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6 SANISSIMI MAGGIO 2014

EDITORIALEStefano Rimondi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 9Gabriele Pelissero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 11Tonino Aceti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 13

NEWS . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 14

IN COPERTINACesare e Marta Benedetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 18

FARMACIL’uso in Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 22Silvio Garattini

CHIRURGIA ORALEAntonio Barone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26

IGIENE E PREVENZIONEGianfranco Prada . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 29

POLITICHE SANITARIEGiacomo Milillo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 32Carlo SignorelliGiuseppe Fallea

INFORMAZIONE E SALUTEUmberto Veronesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 40Michele MirabellaLuciano Onder

ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATORoberta Amadeo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 46Raffaella PannutiLuigi Querini

APPUNTAMENTIExposanità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 52

DIAGNOSTICAPasqualina Sannino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 58Franco Vito SavinoFrancesca SindoniManlio SchiavoGerardo CasucciAntonio CivettaRosella Alessandra Loi

RICERCA E INNOVAZIONEMassimo D’Erasmo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 74Alessandro Donadon

TECNOLOGIELeonardo Pepe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 78Ruggiero BollinoPasquale Uncino

PROCREAZIONE ASSISTITAMaria Elisabetta Coccia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 82Paolo Scollo

CARDIOLOGIAGiuseppe Mancia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 88

GENETICAAntonio Amoroso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 90Renata BartesaghiPierluigi Strippoli

ALIMENTAZIONEGiorgio Donegani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 98Gian Paolo Salvioli Cosimo PiccinnoAgostino MacrìFrancesco BrancatiMarina Covelli

TUMORI DELLA PELLE Paolo Marchetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 110Massimo Gravante

ESTETICAAntonino Di Pietro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 114Mario Pelle CeravoloGiacomo UrtisWalter ChiaraMarina RomanoImma MeleMaria Antonietta Plantone

SOMMARIO

Michele Mirabella, conduttore della trasmissione Elisir

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7SANISSIMIMAGGIO 2014

ANGIOLOGIAGianluigi Rosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 126

DIALISIVincenzo Cuomo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 128

REUMATOLOGIAGiovanni Minisola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 130

OCULISTICAMarco Codenotti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 132Luigi Soldati

STRUTTURE SANITARIEMario Mantovani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 136Vincenzo BonavitaMarco CecchettiGiuseppe BenedettoGina SpalloneOttavio Coriglioni

RIABILITAZIONEFrancesco Ciccarelli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 150

ASSISTENZAGraziella Lancellotti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 152Marina Generali e Riccardo Piccioni

FORNITURE OSPEDALIEREFrancesca Marcogiuseppe . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 158

DISTURBI MENTALIErnesto Nuzzo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 160

MEDICINA DELLO SPORTMarco Maiotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 162

ORTOPEDIAGloriana Turazza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 164Mario MazzaWalter PascaleAndrea Mocci

FISIOTERAPIAAndrea D’Alessandro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 170

DOLORI LOMBARIAndrea Balia e Giovanni De Martino. . . . . . . . . . pag. 172

ODONTOIATRIAGianfranco Provenzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 176Gian Carlo BigoniGregorio Menozzi e Monica MalbertiGiuseppe MolinariLuigi Vitale

IMPLANTOLOGIACelu Laufer e Francesco Flora . . . . . . . . . . . . . . . pag. 188

DIVULGAZIONE SCIENTIFICAAlessandro Comandone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 190

SOMMARIO

Cosimo Piccinno, comandante del Nucleoantisofisticazioni dei Carabinieri

Alessandro Donadon, amministratoredella Medical Srl di San Vendemiano (TV)

La partenza dell’evento Telethon “Walk for life” a Catania

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Eccellenzae innovazionestimate nel mondo

In Italia la salute è semprestata considerata un costo enon un investimento,quando invece tutta la sua

filiera potrebbe contribuire a ri-lanciare il nostro Paese. Dalla ri-cerca scientifica agli investimentiin innovazione tecnologica, ilsettore dei dispositivi medici èconsiderato strategico in moltipaesi e molto poco nel nostro.Lo dimostrano i dati pubblicatidal nostro centro studi, relativa-mente alla produzione nazionaledi dispositivi, che evidenzianoun aumento delle esportazionidel 9,6 per cento, a fronte diuna contrazione della domandapubblica interna del 5 per centoe di quella privata dell’1 percento. Questo significa che i no-stri prodotti sono molto richie-sti all’estero e che i frutti dellanostra ricerca sono apprezzaticome eccellenze in tutto ilmondo. Purtroppo invece le idee, la vo-

glia di trovare soluzioni terapeu-tiche nuove, ottime università, ilrapporto virtuoso con i clinici,cioè una naturale propensioneall’innovazione, si scontranoquotidianamente con l’immobi-lismo della burocrazia e la farra-ginosità delle nostre leggi.

Gli investimenti in ricercarendono il nostro settore vivo ecompetitivo, oltre a contribuirea innovare la sanità e a miglio-rare la qualità della vita dei cit-tadini. Il calo registrato dalla do-manda pubblica è un datosconfortante che dimostra comeil servizio sanitario nazionale stiapian piano rinunciando a inve-stire in innovazione tecnologicaa discapito della qualità dellacure dei cittadini. È importantericominciare a crescere, anchepuntando a promuovere una do-manda pubblica in tecnologiesanitarie che premi l’innova-zione. L’Italia è un paese che ha enormi

potenzialità in campo medico-scientifico, grazie a un’ottimaclasse medica e a un’industria cheproduce tecnologie di livello, ol-tre che a una gran quantità di la-boratori di ricerca pubblica. Sequesti soggetti fossero messi incondizione di fare sistema, cre-ando reti nazionali di eccellenza eriunendo i migliori poli per spe-cifiche competenze, si metterebbeun primo tassello per la crescita ela creazione di nuovi posti di la-voro. È quanto mai necessariooggi fare in modo che, con unastrategia di coordinamento cen-trale, si crei un’interazione viva eproduttiva tra industria e labora-tori di ricerca, che permetta dinon disperdere le risorse e le po-tenzialità a livello locale e diamaggiori possibilità a queste re-altà di accedere ai finanziamentiprivati e pubblici, in particolarmodo a quelli europei, per ren-dere il nostro Paese competitivorispetto agli altri Stati europei.

di Stefano Rimondipresidente di Assobiomedica

EDITORIALE

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11SANISSIMIMAGGIO 2014

Servizio sanitario,la riforma tradita

Da più di un anno tutti idibattiti politici cheparlano di sanità ruo-tano attorno a un

unico tema: la sostenibilità fi-nanziaria. Ma da più parti, so-prattutto nelle istituzioni, il temapolitico viene sviluppato solo intermini contabili, cioè di calcolodella misura del taglio della spesadestinata indistintamente al com-parto sanitario.Il risultato è sotto gli occhi ditutti: si allungano le liste di attesa,aumenta la spesa sanitaria pri-vata, sale la tassazione nelle re-gioni sottoposte al piano di rien-tro. Tutte le ultime indaginiconfermano questi risultati. Nonfacciamo quindi fatica a giudi-care la politica dei tagli lineari alservizio sanitario nazionale comeanacronistica e fortemente auto-lesionista per un sistema cheaveva prodotto finora risultati talida porre l’Italia ai primi posti

nelle classifiche dell’Oms sulla tu-tela della salute.Ed è più di un anno che Aiop haposto in evidenza, invece, l’esi-genza di puntare su altro, su mec-canismi di competizione che ren-dano il sistema virtuoso, orientatoalla qualità delle prestazioni, al mi-glioramento organizzativo, al-l’efficienza delle scelte di spesa.Sono stati indicati anche gli stru-menti: il pagamento uniforme pertutte le strutture che operano perconto del Ssn, una tariffazionerapportata ai costi sostenuti, la ter-zietà nei controlli di qualità e nellavalutazione finanziaria. Aiop nonha inventato nulla. Era già tuttoscritto sia nella riforma del 1992che sul Piano sanitario nazionale1994-1996. È stata una riformatradita. Sono bastati pochi anni esiamo ritornati al passato: il paga-mento a piè di lista per le strutturepubbliche, budget e tagli per ilsettore privato accreditato e una

continua crescita della spesa pub-blica, nascosta in alcune regionicon una riduzione, di fatto, delleprestazioni.Da più di un anno partecipo aconvegni e cerco confronti per-sonali e confesso di provare unpo’ di amarezza quando i temidibattuti riguardano unicamenteil rapporto pubblico-privato insanità, un discorso in cui si rischiadi far prevalere il dato ideologicopiù che la sostanza della tuteladella salute. Mi piacerebbe par-lare di qualità delle prestazioni, disforzi per raggiungere l’eccellenza,di cui questo Paese ha pure di-mostrato di essere capace. Sonoquesti i temi che i nostri cittadinihanno a cuore, soprattuttoquando devono scegliere solu-zioni per la loro salute senza guar-dare alla natura giuridica del-l’ospedale di cui varcano la porta.Questi sono gli obiettivi che l’Ita-lia merita.

di Gabriele Pelisseropresidente dell’Associazione italiana ospedalità privata

EDITORIALE

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13SANISSIMIMAGGIO 2014

Diritto alla saluteper tutti i cittadini

Dal 1980 il Tribunaleper i diritti del malatodi Cittadinanzattiva,grazie all’attività delle

sue 300 sezioni locali e dei ser-vizi Pit Salute presenti su tutto ilterritorio nazionale, tutela e pro-muove i diritti delle persone perun’organizzazione del servizio sa-nitario nazionale più umana, ef-ficace, efficiente, sicura e traspa-rente. I principali obiettivi delTdm sono: garantire ai cittadiniun supporto per far valere le lorolegittime aspettative, fornendostrumenti e interventi necessariper tutelare e proteggere i propridiritti; far contare il punto di vi-sta dei cittadini nelle decisionigenerali da prendere in sanità;tutelare e contribuire a rilanciareil servizio sanitario pubblico, cherappresenta un bene comuneuniversale, equo e solidale.Oggi la funzione del Tdm è fon-damentale per garantire la tutelaeffettiva del diritto alla salute: lo

dimostrano le oltre 25mila se-gnalazioni ricevute nell’ultimoanno relative alle difficoltà che icittadini incontrano nei servizisanitari. La prima è quella di ac-cedere tempestivamente alle pre-stazioni sanitarie pubbliche, acausa di ticket sempre più elevatie delle lunghe liste di attesa, an-che in oncologia. La conse-guenza è che molte persone ri-nunciano alle cure di cui hannobisogno o le posticipano.

Proprio per questo il Tribu-nale del malato è impegnato inuna campagna nazionale sulle li-ste di attesa per monitorare e de-nunciare i reali tempi di attesache vengono prospettati ai citta-dini e per proporre soluzioniconcrete a vantaggio delle per-sone. Seguono le difficoltà chevivono i cittadini all’interno deinostri ospedali alle prese conchiusure parziali e totali, ridu-zione dei posti letto, blocco delturn over del personale sanitario

e un’assistenza territoriale ancoracarente e inadeguata ai reali bi-sogni delle persone. Una situa-zione frutto dei tagli lineari chehanno inciso negativamente solosui servizi e sui diritti, lasciandoinalterati sprechi, corruzione,clientele, privilegi e inefficienzedel sistema.

Per questo il Tdm ha lanciatola campagna “I due volti dellasanità. Tra sprechi e buone pra-tiche la road map per la sosteni-bilità vista dai cittadini”, allaquale tutte le persone possonopartecipare per segnalare glisprechi e le esperienze positive dicui sono a conoscenza: uno stru-mento pratico per cominciare aeliminare le inefficienze e nonavere più scuse per continuarecon i tagli lineari. E ancora ilTdm lavora per garantire mag-giore sicurezza ed equità di ac-cesso alle cure su tutto il territo-rio nazionale, nonché il rispettodella dignità della persona.

di Tonino Aceti,coordinatore del Tribunale per i diritti del malato

EDITORIALE

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Uno studio pubblicato sulla rivista The Scientific WorldJournal evidenzia che il 70% delle donne incinte soffredi ansia o depressione durante la gravidanza. A esseremaggiormente a rischio sono le donne che hanno unprecedente nella storia familiare. La depressione e l’ansiadurante la gestazione sono più frequenti della depressionepost-partum. Esistono però alcune regole che aiutanoad affrontare il problema: dormire bene, (almeno sette ore),fare attività fisica con regolarità 4 volte a settimana, non isolarsi, cercare un aiuto professionale nel casoin cui i sintomi di ansia incidono sull’appetito e sul sonno. •

La rinite allergica, anche quando colpiscein età pediatrica, può essere efficace-mente controllata. Gli allergologi della So-cietà italiana di allergologia eimmunologia pediatrica (Siaip) hanno rac-colto le regole di base in un vademecumper orientare i genitori. È importante nonritardare la terapia appropriata, che pre-suppone sempre l’intervento dello speciali-sta allergologo. Il ricorso agli antistaminicipermette di controllare i sintomi, altri-menti è possibile passare agli steroidi na-sali, che possono essere utilizzati insicurezza dai tre anni di età e rappresen-tano i farmaci con maggiore ef-fetto sui sintomi, inparticolare l’ostru-zione nasale. L’immu-noterapia specifica “èl’unica terapia – silegge nella guida – ingrado di influiresulla storia natu-rale della patolo-gia allergica”. •

I pediatri della la Società italiana medici pedia-

tri (Simpe) evidenziano che il 43% dei ragazzi

italiani sotto i 14 anni non sa nuotare. Ogni anno

circa 80, tra bambini e adolescenti, perdono la

vita in acqua. Per diffondere le tecniche di primo

soccorso la Simpe, in collaborazione con il Mini-

stero della Salute, ha organizzato, la prima

Settimana nazionale dell’acquaticità, che si

terrà a luglio, durante la quale in 20 località bal-

neari italiane 200 medici pediatri spiegheranno

come prevenire l’annegamento o soccorrere chi

rischia di affogare. “Il progetto prevede anche la

diffusione di materiale informativo su tutto il

territorio nazionale – ha spiegato il presidente

del Simpe, Giuseppe Mele –. Inoltre, sarà realiz-

zato un quaderno sulla sicurezza in acqua

dedicato a bambini fra i 6 e gli 11 anni, grazie al

quale i piccoli impareranno come giocare fra le

onde senza rischi”. •

Sanissimi in pillole

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15SANISSIMIMAGGIO 2014

Uno studio condotto dal Ministero della Salute mette in evidenza i

costi sociali della sclerosi multipla, che superano complessiva-

mente i 2,7 miliardi di euro. La sclerosi multipla è la seconda

causa di disabilità neurologica e conta in Italia 70mila pazienti. Il

costo medio annuo per paziente al 2011 è stato stimato tra i

23mila euro per pazienti con disabilità lieve e i 63mila euro per

pazienti con disabilità grave. Tra i punti critici c’è la riabilitazione, i

cui costi ammontano a 3.418,4 euro e rappresentano il 26,7% dei

costi sanitari dei quali una quota considerevole sono dovuti al ri-

covero in ospedale per riabilitazione. Lo studio ha inoltre messo a

punto una serie di indicatori funzionali che consente di dare

scientificità alla misura-

zione dell’utilità della riabi-

litazione nel restituire non

solo singole abilità funzio-

nali, ma più ampiamente

autonomia e qualità di vita

alle persone con SM”.•

L’Europa è in cima alla classi-

fica mondiale del consumo di

alcol, questo è il verdetto

emesso dall’Organizzazione

mondiale della sanità. L’Europa

consuma 10,9 litri di alcol puro

a persona in un anno nel pe-

riodo 2008-2010 più di 4 litri

sopra la media mondiale, atte-

stata intorno a 6,2 litri di con-

sumo pro capite nell’ultimo

biennio rilevato. Secondo il

rapporto dell’Oms, nel 2010 ci

sono stati 3,3 milioni di morti

per malattie correlate all’alcol

(circa 200, tra cui cirrosi epa-

tica e cancro). L’Italia è più mo-

derata, infatti, rispetto ai 10,5

litri pro capite di alcol puro del

2010, si è passati a 6,7 litri nel

2013. Oggi l’Italia, secondo

l’Oms, si segnala per un livello

di rischio-dipendenza 1, mentre

Russia e Ucraina, con i loro

16,5 litri e 13,9 litri pro capite,

sono entrambe al livello 5. •

Gli italiani che riescono a superare la soglia dei cent’anni sono

sempre più numerosi. Secondo i dati raccolti dall’Istat, diffuso

da Coldiretti, tra il 2001 e il 2011 il numero di centenari italiani è

aumentato del 138% (passando da 6.313 a 15.080), di questi

l’83,7% è rappresentato da donne.

Il censimento ha rilevato l’aumento dell’aspettativa di vita media

degli italiani, che per gli uomini è aumentata di 2,4 anni, atte-

standosi a 79,4 anni, e per le donne di 1,7 anni, raggiungendo gli

84 anni e mezzo. Fra gli elementi che aiutano a vivere più a

lungo c’è l’alimentazione. Come ha sottolineato Coldiretti, “è

ormai accertato scientificamente che la dieta mediterranea è

uno dei fattori che garantisce una vita più lunga”. •

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16 SANISSIMI MAGGIO 2014

Il ministero della Salute, Beatrice Lorenzin, ha deciso, su istanzadi Coldiretti, di rimuovere gli ostacoli che impedivano la liberacircolazione di dati sull’uso di ingredienti importati spacciatiper autenticamente italiani. La decisione è stata presa dopole ripetute proteste degli agricoltori italiani al Brennero e lemolteplici iniziative di mobilitazione messe in campo da Coldirettial fine di contrastare le aggressioni al made in Italy conseguentialla lavorazione nel nostro Paese di prodotti alimentari oggettodi importazione o di scambio intracomunitario e la successivamessa in commercio come prodotti autenticamente italiani. •

Rendere più efficace l’impe-

gno nella diffusione della

cultura dell’allattamento al

seno, rafforzando l’informa-

zione scientifica in campo

nutrizionale rivolta ai pedia-

tri. Nasce con questo

obiettivo il sito www.allatta-

mento.sip.it della Società

italiana di pediatria, dedi-

cato ai professionisti e a

tutti coloro che sono inte-

ressati ad approfondire la

conoscenza dell’argomento.

Il sito web ospita lavori

scientifici, linee guida e pro-

tocolli, oltre a una raccolta

della normativa italiana. Una

rubrica è dedicata alla

segnalazione di realtà sul

territorio che incoraggiano

l’allattamento al seno, men-

tre lo “speaker’s corner”

raccoglie idee e proposte

per incentivarlo. •

SANISSIMI IN PILLOLE

Passo avanti dei ricercatori

dell’Istituto superiore di

sanità nella lotta alla sin-

drome di Rett, grave malattia

del neurosviluppo, oggi non

ancora curabile. Lo studio,

coordinato da Gianni Laviola

e Bianca De Filippis, ricerca-

tori del Dipartimento di

biologia cellulare e neuro-

scienze dell’Iss, è stato

pubblicato sulla rivista Neu-

ropsychopharmacology, in cui

si dimostra il potenziale tera-

peutico di un trattamento

basato sulla stimolazione di

un recettore della serotonina

nel sistema nervoso centrale.

Rara e diffusa principalmente

fra le femmine, la sindrome di

Rett si manifesta intorno a un

anno di età, quando le bam-

bine colpite da questa

patologia di origine genetica,

cominciano a perdere le

capacità acquisite nel lin-

guaggio, nel

movimento e

nella relazione

con il mondo

esterno. •

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17SANISSIMIMAGGIO 2014

Si tratta di un portale della Federazione nazionale col-

legi infermieri dell’Ipavsi, realizzata dagli infermieri,

che contiene indicazioni professionali per gestire molti

aspetti della salute familiare. Innovativo, facilmente ac-

cessibile e consultabile, è ricco di notizie continua-

mente aggiornate, presentate in un linguaggio semplice

da professionisti competenti ed esperti in fatto di assi-

stenza. Sul sito è già disponibile per il download il

primo vademecum, “Anni d’argento, anni di valore”, de-

dicato alla terza e quarta età, con consigli su alimenta-

zione e corretti stili di vita per trascorrere

serenamente questa fase della vita. •

Scade il 30 settembre 2014il termine per presentarele candidature alla terzaedizione del progetto “Under40 in hematology - Giovaniematologi a confronto”lanciato dalle scietà medicheSie e Sies. L’iniziativa halo scopo di premiare i lavoriscientifici e i progettidi ricerca nel settoredell’ematologia presentatida giovani. Il progettosi sviluppa in 2 fasi: una primaselezione dei lavori pervenutida parte dello steeringcommittee e una seconda fasein cui gli autori selezionatipresenteranno il loro lavorodurante il “final contest”che siterrà a Roma il 13-14 novembre2014. Possono parteciparei ricercatori italiani (biologi,biotecnologi, medicispecializzandi e specializzatiin ematologia) che nonabbiano compiuto i 40 annientro il termine per laconsegna dei lavori. •

È stato messo a punto da

un gruppo di scienziati del

Medical Center della Geor-

getown University di

Washington un nuovo test

che permette di predire con

probabilità superiore al

90% se una persona in salute svilupperà l’Alzheimer o una

forma di declino cognitivo entro i 3 anni successivi. L’ana-

lisi del rischio si basa sulla valutazione dei livelli di 10

diversi tipi di lipidi nel sangue. Come hanno spiegato i

ricercatori della Georgetown University, lo stadio pre-cli-

nico della malattia offre un lasso di tempo utile per

modificare la malattia. Secondo i ricercatori il test

potrebbe essere pronto per essere utilizzato in studi clinici

entro i prossimi 2 anni. •

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IN COPERTINA • Cesare e Marta Benedetti

18 SANISSIMI MAGGIO 2014

L’INDUSTRIADEL FARMACOCREA SINERGIEUN CONFRONTO FRA MULTINAZIONALI E MEDIE IMPRESE.CESARE E MARTA BENEDETTI DI ZETA FARMACEUTICI RIVELANO QUELLOCHE I NUMERI NON DICONO. UN SETTORE IN CUI ATTORI DI DIVERSEDIMENSIONI DANNO APPORTI DIFFERENTI MA COMPLEMENTARI

di Luca Càvera

Quando si parla di industria farmaceutica,il pensiero va sempre alle grandi multi-nazionali del farmaco. Nella realtà ita-liana, però, scorrendo la lista degli

associati a Farmindustria, sono molti i nomi dellemedie imprese. Queste, pur con dimensioni e nu-meri diversi, condividono con le sorelle maggiorigli stessi obiettivi: investire sulla ricerca per svi-luppare prodotti farmaceutici a elevate prestazioni.A distinguerle, a conti fatti, è soltanto l’approccio,che però vale uno scarto qualitativo importante,spessissimo a vantaggio delle medie imprese. Le pa-role chiave di questo approccio sono dinamicità,flessibilità, servizio e attenzione alle più specifichenecessità del mercato. In questo modo la mediaimpresa farmaceutica individua le strategie per in-crementare la produttività in maniera sostenibile,mentre le multinazionali, più semplicemente, de-localizzano, trasferendo le linee produttive versopaesi con un basso costo del lavoro. Inizia da que-sto tema la conversazione con Cesare e Marta Be-nedetti, padre e figlia, presidente e amministratoredelegato della Zeta Farmaceutici di Vicenza, so-

cietà per azioni con quattro vocazioni produttive,svolte in regime di GMP (Good ManufacturingProcedures): farmaceutica, medical device, inte-gratori e cosmetica, che controlla anche il notomarchio Marco Viti.

La crisi economica ha accorciato o ampliato ladistanza fra le multinazionali del farmaco e lemedie e imprese?Cesare Benedetti: «Se prendiamo come riferimentile dimensioni di fatturato, il numero di articoliprodotti, il numero di dipendenti e la potenza diinvestimento, certamente la lotta risulta invaria-bilmente impari. Tuttavia, se guardiamo meno allaquantità e più alla qualità, possiamo cogliere le sfu-mature che sfuggono ai numeri. Utilizzando unametafora, possiamo vedere la multinazionale comeun elefante e la media impresa come una lepre. Acaratterizzare il primo è l’indubbia forza, che pro-cede incontrastata, tuttavia con lentezza. Al con-trario, la lepre, seppur meno forte, è certamentepiù veloce e dinamica. Ha cioè la possibilità di farequegli scatti, quei cambiamenti di direzione re- ¬

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Cesare e Marta Benedetti • IN COPERTINA

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Marta Benedetti, amministratore delegatodella Zeta Farmaceutici Spa di Vicenza - www.zetafarm.it

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20 SANISSIMI MAGGIO 2014

pentini, che all’elefante sono assolutamente im-possibili. Uscendo dalla metafora, la multinazio-nale può lavorare sulle economie di scala coningenti investimenti in automazione, aumentandoil volume dei pezzi prodotti e contraendone ilcosto. Perché però i costi si contraggano, deve ne-cessariamente rinunciare, per esempio, a una dif-ferenziazione dei formati su piccole serie. Ed è quiche entra in gioco la media impresa, che ha lastruttura idonea a curare il dettaglio».

Automazione sembrerebbe dunque sinonimodi rigidità produttiva. Marta Benedetti: «L’automazione totale di un si-stema non può che avere per esito la rigidità, chenaturalmente non è un disvalore o un valore in sé,ma va messa in relazione agli obiettivi di sviluppo.Come Zeta Farmaceutici i nostri ultimi investi-menti sono andati nella direzione di una semi-au-tomazione, ovvero un sistema che tenga insiemel’efficienza della macchina con la dinamicità del-l’intelligenza umana. Un esempio concreto è statola realizzazione di un nuovo magazzino per lo stoc-

caggio dei prodotti finiti inaugurato nel 2013: unasuperficie di 10mila metri quadri che, grazie a unaprocedura di acquisizione flessibile, soddisfa le esi-genze di approvvigionamento dei nostri clienti.Nell’ultimo mese, poi, abbiamo avviato anche laristrutturazione dell’ex magazzino prodotti finiti,liberando così spazio in una struttura centrale checi permetterà di ampliare le linee di produzione edi conseguenza la produttività».

Esistono collaborazioni fra voi e le multinazionali?M. B.: «Collaboriamo su molti aspetti riguardanti laricerca e lo sviluppo. Spesso ci viene commissionato losviluppo di un particolare, che, per esempio, serviràalla ricerca successiva, che proseguirà la multinazionalecommittente. Anche in questo caso emerge la dinami-cità della media impresa rispetto alla grande realtà in-dustriale, che sfrutta la nostra capacità di curare ildettaglio come innesco per il processo di ricerca. Inaltri casi, lavorando sui principi attivi e le molecole giàsviluppate e disponibili sul mercato, individuiamonuove declinazioni o possibilità che la stessa casa madredel principio attivo non aveva ancora sperimentato».

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IN COPERTINA • Cesare e Marta Benedetti

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Come giudica l’attuale trasformazione che stainvestendo la rete delle farmacie italiane?C. B.: «È un’evoluzione importante, che renderà lafarmacia non più un punto vendita di farmaci,bensì il primo presidio sanitario sul territorio, gra-zie all’offerta di servizi di base – penso alla possi-bilità di effettuare analisi e prenotazioni, senza maidimenticare però anche il ruolo di punto di riferi-mento e consiglio – che andranno a sgravare ospe-dali e altre strutture sanitarie. Affinché questoprocesso evolutivo si realizzi appieno è necessarioche i tre soggetti interessati, cioè Stato, industriafarmaceutica e farmacie, rafforzino la fiducia reci-proca e la collaborazione, dato che gli obiettivi deitre soggetti alla fine convergono in uno: garantireun servizio efficiente al cittadino».

Avete preso in considerazione anche l’opzionedel mercato internazionale?C. B.: «La nostra attenzione è rivolta principal-mente al mercato nazionale, perché secondo noi cisono ulteriori e importanti spazi di crescita. Tutta-

via osserviamo con estremo interesse anche quantoaccade sui mercati internazionali, dove abbiamocominciato a muovere i primi passi. Lo facciamocon estrema cautela, perché una penetrazione im-portante in un paese estero richiede investimentimolto onerosi e, soprattutto, ricchi di incognite:ogni paese, infatti, ha le sue regole e i suoi diversicanali di vendita. Abbiamo scelto pertanto di pro-cedere un passo alla volta, cercando innanzituttodi capire quali sono i mercati potenziali».

Quali potrebbero essere questi mercati e conquale strategia vorreste approcciarli?M. B.: «Certamente Europa, Asia, con in testa laCina, che ha potenzialità enormi. Negli anni scorsici siamo anche avvicinati all’area balcanica, tutta-via non è un mercato numericamente molto inte-ressante rispetto ai nostri obiettivi. La strategia cheimmaginiamo è quella di creare delle joint venturecon aziende in loco, in modo da creare una strut-tura funzionale alle nostre esigenze e declinata se-condo le dinamiche del mercato locale».

La media impresapuò attuare cambiamenti

a velocità insostenibiliper una multinazionale

Cesare e Marta Benedetti • IN COPERTINA

Cesare Benedetti, presidente della Zeta Farmaceutici Spa di Vicenza

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FARMACI • L’uso in Italia

22 SANISSIMI MAGGIO 2014

Nei primi nove mesi del 2013 il consumodei medicinali è cresciuto del 2 per cento,insieme alla spesa sostenuta dai cittadini,che è aumentata del 3,9 per cento, men-

tre è diminuita del 4 la spesa farmaceutica a caricodel servizio sanitario nazionale. Sono questi i datipiù significativi contenuti nel rapporto Osmed,l’Osservatorio nazionale sull'impiego dei medicinali,dal titolo “L’uso dei farmaci in Italia gennaio-set-tembre 2013”, presentato a Roma lo scorsofebbraio. Nei primi nove mesi dello scorso anno gli italianihanno acquistato un totale di 1.398 milioni di con-fezioni di medicinali (classe di rimborsabilità A eC), per una media di circa 23 confezioni a testa. Ifarmaci per l’apparato cardiovascolare restano intesta alla graduatoria di consumo e spesa, seguiti daimedicinali per l’apparato gastrointestinale e per ilmetabolismo. Il rapporto evidenzia, inoltre, che gliitaliani fanno largo uso di antidepressivi e final-mente iniziano a utilizzare i medicinali a brevettoscaduto, che hanno costituito il 65 per cento delledosi giornaliere consumate ogni mille abitanti (+7,7rispetto al 2012) e il 46 per cento della spesa con-venzionata, con una crescita rispetto allo scorsoanno di quasi cinque punti percentuali. Complessi-vamente, i primi venti principi attivi a brevettoscaduto rappresentano circa il 50 per cento delle

VENGONO PRESCRITTI MEDICINALI PIÙ COSTOSI MA GLI ITALIANISTANNO IMPARANDO A FAMILIARIZZARE CON I GENERICI.IL QUADRO CONTRADDITTORIO CHE EMERGE DALLA RICERCA OSMEDSUL RAPPORTO DEI CITTADINI CON I FARMACI

CRESCE IL CONSUMO,MA LO STATO RISPARMIA

di Teresa Bellemo

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23SANISSIMI

L’uso in Italia • FARMACI

MAGGIO 2014

dosi giornaliere. I dati raccolti provengono dal monitoraggio dellaspesa farmaceutica convenzionata a livello sia nazio-nale che regionale, grazie all’elaborazione di oltre500 milioni di ricette prescritte dai medici di medi-cina generale e inviate dalle circa 18mila farmaciedel territorio. Nei primi nove mesi del 2013 la spesafarmaceutica nazionale totale, sia pubblica che pri-vata, è stata di 19,5 miliardi di euro, di cui il 74,7per cento è stato rimborsato dal servizio sanitarionazionale. Quella territoriale pubblica è stata invecepari a 8.799 milioni di euro, con una riduzione del3,9 per cento rispetto allo stesso periodo dell’annoprecedente. La riduzione è dovuta principalmenteall’abbassamento del 4,9 per cento della spesa far-maceutica convenzionata, ma sono i consumi inregime di assistenza convenzionale che cresconosignificativamente, con incrementi sia del numerodi ricette che delle confezioni, rispettivamente del3,2 e del 2,6 per cento. Questo significa che inmedia, ogni giorno, è stato utilizzato l’equivalentedi circa 14 confezioni per abitante. Oltre a questo dato, nel 2013 si riscontra però unamaggiore incidenza - il 12,7 per cento - della par-tecipazione a carico del cittadino. Le motivazioniprincipali sono soprattutto l’incremento del ticketfisso per ricetta dei medicinali di classe A (+5 percento), ma anche il ticket per confezione e la quota

a carico del cittadino oltre il prezzo di riferimentoper tutti quei medicinali a brevetto scaduto. Dun-que, è per questo che la spesa privata, checomprende tutte le voci di spesa sostenute dal cit-tadino, ha registrato un incremento del 3,9 percento.Per quanto riguarda le strutture sanitarie pubbliche,invece, nei primi nove mesi del 2013 la spesa per imedicinali è stata pari a poco più di 100 euro procapite, in crescita del 3,3 per cento rispetto allostesso periodo dell’anno precedente, mentre le dosisono diminuite del 20,3 per cento. In termini dispesa a carico del Ssn, quindi, si registrano anda-menti opposti nel canale convenzionale rispetto aquello non convenzionale (dato dagli acquisti dellestrutture sanitarie pubbliche), che invece è caratte-rizzato da consumi in riduzione e spesa crescente. Lacausa principale della riduzione della spesa pubblicasi può riscontrare dunque nella diminuzione deiprezzi (-4,7 per cento), mentre si è assistito a unlieve spostamento della prescrizione verso categoriepiù costose e a un aumento nei consumi (+1,9 intermini di dosi giornaliere).Da sottolineare, infine, che nell’assistenza conven-zionata i medicinali si concentrano su un numerolimitato di principi attivi. Infatti, le prime 30sostanze rappresentano il 48 per cento della spesafarmaceutica lorda.

Nel 2013 si è riscontrataun’incidenza del 12,7 percento della partecipazionea carico del cittadino

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24 SANISSIMI MAGGIO 2014

DI GENERICOC’È SOLO IL NOMECHE SI VOGLIA CHIAMARLI EQUIVALENTI,O A BREVETTO SCADUTO, RESTA IL FATTOCHE NEL 2013 AVREBBERO POTUTOFAR RISPARMIARE UN MILIARDODI EURO AI CITTADINI ITALIANI.NON È POCO IN ERA DI SPENDING RIEVIEW

Complessivamente, il consumo difarmaci a brevetto scaduto rappre-senta il 62 per cento dei consumi inregime di assistenza convenzionata

e il 37,7 della spesa netta convenzionata. Ilrapporto Osmed sull’utilizzo dei farmaci inItalia parla chiaro: il consumo aumenta, manon decolla. Soprattutto in confronto ad altripaesi europei, come Inghilterra, Francia eGermania. Le motivazioni addotte sono quasisempre le stesse: abitudine dei consumatori,pubblicità, eccipienti diversi, diffidenza per-sino di una certa parte di medici. Anche ilnome però non aiuta. «La gente li conoscecome generici, un termine che suona male maquello che è generico non è il farmaco, bensìil suo nome» sottolinea Silvio Garattini, diret-tore dell’Istituto Mario Negri di Milano. Se

poi si calcola che in Italia dal 2005 i genericivengono chiamati equivalenti, sembra chiaroche non si tratti di un problema di efficacia,quanto piuttosto di una giusta ed equa comu-nicazione ai cittadini, non solo sui farmaci abrevetto scaduto, ma anche sulle buone pra-tiche per far sì che l’allungamento delleaspettative di vita prosegua di pari passo conil benessere.

Secondo la ricerca OsMed “L'uso deifarmaci in Italia” i più prescritti sono ifarmaci cardiovascolari. Che significatoha a livello sociale?«L’allungamento della vita media, partico-larmente notevole in Italia, ha comportatol’aumento della prevalenza di pazienti por-tatori di malattie cardiovascolari. In generalei farmaci cardiovascolari sono certamenteattivi e hanno un rapporto favorevole frabenefici ed effetti tossici. A questi farmaci sideve la diminuzione della mortalità dovutaa ragioni cardiovascolari, anche se spessopurtroppo sono utilizzati in modo nonappropriato».

Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche Mario Negri di Milano

di Teresa Bellemo

FARMACI • Silvio Garattini

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25SANISSIMIMAGGIO 2014

Quali potrebbero essere le praticheutili a ridurre il costante aumento del-l'utilizzo di questi farmaci negli ultimianni?«Molte delle malattie cardiovascolari nonpiovono dal cielo, ma sono il frutto dellenostre cattive abitudini di vita. Fumo,alcol, sedentarietà, sovrappeso, dietepovere di vegetali sono fattori di rischiomolto importanti. Se tutti adottasseromigliori stili di vita sarebbero necessarimeno farmaci, meno ospedalizzazioni e,alla fine, minori spese. Sono necessariimportanti programmi di prevenzione cheoggi purtroppo mancano».

La diffusione del farmaco generico sista ampliando. Secondo lei quali le moti-vazioni e quali i vantaggi per il Ssn?«Attualmente il farmaco dal nome gene-rico - questa è la corretta definizione - èpoco utilizzato, perché le multinazionalihanno diffuso un’informazione priva difondamento, secondo cui questi farmacisarebbero meno efficaci dei farmaci con ilnome di fantasia. Nel 2013 i cittadini chehanno scelto quest’ultima categoria di far-maci hanno pagato quasi un miliardo dieuro senza avere alcun vantaggio».

La ricerca infatti attesta che chi sceglieun generico fa parte di una percentualeancora relativamente bassa rispetto aquelle del resto d'Europa. Quali sono lefasce più resistenti e come riuscire amigliorare queste cifre?«La differenza è molto importante perché danoi i farmaci generici rappresentano il 20per cento, mentre in Inghilterra e Germaniasiamo nell’ordine del 60-70 per cento. Pur-troppo, c’è la convinzione che i farmaci piùcari siano i migliori, mentre non è semprevero, anzi spesso è il contrario. Occorre farconoscere ai medici i risultati degli studi –oggi mantenuti segreti dalle autorità regola-torie – che mostrano l’equivalenza frafarmaci dal nome generico con quelli dalnome di fantasia».

Su questo fronte quali sono le colpedelle aziende farmaceutiche? Perché oggiuna confezione ad esempio di Ibuprofenein Gran Bretagna costa anche 20 pence equi non costa mai meno di 4 euro?«Per quanto riguarda i farmaci cosiddettidi fascia A, quelli rimborsati dal Ssn, iprezzi in Italia sono fra i più bassi d’Eu-ropa. Proprio per questo le industriefarmaceutiche possono stabilire libera-mente il prezzo dei farmaci di fascia C,che, appunto, risultano più cari rispettoagli altri Paesi europei. I farmaci di fasciaC, pagati direttamente da chi li acquista,comprendono farmaci non strettamentenecessari, spesso poco efficaci. Per l’Ibu-profene il problema è che in Italiaabbiamo confezioni da 30 compresse,mentre sarebbero sufficienti confezionicon 6-8 compresse. Inoltre, non si applicail principio che ogni nuovo prodotto conlo stesso principio attivo dovrebbe essereapprovato solo se ha un prezzo minorerispetto a quelli già in commercio».

Qual è la sua opinione riguardo ilrecente caso Roche-Novartis?«Spetta alla Magistratura dare un giudizio.Dal punto di vista farmacologico e clinicoè inaccettabile che due farmaci, sostanzial-mente equivalenti, abbiano un prezzo cosìsproporzionatamente diverso».

Da noi i farmaci genericirappresentano il 20 per cento,mentre in Inghilterra e Germaniasiamo nell’ordine del 60-70

Silvio Garattini • FARMACI

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26 SANISSIMI MAGGIO 2014

CHIRURGIA ORALE • Antonio Barone

In passato la chirurgia orale richiedeva spesso so-luzioni di compromesso per il paziente, sia dalpunto di vista estetico che funzionale. Negli ul-timi anni, invece, è andata sviluppandosi una

tecnica che consente di realizzare protesi fissate nonpiù su denti o appoggiate alle gengive, ma ancoratedirettamente all’osso. «L’implantologia - spiega An-tonio Barone, presidente della Società italiana dichirurgia orale e implantologia - ha indubbiamenterivoluzionato l’approccio clinico per numerose pro-cedure odontoiatriche, evolutesi in trattamenti af-fidabili e quasi completamente predicibili per largaparte delle necessità dei nostri pazienti».

L’implantologia ha segnato una svolta nelcampo della chirurgia odontoiatrica. Quali nuove

metodiche ha apportato?«L’evoluzione delle tecniche e la ricerca scientificahanno consentito progressi notevoli. Attraversol’utilizzo degli impianti abbiamo la possibilità di so-stituire denti mancanti, persi dal paziente per variecause, e costruire delle protesi di eccellenza. Il cli-nico dispone oggi di numerosi dispositivi e solu-zioni per ottimizzare il piano di trattamento delpaziente. Gli impianti possono essere utilizzati nellastragrande maggioranza dei casi clinici, ricorrendo anuove tecnologie e a innovativi biomateriali ingrado di ricreare la tridimensionalità e l’architetturavolumetrica dei tessuti persi e successivamente in-serire impianti osteointegrati».

Rispetto a quali patologie o difetti dentali la tec-

NON ESISTE IL DUALISMOTRA VECCHIE E NUOVE TECNICHE.ESISTONO PIÙ SOLUZIONITERAPEUTICHE, TALUNEANCHE MOLTO SOFISTICATE,PER RESTITUIRE AL PAZIENTELA COMPLETA FUNZIONALITÀDEL CAVO ORALE

di Giacomo Govoni

L’OBIETTIVO È LA SALUTEDEL PAZIENTE

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Antonio Barone • CHIRURGIA ORALE

nica implantologica risulta più efficace?«L’implantologia è uno dei trattamenti di elezione del-l’edentulia, ovvero dell’assenza dei denti. La perdita didenti si associa a modifiche importanti dei tessuti osseie gengivali nel cavo orale o ad alterazione del tono mu-scolare e del viso. Nel caso di mancanza del singolodente, in passato l’unica scelta era il ponte utilizzando identi adiacenti: oggi l’impianto costituisce una valida al-ternativa terapeutica. In caso di mancanza totale di dentiin passato l’unica scelta era la dentiera: oggi gli impiantioffrono varie scelte a seconda delle necessità funzionali,estetiche e anche economiche del paziente».

Ci sono controindicazioni che suggeriscono dinon sottoporre il paziente a terapia implantologica?«La terapia implantologica ha controindicazioni sistemi-che e locali. Per sistemiche intendo tutte quelle patologie,

come malattie cardiovascolari, diabete scompensato e cosìvia, alla base di una condizione di non operabilità o dimaggior rischio chirurgico per il paziente. Un’accurataanamnesi e un consulto multidisciplinare con medici spe-cialisti ci permettono oggi di selezionare attentamente ilpaziente candidato alla chirurgia implantare. Sicoi ha in-trapreso una collaborazione con alcune tra le principali so-cietà scientifiche di medicina generale, al fine di stilare dei“consigli terapeutici” che costituiscano per il clinico unaguida operativa di semplice consultazione per gestire queipazienti caratterizzati da patologie sistemiche o assunzionedi farmaci particolari».

Quanto alle controindicazioni locali?«Si possono identificare in condizioni di assenza diadeguata volumetria ossea, persistenza di infezionipregresse, come la malattia parodontale non trattataoppure non adeguatamente trattata, e infine di pre-senza di patologie muscolari e articolari che non ri-spondono al trattamento. In ogni caso, un’adeguataprocedura di diagnosi iniziale rimane il fondamentosia per individuare il miglior percorso di trattamentoche per identificare le controindicazioni».

Quali sono i criteri per stabilire che un inter-vento implantologico è andato a buon fine?«L’intervento di implantologia può essere di livelli diffe-renti: di base, ovvero posizionamento di impianti in sitinon compromessi; più complesso, in zone che richie-dono tecniche specifiche; molto avanzato, caratte- ¬

Da sinistra, Antonio Barone, presidente della Società italianadi chirurgia orale e implantologia; Annamaria Genovesi e Ugo Covani

Bisogna avere ben chiaroche non si possonoabbandonare gli iterdiagnostici e proceduraliidonei in nome dell’economia

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CHIRURGIA ORALE • Antonio Barone

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rizzato a volte anche da più sequenze operative. Il cli-nico ha a disposizione alcuni parametri molto selettiviper monitorare gli impianti e stabilirne la condizione dibuona o cattiva salute. In realtà ritengo che il vero suc-cesso dell’implantologia possa registrarsi quando si ri-pristina la funzione del paziente, ovvero le capacitàmasticatorie, fonatorie, relazionali e quando il restauroprotesico risulta ben mimetizzato nell’ambito del suocavo orale».

I costi degli impianti talvolta sono ritenuti ecces-sivi. Possiamo fare un po’ di chiarezza in tal senso?«Si tratta di un tema molto dibattuto e anche mal af-frontato. È evidente che le tecniche più complesse sianospesso le più costose, non solo in medicina perché ai fat-tori che determinano il costo di un prodotto c’è da ag-giungere la qualità, legata ai materiali o alle tecnicheutilizzate, ma anche alle capacità dell’operatore. Io credoche il costo della nostra attività debba andare di paripasso con un ritrovato rapporto medico-paziente el’estrema qualità professionale di chi esegue una proce-dura, alla qualità dell’ambiente e dello staff. Non esisteuna salute di serie A o di serie B. Ma non è nemmenogiusto che esista il low cost».

Ciò significa che farsi impiantare una protesi ri-chiede un certo esborso.«Il costo dell’implantologia in Italia è sicuramente ele-vato, ma il settore è altamente specialistico e sofisti-cato. Quando manca un dente singolo, tuttavia, un

impianto o un ponte in termini di costi tendono aequivalersi. Nei casi di mancanza totale dei denti, lacosiddetta dentiera potrebbe essere stabilizzata conl’ausilio di due o più impianti fino ai trattamenti piùsofisticati. In linea generale, rimarco che dietro alcosto delle procedure non ci sono solo tecnologie eprodotti utilizzati, ma anche e sempre il cervello e lemani del clinico che valuta, decide e opera. La sfidapertanto è individuare soluzioni adeguate alle possi-bilità dei pazienti, avendo però ben chiaro che non sipossono abbandonare gli iter diagnostici e procedu-rali idonei in nome dell’economia».

All’orizzonte si preannunciano nuove tecnichedi riabilitazione impianto-protesica, che prevedonol’impiego di strumenti e materiali di ultima gene-razione. Quali le più innovative?«Di sicuro questa è l’epoca dell’avanguardia tecno-logica. Oggi possiamo fare impianti con tecniche dichirurgia computer guidata, eseguire protesi a ca-rico immediato ovvero inserirle lo stesso giorno delposizionamento degli impianti, utilizzare biomate-riali di sintesi per ripristinare il volume osseo. Siamoveramente a un livello di conoscenza molto elevatoe la ricerca oggi progredisce a ritmo incalzante, avolte vertiginoso. Io mi auguro che la ricerca volgasempre più verso la prevenzione delle malattie cheprovocano la perdita dei denti e allo studio di solu-zioni intelligenti che consentano soluzioni riabilita-tive di buona qualità a costi contenuti».

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Un’accurata anamnesie un consulto multidisciplinarecon specialisti permettonodi selezionare il pazienteda sottoporre a chirurgiaimplantare

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29SANISSIMI

Gianfranco Prada • IGIENE E PREVENZIONE

MAGGIO 2014

Gli effetti della crisi si fanno sentire anche sullasalute, cura della bocca compresa e sono sem-pre meno gli italiani che vanno dal dentista. Èla fotografia mostrata dall’Andi al congresso

scientifico nazionale dello scorso novembre, da cui sievince che tra il 2007 e il 2012 circa mezzo milione diitaliani hanno ridoto nel complesso la spesa mensile perla salute orale del 30,5 per cento. Un taglio imprudente,se si pensa che ogni anno spuntano 6.000 nuovi casi dieventi tumorali legati al cavo orale, con un’incidenza inaumento specie per l’uomo. «Si tratta di patologie – sot-tolinea Gianfranco Prada, presidente di Andi – chepossono e devono essere intercettate per tempo perimpedirne l’aggravamento».

In generale, quali sono le regole d’oro da osser-vare sul versante della prevenzione?«In termini di prevenzione della carie e delle malat-tie dei tessuti di sostegno del dente, è bene lavare identi almeno due volte al giorno, utilizzando undentifricio contenente fluoro, nella dose e nella con-centrazione appropriata all’età e passare il filointerdentale una volta al giorno. Oltre all’igieneorale quotidiana, è però fondamentale che il citta-dino si rechi almeno ogni sei mesi dal dentista perun controllo e un’ablazione del tartaro: un momentodi semplice verifica, che consentirà di evidenziareper tempo qualsiasi problema del cavo orale».

Col vantaggio, qualora tali problemi fosserodiagnosticati, di poter contare su terapie all’avan-guardia. Sulla cura di quali patologie dentali sisono compiuti i progressi più rilevanti?«Il confronto con le strumentazioni utilizzate anche fino

a soli pochi anni fa è inclemente. Il progresso compiutoè legato alla continua ricerca di percorsi terapeutici sem-pre più predicibili in termini di stabilità di risultato ecomfort per il paziente. Al momento i maggiori sviluppisono nel settore dell’implantologia e della protesi, soste-nute da tecnologie computer assistite come laCad-Cam, ma anche nel settore dell’endodonzia e dellaconservativa i miglioramenti tecnologici e legati aimateriali sono stati molto significativi».

di Giacomo Govoni

IL PEGGIORAMENTO DI PATOLOGIE ORALI E GLI ALTI COSTIDOVUTI ALLE CURE SI POSSONO EVITARE RECANDOSIDAL DENTISTA CON CADENZA REGOLARE

LA PREVENZIONEMANTIENE LA BOCCA SANA

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Oggi le maggiori innovazioniriguardano l’implantologiae le protesi, sostenuteda tecnologie computerassistite come la Cad-Cam

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IGIENE E PREVENZIONE • Gianfranco Prada

30 SANISSIMI MAGGIO 2014

Alla luce dello sviluppo tecnologico, esistonotipologie d’intervento divenuti di routine e altreinvece in cui è maggiore la probabilità di errore? «In campo odontoiatrico non si può affermare chevi sia una prestazione più semplice di un’altra: se ilcaso clinico è stato ben impostato dall’inizio, uti-lizzando i corretti algoritmi diagnostici e avendocompreso a pieno le richieste e le aspettative delpaziente, tutte le terapie diventano ben praticabili.Gli errori clinici intervengono quando si trascural’importanza del rapporto fra medico e paziente esi riduce la terapia odontoiatrica a un mero rap-porto commerciale».

Tra le novità ministeriali in campo odontoia-trico, c’è la definizione delle cosiddetteraccomandazioni cliniche. Quali indicazioni for-niscono in tema di approccio terapeutico?«Con le raccomandazioni cliniche si rimettono al cen-tro le priorità di qualsiasi trattamento in odontoiatria:il rapporto stabile di fiducia fra medico e paziente;l’importanza della diagnosi; la pratica clinica da svol-gere secondo i protocolli; i percorsi virtuosi eindividualizzati per la prevenzione di nuove patologiedentali. Nelle logiche diagnostiche, nelle scelte clini-che, nella selezione e nell’utilizzo dei materiali, leraccomandazioni cliniche indicano a ogni odontoia-tra lo stesso livello di responsabilità e forniscono ancheal paziente un riferimento certo e riconosciuto dei giu-sti percorsi di cura in odontoiatria».

Si accennava prima al rischio tumorale: qualiiniziative promuove l’Andi su questo terreno?«L’associazione diffonde da sempre l’importanzadella prevenzione: il 17 maggio si è tenuta l’ottavaedizione dell’Oral cancer day, curata dalla Fonda-zione Andionlus, che ha visto scendere in piazzai dentisti Andi in ogni capoluogo di provincia perfornire informazioni su tali patologie. A ottobresi terrà poi la 33esima edizione del Mese dellaprevenzione dentale: l’unico esempio al mondo diun progetto di educazione sanitaria in atto dadecenni e che tanto benessere ha portato allapopolazione italiana».

Abusivismo e turismo odontoiatrico sono duepratiche che penalizzano l’esercizio della profes-sione odontoiatrica. Come disincentivarle? «L’abusivismo in sanità, e in odontoiatria in pri-mis, è una pratica aberrante: anche la politica siè finalmente convinta che non si possa più tol-lerare, vista la portata di rischi per il cittadino.È di queste settimane la notizia dell’approva-zione, da parte del Senato, di un disegnolegislativo che introduce pene severe per chi simacchierà di tale reato e speriamo si completipresto il percorso per trasformarlo in legge.Quanto al turismo odontoiatrico, è più media-tico che reale: interessa solo il 4 per cento deipazienti italiani e di costoro la metà non ripete-rebbe più tale esperienza».

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Gianfranco Prada, presidentedell’Associazione nazionale dentisti italiani

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POLITICHE SANITARIE • La sostenibilità del Ssn

32 SANISSIMI MAGGIO 2014

È UN CAMBIO DI PASSO QUELLO INVOCATO DAL MINISTRO DELLA SALUTEBEATRICE LORENZIN AI PRIMI STATI GENERALI SULLA SALUTE, CHE COINVOLGEOGNI COMPONENTE DEL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE. LE PRIORITÀ SONORICERCA, PREVENZIONE E SOSTENIBILITÀ

La condivisione di una nuova agenda della sa-nità ha rappresentato il motivo centrale dellaprima edizione degli Stati generali della salute,svoltisi l’8 e il 9 aprile all’auditorium Parco

della musica di Roma. Un’occasione di confronto tra leistituzioni, gli enti, le imprese e gli operatori pubblicie privati per fare il punto sulle priorità della sanità ita-liana promossa dal ministro della Salute Beatrice Lo-renzin. «È necessaria una strategia comune per capiredove andrà il sistema sanitario nazionale nei prossimie decisivi quindici anni» ha dichiarato il ministro al-l’apertura dei lavori. In gioco c’è la sopravvivenza stessadel sistema, provato dal passaggio al federalismo, dallacrescita esponenziale della spesa pubblica e dalle pe-santi criticità registrate dalle Regioni su questo fronte,tra commissariamenti e piani di rientri. L’obiettivo cardine è continuare a garantire la sosteni-bilità del Ssn, preservando le caratteristiche di univer-sità ed equità nell’accesso alle cure previste dallaCostituzione, con l’intenzione di evitare nuovi tagli li-neari e ridurre gli sprechi, migliorando i meccanismi diefficientamento sul fronte della trasparenza e del con-trollo sull’erogazione delle prestazioni. «Veniamo daun periodo in cui il Ssn ha dato indietro 25 miliardi»ha sottolineato il ministro. Ora però è arrivato il mo-mento di aprire una nuova stagione, bisogna assoluta-mente cambiare fase, servono rigore e programmazionein modo da costruire nuove certezze». Uno degli aspetti con cui il sistema sanitario italianodeve oggi confrontarsi è l’invecchiamento della popo-lazione italiana e il crescente numero di cittadini affettida patologie croniche, malattie rare e multipatologieche richiedono trattamenti sempre più complessi. Daqui, la necessità di improntare un nuovo assetto dellecure e dell’assistenza primaria sul territorio puntandosui processi di de-ospedalizzazione, sulla rete dei ser-vizi, sull’integrazione tra professionisti (il medico di

di Leonardo Testi

LE SFIDE DELLA SANITÀ

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33SANISSIMI

La sostenibilità del Ssn • POLITICHE SANITARIE

MAGGIO 2014

medicina generale, il farmacista, l’in-fermiere) e su una ridefinizione stessadei profili sanitari. Centrale è il temadella prevenzione, articolata in dia-gnosi precoce e stili di vita corretti(alimentazione sana e movimento fi-sico), che è chiamata a svolgere unruolo sempre più determinante nelritardare l’insorgenza di patologie cro-niche e non solo, migliorando le con-dizioni generali della popolazione e,al contempo, dei conti pubblici. Si èdiscusso di formazione in merito alleprofessioni sanitarie, ma anche e so-prattutto di ricerca, strumento fon-damentale di lotta alla malattia e diattrazione degli investimenti. I mini-steri della Salute e dell’Istruzionestanno lavorando per trovare i fondinecessari, almeno 42 milioni di euro,a integrare il numero delle borse dispecializzazione in medicina. La re-sponsabile del Miur, Stefania Gian-nini, ha sottolineato come la ricercadebba essere inserita in una cornice diprogrammazione, intervenendoanche sulle modalità di selezione peruscire dall’emergenza, favorire le ec-cellenze e arginare la fuga di cervelliall’estero.

Un altro passaggio importante per il riassetto della sa-nità italiana è il Patto per la salute, che il ministro Lo-renzin descrive come «un contratto tra Stato e Regioni,che dovrà essere molto più incisivo di quello del 2009,rimasto per il 60 per cento lettera morta». Anche inquesto caso la parola chiave sarà programmazione. «Ab-biamo il dovere di garantire a tutti l’accesso alle cure eper questo è indispensabile un grande lavoro da partedelle Regioni, incentrato su rigore e serietà. Con unimpegno vero possiamo recuperare 900 milioni di euroda utilizzare per ridefinire i Lea, che sono fermi ormaida 12 anni» ha aggiunto Beatrice Lorenzin. Infine, in vista del semestre italiano di presidenza delConsiglio dell’Ue che partirà a giugno, il ministero èimpegnato in incontri bilaterali con le delegazioni didiversi governi dell’Unione europea, tra cui quello li-tuano, lettone, greco e inglese. Al centro degli incontric’è il rapporto tra migrazione e sanità, altro nodo nontrascurabile della sanità di oggi e di domani. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin

È necessaria una strategia comuneper capire dove andrà il sistema sanitarionazionale nei prossimi e decisividieci-quindici anni

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34 SANISSIMI MAGGIO 2014

UNA MEDICINAD’INIZIATIVA LE CONDIZIONI DI SALUTE DEI CITTADINI POSSONO MIGLIORAREATTRAVERSO UN NUOVO MODELLO DI ASSISTENZA PRIMARIA,DOVE UN RUOLO CENTRALE È AFFIDATO AL MEDICO DI BASE.NE PARLA GIACOMO MILILLO, SEGRETARIO GENERALE DELLA FIMMG

Il potenziamento dei servizi territoriali edell’assistenza primaria individua unadelle priorità per la sanità italianaemersa dai recenti stati generali della

salute dello scorso aprile. Nell’ambito diquesto processo, anche il medico di fami-glia è destinato a mutare il proprio profilo,come spiega Giacomo Milillo, segretariogenerale della Federazione italiana medicidi medicina generale.

Quali sono le sfide per la riorganizza-zione dell’assistenza primaria in Italia?«I problemi sul tavolo sono la sostenibilitàdel servizio sanitario nazionale, l’invecchia-mento della popolazione e la cura delle ma-

lattie croniche, che richiedono un sostan-ziale cambiamento del medico di medicinagenerale e di tutto il Ssn. Al di là degliobiettivi di prevenzione, a prevalere fino aoggi è stato un atteggiamento di attesa: nelmomento del bisogno, il cittadino si recadal proprio medico o al pronto soccorso,denunciando il disturbo in modo che vengaaffrontato. C’è invece sempre più la neces-sità di affiancare alla medicina di attesa unamedicina di iniziativa, un’attività proattivache il medico esercita nei confronti dei pa-zienti, conoscendoli, valutando i rischi e in-vitando loro a compiere accertamenti epratiche sanitarie tese a ottenere una dia-gnosi precoce e a prevenire le malattie cro-

di Francesca Druidi

POLITICHE SANITARIE • Giacomo Milillo

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35SANISSIMIMAGGIO 2014

niche, trattandole in modo da evitare il piùpossibile le complicanze. L’Italia è partico-larmente in ritardo su questo fronte».

I vantaggi sarebbero importanti.«Oltre al guadagno in salute per gli assistiti,questa modalità terapeutica significa soste-nere costi minori: agire sull’ipertensione, adesempio, è meglio che intervenire su unamalattia cardiaca conclamata o addiritturaaffrontare un eventuale ictus, conseguenzadi un rischio cardiovascolare non control-lato. Gli esperti mondiali riconoscono e cer-tificano che questo tipo di assistenzafunziona meglio se operata vicino a casa delcittadino. La sfida nella riorganizzazionedell’assistenza primaria consiste nel creareuna vera prossimità, culturale e non solomedica, che però non può più limitarsi allasola sanità di attesa».

La definizione di nuovi modelli perl’assistenza territoriale presuppone unariqualificazione del ruolo del medico difamiglia. Seguendo quali direttrici?«Sono due le direttrici fondamentali. Unaconsiste nell’iniziativa del medico: un com-pito nuovo che richiede un’evoluzione sianella sua preparazione che negli strumentiutilizzati. Non si può attuare una medicinadi iniziativa senza una digitalizzazione dellasanità a costi accettabili. E non è ipotizza-

bile che il medico sia solo nel perseguirequesto obiettivo: serve personale infermie-ristico, socio-sanitario e di segretariato disupporto. Occorre soprattutto una nuovamentalità. Approcci di questo tipo hannodato risultati eccezionali in termini di ridu-zione dei ricoveri, contenimento della spesae miglioramento di qualità di vita delle per-sone. L’altra direttrice consiste nell’integra-zione professionale. Alcuni aspetti nonpossono essere portati fino in fondo dal sin-golo medico di medicina generale, ma deveesserci una presa in carico dell’assistito tra-mite la collaborazione di soggetti diversi, tracui farmacisti e specialisti (ortopedici, dia-betologi, pneumologi, cardiologi)».

Quali sono i principali cambiamentiche attendono il medico di medicina ge-nerale?«Dovrà imparare a lavorare in squadra, nonsolo con gli specialisti ma anche con gli altrimedici. Non è più immaginabile lavorare inuno studio da solista, senza confrontarsi ecoordinarsi in funzione dei servizi da ero-gare e della cosiddetta continuità dell’assi-stenza, con la quale si intende un’estensionenon interrotta nel tempo degli obiettivi as-sistenziali. In concreto, laddove il medicodi famiglia, che resta il punto di riferimentodel paziente, sia assente, può intervenire undottore con il quale il medico scelto colla-

Giacomo Milillo • POLITICHE SANITARIE

Giacomo Milillo, segretario generaledella Federazione italiana medici di medicina generale

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36 SANISSIMI MAGGIO 2014

Alla medicina di attesava affiancata una medicinadi iniziativa con cui il medicoguida i pazienti a pratichesanitarie tese a prevenirele malattie croniche

bora costantemente, un dottore autorizzatoad acquisire le informazioni della cartella epertanto a conoscenza dei progetti di assi-stenza formulati per il paziente. Il medicodi famiglia dovrà, inoltre, imparare a ren-dicontare - prima di tutto a se stesso - le at-tività e i risultati attraverso una serie diindicatori».

I medici di famiglia inizieranno a oc-cuparsi dei disturbi legati alla sessualitàdei pazienti. Come verrà strutturato que-sto nuovo approccio?«L’iniziativa è nata dalla constatazione chemolti assistiti acquistano farmaci su inter-net senza prescrizione medica. Ed è soprat-tutto per i farmaci relativi alla sfera sessualeche si ricorre a questo canale. Un’azionenon solo illegale, ma anche dalle conse-guenze pericolose. Sulla base di questi dati,abbiamo compiuto un’indagine: mentre il70 per cento dei cittadini con disagi e di-sfunzioni della sfera sessuale preferisce ri-volgersi al proprio medico di famiglia, soloil 20 per cento di questi prende l’iniziativaper valutare la salute dei loro pazienti inquell’ambito. Esiste una domanda a cuinon corrisponde un’offerta adeguata. Sitratta di un difetto della medicina generaleattuale, pur con tutte le giustificazioni cul-turali del caso. La Fimmg ha perciò lanciatouna campagna articolata in varie tappe:

stiamo innanzitutto sensibilizzando i me-dici di famiglia sull’importanza dell’argo-mento. Proporremo, inoltre, unaformazione a distanza tesa a fornire indica-zioni sulle tecniche di comunicazione e diapproccio a questo tipo di problemi. Met-teremo, infine, a disposizione degli utentistrumenti di informazione che diffonde-remo in una fase successiva».

In cosa nello specifico consisterannoquesti strumenti?«Cartelli nei quali il medico si dichiara di-sponibile a raccogliere un’anamnesi e breviquestionari che gli assistiti potranno deci-dere di compilare in forma anonima e in-serire in un raccoglitore collocato nella salad’attesa oppure consegnare direttamente almedico durante la visita. Si tratta di una di-chiarazione di interesse ad approfondirel’argomento, che non costringe l’assistito aessere esplicito ma autorizza il medico aformulare domande, innescando un collo-quio che potrebbe essere risolutivo. Inmolti casi, infatti, non sono necessari con-sulti specialisti, ma informazioni utili anchea contrastare i pregiudizi. L’indagine sullasfera sessuale è un tema delicato che regi-stra ancora delle resistenze soprattutto daparte dei pazienti, i quali possono viverecome un’aggressione o un’intrusione la do-manda del medico».

POLITICHE SANITARIE • Giacomo Milillo

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37SANISSIMIMAGGIO 2014

Carlo Signorelli • POLITICHE SANITARIE

Gli stati generali della salute voluti dal ministroLorenzin hanno ribadito la centralità stra-tegica della prevenzione nelle politiche sa-nitarie del nostro Paese. Centralità che

però fatica a imporsi concretamente nei numeri e nel-le pratiche operative. Un segnale preoccupante è sta-to lanciato dalla Società italiana di igiene, medicinapreventiva e sanità pubblica (Siti), la quale ha sot-tolineato la presenza di una forte disomogeneità trale regioni italiane in merito alle politiche di vacci-nazione e di diagnosi precoce. «Non è solo la Siti aindicarlo – spiega il vicepresidente Carlo Signorelli– lo afferma anche una relazione dettagliata della Cor-te dei Conti, che evidenzia la carenza di iniziative di

prevenzione come vaccinazioni e screening in alcu-ne Regioni sottoposte al piano di rientro, quali La-zio e Campania». Facile intuire come questo scenario, con una pre-venzione a macchia di leopardo sul territorio, vadaa minare i caratteri di equità e universalità del siste-ma sanitario nazionale, espressi in questo caso comel’omogeneizzazione dei livelli di assistenza e l’acces-so alle medesime opportunità di prevenzione. Va cer-tamente ottimizzata la rete dei servizi di prevenzio-ne, migliorando la collaborazione tra i soggetti coin-volti – istituzioni, medici, operatori e famiglie – edè importante definire un documento fondamentalecome il Piano nazionale della prevenzione (Pnp). Car-lo Signorelli fa il punto sull’elaborazione del pianoe sulle istanze che gli igienisti italiani discuterannonei prossimi mesi.

Quali sono le priorità di intervento e i nodi sa-lienti del Piano nazionale della prevenzione 2014-18?«Il nuovo piano doveva essere pronto nell’autunnoscorso e, come spesso accade, siamo in grave ritardo.Peraltro le bozze predisposte dal Ministero, discussecon le Regioni, lasciano perplessità evidenziate dal-le società scientifiche e da altri addetti ai lavori. Lamedicina predittiva, protagonista indiscussa dell’ul-timo Pnp, scompare; l’Expo dedicata alla sicurezza ali-mentare e all’ambiente non viene ritenuta un veico-lo strategico per promuovere l’attività di prevenzio-ne e, infatti, non è menzionata. Tra i macro obietti-vi entrano i disturbi neurosensoriali, ma non si tro-va traccia della prevenzione delle antibiotico-resistenze,

ESTENDERE E RENDERE PIÙ OMOGENEO IL SISTEMA DI PREVENZIONEIN ITALIA È UNA PRIORITÀ. MA LE RISORSE INVESTITE DALLO STATO SONOANCORA POCHE. LO SOSTIENE CARLO SIGNORELLI, VICEPRESIDENTE DELLA SITI

RAFFORZARELA PREVENZIONE

di Francesca Druidi

¬Carlo Signorelli, vicepresidente della Siti

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POLITICHE SANITARIE • Carlo Signorelli

38 SANISSIMI MAGGIO 2014

delle infezioni correlate all’assistenza, del-l’osteoporosi, delle artrosi e artriti, delle lu-dopatie, dei possibili danni alla salute del-la sigaretta elettronica; tutti temi di gran-de attualità, ma evidentemente di nessun in-teresse per il programmatore nazionale».

Si ripete sempre che la prevenzione rap-presenta un tema centrale per la sanità. Maquanto viene effettivamente destinato aessa? «Circa il 3,5 per cento del fondo sanitarionazionale, al di sotto del 5 previsto dai do-cumenti di programmazione e dal buon sen-so, visto che tutti ritengono la prevenzio-ne utile per migliorare la salute, far viverepiù a lungo e far risparmiare costi per lecure. Non servono altri interventi, baste-rebbe rispettare il tetto del 5 per cento pre-visto per ora».

In vista del congresso nazionale di ot-tobre, quali ritiene siano i temi chiave concui dovrà confrontarsi la Società italiana diigiene?«C’è innanzitutto l’esigenza di manteneree sostenere il servizio sanitario nazionale.Occorre poi valorizzare le iniziative di pre-venzione, non solo a parole ma anche neifatti. Si dovrà, inoltre, discutere degli sce-nari possibili delineati dalla modifica del Ti-tolo V della Costituzione sulle modalità or-ganizzative dei servizi di prevenzione ter-ritoriali».

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In Italia sono in aumento la copertura e la parteci-pazione ai programmi organizzati di screening (cer-vicale, mammografico e colorettale), ma questa ten-

denza non si riscontra nel Mezzogiorno e nelle Isole,dove si registrano risultati ancora sganciati dal restodel Paese. A delineare questo scenario è il rapportodell’Osservatorio nazionale screening, presentato afebbraio, diventato dal 2004 l’organo tecnico per ilmonitoraggio e la promozione dei programmi di scree-ning oncologici di riferimento delle Regioni e del mi-nistero della Salute (dipartimento della Prevenzione). Nel 2012 sono state oltre 10 milioni le lettere di invitospedite agli italiani per sollecitarli a sottoporsi gra-tuitamente a un test per la diagnosi preventiva del tu-more; più di 5 milioni sono stati gli esami effettuati. Aparte lo screening cervicale, gli incrementi di attivitàlegati allo screening mammografico e colorettale sonoattribuiti al Centro e al Nord Italia. Nel 2012 quasi 8cittadini del Nord su 10 sono stati regolarmente invi-tati a uno screening colorettale, quasi 6 su 10 nelCentro e meno di 2 su 10 nel Sud Italia, un valore que-st’ultimo in sostanziale stabilità con il 2011.

Al Sud non decollanogli screening

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MAGGIO 2014 39SANISSIMI

Idati sul numero degli infortuni sul lavoroin Italia sono forniti dall’Inail, che, per il2012, segnala oltre 585 mila casi denun-ciati. È una cifra che, pur in calo rispetto

agli anni precedenti, dimostra tutta la gravitàdei pericoli che corrono i lavoratori. È neces-saria dunque una corretta valutazione dei ri-schi per garantire la sicurezza e la salubritàdegli ambienti di lavoro. Giuseppe Fallea, re-sponsabile della 626 MI.RO di Ercolano inprovincia di Napoli, azienda specializzata nelservizio alle aziende nel campo della consu-lenza sulla tutela e sicurezza nei luoghi di la-voro spiega che «In tema di legislazione idecreti di riferimento sono il D.Lgs 81/08 peril riassetto e la riforma delle norme vigenti inmateria di salute e sicurezza dei lavoratori neiluoghi di lavoro e il D.Lgs. 271/99 sulla sicu-rezza e salute dei lavoratori marittimi a bordodelle navi mercantili da pesca nazionali». In termini più pratici, per ridurre gli infor-tuni, cosa occorre fare? «La tutela dello statodi salute e sicurezza dei lavoratori – continuaFallea – segue tre direttive: valutazione dellacompatibilità tra condizioni di salute e com-piti lavorativi; individuazione degli stati diipersuscettibilità individuale ai rischi lavora-tivi; verifica dell’efficacia delle misure di pre-venzione dei rischi attuate in azienda».Analizzando i dati si scoprono professioni eambienti di lavoro dove il rischio infortunioè più alto. «Tra gli ambienti di lavoro più a ri-schio – conferma Fallea – vi sono i cantieriedili e navali, dove interferiscono più attività

che si svolgono in contemporanea esponendoi lavoratori a rischi cospicui». Anche qui latecnologia è un prezioso alleato. «Dal puntodi vista delle attrezzature - prosegue Fallea -l’elemento più efficace per effettuare visitemediche direttamente presso le aziende èl’unità mobile. Inoltre, ci avvaliamo di elet-tromedicali di ultima generazione, strumentiper la misurazione del microclima, delle vi-brazioni e del rumore. La gestione digitale,poi, è destinata a migliorare ulteriormente leanalisi dei rischi aziendali, grazie alle funzio-nalità garantite dai più moderni software.L’idea è nata allo scopo di avere in tempo realeun quadro della situazione rischi aziendali estato di salute del dipendente in funzione deirischi a cui è esposto».

AMBIENTI DI LAVORO,LA VALUTAZIONEDEL RISCHIOPER LA SALUTE E LA SICUREZZA DEI LAVORATORI, OCCORRE UNA CORRETTAVALUTAZIONE DEI RISCHI. L’EFFICACIA DELL’UNITÀ MOBILE PER LE VISITEIN AZIENDA. IL DOTTOR GIUSEPPE FALLEA INDICA LE DIRETTIVE

di Marco Govoni

La 626 Mi.Ro. Srl ha sede a Ercolano (NA)www.626miro.it [email protected]

Giuseppe Fallea • POLITICHE SANITARIE

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40 SANISSIMI MAGGIO 2014

MEDICINA E MEDIAUNITI CONTRO IL CANCROLA RESPONSABILITÀ DELLA SALUTE DEI CITTADINI NON È PIÙ SOLO DELLOSTATO MA VA CONDIVISA DA TUTTA LA SOCIETÀ. «QUESTA EVOLUZIONECULTURALE PERÒ NON PUÒ AVVENIRE - DICHIARA IL PROFESSOR UMBERTOVERONESI - SENZA LA PARTECIPAZIONE DEI MEDIA»

di Renata Gualtieri

INFORMAZIONE E SALUTE • Umberto Veronesi

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41SANISSIMI

Umberto Veronesi • INFORMAZIONE E SALUTE

MAGGIO 2014

In occasione di un incontro organizzato per i 20anni dell’Istituto europeo di oncologia, il diret-tore Umberto Veronesi ha dichiarato che «se 50anni fa di cancro si ammalava una persona su

30, oggi è 1 italiano su 3». E le previsioni per il fu-turo, purtroppo, sono di un aumento ulteriore del-l’incidenza, tanto che la malattia potrebbe arrivarea colpire un italiano su due. «Le ragioni sono diversee vanno - spiega il professor Umberto Veronesi - dal-l’aumento dell’età media, poiché il cancro è una ma-lattia tipica della terza età, alla diminuzione dellamortalità per altre cause (ad esempio per infarto)fino all’esposizione agli agenti cancerogeni cono-sciuti, come il fumo di sigaretta che non accenna asparire nel prossimo futuro».

Quante persone affette da tumore potrebbero es-sere salvate con la prevenzione e la diagnosi precoce?«Oggi sappiamo che circa 20 milioni di italiani svi-luppano la malattia nel corso della propria vita e cheil 70 per cento dei casi, vale a dire 14 milioni di per-sone, potrebbero essere salvate con la prevenzione.Se tutta la popolazione adottasse uno stile di vita sa-lutare e si avvicinasse in massa alla diagnosi precoce,se i responsabili delle politiche sanitarie e ambientaliapplicassero tutte le conoscenze e le misure preven-tive che la ricerca ha messo a disposizione, il cancrosarebbe una malattia sotto controllo».

Nell’affrontare la sfida della lotta al cancro ha

chiesto l’aiuto anche dei media. Quale può essere illoro ruolo e che importanza riveste?«Stiamo vivendo un passaggio epocale in cui il wel-fare State, all’interno del quale lo Stato si faceva ca-rico della tutela della salute dei suoi cittadini, si statrasformando in welfare community, dove la re-sponsabilità della salute è condivisa da tutta la so-cietà. Questa evoluzione culturale non può avveniresenza la partecipazione dei media. La scienza medicapuò mettere a disposizione i più avanzati sistemi didiagnosi precoce e studiare i comportamenti correttiper evitare di ammalarsi, ma se la popolazione nonè informata e non partecipa, tutti gli sforzi possonorimanere vani. Il ruolo della comunicazione diventacruciale nella lotta al cancro».

In che modo il mondo dell’informazione ha ac-colto la sfida? E come lo Ieo contribuirà a rafforzareil legame tra media e scienza?«La presenza all’incontro dei direttori di alcune dellemaggiori testate giornalistiche e televisive nazionaliè di per sé un fortissimo segnale di consapevolezza edi presa in carico del problema. Non era mai suc-cesso e non credo sarebbe potuto succedere in unclima culturale in cui il rapporto fra media e scienzaè debole. Certo è un legame che va molto rafforzato.Tutti i medici e i ricercatori dello Ieo si impegnanoalla massima trasparenza e disponibilità nei con-fronti dei media, che per noi sono partner e non de-stinatari finali della comunicazione. Sin dalla sua ¬

La sfida non è solo curarei malati di oggi ma farein modo che la popolazionenon si ammali domani

Il professor Umberto Veronesi, direttore scientificodell’Istituto europeo di oncologia

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INFORMAZIONE E SALUTE • Umberto Veronesi

42 SANISSIMI MAGGIO 2014

fondazione, Ieo ha fatto dell’alleanza con i media unsuo caposaldo: è stato il primo Irccs in Italia a creareda subito una direzione comunicazione. In futuronon potremo che sviluppare ancora di più questopunto fermo della nostra strategia».

Qual è invece il rapporto degli italiani con lascienza e in cosa andrebbe migliorato?«L’Italia è ciclicamente percorsa da movimenti anti-scientifici che spingono parte della popolazioneverso un sentimento diffuso di sfiducia nei confrontidella scienza e della sua capacità di migliorare la vitaquotidiana. A volte assistiamo a vere ondate d’irra-zionalità, difficili da comprendere e soprattutto daarginare, che tendono a frenare il progresso scienti-fico come fosse nemico dell’uomo. Rispetto a ven-t’anni fa, quando nacque lo Ieo, tuttavia, il climagenerale è migliorato e dunque sono ragionevol-mente ottimista per il futuro. Per migliorare ancora,penso che il mondo della scienza debba diffonderecapillarmente i propri risultati in modo comprensi-bile e condivisibile dalla popolazione, e rendersisempre disponibile al dialogo sulle questioni eticheche la scienza moderna inevitabilmente si trova aporre alla società».

La scienza e la ricerca in che direzione dovrannocontinuare a progredire?«Siamo convinti che il futuro dell’oncologia stia es-senzialmente nella prevenzione. La sfida per noi non

è solo curare ancora meglio i malati di oggi - cosache già facciamo a livelli di qualità molto elevati -ma soprattutto fare in modo che la popolazione nonsi ammali domani. Come? Continuando a cercare lecause dei tumori per eliminarle. Sappiamo che il tu-more ha origine da un danno al Dna, che provocauna o più mutazioni ad alcuni geni. Ancora non co-nosciamo tutte le cause di questi danni, anche semolte son state identificate. La risposta verrà dun-que da nuovi studi di epidemiologia, assolutamentenecessari e urgenti, combinati alla ricerca genomicae epigenomica. Da poco abbiamo scoperto che l’am-biente agisce su un involucro del Dna, che si chiamaepigenoma, e abbiamo imparato a misurarne gli ef-fetti».

I vent’anni dello Ieo possono essere un’occasioneper tracciare un bilancio dell’attività dell’istituto.Quali i principali obiettivi sin qui raggiunti e qualii prossimi da centrare?«L’istituto ha ideato e promosso un nuovo modo dicurare il malato, che tiene conto, oltre che dell’effi-cacia della cura, anche della qualità della vita. Danoi i processi clinici e il modello organizzativo ruo-tano intorno alla persona nel rispetto dei nuovi di-ritti del malato, che nascono dal tramonto dellamedicina paternalistica a favore di una medicinacondivisa, in cui il paziente è partner attivo della te-rapia. Ha inoltre creato un modello di ospedale didiritto privato ma d’interesse pubblico, che coniugai vantaggi dei due approcci: l’autonomia, la rapiditàdecisionale, i criteri manageriali di una struttura pri-vata vengono messi a servizio della ricerca e dellacura senza obiettivi di profitto. Il modello Ieo pre-vede: medici a tempo pieno senza alcuna possibilitàdi trattare pazienti in altre strutture e massima inte-grazione fra ricerca e clinica perché i risultati di la-boratorio vengano immediatamente trasferiti al lettodel malato. Ieo ha infine generato innovazioni chehanno cambiato o stanno cambiando la pratica cli-nica in oncologia, come la metodica diagnostica dellinfonodo sentinella per il tumore del seno. In fu-turo continuerà il percorso iniziato vent’anni fa diottimizzazione delle terapie anticancro tradizionalie di messa a punto di cure innovative e di sviluppodella ricerca clinica e di laboratorio per una medi-cina preventiva e personalizzata».

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Il professor Umberto Veronesi in occasione dei ven-t’anni dell’Istituto europeo di oncologia ha chiestoil contributo dei media per affrontare la sfida dellalotta al cancro. All’appello dello scienziato ha rispo-

sto anche Michele Mirabella, conduttore della trasmis-sione Elisir, sottolineando come per troppo tempo nel-la cultura occidentale si sia lasciato a medici e speziali ladelega a capire il corpo. «Dopo quasi 18 anni al timonedella mia trasmissione, mi sono accorto – ha affermatoil conduttore – che la gente è protagonista della cura delproprio corpo e questo è un indubbio segno di civiltà edi cultura». Forse proprio per la sua provenienza da unambiente diverso rispetto a quello della medicina (è lau-reato in lettere e filosofia ed è un attore e autore teatra-le), Mirabella è giunto alla consapevolezza che la com-petenza diffusa dei cittadini, e non quella individuale orelegata alle università, vince sempre perché «la salute èun bene collettivo».

Nella sua trasmissione Elisir quanto spazio è de-dicato a temi come la prevenzione e la ricerca, speciein campo oncologico? E come vengono scelti i temidelle puntate?«Non c’è giorno in cui non se ne parli. Quest’anno c’èspazio anche per un focus sulle novità. Abbiamo poi uncomitato scientifico, di cui sono consulente, che assicurail valore tecnico delle puntate e garantisce la scelta delletematiche, spesso di largo interesse. Non si rischia di di-ventare ripetitivi perché negli anni i progressi, anche soloparlando di dati, legati alla ricerca su alcune problema-tiche, sono enormi».

Da un osservatorio come quello di Elisir, comegiudica il rapporto degli italiani con la scienza?

«Gli italiani con la scienza hanno un rapporto appassio-nato perché sono un popolo abituato alla riflessione chegode di una cultura millenaria. L’italiano mantiene lagiusta diffidenza verso chi parla il latinorum, guarda consospetto le grandi strutture ospedaliere e continua adamare la figura del medico di famiglia, che si prende curadel paziente. Come diceva Augusto Murri, “Guarite sepotete, curate se proprio non potete guarire ma soprat-tutto confortate”: ottimo concetto».

In cosa è stata più rinnovata questa edizione dellatrasmissione e qual è la realtà, l’eccellenza medica ol’argomento su cui vorrebbe puntare un giorno le te-lecamere di Elisir?«La novità più importante è che siamo diventati quoti-diani. La mia attenzione andrà sempre e comunque sullaricerca, augurandomi di partecipare un giorno all’emo-zione di un ricercatore che, con molta fatica e poco gua-dagno, ha compiuto davanti al suo microscopio unagrande scoperta, magari legata alla cura di uno dei tu-mori più temibili. E l’Eureka di quel giovane, grazie allaglobalizzazione, arriverà in tutto il mondo e verrà coltoanche dalle telecamere di Elisir».

43SANISSIMIMAGGIO 2014

È ORA DI CAPIRE IL CORPO E DI OCCUPARSI DEI SUOI PROBLEMI. MICHELEMIRABELLA CI PARLA DI UNA COSCIENZA COLLETTIVA DIFFUSA TRA I CITTADINIE DEL DESIDERIO DI CONDIVIDERE UN GIORNO CON LE TELECAMERE DI ELISIRUNA GRANDE SCOPERTA DELLA RICERCA

GLI ITALIANIE LA SCIENZA

di Renata Gualtieri

Michele Mirabella • INFORMAZIONE E SALUTE

Michele Mirabella, conduttore della trasmissione Elisir

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44 SANISSIMI MAGGIO 2014

Secondo uno studio realizzato dalla Rai loscorso autunno, al primo posto tra le tra-smissioni più apprezzate c’è Medicina 33.La trasmissione, che va in onda da tren-

tatré anni senza essere mai stata interrotta, è unodei programmi più apprezzati dal pubblico televi-sivo e in assoluto registra, come dice l’indaginedella Rai, i migliori giudizi di qualità percepita edi valore pubblico. Gli elementi più graditi sono lafacile comprensione, l’utilizzo di un linguaggiosemplice, l’utilità e la concisione. «I mezzi di co-municazione e la mia professione - ricorda Lu-ciano Onder - rivestono un ruolo fondamentale eoffrono un servizio importantissimo alla medicina.Dalle informazioni che il giornalista offre dipen-dono le scelte e gli orientamenti del pubblico cheguarda la tv o legge un giornale riguardo temiquali la diagnosi precoce e la prevenzione, allaquale viene dedicato largo spazio nella mia tra-smissione».

Possiamo dire che più il cittadino è informato,più si difende bene. «Esatto. L’ignoranza e la non conoscenza sono fattoridi rischio e cause di malattia. Lo slogan della campa-gna contro l’Aids, di cui mi sono occupato a lungo,recitava “Se lo conosci, lo eviti” e questo vale ancheper i tumori. Pensiamo al tumore al collo dell’utero,ad esempio, e ci accorgeremo che, con una buona in-formazione da parte di giornalisti che continuerannoa sensibilizzare le donne sull’utilità del vaccino Hpv edel Pap-test, fra qualche anno non sentiremo più par-lare di questa malattia».

È stato insignito della laurea honoris causa inmedicina e chirurgia all’Università di Parma, cosaha rappresentato per lei questo riconoscimento?«Molto, specie perché viene dall’Università di Parma,mia città d’origine, questo dunque significa che in 30anni di carriera il valore del mio operato è stato rico-nosciuto anche al di fuori della cerchia romana, città

SE UN USO CORRETTO DELLA COMUNICAZIONE AIUTA LA MEDICINAED È UTILE AL CITTADINO, UNA CATTIVA INFORMAZIONE CREA CONFUSIONEE NON SERVE AL TELESPETTATORE. LUCIANO ONDER CI SPIEGA PERCHÉ

di Renata Gualtieri

Luciano Onder, conduttore della trasmissione del Tg2 Medicina 33

INFORMAZIONE E SALUTE • Luciano Onder

GLI EFFETTI POSITIVIDELL’INFORMAZIONE MEDICA

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dove ormai vivo da anni. È stato come ricevere un pre-mio alla carriera».

Proprio in quell’occasione ha ricordato cometra gli scopi del suo lavoro ci sia quello di far ca-pire e fare divulgazione corretta. Come riesce a ga-rantire questo risultato?«Approfondendo le tematiche che affrontiamo in tra-smissione, interpellando i migliori specialisti, che miaprono le porte anche grazie al fatto che lavoro inun’azienda importante come la Rai, e mi consentonodi verificare la correttezza delle mie idee sulle più sva-riate patologie e i progressi della scienza».

Quali sono gli effetti positivi riscontrati grazieal suo modo di far televisione?«Ricevo ogni giorno diverse lettere e mail, una delleprime mi è stata inviata da una signora che mi rin-graziava perché aveva seguito attentamente un servi-zio sui nei proposto all’interno della trasmissione.Subito dopo aveva puntato lo sguardo su un suo neoe aveva notato che c’era qualcosa che non andava; siera rivolta a un dermatologo che togliendole quel neo,che stava diventando un melanoma, aveva permessoalla donna, attraverso la diagnosi precoce, di salvarsi lavita. Ecco l’utilità del servizio giornalistico. L’infor-mazione fatta con questa filosofia è utile alla salutedella collettività, senza cercare lo scoop a tutti i costi

e creando illusioni o false speranze ma offrendo un’in-formazione corretta. È questo l’obiettivo che mi sonoposto con il primo numero della mia rubrica, Tg2Medicina 33».

Qual è il livello della comunicazione tra gior-nalisti e medici e tra questi e i pazienti? Come puòessere migliorata per perfezionare il livello della no-stra sanità?«C’è ancora molto da fare. Il rapporto tra medici e pa-zienti è importante. Il medico deve essere un buon co-municatore, non deve mai utilizzare il latinorum,linguaggio complesso che può scoraggiare il paziente ei suoi familiari che si trovano in uno stato di grandecrisi; deve scendere a livello del paziente, essere dispo-nibile a spiegare la malattia, entrare in sintonia e pren-dersi cura del malato in tutti i suoi aspetti, anchepsicologici. Tra giornalisti e medici c’è un buon rap-porto, ma questi ultimi devono imparare a comuni-care meglio con il grande pubblico. I più bravi a farquesto sono i pediatri poiché trovandosi ogni giorno acontatto con i bambini sono costretti a essere sorridentie a “spezzare” un po’ il loro linguaggio, senza dover di-mostrare di essere sapienti. Questo va a vantaggio delpaziente che dopo essersi sottoposto a una visita me-dica non varca la soglia dello studio più disperato diquanto non lo fosse prima. Una buona informazionesta alla base di una sanità che funziona».

I migliori comunicatoritra i medici sono i pediatripoiché trovandosi ogni giornoa contatto con i bambinisono costretti a “spezzare”un po’ il loro linguaggio

Luciano Onder • INFORMAZIONE E SALUTE

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ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO • Roberta Amadeo

46 SANISSIMI MAGGIO 2014

di Giacomo Govoni

Non sarà solo la canzone che accompagnerà gliazzurri durante la spedizione brasiliana.“Un amore così grande 2014”, colonna so-nora realizzata dai Negramaro per i prossi-

mi Mondiali di calcio, sarà anche un inno alla lotta con-tro le sclerosi. Verranno infatti devoluti ad Aisla e adAism, associazione italiana sclerosi multipla i proven-ti ricavati dal brano, che rinnova il sodalizio vincentefra mondo della musica, del non profit e dello sport.Del legame fra gli ultimi due in particolare, RobertaAmadeo, presidente di Aism e campionessa italiana dihandbike, rappresenta l’immagine perfetta. «Se possoportare la mia testimonianza – racconta Amadeo – labici per me è lo strumento che mi ha permesso di al-zare la coppa più importante, facendomi riconquista-re sensazioni come libertà, determinazione, voglia dimisurarsi e superarsi. Ho ancora tantevolate da provare a vincere. Prima fratutte proprio quella contro la sclerosimultipla».

La stessa volata che in Italia coin-volge circa 70mila persone, alle qua-li Aism rivolge numerose iniziative.Quali sono quelle di punta?«Sono tante le nostre iniziative per in-formare e sensibilizzare l’opinione pub-blica. Dalla settimana nazionale dellaSm, al via proprio in questi giorni, allaGiornata mondiale della sclerosi mul-tipla, il 28 maggio, promossa dalla Fe-derazione internazionale delle associa-zioni di sclerosi multipla. Tra i più im-

portanti eventi di raccolta fondi, l’11 e il 12 ottobre2014 si terrà nelle piazze italiane la vendita a scopo be-nefico di mele da parte dall’Aism, a cui si legano pro-getti specifici rivolti ai giovani con sclerosi multipla chemirano al miglioramento della qualità di vita. Altro ap-puntamento ormai consolidato è la vendita di garde-nie, dedicata alle donne con Sm, in occasione della fe-sta della donna».

Com’è andata la raccolta fondi nell’ultimo annoe quali sono i donatori più generosi?«Aism è destinataria di tanta generosità da parte di sin-gole persone. E questa è una bella iniezione di fiducia:il singolo dona se si fida, se è consapevole che ciò chefa arriva, serve, è utile. Noi rendicontiamo, persino conrelazioni personali, tutto ciò che facciamo in termini

AFFRONTARE LA MALATTIA COL TEMPERAMENTO DI UN ATLETA.È LO SPIRITO CON CUI AISM PROMUOVE LE SUE ATTIVITÀ,PERMETTENDO ALLA RICERCA DI COMPIERE PASSI AVANTI,SPECIE SUL FRONTE DELLE STAMINALI

SCLEROSI MULTIPLA,L’IMPORTANTE È VINCERE

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47SANISSIMIMAGGIO 2014

di attività, di valori economici, di impegni di ricercao di risultati raggiunti».

Quanto vale questa fiducia? «Tanto. Hanno contribuito con un sms solidale47mila persone, ci hanno sostenuto nelle piazze527mila donatori, 143mila coloro che hanno devolutoil 5 per mille, 157mila i donatori attivi. Tutto ciò con-ferma Aism tra le grandi realtà del non profit italiano».

Da un’atleta come lei, quanto conta il legame colmondo dello sport in chiave di sensibilizzazione?«Moltissimo. Lo sport è trasversale a bambini, giova-ni, adulti e anziani. Un messaggio legato al mondo del-lo sport, che unisce passione ed entusiasmo, arriva al-l’intera comunità in maniera forte e chiara. Per me, poi,lo sport è tutto. Prima di convivere con la malattia sonostata campionessa di judo, attività che a malincuore hodovuto abbandonare. La sclerosi multipla mi ha colpito,ma non ha fatto morire l’atleta e, appena mi si è pre-sentata l’occasione, dietro il via libera dai neurologi, sonopartita. È bastato aprire la visione, non pensare che an-dare in bici sia solo pedalare coi piedi e mi sono ci-mentata in una nuova disciplina sportiva. Ora sono cam-

pionessa di handbike. Come dire, dinuovo in sella».

Nel 2013 avete aggiunto alla vostrarete associativa circa 1.000 nuovicollaboratori. Qual è l’identikit per di-ventare volontari Aism?«Aism non è l’associazione della pac-ca sulla spalla, in ballo non ci sono solotermini come solidarietà e volontaria-to legati a situazioni di malattia e sof-ferenza, ma soprattutto alla voglia divincere di chi è disposto a metterci fac-cia e cuore, al di là delle diagnosi e del-le singole capacità. Ogni volontarioAism lavora in una rete fitta di relazioniper affermare il diritto delle persone

con Sm a vivere libere e autonome in una società in-clusiva. Dato che il volontariato competente ed effi-cace non si può improvvisare, da anni Aism accom-pagna i propri volontari con una formazione perso-nalizzata, perché possano muoversi con sicurezza, comeun corpo coeso e consapevole. Nell’era del 2.0, di ap-pelli e mobilitazioni in rete, il nostro volontario è an-che digitale. Questo anche grazie agli strumenti cheAism ha messo online per chi vuole diventare vo-lontario ai tempi dei social».

Sul versante della ricerca terapeutica, quali stu-di si sono sviluppati grazie ai fondi raccolti dal-l’associazione?«L’associazione è impegnata in diversi campi della ri-cerca scientifica. In particolare la ricerca sulle cellu-le staminali ematopoietiche, mesenchimali, e neura-li sta facendo grossi passi avanti. Anche se alcune nonsaranno introdotte in clinica dopodomani, nei pros-simi anni ci saranno risultati concreti che ne per-metteranno una successiva introduzione in ambito cli-nico e terapeutico. Saremo in condizioni di stabilirequal è il ruolo delle staminali nell’armamentario te-rapeutico per contrastare la Sm».

Roberta Amadeo • ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO

In apertura e a sinistra Roberta Amedeo, presidentedell’Associazione italiana sclerosi multipla

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ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO • Raffaella Pannuti

48 SANISSIMI MAGGIO 2014

All’inizio di quest’anno e in attesa di fe-steggiare i trent’anni di attività nel 2015,ha tagliato il traguardo dei 100mila. Tan-ti sono i malati oncologici che dal 1985

a oggi la Fondazione Ant Italia onlus ha assistito adomicilio, diventando «la più ampia realtà sul ter-ritorio italiano in questo settore, con 4mila mala-ti seguiti quotidianamente». A rimarcarlo con or-goglio è Raffaella Pannuti, presidente della fonda-zione che nelle scorse settimane agli stati generalidella salute convocati dal ministro Lorenzin, ha pre-sentato l’esperienza di Ant come modello virtuosodi sanità sostenibile. E ha coltol’occasione per rilanciare l’alleanzafra sistema sanitario nazionale eprivato non profit. «Ritengo siatempo di ripensare seriamente l’as-sistenza in un’ottica di integrazionepubblico-privato sociale, in modo darispondere concretamente alle sfideattuali, ma soprattutto a quelle checi attendono in futuro».

In campo strettamente oncolo-gico, quanto l’azione di Ant sta sup-plendo al ridimensionamento deiservizi del Ssn?«L’Associazione nazionale tumori è unmodello di assistenza innovativo checomporta un notevole risparmio peril sistema sanitario pubblico. Bastipensare che la presa in carico di unsofferente di tumore costa alla nostra

fondazione circa 2.500 euro per 100 giorni, mentreuna sola giornata in ospedale per un ricovero può co-stare oltre 600 euro. Come Ant, tante organizzazio-ni non profit riempiono con i loro servizi le falle delwelfare statale, ma non riescono a trovare interlocutoripubblici che vogliano valorizzare il loro sforzo».

Il vostro in particolare, ruota attorno al proget-to Eubiosia. In cosa consiste nel dettaglio e che ri-sultati ha ottenuto negli anni?«Ant assiste malati di tumore con un approccio cheaffronta ogni genere di problema nell’ottica del be-

VIVERE CON IL CANCRO,IN PIENA DIGNITÀGRAZIE A UN TEAM DI OLTRE DUEMILA PERSONE, FRA PROFESSIONISTIE VOLONTARI, E PIÙ DI QUATTROMILA MALATI SEGUITI GRATUITAMENTEOGNI GIORNO, ANT È UNA DELLE ASSOCIAZIONI PIÙ APPREZZATE A CUIGLI ITALIANI DEVOLVONO IL LORO CINQUE PER MILLE

di Giacomo Govoni

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49SANISSIMI

Raffaella Pannuti • ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO

MAGGIO 2014

nessere globale, secondo il principio dell’Eubiosia, ov-vero della “vita in dignità”. Medici, infermieri e psi-cologi che lavorano per Ant si prendono cura dei pa-zienti oncologici nelle loro case con uno standard paria quello ospedaliero, 24 ore su 24, 365 giorni l’an-no. Più di 400 professionisti, cui si affiancano 1.600volontari impegnati nelle attività di logistica e raccoltafondi».

Quale procedura si deve seguire per richiedere eottenere la vostra assistenza? «Per richiedere il nostro servizio gratuito di assistenzadomiciliare oncologica basta contattare uno degli uf-fici accoglienza Ant diffusi in varie regioni d’Italia.Per attivarlo devono sussistere alcuni requisiti: diagnosidi malattia oncologica, richiesta scritta del medico difamiglia, consenso informato del paziente e della fa-miglia al trattamento domiciliare, ambiente abitati-vo idoneo, figura di riferimento (care giver) presen-te e capace di assistere il malato nelle terapie e nellagestione del quotidiano. Il medico Ant effettuerà laprima visita a casa del paziente entro tre giorni la-vorativi dall’accoglimento della richiesta di assisten-za. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito in-terne www.ant.it oppure al numero 051.7190111».

In fatto di donazioni, siete tra le realtà più so-stenute su scala nazionale, davanti al Telefono Azzurroo Greenpeace. Com’è andata la raccolta nell’ultimoanno?«Ant finanzia la maggior parte delle proprie attività

grazie alle erogazioni di privati cittadini e alle mani-festazioni di raccolta fondi, al contributo del cinqueper mille, a lasciti e donazioni, al sostegno di banchee fondazioni. Il cinque per mille rappresenta una fon-te di finanziamento straordinaria per le nostre atti-vità. Anche quest’anno siamo la decima onlus nellagraduatoria nazionale su oltre 30mila aventi dirittonel medesimo ambito. Un sostegno che poggia sul-la capacità dimostrata negli anni di rispondere in ma-niera concreta ai bisogni delle famiglie con un ma-lato oncologico. Nel corso del 2012, 97.506 contri-buenti hanno scelto di devolvere ad Ant il proprio cin-que per mille. Grazie al loro supporto potremo am-pliare le nostre attività».

Sul potenziamento di quali servizi investirete?«Il nostro obiettivo è ampliare le attività di assisten-za non solo dal punto di vista sanitario, ma anche so-ciale con un occhio di riguardo alle emergenze e i di-sagi che vivono le famiglie. Nei prossimi mesi apri-remo ad esempio a Pieve di Cento, in provincia di Bo-logna, una casa della salute per garantire supporto allefamiglie nel momento della malattia. La struttura saràa disposizione dei malati di tumore in gravi condizionieconomiche oppure soli, e senza una vicinanza assi-stenziale dignitosa. Altro obiettivo è proseguire lo svi-luppo delle attività socio-assistenziali sul territorio na-zionale, con particolare attenzione a una maggior pe-netrazione in Lombardia, come pure l’ampliamentodei progetti di prevenzione gratuiti ad altre provin-ce italiane».

Anche quest’anno siamo ladecima onlus nellagraduatoria nazionale suoltre 30mila aventi dirittonel medesimo ambito

Raffaella Pannuti, presidente della Fondazione Ant Italia onluscon il padre Franco, fondatore e presidente onorario

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ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO • Luigi Querini

50 SANISSIMI MAGGIO 2014

Tra forme lievi, intermedie e quelle con evo-luzione degenerativa più rapida, le malattieneuromuscolari sono decine, forse centi-naia. Le più conosciute sono le distrofie, ac-

comunate da un progressivo deterioramento dellamuscolatura e dalla mancanza, a oggi, di una terapiarisolutiva. Ciò non toglie che non si possa migliorarela vita degli individui che ne sono affetti, allentandoo rimuovendo gli ostacoli che ne facilitino l’inclu-sione. Proprio a questo aspetto, declinato in am-biente scolastico, l’Unione italiana lotta alla distrofiamuscolare ha dedicato la sua decima giornata nazio-nale, attraverso l’iniziativa “Assente Ingiustificato2014”. «Con questo progetto alla sua seconda edi-zione – spiega il presidente Uildm Luigi Querini –ci proponiamo di intervenire su un campione discuole che presentano barriere, sia architettonicheche sul piano degli arredi e dei sussidi didattici, persensibilizzare sul tema della partecipazione alla vita

scolastica di alunni e studenti con disabilità».

La sensibilità, appunto. Com’è variata quellaverso la distrofia muscolare negli ultimi anni ecome si riflette sull’andamento delle donazioni?«Sensibilità, conoscenza e consapevolezza rispettoalle distrofie e alle altre malattie neuromuscolarisono cresciute molto negli anni, grazie anche aoltre mezzo secolo di promozione della ricerca edell’informazione sanitaria da parte nostra e dialtre realtà, tra cui Telethon, arrivato nel 1990 inItalia proprio grazie alla Uildm. In questo sensole donazioni, che oggi risentono se pur lieve-mente degli effetti di una crisi tanto profonda,sono state sempre fondamentali perché ci hannopermesso di realizzare e promuovere tanti pro-getti e iniziative, sia a livello nazionale che tra-mite le nostre 75 sezioni provinciali, moltifinalizzati proprio alla sensibilizzazione».

di Giacomo Govoni

UNA STORIADI INCLUSIONE E RICERCAQUASI 25 ANNI FA PORTÒ TELETHON IN ITALIA. È UNA DELLE CONQUISTEPIÙ SIGNIFICATIVE TARGATE UILDM, SCHIERATA ORMAI DA OLTRE MEZZOSECOLO AL FIANCO DELLE PERSONE CON MALATTIE NEUROMUSCOLARI

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51SANISSIMI

Luigi Querini • ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO

MAGGIO 2014

Torniamo ad “Assente Ingiustificato”. Qualespirito anima questo progetto?«Assente ingiustificato rappresenta un impegno incontinuità con i nostri obiettivi statutari, per dareun ulteriore contributo all’affermazione delle pariopportunità nel Paese, in questo caso di quelle le-gate allo svolgimento di un completo percorso for-mativo. La Uildm rappresenta prevalentementepersone con disabilità motoria, è quindi impossibileslegare il nostro impegno dalla lotta alle barriere ar-chitettoniche, costante dal 1961».

È partito da poco il nuovo triennio di lavorodella vostra commissione medico-scientifica. Suquali temi si concentrerà?«La commissione medico-scientifica, prevista dal-l’articolo 20 del nostro statuto, opera in autonomiasulla base di un regolamento interno. Obiettivi dellacommissione per il triennio 2014-2016 saranno fa-vorire la collaborazione con le associazioni scientifi-che nazionali e con le associazioni di pazienti efamiglie che si occupano di patologie neuromusco-lari, scoraggiando la nascita di nuove realtà che ri-guardano pochi individui e disperderebbero energie.Ancora, affrontare temi di interesse generale, adesempio vaccinazioni, anestesia, consulenza geneticae produrre vademecum al riguardo. Infine, censire ipazienti facenti capo alla Uildm, favorendone l’iscri-zione al Registro dei pazienti, e promuovere i centriclinici di riferimento mediante il nostro sito e il gior-nale Dm».

Il Registro dei pazienti è un strumento cheavete voluto con forza. In cosa risiede esattamentela sua importanza e come vengono raccolti i dati?«Questo progetto è nato nel 2009 dall’alleanza traUildm, Aisla, Asamsi, Famiglie Sma, Acmt-Rete e la

Fondazione Telethon. Il registro è molto importantein quanto raccoglie, ordina e aggiorna dati anagra-fici, genetici e clinici dei pazienti con malattie neu-romuscolari per la condivisione di informazioni suqueste patologie, andando così a sostenere la ricercae la sperimentazione scientifica. La raccolta avvienesu database distinti per patologia che al momentoriguardano la distrofia muscolare di Duchenne,quella di Becker, di nostra competenza, l’atrofia mu-scolare spinale, la malattia di Charcot Marie Toothe a breve anche la sclerosi laterale amiotrofica».

Nella cura delle patologie neuromuscolari, suquali versanti si sono compiuti i maggiori pro-gressi anche grazie alle risorse da voi raccolte? «Per noi l’attenzione alla ricerca è da sempre un puntocardine. Lo testimonia il fatto che nel 2001, assieme aTelethon, abbiamo introdotto i bandi Telethon-Uildmche investono i fondi raccolti dai nostri volontari neimigliori progetti di ricerca clinica. Si tratta di progettifinalizzati a migliorare la qualità della vita delle per-sone con malattie neuromuscolari attraverso il perfe-zionamento della diagnosi e l’adozione di protocolliterapeutici e riabilitativi condivisi. Un’attenzione con-fermata dalla nostra promozione di due centri per lapresa in carico globale delle persone con malattie neu-romuscolari: il centro Nemo di Milano e il centroNemo Sud di Messina».

Rappresentando in prevalenzapersone con disabilità motoria,per la Uildm è impossibileslegarsi dalla lottaalle barriere architettoniche

In apertura, la partenza dell’evento Telethon “Walk for life” a Catania.Luigi Querini, presidente dell’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare

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MAGGIO 201452 SANISSIMI

Secondo i dati ripresi da Exposanità, con ilprogressivo invecchiamento della popola-zione, in meno di quarant’anni la spesa sa-nitaria è destinata a crescere del 150 per

cento, passando dai 112,7 miliardi attuali a 261 mi-liardi del 2050. Si tratta di una cifra importante, cherichiede subito una profonda riflessione, e che im-pone la ricerca di nuovi modelli gestionali per lestrutture sanitarie italiane. «La domanda di sanità eassistenza del nostro paese è destinata a crescere ul-teriormente – dichiara Marilena Pavarelli, projectmanager di Exposanità –. Il progressivo invecchia-mento della popolazione, la razionalizzazione deicosti e la maggiore importanza attribuita alla salute

e alla prevenzione dalle malattie, rappresentano leprincipali sfide alle quali il sistema sanitario nazio-nale dovrà rispondere nei prossimi anni».

I QUATTRO FOCUS DELL’EVENTOAlla luce di questi dati, la diciannovesima edizionedi Exposanità, mostra internazionale al servizio dellasanità e dell’assistenza, che si terrà a Bologna Fieredal 21 al 24 maggio, si concentrerà su quattro focustematici che corrispondo a quelli che saranno i pos-sibili sviluppi futuri del settore. Il primo focus è sulrapporto ospedale e territorio, con particolare rife-rimento alla gestione della struttura ospedaliera inrelazione al territorio e alla necessaria razionalizza-

di Valerio Germanico

IL FUTURODELLA SANITÀDALLE VARIABILI SOCIO-DEMOGRAFICHE, LE NUOVE SFIDE SANITARIE.LE INIZIATIVE E I FOCUS DI EXPOSANITÀ 2014: OSPEDALE E TERRITORIO,TERZA ETÀ, DISABILITÀ E INTERNAZIONALIZZAZIONE.A BOLOGNA DA 21 AL 24 MAGGIO

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Exposanità • APPUNTAMENTI

MAGGIO 2014 53SANISSIMI

Exposanità si svolgerànei padiglioni di Bologna Fierewww.exposanita.it

zione dei costi. Segue la disabilità, da affrontare neidiversi contesti: dal lavoro alla pratica sportiva, daltempo libero all’integrazione scolastica. Si va avanticon la terza età, un’inevitabile sfida per la sanità eper gli operatori, che dovranno far fronte alle mu-tate esigenze di una popolazione che nel 2040, inItalia, avrà il 35 per cento di over 65. Infine, inter-nazionalizzazione, per promuovere le eccellenze dellaproduzione italiana. «Questi temi sono particolar-mente complessi – continua Marilena Pavarelli – erichiedono preparazione, ma anche una forte capa-cità innovativa. Per questo chi è già nel mercato ma

non si aggiorna rischia di perdere importanti op-portunità. Con questi presupposti, Exposanità rin-nova il proprio impegno nell’offrire una propostaculturale ampia e qualificata (oltre 600 ore di for-mazione, 235 tra convegni, corsi e workshop, 14 ini-ziative speciali) grazie anche all’imprescindibilecollaborazione delle più autorevoli istituzioni, asso-ciazioni e aziende del settore».

OTTO SALONI ESPOSITIVIAnche quest’anno Exposanità concentra il proprioimpegno verso la valorizzazione e la qualificazione di

tutte le professioni sanitarie, promuo-vendo il dibattito all’interno del settore,per un sistema sanitario assistenziale ade-guato al nostro Paese. E per questo ri-conferma il format tradizionale a ottosaloni, per offrire una rassegna completadi prodotti, servizi, proposte e iniziativedi carattere formativo e informativo dialto profilo. Le diverse aree espositive sa-ranno dedicate a Hospital, salone delletecnologie e prodotti per ospedali; Mit,Medical Innovation & Technology; Dia- ¬

Nella Piazza della prevenzione,i visitatori potranno fare screeninggratuiti per melanoma, tumorealla tiroide e al seno, diabete,ipertensione e malattie respiratoriecroniche

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APPUNTAMENTI • Exposanità

MAGGIO 201454 SANISSIMI

gnostica 2000, salone delle apparecchiaturee prodotti per la diagnosi; Sistem, Salonedell’informatica sanitaria e della telemedi-cina; Sanità Animale, organizzazione, tec-nologie e soluzioni per la sanità veterinaria:Salute Amica, rassegna dei progetti e dellerealizzazioni per la qualità del servizio sa-nitario; Horus, Handicap, ortopedia, ria-bilitazione; Terza Età, Soluzioni, prodottie servizi per gli anziani.

LE INIZIATIVE SPECIALIDI EXPOSANITÀ 2014Investire in prevenzione da parte di tutti isoggetti che si occupano di gestione dellasanità significa ridurre gli accessi ospeda-lieri, nonché il ricorso generale alle presta-zioni sanitarie e ai farmaci, favorendo cosìla riduzione della spesa sanitaria, oltre cheadempiere al ruolo fondamentale del si-stema sanitario nazionale: garantire unavita più sana ai cittadini. Pur rientrandonei livelli essenziali di assistenza, però, lapromozione della salute non è responsabi-lità della sola sanità, bensì anche dei pri-vati cittadini, degli enti locali, delleassociazioni di volontariato, in quanto ilcontrasto ai fattori di rischio ha implica-zioni ambientali, sociali ed economiche.

Ed eguali ricadute. «Exposanità vuole a talproposito offrire un doppio contributo. Ilprimo è che in questa edizione sarà pre-sente la Piazza della prevenzione. Snodocentrale per tutti i visitatori della manife-stazione, lo spazio svolgerà il doppio ruolodi punto per sensibilizzare gli operatori delsettore e di spazio in cui offrire momentidi prevenzione vera e propria. I visitatoripotranno effettuare screening gratuiti peril melanoma, il tumore alla tiroide e alseno, il diabete, l’ipertensione e le malattierespiratorie croniche. Le istituzioni prepo-ste al governo della prevenzione potrannomostrare i loro progetti e i loro risultati,nonché incontrarsi e confrontarsi sulle pro-spettive future, arricchendo questa pre-senza con quella degli altri stakeholder chepartecipano alla costruzione di una culturadella prevenzione. Prime fra tutti, le asso-ciazioni di volontariato attive in questosenso, come Alice Onlus – Associazioneper la lotta all’ictus cerebrale, Ant, DiabeteItalia, Informa Salute Bologna, che colla-borano all’iniziativa».

EXPOSANITÀPER LA DISABILITÀSport, test drive su automobili adattate, de-sign, turismo accessibile e una ludoteca forall. Un’area sport dotata di tutte le attrezza-ture necessarie per praticare dal vivo le di-scipline paralimpiche più diffuse, che vedràla partecipazione di squadre nazionali e in-ternazionali impegnate in tornei e gare dipallacanestro in carrozzina, Coppa Italia dicalciobalilla, arrampicata sportiva per disa-bilità intellettiva e relazionale, triangolare disitting volley internazionale, esibizione judoper non vedenti, gara di paraclimbing conla Federazione arrampicata sportiva italianaper disabilità fisiche e sensoriali. In un’areaesterna, invece, sarà allestita una pista provedi 6mila metri quadri, che simulerà un per-

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MAGGIO 2014 55SANISSIMI

Exposanità • APPUNTAMENTI

corso stradale sul quale il visitatore potrà ef-fettuare test drive su kart e automobili adat-tate. E ancora il tema dell’accessibilità, inparticolare degli spazi urbani, sarà affron-tato con l’iniziativa “più Città meno Jun-gla”. Un vero e proprio percorso a ostacolinaturali – sabbia, ghiaia, terra – e barrierearchitettoniche – gradini, rampe, buche –da testare su sedia a rotelle, per far rifletteresui problemi che rendono inaccessibili lecittà e suggerire le soluzioni o i comporta-menti che possano favorire la fruizione dellospazio urbano in modo sicuro e conforte-vole. Sarà anche un’occasione per conoscerele potenzialità di alcuni mezzi studiati peressere all’altezza dei più svariati tipi di pavi-mentazione.

ALTRE INIZIATIVECREATIVE E DI GIOCODesign Scomodo: Anteprima, è una mostradal titolo provocatorio in quanto la scomo-dità a cui ci riferisce è quella sociale e nonquella legata all’ergonomia. Saranno presen-tati i progetti e i prototipi realizzati dai gio-vani creativi dell’Istituto italiano di design di

Roma sui temi Design for diabetes e Socialrobot. Il percorso di ricerca intende proporresoluzioni innovative in grado di migliorare lavita alle persone malate e di coloro che se neprendono cura. Infine, uno spazio per il gioco– come valore educativo, ricreativo e riabili-tativo – sarà oggetto della ricostruzione dellaludoteca for all Gioco anch’io, realizzata incollaborazione con Assogiocattoli. In questaludoteca, logopedisti, fisioterapisti educatori eterapisti occupazionali potranno conoscere lenovità del mercato delle aziende produttricidi giochi pensati per bambini disabili. Vistoche si sta avvicinando l’estate a Exposanitàsarà possibile trovare le migliori proposte se-lezionate da Village for all e Handy Superabilein fatto di vacanza accessibile in Italia e al-l’estero. Tante strutture certificate per unascelta ampia tra mare, montagna e città.Evento conclusivo di Exposanità: La Skarroz-zata, una passeggiata su ruote che si terrà nelcentro storico di Bologna il 24 maggio e cheha l’obiettivo di far vivere a tutti i cittadini, inun percorso di 30-40 minuti, l’esperienza cheogni disabile prova quotidianamente quandosi muove in città.

Exposanità dedica un’attenzionespeciale alla disabilità nei diversicontesti: dal lavoro alla praticasportiva, dal tempo liberoall’integrazione scolastica

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MAGGIO 201458 SANISSIMI

Un perfetto controllo della radio-attività, la massima sicurezza eun ambiente estremamenteconfortevole. Ogni centro dia-

gnostico non può che tendere a questoideale e l’avanzamento tecnologico per-mette nuovi strumenti sempre più effi-caci in questo senso. L’ultima generazioneha visto la nascita della nuova Pet Tac, ilcui primo esempio in Italia è stato instal-lato nel centro medico Igea Sant’Antimo,in provincia di Napoli. L’apparecchiatura,come spiega la dottoressa Pasqualina San-nino, Direttore responsabile della Medi-cina Nucleare, permette esami abassissima dose di radiazioni e di elevataaccuratezza diagnostica: si tratta di un si-stema in grado di produrre immagini adalta definizione per esami total-body. «IlCentro medico Igea Sant’Antimo – ri-corda la dottoressa Sannino –, in 18 annidi vita ha investito molto in innovazionetecnologica, diventando tra i primi in Ita-

lia quanto a modernità dimacchinari e dotazioni dia-gnostiche. A questo si ag-giungono diverse peculiarità:un’equipe di ottimo profilomedico-scientifico, cura e ac-

coglienza del paziente, formazione conti-nua del personale e un ambiente sereno etranquillo in cui l’utente si sente proiet-tato in una realtà efficiente dove al centroruotano i suoi bisogni».

LE CARATTERISTICHEDELLA NUOVA PET TACLa Pet-Tac è una metodica diagnosticanon invasiva di medicina nucleare moltoutile in diversi ambiti medici, «quali l’on-cologia, la neurologia, la cardiologia. Ca-ratteristica fondamentale della Pet –continua la dottoressa Sannino – è di for-nire immagini dettagliate e precise delmetabolismo degli organi e dei tessuti delcorpo umano, seguendo il comporta-mento di alcune molecole. Il suo funzio-namento è legato all’introduzione di unradiofarmaco (simile allo zucchero, leg-germente radioattivo, ma non dannosoper la salute) per via endovenosa. Un si-stema, dunque, che associa i vantaggidella Pet, ai vantaggi di una Tac a 64strati con la tecnologia Tof per produrreimmagini ad altissima definizione peresami total-body in meno di 15 minuti.L’esecuzione di un esame Pet-Tac è indi-cata in diversi campi d’applicazione, in

di Renato Ferretti

Il centro medico Igea Sant’Antimoha sede a S.Antimo (NA)www.igeasantimo.it

LA PRIMA PET TAC INSTALLATA IN ITALIA SI TROVA NEL CENTRO MEDICOIGEA SANT’ANTIMO, ALLE PORTE DI NAPOLI. LA DOTTORESSAPASQUALINA SANNINO NE INDICA AMBITI DI INTERVENTO E VANTAGGI

DIAGNOSTICA • Pasqualina Sannino

L’AVANGUARDIANUCLEAREDELLA MEDICINA

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particolare è utile per eseguire una dia-gnosi precoce dei tumori, valutare la dif-fusione di un tumore, valutare l’efficaciadi una terapia oncologica, monitorarel’eventuale ricomparsa di un tumore dopola cura, valutare i benefici di un’eventualeoperazione chirurgica per pazienti affettida malattia coronaria o disfunzioni ven-tricolari, eseguire la diagnosi delle de-menze e dell’Alzheimer».La dottoressa passa poi a spiegare la pro-cedura d’esecuzione della Pet-Tac e leconseguenze sui pazienti. «Il pazienteviene fatto accomodare in sala sommini-strazione Pet – dice Sannino –, previocontrollo del peso e della glicemia. Unavolta eseguita l’iniezione, il pazientedovrà attendere circa 45 minuti affinchéil farmaco si distribuisca nei tessuti.Dopo aver urinato, il paziente è posto sullettino inizia l’esame che richiede menodi 15 minuti. Dopo la verifica della cor-

retta esecuzione dell’esame, il pazientepotrà tornare a casa. Con la nuova Pet-Tac si ottiene una riduzione drastica dellaquota di irradiazione assorbita dal pa-ziente (quasi del 50%) rispetto alle vec-chie apparecchiature, grazie all’estremavelocità di realizzazione degli esami (al-cuni secondi), che permette di studiareanche pazienti critici non collaboranti. Le ¬

Pasqualina Sannino • DIAGNOSTICA

Caratteristica fondamentale della Pet è di fornire immaginidettagliate del metabolismo degli organi e dei tessuti delcorpo umano, seguendo il comportamento di alcune molecole

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uniche controindicazioni riguardano casidi gravidanza e allattamento».

GIOIELLI DI TECNOLOGIAIl centro Igea Sant’Antimo è nato a San-t’antimo alle porte di Napoli nel 1997 edè un centro polidiagnostico convenzio-nato con il Ssn. Nel complesso si effet-tuano attività sanitarie poliambulatoriali,polispecialistiche e polifunzionali, espli-cate da diverse aziende private. «La strut-tura – afferma Sannino – è unconcentrato di altissima tecnologia che si

appresta a ricevere un riconoscimento na-zionale a fronte di un progetto presentatoal Ministro della Salute. I requisiti di pro-fessionalità, impegno, investimento, siain risorse umane sia economiche e natu-ralmente, al gran lavoro svolto negli anni,porteranno a ricevere l’accreditamentoministeriale, quale Centro di Ricerca Na-zionale. Una struttura ampia e luminosapriva di barriere architettoniche che ac-canto agli ambulatori specialistici dellamaggior parte delle branche mediche echirurgiche (allergologia, neurologia, ga-stroenterologia, dermatologia, dietologia,ortopedia, elettroencefalografia, elettro-miografia, foniatria) svolge attività di me-dicina di laboratorio generale con annessisettori specialistici, attività di diagnosticaper immagini, di medicina nucleare, e la-boratorio di analisi cliniche».La società Igea S. Antimo, inoltre, svolgeattività di specialistica ambulatorialequali neurologia (elettromiografia/elet-troencefalogramma), oculistica, otorino-laringoiatria, senologia, urologia,dermatologia, allergologia, ginecologia,endocrinologia, ortopedia, medicinadello sport, dietologia, diabetologia.«Le apparecchiature in dotazione nel no-stro centro – dice Sannino – sono di con-cezione avanzatissima per tutti i settorima non mancano poi veri e propri gioiellidella tecnologia di ultima generazionequali 2 Tac a 640 strati multislices, le duerisonanza magnetica da 1.5 tesla e gli eco-grafi in 4D Real time. Le due Tac sonocapaci di esplorare in pochissimi seconditutto lo scheletro permettendo di velo-cizzare il tempo di esecuzione dell’esame,e garantendo al tempo stesso una risolu-zione dell’immagine ancora più alta ri-spetto alla Tac tradizionale, grazie alla

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Con la nuova Pet-Tac si ottieneuna riduzione drasticadelle radiazioni assorbite, quasidel 50%, rispetto alle vecchieapparecchiature

DIAGNOSTICA • Pasqualina Sannino

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possibilità di effettuare scansioni moltosottili e di ricostruire l’immagine tridi-mensionale del campo indagato. La riso-nanza magnetica da 1,5 tesla permetteun’indagine adatta non solo nella patolo-gia ma anche ad applicazioni di ricercasulla funzionalità di organi e tessuti,esame caratterizzato da un altissimo po-tere di risoluzione dell’immagine otte-nuta senza l’uso di radiazioni e quindidalla mancanza di effetti collaterali pro-vati. L’ecografia esame effettuato con inuovi ecografi 4D Real Time, ha assuntoun ruolo molto importante nelle diagno-stica per immagini grazie all’ottima riso-luzione delle immagini fornite e,soprattutto per l’assoluta innocuità del-l’indagine. Gli ultrasuoni permettono dieseguire esami in gravidanza, quandonon è possibile con le altre metodiche diindagine».

La Politica del rispetto

La dottoressa Pasqualina Sannino, Direttore respon-sabile della Medicina Nucleare nel centro medicoIgea S.Antimo, spiega quanto sia importante l’at-

tenzione al paziente in una struttura polidiagnostica comequella napoletana. «Il centro – spiega la dottoressa – oltrea garantire procedimenti diagnostici all’avanguardia, nontralascia l’attenzione per il trattamento del paziente e lasua sicurezza. La nostra politica si basa sul rispetto del pa-ziente e per questo cerchiamo di ottimizzare sempre il ser-vizio reso, in primis cercando di fornire ai pazienti indica-zioni appropriate e comprensibili sulle relazioni fornitedalla diagnostica, garantire la massima riservatezza, of-frire un clima confortevole, ospitale ed accogliente. Il ri-spetto dell’utente nel suo valore di persona e cittadino rap-presenta il criterio informatore dei comportamenti e degliatteggiamenti del personale che opera all’interno dellaStruttura accompagnato dal rispetto della privacy e delladignità umana. Riteniamo che ogni cittadino abbia il dirittodi essere assistito con attenzione e premura nel rispettodella dignità umana, di essere trattato con cortesia, uma-nità, senza arroganza o eccessiva confidenza. Questo èuno dei motivi per cui abbiamo dotato il centro di un si-stema informatico tra i più sofisticati ed efficienti. L’obiet-tivo è di investire sempre più risorse ed energie per rag-giungere livelli massimi di qualità, aggiornando le nostredotazioni tecnologiche con quanto di più moderno e avan-zato offre il mercato».

Pasqualina Sannino • DIAGNOSTICA

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«La diagnostica di laboratorioè stata caratterizzata negliultimi decenni da una ra-pida evoluzione delle tecni-

che analitiche e dall’ampia disponibilità diapparecchiature automatizzate. Ciò consentedi ricevere i dati con maggiore tempestivitàe attendibilità». Con queste parole la dotto-ressa Francesca Sindoni, titolare del centrodiagnostico Pasteur, riassume l’evoluzionedella diagnostica di laboratorio. Il centro, ac-creditato con il Servizio sanitario nazionale,avvalendosi dei mezzi chimici e fisici su cam-pioni di liquidi e tessuti prelevati al paziente,è in grado di ricavare dati utilizzabili a finediagnostico, preventivo e per il monitorag-gio della terapia medica.

Qual è il ruolo delle analisi clinicheoggi?«Quello di ampliare le possibilità diagnosti-che e terapeutiche con apporti obiettivi e qua-litativi. Ritengo che la rivoluzione chimica emicroscopica rappresenti ora l’arma dellascienza. È importante in ogni caso ricordare lanatura del materiale biologico sul quale ese-guire il riscontro, le modalità di prelievo e leprecauzioni da adottare onde evitare un dete-rioramento del campione prelevato».

Da qui nasce il “controllo di qualità”?«Esattamente. In molti laboratori italiani,compreso il nostro, questo strumento rap-presenta un grande passo verso un controllototale al fine di escludere errori che possonoverificarsi nella fase analitica. Alcune so-stanze presenti nel sangue come il glucosio,i trigliceridi o il fosforo inorganico possonoinfatti subire delle alterazioni se non si ri-spetta un digiuno di almeno 10-12 ore dal-l’ultimo pasto. Allo stesso modo un digiunoprolungato di 48 ore può causare errori.Anche l’ingestione di alcool ha rilevanti ef-fetti su numerosi enzimi così come l’eserci-zio muscolare può avere delle importanti

MAGGIO 201464 SANISSIMI

di Marco Tedeschi

LA RIVOLUZIONE CHIMICA E MICROSCOPICA

I LABORATORI DI ANALISIHANNO CONQUISTATOUN RUOLO FONDAMENTALEIN CAMPO DIAGNOSTICO,PREVENTIVO,DI MONITORAGGIOE DI TERAPIA MEDICA. LA PAROLA A FRANCESCASINDONI

La dottoressa FrancescaSindoni è titolaredel Centro Diagnostico Pasteurdi Bovisio Masciago (MI)[email protected]

DIAGNOSTICA • Francesca Sindoni

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conseguenze sui risultati di molte analisi so-prattutto quelle di alcune attività enzimati-che del siero».

Quali fasi caratterizzano il lavoro dianalisi?«Esistono delle procedure molto accurate, inquanto l’attività del laboratorio influenza ilprocesso decisionale del 70-80 per cento ga-rantendo informazioni cliniche tempestivee di alta qualità. Nei miei anni d’impegnodiagnostico ho sempre considerato la pro-vetta, non un campione di sangue, bensì unpaziente al quale bisogna prestare attenzionegarantendo il miglior risultato possibile.Qualità e conoscenza unite alle informazioniprecise evitano errori o decisioni sbagliate».

Anche nel vostro settore la preven-zione è importante?«Ritengo che la prevenzione sia una dellearmi più efficaci. Il nostro compito è gui-dare e rassicurare il paziente nel suo percorsodi accertamenti clinici mirati, in base all’etàe allo stato di salute, per permettere di dia-gnosticare in maniera precoce l’insorgere dipatologie, talvolta banali, che si guariscono

facilmente. Ogni organo o apparato puòpresentare fattori di rischio o segnali di al-larme che se individuati tempestivamentepossono inquadrare una malattia preve-nendo eventuali complicanze».

Come si inserisce il laboratorio di ana-lisi in tutto ciò?«Fornisce test diagnostici affidabili chesanno unire sensibilità e specificità. Oggi siha la possibilità di analizzare dettagliata-mente gli organi e le loro funzioni, si è per-sino in grado di accertare la predisposizioneo la presenza di fattori genetici (con lo stu-dio del dna) e ambientali portatori di ma-lattie tumorali. Il cancro alla cervice uterinaprovoca ogni anno migliaia di vittime e il6,5 per cento delle donne corre il rischio disvilupparlo. Attraverso l’analisi dell’hpv deldna si può ridurre l’incidenza del 60-70 percento dei tumori invasivi del collo dell’utero.Per ultimo, ma non meno importante, ri-tengo dover sottolineare il rispetto del pa-ziente che può trovarsi in uno stato dipreoccupazione o sofferenza, l’attenzionealla persona nella sua totalità è divenutal’emblema della nostra struttura».

MAGGIO 2014 65SANISSIMI

Oggi siamo in grado di accertarela predisposizione o la presenza di fattori genetici

e ambientali, portatori di malattie tumorali

Francesca Sindoni • DIAGNOSTICA

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MAGGIO 201474 SANISSIMI

Ese davvero si invertisse la rotta? Forseper i ricercatori italiani non è ancoraarrivato il momento di esultare, male ultime notizie aprono uno spira-

glio. Il nuovo programma quadro Ue per laricerca, Horizon 2020, mette a disposizionecirca 78 miliardi di euro. Per il ministro del-l'Istruzione, dell'Università e della Ricerca,Stefania Giannini, il programma diventa cosìla prospettiva favorevole dell’Italia. Ma comehanno accolto la notizia i centri di ricerca ita-liani, per anni abituati a rimanere scettici difronte a ogni ipotesi di rivolgimento positivo?A rispondere è Massimo D'Erasmo, ammini-stratore delegato della DBA Italia, da 30 anninel settore della ricerca biomedica e biologicain genere. «Distribuiamo – spiega D'Erasmo– reagenti e kit di numerose case americane,asiatiche ed europee. Lavorando per lo piùcon enti pubblici quali università, Cnr e

aziende ospedaliere, il problema maggiore ri-mane la lentezza dei pagamenti e la burocra-zia ossessiva. In Italia i ricercatori hanno laccie lacciuoli e non possono gestire direttamentegli ordini dei fondi loro assegnati come peresempio negli Usa, dove possono farlo concarta di credito ad hoc. Siamo forse a unasvolta, finalmente si comincia a capire chesenza ricerca non c’è sviluppo e che occorreaumentare gli investimenti dall’1 per centodel Pil all’1,5 almeno. La media europea è at-tualmente già oltre il 2 per cento. In Italia sispendono 100 euro per abitante, in Europa300. In Italia 4,3 ricercatori ogni 100 abitanti,in Europa 7>>.Per D’Erasmo le farraginosità burocratichesono da ostacolo in tutto il processo che portaa generare l'ordine. «Ci chiedono ripetuta-mente sempre gli stessi documenti – continual’amministratore –, anche per ordini di valoremodesto, sia in fase di offerta, sia in fase difatturazione dell'ordine e prima di pagare lefatture. Parliamo di documenti come la di-chiarazione sostitutiva Durc, dichiarazioneflussi finanziari, fotocopia documento d'iden-tità dell’amministratore delegato. Ci chiedonoanche molto spesso di restituire l'ordine fir-mato per accettazione. Ma che senso ha, datoche l'ordine segue a una nostra precisa offerta?Come risultato siamo inondati dalla carta e

di Renato Ferretti

IL FUTURODELLA RICERCA

CON IL NUOVO PROGRAMMAEUROPEO HORIZON 2020SEMBRA SIA FINITO IL TEMPODELLE VACUE PROMESSE.MASSIMO D’ERASMO SPIEGALE NUOVE PROSPETTIVEE L’IMPORTANZADEL CAMBIAMENTO

La DBA Italia srlsi trova a Segrate (MI)

www.dbaitalia.it

RICERCA E INNOVAZIONE • Massimo D’Erasmo

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MAGGIO 2014 75SANISSIMI

dai fax. Molto spesso in questo processo di ri-chieste vengono coinvolti a nostro parere in-giustamente i ricercatori, mentre gliamministrativi dettano le condizioni».Ma non mancano le idee per migliorare la si-tuazione, al di là delle critiche. «Non ci vo-gliamo sottrarre alle leggi in vigore – precisaD’Erasmo – che regolano i rapporti con lapubblica amministrazione, ma perché noncreare una casella dove le aziende possano de-positare tutte le dichiarazioni e i documentinecessari? Saranno poi le amministrazioni egli uffici acquisti dei singoli enti a prelevarliquando necessario. La richiesta del Durc peresempio è spesso ripetitiva e assillante. Lo ab-biamo messo nel nostro sito web ed è sempreaggiornato: si dubita che quello esposto nelsito aziendale sia falso?»La notizia del programma Horizon 2020 sem-bra finalmente buona, come se fosse arrivatoil tempo di una riformulazione culturale del

ruolo della ricerca. «Non so se ci sarà un realeprogresso – ammette D’Erasmo –, ma forsequalcosa sta finalmente cambiando. Le pro-spettive di crescita nel settore dove abbiamola fortuna e il piacere di lavorare sono oramolto più serie. Finanziamenti di rilievo sonoprogrammati per i prossimi anni, non sonopiù solo generiche promesse. Investiamotroppo poco rispetto agli altri paesi europei».Il futuro per l’amministratore della DBA Ita-lia è quindi meno nero di quanto si potesseprospettare. «Al momento forniamo tutte leUniversità e gli enti di ricerca italiani, inclusiquelli che si occupano di ricerca sul cancro,malattie neurodegenerative come Alzheimer eParkinson e malattie rare. Intendiamo svilup-pare e incrementare l'offerta di prodotti a tuttiquei laboratori che si occupano di food safetye sicurezza ambientale, settori che rivestonoun'importanza sempre maggiore a salvaguar-dia della salute».

Si comincia a capire che senza ricerca non c'è sviluppo.I finanziamenti programmati per il futuro

non sono più solo generiche promesse

Massimo D’Erasmo • RICERCA E INNOVAZIONE

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MAGGIO 201480 SANISSIMI

Se si danno per scontate la profes-sionalità e la preparazione delmedico e del terapista, in uncentro di riabilitazione l’innova-

zione tecnologica è un aspetto che non sipuò trascurare, come spiega Pasquale Un-cino, amministratore unico del Presidiodi Riabilitazione Padre Pio. Il centro sitrova a Capurso, in provincia di Bari, e sioccupa di trattamenti riabilitativi per di-sabilità psichiche, fisiche e sensoriali aciclo continuativo, diurno, ambulatorialee domiciliare. «La nostra struttura – spiegaUncino – si colloca, nello scenario dellariabilitazione pugliese, tra quei centri dieccellenza che offrono una riabilitazionesupportata da tecnologie d’avanguardia -la riabilitazione robotica».La riabilitazione di cui si parla, è inseritanel contesto delle patologie neurologiche.«Con queste attrezzature specifiche –continua l’amministratore del PresidioPadre Pio – riusciamo a creare un per-corso riabilitativo individuale adeguato.In questo laboratorio riabilitativo tecno-logico troviamo, tra le altre cose, il “ReoAmbulator”, che favorisce nei pazienticon problematiche neurologiche legatealla deambulazione un recupero delle abi-lità motorie; il Reo Gho, che favorisce unrecupero funzionale degli arti superiori aseguito di danni cerebrali, neurologici,spinali, muscolari o ortopedici; il Glo-reha - (guanto sensorizzato) dispositivo

IL PROGRESSO E LE NUOVE OPPORTUNITÀ DELLA RIABILITAZIONEROBOTICA. PASQUALE UNCINO DESCRIVE LE METODICHEDI AVANGUARDIA NELLA RIABILITAZIONE

TECNOLOGIE • Pasquale Uncino

di Remo Monreale

LE MACCHINEDELLA SALUTE

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per la riabilitazione della mano che per-mette di migliorare la disabilità motoria,sensoriale e cognitiva attraverso esercizi at-tivi intensi individuali. Infine, il lettinoAnymov che favorisce il recupero del mo-vimento funzionale e previene le compli-canze secondarie legate all’immobilità».Queste innovazioni sono dettate dalle ri-chieste sempre più frequenti. «Abbiamosempre più persone che hanno patologiecome queste – dice Uncino –, perciò ilnostro obiettivo è posizionarci come poloriabilitativo di alta specializzazione. Perarrivare a tanto bisogna avere alle spalleuna componente di ricerca e forma-zione». Le ottime conoscenze riabilitativein campo neurologico, la presenza diequipe interprofessionale di alto profilo(medici specialisti, tecnici della riabilita-zione, personale infermieristico e di assi-stenza), la dotazione di apparecchiaturedi avanguardia, nonché l’esistenza di pro-getti riabilitativi individuali, confermanola scelta del Presidio profondamente in-novativa ad alto contenuto sia scientificoche manageriale.

MAGGIO 2014 81SANISSIMI

La riabilitazione roboticacon tecnologie avanzateconsente il recuperofunzionale degli arti perla mano e per le complicanzedell’immobilità

Il Presidio di Riabilitazione Padre Piosi trova a Capurso (BA)www.presidiopadrepio.com

Pasquale Uncino • TECNOLOGIE

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82 SANISSIMI MAGGIO 2014

In otto anni, dal 2005 al 2012, sono stati quasi80mila i bimbi nati grazie alla Pma, la procrea-zione medicalmente assistita. Si tratta del 2 percento dei nati in Italia: 105mila gravidanze per

un totale di 655mila cicli di trattamento iniziati e493mila coppie trattate. Sono questi gli ultimi datidel registro nazionale della Pma, che si inserisconoin uno spettro più ampio, quello mondiale, doveinvece se ne contano 5 milioni dal 1978 a oggi,metà dei quali negli ultimi sei anni. Le nascite nel1990 erano, infatti, appena 90mila, nel 2000 sonoarrivate a 900mila, fino ai due milioni e mezzo dal2007 a oggi, complice la ricerca di tecniche semprepiù raffinate e sicure. In Italia è la Legge 40 del 2004 a regolare la pro-creazione assistita, oggetto di critiche, battaglieetiche e legali e di un fallito referendum abrogativonel 2005. La legge, in particolare gli articoli 4(comma 3), 9 (commi 1 e 3) e 12 (comma 1), rela-tivi al divieto di fecondazione eterologamedicalmente assistita, sono stati infine dichiaratiillegittimi dalla Corte Costituzionale lo scorso 9aprile. Il parere è stato salutato con entusiasmo dalle

tante coppie che non avevano altra via che l’etero-loga per poter concepire un figlio e da chi si trovavaimpossibilitato, non avendone l’occasione, di intra-prendere il cosiddetto turismo procreativo versoquei Paesi dove la pratica era ammessa, come adesempio la Spagna. Ma oltre all’entusiasmo, si è ripresentato altrettantocompatto quel fronte, essenzialmente cattolico, chenon ha mai ritenuto etica questa terapia medica. Lemotivazioni della sentenza non sono state ancorarese pubbliche, ma è evidente a tutti, favorevoli econtrari, come sia urgente che il Ministero dellaSalute metta nero su bianco delle linee guida chiaree non interpretabili su quelli che costituiscono ipunti di maggiore incertezza. I nodi principali sonol’anonimato parziale o totale dei donatori (geneticoe anagrafico), la protezione della privacy, lo scree-ning dei donatori di gameti e le modalità di accessoalla tecnica, infine i limiti di età. La fecondazione eterologa ha da sempre fatto discu-tere. Chi si dichiara contrario porta sempre con séle motivazioni riguardanti i limiti della scienza sullanatura e la pur sempre valida opzione dell’adozione,

INFERTILITÀ,UN NUOVO CORSO

di Teresa Bellemo

L’IMPOSSIBILITÀ DI AVERE FIGLIAFFLIGGE IL 35 PER CENTODEGLI ITALIANI. LE CAUSE SONOMOLTEPLICI, MA LE SOLUZIONI,QUANDO LA SCIENZA LE TROVA,DOVREBBERO ESSERE ALLA PORTATADI TUTTI. PER QUESTO LE REGOLEDEVONO ESSERE CHIARE E INCLUSIVE

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83SANISSIMI

La situazione italiana • PROCREAZIONE ASSISTITA

MAGGIO 2014

nonostante anch’esso costituisca un percorso moltocomplesso, lungo, limitato e non scevro da alticosti, oltre a un insieme di diritti e doveri di radicediversa. L’eterologa infatti costituisce essenzial-mente l’unica via per le molte coppie portatrici dimalattie genetiche, alcune di esse molto frequenticome l’anemia mediterranea. Numerose sentenzehanno di fatto superato il divieto di accesso alla dia-gnosi preimpianto con la Pma, ma oggi non èpratica ordinaria, inoltre allunga e appesantisce, alivello sia economico che fisico e psicologico, l’iterdel concepimento.Attualmente in Italia possono infatti accedere allafecondazione assistita solo le coppie che hanno unadiagnosi accertata di sterilità. Questo è un altrodegli aspetti che la Legge 40 dovrebbe definiremeglio: non si possono infatti discriminare le cop-pie fertili da quelle infertili. Da questo punto divista in Gran Bretagna e negli Stati Uniti sono allostudio innovative tecniche per le famiglie a rischiodi trasmettere malattie genetiche incurabili. La tec-nica prevede l’uso di dna di una donatrice di ovuli,in grado di correggere molte delle malattie mito-condriali. Ma anche qui il dibattito è ancora moltoacceso per le implicazioni etiche e cliniche che deri-vano da tale tecnica e il passaggio dallasperimentazione alla pratica è ancora in atto.

Le rapide e drastiche mutazioni sociali degli ultimidecenni hanno dunque fortemente influenzato nonsoltanto il modo di vivere, ma anche l’indice di infer-tilità di uomini e donne, che oggi in Italia si aggiraattorno al 35 per cento per entrambi, anche se quellafemminile è leggermente più alta (35,4 contro 35,5).I rischi si presentano presto, già attorno ai diciottoanni, soprattutto per gli uomini, che trascurano mag-giormente i disturbi di natura genitale e sessuale. Dalpunto di vista femminile, invece, influisce enorme-mente il progressivo aumento dell’età in cui si diventamadre. Gli ovuli, infatti, fanno parte del patrimoniogenetico femminile sin dalla nascita, per questo sonosoggetti a un progressivo e lento processo degenerativosoprattutto dopo i 35 anni, sia dal punto di vista qua-litativo che quantitativo. La responsabilità èprincipalmente dell’età, ma anche dell’ambiente, deglistili di vita e delle patologie che possono subentrare. La scienza e la medicina intervengono su questapotenziale rischiosità, non soltanto con le tecnichedi procreazione assistita - applicabili a patologia dia-gnosticata - ma anche con il prelievo e lacrioconservazione degli ovuli. La metodica vieneeffettuata generalmente in sedo-analgesia, dandoalla paziente la possibilità di non avvertire dolore e,dopo l’intervento, di poter riprendere la sue fun-zioni nell’arco di qualche ora.

L’eterologa costituisceessenzialmente l’unica viaper le molte coppie portatricidi malattie genetiche

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PROCREAZIONE ASSISTITA • Maria Elisabetta Coccia

84 SANISSIMI MAGGIO 2014

PER LA PRESIDENTE DEL CECOS IL DISCORSO È SEMPLICE.SE L’INFERTILITÀ È UNA MALATTIA, ALLORA LA SCIENZADEVE FARE TUTTO IL POSSIBILE AFFINCHÉ DA QUESTAPATOLOGIA SI POSSA GUARIRE SPINGENDO UN PASSEGGINO

Lromuove e sviluppa ogni studio che riguardi la fe-condazione assistita umana, anche nei suoi aspettietici, legislativi e medico-legali. È il Cecos, che inItalia raggruppa i maggiori centri di feconda-

zione assistita che eseguono circa 10mila cicli l’anno. Alcentro del codice etico di Cecos c’è la coppia, che rappre-senta un progetto genitoriale e per questo l’infertilità nonviene trattata solo come una condizione patologica, macome una vera e propria malattia che spesso colpisce i sen-timenti più profondi. Maria Elisabetta Coccia, presidentedell’associazione, sottolinea: «Abbiamo voluto fare nostrala dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sa-nità che definisce la salute come completo benessere fisico,mentale e sociale. In tal senso la fertilità è strettamente col-legata alla nostra salute fisica e mentale». Anche per que-sto sono attivi programmi di preservazione dei gameti, neltentativo di alleviare il problema della conservazione e

preservazione della fertilità, in molti casi conseguenza deitrattamenti contro alcune patologie - anche tumorali - cheinterferiscono proprio sulla fertilità.

In una società dove si fanno figli sempre più avanticon l’età, quanto è importante la conservazione de-gli ovociti?«Il patrimonio ovocitario è prestabilito fin dalla nascita, poinel corso del tempo progressivamente si esaurisce e in-vecchia. Oggi esiste l’opportunità di mettere al riparo i no-stri ovuli o il tessuto ovarico in una biobanca, che signi-fica avere una chance in più di avere un figlio domani. Latecnica non è più considerata sperimentale ed è effettuatasempre con più successo in tutto il mondo. Previa stimo-lazione ovarica controllata, tramite somministrazione difarmaci detti gonadotropine, la crioconservazione ovoci-taria può essere effettuata con due tecniche: congela-

di Teresa Bellemo

IL DIRITTO DI GUARIRE

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85SANISSIMI

Maria Elisabetta Coccia • PROCREAZIONE ASSISTITA

MAGGIO 2014

mento lento, il cosiddetto slow-freezing, in cui la cellulaviene gradualmente portata a -196°C, e il congelamentorapido o la vitrificazione, che ormai è la più utilizzata».

Il punto della Legge 40 che norma la fecondazioneeterologa è definitivamente incostituzionale. «Questo grande risultato lo dobbiamo anche allo sforzo de-gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, legali del pro-cedimento di Firenze, e a quello di tante associazioni di pa-zienti. Dopo 10 anni le nostre coppie potranno effettuaretecniche di fecondazione eterologa nel nostro Paese e nonsaranno più costrette ad andare all’estero evitando la realtàe i costi individuali e sociali dell’attuale “turismo procrea-tivo”. La sentenza sull’eterologa richiederà da parte del Mi-nistero della Salute aspetti da regolare, con diversi tipi diprovvedimenti, sia di tipo amministrativo che legislativo.Il Cecos è pronto a collaborare con le istituzioni».

In molte occasioni il dibattito su questo tema spo-sta la soluzione sulle adozioni. Crede che questo sia unmodo per aggirare il problema?«Il desiderio di filiazione è un sentimento talmente forteche a volte le nostre coppie seguono un percorso paral-lelo; non penso che l’adozione possa essere un’alternativaalla procreazione assistita, bensì potrebbe definire unprogetto genitoriale già in essere. C’è una sostanzialedifferenza tra le due pratiche. Nell’adozione si cerca unafamiglia per un bambino, che spesso ha avuto un per-corso difficoltoso, a volte tormentato, e la famiglia che lo

accoglie deve restituirgli un diritto a lui negato: l’infan-zia. Il diritto quindi è del bambino ad avere una famigliache lo cresca e lo ami. Nella procreazione assistita, invece,si cerca di dare un bambino alla coppia che compie unascelta precisa e reclama il diritto di avere un figlio che gliè stato negato da una malattia: l’infertilità».

Cosa pensa del recente caso di cronaca sullo scam-bio degli embrioni al Pertini di Roma? Quanto fannomale episodi di questo genere al dibattito su temicosì delicati?«Il caso del Pertini è da considerare un evento raris-simo. In termini tecnici si chiama “evento avversograve”, ma umanamente è un errore che ci pone da-vanti a quesiti e a riflessioni che non sempre hannouna risposta che può soddisfare tutti. Chi è il vero ge-nitore? Quello che partorirà i gemellini - come pe-raltro previsto dalla nostra legislazione - oppure i verigenitori saranno quelli biologici? Oppure entrambi?Per i giudici questa sarà una decisione salomonica.Per tutti i potenziali genitori, una prova a cui nonpotranno sottrarsi. Ma una cosa non dobbiamo maiperdere di vista: il bene dei due gemellini che nasce-ranno, e penso che su questo siamo tutti d’accordo.Bisogna fare in modo che errori del genere siano sem-pre più rari e per fare questo dobbiamo attuare pro-cedure sicure, come ad esempio migliorare il sistemadi gestione della tecnologia biomedica e la certifica-zione obbligatoria in ogni centro».

La dottoressa Maria Elisabetta Coccia, presidente dell’associazione Cecos

La sentenza sull’eterologarichiederà da parte del Ministerodella Salute aspetti da regolare,con diversi tipi di provvedimenti,sia di tipo amministrativoche legislativo

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PROCREAZIONE ASSISTITA • Paolo Scollo

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La recente sentenza della Corte Costituzio-nale ha rimesso in discussione molti dei ca-pisaldi che per dieci anni hanno normato lafecondazione assistita in Italia. Il punto su

cui la Corte ha insistito maggiormente è stato quelloche sin dall’entrata in vigore della legge 40/2004 hadestato maggiori perplessità, non soltanto nella co-munità scientifica ma anche, e forse soprattutto, trai pazienti. Si tratta della regolamentazione della fe-condazione eterologa, che fino al 9 aprile scorso eravietata dal nostro ordinamento. Dando ragione alleormai numerose coppie che in questo decenniohanno impugnato le vie legali, la suprema corte hadi fatto – nonostante le motivazioni della sentenzanon siano state ancora pubblicate – annullato il di-vieto. Da qui serve, dunque, ripartire per stilare lineeguida chiare in modo da mettere ambulatori e clini-che nella condizione di poter dare risposte rapide ecerte alle già molte coppie che hanno iniziato a chie-dere un appuntamento specialistico. Per questo laSocietà italiana di ginecologia e ostetricia, con il suopresidente Paolo Scollo, ha messo a disposizione lapropria ampia conoscenza in materia per fare inmodo che il ministro Lorenzin metta ordine in unsettore così delicato al più presto.

La Corte Costituzionale ha di fatto ammessola fecondazione eterologa anche in Italia. Qual èla situazione attuale negli ospedali e nelle clini-che italiane?«Attualmente non è cambiato ancora nulla inquanto si attendono le motivazioni della sentenza,che dovrebbero essere emanate a breve. Successiva-

mente la Sigo, con una mia lettera al ministro Bea-trice Lorenzin, ha dato la disponibilità a collaborareper la preparazione di linee guida e norme specifichedi condotta al riguardo».

Quali sono i dubbi e i punti più delicati da ri-solvere con maggiore urgenza?«Credo che per quanto riguarda l’eterologa maschileè molto semplice organizzare delle banche del semementre per quella femminile è un po’ più compli-cato in quanto si devono prendere in considerazionediversi aspetti. Innanzitutto la donatrice deve esseresottoposta a stimolazione soltanto per donare o puòessere una donna che si sottopone per se stessa a unciclo di Ivf e che dona una quota di ovociti? Poi inquesto caso è fondamentale capire come mantenerel’anonimato della donatrice e decidere se la dona-trice abbia diritto a un compenso per l’impegno fi-sico, per il rischio chirurgico e per il tempoimpiegato. Infine, serve fare chiarezza anche neicosti: ad esempio, se i farmaci utilizzati per la sti-molazione possono o devono essere a carico del Ssn».

Finora come si è rapportata la Sigo nei casi diinfertilità che come unica via avevano la fecon-dazione eterologa? Inoltre, quali sono le percen-tuali di successo di questa pratica?«La Sigo è una società scientifica con oltre 6milaiscritti e finora ha rispettato quanto dettato dallalegge 40, e cioè l’impossibilità di effettuare la fe-condazione eterologa nel territorio italiano. Le per-centuali di successo con l’ovodonazione nei centriesteri in cui si pratica superano il 50 per cento».

IL 9 APRILE È CADUTO UNO DEI PUNTI FERMIDELLA LEGGE 40. IN ITALIA RICORREREALLA FECONDAZIONE ETEROLOGANON È PIÙ IMPOSSIBILE, MA PERCHÉ L’ATTESADIVENTI DOLCE SERVE METTERE CHIAREZZA

di Teresa Bellemo

COPPIE IN ATTESA

Paolo Scollo,presidente della Sigo

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Negli ultimi trent’anni si è riscon-trata una riduzione della morta-lità per le principali malattiecardiovascolari in Italia, ma no-nostante questa tendenza la car-diopatia coronarica e l’ictus

rimangono malattie a elevata frequenza esono fra le cause più diffuse di invalidità. Nu-merosi sono i dati epidemiologici sull’eccessodi rischio attribuibile alla pressione arteriosaelevata nello sviluppo di queste due patologie.«A livello mondiale – spiega Giuseppe Mancia,professore emerito di medicina presso l’Uni-versità Milano Bicocca – l’incidenza dell’iper-tensione arteriosa interessa il 30% degli adultie il 50% degli anziani dai 60 anni in poi».

Quali sono i mezzi strumentali e i nuovimarker a disposizione dello specialista per ladiagnosi precoce dell’ipertensione?«La diagnosi si basa ancora oggi su un’ade-guata misura della pressione arteriosa e sul-l’identificazione di valori che vengonoritenuti, per convenzione, superiori a quelliche dovrebbero essere, vale a dire 140 milli-metri di mercurio di pressione sistolica op-pure 90 millimetri di mercurio di pressionediastolica. Da questo punto di vista ancoraoggi la diagnosi si basa sul controllo di questisemplici parametri».

Per quanto riguarda invece la terapia, qualisono le novità in questo ambito?«Grandi novità non ci sono. Questo è statoun campo molto battuto negli anni passatie ci sono oggi moltissimi farmaci e combi-nazioni di farmaci con i quali si può cercaredi ridurre la pressione arteriosa. Non èsemplice raggiungere i valori sotto i 140/90millimetri di mercurio, che rappresentanogli obiettivi della terapia, perché essa puòspesso non essere facile da implementaree il successo può non essere frequente.Però oggi sappiamo che la maggior partedei pazienti avrebbe bisogno di avere più diun farmaco per controllare la pressione,pertanto la combinazione di farmacidovrebbe essere la strategia terapeuticapiù comune per ridurre la pressione arte-riosa. Purtroppo non è così perché lamaggioranza dei pazienti viene trattatacon un singolo farmaco. Questa è una delleragioni per cui la pressione arteriosa degliipertesi è controllata solo in una piccolaquota di ipertesi, inclusa l’Italia. Nel nostroPaese circa il 25-30% dei pazienti ha lapressione entro i valori di riferimento. Que-sto tra l’altro è responsabile del fatto chel’ipertensione continua a essere ancoraoggi la prima causa di morte e di malattiaal mondo».

CARDIOLOGIA • Giuseppe Mancia

Un controlloapprofonditoL’ipertensione arteriosa è un disturbo da non sottovalutare.Attraverso uno studio di monitoraggio ultraventennale si è potutocapirne più. Il professor Giuseppe Mancia ne illustra i risultatiNicolò Mulas Marcello

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Quale tipo di ricerca viene svolta presso ilCentro interuniversitario di fisiologia clinica eipertensione di Milano?«Il centro lega tre università> l’università statalee la Bicocca di Milano e l’Università di Pavia. Unodegli studi importanti che viene svolto nei labo-ratori che afferiscono all’università Milano Bi-cocca è in corso da oltre 20 anni su un campionedella popolazione di Monza. Si tratta di uno studioche ha dato risultati molto importanti, una ricercanon grandissima ma ben disegnata sin dall’inizio,in cui tutti i soggetti della popolazione avevano lamisura della pressione da parte del medico maanche la misurazione a domicilio e il rilievo dellapressione su tutto l’arco delle 24 ore».

Quali risultati avete ottenuto?«Lo studio è tutt’ora in corso, ma ha già dato in-formazioni importantissime. Innanzitutto sui va-lori della pressione, poi sulla percentuale dipazienti che possono definirsi controllati, siaquando ci basiamo sulla pressione misurata dalmedico sia quando è il paziente stesso a misurarla.Inoltre, si sono scoperte moltissime informazionisui fattori di rischio, tipo alcune specifiche altera-zioni ecocardiografiche, alcuni fattori metabolicilegati all’elevazione della pressione arteriosa».

Quali altri importanti studi avete effettuato?«Un altro studio è quello del controllo nervoso

della circolazione sanguigna, ovvero l’impor-tanza di fattori nervosi nella genesi e nel man-tenimento della pressione alta. Il centro è unodei pochi al mondo in cui l’attività simpatica puòessere misurata direttamente con minuscolielettrodi, inseriti in un nervo periferico, ovvero ilnervo perineale del paziente. Da qui si riesconoa registrare le scariche dei nervi simpatici chevanno alla circolazione del muscolo scheletrico.Si tratta di un metodo estremamente sensibileed è l’unico che misura direttamente il numerodi scariche nervose che vanno ai vasi sanguigni.Questo ha consentito di dimostrare con uno stu-dio tra gli unici al mondo, che l’ipertensione siaccompagna all’incremento dell’attività simpa-tica, sia nelle fasi precoci sia mano a mano cheaumentano le complicanze dell’ipertensione.Inoltre ci ha permesso di dimostrare che esi-stono interazioni tra alterazioni metaboliche ealterazioni della pressione, in quanto questo siverifica nelle situazioni di sovrappeso e nei pa-zienti ipertesi e sovrappeso».

89SANISSIMIMAGGIO 2014

La combinazione di farmacidovrebbe essere la strategiaterapeutica ottimale

Giuseppe Mancia, professore emeritodi medicina presso l’Università Milano Bicocca

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90 SANISSIMI MAGGIO 2014

La genetica umana sta vivendo una fase di rapidosviluppo grazie alle conoscenze acquisite con ilProgetto genoma umano e le innovazioni tec-nologiche che oggi consentono d’indagare

l’intera sequenza genetica di ciascuno di noi, si è apertoun nuovo settore della medicina, che chiamiamo medi-cina personalizzata. «Oggi siamo in grado, leggendo cosac’è scritto nel genoma di un individuo, di accertare -ricorda il presidente della Società italiana di geneticaumana Antonio Amoroso - se una qualche istruzionegenetica (o gene) risulta alterata. Conosciamo più di6.000 malattie dovute a errori in specifici geni, si trattadi malattie rare o rarissime. Ma ancora molto ci sfugge:un domani riusciremo a capire, analizzando il genomadi un individuo, perché alcune malattie comuni insor-gono con maggior frequenza o quali saranno i farmaciche lo cureranno meglio».

La sindrome di Down è una delle più comunialterazioni genetiche. Come giudica i passi avantifatti dalla ricerca legati alla possibilità di renderereversibile tale disabilità?«Questa malattia è dovuta alla presenza di un cromo-

soma in più in ogni cellula dell’organismo: 3 cromosomi21 anziché 2. I cromosomi possono essere paragonati amusicisti di un’orchestra. Non tutti suonano contem-poraneamente, ma tutti eseguono allo stesso tempo lenote scritte sullo spartito (sequenza del Dna). Nella sin-drome di Down è come se nell’orchestra ci fosse unmusicista in più che non segue lo stesso tempo deglialtri. Non è possibile togliere da ogni cellula il cromo-soma in più, ma si può cercare di “spegnerne” ilfunzionamento. Recentemente Jun Jiang e collaboratorihanno pubblicato sulla rivista Nature uno studio nelquale riescono, in cellule staminali Down, a spegnere ilcromosoma 21 in più. Si tratta di un passo importante,ma che non permette ancora d’intravedere un’applica-zione terapeutica nell’uomo. Inoltre, grazie allenuovissime tecnologie di sequenziamento massivo delDna molto più sensibile e veloce, è possibile eseguire testgenetici non più sulle cellule fetali ma sul Dna fetale checircola nel sangue materno».

I PROGRESSIDELLA SCIENZA

di Francesca Druidi

LA SIGU È IMPEGNATA A ESPRIMEREPARERI D’INDIRIZZO IN MERITOAL CORRETTO UTILIZZO DELLENUOVE TECNOLOGIE APPLICATEALLA GENETICA MEDICA E UMANA,«CAMPO IN CUI - SOTTOLINEAIL PRESIDENTE ANTONIO AMOROSO -L’INNOVAZIONE È RAPIDISSIMA»

Antonio Amoroso, presidentedella Società italianadi genetica umana

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91SANISSIMIMAGGIO 2014

Antonio Amoroso • GENETICA

Molte persone comprano i tanti test geneticipresenti sul mercato. Che affidabilità hanno e comeè possibile orientarsi in questo mercato?«È oggi disponibile su internet un’ampia gamma diofferte di test genetici diretti al consumatore: viene pub-blicizzato che è possibile conoscere il rischio disviluppare malattie comuni, alcune allergie ai farmaci,l’origine genetica dei nostri avi, l’alimentazione chemeglio si concilia con l’assetto genetico di ognuno. Orail problema non è certo quello di limitare la libertà indi-viduale, ma di garantire la corretta informazione chedeve essere fornita prima dell’esecuzione del test percomprendere al meglio i risultati. Proprio per questo,una recente disposizione dell’Fda - l’ente regolatorioamericano per l’uso di farmaci e dispositivi medici - haimposto a “23andme”, una delle maggiori company cheoffrivano questi test direttamente al consumatore, disospendere questa attività poiché il risultato di ogni testgenetico deve passare attraverso la consulenza di ungenetista medico che ne spieghi il significato».

Quello della genetica è un campo dove l’inno-vazione è rapidissima. Come giudica i principi cheregolano il settore?«È vero, quando la progressione della scienza è così veloce,è molto difficile che il legislatore sia in grado di procedereallo stesso passo. La Società italiana di genetica umana èimpegnata quotidianamente a esprimere pareri d’indirizzo

in merito al corretto utilizzo delle nuove tecnologie appli-cate alla genetica medica e umana. È il caso dell’impiegodi test non invasivi per lo screening di malattie cromoso-miche durante la gravidanza, o l’utilizzo delle nuovetecnologie di sequenziamento del genoma umano. Nondimentichiamoci poi che ogni medico deve rispondereanche al codice di comportamento deontologico e allapropria coscienza».

Quali i prossimi importanti appuntamenti dellaSocietà italiana di genetica umana e i progetti incui la vedremo impegnata?«Una società scientifica deve promuovere la conoscenza eil modo più consolidato per farlo è organizzando congressi,corsi e incontri. Quest’anno, dal 31 maggio al 3 giugno, laSigu ospiterà il convegno della Società europea di geneticaumana a Milano, appuntamento che vede la partecipa-zione di oltre 3.000 professionisti da tutto il mondo. Oggiperò una società scientifica deve anche produrre docu-menti di indirizzo, linee guida, testi di riferimento per iprofessionisti. Infine, per quel che riguarda le applicazionidi queste conoscenze alla salute dei cittadini, deve ancheproporsi come interlocutore con gli enti che istituzional-mente hanno in carico questo compito, come il Ministerodella Salute e le Regioni. Anche in questo settore la Sigusta promuovendo la definizione di quali dovrebbero esseregli standard delle strutture di genetica medica che operanonell’ambito del servizio sanitario nazionale».

In futuro analizzandoil genoma di un individuotroveremo perché alcunemalattie comuni insorgonocon maggior frequenza

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GENETICA • Renata Bartesaghi

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UN TEAM DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA HA STUDIATO LA POSSIBILITÀDI CORREGGERE LE ALTERAZIONI CELEBRALI E LE DISABILITÀ COGNITIVEDEI PAZIENTI AFFETTI DA SINDROME DI DOWN TRAMITE UN FARMACO.LA PROFESSORESSA RENATA BARTESAGHI, CHE HA GUIDATO L’EQUIPE,SPIEGA COME CIÒ SIA POSSIBILE

SINDROME DI DOWN,LA FLUOXETINARIACCENDE LE SPERANZE

di Renata Gualtieri

La sindrome di Down (Sd) è una condi-zione genetica che colpisce 1 personaogni 700/1.000 nati. È un problema disalute pubblica, con più di 6 milioni di

pazienti nel mondo, molti dei quali non hannouna vita autonoma. Grazie al miglioramentodelle cure mediche, gli individui affetti da Sd vi-vono ora più a lungo e possono sopravvivere ailoro genitori. Pertanto, la necessità di trovarecure terapeutiche per la disabilità cognitiva stadiventando sempre più pressante. Nonostante i

numerosi sforzi, i meccanismi tramite i quali latriplicazione del cromosoma 21 altera lo sviluppocerebrale non sono ancora del tutto chiariti.«Tuttavia - precisa la docente dell’Università diBologna Renata Bartesaghi - sappiamo ora che èpossibile agire “a valle” dei geni triplicati cer-cando di contrastare farmacologicamente i loroeffetti negativi. I passi successivi saranno disfruttare questa nuova conoscenza, cercando diidentificare ulteriori terapie sicure ed efficaci pergli individui con Sd».

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93SANISSIMI

Renata Bartesaghi • GENETICA

MAGGIO 2014

Dallo studio che lei ha guidato è emerso comesia possibile ripristinare, in laboratorio, lo svi-luppo di tutto il cervello affetto da sindrome diDown mediante terapia prenatale con fluoxetina.Ci spiega come è stata condotta la ricerca e come siè arrivati a questi risultati?«La disabilità cognitiva, uno degli aspetti più in-validanti della sindrome di Down (Sd), è dovutaa una grave riduzione del processo di neuroge-nesi, cioè la generazione delle cellule nervose.Tale difetto inizia durante il periodo embrio-nale, una finestra temporale critica durante laquale si formano i neuroni che popolano il cer-vello. Pertanto, abbiamo avuto l’idea di sfruttareil periodo embrionale per cercare di correggerefin dall’inizio il difetto di neurogenesi che ca-ratterizza la Sd. Abbiamo utilizzato il topoTs65Dn, un modello di Sd che presenta molteanalogie con la condizione umana. Abbiamotrattato femmine Ts65Dn con fluoxetina dametà gestazione fino al parto e abbiamo esami-nato l’effetto del trattamento sulla prole. I ri-sultati mostrano che il trattamento ripristinacompletamente la neurogenesi in tutte le regionicerebrali del topo con Sd. Inoltre, tale straordi-nario effetto è accompagnato dal ripristino delleperformance cognitive».

In che modo questo farmaco agisce per contra-stare la sindrome di Down?«La fluoxetina, un antidepressivo di largo uso, man-tiene alti i livelli di serotonina nel cervello. La sero-tonina è un neurotrasmettitore che nel corso dellosviluppo cerebrale svolge un ruolo fondamentale nelprocesso di neurogenesi. Poiché la Sd è caratteriz-zata da difetti del sistema serotoninergico, abbiamopensato che le alterazioni di tale sistema fossero allabase della ridotta neurogenesi nella Sd e che il trat-tamento con fluoxetina, aumentando i livelli di se-rotonina nel cervello, potesse avere un impattopositivo sulla produzione di neuroni. Il nostro stu-dio ha confermato tale ipotesi, in quanto ha dimo-strato che la somministrazione embrionale difluoxetina ripristina completamente la neurogenesiin tutto il cervello con Sd».

Esistono danni collaterali dell’uso della fluoxe-tina già in fase prenatale e si è già a conoscenzadella durata dell’effetto del farmaco?«Nel modello di topo Ts65Dn non abbiamo vistopalesi effetti collaterali del trattamento. Non si èverificata un’incidenza maggiore di aborti, una ri-duzione del numero di cuccioli per nidiata e delpeso corporeo. Anche la mineralizzazione ossea, chepotrebbe essere influenzata dal farmaco, non è ri-

Renata Bartesaghi, docente presso il Dipartimentodi Scienze Biomediche e Neuromotorie

dell’Università degli studi di Bologna

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sultata compromessa. Tuttavia, sebbene nella spe-cie umana l’esposizione a fluoxetina in utero nonsembra avere gravi effetti negativi, la possibilità dieffetti collaterali va tenuta in considerazione. Perquanto riguarda la durata dell’azione del farmaco,nei nostri esperimenti abbiamo esaminato topiTs65Dn trattati prenatalmente, quando avevanoraggiunto l’età di 45 giorni. Questa età per il topocorrisponde all’adolescenza. I nostri risultati mo-strano che gli effetti del farmaco si mantengono al-meno fino all’adolescenza. Occorrono altri studiper stabilire se gli effetti permangano anche nellavita adulta».

Dal momento della pubblicazione della ricercai componenti del team si sono spinti oltre con iloro studi?«Per ora sappiamo che è possibile ripristinare lo svi-luppo del cervello in un modello di topo. Non sap-piamo ancora, però, se gli effetti straordinari dellafluoxetina nel modello di topo si replichino nellacondizione umana. Solo trials clinici potranno dircise è così. La conduzione di trials clinici è un pro-cesso molto lungo e se quelli con fluoxetina desserorisultati deludenti avremmo perso tempo prezioso.Stiamo, pertanto, testando altre terapie farmacolo-giche nel modello di topo, sempre durante le prime

fasi dello sviluppo, al fine di avere a disposizione unpannello di terapie potenzialmente sfruttabili nel-l’uomo. Questo ci permetterà di scegliere quella piùefficace e con meno effetti collaterali».

Esistevano già altri studi che avevano contem-plato questa possibilità? Che strada apre questa ri-cerca nella cura della sindrome sull’uomo?«Terapie farmacologiche per la Sd sono state tentateprincipalmente in topi adulti. Fa eccezione uno stu-dio condotto da un gruppo americano il quale haesaminato l’effetto di un trattamento prenatale neltopo Ts65Dn. I risultati, pubblicati nel 2012, mo-strano che topi Ts65Dn adulti, trattati prenatal-mente con peptidi neuroprotettivi, mostrano unparziale miglioramento delle funzioni di memoria.La disabilità cognitiva delle persone con Sd è sem-pre stata considerata irreversibile. Il nostro studiodimostra per la prima volta che è possibile ripristi-nare pienamente lo sviluppo del cervello e le fun-zioni cognitive con un trattamento farmacologicoprecoce con fluoxetina. Pensiamo che, a questopunto, sia cruciale testare nel modello di topo conSd altre molecole che possano favorire la neuroge-nesi. Questo rappresenta un passo preclinico diestrema importanza per la cura della Sd, che spia-nerà la strada a futuri trials clinici».

La disabilità cognitiva,uno degli aspettipiù invalidanti dellasindrome di Down, è dovutaa una grave riduzione delprocesso di neurogenesi,cioè la generazionedelle cellule nervose

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GENETICA • Renata Bartesaghi

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Pierluigi Strippoli • GENETICA

MAGGIO 2014

La sindrome di Down è stata una delleprime anomalie genetiche scoperte dallamedicina moderna, ma la ricerca neglianni ha subìto delle battute d’arresto per-

ché essa è causata dalla presenza nelle cellule diun intero cromosoma 21 in eccesso, come dimo-strato dal grande genetista francese Jérôme Le-jeune sin dal 1959, da cui il nome trisomia 21,che contiene più di 200 geni, a differenza di altrecomuni condizioni genetiche riconducibili a unsingolo gene. Quindi, i meccanismi d’insorgenzadei sintomi sono molto più complessi e ciò sco-raggia i ricercatori. In secondo luogo, la ricerca siè orientata molto più verso la diagnosi prenatale,con la possibilità dell’aborto selettivo, piuttostoche verso una cura. «Anche se molti migliora-menti sono stati ottenuti grazie al controllo dispecifiche complicazioni e agli interventi educa-tivi - spiega Pierluigi Strippoli - a tutt’oggi nes-suna terapia è ritenuta efficace per quantoriguarda la disabilità intellettiva associata alla sin-drome di Down».

Questa patologia deriva da un’anomalia cromo-somica molto diffusa ma non prevedibile. Cosaresta da fare, dunque, al di là dell’indagine prena-tale, considerando che secondo diverse statistiche a

livello europeo il 90 per cento dei bimbi a cui vienediagnosticata la sindrome di Down viene abortito?«Innanzitutto occorre migliorare la conoscenzadella realtà della sindrome di Down. Senza volernegare i problemi, è indiscutibile che le famiglieche accettano il bambino trisomico testimonianoun’esperienza umana di grande ricchezza e la per-

di Renata Gualtieri

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LA RICERCA VA OLTRELA DIAGNOSI PRENATALEIL PROGETTO GENOMA 21 SI RIALLACCIA ALLE INTUIZIONIDEL PROFESSOR JÉRÔME LEJEUNE. A GUIDARE IL GRUPPO DI RICERCACHE OGGI CI LAVORA, RIPARTENDO DALL’OSSERVAZIONE CLINICAE DALLE POSSIBILITÀ OFFERTE DALLE TECNOLOGIE GENOMICHE,È IL PROFESSOR PIERLUIGI STRIPPOLI

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cezione che le persone trisomiche hanno di sé edella loro vita è assolutamente positiva. Il di-sturbo cognitivo è spesso meno grave di quanto siritenga comunemente, riguarda di solito più lecapacità linguistiche che non quelle di compren-sione e non intacca socializzazione e affettività,anzi questi bambini suscitano intorno a sé unclima d’intensità affettiva più grande del nor-male. Certamente sarebbe importante anche farsapere che la ricerca di terapie specifiche è ancorain corso e che la possibilità d’intervenire sulla di-sabilità intellettiva con cure di tipo biochimico-farmacologico non appare oggi irrealistica».

Come è entrato in contatto con l’opera di Jé-rôme Lejeune e come essa ha caratterizzato il suopercorso di ricerca?«È stata la professoressa Maria Zannotti, allieva diLejeune alla fine degli anni 60, a spingermi a farericerca sul cromosoma 21, ed è stata la mia collegaLorenza Vitale a identificare nel 2002 uno dei genidel cromosoma sfuggito alle mappe già prodotte.Tuttavia, negli ultimi anni stavo chiudendo que-sto filone di ricerca, ed è stato l’incontro con la ri-cercatrice Ombretta Salvucci, e attraverso di leicon la famiglia Lejeune, a farmi scoprire la straor-dinarietà della vita e dell’opera del genetista fran-cese. Da qui il mio ritorno in clinica, grazie alprofessor Guido Cocchi, neonatologo dell’Ospe-

dale Sant’Orsola di Bologna, e lo sviluppo con luinel 2013 di un ampio progetto di ricerca che riu-nisse gli aspetti clinici e quelli sperimentali. Sonorimasto molto impressionato dalla capacità di Jé-rôme Lejeune di tenere insieme dedizione e affe-zione per i bambini trisomici e allo stesso tempo lavolontà di aiutarli a recuperare le funzioni cogni-tive compromesse; lui diceva “odiare la malattia eamare il paziente: questa è l’arte della medicina”».

Con quale scopo è nato il progetto Genoma 21e quali i principali risultati sin qui raggiunti?«Il progetto riprende lo studio della trisomia 21,non dando nulla per scontato e ripartendo dal-l’osservazione clinica, sfruttando al contempo lenuove possibilità offerte dalle tecnologie genomi-che. Siamo partiti solo nell’autunno scorso, pub-blicando un articolo che descrive in dettagliocome il nostro progetto si riallacci nel metodo enel merito alle intuizioni del professor Lejeune,spesso rimaste non verificate e non sviluppate.Abbiamo appena sottoposto per la pubblicazionela prima delle 10 mappe previste, quella del livellodi attività di 39.000 geni nel cervello umano, cherianalizza più di 2 milioni di valori disponibilinelle banche dati per comprendere il ruolo deigeni del cromosoma 21 nella disabilità intellet-tiva. In febbraio abbiamo ottenuto il primo pre-lievo di sangue e urina da un bambino trisomico:

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GENETICA • Pierluigi Strippoli

Da sinistra a destra, Maria Chiara Pelleri, Lorenza Vitale, Pierluigi Strippoli, Maria Caracausi e Allison Piovesan, componenti del gruppo del Dipartimento di Medicina specialistica,diagnostica e sperimentale dell’Università di Bologna che lavora al Progetto Genoma 21

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la raccolta dei campioni è attivamente in corso eci permetterà analisi sofisticate a livello moleco-lare per definire le alterazioni critiche presentinelle cellule trisomiche, al fine di identificarenuovi approcci terapeutici».

Come è attualmente formato il suo gruppo diricerca, di quali collaborazioni nazionali e interna-zionali si è valso e quanto la raccolta fondi sta con-dizionando la riuscita del progetto?«Siamo un piccolo gruppo del Dipartimento di Me-dicina specialistica, diagnostica e sperimentale del-l’Università di Bologna. Con me e la collega LorenzaVitale lavorano tre giovani borsiste: Maria ChiaraPelleri, Allison Piovesan e Maria Caracausi. Si sonoperò avviate alcune importanti collaborazioni con inostri neonatologi Guido Cocchi e Chiara Locatelli,con l’Università di Udine, con quella di Brescia, con

l’Ospedale di Pescara e altre all’estero. Il reperimentodi fondi è critico per lo svolgimento del progetto, cisosteniamo solo con libere donazioni, da parte dienti privati e di singoli. È possibile leggere il pro-getto in dettaglio e contribuire sul sito internetapollo11.isto.unibo.it».

Qual è lo stato dell’arte delle ricerche sulla sin-drome di Down e quali miglioramenti si attende infuturo nelle metodologie di ricerca e d’indagine enell’approccio terapeutico a tale patologia?«Attualmente le ricerche a livello internazionale siconcentrano sul topo usato come modello dellasindrome di Down, sulla ricerca di farmaci attivisul cervello e sulla eventuale inattivazione del cro-mosoma in eccesso. Noi seguiamo un approccioche sottolinea la logica cromosomica dell’altera-zione, perché, come suggeriva Lejeune, solo iden-tificando gli specifici geni del cromosoma 21responsabili dei sintomi è possibile proporre unaterapia fondata su basi razionali. Personalmentesono convinto che nelle sue idee c’è già la chiaveper comprendere i difetti metabolici delle celluletrisomiche, che a quel punto potrebbero esserecorretti per via farmacologica, sbloccando i nessitra le cellule nervose “intasati” dai prodotti delcromosoma 21 aggiuntivo. Le metodologie neces-sarie sono oggi disponibili, occorre trovare le mo-tivazioni e le risorse per applicarle».

La possibilità d’interveniresulla disabilità intellettivacon cure di tipo biochimico-farmacologico non appareoggi irrealistica

Pierluigi Strippoli • GENETICA

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Imparare a mangiare si può. E prima lo si fa, scoprendoche il cibo non è solo nutrimento ma espressione di va-lori quali soddisfazione dei sensi, tradizione, cultura delterritorio e rispetto della salute, meglio è. Una sfida edu-

cativa improntata al benessere alimentare delle future ge-nerazioni, di cui la Fondazione italiana per l’educazione ali-mentare ha fatto una missione, configurandosi come sog-getto di riferimento per la scuola. Col compito primario difavorire l’attuazione delle linee guida del Miur nella prati-ca scolastica. «Seguendo queste indicazioni – spiega Gior-gio Donegani, presidente di FoodEdu e membro del co-mitato “Scuola e cibo” che coordina il piano educativo delministero – moltissime scuole hanno realizzato progetti dispessore e anche il mondo dell’industria si è rivelato sensi-bile: Federalimentare ha avviato attività di formazione pergli insegnanti che vanno proprio in questo senso».

Quali sono i punti cardine delineati dal piano?«Le linee guida per l’educazione alimentare nella scuola ita-liana tracciano i criteri perché essa risulti efficace attraver-so l’uso di linguaggi più attuali, la distinzione del concet-to di educazione da quello di informazione e l’attenzionenon solo ai temi nutrizionali, ma anche agli aspetti socia-

li, psicologici e culturali che condizionano i nostri com-portamenti a tavola».

Comportamenti che si possono correggere anchein presenza di allergie alimentari. Quali sono quellepiù legate all’odierno stile di vita?«Al fianco dei classici problemi legati a latte, uova, crosta-cei, grano e frutta a guscio, da alcuni anni sono cresciute leallergie a specifici additivi industriali, soprattutto coloranti,così come è più diffusa l’allergia al nichel legata anche al ci-bo. Grazie anche alla maggior facilità di diagnosi, ci si è poiresi conto di quanto sia diffusa la celiachia, alla quale si èaggiunta anche la sensibilità al glutine, cosa diversa ma co-munque fastidiosa».

Le fasce d’età più esposte?«La prima infanzia è da sempre il periodo in cui allergie eintolleranze sono più frequenti, ma spesso si risolvono conla crescita. Oggi è molto preoccupante il manifestarsi diquesti fenomeni nell’età adulta».

Quali sono gli strumenti e i metodi comunicati-vi per abituare i minori ai sapori sani - ma a volte non

di Giacomo Govoni

LA CULTURA DEL MANGIAR BENECOMINCIA TRA I BANCHI DI SCUOLA.E SULLA SCIA DI QUESTOPRINCIPIO LA FONDAZIONEFOODEDU HA IDEATO UN PERCORSOFORMATIVO CHE AVVICINAI RAGAZZI AL CIBO SANO

A LEZIONEDI CONDOTTAALIMENTARE

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Giorgio Donegani • ALIMENTAZIONE

MAGGIO 2014

così attraenti - del cibo?«Alla nascita l’essere umano è istintivamente attratto dalgusto dolce e dalla sensazione di vellutato che le sostanzegrasse producono in bocca. Una sorta di imprinting sen-soriale che aveva ragion d’essere quando le sostanze ener-getiche come i dolci e i grassi erano rare, ma che oggi ci siritorce contro. Educare i ragazzi a limitare zuccheri e gras-si e preferire gusti sani e naturali come quelli della verduranon è facile, ma un sistema per riuscirci è insegnar loro acucinare: fare e sperimentare col cibo li diverte e li aiuta aconoscerlo e ad apprezzarlo. Molte scuole sono dotate dicucine didattiche, ma sarebbe bello che anche a casa i ra-gazzi fossero sollecitati a cucinare».

Tra i nemici del mangiar bene c’è il cosiddetto junkfood, che seduce in primis i giovani. Oltre che sul sen-so critico dei consumatori, si può cambiare qualco-sa dal lato della proposta alimentare? «È proprio sfruttando la nostra disponibilità verso il dolce eil grasso che il mercato sforna a getto continuo nuovi snackpieni di grassi e calorie, a costi bassissimi. Le aziende produt-trici dovrebbero rendersi conto della necessità di orientare cor-rettamente il consumo, in quattro principali direzioni: mi-

gliorando la formulazione dei prodotti, riducendo le porzioni,alleggerendo la pressione pubblicitaria e allargando l’offertadi alimenti sani. Rispetto a quest’ultimo punto, in molte scuo-le lo junk food è scomparso dai distributori automtici, o quan-tomeno è stato affiancato a prodotti più equilibrati. È unastrada che sarebbe importante proseguire».

In fatto di corrette pratiche alimentari, possiamoindicare ai ragazzi una buona abitudine da impararee una cattiva da perdere?«Certo. Una buona abitudine sarebbe iniziare semprepranzo e cena con una portata di verdura, magari cruda,come si usa in Francia: si garantirebbe così non solo l’as-sunzione di vitamine, minerali e fibre preziose per la salu-te, ma si eviterebbe di esagerare con le portate successiveper raggiungere la sazietà. Quanto alla cattiva abitudine daabbandonare, al primo posto metterei quella di saltare lacolazione o consumarne una insufficiente. Lo fa circa il 40per cento dei bambini tra gli 8-9 anni in Italia ed è un er-rore madornale, perché la colazione è il pasto qualitativa-mente più importante della giornata: fornisce energiaquando il fisico ne ha più bisogno e indirizza correttamentei ritmi della fame e della sazietà».

Giorgio Donegani, presidente della Fondazione italianaper l'educazione alimentare

Molte scuole sono dotatedi cucine didattiche,ma sarebbe bello che anchea casa i ragazzi fosserosollecitati a cucinare: faree sperimentare col ciboli diverte e li aiuta aconoscerlo e ad apprezzarlo

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ALIMENTAZIONE • Gian Paolo Salvioli

100 SANISSIMI MAGGIO 2014

LE REGOLE PER UNACORRETTA NUTRIZIONE

Le norme nutrizionali più giuste e appro-priate, quelle che fonderanno la base deglistili alimentari dell’adulto, si apprendonodurante l’infanzia, in particolare nei primi

due anni di vita. A sostenerlo sono gli studi più ac-creditati sulla nutrizione infantile, che collocano idue punti di rottura alimentari della vita, entrambiin età pediatrica: uno alla nascita, col passaggio dalnutrimento per vena a quello per via orale; il se-condo attorno al 6°-7° mese di vita, quando comin-cia il transito, lungo mediamente un anno, daun’alimentazione a base solo di latte (possibilmentematerno) al cosiddetto divezzamento. «Una fase cru-ciale – spiega Gian Paolo Salvioli, professore eme-rito di pediatria all’Università di Bologna – daaffrontare in maniera graduale e a tempi debiti».

Quali “comandamenti” bisogna rispettarenel passaggio da un’alimentazione lattea a unadiversificata? «Innanzitutto è consigliata la prosecuzione dell’al-lattamento al seno sino a quando vi è latte a suffi-cienza e dopo il sesto mese di vita del lattante si puòiniziare l’introduzione di altri alimenti. Ciò valeanche per i bambini che sono allattati con formuledi latte in polvere qualora vi sia mancanza di lattematerno. Si procederà quindi alla somministrazionedelle prime pappe a base di crema di riso e dellacarne omogenizzata, e via via della frutta e delle ver-dure. Si dia la preferenza all’olio di oliva».

Quali sono i disturbi alimentari più diffusi e pe-ricolosi per i bambini?«Oggi i disturbi alimentari nell’età infantile sono le-

gati, in buona parte dei casi, a intolleranza o allergiaalle proteine del latte vaccino: ciò si verifica soprat-tutto in bambini appartenenti a famiglie con fami-liarità per allergie anche di vario tipo. Si devesegnalare come gli stili di vita e quindi anche quellialimentari sono alla base della “epidemia dell’obe-sità”: mi riferisco in particolare alla sedentarietà deibambini e dei ragazzi, incollati per ore alla televi-sione e al computer, che unitamente a un’alimenta-zione ricca di grassi e di zuccheri, favorisce ilsovrappeso sino alla vera e propria obesità».

Si sente dire spesso che un bambino nutrito se-condo principi vegetariani o vegani è più al riparoda malattie. Qual è il suo pensiero in proposito ecome integrare i cibi mancanti?«È da evitare la dieta fai da te, che molte volteviene sperimentata sulla spinta di informazionitratte dalla stampa o da internet. L’alimentazionevegetariana, e ancor più quella vegana, nell’etàpiù delicata per l’uomo e la donna qual è l’etàdell’accrescimento, risulta essere squilibrata enon consona all’esigenze nutrizionali dei bam-

di Giacomo Govoni

SEDENTARIETÀ, DIETE FAI DA TE DI STAMPO VEGANO E PRODOTTIIPERCALORICI. QUESTI GLI SCOGLI PIÙ INSIDIOSI SUL CAMMINODEI BAMBINI VERSO UNA SANA CRESCITA

Gian Paolo Salvioli, professore emerito di pediatriaall’Università di Bologna

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101SANISSIMI

Gian Paolo Salvioli • ALIMENTAZIONE

MAGGIO 2014

bini. Ricordiamo che un’alimentazione equili-brata e varia per l’apporto di proteine, grassi,zuccheri e minerali è senz’altro quella preferibile,onde evitare disturbi nell’accrescimento come di-mostrato da numerose ricerche fatte».

Quali sono gli alimenti noti come ideali per ibambini, ma che invece nascondono sembianze da“false friend”?«Come detto sopra, si deve controllare la quantità dicibo assunta e quindi di calorie introdotte: esistonoin commercio alimenti particolarmente graditi daibambini, a base di zuccheri e latte, ingeriti come fuoripasto. Si deve evitare un consumo non controllato eutilizzare alimenti alternativi come la frutta».

Ci sono dei trucchi per rendere simpatici o faraccettare ai più piccoli quegli alimenti general-mente malvisti, verdure in testa?«Considerato che l’esempio è importante, anche perle abitudini alimentari i familiari adulti dovrebberoconsumare verdura e frutta. Si possono utilizzare, adesempio, i passati di verdura o i frullati di frutti inmodo che i bambini possano assumerli volentieri».

Possiamo stilare due menu giornalieri ideali perun bambino compreso nella fascia 3-6 anni e unonella fascia 7-10? Quali le differenze più significative?«Non credo sia necessario stilare particolari menùgiornalieri per i bambini: possono a volte sorgereproblemi di alimentazione con rifiuto del cibo. Per-tanto è fondamentale evitare momenti di contrastotra genitori e figli dovuti a questo comportamento.I bambini di due o tre anni e di età successive desi-derano affermare una propria volontà proprio sullascelta dei cibi. È necessario che da parte dei geni-tori, armandosi di pazienza, si instauri un colloquiocercando di essere convincenti e dando quelle infor-mazioni corrette sull'alimentazione che deve esserevaria e gradita dai bambini».

L’alimentazione vegetariana,e ancor più quella vegana,risulta squilibrata e nonconsona all’esigenzenutrizionali dei bambini

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102 SANISSIMI MAGGIO 2014

SICUREZZA ALIMENTARE • Cosimo Piccinno

UN ELEVATO LIVELLODI ATTENZIONELA LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE È UNA DELLE MISSIONIPRINCIPALI DEL NUCLEO ANTISOFISTICAZIONI DEI CARABINIERI.NE PARLA IL COMANDANTE COSIMO PICCINNO

Il patrimonio agroalimentare italiano è unico almondo per qualità e assortimento. L’apprezza-mento dei prodotti italiani è diffuso a livellointernazionale e questa popolarità ha dato vita

a una economia parallela rispetto ai prodotti tute-lati che va sotto il nome di Italian sounding. Questofenomeno comporta un giro di affari nel mondopari a 54 miliardi di euro l’anno, oltre il doppio delvalore delle esportazioni di prodotti agroalimentariitaliani stimato intorno ai 23 miliardi l’anno. «Iprodotti dell’agroalimentare italiano, molto ricer-cati all’estero - sottolinea Cosimo Piccinno,comandante del Nucleo antisofisticazioni dei Cara-binieri - rappresentano sicuramente un obiettivoprivilegiato. Fortunatamente il sistema dei consorziposti a tutela delle denominazioni protette, chesvolgono un lavoro egregio sul territorio, raccor-dandosi con i Nas, rende difficile la penetrazionedel crimine in tale settore».

La sicurezza alimentare è uno degli obiettividell’attività dei Nas. Come sono cambiate le tec-niche di sofisticazione nel settore alimentare oggirispetto al passato? «La tutela della salute pubblica è la missione dei Nas. Lasicurezza alimentare è uno degli strumenti attraverso iquali perseguire quell’elevato livello di tutela auspicatonazionale ed europeo. I Nas, in campo alimentare, con-centrano la loro azione nella lotta alle frodi. Ormai, laglobalizzazione esasperata e l’informatizzazione spintahanno fatto da cassa di risonanza per i guadagni facili

anche a scapito della salute del consumatore. Oggi ci tro-viamo di fronte a dinamiche criminali non solo locali. Atitolo esemplificativo cito la frode sui kiwi, scoperta qual-che anno fa, attraverso la quale questi frutti venivano“pompati” con un fitofarmaco fatto in casa, utilizzando unprincipio attivo asiatico. Non bisogna dimenticare, poi, levecchie care sofisticazioni all’italiana, tra le quali un postodi rilievo ha l’olio di semi che diviene extra-vergine.Accanto alle nuove sofisticazioni registriamo, purtroppo,ancora quelle tradizionali sui vini, sulle carni, sui prodottiittici e sui formaggi trattati con sostanze proibite per esal-tarne le caratteristiche organolettiche e altri aspetti».

di Nicolò Mulas Marcello

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103SANISSIMIMAGGIO 2014

Cosimo Piccinno • SICUREZZA ALIMENTARE

Il fenomeno dell’Italian soun-ding è diffuso soprattutto all’estero.Quanto è elevato in Italia il malco-stume della contraffazione di prodottialimentari? «Occorre tenere presente che il criminenon è avulso dalle comuni logiche com-merciali in base alle quali rende meglio ciòche ha un buon mercato. In tal senso,quindi, i prodotti pregiati dell’agroalimen-tare italiano, molto ricercati all’estero,rappresentano sicuramente un obiettivoprivilegiato. Fortunatamente il sistema deiconsorzi posti a tutela delle denominazioniprotette, che svolgono un lavoro egregio sulterritorio, raccordandosi con i Nas, rendedifficile la penetrazione del crimine in talesettore. Non mancano però casi di prodottistranieri rielaborati in Italia e fatti passare

per prodotti nostrani. Basti pensare che, nel periodonatalizio, i Nas hanno sequestrato prosciutti polacchi eti-chettati come “Prosciutti Parma Dop” e caciotte lituanefatte passare per caciotte sorrentine».

Quali azioni state portando avanti attual-mente e come si articola la vostra attività dicontrollo dei prodotti alimentari? «Le attività dei Nas si basano principalmente suun’estesa, profonda e capillare conoscenza del territorioin generale e del tessuto economico di riferimento inparticolare. Conoscere i fenomeni, le realtà locali e le

attività commerciali significa per i Nas avere coscienzadelle dinamiche che permeano il tessuto sociale, grazieanche alla costante interazione ed al supporto delle circa5000 stazioni Carabinieri dislocate sull’intero territorionazionale. Tutto ciò significa capacità di analisi per darepoi una capacità di risposta concreta».

Come si riconosce un prodotto contraffatto ecosa deve fare un consumatore quando si accorgedella scarsa qualità del prodotto alimentare cheha acquistato?«Non è facile riconoscere un prodotto contraffatto. Ilconsumatore ha a disposizione alcuni indicatori. Fra que-sti, certamente l’etichetta, che va sempre letta. Essa è la“carta d’identità del prodotto; il prezzo di vendita che seeccessivamente favorevole o fuori mercato deve far sor-gere il dubbio che si tratti di un prodotto non genuino.In ogni caso, qualunque sospetto può essere rappresen-tato ai Nas, che forniranno sicuramente indicazioni utilie interverranno a tutela del cittadino».

Conoscere i fenomeni,le realtà locali e le attivitàcommerciali significa peri Nas avere coscienza delledinamiche che permeanoil tessuto sociale

Cosimo Piccinno, comandante del Nucleo antisofisticazioni dei Carabinieri

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SICUREZZA ALIMENTARE • Agostino Macrì

104 SANISSIMI MAGGIO 2014

PERICOLOFRODI ALIMENTARIIL CONSUMATORE DEVE PRESTAREATTENZIONE ALLE SUE SCELTE,ALLA SICUREZZA E ANCHEAL RAPPORTO QUALITÀ PREZZODEGLI ALIMENTI

Ogni anno all’Unione nazionale consuma-tori arrivano un centinaio di segnalazionidi difetti alimentari. I casi più frequentiriguardano la presenza di corpi estranei

negli alimenti confezionati, «ma non mancano i casidi cibi con caratteristiche organolettiche non anorma - ricorda Agostino Macrì, esperto sicurezzaalimentare dell’Unc -, cioè odori, sapori e colorianomali». Data la frequenza delle segnalazioni èutile definire le misure da intraprendere per tutelarei propri interessi e la propria salute quando ci siimbatte in incidenti del genere.

Quanto la tendenza a risparmiare sull’acqui-sto del cibo ha aumentato il pericolo delle frodi?E in che misura lo ritiene un fenomeno destinatoa crescere?«Il pericolo delle frodi esiste da sempre e forse è indi-pendente dalla crisi economica in atto. Bisogna, però,distinguere tra frodi che hanno risvolti economicioppure compromettono la qualità degli alimenti equelle che hanno anche risvolti negativi per la salute.Gli organi pubblici di vigilanza e controllo sono moltoattivi nella repressione del fenomeno e proprio perquesto probabilmente questa tendenza non dovrebbecrescere. Bisogna ricordare che le frodi sono alimen-tate da chi consapevolmente commercia o acquistaalimenti contraffatti. Queste persone dovrebbero

sapere che commettono dei reati per cui potrebberosubire pesanti sanzioni».

In occasione di ricorrenze come il Natale e laPasqua a cosa il consumatore deve prestare piùattenzione?«In occasione di queste ricorrenze, anche se inperiodo di crisi, molte persone sono meno attenteagli acquisti e questo fenomeno è ben conosciuto dairivenditori. È infatti possibile trovare prodotti“civetta” che attraggono i consumatori che poiacquistano altri prodotti a prezzi normali o addirit-tura maggiorati. Vengono anche offerti prodottitipici delle festività che hanno caratteristiche diverseda quelle che si pensa di acquistare. Ad esempio, leuova di cioccolato non sono tutte uguali e quelle

di Renata Gualtieri

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Agostino Macrì • SICUREZZA ALIMENTARE

MAGGIO 2014

con cioccolato fondente sono decisamente piùcostose di quelle al latte. Il consumatore deve leg-gere attentamente le etichette e anche controllare ilprezzo al chilogrammo, ricordando che normal-mente le confezioni piccole hanno un costo al chilosuperiore a quelle di maggiori dimensioni».

Quali possono essere le misure da intrapren-dere per tutelare i propri interessi quando ci sitrova di fronte a uno di questi casi? Cosa èimportante fare specie al momento dell’acquisto?«La prima cosa da fare è recarsi dal rivenditore cer-cando di risolvere bonariamente la questione. Se ciònon è possibile, è opportuno rivolgersi a uno deitanti organi di controllo esistenti - Asl, Nas, Repres-sione frodi, Corpo forestale dello Stato -

ricordandosi di presentare lo scontrino di acquisto».

Come avviene l’azione di sensibilizzazione etutela da parte dell’Unione nazionale consumatori?«L’Unc è da sempre impegnata in attività d’infor-mazione ed educazione dei cittadini sui temi dellaqualità e della sicurezza che diffonde attraverso ipropri i canali di comunicazione: dal sito www.con-sumatori.it alle pagine sui social network, dall’houseorgan Le scelte del consumatore alla newsletteronline. Ma anche applicazioni informatiche e pro-getti con le scuole per sensibilizzare i consumatorifin da piccoli; infine, un blog interamente dedicatoalla sicurezza alimentare www.sicurezzalimentare.itper essere costantemente aggiornati, leggere vade-mecum e consigli utili».

La prima cosa da fareè recarsi dal rivenditorecercando di risolverebonariamente la questione

Agostino Macrì, esperto sicurezza alimentaredell’Unione nazionale consumatori

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SICUREZZA ALIMENTARE • Una corretta informazione

106 SANISSIMI MAGGIO 2014

Tra gli effetti negativi connessi al fenomeno del-la contraffazione alimentare rientrano le mi-nacce e i possibili danni alla salute pubblica.Per questo, nella catena di soggetti che si im-

pegnano a vario titolo a tutelarla, un ruolo centrale èricoperto dagli organi di informazione che, com’è noto,influenzano le scelte dei consumatori. Un aspetto chenon sfugge ai giornalisti e divulgatori dell’Unione na-zionale medico scientifica d’informazione, attiva da ol-tre 50 anni nella diffusione dell’educazione sanitaria.«I giornalisti dell’Unamsi – spiega il presidente Fran-cesco Brancati – si occupano di informazione in temadi sanità, salute e ricerca biomedica. Le fonti del gior-nalista medico-scientifico sono autorità sanitarie, me-dici, ricercatori e studi pub-blicati».

Perché una corretta in-formazione sui temi relativialla salute alimentare puòrappresentare un argine con-tro il dilagare di prodotticontraffatti?«Perché è proprio l’infor-mazione, se corretta e com-pleta, a far crescere e matu-rare la coscienza critica nelcittadino. Da un lato, l’in-formazione del cronista cheriferisce sulle operazioni dipolizia contro le sofistica-zioni; dall’altro, quella delgiornalista specializzato cheinterroga l’esperto per tra-sferire al lettore le possibili

conseguenze di una frode alimentare sulla sua sa-lute. Certo, se un’etichetta è falsificata è molto dif-ficile accorgersene, allora bisogna rendere meno pro-babile la frode».

In che modo? «Facendo acquisti presso negozianti di fiducia o sce-gliendo le grandi catene di distribuzione, che sotto-pongono a controllo fornitori e merci, e che non ven-derebbero un prodotto contraffatto perché non è lorointeresse farlo. Questo comportamento nasce dallaconsapevolezza che le frodi esistono e possono far malealla salute. Consapevolezza che solo una corretta in-formazione può dare».

QUANDO LA SALUTEFA NOTIZIACONSUMARE UN ALIMENTO CREATO E DISTRIBUITO IN VIOLAZIONEDELLE NORME IGIENICO-SANITARIE È UN RISCHIO. UNA CORRETTA INFORMAZIONEAIUTA A «MATURARE LA CONSAPEVOLEZZA CHE LE FRODI ESISTONO»

di Teresa Bellemo

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Una corretta informazione • SICUREZZA ALIMENTARE

MAGGIO 2014

La vostra associazione s’impegna a creare un pon-te fra addetti alla comunicazione e operatori medi-co-scientifici. Come giudica l’attuale intesa fra que-sti due mondi?«Quanto più autorevole è la fonte, tanto più le suenotizie saranno vere e utili al lettore. Per questo nonpuò non esserci un ponte con medici e ricercatori.Il problema è, semmai, avvicinare l’esperto giustocui porre le giuste domande relative al tema trattatoe, una volta ottenute, riuscire a tradurre concetti dif-ficili in termini comprensibili da tutti. Fra il mon-do della comunicazione e quello degli operatori me-dico-scientifici c’è reciproca intesa. Proprio perchéil giornalista, pur preparato, non può fare infor-mazione in prima persona, ma deve sempre riferi-re, in modo corretto e completo, notizie apprese dal-le sue fonti».

Attraverso quali azioni si può perfezionare, in chia-ve di sicurezza alimentare per il consumatore?«Il tema della sicurezza alimentare non è fra i piùtrattati sui media. In genere le notizie su questotema sono legate alla cronaca: la mozzarella blu,la passata di pomodoro cinese, la carne agli estro-geni, l’operazione dei carabinieri che sequestra earresta. Qui la notizia va sempre in pagina, cosìcome il commento dell’esperto in scienze ali-mentari. Ma il tema è troppo importante perchése ne parli solo in cronaca nera».

Del resto, il giornalista ha bisogno di una notizia.«Lo capisco bene. Ma in un’epoca in cui lo spazio de-dicato dai quotidiani e dalle trasmissioni televisive allagastronomia la fanno da padrone, mi domando: per-ché le aziende che producono alimenti sani non cercanodi promuovere convegni, non convocano conferenzestampa per spiegare quali accorgimenti prendono perevitare problemi da cattiva alimentazione e insegnareal consumatore a essere più accorto?».

Tra le cause di morte e patologie gravi ci sono an-che le cosiddette malattie non comunicabili. Qualihanno a che fare col consumo di alimenti di bassa qua-lità - spesso contraffatti - e come prevenirle?«Le malattie non comunicabili sono quelle non trasmesseda un’infezione: patologie cardiovascolari o renali, diabete,obesità, ipertensione. È stato calcolato che tutte insiemecausano l’80% delle morti e il 70% delle invalidità. I gior-nalisti dell’Unamsi hanno raccolto l’appello lanciato dal-l’Onu ai governi del mondo affinché sostengano pro-grammi di prevenzione di queste malattie e hanno di-stribuito nelle farmacie di Roma e Milano l’opuscolo “Sal-va la vita con stile”, realizzato assieme a cinque esperti ita-liani, ciascuno specialista di una o più malattie non tra-smissibili, per spiegare ai lettori come fare prevenzione.Basta mangiare in modo più sano, anche sul piano del-la qualità dei cibi, eliminare il fumo, usare meno l’auto.Dalla nostra, in Italia abbiamo la dieta mediterranea ri-conosciuta in tutto il mondo come elisir di salute».

Il tema della sicurezzaalimentare è troppoimportante perché se neparli solo in cronaca nera

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MAGGIO 2014108 SANISSIMI

«L’obiettivo reale non è maila dieta: questa, il piùdelle volte, è solo ilmezzo per cercare altre ri-

sposte». Anche solo questa considerazionebasta per cogliere la differenza nell’approc-cio rispetto ai metodi tradizionali che la dot-toressa Marina Covelli proponenell’ambulatorio Naturalmed, a Villa Laga-

rina in provincia di Trento. Il punto focaleper Covelli, dunque, non sta nella perdita dipeso tramite una dieta, ma nella ricerca diun equilibrio funzionale corpo-mente. «Sipuò definire un ambulatorio di medicina na-turale integrata, dove la nutrizione è terapiae il calo di peso una conseguenza naturaledel riequilibrio delle funzioni. L’approccio alpaziente è medico, ma integrato con la fito-terapia e l’omeopatia e con l’analisi energe-tica propria della medicina cinese. Nellavalutazione del paziente non considero solol’inquadramento delle abitudini alimentari,ma seguo quattro step di analisi: l’uso delcibo per sopperire a esigenze psicologiche, leinfluenze ormonali sulla distribuzione delgrasso, il metabolismo energetico in calorie eil metabolismo “degli zuccheri”, l’infiamma-zione intestinale. Quello che sostengo è unadieta “molecolare” con cui valutare la bio-chimica del cibo, cioè come il cibo è usatodal nostro corpo».

Cosa s’intende con “biochimica” delcibo? «La dieta molecolare-nutriceutica è un modoinnovativo di gestire le proprietà fisico-chi-miche del cibo, si fonda su basi scientifichee considera la struttura molecolare dell’ali-mento che, per la sua struttura biochimica,viene utilizzato dall’organismo e quali con-

di Renato Ferretti

UNA DIETAPER L’EQUILIBRIO PSICO-FISICO

PER MARINA COVELLI NON SI TRATTA DI PERDERE PESO:ECCO COME BIOCHIMICA DEL CIBO E MEDICINA INTEGRATA AIUTANOA RITROVARE IL BENESSERE DI “CORPO-MENTE”

La dottoressa Marina Covellidell’ambulatorio Naturalmed,

a Villa Lagarina (TN) e a Comowww.naturalmed.it

ALIMENTAZIONE • Marina Covelli

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MAGGIO 2014 109SANISSIMI

seguenze provoca: tempi di assorbimento(che influenzano la prestazione energeticametabolica ma anche il gonfiore addomi-nale), ricaduta endocrina (visto che gli ali-menti provocano una vera e propriamodulazione dei nostri ormoni) ed effettipositivi o negativi che l’alimento induce sulnostro Dna, favorendo i cosiddetti “vitageni”o provocandone la “rottura”. Oggi, nonmangiamo gli stessi nutrienti di 30-40 annifa e le conseguenze sono visibili facilmentenei cuscinetti di grasso e cellulite anche nelleragazze magre, nella statura media inferiore,nella perdita dei capelli, ma anche nella ste-rilità, nel diabete o nell’aumento del numerodi tumori».

Quali sono le problematiche più dif-fuse che si trova ad affrontare?«Ippocrate diceva: “che l’alimento sia la tuamedicina e la tua medicina sia il tuo ali-mento”. Questo porta a considerare qualsiasirichiesta di dieta nell’ottica medica di pre-venzione nutrizionale, visto che oggi pos-siamo avvalerci anche di tecnologie avanzate,sia per la determinazione dei fattori di rischiogenetici (con l’identificazione dei polimorfi-smi di rischio per alterazioni metabolichecome l’obesità e l’ipertensione arteriosa), sia

per la valutazione dei rischi per la salute. Lapaziente che meglio si ritrova nel mio mododi lavorare è la donna matura, che vuole an-cora identificarsi allo specchio, ma fa fatica,e la dieta è il primo passo per il recupero dellapropria autostima. A questa donna offro ilsupporto per un percorso che attraverso ladieta e i rimedi naturali riduce il rischio dimalattie e rallenta l’invecchiamento».

Quali strumenti e percorsi propone aisuoi pazienti?«Il “medical nutrition coaching” si avvale delmetodo del coaching tradizionale. Una voltastabiliti gli obiettivi reali del paziente si defi-niscono i tempi, che, quindi, sono variabili:di norma si prevede, dopo la prima sessionedi 45 minuti, da un minimo di 3 sessioni aun massimo di 10 sessioni di 30 minuti cia-scuna che possono essere svolte sia in ambu-latorio che in sessione video-skype e chehanno una cadenza sempre personalizzata,generalmente bi o tri-settimanale, secondo leesigenze e i tempi del piano d’azione indivi-duato dal paziente».

La dieta molecolare-nutriceuticaè un modo innovativo di gestirele proprietà fisico-chimiche del cibo

Marina Covelli • ALIMENTAZIONE

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Il melanoma costituisce il 3% di tutte leneoplasie maligne e trae origine solita-mente dai melanociti della cute e delle mu-cose. In questi ultimi anni la sua incidenzanel mondo è aumentata (in Italia è supe-riore a 10 casi all’anno ogni 100mila abi-

tanti) ed è oggi responsabile di almeno l’1% deidecessi per tumori. Il melanoma può insorgerein associazione a un neo preesistente, ma puòsvilupparsi anche sulla cute sana a causa di unaesposizione non controllata alle radiazioni ul-traviolette. «Questo – spiega Paolo Marchetti, di-rettore del reparto di oncologia medica delSant’Andrea di Roma - è un aspetto un po’ sot-tovalutato perché le scottature da raggi del sole,soprattutto nei bambini, sono quelle che deter-minano un aumento del rischio dello sviluppodel melanoma».

In cosa consiste la diagnosi strumentale equando è necessario un controllo dei nei? «Ciascuno di noi ha molti nei sulla pelle, con unaattenta ispezione ne vengono riscontrati anche achi dice di non averne. Il melanoma, come pochialtri tumori, è suscettibile di una efficace preven-zione secondaria, ovvero un riconoscimento pre-coce di lesioni che lasciate a loro stesse poipotrebbero dare una forma più avanzata di ma-lattie più difficilmente curabile. Le raccomanda-zioni sono pertanto quelle di fare una visita daldermatologo almeno una volta l’anno in assenza

di specifiche condizioni favorenti o di specifici neiche vanno controllati ogni sei mesi e che hannomaggiori aspetti di preoccupazione. Sarà poi ildermatologo a decidere se è opportuno o no as-sociarvi una epiluminescenza, ovvero una tecnicapiù approfondita per la valutazione di alcune le-sioni pigmentate specifiche, che dovranno poi es-sere controllate nel tempo».

Per quanto riguarda la cura del melanoma siparla oggi di immunoterapia. Di cosa si tratta?«La cura del melanoma per molti anni si è basatasolamente sulla chirurgia e sulla chemioterapia,in quest’ultimo caso con risultati non particolar-mente soddisfacenti. Dal 2011 sono usciti due la-vori molto importanti. Uno riguarda la possibilitàdi trattare quei pazienti il cui melanoma ha unaspecifica alterazione del gene chiamato Braf, cheè possibile spegnere con un farmaco specificoche dà risposte importanti anche in tempi moltobrevi. Contemporaneamente a questo lavoro ne èuscito un altro che ha dimostrato come, tramiteIpilimumab, un trattamento capace di rieducarele nostre cellule immunitarie, si è in grado di riat-tivare il sistema immunitario del paziente per farsì che la malattia venga controllata».

Cosa dicono i risultati?«Chiaramente la percentuale di risposta e la du-rata delle risposte sono molto diverse a secondache ci siano o no queste mutazioni o che si

Carnagione chiara e raggi del sole sono un binomio da teneresotto controllo. Paolo Marchetti indica quali sono gli accorgimentiin tema di prevenzione che tutti possono adottareNicolò Mulas Marcello

TUMORI DELLA PELLE • Paolo Marchetti

110 SANISSIMI

Una nuova cura grazie all’immunoterapia

MAGGIO 2014

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possa o meno utilizzare la terapia immunolo-gica. C’è un grandissimo interesse e ci sono pos-sibilità innovative anche nel campodell’immunoterapia. Ci sono farmaci, come l’antiPD-1, che agiscono sempre sulla riattivazione delsistema immunitario e sono in corso una seriedi studi sulle cellule dendritiche, ovvero celluleimmunocompetenti prelevate dal paziente chevengono educate in vitro ad aggredire il tumore.Esse poi vengono reinoculate nel paziente conil compito di andare a distruggere le cellule tu-morali. È un contesto terapeutico particolar-mente articolato nel quale è divenutofondamentale non più individuare solo il migliorfarmaco ma la migliore strategia di cura».

In quali casi è necessario l’intervento e qualè il tasso di guarigione da melanoma? «L’intervento è necessario tutte le volte in cuiabbiamo una lesione pigmentata sospetta oun melanoma cutaneo certo, in assenza dimalattia metastatica. Tuttavia anche in queicasi può essere utile l’intervento proprio per

quella caratterizzazione non solo istologicama anche biomolecolare. Quando si interve-nire chirurgicamente in tutte le forme localiz-zate, l’operazione avviene in due fasi. Primasi agisce con margini di scissione molto vicinialla lesione, a questo punto si applica la pro-cedura di ampliamento e la tecnica di linfo-nodo sentinella per evitare di estendere a unnumero eccessivamente ampio di pazienti lalinfoadenectomia loco regionale con le con-seguenze negative che essa comporta. Lepercentuali di guarigione sono del 99% nelleforme sotto il millimetro e tendono a ridursimano a mano che lo spessore del melanomaaumenta. Questo perché un maggiore spes-sore determina una maggiore probabilità diinfiltrazione dei vasi linfatici e di dissemina-zione dei linfonodi locoregionali o a distanzaanche in un momento in cui ancora non sonovisibili con i nostri attuali mezzi. È importantefare visite periodiche perché con la preven-zione si può guarire grazie a un semplice in-tervento poco invasivo».

Sopra, Paolo Marchetti, direttore del repartodi oncologia medica del Sant’Andrea di Roma

È importante fare visiteperiodiche perché conla prevenzione si può guariregrazie a un sempliceintervento poco invasivo

111SANISSIMIMAGGIO 2014

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114 SANISSIMI MAGGIO 2014

IL DESIDERIODI UN’ABBRONZATURA PERFETTAINIZIA A FARSI SENTIRE,MA PER ARRIVARE PREPARATIALL’APPUNTAMENTO CON IL SOLESERVE ADOTTARE SEMPLICIACCORGIMENTI SIN DA OGGI.PER RIDURRE AL MINIMO I RISCHI

Sta per iniziare l’estate. Periodo di sole, maree quindi di abbronzatura. E per affrontareal meglio il culmine della stagione calda,serve mettere in campo delle utili pratiche

preventive. Innanzitutto, una delle pratiche più ef-ficaci per preparare la pelle al sole consiste nel-l’esposizione graduale. Cominciare dalla primagiornata di sole primaverile, esporsi con gradualità,stimola la produzione di melanina, sostanza in gradodi proteggere la pelle dagli effettivi negativi dei raggiUv. È in questo modo che si può iniziare ad accu-mularne in giusta quantità, arrivando alle vacanzecon uno scudo naturale più valido. Antonino DiPietro, dermatologo plastico e fondatore dell’Ispladdi Milano dà i suoi consigli. «Anche in questa fase diesposizione graduale occorre proteggere la pelle conadeguati prodotti, da scegliere in base alla propriatipologia cutanea. Anche l’alimentazione è un’utilealleata per preparare la cute al sole».

Quali dunque gli alimenti e gli integratori piùindicati in questa fase?«Nella fase di preparazione sono utili i frutti colorarancione, come albicocche, pesche e meloni. Que-sti cibi sono ricchi di betacarotene, elemento capacedi riparare la cute dagli effetti nocivi del sole. Tra icibi da consumare ci sono poi le insalate a base dicarote, pomodori e cetrioli che, essendo ricchi di an-tiossidanti, aiutano a contrastare la comparsa dirughe. Molto utili da questo punto di vista sonoanche tonno e sardine. Il pesce è ricco di Omega 3,importanti per mantenere l’idratazione profonda.Riguardo agli integratori, come la parola stessa sug-gerisce, servono per integrare eventuali carenze le-gate a una dieta scorretta o a intolleranze. Nonvanno perciò acquistati a caso, ma solo su indica-zione di un dermatologo. Quelli ideali per prepararela pelle all’esposizione solare sono i prodotti conte-enti antiossidanti come licopene e betacarotene».

di Teresa Bellemo

MISSIONE PELLEDORATA E SANA

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115SANISSIMI

Antonino Di Pietro • ESTETICA

MAGGIO 2014

È sbagliato pensare cheuna volta abbronzati nonsia più necessario utilizzarele creme protettive

Antonino Di Pietro, dermatologo plastico e fondatore dell’Isplad di Milano

Ci sono dei falsi miti da sfatare attorno all’ab-bronzatura? «Certamente. Uno dei più comuni è che mettendo lacrema solare si possa prolungare l’esposizione per tutto iltempo che si desidera. Anche quando si usano prodottiprotettivi è comunque opportuno evitare di prendere ilsole nelle ore più calde della giornata, ossia dalle 11 alle15. Un altro falso mito diffuso è che una volta abbron-zati non sia più necessario utilizzare le creme protettive,credendo che il rischio ustioni ed eritemi sia superato.In realtà, ci si può scottare anche quando si è abbronzatie, cosa più importante, la pelle senza protezione corre ilrischio di rovinarsi e di divenire soggetta a possibili pro-blemi futuri, come lo sviluppo di melanomi».

Quali tipologie di creme e protezioni consigliadi solito ai suoi pazienti?«La scelta dei prodotti protettivi varia innanzitutto inbase alla tipologia di pelle. A chi ha la cute molto bianca,e perciò soggetta a scottature ed eritemi, consiglio filtriprotettivi elevati, che vanno progressivamente a dimi-nuire man mano che la pelle del paziente è più scura.Serve poi considerare l’eventuale presenza di problemicutanei. Per chi ha la pelle secca, ad esempio, la cosa mi-gliore è utilizzare solari ricchi di sostanze nutrienti e idra-tanti. Per chi soffre di couperose, invece, è fondamentaleusare prodotti a protezione elevata».

Capita spesso di scoprire dei nei che prima nonc’erano. Tutti quelli spuntati ex-novo sono perico-losi? A cosa sono dovuti e quando è giusto iniziarea preoccuparsi?«I nei normali sono formazioni benigne della nostra cute.

Non sono perciò pericolosi a priori. Purtroppo, però, intaluni casi le cellule che li costituiscono possono trasfor-marsi in cellule tumorali, dando luogo alla comparsa diun melanoma. È giusto incominciare a preoccuparsiquando un neo aumenta rapidamente di dimensione,inizia a modificare la pigmentazione e a presentare san-guinamento o ulcerazione. È per questo che è molto im-portante prendere l’abitudine di tenerli sotto controllo,seguendo la regola dell’Abcde: asimmetria, bordi, colore,dimensione ed evoluzione. Se si riscontrano condizioniparticolari è fondamentale rivolgersi subito a uno spe-cialista per un esame approfondito, come l’esame der-matoscopico, che permette di fare un controlloapprofondito e più sicuro».

Gli effetti dovuti alla massiccia esposizione airaggi solari hanno dei rimedi cosmetici o chirurgici?«Sul fronte dei rimedi cosmetici, non appena le mac-chie solari si rendono visibili, si può intervenire concreme schiarenti reperibili in farmacia o profumeria.Sono consigliabili soprattutto quelle a base di rucinolo,B-resorcinolo e acido glicirretico. Per eliminare le len-tigo solari, invece, occorre intervenire con trattamentiambulatoriali come la luce pulsata, il peeling o il laser q-switched, che attualmente rappresenta il rimedio più si-curo perché non danneggia i tessuti circostanti. Lasituazione è invece diversa in caso di cheratosi solari. Sesono molto piccole o superficiali, è possibile curarle conprodotti cheratolitici, che aiutano ad ammorbidire lapelle, ne favoriscono la desquamazione, eliminando cosìle cellule morte. Generalmente, però, le cheratosi si eli-minano del tutto con la crioterapia, il laser o la diater-mocoagulazione a radiofrequenza».

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MAGGIO 2014

Agli inizi di aprile ha assunto la carica di pre-sidente dell’Associazione italiana chirur-gia plastica ed estetica. Mario Pelle Cera-volo nell’insediarsi ha fissato le idee che

svilupperà in questi anni indicando tra le prioritàquella di incrementare la qualità della preparazionedei chirurghi plastici, di ottimizzare la comunica-zione fra medico e paziente e di migliorare l’assi-stenza ai pazienti.

Coma riuscirà a raggiungere questi scopi?«Per quanto riguarda l’aggiornamento professionale deichirurghi plastici, non è solo importante sapere ciò chesi è appreso nel periodo del corso di specializzazione, maè determinante aggiornarsi sui continui progressi di que-sta disciplina e per questo oltre ai corsi e ai congressi or-ganizzati o patrocinati da Aicpe, organizzeremo seminarie incontri telematici. Inoltre, vogliamo che i chirurghi piùesperti membri della nostra società mettano il proprioknow-how a disposizione di chiunque lo desideriaprendo le loro sale operatorie ai più giovani. Vogliamocreare una nuova classe di chirurghi che offra standardqualitativi paritari o migliori a quelli dei Paesi più evo-luti. Un altro obiettivo riguarda la determinazione deglistandard di qualità dei chirurghi plastici attraverso la rea-lizzazione del log-book, ossia di un libretto in cui sia re-gistrata l’esperienza teorica e pratica di ogni specialista.Quarto, l’istituzione di un numero verde a cui i pazientipossano rivolgersi per chiarimenti, informazioni o peravere un opinione certa e indipendente in relazione a

dubbi o problematiche riguardanti la chirurgia estetica».

Sempre più persone ricorrono a medicina e chi-rurgia estetica. Come si possono aiutare i pazienti ariconoscere gli specialisti più competenti e a non in-correre in delusioni e risultati insoddisfacenti e qualii criteri qualitativi secondo cui effettuare queste scelte?«La prima caratteristica che il paziente deve ricercare inun professionista è il titolo di specialista in chirurgia pla-stica. Quindi è bene verificare che sia iscritto a uno delledue società di chirurgia plastica esistenti in Italia, Aicpeo Sicpre. In Italia è sufficiente la laurea in medicina e chi-rurgia per essere legalmente abilitati a eseguire inter-venti di chirurgia plastica. Ma tale titolo non garantisce

ESTETICA • Mario Pelle Ceravolo

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UNA NUOVA CLASSEDI CHIRURGHI QUALIFICATI

di Renata Gualtieri

INVESTIRE SULLA FORMAZIONE DEI GIOVANI È IMPORTANTE, PER IL PRESIDENTE DELL’AICPE MARIO PELLE CERAVOLO, AFFINCHÈSEMPRE PIÙ MEDICI AFFRONTINO UN INTERVENTO DI CHIRURGIA PLASTICAE MEDICINA ESTETICA CON TECNICHE VALIDE E MODERNE, SENZA RISCHI

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MAGGIO 2014

che il chirurgo abbia una preparazione specifica adeguataa esercitare tale specialità. La qualità deve essere per il pa-ziente il criterio di scelta più importante da seguire:maggiore qualità equivale a maggiori garanzie di risultato.È ovvio che anche il criterio economico di spesa rappre-senta un fattore importante. In questo settore i costimolto bassi di alcuni interventi vanno quasi sempre a sca-pito della qualità: in gioco c’è, non solo un risultato este-tico, ma anche la salute. Vale la pena ricordare che unproblema creato da un intervento di chirurgia esteticanon è sempre emendabile da un secondo trattamento,che, peraltro, sarà certamente più difficile del primo espesso anche più costoso».

Che consapevolezza c’è nei pazienti, quali i trat-tamenti più richiesti e quali le informazioni neces-sarie che i medici devono raccogliere dai pazienti?«Le fonti informatiche forniscono notizie sugli interventi,ma bisogna sempre aver presente che si tratta di infor-mazioni espresse da singoli individui e spesso finalizzatea scopi esclusivamente commerciali. L’informazione piùattendibile è quella proposta da un professionista serio e

responsabile che possa offrire al paziente un curriculume un’esperienza adeguata nel settore. I trattamenti più ri-chiesti dai pazienti sono quelli per ringiovanire il volto equelli per scolpire e modellare il corpo. Oggi esiste unacrescente richiesta di interventi minimi ambulatoriali. Inmolti casi, ove ne esistano le indicazioni, questi tratta-menti possono raggiungere lo scopo, ma pensare di ri-solvere problemi estetici importanti soltanto attraversol’uso di filler o trattamenti semplici con sedicenti attrez-zature magiche è un illusione che crea molte insoddisfa-zioni fra i pazienti».

Secondo uno studio condotto dall’emittente te-levisiva Wjla dal 2010 il numero di teenager ameri-cani che tra i 13 e i 19 anni si è sottoposto a iniezionidi tossina botulinica è cresciuto del 20 per cento.Cosa dicono i dati più recenti riferiti all’Italia?«In Italia il fenomeno di richiesta di trattamenti contossina botulinica sui minori è inesistente, per for-tuna. Negli ultimi dieci anni di attività non mi è maicapitato di ricevere questo tipo di richiesta da partedi giovani di età inferiore a 21 anni».

Mario Pelle Ceravolo, presidente dell’Associazione italiana chirurgia plastica ed estetica

117SANISSIMI

Mario Pelle Ceravolo • ESTETICA

I chirurghi più esperti membridella nostra società metterannoa disposizione il proprioknow-how aprendo le lorosale operatorie ai più giovani

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ESTETICA • Giacomo Urtis

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Le doti che un chirurgo estetico deve possederesono molte: innanzitutto il senso delle propor-zioni e la manualità. «È importante - precisa ilchirurgo Giacomo Urtis - considerare il corpo

umano come un’opera d’arte da salvaguardare per evi-tare il rischio di deturparlo esteticamente, procurandocosì gravissimi danni». Ma non possono di certo man-care preparazione ed esperienza, sicurezza, capacitàdecisionale e un certo senso dell’estetica. «Si deve averesempre la percezione immediata di quello che sarà ilrisultato finale».

Quali sono i casi in cui la medicina esteticaviene utilizzata a sproposito e quando invece se nefa buon uso?«La medicina estetica, così come la chirurgia, non èun mezzo per poter cambiare alcune parti del pro-prio corpo né uno strumento di cui abusare persomigliare a qualcun’altro. È semplicemente unmodo per migliorare alcuni piccoli difetti o per farsì che l’avanzare degli anni sia più graduale. Proprioper questo tengo a precisare, soprattutto alle ragazzemolto giovani, di non ricorrere alla medicina esteticao chirurgia se non strettamente necessario. Esse sipossono considerare di buon uso solo quando dietrole richieste del paziente c’è un malessere psicologicoche può influenzare anche la personalità dell’indivi-duo e il suo modo di relazionarsi con gli altri».

INTERVENTI ESTETICI SBAGLIATI O ESEGUITI IN AMBIENTINON ADEGUATI POSSONO CAUSARE MOLTI DANNI. IL CHIRURGOGIACOMO URTIS CI AIUTA A SMASCHERARE I “PROFESSIONISTI”ABUSIVI E INVITA A COMPIERE SCELTE CONSAPEVOLI

di Renata Gualtieri

Giacomo Urtis, medico chirurgo specializzato in chirurgia estetica,medicina estetica e dermatologia

LA RICHIESTA DI BELLEZZAE L’INTELLIGENZA ESTETICA

Prima della stagione estivasi registra il boom diliposuzioni, rimodellamentoglutei e aumento del seno

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119SANISSIMI

Giacomo Urtis • ESTETICA

MAGGIO 2014

Quante sono le pazienti che si pentono di esserericorse alla chirurgia estetica e quante si rivolgonoa lei per riparare danni arrecati da altri interventi?«Guardando alla mia esperienza, devo dire chenon mi è mai capitato nessuno che si sia pentitoper qualche intervento fatto; ovviamente ci sonosempre pazienti eterne insoddisfatte che ungiorno chiedono una cosa, la volta seguente sivedono brutte, quella successiva ancora vorreb-bero un effetto diverso. Ma questo è un altrodiscorso. Invece sono molte quelle che si rivol-gono a me per riparare i danni arrecati da altriinterventi, ma anche in questo caso cerco solo diaccontentarle il più possibile, svolgendo il miolavoro nel migliore dei modi senza denigrarel’operato di nessun altro».

Quali interventi sono maggiormente richiesti ecome si dividono le preferenze tra interventi più omeno invasivi?«Gli interventi di chirurgia estetica sono soggetti a unacerta stagionalità. Ad esempio, prima della stagioneestiva si registra il boom di liposuzioni, rimodellamentoglutei e aumento del seno: interventi legati a una formafisica perfetta in vista della prova costume. Nella stagioneautunnale e in inverno, invece, vanno per la maggioretutti quegli interventi legati alla cura della pelle, soprat-tutto del volto. Per citarne alcuni il laser Co2 frazionatoper eliminare le macchie causate dall’esposizione al sole,botulino fili di sospensione, lifting per attenuare le rughee autotrapianti di capelli. Solitamente si prediligonoquelli mini invasivi che non necessitano quindi diun’anestesia totale e soprattutto che non comportanodegenza. Nel caso in cui si cerca un effetto più evidentee quindi con un risultato immediato allora si passa aquelli più invasivi».

È vero che si rivolgono al chirurgo estetico sem-pre più giovani e perché una ragazza poco più chemaggiorenne compie questa scelta?«Ebbene sì, sono moltissime le ragazze che poco più chemaggiorenni si affacciano alla chirurgia estetica. Più diqualche volta mi è capitato vedere delle giovanissimearrivare nel mio studio con la foto della loro starlette pre-ferita della tv o della cantante o attrice in voga in quelmomento. Purtroppo la società di oggi impone deicanoni influenzati dalla televisione, da internet e daisocial network legati all’ideale di una bellezza assoluta edell’apparire a tutti i costi. Ed è proprio tutto questosistema che spinge una buona parte delle teenager arivolgersi per la prima volta a un chirurgo estetico».

Come sono cambiate nel tempo le richiestedelle donne?«Per quanto riguarda le mode sicuramente si puònotare un’inversione di tendenza rispetto a qualcheanno fa. A forme prorompenti, con labbra moltocarnose e seni esagerati, si è passati a fisici e voltimolto più delicati dai tratti più lineari e raffinati. Seun tempo la tendenza era quella di gonfiare, oggi sitende a sfinare e scheletrizzare».

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Mastoplastica additiva senza utiliz-zare protesi. Liposuzione in re-gime di day hospital e inanestesia locale. Queste due tec-

niche, poco diffuse in Italia, sono eseguite dalchirurgo plastico Walter Chiara, che opera inItalia, Svizzera, San Marino oltre che in varialtri paesi esteri (Russia e Cina ), soprattuttoin Medio Oriente. «Attualmente sono l’unicoa fare l’aumento del seno senza l’impianto diprotesi e utilizzando l'Idrogel o il grasso cor-poreo, e sono fra i pochissimi a usare la mac-china Vaser per la liposuzione con unrecupero post operatorio pressoché imme-diato». Le due tecniche, di liposuzione Vasere mastoplastica additiva con grasso sonospesso abbinate. Queste tecniche chirurgichesi sommano a un ampio ventaglio di inter-venti e trattamenti eseguiti da Chiara come:ringiovanimento di viso e collo attraversol’impianto di fibroblasti, cellule staminali efattori di crescita e ringiovanimento di viso emani con laser Fraxel 1500 specifico per iltrattamento delle cicatrici, oltre alle tradizio-nali tecniche chirurgiche di addominopla-stica (completa e parziale), lifting,blefaroplastica, rinoplastica, mastopessi e ma-stoplastica con protesi.

Com’è possibile incrementare il volumedel seno senza ricorrere a protesi?

di Luca Càvera

INTERVENTI INNOVATIVI

INCREMENTARE IL VOLUME DEL SENOSENZA PROTESI. ESEGUIREUNA LIPOSCULTURA SENZA TRAUMIE IN GIORNATA. WALTER CHIARA PRESENTADUE NUOVI INTERVENTI. ED È FRAI POCHISSIMI A ESEGUIRLI IN ITALIA

Il dottor Walter Chiara operaa Milano, Rimini-San Marino,

Roma e in Svizzerawww.walterchiara.ch

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MAGGIO 2014 121SANISSIMI

Walter Chiara • CHIRURGIA ESTETICA

«Questo intervento di mastoplastica senzaprotesi è l’ultima frontiera per quanto ri-guarda la chirurgia additiva e permette di ot-tenere un risultato assolutamente naturale, siavisivo che al tatto. La tecnica sfrutta le po-tenzialità di un gel idrofilo composto al 98per cento da acqua. Questo gel viene posi-zionato sotto la fascia muscolare ed è poi l’in-tervento diretto del chirurgo che dà formaplastica al seno, modellando quello che saràun seno dalla consistenza morbida, indistin-guibile da uno naturale e con una durata cheva dai cinque agli otto anni, ovvero assoluta-mente sovrapponibile a quella delle protesi,senza averne però gli svantaggi. Infatti, que-sto intervento viene fatto in anestesia locale ein meno di un’ora la paziente ha un senonuovo, senza cicatrici né punti di sutura, datoche l’accesso per l’introduzione del gel è dicirca 2-3 millimetri sottomammario».

E la liposuzione Vaser?«È una procedura che, grazie a una tecnicaavanzata, garantisce uno standard ottimale disicurezza e risultati e, soprattutto, la possibi-lità di affrontare liposuzioni anche importantiin regime di day hospital con anestesia localee sedazione, permettendo ai pazienti un ra-pido recupero post operatorio. Il grasso vienesciolto con ultrasuoni prima dell’aspirazione,conservando l’integrità dei tessuti circostanti

con un’incidenza minima di complicanzepost operatorie (edemi ed ematomi). La bas-sissima invasività dell’intervento dà garanziedi sicurezza e la possibilità di avere uno stan-dard accettabile di disagio (lieve senso di fa-stidio o di gonfiore), solitamente il pazienteriprende le normali attività quotidiane dalgiorno seguente l'intervento».

Qual è il vantaggio dell’unione delledue tecniche?«È possibile ottenere un effetto di seno natu-rale anche con la mastoplastica additiva congrasso. Si esegue prima una liposuzione Vasere il grasso prelevato si utilizza per il riempi-mento delle mammelle. Questo intervento ègeneralmente preferito dalle pazienti che vo-gliono associare la liposcultura di alcune partidel corpo e la mastoplastica additiva. Anchein questo caso entrambi gli interventi ven-gono eseguiti in day hospital e in anestesia lo-cale con sedazione, non ci sono cicatrici e lamacchina Vaser provoca una retrazione dellacute rimodellando le parti trattate senza la-sciare tessuti molli o irregolari».

La liposuzione Vaser scioglie il grassoattraverso degli ultrasuoni,conservando l’integrità dei tessuti

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MAGGIO 2014124 SANISSIMI

Dall’esperienza del dottor GiovanniDe Tommasi, farmacista-cosmeto-logo, nell’utilizzo di principi attividi origine naturale di provata effi-

cacia e di prodotti formulati nel rispetto dellecaratteristiche fisiologiche della pelle, è natala linea Physio Natura, dedicata alla curadegli inestetismi cutanei di viso e corpo. Ac-canto a questa linea, sviluppata da PDT Co-smetici, è nato il marchio Physio NaturaMedica, prodotti cosmetici per trattamentifisioterapici, tra i quali oli e creme riscaldantie rinfrescanti, creme all’ossido di zinco e ar-nica gel. L’offerta comprende anche creme egel conduttivi di ausilio ad apparecchiatureelettromedicali, veri e propri dispositivi me-dici autorizzati dal Ministero della Sanità.

PDT Cosmetici sarà presente dal 21 al 24maggio all’evento Exposanità di Bologna perpresentare Physio Natura Medica.

A chi proponete questa particolarelinea di prodotti?«Questa linea è stata concepita nei laboratoridi ricerca e sviluppo PDT Cosmetici perl’utilizzo specifico nella medicina sportiva enella fisioterapia. L’impegno dei nostri ricer-catori e gli investimenti dell’azienda sonostati rivolti a intercettare le necessità di tutticoloro che operano nell’ambito della fisiote-rapia, della riabilitazione e della medicinadello sport. In particolare ci rivolgiamo astrutture sanitarie, centri di riabilitazione,case di cura, associazioni sportive, a qualifi-cati professionisti, tra i quali fisioterapisti,medici sportivi, allenatori, preparatori atle-tici e altri specialisti del settore».

Per quanto riguarda il resto della vostraproduzione, cosa la caratterizza?«La nostra azienda è certificata Uni En Iso9001:2008 e Iso:22716 (Good Manufactu-ring Practices). Tutte le fasi del ciclo produt-tivo e ciascun lotto sono sottoposti a

di Vittoria Divaro

DALLA COSMETICAAI TRATTAMENTIFISIOTERAPICI

L’ATTIVITÀ DI RICERCA ESVILUPPO DI COSMETICIFUNZIONALI AD USOFISIOTERAPICO E DI AUSILIOAD APPARECCHIATUREELETTROMEDICALI. LA PAROLAA MARIA ANTONIETTAPLANTONE

Maria Antonietta Plantone,Ad di PDT Cosmetici Srl

di Putignano (BA)www.pdtcosmetici.it

www.physionaturamedica.it

ESTETICA • Maria Antonietta Plantone

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MAGGIO 2014 125SANISSIMI

severissimi controlli di qualità, chimico-fisicie microbiologici, anche grazie alla collabora-zione del Dipartimento di Cosmetologia del-l’Università di Ferrara, presso il quale sonoeffettuati i test di tollerabilità cutanea, di fun-zionalità e di determinazione del SPF (fattoredi protezione solare)».

Attraverso quali canali distribuite i vo-stri marchi di cosmetici e medicali?«Progettiamo e realizziamo l’idea, se-guendo internamente tutte le fasi della ri-cerca e dello sviluppo. Una parte dellanostra produzione è rivolta al conto terzi eaccede al mercato con la formula della Pri-vate Label. I nostri prodotti sono posizio-nati per efficacia e immagine in canalispecializzati che non prevedono la distri-buzione in Gdo. I prodotti e i trattamentidi Physio Natura, sono distribuiti in Italia

e all’Estero nel canale selettivo dei centriestetici, SPA e nelle farmacie per le refe-renze home care. I prodotti di Physio Na-tura Medica sono distribuiti nel circuitosanitario».

La vostra attività di produttori si èrecentemente arricchita con l’aperturadi “Physio Center”. Quali sono le carat-teristiche di questa struttura e quali ser-vizi eroga?«Physio Center è un format integrato chenasce a completamento dei nostri marchi.La struttura riunisce i servizi di un centroestetico, di un ambulatorio medico e fisio-terapico e di una parafarmacia. Il primocentro è stato inaugurato a Noci, in pro-vincia di Bari. Il successo del format ci staportando a valutare nuove aperture».

Tutte le fasi del ciclo produttivo sono sottopostea severissimi controlli, anche in collaborazione

con il Dipartimento di Cosmetologia dell’Università di Ferrara

Maria Antonietta Plantone • ESTETICA

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ANGIOLOGIA • Gianluigi Rosi

MAGGIO 2014126 SANISSIMI

Èun problema i cui numeri non ac-cennano a diminuire, anzi. Nella fre-nesia del mondo moderno è forsedestinato a riguardare sempre più

soggetti: parliamo di vene varicose, una pato-logia che può colpire non solo a causa di unretaggio genetico, ma anche chi svolge attivitàeccessivamente sedentarie o chi, al contrario ècostretto in piedi per lunghi periodi, magariin ambienti caldi. Gli interventi per risolvereil problema sono diversi, ma alcuni forse sipossono dire preferibili per la loro minore in-vasività, velocità di esecuzione e sicurezza. Traquesti c’è sicuramente la tecnica della sclero-mousse ecoguidata, praticata da 15 anni daldottor Gianluigi Rosi angiologo, specialista dimalattie del ricambio ed endocrinologia e in

diagnostica vascolare presso l'Università diGrenoble (Francia) dal 1990. Rosi si occupaormai da 25 anni di tutte le tematiche in an-giologia e in diagnostica vascolare eco-color-Doppler, e oltre alla scleromousse, hacontribuito a sviluppare nuove terapie inambito vascolare, come la cura dell'impo-tenza vascolare, e un nuovo approccio allamalattia emorroidaria in collaborazione con ildottor Raffaele Colucci (2005). «La vena va-ricosa diventa tale – spiega il dottor Rosi –,poiché aumenta il suo diametro, fisiologica-mente di 2-3 millimetri, e arriva a 8-10 mil-limetri, quindi diventa incontinente. Vale adire che le valvoline presenti al suo interno,non svolgono più l’azione di contenere ilsangue. Le vene varicose si presentano mag-giormente nelle gambe e possono estendersianche a livello della coscia».

Come avviene la diagnosi?«Quando le vene varicose sono molto dilatate,la diagnosi è clinica e viene completata conun esame non invasivo: Eco-Color-Doppler,che non solo fa evidenziare la parete venosa, ilsangue che scorre all’interno, ma anche l’ori-gine del flusso venoso. Questa indagine con-sente con precisione di evidenziare i punti

di Remo Monreale

VENE VARICOSE, ARRIVALA SCLEROMOUSSE

GIANLUIGI ROSI DA OLTREUN DECENNIO UTILIZZAUNA TECNICA DI SCLEROSIDIVENUTA NEL TEMPOUNA VALIDA ALTERNATIVA,MENO INVASIVA,AGLI INTERVENTI CHIRURGICI

Il dottor Gianluigi Rosi, angiologoe flebologo, esercita in diversi centri

a Perugia, Roma, Terni, Milanoe Catanzaro

www.rosigianluigi.it

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MAGGIO 2014 127SANISSIMI

Gianluigi Rosi • ANGIOLOGIA

dove la vena è malata. In prima fase si consi-glia di utilizzare delle calze a compressionegraduata. Nei casi più gravi in cui è necessarioun intervento, le terapie sono diverse. Al clas-sico intervento chirurgico, dal 2000 si è messaa punto una nuova tecnica, la scleromousseecoguidata, che dopo 14 anni di esperienzapuò definirsi la tecnica gold standard per iltrattamento delle vene varicose, l’esperienzadel medico specialista che la effettua è di fon-damentale importanza».

In cosa consiste?«È una tecnica che consente una chiusura delvaso completa o un suo restringimento, tantoda far recuperare talvolta, la funzionalità dellevalvole all’interno della vena. Il trattamento èambulatoriale, senza nessuna anestesia né pe-riodo di ricovero post-operatorio. Questo me-todo potrà essere ripetuto, se necessario, dopo10-15 giorni in relazione all’estensione dellevene varicose. In totale si risolve tutto in 2-4sedute. Questa tecnica è di particolare inte-resse per tutti coloro che hanno vene varicoseimportanti, già operati chirurgicamente, neisoggetti anziani e in chi ha ulcere varicose».

In che modo viene eseguita?

«Il trattamento è effettuatocon un prodotto sclerosanteintrodotto tramite degli aghi.L’ecografia viene effettuatacon una sonda che individuala vena da trattare, sotto guidaecografica viene introdottol’ago e successivamente unaquantità di mousse che nor-malmente non supera i 10 ml.La sclerosi del vaso avvienedopo pochi secondi e in se-guito a manovre di compres-sione e oscillazione della sondala mousse si diffonde nellevene interessate. La proceduraha la durata di 2-3 minuti: la mousse viene se-guita millimetricamente lungo il suo decorsonel vaso venoso principale e collaterale, quellaeccedente è eliminata per via venosa. A ope-razione conclusa si applica una calza elasticaaderente e compressiva che deve essere man-tenuta per 48 ore. Le controindicazioni si li-mitano alle donne in gravidanza e ai soggetticon allergie conosciute ai prodotti sclerosanti.Inoltre è da evitare esposizione ai raggi del solein un periodo immediatamente successivo allaterapia».

Il trattamento è effettuato conun prodotto sclerosante introdottotramite ago butterfly 21 G

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L’impiego di farmaci biologici haportato molti benefici ai soggettiche soffrono di patologie reuma-tiche invalidanti e che sono inetà lavorativa. Intervenire in que-sti casi significa evitare l’invali-

dità connessa alle malattie reumatiche,mantenere il soggetto in condizione adatta al-l’attività lavorativa e impedire così che il essostesso sia un peso economico e sociale per lacollettività: «Il costo di questi farmaci è alto –spiega il professor Giovanni Minisola - ma puògenerare risparmi sulla spesa sanitaria a lungotermine. Occorre quindi avere una visione delproblema allargata e non limitare l’osserva-zione alla spesa di oggi».

Molte patologie reumatiche hanno un im-patto altamente invalidante sulla vita quoti-diana di chi ne soffre. I farmaci biologicihanno cambiato lo stile di vita dei pazienti? «Quelli oggi disponibili per il trattamento dimalattie reumatiche particolarmente impe-gnative e invalidanti ad alto impatto sociale edeconomico hanno radicalmente cambiato lavita dei malati. Si tratta di condizioni morboseche fino alla fine del millennio scorso erano in-trattabili. L’avvento dei farmaci biologici haconsentito ai malati di guardare al loro futuroin modo estremamente ottimistico. Se tali far-

maci vengono impiegati in maniera tempestivaè possibili evitare il danno strutturale, cioè ildanno a carico della struttura osteoarticolareche di fatto condiziona una evoluzione parti-colarmente invalidante delle malattie».

L’Italia è considerata il fanalino di codanell’impiego dei farmaci biologici. Sta cam-biando qualcosa?«Finora purtroppo no. L’Italia è il paese nelquale di fatto i farmaci biologici vengono im-piegati in percentuale inferiore a quello che ac-cade negli altri paesi europei. I motivi per cuiquesto avviene sono legati al loro costo. Co-loro che devono prendere le decisioni di poli-tica sanitaria non valutano che un costoelevato oggi significa un enorme risparmio do-mani. Questo si verifica perché la valutazionedi coloro che decidono avviene sulla base diquanto spendono e non di quanto sarà il ri-sparmio. Fino a quando non ci sarà una visioneprospettica del problema, e nella valutazionedi una decisione non si terrà conto non solo deicosti vivi del farmaco ma anche dei costi indi-retti che una malattia comporta, ben più rile-vanti di quelli diretti, purtroppo si tenderà arisparmiare sulla salute dei cittadini».

La medicina ha fatto molti progressi nel-l’ambito della reumatologia, ma persistono

Una migliorequalità della vitaL’Italia rispetto all’Europa è ancora il fanalinodi coda nell’impiego dei farmaci biologiciper le malattie reumatiche. GiovanniMinisola spiega l’utilità di questi medicinaliNicolò Mulas Marcello

Giovanni Minisola, direttore dell’Unitàoperativa complessa di reumatologiadell’Ospedale San Camillo di Roma

REUMATOLOGIA • Giovanni Minisola

130 SANISSIMI MAGGIO 2014

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però ancora problemi burocratici in questoambito. Possiamo fare un quadro generale diquesti aspetti? «Le modalità con le quali i farmaci vengonoprescritti di fatto variano da regione a regioneper cui vivere in una parte o nell’altra di unconfine regionale significa poter avere mag-giore o minore disponibilità di accesso a un far-maco. Si tratta molte volte di procedure difficilie complicate che a mio parere, in molti casi, fi-niscono per scoraggiare il soggetto interessatoa perseguire una via che è obbligatorio per-correre quando si deve accedere a una terapiacon farmaci biologici. Inoltre, esiste il problemadella totale mancanza di una rete assistenzialereumatologica, nonostante le numerose solle-citazioni delle istituzioni scientifiche deputatea dare indicazioni specifiche. Mi riferisco allaSocietà italiana di reumatologia e al collegiodei reumatologi ospedalieri italiani. In altre pa-role, la classe politica è totalmente sorda ri-

spetto alle sollecitazioni dei malati e dei me-dici che hanno come loro esclusivo obiettivoquello di agire nell’interesse dei malati».

Cosa si aspetta per il futuro? «Bisogna individuare con esattezza i centri chehanno la facoltà, in rapporto alla loro specifica edocumentata esperienza, di trattare con farmacibiologici i soggetti candidati nel rispetto delle lineeguida. Poi bisognerebbe vincolare le prescrizionida tagli economici periferici effettuati presso lestrutture nelle quali i medici operano e che pos-sono prescrivere farmaci biologici. Occorre quindiallocare risorse destinate a questi farmaci laddoveessi vengono prescritti da medici e strutture com-petenti. I fondi sono facilmente reperibili elimi-nando i numerosissimi sprechi che ci sono nelmondo della sanità. Basterebbe soltanto indivi-duare ed eliminare parte degli sprechi per trovareabbondanti fondi in grado di gestire la spesa deifarmaci biologici».

Sono oltre cento le patologie reumaticheesistenti e tanti sono coloro che ne sof-frono: circa 5 milioni e mezzo in Italia e

300 milioni nel mondo. Secondo l’indagine Mul-tiscopo Istat, le malattie reumatiche e osteoar-ticolari rappresentano la condizione cronica piùdiffusa nella popolazione italiana. Dallo studioemerge che artrite e artrosi colpiscono il 17,3%degli italiani, mentre l’osteoporosi il 7,3%. I daticonfermano che l’aumento dell’incidenza diquesti disturbi cresce in rapporto all’età ed èmaggiore nelle donne (22,1%) rispetto agli uo-mini (12,1%) per quanto riguarda le patologie diartrite e artrosi. Più significativa la differenza sesi considera l’osteoporosi (12% contro 1,7%).Nel 2009 nel nostro paese sono stati più di159mila gli interventi di sostituzione protesica,di cui circa il 58% riguardo l’anca, il 39% il gi-nocchio, il 2% la spalla e l’1% le articolazioni mi-nori. Importante è anche l’impatto economicodelle operazioni di artroplastica, stimabile incirca il’1,5% del Fondo sanitario nazionale.

LE MALATTIEREUMATICHE IN CIFRE

L’avvento dei farmaci biologiciha consentito ai malati diguardare al loro futuro in modoestremamente ottimistico

131SANISSIMIMAGGIO 2014

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La diffusione di strumenti digitali,come smartphone e tablet, e lapresenza costante dei computernelle nostre vite fa sì che molteore della nostra giornata ven-gano trascorse di fronte a un mo-

nitor. Fortunatamente una permanenzaanche lunga davanti allo schermo non èfonte di malattie per gli occhi. Ciò non vuoldire che passare molto tempo davanti a unpc non porti ad avvertire stanchezza, affati-camento visivo, arrossamento e pesantezzaoculare. Sintomi che comunque non sonospia di nessuna patologia. E non ne sononemmeno la causa. «Un consiglio che dosempre ai miei pazienti – afferma Marco Co-denotti, oculista responsabile del servizio dichirurgia vitreo-retinica dell’ospedale SanRaffaele di Milano - è di fare una brevepausa ogni 30-45 minuti e di utilizzare la-crime artificiali a base di acido ialuronico,poiché di fronte ai monitor l’occhio tende adiventare più asciutto. Utilizziamo con sere-nità i nostri occhi, sono fatti per guardare».

La miopia può degenerare con l’uso in-tenso del computer? Quali precauzioni do-vrebbe usare chi porta gli occhiali?«Capisco che venga istintivo pensare cheun utilizzo costante degli occhi porti a unloro “esaurimento”, con conseguente ne-cessità di utilizzare gli occhiali. Purtropponessuno è mai riuscito a dimostrare chel’utilizzo dei computer o lo studio intenso

porti alla comparsa di difetti della vistacome la miopia. Per ora gli oculisti sonoconcordi sul fatto che la miopia abbia unabase di ereditarietà familiare, in parte an-cora oscura, e che l’utilizzo dei computernon porti alla sua comparsa o a un peggio-ramento di una miopia esistente. Esistonosolo pochissimi studi scientifici che mo-strano come le persone che studiano moltoportano di più gli occhiali, ma invito a pren-dere con le pinze questi risultati dato chenon si può affermare con certezza scienti-fica che passare molto tempo sui libri sia lacausa di miopia o altre patologie. Nella miaesperienza questo è supportato dal fatto

OCULISTICA • Marco Codenotti

Vista, stop ai falsi mitiLa tecnologia fa continui progressi, ma l’utilizzo dei tantidisplay che usiamo ogni giorno fa male ai nostri occhi?Il dottor Marco Codenotti suggerisce alcune precauzioniNicolò Mulas Marcello

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che ci sono molte persone con una miopiamolto grave che non lavorano davanti alcomputer e viceversa. Invito quindi chiporta gli occhiali a condurre una vita inpiena normalità».

Provare fastidi agli occhi o mal di testadopo aver passato ore davanti a un moni-tor è indice di un disturbo alla vista?«In primo luogo mi sento di tranquillizzarei lettori sul fatto che il lavoro intenso da-vanti a un monitor provoca spesso fastidioagli occhi, come bruciore e arrossamento,o anche dare mal di testa in assenza di ma-lattie agli occhi. È giusto però, d’altraparte, dire anche che alcuni di questi di-sturbi possono essere giustificati da difettio malattie oculari. L’ipermetropia, talunemalattie della cornea o della retina, oanche certi strabismi possono manifestarsiinizialmente con questi sintomi. Invito tutticoloro che in maniera costante manife-stassero problemi di questa entità a rivol-gersi al proprio oculista di fiducia perescluderne la presenza. Questo può agevo-lare una diagnosi precoce e, in caso di ri-scontro di qualche patologia, sarà possibilegestirla nel migliore dei modi».

Spesso ci si interroga se la tecnologia

3D sia dannosa per la vista. Ci sono rilieviscientifici che confermano questi timori?«Effettivamente anche le comunità scientifi-che di neurologi, pediatri e oculisti stanno fa-cendo diverse ricerche in merito. Per fortunai risultati scientifici che emergono per ora daqueste ricerche sono confortanti, nel sensoche sembra non siano responsabili di nessuntipo di danno visivo. Alcuni studi riportanoche mediamente è più faticoso guardare filmin 3D e che dopo alcune ore di utilizzo di que-sti occhiali i soggetti avvertono maggiore af-faticamento, stanchezza o visione offuscata.Tutti questi sintomi sono transitori e mai as-sociati a problemi o malattie agli occhi. Ad al-cuni soggetti affetti da strabismo puòcapitare di vedere doppio (diplopia) dopol’utilizzo per lungo tempo di occhiali per 3D,anche se questo fenomeno è momentaneo esuccede a chi sa già di avere un problema diquesto tipo. Ci si interroga infine anche sulproblema dell’epilessia indotta da stimoli lu-minosi. Per fortuna anche in questo caso nonci sono statistiche che mettano in allarme: ilrischio di comparsa di questa malattia in chiutilizza gli occhiali 3D è uguale a chi guardanormalmente la televisione. Godiamociquindi serenamente i film in 3D, ricordandocidi fare una piccola pausa quando sentiamo lanostra vista troppo affaticata».

Marco Codenotti, oculista responsabile del serviziodi chirurgia vitreo-retinica dell’ospedale San Raffaele di Milano

I risultati scientifici diconoche il 3D non è responsabiledi nessun tipo di danno visivo

133SANISSIMIMAGGIO 2014

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MAGGIO 2014134 SANISSIMI

La situazione sanitaria in Etiopia è piuttostocomplessa rispetto ad altri Paesi in via disviluppo e alla realtà dell’Africa sub-saha-riana. La povertà diffusa, i bassi tassi di red-

dito e d’istruzione (specialmente per le donne), uninadeguato accesso all’acqua pulita (disponibile soloper il 42 per cento della popolazione) e alla sanifi-cazione e un insufficiente accesso all’assistenza sani-taria sono tutti elementi che contribuiscono arendere difficile la situazione sanitaria. La spesa per la salute è pari al 3.9 per cento del Pile la struttura sanitaria è basata sulla presenza di pic-coli centri di salute ciascuno dei quali deve occu-parsi mediamente di circa diecimila persone. Gliospedali veri e propri sono 143, cioè un ospedaleogni 1.8 milioni di abitanti. I medici sono poco su-periori ai 1.800, ovvero uno ogni circa cinquanta-seimila abitanti. In questo quadro drammatico incui la speranza di vita spesso non supera i 48 annid’età gli interventi legati alla salute degli occhi pos-sono sembrare di secondaria importanza. Eppure,per la popolazione del luogo, l’apertura di un centrooculistico ha rappresentato una novità senza prece-denti. «Quando tra gli altopiani – spiega il dottorLuigi Soldati, medico chirurgo specializzato in Ocu-listica presso l'Università di Verona - si è sparsa lavoce dell’arrivo di un oculista la gente ha iniziato amettersi in viaggio per raggiungere l’ambulatorioche avevamo creato. Alcuni hanno camminato per

settimane pur di arri-vare a Waragu. L’ul-tima volta che sono stato in Etiopia siamo riusciti arealizzare 720 prestazioni in 2 settimane». Il dottorSoldati s’interessa a tutti gli aspetti dell'oftalmolo-gia, con particolare attenzione al glaucoma, alle de-generazioni maculari e alla chirurgia refrattiva.Grazie all'aiuto del Lions Club Mantova Ducale èriuscito a costruire un ambulatorio oculistico com-pletamente funzionante a Waragu, località sperdutatra gli altopiani etiopi.

Quali sono state le tappe fondamentali dellasua esperienza in Etiopia?«Il primo anno è stato difficile, in quanto Waraguera sprovvisto di tutto il necessario per lavorareadeguatamente oltre ad essere un luogo compli-cato da raggiungere. Grazie però all’aiuto delLions Club Mantova siamo riusciti a raccoglieredei fondi con cui è stato realizzato un vero e pro-

di Nicoletta Bucciarelli

WARAGU, NASCE IL PRIMOCENTRO OCULISTICO

GRAZIE AL CONTRIBUTO DEL LIONSCLUB MANTOVA DUCALE,LUIGI SOLDATI È RIUSCITOA REALIZZARE UN VERO E PROPRIOAMBULATORIO OCULISTICOA WARAGU, LOCALITÀTRA GLI ALTOPIANI ETIOPI

Il dottor Luigi Soldati svolge attivitàdi libero professionista a Mantovae provincia. Nella pagina accanto,il dottor Soldati durante unintervento a Waragu, [email protected]

OCULISTICA • Luigi Soldati

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MAGGIO 2014 135SANISSIMI

La maggior partedella popolazione è affettada malattie infettiveparassitarie, cataratta,glaucoma e mi capitadi occuparmi di moltepatologie post traumatiche

prio laboratorio con tutto il necessario per operaree con l’acqua filtrata, fondamentale per lavorare insicurezza. Waragu è stata una delle prime missioniitaliane in Etiopia, iniziata addirittura negli anni30. Ciò che rappresenta invece una novità è la fi-gura dell’oculista».

Quali sono le patologie dell’occhio più fre-quenti in quell’area?

«La maggior parte della popolazione è affetta da ma-lattie infettive parassitarie, cataratta, glaucoma e micapita purtroppo di occuparmi di molte patologiepost traumatiche. I bambini e le donne molto spessovengono malmenati e per questo ho dovuto curarecornee gravemente lesionate. Oltre a questi casi, cheper un oculista possono essere considerati “eccezio-nali”, ci sono le classiche visite per chi ha problemialla vista. Sotto questo punto di vista, è stato fonda-mentale il contributo dell’industriale Carlo Dodiproprietario de Il gabbiano, leader nei supermercati,che ha fornito molti occhiali premontati e da sole,utilissimi quando ci sono problemi alla cornea e altriproblemi post traumatici».

La costruzione dell’ambulatorio oculistico èstata anche un’occasione per trasferire compe-tenze ai medici locali? «Purtroppo in quella zona di medici non ce ne sono.Non ci sono infrastrutture né corrente elettrica. Imedici etiopi sono tutti ad Addis Abeba, dove pos-sono lavorare più facilmente e in situazioni migliori.Ci sono invece i contributi di molte suore, che svol-gono un ruolo fondamentale. A Waragu sono pre-senti una suora polacca e un’indiana che hanno unabuona formazione di base per la medicina. A loro hoinsegnato come riconoscere le patologie più diffusedella zona, in modo da intervenire con i farmaci ade-guati. Fortunatamente hanno imparato molto rapi-damente e si stanno rivelando preziosissime».

Luigi Soldati • OCULISTICA

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136 SANISSIMI MAGGIO 2014

UNA STRUTTURAMODERNA ED EFFICIENTEL’ECCELLENZA SU CUI PUNTA REGIONE LOMBARDIA SI FONDASU PROFESSIONALITÀ, QUALITÀ E ATTENZIONE ALLE PERSONE.STANDO A QUESTE LINEE GUIDA È STATO SVILUPPATO UN NUOVO PROGETTO

Mario Mantovani, vicepresidente della Regione Lombardia e assessore alla salute

di Renata Gualtieri

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137SANISSIMIMAGGIO 2014

La Città della salute e della ricerca è un pro-getto che nasce dall’esigenza di dotarel’Istituto neurologico Carlo Besta e l’Istitutonazionale dei tumori di Milano di una

nuova sede adatta ad accogliere l’attività medico-scientifica di questi due importanti centri cherappresentano un’eccellenza nel panorama nazionalee internazionale per le neuroscienze e l’oncologia.Nonostante gli sforzi profusi nel passato, oggi non èpiù possibile intervenire ulteriormente sugli stabiliesistenti. «Il livello di qualità raggiunto - commental’assessore regionale alla salute Mario Mantovani -rende indispensabile un progetto di rilancio e riqua-lificazione complessivo, così da garantire struttureadeguate, competitive e tecnologicamente efficienti».

Quali saranno allora gli interventi e investi-menti più importanti previsti?«Una superficie totale di 205mila metri quadrati,di cui oltre 120mila di superfici sanitarie e 18miladestinati ai laboratori di ricerca, 650 posti letto,

blocco operatorio multifunzionale con 20 sale,ulteriori 12 sale di endoscopia e radiologia inter-ventistica, 6 risonanze magnetiche, 3 Tac, 11bunker per la radioterapia, a cui si aggiungonoulteriori 10 sale di medicina nucleare, 120 ambu-latori e il blocco di day surgery. Questi sono inumeri davvero imponenti del più grande pro-getto di edilizia sanitaria a livello europeo. Lodimostrano i livelli di investimento: 450 milionidi euro, di cui 330 da Regione Lombardia. Altri40 saranno, invece, a carico del Ministero della ¬

Mario Mantovani • STRUTTURE SANITARIE

La Città della salute,con i suoi 50 posti lettodell’albergo sanitario,punta a un nuovo concettodi ricettività

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STRUTTURE SANITARIE • Mario Mantovani

138 SANISSIMI MAGGIO 2014

salute e altri 80 finanziati da chi si aggiudicherà larealizzazione dell’opera».

Come sarà possibile far diventare questo pro-getto un’eccellenza in Europa?«L’eccellenza del Besta e dell’Istituto Tumori è giànota a livello internazionale da tempo, tanto checon loro collaborano i più importanti istituti diricerca del mondo. I professionisti che vi lavoranorappresentano un indubbio valore da salvaguardaree valorizzare: grazie anche alla presenza di nuovesedi e tecnologie di elevato livello questo obiettivopotrà essere consolidato. È importante però ragio-nare anche sul tema dell’accoglienza. L’eccellenzaporta, infatti, le strutture a essere attrattive versopazienti che provengono da città lontane - italianeed europee - e che non sempre sono in grado dipermettersi un soggiorno per curarsi o per accudireil proprio familiare. La Città della salute, con i suoi50 posti letto di albergo sanitario, punta anche aun nuovo concetto di ricettività: qui sia i pazientiche i loro familiari potranno trovare un’adeguatasistemazione senza dover essere costretti alla ricercae al pagamento di costosi alloggi in Milano. L’ec-

Questo progettoimplementerà sinergienel campo della curae della ricerca

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139SANISSIMIMAGGIO 2014

cellenza su cui punta la Regione è questa: profes-sionalità, qualità e attenzione alle persone».

Come verranno coniugati cura e ricerca e qualisaranno i centri di eccellenza coinvolti?«L’Istituto Besta e l’Istituto dei Tumori hanno giàin essere molteplici rapporti di collaborazione e,con questo nuovo progetto, potranno essere ulte-riormente implementate sinergie sia nel campodella cura che in quello della ricerca scientifica. Almomento, tuttavia, è necessario concentrarsi sullarealizzazione di quanto già previsto per rispettarecosti e tempi del progetto».

Qual è oggi l’importanza e il valore strategicodella Fondazione regionale per la ricerca biomedicasul territorio e come è possibile implementare lesinergie tra i ricercatori anche al di là dei confininazionali?«La Fondazione è una straordinaria piattaformadi coordinamento e strumento di governo regio-nale della ricerca. Attraverso di essa, la Regionepromuove e sostiene progetti di ricerca e innova-zione - con particolare riguardo alla farmacologia

molecolare nonché alla ricerca preclinica - e svi-luppa relazioni istituzionali e sinergie con altriorganismi italiani o esteri. L’obiettivo è imple-mentare il sistema di alleanze al fine di svilupparee trasferire il nostro know-how in un circolo vir-tuoso di sinergie e di reciproci stimoli, così daincrementare la competitività del sistema lom-bardo in Europa».

È soddisfatto dello stato di avanzamento delprogetto? Quali sono i prossimi passi da compiere?«Il progetto è strettamente connesso con i lavorilegati alle bonifiche di cui è titolare il proprietariodell’area: tali attività renderanno il sito pronto perla realizzazione dell’opera. Oggi sono in corso leoperazioni preliminari alle bonifiche e parallela-mente sono state avviate le procedure perl’individuazione del soggetto che realizzerà l’opera.L’inizio dei lavori è previsto per l’estate del 2015e l’avvio delle attività sanitarie vere e proprie è sti-mato per la fine del 2019. Al momento si è quindiin linea con quanto stabilito e vi è un forte impe-gno da parte della Regione affinché i tempi sianopienamente rispettati».

La Città della salute e della ricerca verràrealizzata nel quadrante nord-est dell’areametropolitana milanese, nel comune di

Sesto San Giovanni. Gli interventi previsti ver-ranno attuati dalla Regione Lombardia tramiteInfrastrutture Lombarde Spa. La società è re-sponsabile della realizzazione di nuove strut-ture ospedaliere o del riassetto di struttureospedaliere esistenti sulla base di un nuovo mo-dello di ospedale, fondato sulla «centralità dellapersona e delle sue esigenze, sulla integrazionedella struttura ospedaliera con il territorio cir-costante e la città, sulla presenza di tecnologieall’avanguardia per garantire al cittadino pre-stazioni di elevato livello, sulla completezza e lacontinuità dell’assistenza prestata e su un co-stante impulso volto alla ricerca e alla forma-zione in campo sanitario».

UN NUOVO MODELLOD’OSPEDALE

Il presidente della Regione Lombardia Roberto Maronicon il ministro della Salute Beatrice Lorenzin

Mario Mantovani • STRUTTURE SANITARIE

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MAGGIO 2014140 SANISSIMI

Ainizio maggio, in una confe-renza stampa del Presidentedella Giunta Regionale e Com-missario “ad acta” per la sanità

Stefano Caldoro, è stata messa in luce lanotizia che i conti della sanità campanasono tornati in attivo nel 2013. Questo ri-sultato è stato conseguito mediante unprocesso di razionamento e con il taglio divari servizi territoriali e ospedalieri. Unanotizia positiva pertanto che rileva un se-condo lato della medaglia alquanto nega-tivo. A pagare le spese del bilancio positivodella sanità sono infatti i cittadini, che sisono visti diminuire i servizi di assistenza.In questo contesto, spicca ancora di più

l’opera di quegli istituti chehanno fondato proprio sul-l’assistenza la loro politica in-terna. Tra questi ne è unesempio concreto l’Hermi-

tage Capodimonte, istituto campano pro-grammato per la riabilitazione intensivaneurologica, psichiatrica, cardiorespirato-ria, ortopedica e geriatrica; un istituto didiagnosi e cura che si occupa di aree disci-plinari diverse, dalla neurologia alla psi-chiatria e alla lungodegenza internistica eriabilitativa. Tutte aree in cui l’attività dia-gnostica e terapeutica è garantita in regimedi accreditamento dal Ssn. «Attualmente l’Hermitage – spiega il pro-fessor Vincenzo Bonavita, presidente del-l’Istituto di Diagnosi e Cura – staportando avanti un disegno strategico ar-ticolato nella selezione di personale me-dico, giovane e impegnato nella ricerca,cui non vuole rinunciare e nella stipula diconvenzioni per la ricerca con istituzioniuniversitarie. Mi riferisco all’Universitàdegli Studi di Napoli Federico II, alla Se-conda Università degli Studi di Napoli, al-l’Università degli Studi di Salerno eall’Università degli Studi di Napoli Par-thenope e al Consiglio Nazionale delle Ri-cerche. A queste istituzioni Hermitage

di Marco Tedeschi

MIGLIORARE LA QUALITÀ DELL’ASSISTENZA

RICERCA E ASSISTENZAVANNO DI PARI PASSOALL’HERMITAGECAPODIMONTE. «ANNISUL CAMPO INSEGNANOCHE LA RICERCA PROMUOVEE PRIVILEGIA L’ASSISTENZAPER OGNI PAZIENTE».LA PAROLA AL PROFESSORVINCENZO BONAVITA

Il professor Vincenzo Bonavita,emerito di Neurologia dell’UniversitàFederico II, è presidente dell’Istitutodi Diagnosi e Cura HermitageCapodimonte di Napoliwww.casadicurahermitage.com

STRUTTURE SANITARIE • Vincenzo Bonavita

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MAGGIO 2014 141SANISSIMI

Capodimonte offre la possibilità per i ri-cercatori universitari di svolgere ricercascientifica in strutture tecnologicamenteavanzate come il laboratorio di risonanzamagnetica ad alto campo e quello di ma-gnetoencefalografia, il laboratorio di neuromeccanica e quello di biologia molecolaree cellulare». Ricerca che non mette comunque in se-condo piano una delle componenti prin-cipali della Hermitage Capodimonte,ovvero l’assistenza al malato. «La mia sto-ria personale vissuta nel mondo accade-mico (prima a Palermo e Messina, e poinelle università di Napoli) mi ha insegnatoche la ricerca scientifica migliora la qualitàdell’assistenza perché la ricerca promuovee privilegia l’assistenza di qualità. Prendersicura significa creare un contesto struttu-rale, ambientale e di relazione tra chi è cu-rato e chi cura. Certamente il contestoalberghiero, gli arredi delle parti comuni eil parco di 4 ettari danno a chi entra nel-l’Istituto l’immagine di accoglienza e diservizi di qualità. Tutto il resto è qualitàumana». Oltre a questo, Hermitage haanche servizi ambulatoriali. «Si tratta –precisa Bonavita – di prestazioni cliniche e

strumentali in accreditamento con il SSN.Abbiamo l’ambulatorio di neurologia, car-diologia, endocrinologia e urologia clinica,il laboratorio di patologia clinica, di dia-gnostica per immagini, di diagnostica stru-mentale in neurologia e in cardiologia».Servizi continui che vanno ad affiancarsiai progetti futuri della struttura. «Inten-diamo ottenere il riconoscimento comecentro di eccellenza per la ricerca, la dia-gnosi e la cura oltre che quello di pubblicautilità da parte della Regione e del Co-mune di Napoli per la realizzazione di unanuova via di accesso a Hermitage Capodi-monte. Una richiesta che non può esserenegata a una struttura ospedaliera di 250posti letto accreditati con il Ssn».

L’Hermitage sta portandoavanti un disegno strategicoattraverso la stipuladi convenzioni per la ricercacon istituzioni universitarie

Vincenzo Bonavita • STRUTTURE SANITARIE

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La casa di cura Monte Imperatore, collocata aNoci, fra le province di Bari e Taranto,opera in regime di accreditamento da circa32 anni, inizialmente con 120 posti letto

suddivisi fra le branche di Geriatria, Reparto medicoper acuti, e Recupero e Riabilitazione Funzionaleprevalentemente neuro-ortopedica. A breve, com-pletata la ridistribuzione dell’accreditamento dellearee specialistiche, la casa di cura Monte Imperatoreavrà una nuova configurazione con l’accreditamentodefinitivo al servizio sanitario nazionale di 22 postiletto di Geriatria (codice 21), 39 posti letto di recu-pero e rieducazione funzionale per patologie neuro-logiche-ortopediche-cardiologiche-pneumologiche(codice 56: riabilitazione intensiva ospedaliera) e 28posti letto di lungodegenza che includerà anche i pa-zienti in stato vegetativo e di minima coscienza dopo

CRESCE L’ASPETTATIVADI VITA: LE SFIDESANITARIE GIUSEPPE BENEDETTO

INDICA I PUNTI SALIENTIDI PROGRAMMAZIONE SANITARIACHE SPINGONO LE STRUTTURECONVENZIONATE A SPECIALIZZARSI

di Valerio Germanico

Giuseppe Benedetto, direttoresanitario della casa di cura

Monte Imperatore di Noci (BA)[email protected]

STRUTTURE SANITARIE • Giuseppe Benedetto

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MAGGIO 2014 145SANISSIMI

la fase acuta (codice 60). «Di fatto – spiega il diret-tore sanitario Giuseppe Benedetto –, con questa ri-configurazione, si potrà colmare la carenza sulterritorio di posti letto di lungodegenza. Inoltre, ca-ratterizzeremo la nostra offerta sanitaria, esaltando lecompetenze e le potenzialità sanitarie che già ab-biamo, garantite da un’elevata autonomia diagno-stico-terapeutica».

Quali nello specifico?«Per esempio, disponiamo anche di sei posti lettosub-intensivi cardiologici in Geriatria con monito-raggio continuo e telemetria, ecocardiografia, holtercardiaco e pressorio, servizi di laboratorio analisi,radiologia, ecografia, neurofisiologia con elettroen-cefalografia, elettromiografia, urodinamica, densi-tometria ossea, palestra riabilitativa con elevatadotazione strumentale. La casa di cura Monte Im-peratore, non a caso, secondo una ricerca pubbli-cata con Copyright 2013 Formex Srl,(www.doveecomemicuro.it), è risultata al primo

posto fra le strutture sanitarie della provincia diBari, per la cura dello scompenso cardiaco conge-stizio. Ha quindi ottenuto il miglior punteggio ri-spetto agli indicatori usati per misurare la qualitàdell’assistenza ospedaliera fornita».

Cosa ha motivato questo progetto di riconfi-gurazione?«Le ragioni sono molteplici. Innanzitutto basate suidati epidemiologici della crescita dell’aspettativa divita, che si prevede farà incrementare l’incidenza dipatologie tipiche dell’età geriatrica, in linea con l’in-vecchiamento della popolazione».

Cosa è cambiato nella sanità italiana negli ul-timi anni?«Nell’ultimo decennio le politiche sanitarie hannoteso alla restrizione dei ricoveri ospedalieri alle pato-logie in fase acuta non altrimenti gestibili e per itempi strettamente necessari. Di converso, si è resanecessaria una rete territoriale extraospedaliera diprestazioni sanitarie, invero ancora in fase di orga-nizzazione. Di conseguenza anche per la casa di curaMonte Imperatore si è resa necessaria una revisionedelle politiche ospedaliere mirata a una ottimizza-zione dell’offerta, con adeguamento alla mutata do-manda di prestazioni sanitarie».

L’invecchiamentodella popolazione faràincrementare l’incidenzadi patologie tipiche dell’etàgeriatrica

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Giuseppe Benedetto • STRUTTURE SANITARIE

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MAGGIO 2014146 SANISSIMI

Che conseguenze ha avuto ciò su strutture conla vostra organizzazione?«L’attività limitata all’incidenza delle fasi acute dellepatologie ha di fatto ridotto il numero complessivodegli accessi ospedalieri. L’eccessiva offerta di pre-stazioni specialistiche nelle specialità riabilitative, ri-spetto alle necessità del territorio, e la relativacarenza in altre branche ha determinato l’esigenzadi una ridistribuzione delle branche specialistiche

servite dalla casa di cura Monte Imperatore, piùconfacente alle esigenze territoriali e alle prospettiveepidemiologiche».

Qual è l’obiettivo della prossima riconfigura-zione?«La casa di cura Monte Imperatore ha avviato unaricaratterizzazione complessiva dell'attività ospe-daliera accreditata, rivolta alle patologie neuro-car-dio-geriatriche. Introducendo la lungodegenza,elemento intermedio che permette la gestione dellepatologie gravi nelle loro varie fasi, mantenendo ilreparto internistico di Geriatria e di Recupero eRieducazione funzionale per patologie gravi, si of-frirà un ventaglio di prestazioni rivolto a una tipo-logia di pazienti con comorbilità e complessitàelevata, con alta richiesta di assistenza ospedaliera,sia medica che infermieristica. Ciò risponde allaforte domanda destinata ad inesorabile aumento,in un territorio con decentralizzazione geografica alconfine fra le province di Bari e Taranto. Inoltre,continueremo a essere, con la Geriatria, punto diaccoglienza per ricoveri ospedalieri inviati in acutodai Pronto Soccorso delle ASL vicine e non, cosìcome già da tempo avviene in maniera sempre piùintensa».

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Caratterizzeremo l’offertaesaltando le potenzialitàdella nostra autonomiadiagnostico-terapeutica

STRUTTURE SANITARIE • Giuseppe Benedetto

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Quali sono le caratteristiche principali che unmedico dovrebbe presentare al di là della co-noscenza accademica e dell’esperienza? Perla dottoressa Gina Spallone, della Clinica La-

tina con sede a Roma, una casa di cura deve puntare al-l’umanizzazione della medicina «per riportare –continua Spallone – al centro dell’interesse medico lapersona, la sua dignità e la sua completezza psicofisica.È quindi l’“humanitas” il tratto che caratterizza la fi-gura dei medici della Clinica Latina, che quotidiana-mente svolgono la loro attività sotto la guida del ViceDirettore Sanitario Dottoressa Gina Spallone. La mis-sion della clinica è rivolta al singolo paziente, fragilenella sua condizione, per il quale i medici valutano per-corsi di cura specializzati abbinando le più moderneacquisizioni in campo scientifico alla sfera relazionalee psicologica dell’assistenza».La Clinica Latina nasce nel 1952, per opera dei SociFondatori il professor Ascanio Spallone e sua moglieElvira De Blasis, ed è oggi una struttura associata Aiop(Associazione italiana ospedalità privata). «Operiamo –spiega Spallone – in regime di lungodegenza medicapost acuzie, unità operativa prevalentemente geriatricariabilitativa che accoglie i pazienti in fase post-acuta dimalattia che necessitano di stabilizzazione clinica at-traverso terapie e nursing qualificato, non erogabili insetting alternativi. La nostra tipologia assistenziale ciporta ad accogliere pazienti generalmente non auto-sufficienti destinando l’ attività a tre macro-aree i cui

obiettivi sono finalizzati al raggiungimento della stabi-lità del paziente al fine del reintegro nel nucleo fami-liare di provenienza, al recupero dell’autosufficienza eal mantenimento dei livelli di autonomia residua in at-tesa di assegnazione ad altre forme di assistenza».La dottoressa Spallone spiega che nel 2013 sono statieffettuati 276 ricoveri provenienti dagli ospedali laziali.«Di questi pazienti il 45 per cento è rientrato al propriodomicilio con stabilizzazione del quadro clinico, il 30per cento ha necessitato di ulteriori valutazioni specia-listiche recuperando, ove possibile, la parziale autono-mia. Le patologie più spesso trattate sonocardiovascolari, le sindromi metaboliche, patologieepatiche, renali e neurologiche con specifica attenzionerivolta alla demenza nella sua completezza fisiopatolo-gica, le lesioni da pressione e la loro prevenzione e in-fine gli incidenti domestici».

CON LA DOTTORESSA GINASPALLONE DIETRO LE QUINTEDELLA PROFESSIONE PIÙ DELICATA.«PREMESSA NECESSARIA ÈCONSIDERARE LA CONDIZIONE DIFRAGILITÀ DEL SINGOLO PAZIENTE»

di Renato Ferretti

La Clinica Latinaha sede a Roma

[email protected]

L’UMANIZZAZIONEDELLA MEDICINA

Gina Spallone • STRUTTURE SANITARIE

MAGGIO 2014 147SANISSIMI

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MAGGIO 2014148 SANISSIMI

«Mantenere elevati standard di qualitànel settore sanitario, tenendo co-munque in ordine i bilanci, in que-sto periodo storico rappresenta uno

sforzo non indifferente». Ad affermarlo è Ottavio Cori-glioni, amministratore delegato della casa di cura me-dico-chirurgica Salus di Battipaglia, in provincia diSalerno. Che aggiunge: «Oggi operare nel campo sanita-rio è difficilissimo. Occorrono attrezzature all’avanguar-dia e personale qualificato, protesi e dispositivi monousodi alta tecnologia. E naturalmente tutto questo ha costielevati. In più, il discutibile lavoro di chi occupa i verticidella pubblica amministrazione, non solo priva i citta-dini di prestazioni essenziali, ma impedisce anche a strut-ture come la nostra di crescere qualitativamente».Fondata nel 1949, con le sue sette unità operative e 110posti letto (di cui 90 accreditati con il servizio sanitarioregionale), la casa di cura Salus è un punto di riferimentosul territorio salernitano e non solo, infatti il bacino diutenza si estende anche al Molise e all’alta Calabria.

Giudica adeguate le risorse attualmente messe adisposizione per la sanità?«Le risorse finanziarie sono sufficienti. Però sarebbe ne-cessaria una maggiore razionalità nella distribuzione del

PIÙ RAZIONALITÀ NELLAGESTIONE SANITARIA

LA GESTIONE DELLE RISORSEFINANZIARIE DELLA SANITÀCAMPANA. OTTAVIO CORIGLIONIEVIDENZIA LE CRITICITÀDEL SISTEMA E INDICA I PUNTISUSCETTIBILI DI MIGLIORAMENTO

di Valerio Maggioriano

Ottavio Coriglioni, amministratoredelegato della casa di cura Salusdi Battipaglia (SA)www.clinica-salus.it

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MAGGIO 2014 149SANISSIMI

fondo sanitario nazionale e, soprattutto, più controllo,trasparenza e razionalizzazione della spesa, favorendo laqualità e conducendo una vera battaglia contro gli spre-chi, abbandonando la deleteria politica dei tagli lineari.Detto questo, la casa di cura Salus ha mantenuto i suoi li-velli operativi. Questo nonostante le difficoltà e i lun-ghissimi tempi di pagamento nella Regione Campania(nell’ultimo anno sono però scesi da 700 a circa 450giorni) e una normativa confusa anche a causa del com-missariamento».

Quali sono stati i livelli operativi 2013?«L’anno scorso la nostra struttura ha accolto 7.069 pa-zienti, di cui 3.452 hanno ricevuto prestazioni in regimedi day hospital e day surgery e 3.617 in regime ordinario.Questi dati sono soddisfacenti. Tuttavia siamo ben con-sapevoli del fatto che i nostri numeri potrebbero ulte-riormente crescere. Però sappiamo anche che, inmancanza di un’accorta politica dei costi, si rischia dimettere in difficoltà le strutture più efficienti».

Al di là dei buoni risultati numerici, quali sonostati gli obiettivi raggiunti a livello di offerta spe-cialistica?

«In tutti questi anni, ci siamo caratterizzati per una con-tinua evoluzione, integrando le classiche attività medico-chirurgiche con le tecniche più moderne e sostenute dalletecnologie più avanzate come ad esempio la diagnosticaper immagini (scintigrafia, ecografie con mezzo di con-trasto e intraoperatorie, Tac e Pet). Fra le tecniche adot-tate di recente, poi, ricordo la termoablazione conradiofrequenza dei tumori polmonari, utilizzata come op-zione terapeutica nei tumori maligni primitivi e nelle me-tastasi, e anche per il carcinoma del colon rettale, nonchénei trattamenti percutanei del fegato e della tiroide».

Quali sono i vostri punti di eccellenza?«La nostra unità funzionale di ortopedia e traumatologiaesegue trattamenti con onde d’urto e fattori di crescita,numerosi interventi in artroscopia e di protesizzazionecomputer assistita. L’unità funzionale di oculistica spiccainvece per l’utilizzo della cheratoplastica lamellare, la chi-rurgia orbitoplastica e l’ambulatorio della superficie ocu-lare e della cornea, mediante l’utilizzo di test qualitativi equantitativi e microscopia confocale che oggi vengonoeseguiti, in Campania, solo presso la nostra clinica. La se-zione di senologia è motivo di orgoglio per la diagnosiprecoce delle malattie neoplastiche della mammella e perle tecniche ricostruttive eseguite in un solo tempo chi-rurgico, collocando la struttura fra le prime della regione.Infine, si distinguono come punti di eccellenza anche leunità funzionali di chirurgia generale, dove si utilizzanotecniche avanzate come quelle laparoscopiche e le miniinvasive, eseguendo una vasta gamma di interventi anchein interdisciplinare con le altre unità funzionali. Senza di-menticare la ginecologia con attenzione ai problemi delladonna come l’incontinenza, problema che troppo spessoè trascurato».

Ci vuole più razionalitànella distribuzione del fondosanitario nazionale,più controllo e trasparenza,a favore della qualità

Ottavio Coriglioni • STRUTTURE SANITARIE

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Non esiste solo la riabilitazione intesain ambito fisico. Per molti soggettiinfatti è necessario coinvolgereanche gli aspetti sociali. Il termine

riabilitare ha letteralmente il significato di “ri–abilitare” ovvero “restituire le abilità”. In que-sto quadro la riabilitazione diventa unprocesso di soluzione dei problemi e di edu-cazione sociale e psicologica con la finalità difar raggiungere al paziente il miglior livello divita sul piano fisico, funzionale, sociale edemozionale. È in quest’ambito che si è spe-cializzato l’Irmi, istituto campano che erogaattività di riabilitazione estensiva per la solu-zione dei problemi dei soggetti disabili. «L’at-tuazione del processo riabilitativo – spiegaFrancesco Ciccarelli, amministratore dellastruttura - coinvolge sempre anche la famigliadel soggetto e quanti sono a lui vicini. Perquesto motivo il percorso riabilitativo com-prende aspetti clinici, psicologici e sociali. Ilprogetto di riabilitazione, per una sicura effi-cacia, deve comprendere obiettivi plurimi,programmati in maniera ordinata, perchél'autonomia raggiungibile nei diversi ambitipossa tradursi in autonomia della persona nelsuo complesso e in una migliore qualità dellavita della persona». Il modello riabilitativo utilizzato è frutto diun percorso di studi e di applicazioni duratipiù di un ventennio. «Essendo rivolto a disa-bili bisognosi di trattamento a tempo pieno,prima di essere un insieme di metodiche è unprocesso di aiuto che permetterà alla persona

MAGGIO 2014150 SANISSIMI

di Matteo Grandi

RESTITUIRE LE “ABILITÀ” SOCIALI

NEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO IL TRATTAMENTO DI RIABILITAZIONESI BASA SU METODICHE E TECNICHE MODELLATE SUL QUADRODIAGNOSTICO. IL PUNTO DI FRANCESCO CICCARELLI

Francesco Ciccarelli,amministratore dell’IstitutoIrmi di Lago Patria (NA)[email protected]

RIABILITAZIONE • Francesco Ciccarelli

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interessata di acquisire nuovi comportamenti.Il processo d’aiuto parte sempre dall’autoe-splorazione, ovvero individuare gli obiettividel processo d’aiuto e il fine, cioè l’acquisi-zione di nuovi comportamenti. L’individuo,per apprendere un nuovo comportamento,dovrà prima “esplorare” la sua situazione. Èindispensabile infatti che la persona conosca ipropri problemi prima di poter cambiare ilcomportamento. Lo scopo dell’autoesplora-zione è di chiarire/comprendere. L’aiuto con-siste nel rendere possibile la chiarificazionedella propria esperienza in modo che la per-sona riesca a capire se stessa più in profondità.Vi è vera autocomprensione quando l’indivi-duo intraprende un qualche tipo d’azione». A queste fasi segue poi l’azione. «Lo scopoprincipale della comprensione è di essere ingrado d’agire per apprendere comportamentinuovi. Il processo d’aiuto è complesso e com-posto di abilità fondamentali per poter aiutarel’altro. Mi riferisco all’attending (ovvero pre-stare attenzione), al responding (rispondere),all’initiating (iniziare) e al communicating(comunicare)». I quadri patologici d’interessepsicomotorio sono molti e di varia natura.«Sono interessati – prosegue Ciccarelli – i sog-getti con minorazioni sensoriali come sordità,disturbi visivi, deficit motori instabilità mo-

toria, ritardi evolutivi, di-sturbi dell’organizzazionespazio-temporale e delloschema corporeo, disturbidella lateralità, disprassia.Soggetti con disturbi neu-ropsicologici come disgra-fia, dislessia, discalculia.Patologie del linguaggiodella comunicazione comedisfasia, disartria, autismo,ritardo del linguaggio. Insufficienza mentaleda cause diverse. Sindromi epilettiche e gene-tiche». Nei disturbi del comportamento edella personalità il trattamento consta nell’ap-plicazione di metodiche e tecniche modellateal quadro diagnostico. «Queste vengono mo-dulate a variabili quali la condizione patolo-gica del paziente, eventuali difficoltàevidenziate nel corso dell’intervento terapeu-tico e considerando i tempi del singolo sog-getto in carico. La preparazione teorica epratica dello staff terapeutico ha permessol’utilizzo delle più recenti metodiche d’inter-vento nell’ottica di una formazione perma-nente. Utilizziamo inoltre – concludeCiccarelli – diversi materiali di supporto allaterapia come schede di osservazione, di valu-tazione, video-cartelle e diari della terapia».

MAGGIO 2014 151SANISSIMI

Il processo d’aiuto parte sempredall’autoesplorazione, ovveroindividuare gli obiettivi e il fineper acquisire nuovi comportamenti

Francesco Ciccarelli • RIABILITAZIONE

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MAGGIO 2014154 SANISSIMI

PERCHÉ L’ANZIANOSI SENTA COME A CASA

La fondazione Elisabetta Germani,centro assistenziale onlus, ospita ilnucleo Alzheimer più grande dellaprovincia di Cremona. Oltre a di-

sporre di nuclei di residenza sanitaria assi-stenziale e disabili, della riabilitazionegeriatrica, del centro diurno integrato e del-l’assistenza domiciliare integrata, sono inse-riti nella struttura anche una palestra,ambulatori e servizi di fisioterapia, apertianche all’utenza esterna. Creata oltre centoanni fa, la fondazione è oggi un centro sani-tario-assistenziale con un ruolo importantenella rete dei servizi alla persona della pro-vincia cremonese e della regione lombarda. Eper questo si propone come struttura apertaal territorio, in particolare dando rispostequalificate e propositive nel campo della ge-riatria e della disabilità. Come afferma il di-rettore generale della fondazione, MarinaGenerali: «Nell’ambito di queste due aree di

intervento la fondazione ha dueobiettivi. Prima di tutto dare la mi-gliore risposta possibile alle esigenzee alle aspettative delle persone che civengono affidate, sia per le cure sa-nitarie, sia sotto l’aspetto sociale e

relazionale. In secondo luogo, individuare,anche anticipando i bisogni espressi dal ter-ritorio e proporre servizi che rispondano alleesigenze individuate». Per concretizzare questi obiettivi, la fonda-zione Germani ha investito molte risorsesulla formazione continua e sulla fidelizza-zione dei propri dipendenti. «Possiamo con-tare su un’équipe di professionisticompetenti in grado di effettuare una valu-tazione multidimensionale dell’ospite, siaesso disabile che geriatrico. E, soprattutto, èun’équipe in costante aggiornamento che siavvale di ausili tecnologicamente avanzati.Dall’altra parte - aggiunge il presidente Pic-cioni - c’è stata la necessità di individuarenuovi servizi. Anche in questo siamo statipionieri, creando servizi che in seguito sono

di Luca Càvera

GERIATRIA E DISABILITÀ.IL RUOLO DELLA FONDAZIONEGERMANI ALL’INTERNODELLA RETE DI SERVIZI ALLAPERSONA DELLA PROVINCIACREMONESE. LA PAROLAA RICCARDO PICCIONIE MARINA GENERALI

La fondazione ElisabettaGermani, centroassistenziale e onlus si trovaa Cingia De’ Botti (CR)www.fondazionegermani.it

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stati riconosciuti anche in ambito di pro-grammazione regionale. E lo stiamo facendoancora oggi, soprattutto in un momento incui la Regione Lombardia incentiva la crea-zione di servizi alternativi rispetto a quelli re-sidenziali».

LA VALUTAZIONEMULTIDIMENSIONALECon il termine “multidimensionalità” ci si ri-ferisce a una valutazione dell’ospite che neabbraccia tutti gli aspetti, quindi non sol-tanto quelli prettamente medici. «La multi-

dimensionalità – spiega Marina Generali – in-veste tutte le fasi e le modalità della presa incarico dell’utente che ci viene affidato. In ter-mini concreti, vuol dire che il paziente, fin dalsuo ingresso nella struttura o sul territorioviene seguito da uno staff di professionisti concompetenze diverse che costituisce l’équipe.L’équipe valuta le diverse componenti dellapersona dal punto di vista clinico, funzionale,psicologico e sociale. Attraverso questa valu-

tazione, l’équipe ha il compitodi individuare le risposte e lestrategie più congrue perché lapersona possa ottenere le mi-gliori condizioni di salute e divita». E prosegue il presidentePiccioni: «Le risposte nonsono evidentemente soltantodi carattere sanitario o me-dico. L’obiettivo è quello direstituire al paziente le mi-gliori condizioni di vita,anche all’interno della fonda-zione. Quindi anche l’aspettorelazionale, animativo, com-portamentale devono averedelle risposte personalizzate.La nostra è un’attenzione allapersona». ¬

Ricreare un ambienteche anchenell’esteriorità ricordial paziente la vitain casa è importanteper non farlo sentirelontano dalla famiglia

Fondazione E. Germani – Onlus • ASSISTENZA

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ATTENZIONE ALLA PERSONA«Oltre all’ambito delle cure sono due gliaspetti di maggiore attenzione: ambienti diricovero di carattere domestico con spaziverdi fruibili dagli ospiti e l’attività di rela-zione/socializzazione – continua Generali -ricreare un ambiente che anche nell’esterio-rità ricordi al paziente la vita in casa è im-portante per non farlo sentire lontano dallafamiglia e soprattutto per limitare al minimola sensazione di istituzionalizzazione, un am-biente che, anche per progettazione non isolima si apra alla comunità esterna. Un esem-pio è la possibilità che diamo ai pazienti diarredare alcuni angoli con mobili propri,portati direttamente dalla loro abitazione.Questo, oltre a non creare disorientamento,permette all’anziano di mantenere vive le sueabitudini e i suoi ricordi in ambienti più fa-miliari, ma è sulla relazione con gli ospiti chelavoriamo sia attraverso gli animatori e glieducatori, ma anche con il personale tutto alquale chiediamo di operare con un atteggia-mento animativo in ogni momento dellagiornata. La presenza del personale religiosopermette a chi lo desidera di avere confortoe sostegno». Per quanto riguarda gli spazi co-muni, la fondazione è impegnata nella ri-progettazione dell’area verde della struttura.Sempre il direttore Generali: «La stiamo ri-pensando, anche con l’ausilio di un archi-tetto specializzato, in modo che sia fruibileanche da parte di ospiti con disabilità im-

portanti, che non camminano o con capa-cità cognitive o visive ridotte, sull’esempiodegli healing garden o giardini terapeutici.Un contributo importante nello studio dellariprogettazione è stato dato da un questio-nario sottoposto ai pazienti, ai loro familiari,ai dipendenti, ovvero a tutti coloro che vi-vono, a vario titolo, la struttura. L’obiettivofondamentale rimane quello di ampliare lospazio verde a disposizione degli utenti, percreare, attraverso il contatto con la natura,una situazione di benessere che, ovviamente,non crediamo possa essere garantita esclusi-vamente dalle cure mediche e di cui benefi-ciano anche parenti e dipendenti».

NUOVI SERVIZI:IL RICOVERO TEMPORANEOIl rapporto della fondazione Germani con ilterritorio è prima di tutto un’attività di ascoltodei bisogni di quest’ultimo. E da questoascolto nascono i progetti di nuovi servizi,come ad esempio il ricovero temporaneo.Spiega il presidente Piccioni: «oltre al CentroDiurno Integrato aperto tutti i giorni della

¬

Stiamo valutando un nucleoper ricoveri temporanei. Valea dire limitati nel tempo,per dare sollievo alla famiglia

ASSISTENZA • Fondazione E. Germani – Onlus

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settimana, anche in modo modulare, opera-tivo da anni, ci poniamo l’obiettivo di dedi-care un nucleo della fondazione per ricoveritemporanei limitati nel tempo per permet-tere alla famiglia che si fa carico dell’anzianodi godere di un necessario periodo di riposo osollievo, per evitare il burn out o anche perpermettere all’anziano di avere, per un pe-riodo limitato, cure specifiche. Il nucleo è stu-diato per garantire il necessario confort e perconsentire anche alle famiglie lontane di rela-zionarsi con il proprio congiunto attraverso laconnettività».

ATTENZIONE PER L’AMBIENTELa fondazione Germani ha anche un impe-gno specifico nell’ecosostenibilità. «Non cipreoccupiamo solo della gestione del nostroverde – prosegue il presidente –ma cerchiamodi promuovere stili di vita rispettosi dell’am-biente. In particolare, per quanto riguarda lefonti di produzione di energia, abbiamo in-stallato un impianto fotovoltaico che pro-duce, nell’arco dell’anno, oltre 200mila kWora, riducendo così la dipendenza dalla forni-tura elettrica tradizionale. Accanto a questo,abbiamo limitato anche il nostro consumo digas metano, ottenendo l’acqua calda sanitariain teleriscaldamento da un’azienda agricola vi-cina, che sfrutta fonti rinnovabili. Per noi,

questa scelta di abbracciare l’ecosostenibilitàoltre che un valore in termini di responsabi-lità nei confronti dell’ambiente, è stata un’op-portunità di razionalizzazione dei costi e, perquanto possibile, abbiamo cercato di farne be-neficiare anche gli utenti dei nostri servizi eanche i nostri dipendenti, fornendo loro bici-clette a pedalata assistita e ricarica fotovol-taica. L’utilizzo di queste ultime è gratuito, insostituzione dell’automobile privata per rag-giungere la fondazione. In questo modo cer-chiamo di promuovere il risparmioenergetico, l’abbattimento delle emissioni e,cosa non meno importante, l’attività fisica deidipendenti perché, come dice il nostro pro-getto: “Prendiamoci cura di chi cura”, per-ché chi sta meglio cura meglio».

La storia della fondazione

Creata nel 1898 per iniziativa di Elisabetta Germani,la fondazione realizzava la propria missione comeospedale per i poveri e i dipendenti delle cascine di

proprietà della fondatrice. Nel corso dei decenni l’ente ècresciuto, mutando le funzioni originarie, ma rispondendosempre agli stati di bisogno delle diverse epoche storiche– ha ospitato profughi, terremotati, sfollati, persone pro-venienti dai manicomi e tubercolotici. Oggi la fondazioneha un ruolo importante nella rete dei servizi alla persona,proponendosi come struttura aperta – operando con ilterritorio e sul territorio – in grado di dare risposte quali-ficate nel campo della geriatria e della disabilità.

Fondazione E. Germani – Onlus • ASSISTENZA

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La tentazione di in-tensificare oppuredi intraprendereda zero un’attivitàsportiva, spinti daldesiderio di stare

all’aria aperta oppure di riac-quistare la forma fisica invista dell’estate, moltiplica ilrischio di incorrere in patolo-gie causate dal movimento.«I traumi più frequenti –spiega Marco Maiotti, prima-rio dell’Unità di medicina etraumatologia dello sportdell’Azienda ospedaliera San Giovanni Ad-dolorata di Roma – sono quelli del ginoc-chio, della spalla e della caviglia;naturalmente sono correlati al gesto atle-tico dell’attività sportiva praticata. Adesempio, negli sport che impegnano in par-ticolar modo gli arti superiori, i danni si ri-scontrano con maggiore frequenza a livellodella spalla e del gomito».

In base alla sua esperienza, quali sonogli accorgimenti che gli sportivi, soprat-tutto amatoriali, dovrebbero adottare pernon farsi male?«La probabilità di manifestare un problemaalle articolazioni è collegata alla tipologia diattività intrapresa. Esistono sport a più altorischio di traumi, come quelli da contatto

(calcio, palla canestro, rugby,judo) o come il parkour, di-sciplina metropolitana checomprende corse, arrampi-cate e salti. Per chi praticasport in maniera saltuaria, èsempre consigliabile fare ri-scaldamento prima di ini-ziare il movimento. Ilsovraccarico improvviso o afreddo aumenta, infatti, lapercentuale di traumi e pato-logie. Un allenamento conti-nuativo è il miglior modo perprevenire una significativa

parte delle lesioni articolari da sport».

Se le precauzioni non avessero sortitoeffetto, in quali casi è opportuno rivolgersialla chirurgia?«Quando i danni vanno a interessare diret-tamente le strutture all’interno delle artico-lazioni. In caso di lesioni legamentose etendinee è quasi sempre necessario rivol-gersi alla chirurgia. Oggi esiste la possibilitàdi ricorrere a procedure chirurgiche mini-in-vasive artroscopiche, che consentono di ri-parare le lesioni con interventi non a cieloaperto ed eseguiti in anestesia locale, senzadunque contemplare i rischi di un’anestesiatotale».

In che cosa consiste una procedura ar-

MEDICINA SPORTIVA • Marco Maiotti

Sport senza traumiUn carico eccessivo di allenamento o un semplice contrastodi gioco possono creare problemi a legamenti, tendini e articolazioni. Lo specialista Marco Maiotti spiega come affrontare le patologie dovute all’attività fisicaFrancesca Druidi

Marco Maiotti, primario dell’Unità di medicina etraumatologia dello sport dell’Azienda ospedalieraSan Giovanni Addolorata di Roma

162 SANISSIMI MAGGIO 2014

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troscopica?«Si tratta di un intervento realizzato con unasonda luminosa (artroscopio) inserita nell’arti-colazione del paziente attraverso una piccola in-cisione cutanea; sonda a cui è collegata unavideocamera che permette di visualizzare l’am-biente articolare su di un monitor esterno. Ilcampo operatorio è così ingrandito e riportatosullo schermo, assicurando una visione estre-mamente chiara della struttura articolare e del-l’eventuale trauma riportato. Il chirurgo guardail monitor ed esegue l’intervento, procedendocon micro-strumenti chirurgici introdotti nell’ar-ticolazione attraverso altre piccole incisioni(portali artroscopici)».

L’evoluzione della tecnica artroscopicaha rappresentato un passo in avanti deci-sivo per il trattamento dei traumi da sport,soprattutto in termini di invasività degli in-terventi e del recupero della funzionalità. «Sì. Lo sviluppo di questa tecnica è stato fonda-mentale, innanzitutto sul fronte della diagnosiche risulta più accurata. L’artroscopia nascecome atto diagnostico, un tempo invece legato aesami strumentali radiologici di vecchia genera-zione o ad artrotomie, interventi a cielo apertomeno precisi e più invasivi. Con l’artroscopia, ab-biamo avuto la possibilità di conoscere e appro-fondire le cause di tante patologie articolari e dasport in precedenza non identificate e perciònon risolte. Anche l’atto chirurgico è diventatopiù sofisticato nel corso del tempo: le riparazioni

hanno assunto sempre più un carattere rico-struttivo piuttosto che demolitivo».

Si registrano nuovi orizzonti terapeutici?«Sempre con l’aiuto della chirurgia artrosco-pica, il trattamento delle patologie articolari dasport e degenerative ha beneficiato di unagamma di terapie racchiusa nelle biotecnolo-gie con l’obiettivo di stimolare la rigenerazionedei tessuti e combattere le infiammazioni, evi-tando la degenerazione delle patologie. L’ap-plicazione delle biotecnologie in nuovetecniche riparative e rigenerative, ha apertoconcrete prospettive di cura per danni sportiviun tempo considerati incurabili».

Quanto è importante il percorso riabilitativo?«È fondamentale la sinergia tra il medico chirurgo,il fisioterapista e il preparatore atletico, dove è ri-chiesto. Sono tre figure diverse che però si devonocostantemente interfacciare: il chirurgo si occupadella diagnosi e dell’intervento; il fisioterapista re-cupera la mobilità dell’articolazione mentre il pre-paratore riporta l’atleta sul campo».

Esistono sport a più altorischio di traumi, come quellida contatto, o come il parkour,disciplina metropolitanache comprende corse,arrampicate e salti

163SANISSIMIMAGGIO 2014

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La correttezza e la stabilità della postura non ven-gono sufficientemente tutelate e sono all’ori-gine di molti problemi di natura anatomica edisfunzionale del nostro corpo. Il fatto di non

prestare la dovuta attenzione alla salute dei nostri piedipuò avere ripercussioni su tutto l’organismo. Il piede èun elemento strutturale del corpo. Il suo appoggio de-scrive la nostra postura, il modo di camminare, lo statodella colonna vertebrale, nonché il sistema cranio – cer-vico – mandibolare. Ne deriva che l’accuratezza nell’in-dividuare e verificare il problema, nel suggerire analisiposturali con esami strumentali e il monitorare l’uso ditali ausili lungo il percorso che le persone intraprendono,può risultare una scelta decisiva nel prevenire e curaredisturbi anche gravi. Un contributo qualificato per farluce su queste patologie è quello della dottoressa Glo-riana Turazza, responsabile del Centro del Piede e dellaPostura, con due sedi a Suzzara in provincia di Mantova

e nel bolognese a San Giovanni in Persiceto. Il centroopera in sinergia con Riability Group, negozio di ortesie articoli per il benessere. «Il Centro del Piede e della Po-stura – esordisce Gloriana Turazza – svolge da trent’anniesami biometrici posturali. I diversi specialisti si inter-facciano disponendo di nuove strumentazioni diagno-stiche non invasive e attuando percorsi riabilitatividedicati. Al Riability Group, grazie ai dati diagnostici, sipuò completare il cammino del paziente consigliando ilgiusto articolo. Seguiamo anche gli effetti ottenuti, de-finendo gli step specifici per il pieno recupero del be-nessere». I dati statistici forniti dal progetto Schiena in salute del-l’Università Sapienza di Roma con cui il Centro colla-bora ed è autorizzato, evidenziano che circa 15 milionidi italiani accusano mal di schiena e che ne è colpito il12,7 per cento dei bambini delle scuole elementari.«Sono numeri allarmanti – conferma Gloriana Turazza– che dimostrano quanto sia importante effettuare ana-lisi ed esami approfonditi, con l’intento di non curareunicamente i sintomi, ma risalire all’origine del pro-

MAGGIO 2014164 SANISSIMI

di Marco Govoni

IL CAMMINODEL PAZIENTESOTTOVALUTARE I PROBLEMIPOSTURALI PUÒ CAUSARENUMEROSE PATOLOGIE. DAI PIEDIALLA COLONNA, LE DIAGNOSIPER L’EQUILIBRIO DEL CORPO.L’APPROFONDIMENTODI GLORIANA TURAZZA

ORTOPEDIA • Gloriana Turazza

In basso, esame con Spinometria, qui sopra,un corsetto. Nella pagina accanto: in alto, tecnicidi laboratorio, sotto, improntawww.gloriana.it www.riabilitygroup.it

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MAGGIO 2014 165SANISSIMI

blema. Per questo motivo il centro collabora attivamentecon medici di base, ortopedici, fisiatri, pediatri, fisiote-rapisti-osteopati e propone esami approfonditi comel’analisi del passo, esami biometrici posturali, baropo-dometrie in statica, dinamica e corsa. Si tratta di un ap-proccio posturale generale e al contempo specialistico,perché lo stato di salute è il risultato del corretto funzio-namento di tutte le parti del corpo». Individuata la fonte dei nostri disturbi, ecco che la sceltadel giusto ausilio completa il percorso. Ma, anche in que-sto caso, è fondamentale il parere di un esperto che sap-

pia individuare con accuratezza e a misura del singolopaziente, l’articolo più corretto. «All’interno dei RiabilityGroup – prosegue Gloriana Turazza – ci sono tecnici or-topedici, della riabilitazione e del busto che possono con-sigliare e costruire il giusto presidio, definendo unpercorso per il recupero totale della salute del paziente.Realizziamo plantari, scarpe, busti, tutori per arti supe-riori e inferiori, usando metodologie, attrezzature e ma-teriali all’avanguardia: articoli spesso indispensabili perun reale recupero funzionale e per preservare il corpo daposture scorrette». Oltre agli aspetti posturali, il contributo offerto dal cen-tro a tutela del benessere dei pazienti riguarda altri campidella salute che toccano molto da vicino la nostra quo-tidianità. «Abbiamo destinato le nostre competenze a svi-luppare attrezzature che possano venire incontro alleesigenze di chi, da amatore o da professionista, praticasport. Mettiamo a disposizione tutto quello che occorredurante gli allenamenti, anche quelli più intensi, occu-pandoci, in particolar modo della prevenzione: scarpe,plantari, bende elastiche, attrezzi per il massaggio e automassaggio. Tutto ciò, senza dimenticare la riabilitazioneda infortunio sportivo, con l’obiettivo di un buon recu-pero post traumatico o post operatorio».

Gloriana Turazza • ORTOPEDIA

Per la postura è importante proporre esamiapprofonditi come l’analisi del passo, esamibiometrici posturali, baropodometrie in statica,dinamica e corsa

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ORTOPEDIA • Andrea Mocci

MAGGIO 2014168 SANISSIMI

Ci sono casi in cui il dolore diventa così intensoda non poter essere gestito. Né terapie medi-che né fisiche possono alleviarlo quando sitratta di articolazioni come quella del ginoc-

chio: è facile immaginare quale limitazione funzionalenella vita quotidiana possa essere. In una situazione ditale sofferenza è indicato il ricorso a una nuova artico-lazione, secondo quanto afferma il dottor AndreaMocci, responsabile Unità operativa Ortopedia del-l’Anthea Hospital di Bari. «Quello – dice Mocci – è ilmomento per pensare a una protesi come soluzione delproblema. La protesi di ginocchio è un intervento diffi-cile ma affidabile perché i pazienti sono contenti nellamisura del 95 per cento, ma come ogni tipo di chirur-gia non è esente da complicanze. Si possono verificaresia pur raramente (0,5 per cento dei casi) dei processiinfiammatori della protesi che possono portare a unasua infezione. Non esistono protesi eterne». Dunque, una protesi può anche divenire dolorosa.«Può succedere – continua Mocci – per due ragioni:una meccanica e una infiammatoria. Nel primo casovi è un difetto di integrazione della protesi con l’ossodel paziente e in questo caso si parla di mobilizzazionemeccanica spesso legata a problemi dell’osso (osteopo-rosi). Nel secondo, più complesso, vi è un’infezione,spesso subdola, dell’impianto protesico. Il primo segnodi sospetto è la persistenza di dolore in un intervallodi sei mesi dall’intervento, il secondo è la presenzadi segni ematochimici di infiammazione (Ves e Pcralti). Quando sono presenti dei segni di sospetto bi-sogna avere condotte definite: un algoritmo discelta. Per algoritmo in questo caso s’intende unascaletta di cose da fare per escludere o confermare

l’infezione. Nello specifico, monitoraggio degliesami ematochimici, esecuzione di un prelievo delliquido del ginocchio (spesso presente) per capire seesistono troppi globuli bianchi, esecuzione di unascintigrafia con leucociti marcati, eventualmente se-guita da una PET. Se questi esami risulteranno ne-gativi bisognerà allargare il campo di veduta perchéil ginocchio può essere sede di un dolore irradiato(vascolare, radicolare, fasciale). Se invece fossero po-

di Renato Ferretti

PROTESI AL GINOCCHIO,COME INTERVENIRE

VANTAGGI E LIMITI DI UN INTERVENTO COMPLESSO COME LA PROTESIAL GINOCCHIO, UN’OPERAZIONE CHIRURGICA EFFICACE E AFFIDABILE,COME SPIEGA ANDREA MOCCI

L’Anthea Hospitalha sede a [email protected]

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sitivi, bisognerà pensare a un’infezione della protesi».Anche l’età del paziente incide sulla scelta della cura.«Nel caso di infezione – spiega il chirurgo – la sceltadi eseguire terapie antibiotiche è indicata solo in pa-zienti molto anziani, diversamente bisogna pensaread una revisione dell’impianto, ovvero eliminare laprotesi infettata, bonificare il territorio e solo suc-cessivamente eseguire una nuova protesi. Un iter im-pegnativo, ma destinato ad avere successo nell’85 percento dei casi. Questo è un percorso multidiscipli-nare in cui sono impegnati non solo l’ortopedico maanche l’infettivologo e l’esperto di medicina nuclearee che quindi fa sì che esistano sempre più strutturespecializzate in questa che oggettivamente è una chi-rurgia complessa. Inoltre bisogna tener conto che conil crescere del numero di protesi impiantate crescerànegli anni anche il numero di interventi di revisione».In conclusione, non sempre l’operazione ha successocome si potrebbe auspicare, anche se gli insuccessi ri-mangono casi isolati e “recuperabili”. «La medicina è

fatta di risultati raccontati con onestà. L’importanteè sapere che i problemi esistono, essere onesti nel rac-contarli e avere chiarezza nello schema della loro ri-soluzione. Nelle revisioni è importantissimoidentificare la causa del fallimento dell’impianto, ilgerme che sostiene l’eventuale infezione, perchè solocosì si pongono le basi per il superamento del pro-blema. Se si affronta un intervento di controllo senzaaver compreso il problema che ha portato all’insuc-cesso, si pongono le basi di un altro fallimento. Per-ciò, questa chirurgia è destinata a centri di elezionedove la multidisciplinarità è di casa».

MAGGIO 2014 169SANISSIMI

Andrea Mocci • ORTOPEDIA

È un intervento difficilema affidabile con una percentualedi successo pari al 95 per centodei casi 

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MAGGIO 2014172 SANISSIMI

La lombalgia è un disturbo molto fre-quente dell’età adulta, che può pre-sentarsi in forma acuta o cronicacon diversi gradi di disabilità. Circa

l’80-85 per cento della popolazione ne è col-pito almeno una volta, mentre la massimaincidenza, per entrambi i sessi, si colloca frai 40 e i 50 anni di età. Le cause del dolorelombare sono numerose e solo il 20 percento delle lombalgie è riconducibile a unproblema specifico della colonna vertebrale.Il restante 80 per cento ha cause aspecifiche.Il trattamento di questa patologia è una dellespecializzazioni di Dsa Arte Medica, po-liambulatorio fiorentino di prestazioni me-diche, fisioterapiche e infermieristiche. «La

lombalgia acuta – spiega il dottor AndreaBalia di Dsa – insorge di solito o per unosforzo improvviso e di una certa entità, chela colonna non riesce ad assorbire in modocorretto (colpo della strega), oppure per unaserie di piccoli sforzi che, accumulandosi, fi-niscono per sovraccaricarla. La patologia ècaratterizzata dal dolore provocato da una le-sione muscolare, legamentosa, articolare odiscale, che si accompagna a fenomeni in-fiammatori. Il dolore acuto a livello lombareè, quindi, un segnale di allarme per un’avve-nuta lesione, una reazione di difesa, e haquindi un ruolo protettivo: serve a impediremovimenti che possano danneggiare ulte-riormente la colonna vertebrale. Esso ha disolito una durata inferiore alle sei settimane.La lombalgia cronica tende, invece, a far per-durare il dolore oltre i tre mesi, anche afronte di una lesione inesistente. Il dolorecronico tuttavia non ha una funzione pro-tettiva, bensì nociva, riducendo la funziona-lità del rachide e favorendo la disabilità». Quali sono i fattori di rischio che possonodar luogo a una lombalgia acuta o condurrea una cronicizzazione? «Sono sia fisici siapsico-sociali – afferma il dottor Giovanni DeMartino –. Tra i fattori di rischio fisici ab-biamo una pregressa lombalgia, limitata mo-

di Luca Càvera

UNA TERAPIA EDUCATIVAPER LA LOMBALGIA

RIDURRE IL DOLOREALLA SCHIENARIEQUILIBRANDOLE STRUTTURE DEL RACHIDECON ESERCIZI SPECIFICIDI COMPENSO. LA PAROLAAD ANDREA BALIA E GIOVANNIDE MARTINO

Il dottor Andrea Balia effettuaun trattamento di Tecar terapiawww.artemedicafirenze.it

DOLORI LOMBARI • Andrea Balia e Giovanni De Martino

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bilità articolare, scarsa attività fisica, sovrap-peso, tabagismo e disturbi dell’apparato lo-comotore. Occorre ricordare che il discointervertebrale riceve ossigeno e nutrimentonon dal sangue, ma direttamente dalle ver-tebre, per diffusione. È stato dimostrato cheil fumo e la mancanza di movimento “soffo-cano” il disco intervertebrale: il fumo riducel’ossigenazione dei tessuti, mentre la seden-tarietà diminuisce l’efficacia del sistema apompa muscolare che favorisce l’afflusso diossigeno. Accanto a questi, sicuramente lapostura scorretta rimane il fattore di rischiomaggiore: l’80 per cento circa dei mal dischiena sono dovuti proprio a essa. I fattoripsico-sociali, invece sono stress, scarsa curapersonale e depressione». Presso il poliambulatorio Dsa Arte Medica,la terapia più frequentemente adottata per larisoluzione delle lombalgie è la Back School.«Questa – secondo il dottor Balia – evita l’in-sorgenza della lombalgia o la sua cronicizza-

zione attraverso un utilizzo più corretto dellacolonna in termini ergonomici, oltre a unrinforzo e a un recupero completo della mo-bilità. Ciò che la terapia insegna è che le algievertebrali possono essere in gran parte ri-dotte, perché le cause che provocano la mag-gior parte dei dolori possono esserecontrollate con un’adeguata azione educativae preventiva. In questo modo, quando in-sorge il dolore, è possibile ridurlo riequili-brando le strutture del rachide con esercizispecifici di compenso». Altre patologie curate nel poliambulatoriosono le tendinopatie, le periartriti scapolo-omerali, le cervicalgie, le distorsioni, la sin-drome del tunnel carpale, l’artrosi, lefibromialgie, i disturbi vasculo-linfatici einoltre i trattamenti post-frattura. «La nostrastruttura ospita – conclude il dottor De Mar-tino – box riabilitativi per la terapia manualee fisica-strumentale e una palestra dedicataalla ginnastica dolce».

Circa l’80 per centodei mal di schiena sonodovuti a una posturascorretta, che è ancheil fattore di rischiomaggiore per la lombalgia

Andrea Balia e Giovanni De Martino • DOLORI LOMBARI

Sopra, il dottor Giovanni De Martinodurante un trattamento di rieducazionecon una tavoletta di Freeman.Il poliambulatorio Dsa Arte Medicasi trova a Firenze

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UN NUOVO CENTROODONTOIATRICO

In questo momento di difficoltà econo-mica in cui anche l’accesso ai servizi sa-nitari è diventato oneroso per lefamiglie, a Crema, in provincia di Cre-

mona, è stato inaugurato un nuovo centroodontoiatrico, che ha fra i propri obiettiviquello di rispondere alle esigenze sanitariedelle famiglie senza penalizzarle dal punto divista economico. Il nuovo centro odontoia-trico va ad ampliare l’offerta sanitaria delgruppo Sanitas, che già integra i servizi dellarete sanitaria pubblica lombarda attraversole altre strutture di Crema, Soncino (pressola fondazione Brunenghi di Castelleone) e ilCentro radiologico lodigiano. «Il nostroprimo centro – afferma Gianfranco Pro-venzi, dirigente di Sanitas –, fondato nel

1979, è la Fisiokinesiterapia di Son-cino, struttura dedicata a medicina dellavoro, sportiva e fisioterapia. Nel

tempo siamo cresciuti e oggi, come medicinadel lavoro, ci interfacciamo con circa 1.150aziende. Nel 2000, poi, abbiamo aperto ilpoliambulatorio di Crema, Sanitas Diagno-stica, che ospita ventitré specializzazioni emette a disposizione della cittadinanza – so-prattutto di Crema e del lodigiano – avan-zate tecnologie diagnostiche, come Rx,ecografia, Tac e Tac DentalScan, Rmn eMoc, con oltre 100mila prestazioni erogateogni anno». Il centro odontoiatrico è statopensato con la stessa impostazione, ovveroquella di una struttura che includesse tuttele branche del settore, dalla diagnostica allachirurgia orale e avanzata, passando per im-plantologia, paradontologia e pedodonzia.

Il tema dell’accessibilità alle cureodontoiatriche, in tempi di crisi, è cen-trale. Su quali aspetti, anche economici, ilcentro è riuscito nell’intento di rendersipiù accessibile ai cittadini?«Abbiamo cercato di organizzare questo ser-vizio con il principale obiettivo, innanzi-tutto, di fornire prestazioni odontoiatrichedi elevato livello qualitativo. Questo è statofatto rivolgendo la dovuta attenzione alle esi-genze dei pazienti e seguendo delle preciselinee guida: flessibilità sugli orari, scelta dipersonale medico e paramedico ad alta pro-fessionalità, avanzatissima tecnologia delle

di Vittoria Divaro RISPONDERE ALLE ESIGENZESANITARIE DELLE FAMIGLIESENZA PENALIZZARLE DALPUNTO DI VISTA ECONOMICO.GIANFRANCO PROVENZIPRESENTA LA STRUTTURADENTISTICA SANITAS

ODONTOIATRIA • Gianfranco Provenzi

Gianfranco Provenzi e,nella pagina a fianco in basso,Renato Provenzi, dirigentidel gruppo Sanitas con sedia Crema (CR), Soncino (CR),Castelleone (CR) e Lodiwww.sanitasdiagnostica.it

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apparecchiature, prodotti di ottima qualità ecosti concorrenziali».

Quale ruolo può e deve rivestire la sa-nità privata sul territorio al fine di inte-grare il sistema sanitario nazionale?«Partendo dal presupposto che l’obiettivopredominante è quello di migliorare la salutedei cittadini, diventa sempre più desiderata lacollaborazione fra pubblico e privato. In que-

sto modo sarà sempre più una realtà il fattodi poter garantire ai cittadini un servizio mi-gliore in termini di risposta ai loro bisogni,allontanando ogni sterile forma di strumen-tale competizione. Ecco perché abbiamomesso alla testa delle nostre linea guida laflessibilità sugli orari, per dare a tutti la pos-sibilità di ottenere assistenza anche fuori dainormali tempi lavorativi. Dal canto loro, amio avviso, le istituzioni dovrebbero pro-grammare delle opportune iniziative per de-terminare indirizzi comuni, soprattutto afavore della prevenzione e della diagnosi pre-coce, informando maggiormente la popola-zione, così da renderla più sensibile a questotipo di cultura».

Per quanto potete osservare dal vostropunto di vista, è calata l’attenzione dei cit-tadini nei confronti della prevenzione edella cura dei problemi odontoiatrici?«Da parte nostra, nonostante la crisi econo-mica di questi tempi, possiamo dire di averpersino incrementato il numero di presta-zioni erogate. Tuttavia, la scarsa collabora-zione del sistema sanitario nazionale non hacertamente aiutato il rafforzamento dellaqualità dei servizi, ben sapendo che la cul-tura della prevenzione dovrebbe essere con-siderata come un risparmio preliminare,inserito in una logica di sostenibilità di lungo ¬

Il nuovo centro odontoiatricoha apparecchiature di recentegenerazione, in gradodi eseguire qualsiasi indaginediagnostica per l’individuazioneprecoce delle patologie

Gianfranco Provenzi • ODONTOIATRIA

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periodo della spesa sanitaria. La visita odon-toiatrica, invece, sta diventando sempre piùsporadica. E il rischio che stiamo correndo èquello di tornare alla situazione di alcuni de-cenni fa, con gravi ricadute per la salute ingenerale. Per esempio con il rischio di paro-dontopatie, ovvero patologie del parodonto,che è il supporto osseo che sostiene il denteall’interno del cavo orale. Una cattiva igieneorale determina un progressivo riassorbi-mento del supporto osseo, con la conse-

guente perdita del dente. Tuttavia, se indivi-duate per tempo, per queste patologie oggisono disponibili nuove tecniche e materiali,che consentono di risanare lesioni parodon-tali che fino a qualche anno fa determina-vano inevitabilmente la perdita del dente».

Dunque bisogna tornare a insisteresulla prevenzione?«La prevenzione deve tornare a essere unaprassi fondamentale e, soprattutto, una con-dotta basilare. Perché un’infezione che si pro-lunga nel tempo all’interno della bocca puòportare seri problemi anche a livello gene-rale, causando l’endocardite batterica, infe-zioni sistemiche, problemi a livello renale, o,nei casi più gravi, sviluppi tumorali. Auspi-chiamo pertanto che vengano messi inagenda, da parte delle amministrazioni com-petenti, interventi a vari livelli, soprattuttonel contesto delle istituzioni di base, come,per esempio, la scuola».

Quali sono le dotazioni tecnologichesulle quali avete investito?«Il nuovo centro odontoiatrico è stato at-trezzato di speciali apparecchiature di re-cente generazione ed è in grado di eseguirequalsiasi tipo di indagine diagnostica, of-frendo un importante contributo nell’in-dividuazione precoce di diverse patologie.L’unione della Tac Dentalscan e del sistemaCone Bean, per esempio, grazie a sofisti-cati software di rielaborazioni dati, si rivelaun importante strumento per le valutazionichirurgiche implantologiche, ovvero le tec-niche di reimpianto dentale. In questi casiil programma permette una chiara rico-struzione dell’osso mascellare o mandibo-lare, anche in forma tridimensionale,consentendo misurazioni millimetrichecon precisione insuperabile, garantendo ri-sultati certi e sicuri. Inoltre, il centro è do-tato di una nuova risonanza magnetica, che

¬

La prevenzione deve tornareuna condotta basilare.Perché un’infezione che siprolunga nel tempo all’internodella bocca può portare seriproblemi a livello generale

ODONTOIATRIA • Gianfranco Provenzi

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rappresenta l’ultimo stadio nell’evoluzionetecnologica nel settore della diagnosticaper immagini».

Quale valore aggiunto consente la ge-stione interna dei vostri servizi di odon-toiatria?«Quello che possiamo offrire è un servizioche non comprende il solo aspetto odontoia-trico, ma anche l’individuazione delle even-tuali malattie sistemiche correlate. Lapresenza, nel nostro centro odontoiatrico, dimolti specialisti di branche diverse della me-dicina del cavo orale, che lavorano in team, ècertamente di aiuto nell’individuazione di uncelere percorso diagnostico, qualunque sia laproblematica presentata dal paziente».

A questo proposito, quali professio-nalità compongono la vostra équipe?«Abbiamo scelto medici con qualificati cur-ricula professionali e di provata esperienzanelle specialità di implantologia, paradonto-logia, endodonzia, conservativa, pedodon-zia, ortodonzia e protesi. Dalla prenotazioneal termine della cura il paziente viene co-stantemente seguito e il percorso clinico èinteramente monitorato».

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Collaborazione tra pubblico e privato

Anziché porsi in competizione con le strutture del si-stema sanitario nazionale, il centro Sanitas ha sem-pre puntato a una collaborazione che ampliasse

l’offerta sanitaria a disposizione dei cittadini. Come infattiafferma Gianfranco Provenzi: «Il nostro obiettivo primarioè migliorare la salute dei cittadini. Per questo, oltre alla co-stante e continua crescita dei servizi offerti, è necessariocoltivare e aumentare il livello di sinergia fra le strutturepubbliche e le strutture private, per garantire ai cittadiniil miglior servizio in risposta alle loro richieste». La collaborazione dei centri Sanitas con le strutture pub-bliche territoriali è un dato di fatto e non una semplice di-chiarazione. Infatti, come prosegue Provenzi: «Abbiamorapporti collaborativi stabili con i capi delle strutture ospe-daliere e dell’Asl, tanto che nei casi di emergenza ab-biamo dato supporto agli ospedali per la gestione dei loropazienti interni. In particolare, nell’eventualità di guasti im-previsti delle apparecchiature ospedaliere, abbiamo datola nostra disponibilità per le urgenze». Allo stesso modo,quando ci si presenta un paziente con una situazione par-ticolarmente critica – insufficienza renale o problemi car-diaci per esempio –, lo indirizziamo a centri ospedalieridove, nel caso di complicazione, possa essere assistito dauna struttura che ospita anche la rianimazione e tutti i ser-vizi di emergenza e supporto pronti». In questo modo, va-lorizzando le specificità all’interno di una rete sinergica, ilsistema sanitario nazionale e la sanità privata non po-tranno che ottimizzare le risorse, dando sempre e co-munque risposte strutturate e di qualità.

Gianfranco Provenzi • ODONTOIATRIA

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Impianti con Prgf, laser Neodimio Yag, Rvg, bi-sturi a ultrasuoni, mascherine progressive. Sonoqueste alcune delle più recenti tecnologie a di-sposizione dell’odontoiatria, che hanno note-

volmente migliorato la qualità delle prestazioni e laloro predicibilità. Come sottolinea però il dottorGian Carlo Bigoni, dell’omonimo studio medico-dentistico di Selvino (Bg): «Le innovazioni, natu-ralmente, hanno un costo. Per quanto possibile,tuttavia, si cerca di non farlo ricadere sul paziente.Però, queste stesse tecnologie possono anche daredei vantaggi in termini economici. Per esempio, perla riabilitazione della masticazione facciamo più pro-tesi mobili (meno costose) che protesi fisse e im-pianti. La stessa cosa avviene anche con laconservativa. E nell’assicurare la qualità di questeprestazioni ci supporta la tecnologia, con mezzi tec-nici come l’Rvg (radiografie digitali) abbinate allevecchie radiografie su lastra, programmi compute-rizzati per l’analisi dettagliata delle Tac per l’im-plantologia e la valutazione ossea».

A proposito di innovazioni tecnologie, lei èstato fra i primi a utilizzare le mascherine pro-gressive.«Si tratta di mascherine trasparenti termoplastichemobili, molto confortevoli. Sono un’alternativa este-tica e funzionale che spesso può sostituire l’orto-donzia classica e ridurre il rischio cariogeno. Il pianodi cura si sviluppa su 6-15 mesi, con un numero va-riabile di mascherine in progressione per portare acompimento il caso. Le mascherine devono essere

di Valerio Maggioriano

I PROGRESSI DELLA TECNOLOGIA

GIAN CARLO BIGONI PRESENTA ALCUNI NUOVI STRUMENTI A DISPOSIZIONEDEL DENTISTA. SPIEGANDONE APPLICAZIONI, VANTAGGI FUNZIONALIE LA BASSA INVASIVITÀ E TRAUMATICITÀ

Lo studio medico-dentisticodel dottor Gian Carlo Bigonisi trova a Selvino (Bg) [email protected]

ODONTOIATRIA • Gian Carlo Bigoni

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portate per circa ventidue ore al giorno e vengonocambiate ogni trenta giorni. Rispetto a un’ortodon-zia fissa le mascherine hanno il vantaggio di essereassolutamente confortevoli, permettono un’igieneassoluta e soprattutto sono prive di qualsiasi sinto-matologia dolorosa».

Chi può far ricorso a tali mascherine e attra-verso quale iter?«I pazienti devono possedere già la dentatura defini-tiva completa e non devono presentare gravi difettischeletrici che necessitino di sofisticati apparecchicorrettivi mobili o fissi. Per prima cosa si fanno dellefotografie della bocca e del profilo del paziente, sirilevano le impronte delle arcate dentarie e si registrala linea di masticazione. Attraverso un sofisticatoprogramma computerizzato, poi, si calibrano glispostamenti dei denti che consentono l’allineamentodelle arcate. Il tecnico, poi, procederà alla realizza-zione delle mascherine necessarie».

Quali tecnologie esistono a supporto dell’im-plantologia?«Negli ultimi anni i progressi tecnologici hanno per-fezionato la scienza implantare. Oggi, nei casi più arischio, utilizzo il Prgf (plasma ricco in fattori di cre-scita), che si ottiene con la centrifugazione del san-gue del paziente stesso, e il bisturi a ultrasuoni, chemi permette di avere un approccio meno violentocon l’osso rispetto alle frese tradizionali. Questo bi-sturi, infatti, incide i piani ossei senza essere eccessi-vamente traumatico – e ha sostituito le frese del

trapano, che creavano alcuni danni a causa del sur-riscaldamento. La sua caratteristica principale èquella di non creare alcuna lesione alle parti molli, ilche lo rende di uso elettivo per gli interventi digrande rialzo del seno, in quanto rispetta la mucosasinusale, e per le estrazioni degli ottavi inclusi, eli-minando il rischio di lesioni al nervo mandibolare.Inoltre, è molto utile anche per eseguire interventi displint-crest (allargamento della cresta ossea)».

Quali sono le applicazioni del laser NeodimioYag?«Questo laser ha molteplici indicazioni nell’usoodontoiatrico. In endodonzia viene usato per steri-lizzare i canali radicolari dopo la devitalizzazione,permettendo una migliore predicibilità, soprattuttoquando trattiamo canali infetti. In parodontologiasi ottengono buoni risultati nel trattamento delle ta-sche gengivali e nelle malattie parodontali sia acutesia croniche. Tuttavia, i migliori risultati si otten-gono in chirurgia, in quanto si possono fare piccoliinterventi come frenulectomie, gengivectomie, gen-givoplastiche senza alcun sanguinamento e a voltesenza anestesia».

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La tecnologia assicura la qualitàdelle prestazioni, con mezzicome l’Rvg e software per l’analisidelle Tac

Gian Carlo Bigoni • ODONTOIATRIA

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Un protocollo in campo medico eodontoiatrico col rapporto qua-lità/prezzo di un low cost, omolo-gato a Milano e Varese dalla

fondatrice di Dsa Network. Il Network hacentri specialistici concentrati in Lombardiae una struttura a Firenze che si occupa oltreche di odontoiatria anche di riabilitazione.Questo protocollo è stato applicato dal dottorGregorio Menozzi, odontoiatra e direttore sa-nitario del centro Dsa di Varedo e dai suoicollaboratori. Come dichiara Monica Mal-berti, responsabile dello studio di Varedo: «Se-

condo noi un buon low cost è una struttura ingrado di colmare il dislivello fra pubblico eprivato, in grado cioè di soddisfare quella fa-scia di utenti che hanno risentito della crisi ea cui viene reso difficoltoso l’accesso, per mo-tivi di reddito, sia al pubblico che al privato».Low cost non vuol dire servizi di livello infe-riore. «La nostra esperienza nasce dall’unionedel protocollo Dsa declinato secondo i det-tami della medicina basata sulle evidenzescientifiche e quelli della medicina patientcentred; tutto questo è possibile grazie allacollaborazione di professionisti in continuoaggiornamento e in costante rapporto conl’Università degli Studi di Milano. Il nostrostudio – spiega Menozzi – utilizza radiologiadigitale, fa conservativa ed endodonzia sottodiga di gomma, endodonzia meccanica, uti-lizza tecniche laser e chirurgia avanzata anchein sedazione profonda. Ed è possibile gestiretutto questo anche in uno studio low cost,proprio per merito del protocollo sviluppatoe omologato dal network Dsa, che ha per-messo di bilanciare il rapporto qualità/prezzo.Inoltre, il fatto di costituire un low cost affi-dandosi non a semplici imprenditori com-merciali, ma a persone del settore, hapermesso di selezionare medici e paramediciin grado di offrire al paziente cure di qualità a

di Vittoria Divaro

L’ODONTOIATRIARISPONDE AI BISOGNIDEL PAZIENTE

LOW COST CONTRO LA CRISIECONOMICA: UN MODELLOSOSTENIBILE. IL METODO DSAPRESENTATO DA GREGORIOMENOZZI E MONICAMALBERTI

Dsa Network ha un centroodontoiatrico low cost

a Varedo (MB)www.dsaodontoiatria.it

ODONTOIATRIA • Gregorio Menozzi e Monica Malberti

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prezzi accessibili». In linea con quanto stabilito dal protocollo,ad esempio, uno degli obiettivi dello studio èinvestire su tecnologie avanzate nel rileva-mento delle impronte, considerando la parteprotesica un elemento preponderante nellapratica quotidiana. E prosegue il dottor Me-nozzi: «Le richieste del paziente riguardano so-prattutto la riabilitazione del cavo orale a costicontenuti (implantoprotesi, protesi fissa ecombinata, estetica); anche per questo motivoè in via di realizzazione uno studio che inda-ghi la qualità di salute percepita in relazione aindici oggettivi di salute orale». Entrando nel dettaglio del protocollo adottatoda Dsa, uno dei suoi aspetti più importanti èla pratica di una medicina patient centred.«Questa – dice Menozzi – è l’evoluzione dellamedicina doctor centred. Il modello patientcentred pone l’accento sul rispetto e l’analisidella cosiddetta “agenda del paziente”. Tra glialtri aspetti, questa agenda comprende l’acco-glimento e l’analisi del contesto nel quale ilpaziente vive, l’analisi del suo vissuto in ter-mini di esperienze pregresse in ambito medicoe le sue aspettative. E l’approccio permette dioffrire cure mediche nel senso più ampio deltermine, considerando il cavo orale comeparte integrante della persona. Un altroaspetto particolare che viene considerato inquesto approccio è il modo in cui il profes-sionista gestisce la paura del paziente. Com’ènoto, le cure odontoiatriche sono fonte diansia e di timori. I motivi sono molteplici emolto variabili, ma il rispetto della medicinapatient centred e l’utilizzo di tecniche di se-

dazione cosciente permette, nella quasi totalitàdei casi, di risolvere questo problema». Entraqui in gioco l’elemento della sedazione co-sciente e dei suoi numerosi vantaggi. «La se-dazione cosciente – spiega il dottor Menozzi –è una tecnica che non necessita di esami preo-peratori. È un presidio di sicurezza in quantola continua somministrazione di ossigeno per-mette di evitare gli incidenti tipici dello stressda seduta odontoiatrica, come lipotimie sem-plici o crisi vasovagali. In più, è ripetibile neltempo, ha tempi di dimissione molto rapidi,ha poche controindicazioni assolute e per-mette di inserire il paziente in un percorso dirieducazione al rapporto con il dentista inmodo meno ansiogeno. Infine, è particolar-mente indicato in pedodonzia, per evitareinutili e difficili traumi ai piccoli pazienti, poi-ché quando questi traumi si verificano, la-sciano un segno profondo e difficile darecuperare nel tempo».

MAGGIO 2014 183SANISSIMI

Il modello patient centred pone l’accento sulla persona,considerando il cavo orale come una parte integrante

del paziente

Gregorio Menozzi e Monica Malberti • ODONTOIATRIA

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IMPLANTOLOGIA ‘SOCIALE’DI QUALITÀ

In odontoiatria, l’utilizzo degli impianti,ovvero l’inserimento di radici artificialidove non vi sono più quelle naturali, per-mette di ridare un sorriso naturale e una

buona funzione masticatoria a tutti quei pa-zienti per i quali l’unica alternativa sarebbe laprotesi removibile. Da sempre il principaleostacolo per il paziente ad affrontare un in-tervento di implantologia rimane quello del-l’alto costo economico che tale soluzionecomporta. Ma, come spiega il dottor Giu-seppe Molinari: «Già da diversi anni, grazie

soprattutto all’evoluzione delle tecnologie edelle procedure chirurgiche, si è riusciti a spe-rimentare nuove metodiche che consentonodi riabilitare ottimamente anche pazienticompletamente senza denti con costi moltopiù contenuti di una volta. Questo è possibilegrazie al fatto che l’intervento viene effettuatoin minor tempo e richiede un minor numerodi impianti necessari a supportare completearcate dentarie protesiche».

Può descrivere una tecnica implantareparticolarmente innovativa?«Oggi si può ottenere il massimo risultato conil minimo rischio grazie alle nuove Radiogra-fie in 3D ad esposizione ridotta che consen-tono la ‘Programmazione TridimensionaleComputerizzata‘ per determinare in modo si-curo e preciso la posizione degli impianti den-tali, e quindi permettono di eseguire in totalesicurezza la tecnica dell’Implantologia conCarico Immediato, vale a dire il posiziona-mento delle protesi subito dopo l’inserimentodegli impianti, e la tecnica Transmucosa ‘Fla-pless’, ovvero senza lembo, quindi senza aprirela gengiva e senza punti di sutura, favorendocosì una rapida guarigione, con grande sod-disfazione estetica e comfort da parte dei pa-zienti. In tal modo, il giorno stessodell’intervento si possono avere di nuovodenti fissi simili a quelli naturali. In sintesi, èuna tecnica che, in un’unica seduta, permette

di Lucrezia Gennari

Il dottor Giuseppe Molinari, direttore sanitariodel centro Implantologia Padova di PoliodontomedicaMilano di Padova, intento ad operare con l’équipenella sala chirurgica attrezzatawww.poliodontomedicamilano.it

LE NUOVE TECNOLOGIE PERMETTONO METODICHE DI CURA PIÙ ACCURATE,SICURE E VELOCI. E ANCHE MENO COSTOSE PER IL PAZIENTE.GIUSEPPE MOLINARI PRESENTA UNA PARTICOLARE E INNOVATIVATECNICA DI IMPLANTOLOGIA

ODONTOIATRIA • Giuseppe Molinari

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MAGGIO 2014 185SANISSIMI

il posizionamento di una protesi fissa a riabi-litazione completa o parziale, funzionale edestetica, su impianti osteointegrati. L’inter-vento si esegue in sedazione cosciente, evi-tando cioè a chi si sottopone alla chirurgia iltipico stato d’ansia causato dall’idea dell’ane-stesia locale. In questo modo anche il recu-pero del paziente risulta più rapido edecisamente migliore».

Ci faccia un esempio di utilizzo del “ca-rico immediato”.«Questa tecnica si utilizza per ancorare agliimpianti una completa arcata dentaria prote-sica (Overdenture su impianti). La tecnica chesolitamente pratico consiste nell’inserire quat-tro impianti ai quali verrà ancorata la protesitramite specifici attacchi di precisione cono-metrici. Nella stessa seduta, quindi in pocheore, il paziente passa da una condizione diprotesi completamente mobile a una condi-zione di protesi fissa su impianti, con un ri-sultato confortevole e un alto grado disoddisfazione, anche psicologica».

Tutti possono sottoporsi a un interventodi “carico immediato”?«La possibilità di procedere al carico imme-diato dipende dalle condizioni dell’osso e dalla

posizione degli impianti. Nei casi in cui lastruttura ossea non lo consente è possibileeffettuare importanti ricostruzioni ossee, na-turalmente laddove sia sempre assicurata lastabilità primaria degli impianti. Il CentroImplantologia Padova di PoliodontomedicaMilano è abilitato a eseguire interventi di‘Ricostruzione e Rigenerazione Ossea’ conbiomateriali rigorosamente controllati, av-valendosi di chirurghi maxillo-facciali e im-plantologi di elevate competenze edesperienze cliniche».

Esperienza e sicurezza garantite

Il moderno centro Implantologia Padova di Poliodonto-medica Milano dispone di un sistema di eccellenze pergarantire efficienza e sicurezza: sale operatorie dedi-

cate e attrezzate con telecamere e microscopi operatori,sale sterilizzazione con processi garantiti e certificati, Ra-diologia Digitale Volumetrica 3D ConeBeam ad EsposizioneRidotta, monitoraggio continuo delle funzioni vitali, appa-recchi per l’anestesia e la sedazione cosciente, sistemi Cad-Cam per la rilevazione ottica dell’impronta e trasferimentodigitale delle informazioni. È convenzionato con l’Ulss Re-gione Veneto e con tutti i Fondi Aziendali (Fasi, Fasdac,FondoEst, Unisalute, Previmedical, Prontocare…).

Giuseppe Molinari • ODONTOIATRIA

Implantologia Sicura e Immediata grazie alla Progettazione3D del sistema ConeBeam, l’apparecchiatura che eseguele Radiografie in 3D ad esposizione Ridotta per consentirela ‘Programmazione Tridimensionale Computerizzata’. In alto,Tecnica a quattro impianti con protesi a carico immediato

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L’innovativa tecnica dell’implan-tologia a carico immediato per-mette in sole 4-5 ore di avereuna nuova dentatura fissa e ri-

trovare il sorriso. Come spiegano i dottoriCelu Laufer e Francesco Flora del centropolispecialistico Stomatologico Cremo-nese: «Il carico immediato è una metodicache consente al paziente di avere denti fissigià alla fine della seduta chirurgica di im-plantologia. Al termine dell’intervento, in-fatti, il paziente riceve una protesi fissa o

provvisoria, in base al suo specifico casoclinico». Secondo i protocolli internazionali, l’im-plantologia a carico immediato è possibilese il paziente presenta alcune condizioni.«Presenza di una buona quantità e qualitàossea, stabilità primaria degli impianti in-seriti nella seduta chirurgica, buona situa-zione parodontale, assenza di bruxismo(digrignamento dentale) o grave maloc-clusione, presenza di un corretto piano oc-clusale masticatorio, sono condizioni

necessarie per procedere conquesto tipo di trattamento –spiega il dottor Laufer –. Lacoesistenza di queste condi-zioni si accerta attraverso orto-pantomografia Dentalscan 3D,tuttavia, la fattibilità del caricoimmediato si accerta solamenteall’atto chirurgico, durante ilquale l’operatore potrà verifi-care la qualità dell’osso e la sta-bilità dell’impianto inserito.Qualora questo non fosse otti-male, si può prevedere unaprotesi mobile provvisoria perun periodo variabile di 3–4mesi. A seguito di questo pe-riodo è comunque previsto il

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UNA METODOLOGIA IMPLANTOLOGICA SENZA DOLOREE DI RAPIDA REALIZZAZIONE: IL CARICO IMMEDIATO.CELU LAUFER E FRANCESCO FLORA NE PRESENTANO CONDIZIONIE MODUS OPERANDI

di Arianna Lesure

IL SORRISOIN UNA SEDUTA

I dottori Celu Laufer e FrancescoFlora del centro polispecialistico

Stomatologico Cremonesedi Cremona

[email protected]

IMPLANTOLOGIA • Celu Laufer e Francesco Flora

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carico degli impianti con protesi fissa». Come spiegano i medici del centro poli-specialistico Stomatologico Cremonese:«L’implantologia guidata mediante il com-puter rappresenta oggi una nuova frontierain materia odontoiatrica che ha rivoluzio-nato il trattamento implantare. Essa hapermesso una minore invasività delle pro-cedure chirurgiche e un maggiore comfortper il paziente. Riesce a dare risposte anchein casi estremi o in pazienti affetti da gravimalattie parodontali in quanto sfruttaanche i più minimi residui ossei». Consi-derando l’affidabilità e la precisione dellatecnica, una nuova tendenza vede, se pre-senti le condizioni anatomiche necessarie,nel piano di trattamento, un ridotto nu-mero di impianti per ogni arcata. L’esameattento delle informazioni volumetricheprovenienti dalla Tac e le opportunità of-ferte dal software di ricostruzione ossea au-mentano le opportunità di sfruttare anche

volumi ridotti. «La pianificazione virtualeoffre la possibilità di ricevere una protesifissa funzionale in tempi rapidi in quantoquesta è realizzata prima dell’intervento,così da poter essere applicata nelle ore suc-cessive alla chirurgia di posizionamentodegli impianti, consentendo appunto il ca-rico immediato. La riduzione dei tempi,

comporta anche una riduzione deicosti per il paziente; laddove lecondizioni lo permettano – con-clude il dottor Flora, direttore sa-nitario del centro –, è possibileinfatti salvaguardare protesi giàesistenti, se congrue, permettendoun’ulteriore sopravvivenza dellestesse, con intuitivi e indubbi ri-sparmi di denaro».

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Celu Laufer e Francesco Flora • IMPLANTOLOGIA

L'implantologia guidatamediante il computer offrela possibilità di ricevereuna protesi in tempi rapidi

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Nata nel 1819 per opera di ungruppo di medici torinesi, l’Ac-cademia di Medicina di Torinoha l’intento di promuovere glistudi in campo medico-scienti-fico e facilitare la divulgazione

degli studi dei soci. Oggi l’Accademia è ormaiun’istituzione per il Piemonte e non solo:«Grazie a questo istituto – sottolinea il presi-dente Alessandro Comandone – Torino riuscìa sviluppare una medicina all’avanguardiaper merito di tanti personaggi illustri».

Come si è evoluto l’ente nel tempo? «L’Accademia nasce nel periodo post napoleo-nico, quando non era concesso riunirsi in gruppicon più di tre persone. Gli illustri medici di al-lora, tra cui Martini, Sacchetti, Barbaroux e Ri-beri, chiesero alla polizia di potersi riunire in unnumero superiore per discutere di argomenti dimedicina. La richiesta fu avanzata nel dicembredel 1819, ma un timido assenso arrivò solo nelfebbraio del 1821. Con passi successivi, nel 1832viene concesso di scrivere ciò di cui si discutevain queste riunioni in un giornale che però nonpoteva essere diffuso. Finalmente nel 1838,

quando i soci erano già 29, viene segnato il veroobiettivo dell’Accademia, ovvero “la diffusionedi tematiche culturali, di rinnovamento scienti-fico per il miglioramento della classe medicapiemontese”. Nel febbraio del 1846 Carlo Al-berto elevò questa società al rango di accade-mia medico-chirurgica imitando l’Accademiadelle Scienze che era stata approvata circaventi anni prima».

Quali personaggi illustri nel tempo nehanno fatto parte? «Grazie a questa istituzione, Torino riuscì a svi-luppare una medicina all’avanguardia per meritodi personaggi illustri, come il medico olandeseJakob Moleschott, che per primo intuì la repli-cazione degli organismi pluricellulari; CesareLombroso, nominato nei testi di criminologia emedicina legale, e Camillo Golgi, premio Nobelper la medicina nel 1906. Inoltre, tra le figure dispicco più vicine a noi, ricorderei SalvatoreLuria, Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco».

Come si diventa soci dell’accademia?«Viene identificato dal gruppo degli accademicigià nominati, una figura emergente o illustre

DIVULGAZIONE SCIENTIFICA • Alessandro Comandone

L’emblema della scienzamedica torinese

È un punto di riferimento per tuttoil mondo accademico torinesee farne parte è un’ambizione di molti.Alessandro Comandone illustrala storia e le caratteristichedell’antica Accademia di MedicinaNicolò Mulas Marcello

Alessandro Comandone, presidentedell’Accademia di Medicina di Torino

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nell’ambito clinico, universitario o ospedaliero.La candidatura viene sottoposta al consiglio eviene invitata a fare parte dei soci ogni anno inbase alla disponibilità dei posti. È una contesaaperta e abbiamo un numero di domande sem-pre superiore al numero dei posti disponibili. Isoci in voto segreto decidono a maggioranza chientrerà. Essi si dividono tra 120 ordinari, 30 ono-rari, 30 corrispondenti (in attesa di entrare) e al-cuni soci emeriti».

L’accademia possiede una bibliotecamolto vasta che contiene testi molto anti-chi. Alcuni sono consultabili anche onlinesul vostro sito?«La biblioteca dell’accademia possiede 25milatesti, ma prima dei bombardamenti del 1943 eramolto più ricca e vantava circa 103mila volumi.Sono tutti libri di grande valore e pregio e ven-gono curati con molta attenzione, attraversoborse di studio specifiche, da due colleghi spe-cializzati nel restauro e nella valorizzazione diquesti testi. Inoltre, grazie a un’idea dell’ex pre-sidente Alberto Angeli e dei professori Arese eBargoni, abbiamo deciso di diffondere questopatrimonio digitalizzando i nostri testi. Attra-verso un lavoro veramente certosino stiamorendendo disponibile online la possibilità di con-sultare questi testi antichi che vanno dal 1580fino all’Ottocento».

Quali sono oggi le attività che vengonosvolte dall’accademia? «L’attività fondamentale è quella della diffu-

sione della cultura nell’ambito medico e nonsolo. Le riunioni che si tengono ogni 15 giornivengono pubblicizzate e diffuse e sono di ap-profondimento e di aggiornamento su temati-che molto varie, dalle neuro immagini e laconnettività dell’attività cerebrale all’autoim-munità e virus, solo per citarne alcuni. Alleconferenze partecipano come relatori i mas-simi esperti in materia e sono culturalmentemolto stimolanti per tutti i soci, anche per chinon è necessariamente specializzato in quel-l’ambito. L’accademia negli ultimi anni sta di-ventando inoltre sede di congressi brevi,aperti al pubblico: è un modo per suscitarel’interesse anche dei giovani medici. La fine-stra aperta sul web e i costanti rapporti conl’università ci permettono di avere un inter-scambio con tutto il mondo accademico ancheinternazionale. Il passo successivo sarà quellodi aprirsi anche ad altre accademie e istitu-zioni e diventare un punto di riferimento peraltri ambiti, da quello farmacologico al biolo-gico, fino a quello infermieristico».

L’Accademia negli ultimianni sta diventando inoltresede di congressi brevi,aperti al pubblico: è un modoper suscitare l’interessedei giovani medici

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