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M i sono distratto durante la messa per colpa di un paio di piedi nudi. Era il chierichetto davanti a me. Ep- pure mi sembra di ricordare che, prima della messa, in sa- grestia, avesse le scarpe ai piedi. Mi rapisce gli occhi e l’at- tenzione questo paio di piedi e la fantasia mi immerge in quella profezia di rinnova- mento che la nostra pastorale fatica ad intercettare e poi a vivere. Non basta qualche ma- quillage, non serve cambiare paio di scarpe, non è suffi- ciente neppure il plantare per ammorbidire il passo. Questi piedi sono una pro- vocazione. Il contatto della terra è indispensabile. I piedi nudi sanno di uma- nità e segnano l’incontro tra la storia universale del mondo e quel segmento di vita che i piedi sorreggono. Come nei vasi comunicanti l’umanità si distribuisce tra spazio e tempo e il volto è quello concreto di un uomo. Una pastorale che non ama la terra è davvero inutile. “Noi sappiamo quello che facciamo”: è l’afferma- zione più scontata che affiora dalle nostre labbra. Non è va- nagloria, ma forse la tenta- zione di salvare il salvabile, di non togliere le scarpe. La missione vive di terra. Argillosa e pronta a diventare fango nel tempo delle piogge oppure talmente secca da sof- focare ogni tentativo di col- tura; battuta per diventare pavimento della capanna, ara- ta con il sudore della fronte per sfidare avversità, azzar- dare la coltivazione, la terra accarezza il piede del missio- nario che consuma ore di cammino per portare l’An- nuncio. E se i piedi si spor- cano di terra vuol dire che la loro strada è quella del quo- tidiano. Ci passano i poveri, ci abitano gli ultimi. Alla pe- riferia finisce l’asfalto e il con- tatto si fa più intenso. Solo la terra viene a ri- cordarci, nella fatica delle re- lazioni umane, che siamo le- gati alla fragilità del nostro tempo, che non possiamo ri- nunciare all’umiltà, che ab- biamo bisogno di appoggiare i piedi. È qui che prende corpo una pastorale capace di umanità. Un’agenda tiranna condiziona la vita del presbitero, cantieri di conservazione imprigiona- no il tempo e la formalità si insinua, senza mezzi termini, nelle scelte della comunità. Come seduti sul seggiolone i cristiani, anche quelli più im- pegnati, lasciano andare la terra illudendosi nelle assurde visioni di quei Gesù sdolcinati delle immaginette e nei de- vozionalismi più insensati che spaziano tra una presunta ap- parizione ed un’altra. Alla fa- tica di masticare il cibo, pre- feriscono il biberon! I piedi segnano il passo. Ci sono impronte incon- fondibili, sono quelle che ti segnano la vita, quelle che ti accompagnano per sempre. Una parola, un gesto di at- tenzione, un’esperienza, per- sino un sgarbo, diventano qualcosa che plasma il futu- ro. La comunità cristiana non può vivere senza storia. Per sua natura fa esperienza di quella missione che si tra- manda di generazione in ge- nerazione e trova nell’annun- cio del Vangelo tracce inde- lebili che fanno essere la fede. Sassolini missionari... Questione di piedi Una pastorale piena di terra il sassolino nella scarpa centro missionario diocesano, gruppi missionari e missionari bergamaschi in dialogo gennaio - febbraio 2014 Anno X - n° 54

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Mi sono distratto durantela messa per colpa di

un paio di piedi nudi. Era ilchierichetto davanti a me. Ep-pure mi sembra di ricordareche, prima della messa, in sa-grestia, avesse le scarpe aipiedi.

Mi rapisce gli occhi e l’at-tenzione questo paio di piedie la fantasia mi immerge inquella profezia di rinnova-mento che la nostra pastoralefatica ad intercettare e poi avivere. Non basta qualche ma-

quillage, non serve cambiarepaio di scarpe, non è suffi-ciente neppure il plantare perammorbidire il passo.

Questi piedi sono una pro-vocazione.

Il contatto della terra è

indispensabile.

I piedi nudi sanno di uma-nità e segnano l’incontro trala storia universale del mondoe quel segmento di vita che ipiedi sorreggono. Come neivasi comunicanti l’umanità si

distribuisce tra spazio e tempoe il volto è quello concreto diun uomo. Una pastorale chenon ama la terra è davveroinutile. “Noi sappiamo quelloche facciamo”: è l’afferma-zione più scontata che affioradalle nostre labbra. Non è va-nagloria, ma forse la tenta-zione di salvare il salvabile,di non togliere le scarpe.

La missione vive di terra.Argillosa e pronta a diventarefango nel tempo delle pioggeoppure talmente secca da sof-focare ogni tentativo di col-tura; battuta per diventarepavimento della capanna, ara-ta con il sudore della fronteper sfidare avversità, azzar-dare la coltivazione, la terraaccarezza il piede del missio-nario che consuma ore dicammino per portare l’An-nuncio. E se i piedi si spor-cano di terra vuol dire che laloro strada è quella del quo-

tidiano. Ci passano i poveri,ci abitano gli ultimi. Alla pe-riferia finisce l’asfalto e il con-tatto si fa più intenso.

Solo la terra viene a ri-cordarci, nella fatica delle re-lazioni umane, che siamo le-gati alla fragilità del nostrotempo, che non possiamo ri-nunciare all’umiltà, che ab-biamo bisogno di appoggiarei piedi.È qui che prende corpo unapastorale capace di umanità.Un’agenda tiranna condizionala vita del presbitero, cantieridi conservazione imprigiona-no il tempo e la formalità siinsinua, senza mezzi termini,nelle scelte della comunità.Come seduti sul seggiolone icristiani, anche quelli più im-pegnati, lasciano andare laterra illudendosi nelle assurdevisioni di quei Gesù sdolcinatidelle immaginette e nei de-vozionalismi più insensati chespaziano tra una presunta ap-parizione ed un’altra. Alla fa-tica di masticare il cibo, pre-feriscono il biberon!

I piedi segnano il passo.

Ci sono impronte incon-fondibili, sono quelle che tisegnano la vita, quelle che tiaccompagnano per sempre.Una parola, un gesto di at-tenzione, un’esperienza, per-sino un sgarbo, diventanoqualcosa che plasma il futu-ro.

La comunità cristiana nonpuò vivere senza storia. Persua natura fa esperienza diquella missione che si tra-manda di generazione in ge-nerazione e trova nell’annun-cio del Vangelo tracce inde-lebili che fanno essere la fede.

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luglio - agosto 2012il sassolino nella scarpa

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Questione di piediUna pastorale piena di terra

il sassolinonella scarpacentro missionario diocesano,

gruppi missionari e missionaribergamaschi in dialogo

gennaio - febbraio 2014Anno X - n° 54

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Questa concretezza ci ricon-duce alla narrazione di cam-mini personali e comunitariche, non solo hanno caratteredi esemplarità, ma permet-tono di toccare con mano laProvvidenza di Dio.

Anche qui la terra si dise-gna come spazio di relazionedove memoria e passione dan-no vita all’autenticità dellatestimonianza. La vita deisanti che vivono in mezzo anoi è una forte provocazionealla scoperta della bellezzadel cristianesimo e della suaassoluta carica di umanità. Èpossibile fare i miracoli nellamisura in cui lasciamo siaDio ad impastare la nostraterra, con la disponibilità apercorre anche strade faticoseed impervie, con i piedi se-gnati dalla stanchezza e dallefiacche.

Siamo passati di qua: ciassicurano i pellegrini dellacarità lasciando ovunque pic-coli prodigi di comunione,servizio e, persino, di martirio.Siamo passati di qua: ci rive-lano uomini e donne capacidi rendere il quotidiano unsegno di responsabilità dellavita, del lavoro, degli affettie, persino, della sofferenza.Vogliamo passare di qua: èla scelta di una comunità cri-stiana che decide di dedicarsialla missione, di vivere unapastorale che trova ragioninel dialogo tra fede e vita enon risparmi la fatica dellastrada alla gratuità delle re-lazioni. Ci sono spazi umaniche corrono il rischio di essereabbandonati alla desolazione,dimenticati dalla miopia del-l’egoismo, rapiti dalla crisi digenerosità.Ci sono persone desiderosedi incontro eppure sconfitte

dall’emarginazione, altri chetendono la mano e sono tra-fitti dalla solitudine, altri an-cora che vagano nel buio evorrebbero…ma non riesco-no.

Tutta terra che chiede Dioe lo aspetta. Se la pastoralenon risponde a questa do-manda a che cosa serve? Qua-le futuro per l’uomo e la suavocazione? Quale certezza dibene?

Chinarsi a lavare i piedi,

allora, è profezia.

Tra gli approfondimentiche si accompagnano alle ri-levazioni statistiche e le ri-flessioni teologico-pastoralidi cui siamo capaci, credovada presa in seria conside-razione la capacità di piegarele ginocchia davanti al misterodell’uomo e alla sua libertà.Il Maestro tradusse questogesto in un incontenibile esu-beranza di amore, tanto dadedicarci la vita intera e ren-derlo eterno nel segno del-l’Eucaristia. Questa profeziasul mondo rende la comunitàcristiana evento che va oltrei suoi gesti. Nella misura incui si spende per questi piedila Chiesa rivela la sua naturamissionaria. Oggi per domani,per sempre: un’autentica pro-fezia.

All’ansia di una pastoraleda prestazione la profezia di-venta davvero alternativa. El’Eucaristia sigillo di autenti-cità. Si aprono così gli oriz-zonti della periferia speri-mentando non la fragilità del-la proposta nella sua abitu-dinarietà, ma la scoperta dellaforza educativa che porta consé. Non una celebrazioneamorfa, rubricistica e aneste-tica, ma un grido intenso, ap-

passionato, vissuto, capace dipercorrere i sentieri dell’uma-no e di lasciar parlare la quo-tidianità contorta insieme aldesiderio di bene.

Nell’Eucaristia ritrovia-

mo e benediciamo la ter-

ra.

Il rinnovamento pastoraledelle nostre comunità nonpuò prescindere dalla cele-brazione e contemplazionedel Mistero Eucaristico. Nonsi tratta di liturgismi sterili,di accorgimenti scenografici,

ma di deporre il cuore dentrouna relazione infinita di gra-tuità ed amore, sentendociparte di un progetto antro-pologico che trova nell’uni-verso dell’umano il terrenodell’annuncio e della fede. Uncammino, dunque, che coin-volge Dio e l’uomo e solo cosìpuò dirsi pastorale.

È tutta una “questione” dipiedi e la pastorale con i piedioccorre imparare a farla.

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don Giambattista

centro missionario diocesano

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Un momento particolar-mente intenso, un mo-

mento di Chiesa, un incontrodi fraternità, un luogo dovecondividere la fede e la pas-sione per la missione, un’oc-casione di scambio e crescitae poi altro ancora diventa ilconvegno missionario dioce-sano che, a quota 90, si ri-presenta puntualmente nelcammino pastorale e spiri-tuale della nostra Chiesa.

Sarà bene appuntare inagenda questa data, non puòche “dare ossigeno” alla nostrapastorale missionaria.

La tradizione delle mis-sioni si radica nel tessuto dellenostre comunità. Un segnopiù che evidente ed uno sti-molo i circa 800 missionaribergamaschi sparsi, quasiovunque, nel mondo. Nati,cresciuti e profondamente le-gati alle nostre parrocchie,trovano nei gruppi missionariun appoggio che, dal sostegnodei progetti alla immancabilepreghiera, si prodigano peraccompagnare il loro servizio.Un dono tutto questo, undono grandissimo per unachiesa che non può correre ilrischio d’invecchiare e portare

con sé nella tomba questo pa-trimonio prezioso.

Dunque, il convegnoper respirare aria pura.Anche i nostri gruppi risen-tono spesso dell’usura deltempo. Ne è sintomo il: “si èsempre fatto così” oppurequella miopia che impediscedi guardare oltre i propri pic-coli, pur lodevoli, impegni eprogetti, che va a nutrire l’il-lusione della propria autore-ferenzialità. Anche la rasse-gnazione che nasce dal tempoche passa, e ci vede diventarevecchi, è una cattiva compa-gnia per il gruppo missiona-rio.

Il programma di questadue giorni è di un respiro am-pio, non ci chiede immedia-tamente di metterci a fare,ma spinge con forza verso ilidi della riflessione e del di-scernimento. Vuole “scaldarciil cuore” nel dialogo costrut-tivo con le scelte della Chiesa,la parola del papa, il magisterodel nostro Vescovo e poi ildesiderio di condividere uncammino, proprio per questo“i piedi” diventano un riferi-mento esplicito già nello slo-gan.

Il convegno è momen-to di Chiesa!E questo alla faccia di qual-siasi privatizzazione della mis-sione che corre il rischio disoffocare l’impegno stesso.Sappiamo bene che la Chiesavive di missione; tutta la Chie-sa, altrimenti non sarebbetale. Non esiste Chiesa chenon sia comunità e comunitàin missione. Non una ong,dice papa Francesco, non unclub mi permetto di aggiun-gere. Qualche volta, e nonprendetevela, alcuni gruppisembrano più club privati cherealtà ecclesiali. Non dico nul-la rispetto al bene che co-

munque si mette in campo,ma le dimensioni della con-divisione e della correspon-sabilità, della partecipazionee dello scambio, della spiri-tualità e dell’interiorità nonsono certo secondarie in unluogo di solidarietà che chiededi ritrovarsi nell’orizzonte delVangelo.

Trovarsi, pregare, riflet-tere e celebrare l’Eucaristiaè porre un segno di fede e dicomunione, è rendere piùmissionaria la nostra Chiesa.Proprio la presenza del Ve-scovo rende ancora più in-tensa la luce di questo eventoche vorrebbe contagiare tutte

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15 e 16 marzo duemila14

“I piedi del messaggero

di lieti annunci”Novantesimo

convegno missionario diocesanoUndicesimo convegno

missionario dei ragazzi Mis

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le nostre comunità.E poi il convegno per

guardare avanti…Grazie a Dio il mondo non fi-nisce con noi e la missioneva avanti anche senza di noi.Facciamo la nostra parte,“stiamo qui un po’”, ci direbbepapa Giovanni, poi ce ne an-diamo. Occorre continuamen-te guardare oltre.

Ecco perché da alcuni anniabbiamo voluto che il conve-gno dei ragazzi coincidessecon quello degli adulti, e que-sta è la sesta volta. Il futuroappartiene ai ragazzi ed aigiovani con la responsabilitàdi “consegna” degli adulti.Adulti capaci di Vangelo: l’in-vito del Vescovo nella sua let-tera pastorale. Proprio perchéil futuro non nasce dall’im-provvisazione e delle buoneintenzioni, credo sia impor-tante l’esempio, è importanteesserci. Guardiamo i bambinicon tenerezza ed attesa, ciguardano i piccoli con curio-sità e trepidazione: cosa sa-remo capaci di consegnare?Una chiesa vivace, un gruppo

missionario autentico, un’e -sperienza di Gesù coinvol-gente oppure il solito inutilepastrocchio di regole, obblighie tristezze con qualche spazzodi inutile euforia?

Volevo arrivare qui: ilconvegno e la mia fede.Spero che venga sempre menola convinzione che “fare grup-po missionario” sia solamenteraccogliere soldi, che sia ac-caparrarsi un missionario oun bambino con l’adozione adistanza, che si riduca a qual-che sporadica iniziativa dibene. Tutte cose belle se di-ventano espressione di unavita di fede intensa, condivisa,approfondita, pregata e cele-brata. C’è un dialogo esisten-ziale da cui la missione nonpuò prescindere: la mia fede.Mi sento di incoraggiarci avicenda!

E adesso camminiamoverso il convegno. Il contatosul sito del cmd ed alcunispunti ci aiuteranno a pre-parare il cuore e prepararloinsieme!

don Giambattista

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La rivoluzione è nel Vangelo!Che il Papa abbia il dono di sorprenderci è in-

discusso e che lo faccia vivendo il Vangelo ciaffascina. Questa la vera rivoluzione. “Evangelii gaudium”: uno spaccato di luce che

scuote anche gli angoli più torbidi della Chiesa.Una possibilità di dialogare nel cuore dell’uomoper aiutarlo a farsi strada nel sentiero della li-bertà, un invito a rendere piena la vita nellacorresponsabilità per il bene e per l’incontrocon Dio e il suo mistero: su questi fronti spazial’umanità e la fede di papa Francesco.A questo punto la gioia è immensa e vera. È la

gioia di un “annuncio” capace di renderci uomini,di scoprire la bellezza della nostra umanità, diinnamorarci sempre di più di Dio e della mis-sione di parlare di lui.Vogliamo che il nostro convegno tragga nutri-

mento da questa bellissima condivisione con ilpensiero del papa.Ci aiuterà ritrovare le ragioni più vere dell’an-

nuncio la relazione del sabato pomeriggio, affi-data alla profondità di pensiero e riflessione didon Massimo Epis, preside della nostra scuoladi teologia e poi domenica, con particolare ri-ferimento alla gioia della missione, da mons.Giuseppe Fiorini Morosini, Arcivescovo diReggio Calabria e membro della commissioneepiscopale per l’Evangelizzazione e la Coope-razione tra le Chiese della Chiesa Italiana.Per questo sentiero vogliamo avventurarci an-

cora una volta convinti che l’animazione mis-sionaria è cuore dell’agire pastorale delle nostrecomunità ed è ragione del nostro impegno.“La gioia del Vangelo – scrive papa Francesco

– che riempie la vita della comunità dei discepoliè una gioia missionaria”: per questo vi aspettiamoal convegno!

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Domenica 16 marzo è l’un-dicesima volta che bam-

bini e ragazzi sono invitati adare volto alla missionarietàdella nostra Chiesa. Una gior-nata d’incontro, proposta, pre-ghiera e gioia. Una giornatadi Chiesa insieme al VescovoFrancesco.

I “piedi del messaggero”accompagneranno i ragazzinel percorso che, passando at-traverso l’Eucaristia della do-menica, li porterà ad incon-trare il mondo,. Colori, volti,sapori, musiche, feste, luoghiche possano aprire il cuoreall’incontro, allo scambio, alracconto della bellezza di es-sere cristiani. E non manche-ranno “i piedi” di papa Gio-vanni in prossimità della ca-nonizzazione.

Si preannuncia una gior-nata ricca di coinvolgimento,animazione ed entusiasmopronti come siamo, dopo l’ab-bondante nevicata dello scorsoanno, ad affrontare qualsiasisituazione metereologica.

Cosa faremo?A piedi per il mondo.

È il momento dell’acco-glienza, dell’incontro con ilmondo e della conoscenza. Al-cune attività manuali intro-ducono nel tema della gior-nata.Sempre tra i piedi.

È l’incontro con il Vescovoche sarà capace di aiutarci aritrovare il filo rosso che uniscepopoli e nazioni diverse. È laproposta d’incontro con Gesù.Gambe in spalla.

Insieme verso la basilicadi sant’Alessandro in Colonnaper condividere la celebrazioneeucaristica presieduta dal Ve-scovo con gli adulti del con-

vegno missionario.Millepiedi per il mondo.

Pomeriggio di animazionemissionaria con diverse attivitàludiche, motorie e di fanta-sia.Piedi bellissimi: il Man-dato!

Preghiera conclusiva emandato missionario.

Il programma è insiemeintenso e variegato. Vuole es-sere una giornata impegnatae nello stesso tempo di fra-ternità. Contiamo sulla pre-

senza di molti ragazzi e sulcoinvolgimento dei gruppimissionari.

Per giungere “preparati”chiediamo di consultare il sito:www.cmdbergamo.org che ter-remo continuamente aggior-

nato con suggerimenti ed in-dicazioni relative al convegnoe poi chiamateci al CMD ogniqualvolta avete bisogno.

Buon cammino verso ilconvegno!

Michele Ferrari

Convegno missionario ragazzi domenica 16 marzo!

Appuntamentocon la missioneRitorna con sempre più entusiasmo

un momento da non perdere

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Proprio sul vedere si è mos-sa la nostra iniziativa di

Natale. “Videro” i Magi unastella luminosa, poi la Madre,Giuseppe e il Bambino. Poividero i pastori e, alla fine,abbiamo visto anche noi. Que-sto il bello dell’iniziativa diNatale: abbiamo visto crescerel’entusiasmo proprio lungo ilcammino.

Troppo rischioso fare deinomi per poi magari dimen-ticare qualcuno. Ci piace pen-sare alla coda della cometadove ciascuno di noi, grandie piccoli, singoli e gruppi, re-altà istituzionali e commer-

ciali, scuole di gradi diversi eintere famiglie, ha trovato co-modamente posto sentendosia proprio agio nel vivere unatestimonianza di serenità edi fede e intensificando l’invitoalla carità.

Un pensiero comunque aipiù di duecento volontari chesi sono impegnati su tutti ifronti, a chi a livello istitu-zionale ci ha accompagnaticon simpatia, a coloro chenon hanno risparmiato caloreperché l’iniziativa diventassesempre più di casa e condivisain misura esagerata.

Grazie è quanto ci sentia-

mo di dire con profonda ri-conoscenza e benedicendo ildono della “Provvidenza”.

Nonostante la crisi, le veredifficoltà che molte famigliee imprese stanno vivendo, ol-tre la paura di quell’incertezzache ci perseguita da tempo,possiamo rispondere positi-vamente alle nostre attese:25.000,00 sono riconosciutia ciascuno dei tre progettiche stavano al cuore dellacampagna.

Terra Santa, Kenya, fondo“Famiglia-lavoro” sono i pro-getti che andremo a sostenere.Insieme a questi il riconosci-mento del “Premio papa Gio-vanni” di 3.000,00 ciascunoa Suor Isidora Bertoli, TeresaRiva e p. Giuseppe Carrara ela borsa di studio a ricordodi don Fausto Dossi per unostudente universitario dellaparrocchia di Munaypata aLa Paz in Bolivia. È solo ilvolontariato e la generositàdi tante persone che ci per-mette questa cascata di caritàche si riversa come dono diNatale di tante persone sco-nosciute, ma che diventanodi “casa” proprio in nome del-la solidarietà e della condivi-sione della fede.

La cronaca di tutta l’ini-ziativa, che il Vescovo Fran-cesco ha definito “un impre-sa”, ruberebbe davvero unsacco di spazio e la affidiamoalla memoria di chi ha vissutomomenti diversi della propo-

sta.Certamente rimane nelcuore il “calore” del concerto,che grazie a Bergamo Tv haraggiunto le nostre case pro-prio la notte di Natale. Uninsieme “giovane” di musicistie cantori ci ha trascinato sulpentagramma facendoci vi-brare di commozione. E l’ap-plauso prolungato e intensoha oltrepassato pareti e spaziper raggiungere il mondo in-tero. Ci siamo sentiti vicinis-simi ai nostri missionari.

I momenti da citare sonotantissimi: da Oriocenter al-l’Iper di Seriate, dalle paginede l’Eco alle note del CoroIdica, dalle cartoline solidalidi Websolidale alle scuole chehanno partecipato al concorsoe poi, via via, tutte le altregustose e piacevoli proposte.Tantissime!

Insomma: ci abbiamo cre-duto e ha funzionato. Il grazieè davvero ricchissimo di par-tecipazione e la ricompensaè data da tanti piccoli fram-menti di bene seminati ancorauna volta guardando la stel-la.

tutti quelli del cmd

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Conclusa l’iniziativa di Natale

Guardala stella!Ancora una volta abbiamo vissutogratuità e generositàM

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Era posta nel cuore dellaCampagna “Guarda la

stella! Per un Natale nellaluce della missione” la seratadel 14 dicembre: Concerto diNatale e consegna del PremioBeato Papa Giovanni a tremissionari bergamaschi.

Si è rivelata indimentica-bile: ogni nota, ogni parola,ogni gesto, ogni luce, ognivolto… tutto per offrire l’ar-monia perfetta di una sinfoniache ha creato un abbraccioche dal singolo si è proiettatoal mondo intero e dal mondoha raggiunto ogni singolo.

All’Orchestra da CameraGiovanile di Domodossola,all’Ensemble di Fiati e Gruppoottoni del Conservatorio Mu-sicale “Gaetano Donizetti” diBergamo e ai Piccoli Musicidi Casazza, è stata affidatal’esecuzione della Sinfonia insol minore n. 40 (KV 550) diW. A. Mozart, del Concertoper violino e orchestra, op.64 in mi minore di F. Men-delssohn e infine di una se-quenza di brani natalizi. Unappassionato e “sudato” Chri-stian Serazzi maestro diun’imponente esecuzione vis-suta e partecipata: un mito!

L’armonia delle note e delcanto hanno fatto gustare ainumerosi presenti momentidi incanto e di pace: la musicaha proprio la forza di far spe-rimentare quel “non so che”,che trascende, che fa allargareil cuore oltre la nostra perso-na, oltre lo spazio che occu-piamo, oltre le nostre case…insomma al mondo intero.Sembra qualcosa che si sposacon lo spirito missionario!

La presenza del VescovoFrancesco, primo missionariodella nostra Diocesi, ha ol-tremodo spalancato gli oriz-zonti: durante la serata è statoconsegnato a tre missionaribergamaschi il Premio “BeatoPapa Giovanni”. È un piccolosegno di solidarietà ricono-sciuto a tre missionari e, inloro, a tutti i missionari dellaterra bergamasca. Per noi,ogni missionario, è esempioperché non si spenga lo spiritomissionario della nostra Chie-sa e di ogni nostra comunità.

L’augurio che la bellezzavissuta si irradi nella vita quo-tidiana e quello che ci ha ac-compagnato al Natale.

Franca Parolini

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14 dicembre 2013: concerto di Natale

Stelle in musica

Dalla musica alla solidarietà da protagonisti M

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Premio “Papa Giovanni XXIII” 2013

Padre Giuseppe Carrara dellaparrocchia di Bonate Sopra e mis-sionario del PIME nelle Filippine.Le sue giornate sono cesellate diincontri, di piccoli servizi, di at-tenzioni a piccoli e grandi, in unaquotidianità che dice la grandezzadel Vangelo che si incarna. Il pre-mio a lui consegnato ha volutosignificare un segno di attenzionee vicinanza alla popolazione delle Filippine in questi tempi difaticosa sofferenza.

Suor Isidora Bertoli appar-tenente all’Istituto delle Suore diMaria Bambina, è missionaria inBrasile, a Macapà, dal 1984. L’an-nuncio della Parola e il desideriodi far giungere a ogni uomo ilVangelo, riempiono le sue gior-nate spesse volte trascorse sulbarcone nella risalita del fiumedelle Amazzoni per raggiungere

quanti più villaggi. Il premio Papa Giovanni è stato a lei rico-nosciuto per questo impegno così totalizzante.

Teresa Riva, da 31 anni in Malawi, è una laica partita perrestare in missione. Originaria di Ambivere, ha spezzato ilquotidiano della sua vita con i malati, con i bambini, con legiovani mamme, spesso malatedi AIDS, che hanno bisogno diriconquistare la fiducia in lorostesse e nel futuro proprio e deiloro piccoli. Il premio papa Gio-vanni è stato dato a Teresa perchénella sua missione incarna uncuore immenso capace di sem-plicità unica.

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“Ah si… quest’anno mimetto d’impegno, farò

Quaresima! Mi metterò a re-gime alimentare, magari conquesta scusa butto giù qualchechilo di troppo, se potrò faròa meno del pc e se non faròtroppa fatica rinuncerò a quelvizio di cui non posso fare ameno… non farò come lo scor-so anno che non sono duratonemmeno un paio di settima-ne, troppo lunghi 40 giorni!”

La Quaresima è il tempoche ci aiuta a ricordare chisiamo, è un tempo d’impegnoda vivere con serietà. Per al-cuni questo tempo liturgico sivive come un occasione in cuisi può fare una buona dieta eprendere così due piccioni conuna fava; ma questo va benesolo se ciò ci fa perdere peso(di certo non nella fisicità deltermine) davanti a Dio ed avivere il digiuno con valorespirituale che porti ad alleg-gerire il fardello di pensieri eabbellire il cuore in questotempo della nostra vita in cuiprevale la parola “crisi”.

È un periodo in cui, noigiovani, stiamo sperimentandoin modo duro gli effetti dellacrisi economica, la mancanzadi lavoro, le prospettive di unfuturo incerto che soffoca atratti la speranza e il desideriodi vedere realizzati i nostri so-gni.

È un tempo dove politica-

mente và in scena ripetuta-mente la farsa carnevalesca edove lo spettacolo o l’effettoha più importanza rispetto aiproblemi della gente, alla ve-rità delle cose. Tutti noi poi,in fondo, percepiamo un ap-pannamento sui valori, quelliche contano veramente, chefortificano e fanno crescere;viviamo con difficoltà lo starein mezzo alle persone, pro-viamo apatia nelle relazioni,abbiamo paura dell’altro…Sono questi alcuni dei veri de-serti della vita, che ci lascianosenza risposte, spaventati, inattesa di un cambio di rotta edi un’urgente “resurrezione”.Occorre però saper accettareanche queste tappe della vitae in questo tempo dobbiamoessere capaci di accogliere laQuaresima, senza confinarlain semplici o faticose rinunce,ma lasciare spazio al silenzioe all’ascolto interiore cer-cando di frenare un po’la corsa del tempo el’affollamento dellamente e del cuore, di-sposto troppo spesso avendersi a buon mer-cato a ciò che offre ilmondo.

La Quaresima è di suanatura un “tempo di con-versione”, un invito fortea riprendere in mano il timonedella propria vita cristiana perorientarla verso la Parola di

Dio. “Puntare su Dio”. Sì,ecco la chiave, la strada, ilvero impegno quaresimale:“Puntare su Dio” non su dinoi e sulle nostre rinunce.

La Quaresima allora va vis-suta come una possibilità perpoter cambiare, per fare pulizianella nostra vita, per ritrovareun cuore puro. Vivere la graziadi sapienza per centrare la no-stra vita su valori forti ed obiet-tivi alti, senza lasciarsi ingan-nare da miraggi allettanti, mavuoti.

Camminiamo verso la Pa-squa, assaporando il buon sa-pore di una vita donata cer-cando di condividere il donodella fraternità che aiuta a su-perare le differenze e accom-pagna l’incontro con chi è nuo-vo o viene da lontano, con chifa fatica, con chi soffre, conchi è solo. Scuotiamo di dossola pigrizia, lasciamo che l’unicacosa che possa andare in crisisia la nostra tranquillità, an-diamo oltre il nostro privato

orticello e apriamoci ai pro-blemi del mondo, fino ad as-sumere sulle nostre fragilispalle il peso della fame nelmondo, il peso della miseriadi molti popoli della terra, ilpeso della violazione della giu-stizia e della frantumazionedella pace fra le nazioni.

S. Giovanni Crisostomoscriveva: “Vuoi onorare il Cor-po di Cristo? Non tollerareche egli sia ignudo. Dopoaverlo onorato qui in Chiesa,non permettere che fuori muo-ia di freddo perché non ha diche cosa vestirsi… Il Corpodi Cristo che sta sull’altarenon ha bisogno di mantelli,ma di un cuore puro; quelloche sta fuori, invece, ha biso-gno di cura”.

Viviamo la Quaresima nellapreghiera, anche distante daigrandi eventi, con ‘i mezzi po-veri’ e con gesti semplici.

Buon cammino di Quare-sima…

Andrea Toigo

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Nella concretezza dei giorni per vivere la fede

Puntiamosu Dio!La proposta di Andrea, giovane impegnato nell’animazionemissionaria

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L’ Amico Friz fa quaresima con te!Trovi più avanti i suggerimenti per la

solidarietà missionaria da rendere viva inQuaresima. Abbiamo pensato a qualcuno

che ti aiutasse a tenere vivo il ricordodell’impegno ecco perché ti pre-

sentiamo l’Amico Friz. Un simpa-tico contenitore desideroso di ve-

der crescere i frutti delle rinuncee dei sacrifici, magari di intere

famiglie, gruppi di catechesi e per-ché no?, intere parrocchie.Da ormai più di 40anni il tempo di

Quaresima invita le nostre parrocchiead essere attenti alle missioni dioce-

sane come espressione concreta del-l’impegno della nostra diocesi. Sul sito del cmd: www.cmdbergamo.org

tutte le altre indicazioni

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Il tempo di Quaresima è untempo prezioso perché è il

modo che dice come vivere lapropria fede durante tutto l’an-no, durante tutta una vita siaper il singolo credente sia perla comunità. Lo stile di vita delcristiano da vivere in Quaresi-ma e in tutto l’anno deve esseresempre uno stile missionario.In realtà per il cristiano c’è soloun modo di vivere lo stile cri-stiano ed è quello missionario.Infatti vivere la fede cristianasignifica essere missionari, chenon è da confondere con unmodo particolare di vestirsi,scelte politiche o esperienzeesotiche.

Cerco di motivare questaaffermazione cercando di de-scrivere che la natura dellaChiesa è missionaria, perchéla Chiesa per sua stessa naturaè missionaria e chiamata a te-stimoniare il vangelo, come haindicato il Suo fondatore. (loricorda il documento conciliareAd Gentes n.9).LA MISSIONE DI DIOTRINITà

La missione deriva dallanatura stessa di Dio. In qualchemodo la nostra missione nonha esistenza propria: non puònon essere chiamata vera mis-sione che nelle mani di Dio cheinvia, perché solo da Lui vieneiniziativa. Si può dire che lamissione non è primariamenteun’attività della Chiesa, che necostituisce la natura, ma unaqualità di Dio stesso: la mis-sione altro non è che il movi-mento di Dio verso il mondo.La Chiesa, ogni singolo credente

è strumento, segno e sacra-mento di questa missione (LG1). C’è la Chiesa perché c’è lamissione di Dio e non viceversa.La missione è Dio che prendel’iniziativa, è Lui che si volgeal mondo nella sua opera dicreazione, di provvidenza e dicompimento.LA MISSIONE DEL POPOLO DI DIO

Poiché Dio è il primo mis-sionario, il popolo di Dio è unpopolo missionario. Il modellobiblico a cui si rimanda è quellodella prima lettera di Pietro:“voi siete la stirpe eletta … ilpopolo che Dio si è acquistatoperché proclami le opere me-ravigliose di lui, che vi ha chia-mati dalle tenebre alla suaammirabile luce” (1Pt 2,9). Inquesta espressione la chiesanon è solo colei che invia, macolei che è inviata.

Questa dimensione evan-gelizzatrice è una dimensioneessenziale della vita cristiana.L’evento salvifico della morte-resurrezione di Cristo non con-clude la storia della salvezza,ma segna l’avvio di una nuovafase, caratterizzata dalla mis-sione della chiesa chiamata acomunicare i frutti della sal-vezza operata da Cristo a tuttigli uomini e le donne nel mon-do.TRATTI DELLA MISSIONE: PROPOSTEDA VIVERE

L’annuncio che Gesù affidaai suoi fa nascere la chiesa, ediffondere il suo messaggio inogni luogo. Questo stile mis-sionario, prettamente cristiano,

manifesta alcuni tratti evange-lici inconfondibili che possoessere anche dei piccoli sug-gerimenti per viverli in questotempo di quaresima, per viverlisempre durante la vita.La trasparenza

La chiesa annuncia Gesù Cri-sto, non se stessa; ogni credentedeve lasciare trasparire la caritàdi Dio, non la propria. In realtàogni comunità cristiana e ognicristiano non deve avere altraambizione che quella di restareall’ombra del proprio Signore,consapevole che quanto essapuò fare è sempre molto menodi quanto Dio ha già fatto.Primizia del regno

Un secondo tratto evange-lico è la consapevolezza che laChiesa è primizia del regno,ma non è la pienezza. È solo lastoria anticipazione del regno.Il regno di Dio sovrasta la Chie-sa perché è più ampio, escato-logico. Questa consapevolezzaapre a uno stile missionario.La missione di ogni cristianonon può ridursi solo alla Chiesa,ma è anche un cammino nelmondo e per il modo. Una co-munità cristiana allora è mis-sionaria se annuncia al mondola notizia buona di Gesù e altempo stesso sa scoprire, sem-pre nel modo, le tracce già pre-senti del suo cammino. Gratuità di Dio che diventa impegnomissionario

Un terzo tratto evangelico

che ci suggerisce come viverela Quaresima sta nell’annun-ciare non tanto ciò che l’uomodeve fare per Dio, ma ciò cheDio fa per l’uomo: non uomoche muore per Dio, ma il Figliodi Dio che muore per l’uomo.Quindi ci porta a un quarto at-teggiamento: non l’efficacia delprimo posto, ma la condivisio-ne. La novità del vangelo e lasua missione sta nella sua gra-tuità il venirci incontro di Dioè qualcosa di inatteso e gratuito.Gesù Cristo è innanzi tutto undono inatteso e gratuito e diconseguenza una gratuità chedeve essere testimoniata conla propria vita.

Dunque il tempo di Quare-sima per vivere il vero stile cri-stiano è quello missionario. Eogni credente, e ogni comunitàcristiana che formano la chiesasono missionari per essere sestessi, per convertirsi al suomessaggio di salvezza. Infattilo schema evangelico della mis-sione non comprende solo l’in-vio e la partenza, ma anche ilritorno (Lc 6,30; 10,17). Si di-rebbe che il destinatario dellamissione non è solo il mondoma anche la comunità che invia,perché la missione non con-verte solo il mondo, ma so-prattutto la Chiesa, la comunitàcristiana e il cristiano stesso. Ecco, allora, come vivere a cri-stiani missionari la quaresima.

don Pierantonio Spini

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Vivere da cristiani missionari la quaresima

Tempo opportuno per

la vita cristianaPer la comunità è un dono prezioso

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Quando parti per un viag-gio missionario ti dicono

che, per vivere bene l’espe-rienza, devi stare sul postoalmeno 30/40 giorni. Ecco,40 giorni è il tempo che ca-ratterizza la Quaresima, untempo “giusto” per essere mis-sionari nel cammino più lungodella nostra vita ... quello den-tro di noi.

È un viaggio questo che cipermette ogni anno di gustarein pienezza la gioia dell’esserecristiani che desiderano viveresempre più “capaci” di Van-gelo, come ci suggerisce il no-stro vescovo Francesco nellasua lettera pastorale, cristianiche non sono indifferenti aquello che succede nel mondo,cristiani che non perdono lasperanza, ma cercano di vi-verla in ogni istante della lorovita.

Ed è questa speranza checi fa iniziare la Quaresimasempre accompagnati da buo-ni e ambiziosi propositi e cela fa terminare rendendociconto che ciò che importanon è quanto facciamo, macome lo facciamo, il cuore ela passione che ci mettiamo,e con chi ci confrontiamo. In-fatti, quando si vive in unacomunità religiosa, in fami-glia, in parrocchia o in qual-siasi altro tipo di gruppo dipersone la cosa più bella è lacondivisione di un progetto

che dà vita ad un amore chevuole estendersi fino agliestremi confini del mondo,un amore che ci spinge aduscire da noi stessi e dai luo-ghi in cui siamo per andareverso l’altro alla ricerca di unincontro che cambia e ti cam-bia. A volte è più facile fareda soli, seguire le proprie idee,fare i soliti “fioretti” che ma-gari ci accompagnano da sem-pre ... forse non basta per as-saporare la bellezza della con-divisione che ci chiede di ama-re al di là del nostro indivi-dualismo e per dare vita aquella fraternità che pone lesue radici nell’esperienza dichi, come gli apostoli, ha se-guito Gesù da vicino.

Il cammino da fare è lungoe tante volte ci scoraggiamopensando che non ne valgala pena, ma la vita di una co-munità e di una famiglia unitaè una sfida continua di frontea una società che si “scioglie”pensando di essere più libera,ma che in realtà si “lega” sem-pre più a false realtà, che ac-contentano, ma difficilmenterendono veramente felici.

Sorgono spontanee alcunedomande: stiamo cercandola felicità? Siamo capaci diamare così come il Signore ciha insegnato? Chi c’è al centrodella nostra vita? Questi in-terrogativi e altri ancora cispingono a vivere il tempo

che ci prepara ad accogliereil Signore che muore e risorgeper noi, come un tempo abi-tato dall’amore “missionario”.

È un amore che “va”, nonsta fermo su se stesso ma vaalla ricerca del bisogno del-l’altro per portare insieme lefatiche della vita. È un amoreche “vende” le sue certezzeper affidarsi ciecamente a unDio Padre che vuole che siafatta la sua volontà. È unamore che “dà” e non tieneper sé neppure una piccolaparte.

È un amore che va, vendee dà ai poveri, quei poveriche il Signore ci dice che avre-mo sempre con noi e che ciaccorgiamo che sono anchemolto vicino a noi, magarinelle nostre comunità reli-giose, nelle nostre famiglie,nelle nostre parrocchie.

Forse questo tempo diQuaresima ci chiama ad es-sere missionari a “kilometro

zero”, chiamati cioè ad apriregli occhi su chi, accanto a noi,ha bisogno di essere amatoperché, come ci ha dettol’emerito Papa Benedetto:“Dono ricevuto da tutti, la ca-rità nella verità è una forzache costituisce la comunità,unifica gli uomini secondomodalità in cui non ci sonobarriere né confini” (Caritasin veritate, n. 34).

È questo ciò che ci augu-riamo di vivere in questa Qua-resima, è questo che ci rendemissionari, giorno dopo gior-no, nella realtà in cui siamochiamati a stare, è questo ildesiderio che deve alimentarela nostra preghiera che ci uni-sce e ci rende figli e figlie diun unico Padre. E allora, met-tendo in gioco la nostra vitache si intreccia inevitabilmen-te con quella dell’altro, nonci resta che augurarci unabuona missione a “kilometrozero”!

Vivere sempre più capaci di Vangelo

Missionari a kilometrozeroI consigli di sr. Sonia alla comunità e alla famiglia per essere missionari in QuaresimaM

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Quaresima tempo di “con-versione”, tempo in cui

siamo invitati dalla Chiesa a“cum-vertire” cioè a cambiaredirezione, a invertire la rotta,a modificare la nostra mentalitàperché si avvicini il più possi-bile a quella indicataci dal Ri-sorto.

La Quaresima, se conside-rata esclusivamente come pe-riodo di sforzo e mortificazione,può offrire una visione distortadella vita cristiana e smette diessere un’opportunità di cre-scita personale e spirituale deimembri di una comunità, inparticolare del nucleo fami-gliare.

Un buon percorso quare-simale non richiede semplice-mente di impegnarsi a rinun-ciare a qualcosa, di sacrificarsi,di vivere in maniera più sobria:se è vero che la fede deve sem-pre tradursi in opere e gesticoncreti, è altrettanto vero chealla base dell’agire non estem-poraneo, o limitato a un de-terminato periodo del tempoliturgico, c’è sempre una ri-flessione interiore in grado diincidere sulle motivazioni piùprofonde della persona pro-muovendone il cambiamentovero.

Come proporre camminipossibili e credibili di conver-sione nelle nostre comunità,nelle nostre famiglie, nel nostrocuore? In particolare per la fa-miglia, oggi le proposte cheprovengono dai vari uffici, dio-cesani e non, sono molte: nonè semplice fare una scelta checoniughi le necessità di intra-prendere un percorso di pre-parazione quaresimale serio e,contemporaneamente, in gradodi “affascinare” i bambini, diaiutarli a vivere questo periododell’anno liturgico non comeun tempo di tristezza, ma comeun tempo di grazia per risco-prire la propria identità cri-stiana e riconoscere i talentipersonali da mettere al servizio

della vocazione missionaria.Per questo, forse, è arrivato

il momento di puntare su altrecose, di proporre nuovi stimoli:certamente la rinuncia al dol-cetto, la preghiera quotidiana,l’accantonamento di denaro dadestinare all’elemosina, l’im-pegno a collaborare nella ge-stione famigliare assumendosiun incarico hanno ancora qual-che valenza nella formazionereligiosa e spirituale dei piùpiccoli, ma non possono esau-rirla. In una realtà quotidianaordinaria che già molto valo-rizza il “fare”, tante volte finea se stesso, forse è il caso chela famiglia si ponga un po’ incontrotendenza promuovendol’incontro con la riflessione,con l’ascolto che affascina, cheeduca ai valori del mettersi adisposizione degli altri e delprendersene cura.

Quali strumenti la comu-nità e la famiglia possono oggiutilizzare per arrivare al cuoree alla mente dei bambini edegli adolescenti, proponendovalidi spunti di riflessione e dicrescita? Sicuramente in fa-miglia il tempo quaresimalepuò essere il momento idealeper leggere e far leggere ai ra-gazzi libri, episodi e testimo-nianze che trattino temi im-portanti, non necessariamentereligiosi, sui quali poi riflettere.Si pensi, per esempio, all’im-patto che possono avere su unbambino o un adolescente leidee, il pensiero e gli esempidi vita di persone quali Gandhi,Mandela, Madre Teresa di Cal-cutta…

Nell’età evolutiva la narra-zione e l’incontro con i grandipersonaggi sono fondamentaliper educare ai grandi valoricristiani e alla missionarietà,ma anche per far scattare queiprocessi di identificazione chefanno maturare la consapevo-lezza di sé e delle proprie atti-tudini, aprendo la strada adun inserimento maturo, re-

sponsabile e attivo nella co-munità.

Anche la scelta dei film davedere insieme può offrire sug-gestioni potenti per allargaregli orizzonti spirituali e viverela preparazione alla Pasquacome un momento di autenticacrescita personale e famigliare;solo per citarne alcuni, si pensia film come “Vai e vivrai”,“L’amore inatteso”, “Welcome”,“Uomini di Dio” o, per i piùpiccoli a cartoni animati, “Dra-gon Trainer”…: tutti, al di làdella storia che raccontano,aiutano a riflettere su temi cheinterpellano, ad esempio, lanostra capacità di vivere evan-gelicamente e responsabilmen-te alcuni atteggiamenti o sceltedi vita.

Sarebbe bello, inoltre, chein Quaresima la famiglia de-dicasse davvero del tempo ase stessa. È importante viverecon i propri cari, momenti diconfronto in cui ci si raccontavicendevolmente le ricchezze

di ognuno, ma anche le fragilitào le fatiche che si stanno vi-vendo: è solo da un dialogointenso, sincero ed empatico,che può nascere l’impegno au-tentico a mettersi a disposi-zione degli altri.

E perché non pensare difare un passo ancora più in làper trasformare davvero laQuaresima in una palestra divita famigliare fatta di serenità,comprensione e perdono reci-proco? A tale scopo un giornodi ogni settimana quaresimalepotrebbe diventare per le no-stre famiglie il “giorno del sor-riso”, in cui ciascuno si impegnia evitare tutti i possibili motividi discussione portando il pro-prio contributo di sorriso e dipazienza alle vicende quoti-diane.

Vissuta in questa prospet-tiva la Quaresima diventa dav-vero “sacramento”, segno vi-sibile della grazia di Dio e dellanostra conversione.

Patrizia Niesi

Un percorso quaresimale in famiglia che scopre la missione

Famiglia in controtendenza:

prega e riflettePatrizia, mamma e impegnata

nel gruppo missionario, e il “giorno del sorriso” M

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La Quaresima è caratteriz-zata da una forte dimen-

sione ascetico-penitenziale inrisposta all’invito evangelico,urgente e accorato, alla con-versione. Quale occasione digrazia “tutta speciale”, questotempo “forte” ci permette diriscoprire e di accogliere, nellanostra vita, l’Amore di Diorivelatoci nel Cristo crocifissoe di restituire a Lui, con cuoreprofondamente grato, l’interanostra esistenza.

Non possiamo perciò vi-vere questi giorni santi nellatristezza e nella mestizia,

come se fossimo obbligati aportare sulle spalle pesantifardelli, ma al contrario, sia-mo invitati a viverli nella gra-titudine al Signore e alla Chie-sa, nostra madre, che, con di-screzione, non cessa di offrircila possibilità di ritornare alSignore e convertire a Lui ilnostro cuore.

Meta della Quaresima èla Pasqua! Come il lungo cam-mino nel deserto, infatti, hacondotto Israele alla TerraPromessa, così il percorsoquaresimale conduce il bat-tezzato a partecipare della

vita nuova del Cristo Risortoe a vivere in una profondacomunione con Lui!

Nella nostra forma di vitafrancescano-clariana, la di-mensione penitenziale è moltoimportante. Il nostro padresan Francesco e la nostra ma-dre santa Chiara di Assisi, in-fatti, hanno voluto fare dellaconversione al Signore e dellaconformazione a Lui, poveroe crocifisso, il fine della loroesistenza e l’obiettivo specificodella loro forma di vita.

Essere “sorelle povere disanta Chiara ” ci impegnaquotidianamente a ripercor-rere lo stesso itinerario checi libera, lentamente, da ogniforma di attaccamento al no-stro “io” per conformarci aGesù, e ci offre, nel contempo,l’opportunità di rimettere inostri piedi sulle sue ormeper seguirlo sino alla fine. Inmonastero, le giornate “qua-resimali” sono caratterizzateda un clima di preghiera e disilenzio più raccolto: l’ascoltopersonale e comunitario dellaParola di Dio, più assiduo esistematico, è arricchito anche

dalla profondità e dalla sa-pienza della liturgia che ciaccompagna; la meditazionee la contemplazione della pas-sione del Signore sono quo-tidiani; gli esercizi spiritualiannuali trovano, qui, la lorogiusta collocazione.

Alcune scelte di “rinuncia”e di sobrietà nell’uso dellecose e dei beni, consegnaticianche dalla tradizione mona-stica, ci aiutano ad esprimereil significato di questi giornisanti; ricordiamo ad esempioche le comunicazioni perso-nali, epistolari, telefoniche emediatiche con parenti, amicie conoscenti sono limitate aparticolari situazioni, al finedi vivere con più raccogli-mento questo tempo santo.

Forse questa nostra mo-dalità “francescana” di vivereil tempo “forte” della Quare-sima può suggerire particolaripercorsi secondo la creativitàdi ciascuno! Ne proponiamoalcuni: la creazione di piccolispazi per la preghiera, l’ascoltoorante della Parola di Dio ela condivisione di ciò che loSpirito suggerisce a ciascuno;la scelta di alcuni gesti di so-brietà e di rinuncia anche alfine di condividere i propribeni con chi è nel bisogno;infine riteniamo importantenon lasciarsi sfuggire queimomenti informali che la vitafamigliare offre per condivi-dere particolari risonanze in-teriori in riferimento all’iti-nerario percorso.

Siamo sicure che la fan-tasia sapiente dello Spiritosaprà suggerire a ciascunomodalità proprie che rendanovisibile quel desiderio pro-fondo di autenticità e di li-bertà custodito nel cuore. È questo l’augurio che fra-ternamente porgiamo, assi-curando il ricordo nella pre-ghiera.

Comunità delle Clarisse, Bergamo

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Una Quaresima segnata da Francesco e Chiara

Con Cristopovero ecrocifissoIl silenzio della clausura scoppia di spiritualitàM

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Una proposta che coinvolgel’intera famiglia, anche

coloro che vivono da soli e,grazie alla preghiera, potrannoinserirsi in una famiglia cheprega, ovunque, in giro per lecomunità ed i paesi della no-stra diocesi. In un angolo della

casa, accanto ad un Crocefisso,magari un vasetto di primule,con la Bibbia aperta e un lu-mino, è come se si ritrovasseil mondo intero. E si prega. Ec’è anche papa Giovanni chesarà presto santo per tutta laChiesa e che lo è da sempre

per le nostre famiglie. Il tempo “lungo” della qua-

resima può diventare davveroun tempo importante per lavita famigliare, per ciascunoe per l’intera parrocchia. Lapreghiera in casa rimanda con-tinuamente alla grande pre-

ghiera domenicale dell’Euca-ristia dove tutti sono coinvolti,dove cresce la carità lasciandospazio davvero ai poveri, allaprecarietà della vita.

L’avventura quaresimale èaffascinante, occorre viverlacon convinzione!

La famiglia chiamata a vivere bene iltempo di quaresima

“Solo per oggi…”Contenti

di camminare con Gesù

Papa Giovanni, santo di casa nostra,ci accompagna per il mondo

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La cena è un momento bello da vivere in famiglia.E mi sento di raccomandarveloanche come esperienza nel tempo di quaresima.Se pensate che tante famigliesi raccoglieranno in preghiera grazie a questolibretto, potete immaginare che cosa è la Chiesa.Una famiglia di famiglieche riconosce in Gesù la ragione della vita,uomini e donne capaci di vivere il Vangelo:un impegno affidato alla famiglia.Accogliete la storia e il cuore di tutti quei missionari che,partiti dalle nostre comunità,oggi nel mondo annunciano il Vangelo.Un missionario speciale è papa Giovanniche presto invocheremo santoe diventa sempre di più un esempio da conosceree seguire.“Solo per oggi” scriveva nella consapevolezzache “oggi” è “ogni giorno”,ed ogni giorno è un dono.Grazie dei doni che sapremo scambiarci.Buona quaresima.

Un libretto di preghiera in famiglia che il Vescovo Francesco ci presenta così:

L’Abbonamento...Ebbene sì, sarebbe bello che tutti lo rinnovassero!Come il canone RAI anche il nostro abbonamento non è aumentato: 12 euro. E se decidi di regalarlo a qualcuno dinuovo con 20,00€ rinnovi il tuo e ci mandi l’indirizzo di quello nuovo.Ai missionari preti un invito: non devono rinnovare alcun abbonamento, ma se ci mandano la loro disponibilità acelebrare una Santa Messa per i benefattori della missione ci “impattiamo dentro”.Alle suore e ai laici in missione chiediamo di indicarci una giornata in cui avranno un ricordo particolare nellapreghiera per le vocazioni missionarie. Formeremo così un grandissimo abbraccio attorno al mondo. Il nostro “Sassolino” è gradito da tanti che ci scrivono ringraziando e noi siamo davvero contenti. Aiutateci adiffonderlo e ad andare avanti. E se a qualcuno non interessa ce lo faccia sapere, per una porta che si chiude se ne aprono di certo molte altre.

La Redazione

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Bolivia!Strade che brulicano di ra-gazzi… spesso senza casa esenza famiglia, con la violenzaa portata di mano e la fameche bussa quotidianamentealla porta dello stomaco.Facciamo qualcosa?Sì! Ecco cosa potrebbe essereutile.In parrocchia c’è il dopo scuo-la: 1000,00€ per portareavanti un gruppo di 30 ra-gazzi un intero anno.Nel laboratorio prepariamole carrozzelle per i disabili:200,00€ e ne regaliamo una.Al dispensario per le medi-cine: 500,00€ per fare unabuona scorta.Nell’orto per la famiglia:150,00€ per comperare lesementi.Sulle montagne fa molto fred-do: 50,00€ per indumentipesanti.

Costa d’Avorio!Le mamme Ivoriane portanospesso sulle spalle l’interopeso della famiglia. Da mat-tina a sera, con pochi mezzie molto lavoro. Perché non aiutarle?Detto fatto. Potremmo sce-gliere cosa fare.Provvedere alla dispensa dicasa il necessario, almenoper un mese: 100,00€Il materiale scolastico e la

divisa scolastica per uno deifigli per tutto l’anno: 80,00€Qualche gallina, capra, pe-cora per il sostentamento:330,00€.Le scarpe o le ciabatte pertutta la famiglia: 40,00€Il cemento per la gettata-pa-vimento in casa e nel cortile:800,00€.

Cuba!Sembra di vedere il vangeloche si incammina tra i sentieripiù disparati ed il catechistache porta con sé la gioia.Vogliamo aiutare questi amicicristiani?Ci mancherebbe. I testi della Parola di Dio perl’intero villaggio: 100,00€.Una giornata biblica (vittoe alloggio) per una piccolacomunità: 50,00€.Una borsa di studio per unseminarista: 2000,00€.

Tutto quello che occorre perla catechesi itinerante (testi,cibo, immagini, amplificato-re…): 900,00€.E se pensassimo ad un piccolomezzo di trasporto per il ca-techista? 600,00€ una mo-toretta.

E dove mettiamo i soldi?L’Amico Friz, chiedeospitalità in questa Qua-

resima nelle famigliedelle nostre comunità.In un posto significativodella casa diventa segnodi carità, insieme allapreghiera che non puòmancare.

I libretti di preghiera in fa-miglia sono disponibili pressoil centro oratori e presso ilCMD dove è possibile recu-perare anche l’Amico Friz.

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Direttore responsabile:Don Giambattista Boffi

Redazione:Via Conventino, 8 - 24125 Bergamotel. 035 45 98 480 - fax 035 45 98 [email protected]@diocesi.bergamo.itpromozionecmd@diocesi.bergamo.itwww.cmdbergamo.org

Aut. Tribunale n° 17 del 11/3/2005

Stampa: CENTRO GRAFICO STAMPA SNC

A questo numero hanno collaborato:Michele Ferrari, Franca Parolini, Andrea Toigo, don Pierantonio Spini, Sr. Sonia Pellegrinelli, Patrizia Niesi, Comunità Clarisse di Bergamo, don Giambattista Boffi.

Foto di Michele Ferrari e Diego Colombo

Garanzia di tutela dei dati personali ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. n. 196/2003: i dati personali comunicati dagli interessatisono trattati direttamente per l’invio della rivista e delle in-formazioni sulle iniziative del Centro Missionario Diocesanodi Bergamo. Non sono comunicati o ceduti a terzi.

Finito di stampare il 7 febbraio 2014

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gennaio-febbraio 2014il sassolino nella scarpa

L’attenzione ai progetti della missione diocesana

MissioneQuaresimaBolivia, Cuba e Costa d’Avorio per vivere la carità

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gennaio - febbraio 2014