Il diagramma rituale. Ritualità e rito nella fondazione ... · la parola secondo il rito...

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SCIENZE E RICERCHE N. 24 1 MARZO 2016 | STORIA

Il diagramma rituale. Ritualit e rito nella fondazione degli impianti urbanistici in Asia e nelle strutture indoarieVINCENZO CROSIOStorico della conoscenza

suo confine ai percorsi di animali domestici, al confine topo-grafico della comunit di villaggio che sta celebrando una fe-sta o un rituale di sacrificio, nelle pitture di Cangyuan, nel-lo Yunann. L i fiumi, le valli e i grandi anfratti montagnosi permettono ai gruppi umani di scegliersi la sede e la con-formazione del territorio da destinare ai depositi di cereali, alle abitazioni vere e proprie, allincanalazione delle acque, alle aree per il lavoro dei campi e della cura del bestiame. A Chatal Huyuk ad esempio gli alloggi per gli uomini sono abitati addossati ai monti in una pianta informe, bilocali con laccesso dallalto attraverso una scala e che consentono alla famiglia una mensa di pietra, un locale da cucina con focale e separatamente una stanza per dormire. Il pasto viene con-sumato fuori allaperto, condiviso con altri gruppi se il lavo-ro comune nei campi o nella caccia prevede una spartizione egualitaria. Solo successivamente questo primo impianto ur-banistico diventa lurbs, la citt, dove i gruppi umani si dan-no delle strutture civili e poi in ultimo palaziali, quando la divisione del lavoro e dei gruppi ormai distinta come fase politica dellumano. La popolazione urbana ormai una plu-ralit, i ruoli, le gerarchie, le abilit, sono fissate entro norme rigide e non pi fluide, permeabili alle necessit della caccia e della guerra. Le norme di Manu ad esempio sono nella ci-vilt indica estremamente dettagliate circa questa fase che per esempio, trova esplicita organizzazione nel codice di Hammurapi. Nella civilt cinese questo tipo di legislazione estremamente procedurale e divinatoria. La coeva e succes-siva divisione in caste presente nelle civilt di Urartu, Ha-rappa, Moenjo Dario, culture della valle dello Yangtze, dei gruppi semiti-cananei, nei gruppi asiatici, nelle popolazioni indoarie. Spicca dunque nella fase di stabilizzazione politica la classe sacerdotale i Levi, i Cohen, i Caim per i semiti, gli ksatria e i kavi prima e i brahmana dopo per gli indoiranici, i divinatori(pu) e i sacerdoti(wu) nella Cina arcaica, classe che esprime anche la burocrazia politica e divinatoria, del diritto civile e sacerdotale, cui il rex, il legislatore, il basi-leus, lo ksatr deve non solo il rispetto ma anche le cerimonie

A) IL CENTRO, LA PERIFERIA, LABITATO

Quasi come eredit psichica ed immagina-ria, nellhomo sapiens si esprime questa qualit geometrica e spaziale alla costru-zione. Le abitazioni, le abitudini sono da sempre labito mentale degli uomini. Il suo passato nomadico e di piccoli gruppi nomadici sono alla sue spalle quando nelle alte valli siriane e mesopotamiche sorgono i primi villaggi rurali, con gli innesti agricoli, gi geometricamente definiti, le nicchie ecologiche che permet-tono la domesticazione, la cacciagione stagionale e non solo pi perenne. La foresta cede il passo allabitato, la grande esperienza del viaggio e della sosta ha prodotto una sapien-za dei luoghi, delle coste e dei fiumi, degli attrezzi e degli utensili, che allontana luomo dai chopper e lo avvicina al mattone. Anche nella Bibbia questo passaggio registrato come discrimine fondamentale, da una primitivit incoscien-te ad un uso civile della materia e dei materiali, nella para-bola tutta ebraica dei mattoni, della Torre di Babele, della intercomunicazione/ confusione dei linguaggi e dei popoli, mescolanza rilevante di una interazione dei gruppi etnici e lessicali; opera dunque di un cervello collettivo dei maestri dopera cos importanti in questa fase della comunit allarga-ta alle famiglie e poi ai clan. Nella fase protostorica dunque a dettare la forma degli abitati indubbiamente il territorio, il clima, le risorse e la consuetudine alla vita sociale dei primi gruppi umani, che dal 9000-8000 avanti Cristo si stanzializ-zano dentro unarea che comunemente chiamiamo mezzalu-na fertile. Le lance, le asce sincurvano e diventano falcetti per la mietitura, percussori e cunei di rame e di metallo, di-ventano artrum/artrom, protesi estensive della mano e del braccio, gli artefatti. La forgia e la fucina sono allordine del giorno gi da tempo.

La prima mappa conosciuta di un impianto urbanistico asiatico primitivo, la mappa di un villaggio di palafitte, a pianta centrale da cui si diramano i sentieri che portano al

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territorio secondo la topografia dei limiti (un boundary lan-guage ante litteram), un diagramma rituale della cultura stes-sa. Un criterio importante per la delimitazione del territorio Shang consiste nella identificazione di territori non-Shang, il centro e la periferia di un territorio vengono chiaramente identificati con un termine equivalente di limes, fang per il territorio Shang e duofang per il territorio non-Shang. Cos come vengono identificate due citt, una come centro politi-co dello stato Shang (Yin, questa citt, zi yi) e laltra come centro religioso Dayi Shang (la grande citt Shang) detta pure Tianyi Shang (la citt celeste Shang). In questo stadio di evoluzione culturale lepigrafia sacra sancisce la dualit del territorio e delle funzioni della citt cinese.

La linea, la regula, la direttrice che permette lepifania del sacro, la sacralizzazione del campo recintato, il teme-nos (la linea sacra, secondo la giustezza, la misura giusta, la sua epi-steme), tracciata; la linea geometrica e spaziale tracciata (laxis mundi), bisogna solo predisporre il culto e la cerimonia cultuale che attivano questa linea del sacro e successivamente procedere alla delimitazione geometrica dellordo, dellordinamento, della themis, secondo un punto cardine (cardo) e un punto decumano che sono il canovaccio strutturale, il diagramma rituale, di questa effettuazione se-condo la themis, in greco, che corrisponde alla legge univer-sale, cosmica e pratica che in sanscrito il Dharma e in semi-tico la Torah, da una quasi identica radice *Dhrw. Questa tessutazione del terreno, questa scrittura geometrica, questo textus dellhumus, il suo essere mantra invocativo e manda-la dellhumus, identifica secondo uno schema, secondo un modulo spazio-temporale il suo essere rytmos, celebrazione rituale, scorrimento, processione rituale e arytmos, proces-sione numerica, procedura degli atti che in sequenza devono, stanno per essere compiuti per la santificazione del campus, dellager che fa dellhumus, una cuivilitas, una civilt. In Roma sono Quirites che abitano il Quirinale, che compon-gono il collegio sacerdotale, la Curia sacerdotale, che ha un suo magister augustus, un suo pontifex maximus, colui che fa da ponte, da linea corporale, tra gli uomini e gli dei, che ne detta gli auguria, le sue sacrae vocationes, i suoi voti, parole che ne fanno il sacerdote vate; che produce secondo una phon, la parola santa perch di origine divina, ispirata; vac, votum, la lex pontificia e lo ius iurandum. Presso i greci lo archeghetes, larconte basileus, che prophetes nel momento in cui profetizza, pronuncia la parola magica, la parola secondo il rito magico-profetico, che fa la sua pro-phetia; presso i latini il magister auguralis, che promuove gli auguria e la effatio, la parola mantrica liberatoria della condizione sacra, della sua themis, della sua didascalia, del suo dichtung. Presso gli aria-ind sono i bhrahmana coloro che vibrano (*wbr), la parola (vac) in quanto eredi dei vates, dei veggenti vedici, i Rsi. Nei Celti-germani sono i sacerdoti Druidi. Nella cultura cinese antica sono i divinatori pu e i sacerdoti wu. Coloro che costruiscono la casa, le citt sono abili poeti, i kavayah dellinno vedico AV, III, 17 e come espressamente viene detto nellinno AV, IX, 3 Brahmana salam nimitam (Questa casa fondata sul culto). R. Pannikar

di iniziazione alla sua dignit di primus caps, di princeps, del suo carisma come mandato celeste, kudo per il mondo miceneo e greco, de per la Cina antica, massiah per il re mandato, unto ebraico. Lorigine celeste della regalit, il suo mandato celeste (tianming per lantica Cina) un fatto co-mune a questo stadio di evoluzione storica per tutto il Vicino oriente, il Medio oriente e lEstremo oriente. Le genealogie divine dei sovrani testimoniano, nella memoria degli scribi di corte, questa necessit. Il diritto comunitario e familiare definiscono i limiti tra clan, status sociale ed evidenze delle lites che sono in questo modo chiaramente e cos definite. E dunque nella fase avanzata dellurbanizzazione che emer-ge perentorio lo rto/rta, il diritto, le regole, le cerimonie e le scansioni temporali e dunque ritmiche, aritmetiche dellag-gregazione politica dellumano. Sembra quasi che la regula sia il prodotto delle tecniche e dei riti. Le antichit vediche ci indicano chiaramente questo. Una disciplina ferrea, quasi ossessiva permea dallalto al basso il sociale-politico come primo luogo comune avanzato, conosciuto, dopo la comunit primigenia. E evidente dunque che le cerimonie, il rito e il culto degli antenati, costituiscono il fondamento statutario su cui stabilire le regole dellagire umano nel nuovo contesto civile. Chi fa e come, tenuto, nellambito delle sue compe-tenze regali, sacerdotali o servili di eseguire il gesto, latto operativo/comunicativo in modo:

a) pubblicob) intellegibile c) e successivamente rituale, rispettoso del regolamento

orale e poi scritto.Il primo atto che definisce il territorio, la territorialit di

questa comunit urbana il suo limes, il confine con tutto il resto. Confine geografico ed etnico, che un magister augu-ralis, un sacerdote istruito nellagrimensura del sacro, nella limitazione di un ager o di un campus sa come definire in quanto luogo sacro della comunit. La soglia liminare, la pie-tra dangolo e il recinto sacro, sono i primi segni di questa grammatica del rito, la ritualit, le procedure ordinate (-ordo in latino, ardu in avestico-iranico, rto in sanscrito) che met-tono in moto, agiscono, fanno lortosintassi della fondazione che themis, la trascendente linea di coordinazione tra il ce-leste, il divino e il terreno, che da humus diventa sacer, ager sanctus, ierophan, ierofania, manifestazione dellatto sacro-santo; la giustezza che anche jus, yoga, giogo, legamento col sacro, la linea per dritto, lordo universalis, che da questo momento definisce il giusto e lo sbagliato, il diritto e il rove-scio, la linea manca e la linea diritta (la sinistra e la destra), latto sano (fas) da quello nefasto (nefas), e dunque anche il suo crimen, il suo essere reato, il suo essere un atto punibi-le. In riferimento al suo essere diritto celeste, ordinamento cosmico, dharma, legge universale ed esso si esprime per la civilt indoaria in un Signore celeste, Dyaus pitar, Giuppiter, Giove padre, nel (D)yaus dikaios, Zeus della giustizia, come nel miceneo e nel minoico, nel greco, nel latino e nellindico.

Nella cultura Shang (dinastia Shang 1751-1122 a.C.) sono le iscrizioni oracolari su ossa di animali e su corazze di tar-tarughe a fornirci numerosi elementi sulla ritualizzazione del

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la foresta che permette la penetrazione del lux, della luce in contrapposizione alla nux, alla notte. Dove viene eretto il pri-mo altare sacro di pietra, che la prima res aedificatoria, la prima cosa da edificare, il cui aedilis, il cui aedo, poietes, anche un magister sacer aedilis, il suo agrimensore.

Geografia dei luoghi e teologia onomastica servono a sta-bilire questa limitazione, il suo recinto sacro, entro cui il suo prophetes, il suo magister augustus, il suo brahmano, pro-nuncia i voti, le sue parole beneauguranti, le sue hawugas, le sue vauces, le sue voci, il suo sibilare la voce. Il principio archeologico va mantenuto. Larchegheta pone sopra e al centro della fondazione, il sacramentum, le divinit giurate, le antichit prescritte, secondo un principio fondativo, fon-damentale, e la sua arch, la sua arce, luogo cuspidato che anche laxis mundi che illumina, d senso alla comunit, il suo templum, il luogo dello spazio e del tempo sacro. E Frontino un gromaticus, un agrimensore del I sec. d.C. a farci intendere cosa sia un templum nel modo sopradescritto. E luniverso quadripartito partendo da un centro di un cerchio, lorbis terrarum, che viene suddiviso in una parte destra e una sinistra e poi ancora in parte a sud e a nord secondo una linea discendente, cardo e una linea secante, decumano. Lo scopo sacrale del quadratio, regionum descriptio trovare la parte favorevole, dove cio il sacerdote pu riconoscere i segni favorevoli, il sacerdote che opera con il suo bastone divinatorio, il lituus. Siamo cio dentro una serie di norme

come introduzione a questinno: La casa non solo un ripa-ro per il corpo, un riparo anche per il mondo intero perch spesso il sacrificio verr officiato in casa. Infatti la parola sala stava ad indicare innanzitutto ledificio sacrificale e solo in seguito assunse il significato di abitazione. Poich il sa-crifico il centro della casa e della vita familiare delluomo, si dice che la casa viene costruita da brahman, dallazione liturgica e dalla parola sacra, che progettata dal kavi, il po-eta o il saggio, ed la dimora di rta, dellordine cosmico (R. Pannikar, I Veda, vol. I, pag. 394, Bur).

Il rito di fondazione dunque il primo atto costitutivo, la sua prima condizione (il condere urbem), di un luogo comu-nitario che costituisce il suo ager cintus, il suo luogo recin-tato, il suo temenos, il suo dharmadatu, definito geografica-mente e geometricamente. Il circolo entro il quale avviene la sua themis, la sua legislazione fondativa, il suo fondamento costitutivo, il suo essere communitas, gemeinwesen, polus-theia. Il limite oltre il quale (extramoenia) ed entro il quale (intramoenia), la comunit protetta sacralmente. Quel ma-gister, quel maddix, quel sacerdote magistrale sa per espe-rienza e per dettato normativo come va ritualizzato un terri-torio secondo delle regole che costituiscono anche il diritto, la legislzione della citt, il suo ius iurandum, il suo essere votum. Il Rito dunque themizza, legifera e sacralizza tutto il locus communis, a memoria di un altro primigenio, ancestra-le luogo sacro, il lucus, il luogo-non luogo, il forum dentro

Torre di Babele, Pieter Bruegel, 1563

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regale e la pagoda hanno a pianta quadra il posto centrale e in cui labitato civile si distende come prosecuzione laterali dei gradoni della reggia imperiale. Gli asceti, i guru e gli yogi, o i monaci, abitano o il deserto, o la foresta o un palazzo particolare, in quanto shukke, scomparsi al mondo, fuggiti e rinunciatari del mondo del reale trascendente. Il monastero sostanzialmente un luogo povero, di ascesi, prosecuzione di questa fuga volontaria dal mondo, ma ritualizzato anchesso da un pratica comune col segno del sacro, costruito secondo le regole del mandala e del Feng shui, dove i monaci impa-rano a costruire questa misura del cyberspazio sacro, lantico mandala primordiale, scrittura sacra del Luogo per eccellen-za. I monasteri zen sono ad esempio levoluzione pratica e architettonica di questo modello di cybersintassi estetica che traduce il mandala cosmico in luogo di culto, nel suo dia-gramma mentale. Al centro del quale c la sala del Dharma e intorno alla quale si succedono quadrati seriali sostanzial-mente concentrici, al confine dei quali ci sono gli abitati di uso quotidiano, e poi il confine ulteriore con il bosco, o la fo-resta montagnosa, verso cui il porticato coperto guarda come asimmetria sul mondo. Olograficamente ancora il giardino zen, ne costituisce il racconto, la narrazione del suo essere luogo dellimpermanenza assoluta.

In uno Yantra del Rajastan per esempio la divinit, la Shakti rappresentata da un triangolo al cui interno un pendolo, con cui sorregge i tre mondi e le tre qualit che li sorreggono, satva, rajas e tamas. Nel Sutra del loto questa edificazione la Grande Reggia dove si manifestano tutte le divinit e i buddha del passato storico, del presente e fu-turo, ma anche luniverso profetico del mondo che verr, la sua apocalisse, la sua Gerusalemme liberata. E una me-moria cos concreta che Marco Polo ne dar memoria fan-tastica nella descrizione meravigliosa del Palazzo regale di Kublai khan. Nel lamaismo tibetano questa regalit sovrana esoterica disciplinata attraverso il Tantra, esercizio sacro della rimeditazione del palazzo sacro, dove abita Amitaba, il Buddha delle origini e tutti gli infiniti Buddha dellantico, del presente e del futuro.

La cuivitas, la civitas del cintus murarius ha un suo centro archetipico nel Templum e nella temporalit sacra, il calen-dario delle regole e dei giorni, i suoi Annales, le sue historiai, i suoi Rig-Veda,i mantarmanjari, i suoi poemi eroici, il Ma-habharata e i poemi omerici, gli eroi eponimi, i suoi arche-ghetes, i suoi fondatori e le divinit che fondano la citt-cul-to: la dea madre, Demetra, il dio padre, Zeus, la genealogia degli dei e degli antenati, fino agli uomini e ai suoi fondatori genetici, quali Prometeo e Cadmo, Arjuna e i Pandeva, il suo uomo primordiale, Purusha Sukta, lHadama Cadmon di biblica memoria. La citt santa, la citt celeste si distin-gue per dalla citt degli uomini, che recintata nei quarter, nel demos, e nei damusi si distribuisce lungo un pendio o la pianura secondo la divisone del lavoro sociale. Solo le caste alte e le corporazioni mercantili hanno il privilegio di abitare nella seconda cinta muraria, mentre il centro viene occupato dagli Aria e dai Brahmani. Nella civilt palaziale minoica e micenea ladattamento del megaron, grande atrio centra-

che sono il frutto della intuizione divinatoria e della sapienza tramandata. Una teologia dei nomi e dei luoghi, un diagram-ma rituale che descrive, sacralizzandolo, il territorio. E cos per lo Zigurrat, cos per il tempio greco, cos per la tenda sacra, dove conservata larca contenente la disciplina litur-gica fondamentale, la Torah; sar cos per lashram indico, dove avviene la puja, la cerimonia sacra del fuoco, lagni gothra allaperto e al chiuso. Lagni gothra ultima memo-ria vedica ancora presente in India, la cerimonia del fuoco, avviene dopo che stato costruito un fabbricato in mattoni che lo cinge, cerimonia e gesto simbolico del fuoco vivo, del focolare e delle Vestalia che dominano il mondo arcai-co indo-ario e asiatico in particolare. Lantico rito sacrificale vedico dellagnicayana (letteralmente accumulo dellAgni) ancora praticato dai brahmani ultraortodossi, detti Namburi, del Kerala. Questo rito richiede la costruzione di un altare del fuoco a forma di uccello composto da pi di duemila mattoni (iaka). Il rito ha la durata di dodici giorni, e durante la co-struzione occorre, tra laltro, la recitazione di specifici man-tra estratti dal Veda. Sembra quasi che questo rituale, tranne poche eccezioni, segua un percorso prestabilito dentro proce-dure, modelli e una vera e propria cybersintassi di complica-tissime dimensioni, un ipertesto in cui la scrittura a quattro, dieci e a volte 24 dimensioni. Segua un modello matematico altamente complicato. Scrive R. Calasso in Lardore, pag. 31: Perch gli uomini vedici erano cos ossessionati dal ri-tuale? Perch tutti i loro testi, direttamente o indirettamente, parlano di liturgia? Volevano pensare, volevano vivere in certi stati della coscienza. Scartato ogni altro, questo rima-ne lunico motivo plausibile. Volevano pensare e soprattutto essere coscienti di pensare. Questo avviene esemplarmente nel compiere un gesto. C il gesto - e c lattenzione che si concentra sul gesto. Lattenzione trasmette al gesto il suo significato

E nel ricordo italico e latino il flamen, il fuoco sacro e il rispettivo collegio sacerdotale, i flamini, da cui la gens Flaminia e i suoi culti particolari, i Flamina. In ricorso di questo primitivo, ancestrale mos compobratus, in Roma sto-rica si costruiranno gli altari in pietra, compresa lara pacis augustea, in memoria dellantico altare allaperto, palizzata dentro il lucus. Cos come il mandala in origine lo schema di costruzione del Palazzo e dellabitato esterno, il centro e la periferia, la reggia sacra, del re sacerdote indo-asiatico, lo ksatria, lo csar, colui che Rex e basileus e lintorno della citt, labitazione dei demoi, delle corporazioni e delle ca-ste. Nella cultura indica il mandala uno yantra rituale, in cui sono iscritte le sillabe sacre della fondazione del cielo e della terra, una perfetta ricostruzione dellabitato celeste e terreno, una regola e un regolamento di come costruita la citt celeste e di come si deve costruire la citt terrena, la visione cosmoteandrica delluniverso. In cui sono iscritte le formule sacre e le sillabe da pronunciare, con al centro lOm, il brahm, il vibratim, la voce vibrata, il flumen e i flumina, la voce e vibrazione originaria.

Tutte le citt asiatiche, centro ed estremo orientali hanno questo schema del mandala, questo modulo in cui il palazzo

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libri sibillini per luna, ad esempio, e il libro dei Ching per laltra. E sono poeti veggen-ti, abili artisti, quelli che comporranno gli inni, gli edifici oraco-lari, le sacrae aedes, e le parole ispirate, i bija mantra indoarii e i sacramenta latini: i kavayah indici, i magi-stri augurales, e i navi semitici nella costru-zione dei salmi e degli inni sacri biblici. In questa misura va letto anche tutto il poema virgiliano dellEneide, come rimemorazio-ne tarda, restaurativa degli antichi mores, in et augustea, ispi-rata da quella pietas, da quella antica mater (antiquam exquirite matrem! Eneide, III, 96). Tutto questo se-condo i presocratici definisce il pankratos, luniverso intero degli uomini e degli dei, la civilt vitale, il bios, e la civilt umana del

kratos, della forza consapevole degli uomini.Questa abilit artistica ci stata tramandata chiaramente

dal mondo minoico attraverso il dedaleion, le costruzioni de-daliche, il labirinto e la leggenda del primo costruttore, archi-tetto, sbarcato nellEuropa occidentale in un viaggio simboli-co ed altamente significativo. Il mito di Dedalo ed Icaro, che dalle prigioni minoiche approdano alla Cuma doccidente, quasi a delimitazione e a celebrazione iniziatica di un altro tipo di citt e di culto, quello antico-preolimpico e ctonio, la citt di Ade. Quello orfico sciamanico, che fonda sacralmen-te le citt e le ordina secondo il rituale catactonio proprio delle citt asiatiche-ioniche.

Esaminiamo ora il rituale di fondazione indoario romano, il rituale di purificazione indoario di una citt e la descrizione delloltretomba nel rito della nekuya di una citt particolare, la citt dei morti, il sacro Ade.

B) IL RITO INDOARIO ROMANO DELLA FONDAZIONE

Il giurista Gaio ricorda che era definito sacer il terreno o ledificio che fosse designato tale da una legge approvata dal popolo romano. Il concetto di spazio urbano e i riti di fonda-

le del palazzo o della villa, testimonia del passaggio della comu-nit organica alla co-munit politica divisa in classi secondo la divisione del lavoro. La pianta dunque pu essere centrale, ovale o quadrata a seconda dellidea statutaria, la sua themis, che gli ar-cheghetes hanno scelto secondo la volont au-gurale del sacrificio di cui parleremo tra poco, il rito di fondazione.

Un collegio magi-strale definisce dunque secondo questi mores parentum,il mos com-probatus, abitutidini antiche, la memoria dei padri, la successio-ne temporale ritmica e non ritmica (aritmos) di questa ripetizione in serie, di questa ritualit seriale, e in capitoli (le leggi di Manu, i man-tramanjari, i codici e le formule, i regola-menti, i libri profetici e sibillini, il feng shui, gli inni sacri) di queste forme (numa e rupa, nome e forma, nome et subsustantia rerum - il vero e proprio brahman, il suo aen, layus, la sua essenza; la sua forma e i suoi linea-menta). Tutto questo una Regula, un regolamento cui sono tenuti al rispetto tutti, la totalit di ogni genere, perch questa la themis, il dharma, la costituzione fondamentale, dunque anche la sua parte divina. Il regolamento, lo ius, il legamento (bund) tra cielo e terra secondo una visione comune. Il suo luogo comune dunque, labitato, serve alluomo per vivere secondo le regole dei padri, del padre, e della legge che un magister regalis fa rispettare, la cui funzione quello di sal-vaguardare questa unione armonica tra cielo e terra, esso stesso un pontifex magister. Solo quando gli uomini arroto-leranno lo spazio come se fosse una semplice pelle, solo allo-ra ci sar fine al dolore senza riconoscere Dio? Recita lInno SU VI, 20. E sar sulla pelle di capra o di bue, che lUlisse di Omero e il pi tardo Giasone di Apollonio Rodio, scrive-ranno le prime mappe terresti o di navigazione. Saranno le pietre e i legni oracolari, o la corazza delle testuggini, a con-servare le prime parole sacre, le prime sillabe sacre, in India e in Cina, i bija mantra secondo la sapienza ispirata del bra-mahvidya vedica, o della mantica oracolare greca e cinese. I

Mandala buddhista

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nari, in due fasi centrali e in due terminali, questo rito che Van Gennep sottoscriverebbe come originale se se ne fosse occupato come tale, come rito sciamanico religioso di inizia-zione alla catabasi. Ma a questo hanno posto rimedio Fraser ed altri e per ultimo con certezza dacume Pugliese Carra-telli, riconoscendolo come tale, anche se dentro lo specifico contesto cultuale orfico. Dunque anche lorfismo va ricon-dotto ai culti originali, di religione primigenia non olimpica e non politica dellarea traco-misia, trasmesso tal quale dal profetismo sciamanico della Sibilla cimmeria a Cuma, del cui lontano deposito misio-teutranico attestazione nel ter-ritorio e nella topologia nomica, oltre che nella memoria e l immaginazione poetica di Stazio (Silvae, III, V 74-5) e Ne-vio (Bell. Punicum fr. 18B). Tutta la scena in questo clima e in questo ambiente che ben collima con lamore georgico di Virgilio, originario ricordiamolo di un territorio contadino e cimmerio, gallico, nordico, come il mantovano. La scena sono i boschi e gli anfratti dellAverno e di Cuma, il rito scandito da testimonianze telluriche chiaramente epifaniche del dio Poteidon e di Demetra/Ecate. Ricordiamo qui che la triade Poseidon/Plutone, Hera-Demetra e Kore/Persefone, e Dioniso-Zagreus si contendono il dominio ancestrale della terra come scuotimento, del suolo tellurico e cavernoso e delle fonti di zampillamento, gi nella Teogonia di Esiodo e nei miti correlati alle origini greche. La scansione dei tempi della scena sacrale, epifanica nel doppio aspetto di profezia oracolare e nekyomanzia (divinazione per consultazione dei morti), vera e propria ierofania, manifestazione del sacro, avviene in questo modo:

Una fase preparatoria a) ricerca e contatto con la sacerdotessa di Apollo, la Si-

billa; possessione (enousiasms) e primo oracolo della pro-fetessa

b) condizioni della discesa agli inferi, prescrizioni rituali: 1) purificazione dellintorno col seppellimento more paren-tum, secondo il costume degli antichi, del cadavere di Mise-no sullomonima spiaggia; 2) la ricerca e lo spicco del ramo doro, quale munus alla Iuno infera, Proserpina.

c) Lepifania di Ecate Trivia, che annuncia lavvento della Notte

La catabasia) Lingresso in antrum, - in ferum - nellOscuro (cata-

basi), dove Enea e la Sibilla si intrattengono in un vestibo-lo pre-Ade, primo incontro con le anime infere e attraver-samento dellAcheronte, dopo aver mostrato a Carun il ramo doro

b) Incontro con Didone e gli eroi troiani mortic) LAurora annuncia che il tempo della Notte sta sca-

dendod) Enea e la profetessa presso le porte dellAde. Enea ap-

pende alle porte dellAde vero e proprio il ramo doro.e) Enea al bivio tra Tartaro e Campi Elisi. Incontro con

Museo che lo conduce da Anchise che gli predice quanto avverr nel Lazio e gli espone la dottrina orfica della puri-ficazione lethia, nel fiume dellOblio, - catarsis lthaia - e dellincarnazione e delle rinascite che regge tutto luniverso

zione della citt esprimono la volont esplicita di delimitare unarea in cui si manifester la volont degli dei protettori della citt e non altri. Spazio urbano sacro perch protetto da-gli antenati e dagli dei cui dedicata la citt stessa. La puri-ficazione dello spazio dunque una precondizione affidata ai magistri augurales, ai sacerdoti che conoscono la disciplina e le tecniche delleffatio (parola magica, formula magica che definisce il luogo) e il rito della liberatio, la cacciata dei de-moni contrari alla citt, formule magiche che liberano larea stessa dallinfluenza maligna, nefasta dopo che stato trac-ciato il sulcus primigenius con un aratro trainato da un toro e una mucca. Questa prima parte del rituale serve a delimitare larea nella quale il sacerdote romano trae gli auspicia urba-na, i segni positivi o negativi mandati dagli dei. La parte re-stante della superficie urbana rimane per civile, profana ed lo spazio intra-moenia, e dunque abitabile. Sono sacre solo la cinta muraria e il suo pomerium, la fascia di terra dentro al solco stesso e fuori del solco stesso che non pu essere abi-tato e che in qualche modo delimita il confine tra linterior e lexterior del luogo sacro stesso alla comunit. Dunque una topografia sacra che definisce lo spazio sacro da ci che non lo , la sua totemizzazione e il suo tab. E un locus effatus et saeptus secondo il rito antico, more parentum, il costume degli antenati. Il termine ritus indicava lordine ufficiale dei gesti sacri, il rituale della consacrazione, della fondazione e del sacrificio. Erano cio sacra, i riti sacri.

C) IL RITO CATACTONIO, LA DISCESA NELLADE,

DIVINIT PRESCRITTA ALLA SACRALIT DELLA

CITT-REGNO INFERO

Di questo ed altro ci parla il libro VI dellEneide, cio delliniziazione ad un rito di nekyomanzia, di catabasi tipico dello sciamanesimo dionisiaco e orfico, attestato ampiamen-te per larea analoga della Misia-Lidia e della Troade tracica, in particolare con i culti del tempio di Hierapolis in Frigia, in Anatolia, nel luogo di connessone se non di origine, con lorigine propria del culto tragico-dionisiaco, la Tracia balca-nica, da Mircea Eliade e Dumezil. Virgilio dunque e il libro VI dellEneide la memoria pi recente, primo secolo prima di Cristo, raccolta da Virgilio sui luoghi napoletani e flegrei e nel suo ultimo viaggio in Grecia - su questa memoria religio-sa antica - prima di morire sulle sponde pugliesi e seppellito per sua volont a Napoli, sulla via che da Mergellina porta alla baia flegrea. Non poteva essere dunque se non Cuma, e il capo di Miseno la messa in scena della discesa agli inferi di Enea, eroe Troiano sconfitto proveniente dalla guerra di Troia nella troade misia contro gli Achei del Peloponneso, alla ricerca di un incontro col padre Anchise (solo un cenno prefigurato nel libro III da Eleno altro sacerdote indovino che lo invita a rivolgersi alla Sibilla a Cuma), che non aveva fatto in tempo a dirgli quali destini gli riservava quel viaggio sulle rotte del Tirreno. Anchise muore prima di poter dire ad Enea la profezia tragica ed eroica delle genti asiane nel Lazio. E la fantasia religiosa di Virgilio ricostruisce, poeticamente, il rito di iniziazione attribuendolo ad Enea, in due fasi prelimi-

SCIENZE E RICERCHE N. 24 1 MARZO 2016 | STORIA

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Giorno (Dyaus) attraverso le due porte del Sonno oltre i So-gni illusori. Anchise, il padre di Enea li accompagna fin alle soglie e li fa uscire dalla porta dAvorio, la porta delle ombre sottili, illusorie.

Come ben si vede qui il tracciato della citt infera la co-struzione di un labirinto dedalico che giustifica liscrizione sul tempio dApollo dellepigrafe che ricordava lapprodo di Dedalo nella citt cumana e la costruzione del tempio attri-buita a Dedalo stesso.

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