Pianeta Terra - giugno 2010

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10 anno 7° giugno 2010 Sped. in a. p. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Napoli a quando delle idee? IL PIANETA TERRA Cosimo d’Ayala Valva vento a stelle e strisce Sergio Ferraris la rete intelligente Giampiero Castellotti silenzio, parla la natura

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rivista su energie rinnovabili e ambiente

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10anno 7° giugno 2010

Sped. in a. p. - 45% - Art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Napoli

a quando delle idee?

IL PIANETATERRA

Cosimo d’Ayala Valva vento a stelle e strisce

Sergio Ferrarisla rete intelligente

Giampiero Castellottisilenzio, parla la natura

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edito

riale

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sommario10IL PIANETA

TERRA

Mensile di informazione e culturadell’Ambiente, dell’Energiae delle Fonti Rinnovabili

Anno 7 - giugno 2010 - N° 10

Direttore responsabileCiro Vigorito

RedazioneGPS srlVia Luigi Fricchione, 2783100 Avellino - Tel 0825 784516e-mail: [email protected]

Progetto grafico e impaginazionegdmassociati.comStampa - Grafica Nappa - Aversa (CE)

Hanno collaborato a questo numero:Ida Cappiello, Maurizio Carucci, Giampiero Castellotti, Sergio Ferraris, Daria Palminteri, Silvia Perdichizzi, Simone Togni, Cosimo D’Ayala Valva, Ciro Vigorito.

EditoreGPS srlVia Luigi Fricchione, 2783100 Avellino - Tel 0825 784516e-mail: [email protected]

Registrazione n. 66 del 05/06/2003presso il Tribunale di Napoli

Garanzia di riservatezza.L’Editore garantisce la massima riservatezza dei datiforniti dagli abbonati e la possibilità di rettifica ocancellazione dei suddetti (legge n. 675/96)

prodotto stampato su carta FSC

anno 7° giugno 2010

a quando delle idee? 5di Simone Togni

stop alla dia in luogo dell’autorizzazione unica 10di Daria Palminteri

uno sguardo sul mondo 15di Silvia Perdichizzi

vento a stelle e strisce 19di Cosimo d’Ayala Valva

NEWSLETTER ANEV

- Giornata mondiale del vento 2010- Salvaguardare il sistema che rischia il collasso- ANEV chiede lo stralcio dell’art.45 del d.l. 78/2010- Lettera ANEV al Ministro Tremonti, ai membri delle commissioni parlamentari e alla presidente di confindustria- Prossimi appuntamenti

la rete intelligente 32di Sergio Ferraris

idee verdi in concorso 37di Maurizio Carucci

edifici di classe … a 41di Ida Cappiello

silenzio, parla la natura 45di Giampiero Castellotti

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di Simone Togni

L’estemporanea decisione di introdurre nel Decreto Legge 31

maggio 2010, n.78 – “Misure urgenti in materia di stabilizzazione

finanziaria e di competitività” l’articolo 45 che abroga le previ-

sioni normative che impongono al GSE le modalità di riacquisto

dei Certificati Verdi invenduti a causa del mancato adempimento

governativo di adeguare la crescita delle Fonti Rinnovabili in Ita-

lia in linea con gli impegni assunti dall’Italia medesima in Euro-

pa, è il segnale che una maggioranza non esiste sulle tematiche

ambientali.

Se infatti il Ministro dello Sviluppo Economico ha deciso non più

tardi della fine di dicembre 2008 di ampliare per un triennio tale

meccanismo, e se tale previsione ha consentito perfettamente di

risolvere l’eccesso di offerta dei CV e di riallineare i valori di mer-

cato di tali titoli, nonché di recuperare il disallineamento domanda

offerta, questo sarebbe da solo sufficiente a far credere che una

linea su tale tema esisteva, così come un’attenzione ai meccani-

smi di sostegno del settore allo sviluppo delle rinnovabili. Invece

dopo lo spostamento dell’obbligo sui distributori, intervento di

per sé né buono né cattivo, e il suo ritorno ai produttori passando

per una proroga di un anno e tutto senza neppure essere stato

mai applicato, si è pensato di abrogare una norma piccina di un

meccanismo complesso credendo di risparmiare qualche soldo, o

forse per il solo fatto che sembrava inutile. Infatti come spesso

accade quando si da la caccia alle streghe, visto che non esistono,

si finisce per colpire quello che capita a portata di mano, nel caso

specifico le rinnovabili. Tale bersaglio, immagino, si sia materializ-

zato di fronte alla furia del legislatore assetato di risorse, a causa

della campagna di demonizzazione che taluni soggetti e organi di

informazione hanno portato avanti negli ultimi anni, denigrando

senza ragione una fonte pulita, rinnovabile e infinita con calunnie

e informazioni destituite di fondamento.

Quanto successo, evidenzia che a volte la politica, anche quella

a quando delle idee ?riforme, controriforme e manovre:

5

“si è pensato di abrogare una norma piccina di un meccani-smo complesso credendo di risparmiare qualche soldo, o forse

per il solo fatto che sembrava inutile.”

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energetica, vive di estemporanei interventi di pancia, che

nel caso specifico hanno evidentemente come risultan-

za un danno economico ingentissimo, calcolato dalle

banche in quasi 7 miliardi di euro tra investimenti che

falliscono per impianti già realizzati e quelli che saltano

per finanziamenti in corso di erogazione, il tutto accom-

pagnato da decine di migliaia di posti di lavoro a rischio

e ripercussioni gravi sulla credibilità del nostro sistema

Paese.

L’incredulità espressa da parte di molti, quasi tutti per

fortuna, di fronte a tale norma, ha peraltro evidenziato

come da più parti si sia iniziato a comprendere quanto

sia importante il comparto delle Rinnovabili, e quanto sia

strategico lo stesso in un momento di crisi economica e

industriale che attanaglia il mondo, fatto salvo tra i po-

chi, proprio questo settore che stava infatti anche in Italia

svolgendo una funzione anticiclica.

Venendo al punto della norma introdotta con l’Art. 45

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della Manovra, che abroga un meccanismo di salvaguardia per

gli investitori, la cosa che lascia completamente basiti è che il

legislatore abbia ritenuto di eliminare una norma che tutela gli

industriali da una inadempienza del medesimo Governo. In prati-

ca infatti il meccanismo dei Certificati Verdi si basa su un prezzo

espressione di valore di mercato determinatosi sulla piattaforma

del Gestore del Mercato Elettrico. Tale prezzo si definisce ovvia-

mente nell’incontro tra domanda e offerta, ma se da una parte

la domanda è fatta dal Ministero con un Decreto del Ministero

dello Sviluppo Economico, l’offerta viene fatta dalla produzione

reale di energia elettrica da Fonti Rinnovabili. E si da il caso che

il Ministero non abbia più adeguato tale quota da molto tempo

e pertanto l’eccesso di offerta si sia verificato artificiosamente e

non sulla base di un adeguato meccanismo di correzione. Infatti

“Venendo al punto della norma introdotta con l’Art. 45 della Manovra, che abroga un meccanismo di salvaguardia per gli

investitori, la cosa che lascia completamente basiti è che il legislatore abbia ritenuto di eliminare una norma che tutela gli

industriali da una inadempienza del medesimo Governo.“

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la norma abrogata prevedeva che proprio in situazione di manca-

to adeguamento della quota d’obbligo della domanda e nei limiti

del raggiungimento degli obiettivi volontariamente assunti dal

Governo italiano in sede Comunitaria al 2020, il GSE avesse fun-

zione di compensare eventuali fluttuazioni di domanda e offerta

di CV per evitare speculazioni. Inoltre l’assurdità di tale interven-

to è anche determinato dalla tempistica in cui viene proposto,

infatti nel frattempo che al Senato si dibatte della conversione

del D.L. 78/10, il Ministero ha pubblicato per le consultazioni il

Piano di Azione sulle Rinnovabili, previsto nell’ambito degli im-

pegni con Bruxelles, nel quale si indica in 28,9% il dato elettri-

co al 2020 necessario da Fonti Rinnovabili per ottemperare agli

obblighi vincolanti previsti dalla Direttiva Comunitaria, e inoltre

si indica come necessario al fine di raggiungere tale importante

risultato degli interventi sul meccanismo di incentivazione neces-

sari a stabilizzare e rendere efficaci tali sistemi nel medio lungo

periodo, esattamente il contrario di quanto fatto. Ciò detto ancor

più incomprensibile è il fatto che nello stesso ambito di recepi-

mento della Direttiva Fonti Rinnovabili (cosiddetta 20/20/20) il

Governo dovrà per espresso richiamo della stessa provvedere alla

rimodulazione di tutti i sistemi di sostegno alle Fonti Rinnovabili

al fine di consentirne una efficacia e una funzionalità in linea con

il necessario raggiungimento degli obiettivi assunti. Peraltro il

termine per il recepimento di tale Direttiva è fissato al 5 dicembre

del 2010. Tutto ciò premesso sembra sempre più necessario che

tematiche tanto complesse come quelle relative all’energia, non

possano essere lasciate in mano ad azioni estemporanee e non

legate all’interno di un disegno organico che ne decida nel medio

e lungo periodo interventi di aggiustamento e di stimolo ma sem-

pre nell’ambito dell’interesse nazionale. Una politica energetica

chiara, che individui e raggiunga obiettivi

efficaci, è quello di cui il nostro Paese ha

bisogno come e più di ogni altra cosa, per

la sicurezza, per l’economia, per l’industria e per l’ambiente, con-

tinuare a creare inefficienze genera solo perdite di soldi e di occa-

sioni, che poi non possono essere addossate al comparto quando

è tutto il settore ad esserne vittima.

“il Governo dovrà per espresso richiamo della stessa provvedere alla rimodulazione di tutti i sistemi di sostegno alle Fonti Rinnovabili al fine di consentirne una efficacia e una funzionalità in linea con il necessario raggiungimento degli obiettivi assunti.“

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associated with

CEDELT S.p.a. è un’Azienda certificata UNI EN ISO 9001:2000 operante da oltre 30 anni nel settore della progettazione, costruzione e manutenzione di impianti di distribuzione di energia elettrica in alta, media e bassa tensione e nella realizzazione di centrali elettriche da fonte eolica. L’esperienza maturata in questi anni di attività, rinnovandosi e allineandosi alle novità tecnologiche e di mercato, ha reso la CEDELT una delle aziende più accreditate in questo settore a livello nazionale.

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La Corte Costituzionale boccia Puglia e Calabria

di Daria Palminteri

La Corte Costituzionale, con sentenza del 26 marzo 2010, n. 119

a seguito del ricorso presentato dal Tar Bari e dal Governo ita-

liano, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dei commi 1 e 2

dell’art. 3 della Legge Regionale Puglia n. 31/2008, che consenti-

vano l’autorizzazione mediante DIA degli impianti di produzione

di energia da fonti rinnovabili fino alla potenza di 1 MWe, com-

presi gli impianti eolici realizzati dagli enti locali o quelli finaliz-

zati all’autoconsumo. Con detto art. 3, la Regione aveva derogato

alle previsioni dell’art. 12 del D. Lgs. n. 387/2003 e della tabella

A allegata al decreto, che per ogni tipologia di impianto hanno

fissato le soglie di potenza per le quali è possibile ricorrere al

procedimento della denuncia di inizio attività in luogo di quello

di autorizzazione unica. La legge regionale 31 del 2008 aveva

stop alla dia in luogo dell’autorizzazione unicaeolico

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infatti innalzato le soglie massime di potenza per la realizzazione

di impianti di produzione d’energia da fonti rinnovabili; tali soglie

erano e sono stabilite dal Decreto Legge n. 387 del 2003. Maggio-

ri soglie di potenza, ha ribadito la Corte Costituzionale, possono

essere individuate solo con decreto del Ministro dello Sviluppo

Economico, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tu-

tela del Territorio e del Mare, d’intesa con la Conferenza Unifi-

cata, senza che la Regione possa provvedervi autonomamente.

Per soglie superiori a quelle previste dalla Stato, la costruzione

e l’esercizio degli impianti da fonti rinnovabili, nonché le opere

connesse, sono soggetti all’Autorizzazione Unica, un procedimen-

to di autorizzazione più complesso, che coinvolge la Regione, i

Comuni e numerosi altri enti, nel rispetto delle normative vigenti

in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del

patrimonio storico-artistico.

La norma regionale si porrebbe in primo luogo in contrasto con

stop alla dia in luogo dell’autorizzazione unica 11

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l’art. 117, terzo comma, della Costituzione, violando il riparto di

competenza legislativa fra Stato e Regioni e quindi la normativa

statale che prevede che qualsiasi aumento della soglia di potenza

per l’applicabilità o meno del regime autorizzatorio mediante DIA

possa essere disposto solo con decreto del Ministero dello Svilup-

po Economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente, previa

intesa con la Conferenza Unificata Stato Regioni. Essa, inoltre, le-

derebbe gli art. 3 e 41 della Costituzione, creando una procedura

recante un vantaggio competitivo a favore di alcuni soggetti, non

giustificato da ragioni di interesse pubblico o di riallineamento fra

concorrenti, con lesione del principio di uguaglianza e del princi-

pio di libertà di iniziativa economica.

La Regione Puglia ha sottolineato che l’intervento legislativo

regionale troverebbe adeguata giustificazione nel ritardo dello

Stato Italiano nel convocare la Conferenza Unificata Stato Re-

gioni prevista per l’adozione delle linee guida stabilite dal d.lgs.

387/2003 ed ha così sostenuto che sussistendo una potestà legi-

slativa concorrente tra Stato e Regioni in materia di produzione

di energia, l’inerzia da parte del legislatore nazionale non può

paralizzare l’attività legislativa delle Regioni, giustificando l’in-

tervento legislativo regionale.

La maggior parte delle censure sollevate dallo Stato sono state

accolte dalla Corte: in sintesi, la norma regionale sarebbe ille-

gittima in quanto maggiori soglie di capaci-

tà di generazione e caratteristiche dei siti di

installazione per i quali si procede con la di-

sciplina della DIA possono essere individuate

solo con decreto del Ministro dello sviluppo

economico, di concerto con il Ministro dell’Ambiente, d’intesa con

la Conferenza unificata, senza che la Regione possa provvedervi

autonomamente.

La Corte ha altresì sottolineato come, pur non trascurandosi la

rilevanza che, in relazione agli impianti che utilizzano fonti rinno-

12

“La Corte ha altresì sottolineato come, pur non trascurandosi la rilevanza che, in relazione agli impianti che utilizzano fonti rinnovabili, riveste la tutela dell’am-biente e del paesaggio, occorre riconoscere prevalente risalto al profilo afferente alla gestione delle fonti energetiche in vista di un efficiente approvvigionamento

presso i diversi ambiti territoriali”

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vabili, riveste la tutela dell’ambiente e del paesaggio, occorre ri-

conoscere prevalente risalto al profilo afferente alla gestione del-

le fonti energetiche in vista di un efficiente approvvigionamento

presso i diversi ambiti territoriali: diversamente, l’adozione, da

parte delle Regioni, nelle more dell’approvazione delle linee gui-

da previste dall’art. 12 del d.lgs. n. 387 del 2003, di una disciplina

come quella oggetto di censura provoca l’impossibilità di realiz-

zare impianti alimentati da energie rinnovabili in un determinato

territorio, dal momento che l’emanazione delle linee guida nazio-

nali per il corretto inserimento nel paesaggio di tali impianti è da

ritenersi espressione della competenza statale di natura esclusiva

in materia di tutela dell’ambiente. L’assenza delle linee guida na-

zionali non consente, dunque, alle Regioni di provvedere autono-

mamente alla individuazione di criteri per il corretto inserimento

degli impianti alimentati da fonti di energia alternativa.

Va affermata, peraltro, la necessità, al fine del perseguimento

della esigenza di contemperare la diffusione degli impianti da

energie rinnovabili con la conservazione delle aree di pregio am-

bientale, che lo Stato assuma l’iniziativa di attivare la procedura

di cooperazione prevista per l’elaborazione delle linee guida.

Come noto, la pronuncia di incostituzionalità di una legge com-

porta la disapplicazione della stessa, dando luogo ad un fenome-

no, sul piano degli effetti, più forte della semplice abrogazione

della norma, avente di regola efficacia ex nunc, comportando

viceversa l’annullamento della norma che, normalmente, produce

effetti ex tunc, e cioè a partire da quando la norma incostituzio-

nale era entrata in vigore. Pertanto, la norma dichiarata “costitu-

zionalmente illegittima” deve essere disapplicata con effetti ex

nunc e con efficacia ex tunc. La legge incostituzionale dovrà

essere immediatamente disapplicata per i rapporti non an-

cora costituiti, nuovi, o in corso di costituzione o di perfezio-

namento o caratterizzati da difetti, vizi, irregolarità che

possono essere opportunamente denunciate, o tali

da costituire motivo di impugnazione nelle op-

portune sedi.

Improcrastinabile, dunque, l’esigenza di offri-

re agli investitori la possibilità di operare in

un quadro di certezze ed al riparo da ambi-

gue interpretazioni dei disposti normativi.

Con sentenza 124/2010, come successo

precedentemente in Puglia, la Consulta, inter-

pellata dal Presidente del Consiglio dei Ministri, ha dichiarato la

parziale illegittimità delle Leggi della Regione Calabria 38/2008

e 42/2008, contestando alla stessa la possibilità di le-

giferare sulla potenza degli impianti o le caratteristiche

dei siti di installazioni per le quali applicare la procedura

semplificata, competenza che spetta invece ai Ministeri di intesa

con la Conferenza Unificata. Ha dichiarato incostituzionale l’elen-

co di impianti con potenza nominale inferiore o uguale a 500 kW

soggetti alla sola disciplina della denuncia di inizio attività, consi-

derando altresì contraria al principio della libera concorrenza l’in-

troduzione del regime semplificato della DIA solo per gli impianti

destinati all’autoconsumo, negato per gli altri con diversa finalità

ma uguale impatto sul territorio.

In conclusione, ciò che emerge dalle pronunce della Corte, a ben

vedere, è un giudizio negativo sulla burocrazia italiana. Appare di

tutta evidenza come non sia più tollerabile che in Italia non si fac-

cia ancora chiarezza in una materia strategica per settori fonda-

mentali per il nostro sviluppo, come e’ quella delle energie pulite.

Mentre Stato e Regioni si fronteggiano su conflitti di competenza

normativa, il nostro Paese perde posizioni rispetto all’Europa.

Questa incertezza amministrativa crea un danno gravissimo

all’Italia, con il rischio di respingere diversi investitori stranieri

che hanno dichiaratamente mostrato interesse ad operare nel no-

stro Paese e si penalizza, nel contempo, uno dei settori industriali

italiani più promettenti, quello delle energie rinnovabili, suscetti-

bile di contribuire ulteriormente ad offrire soluzioni che agevolino

il nostro Paese ad affrontare la crisi economica

ed occupazionale dell’attuale momen-

to storico.

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“Improcrastinabile, dunque, l’esigenza di offrire agli investitori la possibilità di operare in un quadro di certezze ed al riparo da ambigue

interpretazioni dei disposti normativi”

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di Silvia Perdichizzi

Pensare globalmente, agire localmente. E’ questo il mantra am-

bientalista che viene in mente leggendo i numeri ed osservando

gli esempi della fotografia di un’Italia sostenibile scattata dal

quinto Rapporto “Comuni Rinnovabili” di Legambiente.

“E se fosse proprio il territorio il laboratorio di una rivolu-

zione energetica incentrata sulle fonti rinnovabili?” si legge

nella premessa del dossier. “A guardare quello che sta accaden-

do nei Comuni italiani sembrerebbe proprio di Sì. Sono decine di

migliaia, infatti, gli impianti installati negli ultimi anni, migliaia i

progetti in corso di realizzazione che stanno dando forma a un

nuovo modello di generazione distribuita”. Del resto, se si ragio-

na con le attuali tecnologie, occorre partire dalle risorse presenti

nei diversi territori, guardare alla domanda di energia di case,

uffici e aziende, per capire come soddisfare, con le soluzioni più

15uno sguardo sul mondo

La crescita dei comuni rinnovabili per le diverse fonti

anno solare termico solare fotovoltaico eolico mini

idroeletrico biomassa geotermia totale

2006 108 74 118 40 32 5 356

2007 268 287 136 76 73 9 1.262

2008 390 2.103 157 114 306 28 3190

2009 2.996 5.025 248 698 604 73 5.591

2010 4.064 6.311 297 799 788 181 6.993

“Sono decine di migliaia, infatti, gli impianti installati negli ultimi anni, migliaia i progetti in corso di realizzazione che stanno dando forma a un nuovo modello di generazione distribuita”

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adatte ed efficienti, utenze collegate da una rete moderna che

permette di scambiare energia.

Il Rapporto mostra, dunque, un Paese che naviga verso le rinno-

vabili in modo sempre più crescente e i dati parlano chiaro: oggi

sono 6.993 i Comuni in Italia dove è installato almeno un impian-

to, contro i 5.580 dello scorso anno e i 3.190 del 2008. In pratica

le fonti pulite, che fino a 10 anni fa interessavano con il gran-

de idroelettrico e la geotermia le aree più interne e, comunque,

una porzione limitata del territorio italiano, oggi sono presenti

nell’86% dei Municipi. In particolare sono 6.801 quelli che hanno

investito nell’energia solare, 799 nel mini-idroelettrico, 788 quel-

li che utilizzano biomasse, 297 i Comuni che hanno puntato sul

vento e 191 sull’energia geotermica.

Ma l’aspetto forse più importante che emerge dalla mappa trac-

ciata da Legambiente consiste nella risposta al fabbisogno ener-

getico: “attraverso nuovi impianti eolici, geotermici, idroelettrici,

da biomasse – leggiamo nel Rapporto - già oggi sono centinaia i

Comuni in Italia che producono più energia elettrica di quanta ne

consumano. Grazie a queste installazioni si sono realizzati nuovi

posti di lavoro, portati servizi e creato nuove prospettive di ricerca

applicata oltre, naturalmente, al raggiungimento di un maggiore

benessere e di una migliore qualità della vita”. Non solo, tra i

Comuni italiani presi in considerazione, è stato calcolato che ben

825 sono riusciti attraverso una sola “nuova” fonte rinnovabile a

produrre più energia di quanta ne consumino le famiglie residen-

ti. Ma sono 15 quelli che si sono distinti per i risultati raggiunti,

diventando al “100% rinnovabili” per i fabbisogni sia elettrici che

termici, rappresentando così, anche a livello internazionale “il mi-

glior esempio di innovazione energetica e ambientale”. Sul podio,

Sluderno, un piccolo paese della provincia di Bolzano che è riu-

scito, con 960 metri quadrati di pannelli solari termici e 512 Kilo-

watt di pannelli fotovoltaici installati sui tetti di case e aziende, 4

micro-impianti idroelettrici, uno eolico da 1,2 Megawatt e diversi

impianti da biomasse locali e da biogas, a dire addio completa-

mente alle fonti fossili e a soddisfare il bisogno energetico anche

di due Comuni limitrofi. A far compagnia a Sluderno, Dobbiaco e

Prato allo Stelvio, entrambi sempre del bolzanese, area di cui fan-

no parte ben 10 delle amministrazioni premiate. Quest’anno, poi,

l’indagine di Legambiente si estende anche alle province,

con il trionfo annunciato di Grosseto che, nonostante fos-

se già 100% rinnovabile per la parte elettrica, ha conti-

nuato ad investire nelle nuove tecnologie puntando, oltre che sul

geotermico anche sull’eolico, il mini-eolico e su nuovi impianti a

biomassa.

Di particolare interesse anche i primati raggiunti nelle singole

“fonti” per il cui calcolo, il dossier “Comuni Rinnovabili 2010”, ha

considerato il rapporto tra la diffusione e il numero di residenti,

comuni 100% rinnovabili

pr comune STmq

SFkW

EOLICOkw

IDROkW

GEOMWe

GEOMWt

biogaskWe

biogaskWt

BIOMASSAkWe

TRLMWth/a

1 BZ Sluderno 960 512 400 232 0 0 700 0,75 500 13646

1 BZ Dobbiaco 1270 378 0,00 1279,7 0 0 132 0 20000 3100

1 BZ Prato allo stelvio 1100 1833,6 1200 2050 0 0 400 1,4 0 13000

1 BZ Vipiteno 2433,70 395,5 20 3215,4 0 0,018 0 17,6 0 54000

1 BZ Brunico 90 942,60 0 4390 0 0 0 1,5 34000 66882

1 AO Morgex 30,10 19,7 0 1120 0,023 0 0 0 8794 15502

2 AO Pollein 4 2,7 0 41,8 0 0 0 0 4200 5831

2 BZ Lasa 1260 860 0 932,9 0 0 0 0 6000 15105

2 BZ Glorenza 0 82,2 400 31,7 0 0 70 0 0 14571

2 TN Cavalese 520 177,8 0 160 0 0 0 0 500 31000

2 TN Fondo 540 14 0 39 0 0 0 0 240 5400

3 BZ Racines 0 666,4 0 3359,1 0 0 0 0 45 28981

3 BZ Monguelfo 0 48 0 2886 0 0 100 0 0 18502

4 AO Prè-Saint-Didier 21 0 0 189,7 0 0 0 0 31 8918

5 BZ Stelvio 0,00 2,96 0 0 0 0 0 0 540 12640

Fonte: Rapporto “Comuni Rinnovabili 2010” di Legambiente.

“attraverso nuovi impianti eolici, geotermici, idroelettrici, da biomasse – leggiamo nel Rapporto - già oggi sono centinaia i Comuni in Italia

che producono più energia elettrica di quanta ne consumano”

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proprio per evidenziare le potenzialità delle rinnovabili nel soddi-

sfare i fabbisogni delle famiglie. In particolare, tra i 6.801 Comuni

solari si sono distinti per il fotovoltaico quello di Craco (Mt), con

una diffusione di oltre 542 KW ogni 1.000 abitanti, per il solare

termico, Fiè allo Sciliar (Bz), con una media di 1.152 mq/1.000 abi-

tanti. Sono, invece, 297 i Comuni dell’eolico (192 dei quali risulta-

no autonomi dal punto di vista della produzione), 181 quelli della

geotermia, in grado di fornire energia a quasi più di due milioni

e mezzo di famiglie, mentre per il mini-idroelettrico ben 799 Mu-

nicipi presentano sul loro territorio almeno un impianto per una

potenza complessiva di 715 MW. Per quanto riguarda l’energia

dal vento, il 2009 ha rappresentato in particolar modo un anno di

straordinario sviluppo, con oltre 1.287 Megawatt di nuove instal-

lazioni e un incremento del 25% rispetto all’anno precedente. Gli

oltre 5 mila MW di eolico installato nel nostro Paese producono

ad oggi energia elettrica pari al fabbisogno di oltre 4 milioni di

famiglie, evitando di immettere in atmosfera circa 4,7 milioni di

tonnellate di CO2. Questi numeri sono importanti perché portano

con sé significativi benefici in termini ambientali ma anche oc-

cupazionali ed economici. Secondo uno studio di Anev e Uil, nel

2007 erano 13.630 i posti di lavoro generati direttamente o indi-

rettamente dal settore eolico. Portando la produzione di energia

dal vento a 16.200 Megawatt entro il 2020 (potenziale stimato

da Anev), questo settore potrebbe creare complessivamente oltre

66 mila nuovi posti di lavoro.

“Nel 2009 la crescita delle fonti rinnovabili è stata fortissima

(+13% di produzione) - ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, pre-

sidente dell’associazione del Cigno -. Ora occorre puntare con for-

za in questa direzione e capire quanto sia nell’interesse del Paese

raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea al 2020, per

la riduzione delle emissioni di CO2 e la crescita delle rinnovabili”.

I numeri, le storie raccontate da questo Rapporto dimostrano che

questi target sono a portata di mano

e che sono soprattutto vantaggiosi:

coloro che hanno installato impianti

solari termici e fotovoltaici o che sono collegati a reti di te-

leriscaldamento, pagano bollette meno salate, in località dove

l’aria è più pulita. “Ma per dare forza a questa prospettiva - ha

aggiunto Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente

- occorre dare finalmente certezze al settore e stabilire regole e

condizioni utili ad innescare un ciclo virtuoso per non mancare

all’appuntamento con Bruxelles, a cui va presentato entro Giu-

gno 2010 il Piano di azione nazionale “. E sul dossier sono a tal

fine indicati gli interventi indispensabili e più urgenti. Qualche

esempio? Semplificare le procedure, rinnovare gli incentivi in

conto energia per il solare fotovoltaico (di grande successo e in

fase di scadenza), dare una maggiore forza al settore del solare

termico e un nuovo impulso agli interventi di risparmio energeti-

co (con il 55% di detrazione fiscale) che termineranno nel 2010,

puntare con convinzione sull’innovazione energetica degli edifici.

I Comuni rinnovabili sono un perfetto modello della direzione ver-

so cui si deve guardare per ragionare di energia in Italia: partire

dal territorio per comprendere la domanda di energia e fornire la

risposta più adatta, pulita ed efficiente. Pensare globalmente e

agire localmente, appunto.

“Gli oltre 5 mila MW di eolico installato nel nostro Paese producono ad oggi energia elettrica pari al fabbisogno di oltre 4 milioni di famiglie, evitando di immettere in atmo-

sfera circa 4,7 milioni di tonnellate di CO2”

Page 18: Pianeta Terra - giugno 2010

Trevi Village. Le tue vacanze

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Complesso turistico a quattro stelle completamente rinnovato nell'anno 2003, è situatoa ridosso della costa tirrenica calabrese tra Amantea e Campora San Giovanni (CS). Ilvillaggio inserito in un giardino di palme, cactus e macchia mediterranea, rispecchial'architettura locale creando un suggestivo "borgo di cottage" composto da circa 100camere. Il complesso si estende su di un'area di circa 40.000 mq avente un fronte di 600mt. di spiaggia sabbiosa, con alle spalle la ferrovia e la SS 18. Facilmente raggiungibilecon uscita a Falerna sulla autostrada A3. Stazione ferroviaria ad Amantea e aereoportoa 25 Km di Lametia Terme.

Page 19: Pianeta Terra - giugno 2010

di Cosimo d’Ayala Valva

In questo periodo il connubio mare e Stati Uniti fa pensare esclu-

sivamente alla famigerata “marea nera” che sta invadendo le

Coste della Louisiana e che pare estremamente complesso fer-

mare in modo definitivo, mentre qui si vuole parlare, di eolico, e

precisamente di eolico off shore, ovvero in mare.

Ad oggi gli USA, il Paese leader per capacità eolica installata a

livello mondiale con oltre 35.000 MW (10.010 MW installati nel

2009) non ha nemmeno un kW installato sui propri fondali, men-

tre nord Europa e Cina stanno incrementando la loro capacità di

sfruttare la forza del vento presente sul mare, dove tipicamente si

riscontrano valori anemometrici rilevanti, non tanto in termini di

19

“Ad oggi gli USA, il Paese leader per capacità eolica installata a livello mondiale con oltre 35.000 MW (10.010 MW instal-lati nel 2009) non ha nemmeno un kW installato sui propri fondali, mentre nord Europa e Cina stanno incrementando la loro capacità di sfruttare la forza del vento presente sul mare”

vento a stelle e strisce

Page 20: Pianeta Terra - giugno 2010

20

velocità ma in termini di costanza della forza stessa.

E di costanza si può parlare anche in termini di volontà da parte

dei detentori del progetto “CapeWind” che dopo svariati anni di

attese e di lotte hanno ottenuto il via libera per la realizzazione

del parco eolico lungo le coste del Massachusetts vicino all’isola

di Nantucket, isola di fronte a Boston, residenza di molte facolto-

se famiglie Americane, tra cui i Kennedy.

Il parco eolico in questione, la cui costruzione dovrebbe inizia-

re nel 2012, sarà composto da circa 130 aerogeneratori per una

Potenza totale di 420 MW e si estenderà per una superficie pari

a quella di Manhattan, e sarà collegato alla rete elettrica in Mas-

sachusetts da due cavi a 115 kV (chiloVolt) posati sul fondale

marino lunghi 18 miglia ognuno, circa 29 km, ma la sua realizza-

zione è soggetta ad alcune condizioni imposte al fine di evitare

qualsiasi tipo di danno e di garantire il paesaggio.

L’iter burocratico di questo progetto dura da quasi dieci anni ed è

stato supportato in maniera decisa da Greenpeace, mentre pare

sia stato fortemente osteggiato dai Kennedy, la cui proprietà a

Nantucket avrebbe come visuale una parte del parco eolico in

questione.

Altri elementi che ne hanno ritardato l’iter sono state le ragioni di

alcune tribù indiane che si sarebbero opposte alla costruzione la-

mentando gli effetti negativi del parco eolico sulle loro preghiere

verso il sole e verso i loro defunti sepolti in mare, mentre altri op-

positori si sono arroccati su posizioni meno spirituali e più com-

merciali, come l’impatto sul valore commerciale degli immobili, i

danni all’avifauna, alle balene e all’aviazione in generale, mentre

il Senatore che ha preso il posto del defunto Kennedy, ha criticato

il progetto in quanto avrebbe comportato una ricaduta negativa

sul turismo e sulle risorse ittiche della zona.

Il rischio connesso ad un eventuale diniego al progetto off shore

in questione era il probabile ritiro di molti altri progetti in corso

di autorizzazione che avrebbero permesso agli USA di non es-

sere secondi a nessuno in merito agli impianti off shore, oltre al

fatto di mettere a rischio qualche migliaio di posti di lavoro e di

non ottenere il beneficio elettrico atteso e il beneficio ambientale

connesso di zero emissioni, argomenti molto importanti per l’am-

ministrazione che guida il Paese Nord Americano.

Infatti gli oltre 85.000 posti di lavoro interessanti il settore eolico

sono rilevanti, e l’anticiclicità del comparto rispetto alla crisi che

sta attanagliando il Paese, sono argomenti di assoluto rilevo a

favore del macrosettore rinnovabile che nel Paese è sovvenzio-

nato da un sistema di crediti fiscali convalidati dalla precedente

amministrazione.

“Il parco eolico sarà composto da circa 130 aerogeneratori per una Potenza totale di 420 MW e si estenderà per una superfi-cie pari a quella di Manhattan, e sarà collegato alla rete elettri-ca in Massachusetts da due cavi a 115 kV (chiloVolt) posati sul fondale marino lunghi 18 miglia ognuno, circa 29 km.”

Page 21: Pianeta Terra - giugno 2010

21

Tale sistema è conosciuto come PTC (Production Tax Credit) in-

trodotto dall’Energy Policy Act del 1992 e si basa su un credito

sulle imposte di 2,1 cent/kWh, ed è stato rinnovato nel febbraio

2009 per altri 3 anni fino al 31 dicembre 2012. Inoltre, i produttori

eolici possono scegliere di ricevere un 30% di credito d’imposta

“investimenti” ITC (Investment tax credit) al posto del PTC per

gli impianti entrati in esercizio nel 2009 e 2010, e comunque per

gli impianti in esercizio prima del 2013 se la costruzione è

iniziata prima della fine del 2010. Lo stesso sistema deno-

minato ITC è applicabile agli impianti eolici di piccole

dimensioni (entro i 100 kW) che riceveranno un cre-

dito di imposta del 30% sul costo totale dell’inve-

stimento. Tornando al progetto eolico CapeWind

si stima che creerà oltre 1.000 posti di lavoro

in fase costruttiva (2 anni) e oltre 150 in fase

di esercizio e la sua produzione permetterà un ri-

sparmio annuo di circa 570.000 tonnellate di carbone

oppure 427 milioni di litri di olio combustibile, o 280 mi-

lioni metri cubi di gas naturale. Come spesso accade o

è accaduto in molti settori dell’economia del sistema Italia, di

seguire i passi compiuti dagli Stati Uniti, si spera che, seguendo

la ciclicità degli eventi, si possa a breve poter seguire l’esempio

Americano e poter inaugurare anche nei nostri mari una serie di

parchi eolici off shore, anche se i nostri fondali presentano delle

caratteristiche diverse da quelle a largo di Nantucket, o a quelle

del Nord Europa, pertanto è verosimile che le stime dell’ANEV di

200 MW al 2020 di eolico in mare siano assolutamente attendi-

bili, e se tali previsioni sono coerenti come quelle per l’on shore

(su terraferma) si potrà con certezza affermare che si è raggiunto

un ottimo risultato per il nostro Paese. Appuntamento quindi al

2020, normativa permettendo!

“Tornando al progetto eolico CapeWind si stima che creerà oltre 1.000 posti di lavoro in fase costruttiva (2 anni) e oltre

150 in fase di esercizio e la sua produzione permetterà un ri-sparmio annuo di circa 570.000 tonnellate di carbone oppure

427 milioni di litri di olio combustibile, o 280 milioni metri cubi di gas naturale.”

Page 22: Pianeta Terra - giugno 2010
Page 23: Pianeta Terra - giugno 2010

Si è concluso il più grande, com-pleto, suggestivo e divertente Parco Eolico liberamente visitabile e sem-pre aperto fino al 20 giugno a Villa Borghese, Parco dei Daini, Roma. Da sabato 22 maggio è stato infat-ti aperto al pubblico il più gran-de parco tecnologico sull’energia rinnovabile da fonte eolica, tale EVENTO MONDIALE organizzato per l’Italia dall’ANEV durerà fino al 20 giugno a ROMA, presso il Par-co dei Daini della splendida Villa Borghese.Nelle quattro settimane il calenda-rio degli eventi è stato ricchissimo ed il Pala Energia ANEV, sempre visitabile lo spazio tecnologico, quello espositivo, le proiezioni dei filmati sull’eolico, sono stati dispo-nibili per tutto il periodo possibile giocare con i LEGO per imparare come funziona un aerogenerato-re, entrare dentro una navicella e toccare con mano una pala eolica, capire come funziona un anemo-metro! Nei fine settimana si sono susseguiti laboratori per i bambini e momenti di aggregazione per far loro capire quanti e quali siano i modi per sfruttare quest’energia pulita, inesauribile e trasparente,

che non inquina e che oltre a far-ci divertire ci consente di rispar-miare milioni di barili di petrolio equivalenti ogni anno. Durante la settimana si sono tenuti invece i convegni Istituzionali e i momenti di approfondimento tematici con i principali operatori del settore, le Istituzioni, gli Enti preposti e le As-sociazioni ambientaliste per appro-fondire il dibattito sul tema.Centrale il dibattito sulla traspa-renza e sulla legalità che per gli Associati all’ANEV hanno sempre rivestito questioni centrali nel-lo sviluppo dell’energia pulita da Fonte Rinnovabile Eolica. Lunedì 24 è stato inoltre inaugurato dalla madrina dell’Evento - Maria Gio-vanna Elmi - il PalaEnergia ANEV, e lo spazio della mostra fotografica, e delle opere d’arte legate all’ener-gia. All’interno del sito ANEV è stato possibile reperire i documen-ti informativi riguardanti tutti gli eventi calendarizzati, nelle sezioni Documenti informativi generali e Giornata Mondiale del Vento 2010 e sono state distribuite gratuita-mente le nuove mappe dell’Eolico in Italia. Il 15 giungo in occasione della giornata mondiale del ven-

to, l’ANEV ha diffuso i risultati completi e un’analisi dell’indagine demoscopica condotta sull’eolico dall’ISPO del Prof. Renato Man-nheimer. Nel convegno verranno analizzati dai maggiori esperti Nell’ambito delle attività della campagna ANEV per una corret-ta informazione sull’eolico, il 15 giugno nell’ambito del principale evento mondiale del settore eolico organizzato per l’Italia dall’ANEV, sono stati diffusi tutti i risultati dell’indagine demoscopica ISPO sull’eolico. La ricerca completa e articolata sulle tematiche di mag-gior interesse del settore, partendo dai dati già rilevati e noti di accet-tabilità, condivisione e percezione che gli italiani hanno di questa tec-nologia pulita, silenziosa e affida-bile, verranno invece approfondite le questioni troppo spesso oggetto di disinformazione sui mezzi di co-municazione di massa. Le domande specifiche hanno dato modo modo agli illustri rappresentanti delle istituzioni, di approfondire le mo-tivazioni e di dibattere sulle vere potenzialità di questa tecnologia, dopo aver sgombrato il campo dai falsi miti sull’eolico.

Aperto a villa borghese il parco tecnologico sull’eolico nell’ambito delle iniziative dell’ANEV per la

Giornata mondiale del vento 2010

energia pulitaNewsletter di ANEV associazione nazionale energia del vento

Sped. in abb. post. - art 2 comma 20/B, Legge 662/96 - Roma Anno 8 - Giugno 2010 - n° 10

Page 24: Pianeta Terra - giugno 2010

L’ANEV- Associazione Nazionale Energia del Vento che vede riuniti oltre 2.000 soggetti rappresentanti il comparto eolico nazionale in Ita-lia e all’estero (tra cui E- On, Sorge-nia, Acea Electrabel, IVPC, Ansaldo Sistemi Industriali, Erg Renew) lan-cia l’allarme ed esprime tutto il suo disappunto e la sua preoccupazione per le misure contenute nell’art. 45 (Terzo Titolo, Sviluppo e Infrastrut-ture) della manovra economica del Governo che se approvate metto-no in pericolo decine di migliaia di posti di lavoro nel settore del-le energie rinnovabili e la tutela dell’ambiente. La misura prevista dall’Art. 45 in-fatti abolisce, anche retroattiva-mente, l’unico meccanismo di ga-ranzia del sistema di sostegno alla crescita delle Fonti Rinnovabili, che serve invece proprio a tutelare il mercato e ad evitare speculazioni derivanti dall’oscillazione artificio-sa dei prezzi dei Certificati verdi.Il provvedimento proposto, da una prima analisi svolta, rischia seria-mente di compromettere le iniziati-ve in essere, che ricordiamo nel solo settore eolico (studio Uil-ANEV) al 2009 vedono occupati circa 25.000 lavoratori (con un incremento di circa 5.000 unità nel solo anno 2009), tra settore e indotto. Inol-tre la formulazione del medesimo Articolo 45 comprometterebbe tutti gli investimenti in corso di finan-ziamento nel settore delle rinno-vabili, che negli ultimi due anni è stato uno dei pochi anticiclici a consentire crescita occupazionale

nel nostro Paese.Estremamente grave è poi il fatto che tale sistema di stabilizzazione del mercato, fu introdotto a tute-la degli investitori nazionali SOLO in caso di un eventuale inadem-pimento del nostro Paese rispetto al raggiungimento degli obblighi liberamente assunti dall’Italia in sede Comunitaria.Tecnicamente l’abolizione dell’ob-bligo del riacquisto da parte del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) dei Certificati Verdi in eccesso in dote agli operatori delle rinnova-bili, potrebbe portare in assenza di un adeguamento coerente della quota d’obbligo, ad una sostanziale destabilizzazione del sistema e di conseguenza, da un punto di vista occupazionale, agli effetti disastro-si sopra richiamati e da un punto di vista ambientale ad un profon-do passo indietro per il progressivo abbandono di produzione di ener-gia da fonti rinnovabili nel nostro paese.Infatti alla certa fase di stallo nell’investimento in nuovi impianti con il conseguente blocco di nuove assunzioni, si aggiungerebbe una perdita di occupazione del settore e dell’indotto derivante dal sicuro default finanziario per le iniziative in essere che vedrebbero tagliati i ritorni economici necessari a ripa-gare gli investimenti.Tale provvedimento, che certamen-te presenta profili di illegittimità rispetto alla modifica retroattiva del sistema, andrebbe a generare sui progetti già in essere una grave

Rassegna stampa ANEV

per gli associatiA partire dal 1 aprile 2010 il dr. Luciano Pirazzi, dopo un trentennio è attivo il sevizio di rassegna stampa contenente gli articoli completi relativi al settore dell’eolico, consultabile da tutti gli associati ANEV di-rettamente dal sito. Il servizio completo e di facile consulta-zione consente agli associati all’ANEV di monitorare quo-tidianamente la stampa nazio-nale, locale ed internazionale, e inoltre la radio e la televi-sione nazionale, mettendo a disposizione il materiale di in-teresse delle aziende del set-tore, selezionato per il tramite di parole chiave generiche e specifiche. Il servizio on-line vedrà una prima fase di ope-ratività semplificata per poi vedere un più approfondito e sicuro meccanismo di consul-tazione riservato ai soci. Un servizio di Rassegna Stampa completo che ANEV offre ai propri associati come servizio direttamente consultabile dal sito web dell’ANEV e sempre aggiornato.

Manovra: ANEV chiede al governo di non bloccare gli investimenti nelle rinnovabili e di

Salvaguardare il sistema che rischia il collasso

Page 25: Pianeta Terra - giugno 2010

situazione di insolvenza i cui effetti sarebbero, oltre ai danni economici indicati in centinaia di milioni di euro e di perdita di livello occupa-zionale, anche i mancati benefici ambientali che a loro volta genere-rebbero al 2020 costi inaccettabili e insostenibili per il sistema Paese.Si segnala infine che l’effetto certo sui progetti in esercizio, genererà a valle del default finanziario, oltre

alle citate perdite di livello occu-pazionale anche perdita di capacità produttiva, e di produzione elettri-ca da Fonte Rinnovabile automati-camente derivante dal blocco delle iniziative, nonché una perdita di ri-torno per gli Enti locali interessati dai progetti che beneficiano di in-troiti legati alle iniziative presenti sul territorio.

A fronte di questo quadro di gra-vi ripercussioni, il beneficio per le bollette che tale intervento garan-tirebbe secondo i calcoli dell’Auto-rità per l’Energia Elettrica e il Gas, è di circa 6,7 all’anno per utenza domestica (nucleo famigliare di tre individui) per il 2010, già peraltro in sensibile riduzione rispetto al 2009 e in prospettiva sempre meno rilevante.

Gli effetti del provvedimento, che inciderebbero in maniera ingente su tale sistema e sui suoi equilibri occupazionali consolidati in oltre quindici anni di sviluppo, compor-terebbero una sostanziale incom-prensibilità della sua applicazio-ne, anche in virtù del rapporto tra quanto immediatamente risparmia-to nelle bollette rispetto al gettito

economico perso per i molti anni a venire.Per quanto sopra detto e anche alla luce del prossimo necessario inter-vento normativo di riordino del si-stema degli incentivi (previsto en-tro il dicembre 2010 dalla Direttiva Comunitaria), nonché alla luce del prossimo invio del Piano di Azione che l’Italia trasmetterà entro giu-gno a Bruxelles nell’ambito degli

obblighi comunitari della 20/20/20, ANEV chiede con forza che si evi-tino al nostro Paese ulteriori azio-ni destabilizzanti sul settore delle Fonti Rinnovabili, rivedendo tale intervento in ambito coerente con le altre iniziative e rimandando ogni azione ad un organico riordi-no dei meccanismi vigenti entro la fine dell’anno come già previsto.

Page 26: Pianeta Terra - giugno 2010

L’ANEV ha approfonditamente va-lutato gli effetti della abrogazione del meccanismo di salvaguardia per il sistema di incentivo delle Fon-ti Rinnovabili, contenuta nell’Art. 45 del Decreto 78/2010, valutando oltre agli effetti sugli impianti in

esercizio e in realizzazione, anche sugli investimenti in itinere. Le risultanze dell’analisi svolta, evidenziano che l’abrogazione di un meccanismo di garanzia intro-dotto dal Governo e applicabile solo in caso di una crescita della produzione elettrica da Fonti Rin-novabili inferiore a quella dell’ob-

bligo Comunitario al 2020 volon-tariamente sottoscritto dall’Italia e vincolante per il nostro Paese, comporterebbe gravissimi danni in termini occupazionali, economici, ambientali, senza comportare un corrispondente beneficio per i conti

dello Stato. Infatti il sistema di incentivazione delle Fonti Rinnovabili non viene sostenuto da incentivi pubblici, pe-raltro espressamente vietati dalla Legge vigente, e anzi il blocco delle iniziative in corso, come esito del default finanziario, comporterebbe una grave perdita di gettito fiscale,

oltre ai danni da calcolare derivanti della sanzioni pecuniarie che l’Eu-ropa comminerà ai Paesi inadem-pienti.La misura prevista dall’Art. 45 del D. L. 78/2010 peraltro agisce, per la tecnicità del sistema, anche retro-attivamente, scardinando l’intero meccanismo di sostegno alla pro-duzione elettrica, e pertanto impat-tando su una produzione elettrica da FR pari, nel 2009 per il solo settore eolico, a oltre 6,5 miliardi di kWh, la cui produzione, come quella delle altre Fonti Rinnovabili, viene seriamente messa a rischio con le gravi conseguenze citate in termini occupazionali oltre che economiche, e le inevitabili riper-cussioni sui Comuni ospitanti gli impianti.Il meccanismo di riacquisto abro-gato peraltro, serve a tutelare il mercato e gli utenti finali, per il tramite di una attività da parte del GSE atta ad evitare speculazioni derivanti dall’oscillazione artificio-sa dei prezzi dei Certificati Verdi, con azioni di bilanciamento tra do-manda e offerta dei medesimi.Il solo settore eolico (studio Uil-ANEV) al 2009 vede occupati circa 25.000 lavoratori con un incre-mento di circa 5.000 unità nel solo anno 2009, tra settore e indotto, oggi questi lavoratori sono a ri-schio per il possibile default tec-nico degli impianti derivanti dalla norma, oltre ovviamente alla man-cata crescita di nuovi posti di lavo-ro in un settore che si è dimostrato anticiclico.

ANEV chiede lo stralcio dell’art.45 del d.l. 78/2010

affosserebbe il settore mettendo a serio rischio migliaia di posti di lavoro

Page 27: Pianeta Terra - giugno 2010

Alla certa fase di stallo nell’inve-stimento in nuovi impianti con il conseguente blocco di nuove as-sunzioni, si aggiungerebbe una perdita di occupazione derivante

dal sicuro default finanziario per le iniziative in essere che vedrebbero tagliati i ritorni economici necessa-ri a ripagare gli investimenti.Il riacquisto dei CV in eccesso qua-lora non ripristinato, andrebbe a generare sui progetti già in essere una grave situazione di insolven-za, infatti il sistema creditizio, che

ha partecipato al finanziamento di circa 2,5 GW di potenza conceden-do finanziamenti per circa 4.5 mi-liardi, ritiene che tali investimenti (sia quelli in essere che quelli futuri

per ulteriori 1,75 GW di potenza) verranno senz’altro messi a rischio dalle recenti modifiche normative introdotte dal D.L. 78/10. I princi-pali effetti sarebbero che le nuove operazioni di finanziamento resta-no ferme; le erogazioni dei finan-ziamenti già erogati vengono so-spese; le distribuzioni di eventuali

dividendi già maturati vengono bloccate, con impatto sui nuovi in-vestimenti e sulla liquidità dei pro-duttori; vi sarebbe un forte rischio di accelerazioni dei finanziamenti

in essere a causa del mancato ri-spetto degli obblighi di pagamento delle relative rate da parte dei pro-duttori; si avrebbe il blocco di qua-lunque finanziamento no recourse nel paese (anche in settori diversi da quello delle energie rinnovabili, a causa della perdita di credibilità del paese e dei default finanziari.

Page 28: Pianeta Terra - giugno 2010

‘ANEV HA INVIATO AL MINISTRO TREMONTI, AI MEMBRI DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI E AL PRESIDENTE DI CONFINDU-STRIA EMMA MARCEGALIA, UNA LETTERA PER CHIEDERE L’ABRO-GAZIONE DELL’ART. 45 DEL D.L. 78/2010 CHE METTE A RISCHIO 25.000 POSTI DI LAVORO, 4,5 MI-LIARDI DI INVESTIMENTI E UNA RIDUZIONE DELL’AFFIDABILITA’ DEL SISTEMA PAESE. NELLA LET-TERA IL PRESIDENTE DELL’ANEV ORESTE VIGORITO, CHIEDE CHE

IN FASE DI CONVERSIONE VENGA ABROGATA LA NORMA DELL’ART. 45 E CHE VENGA DEMANDATO AD UN ORGANICO INTERVENTO IL RIASSETTO DEL SISTEMA, COME GIA’ PREVISTO DAL RECEPIMENTO DELLA DIRETTIVA COMUNITARIA PREVISTO ENTRO IL 5 DICEMBRE P.V., GARANTENDO LA SALVA-GUARDIA DEGLI INVESTIEMNTI, DELL’OCCUPAZIONE E IL RISPETTO DEGLI IMPEGNI INTERNAZIONALI ASSUNTI VOLONTARIAMENTE IN SEDE COMUNITARIA.

Gent. Sig. Ministro Giulio Tremonti,L’ANEV ha approfonditamente va-lutato gli effetti della abrogazione del meccanismo di salvaguardia per il sistema di incentivo delle fonti rinnovabili, contenuta nell’art. 45 del decreto 78/2010, valutando oltre agli effetti sugli impianti in eserci-zio e in realizzazione, anche sugli investimenti in itinere. Le risultanze dell’analisi svolta, evidenziano che l’abrogazione del meccanismo di garanzia introdotto dal governo e applicabile solo in caso di una cre-

Lettera ANEV al Ministro Tremonti, ai membri delle commissioni parlamentari e

alla presidente di confindustria

Page 29: Pianeta Terra - giugno 2010

scita Della produzione elettrica da fonti rinnovabili inferiore a quella dell’obbligo comunitario al 2020 vo-lontariamente sottoscritto dall’Italia e vincolante per il nostro paese, comporterebbe gravissimi danni in termini occupazionali, economici, ambientali, senza comportare un corrispondente beneficio per i conti dello stato.Come noto il sistema di incentiva-zione delle fonti rinnovabili legato ai certificati verdi non viene soste-nuto da incentivi pubblici, peraltro espressamente vietati dalla legge vigente, pertanto l’intervento pro-posto non aiuterebbe in alcun modo il recupero di finanza pubblica, anzi il blocco delle iniziative in corso, come esito del default finanziario, comporterebbe una grave perdita di gettito fiscale, oltre ai danni da calcolare derivanti della sanzioni pecuniarie che l’Europa comminerà ai paesi inadempienti.La misura prevista dall’art. 45 del d. l. 78/2010 peraltro agisce, per la tec-nicità del sistema, anche retroattiva-mente, scardinando l’intero mecca-nismo di sostegno alla produzione elettrica, impattando peraltro sulla produzione degli impianti già in esercizio, quantificabile per il 2009 e per il solo settore eolico, in oltre 6,5 miliardi di kwh, con l’esito dramma-tico di migliaia di posti di lavoro che andranno persi dalla mattina alla sera (oltre 25.000 calcola la UIL nel solo eolico) e la rinuncia a nuova occupazione.Il meccanismo di riacquisto abroga-to peraltro, serve nel lungo periodo proprio a tutelare il mercato e gli utenti finali e i grandi consumatori, infatti per il tramite di una attività da parte del GSE atta ad evitare spe-culazioni derivanti dall’oscillazione artificiosa dei prezzi dei certificati verdi, con azioni di bilanciamento tra domanda e offerta dei medesimi,

che negli anni scorsi hanno com-portato la diminuzione della compo-nente tariffaria a3 grazie agli introiti della vendita da parte de GSE di cer-tificati verdi.Il riacquisto dei cv in eccesso qua-lora non ripristinato, andrebbe a generare sui progetti già in essere

una grave situazione di insolvenza quantificata dal sistema creditizio in 4.5 miliardi di esito di oltre 2,5 gw di impianti finanziati.Le stesse banche ritengono che tali investimenti (sia quelli in essere che quelli futuri per ulteriori 1,75 gw di potenza e circa 1.75 miliardi di) verranno senz’altro messi a rischio dalle recenti modifiche normative introdotte dal d.l. 78/10, e genere-ranno come effetti il blocco delle nuove operazioni di finanziamento, la sospensione dei finanziamenti già erogati, il blocco delle erogazioni

di dividendi, default finanziario per impossibilità di ripagare il debito oltre al blocco di qualunque finan-ziamento no recourse nel paese (an-che in settori diversi da quello delle energie rinnovabili, a causa della perdita di credibilità del paese e dei default finanziari).

Per quanto sopra detto e anche alla luce del prossimo necessario inter-vento normativo di riordino del si-stema degli incentivi (previsto entro il 5 dicembre 2010 dalla direttiva comunitaria), nonché alla luce del prossimo invio del piano di azione che l’Italia trasmetterà entro giu-gno a Bruxelles nell’ambito degli obblighi comunitari della 20/20/20, l’ANEV chiede con forza che si evi-tino al nostro paese ulteriori azioni destabilizzanti sul settore delle fonti rinnovabili, abrogando l’art. 45 del D.L. 78/2010.

Page 30: Pianeta Terra - giugno 2010

Prossimi appuntamentiRoma, 20 maggio - 20 giugno 2010 Giornata Mondiale del Vento, Pala Energia ANEV Villa Borghese Parco •

dei Daini

Liverpool, (Regno Unito), 29 – 30 giugno 2010 BWEA Offshore Wind 2010 - Conference and Exhibition•

Istanbul (Turkey), 15-17 June 2010 9th World Wind Energy Conference & Exhibition WWEC2010 •

Rio de janeiro (Brasile), 6 – 9 giugno 2010 IAEE’S Rio 2010 International Conference•

Alice Springs, Northern Territory (Australia), 4 – 7 agosto 2010 ATRAA 2010 Conference & Exhibition•

Rio de Janeiro (Brasile), 30 agosto – 1 settembre 2010 Windpower Brazil 2010 conference and exhibition•

Roma, 6 – 9 settembre 2010 II Corso di Formazione ANEV “Eolico di base: tecnica, normativa, ambiente ed •

esperienza sul campo” – Eolica Expo 2010

Roma, 7 – 9 settembre 2010 Eolica Expo Mediterranenan•

Palais des congrès de Montréal, Montreal, Quebec 1 – 3 novembre 2010 CanWEA 2010 - 26th Annual •

Conference and Exhibition

Glasgow (Regno Unito), 2 – 4 novembre 2010 BWEA Health and Safety 2010 - Conference and Exhibition•

Rimini, 3 – 4 novembre 2010 III Corso di Formazione ANEV Specialistico “Mineolico”•

Rimini, 5 – 6 novembre 2010 IV Corso di Formazione ANEV Spacialistico “CV e Trading”•

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Uno dei settori più arretrati nel mondo dell’energia è quello delle reti di trasmissione. Ora con le Smart Grid si può fare un salto di qualità.

di Sergio Ferraris

Intelligenti, flessibili ed economiche. Queste

le principali qualità delle reti elettriche del fu-

turo che da pura ipotesi accademica stanno diventano una realtà

in diverse parti del Mondo, anche se prima di concretizzarsi su lar-

ga scala, passerà del tempo, specialmente a causa delle resisten-

ze legate al modello energetico esistente. Da alcuni anni, infatti,

specialmente con lo sviluppo delle rinnovabili ci si è accorti che le

reti elettriche così come le conosciamo oggi, difficilmente saran-

no in grado di soddisfare le esigenze sia dei produttori, sia degli

utenti finali. Già ora, nel nostro Paese, infatti, le esigenze di auto

produttori “storici” come l’industria della carta, non sono piena-

la rete intelligente

“Da alcuni anni, infatti, specialmente con lo sviluppo delle rinnovabili ci si è accorti che le reti elettriche così come le conosciamo oggi, difficilmente saranno in grado di soddisfare le esigenze sia dei produttori, sia degli utenti finali”

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mente soddisfatte dalla rete e l’aumento della generazione da

rinnovabili la potrebbe mettere seriamente in crisi in un prossimo

futuro. Il problema di fondo risiede nel fatto che le reti così come

le conosciamo oggi sono state concepite circa cinquanta anni fa,

secondo un modello nel quale ci sono pochi punti di produzione

elettrica potenti e continui e molti utenti che venivano conside-

rati all’epoca come un’unica potenza da soddisfare in base alle

loro esigenze di punta. All’interno di questo modello è chiaro che

l’unica preoccupazione del gestore della rete sia quella di avere

una sorta di “tubo”, o meglio un cavo,

in grado di soddisfare le necessità di

trasporto unidirezionale, dove il consu-

matore ha un unico dovere: quello di

consumare e magari di aumentarli questi consumi. Le nuove reti,

chiamate comunemente Smart Grid, dovrebbero superare questa

logica consentendo di assorbire l’elettricità ovunque sia prodotta,

33

“Il problema di fondo risiede nel fatto che le reti così come le conosciamo oggi sono state concepite circa cinquanta anni fa, secondo un modello nel quale ci sono pochi

punti di produzione elettrica potenti e continui e molti utenti che venivano considerati all’epoca come un’unica potenza da soddisfare in base alle loro esigenze di punta”

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trasferendola in zone di deficit, anche dal basso verso l’alto, in

maniera dinamica e in tempo reale.

Necessità d’integrazione

Sembra un lavoro semplice, ma in realtà per fare ciò sarà neces-

sario saper integrare la nuova rete con quella esistente - poiché

è impensabile sostituire a breve termine le linee odierne - saper

immettere in rete alle stesse condizioni la generazione costante,

quella intermittente e quella variabile; riuscire a interconnette le

reti tra veri stati – come sta succedendo tra Svezia e Danimarca

dove l’eolico supplisce all’idroelettrico e viceversa – dare alla rete

capacità di autoanalisi per evitare congestioni; disporre di infor-

mazioni per tutti i punti della rete – consumatori compresi - per-

mettendo a quest’ultimi di fare scelte attive rispetto ai consumi;

poter quantificare, e premiare, economicamente i comportamenti

virtuosi degli utenti finali. Queste in sintesi le caratteristiche delle

Smart Grid, ma quando si parla di nuovi utilizzi dell’elettricità è

necessario avere anche la fantasia per trovare nuove soluzioni a

nuovi problemi. Proprio in quest’ottica in Danimarca hanno deciso

di sfruttare al meglio l’energia eolica sviluppando la mobilità elet-

trica e annullando contemporaneamente l’intermittenza di questa

fonte. Sull’isola di Bornholm, vogliono risolvere il problema legato

dall’eccessiva presenza di vento. L’isola, infatti, potrebbe in teoria

soddisfare con l’eolico il 40% dei propri fabbisogni, ma riesce a

utilizzare l’energia eolica solo per la metà della capacità produtti-

va perché nei momenti più ventosi l’energia prodotta è eccessiva

rispetto alla capacità della rete elettrica e una parte delle turbine

devono essere fermate, sprecando così una buona parte del po-

tenziale produttivo. Per ovviare a ciò sull’isola stanno progettan-

do l’utilizzo delle automobili elettriche come sistema d’accumulo

diffuso dell’elettricità prodotta in eccesso, energia che sarà poi

utilizzata dai veicoli stessi, oppure ceduta nuovamente alla rete

nei momenti di calo produttivo e per fare ciò l’infrastruttura fon-

damentale è la Smart Grid. Il sistema ha parecchie analogie con

l’informatica anche se gli elettroni di Bornholm non trasmettono

informazioni, almeno direttamente. Per gestire un sistema simile,

che possiede una complessità non indifferente visto

che è necessario gestire fonti intermittenti e centina-

ia se non migliaia di accumulatori la rete intelligente,

simile a Internet, dovrà permettere l’accumulo ener-

getico in maniera simile a ciò che si fa in informatica

con l’utilizzo del buffer di memoria, nel quale i dati sono “messi

da parte” temporaneamente quando la connessione con la Cpu è

instabile o problematica, per essere utilizzati come un flusso ordi-

nato una volta che se ne è raggiunta la quantità necessaria. Non

“Sull’isola di Bornholm, vogliono risolvere il problema legato dall’eccessiva presenza di vento. L’isola, infatti, potrebbe in teoria soddisfare con l’eolico il 40% dei propri fabbisogni, ma riesce a utilizzare l’energia eolica solo per la metà della

capacità produttiva”

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è un caso, infatti, tra i partner del progetto ci siano colossi dell’in-

formatica come Ibm e Siemens, che affiancano il Governo danese

e l’utility Dong che gestisce i generatori eolici e la rete. L’obiettivo

è quello di sostituire tutti i veicoli alimentai a fonti fossili presenti

sull’isola con quelli elettrici, la cui capacità di accumulo sarà au-

mentata rispetto a quelli standard, il tutto per incrementare del

50% la capacità produttiva dell’isola.

L’idea del resto non è avventata se si pensa che in media un’au-

tovettura oggi è utilizzata una sola ora al giorno, mentre se fos-

se concepita come un dispositivo multifunzione potrebbe essere

molto più utile.

Partire dalla rete

Altro esempio di come si stia correndo verso l’utilizzo pratico del-

le Smart Grid ci arriva dagli Stati Uniti, e più precisamente dal Co-

lorado dove con il classico pragmati-

smo a stelle e strisce nel momento in

cui partono le rinnovabili, grazie an-

che alle massicce iniezioni di liquidità

per la Green Economy – 80 miliardi di dollari – contenute negli

stimoli anticrisi voluti da Obama, l’amministrazione del Colorado

ha deciso di partire proprio dalle reti. «I punti di produzione da

fonti rinnovabili e quelli di utilizzo dell’elettricità sono diversi e la

rete tradizionale non sarebbe comunque utilizzabile visto che le

centrali a fonti fossili sono vicine ai centri abitati. – afferma Morey

Wolfson responsabile per la trasmissione dell’energia del Colora-

do – Per questo motivo visto che dovremo comunque ristrutturare

la trasmissione elettrica abbiamo deciso di puntare in maniera

decisa sulle Smart Grid». E la risposta del sistema imprenditoriale

non si è fatta attendere. Diverse aziende, molte delle quali nate

da spin off universitari, stanno sviluppando sistemi e applicazioni

informatiche, e periferiche domestiche per la gestione intelligen-

te dell’energia. In pratica in Colorado sono tra i primi a pensare

al futuro dell’energia voluto da Obama che punta a istallare 40

milioni di contatori intelligenti e 3.000 km di nuove linee di tra-

smissione in tutti gli Stati Uniti. In Italia, nel frattempo, si parla

poco di Smart Grid ma qualcosa si sta facendo. Qualche tempo

fa, infatti, il quotidiano francese Le Monde ha sottolineato il fatto

che il nostro Paese è all’avanguardia in Europa nello sviluppo del-

le Smart Grid grazie al massiccio intervento di sostituzio-

ne dei contatori domestici in atto. Si tratta di un tassello

importante, ma l’assenza d’informazione su tutte le po-

tenzialità di questi nuovi sistemi è sintomatica. Appare

quantomeno probabile,

infatti, che si vo-

gliano sfruttare

le potenzialità

di trasmissione

di informazioni

legate ai con-

sumi elettrici per

rafforzare il mo-

dello esistente,

visto che a parte

lo scambio sul po-

sto legato al Conto

Energia, oggi sulle

Smart Grid in Italia è

difficile trovare qual-

che progetto pilota.

“Diverse aziende stanno sviluppando sistemi e applicazioni informatiche, e periferiche domestiche per la gestione intelligente dell’energia”

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Page 37: Pianeta Terra - giugno 2010

37idee verdi in concorso

di Maurizio Carucci

Da fogli di plastica trasparenti, realizzati con pellicole elettrocro-

miche e regolate attraverso wi-fi, da applicare sulle finestre degli

edifici per modificare il flusso di calore tra ambiente interno ed

esterno ai biofertilizzanti e biodepuratori di nuova generazione

per un’agricoltura più sostenibile; dai collettori ibridi di luce e

calore alimentati anche a idrogeno ai pannelli isolanti in mate-

riale completamente riciclabile, ultraleggeri e super flessibili, in

grado di aumentate l’efficienza energetica delle abitazioni del

50%. Sono solo alcune delle idee più all’avanguardia che hanno

caratterizzato la prima edizione milanese di “TechGarage Clean

& Green 1.0”, la competizione tra i migliori progetti d’impresa

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38

dedicata ai temi dell’innovazione nelle tecnologie ambientali ed

energetiche.

L’evento è stato organizzato dall’associazione TechGarage insie-

me a Dpixel, Università Luiss “Guido Carli”, Acceleratore d’impre-

sa del Politecnico di Milano e Fondazione Politecnico di Milano.

L’iniziativa è stata sostenuta da Enel Green Power, mentre partner

dell’evento è stato il Comune di Milano con “Milano Crea Impre-

sa – La Rete degli incubatori della Città di Milano” –, il progetto

volto a sostenere lo sviluppo degli incubatori e la crescita impren-

ditoriale nei settori a elevata tecnologia.

L’obiettivo di “TechGarage Clean & Green 1.0” era quello di pro-

muovere e valorizzare le idee imprenditoriali nate in ambito uni-

versitario e nel mondo della ricerca in genere, fino a sostenerle

nella creazione e nel finanziamento di start-up basate su tecno-

logie clean e green.

Sono state selezionate 12 start-up. Le loro idee sono state valuta-

te e premiate da una giuria qualificata composta da top executi-

ves, investitori ed esperti del settore che hanno avuto il compito

di proclamare i tre progetti imprenditoriali clean e green tech più

significativi.

“Questo evento – spiega Michele Costabile, della Sda Bocco-

ni - nasce per iniziativa di persone impegnate con diversi ruoli

nell’ecosistema della business innovation. In particolare “acca-

demici” esperti di technology transfer e start up high-tech; im-

prenditori seriali ed esperti di seed capital e un grande manager e

intellettuale come Pierluigi Celli che più invecchia e più innova, a

capo peraltro di una Università che si sta impegnando sempre di

più sull’innovazione e l’imprenditorialità e sui processi di networ-

king fra mondo della ricerca, mondo della finanza e mondo della

business innovation”.

Attraverso “TechGarage Clean & Green 1.0”, i

business plan più innovativi hanno potuto co-

gliere l’opportunità di rendersi visibili a livello

nazionale e internazionale. Tra i premi in palio spiccava un “pac-

chetto di advisorship” che i vincitori hanno potuto utilizzare per

incontrare investitori early stage/seed, venture capitalist e busi-

ness angel interessati a finanziare ed esplorare nuove linee e op-

portunità di business development.

Ad arricchire la competizione vi è stato, inoltre, lo Start-up Camp,

l’area espositiva riservata ad altre cinque start up selezionate, tra

cui è stata individuata e premiata un’idea di business vincente.

Queste ultime hanno avuto a disposizione degli stand nei quali

presentare i propri progetti agli interlocutori interessati tra po-

tenziali partner e investitori. “I criteri con cui sono stati premiati

i progetti – prosegue Costabile - sono quelli formalmente esplici-

tati nelle schede di valutazione, e quindi il potenziale di mercato,

la credibilità del team imprenditoriale, la visione e la strategia

nella loro configurazione più concreta che sarebbe il modo in cui

si riesce a immaginare di fare business e ricavi, il cosiddetto bu-

siness model. Certo anche i numeri, ma per le start up il grado di

“L’obiettivo di “TechGarage Clean & Green 1.0” era quello di promuovere e valorizzare le idee imprenditoriali nate in ambito universitario e nel mondo

della ricerca in genere, fino a sostenerle nella creazione e nel finanziamento di start-up basate su tecnologie clean e green.”

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“L’idea che ha vinto il primo premio riguardava le microcentrali: turbine micro eoliche orizzontali integrabili all’interno del contesto urbano.”

aleatorietà è elevato: l’importante è che ci siano gli ingredienti, la

torta ossia i numeri seguiranno”.

L’idea che ha vinto il primo premio riguardava le microcentrali:

turbine micro eoliche orizzontali integrabili all’interno del conte-

sto urbano. “È stato un progetto vincente – sottolinea il docente

della Sda Bocconi - sia per la tecnologia utilizzata che per una

visione 2.0 e di chilometro zero che affascina molti ed è adat-

tabile a qualunque comparto. Anche perché la green economy è

innanzitutto una forma mentis e quindi le innovazioni che vanno

in questa direzione comunque ci renderanno più sensibili e con-

tribuiranno, senza retorica, a un mondo migliore”. Non a caso

importanti venture capitalist e investitori hanno dimostrato inte-

resse molto concreto a visitare l’impianto pilota e approfondire il

piano di business. L’economia sostenibile, insomma, è sempre più

una realtà: sia in termini di investimenti che di nuove professiona-

lità e di opportunità occupazionali. Ma come migliorare la ricerca

a servizio della sostenibilità? “Facendo in modo – risponde Co-

stabile - che innovatori e finanziatori si incontrino, come abbiamo

fatto con il Clean & green techgarage e spiegando ai ricercatori

che fare impresa innovativa è bello tanto quanto fare ricerca e

che le due cose non sono alternative. Anche se su questo la ri-

gidità burocratica del sistema universitario italiano è purtroppo

ancora un serio ostacolo”.

Resta soltanto da capire se il ritorno del nucleare in Italia possa

diventare un problema per lo sviluppo della green economy

in genere e per chi è impegnato nella produzione e di-

stribuzione di energia da fonti rinnovabili. Il docente

della Sda Bocconi sembra fiducioso: “Nei Paesi in cui

il nucleare esiste, esistono anche rilevanti investimen-

ti sulle rinnovabili. Certo, bilanciare gli investimenti in

direzione delle rinnovabili e più in generale delle imprese

clean & green è importante tanto quanto assicurarsi una politica

energetica sicura quale quella che il nucleare sembra garantire. Di

certo non di meno”.

Da segnalare, al secondo posto nella classifica finale, un ballast

elettronico digitale: una soluzione per l’efficienza energetica

nell’illuminazione pubblica. Ogni lampione stradale ha al suo in-

terno una lampadina e un ballast che ne permette l’accensione e

lo spegnimento, che consente un risparmio energetico del 30%

rispetto ai sistemi tradizionali.

Terzo classificato un progetto che permette il monitoraggio in

tempo reale dei consumi dell’abitazione privata o dell’ufficio.

Fuori dal “podio”, ma comunque molto interessanti, la presenta-

zione di pannelli leggerissimi per isolamento termico. E ancora:

collettori solari per produrre energia elettrica da fotovolatico;

generatori di energia elettrica e termica ibrido

basati sull’idrogeno e su combustibili fossili;

impianti solari termodinamici di piccola scala; prodotti a base di

funghi micorrizici per mantenere alte le rese agricole ristabilendo

l’equilibrio e la fertilità naturale del suolo, diminuendo l’utiliz-

zo di composti chimici; gestione wireless per impianti elettrici di

“Home and Building Automation”; pellicole elettrocromatiche

adesive, flessibili e autosufficiente dal punto di vista energetico;

motori alimentati con qualsiasi materiale di combustione, com-

prese le biomasse; elettrolizzatori domestici low cost, altamente

affidabili e facili da operare; edifici ecologici nelle massime classi

di efficienza energetica.

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Immettere energia pulita in rete?

Naturalmente.

ABB sta contribuendo alla costruzione del più grande parco eolico off-shore al mondo. Si prevede che, grazie alla nostra tecnologia di trasmissione eco-compatibile, questo impianto da 400 megawatt possa ridurre l’emissione nell’atmosfera di 1,5 milioni di tonnellate di CO2 all’anno e migliorare l’affi dabilità della rete elettrica. Questo è solo uno dei modi in cui noi, in qualità di maggior fornitore di prodotti elettrici e servizi per l’industria eolica, possiamo utilizzare le fonti rinnovabili per contribuire a combattere i cambiamenti climatici. www.abb.it/betterworld

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di Ida Cappiello

Uno dei più avanzati edifici industriali del nostro Paese, totalmen-

te autosufficiente dal punto di vista energetico, è stato costruito

alle porte di Milano da Nuncas Italia, media azienda lombarda

produttrice di articoli per l’igiene della casa, come nuova sede.

Per questo, l’impresa è stata insignita dell’Award Ecohitech 2009,

premio conferito ogni anno dal Consorzio Ecoqual’It alle espe-

rienze più interessanti di compatibilità ambientale nei settori ad

alto contenuto tecnologico.

La nuova sede Nuncas si definisce un edificio “passivo”, nel sen-

so che produce autonomamente non solo l’energia che consu-

ma, ma anche l’acqua. Inoltre, i consumi energetici sono ridotti

41edifici di classe … a

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42

al minimo grazie a una serie di accorgimenti tecnici adottati nella

costruzione.

L’idea di costruire un edificio con queste caratteristiche è nata nel

2004, quando si è presa la decisione, a livello di vertici aziendali,

di separare gli uffici dal centro logistico (la produzione, invece, era

e resta separata, in un comune vicino, sta seguendo anch’essa un

percorso di eccellenza ambientale e ha in corso la certificazione

ISO 140001). “A quel punto - spiega l’amministratore delegato,

Ing. Luca Manzoni - abbiamo pensato di dare un segnale, per

così dire, “fisico”, materiale insomma, di massima attenzione alla

qualità, in linea con la nostra filosofia di prodotto. Qualità ecolo-

gica, ma anche qualità del vivere nell’ambiente di lavoro”.

Il nuovo edificio, commissionato nel 2005 allo Studio Progetti e

Strutture Società di Ingegneria, è stato costruito secondo i più in-

novativi principi dell’eco-sostenibilità e consente un abbattimen-

to delle emissioni di CO2 pari a 140 tonnellate l’anno.

In realtà, le costruzioni ad alta efficienza energetica (la famosa

“classe A”) sono già numerose, anche in Italia; assolutamente

non comune, anzi forse unica negli edifici industriali italiani, è

invece la combinazione di una serie di tecniche edilizie tutte fina-

lizzate a contenere i consumi energetici.

Cominciamo con l’uso del solare. Il campo fotovoltaico installato

sul tetto, composto da 624 moduli di 135 KW di potenza, è in

grado di coprire il fabbisogno energetico dell’intero stabile.

Proseguiamo con la climatizzazione, d’inver-

no e d’estate. Attraverso una pompa di calore,

durante l’inverno, l’acqua di falda (pescata da

un pozzo costruito dalla stessa Nuncas), che ha

una tempera-

tura naturale di

circa 14 gradi,

viene portata a una temperatura di circa 30 gradi

e convogliata in una rete di canali interrati che

percorrono il terreno all’esterno dell’edificio, attra-

versano la piscina e corrono lungo le facciate.

“La nuova sede Nuncas si definisce un edificio “passivo”, nel senso che produce autono-mamente non solo l’energia che consuma, ma anche l’acqua. Inoltre, i consumi energetici

sono ridotti al minimo grazie a una serie di accorgimenti tecnici adottati nella costruzione”

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Questo sistema di riscaldamento, detto a pannelli radianti, scal-

da a bassa temperatura superfici ampie (le pareti), evitando il

disseccamento dell’aria, come avviene invece con i termosifoni

tradizionali o con i convettori ad aria calda diffusi negli uffici. Il

microclima per i lavoratori è quindi ottimale.

D’estate, invece, la stessa acqua viene utilizzata per

rinfrescare l’aria in modo “soft”, senza l’uso dei gas uti-

lizzati nei condizionatori d’aria, che sono anche poco salubri per

l’uomo perché producono getti d’aria molto fredda.

L’acqua calda sanitaria, invece, è prodotta con i pannelli solari

termici.

Ancor più interessante è il sistema adotta-

to per proteggere gli ambienti dal calore

del sole in estate. Le finestre sono dotate di

vetri atermici e schermate dal sole con ten-

de ruotanti automatiche, regolate in base

al giro del sole, che proteggono l’edificio

dal surriscaldamento, anche attraverso una

camera d’aria che si crea nell’intercapedine

tra tenda e vetri, in modo che il raffresca-

mento diventi appena necessario.

Infine, il tetto dell’edificio è isolato termica-

mente con un sistema di tubazioni incorporate nella soletta, per-

corse dall’acqua di falda a temperatura costante, sia d’estate che

d’inverno. In questo modo si riduce l’energia necessaria a mante-

nere caldi o freschi gli ambienti interni, a seconda della stagione.

Concludiamo con il sistema di illuminazione: si utilizza il più pos-

sibile la luce naturale, in particolare, nei locali interni – utilizzati

per sale riunioni - dove non ci sono finestre, la luce arriva dall’al-

to, potenziata da un sistema di tubi a specchio, detti camini di

luce. La luce elettrica è regolata automaticamente con rilevatori

di presenza e in base alle condizioni di luce naturale, in modo da

sfruttare al massimo il sole.

Quanto costa una sede aziendale con queste caratteristiche? Il

valore assoluto dell’investimento non è stato divulgato, ma dicia-

mo che costa il 30% in più rispetto a un edificio convenzionale.

Per la Nuncas, non era essenziale che l’investimento si ripagasse

in un certo tempo, perché le motivazioni non erano tanto econo-

miche, quanto strategiche e di immagine. Tuttavia, un immobile

con queste caratteristiche è destinato ad aumentare di valore

negli anni.

“Quanto costa una sede aziendale con queste caratteristiche? Il valore assoluto dell’investimento non è stato divulgato, ma diciamo che costa il 30% in più rispetto a un edificio convenzionale”

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C M Y CM MY CY CMY K

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di Giampiero Castellotti

Un mondo a parte. Incontaminato e ricco di belle notizie. E’ quello

del centinaio di oasi del Wwf in Italia. Trentamila ettari di ambien-

te naturale al cento per cento, sottratto alla speculazione edilizia

e alla caccia. Dove è possibile ammirare, come nella toscana Bol-

ghieri, una coppia di cicogne bianche che prepara il nido. O i pre-

ziosi cervi sardi, salvati dall’estinzione, che nella tranquillità del

monte Arcosu hanno oltrepassato le 1.220 unità (dalle 70 iniziali).

O ancora, la foca monaca, simbolo del rischio di estinzione a cau-

sa dell’intervento dell’uomo, tornata a nuotare nelle acque luca-

ne di Policoro, proprio di fronte all’oasi del Wwf. Mentre nell’oasi

pugliese di Manfredonia vengono rilasciati falchi grillai, tra i più

silenzio, parla la natura

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piccoli rapaci europei, per lo più caduti dai nidi da pulcini e non

più accettati dai genitori. Dotati di radiotrasmittenti per monito-

rarne gli spostamenti, a settembre effettuano una spettacolare

migrazione verso il Sahara, dove svernano, e a marzo tornano

in Italia dove si riproducono e si nutrono di insetti, svolgendo

un’azione molto utile per la lotta biologica in agricoltura.

Lontane dal traffico e dalle fonti di inquinamento, integre, si-

lenziose, ricche di colori e di profumi, le oasi del Wwf da oltre

quarant’anni rappresentano veri e propri centri di educazione

ambientale - forti di percorsi, stagni e giardini didattici, capanni

di avvistamento dell’avifauna, strutture di ricovero e di cura per

animali feriti soprattutto dal bracconaggio (tra cui i Cras-Centri

di recupero animali selvatici) – dove si fa ricerca scientifica e si

insegna ai ragazzi ad amare e rispettare la biodiversità.

Questi spazi protetti, che comprendono coste, valli, aree montane,

zone umide, laghi, fiumi, boschi, distribuiti lungo tutta la Penisola,

sono animati da molteplici iniziative che si concentrano soprat-

tutto in primavera. A maggio, ad esempio, le oasi si aprono gra-

tuitamente alle classi delle scuole dell’obbligo, che vengono ac-

compagnate da educatori esperti in un percorso di scoperta della

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47

biodiversità dei principali ambienti che caratterizzano il territorio

preservato. Sempre in primavera vengono organizzate aperture

straordinarie per le famiglie, tra cui la Giornata delle oasi del Wwf,

evento-clou delle Feste delle oasi concentrate nei fine settimana.

Numerose le proposte locali, che vanno dai progetti di riqualifi-

cazione ambientale, come quello nel Parco

Adda Nord, ai Cea-Centri di educazione

ambientale, sparsi in tutta Italia, dai cen-

simenti di animali (anfibi e uccelli a Imprune-

ta, chirotteri nel Cilento) agli ecomusei (nelle

Marche, sui monti Sibillini, o in Basilicata, con il museo del lupo),

dal Sistema innovativo per il turismo rurale e sostenibile in Puglia

(programma Interreg Italia-Albania) alla conservazione delle su-

gherete in Sardegna, fino alla rassegna teatrale “Fiabe nel bosco”

nello scenario dell’oasi del bosco di San Silvestro, in provincia di

Caserta.

Le oasi, con la loro flora e la loro fauna, esaltano quindi le tipicità

dei territori. Dalle Alpi alle saline di Trapani o alle selve sarde,

passando per valli venete, boschi padani, lagune maremmane.

Rappresentando una preziosa collana di luoghi intatti e totalmen-

te tutelati. Un modesto biglietto d’ingresso permette di visitare,

muniti di materiale cartaceo e accompagnati da una guida esper-

ta, non solo le diverse aree dell’oasi, ammirando rarità in fatto di

flora e di fauna, ma anche le bacheche didattiche che raccolgono,

ad esempio, piume di uccelli e altre curiosità.

La regione con più territorio protetto dal Wwf è la Campania con

oltre 3.900 ettari. Nell’oasi di Persano (Salerno), nata nel 1981,

vive la lontra, il mammifero più raro d’Italia. Quella limitrofa di

monte Polveracchio è caratterizzata dal lupo appenninico. A se-

guire, per estensione territoriale, è la Sardegna con 3.608 ettari

concentrati per lo più nel monte Arcosu. L’oasi più “anziana” è in-

vece quella del lago di Burano (Grosseto), fondata nel 1967. Con-

serva, tra l’altro, un giardi-

no dedicato alle

farfalle.

Questi spazi protetti, che comprendono coste, valli, aree montane, zone umide, laghi, fiumi, boschi, distribuiti lungo tutta la Penisola, sono animati da molteplici iniziative che si concentrano soprattutto in primavera.

Page 48: Pianeta Terra - giugno 2010

48

Oggi la Toscana vanta 17 oasi distribuite in 3.500 ettari, tra cui

Orbetello, la più importante laguna del Tirreno. La prima riserva

marina è però Miramare, nel golfo di Trieste (1973), che proteg-

ge 120 ettari con bavose pavonine (simbolo dell’oasi), cavallucci

marini e altre forme di vita marina. Sopra i 3.000 ettari l’Abruzzo,

dove spicca il lago di Penne con il lupo appenninico, e il Lazio,

con il bosco di Palo Laziale (1981), che interrompe il cemento di

Ladispoli, e Pian Sant’Angelo, con le querce secolari dichiarate

monumento naturale.

I più vasti territori protetti sono al Sud. L’oasi Guardiaregia-

Campochiaro, in Molise, con i suoi 2.187 ettari è la seconda più

grande d’Italia. Conser-

va faggi secolari di oltre

500 anni. La Puglia, con

i suoi 2.287 ettari com-

plessivi, offre, tra l’altro,

Le Cesine, ambiente

umido tra i più impor-

tanti dell’Italia meridio-

nale (con un giardino

dedicato alle farfalle) e

Monte Sant’Elia, che in-

clude e protegge anche

i trulli. Perla della Basili-

cata (1.476 ettari) è Po-

licoro con la tartaruga

marina, della Calabria

(900 ettari) è Amantea

con gli Scogli di Isca,

fondali dai mille colori dove non mancano i delfini. Tartarughe e

testuggini in Sicilia (2.064 ettari), dove la palma nana caratterizza

l’oasi di Capo Rama, a Terrasini. Escludendo l’Emilia-Romagna,

che nei suoi 790 ettari di natura offre alloggio al gufo di palude

nelle ex risaie di Bentivoglio (Bologna) o al martin pescatore a

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Marmirolo (Reggio Emilia), il Nord Italia riserva alle oasi non più

di un migliaio di ettari complessivi. Importanti, comunque, per

preservare picchi verdi e farnie nei 70 ettari piemontesi; il capriolo

alle porte di Milano (nell’oasi di Vanzago); la salamandra pezzata

a Valpredina, sulle Prealpi bergamasche; la rana di Lataste, uno

degli anfibi più rari d’Europa, che vive nell’oasi Le Bine, presso

Mantova. E ancora folaghe, fenicotteri e falchi pescatori nella ve-

neta Averto, unica valle da pesca chiusa alla caccia, mentre l’iris

d’acqua caratterizza gli Stagni di Casale, “oasi” tra il cemento

della periferia di Vicenza. L’oasi trentina di Valtrigona ospita un

importante giardino botanico. Per chiudere il quadro, l’unica oasi

umbra, 900 ettari, è quella del lago di Alviano che ospita una

moltitudine di uccelli tra cui il tarabusino, l’airone bianco mag-

giore, il cavaliere d’Italia e il falco pescatore, mentre l’oasi Bosco

di Frasassi, con la salamandra pezzata, rappresenta uno dei siti

naturali più noti delle Marche. Se queste aree protette rappresen-

tano un inno alla vita, spesso per gli animali protetti è sufficiente

fuoriuscire di qualche centinaio di metri dall’oasi per imbattersi

nella crudeltà umana: le cronache sono piene di episodi di brac-

conaggio o di vere e proprie mattanze di cui si rendono protago-

nisti i cacciatori proprio a ridosso di questi preziosi templi della

biodiversità. Uno dei più recenti e dei più sanguinari ha visto la

strage di 140 nutrie a Gazzo Veronese, probabilmente provenienti

dall’oasi del Busatello, area acquistata nel 1996 dal Comune e poi

affidata alla gestione del Wwf. Dare forza a questi scrigni naturali

è allora basilare. “Le oasi del

Wwf offrono un’esperienza

da ripetere lungo tutto l’arco

dell’anno - spiega Maria An-

tonietta Quadrelli, responsabile educazione del Wwf Italia. “La

varietà degli ambienti, la ricchezza della flora, della fauna e delle

moltissime attività e percorsi educativi offerti meritano una visita

in ogni stagione”. Come darle torto?

“Dare forza a questi scrigni naturali è allora basilare. Le oasi del Wwf offrono un’esperienza da ripetere lungo tutto l’arco dell’anno - spiega Maria Antonietta Quadrelli, responsabile edu-

cazione del Wwf Italia. La varietà degli ambienti, la ricchezza della flora, della fauna e delle moltissime attività e percorsi educativi offerti meritano una visita in ogni stagione”

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