finalizzato a bloccare l’evoluzione della curva e
correggerla per quanto possibile. Viene indicato per la scoliosi di grado medio (20°-45°), consiste
nell’impiego di tutori ortopedici (oggi molto validi -corsetti di Milwaukee, Lionese- rispetto a quelli di
una volta) e una volta iniziato deve essere portato avanti fino al termine dell’accrescimento. I risultati
del trattamento ortopedico sono in genere soddisfacenti. Funzionalmente ciò significa comprimere la
convessità e riallineare l’asse con il tutore, oggi fatto su calco che si ottiene dopo correzione sul lettino
(in passato invece si andava sul lettino, si facevano manovre di derotazione, detorsione e allungamento,
si otteneva la correzione e si faceva il busto – gesso ma con questo i movimenti erano molto limitati).
Oggi fortunatamente, con gli screening nelle scuole e nei centri sportivi, la scoliosi viene colta molto
precocemente e il trattamento inizia presto e si evita, il più delle volte, il trattamento chirurgico.
Trattamento chirurgico: è indicato per scoliosi gravi (>45°-50°) ed è finalizzato a correggere
compatibilmente con le alterazioni morfologiche presenti, la curva scoliotica, a bloccare il tratto di
rachide interessato con mezzi di sintesi metallici così da mantenere la correzione ottenuta, a praticare
la fusione vertebrale (artrodesi) al fine di ottenere una stabilizzazione definitiva della colonna
vertebrale (perché col tempo il mezzo di sintesi viene tolto). I tre tempi chirurgici sono quindi:
riduzione, stabilizzazione, artrodesi. L’approccio chirurgico a seconda del tipo di deformità può essere
anteriore, posteriore o combinato. Il numero di pazienti trattati chirurgicamente è notevolmente
diminuito negli ultimi anni e ciò è dovuto all’efficacia della medicina preventiva (screening scolastico, in
ambito di attività sportiva). In passato la correzione veniva fatta chirurgicamente e mantenuta con
chiodi-uncini (di Hamilton) interlaminari (dentro la lamina prossimale e distale) che mantenevano
questa barra che sosteneva la correzione. Poi i chiodi che sostengono la barra (che è esterna) vengono
sostituiti da viti trans peduncolari (cioè messe nei peduncoli dei corpi vertebrali).
Necessario fare l’intervento quando ci sono problemi respiratori, cardiologici legati alla scoliosi perché,
tramite studi, si è visto che nei soggetti con scoliosi c’è riduzione della capacità respiratoria ( quindi
prima di ogni decisione terapeutica si studia la funzionalità respiratoria). Nei pazienti che hanno subito
artrodesi ci possono essere problematiche legate al fatto che la colonna è molto rigida e può essere
compensata solo da pochi dischi prossimalmente e distalmente che possono così andare incontro a
processo artrosico.
L’IPERCIFOSI
Accanto alla scoliosi ci può essere: l’ipercifosi: accentuazione della fisiologica cifosi dorsale.
L’ipercifosi può essere:
funzionale;
strutturata.
Ipercifosi funzionale
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Può essere astenica, è tipica dell’età pre-puberale ed è dovuta ad uno squilibrio muscolo-scheletrico
legato al rapido accrescimento; può essere posturale dovuta ad atteggiamenti viziati correggibili che
compaiono più alla pubertà, alcune volte si autocorregge. Le forme funzionali scompaiono in posizione
supina, non ci sono alterazioni morfologiche e non sono evolutive.
Ipercifosi strutturata
E’ causata da alterazioni anatomiche della colonna vertebrale: congenite, idiopatiche, paralitiche,
traumatiche, tumorali, infiammatorie, osteocondritiche.
I segni clinici dell’ipercifosi non sono eclatanti come quelli della scoliosi. L’ipercifosi dorsale si associa
ad una accentuazione, per compenso, della lordosi cervicale e lombare per mantenere l’asse del tronco:
ciò si chiama iperlordosi di compenso cervicale e lombare. L’ipercifosi è facilmente apprezzabile
guardando il paziente di lato in posizione eretta e soprattutto col tronco flesso in avanti.
Nella forma astenica, in soggetti longilinei con ipotonia muscolare e lassità legamentosa, l’ipercifosi si
associa spesso a ginocchia valghe e a piedi piatti. Nella forma posturale è ben correggibile attivamente
e passivamente (perché basta correggere i difetti di postura). Nella forma strutturata la curva è più o
meno rigida e alla clinica ciò si può valutare chiedendo al paziente in posizione prona di estendere il
tronco: se la curva non è strutturata l’ipercifosi si correggerà, mentre se non è strutturata, con questo
movimento non si correggerà.
Esame RX: è indispensabile per valutare l’entità di una cifosi, viene eseguito sotto carico (posizione
eretta), si fanno entrambe le proiezioni ma è importante la laterale; inoltre va valutata la correggibilità
della curva con una proiezione laterale anche in posizione supina (perché se la curva diminuisce,
significa che non è strutturata).