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San Bonaventura Newsletter della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum Editoriale Ordinarietà e straordinarietà sono due termini ritenuti comunemente antitetici ma che, nel percorso di vita di un cristiano, rappresentano l’essenza e la sfida per una coerente testimo- nianza di fede. Una fede che sappia compenetrarli così da fare di quella straordinarietà lo stile della propria vita, nella quotidiana ordinarietà. Il nuovo numero di San Bonaventura informa si sviluppa in un’alternanza di fatti quotidiani, di vite e testimonianze straordinarie. Quella straordinaria normalità che ha carat- terizzato le esistenze di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, sulla cui canonizzazione torniamo con un approfondimento sulla Chiesa di ieri, di oggi e sul senso dei santi nella nostra vita, attraverso un’intervista al professor Ales- sandro Meluzzi. Quindi la riflessione sulla lunga crisi che stiamo attraversando alla quale può offrire un valido contributo, anche in termini di revisione dei propri stili di vita e valoriali, il modello economico francescano, permeato di lungimi- ranza e di grande spirito solidaristico. E poi, ancora, la tensione tra ordinario e straordinario nell’esperienza dei francescani secolari, impegnati nella missione di ricostru- ire la Chiesa di Cristo, operando direttamente sull’uomo e, spesso, sulle “macerie” di valori sgretolati dinanzi alle sfide moderne. Esperienze di ieri e di oggi, improntate a quel- la “misura alta” della vita cristiana ordinaria che, come sosteneva san Giovanni Paolo II, è “dono e compito radicato nel battesimo e nella confermazione, affidato a tutti nella Chiesa, in ogni tempo”. Elisabetta Lo Iacono Responsabile Ufficio Stampa e Comunicazione della Facoltà MAGGIO 2014 Focus del mese: riflessioni su chiesa e santi nell’intervista al professor meluzzi pag. 2 Storia e personaggi: san francesco d’assisi e gli studi Pag. 5 In dialogo con i nostri docenti: il con- tributo francescano alla crisi economica pag. 7 L’intervista: la missione dei francescani secolari pag. 10 master: stage nelle istituzioni europee pag. 12 Appuntamenti: novita’ in calendario pag. 13 Francescanamente parlando: iniziative in chiave francescana pag. 16 ANNO II - Nº 16 informa 1 In questo numero:

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San BonaventuraNewsletter della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” Seraphicum

Editoriale

Ordinarietà e straordinarietà sono due termini ritenuti comunemente antitetici ma che, nel percorso di vita di un cristiano, rappresentano l’essenza e la sfida per una coerente testimo-nianza di fede.Una fede che sappia compenetrarli così da fare di quella straordinarietà lo stile della propria vita, nella quotidiana ordinarietà. Il nuovo numero di San Bonaventura informa si sviluppa in un’alternanza di fatti quotidiani, di vite e testimonianze straordinarie. Quella straordinaria normalità che ha carat-terizzato le esistenze di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, sulla cui canonizzazione torniamo con un approfondimento sulla Chiesa di ieri, di oggi e sul senso dei santi nella nostra vita, attraverso un’intervista al professor Ales-sandro Meluzzi. Quindi la riflessione sulla lunga crisi che stiamo attraversando alla quale può offrire un valido contributo, anche in termini di revisione dei propri stili di vita e valoriali, il modello economico francescano, permeato di lungimi-ranza e di grande spirito solidaristico. E poi, ancora, la tensione tra ordinario e straordinario nell’esperienza dei francescani secolari, impegnati nella missione di ricostru-ire la Chiesa di Cristo, operando direttamente sull’uomo e, spesso, sulle “macerie” di valori sgretolati dinanzi alle sfide moderne. Esperienze di ieri e di oggi, improntate a quel-la “misura alta” della vita cristiana ordinaria che, come sosteneva san Giovanni Paolo II, è “dono e compito radicato nel battesimo e nella confermazione, affidato a tutti nella Chiesa, in ogni tempo”.

Elisabetta Lo IaconoResponsabile Ufficio Stampa e Comunicazione

della Facoltà

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Focus del mese: riflessioni su chiesa e santi nell’intervista al professor meluzzipag. 2

Storia e personaggi: san francesco d’assisi e gli studiPag. 5

in dialogo con i nostri docenti: il con-tributo francescano alla crisi economicapag. 7

L’intervista: la missione dei francescani secolaripag. 10

master: stage nelle istituzioni europeepag. 12

appuntamenti: novita’ in calendario pag. 13

Francescanamente parlando: iniziative in chiave francescanapag. 16

aNNo ii - Nº 16 informa

1

in questo numero:

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RIFLESSIONI SU CHIESA, CANONIZZAZIONI E SANTI: INTERVISTA AL PROFESSOR ALESSANDRO MELUZZI

Il Focus del mese è dedicato al grande evento ecclesiale di domenica 27 aprile, quando papa Francesco

- alla presenza tra i vescovi concelebranti del papa emerito Benedetto XVI - ha proclamato santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Di questo evento, dei papi della storia recente, della santità e del “bisogno” di santi avvertita in questo tempo, parliamo con il professor Alessandro Meluzzi, psichiatra e psicoterapeuta con un baccalaureato in filosofia e mistica.

Domenica 27 aprile abbiamo assistito a una cerimonia di canonizzazione che è stata un vero e proprio evento storico con la “presenza” di due pontefici dichiarati santi, un papa regnante e uno emerito. Quali, professor Meluzzi, le suggestioni che si possono trarre da questo evento ecclesiale?La presenza unica e assoluta del successore di Pietro, vicario di Cristo in terra, rappresenta la più compiuta materializzazione della forma cattolica del Cristianesimo. Infatti, le diverse interpretazioni del primato petrino nel Cattolicesimo romano o nelle Chiese d’Oriente più “sinodali”, ha rappresentato da sempre uno spartiacque ecclesiale oltre che simbolico e pratico. L’idea che un papa in carica, regnante, e di uno emerito possano sedere vestiti in modo sostanzialmente uguale nello stesso scenario simbolico è già in sé un elemento di rottura con diversi significati. Il primo è quello che in un certo senso umanizza, come probabilmente è nella volontà di papa Francesco, l’immagine e la figura del romano pontefice avvicinandola al popolo al limite della desacralizzazione, anche se non certo della sua svalutazione. Dall’altra la compresenza del tutto inedita e originale di due papi che non ha precedenti nella storia della Chiesa (visti anche il ritiro di Celestino V e la violenta contrapposizione di papi e antipapi) ci fa evocare immagini di significato profetico e persino inquietante. La profezia di Malachia è in questo senso suggestiva.

Professor Meluzzi, rileva una consequenzialità tra questi quattro pontefici dal punto di vista del magistero?C’è sicuramente tra i neo santi una continuità che ruota intorno innanzi tutto all’evento, all’azione, alla profezia e al mistero del Concilio Ecumenico Vaticano II, un evento voluto fortemente da Giovanni XXIII per tentare di aprire la Chiesa ai segni dei tempi e alle novità dello spirito, faticosamente proseguito da Paolo VI, incarnato per umanità e pastoralità dal brevissimo pontificato di Giovanni Paolo I e interpretato in modo critico e non univoco nelle forme e nella sostanza da Giovanni Paolo II che forse ha influenzato il corso della storia umana e planetaria più di qualsiasi altro papa dai tempi di Gregorio Magno. m a g g i o 2 0 1 4 2

FOCUS DEL MESE

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Quali i principali contributi di Giovanni XXIII, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e papa Benedetto XVI alla Chiesa di Francesco?Giovanni XXIII nelle forme e nello stile, a partire da quella celebratissima sera di plenilunio in cui manda un bacio ai bambini delle famiglie romane, ma anche nei contenuti preconciliari e conciliari la centralità dell’azione umanizzatrice della Chiesa. Paolo VI, di cui sono stati fin troppo evidenziati le sofferenze e i dubbi, la dimensione critica e l’autocritica rispetto alle manifestazioni visibili della Chiesa. Da Giovanni Paolo I la tenerezza e l’empatia straordinaria con il cuore delle persone. Da Giovanni Paolo II la capacità di offrire alla storia e al mondo una leadership morale ma anche politica e valoriale al di sopra di ogni parte. Da Benedetto XVI il rigore teologico e l’acutezza di pensiero di offrire alle verità della Rivelazione l’indispensabile contributo della ragione umana in un Logos storico in cui intellectus et fides si cercano.

Veniamo ai santi, per comprendere il rapporto che vi instauriamo e, in particolare, il tipo di risposta che si ricerca sia dal punto di vista della fede sia sotto il profilo psicologico. I santi sono tali perché sono riusciti a fare propria la frase paolina “non sono più io che vivo ma lui che vive in me”. Non sono certamente coloro che la Chiesa, quindi, ha portato alla gloria degli altari, perché come ben sappiamo l’abbraccio di Cristo è pieno di uomini sconosciuti ai più ma che sono stati capaci di lasciarsi penetrare dall’amore di Dio Trinità in pensieri, parole e opere. La Chiesa offre al popolo coloro che, per una ragione innanzi tutto pedagogica e di testimonianza, sono un modello di vita pratica nella storia e una testimonianza di una fede che è speranza e amore per Dio e l’uomo.

Negli ultimi anni abbiamo sempre più assistito alla beatificazione e canonizzazione di contemporanei: Padre Pio, Madre Teresa di Calcutta e adesso papa Roncalli e papa Wojtyla.

L’etimologia della parola sanctus significa separato dal mondo, appartenente a Dio, al mistero. Qual è il punto di contatto tra la radice del termine e la percezione che si ha, oggi, di questi santi? Nel tempo moderno e post moderno tutto si è accelerato e un decennio del XXI secolo ha la lunghezza di un secolo dei tempi precedenti per la densità di segni ed eventi che si compiono e comunicano. Questo forse spiega la maggiore celerità dei tempi ecclesiali nelle offerte di modelli di vita cristiana, eroica e feconda. La maggiore vicinanza se da un lato forse desacralizza un po’ la dinamica della canonizzazione offre però riferimenti vicini e prossimi a cui attingere - in modelli di interiorizzazione

e di esteriorizzazione verso gli altri - di quell’acqua che toglie la sete per sempre che è Gesù vivo e vero nella parola, nell’eucarestia e nella storia.

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Giovanni XXIII ma, soprattutto, Giovanni Paolo II sono avvertiti pontefici molto vicini al comune sentire, ai problemi della vita e alle sfide della quotidianità. Il rapporto con il pontefice polacco è sempre stato – soprattutto nei giovani – molto diretto, persino di amicizia. Cosa cambia nel momento in cui si proclama quel papa “santo”, ovvero che senso ha oggi la santità, quali le declinazioni nella quotidianità, quale la forza e quali i compromessi?La definizione così easy di papa boys prima, durante e dopo il Giubileo del 2000 intorno alla figura di un papa che era diventato tale con un corpo ancora giovane, prestante e capace di comunicare con una voce accattivante e gesti plateali, rappresentava una profezia incarnata ma che si avviava alla profezia ancora più penetrante e straordinaria del dolore e della malattia. I gesti che rendono un santo vicino a chi lo conosce sono quelli in cui chiunque ha potuto ritrovare eroismi e debolezze, forze e fatiche, entusiasmi e delusioni, gioie e dolori, che la sequela di Cristo reca con sé. “Siamo nel mondo ma non del mondo”. La dimensione della santità che ci fa celebrare la morte come dies natalis ci ricorda che questa storia umana e divina trova solo nello sguardo verso il Risorto, nell’escatologia del tempi ultimi personali e universali il senso compiuto di ogni umana esistenza più o meno santa.

Professor Meluzzi, per concludere: la santità di Giovanni Paolo II è stata richiesta a gran voce dalla piazza durante le esequie; Giovanni XXIII è stato proclamato santo pro gratia, ovvero senza che fosse richiesto il miracolo previsto dalle procedure. La canonizzazione di questi due pontefici ha quindi evidenziato la centralità del culto dei fedeli rispetto a un iter di natura giuridica? Dimostrazione di una Chiesa in ascolto del mondo, sulla scia degli obiettivi conciliari? La Chiesa è innanzi tutto una comunità in cammino dietro al suo Maestro divino, fondatore, amico, amante e sposo. Quindi è un corpo mistico di Cristo stesso e una sposa dell’agnello che vive nell’amore, che vive di amore e vive per amore di un Dio Trinità che è amore. È stato detto che chi ha fede non può non amare ma che chi ama non può non avere fede. In questo senso, quindi, la dimensione pastorale e comunitaria della Chiesa viene prima di ogni giuridicismo o formalismo, financo tradizionale o dogmatico, non perché le verità della Chiesa cambino ma perché l’inculturazione del Vangelo nella storia viene perennemente scossa, fecondata e illuminata dalle profondità e dagli abissi dello Spirito Santo che fa continuamente nuove tutte le cose. Anche i cammini verso la canonizzazione non si sono superficialmente democratizzati ma semmai hanno attinto più profondamente alle realtà di un popolo di sacerdoti in forza del Battesimo. Come nel vangelo di Giovanni ci viene ricordato, la Croce rende le nostre vite un talamo nuziale con l’amore e una strada scoscesa verso l’esito al quale tutti siamo chiamati: la gloria della santità.

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SAN FRANCESCO D’ASSISI E GLI STUDI

La formazione culturale ha sempre rappresentato un’eccellenza del mondo francescano, come dimostra l’introduzione e la promozione degli studi teologici da parte di sant’Antonio di Padova. Nonostante questo, Francesco di Assisi teneva sempre lo sguardo vigile sui suoi frati e sui percorsi che avrebbero potuto condurre fuori dalla strada da lui segnata, quella della preghiera e del servizio al Vangelo e alla Chiesa. Per questo il fondatore del francescanesimo scrisse questa esplicita e chiarificatrice lettera al confratello Antonio di Padova: “A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco augura salute. Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in questa occupazione tu non estingua lo spirito della santa orazione e devozione, come sta scritto nella regola. Sta’ bene”.

Fatta questa doverosa premessa su quelle che erano le priorità e le raccomandazioni del fondatore, l’Ordine stava accrescendo la propria organizzazione degli studi, con i gradi scolastici di baccelliere e di maestro in teologia introdotti sotto il generalato di fra Elia e custoditi, con particolare attenzione, dall’ordine minoritico sebbene condivisi anche da altri ordini mendicanti. “Laurea dottorale” e “Padri maestri” divennero termini diffusi nella famiglia francescana che ebbe come primo dottore Alessandro di Ales, entrato nell’Ordine quando era già pubblico professore di teologia all’Università di Parigi. La medesima progressione si ha nell’altro centro accademico di eccellenza, quello di Oxford, dove i religiosi entrarono come studenti ma ben presto ricoprirono le principali cattedre di teologia. La rilevanza da dare allo studio è oggetto, nei primi tempi, di quella necessaria ricerca di equilibrio tra la missione e lo stile di vita da una parte e un mondo improntato alla cultura e allo studio dall’altra che poteva indurre a istinti tutti umani, come la vanità e la ricerca del successo personale. Un nuovo freno prudenziale arriva con la proibizione che alcun frate si chiamasse “maestro”, imposta da fra Giovanni Parenti, ministro generale dal 1227 al 1232. Nella diatriba porterà successivamente un contributo Bonaventura da Bagnoregio che chiamò in causa l’appellativo di san Paolo come “maestro delle genti”, chiarendo che non dovesse essere condannato il titolo in sé bensì l’ambizione a conseguirlo e l’ostentazione dello stesso.Nello Specchio di perfezione si trova un altro esplicito passaggio sui timori di Francesco: “I miei frati, che sono presi dalla curiosità del sapere, si troveranno a mani vuote nel giorno della tribolazione. Perciò vorrei che essi piuttosto si rinvigorissero nella virtù”. Insomma niente contro quella che definiremmo oggi cultura, bensì richiami prudenziali ai frati perché fossero “valenti nella carità, anziché saccentelli per la curiosità del sapere”.

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storia e personaggi Conoscere il passato Vivere l’oggi Progettare il futuro

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Un altro punto centrale, in merito alla visione di Francesco sugli studi, è proprio quello del Capitolo delle stuoie: siamo a Santa Maria della Porziuncola nel 1223 quando Francesco - dinanzi ai cinquemila frati presenti - pronuncia queste parole in risposta alle sollecitazioni per una maggiore apertura agli studi: “Il Signore mi ha detto che questo egli voleva: che io fossi nel mondo un novello pazzo: e il Signore non vuole condurci per altra via che quella di questa scienza! Ma per mezzo della vostra stessa scienza e sapienza Dio vi confonderà”. Dunque, la questione relativa al concetto che Francesco aveva degli studi è assai affascinante, come spiega fra Francesco Costa, docente emerito della Facoltà e studioso di storia francescana. “Non bastano queste espressioni per ritenere che Francesco fosse avverso agli studi - spiega il professor Costa - talvolta il riferimento si deve intendere nel senso che il serafico Padre accoglie nella sua fraternità non solo persone già istruite ma anche i non dotti, ed è a questi che egli rivolge la sua esortazione a non preoccuparsi, se non sanno di lettere, di studiarle, perché nell’Ordine c’è posto anche per loro”. Ma poi ci sono passaggi nella Regola che danno per scontata la necessità di una adeguata formazione. “Almeno due capitoli della Regola ovvero il nono e il dodicesimo - aggiunge il professor Costa - suppongono, sia pure indirettamente, la necessità dello studio. Il capitolo IX, che si rivolge ai predicatori, ordina che nessuno dei frati osi predicare al popolo senza previo esame e approvazione da parte del ministro generale ed è evidente come l’esame supponga lo studio della materia. Non solo, san Bonaventura aggiungeva come senza lo studio non si possono scegliere convenientemente le parole”.E poi c’è l’ultimo capitolo relativo alla predicazione tra i saraceni e gli infedeli…“Non di rado - spiega il professor Costa - i missionari si trovavano a diffondere il Vangelo in ambiente ostile ma ben preparato sul piano dottrinale, per questo era indispensabile la conoscenza della Bibbia e della teologia acquisibile, appunto, con lo studio”. Dunque una ricerca di equilibrio tra lo “spirito della santa orazione e devozione” e una adeguata formazione teologica, acquisibile con lo studio. “Non si può negare la preferenza di Francesco verso un tipo di apostolato dimesso e umile - conclude fra Costa -, volto alla predicazione della penitenza evangelica senza sfoggio di erudizione ma non si può ignorare come, con l’approvazione della Regola e con quegli aspetti che abbiamo appena visto, emergesse la consapevolezza di Francesco di quanto fosse necessaria una buona preparazione culturale dei frati, anche ai fini di un più fruttuoso esercizio pastorale”.

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Nativo di Stazzema (Lucca), il professor Oreste Bazzichi ha conseguito nel 1969 la Laurea in Teologia presso la Pontificia Università Urbaniana e, l’anno precedente, il Diploma di Archivistica presso la Scuola

Internazionale Vaticana di Archivistica, Paleografia, Diplomatica e Biblioteconomia. Nel 1978 ha frequentato il Master in economia presso la SDA-Bocconi di Milano.Dal 1968 al 2005 è stato funzionario e poi dirigente della Confindustria con la responsabilità della biblioteca e dell’archivio storico. Ha approfondito tematiche su origini ed evoluzione dell’associazionismo economico e sindacale in Italia, pubblicando saggi e guide, e partecipando a conferenze e convegni. Nel 1991 ha ispirato il Codice etico delle imprese aderenti alla Confindustria, primo esempio in Europa dell’etica applicata agli ambiti associativi.

Dal 2003 è docente di Filosofia sociale ed etica economica alla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” e dal 2009 fa parte del Comitato scientifico dell’Istituto Mulieris Dignitatem per studi sulla unidualità uomo-donna. La sua attività di studioso e di docente è rivolta prevalentemente all’analisi dei rapporti tra etica, dottrina sociale della Chiesa ed economia. Collabora a diversi periodici e dal 2003 fa parte della redazione della rivista scientifica della Fondazione Giuseppe Toniolo “La Società” dove, oltre a pubblicare saggi e note, cura la rubrica “Strumenti per l’animazione pastorale e sociale”. Vasta la produzione bibliografica: http://www.seraphicum.org/news_facolta.php?id_art=806

La crisi economica, il deficit culturale, lo sbandamento della politica, il diffuso stordimento dei valori sono problematiche di grande attualità alle quali si cercano risposte e soluzioni che non sempre risultano adeguate. Professor Bazzichi, lei insegna Filosofia sociale ed etico-economica, partecipa a molti convegni sulla dottrina sociale della Chiesa, portando in quelle sedi il contributo del francescanesimo. Vogliamo partire proprio dalla dottrina sociale della Chiesa per un adeguato inquadramento del tema…La dottrina sociale della Chiesa affronta le tematiche socio-economiche e politiche attraverso tre metodi che si intersecano: la dimensione teorica secondo i principi della Rivelazione, la dimensione storica che osserva la società in quel determinato periodo e la dimensione pratica che offre indicazioni di intervento. Ovviamente ogni periodo storico ha specifiche problematiche che, conseguentemente, si riflettono nei documenti magisteriali: pensiamo alle encicliche sociali, dalla Rerum novarum di Leone XIII all’ultima enciclica in materia ovvero la Caritas in veritate di Benedetto XVI, ognuna delle quali affianca alla parte relativa alla fede un contributo a carattere filosofico e sociologico.

La crisi che abbiamo attraversato e che ancora sta attanagliando il mondo del lavoro e quindi molte famiglie - condizionando pesantemente anche le scelte di vita - che riflessioni le suscita?Si tratta di una crisi che ha una durata molto lunga e che ha coinvolto pesantemente la finanza allontanandola dall’economia reale, che ha calpestato molti valori in primis la dignità della persona, che ha visto emergere prepotentemente un capitalismo aggressivo dinanzi al quale, peraltro, sembrano venute meno le radici cristiane. Si assiste a un evidente disancoramento tra i valori, l’etica e l’economia: mentre prima l’etica era trasversale alle diverse discipline, con la secolarizzazione le scienze sembrano essere divenute autonome da quei valori etici che andavano a orientare ogni scelta. È evidente come

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in dialogo con i nostri docenti

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il venir meno, in Italia a differenza che in altri Paesi, degli insegnamenti di teologia e di teologia morale nelle Università statali abbia avuto un peso rilevante nella creazione di quel deficit culturale che ci trasciniamo da anni. Senza contare, poi, che da oltre un ventennio mancano anche le scuole di formazione politica, come quelle della Democrazia Cristiana, nelle quali la dottrina sociale della Chiesa aveva una indubbia centralità.

Una mancanza di formazione strettamente correlata ai pesanti deficit della politica, sempre più lontana dalla gente e incapace di fornire risposte attese e, spesso, urgenti… Senza dubbio, tanto è vero che a questa carenza così evidente cercano di dare risposta molte diocesi italiane che, aggregate a differenti soggetti sociali, si impegnano a offrire le necessarie basi per creare maggiore consapevolezza e competenza su tematiche tanto importanti a carattere sociale.

Cosa manca, innanzitutto a livello culturale, per essere una società che sappia garantire a tutti i cittadini quell’attenzione e quella solidarietà peraltro necessarie al raggiungimento di un equilibrio sociale?Certamente il valore della sussidiarietà soppiantato sempre più da un marcato egoismo che porta a pensare e ad agire solo a vantaggio di se stessi, facendo venire meno anche il concetto e la consapevolezza della comunità così come l’abbiamo conosciuta nel XIII secolo e di cui è un chiaro esempio l’organizzazione delle città toscane. Si tratta dei frutti della globalizzazione: da una parte c’è il vantaggio del venir meno dei confini limitati che impedivano anche la conoscenza e il confronto con altre realtà, dall’altra si avverte il peso della mancanza di una propria comunità, di punti di riferimento chiari ed ecco che si sente la necessità di trovare forme di aggregazione capaci di dare una identità.

Il riferimento temporale al XIII secolo ci porta direttamente all’approccio francescano… Il carisma francescano continua ad avere soprattutto oggi – in un mondo globalizzato che sta soffrendo una crisi economico-finanziaria senza precedenti – una sorprendente attualità. Il passare del tempo non ha diminuito il fascino che Francesco ha sempre suscitato in credenti e non. Francesco voleva che i suoi frati avessero un contatto diretto con la gente, loro che - abbracciata volontariamente la povertà - erano convinti che il popolo dovesse essere messo nelle condizioni per vivere dignitosamente, cercando soluzioni sui piani teorico e pratico. Basta citare i grandi pensatori francescani come Bonaventura, Scoto, Pietro di Giovanni Olivi.

Con soluzioni decisamente realiste e finalizzate al bene comune, rivelatrici della grande attualità del pensiero francescano che, nonostante i molti modelli economici succedutisi nei secoli, continua a offrire spunti sorprendenti, pensiamo ai monti di pietà.

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Si tratta indubbiamente di un esempio di grande lungimiranza e di attenzione all’uomo e al bene comune. Lo sforzo era quello di superare l’ostacolo del divieto di usura nel senso di interesse in quanto ciò che aveva un interesse economico era condannato dalla Chiesa. Il messaggio che giunge dai francescani è

che tutto ciò che va a costituire un investimento per il bene comune, quindi utile non ai singoli ma con ricadute positive sulla comunità, ha un valore aggiunto che deve essere remunerato. E questo frutto è proprio l’interesse. In altre parole, se colui che presta denaro lo fa non per speculazione ma per il bene comune, allora ha diritto a una quota di interesse necessaria a coprire il rischio in cui incorre, interesse che viene fissato da uno dei Capitoli dell’Ordine in una quota del 3%.

Ecco quindi i monti di pietà, attivi sino al 1800, che consentivano di raccogliere fondi e di metterli - in base a un rapporto fiduciario - a disposizione di quanti volessero investire a vantaggio del bene comune e proprio i destinatari di quei fondi avrebbero poi dimostrato riconoscenza mettendo, a loro volta, denari a disposizione per altre iniziative, creando così un circuito basato su un profondo spirito di sussidiarietà.

Dinamiche che sembrano così lontane da quelle dell’oggi, dinanzi alle quali assistiamo ai ripetuti ed energici richiami di papa Francesco per un approccio verso il prossimo improntato proprio a questi valori… Papa Francesco sta lavorando indubbiamente in questa direzione francescana che si è persa. In fin dei conti è vero che è un pontefice appartenente ai gesuiti che, seppur hanno sposato il tomismo, sono spiritualmente francescani. E così ritroviamo in papa Francesco un pontefice con l’inconfondibile spirito organizzativo gesuitico ma con l’impronta spirituale propria dei francescani. Un papa giusto al momento giusto, stante la grave situazione economica e sociale di cui abbiamo parlato, evidente segno che lo Spirito Santo agisce nella Chiesa donandoci il pastore giusto per lo specifico periodo storico che stiamo vivendo.

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LA MISSIONE DEI FRANCESCANI SECOLARI:RIPARARE LA CHIESA DI CRISTO RICOSTRUENDO L’UOMO

“Riparare la Chiesa di Cristo significa, per noi francescani secolari, adoperarci per ricostruire le persone laddove qualcosa si è guastato, ovvero far riacquistare la stima in loro stesse, il senso di rispetto, trasmettere amore e tenerezza per favorire il ritorno a una pienezza dell’uomo e dei suoi valori”.Sotto gli occhi di Encarnación del Pozo, da dodici anni Ministro generale dell’Ordine Francescano Secolare, sono passati eventi significativi per la storia e per le vicende della Chiesa. A novembre si svolgerà il Capitolo generale per il passaggio del testimone a un successore di questa dinamica signora spagnola il cui impegno di vita evangelica risale a quando aveva 19 anni, attratta dalla spiritualità di san Francesco e dalla coerenza di vita di suo padre.

Cosa l’ha colpita del francescanesimo, tanto da farne un impegno centrale nella sua vita?Mio padre mi portava spesso in fraternità dove trovavo persone tra di loro socialmente e culturalmente molto lontane ma impegnate pienamente in progetti comuni, senza alcuna riserva, così come accade quando si ama profondamente e questo ha attratto subito la mia attenzione. Credo che proprio questa sia la caratteristica e la sfida di tutte le componenti francescane: agire come un’unica famiglia su un progetto comune per dare un servizio e una testimonianza alla Chiesa.

Quanto ha subito notato papa Francesco durante la visita dello scorso ottobre ad Assisi… Eh sì, eravamo nella cripta di san Francesco tutti i ministri generali francescani così il papa, parlando in spagnolo, mi ha detto: “questo è ecumenismo francescano!”. E io gli ho risposto: “no Santo Padre, questa è proprio la famiglia francescana!”. Al di là di questo simpatico scambio di battute, si è trattato di un incontro che mi ha profondamente impressionata, con il papa che ha fissato a lungo e in piedi il sepolcro di san Francesco, si è poi inginocchiato, è rimasto in silenzio raccolto in preghiera e quando si è alzato i suoi occhi erano lucidi. Questa intensità con il nostro Francesco, quello di Assisi, mi ha lasciato un forte segno.

Veniamo all’Ordine Francescano Secolare che guida dal 2002. Qual è il bilancio che può tracciare a conclusione di questi dodici anni?Un bilancio decisamente positivo anche per il marcato sviluppo nei continenti asiatico e africano dove da 47 fraternità stabili e 11 emergenti siamo passati rispettivamente a 80 e 115. Una crescita che regi-striamo anche nei Paesi slavi del Mediterraneo orientale, mentre l’Europa - purtroppo - sembra aver preso un passo diverso.

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l’intervista

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Qual è l’analisi dell’OFS in merito a questa disattenzione dei Paesi europei, sempre più distanti dalle loro radici cristiane?Purtroppo stiamo assistendo a una impostazione dell’esistenza che predilige lo stile basso dei valori, legando ogni scelta a criteri di tipo economico. Un esempio su tutti: fare dei figli non è più l’assoluta priorità nella vita delle nuove coppie che programmano i figli solo dopo aver finito ogni dettaglio della casa, dopo l’acquisto del televisore e di due automobili. Tutto questo accade in Europa così come negli Stati Uniti e l’unico modo per cambiare orientamento è proprio quello di tornare alle radici cristiane.

Come rispondono i francescani secolari a questo modello?Con l’evangelizzazione e la testimonianza, cercando di accompagnare le persone all’ascolto di Dio, facendo sentire in maniera forte la sua paternità, facendo capire che se anche noi non lo pensiamo, lui è fortemente presente nelle nostre vite. Un’opera di testimonianza che portiamo avanti, nei diversi con-testi, con la consapevolezza che non dobbiamo giudicare alcuno, come peraltro ci ricorda chiaramente papa Francesco, bensì avere sentimenti di misericordia per tutti. E poi, per l’Ordine, è molto importante l’impegno sociale e politico: abbiamo tanti nostri rappresentanti che rivestono rilevanti incarichi nel quadro internazionale e questo è un sostegno per una maggiore sensibilizzazione di certi ambienti e per la concreta realizzazione di iniziative. Penso all’esperienza avviata in Africa con la costituzione di coo-perative agricole o al lavoro nei campi per i rifugiati siriani in Libano, solo per citare due dei numerosi progetti.

Per concludere, signora Encarnación, in questo impegno quotidiano che significato assume la presenza di papa Francesco?Per noi francescani papa Francesco è una sfida continua, i giovani si sentono attratti da lui, dalle sue parole e dalla sua coerenza di vita e questa è una cosa davvero fantastica assieme a un diffuso ritorno

alla partecipazione alla santa messa e ai sacramenti. Se parliamo in termini di vocazione francescana, la risposta è indubbiamente molto positiva. Proprio per questo nutro una grande speranza sul futuro e credo che anche il lungo e difficile periodo di crisi che stiamo attraver-sando, potrà concorrere a una riscoperta dei veri valori così da divenire dei cristiani pieni, coerenti e misericordiosi, capaci di assumerci le proprie responsabilità e di testimoniare Cristo con

la nostra vita, in ogni Paese, in ogni ambiente e contesto.

Per informazioni sull’OFS: http://www.ciofs.org/portal/

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master

LO STAGE DEGLI STUDENTI DI EUROPA 2010 PRESSO LE PRINCIPALI ISTITUZIONI EUROPEE, TRA BRIEFING E CONFERENZE

Gli studenti dei tre master universitari realizzati dal Centro Studi e Formazione Europa 2010 in collaborazione con la Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura”, hanno partecipato anche quest’anno allo stage presso le istituzioni internazionali ed europee in Bruxelles e Maastricht, che costituisce la fase applicativa delle discipline giuridiche affrontate su tale aspetto della realtà internazionale.

Una serie di briefing dedicati, tenuti da alti responsabili delle Istituzioni visitate, con focus sulle tematiche di inte-resse concernenti le finalità degli studi, hanno consentito la realizzazione dello scopo delle giornate di study visit svoltesi dall’11 al 16 maggio.

Consiglio dell’Unione, Commissione europea, Servizio Azione Esterna dell’Ue, Parlamento euro-peo, Head Quater della NATO, Agenzia europea per la Formazione dei Pubblici Funzionari, sono le sedi istituzionali ove si sono svolte le conferenze ed i successivi dibattiti che hanno consentito ai partecipanti di approfondire anche le evoluzioni strategiche e programmatiche degli obiettivi in una realtà sociale europea attraversata da una crisi economica profonda.

Gli studenti sono stati accompagnati e seguiti durante le applicazioni didattiche dai responsabili di Europa 2010.

Per info sulle attività di Europa 2010:sito web: http://www.europa2010.org/Tel. e fax: 06 97274021E-mail: [email protected] [email protected]

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appuntamenti

FIGURE DI SPICCO DEL NOVECENTO

“Figure di spicco della realtà socio-politico-economica del Novecento” è il tema della lezione che il professor Oreste Bazzichi, docente di Filosofia sociale ed etico-economica, terrà martedì 27 maggio alle ore 18.30 presso la sede del Movimento Lavoratori Azione Cattolica in via Tuscolana, 352 a Roma, nel corso dell’iniziativa promossa dal MLAC con il comitato di Promozione etica e società.

PREMIO BELLARMINO A FRA SALMIČ

Fra Igor Salmič è il vincitore dell’edizione 2014 del Premio Bellarmino, istituito dalla Pontificia Università Gregoriana. La cerimonia di consegna del riconoscimento è in programma giovedì 29 maggio alle ore 11.30, in occasione della celebrazione per la fine dell’anno accademico.Il Premio, intitolato a san Roberto Bellarmino (1542-1621), è stato istituito al fine di stimolare la ricerca scientifica e promuovere le due migliori dissertazioni difese nella Pontificia Università Gregoriana. Fra Salmič è stato scelto per la sua tesi di dottorato, alla Facoltà di Storia e Beni culturali della Chiesa, dal titolo “Le trattative per il concordato tra la Santa Sede e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni/Jugoslavia (1922-1935) e la mancata ratifica (1937-1938)”, difesa nel gennaio del 2013.

BATTESIMO E VITA MORALE

Sarà presentato venerdì 30 maggio alle ore 16, nella sala conferenze della Biblioteca del Seraphicum, il nuovo libro del professor Giulio Cesareo (OFMConv), docente di Teologia morale, dal titolo “Battesimo e vita morale. L’ethos dell’uomo nuovo in Cristo”, edito dall’Editrice Miscellanea Francescana. Interverranno p. Stefano Zamboni S.C.I., direttore della Rivista di Teologia Morale, e fra Roberto Tamanti, direttore della Rivista Miscellanea Francescana e dell’omonima editrice, moderati da fra Domenico Paoletti, Preside della Facoltà. Per info sul libro: http://www.seraphicum.org/news_facolta.php?id_art=787

TEOLOGIA E ARCHITETTURA

Il Preside fra Domenico Paoletti, docente di Teologia fondamentale, terrà martedì 17 giugno alle ore 17 una lezione a Ragusa nell’ambito del workshop internazionale “Un ponte tra le culture: dalla polis alla civitas - Tempo, spazio e luce: intrecci tra arte, architettura e teologia in un mondo post-moderno e multiculturale”, promosso dal 16 al 21 giugno dalla Cattedra di dialogo tra le culture, dall’Ordine degli architetti e dalla fondazione Arch di Ragusa. Il professor Paoletti interverrà sul complesso tema del tempo e dell’eternità, come due termini da coniugare nella loro problematica, offrendo così a studiosi, studenti e architetti utili elementi di riflessione sul rapporto tra teologia e architettura. Con questo workshop la Cattedra di Ragusa intende promuovere “in un’epoca di smarrimento e di degrado a più livelli (politico, ambientale, morale, etc.) - si legge nelle motivazioni - l’intramontabile idea di bellezza, declinata nell’arte, nell’architettura e nella teologia, con particolare riferimento al tempo, allo spazio e alla luce, per una ricomposizione armonica delle sfere tradizionalmente dette del sacro e del profano”. All’iniziativa parteciperanno le Università di Madrid, Parigi, Algeri, Mendrisio, Stoccolma, Palermo, Milano, Catania e Siracusa.

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FESTA DI FINE ANNO ACCADEMICO

È in programma venerdì 20 giugno il tradizionale momento di ringraziamento a conclusione dell’annoaccademico. La festa si terrà, come di consuetudine, nel parco della Facoltà dove si ritroveranno docenti, studenti, personale amministrativo, frati e amici del Seraphicum.Il programma prevede alle ore 18,30 la celebrazione eucaristica presieduta quest’anno da S.E. Monsignor Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri.A seguire, attorno alle 20, un’agape fraterna con la condivisione della cena all’aperto. Durante la serata riceveranno un particolare saluto gli studenti che, nel corso dell’anno, hanno conseguito i vari gradi accademici.

ORDINAZIONE EPISCOPALE DI UN EX STUDENTE

Sabato 21 giugno alle ore 18 nella Cattedrale di Terni, fra Giuseppe Piemontese, eletto vescovo di Terni-Narni-Amelia da papa Francesco lo scorso 16 aprile, riceverà l’ordinazione episcopale per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia e Città della Pieve. Saranno conconsacranti monsignor Vincenzo Paglia, vescovo emerito della diocesi e predecessore di fra Piemontese sulla cattedra di San Valentino, e monsignor Ernesto Vecchi attuale amministratore apostolico della diocesi di Terni-Narni-Amelia. Con loro, concelebreranno i vescovi dell’Umbria, altri vescovi e numerosi sacerdoti provenienti dalla Puglia, da Assisi e da Roma, tra questi il guardiano del Seraphicum fra Felice Fiasconaro e il preside della Facoltà fra Domenico Paoletti. Fra Giuseppe Piemontese, appartenente alla Provincia di Puglia dell’OFMConv e già custode del Sacro Convento di Assisi, è stato studente della nostra Facoltà dove ha conseguito la licenza in Teologia.

DIZIONARIO DEI FENOMENI MISTICI

Sarà in libreria dal 4 giugno il volume “Dizionario dei fenomeni mistici” (Editrice Ancora), a cura di fra Raffaele Di Muro - docente di Teologia spirituale e direttore della Cattedra Kolbiana della Facoltà - e del carmelitano p. Luigi Borriello. Il testo analizza i singoli fenomeni mistici sotto il profilo teologico e medico, con l’obiettivo di fare luce su questi ambiti ancora “oscuri” del vissuto spirituale cristiano.

L’INFORMAZIONE RELIGIOSA IN UN MANUALE

“La formazione del giornalista d’informazione religiosa” è il tema affrontato dalla professoressa Elisabetta Lo Iacono, docente di Mass media, nel libro “Teoria e pratica del giornalismo religioso - Come informare sulla Chiesa cattolica: fonti, logiche, storie, personaggi” a cura di Giovanni Tridente, edito da EDUSC. Il manuale, come si legge nell’introduzione, rappresenta “un primo tentativo di analisi sistematica della copertura informativa riguardante la Chiesa cattolica in generale e il mondo vaticano in particolare”.

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È NATA L’ASSOCIAZIONE STUDENTI DELLE UNIVERSITÁ PONTIFICIE

È stata ufficialmente costituita l’Associazione SUPR, Studenti delle Università Pontificie di Roma con lo scopo di promuovere la comunicazione e la collaborazione tra gli studenti dei venti Atenei Pontifici e di rappresentarli presso la Congregazione per l’Educazione Cattolica, la Conferenza dei Rettori delle Università Pontificie Romane e altri organismi. L’associazione intende organizzare convegni ed eventi finalizzati alla crescita personale e alla formazione spirituale degli studenti, promuovere iniziative culturali e di volontario e offrire aiuto nell’orientamento universitario, nel disbrigo delle pratiche burocratiche e nell’inserimento nel mondo lavorativo. Un organismo molto importante anche in considerazione dei circa ventimila studenti che frequentano le Università pontificie, di cui oltre la metà è costituita da stranieri.

La nostra Facoltà è rappresentata da fra Elias Paolo Marswanian, studente libanese al primo anno di teologia. Il sito dell’Associazione: http://www.asupr.org/

PREMIO “GIUSEPPE DE CARLI”

Scade il prossimo 30 giugno il termine per la presentazione dei lavori alla seconda edizione del Premio “Giuseppe De Carli” istituito dall’omonima associazione con la collaborazione accademica della nostra Facoltà e della Pontificia Università della Santa Croce. Possono accedere al Premio testi scritti, servizi radiofonici e servizi televisivi pubblicati/andati in onda entro il 30 aprile scorso, inerenti tematiche a carattere religioso. Quest’anno una specifica sezione sarà dedicata ai giovani. Per conoscere dettagli, modalità di partecipazione e giuria: http://www.associazionedecarli.it/

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francescanamente parlando

PROMOZIONI ACCADEMICHE

Novità nel corpo accademico della Facoltà: la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha nominato Professori straordinari Domenico Paoletti ed Emil Kumka, attualmente docenti “incaricati”. Con questa promozione i due professori, entrambi appartenenti

all’Ordine dei Frati minori conventuali, entrano a far parte dei docenti stabili. Il professor Domenico Paoletti è docente di Teologia fondamentale e Preside della Facoltà, mentre il professor Emil Kumka, oltre a ricoprire le cattedre di Storia della Chiesa e di Francescanesimo, è il Bibliotecario della Facoltà.

CONVEGNO KOLBE

“Kolbe oggi” è stato il tema dell’annuale convegno promosso dalla Cattedra Kolbiana della Facoltà, diretta da fra Raffaele Di Muro, con l’obiettivo di riscoprire ed attualizzare il messaggio del martire di Auschwitz. Al convegno, moderato dalla professoressa Anna Maria Calzolaro, sono intervenuti oltre allo stesso fra Di Muro, monsignor Luis Francisco Ladaria, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il professor Alfonso Langella, docente di Mariologia alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, fra Felice Fiasconaro, docente di Mariologia al Seraphicum e fra Domenico Paoletti, Preside della Facoltà, al quale erano affidate le conclusioni della giornata. Le relazioni saranno pubblicate, a fine anno, sulla rivista Miles Immaculatae. La Cattedra Kolbiana dà appuntamento al 9 maggio 2015 per il prossimo convegno su san Kolbe.

NUOVO DOTTORE IN FRANCESCANESIMO

Si è tenuta il 15 maggio la difesa dottorale di fra Ɖuro Hontić della Provincia di Croazia, alla presenza del ministro provinciale croato fra Josip Blažević. Il candidato ha presentato una tesi su “P. Bonaventura Soldatić OFMConv (1827-1895) - Vita e opere”, che ripercorre la storia di questo Ministro generale dell’Ordine. Presidente della commissione il Preside prof. Domenico Paoletti, relatore della tesi il prof. Tomislav Mrkonjić (docente di Storia della Chiesa e di Latino), secondo relatore il prof. Luciano Bertazzo

(docente stabile e direttore del biennio di Licenza in Teologia presso la Facoltà Teologica del Triveneto) e terzo relatore il prof. Emil Kumka (docente di storia della Chiesa e di Francescanesimo).

MUSEO PIO CRISTIANO

Visita al Museo Pio Cristiano per gli studenti della Facoltà: lo scorso 15 maggio il professor Francesco Scialpi, docente assistente di Liturgia, ha organizzato come parte integrante del corso una visita a questa sezione dei Musei Vaticani, dove sono ospitate opere dell’antichità cristiana. Il gruppo di studenti del Seraphicum è stato accompagnato dal direttore dello stesso museo, il professor Umberto Utro. Nel corso della visita, è stata rivolta particolare attenzione a tre opere: la stele di Abercio, il Buon Pastore e il sarcofago dogmatico.

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POVERTÁ FRANCESCANA

“La povertà francescana e il capitalismo medioevale negli scritti di Pietro di Giovanni Olivi” è il nuovo libro della teologa e saggista Maria Caterina Jacobelli , presentato lo scorso 10 maggio in Facoltà.La pubblicazione, alla cui presentazione sono intervenuti - oltre all’autrice - il professor Piero Bini, ordinario di Storia del pensiero economico all’Università RomaTre, il professor Oreste Bazzichi, docente di Filosofia sociale ed etico-economica al Seraphicum e il professor Roberto Tamanti, docente di Teologia morale, nelle vesti di moderatore, è edito dalla Editrice Miscellanea Francescana. Sfoglia il catalogo 2014 dell’Editrice Miscellanea Francescana:

http://www.seraphicum.org/images/materiale/Catalogo%20MF2014%20presentazione.pdf

IL CINEFORUM SERAPHICUM A TG1 DIALOGO

Il Seraphicum, come centro di formazione, e il Cineforum, come sfida culturale e di analisi della società attraverso il cinema, sono stati il 10 maggio al centro della puntata di Tg1 Dialogo della Rai, la rubrica a cura del giornalista Roberto Olla con il commento di fra Enzo Fortunato. Nel corso della puntata è stata raccontata questa esperienza della comunità dei Frati minori conventuali, ripercorsa nella mostra permanente “Tracce di un cammino. La storia del Cineforum in un’esposizione”, allestita per il cinquantenario del Cineforum.A raccontarne le peculiarità, il direttore fra Emanuele Rimoli che, in questa edizione speciale del 50°, ha promosso oltre al classico cartellone anche quello di film storici su Roma e quello con pellicole dedicate ai bambini. Nel corso della puntata di Tg1 Dialogo si è parlato anche dello spettacolo “Andò in onda al cinema” di Edoardo Zaccagnini, messo in scena all’auditorium del Seraphicum lo scorso 16 marzo. Un appassionante viaggio attraverso i sessanta anni della televisione proposti attraverso il racconto che ne ha fatto il cinema.Il Cineforum Seraphicum dà appuntamento - con le sue proiezioni e dibattiti - alla nuova stagione che inizierà, come di consuetudine, nel mese di ottobre.Per vedere la puntata di Tg1 Dialogo: http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/rubriche/ContentItem-d79786e0-0963-47d8-acea-81d8097e77b7.html

TESTIMONI DI GIOIA

Chitarre, percussioni, flauto e soprattutto la gioia della testimonianza. Un gruppo di studenti della Facoltà ha ripetuto, alla vigilia di Pasqua, l’esperienza dell’evangelizzazione di strada, dandosi appuntamento nei luoghi più frequentati di Roma. Era già avvenuto, con la stessa formula, poco prima di Natale, riscuotendo quell’attenzione che ha rappresentato un incoraggiamento a proseguire su questo percorso. L’obiettivo è quello di andare incontro alla gente, nelle strade e piazze della città, per testimoniare il proprio credo, per donare allegria e un’occasione per riflettere, nel contesto della quotidianità. Anche questa volta, quel gruppo di giovanissimi frati di diverse nazionalità è riuscito a conquistare attenzione e simpatia tra passanti e turisti che ben

presto sono stati attratti da quella gioia contagiosa.

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RESTAURATORE PER DEVOZIONE

Accade che un frate, per devozione a san Francesco, faccia pure il restauratore. Quanto avvenuto a fra Andrea Beato, studente al primo anno di teologia, che ha trascorso mesi a recuperare una statua raffigurante il santo di Assisi, danneggiata in passato da qualche intervento sbagliato e da anni di incuria ed oggi sistemata al piano terra della Facoltà.Fra Andrea, appassionato d’arte, ha ritrovato la statua in un deposito del Seraphicum e da lì è partita la ricerca storica e la volontà di recuperare quell’opera che sembra essere stata realizzata con altre copie, a fine Ottocento, per i principali conventi dell’Ordine dei frati minori conventuali, ispirandosi a una statua che sarebbe stata creata nel 1881 dallo scultore Giovanni Duprè per la basilica di Assisi. Ore e ore di lavoro, nel tempo libero dallo studio e dalla preghiera, hanno consentito a fra Andrea Beato di togliere quegli smalti e vernici resistenti, accumulati nel tempo sulla statua in gesso, provvedendo anche alla ricostruzione dei pezzi mancanti e al consolidamento della base. “Volentieri e con passione - commenta fra Andrea - ho pensato di ripristinare questa statua e di darle un aspetto presentabile, così spetta a un santo come Francesco”.

IN PAROLE FRANCESCANE

«Il Signore mi dette e mi dà una così grande fede nei sacerdoti che vivono secondo la forma della santa Chiesa romana, a motivo del loro ordine, che anche se mi facessero persecuzione, voglio ricorrere proprio a loro. E se io avessi tanta sapienza, quanta ne ebbe Salomone, e mi incontrassi in sacerdoti poverelli di questo mondo, nelle parrocchie in cui dimorano, non voglio predicare contro la loro volontà. E questi e tutti gli altri voglio temere, amare e onorare come i miei signori. E non voglio considerare in loro il peccato, poiché in essi io riconosco il Figlio di Dio e sono miei signori. E faccio questo perché, dello stesso altissimo Figlio di Dio nient’altro vedo corporalmente, in questo mondo, se non il santissimo corpo e il santissimo sangue che essi ricevono ed essi soli amministrano agli altri.».

(Dal Testamento di San Francesco: FF 112-113)

PONTIFICIA FACOLTÁ TEOLOGICA “SAN BONAVENTURA” SERAPHICUMVia del Serafico, 1 - 00142 Romatel 06.515031 - [email protected] Comunicazione: Elisabetta Lo Iacono - [email protected]://www.seraphicum.org/facolta.php http://www.facebook.com/PontificiaFacoltaTeologicaSanBonaventuraSeraphicum https://twitter.com/Seraphicum https://twitter.com/fraterdominicus (Preside P. Domenico Paoletti) https://www.youtube.com/user/SeraphicumRoma