SACCATA - ISTRUZIONI PRATICHE

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CORSO BASE DECENTRATO 2012-2103 DISTRETTO VE06 RIVIERA DEL BRENTA ADDESTRAMENTO PRATICO RISCHIO IDRAULICO - SACCATA PREMESSA Gli argomenti trattati in questo documento sono frutto dell’esperienza diretta maturata dai Volontari ( in particolare quelli del Gruppo Comunale di Ponte San Nicolò nel Padovano, a cui và un meritorio ringraziamento per aver prodotto la maggior parte del contenuto di questo opuscolo, e del Distretto Sandonatese nel Veneziano, per le foto molto esaustive) nel corso della vita lavorativa di alcuni e degli interventi di tutti nelle situazioni di rischio idraulico in cui si è operato, durante le esercitazioni periodiche e durante le reali situazioni di emergenza. Le immagini ed i testi che seguono non vogliono, né possono, essere esaustivi, ma intendono costituire un ausilio su un tema di grande importanza, ritenuto a torto troppo “povero” per una trattazione razionale e solitamente “tramandato per tradizione orale”, in attesa di auspicabili POS diramate dalle istituzioni preposte. La speranza del Distretto di Protezione Civile VE06 RIVIERA DEL BRENTA è che questa possa essere una delle tante basi per sviluppare un proficuo scambio di informazioni che permetta di far crescere, con competenza e professionalità, la “cultura della protezione civile” nel nostro Paese. NOTE SULLA SICUREZZA Le attività svolte durante un’emergenza idraulica, per evidenti motivi di pericolo costante ed imprevedibile, impongono che chi vi sia coinvolto abbia coscienza ed applichi le elementari regole di sicurezza del caso. MONITORAGGIO CORSI D’ACQUA L’attività di monitoraggio dell’andamento della piena, pur non essendo prettamente emergenziale ma più previsionale, comunque, per i pericoli intrinseci a tale attività(pensiamo al percorre un’ argine di cui non si ha conoscenza del suo stato) implica l’adozione di tecniche di salvaguardia degli operatori impegnati. Il monitoraggio ottimale si effettua con due squadre di 2 operatori. Una prima squadra controllo il piè e la fiancata d’argine lato campagna per individuare in primo luogo fontanazzi, inzuppamenti del fianco e/o ristagno

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CORSO BASE DECENTRATO 2012-2103

DISTRETTO VE06 RIVIERA DEL BRENTA

ADDESTRAMENTO PRATICO RISCHIO IDRAULICO - SACCATA

PREMESSA

Gli argomenti trattati in questo documento sono frutto dell’esperienza diretta maturata dai Volontari ( in particolare quelli del Gruppo Comunale di Ponte San Nicolò nel Padovano, a cui và un meritorio ringraziamento per aver prodotto la maggior parte del contenuto di questo opuscolo, e del Distretto Sandonatese nel Veneziano, per le foto molto esaustive) nel corso della vita lavorativa di alcuni e degli interventi di tutti nelle situazioni di rischio idraulico in cui si è operato, durante le esercitazioni periodiche e durante le reali situazioni di emergenza.

Le immagini ed i testi che seguono non vogliono, né possono, essere esaustivi, ma intendono costituire un ausilio su un tema di grande importanza, ritenuto a torto troppo “povero” per una trattazione razionale e solitamente “tramandato per tradizione orale”, in attesa di auspicabili POS diramate dalle istituzioni preposte.

La speranza del Distretto di Protezione Civile VE06 RIVIERA DEL BRENTA è che questa possa essere una delle tante basi per sviluppare un proficuo scambio di informazioni che permetta di far crescere, con competenza e professionalità, la “cultura della protezione civile” nel nostro Paese.

NOTE SULLA SICUREZZA

Le attività svolte durante un’emergenza idraulica, per evidenti motivi di pericolo costante ed imprevedibile, impongono che chi vi sia coinvolto abbia coscienza ed applichi le elementari regole di sicurezza del caso.

MONITORAGGIO CORSI D’ACQUA

L’attività di monitoraggio dell’andamento della piena, pur non essendo prettamente emergenziale ma più previsionale, comunque, per i pericoli intrinseci a tale attività(pensiamo al percorre un’ argine di cui non si ha conoscenza del suo stato) implica l’adozione di tecniche di salvaguardia degli operatori impegnati.

Il monitoraggio ottimale si effettua con due squadre di 2 operatori. Una prima squadra controllo il piè e la fiancata d’argine lato campagna per individuare in primo luogo fontanazzi, inzuppamenti del fianco e/o ristagno d’acqua, tutti possibili segnali di infiltrazione/sifonamento e di conseguente erosione interna che, se non individuati per tempo, potrebbero causare, come è successo sul Bacchiglione pochi anni fa, al cedimento dell’stesso con le conseguenze che tutti possiamo immaginare. Questa squadra oltre ai DPI classici sarà dotata degli stivali.

Una seconda squadra procederà in sommità d’argine per l’individuazione di cedimenti, voragini, inzuppamenti e quant’altro di anormale si dovesse qui riscontrare, con le seguenti prescrizioni: entrambi gli operatori dovranno obbligatoriamente indossare il giubbotto salvagente(meglio se autogonfiabile, in caso di caduta accidentale e perdita di coscienza, anche perchè meno ingombrante per i movimenti), la cintura di sicurezza con cordone di collegamento non superiore ai 2-2,5 metri attaccato alla schiena dell’operatore(che chiameremo ESPOLATORE o SCOUT) che precederà il secondo di tale distanza. Questo per evitare che in caso di cedimento di parte dell’argine o di caduta accidentale il secondo operatore(che chiameremo GUARDIA) che tiene il cordone di sicurezza agganciato davanti ed in mano, subisca uno strappo tale da non riuscire a trattenere il compagno e finisca in acqua anche lui, per agevolare ciò i due procedono di pari passo con il più leggero nel ruolo di SCOUT

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davanti verso il bordo argine, la GUARDIA, più pesante indietro e verso il lato campagna dell’argine. Nessuno dei due deve indossare stivali ma solo le scarpe antinfortunistiche, meglio se con slaccio rapido.

Le due squadre, quella in sommità d’argine e quella al piè di campagna procederanno insieme alla perlustrazione tenendosi a portata di vista e voce e si si riscontreranno anomalie si comunicherà alla centrale operativa, per mezzo della radio in dotazione alla squadra in sommità d’argine e si attendono ulteriori istruzioni.

Da tenere sempre sotto controllo l’andamento dell’onda di piena assumendo informazioni dalla centrale operativa che permettano agli operatori assumere posizioni di sicurezza per tempo. A questo fine le squadre dovranno prima e durante il servizio deputare preventivamente un luogo raggiungibile brevemente e con facilità, il più alto possibile, dove recarsi in caso di pericolo di imminente rotta d’argine o di arrivo di onda di piena. Buona regola è considerare un fontanazzo una potenziale rotta d’argine finchè non si è appurata la consistenza dell’argine interessato.

SACCATA

L’approntamento di arginature con sacchi di sabbia, attività meglio conosciuta nel gergo dei volontari di protezione civile come saccata, impone l’assoluto rispetto delle norme di massima sicurezza del singolo, del gruppo e dell’ambiente.

Come in ogni altro impiego operativo, il lavoro deve essere sempre di squadra e mai individuale e deve prevedere l’adozione di tutte le procedure volte a minimizzare i rischi immediati e futuri dell’attività.

In questo senso, non solo deve essere sentito come obbligatorio l’uso dei dispositivi di protezione individuale, ma bisogna anche evitare atteggiamenti e comportamenti che possano ledere la salute di coloro che sono impegnati nelle operazioni e/o creare dei rischi per se stessi e per gli altri operatori.

La saccata si compone di tre distinti momenti , separati come organizzazione ma contigui come cronologia:

1) PREPARAZIONE DEI SACCHETTI, 2) TRASPORTO AL LUOGO DI DESTINAZIONE, 3) POSIZIONAMENTO,

con le modalità appresso descritte:

1) PREPARAZIONE DEI SACCHETTI

L’esperienza pluriennale in questo campo ha portato ad adottare soluzioni tecniche singolari ma molto efficaci. In passato il riempimento dei sacchi era esclusivamente “a mano” intendendo per questo la squadra di 2 operatori uno con la pala e l’altro accovacciato che teneva aperto il sacco, con notevole aggravio sull’apparato muscoloscheletrico del secondo. Con la sacchettatrice manuale invece l’addetto al sacco sta in piedi o appena inclinato in avanti, riducendo il rischio di strappi o comunque danni alla colonna vertebrale.

SACCHETTATRICE(TRAMOGGIA)

L’apparecchiatura può essere utilizzata da terra su apposito supporto (foto A e B) o agganciata alla sponda del camion con la sabbia(foto C e D), ha due, chiamiamole, dosi una da 15kg ed una da 20kg. Corrispondenti più o meno ad un terzo ed a metà volume del sacchetto.

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A B C D

La squadra di caricazione è composta (vedi figura A) da 2 operatori addetti al riempimento della tramoggia dotati di pale, un’ operatore dosatore(TAGLIASABBIA) che si occupa della manovra degli otturatori della sacchettatrice, un’APRISACCO che porge il sacco aperto all’addetto POSIZIONA SACCO il quale una volta riempito(lo lega in caso di sacchi chiusi) e lo porge all’operatore alla testa della fila di trasporto. Tenere presente che se la sabbia è umida risulterà impaccata e sarà utile dotarsi di un bastone da inserire nella bocca della tramoggia per smovere la sabbia.

PARTICOLARITÀ: i sacchi pieni possono essere aperti o chiusi, se ne consiglia la chiusura se si devono trasporta re con automezzi per evitare lo svuotamento durante il trasporto. Tenere presente che nel padovano li vogliono sempre chiusi, nel veneziano no.

2) TRASPORTO AL LUOGO DI DESTINAZIONE

Il trasporto può essere fatto con veicoli o a mano. In ambedue i casi necessità utilizzare il passamano, per portarli dal luogo di confezionamento al veicolo e dal veicolo al posto di posa nel primo caso; per farli arrivare dal luogo di confezionamento direttamente a quello di posa nel secondo caso.

La tecnica del passamano per il trasporto dei sacchi di sabbia dal luogo di preparazione a quello di posa serve appunto ad evitare inutili sforzi sulla colonna vertebrale e su tutto l’apparato muscolo-scheletrico, risparmiando le energie, sempre preziose durante le emergenze.

La catena umana è formata da una doppia fila di persone che vengono disposte l’una di fronte all’altra, ma leggermente sfalsate, in modo che ognuno possa guardare lateralmente i due colleghi più vicini.

I sacchi vengono presi per gli angoli vuoti alti e passati dal compagno che si ha difronte e passati a quello successivo (con sacchi APERTI) oppure tenuti con gli avambracci, mani verso l’alto e gomiti ben aderenti al torace(con sacchi CHIUSI). La distribuzione uniforme del peso ottenuta in questo modo ne agevola il passaggio, che si attua rimanendo fermi sul posto e ruotando solo il busto, prendendo il sacco dal proprio vicino “a monte” e porgendolo a quello “a valle”, senza mai lanciarlo.

TENERE PRESENTE CHE, IN CASO DI FILA SU FIANCO D’ARGINE, LA PRASSI SOPRADESCRITTA E’ EFFETTUABILE SOLO CON MAGGIOR SFORZO DATO L’ATTO DI INALZAMENTO DEL PESO, PER CUI SI DOVRA’ TENERNE CONTO NEL CALCOLARE I CAMBI RUOLO. GLI OPERATORI DEVONO ASSICURARSI DI ESSERE IN POSIZIONE STABILE. LA MIGLIOR SOLUZIONE SAREBBE AVERE MEZZI IDONEI ED IN GRADO DI TRASPORTARE IN SOMMITA’ ARGINALE I SACCHETTI PRONTI ALL’USO, MA MOLTO SPESSO CIO’ NON E’ FATTIBILE.

POSIZIONAMENTO SACCHI SABBIA

RICORDARSI SEMPRE CHE I SACCHI VANNO POSIZIONATI, CHIUSI O APERTI CHE SIANO, CON LA BOCCA VERSO LA CORRENTE IN CASO DI SOPRASOGLIO ARGINALE.

Metodo a bocca aperta(foto E –F-G-H): la bocca del sacco va distesa e sopra va posizionato il corpo pieno del sacco successivo a meno che non si tratti del fine fila, in questo caso la bocca va ripiegata sotto il corpo del sacco stesso in modo da non farne uscire il contenuto, per quanto possibile.

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La fila di trasporto si sposta man mano che si procede al posizionamento in modo che l’ultimo della fila posi il sacco ed un’ulteriore operatore ci cammini sopra, compattando il tutto, man mano che vengono posizionati in modo da ridurre il più possibile gli interstizi tra sacco e sacco.

DATO LO SFORZO FISICO FATTO DA ALCUNE FIGURE DI QUESTA COMBINAZIONE DI RUOLI(ADDETTO AL RIEMPIMENTO SACCO ED ADDETTI ALLA RIEMPIMENTO DELLA TRAMOGGIA, POSIZIONATORE SACCO A TERRA, ECC.) E’ BUONA NORMA CAMBIARE I RUOLI A SCALARE OGNI 10/20(a seconda delle capacità fisiche dell’intero reparto) SACCHETTI.

E F G H

DI SEGUITO ALCUNI ESEMPI DI SACCATA(sacchi con bocca chiusa)

FIGURA 1 - SACCATA DI CONTENIMENTO PER BASSE TRACIMAZIONI

L’arginello con sacchi di sabbia(anche detto SOPRASOGLIO) ad un corso è adatto a contrastare un’onda di piena non tumultuosa e tale da originare una bassa tracimazione.

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Le figure illustrano la modalità di posa in opera del manufatto: i sacchi, riempiti al 50% della loro capacità e chiusi con un legaccio, vengono posati, con la bocca rivolta controcorrente, parallelamente al rilevato arginale e quanto più possibile vicini al bordo della scarpata a fiume.

La prima fila è stesa curando che il fondo del sacco che segue copra bene la bocca di quello che precede; completato il corso, esso deve essere energicamente calpestato per comprimere la sabbia e minimizzare gli interstizi tra un sacco e l’altro.

Le file successive, per un’altezza totale del soprassoglio che non deve superare 60 o 70 centimetri, vengono posate nel medesimo verso e con le stesse modalità della prima, ponendo attenzione che il sacco di testa sopravanzi i successivi in modo che risulti sempre visibile solo una bocca.

Allo scopo di rendere più stabile e solido l’arginello, aumentandone la resistenza contro la spinta dell’onda di piena, si possono posare dei sacchi di sabbia perpendicolarmente al corso, con la bocca rivolta verso il fiume, come spalletta di rinforzo.

FIGURA 2 - SACCATA DI CONTENIMENTO IN CASO DI TRACIMAZIONI SOSTENUTE

Se l’onda di piena si preannuncia sostenuta e tumultuosa, l’arginatura di sacchi di sabbia ad un corso non sarà sufficiente ad ostacolarla. Si ricorrerà pertanto ad una tecnica analoga, ma tale da garantire solidità al manufatto tramite una struttura più resistente alle forze che l’acqua eserciterà tanto nel senso del suo scorrimento quanto ortogonalmente ad esso, durante la fase di tracimazione. La figura 2a le rappresenta graficamente con due frecce nere.

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I corsi sono formati da due sezioni, come illustrato dalla vista in pianta della figura 2b: la prima è sempre composta da elementi posti parallelamente l’uno all’altro, con il fondo verso l’acqua e con la bocca verso la campagna, sormontata dalla parte centrale dei sacchi della seconda sezione. Questi vanno messi in opera perpendicolarmente al primo corso, secondo la linea d’argine, sfalsati e con il verso alternato, partendo dal basso con l’imboccatura controcorrente.

Anche in questo caso l’altezza del soprassoglio non dovrà superare i 70 centimetri, avendo cura di pressare bene ogni corso, impaccando quanto più possibile la sabbia nei sacchi.

FONTANAZZI(fuori uscita di acqua dal lato campagna)

CONTENIMENTO DI UN FONTANAZZO POSTO SUL FIANCO DELL’ARGINE

Sono i più insidiosi perché vuol dire che l’acqua si è già infiltrata nell’argine e, con la pressione idraulica della piena, ne sta erodendo la consistenza fino alla rotta. E’ per questo che è necessario individuare al più presto queste fuoriuscite d’acqua ed intervenire urgentemente per bloccarle. Un fontanazzo è tanto più pericoloso se l’acqua che ne esce è torbida perché vuol dire che continua l’erosione interna, meno se l’acqua e limpida perché nonostante la via d’acqua non c’è erosione interna. L’obbiettivo è creare un contenitore che fermi o almeno riduca il flusso di uscita e quindi l’erosione. Uno dei sistemi è la TELONATA

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La tecnica del telo dimostra la maggiore efficacia nei casi di fontanazzi aperti sul fianco dell’argine.

Figura 3a – Si apre il telo sulla sommità arginale e si fissano saldamente dei sacchi di sabbia sul lato più vicino alla fiancata a fiume, con funzione di zavorra.

Figura 3b – Partendo sempre dal lato a fiume, il telo viene avvolto su se stesso, con i sacchi di sabbia al centro del rotolo, fino a formare un lungo “salsicciotto”.

Figura 3c – Ponendo la massima attenzione alla sicurezza individuale e di gruppo, si fa traslare il rotolo sulla parte della sommità arginale più vicina al fiume e lì esso viene ancorato al suolo tramite dei picchetti.

Figura 3d – La fase di srotolamento a fiume del telo deve essere eseguita sfruttando quanto più possibile l’azione della forza di gravità sulla zavorra ed evitando il lancio, anche coordinato, dei sacchi: è questo il momento in cui bisogna operare nella massima sicurezza, poiché si lavora sul ciglio della scarpata a fiume, in condizioni di probabile indebolimento dell’argine.

Sebbene non sia strettamente necessario ai fini della buona riuscita dell’operazione, è buona norma legare gli angoli del lembo zavorrato con una corda lunga e robusta, che sarà assicurata con un picchetto al sommo dell’argine ed agevolerà, alla fine dell’emergenza, il recupero del telo.

Non sempre si verifica che il fontanazzo abbia origine da una foratura della scarpata a fiume perpendicolare al rilevato arginale. In alcuni casi, la fessurazione può essere spostata anche di diversi metri alla sua destra o alla sua sinistra. Per questo, una volta posto in opera il setto impermeabile, bisognerà controllare che il flusso d’acqua diminuisca e si arresti; se così non fosse, si renderà necessario posare un altro telo ovvero, solo se le condizioni ambientali permettono di operare nella massima sicurezza, spostare il telo a monte e a valle del fontanazzo, procedendo per tentativi, fino al contenimento reale del fenomeno.

Se non si riuscisse a posizionare o a riposizionare il telone non rimane che costruire una coronella appoggiata al fianco dell’argine(foto I e L). Se il sifonamento/infiltrazione è a mezzo argine viene fatto uno “stramazzo” per bloccare la fuoriuscita d’acqua e rinforzare il lato campagna dell’argine stesso(foto M).

I L M

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POZZO DI CONTENIMENTO IN CASO DI FONTANAZZI (detto anche CORONELLA o BICCHIERE)

I fontanazzi che si aprono sul piano campagna, ad una certa distanza dal pie’ d’argine, vanno trattati con la tecnica del pozzo di contenimento, o coronella, il cui approntamento diventa tanto più urgente quanto maggiore è la quantità di acqua torbida che affiora, segno tangibile dell’erosione dell’argine dall’interno.

I sacchi di sabbia vanno posati in circolo, formando una circonferenza atta a contenere la zona attiva del fontanazzo. Le diverse file vengono sovrapposte con gli elementi sfalsati rispetto a quelli del corso sottostante.

Ad ogni chiusura di cerchio, la coronella va calpestata per compattare quanto più possibile la sabbia e ridurre gli spazi tra i singoli elementi.

Con lo scopo di contrastare la maggiore pressione idrostatica, la base del pozzo può essere rinforzata utilizzando una doppia fila di sacchi, posti ortogonalmente alla circonferenza e con la bocca rivolta verso di essa.

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BARRIERE DI CONTENIMENTO PER PORTE

Le barriere con i sacchi di sabbia possono essere utilizzate con notevole efficacia anche per proteggere gli ingressi di locali minacciati dall’acqua alta.

Le figure 5a e 5b illustrano due metodi per arginare porte con l’apertura verso l’interno: a seconda della posizione dei cardini, che lascia nell’area dell’architrave più o meno spazio all’allestimento della saccata, si può usare il primo, in cui gli elementi vengono posti in opera occupando la sola luce dell’uscio, ovvero il secondo, dove la barriera deve essere appoggiata anche alla muratura per trarre maggior resistenza.

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Nella figura 6 è invece illustrata la tecnica di arginatura di una porta con il battente che si apre verso l’esterno, come nel caso delle uscite di emergenza. Il corso dei sacchi di sabbia deve permettere l’apertura dell’uscio, seguendone l’arco di circonferenza.

In tutti i casi, vanno rispettate le buone norme per l’approntamento della struttura: le file devono essere sempre ben calpestate per comprimerle e serrarle quanto più possibile; inoltre esse andranno stese sfalsate e con il verso di posa alternato.

ALTRO CASO DI POSIZIONAMENTO SACCHI (in questo caso in alveo parzialmente allagato)