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RIPENSARE EMANUEL LÖWY a cura di Maria Grazia Picozzi «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER

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RIPENSARE EMANUEL LÖWY1 - Volume con articoli di BIANCHI BANDI-

NELLI, BONICATTI, COARELLI, GUERRINI, MANGANARO, D’HENRY E BERTOCCHI de-dicati alle miniature dell’Iliade Ambrosiana e alla tradizione delle iconografie nell’arte tardo- antica. 1961.

2 - BOCCI P. - Ricerche sulla ceramica cicladica. 1962.

3 - BERTOLDI M. - Ricerche sulla decorazione architettonica del Foro Traiano. 1962.

4 - FRANCHI L. - Ricerche sull’arte di età severiana in Roma. 1964.

5 - ZEVI F. - La Casa Reg. IX, 5, 18-21 a Pompei e le sue pitture. 1964.

6 - GALLINA A. - Le pitture con paesaggi dell’Odissea dall’Esquilino. 1964.

7 - CARANDINI A. - Ricerche sullo stile e la crono-logia dei mosaici della Villa di Piazza Armerina. 1964.

8 - GUERRINI L. - Vasi di Hadra. Tentativo di si-stemazione cronologica di una classe ceramica. 1964.

9 - CARANDINI A. La secchia Doria: una «storia di Achille» tardo-antica. 1965.

10 - BIANCHI BANDINELLI R., FRANCHI L., TORELLI M., COARELLI F., GIULIANO A. - Sculture mu-nicipali dell’area sabellica tra l’età di Cesare e quella di Nerone. 1967.

11 - VACCARO MELUCCO A. Sarcofago del coemete-rium cis Callisti ad viam Ardeatinam. 1966.

12 - GUERRINI L. Un sarcofago dionisiaco del Museo di Grottaferrata. PANELLA C. Iconografia delle muse sui sarcofagi romani. 1967.

13 - Ostia I - AUTORI VARI Le Terme del Nuotatore. Scavo dell’ambiente IV. 1968.

14 - SCHETTINO NOBILE C. - Il Pittore di Telefo. 1969.

15 - AUTORI VARI. Omaggio a Ranuccio Bianchi Bandinelli. 1970.

16 - Ostia II - AUTORI VARI - Le Terme del Nuotatore. Scavo dell’ambiente 1. 1970.

17 - BECATTI G. - Ninfe e divinità marine - Ricerche mitologiche iconografiche e stilistiche. 1971.

18 - PICOZZI M.G. - Anfore attiche a protome equina. BECATTI G. - Controversie olimpiche. 1971.

19 - COLAFRANCESCHI CECCHETTI P. - Decora-zione dei costumi dei vasi attici a Figure Nere. 1972.

20 - AUTORI VARI - Sculture di Palazzo Mattei. 1972.21 - Ostia III, parte prima. AUTORI VARI - Le Terme

del Nuotatore. Scavo degli ambienti III, VI, VII e V di un saggio nell’area SO. 1973. Ostia III, parte seconda. AUTORI VARI Le Terme del Nuotatore. Scavo degli ambienti III, VI, VII e V di un saggio nell’area SO. 1973.

STUDI MISCELLANEI

SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELL’ANTICHITÀ

SEZIONE DI ARCHEOLOGIA CLASSICAETRUSCO-ITALICA, CRISTIANA E MEDIEVALE

STUDI MISCELLANEI

SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELL’ANTICHITÀ

SEZIONE DI ARCHEOLOGIA CLASSICAETRUSCO-ITALICA, CRISTIANA E MEDIEVALE

22 - AUTORI VARI - In memoria di Giovanni Becatti. 1976.

23 - Ostia IV AUTORI VARI - Le Terme del Nuotatore. 1978.

24 - GIULIANO A., PALMA B. - La maniera ateniese di età romana. I maestri dei sarcofagi attici. 1978.

25 - AUTORI VARI - Terrecotte votive dal Tevere. 1980.

26 - AUTORI VARI - Marmi antichi. Problemi d’impiego, di restauro e d’identificazione. A cura di Patrizio Pensabene. 1985.

27 - SANTOLINI GIORDANI R. - Antichità Casali La Collezione di Villa Casali a Roma. 1989.

28 - AUTORI VARI - Giornata di studio in onore di Achille Adriani. A cura di Sandro Stucchi e Margherita Bonanno Aravantinos. 1991.

29 - AUTORI VARI - Scritti di antichità in memoria di Sandro Stucchi (Volume I: La Cirenaica, La Grecia e l’Oriente mediterraneo; Volume II: La Tripolitania, L’Italia e l’Occidente). A cura di Lidiano Bacchielli e Margherita Bonanno Aravantinos. 1996.

30 - AUTORI VARI - Studi in memoria di Lucia Guer-rini. A cura di Maria Grazia Picozzi e Filippo Carinci. 1996.

31 - AUTORI VARI - Marmi antichi II. Cave e tecni-ca di lavorazione, provenienze e distribuzione. A cura di Patrizio Pensabene. 1998.

32 - AUTORI VARI - Scavi del Palatino I. L’area su-doccidentale del Palatino tra l’età protostorica e il IV secolo a.C. Scavi e materiali della struttu-ra ipogea sotto la cella del tempio della Vittoria. A cura di Patrizio Pensabene e Stella Falzone. 2001.

33 - PENSABENE P. - Ostiensium Marmorum. Decus et Decor. Studi architettonici, decorativi e ar-cheometrici. 2007.

34 - BARBANERA M., FRECCERO A. - Collezione di Antichità di Palazzo Lancellotti ai Coronari. 2008.

35 - AUTORI VARI - Tradizione e Innovazione. L’elaborazione del linguaggio ellenistico nell’ar-chitettura romana e italica di età tardorepubbli-cana. A cura di Eugenio La Rocca e Alessandro D’Alessio. 2011.

36 - M. MEDRI con V. DI COLA - Ostia V, Le terme del nuotatore. Cronologia di un’insula ostiense. 2013.

37 - AUTORI VARI - Ripensare Emanuel Löwy. Professore di Archeologia e Storia dell’arte nella R. Università e Direttore del Museo di Gessi. A cura di Maria Grazia Picozzi. 2013.

a cura di Maria Grazia Picozzi

«L’ERMA» di BRETSCHNEIDERL’ERMA

M. G. PICOZZI RIPENSARE EMMANUEL ISBN 978-88-913-0273-1

copertina Picozzi DEF.indd 1 20/02/2014 9.06.01

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STUDI MISCELLANEI

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Libro Picozzi 1.indb 2 30/01/2014 11.11.06

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Maria Grazia Picozzi

a cura di

RIPENSARE EMANUEL LÖWY

«L’ERMA» di BRETSCHNEIDER – ROMA

PROFESSORE DI ARCHEOLOGIA E STORIA DELL’ARTE

NELLA R. UNIVERSITÀ E DIRETTORE DEL MUSEO DI GESSI

Libro Picozzi 1.indb 3 30/01/2014 11.11.07

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Ripensare Emanuel LöwyProfessore di Archeologia e Storia dell’arte nella R. Università

e Direttore del Museo di Gessi

a cura diMaria Grazia Picozzi

Progetto grafico «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER

© Copyright 2013 by «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER – ROMAVia Cassiodoro, 11 - 00193 Roma

http://www.lerma.it ~ [email protected]

Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzionedi testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell’Editore.

Maria Grazia PicozziRipensare Emanuel Löwy.Professore di Archeologia e Storia dell’arte nella R. Università e Direttore del Museo di Gessi / Maria Grazia Picozzi. - Roma : «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER, 2013. – 316 p., ill. ; 29 cm. (Studi Miscellanei ; 37)

ISBN 978-88-913-0273-1 (brossura)ISBN 978-88-913-0271-7 (PDF)

CDD 069.09456321. Roma - Museo dei Gessi

In copertina: Veduta del «Museo di Gessi», fine ’800 - inizi ’900 (SUR, Dipartimento di Scienze dell’Antichità).

Libro Picozzi 1.indb 4 30/01/2014 11.11.07

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Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Ripensare Emanuel Löwy, di Maria Grazia Picozzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Emanuel Löwy, 1857-1938: vita e attività scientifica (a cura di Rachele Dubbini) . . . . . . .

I. L’insegnamento romano, la gipsoteca, la fototecaDomenico Palombi Emanuel Löwy nella Facoltà di Filosofia e Lettere della Sapienza (1889-1915) . . . . . . . . Maria Grazia Picozzi Il «Museo di Gessi» di Emanuel Löwy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Claudia Valeri Il Demostene di Polyeuktos e la ricostruzione Hartwig nella gipsoteca di Emanuel Löwy . . Johannes Bauer Il Museo dei Gessi dell’Università di Vienna al tempo di Alexander Conze e Otto

Benndorf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Franca Taglietti La fotografia per la didattica di Emanuel Löwy. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

II. I fondamenti teorici e la riflessione sulla rappresentazione artisticaMarco Galli ‘Immagini della memoria’. Teoria della visione in Emanuel Löwy . . . . . . . . . . . . . . . . . Claudia Cieri Via Archäologie der Kunst e Kulturwissenschaft a confronto: Emanuel Löwy e Aby Warburg . . .

III. Lo studio della scultura grecaMassimiliano Papini Uno sguardo «sobrio» sulla scultura greca. Il problema della rappresentazione dei corpi e

dei panneggi secondo Emanuel Löwy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

INDICE

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» 9 » 17

» 25

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La rappresentazione della figura umana nella scultura greca con riferimento all’interpretazione di Emanuel Löwy

Catalogo

1. Kore dedicata da Nikandre di Nasso (M. Galli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2. Kouros di Tenea (M. Galli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3. cd. Hera dedicata da Cheramyes (M. Papini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4. Moschophoros (R. Dubbini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5. Kore di Antenor (M. Papini). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6. Stele funeraria di Alxenor di Nasso (M. Galli). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .7. Tirannicidi (R. Dubbini). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8. Auriga di Delfi (R. Dubbini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9. Atena Lemnia (C. Valeri) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10. Doriforo di Pompei (M. Papini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .11. Atena Parthenos dal Varvakeion (F. Taglietti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12. Nike di Paionios (R. Dubbini). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13. Stele funeraria di Philino (M. Galli) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14. Hermes con il piccolo Dioniso (F. Taglietti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15. Apollo del Belvedere (E. Ferrazza) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16. Apoxyomenos (F. Taglietti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17. Fanciulla di Anzio (M. Papini). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18. Nike di Samotracia (F. Taglietti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19. Gladiatore Borghese (M. Papini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20. Amazzone da Virunum (R. Dubbini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Abbreviazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Bibliografia (a cura di Raffaella Bucolo) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Questo volume è stato pubblicato grazie ai contributi del Dipartimento di Scienze dell’An-tichità - Sapienza Università di Roma (Sezione di Archeologia classica, etrusco-italica, cristiana e medievale), della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza e del Museo dell’Arte Classica, che fa parte del Polo Museale dello stesso Ateneo.

Un ulteriore contributo per la sua realizzazione è giunto dall’Istituto Storico Austriaco a Roma: desidero esprimere la mia gratitudine alla Direzione dell’Istituto, specialmente a Richard Bösel e ad Ulrike Outschar.

Ringrazio in modo particolare, all’interno della nostra Università, l’Archivio Storico e la responsabile, Carla Onesti, per la sua cortesia e le sue indicazioni; il Settore Affari Generali dell’Area Patrimonio e Servizi Economali e specialmente Elisabetta Franchi, per l’indispensa-bile aiuto nelle ricerche presso l’Archivio dell’ex Ufficio Inventari.

Altre Istituzioni hanno facilitato in ogni modo il lavoro, come l’Istituto Centrale per il Cata-logo e la Documentazione: sono molto grata alla direttrice Laura Moro e a Clemente Marsicola, direttore del Laboratorio per la fotografia e il rilievo, per aver autorizzato l’esecuzione di nuove fotografie di una serie di calchi del Museo dell’Arte Classica, ad opera dei fotografi Albino Stocchi e Angelo Mamone.

Ringrazio inoltre l’Archivio Centrale dello Stato, l’Archivio Storico della Banca d’Italia, il Museo Barracco e specialmente Maddalena Cima, la Casa di Goethe, l’Istituto Archeologico Germanico di Roma, l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro e particolarmente Carlo Stefano Salerno.

Un vivo ringraziamento va ancora all’Institut für Klassische Archäologie dell’Università di Vienna e a Marion Meyer per il suo sostegno e la sua costante disponibilità.

Ma sono veramente numerosi i colleghi e gli amici italiani e stranieri, ricordati nell’ambito dei singoli saggi, che hanno collaborato in vario modo al compimento di questa iniziativa: a tutti rivolgo un pensiero riconoscente.

Roma, dicembre 2013

RINGRAZIAMENTI

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Nel 1998 l’Università di Vienna pubblicava un volume intitolato al ‘dimenticato pioniere’ Emanuel Löwy (1857-1938), in corrispondenza del sessantesimo anniversario della morte, per riportare l’attenzione su una personalità scienti-fica che negli studi archeologici contemporanei di lingua tedesca continuava ad essere trascu-rata, mentre grazie ai lavori dell’antico allievo Ernst H. Gombrich era quasi più nota negli studi di storia dell’arte moderna. Il volume, a cura di Friedrich Brein1, illustrava la vita ed il percorso scientifico di Löwy, integrando con nuovi documenti la precedente bibliografia2, comprendeva un’intervista a Gombrich e dedi-cava al contributo dell’archeologo austriaco nei suoi diversi campi di ricerca una serie di sag-gi che ne riproponevano le teorie sull’origine dell’arte figurativa, sull’arte minoico-micenea, sulla scultura e la pittura greca; era anche in-fine presentato il metodo di lavoro di Löwy, sulla base del corposo fascicolo di materiali relativi allo studio dei rilievi greci, conservato tra le fotografie pervenute dopo la sua morte all’Archäologische Sammlung dell’Università di Vienna. La raccolta di saggi viennese rappre-senta ancor oggi un momento imprescindibile negli studi loewyani ed ha suscitato negli anni seguenti altri contributi su aspetti diversi della vita e dell’opera del professore austriaco3.

RIPENSARE EMANUEL LÖWY

Maria Grazia Picozzi

Quindici anni dopo – e quindi nel settanta-cinquesimo anno dalla morte di Emanuel Löwy – viene edito questo libro, che ha avuto origine da una mostra da me curata qualche tempo fa presso il Museo dell’Arte Classica - Gipsoteca (Sapienza Università di Roma, 15 maggio – 15 ottobre 2010), dedicata a «Emanuel Löwy, il Museo dei Gessi e la rappresentazione della figura umana nella scultura greca». La mostra, allestita con il contributo del Polo Museale del-la Sapienza, presentava, attraverso i calchi della gipsoteca, una serie di esempi di statuaria e rilie-vo nell’arte greca secondo la visione teorizzata da Löwy, con un’introduzione relativa soprat-tutto all’attività didattica e scientifica dello stu-dioso presso l’Ateneo romano, alla fondazione del Museo, al ruolo svolto nella storia degli studi sulla scultura antica; quasi tutti i colleghi componenti il gruppo di lavoro costituitosi in quell’occasione aderivano, insieme ad altri stu-diosi successivamente coinvolti, ad un progetto di approfondimento delle tematiche suggerite nella mostra.

Era in realtà assolutamente doveroso e neces-sario che anche la Sapienza dedicasse una speci-fica attenzione ad Emanuel Löwy, per un quar-to di secolo «Professore di Archeologia e storia dell’arte nella R. Università di Roma e Direttore del Museo di Gessi»4, offrendo un ampliamento

1 Brein 1998, con saggi di H. Wolf, M. Wessel, f. Blakol-Mer, D. kenDl, e. Brunner, M. steskal, k. scHaller. Il cura-tore, Friedrich Brein, è scomparso nel 2011: vd. B. kratzMül-ler et al., «Gemischter Satz-In Memoriam Friedrich Brein», in Forum Archaeologiae 60/IX/2011 (http://farch.net).

2 Tra cui si ricordano in particolare i contributi italiani per la ‘riscoperta’ della figura di Löwy a Roma di Donato 1993 e BarBanera 1995.

3 Mi limito a segnalare qui soltanto alcuni tra i più significativi: in particolare, per quanto riguarda la vicenda accademica di Löwy

al suo ritorno in patria calDer 2002; per il rapporto con Freud Wolf 1998b, rose 2001, i diversi lavori di R.H. Armstrong (so-prattutto arMstronG 2004 e 2005), BerGstein 2010; per il debito di Gombrich verso il pensiero loewyano, la riflessione di BoeHM 2004; per un’analisi delle teorie sull’origine della rappresentazione figurata, le osservazioni in severi 2004 e Bol 2005 (quest’ultimo in relazione al tema dell’arcaismo greco); per un ripensamento approfondito della Naturwiedergabe, DonoHue 2011.

4 Sulla copertina del volume è stata riprodotta la titolatura autografa in alcuni casi presente - in lettere e documenti - in

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di documentazione e di riflessione sulla figura dello studioso: i risultati si sono infine concre-tizzati nei diversi saggi raccolti in questo volume.

Dopo un riepilogo cronologico della vita e dell’attività scientifica del professore austriaco, a cura di Rachele Dubbini, il volume si artico-la in tre parti: nella prima, incentrata appunto sul periodo dell’insegnamento alla Sapienza, il saggio di Domenico Palombi propone un’at-tenta lettura della documentazione comples-siva del concorso vinto da Emanuel Löwy nel 1889, e presenta nuove testimonianze per le sue tormentate vicende accademiche sino alla promozione a professore ordinario; viene dato ampio spazio da un lato alla riflessione sul pro-gramma scientifico e sull’attività universitaria di Löwy, dall’altro alla constatazione di un suo coinvolgimento solo episodico nella intensa stagione archeologica romana dell’epoca, cui i colleghi del professore austriaco partecipavano attivamente, con risultati di grande rilievo nel campo dell’antichità classica, della topografia e della paletnologia. La vicenda di Löwy viene seguita nel difficile momento del breve conge-do richiesto al Rettore nel maggio 1915, pochi giorni prima dell’inizio per l’Italia della Grande Guerra, preludio alla sua partenza da Roma, e nel successivo riallacciarsi del rapporto con la città e l’ambiente accademico italiano solo nel 1922, quando da alcuni anni era ormai profes-sore all’Università di Vienna.

Segue il saggio di chi scrive dedicato in par-ticolare al momento della fondazione e del pri-mo sviluppo del «Museo di Gessi», la più im-portante e significativa realizzazione di Löwy del periodo romano, nella sede del quartiere Testaccio, illustrata attraverso l’analisi di nuova documentazione e di alcune inedite immagini fotografiche d’insieme. Al tema della gipsote-ca si riferiscono altri due contributi, quello di Claudia Valeri, che riprende il problema icono-grafico della statua di Demostene, affrontato lucidamente da Löwy partendo dalla ricostru-

zione proposta da Paul Hartwig (di cui aveva acquistato il calco per il Museo sin dal 1903), e quello di Johannes Bauer: lo studioso ha ri-costruito dettagliatamente in questa sede la complessa vicenda del Museo dei Gessi dell’U-niversità di Vienna nel periodo della formazio-ne giovanile di Löwy, al tempo dei suoi maestri Alexander Conze e Otto Benndorf, riafferman-do la comune matrice delle raccolte viennesi di calchi e del Museo romano di Löwy nell’ambito della tradizione delle gipsoteche tedesche5.

Il saggio di Franca Taglietti presenta per la prima volta un’importante e necessaria riflessio-ne sulle fasi costitutive della fototeca e della dia-teca di Löwy, mettendo in luce l’interesse dello studioso per gli aspetti organizzativi relativi a questi strumenti di lavoro, fondamentali per la sua didattica romana: viene tra l’altro identifica-ta una parte del nucleo più antico di riproduzio-ni fotografiche, ed è illustrato il proiettore Zeiss utilizzato da Löwy sin dall’inizio del XX secolo.

La seconda parte del volume, dedicata all’a-nalisi dell’opera e del pensiero loewyano in rela-zione alla rappresentazione artistica, si apre con il saggio di Marco Galli sul celebre tema delle ‘immagini della memoria’, alla base della teo-ria della visione dello studioso austriaco: viene presentato un approfondito quadro del sostra-to culturale interdisciplinare che per la prima volta, nella Vienna tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del secolo successivo, favoriva quel dialogo fra scienze diverse, come fisiologia e psicologia, di grande importanza per la teo-ria artistica di Löwy, che ne applicava i risultati nell’ambito dell’arte greca; viene ripreso in esa-me a partire da un nuovo documento il rappor-to di amicizia con Sigmund Freud, sostanzia-to dalla comune identità ebraica unita ad una analoga formazione classica, viene anche sot-tolineato il legame poco noto con lo scienziato italiano Sante de Sanctis, collega alla Sapienza dell’archeologo austriaco, e si pone giustamente in rilievo l’ininterrotto sottile legame tra l’im-postazione teorica di Löwy e gli studi recenti di

calce alla firma dello studioso: nel caso specifico si è riportata quella che compare dopo la firma di Löwy in una lettera indiriz-zata all’ing. Giuseppe Fucci, in Archivio MAC, 29 marzo 1903.

5 Nella fase iniziale del mio studio sull’impianto della gipsoteca di Löwy, raccogliendo qualche suggestione prece-

dente (ad esempio Wolf 1998a, p. 37; kenDl 1998a, p. 274) avevo ipotizzato – senza trovare poi reali riscontri – che la co-stituzione della gipsoteca romana potesse essere stata influen-zata in modo specifico e diretto dalle raccolte di calchi viennesi su cui Löwy aveva studiato.

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11Ripensare Emanuel LÖwy

neuroscienza cognitiva applicata all’esperienza estetica.

Il saggio successivo si deve a Claudia Cieri Via, che istituisce un significativo confronto tra Emanuel Löwy e Aby Warburg nell’ambito del-le rispettive discipline, l’Archäologie der Kunst e la Kulturwissenschaft: sia negli studi di storia dell’ar-te antica degli anni romani di Löwy sia in quelli di storia dell’arte del Rinascimento di Warburg compaiono tematiche analoghe relative alla rap-presentazione artistica. Vengono messe in rilie-vo le parallele riflessioni sull’antico come mo-dello, sul movimento, sulla memoria selettiva, sulle forme tipiche e la loro sopravvivenza.

La terza parte è attinente in modo specifico allo studio della scultura greca, uno degli argo-menti principali della ricerca loewyana. Massi-miliano Papini, attraverso una rilettura del volu-me del 1911, destinato soprattutto agli studenti romani, evidenzia le diverse fasi della rappre-sentazione dei corpi e dei panneggi secondo i principi della visione artistica dello studioso au-striaco, dagli Erinnerungsbilder all’individuazione di tipi ricorrenti portati a progressivo sviluppo, ai problemi del movimento, all’idealismo cui si sostituisce nel IV secolo a.C. l’imitazione della natura (imitazione che quando diviene assoluta coincide secondo Löwy con la fine dell’arte). Emerge così il grande contributo di Löwy all’a-nalisi formale della scultura greca, in un percor-so assai spesso legato alla storiografia artistica antica; alcune delle sue intuizioni sono ancora valide in questo campo di studi, che oggi, com’è noto, suscita poco interesse rispetto alle ricer-che sui contesti socioantropologici e culturali all’origine delle opere d’arte.

In questa terza parte è anche compreso un Catalogo di venti sculture (quasi tutte già pre-senti tra i calchi esposti nella mostra del 2010), scelte per esemplificare concretamente il tema della rappresentazione della figura umana nella scultura greca, dall’arcaismo all’ellenismo, par-tendo dalle analisi dello studioso austriaco, sino alle acquisizioni degli studi più recenti. Il Cata-logo è illustrato attraverso i calchi delle sculture prese in esame, che in gran parte sono gli stessi

del «Museo di Gessi» di Löwy: le singole schede sono a loro volta richiamate nei saggi, in partico-lare in quello di Papini sui principi interpretativi della scultura greca, come in quello sulla gipsote-ca, e sottolineano per il lettore il duplice contri-buto, teorico e didattico, fornito dallo studioso austriaco attraverso l’istituzione del Museo.

Questa in generale una presentazione del contenuto del volume, che solo in parte ren-de ragione dell’articolazione delle tematiche trattate e dell’impegno partecipe degli autori, che hanno ripensato a tutto campo l’immagine del professore austriaco, privilegiando natural-mente il periodo romano, e hanno riflettuto su quanto del suo insegnamento e della sua attività scientifica è ancora oggi degno di attenzione e considerazione.

È soprattutto negli anni romani che la figura di Emanuel Löwy si conferma nei suoi aspetti peculiari e contraddittori, attiva e instancabile nello svolgimento dei propri doveri istituzio-nali di docente - che dovevano comprendere la costituzione e il potenziamento dei sussidi didattici fondamentali (biblioteca, fototeca e gipsoteca) cui dedicava le maggiori energie - ma nell’insieme relativamente isolata nell’ambiente accademico e poco compresa sul piano scien-tifico. È emerso in realtà un momento iniziale di fattiva collaborazione offerta al nuovo do-cente di Archeologia e storia dell’arte da parte dei colleghi della Scuola Italiana di Archeologia, durante la breve direzione di Ettore De Ruggie-ro6: presto si manifestava tuttavia l’incompren-sione e l’aperta ostilità di alcuni di essi (tra cui in particolare com’è noto Julius Beloch e Luigi Pi-gorini, successivo direttore della Scuola sin dal 1893) fronteggiata da Löwy con un’autodifesa dignitosa7, secondo il suo carattere riservato e mite, ma nello stesso tempo fermo e deciso; e del resto la difficoltà di rapporto con i colle-ghi italiani - ad eccezione almeno di Ettore De Ruggiero e Federico Halbherr, e naturalmente dello storico dell’arte moderna Adolfo Ventu-ri8 - è chiaramente ricordata molti anni dopo anche dall’allievo Carlo Anti nei suoi Diari, di

6 Picozzi, infra, pp. 60-62.7 PaloMBi, infra, pp. 30-35, e aPPenDice 1.8 Su Venturi D’onofrio 2008, e sulla partecipazione di

Löwy alla Scuola di Storia dell’Arte Medievale e Moderna da lui fondata, PaloMBi, infra, p. 40, con bibliografia, e taGlietti, infra, p. 127 s.

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12 Maria Grazia Picozzi12 Maria Grazia Picozzi

recente editi9. Tuttavia la posizione accademi-ca e la cortese determinazione del professore austriaco gli assicurarono considerazione e so-stegno nei momenti cruciali, all’inizio con l’ap-poggio del Ministro Ferdinando Martini per la realizzazione del «Museo di Gessi»10, in seguito tra l’altro con la nomina a membro del Consi-glio Superiore per le Antichità e Belle Arti e con gli incarichi ottenuti nell’ambito delle celebra-zioni per il cinquantenario del Regno d’Italia, in particolare quello di vicepresidente del Comita-to Ordinatore del III Congresso Archeologico Internazionale del 191211.

I tentativi di trovare tracce di una significa-tiva partecipazione di Löwy alle manifestazioni culturali romane ed ai salotti intellettuali italia-ni (al di là della presenza nella domus Lovatellia) hanno dato pochi nuovi risultati, confermando la riservatezza del suo carattere e la poca dispo-nibilità a relazioni di convenienza12. L’ambiente naturale di Löwy a Roma era comunque quello dei colleghi e amici di lingua tedesca; un riesa-me delle numerose menzioni relative allo stu-dioso nei diari di Ludwig Pollak sino al 191513 ha consentito di seguire meglio la fase inizia-

le della reciproca frequentazione14, nei comu-ni punti di incontro rappresentati dall’Istituto Archeologico Germanico e dalla sua Bibliote-ca (dove Löwy era continuamente ospite con i suoi allievi15), dai salotti di Henriette Hertz16 e della contessa Ersilia Caetani Lovatelli17: negli anni sarebbe nato un solido legame di amicizia, sulla base dei comuni interessi archeologici18e dell’appartenenza alla comunità ebraica. Nel 1912 Pollak viene ricevuto da Löwy «in seiner neuen schönen Wohnung im Palazzo Cenci»19, mentre le menzioni di visite dell’archeologo austriaco si intensificano nel 1915, sino a poco prima della partenza di entrambi da Roma: è anche ricordato il successivo ritrovarsi in Sviz-zera, a Zurigo, il 27 maggio 191520, dopo che ebbero lasciato l’Italia21. Una testimonianza del-la consuetudine di incontro di Löwy con artisti e archeologi tedeschi si desume anche dalla do-cumentazione dell’Archivio del Deutscher Kün-stlerverein 22 di Roma. Il professore divenne infat-ti membro ordinario del Circolo l’8 novembre 1890, quando era alla Sapienza da un anno, in seguito alla presentazione dello scultore Hein-rich Gerhardt23: non sappiamo quanto assidua-

9 zaMPieri 2011, soprattutto p. 210.10 Picozzi, infra, pp. 62-66.11 PaloMBi, infra, p. 38; taGlietti, infra, p. 126.12 Vd. anche PaloMBi, infra, p. 40 s.13 Su Pollak in generale caGiano De azeveDo 2010. Per le

menzioni di Löwy nei taccuini, vd. l’indice in Merkel GulDan 1988, s.v. Loewy (taccuini V- XXI), utilizzato in Ludwig Pollak 1994, pp. 30, 96-97, 98-101, 191. E’ stata di aiuto soprattutto la parziale trascrizione di G. Geier, conservata presso la Bi-bliotheca Hertziana: (Roma, Bibliotheca Hertziana: 2 voll. dattiloscritti rilegati, intitolati Auszug aus den Tagebüchern von Ludwig Pollak - Bd. 1,1886- 21, 1934 im Museo Barracco, Rom - angefertigt um 1960 und als Kopie der Bibliotheca Hertziana am 8. März 1982 zur Verfügung gestellt von Gabriele Geier, Rom); sono citati di seguito comunque soltanto alcuni dei passi riferiti a Löwy che sono risultati leggibili e sono sembrati significativi.

14 Il primo incontro di Pollak con Löwy avvenne com’è noto all’inizio del 1894 presso l’abitazione di quest’ultimo, che gli diede consigli preziosi sull’ambiente dei collezionisti romani (Merkel GulDan 1988, p. 50; caGiano De azeveDo 2002, pp. 390-392; caGiano De azeveDo 2010, pp. 47-48: Roma, Museo Barracco, Archivio Pollak, Tagebuch VI, c. 96, 6.1. 1894) . Nello stesso taccuino, in un appunto del 20 marzo 1894, Pollak ricor-da la sua prima visita al «Gipsmuseum bei Testaccio», lodando l’operato di Löwy per l’allestimento, nonostante le scarse risor-se a disposizione (Tagebuch VI, c. 157, 20.3.1894); ancora visite al Museo di Gessi ricordate in Tagebuch VII, c. 290, 27.2.1895, e c. 303, 19.4.1895; Tagebuch XI, c. 128, 20.7.1900.

15 In generale, con riferimenti, Ludwig Pollak 1994, p. 98.

16 Tagebuch XI, c. 93, 31.1.1900. Sulla Hertz eBert-scHiffe-rer 2013, pp. 11-25.

17 Tagebuch XII, c. 5, 13.1.1901. Sulla contessa Caetani Lo-vatelli PaloMBi, infra, p. 40.

18 Da notare in particolare l’appunto del Tagebuch XII, c. 1, 1.1.1901, in cui è ricordato il dono di Löwy a Pollak della sua Naturwiedergabe.

19 Tagebuch XVI, c. 350, 16.5.1912. La notizia coincide con il nuovo indirizzo noto dopo questo periodo, Via del Progres-so 23 (PaloMBi, infra, p. 40, nota 68) che corrisponde appunto a Palazzo Cenci.

20 Tagebuch XVII, c. 401b, 27.5.1915, e c. 406, 11.6.1915.21 Il destino dei due amici, che rimasero in contatto anche

in seguito, fu com’è noto diverso: Pollak tornò a Roma nel 1919, dove visse sino alla deportazione del 16 ottobre 1943; Löwy si inserì invece con una certa fatica nell’ambiente acca-demico viennese, soprattutto a causa del diffuso antisemitismo (da ultimo calDer 2002 ), e morì nel 1938, poco tempo prima dell’Anschluss (PaloMBi, infra, p. 48).

22 L’Archivio del Deutscher Künstlerverein è da poco stato trasferito dalla Bibliotheca Hertziana alla Casa di Goethe; sono molto grata alla Direzione della Casa di Goethe e alla dr. Dorothee Hock per il permesso di consultazione. Sul Circolo artistico tedesco, che aveva sede al tempo di Löwy a Palazzo Serlupi in via del Seminario 113, vd. noack 1927, I, pp. 525-534, e 635-657; WinDHolz 2008, p. 266.

23 Roma, Casa di Goethe, DK, V, 36 (Mitgliederbuch 1870-1906), 8 novembre 1890.

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13Ripensare Emanuel LÖwy

mente partecipasse ai programmi dell’associa-zione, di cui anche Amelung e Pollak dall’inizio del ’900 facevano parte, ma vi teneva confe-renze e nel 1908 condusse i membri in visita al «Museo di Gessi».24

L’eredità consegnata da Emanuel Löwy alla Sapienza e alla comunità scientifica italia-na consiste soprattutto evidentemente nella gipsoteca da lui istituita: sin dal 1912 Gherardo Ghirardini l’aveva inserita tra le realizzazioni significative dei primi cinquant’anni dell’Italia unita25. Il «Museo di Gessi», in cui Löwy svol-geva la sua attività didattica utilizzando anche i materiali della fototeca26, e teneva conferenze frequentate da un vasto pubblico27, costituiva naturalmente uno strumento scientifico im-portante per i suoi studi di scultura antica, con-sentendo in molti casi osservazioni dettagliate e confronti immediati, anche se il rapporto con gli originali era insostituibile. Soprattutto all’e-poca della preparazione de La scultura greca del 1911, quando la gipsoteca aveva già raggiun-to uno sviluppo notevole, quest’ultima fu in-dubbiamente un ausilio prezioso, e nel volume accanto alle fotografie degli originali, sempre in maggioranza, figurarono anche immagini dei calchi28. Non risulta però che Löwy sia mai stato interessato ad utilizzare il Museo come laboratorio per proporre ricostruzioni in gesso di perduti originali, sulla base di calchi di copie

diverse, che si eseguivano allora secondo i prin-cipi dell’archeologia filologica: acquistava tutta-via per la collezione i gessi delle più importanti realizzazioni in questo campo, ad opera di col-leghi illustri29.

La gipsoteca, accresciuta nel tempo dai suc-cessori di Löwy alla cattedra romana, fu ospita-ta in seguito tra il 1925 e il 1935 presso l’Istituto S. Michele, e quindi trasferita col nuovo nome di Museo dell’Arte Classica nella Città Univer-sitaria, l’attuale sede30: i docenti di archeologia classica31 che negli anni hanno diretto il Museo ne hanno sempre proseguito l’ampliamento, la cura e la tutela, sino ai tempi più recenti, an-che quando i loro interessi specifici di ricerca erano diversi32. Oggi il Museo dell’Arte Clas-sica, che attualmente dirigo, oltre a mantenere l’afferenza al Dipartimento di Scienze dell’An-tichità, fa parte del Polo Museale della Sapien-za, recentemente istituito, che raccoglie in un unico organismo i venti Musei dell’Ateneo: tra le attività del Museo sono comprese periodiche conferenze di argomento archeologico, che in ricordo di Emanuel Löwy sono a lui intitolate.

Per quanto riguarda invece la ricezione dell’insegnamento di Löwy nella nostra Uni-versità, è stato già da tempo riconosciuto che il professore austriaco ebbe il merito fondamen-tale di avvicinare alla storia dell’arte antica con metodo «germanicamente aggiornato» alcune generazioni di allievi, destinati a posizioni im-

24 Roma, Casa di Goethe, DK, 13/6 (3.Vereinsleben-Jahresbe-richte 1907-1908). La visita si svolse il 12 gennaio 1908. Per le conferenze, vd. un accenno in noack 1927, I, p. 641.

25 In generale Picozzi, infra. Per il giudizio di Ghirardini vd. GHirarDini 1912, p.12.

26 Per il momento il lavoro di recupero dei materiali del-la fototeca di Löwy ancora conservati presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità è stato soltanto impostato, ma potrà dare frutti: taGlietti, infra, p. 129 ss., e nota 27. Potrebbe es-sere intrapresa anche l’identificazione di molti dei volumi fatti acquistare da Löwy, ora appartenenti alla Biblioteca dello stes-so Dipartimento.

27 taGlietti, infra, p. 128.28 taGlietti, infra, p. 132; sull’uso delle foto dei calchi della

Gipsoteca da parte di Löwy anche BerGstein 2010, special-mente pp. 136-144.

29 valeri, infra, p. 105 per l’acquisto del calco di ricostru-zione del Demostene di P. Hartwig nel 1903; sin dal 1894 Löwy aveva introdotto nel Museo un esemplare del calco della ricostruzione di A. Furtwängler dell’Atena Lemnia (Picozzi 2006, p. 48; Picozzi, infra, aPPenDice III, p. 92, n. 15; cat. n. 9); aveva inoltre acquistato nel 1902 il calco del Discobolo rico-

struito da Furtwängler (PaPini, in L'immagine degli originali greci 2006, pp. 87-88, fig. 7), nel 1907 quello ricostruito da Rizzo (ibid., p. 83, n. 1), e nel 1909 il calco della ricostruzione di W. Amelung dell’Atena tipo Medici (ibid., p. 107, n. 1).

30 Per la storia successiva del Museo, BarBanera 1995, pp. 19-30; iD. 2005, pp. 205-211. Per cortesi indicazioni sono grata ad Antonio Giuliano.

31 All’epoca di G.E. Rizzo, il nome dell’insegnamento ini-ziato da Löwy divenne «Archeologia e storia dell’arte antica» (Annuario 1925-1926, p. 100); dal 1938 la materia compariva come «Archeologia e storia dell’arte greco- romana» (Annua-rio 1938-1939, p. 114), e nel dopoguerra, dal 1944 la denomi-nazione si stabilizza in «Archeologia e storia dell’arte greca e romana» (Annuario 1944-1945, p. 86): vd. anche Picozzi, infra, p. 59, nota 14. Alla Sapienza oggi il nome dell’insegnamento è mantenuto in quest’ultima forma nell’ambito del Corso di lau-rea triennale in Scienze archeologiche.

32 Mi riferisco in particolare al periodo di direzione di An-drea Carandini (vd. la Prefazione di caranDini in BarBanera 1995, pp. IX-XIII), ed al rinnovamento del Museo da lui pro-mosso e realizzato tra il 1993 e il 2000, con l’aiuto di M. Bar-banera.

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portanti nell’insegnamento accademico e nelle attività di scavo e di tutela33, e di valorizzare sin dall’inizio nelle sue ricerche i ritrovamenti delle imprese italiane a Creta, stabilendo l’importan-za dell’isola come luogo di origine e diffusione dei tipi statuari greci34. D’altro canto non sono emersi tentativi di proporre o appoggiare un’at-tività di scavo all’interno della cattedra: forse lo scavo non fu mai intrapreso da Löwy per un reale sopravvenuto disinteresse, o per la vo-lontà di dedicare tutto il suo tempo a svolgere nel modo migliore l’insegnamento della storia dell’arte antica per cui era stato chiamato, o per scarsa motivazione determinata da circostanze poco favorevoli, mentre nella sua prolusione universitaria aveva in realtà chiaramente sottoli-neato l’importanza dell’indagine sul terreno per gli studi archeologici35.

I successori alla cattedra di Löwy alla Sa-pienza, sino a Ranuccio Bianchi Bandinelli, non si addentrarono nel campo della teoria artistica che il collega austriaco aveva affrontato con la pubblicazione della Naturwiedergabe nel 1900: tra essi soltanto Lucio Mariani e Giulio Quirino Gi-glioli erano stati allievi diretti di Löwy (l’uno tra i primi studenti alla Scuola Italiana di Archeo-logia, l’altro tra quelli delle ultime generazio-ni36), ma entrambi seguirono piuttosto le stra-de tracciate da altri docenti di riferimento della Sapienza, come Halbherr, Pigorini, Lanciani. Alessandro Della Seta, l’allievo interessato «allo

studio dell’arte greca dal punto di vista delle di-mensioni spaziali», ricerca di cui il maestro era stato antesignano37, non ottenne alla morte di Mariani la cattedra, che la Facoltà di Filosofia e Lettere assegnò invece nel 1925 a Giulio Ema-nuele Rizzo38. L’archeologo siciliano, giunto all’insegnamento alla Sapienza al culmine del-la carriera accademica, convinto sin dal 1914 che «sembra logico anzi necessario ammettere che la storia dell’arte è una parte, per quanto essenziale e precipua, dell’archeologia»39, aveva impostato come Löwy lo studio dell’arte antica su solide basi filologiche, ma si era avvicinato precocemente alla nuova estetica dell’idealismo, e non sembra abbia mai prestato attenzione cri-tica alle ricerche del suo predecessore austria-co40, nonostante lo conoscesse e lo stimasse, adoperandosi molti anni dopo, nel 1930, perché fosse nominato Socio Straniero dell’Accademia Nazionale dei Lincei41.

Ranuccio Bianchi Bandinelli, chiamato alla cattedra romana nel 1956 dopo il collocamento fuori ruolo di Giglioli, da giovanissimo aveva stu-diato su La scultura greca42, e nel saggio di apertura di Storicità dell’arte classica, composto in gran parte sin dal 1937, periodo in cui aderiva ancora all’e-stetica crociana, prese per la prima volta in esa-me criticamente la Naturwiedergabe. L’opera dello studioso austriaco, nella valutazione di Bianchi Bandinelli, risentiva ancora del «pregiudizio della natura come meta dell’arte» e «nonostante l’er-

33 PaloMBi, infra, p. 39, con bibliografia: la citazione è da Donato 1993, p. 72.

34 PaPini, infra, p. 209, con bibliografia.35 ManacorDa 1982, p. 88; PaloMBi, infra, p. 36 s.36 Su Mariani Mazzocco 2008. Mariani succedette a Löwy

nell’insegnamento dal 1915, prima come supplente, poi come titolare, sino alla morte nel 1924; aveva iniziato ad insegnare a poco più di trent’anni come professore straordinario a Pavia, divenendo poi ordinario a Pisa nel 1902, l’anno successivo alla nomina ad ordinario di Löwy a Roma, e la sua formazione e vivacità intellettuale gli permisero di raggiungere importanti risultati in molti diversi campi di studio, non esclusa la scultura antica. Non è chiaro sino a che punto sia stato inizialmente in sintonia con Löwy (vd. PaloMBi, infra, p. 55, aPPenDice 2), con cui mantenne sempre contatti ed ebbe occasioni di colla-borazione.

Su Giglioli BarBanera 1998, pp. 140-142. Si era laureato con Löwy nel 1910, divenendo subito suo assistente; collaborò per la Mostra Archeologica del 1911 con Lanciani, e nel 1925 fu chiamato a Roma alla cattedra di Topografia dell’Italia antica; giunse alla cattedra che era stata di Löwy solo dieci anni dopo,

nel 1935 (fu lui a commemorare a Roma nel 1938 il professore austriaco, cui era rimasto legato), e continuò il suo insegnamen-to anche nel dopoguerra, dopo tre anni di sospensione.

37 calanDra 2001, pp. 135-139 e nota 36. Della Seta dal 1919 divenne direttore della Scuola archeologica italiana di Atene; vd. ora anche BarBanera 2012b.

38 BarBanera 2006, pp. 25-26; su Rizzo ora anche DuBBini 2012.

39 rizzo 1914, p. 14.40 Alcune importanti opere di Löwy sono ad esempio men-

zionate - in un certo senso già ‘storicizzate’ - sin dalla biblio-grafia per argomenti dei Prolegomeni alla Storia dell’arte greca del 1914. La Naturwiedergabe è citata per il problema della for-ma e dello stile (rizzo 1914, p. 18); tra le fonti epigrafiche è menzionato il libro «utilissimo» Inschriften griechischer Bildhauer (rizzo 1914, p. 27) ed un semplice inserimento tra i numerosi manuali tedeschi di scultura greca è anche riservato alla Die griechische Plastik del 1911 (di cui non è correttamente riportato il titolo italiano: rizzo 1914, p. 37).

41 PaloMBi, infra, p. 46, nota 98.42 BarBanera 2003, p. 32.

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15Ripensare Emanuel LÖwy

rata impostazione del problema», veniva messa in rilievo, senza condividerne gli esiti, «la descri-zione di un fenomeno psico-fisiologico, sulla formazione di immagini nella memoria visiva, la cui osservazione, è più importante per lo psico-logo che per lo storico dell’arte[…]»43. Nel 1950 anche Giovanni Becatti - che nel 1964 sarebbe poi succeduto a Bianchi Bandinelli nell’inse-gnamento di Archeologia e storia dell’arte gre-ca e romana alla Sapienza44- in occasione del bilancio sull’archeologia in Cinquant’anni di vita intellettuale italiana, esprimeva indirettamente un analogo giudizio, ricordando Löwy solo in rela-zione a Della Seta, la cui opera «risente ancora di qualche equivoco Loewiano, che pregiudica in parte ad esempio la comprensione dell’ar-caismo»45. Quasi trent’anni dopo tuttavia, nella sua ultima sintesi storiografica delle ricerche del primo novecento nel campo della storia dell’ar-te antica, Bianchi Bandinelli aveva avuto parole di ammirazione per Löwy, soprattutto perché considerato tra i pochi studiosi ad essersi ci-mentato con i problemi di interpretazione del fenomeno artistico, e dedicava anche una breve analisi alla teoria delle immagini della memoria ed al problema dello scorcio, per cui era ricor-dato l’apporto ‘anatomico’ di Della Seta46.

I contributi teorici di Löwy non erano de-stinati ad avere fortuna né a Roma né in Italia, né tra gli storici dell’arte antica, ma come sap-piamo furono apprezzati e valorizzati da Ernst H. Gombrich, che aveva seguito i suoi corsi a Vienna nel 193347: egli condivideva e sviluppa-va nei suoi scritti di storia dell’arte (per diver-si anni non molto diffusi tra la maggior parte degli archeologi italiani) la principale intuizione del suo maestro, gli schemi mentali che veniva-

no nel tempo ‘corretti’ nella rappresentazione artistica attraverso l’osservazione della natura. Come Gombrich osservava alla fine degli anni Cinquanta, Löwy si era fondato su studi di psi-cologia della percezione ancora pionieristici, al suo tempo molto meno complessi rispetto allo sviluppo che avrebbero avuto successiva-mente, ramificandosi in infinite direzioni48, ma aveva intravisto le potenzialità della conoscenza dei processi psichici per contribuire alla spiega-zione dei fenomeni artistici: «L’immagine mne-monica, come l’abbiamo chiamata, per quanto importante, è tuttavia un solo elemento in un processo psichico, lo studio del quale potrebbe secondo me aiutare a spiegare molte altre mani-festazioni dell’arte»49.

Nello stesso periodo del Novecento e nei decenni successivi l’archeologia classica a Roma grazie a Ranuccio Bianchi Bandinelli si rinno-vava come scienza storica, e la storia dell’arte antica, abbandonato un anacronistico ruolo centrale nella disciplina, era posta in stretto rapporto con la società e le sue ideologie50: la generazione degli allievi di Bianchi Bandinelli avrebbe ampiamente sviluppato gli insegna-menti del maestro nelle diverse direzioni della cultura materiale come delle ricerche storiche, sociologiche e antropologiche. Oggi l’archeo-logia classica si articola a livello internazionale in molteplici tendenze, che attraverso approcci diversificati si propongono di dare il loro spe-cifico apporto alla ricostruzione del complesso dei contesti culturali del mondo greco e roma-no, e certamente si corre in parte il rischio di ‘perdere l’arte’, almeno sotto il profilo dell’in-terpretazione e della comprensione del linguag-gio stilistico e formale51, cui la generazione di

43 Bianchi Bandinelli 1943, p. 12 (il saggio era già appar-so in forma meno estesa: Bianchi Bandinelli 1937); la Na-turwiedergabe fu anche analizzata in Bianchi Bandinelli 1942, pp. 54-56, e 121-124.

44 Giovanni Becatti, allievo tra il 1929 e il 1933 a Roma di Giglioli e Rizzo, e poi ad Atene di Della Seta, aveva recepito nella sua formazione tendenze diverse, prediligendo lo studio filologico unito alla teoria estetica crociana e a un’esigenza sto-ricistica: Parise 1988, con bibliografia.

45 Becatti 1950, p. 215. 46 Bianchi Bandinelli 1976, pp. 99-108; per la valutazione

degli studi di Della Seta, calandra 2001, pp. 137-139; Galli, infra, p. 185, considera riduttive le considerazioni di Bianchi Bandinelli anche nei confronti del pensiero loewyano.

47 Vd. Galli, infra, pp. 183 s.; cieri Via, infra, p. 197. 48 GomBrich 1965, p. 29 (la prima edizione di Art and Il-

lusion è del 1959: si cita qui la terza edizione, in italiano). Sulla storia degli sviluppi della psicologia cognitiva in generale vd. Kandel 2012.

49 löwy 1946, p. 8. Vd. il testo originale, löwy 1900, p.6: «Das Erinnerungsbild [...], ist aber nur ein, allerdings gewich-tiges Glied eines psychologischen Zusammenhanges, der eine viel weiter gehende Anwendung auf die Erscheinungen der Kunst zulässt».

50 BarBanera 2003, in part. pp. 375-382.51 Riprendo il concetto espresso da hölscher 2004, p. 19;

vd. in generale sui recenti indirizzi di ricerca hölscher 2010, pp. 13-17; PaPini 2010a, con bibliografia.

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16 Maria Grazia Picozzi

Löwy aveva dato un contributo decisivo. Ma le posizioni teoriche di Löwy nella Naturwiedergabe inducono a considerare con attenzione ancora un recente e stimolante ambito di ricerca, svi-luppatosi a partire dagli ultimi due decenni del XX secolo, quello della neuroscienza cognitiva, che ha permesso di instaurare uno stretto rap-porto interdisciplinare tra neuroscienziati e sto-rici dell’arte moderna52: un rapporto che richia-ma sotto nuove forme la volontà di dialogo tra biologia e scienze umane esistente nella Vien-na dello studioso austriaco53. Nel campo della neuroscienza cognitiva la scoperta dei neuroni

specchio ha aperto nuove prospettive di appro-fondimento dell’analisi delle emozioni suscita-te dalla creazione e dalla fruizione delle opere d’arte54; per fare soltanto un esempio delle nu-merose sperimentazioni in atto, ricordiamo che queste ricerche sono state applicate di recente all’individuazione di principi specifici su base biologica collegabili alla percezione della bel-lezza nella scultura classica55. Queste tematiche possono indubbiamente interessare e chiamare in causa anche gli storici dell’arte antica56, con-sentendo idealmente di raccogliere, nel nostro secolo, il messaggio lontano di Emanuel Löwy.

52 Sulla collaborazione fra neuroscienza e storia dell’arte cfr. la prefazione di David Freedberg alla seconda edizione italiana di The Power of Images: freeDBerG 2009a, pp. XXV-XXXII, e più estesamente anche freeDBerG 2009b.

53 Vd. soprattutto Galli, infra, con bibliografia. 54 Per un’analisi del dialogo contemporaneo tra arte e

scienza vd. anche kanDel 2012, pp. 489-491. In questo im-portante volume, relativo al mondo scientifico e artistico della

Vienna della fine ’800 inizi ’900, manca qualsiasi accenno ad Emanuel Löwy.

55 Di Dio, Macaluso, rizzolati 2010 (versione italiana di un saggio edito in PLoS ONE 2, 11, 2007).

56 Vd. l’interesse per queste ricerche espresso già da alcu-ni anni da settis, Introduzione, in Maffei, fiorentini 2008, pp. VI-XIII; anche catoni 2008, pp. 11-15.

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1.9.1857 Emanuel Löwy nasce a Vienna, ottavo fi-glio di un commerciante ebreo di origini ungheresi.

1867-1875 A Vienna il giovane Löwy frequenta l’Akademisches Gymnasium, dove consegue il di-ploma di maturità.

1876 Löwy intraprende gli studi universitari a Vien-na, concentrando il suo interesse inizialmente nelle discipline filologiche e solo in seguito nell’archeo-logia classica, sotto la guida di Otto Benndorf.

1878-1880 Löwy è borsista del Seminario Archeo-logico-Epigrafico dell’Università di Vienna.

22.8.1878-9.9.1878 Löwy partecipa al viaggio di studio in Ungheria, Slovenia e Croazia organizzato dal Seminario Archeologico-Epigrafico. In seguito a questa esperienza elabora con Wilhelm Kubitschek il testo «Bericht über eine Reise in Ungarn, Slavo-nien und Croatien», in Archäologisch-epigraphische Mit-teilungen aus Österreich-Ungarn 3, 1879, pp. 152-174.

1880 Löwy prende parte all’escursione universi-taria a Olimpia e alla visita alla collezione Liech-Liech-tenstein organizzate da Benndorf. Esce il contri- organizzate da Benndorf. Esce il contri-buto «Telephos’ Verwundung», in Archäologisch-epigraphische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn 4, pp. 220-222.

1880-1882 Löwy è bibliotecario del Seminario Ar-cheologico-Epigrafico.

1882 Löwy pubblica: «Antikensammlung des Fürsten Liechtenstein», in Archäologisch-epigraphische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn 6, pp. 63-67.

24.1.1882 Löwy discute la tesi di dottorato di ricer-ca dal titolo Untersuchungen zur Geschichte der griechi-griechi-schen Künstler (Ricerche sulla storia degli artisti gre-ci), condotta sotto la direzione di Benndorf.

EMANUEL LÖWY 1857-1938 VITA E ATTIVITÀ SCIENTIFICA

Nello stesso anno, grazie a una borsa di studio ri-cevuta dal Ministero della Cultura e dell’Istruzio-ne austriaco, Löwy partecipa insieme a Benndorf e con la «Società per la ricerca archeologica in Asia Minore» a una spedizione di ricognizione e di scavo in Licia (vd. la relazione di Löwy in O. BennDorf, «Vorläufiger Bericht über zwei österreichische ar-chäologische Expeditionen nach Kleinasien», in Archäologisch-epigraphische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn 6, pp. 238-240).

1883 Löwy pubblica:«Bericht an die Zentralkommission über Funde in St. Margarethen am Moos in N.Ö.», in Mitteilungen der k.k. Zentral-Kommission, N.F. 9, pp. 159-161.Untersuchungen zur griechischen Künstlergeschichte (Abh ArchEpiSem, Heft 4).«Unediertes aus Rhodos», in Archäologisch-epigra-phische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn 7, pp. 107-139.«Inschriften aus Gjölbaschi», in Archäologisch-epigra-phische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn 7, pp. 140-144.«Sandalenlösende Venus», in Archäologisch-epigra-phische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn 7, pp. 225-227.

1884 Löwy segue le lezioni di Heinrich Brunn a Monaco e pubblica:«Die Bronze in der Antike», in Mitteilungen des Öster-reichischen Museum für Kunst und Industrie 10, pp. 17-18.«Lysipp und seine Stellung in der griechische Kunst», in Mitteilungen des Österreichischen Museum für Kunst und Industrie 10, pp. 257-258.

1885-1887 Grazie a una borsa di studio, Löwy compie viaggi in Grecia e in Italia, da cui prende spunto per le sue ricerche.

1885 Löwy pubblica:Inschriften griechischer Bildhauer, Leipzig.

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18 Emanuel Löwy, 1857-1938

«Künstlerinschrift aus Megara», in AM 10, pp. 145-150.«EΠIΓΡΑΦH TEXNITΩN EΞ ATAΛANTHΣ», in AEphem 3, pp. 199-204.«Die Neugestaltung der athenischen Museen», in Kunstchronik 21, pp. 745-750.

1886 Vengono pubblicati gli articoli:«Inschriften aus Rhodos», in Archäologisch-epigraphische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn 10, pp. 216-222.«Grabrelief aus Korinth», in AM 11, pp. 150-161, 204-205.«Inschrift aus Mughla», in AM 11, pp. 202-203.«Inschriften aus Tralles», in AM 11, pp. 203-204.«Inschriften aus Mughla», in AM 11, pp. 326-328.

1887 Löwy pubblica:«Antike Skulpturen aus Paros», in Archäologisch-epigraphische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn 11, pp. 147-188.«Zur Troilosschale des Euphronios», in Archäolo-gisch-epigraphische Mitteilungen aus Österreich-Ungarn 11, pp. 190-192.«Zu den griechischen Künstlerinschriften», in JdI 2, p. 72.«Zwei Reliefs der Villa Albani», in JdI 2, pp. 107-111.

10.4.1887 Löwy ottiene l’abilitazione alla libera do-cenza.

1887-1888 Löwy viene nominato Docente Privato all’Università di Vienna, dove tiene i suoi primi cor-si di archeologia e arte greca e romana.

1888 Aprile. Löwy viene eletto membro ordinario dell’Imperiale Istituto Archeologico Germanico.Vengono pubblicati i testi:«Zur Geschichte des Torso vom Belvedere», in Zeitschrift für Bildende Kunst 23, pp. 74-81.Griechische Inschriftentexte für akademische Übungen aus-gewählt, Wien-Prag-Liepzig.«Schale der Sammlung Faina in Orvieto», in JdI 3, pp. 139-142.

1889 Löwy vince il concorso per l’assegnazione della cattedra di «Archeologia e storia dell’arte» all’Università di Roma. Nello stesso anno pubblica gli articoli:«Rhodiapolis», in E. Petersen, F. von luscHan (hrsg. von), Reisen in südwestlichen Kleinasien II: Reisen in Lykien Milyas und Kibyartis, Wien, pp. 76-137. «Venere in bronzo della collezione Tyskiewicz», in MonAnt 1, pp. 965-968.

1889-1890 Löwy propone alla Facoltà di Lettere l’allestimento di un ‘Gabinetto Archeologico’ com-posto da un Museo dei Gessi, una fototeca e una biblioteca.

8.11.1890 Diviene membro ordinario del Deutscher Künstlerverein di Roma.

1891 Löwy pubblica:«Sopra un’antichissima opera di scultura cretese», in RendPontAc 7, pp. 599-603.Sullo studio dell’archeologia, Firenze, pp. 1-15 (anche in La Rassegna Nazionale, 58, pp. 716-728).«Enrico Schliemann», in Nuova Antologia di Lettere, Scienze ed Arti 3. Ser., 31, pp. 328-344.Lysipp und seine Stellung in der griechischen Plastik, Ham-burg.

1892-1894 Löwy appresta la prima Gipsoteca della Sapienza a Testaccio, negli anni successivi allestisce anche la biblioteca, la fototeca e la diateca per il suo insegnamento.

1892-1893 Löwy pubblica:Rec. a: W. HelBiG, Führer durch die öffentlichen Samm-lungen klassischer Altertümer in Rom, in Kunstchronik, N.F., 4, coll. 174-180.

1893 Luglio. Löwy è nominato membro della Giunta di Belle Arti (istituita dal ministro P.I. Ferdi- di Belle Arti (istituita dal ministro P.I. Ferdi-nando Martini, operante per un solo anno).Nello stesso anno pubblica: «Zu Heinrich von Brunns fünfzigjährigem Doktor-jubiläum», in Kunstchronik, N.F. 4, coll. 281-284. «Über ein Bruchstück vom Parthenonfries», in RM 8, p. 98.«Zu griechischen Vasenbildern», in Eranos Vindobo-nensis, pp. 269-275.Inizia la collaborazione ai volumi di A. conze, Die attischen Grabreliefs, Berlin.

1894 Viene pubblicato:«Bemerkungen zur Form antiken Brotes», in RM 9, p. 98.

1895-1896 In seguito all’opposizione dei colleghi (soprattutto Karl Julius Beloch, Luigi Pigorini ed Ernesto Monaci), Löwy rischia di non essere ricon-fermato come professore straordinario.

1896 Löwy pubblica:«Aus Kreta. Hellenikos Syllogos», in Kunstchronik N.F. 7, pp. 76-78.«Di alcune composizioni di Raffaello ispirate a mo-Di alcune composizioni di Raffaello ispirate a mo-

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19Vita e attività scientifica

numenti antichi», in Archivio Storico dell’Arte 2, Ser. 2, pp. 241-251.«Ancora dell’ara di Cleomene», in RM 11, pp. 258-259. «Vergil und die Laokoongruppe», in Serta Hartelia-na, pp. 44-49. Rec. a: Le Gallerie nazionali italiane, Anno I, in Zeit-schrift für bildende Kunst, N.F., 7, pp. 46-48.Rec. a: r. von scHneiDer, Album auserlesener Gegen-stände der Antikensammlung (Wien), in La Cultura, n.s., 15, pp. 30-31.Rec. a: a. scHneiDer, Das alte Rom, in La Cultura, n.s., 15, pp. 244-246.

1897 Vengono pubblicati gli articoli e le recensioni:«Sopra il donario maratonio degli Ateniesi a Delfo», in StItFilCl 5, pp. 33-38.«Scopa minore ed il simulacro di Ercole Olivario», in RM 12, pp. 56-70, 144-147.«Un rilievo del Museo Lateranense e le sue pretese repliche», in BCom 25, pp. 42-50.«Aneddoti giudiziari dipinti in un fregio antico», in RendPontAc, pp. 27-45.Rec. a: e. Pernice, Griechische Pferdegeschirr im Anti-quarium der Kgl. Museen, in La Cultura, n.s., 16, p. 82.Rec. a: P. knaPP, Über Orpheusdarstellungen, in La Cultura, n.s., 16, p. 103.Rec. a: l. BucHHolD, Die Antikensammlungen des Grossherzoglichen Museums in Darmstadt, in La Cultura, n.s., 16, p. 103.

1898 Sono pubblicati:«Il teatro greco secondo gli studi recenti», in AeR 1, pp. 115-139.«Appunto su Neleo», in StItFilCl 6, p. 28.Rec. a: The Elder Pliny’s chapters on the History of Art, translated by k. Jex-Blake, with Commentary by E. sellers and H. L. urlicHs, in Berliner philologische Wochenschrift, 18, coll. 1417-1423.

1899 Sono pubblicate le recensioni:Rec. a: a. furtWänGler, H. l. urlicHs (hrsg. von), Denkmäler griechischer und römischer Skulptur, Handaus-gabe, in Zeitschrift für die österreichischen Gymnasien, 50, pp. 901-903.Rec. a: s. HerrlicH, Epidaurus, eine antike Heilstätte, in La Cultura, n.s., 18, p. 249.Rec. a: r. eins, Kunstgeschichte als Zweig des Geschichts-unterrichtes in den oberen Klassen des Gymnasiums, in La Cultura, n.s., 18, p. 249.

1900 Löwy pubblica:Die Naturwiedergabe in der älteren griechischen Kunst, Roma (trad. ingl. The Rendering of Nature in Early

Greek Art, London 1907; trad. it. La natura nell’arte greca. Una teoria sulla genesi della espressione figurata, Pa-dova 1946).«Zu Mitteilungen XV. S. 144», in RM 15, pp. 235-236.«Eine Vorkehrung im Zeustempel zu Olympia», in Strena Helbigiana, pp. 180-183.

9.12.1900: Löwy viene promosso a professore or-Löwy viene promosso a professore or-dinario.

1901 Viene pubblicato l’articolo: «Sull’adorante di Berlino», in RM 16, pp. 391-394.

1902 Escono gli articoli:«Zum Freiermord Polygnots», in Festschrift, Th. Gom-perz dargebracht zum 70. Geburtstag, pp. 422-426.«Die Siegerstatue des Eleers Pythokes», in WSt 24, pp. 398-405 (Bormannheft, pp. 166-173).Collabora a EA, serie V, nn. 1212-1265, 1274.

1903 Löwy pubblica:«Zur Herkunft des Triumphbogens», in Beiträge zur alten Geschichte und griechisch-römischen Altertumskunde. Festschrift zu O. Hirschfelds 60. Geburtstag, pp. 417-422.«Zur Harpyienmonument», in Mélanges Perrot, Paris, pp. 223-225.«Die Amazone in der griechischen Kunst», in Westermanns Monatshefte 93, pp. 828-842.

1905 Löwy partecipa alla fondazione della Società Italiana di Archeologia e Storia dell’Arte (1.9.1905).Vengono pubblicati gli articoli:«Zum Repertorium der späteren Kunst», in Mélanges Nicole, Gèneve, pp. 653-657.«Athlet oder Apollon?», in ÖJh 8, pp. 269-276.

1906 Esce il contributo:«Emil Szanto (22. November 1857-14. Dezember 1904)», in H. Swoboda (hrsg. von), Ausgewählte Ab-handlungen von Emil Szanto, Tübingen, pp. xi-xxiv.

1907 Löwy pubblica:«La statua di Anzio», in Emporium (Bergamo), pp. 3-19.«Sculture ellenistiche», in Ausonia 2, pp. 77-85.«Nochmals Pythokles», in ÖJh 10, pp. 326-329.«Griechische Siegerstatuen», in Westermanns Monatshefte 102, pp. 238-249.

1908 Esce il contributo:«(Nuove scoperte nel suburbio. Roma. Via Prene-(Nuove scoperte nel suburbio. Roma. Via Prene-stina) Lastre marmoree con rilievi rappresentanti delle danzatrici, scoperte nella tenuta Pedica», in NSc 5, Ser. 6, pp. 445-459.

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20 Emanuel Löwy, 1857-1938

1909 Viene pubblicato l’articolo:«Typenwanderung», in ÖJh 12, pp. 243-304.

21.12.1909 Diviene socio straniero della Reale Acca-demia di Archeologia, Lettere e Belle Arti di Napoli.

1911 Febbraio. E’ nominato cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Collabora con Rodolfo Lanciani all’organizza-zione della Mostra Archeologica nel quadro del-le celebrazioni per il Cinquantenario del Regno d’Italia.Nello stesso anno pubblica: «Typenwanderung II», in ÖJh 14, pp. 1-34.«On the Anzio Statue», in The Burlington Magazine 19, pp. 13-17.La scultura greca, Torino (Die griechische Plastik, Lipsia 1911, 19162, 19203, 19244).«Das Vorbild einer Dürerzeichnung», in Zeitschrift für Bildende Kunst, N.F. 22, pp. 231-232.

1912 Löwy è nominato, insieme a Giacomo Boni e Federico Halbherr, vicepresidente del Comitato Ordinatore del III Congresso Archeologico Inter-nazionale. Diviene membro del Consiglio Superiore per le An-del Consiglio Superiore per le An-Superiore per le An-tichità e Belle Arti e dell’Istituto Italiano di Numi- dell’Istituto Italiano di Numi-Numi-smatica.Esce il contributo:«Entstehung einer Sagenversion», in WSt 34, pp. 282-287.

1913 Viene pubblicato l’articolo:«Stein und Erz in der statuarischen Kunst», in Ku-GeschAnz, pp. 5-40.

26.11.1914 Löwy è nominato socio effettivo del-la Pontificia Accademia Romana di Archeologia. Il 30.4 aveva esposto presso la stessa Accademia i risultati delle ricerche sulla supposta statua di Semo Sancus (vd. Barrera 1914, pp. 148-150).Viene pubblicato:«Zur Aithiopis», in Neue Jahrbücher für das Klassische Altertum 33, pp. 81-94.

1915 Maggio. Löwy lascia l’Italia poco prima dell’entrata in guerra del Paese nel primo conflitto mondiale.

1.11.1915 Löwy viene dichiarato dimissionario dall’insegnamento.

Torna a Vienna dopo una breve permanenza in Svizzera.

1918/1919-1924 Löwy riprende a insegnare all’U-niversità di Vienna come professore straordinario.

31.5.1921 Viene nominato socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Vienna per la classe di scienze filosofico-storiche.

1922 Su sollecitazione dei suoi allievi, Löwy viene ri-abilitato in Italia e il Ministero della Pubblica Istruzio-ne gli riconosce il pagamento della pensione italiana.Nello stesso anno pubblica: Neuattische Kunst, (Bibliothek der Kunstgeschichte 35) Leipzig.

1923 Vengono pubblicati gli articoli:«Altgriechische Graphik», in Die graphischen Künste 46, pp. 1-10.«Ein Römisches Kunstwerk», in Studien zur Kunst des Ostens. J. Strzygowski zum 60. Geburtstag, pp. 182-184.

1924 Escono i contributi:«Apollodor und die Reliefs der Trajanssäule», in Strena Buliciana, pp. 73-76.«Pentimente in der Antike», in T. friMMel (hrsg. von), Gemäldekunde 4, pp. 65-66.

1925 Löwy pubblica:«Intorno alla Gemma Augustea di Vienna», in RendPontAc 3, Ser. 3, pp. 49-59.«Das Bildnis des Sophokles», in Belvedere 8.37, pp. 1-5.«Zur archaischen Statuenkunst», in AM 50, pp. 28-36.

1926 Viene pubblicato l’articolo:«Bemerkungen zur Ara Pacis», in ÖJh 23, pp. 53-61.

1927 Escono i contributi:«Arkadia», in Festschrift für Julius Schlosser, Wien, pp. 46-52.«Niobe», in JdI 42, pp. 80-136.«Zum Augustus von Prima Porta», in RM 42, pp. 203-222.

1928 Sono pubblicati i lavori:«Aus attischen Reliefs», in Antike Plastik. W. Ame-lung zum 60. Geburtstag, pp. 131-137.«Die Anfänge des Triumphbogens», in JbKHSWien, N.F. 2, Sonderheft 11.«Das Bildnis des Demosthenes», in Belvedere 12, pp. 79-82. Rec. a: a. sPrinGer, a. MicHaelis, P. Wolters, Handbuch der Kunstgeschichte I, Das Altertum 12, in Bel-vedere 12, pp. 70-71.

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