Sardegnatavola - Verso l'estate

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CIBO, VIAGGI, BENESSERE E... PROVA COSTUME RISTORANTI IN CITTÀ IL MERCATO DI CARLO FELICE PESCATURISMO, CHE BELLEZZA! VERSO L’ESTATE FOTO, MAX FOLLIE © CANTINE SARDE, LE SIGNORE DEL VINO Anno 27, N. 2 - € 1.00 IN VIAGGIO NEL PARADISO DI DUKAN

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Speciali su cibo, viaggi, benessere...

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CIBO, VIAGGI, BENESSERE E...

PROVA COSTUME

RISTORANTI IN CITTÀIL MERCATO DI CARLO FELICE PESCATURISMO, CHE BELLEZZA!

VERSO L’ESTATE

FOTO, MAX FOLLIE ©

CANTINE SARDE,

LE SIGNORE

DEL VINO

Anno 27, N. 2 - € 1.00

IN VIAGGIO NEL PARADISO DI DUKAN

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Il Villaggio Camping Golfo di Arzachena si trova alle porte di Cannigione, in posizione baricentrica tra le altre rinomate località della Costa Smeralda ed il paradisiaco arcipelago di La Maddalena.Il cuore della struttura è la zona collettiva. La grande piscina con solarium, attorno alla quale si dispone l’area gioco bimbi, un’ampia sala relax con all’interno Tv a schermo piatto, internet point con wi-fi, zona ricreativa per bambini, divani per conversare e rilassarsi e il bar-tavola calda con terrazze sulla piscina.Nella zona più panoramica e riservata dell’area ricettiva sorge il complesso di trenta mini appartamenti monolocali da 25 metri quadrati, dotati di aria condizionata e Tv. All’interno, fino ad un massimo di quattro posti letto, bagno completo, angolo cottura attrezzato, veranda o terrazza con tavolo e sedie.Le roulotte fisse dispongono di quattro posti letto, un mini bagno e veranda-soggiorno completa di fornelli e frigo nonché di tavolo e sedie.Il campeggio è disposto a terrazze con alberatura di alto fusto con piazzole tenda ben ombreggiate. È dotato di tre blocchi di servizi igienici con lavelli, lavabi, wc, docce ad acqua calda gratuite e lavatrici. Il Villaggio dispone an-che di un’area barbecue e il servizio navetta gratuito per la spiaggia.Il porto di Golfo Aranci e le moderne strutture portuali ed aeroportuali di Olbia distano dai 25 ai 28 km.

Il camping della Costa Smeralda

Villaggio Camping Golfo di ArzachenaS.P. per Cannigione Km 3,80007021 Cannigione di Arzachena (OT)Tel. 0789 88101 · Cell. 346 7023289 · Fax 0789 [email protected] · www.campingarzachena.com

VILLAGGIO CAMPINGGOLFO DI ARZACHENA

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Anno 27 - N. 2Marzo 2012

Mensile diretto daGIORGIO ARIU

[email protected]

In redazioneSimone Ariu, Maurizio Artizzu,

Lorelyse Pinna, Antonella Solinas

Foto di copertinaVanessa Barrui

fotografata da Max Follie

Per la fotografiaArchivio GIA, Maurizio Artizzu, Antonella Fadda,

Florence Fredoc, Enrico Murru Massa, Sarah Pinson,Carla Piroddi, Roberto Sai, Gianna Saba,

Marco Gerardi, Tonino Morra

Redazione e Centro di produzioneVia Sardegna, 132 - 09124 Cagliari

Tel. e Fax 070 728356 [email protected]

Concessionaria per la pubblicitàGIA Comunicazione

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Stampa e allestimentoGrafiche Ghiani

DistribuzioneAgenzia Fantini (Cagliari-Olbia)

Registrazione presso il Tribunale diCagliari (n. 499 del 16 ottobre 1984)

Ufficio del Garantee Presidenza del Consiglio dei Ministri

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Associata AIPEAssociazione Italiana Piccoli Editori

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Sardegnatavola è marchio registrato presso

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© Vietata rigorosamente la riproduzione, anche parziale, di testi, fotografie,

disegni e soluzioni creative

SOMMARIO

ITINERARI GLAM

CIBO, VIAGGI, BENESSERE E...

PROVA COSTUME

RISTORANTI IN CITTÀIL MERCATO DI CARLO FELICE PESCATURISMO, CHE BELLEZZA!

VERSO L’ESTATE

FOTO, MAX FOLLIE ©

CANTINE SARDE,

LE SIGNORE

DEL VINO

Anno 27, N. 2 - € 1.00

IN VIAGGIO NEL PARADISO DI DUKAN

Speciale Carnevale

10IL RISCATTODEI BUONI E CATTIVI

6 COCCIULAS, CABONISCUS E GIARRETTU

BIOMASSE ED ENERGIA DEL FUTURO

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PESCATORI PER UN GIORNO

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Giorgio AriuDirettore di Sardegnatavola

Più buoni a tavolaRIPRENDIAMOCI LA DOMENICA

Ci consola, di questi tempi, l’irripetibile unicum che ci rende orgogliosi di vivere la nostra terra: quel cielo tanto e infinitamente azzurro, il sole, il mare, le campagne e le distanze che, quando vuoi, ti fanno sentire l’ener-gia dei silenzi.

Bello recuperare i valori delle attese da sabato del villaggio. E quelle domeniche sacre di una volta, tutte chiesa, amici, parenti e gite fuori porta.D’accordo, oggi costa da morire un pieno di carburante per raggiungere quel b&b o quel posticino così tranquillo dove si mangia come da nessun’altra parte...Pian piano i riti della Grande Distribuzione ci hanno incolonnato in quella vasca dove contano i numeri e i silenzi fanno troppo rumore.Vuoi mettere i colori e i profumi delle nostre campagne... E quelle spiagge dove i suoni del mare li senti già dall’orizzonte. In questo numero si ha quasi l’impressione di godere di queste sensazioni. Anima, cuore, pelle: per chi in Sa Chida Santa a Villanova in Cagliari piuttosto che nell’incanto di Castelsardo, o Bosa e Iglesias, si è immerso nel misticismo e nella spiritualità più profondi. L’isola esalta la propria identità lungo i giorni e i territori dove più sentite sono le celebrazioni e le liturgie attorno alla Pasqua. Il turismo religioso può benedire questa terra che Dio sa quanto bisogno ha di resurrezione. Bello, durante queste immersioni, conoscere usi, costu-mi, lo stesso pensiero di chi vive quotidianità differenti, e che ti sa offrire quell’ospitr-lità mai contaminata da luoghi comuni e forzature. Il cibo, geniuino e da metri zero, fa sintesi e comunione.

E ORA UN TUFFO O A PESCA

Prova costume, innanzitutto. E Vanessa anche in copertina, come nello scor-so numero, ci ricorda che mangiare sardo ci fa più belli e sani. Senza troppe costrizioni e con buone passeggiate e un po’ di sport per bruciare il super-fluo e presentarsi in piena forma, soprattutto per se stessi. Ci sono degli

itinerari molto attraenti che scoprirete sfogliando questo numero di Sardegnatavola. Dalla Gallura, per giorni di puro romanticismo e di immediato benessere tra talasso e paesaggi-cartolina e quella dieta Dukan da bestseller. L’alternativa per budget più bassi? Una bella escursione in barca, pescatori per un giorno per capire quanto è importante la “pastura”. Per i pesci e per chi vive questa isola benedetta.

Sardegnatavola ha riservato per gli affezionati lettori, e per chi vuole avvicinarsi alle identità golose della nostra terra, un numero di sole ricette a disposizione presso il vostro edicolante oltre questo numero.

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MAMMA MIACOSA PORTO OGGI A TAVOLA?

Crisi, aumento del costo dei carbu-ranti (+17,2 euro rispetto a mar-zo 2011), aumento dei prezzi al consumo dei generi alimentari:

una spirale che ha generato un incremento della spesa, che nel mese di febbraio per i cagliaritani è stata del +0,6 % (nel mese di gennaio lo stesso indice aveva segnato +0,7 %). La conseguenza è un calo dei consumi alimentari: -1,5 % per alimentari, bevande e tabacco secondo un rapporto di Intesa San Paolo, che ha riportato il carrello della spesa indietro di trent’anni, fino agli anni ‘80.Gli italiani mangiano dunque meno, ma anche in modo diverso, denuncia la FIPE: in cinque anni la loro spesa si è ridotta di

oltre sette miliardi di euro per i pasti in casa e di oltre un miliardo per quelli fuori casa, eliminando il superfluo e orientando le pro-prie spese sui prodotti tradizionali (+ 8 % per le specialità gastronomiche regionali negli ultimi 4 anni). Un dato positivo a cui fa però da contrappeso quello sulla tipologia di prodotti acquistati. Trionfano infatti pane, cereali, dolci e bevande, mentre cala il peso della carne del pesce e del latte: gli italiani preferiscono quindi i primi piatti e i contorni ai secondi piatti e consumano più spuntini e merendine.Ora si ragiona di più sui prezzi e la qualità dei prodotti prima di metterli nel carrello, con una maggiore disponibilità a cambiare

marca rispetto al passato, ma allo stesso tempo si destina all’alimentazione solo un quinto dei soldi destinati a tutti gli altri ac-quisti.E la grande distribuzione risponde con sconti e offerte promozionali che vanno dal “prendi 2 paghi 1”, “tutto a un euro” e sconti per i clienti in possesso di carta fedeltà, alle promozioni “per fasce orarie”, in cui generi alimentari di prima necessità vengono pro-posti a prezzi più convenienti solo ad alcune ore della giornata.Si impone inoltre la spesa a “Km zero”, tradi-zionalmente legata all’iniziativa “Campagna Amica” di Coldiretti, che da anni organizza un mercato in cui produttori e consumato-ri si incontrano in piazza dei Centomila a Cagliari. Lì i prezzi sono rimasti invariati, a dispetto della crisi e dell’ondata di gelo si-beriano degli scorsi mesi: questa è la poli-tica che sta premiando l’associazione, che vede di settimana in settimana aumentare i clienti del mercato. Insomma ai cagliaritani piace acquistare con la sicurezza di mettere a tavola prodotti di stagione, sardi e freschi. Sarà per questo che ora i prodotti a “Km zero” si trovano anche tra gli scaffali di alcu-ni supermercati, che cercano di promuovere

il binomio qualità-convenienza per accapar-rarsi il poco di spesa che ancora i sardi pos-sono permettersi.La causa degli aumenti dei prezzi al consu-mo è il rincaro “selvaggio” dei carburanti, che impone costi maggiori ai trasporti delle merci che in Italia avvengono per lo più su gomma. L’attenzione non si concentra, dun-que, solo sulla spesa: in molti hanno ormai rinunciato alla vecchia abitudine di fare ben-zina al distributore sotto casa e scelgono i rifornitori più vantaggiosi. È possibile infatti risparmiare anche sul pieno grazie ai distri-butori indipendenti: il Codacons ha pubbli-cato la lista delle pompe bianche italiane, quelle dove si spendono fino a 10 centesimi in meno a litro di benzina, per un risparmio annuo che può arrivare fino a 200 euro ad automobilista. In tre anni, secondo l’asso-ciazione, circa 230 mila utenti hanno visua-lizzato e scaricato l’elenco.

IL CARRELLO DELLA SPESA

IN TEMPO DI CRISI

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C’è qualcuno che sostiene che i cittadini di Cagliari si potreb-bero dividere in “quelli che si ricordano del mercato del Lar-

go” e in quelli – assai più numerosi – che

sono venuti dopo, per via dell’anagrafe o per via dell’immigrazione. Proprio a significare che di quel grande emporio della golosità se ne è perduto il ricordo, anche se qualche vecchia foto in bianco e nero, scattata dal

premiato laboratorio fotografico Ferri o dai fratelli Pes, ne riesce a perpetuare la me-moria negli album delle vecchie collezioni di cartoline. Ora, va confessato che chi scrive può esse-

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re ricompreso fra quelli “che si ricordano” e che – tra l’altro – ha ancora ben impresso davanti agli occhi il giorno di quell’improv-vida demolizione avvenuta nel 1957, allor-quando quell’imponente “partenone” veniva

giù come un castello di carte. Fra i com-menti meravigliati ed anche perplessi dei tanti curiosi, perché se ne andava via – inghiottito da una for-te voglia di progresso – una parte impor-tante della storia cit-tadina. Va detto, per opportuna conoscen-za, che quelli erano ancora dei tempi nei quali pochi, e ben fuori dell’opinione generale, potevano dubitare o negare che quella demolizio-ne fosse necessaria perché diretta a ren-dere più bella la cit-tà, arricchendola con due edifici destinati ad ospitare due “ric-chi” istituti bancari. Così dal tempio de is caboniscus, de is giarrettus e de is pa-lajas, venerati come delle divinità nella mensa dei buon-gustai cagliaritani, s’era passati al tem-pio dove s’adorava un altro dio, peraltro molto più suadente, ma per certi versi indigesto, su dinai appunto. Si sta qui parlando – per far capire a quelli “venuti dopo” – dell’importante mer-cato dei commestibili edificato negli ultimi decenni dell’Ottocen-to nel Largo Carlo Felice e poi sostituito

per un’improvvida decisione municipale con i palazzi di due importanti banche nazionali.Ora, quell’imponente mercato coperto, gra-zie al suo celebre colonnato dorico in grigia pietra di Sardegna, aveva conquistato il pre-

stigio e «l’imponenza architettonica di un vero tempio classico». Va detto che in breve tempo era divenuto (annoterà un illustre vi-sitatore, l’inglese David H. Lawrence) il luogo più celebrato della città, ove si poteva trova-re ogni bendiddio mangereccio ed era tanto accattivante (per gli occhi e la gola) da far scrivere a quello scrittore inglese di non aver mai conosciuto «un così luccicante mondo di cibi d’ogni forma e colore, in uno splendore simile a quello visto sotto il tetto del mercato di Cagliari, così puro e fastoso».Ora, per ricordare un po’ la storia di quel grande mercato civico che per circa trequar-ti di secolo ha rappresentato una straordi-naria “gloria” cittadina, andrebbe ricordato che venne costruito nel 1884 su quello che era l’antico convento di Sant’Agostino. Per progettarlo era stato bandito nel 1873 dal Comune un apposito bando di concorso «ma, purtroppo, tra i progetti presentati nes-suno venne considerato idoneo. Si faceva in-teressante un progetto del capo dell’ufficio tecnico del comune, l’ingegner Enrico Melis, il quale fu invitato ad apportare le neces-sarie modifiche. Ma qualche anno dopo un altro progetto veniva proposto dall’avvocato Todde-Deplano, che riproponeva una nuova zona. Anche questo progetto fu però respin-to e il Comune tornò a quello del Melis che, dopo numerose modifiche, fu realizzato in due corpi separati di edifici [de susu, con 180 box per frutta e verdura, de basciu con 56 box per carne e pesce]» (così hanno scrit-to Giancarlo Sorgia e Giovanni Todde). Da allora, quel mercato del Largo sarebbe divenuto un luogo privilegiato per gli incontri cittadini. Dove s’andava per far la spesa ma anche per far quattro chiacchiere, scambiar-si pettegolezzi e saluti e far nuove conoscen-ze o conquiste. A tal proposito, un periodico di quel tempo (“Vita Sarda”) scriverà che, attorno a quei banchi e fra il vociare di tanta gente,«vi s’incrociano parole salaci e motti di spirito fra quanti l’hanno eletto a sede dei loro quotidiani appuntamenti, aggiungendo al piacere della vista per tante appetitose leccornie anche quello per i seni ricolmi e gli occhietti ladri delle tante belle e giovani ser-votte che vi s’aggirano petulanti e pibirure». In effetti, quel grande “tempio dell’annona” era stato uno dei primi grandi “affaire” edili-zi della città borghese, tanto che se ne era-no interessati in parecchi, prima ancora che

MEMORIA CAGLIARITANAIL MERCATO DI CARLO FELICE

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lo avesse progettato e realizzato l’ingegner Melis. I primi disegni erano stati addirittura del “grande” Gaetano Cima che ne aveva suggerito la localizzazione ottimale proprio nell’area del vecchio convento di Sant’Ago-stino, anche per rimanere in linea con la tra-dizione che aveva fatto di quegli spiazzi al di là della porta di Stampace, il luogo ideale per i commerci alimentari dei cagliaritani. Si trattava – quello spiazzo polveroso ed informe era chiamato sa prazza ‘e su trigu, dato che vi si svolgeva nella stagione loro il mercato delle granaglie. Più che un vero mercato si trattava di una sorta di grande accampamento all’aperto, dove l’attrezzatu-ra si riduceva a misere paratoie di canne ed a elementari trespoli di legno ove si espone-vano cestini e corbule d’ogni forma e gran-dezza, il tutto nella più completa latitanza d’ogni precauzione igienica.L’amministrazione civica del tempo era giun-ta quindi nella determinazione di dover do-tare la città d’un luogo ove confluissero tutte le derrate di cui aveva bisogno il “ventre” dei sempre più numerosi cagliaritani, non foss’altro per assicurare dei confort di puli-zia e d’igiene. D’altra parte era giunta notizia, anche in quest’estrema periferia d’Europa qual’era Cagliari in quella prima metà Ottocento, del-la modernità dei nuovi mercati parigini, le Halles, che erano divenuti, con il bendiddio alimentare che vi si poteva acquistare e con i servizi moderni di cui erano dotate, una vera e propria attrazione mondiale, quasi come la torre Eiffel. Ora, proprio per dare alla memoria di “chi allora c’era” la giusta importanza, andrebbe aggiunto che, anche per la sua demolizio-ne a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso, tutto non sarebbe filato via liscio, in quanto sarebbero sorte roventi polemiche e ripetute incertezze. Nell’aula consiliare co-munale di allora (si sta parlando della metà degli anni 50 del Novecento) vennero evo-cate le mene di oscuri di “poteri forti” più o meno underground, oltre a paventare il peri-colo rappresentato «da avide mani pronte a carpire i tesori cittadini»… Lo stesso sindaco del tempo, Pietro Leo, ed il suo vice, Filippo Asquer, furono a più riprese fatti cenno ad un tiro incrociato, non solo dalle opposizioni ma anche dalla stessa maggioranza e dalla

vérve accusatoria di un accanito Di Pietro del tempo. Purtroppo – varrebbe oggi ricordarlo per la storia – non era stata tanto la conservazio-ne di quel monumento eretto …a gloria della gastronomia cittadina che aveva motiva-to quegli scontri, e neppure si sollevarono voci in difesa della storicità di quell’edificio (certamente ragguardevole per il suo pregio architettonico), quanto l’acido di quelle pre-sunte collusioni tra qualche amministratore civico ed un’importante impresa immobilia-re continentale. E ciò nel rispetto di quel cul-to del gossip e dell’invidia che va parte, da sempre, della “costituzione materiale” della città, prima ancora del suo culto per la dife-sa dei “segni” del passato.In verità, proprio per tornare al tema cen-trale di questo scritto, andrebbe detto che il mercato, o, meglio, i mercati sono stati da sempre un vanto cittadino, tant’è che l’ap-peal storico di quello del Largo Carlo Felice, non sarebbe finito con la sua pur improvvi-da demolizione ma avrebbe trovato un suo continuum nel nuovo complesso di San Be-nedetto, costruito, purtroppo, con una più marcata spartanità e modestia architettoni-ca. Ma anch’esso capace di raccogliere e di esaltare eguali se non maggiori capacità at-trazionali. Avendo accolto nei suoi spazi i tra-dizionali trionfi di pesci d’ogni qualità, colore e misura e le ricche esposizioni di porcettus ed angioneddus, di cestini di frutta e verdu-re in technicolor, tutto in nome di quel richia-mo alla golosità che è un po’ il brand storico della spesa alimentare dei cagliaritani.Andrebbe ricordato ancora come di quest’emporio gastronomico proprio in que-sti giorni si sono celebrati i cinquant’anni, un età di mezzo che comincia ad indicare, anche per gli edifici, le prime rughe ed i primi acciacchi, anche se temperati da un intelli-gente e provvido restyling che ne ha rinfre-scato spazi e servizi. Eppure, se la sua fisici-tà pur continua a mostrare qualche crepa, i contenuti di quell’emporio di San Benedetto sono sempre rimasti d’alta qualità e di gran-de attrazione.A conferma, per meglio intendersi, che a Cagliari i mercati alimentari sono da sempre un po’ un’istituzione cittadina, un marchio d’identità, un qualcosa che si va a coniuga-re con la “cagliaritanità”, e che sono assunti

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come cosa propria, come simbolo patrio, e questo sia dai cittadini d’ogni età e condi-zione, siano ricchi o poveri, giovani o vecchi, uomini o donne. La cittadinanza, infatti, ha sempre messo molta della sua urbanità nel frequentare i “suoi” mercati, quasi fossero una parte di se stessa, un luogo quindi da conoscere e da far conoscere, da frequentare e da far ammirare. Dei luoghi – si è letto da qualche parte – in cui la stessa struttura fisica e ci-vile di Cagliari, con tutti i suoi fasti e fastigi, esprime – e vive – il suo momento migliore.Ed infatti ancora oggi parlar di mercati a Cagliari è un qualcosa che riempie i suoi cittadini d’orgoglio, tanto che sono in mol-ti a rimirarsi le parole che l’inglese David H. Lawrence dedicò loro, scrivendo, in quel suo bel libro “Sea and Sardinia”, di non aver mai conosciuto «un così luccicante mondo di cibi d’ogni forma e colore, in uno splendo-re simile a quello visto sotto il tetto di quel mercato di Cagliari così fastoso». Verrebbe quasi da consigliare alla municipalità attua-le di collocare una bella lapide con queste parole in uno degli ingressi di quel merca-to, in modo da rievocare e ricordare i fasti gastronomici di questa tradizione cittadina. Si è infatti dell’idea che anche Cagliari me-riti, al pari di Bologna, d’essere detta “la grassa”, cioè una città che ha fatto del cibo, del buon cibo, uno dei suoi atouts maggiori e migliori. Ed in più della capitale emiliana ha la capacità di offrire, accanto ai frutti impa-reggiabili d’una fertile agricoltura mediterra-nea, anche i prodotti straordinari d’un mare pescosissimo d’ogni sorta di pescato.Scrivere quindi dei mercati cagliaritani è un po’ come celebrare le glorie cittadine, dato che anche le guide più apprezzate non man-cano di consigliare a visitatori e turisti di fare una capatina verso San Benedetto dove si può visitare ed ammirare uno dei più fastosi e intriganti mercati alimentari del Mediterra-neo.Perché anche questa è – per chi non lo sa-pesse – una delle grandi attrattive della città.

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L RISCATTOIDEI BUONI E CATTIVI

Aprono a Cagliari la Locanda e le Ca-mere dei Buoni e Cattivi, realizzate da Domus de Luna, fondazione che opera in Sardegna con quattro co-

munità di Accoglienza e Cura destinate alla tutela di minori fuori famiglia e madri con bambino, impegnata anche in interventi so-ciali rivolti ai ragazzi delle scuole, dei centri giovani, del carcere minorile. L’apertura del ristorante e del bed&breakfast, a meno di un anno dalla vittoria nel concorso nazio-nale “Make a Change”, riservato ai migliori progetti nazionali di impresa con obiettivi sociali, vuole offrire un nuovo modello di ri-storazione che coniuga alta qualità nel ser-vizio e nell’impatto sociale: una possibilità di riscatto per dei ragazzi che non meritano solo compassione e assistenza.Con l’aiuto dello chef Roberto Petza, alla Locanda dei Buoni e Cattivi si impara a sce-gliere gli ingredienti migliori, ad immaginarli

CUCINA ETICA E BUONA CON DOMUS DE LUNA

di Lorelyse Pinna

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L RISCATTOin composizioni che rispettino la tradizione e la innovino, per renderli in una cucina che vuole essere etica e buona. Il Ristorante è immerso nel verde e la cucina semplice e di alta qualità utilizza parte dei prodotti del pro-prio orto. Un viaggio attraverso il gusto della buona cucina, dei prodotti freschi e genuini di terra e di mare.E poi le cinque Camere dei Buoni e Cattivi, un bellissimo bed & breakfast in un’elegan-te villa degli anni ’60 che ha conservato

gli ambienti e gli arredi originali della casa signorile. Scegliendo le Camere dei Buoni e Cattivi si potrà pernottare nella camera gialla, in quella verde, rossa o viola, oppu-re nella suite azzurra e trascorrere il proprio tempo nell’elegante salone luminoso e at-trezzato con tutti i comfort, oltre che usufrui-re di tutti i servizi che la Locanda offre.Il progetto è nato grazie all’impegno di Do-mus de Luna e al supporto di Fondazione Banco di Sardegna, Fondazione Luca Bar-

bareschi, Fondazione BNL, Fondazione Jo-hnson & Johnson, Fondazione Charlemagne e Make a Change, e alla collaborazione con Regione Sardegna, Provincia e Comune di Cagliari, IsforApi e Centro di Giustizia Mino-rile. Insieme a Domus de Luna, sono promo-tori e al tempo stesso beneficiari dell’inter-vento, gli enti appartenenti ad Isperantzia Onlus, la federazione regionale che racco-glie la maggioranza delle comunità di acco-glienza per minori presenti in Sardegna.

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BIOMASSEe agricoltura del futuroQuello delle biomasse è un setto-

re su cui in Italia si punta poco: solo il 3,35 % dei consumi finali di energia, contro il 10 % del re-

sto dell’Unione Europea. E nel mondo, no-nostante la crisi economica, il consumo di combustibili fossili è in continuo aumento, insieme alle emissioni di gas serra e all’ani-dride carbonica. Per invertire la rotta baste-rebbe investire il 2 % del Pil mondiale, l’equi-valente di quanto attualmente si investe in attività spesso lontane dall’ecosostenibilità.Se infatti si sfruttassero meglio i sottopro-

dotti agricoli, ossia gli scarti e le biomasse legnose, e gli scarti biologici, dalle deiezioni animali agli scarti di macellazione, si potreb-be arrivare a 10 Mtep di energia, che equi-valgono al 5 % dei consumi energetici nazio-nali e a tonnellate di petrolio. A denunciarlo è l’Osservatorio di Agroenergia, che parla di 116 milioni di Mwh, corrispondenti a circa 7 miliardi e mezzo di euro all’anno e 15,8 miliardi al prezzo sottoposto al consumatore finale. Il problema è la carenza degli impianti per il trattamento di certi materiali: ci sono regioni, come Lombardia, Trentino e Puglia,

sufficientemente potenziate, e regioni come Sicilia e Piemonte, dove le tonnellate di scar-ti non possono essere ancora utilizzate.Il che equivale a “sprecare” tonnellate e ton-nellate di potenziale energia. Intanto in alcuni grandi stabilimenti ali-mentari italiani già si lavora per limitare gli sprechi, soprattutto di acqua, durante la pro-duzione e le emissioni inquinanti dei mac-chinari. Un esempio di questa svolta ecolo-gica è lo stabilimento di San Paolo d’Argon del gruppo Bonduelle, ricostruito dopo l’in-cendio del 2008, dove sono stati investiti 30 milioni di euro per coibentare i pavimenti e ridurre così la dispersione termica, per l’ot-timizzazione energetica e la predisposizione al fotovoltaico in copertura, oltre al recupero dell’acqua di processo messa a disposizione del Comune.Meno sprechi dunque, ma anche studi e tecnologie innovative per recuperare ciò che comunque verrà cestinato. Il settore si chia-ma nutri-energetics e interessa le industrie “nutraceutica”, alimentare, delle biotecno-logie e delle energie rinnovabili, alla ricerca di ulteriori modi per riutilizzare gli scarti. Un esempio: l’azienda brasiliana di biocarbu-ranti Amyris, che dalla biomassa di scarto delle sue produzioni estrae farnesene, iso-mero che può essere usato come base per cosmetici biologici e come antiparassitario per alcune specie di patate. Ma c’è chi pun-ta anche sulla produzione di biofarmaci, pro-teine per l’alimentazione umana e animale e integratori (da qui il nome “nutraceutica”, che unisce nutrizione e farmaceutica).Le sfide partono anche dall’Italia, dove tre-

mila bieticoltori coltivano 10-15 mila ettari di barbabietole, da cui si ricavano tra le 90 e le 140 mila tonnellate di polpe surpressate, traducibili in 60-80 MW di energia elettri-ca e termica. Un progetto ambizioso quello dell’Associazione Nazionale Bieticoltori, che prevede la costruzione di otto impianti di biogas da 1 MW di potenza ciascuno in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, di grande impatto perché riutilizza le polpe, che sono solo il sottoprodotto della produ-zione dello zucchero, senza ridurre quindi la produzione alimentare.

RISPARMI ENERGETICI E POSTI DI LAVORO

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BIOMASSE

Proprio su biogas e fotovoltaico nell’agricol-tura si concentrano le riflessioni di Confagri-coltura nel documento “Il biogas fatto bene”: fondamentale è il rispetto delle regole sulla commisurazione di aziende e impianti, da cui potrebbero nascere forme di aggrega-zione tra stalle che conferiscano i liquami in un unico impianto, con il vantaggio di poter smaltire i reflui con il minimo impatto am-bientale. E a chi solleva il problema della competizione tra food, feed e fuel risponde Ezio Veggia, vice presidente di Confagricoltu-ra e presidente del Consorzio per lo sviluppo di agroenergie: «In base a un recente stu-dio», ha spiegato, «è emerso che nel nostro paese un milione di ettari di Superficie agri-cola utilizzata non è in realtà coltivato. Se da qui al 2020 si verificasse un significativo incremento di impianti di biogas, di questo milione di ettari se ne utilizzerebbero a scopi energetici non più di 200-300 mila».Non è dunque proprio nero il quadro italia-no, certo è che si dovrebbe fare di più. E la Sardegna si sta ritagliando un ruolo di pri-mo piano in questa “rivoluzione verde” con il progetto del polo di chimica verde di Porto Torres, che dopo la firma del protocollo di intesa lo scorso anno, inizia ora a prende-re corpo con l’inaugurazione del Centro di ricerca Matrica, la società nata dalla colla-borazione di Polimeri Europa e Novamont per produrre plastica biodegradabile, e la firma della convenzione tra Regione, Centro ricerche, Università degli Studi di Cagliari e Sassari. Questo accordo consentirà di avvia-re programmi di ricerca sullo sviluppo della produzione di oli da colture autoctone e alla mappatura delle biomasse e degli scarti agricoli nell’isola, oltre alla messa a punto di tecniche di coltivazione a basso impatto e alla valorizzazione della biomassa a fini industriali.All’interno dell’importante progetto del Polo di chimica verde sardo sono previste la re-alizzazione di un nuovo stabilimento per la produzione da oli vegetali costituito da due impianti integrati, e in seguito la costruzione di una bioraffineria per bioplastiche da 120 mila tonnellate annue, che dovrebbe entrare in funzione entro la metà del prossimo anno. Ma sono previsti anche altri due impianti: uno per additivi bio per la gomma, l’altro per biofiller, un derivato dall’amido di mais messo a punto nei laboratori di Novamont, che consente di produrre un biopneumatico che riduce notevolmente l’impatto e abbatte

i consumi di carburante.Maggiore attenzione all’ambiente e antidoto alla crisi occupazionale: il Commissario eu-ropeo responsabile per l’Azione per il Clima, Connie Hedegaard al Forum di Davos ha affermato infatti che il settore dell’efficien-za energetica potrebbe generare 500 mila posti di lavoro da qui al 2020, mentre, consi-derando gli altri comparti fondamentali per l’attuazione delle politiche climatiche di Bru-xelles, il potenziale occupazionale potrebbe raggiunge i 2 milioni di nuovi posti di lavoro. E le ricerche confermano che investimen-ti più cospicui nel settore della green eco-nomy produrrebbero ricadute sul piano oc-cupazionale: dal Rapporto GreenItaly 2011 curato da Symbola e Unioncamere è emerso infatti che negli ultimi 3 anni il 23,9% delle imprese (circa 370 mila imprese, di cui 150 mila industriali e quasi 220 mila di servizi) ha investito o investirà in tecnologie e pro-dotti “verdi”, offrendo opportunità di “oc-cupazione sostenibile” per il 38% dei casi (227 mila assunzioni su un totale di circa 600mila nel 2011). Così come il report “In-vestire sul futuro: Più posti di lavoro con un bilancio dell’Unione Europea più verde”, re-datto dal WWF e da altre ONG internazionali in occasione dell’anniversario del Protocollo di Kyoto, afferma che un investimento di un miliardo di euro in infrastrutture sostenibili e programmi ambientali in agricoltura po-trebbe originare 29mila posti di lavoro, che diventerebbero circa 52.700 finanziando il settore delle energie rinnovabili, mentre altri 25.900 posti di lavoro sarebbero disponibili in quello del risparmio energetico.Anche il progetto sardo prevede percorsi di formazione tramite esperienze di “training on the job” in azienda per allievi e laureati, che il centro di ricerca Matrica potrà reperi-re nelle Università di Cagliari e Sassari con l’aiuto di ENI Corporate S.p.A. La Regione finanzierà inoltre alcune borse di studio ri-servate agli studenti che decideranno di ap-profondire temi legati alla chimica verde e ha annunciato che verrà data la priorità agli studenti della zona e ai figli dei lavoratori già impiegati a Porto Torres. Così l’energia ver-de può diventare un’occasione per costrui-re un’isola “più felice” sia dal punto di vista ambientale che economico e sociale.accordo e un rapporto con le associazioni

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PPER UN GIORNO

escatori

Percorrendo le favolose coste dell’isola è possibile avvicinarsi al mondo delle numerose comunità che vivono a contatto con il mare,

scoprendo una realtà fatta di tradizioni spesso antichissime, di rapporti ancestrali con le acque costiere, in cui l’uomo ha sfrut-tato le risorse disponibili senza modificare l’ambiente naturale, adattando il proprio stile di vita alle condizioni dettate dalla na-tura, e ancor oggi custodisce con sapienza questo delicato equilibrio.Da diversi anni si sono affacciate sul pano-rama delle offerte turistiche la pescaturi-smo e l’ittiturismo, un nuovo modo di con-cepire un giorno di vacanza all’aria aperta, di immergersi nelle cromie dell’acqua del

mare o nella quiete di un ambiente costiero e trascorrere una giornata da protagonista, tra cultura e divertimento, in barca o nelle strutture a terra dei pescatori della Sarde-gna.Due attività ecosostenibili, pensate per ri-valutare il ruolo sociale del pescatore, per dare dignità economica al suo nucleo fami-liare ma anche per proteggere e tutelare un mestiere antico affinché la sua “conserva-zione” diventi un importante fattore di tutela della qualità della vita e di sviluppo econo-mico per le comunità costiere dipendenti dalla pesca.Esperienze entusiasmanti che possono es-sere vissute sia da grandi che da piccini, da condividere in coppia, con la famiglia, con

gli amici o da godere da soli. Un giorno di vacanza alla scoperta del mare e delle sue creature a bordo di una vera imbarcazione da pesca, oppure in laguna, ma sempre a stretto contatto con il pescatore per appren-dere “modi di vita quotidiana ed esperienze di vita vissuta”.La pescaturismo e l’ittiturismo sono infatti uno straordinario connubio di attività ricre-ative con attività didattiche per creare un contatto tra l’uomo e l’ambiente allo scopo di arricchire il bagaglio di conoscenze sul mondo della pesca professionale relativo agli attrezzi utilizzati, alle specie pescate, alla artigianalità del saper fare, alle identi-tà culturale e storica. Ma non si tratta della tipica gita in barca o del comodo soggiorno

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porando la genuinità delle pietanze servite, accompagnate dai vini tipici dei territori vi-sitati.Un’avventura per creare sensazioni, dense di profumi, sapori, colori e tradizioni, e per scoprire un patrimonio, quello delle lagune costiere sarde, ancora poco conosciuto. Si va da Sant’Antioco a Cabras e Marceddì, ma anche nel nord dell’isola, per esempio a Si-niscola.Ma non finisce così, soprattutto se scegliete un ittiturismo con accoglienza notturna. Nel-la casa del pescatore, circondati da persone cordiali e gentili, immersi in una serena at-mosfera potete abbandonarvi ad un sonno tranquillo e al mattino continuare l’avventura.

in albergo: sono giornate di vacanza attiva, nuovi approcci verso la diffusione della cul-tura del mare e delle tradizioni marinare.Se scegliete l’escursione di pescaturismo si parte la mattina quando il sole è già alto nel cielo per andare a salpare le reti nelle ac-que cristalline che circondano la Sardegna. Il pescatore, depositario di una cultura mille-naria, attirerà tutta la vostra attenzione con i suoi racconti e, dopo aver ammirato tutte le specie pescate, vi condurrà in luogo tran-quillo per un tuffo e una nuotata a ridosso di spettacolari calette, o al largo, lontano dalla terra ferma.Se scegliete l’esperienza dell’ittiturismo po-trete passeggiare intorno alla laguna e os-servare le operazioni di pesca che si svolgo-

no presso le strutture di cattura, osservare le numerose specie di uccelli che nidificano in questi ambienti e godere dei silenzi della natura in un clima di assoluto riposo.Mentre si gioca e si nuota, o si passeggia, iniziano i preparativi per poter gustare il pe-sce appena pescato. È il momento più atte-so della giornata. Il menù è vario, dipende dal pescato della giornata: si potranno gu-stare l’insalata di polpo, magari con patate o olive, le triglie al sugo e le sardine, un otti-mo risotto o una pasta condita con frutti di mare, e come secondo la “classica” frittura mista. Sia in barca che a terra, comodamente se-duti intorno ad una tavola festosamente imbandita si chiacchiera, si scherza assa-

NON È SOLOUNA GITA IN BARCACondividere l’emozione sincera del mare di Sardegna e della sua gente: questo si-gnifica fare pescaturismo nella nostra iso-la.La pescaturismo è un’offerta turistica che alcune imprese di pesca propongono ai propri clienti, caratterizzata dalla possibi-lità, per il visitatore, di accedere a bordo di un’imbarcazione dedita alla pesca profes-sionale e condividere con i pescatori la vita e le attività di bordo.Contattando le imprese di pesca che svol-gono questa attività, anch’essa comple-mentare a quella principale della pesca, si può trascorrere una giornata a bordo di un peschereccio, dotato di apposita auto-

Tonino Morra

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rizzazione da parte dell’autorità marittima e di idonee attrezzature, insieme ai pescatori professionisti.Si potranno così osservare da vicino le attivi-tà quotidiane della gente di mare, conoscere il mondo della pesca, gli attrezzi, le prede, le modalità di lavoro, ma anche praticare ma-nualmente tutto ciò. E, soprattutto, si potrà assaporare la sensazione di immensità, di libertà, di immersione nella natura che navi-gare sul nostro mare garantisce a chi la sa apprezzare.Ciascun operatore offre alcuni servizi a cor-redo. Molto diffusa la ristorazione a bordo, a base del pescato, ma anche i tours del-le località costiere più suggestive, spesso raggiungibili esclusivamente in barca. Ma la cordialità dei nostri pescatori si esprime anche attraverso iniziative diverse: si va dal-lo snorkeling all’osservazione dei cetacei, dall’animazione a bordo allo studio delle carte nautiche, dai percorsi nautico-natura-listici alla visita di siti archeologici costieri

(sommersi), dal soggiorno temporaneo su spiagge solitarie alle escursioni notturne.Alcune imprese propongono anche pacchet-ti completi, con giornate di pescaturismo ab-binate al soggiorno presso l’ittiturismo.Bisogna, però, chiarire un concetto: chi decide di immergersi in questa avventura straordinaria deve ricordare che diventerà “pescatore per un giorno”: non si sale a bor-do di una nave da crociera, con tutti i suoi comforts, non si va a fare una semplice gita in barca, e non si acquista un biglietto del teatro. Spesso le proibitive condizioni mete-omarine non consentono di salpare; talvolta la forza del mare cresce improvvisamente e bisogna immediatamente rientrare in porto, affrontando i disagi del mare mosso. Ma tutto è compensato dalla possibilità di accedere ad un’esperienza unica ed indi-menticabile, che soltanto chi ha provato può veramente descrivere e dire di conoscere il mare della Sardegna.

I SEMINARI LAORE

L’Agenzia Laore Sardegna, Servizio risorse ittiche, ha organizzato due seminari formativi sul tema “Pesca-

turismo e ittiturismo: stato dell’arte, buone prassi e opportunità di sviluppo”: due gior-nate, una a Porto Torres e una a Cagliari, previste nel progetto Italia Francia Marittimo MARTE+ “mare, ruralità e terra: potenziare l’unitarietà strategica”, sottoprogetto SF “Miglioramento della competitività del setto-re primario”.Una parte delle attività previste nel proget-to è stata infatti dedicata alla conoscenza e raccolta delle buone prassi regionali e alla formazione sulle attività di diversificazione connesse alla pesca. Nel corso dell’incontro, attraverso il contributo di esperti, sono state fornite anche informazioni sulla normativa che riguarda il pescaturismo e ittiturismo, sulla realtà sarda e sulle opportunità offerte agli operatori della Sardegna dal Fondo Eu-ropeo della Pesca (misure 1.4 e 1.5).

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NON È SOLOUNA GITA IN BARCA

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LA SARDEGNA DELLE LAGUNE

La Sardegna è una delle regioni d’Europa più ricche di aree umide: questi siti, sotto-posti a vincoli ambientali da parte dell’U.E., sono caratterizzati da un’ampiezza molto variabile (dai 6 ai 2.200 ettari) e da una distribuzione geografica piuttosto omogenea

lungo le coste dell’isola.

Elenco compendi lagunari costieri:

• Laguna di Santa Caterina, saline di Sant’Antioco, stagno di Porto Botte, stagno di Porto Baiocco e stagni di Porto Pino (costa sulcitana);• Parco naturale regionale Molentargius-Saline (Cagliari);• Stagno di Notteri, stagni di Colostrai e di Feraxi, stagno di San Giovanni, stagno delle Sali-ne e stagno di Piscina Rei (Sarrabus);• Stagno di Notteri (Villasimius);• Stagni di Berchida, stagno di Bidderosa e stagno di Sa Curcurica (Capo Comino);• Stagno di Cabras, con annesse zone umide di Mistras, Pauli ‘e Sali e stagno di Sale Porcus (Golfo di Oristano).

L’ittiturismo è un’offerta di ricettività turistica complementare all’attività di pesca, svolta dai pescatori e dalle loro famiglie. Consiste nella possibilità di fornire ai propri clienti una serie di servizi: alcuni già molto diffusi, come ristorazione e ricettività alberghiera, altri meno noti, come approccio diretto al mondo della pesca, divulgazione delle tradizioni locali, riscoperta degli antichi mestieri del mare, musei degli attrezzi di pesca. Si può partecipare diretta-mente alle attività del pescatore e della sua famiglia, o visitare il compendio lagunare. Chi è più interessato alla gastronomia marinara può approfittare delle “lezioni” impartite in sala con supporti multimediali, o direttamente a tavola. Non manca la possibilità di ampliare il proprio bagaglio culturale sulla pesca moderna, come di andare oltre l’argomento specifico con visite presso piccoli giardini zoologici. Tutti gli operatori, comunque, svolgono l’attività di ristorazione; in qualche caso anche quella di ospitalità alberghiera.Come per il più noto agriturismo, anche l’ittiturismo, quindi, è una denominazione riservata alle imprese del settore primario (della pesca, in questo caso) che integrano la propria attivi-tà principale, che deve rimanere prevalente, con altre attività complementari. Ne consegue che nel campo della ristorazione, per esempio, le pietanze principali sono a base dei prodotti ittici aziendali, o di aziende limitrofe; il menu è, ovviamente, stabilito a seconda dei risultati dell’attività di pesca e delle tradizioni gastronomiche locali; la disponibilità di coperti è lega-ta alle dimensioni dell’impresa.Abbiamo sia imprese operanti in mare che imprese in laguna; in molti casi, comunque, si tratta di imprese che svolgono la propria attività prevalente sia in mare che in laguna.to

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Sarà a causa della crisi se finalmen-te si sta iniziando a riflettere sugli sprechi alimentari che avvengono nelle nostre case ogni giorno: si

tratta di 89 milioni di tonnellate di alimen-tari che finiscono direttamente tra i rifiuti, di cui la metà viene sprecata lungo la catena di approvvigionamento, dai supermercati, dai ristoranti e dagli alberghi. Ma le cifre po-trebbero aumentare anche del 40 % entro il 2020. Per fare un esempio, solo in Italia, secondo le stime di Last Minute Market, la società legata all’Università di Bologna che lavora al recupero dei beni invenduti o non commerciabili, si sprecano il 27 % della pa-sta e del pane e il 32 % dei latticini.Il Parlamento Europeo, dopo aver dichiara-to il 2014 anno europeo contro gli sprechi alimentari, ha richiesto l’elaborazione di una serie di misure combinate a livello eu-ropeo e nazionale che migliorino l’efficien-za dell’approvvigionamento e dei consumi. Si va dalle campagne di sensibilizzazione a l’imposizione di etichette più esplicite, che indichino la data entro cui il prodotto può es-sere venduto e quella entro cui deve essere consumato. In più le istituzioni dovranno favorire i ristoratori “ecosostenibili”, aggior-nando le norme per gli appalti in modo che vengano assegnati alle aziende che utilizzi-no prodotti locali.E la Sardegna con il progetto “Alimentis” è la prima regione in Italia a sperimentare il re-cupero degli alimenti che rischiano di essere buttati, allargando il circuito di donatori dai piccoli esercizi commerciali ai grandi gruppi e multinazionali. L’obiettivo è ridistribuire i beni alimentari prossimi alla scadenza, ma anche creare una rete a livello regionale ba-sata su solidarietà e fiducia: le attività com-merciali donatrici, infatti, costruiscono un accordo e un rapporto con le associazioni

caritative, e proprio questo rapporto rego-la la donazione. Donazione diretta, quindi, verso le associazioni di assistenza che ge-stiscono mense per indigenti e garantiscono assistenza agli animali d’affezione. “Alimentis” è nato da un’idea dell’Asses-sorato regionale del Lavoro e dell’Agenzia regionale per il Lavoro per creare su tutto il territorio sardo un modello di mercato dell’ultimo minuto del cibo, in collaborazio-ne appunto con Last Minute Market s.r.l. e Caritas San Saturnino Fondazione Onlus, che garantisce il coordinamento operativo.Un progetto importante, soprattutto in un momento di grave crisi economica, come ha sottolineato l’assessore del Lavoro Antonel-lo Liori: la filosofia dello “spreco utile” infatti migliora l’assistenza agli indigenti e fa bene all’ambiente perché riduce la quantità di ri-fiuti. Insomma giova a tutta la comunità sia a livello sociale che ambientale.«Un momento importante per l’Agenzia, per i funzionari e per i colleghi della rete che si è costruita intorno a questo progetto. Tessuti importanti della società che, con volontà e competenza, sono intervenuti nei proces-si fondamentali diventando perte attiva e integrante», ha commentato il direttore dell’Agenzia regionale per il Lavoro, Stefano Tunis, «l’obiettivo futuro è quello di allargare la capacità di penetrazione di questo Pro-getto, uscendo dalla semplice fornitura alle mense e arrivando al sacchetto della spesa». Il problema resta infatti quello delle sacche di povertà difficilmente intercettabili: sono quelle soprattutto dei piccoli centri, dove si tende a non utilizzare strumenti come que-sto, ha spiegato Tunis, che si augura di poter raggiungere attraverso “Alimentis” anche queste persone, che vivono senza alcun so-stegno da parte della comunità.

PROGETTOALIMENTISCON L’AGENZIADEL LAVORO

IL MERCATODELL’ULTIMO

MINUTODEL CIBO

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LE SIGNORE DEL VINO

Il comparto del vino non conosce crisi: 24 milioni di ettolitri esportati, 4,4 mi-liardi di euro di fatturato, con una cre-scita di quasi il 13 % rispetto al 2011.

E il successo del tradizionale appuntamento di Verona, giunto alla 46ª edizione, lo con-ferma. La Sardegna ha presentato le sue eccellenze e alcune novità, come il brut di Cannonau dell’azienda dei fratelli Puddu di Oliena e tra i Vermentini, il muffito di To-katerra dell’azienda Cherchi di Usini.Sono loro, Cannanau e Vermentino, i grandi protagonisti dello stand sardo al Vinitaly. E proprio sul bianco si concentrano le atten-zioni dei produttori stranieri, intenti a studia-re i segreti della produzione sarda: i francesi soprattutto, ma anche americani e austra-liani. Il mercato insomma premia l’isola, che vanta il 75 % della superficie vitata a Vermentino. Il segreto, secondo i produttori, e la qualità assicurata a cui si abbina l’ori-ginalità dell’innovazione. Ma rimontano nel mercato anche Carignano, Monica e Nura-

gus: solo l’1,5 % della produzione italiana ma di altissima qualità.Il Vinitaly è una festa per il palato e una sod-disfazione per i produttori, tra i quali spicca-no in questa edizione le donne, le “signore del vino”, come Daniela Pinna delle Tenute Olbios di Olbia, non solo produttrice ma an-che enologa e presidente del Consorzio Tu-tela del vermentino di Gallura Docg. Come Silvia Sequi dell’azienda Nuovi Poderi, pic-cola ma che esporta i suoi prodotti persino negli Stati Uniti, o come Francesca Ferobo-li, cremonese di nascita ma con un grande amore per l’isola, dove ha creato la cantina TeMa (Terra e Mare), che oggi esporta in Giappone, Germania e Svizzera.Un passo importante anche per le produzio-ni biologiche, con la presenza di Tenute Det-tori, l’unica azienda sarda nello spazio Vivit, dedicato per la prima volta quest’anno ai vini prodotti secondo le regole dell’agricoltu-ra biologica e biodinamica. Un settore in cre-scita negli ultimi anni, ma difficile, per que-

sto sono ancora poche nell’isola le cantine “bio”: alcune, come Silattari di Bosa e Pedra Maiore di Calangianus, dopo breve tempo hanno dovuto rinunciare e tornare ai meto-di di produzione tradizionali. Un soccorso è arrivato dalla normativa europea che limita l’uso di additivi, usati in quantità limitata an-che nella produzione di vino biologico, che potrà portare la dicitura “biologico” nell’eti-chetta già a partire da quest’anno.Una grande attenzione verso la qualità, ma anche verso la conoscenza nello stand Sardegna: le degustazioni sono state infat-ti guidate da Pier Paolo Fiori, sommelier e agronomo di Agris, che ha raccontato agli appassionati la storia del vino e quella dei formaggi, del pane e dei dolci che lo accom-pagnano, permettendo ai tanti amanti delle tradizioni isolane di apprezzare a pieno le sue produzioni, anche quelle più particolari e meno conosciute, dal semidano alla Mal-vasia, alla Vernaccia e al Girò, portato alla Fiera di Verona solo dalla cantina Pala.

2012

DOPO IL VINITALY CRESCONO AUTOSTIMA E NUOVI MERCATI CHE RILANCIANO CANNONAU E VERMENTINO

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I COCCOLOMMANGIO BENEE DIMAGRISCO

Incorniciato da baie di sabbia bianca e rocce, di fronte all’isola di Spargi e all’Arcipelago de La Maddalena, il resort Valle dell’Erica è stato il primo villaggio

turistico sorto in Sardegna nel 1958. Il vil-laggio originario, che già aveva ricevuto un riconoscimento dal Presidente della Repub-blica ed era meta di vacanza di star, principi e re, è stato poi completamente ristrutturato da Delphina ed è oggi un resort dotato di tut-ti i comfort, tra cui il Centro Thalasso e SPA.Il Centro Benessere Le Thermae gode delle qualità salutari dell’acqua di mare preleva-ta dalle Bocche di Bonifacio, un ambiente marino di rara purezza, e della sicurezza di una grande professionalità nel settore. Non a caso è uno dei tre centri nel mondo a po-ter vantare la collaborazione del Dott. Pier-re Dunkan, il celebre nutrizionista francese

ideatore dell’omonima dieta per dimagrire correttamente e mantenere il giusto peso senza troppe rinunce.Una collaborazione fruttuosa che ha portato alla realizzazione di un programma che ab-bina la Dieta Dunkan alla Thalassoterapia, l’insieme di pratiche del benessere legate al mare e all’ambiente marino.Una settimana di vacanza concentrata sul benessere, durante la quale si potranno assaporare le pietanze preparate secondo le istruzioni del Dott. Dunkan e della sua equipe e anche imparare a cucinarle con un corso di cucina Dunkan, diretto dal famoso chef Nando Rossi in collaborazione con gli esperti Dunkan. Un modo per apprendere il giusto metodo di attuazione della dieta e mantenerne facilmente i risultati. E poi l’atti-vità fisica sotto la guida di un coach, per con-

sentire al metabolismo di bruciare tossine e grassi in eccesso.Un modo rilassante di dimagrire, coccola-ti in tutto e per tutto dal personale di Villa dell’Erica. La vacanza ideale non solo per chi vuole ritrovare il benessere, ma anche per le coppie, con le romantiche camere pa-noramiche e le calette raggiungibili a piedi, e per le famiglie, grazie ai grandi spazi verdi e sicuri dove i bambini possono giocare senza disturbare gli adulti, del grande e attrezza-to mini club e di una splendida piscina per bimbi. E nel dopocena spettacoli e musica dal vivo.C’è proprio tutto, la natura, il benessere e la professionalità. Non resta che lasciarsi cullare dalle onde del mare di Santa Teresa di Gallura.

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Intenso misticismo, profonda spiritualità e solenne contemplazione, questa l’atmosfera de “Sa Chida San-ta” in Sardegna, che si aprirà con la Domenica delle Palme per arrivare al culmine il giorno di Pasqua. Le celebrazioni e le liturgie in cui si rivivono la Passione

e la Resurrezione di Cristo, tante diverse tradizioni eredita-te dalla cultura spagnola e sopravvissute fino ad oggi, che esercitano ancora un grande fascino non solo sui fedeli e rappresentano un grande potenziale turistico da valorizzare.L’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio in col-laborazione con l’Agenzia regionale Sardegna Promozione e le amministrazioni locali organizzano anche quest’anno un percorso per far scoprire i colori, i sapori e le suggestioni dell’isola nell’“altra stagione”. «Riprendiamo un discorso già “intrecciato” l’anno passato», ha spiegato l’assessore regionale del Turismo Luigi Crisponi in occasione dell’incontro con i sindaci e gli assessori dei centri coinvolti nelle celebrazioni dei riti, «Gli amministra-tori locali, attraverso l’opera impagabile delle confraternite (sos coffarjos), siano custodi e tramandano un inestimabile patrimonio sacro e tradizionale. Attraverso il loro coinvolgi-mento, la loro collaborazione e la condivisione fra le varie comunità di conoscenze e usanze tradizionali intendiamo, da un lato, rinforzare la “cassaforte” di questo patrimonio culturale custodito da secoli, tenendo vive le nostre radici identitarie, dall’altro promuoverlo all’esterno, in palcosceni-ci importanti». Dopo la BIT di Milano, i riti de “Sa Chida San-ta” sono stati presentati alle fiere internazionali del settore e in occasione dell’inaugurazione dei Sardegna Store di Mi-lano e Berlino, oltre che promossi sul sito Sardegna Turismo e in altri siti commerciali.Un’atmosfera che permea tutta l’isola, dal capoluogo all’Ori-stanese e Medio Campidano, dove si inizia con la via crucis “Su Nazarenu” con i tradizionali canti del Miserere e del-la Novena, fino Castelsardo, dove il “Lunissanti” viene ce-lebrato con una lunga processione. Da Iglesias, in cui i riti hanno inizio Martedì Santo con la Processione dei Misteri, per continuare con la lavanda dei piedi il Giovedì e “S’Iscra-vamentu” il Venerdì, fino alle processioni barbaricine per “S’Incontru”, che la mattina di Pasqua conduce la Madonna e il Figlio risorto ad incontrarsi lungo le strade dei paesi. Un trionfo di colori negli abiti tradizionali, nei “muccadores” decorati a mano e nei gioielli, che le donne portano orgoglio-samente come testimonianze della fede e della tradizione dell’isola.

TURISMO RELIGIOSO NEL CUORE DELL’ISOLA

• Aidomaggiore• Aggius• Alghero• Barisardo• Bonarcado• Bonnannaro• Bortigali• Bosa

• Cuglieri• Castelsardo• Cagliari• Desulo• Domusnovas• Fonni• Galtellì• Ghilarza

• Iglesias• Irgoli• Laconi• Lanusei• Milis• Narbolia• Nulvi• Nuoro

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SA CHIDASANTA

• Oliena• Onifai• Orgosolo• Oristano• Orosei• Paulilatino• Pozzomaggiore• Riola Sardo

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• Tonara• Villacidro• Villanova Monteleone• Zeddiani

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