Salvate il Pianeta Terra

4
il banditore COME NEL 1997 A KYOTO, ANCHE LA CONFERENZA DI BALI SI È CONCLUSA CON UN COMPROMESSO A Bali, Indonesia dal 3 - 14 dicembre si è svolto l’in- contro, ospitato dal Gover- no indonesiano, dei rappre- sentanti di oltre 180 paesi, oltre ai delegati delle organizzazioni intergover- native e non-governative e dei media internazionali Il pemier italiano Prodi L’europea si sta attrezzando per affrontare questa sfida, mettendo in campo politiche di riduzione delle emissioni dei gas che alzano la febbre della Terra e avviando l’adeguamen- to delle strutture e degli stili di vita ai cambiamenti dell’am- biente e del territorio che inevitabilmente ci saranno. [email protected] ANNO VII- n. 12-Gennaio 2008 Redazione e Amministrazione Prata P.U. via Municipio, 1 - 0825/952014 - fax 0825/961814 Giornalino scolastico edito dall’I.C. di Prata P.U. e sez. ass.ta di S.Paolina www.lafragola.it www.icprata.it www.alboscuole.it Ogni anno vengono immessi dai Paesi industrializzati, in primis gli Stati Uniti, nel- l’atmosfera oltre 6000 megatonnellate di CO2 che determinano il surriscalda- mento del Pianeta. In pratica l’uomo con le sue industrie, produce i gas serra, e a causa di questi gas, aumenta la quanti- tà di anidride carbonica nell’atmosfera. Questa CO2 produce un “effetto serra”, cioè è come se ci tenessimo in testa una coperta che ci riscalda sempre di più. I ghiacciai si sciolgono, il livello dei mari sale, rendendo le coste dei Conti- nenti inabitabili. Alla luce di queste mo- tivazioni l’11 dicembre del 1997 a Kyoto, 160 Paesi, in conclave, si impegnarono a ridurre le emissioni di gas serra del 5% entro il 2012. Ma tale obiettivo, alme- no fino ad oggi, non è stato raggiunto per l’struzionismo degli Stati Uniti e di altri paesi altamente industrilalizzati. Ecco quindi la ragione di questa nuova conferenza mondiale sul riscaldamen- to climatico a Bali. Ma anche in Indone- sia i risultati sono stati abbastanza eva- nescenti. In pratica si è arrivati ad un compromesso e cioè i rappresentanti dei 160 paesi partecipanti si sono im- pegnati a stilare un nuovo piano di ridu- zione dei gas serra entro il 2009 . Salvate il pianeta Terra Alla conferenza mondiale sul riscaldamento climatico, ancora un “ ni ” degli Stati Uniti, nessuna indicazione sulla consistenza dei tagli alle emissioni di gas serra. A Bali compromesso bis Un pentagolo contro la“febbre” del pianeta Con l’accordo di Bali tutte nazioni del mondo, finalmente, hanno riconosciuto che il Pianeta Terra è in pericolo. E i cinque i punti cruciali sono stati accettati all’unanimità. Punto uno.Il cambiamen- to del clima globale è causato dall’uo- mo ed è un processo in atto. Nei prossi- mi decenni il problema si aggraverà sempre di più con effetti sociali, econo- mici ed ecologici molto gravi. Punto due. Ogni Paese deve impegnarsi a ridurre le fonti di gas serra, soprattutto, quelle di combustibili fossili. Terzo punto.Tra i pa- esi esistono responsabilità differenzia- te e queste disparità devono essere ri- conosciute. I paesi di antica industraliz- zazione hanno contribuito più di altri ai cambiamenti del clima. Ma i paesi eme- trghenti (Cina e India), attualmente sono diventati fonti importanti di gas serra e ancor più rischiano di esserlo in futuro. Punto quattro. La lotta ai cambiamenti climatici non dovrà essere il frutto di ini- ziative unilaterali, ma sarà il frutto di ac- cordo globale. I paesi poveri saranmn- mo compensati con trasferimento di ri- sorse finanziarie e teconolgiche. Punto quinto. I paesi si impegnano ad incon- trarsi a Copenaghen il 2009 e daranno vita al Kyoto 2 che entrerà in vigore il 2012. Editoriale IL PIANETA TERRA VISTO DALLA STAZIONE SPAZIALE: A RISCHIO LE ZONE ROSSE I capi di Stato studiano, la terra muore...! Concordi sulle cause, disaccordo sulle terapie Nel problema generale dell’inquinamen- to del pianeta Terra, l’ inquinamento atmosferico costituisce uno degli aspetti più pericolosi e preoccupanti. Diverse ne sono le cause, riducibili sostanzialmen- te a tre: residui di gas di combustione, rifiuti aeriformi e pulverulenti di indu- strie (specialmente chimiche), gas di scap- pamento degli autoveicoli. Gravissimi sono pure l’inquinamento idrico, provocato da scarichi industriali, agri- coli e urbani, e l’ inquinamento del suolo per l’accumulo di rifiuti solidi e liquidi prodotti da attività industriali e domestiche e dall’uso non di rado scor- retto, in agricoltura, di fertilizzanti, anticrittogamici ecc. Meno evidenti ma ancora più difficili da arginare sono l’ in- quinamento acustico, presente nelle fabbriche, in città e presso le autostrade (in alcune nazioni, tra cui l’Italia, si co- mincia già a combatterlo con apposite ‘barriere’ fonoassorbenti), l inquina- mento elettromagnetico, legato al proliferare di stazioni radiotelevisive, e l’inquinamento termico, che pure può produrre effetti di rilevante entità (nel caso del raffreddamento di una cen- trale mediante le acque di un fiume, per esempio, si possono determinare signi- ficativi mutamenti nell’habitat fluviale e nella composizione della fauna ittica). L’accordo di Bali traccia il percorso che portera’ a un sostanziale superamento del Protocollo di Kyoto e impegna i Pae- si firmatari a un negoziato che comince- ra’ il prossimo anno e culminera’ in un accordo globale a Copenaghen nel 2009. Ecco, di seguito, i punti chiave dell’intesa raggiunta nell’isola indone- siana: - Aiuti ai Paesi Emergenti . I firmatari dell’accordo riconoscono la necessita’ di finanziamenti dai Paesi ricchi a quelli poveri e in Via di sviluppo perche’ questi siano messi in grado di fare fronte ai disastri naturali e agli effetti del riscalda- mento globale. Il Fondo di adattamento Bali verso Kyoto2 L’obiettivo è quello di delineare una road map per un futuro trattato internazionale che rafforzi l’azione globale per contrastare i cambiamenti climatici dopo il 2012, anno in cui scadranno gli impegni del Protocollo di Kyoto . La finalità principale della Conferenza di Bali è triplice: lanciare un negoziato per un patto sui cambiamenti climatici dopo il 2012, delineare un agenda precisa e raggiungere un accordo riguardo al termine della trattativa. Road map stabilito da Kyoto (oggi di 37 milioni di euro) comincera’ a funzionaredal pros- simo anno. La sfida e’ arrivare a un fon- do di 307 milioni di euro.. - Tecnologia. C’e’ l’impegno a trasferire tecnologie ai Paesi emergenti perche’ questi possano rispondere al cambia- mento climatico; - Deforestazione Per la prima volta saranno concessi aiuti ai Pa- esi in via di sviluppo per la conservazio- ne e protezione dei boschi e delle giun- gle. Inoltre, si riconosce la “necessita’ urgente” di lavorare per la riduzione del- le emissioni di carbonio provenienti dal- la deforestazione e che sono responsa- bili del 20 per cento dei gas - Riforestazione I Paesi si impegnano a raddoppiare le foreste fino ad arrivare a 16 chilotoni trattenuti di biossido di car- bonio. - Emissioni. L’accordo di Bali assume come punto di riferimento fondamenta- le l’ultimo rapporto dell’Onu sul cambia- mento climatico. Implicitamente gli Stati Uniti riconoscono la necessita’ di un ta- glio delle emissioni di gas tra il 25 e il 40 per cento, rispetto ai livelli del 1990, en- tro il 2020. mai +

description

Questo numero è stato premiato al concorso Immagini della terra

Transcript of Salvate il Pianeta Terra

il banditore

COME NEL 1997 A KYOTO, ANCHE LA CONFERENZA DI BALI SI È CONCLUSA CON UN COMPROMESSO

A Bali, Indonesia dal 3 - 14dicembre si è svolto l’in-

contro, ospitato dal Gover-no indonesiano, dei rappre-sentanti di oltre 180 paesi,

oltre ai delegati delleorganizzazioni intergover-native e non-governative edei media internazionali

Il pemier italiano Prodi

L’europea si sta attrezzandoper affrontare questa sfida,

mettendo in campo politiche diriduzione delle emissioni dei

gas che alzano la febbre dellaTerra e avviando l’adeguamen-to delle strutture e degli stili divita ai cambiamenti dell’am-

biente e del territorio cheinevitabilmente ci saranno.

[email protected]

ANNO VII- n. 12-Gennaio 2008

Redazione e Amministrazione Prata P.U. via Municipio, 1 - 0825/952014 - fax 0825/961814

Giornalino scolastico edito dall’I.C. di Prata P.U. e sez. ass.ta di S.Paolina

www.lafragola.it www.icprata.it www.alboscuole.it

Ogni anno vengono immessi dai Paesiindustrializzati, in primis gli Stati Uniti, nel-l’atmosfera oltre 6000 megatonnellatedi CO2 che determinano il surriscalda-mento del Pianeta. In pratica l’uomo conle sue industrie, produce i gas serra, e acausa di questi gas, aumenta la quanti-tà di anidride carbonica nell’atmosfera.Questa CO2 produce un “effetto serra”,cioè è come se ci tenessimo in testauna coperta che ci riscalda sempre dipiù. I ghiacciai si sciolgono, il livello deimari sale, rendendo le coste dei Conti-nenti inabitabili. Alla luce di queste mo-tivazioni l’11 dicembre del 1997 a Kyoto,160 Paesi, in conclave, si impegnaronoa ridurre le emissioni di gas serra del5% entro il 2012. Ma tale obiettivo, alme-no fino ad oggi, non è stato raggiuntoper l’struzionismo degli Stati Uniti e dialtri paesi altamente industrilalizzati.Ecco quindi la ragione di questa nuovaconferenza mondiale sul riscaldamen-to climatico a Bali. Ma anche in Indone-sia i risultati sono stati abbastanza eva-nescenti. In pratica si è arrivati ad uncompromesso e cioè i rappresentantidei 160 paesi partecipanti si sono im-pegnati a stilare un nuovo piano di ridu-zione dei gas serra entro il 2009 .

Salvate il pianeta TerraAlla conferenza mondiale sul riscaldamento climatico, ancora un “ni” degli Stati Uniti,nessuna indicazione sulla consistenza dei tagli alle emissioni di gas serra.

A Bali

compromesso bis

Un pentagolo controla“febbre” del pianeta

Con l’accordo di Bali tutte nazioni delmondo, finalmente, hanno riconosciutoche il Pianeta Terra è in pericolo. E icinque i punti cruciali sono stati accettatiall’unanimità. Punto uno.Il cambiamen-to del clima globale è causato dall’uo-mo ed è un processo in atto. Nei prossi-mi decenni il problema si aggraveràsempre di più con effetti sociali, econo-mici ed ecologici molto gravi. Punto due.Ogni Paese deve impegnarsi a ridurrele fonti di gas serra, soprattutto, quelle dicombustibili fossili. Terzo punto.Tra i pa-esi esistono responsabilità differenzia-te e queste disparità devono essere ri-conosciute. I paesi di antica industraliz-zazione hanno contribuito più di altri aicambiamenti del clima. Ma i paesi eme-trghenti (Cina e India), attualmente sonodiventati fonti importanti di gas serra eancor più rischiano di esserlo in futuro.Punto quattro. La lotta ai cambiamenticlimatici non dovrà essere il frutto di ini-ziative unilaterali, ma sarà il frutto di ac-cordo globale. I paesi poveri saranmn-mo compensati con trasferimento di ri-sorse finanziarie e teconolgiche. Puntoquinto. I paesi si impegnano ad incon-trarsi a Copenaghen il 2009 e darannovita al Kyoto 2 che entrerà in vigore il2012.

Editoriale

IL PIANETA TERRA VISTO DALLA STAZIONE SPAZIALE: A RISCHIO LE ZONE ROSSE

I capi di Stato studiano, la terra muore...!Concordi sulle cause, disaccordo sulle terapie

Nel problema generale dell’inquinamen-to del pianeta Terra, l’inquinamentoatmosferico costituisce uno degli aspettipiù pericolosi e preoccupanti. Diversene sono le cause, riducibili sostanzialmen-te a tre: residui di gas di combustione,rifiuti aeriformi e pulverulenti di indu-strie (specialmente chimiche), gas di scap-pamento degli autoveicoli. Gravissimisono pure l’inquinamento idrico,provocato da scarichi industriali, agri-coli e urbani, e l’inquinamento delsuolo per l’accumulo di rifiuti solidi eliquidi prodotti da attività industriali edomestiche e dall’uso non di rado scor-retto, in agricoltura, di fertilizzanti,anticrittogamici ecc. Meno evidenti maancora più difficili da arginare sono l’in-quinamento acustico, presente nellefabbriche, in città e presso le autostrade(in alcune nazioni, tra cui l’Italia, si co-mincia già a combatterlo con apposite‘barriere’ fonoassorbenti), l’inquina-mento elettromagnetico, legato alproliferare di stazioni radiotelevisive, el’inquinamento termico, che purepuò produrre effetti di rilevante entità(nel caso del raffreddamento di una cen-trale mediante le acque di un fiume, peresempio, si possono determinare signi-ficativi mutamenti nell’habitat fluviale enella composizione della fauna ittica).

L’accordo di Bali traccia il percorso cheportera’ a un sostanziale superamentodel Protocollo di Kyoto e impegna i Pae-si firmatari a un negoziato che comince-ra’ il prossimo anno e culminera’ in unaccordo globale a Copenaghen nel2009. Ecco, di seguito, i punti chiavedell’intesa raggiunta nell’isola indone-siana:- Aiuti ai Paesi Emergenti . I firmataridell’accordo riconoscono la necessita’di finanziamenti dai Paesi ricchi a quellipoveri e in Via di sviluppo perche’ questisiano messi in grado di fare fronte aidisastri naturali e agli effetti del riscalda-mento globale. Il Fondo di adattamento

Bali verso Kyoto2L’obiettivo è quello di delineare una road

map per unfuturo trattatointernazionaleche rafforzil’azione globaleper contrastare icambiamenticlimatici dopo il2012, anno in cuiscadranno gli

impegni del Protocollo di Kyoto. La finalitàprincipale della Conferenza di Bali è triplice:lanciare un negoziato per un patto suicambiamenti climatici dopo il 2012,delineare un agenda precisa e raggiungereun accordo riguardo al termine dellatrattativa.

Road map stabilito da Kyoto (oggi di 37 milioni dieuro) comincera’ a funzionaredal pros-simo anno. La sfida e’ arrivare a un fon-do di 307 milioni di euro..- Tecnologia. C’e’ l’impegno a trasferiretecnologie ai Paesi emergenti perche’questi possano rispondere al cambia-mento climatico; - Deforestazione Per laprima volta saranno concessi aiuti ai Pa-esi in via di sviluppo per la conservazio-ne e protezione dei boschi e delle giun-gle. Inoltre, si riconosce la “necessita’urgente” di lavorare per la riduzione del-le emissioni di carbonio provenienti dal-la deforestazione e che sono responsa-bili del 20 per cento dei gas- Riforestazione I Paesi si impegnano araddoppiare le foreste fino ad arrivare a16 chilotoni trattenuti di biossido di car-bonio.- Emissioni. L’accordo di Bali assumecome punto di riferimento fondamenta-le l’ultimo rapporto dell’Onu sul cambia-mento climatico. Implicitamente gli StatiUniti riconoscono la necessita’ di un ta-glio delle emissioni di gas tra il 25 e il 40per cento, rispetto ai livelli del 1990, en-tro il 2020.

1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012

mai+

123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121

123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121

1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012

1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012

1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012

123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121123456789012345678901234567890121

1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123456789012345678901212345678901234567890123456789012

Kyoto era e sarà fondamentaleCon il Protocollo di Kyoto i paesiindustrializzati si impegnarono a ridurreentro il 2012 le emissioni di gas serra del5,2% rispetto al 1990. Il negoziato vennestipulato a Kyoto, in Giappone, neldicembre 1997 durante la ConferenzaCOP3 della Convenzione Quadro delleNazioni Unite sui CambiamentiClimatici (Unfccc). La sottoscrizioneiniziale dei paesi era un atto puramenteformale. Soltanto la successiva ratificadell’accordo da parte dei parlamentinazionali formalizzava l’impegno delpaese a ridurre le emissioni. Dalprotocollo di Kyoto erano esclusi i paesiin via di sviluppo per evitare di frapporreulteriori barriere alla loro crescitaeconomica. Un punto molto dibattutoe che trova ancora oggi il disaccordodegli Stati Uniti soprattutto perl’esclusione dagli impegni dei grandi paesiemergenti dell’Asia, India e Cina. Sullabase degli accordi del 1997 il Protocolloentra in vigore il 90° giorno dopo la

Questi dati si riferiscono all’impattosull’effetto serra provocato dalle soleattività umane. Va ricordato, infatti, comel’effetto serra sia di per sé un fenomenonaturale fondamentale per l’esistenzastessa della vita. Senza l’effetto serra laTerra avrebbe temperature inferiori allozero. La presenza naturale delle CO2generata dalle attività vulcaniche hacostruito una sorta di grande serraatmosferica tale da far aumentare letemperature.L’aumento delle emissionidi gas serra dovuto alle attività umanerischia però di rendere eccessivo ilsurriscaldamento della Terra e provocaresconvolgimenti climatici su scala globale.Le emissioni di CO2 dovute all’uomosono causate soprattutto dal consumodi combustibili fossili (carbone, petrolio,metano ecc.) per il riscaldamento, per laproduzione di energia elettrica o per iltrasporto, seguono le emissioni prodottedalle attività industriali. Le emissioni dimetano, invece, sono causate dalle attivitàagricole, dalla decomposizione organicae dagli allevamenti su vasta scala.

Il Protocollo di Kyoto è finalizzato alla riduzione dei gasresponsabili dell’effetto serra.

Tra questi gas troviamo :· biossido di carbonio (CO2) (responsabile del 60% dell’effetto

serra)

· metano (CH4) (responsabile del 20% dell’effetto serra)

· protossido di azoto (N2O)

· idrocarburi fluorati e perfluorati (HFC e PFC)

· esafluoruro di zolfo (SF6)

ratifica del 55° paese tra i 194sottoscrittori originari purché questi,complessivamente, coprano almeno il55% delle emissioni globali di gas serra.L’assenza degli Usa e della Russia hannopenalizzato per molti anni il lanciooperativo dell’accordo, rimasto a lungotempo “sospeso”. Nel 2002 avevano

ratificato l’atto già 55 paesi senza peròcoprire il 55% della produzione globaledi emissioni di gas serra. Solo dopo laratifica della Russia nel settembre 2004si è superato finalmente il limite minimoprevisto del 55% e data operatività alProtocollo. Restano, in ogni caso, ancorafuori paesi come Australia e Stati Uniti,

Il protocollo di Kyoto è lo storico accordointernazionale per contenere le emissio-ni globali di gas serra del -5,2% entro il2008-2012 (sulla base delle emissionirilevate nel 1990). E’ il primo tentativoglobale di coordinamento delle politicheeconomiche di singoli stati sovrani. Si-glato nel 1998, è entrato in vigore nel2004 con la ratifica della Russia, paeseresponsabile del 17,4% delle emissio-ni mondiali. Di fatto, per diventare opera-tivo il protocollo richiedeva una copertu-ra di almeno il 55% delle emissioni digas serra tramite i paesi firmatari. Tra ipaesi non aderenti spiccano gli USA, re-sponsabili del 36,1% del totale delleemissioni. Nel 2001 gli Usa hanno com-pletamente ritrattato la promessa fattanel 1998 di ratificare l’accordo di Kyoto eancora oggi non si intravede a Washin-gton alcuna volontà politica di ratificarlo.Nel frattempo il protocollo di Kyoto è di-ventato operativo grazie all’impegno delresto del mondo. Hanno aderito i se-guenti paesi:

1997kyotoday

ANTIGUA E BARBUDA-ARGENTINA

ARMENIA-AUSTRAL IA-AUSTRIA

A Z E R B A I G I A N - B A H A M A S

BANGLADESH -BARBADOS- BELGIO

BENIN -BHUTANBOLIVIA -BOTSWANA

B R A S I L E -B U L G A R I A -B U R U N D I

CAMBOGIA CAMERUN- CANADA-REP.CECA -CILE CINA- CIPRO-COLOMBIA

COOK COREA DEL SUD-COSTARICA-CROAZIA- CUBA -DANIMARCA- REP.DOMINICANA-ECUADOR- EGITTO -EL

SALVADOR-ESTONIA -FIGI -FILIPPINE- FINLANDIA-FRANCIA-GAMBIA-GEORGIA-GERMANIA -GHANA- GIAMAICA GIAPPONE-GIBUTI -GIORDANIA-GRAN

BRETAGNA -GRECIA- GRENADA-G U AT E M A L A-G U I N E A -GU I N E A

EQUATORIALE- GUYANA -HONDURAS-INDIA -INDONESIA- IRLANDA- ISLANDA-ISRAELE -ITALIA- KAZAKISTAN-KIRIBATI KIRGHIZISTAN -LAOS-LESOTHO- LETTONIA LIBERIA-LIECHTENSTEIN LITUANIA-LUSSEMBURGO- MALAWI MALAYSIA-MALDIVE- MALI- MALTA MAROCCO-MARSHALL- MAURITIUS MESSICO-MICRONESIA- MOLDAVIA

MONACO-MONGOLIA- MYANMAR

NAMIBIA- NAURu- Nicaragua- Niger-Niue.

Effetto serra ieri, oggi e domaniAbbiamo descritto a grandi linee il mec-canismo dell’effeto serra. Cerchiamoora di scendere ad un livello di appro-fondimento maggiore. Le radiazioni so-lari non raggiungono la superficie terre-stre integre:circa il 25% delle radiazionisolari sono assorbite dal pulviscolo, dal-l’ozono e dal vapore acqueo; circa il 30%delle radiazioni solari sono riflesse nel-lo spazio dal pulviscolo atmosferico,dalle nuvole e dalla superficie terrestreViene definita “albedo” la parte delle ra-diazioni riflesse verso l’altro. E’ un valorecompreso da 0 a 1 (massima rifrazio-ne). Ad esempio un campo innevato haun valore alto di albedo circa dello 0,9(90%) mentre una foresta ha un valoredi albedo basso pari a 0,1 (10%) a cau-sa dei colori scuri e dell’assorbimentodella luce nei processi di fotosintesi. Ilvalore medio di albedo terrestre è circalo 0,3. La radiazione solare ricevuta dal-la superficie terrestre riflessa verso l’al-to assume la forma di raggi infrarossi(energia termica). I “gas serra” presentiin atmosfera assorbono parte di questiraggi riflessi, reirradiandone una gran-de quantità nuovamente verso il basso.Una minima parte dei raggi infrarossiriflessi si perde nello spazio (6%) o vie-ne assorbita dai composti atmosferici. Ilfenomeno naturale, noto come “effettoserra”, contribuisce ad aumentare latemperatura del globo intorno ai 15° gra-di medi. Senza la presenza dei gas ser-ra la temperatura media sarebbe di cir-ca 30° inferiore, ovvero pari -18°. Il pro-

blema dei nostri anni è l’eccessiva pre-senza di “gas serra” nell’atmosfera acausa dell’attività umana e dell’ecces-sivo sfruttamento dei combustibili fossi-li. Questo fenomeno provoca un conti-nuo surriscaldamento globale dell’at-mosfera terrestre. Lo sconvolgimentoclimatico sta costantemente modifican-do l’equilibrio dell’ecosistema al rischiodi giungere a nuovi equilibri incompati-bili con la vita umana. Esistono gas ser-ra naturali quale il vapore acqueo, l’ani-dride carbonica, l’ozono, il metano, l’os-sido nitrico. Lo sfruttamento dei combu-stibili fossili per la produzione di carbu-ranti e di energia elettrica libera nell’ariaaltri gas di origine antropogenica. Alcunigas serra prodotti dall’uomo non sonopresenti in natura ma risultano essereparticolarmente attivi nel rinforzare l’ef-fetto serra. E’ il caso degli idrofluorocar-buri (HFC), dei perfluorocarburi (PFC) edell’esafluoruro di zolfo (SF6).Qualsiasigas ha comunque una “vita media at-mosferica” oltre il quale la concentrazio-ne tende a diminuire ed a disperdersi inaltre forme (depositi naturali o trasfor-mazione in altri composti chimici). Ge-neralmente la vita media atmosferica deigas va da pochi decenni fino a migliaiadi anni. L’anidride carbonica ha una vitamedia atmosferica di circa un secolo. Inassenza di attività umana è quindi ne-cessario circa un secolo per ristabilirela situazione atmosferica “normale” delperiodo antecedente alla rivoluzione in-

dustriale.

L’equilibrio dell’ecosistema terrestre èmutevole ed in continua mutazione. Lesue variazioni “naturali” avvengono peròsu periodi di milioni di anni e mai bru-scamente. Gli “shock esterni” tali damodificare repentinamente cambia-menti climatici in poche migliaia di annisono sempre coincisi con la scompar-sa di gran parte della vita presente fino aquel momento sulla terra. Il caso più notoa tutti è la misteriosa scomparsa dei di-nosauri forse provocata dallo sconvolgi-mento climatico provocato dall’impattodi un meteorite.L’aumento della concen-trazione dei gas serra nell’atmosfera ter-restre rischia di produrre le conseguen-ze pari ad un grande shock esterno. Ilsurriscaldamento delle temperature èin continua crescita. Gli anni ’90 sonostati i più caldi del secolo scorso e tuttiquanti abbiamo ben in mente la torridaestate del 2003.Gli esperti e gli scenziatisi dividono sulle previsioni ma tutti con-cordano sul fatto che la temperatura con-tinuerà a crescere.Il fenomeno è mag-giorato nei grandi centri urbani a causadella completa copertura del terreno edel grande consumo di energia. Le cittàdel XXI secolo sono vere e proprie “isoledi calore” in cui è difficoltoso vivere du-rante i mesi estivi. Un caldo che spingeall’uso di climatizzatori e di condiziona-tori d’aria, che paradossalmente contri-buiscono ad innalzare ulteriormente latemperatura esterna dell’aria.Il surriscal-damento terrestre modifica anche gliequilibri meteorologici. In particolare lamaggiore evaporazione delle acqueaumenta la frequenza e l’intensità delleprecipitazioni piovose. Aumentando an-che l’entità dei danni provocati dalle in-nondazioni dei fiumi e dagli allagamentiurbani causati da una rete fognaria ur-

Mutamenti climatici &effetto serrabana inadeguata ad affrontarle. Le pre-cipitazioni medie sono aumentate so-prattutto nelle latitudini più elevate men-tre si sono ridotte nelle fasce tropicali.Sono inoltre sempre più frequenti an-che le precipitazione a carattere violentocome tempeste ed uragani. Il cambia-mento climatico non sarà comunqueomogeneo nelle varie regioni del mon-do. Esisteranno pertanto delle regioni incui i cambiamenti climatici saranno piùforti che in altre. Le conseguenze socialied economiche possiamo solo imma-ginarle. Non è possibile oggi prevederecome gli sconvolgimenti climatici impat-teranno sulle varie regioni del mondo.E’ comunque molto probabile che l’avan-zata del fenomeno della desertificazio-ne e della siccità tenderà a marcarsisoprattutto nelle aree tropicali provocan-do nuovi flussi demografici. Altro feno-meno da considerare è il continuo scio-glimenti dei ghiacci superficiali dell’Arti-co, della Groenlandia e dei ghiacciaicontinentali a causa del riscaldamentoglobale. Gli effetti finali sono imprevedi-bili. Se è facile prevedere un innalzamentodel livello dell’acqua con la scomparsadi gran parte della costa continentale,dall’altro è difficile prevedere quale im-patto potrà avere il fenomeno sulle at-tuali correnti oceaniche. Una deviazionedella Corrente del Golfo potrebbe an-che generare una nuova glaciazione delnord Europa e paradossalmente que-sto accadrebbe proprio a causa del sur-riscaldamento terrestre. E’ la dipica di-mostrazione di come la Terra sia un si-stema complesso ed imprevibile da stu-diare e da rispettare. La conoscenzaumana non è ancora in grado di sapercontrollare esattamente le leggi che re-

golano gli equilibri della natura.

Il fenomeno dell’effetto serra incide for-temente sulla salute dell’uomo. In pri-mo luogo sono a rischio i soggetti debo-li ed i soggetti con problemi cardiaci oasmatici. Il surriscaldamento terrestrepone a grandi sforzi l’attività cardiovasco-lare necessario per mantenere stabilela temperatura corporea e per l’attivitàrespiratoria.Tutti ricordiamo l’estate tor-rida del 2003 e le migliaia di morti tra glianziani causate dall’eccessivo caldo.Fenomeno che colpì in particolare laFrancia. L’innalzamento delle tempera-ture ha inoltre un forte impatto su moltemalattie infettive ancora presenti nel suddel Mondo: la malaria, la febbre gialla,l’encefalite ecc. Il caldo favorisce anchela presenza di insetti come le zanzare,principale veicolo della diffusione delleinfezioni. Anche l’inquinamento delle ri-sorse idriche peggiora con l’innalza-mento delle temperature a causa dellaproliferazione di organismi infestanti. E’importante ricordare come le risorse idri-che come pozze o corsi d’acqua sonoancora direttamente utilizzate da granparte della popolazione mondiale. La ri-duzione dell’umidità nelle zone tropicali,tipicamente povere e già al limite dellasussistenza, riduce la resa agricola eprovoca con maggiore frequenza il sor-

La salute e l’effetto serraLa salute e l’effetto serraLa salute e l’effetto serraLa salute e l’effetto serraLa salute e l’effetto serragere delle carestie con risultati umana-mente impressionanti. Il peggioramen-to delle disponibilità alimentari esponeinoltre le popolazioni al maggiore rischiodi contrarre malattie. Ancora una volta lefasce d’età più esposte sono quelle piùdeboli: i bambini e gli anziani. Nei paesioccidentali i problemi sono affrontati daprogrammi adeguati di salute pubblica,il cui costo però aumenta le spese delloStato e quindi la pressione fiscale. Maquesti problemi sono solo la punta del-l’iceberg. Un mondo sempre più divisoin due tra povertà e ricchezza è social-mente e politicamente insostenibile nellungo periodo. Le comunicazioni di mas-sa evidenziano a tutti le differenze svol-gendo un ruolo acceleratore dei cam-biamenti sociali. Il sud del mondo sem-pre più sconvolto da carestie, malattie epoverà tenderà sempre più a spingeresul nord del mondo tramite i flussi mi-gratori. Presto o tardi i conflitti sociali ten-deranno ad estendersi anche nei paesipiù avanzati, colpevoli di aver sempreguardato da un’altra parte e di non avermai favorito una più equa redistribuzio-ne delle ricchezze. Un comportamentodei governi occidentali che persino Hob-bes definirebbe irrazionale

L’ozono è un gas composto da tre atomidi ossigeno che svolge l’importante fun-zione di protezione dalle pericolose ra-diazioni ultraviolette UV. Lo strato di ozo-no intorno all’atmosfera terrestre si è for-mato in milioni di anni per effetto dell’at-tività delle alghe verdi-azzurre. A questiiorganismi si deve anche gran parte del-l’ossigeno attualmente presente nell’at-mosfera. Il grande “tetto” di ozono haconsentito alla vita di lasciare le acqueper conquistare le terre emerse senzasubire le radiazioni ultraviolette solari.L’evoluzione poi ha fatto il suo camminofino ad arrivare all’uomo e al mondo cheoggi conosciamo. Un punto deve esse-re chiaro e lo rimarchiamo: “dallo stratodi ozono dipende la nostra stessa vita”.Nel corso del tempo lo strato di ozonoha mutato continuamente spessore eforma per cause naturali. Negli ultimidecenni però la concentrazione di ozo-no nella stratosfera ha cominciato adassottigliarsi anche per l’effetto di alcuniinquinanti rilasciati in atmosfera dall’uo-mo. Il mutamento non assume più unandamento graduale ma brusco e re-pentino. E’ particolarmente grave l’as-sottigliamento dello strato dell’ozonosopra il Polo Sud, divenuto poi talmentegrande da far parlare i mass media di“buco dell’ozono”. Sarebbe comunquepiù corretto parlare di “buco nello stratodi ozono”. Quali sono le conseguenzedel buco nell’ozono? L’assenza dell’ozo-no fa venire meno il filtro naturale nei

La fascia di ozono nella stratosfera si situa a circa 30 km di altezza ed in particolaresulle zone equatoriali più esposte all’irraggiamento del sole. Il tutto si mantiene in unequilibrio dinamico perenne tramite il seguente meccanismo chimico: le radiazionisolari con lunghezza d’onda inferiore ai 242 nm dissociano l’ossigeno molecolarein ossigeno atomico che tende a combinarsi facilmente con le molecole di ossigenooriginando nuovamente l’ozono O + O2 -> O3 ;le molecole di ossigeno appenaformate assorbono le radiazioni solari con lunghezza d’onda compresa fra 240 e340 nm, generando la fotolisi che libera un atomo ed una molecola di ossigeno. O3-> O2 + O . La quantità di ozono tende quindi a mantenersi costante in una sorta diequilibrio dinamico. La produzione di ozono avviene soprattutto sopra le fasceatmosferiche dove l’irraggiamento solare è maggiore. L’ozono appena prodottoviene poi trasportato fino ai Poli tramite l’azione dei venti stratosferici. Perché l’ozonosi assottiglia ai poli? Il minore irraggiamento solare nei poli non riesce a consentireuna sufficiente attività fotochimica (produzione di ozono) e l’azione del freddo facilitala degradazione dell’ozono. L’attività fotochimica si mantiene invece costante lungola fascia equatoriale.L’ozono sta calando del 5% ogni 10 anni Dalla fine degli anni’70 è cominciato ad essere notato il calo dell’ozono nella stratosfera per valori pari al5% ogni 10 anni. Si pensi che l’attività solare incide ciclicamente ogni sulla fascia diozono per il solo 2%. Con il crescere delle latitudini l’impatto peggiora e l’ozono siassottiglia con un tasso di velocità maggiore. E’ noto che il famoso “buco dell’ozono”sia situato al di sopra dell’Antartide. Si presenta con diverse intensità durante l’anno,agli inizi della primavera può assottigliarsi anche del 60% per diversi mesi, senzacomunque mai richiudersi del tutto. Un buco che si allarga di anno in anno L’entitàdel “buco” tende di anno in anno a presentarsi di maggiore entità, il che non fa bensperare.

confronti dei raggi UV solari con conse-guente crescita del rischio di cancro del-la pelle e le mutazioni del DNA. I raggisolari non filtrati inibiscono gradualmentela fotosintesi clorofilliana, con conse-guente minore crescita delle piante eminore produzione di fitoplancton ocea-nico (il primo anello della catena alimen-tare marina). Così come la fascia di ozo-

no è stata alla base della vita terrestre, lasua scomparsa può determinare la finedella vita terrestre. Perlomeno di quellache oggi conosciamo. Nel lungo perio-do soltanto alcuni insetti con esosche-letro riuscirebbero a resistere ai raggiUV in un mondo completamente deser-tico e privo di verde

Ozono un buco che si allarga di anno in anno

Il punto italiano

I cambiamenti climatici globali: codice rosso

Come scienziati che hanno a cuore laprotezione dell’ambiente e il benesseredelle società umane al di là di ogni cre-do politico vogliamo portare un contribu-to di chiarezza su alcuni temi di attualitàe di grande impatto per l’opinione pub-blica. In particolare ci preme fare preci-se osservazioni sul problema dei cam-biamenti climatici globali. Il clima terre-stre sta modificandosi ad una velocitàsenza precedenti per cause non solonaturali, bensì, come dimostra la straor-dinaria quantità di dati scientifici sin quipubblicati, principalmente antropiche. Ilrecente rapporto dell’IPCC(Intergovernamental Panel for ClimateChange) reso noto all’inizio del 2007 nonlascia dubbi sul consenso del mondoscientifico circa il ruolo delle responsa-bilità umane nel provocare i cambia-menti climatici: “L’incremento globaledella concentrazione di biossido dicarbonio è principalmente dovuto all’usodi combustibili fossili e ai cambiamentinell’utilizzo dei suoli, mentre gli incremen-ti di metano e ossido di azoto sono prin-cipalmente dovuti all’agricoltura ezootecnia”. E’ importante ricordare che irapporti dell’IPCC sono basati sul lavo-ro di una comunità scientificainterdisciplinare che comprende al suointerno fisici, climatologi, chimici, biologi,geologi, sottoposto a processi di attentarevisione scientifica. L’aumento dellatemperatura superficiale media del glo-bo registrato nell’ultimo secolo (1906-2005) è, secondo le più recenti misure,di 0,74°C. Dal 1950 in poi, ogni dieci annila temperatura è aumentata in media di0,13°C assumendo un trend lineare.Undici dei dodici anni passati si classi-ficano tra i più caldi a partire dal 1850,cioè da quando esistono misure stru-mentali attendibili della temperatura ter-restre. L’Europa ha avuto nell’ultimo se-colo un innalzamento della temperaturadi 0,94°C, quindi superiore a quello glo-bale. I dati italiani sono in linea con quellidell’intera Europa: è stato stimato circaun grado di innalzamento per le tempe-rature del nostro paese sempre relati-vamente agli ultimi cento anni. Quindi iltrend su 100 anni della temperatura at-mosferica media in Italia risulta esserepiù alto del trend su 100 anni della tem-

SILVANO FOCARDI, RETTOREUNIVERSITÀ DI SIENA, PROFESSORE DIECOLOGIA, PRESIDENTE ISTITUTOCENTRALE RICERCHE SCIENTIFICHE ETECNOLOGICHE SUL MARE (ICRAM)PIERFRANCESCO GHETTI, RETTOREUNIVERSITÀ DI VENEZIA, PROFESSOREDI ECOLOGIA. MARCO PACETTI,RETTORE UNIVERSITÀ POLITECNICADELLE MARCHE, ANCONA, PROFESSOREDI FISICA TECNICA, FACOLTÀ DIINGEGNERIA PIERLUIGI VIAROLI,PROFESSORE DI ECOLOGIA, UNIVERSITÀDI PARMA, PRESIDENTE DELLA SOCIETÀITALIANA DI ECOLOGIA VINCENZOSAGGIOMO, OCEANOGRAFO STAZIONEZOOLOGICA A. DOHRN, NAPOLI,PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONEITALIANA DI OCEANOLOGIA E LIMNOLOGIA.ANGELO TURSI, PRESIDENTE SOCIETÀITALIANA DI BIOLOGIA MARINA,PROFESSORE DI ECOLOGIA, UNIVERSITÀDI BARI LUCA MERCALLI, PRESIDENTESOCIETÀ ITALIANA DI METEOROLOGIAROBERTO DANOVARO, DIRETTOREDIPARTIMENTO SCIENZE DEL MARE,UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLEMARCHE, ANCONA, PAST-PRESIDENTED ORA VICE-PRESIDENTE DELLAFEDERAZIONE EUROPEA DI SCIENZE ETECNOLOGIE DEL MARE. LUIGI BOITANI,DIRETTORE DIPARTIMENTO BIOLOGIAANIMALE E DELL’UOMO, UNIVERSITÀ LASAPIENZA DI ROMA, PRESIDENTECONSERVATION BIOLOGY SOCIETY,EUROPE ANTONIO NAVARRA, DIRETTORECENTRO EUROEMEDITERRANEO PER ICAMBIAMENTI CLIMATICI, SENIORSCIENTIST, ISTITUTO NAZIONALEGEOFISICA E VULCANOLOGIA (INGV)RICCARDO VALENTINI, DIRETTOREDIPARTIMENTO SCIENZE DELL’AMBIENTEFORESTALE E DELLE SUE RISORSE,UNIVERSITÀ DELLA TUSCIA MARINOGATTO, PROFESSORE DI ECOLOGIA,POLITECNICO DI MILANO, PAST-PRESIDENT DELLA SOCIETÀ ITALIANA DIECOLOGIA. CESARE CORSELLI ,PRESIDENTE CONSORZIOINTERUNIVERSITARIO DI SCIENZE PER ILMARE (CONISMA), PROFESSORE DIPALEOECOLOGIA, UNIVERSITÀ MILANOBICOCCA. GIUSEPPE NOTARBARTOLO DISCIARA, PRESIDENTE ONORARIO TETHYSRESEARCH INSTITUTE, GIÀ PRESIDENTEICRAMFILIPPO GIORGI, HEAD OFPHYSICS OF WEATHER AND CLIMATESECTION, INTERNATIONAL CENTRE FORTHEORETICAL PHYSICS, TRIESTEFIORENZA MICHELI , PROFESSORBIOLOGICAL SCIENCES, JOHN HOPKINSMARINE STATION, STANFORDUNIVERSITY, USA FRANCO MIGLIETTA,SENIOR SCIENTIST, ATMOSPHERE ANDBIOSPHERE GROUP, ISTITUTO DIBIOMETEOROLOGIA, CONSIGLIONAZIONALE DELLE RICERCHESILVESTRO GRECO, COORDINATORESCIENTIFICO DELL’ICRAM SANDROLOVARI, PROFESSORE DI ECOLOGIA EDETOLOGIA, UNIVERSITÀ DI SIENA.ANTONIO DI NATALE, RESPONSABILESCIENTIFICO DELL’ACQUARIO DIGENOVA. SERGIO CASTELLARI, IPCCFOCAL POINT NAZIONALE

peratura atmosferica media globale. Gliscenari più realistici e condivisi relativialle future emissioni di gas serra (dovu-te in larga parte anche allo sviluppo so-cio-economico di paesi di nuova indu-strializzazione come l’India, la Cina e ilBrasile) e le proiezioni dei modelli cli-matici fanno proiezioni per la fine di que-sto secolo un riscaldamento compresotra 1,8 e 4°C rispetto al periodo 1980-1999. Si attende, dunque, con un eleva-to grado di probabilità un ulteriore au-mento della temperatura e dei fenome-ni generalmente ascritti ai cambiamenticlimatici, ad esempio: variazione del re-gime delle precipitazioni con un aumentodelle intensità di pioggia; aumento difenomeni quali piene in autunno o inver-no, siccità in primavera ed estate, onda-te di calore, incendi. Il Sud Europa, es-sendo una regione già particolarmentevulnerabile, potrebbe risentire in manie-ra più marcata del riscaldamento glo-

bale e degli impatti conseguenti. Cam-biamenti, in alcuni casi ancora più re-pentini e gravi riguardano le anomaliedelle temperature superficiali dei nostrimari sia costieri sia profondi, e potreb-bero portare ad un’alterazione del regi-me delle correnti e dei delicati equilibriche regolano la produzione di risorsebiologiche ed il ciclo dell’acqua. In parti-colare si prevede che tali cambiamentiavranno un forte impatto sugli ecosistemimarini costieri e i beni e servizi che essioffrono. Le variazioni del clima e dellatemperatura hanno già notevoli impattisul sistema socio-economico ed eco-logico dell’Italia. È necessario perciò chesiano intraprese serie politiche dimitigazione, come quella lanciata nelmarzo 2007 dalla Commissione Euro-pea per la riduzione delle emissioni, perl’incremento dell’efficienza energetica el’aumento del contributo delle fontirinnovabili al 2020. Tuttavia, a causa della

grande inerzia nella risposta del siste-ma Terra a tali riduzioni, l’effetto dellepolitiche di mitigazione si farà sentiresolo nel lungo termine. Per questa ra-gione è necessario intraprendere paral-lelamente anche una seria politica diadattamento ai cambiamenti climaticiglobali. Essa deve prevedere anche unripristino e restauro del funzionamentodegli ecosistemi naturali, sia acquaticisia terrestri. In particolare, sistemi qualiforeste e praterie sono in grado di rimuo-vere grandi quantità di gas serra dall’at-mosfera contribuendo in maniera attivaed efficace alla mitigazione del cambia-mento climatico globale, alla modera-zione degli eventi climatici estremi. E’perciò estremamente importante limi-tare in ogni modo la deforestazione alivello globale, che rappresenta quasi il20% delle emissioni di gas serra. Si

pensi che in Italia i soli incendi estivi del2007 hanno comportato la distruzionedi 113.000 ettari e un’emissione di 4,8milioni di tonnellate di anidride carbonica,corrispondenti a quanto emette in unanno l’intera città di Milano. Riteniamopertanto fondamentale chiedere all’in-tera comunità scientifica nazionale diunire gli sforzi per cercare di applicare almeglio le nostre conoscenze ed interve-nire concretamente nei piani dimitigazione ed adattamento che il no-stro Paese deve assolutamente mette-re in pratica. Contestualmente chiedia-mo a tutte le forze politiche, sia di mag-gioranza sia di opposizione, di unire glisforzi per supportare la ricerca scientifi-ca nazionale ed affrontare e risolverequesti problemi con uno spirito miratoal soddisfacimento del bene comune.

Firmatari dell’AppelloFirmatari dell’AppelloFirmatari dell’AppelloFirmatari dell’AppelloFirmatari dell’Appello

“COME SCIENZIATI CHE HANNO A CUORE LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE E IL BENESSERE DELLE SOCIETÀ UMANE AL DI LÀ DI OGNI

CREDO POLITICO VOGLIAMO PORTARE UN CONTRIBUTO DI CHIAREZZA SU ALCUNI TEMI DI ATTUALITÀ E DI GRANDE IMPATTO PER

L’OPINIONE PUBBLICA. IN PARTICOLARE CI PREME FARE PRECISE OSSERVAZIONI SUL PROBLEMA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI GLOBALI”.

Le pioggia acideIl mondo vegetale è fortementedanneggiato dalle piogge acide,al punto che molte foreste rischia-no di essere distrutte dalla pre-senza dell’acido nell’acqua e dal-la sua penetrazione nel sotto-suolo. Una volta penetrata nelterreno la pioggia acida modificala composizione chimica del ter-reno da cui dipende l’alimenta-zione e l’esistenza delle piantestesse. Tramite le foglie avvieneinvece uno scambio gassoso di-retto con gli inquinanti esterni.In entrambe le vie la pianta as-sorbirà gli inquinanti aumentan-do il suo grado di tossicità.Nellungo periodo il terreno tenderàad inaridirsi favorendo il fenome-no carsico della penetrazionedell’acqua nel sottosuolo ed il fe-nomeno della siccità. Senza lapresenza delle piante il clima delluogo tenderà inevitabilmente acambiare favorendo l’avanzatadella desertificazione e la gravitàdi fenomeni naturali come le inon-dazioni, le tempeste, gli uragani.Il cambiamento climatico accen-tua quindi le conseguenze dellepiogge acide nel distruggere learee verdi e boschive.I dannimaggiori sono provocati dall’ani-dride solforosa. L’acidificazionedel suolo riduce la presenza deinutrienti nel terreno indebolendola pianta ed esponendola agli in-setti ed alle malattie.L’intero eco-sistema viene quindi inizialmenteturbato e successivamente mo-dificato dall’azione delle pioggeacide. Tutti i processi microbio-logici su cui si basa l’equilibriodell’ecosistema sono irrimedial-mente sfalzati e l’ecosistemastesso si muove verso un nuovoequilibrio. Basti pensare che perph inferiori a 5 la riproduzione deipesci diviene impossibile provo-cando la scomparsa delle risorseittiche in laghi e corsi d’acqua

Piogge acide:conseguenze supiante e animali

Il consumo dei combustibili fossili è unadelle principali cause inquinanti a pro-vocare le piogge acide. Le conseguen-ze sono invece diverse. Le sostanze abase di zolfo rilasciate nell’atmosferatendono a ricadere al suolo mediantela pioggia provocando concentrazioninelle zone a maggiore precipitazionepiovosa. La restante parte dei compo-sti a base di zolfo si depositano vicinoai luoghi di emissione mediante le de-

PERCHÈ DELLE PIOGGE ACIDEposizioni secche entro pochi giorni.Lesostanze a base di azoto restano inve-ce per molto tempo nell’atmosfera. Laricaduta al suolo quindi non coincidecon il luogo di origine delle emissioniinquinanti, assumendo quindi una ca-ratteristica transnazionale. Il ruolo deiventi diventa quindi fondamentale percomprendere i flussi acidi dall’originealla precipitazione.

Le piogge acide sono precipitazioni pio-vose con maggiore composizione diparticelle e gas altrimenti sospese inatmosfera. Queste particelle tendono adepositarsi al suolo mediante la depo-sizione umida come la pioggia, la neveo la nebbia. I principali componenti acidipresenti nelle piogge sono gli ossidi dizolfo (SOx) e gli ossidi d’azoto (NOx). Laloro presenza in atmosfera è in partenaturale. Le attività umane hanno peròaumentato la loro quantità nell’atmosfe-ra, dando quindi luogo alla loro ricadutaumida al suolo tramite le cd “piogge aci-de”. La ricaduta delle particelle può av-venire in due modi: ricaduta “umida” (lepiogge, la neve ecc.); ricaduta “secca”(deposizione al suolo); Nei casi di rica-duta “secca” la forma acida tende a for-marsi solo successivamente alla depo-sizione sul terreno. Quando invece la ri-caduta avviene in modo “umido” tendo-no a formarsi acidi prima ancora chel’acqua si depositi sul terreno. Gli ossididi zolfo a contatto con l’acqua si trasfor-mano in acido solforico, gli ossidi di azotoin acido nitrico. La conseguente acidifi-cazione delle precipitazioni riduce il phdell’acqua piovana provocando diversidanni: Alla vegetazione, messa a dura

prova dalla presenza degli acidi. L’acidi-ficazione viene assorbita dalle piante siatramite lo scambio gassoso delle foglie,sia indirettamente dalle variazioni dicomposizione organica del terreno. Ilgrado di tossicità ne riduce la crescita ele capacità nutritive Ai materiali da co-struzione. Gli inquinanti presenti nell’at-mosfera si sciolgono con l’acqua piova-na e tornano a contatto con le superficial suolo provocando un effetto corrosivodella struttura. I danni delle piogge aci-de sono ormai evidenti. Molti monumentisono continuamente ristrutturati per es-sere salvati. Una sorte non risparmianemmeno le opere moderne come pon-ti, edifici e altro. Persino il cemento ar-mato può essere attaccato e degradatodall’acido solforico contenuto nelle piog-ge acide. Alla visibilità che viene peggio-rata. La visibilità è ridotta tramie l’assor-bimento e la riflessione della luce dovu-ta alla presenza dei gas e delle particel-le nell’aria. Alla salute dell’uomo. Minatasia direttamente tramite l’inalazione e siaindirettamente mediante l’ingerimentodi alimenti tossici. Provocano patologierespiratorie e circolatorie, oltre ad au-mentare il rischio di forme tumorali aipolmoni.

Il mal città esiste è una realtà

Ebbene sì, in città si vive male.E’ ora di dirlo a chiare letteresenza troppe ipocrisie. Se il maldi città fino a qualche decenni fapoteva essere visto come unastravaganza per le élitebenestanti oggi un italiano su duesoffre per lo stress dei disumaniritmi urbani, le file interminabili neltraffico e l’inquinamento. Adaffermarlo sono i risultatidell’indagine “Ecosistema Urbano2005” di Legambiente e“ilSole24ore”. Il 51% dei residentidelle grandi città italiane vive lostress cittadino. Un fenomenocresciuto negli ultimi 3-4 anni chespinge molte persone a valutareil trasferimento verso le province.Il fenomeno della fuga dalle cittànon è una novità, negli ultimidecenni l’urbanizzazione delle areecircostanti alle grandi città ha

avuto una grande espansione. Lepersone stanche dei ritmiincalzanti della città o del costosempre più elevato delle casevalutano il trasferimento dellapropria residenza nei diversicomuni satelliti. Oggi però questonon sembra bastare più. Chiunqueabiti da almeno trent’anni a Romapuò facilmente notare comel’urbanizzazione dei comunisatelliti non abbia fatto diminuireil traffico di Roma bensì l’abbia“esportato” e moltiplicato doveun tempo non c’era. Le stradestatali di Grottaferrata, Frascatio Tivoli subiscono oggi le stessecongestioni che, fino a qualcheanno, caratterizzavano solo lacapitale. Ovviamente lecongestioni nel traffico dellacapitale sono tutt’altro chediminuite.

PIANO D’AZIONE ELABORATO DAI

RAGAZZI PARTECIPANTI ALLA CONFE-RENZA JUNIOR PER INTERVENTI DI

MITIGAZIONE E ADATTAMENTO AI

CAMBIAMENTI CLIMATICI

Per un mondo migliore

1. Installazione di impianti che utilizzinoenergie rinnovabili 2. Recupero acquechiare e scure 3. Uso di tecnologie avan-zate per la salvaguardia territoriale e in-centivi per la ricerca scientifica 4. Obbli-go per le nuove costruzioni di utilizzareimpianti e tipologie edili “a basso fabbi-sogno energetico” 5. Aumento di perso-nale di servizio e controllo sul territorio 6.Incentivi all’utilizzo di energie rinnovabi-li7. Risparmio, riduzione degli sprechi(anche attraverso il miglioramento dellereti di approvvigionamento idrico)8. Uti-lizzo sostenibile delle acque in agricol-tura e industria 9. Rieducazione energe-tica10. Gestione corretta dei rifiuti11. Pia-nificazione del territorio, pianificazioneidrica ed energetica 12. Campagna in-formativa per sensibilizzare la popola-zione sul risparmio energetico13. Inve-stire, incentivare e promuovere la ricer-ca e la formazione “Vallo a dire ai dino-sauri” 14. Utilizzare, sviluppare e finan-ziare le fonti rinnovabili rivolte in partico-lare alle singole utenze 15. Incentivarela mobilità sostenibile (es. car pooling,car sharing, pedobus, etc.) 16. Creazio-ne di una tassa di scopo locale sulleemissioni 17. Un nuovo modello di eco-nomia 18. Investire sul turismo eco-so-stenibile 19. Promuovere il ricorso a pro-dotti locali 20. Promuovere servizi in pros-simità dell’utenza (vicini ai cittadini)

ecce homo sapiens...ma non troppo!Emissioni di CO2 in milioni di tonnellate

Sud Africa 417Indonesia 503Messico 512Corea del 521Australia 534Francia 553Italia 582G.Bretag 657Canada 758Brasile 851Germani 1002Giappone 1355India 1884Russia 1952Cina 4938Stati Uniti 7074

Emissioni di CO2(2007)

in milioni di tonnellate sud Africa Indonesia Messico

Corea del Sud Australia Francia

Italia G.Bretagna Canada

Brasile Germania Giappone

India Russia Cina

Stati Uniti

SE IL PIANETA TERRA VA ALLA DERIVA LA COLPA È SENZ’ALTRO DELL’UOMO. LA CONCENTRAZIONE NELL’AMBIENTE DI SOSTANZE INQUINANTI È, INFATTI, IL RISULTATO DELL’ATTIVITÀ UMANA SIN DAL

1750. I DATI PARLANO CHIARO: ENTRO IL 2100 IL LIVELLO DEL MARE POTREBBE CRESCERE TRA I 18 E I 59 CENTIMENTRI E LA TEMPERATURA SI INNALZERÀ FRA L’1,8 I 4 GRADI CENTIGRADI.

La prima sorgente dell’inquinamento è il biossido di carbonio derivante dalla combustione delle energie fossili, in particolare del carbone. Neglianni ’90 le emissioni di questo inquinante sono aumentate in media del 6,4%; valore che arriva al 7,2% negli anni tra il 2000 e il 2005.

Ambiente, Italiadavanti agli Usa, main Europa siamo tra i

peggiori

(Fonte: Repubblica)

Secondo uno studio per il World econo-mic forum delle università Yale e Colum-bia il nostro paese sul fronte ambiente èmeglio di Germania e Olanda, al primoposto la Nuova Zelanda .La ricerca tieneconto di diversi indicatori, dall’aria, all’ac-qua, all’energia ...In Italia l’ambiente ètutelato meglio che in Germania, Olan-da e Stati Uniti. Il verdetto arriva dai pro-fessori della Yale e della Columbia, duedelle più autorevoli università america-ne. Secondo i risultati di una ricerca rea-lizzata in collaborazione tra i due ateneidi New Haven e New York, l’Italia nellaclassifica mondiale del rispetto dellepolitiche di sostenibilità ambientale è al21esimo posto. Lo studio, intitolato“2006 Environmental Performance In-dex”, sarà presentato in occasione delWorld Economic Forum che si apre do-podomani a Davos in Svizzera. Per met-terlo a punto, docenti e ricercatori delledue università hanno tenuto conto di variindicatori (salute della popolazione, di-sponibilità di acqua potabile, emissionidi gas serra, presenza di biodiversità,intensità energetica e altri ancora). I ri-sultati finali per il nostro paese sonoabbastanza lusinghieri, anche se solle-vano qualche dubbio sull’attendibilitàgenerale della ricerca. L’Italia nella clas-sifica generale si piazza infatti al 21 po-sto, dietro paesi che avremmo immagi-nato meno attenti alla sostenibilità am-bientale (la Colombia è 17esima, laMalaysia è nona) e davanti a nazioni chesolitamente vengono additate ad esem-pio (la Germania è 22esima, l’Olanda27esima). Prima in assoluto è la NuovaZelanda che precede Svezia, Finlandia,Repubblica Ceca e Regno Unito. Solo28esimi gli Stati Uniti, superati in gra-duatoria da quasi tutti i paesi dell’Unio-ne Europea, oltre che da Giappone,Taiwan, Cile e Argentina. Risultati in par-te spiazzanti che possono essere spie-gati con il particolare taglio scelto dai ri-cercatori per il “2006 Environmental Per-formance Index”. Lo studio, più che del-la situazione in termini assoluti, prendein esame infatti il raggiungimento degliobiettivi che gli Stati si sono dati in mate-ria di sostenibilità e salvaguardia am-bientale. Nel valutare il parametro dellaqualità dell’aria e delle emissioni inqui-nanti, la ricerca finisce inoltre per pre-miare inevitabilmente i paesi più piccolie meno industrializzati. Vantaggio cheperò incide relativamente sulla classifi-ca finale. La coda della graduatoria èoccupata infatti da nazioni dell’Africa edell’Asia meridionale e centrale. Nelleultimissime posizioni ci sono Etiopia,Mali, Ciad e Niger, tutti paesi poverissi-mi con minime capacità di investimentoin infrastrutture ambientali come gli im-pianti per la depurazione dell’acqua e iltrattamento dei rifiuti e sistemi legislativideboli.

Cose che si sanno già.Ognuno oggiparla di ecologia e delle strutture biochi-miche degli organismi viventi in cui sonodistribuite le sostanze chimiche inorga-niche e organiche. Ma, anche se si co-nosce il ciclo degli elementi e la Loroautoregolazione stabilita dall’equilibrionaturale di compensazione, l’attivitàumana riversa nella biosfera prodotti inquantità e ritmi a cui l’ambiente non sipuò adattare, e l’uomo per primo, es-sendo l’anello più delicato della catena.L’energia solare passa attraverso le fo-reste, i campi coltivati, gli oceani; gli or-ganismi tra loro interagiscono per man-tenere la struttura e le funzioni della co-munità; le forze fisiche e chimiche delsistema vengono fatte circolare ripetu-tamente, nelle successioni ecologiche,

con equilibri precisi in cui la vita nasce esi sviluppa. Ogni grado, ogni percentua-le di valori, è perfettamente calcolata percome deve essere accanto a tutte le al-tre e non può variare. E intanto oggi, dopoaver superato il punto di non ritorno, sidiscute se rinunciare ai fertilizzanti e con-servanti con la paura di morire di fame, orinunciare al nucleare per non morire dicancro e leucemia. E mentre si discute,l’atmosfera diventa sempre più sporcadi ossidi di azoto, zolfo, clorofluorcarburi,anidride carbonica, con processi chedistruggono l’ozono, intrappolano le ra-diazioni termiche, formando l’effetto ser-ra che aumenta le temperature, sciogliei ghiacciai, sconvolge le stagioni e il ci-clo idrogeologico, allarga i deserti e dal-l’esterno piovono raggi UV. Nelle piogge

si mescolano l’acido solforico e nitricoche acidificano i laghi, i terreni, uccidonoi boschi, corrodono la respirazione pol-monare. Nelle acque vanno a finire circa5.000 prodotti chimici fatti di concimi, di-serbanti, insetticidi, anticrittogamici, con-servanti, coloranti. Così questi 4 milionidi Km3 di acqua potabile del pianeta, nelsuo circolo naturale, si caricano sem-pre più di composti tra cui fosfati, metallipesanti dalle industrie e olii petrolchimi-ci, sommati a quanto già piove dal cielo.E tutto si mescola e finisce nel terrenoche diventa salato, velenoso. Tutto entranel ciclo alimentare provocando accu-muli irreversibili di tossicosi epatiche,nervose, tumorali, lesioni immunitarie egenetiche, allergie, la gran parte scono-sciute. Muoiono i boschi e i mari, la vitasoccombe sempre più, ma l’uomo noncontento, produce veleni peggiori: pro-dotti chimici farmaceutici che tendono acurare qualche effetto provocando lesioniin altre parti del corpo. Sperimenta conl’ingegneria genetica microrganismi le-tali che sfuggono dai laboratori e diven-tano malattie inguaribili. Prosegue conla tecnologia nella sempre più sofistica-ta gamma di generatori di onde elettro-magnetiche, trasmissioni radio, tv, mo-tori, linee elettriche, forni a microonde,computer, ecc., che danneggiano il si-stema nervoso a causa del bombarda-mento elettromagnetico sul nostro cor-po, interferendo sulla delicata rete deisegnali elettrici

Lacrimedi coccodrillo

GREENPEACE: POLITICA LULA METTE A RISCHIO AMAZZONIA

L’Amazzonia e’ di nuovo a rischio, e que-sta volta per uno dei punti cardine delprogramma di governo del presidenteLula, la politica della redistribuzione del-le terre alle comunita’ povere. Lo denun-

cia un rapporto di Greenpeace Brasile,che rivela il ‘’perverso intreccio tra la de-forestazione della foresta tropicale e lanuova riforma fondiaria promossa dal-l’amministrazione di Ignacio Lula’’. ‘’Nel

documento - si legge in una nota di Gre-enpeace - si scopre che l’Ente governa-tivo brasiliano per la riforma fondiaria (In-cra) sta collocando diversi grandi inse-diamenti rurali nelle aree di foresta plu-viale di maggiore interesse per l’indu-stria del legname, invece di seguire ledisposizioni che vorrebbero questi ag-glomerati nelle aree gia’ disboscate. Nel2006 l’Incra ha creato 97 insediamentirurali, in cui vivono 33.700 famiglie, nellaregione di Santarem, interessando unasuperficie complessiva di 2,2 milioni diettari’’. Le indagini di Greenpeace han-no portato alla scoperta che molti di questivillaggi sono stati creati nelle zone di ‘’altopregio per il legname’’ e, in cinque casi,‘’addirittura all’interno delle aree di pro-tezione totale del Parco nazionale del-l’Amazzonia’’. ‘’Mentre le autorita’ am-bientali brasiliane - commenta il respon-sabile della campagna Amazzonia perGreenpeace Brasile, Andre Muggiati - ce-lebravano il terzo consecutivo calo an-

nuale del disboscamento dell’Amazzo-nia, altri settori dello stesso governo, in-vece di partecipare agli sforzi comuni,accelerano i meccanismi di deforesta-zione. Cio’ apre la porta a un’ulterioredistruzione della foresta e al cambiamen-to climatico, perdendo una buona occa-sione per controllare in modo respon-sabile queste risorse e fornire soluzionireali alle comunita’ ‘’. ‘’Il Brasile - conti-nua Muggiati - e’ il quarto maggior pro-duttore di gas serra, proprio a causadell’alto tasso di deforestazione. L’Incradeve accertarsi che gli insediamenti diriforma fondiaria siano creati soltantonelle zone gia’ deforestate o dove e’ pos-sibile una gestione realmente sosteni-bile da parte delle comunita’ locali, altri-menti il governo Lula rischiera’ di perde-re il controllo della situazione, mentre perla sopravvivenza della foresta amazzo-nica - conclude Muggiati - non e’ piu’possibile concedersi distrazioni’’.

(Fonte: ANSA Ambiente)

L’emergenza rifiuti in Campania diventaquotidianità. Quotidiani anche gli incen-di di rifiuti con produzione di diossina.Una situazione insostenibile e parados-sale per una terra dove si vive di turismo,grazie allo sfruttamento delle immensebellezze paesaggistiche, alle importantirisorse culturali, storiche ed enogastro-nomiche nonché alle più svariate tradi-zioni popolari. E’ senza dubbio indispen-sabile cercare di dare risposte concretead una piaga che in questi ultimi annista devastando l’immagine di una inte-ra Regione, allontanando quei già ridottiflussi turistici che nei mesi estivi ( manon solo ) visitano il nostro territorio. E’inconcepibile pensare di fare turismo edi dare lo slancio necessario ad un terri-torio per rilanciarne il suo sviluppo so-stenibile, lasciando marcire con indiffe-renza tonnellate di macerie di rifiuti diogni tipo. Non serve a nulla trasportare inostri rifiuti nei centri di stoccaggio tede-schi per essere smaltiti, talaltro a costielevatissimi a discapito delle risorsepubbliche. Le soluzioni ci sono e si chia-mano “Smaltimento e RaccoltaDifferenziata”…bisognerebbe solo con-cretizzarle! Bisogna per questo cambia-re prima di tutto la mentalità di chi vive ilterritorio, e questo può essere fatto soloparlandone e discutendone in ogni luo-go pubblico o centro di aggregazione,nonchè incentivare l’opera dei vari con-sorzi già esistenti che stentano a rispon-dere alle esigenze e alla domanda dismaltimento di ogni Comune. E’ impor-tante dunque realizzare campagne in-formative sullo smaltimento e riciclag-gio in ogni scuola e centro comunaledel territorio campano, per poi adope-rarsi a renderlo effettivo attraverso la rac-colta porta a porta o la costruzione diapposite isole ecologiche che, inizial-mente sono di sicuro un’ingente spesaper gli enti pubblici, ma che nel lungoperiodo saranno con certezza un puntoin più in merito ad immagine, prestigio erisorse del territorio stesso. E come nonparlare poi dell’importanza che hanno iCentri di Stoccaggio, gli impianti di CDRe i Termovalorizzatori che, oltre a elimi-nare il terribile fantasma dell’emergen-za rifiuti che incombe ormai da anni sudi noi, sono anche lo strumento di pro-duzione di energia e quindi ancora mag-giori risorse. Bisogna capire che l’unicomodo di ricucire tale ferita è mutare ilmero rifiuto in risorsa!

Campania felix?

Il consumismo porta a comprare sem-pre più cose, spesso inutili ma rese utilidalle pubblicità, che vanno prodotte, estimola a produrre e inventare semprenuove cose inutili, e questo tipo di “pro-gresso” è quello veramente dannoso,favorito anche dal capitalismo che nonpensa al resto della società, ma solo albeneficio del capitalista stessoOvvia-mente poiché non si può tornare indie-

tro, sarebbe opportuno che quelli chehanno i soldi meditassero un po’ al fattoche senza pianeta il denaro non credoserva a molto, e quindi adeguare gli im-pianti delle industrie al protocollo di Kyo-to e alle altre normative, sarebbe ancheloro interesse. Comunque ecco la sin-tesi di alcune delle cose che secondome si dovrebbero fare: 1)Eliminare lefonti di energia non rinnovabili e sosti-tuirle in breve tempo con quelle rinnova-bili, eliminando anche le crisienergetiche.2)Eliminare i materiali ed iprocessi produttivi inquinanti sostituen-doli con altri ecocompatibili, in particola-re i derivati del petrolio. 3)Favorire la ri-cerca che può portare nuovi progressiper l’uomo in ogni campo, anche quello

ambientale. 4)Non segregare gli animaliin zoo e gabbie ma invece aumentare ilverde e permettere a tutti gli animali diavere un ambiente accogliente ma so-prattutto simile al loro originale. 5)Ripu-lire le acque e bloccare ogni scarico fuo-ri norma. 6)Punire severamente chi nonrispetta le leggi ambienali. 7)Favorirel’edilizia ecocompatibile. Aumentare l’in-formazione verso il grande pubblico suitemi ambientali. 8)Eliminare la piroma-nia e gli incendi dolosi creando sistemipiù efficaci di allarme e punendo dura-mente i piromani e gli incendiari. 9)Con-trollare la caccia (favorendo i cacciatorionesti e punendo i bracconieri). 10)Con-trollare l’inquinamento luminoso, acu-stico dell’acqua e dell’aria.

Ecco il decalogo Ecco il decalogo Ecco il decalogo Ecco il decalogo Ecco il decalogo

.

.

Governi,associazioni ed

istituzioni:

In India produzione record di rifiuti hi-te-chL’India ha prodotto nel 2007oltre330mila tonnellate di rifiuti da computere parti elettroniche in disuso, contribuen-do al progressivo inquinamento delpaese.Una situazione grave,anzi gravis-sima se si pensa che è destinata a peg-giorare. Nel 2011, infatti, secondo le pre-visioni, l’India raggiungerà quasi le cin-quecentomila tonnellate annue di rifiutidi materiali elettrici ed elettronici, comecomputer, televisioni e telefonicellulari.Oltre alle trecentomila tonnella-te “ufficiali” di rifiuti inoltre, in India entre-rebbero anche ogni anno circa cinquan-tamila tonnellate di rifiuti illegalmenteimportati nel paese. Di tutti questi, poi,solo circa 19.000 tonnellate sono rici-clabili soprattutto a causa delle poche ecarenti strutture per le operazioni di rici-claggio.

Una cattiva notizia(Fonte: La Nuova Ecologia)

Pechino promuoverà lo sviluppo dellerisorse “non convenzionali” per la pro-duzione di energiaLa Cina incoraggera’l’esplorazione e la produzione di risorseenergetiche non convenzionali, comel’argillite petrolifera e il gas naturale idra-to, in accordo con le linee guida 2007sulla ristrutturazione industriale. Lo svi-luppo di queste riserve non convenzio-nali dovrebbe essere supportato da pre-stiti e agevolazioni fiscali nei prossimianni, secondo fonti della Commissionenazionale sullo Sviluppo e le Riforme.Secondo un recente studio del BostonConsulting Group la Cina ha espressola disponibilita’ di cooperare con multi-nazionali energetiche per lo sviluppo diriserve non convenzionali per accresce-re gli approvvigionamenti e di promuo-vere la sicurezza energetica nel Paese.Lo studio rivela che i depositi di argillitepetrolifera in Cina equivalgono a circa 2mila miliardi di tonnellate.

Una buona notizia(Fonte: Repubblica)