Sabato 13 aprile 2013 Sabato 13 aprile 2013 C U LT U R A &S P E … · 2013. 6. 6. · Haarp (High...

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Sabato 13 aprile 2013 26 Sabato 13 aprile 2013 27 CULTURA & SPETTACOLI PARLA L’ECONOMISTA E PRESIDENTE DELLA «ADAM SMITH SOCIETY» «L’ENERGIA HA FONTI INFINITE O CHE SI RINNOVANO» Ma solo il libero mercato è un fattore di progresso De Nicola: «I protezionisti danneggiano i Paesi poveri» RACCONTI DI VITTORIO CANGIANO Il «Rap» napoletano delle anime inquiete «La concorrenza è essenziale. È il processo di scoperta e diffusione della conoscenza» U n abisso incolmabile separa i sostenitori dell’impianto critico della decrescita da coloro che si situano sul versante opposto del pensiero economico, cioè i liberisti «orto- dossi», teorici della crescita senza limiti e del libero mercato come fattore eterno di progresso, sviluppo e benessere. Decresci- ta felice contro cre- scita infinita, dun- que, in un conflitto di parole d’ordine e contenuti senza zo- ne franche né pos- sibilità di concilia- zione. Così come chiarito anche dall’economista bocconiano Ales- sandro De Nicola, presidente della Adam Smith Socie- ty, fra i fondatori del movimento po- litico «Fare per Fermare il Decli- no». Professor De Ni- cola, alla base della scommessa della decrescita vi è questo assun- to: «Non è possi- bile realizzare una crescita eco- nomica infinita in un mondo finito». Cosa ne pensa? «Si tratta di un’affermazione smentita dai fatti. Ad esempio, fino a pochi anni fa nessuno pensava che l’ener- gia solare potesse rappresentare una fonte energetica importante e si tratta di una risorsa infinita. Le multinazionali del pe- trolio stanno sperimentando con un certo successo di ottenere carburanti dalle al- ghe, anch’esse una risorsa infinita. Insom- ma, ovviamente prima o poi finirà il pe- trolio ma questo non significa che non si possa produrre benzina sintetica o che l’uomo non trovi risorse sempre nuove». Dalla sua prospettiva, quali altri fattori potrebbero concorrere a realizzare una crescita costante e senza limiti di pro- spettiva temporale? «Oltre a quanto detto prima, la concor- renza è un elemento essenziale, in quanto prima di tutto si tratta di un processo di scoperta e di diffusione della conoscenza. Tanta più concorrenza, tanta più cono- scenza e perciò sviluppo». Entriamo nel vivo del meccanismo. Se- condo i «decrescenti» i bisogni sono crea- ti artificialmente dalla macchina pubbli- citaria e i beni, segnati da una fragilità calcolata, abbisognano di essere sostitui- ti dopo un certo tempo per tener vivo un mercato che ri- schia di saturarsi. Il sistema, dun- que, è «drogato»? «Alle scuole me- die nella mia anto- logia ci fecero leg- gere un brano di un sociologo america- no, mi sembra Wri- ght Mills, che par- lava di “obsolescen- za programmata”. Quasi 40 anni fa! Queste teorie para- noico-complottisti- che per le quali una sorta di Spectre si mette d’accordo per programmare l’ob- solescenza fanno ri- dere. La tecnologia è molto più veloce di una volta, io ho un pc a casa che ho comprato 12 anni fa, funziona anco- ra, ma non va bene come quelli di ades- so, semplice». Infine, teorie co- me la decrescita sembrano trovar consensi soprat- tutto nelle critiche generali mosse al li- bero mercato. Due fra le tante: i danni inferti all’ambiente in nome del profitto e la sistematica delocalizzazione delle im- prese verso aree dove i lavoratori hanno meno tutele. Anche queste sono polemi- che pretestuose? «I più grandi danni all’ambiente sono stati perpetrati dai regimi comunisti: la vecchia Urss, i suoi alleati e la Cina. La delocalizzazione, invece, è ciò che fa pro- gredire i paesi più poveri. Sei fra i dieci paesi che hanno avuto i tassi di crescita più alti negli ultimi cinque anni sono afri- cani, gli altri asiatici. E son tutti poveri che hanno beneficiato della delocalizzazio- ne, avversata dai protezionisti occidentali che vorrebbero in realtà mantenere poveri gli altri o far loro la carità». [l. p.] di VALENTINA NUZZACI N apoli e i suoi vicoli, la sua gente, il chiacchie- riccio dei passanti, le donne procaci, i ragaz- zi al bar o in motorino, le feste negli appartamenti popolari. Questo è l’apparato scenico di Rap , un libro sincero dalle tema- tiche attuali (Lupo ed., paggi 166, euro 13,00). L’autore, Vittorio Can- giano, è un napoletano verace, na- to e vissuto nella città sotto il Vesuvio. O dovremmo dire «nato e so- pravvissuto a Napoli». Ironica- mente lo scrittore stesso si rende vittima dei pregiudizi che pesano da sempre sulla reputazione della sua città. Perché l’unica cosa vera, pal- pabile, è la vita che scorre ine- sorabile nelle strade della capitale partenopea: esistenze che si rin- corrono, intrecciano, scontrano senza sosta alcuna. Da qui si generano anime in- quiete, insofferenti, agitate, alla costante ricerca dell’emozione, del battito dentro il petto che ci in- dica la strada verso la felicità. Ma la felicità, lo sanno tutti ormai, è una chimera ammantata di dubbi ed incertezze, volubile, pericolosamente instabile perché attaccata ad un filo sottilissimo. I personaggi di questi racconti vor- rebbero fuggire, autocommiserar- si, ma le ferite leccate autono- mamente prima o poi iniziano a marcire. E poi a puzzare. Allora si cerca una cura, o più semplicemente qualcuno che ti voglia e sappia curare. Perché al dolore non ci si abitua mai. Am- biamo tutti alla serenità, anche a quella solo apparente. Vittorio Cangiano fotografa im- magini di realtà quotidiana: una normalità a volte sconsolante e a tratti rassicurante. I due volti del- la vita vera, in cui si muovono spesso figure nevroticamente av- vitate su loro stesse. E allora è tutto uno sbracciarsi, uno schioc- care di dita, un molleggio delle gambe e della testa. Proprio come se stessero ballando energicamen- te sulle note di un trascinante rap. Vetrina LA SCULTURA VALUTATA 9 MILIONI DI EURO New York, all’asta una «replica» del «Pensatore» di Rodin n Sotheby’s metterà all’asta in maggio a New York una fusione da una delle scul- ture più famose del mondo, «Il pensa- tore» di Auguste Rodin. L’opera origi- nale è esposta al Museo Rodin di Parigi. «Sotheby’s» spera di ottenere per que- sta replica circa 12 milioni di dollari (9,2 milioni di euro). «Il pensatore» è l’opera più nota di Rodin ed una delle sculture più copiate al mondo. La repli- ca che andrà all’asta è stata realizzata nel 1906 per Ralph Pulitzer, figlio dell’editore Joseph Pulizter. Con i suoi 72 centimetri, la copia è quasi della stes- sa grandezza dell’originale. Circa tre anni fa una replica con caratteristiche analoghe venne battuta ad un prezzo di poco inferiore, 11,8 milioni di dollari. di MARISA INGROSSO S i presenta oggi a Cosenza Terra Muta di Gianni Lannes (Luigi Pellegrini ed., euro 18,00). Il free- lance pugliese, autore di libri-in- chiesta come Nato: colpito e affondato. La tragedia insabbiata del Francesco Padre, questa volta si cimenta con una «inchie- sta romanzata». Affida a un personaggio di fantasia, il giornalista corso Lucien, il compito di accompagnare il lettore nelle ferite inferte al territorio italiano dall’agire umano (e talvolta dall’inazio- ne). Un romanzo, dunque, che però, a suo modo, «informa». Lucien-Lannes, infatti, sospetta che anche dietro gli ultimi tragici eventi si- smici, ci possa essere l’azione dell’uomo. Il testo non offre prove ma instilla il dub- bio quando parla di guerra geo-climati- ca; ovvero quella guerreggiata «sparan- do» la potenza della Terra contro un Pae- se, attraverso il controllo del clima, delle tempeste e pure delle scosse telluriche. In effetti, la geo-guerra può, potenzial- mente, essere condotta attraverso l’im- piego di programmi scientifico-militari. È tutto vero. Così come è vero che parte della comunità scientifica mondiale, si sta interrogando sugli impieghi di Haarp (High Frequency Active Auroral Research Program), un mega progetto di ricerca che, agendo sulla ionosfera, si so- spetta possa causare terremoti, cicloni e surriscaldamento localizzato. L’ambientazione romanzata consente a Lucien-Lannes di chiedersi se Haarp sia stato realmente impiegato, per col- pire l’Italia. Di certo, nel testo emergono delle sorprendenti coincidenze. Come il caso della esercitazione militare condot- ta, lo scorso 19 febbraio, al largo di Au- gusta. Unità navali in immersione avrebbero fatto il «pelo» ad una perico- losa faglia sismica e - annota l’autore - proprio il 19 febbraio alle 12,06, «l’Isti- tuto nazionale di geofisica e vulcanolo- gia (Invgv) ha registrato una scossa tel- lurica esattamente nella medesima area di mare di magnitudo 2.1». Lucien-Lannes passa poi al capitolo prevenzione e alle malefatte italiane in tema di ricostruzione post-sisma (cita il caso del quartiere Bucaletto, a Potenza, una baraccopoli che ancora accoglie i terremotati del 1980). Si parla anche di inquinamento luminoso, di Ilva, di di- sboscamento. Come si diceva, un libro che offre, nella peggiore delle ipotesi, dei buoni dubbi. Poi? Poi vale la frase di Da- rio Fo che l’autore riporta: «Fermare la diffusione del sapere è uno strumento di controllo per il potere, perché conoscere è saper leggere, interpretare, verificare di persona e non fidarsi di quello che ti dicono. La conoscenza ti fa dubitare. So- prattutto del potere. Di ogni potere». «Terra muta», però guerra eloquente Un romanzo-inchiesta del pugliese Gianni Lannes sull’uso bellico dell’energia tellurica. Anche in Italia UNO DEI COMIZI DI BEPPE GRILLO NEL SUO «TSUNAMI» PRE-ELETTORALE Nella foto grande, la mappa del mondo gravata polemicamente dai grandi marchi industriali, oggetto delle severe critiche dei teorici e dei militanti della «decrescita». A sinistra, il sociologo francese Serge Latouche, le cui elaborazioni teoriche hanno trovato un versante italiano negli studi, fra gli altri, dei pugliesi Franco Cassano, Franca Papa e Onofrio RomanoEconomia: decrescete e non moltiplicate le merci La sfida piace a Grillo (che dovrebbe fare a meno del computer) Rivalutare, rilocalizzare, riciclare... Otto «R» per cambiare il mondo . Programmi fondati sulla «scommessa della decrescita» sviluppano, uno scheletro di indicazioni sistematizzato da Latouche in 8 punti - le 8 «R» - che, di seguito, elenchiamo. Rivalutare. Dismettere le antiche virtù borghesi e promuo- vere di un nuovo sistema di valori antieconomici. «Il locale dovrebbe prevalere sul globale, la collaborazione sulla competizione, il piacere del tempo libero sull'ossessione del lavoro». Riconcettualizzare. Assunzione di una diversa prospettiva su concetti ritenuti acquisiti come quelli di abbondanza, ra- rità, ricchezza e povertà. Da valutare, qui, non in base agli standard della società dei consumi ma alla luce di un ritro- vato equilibrio. Ristrutturare. Orientare i meccanismi materiali in base alla nuova rivoluzione dei valori con particolare riferimento ai rapporti sociali e all’apparato produttivo. Ridistribuire. Secondo Latouche «organizzare la ripartizio- ne delle ricchezze e dell’accesso al patrimonio naturale tan- to fra il Nord e il Sud quanto all’interno di ciascuna società, tra le classi e gli individui». Lo scopo è quello di diminuire il potere di consumo. Rilocalizzare. Produrre in massima parte localmente i beni destinati ai bisogni della popolazione, attraverso l’opera di imprese del luogo sostenute dal risparmio della comunità. Ridurre. Limitare il sovraconsumo e lo sfruttamento delle risorse, riducendo l’impatto sulla biosfera. Riutilizzare/ Riciclare. Le ultime due R sono abbinabili. En- trambe si riferiscono alla necessità di combattere l’obsole- scenza programmata delle attrezzature e dei materiali per disinnescare l’ansia da iperproduzione. [l. p.] SCOMMESSA GLOBALE, CON POCHE CHANCE È una «inversione del paradigma» della crescita infinita che nega anche il cosiddetto «sviluppo sostenibile». Radici culturali di sinistra e di destra di LEONARDO PETROCELLI L a «scommessa della decrescita» ave- va fatto timida irruzione nell’arena della politica italiana durante la cam- pagna elettorale del 2006. Un’appa- rizione marginale, affidata alle esternazioni di pochi e sicuramente non paragonabile al re- cente clamore suscitato, nel merito, dalle ester- nazioni di Beppe Grillo. Spalancate le porte della polemica, sulla decrescita si sono espres- si in tanti, spesso a sproposito, rappresentan- dola alternativamente come una feconda sug- gestione o uno spauracchio sovversivo. Per orientarsi lontano dalle avvelenate con- tingenze, la strategia più saggia rimane pro- babilmente quella di affidarsi ai ragionamenti del «padre nobile» della decrescita: Serge La- touche - professore emerito di Scienze eco- nomiche all’Univerisità di Paris-Sud e specia- lista dei rapporti Nord-Sud – cui va ricono- sciuto l’indubbio merito di aver sistematizzato e divulgato un corpus di idee con radici an- tiche, salde nella sociologia di Emile Dur- kheim e Marcell Mauss, nell’antropologia di Karl Polanyi e Marshall Sahlins, nella filosofia di Cornelius Castoriadis e Ivan Illich. La rin- corsa, insomma, è lunga se è vero che anche i luddisti, gli anarchici situazionisti, i conser- vatori alle De Maistre e i primi socialisti tro- vano spesso cittadinanza nel ricco pantheon della decrescita. Il cui cammino ha beneficiato, più recentemente, dell’apporto del parigino M.a.u.s.s.. (Movimento Anti Utilitarista delle Scienze Sociali) e delle numerose sugge- stioni partorite da un ampio dibattito in- ternazionale cui, dalla Puglia, hanno par- tecipato, fra gli altri, i sociologi baresi Fran- co Cassano, Franca Papa e Onofrio Romano. Non trascurabile è stato anche il contributo fornito dal pensiero antimoderno che, da Alain de Benoist a Massimo Fini, ha sti- molato il confronto da destra. Evasa così dall’esilio della marginalità, la decrescita ha ispirato nel tempo la nascita di associazioni, comunità e gruppi ad essa collegati come il Movimento per la Decre- scita Felice di Maurizio Pallante, per un breve tratto compagno di strada di Grillo. E in Francia, è addirittura sorto un piccolo partito, il Parti pour la Décroissance, in- chiodato però all’1% di preferenze. Al di là delle fortune dei diversi con- tenitori il punto più rilevante e delicato rimane comunque quello legato ai conte- nuti: «La decrescita – scrive Latouche nel suo Breve Trattato sulla Decrescita Serena (Bollati Boringhieri, 2008) – è uno slogan politico con implicazioni teoriche, un parola bomba che vuole fare esplodere l’ipocrisia dei drogati del produttivismo». Si tratta, sempli- ficando, di una «inversione di paradigma» che boccia l’idea della crescita economica infinita in un pianeta finito e promuove un diverso approccio alla gestione dell’esistente. Nel mi- rino dei «decrescenti» finisce un po’ di tutto: i ritmi frenetici della vita moderna, l’ossessione per il consumo, lo sviluppo tecnologico senza freni, la rimozione delle identità, l’accettazio- ne acritica del mito del lavoro. A palle in- catenate si spara anche contro lo Sviluppo Sostenibile, bollato come un «ossimoro» con- cepito per migliorare i meccanismi esistenti allo scopo di garantirne una sostanziale so- pravvivenza. Di contro, viene definito uno schema per il cambiamento in otto punti, il circolo delle otto «R» della decrescita, da cui far germogliare un vero e proprio programma elettorale al di là della categorie di destra e sinistra (ne rife- riamo a parte). Ma, di fatto, il programma non piace quasi a nessuno: né alla maggioranza delle categorie produttive, impaurite dal cam- biamento strutturale, né alla sinistra po- st-marxista, impegnata in battaglie di conser- vazione, né alla destra liberista. Ed anche chi afferma di farlo proprio, come Grillo, è co- stretto ad andar cauto: cosa potrebbero mai pensare i tanti imprenditori elettori del M5S di un contenimento «ideologico» di produzione e consumi? E gli attivisti, saprebbero digerire le provocazioni di Latouche sul «diritto a non possedere un computer»? C’è poi un altro problema, più spinoso dei precedenti: “Nel migliore dei casi – spiega il pensatore francese – i governi possono sol- tanto rallentare i processi che non control- lano. Esiste una cosmocrazia mondiale che svuota la politica della sua sostanza e im- pone le sue volontà attraverso la dittatura dei mercati finanziari. Che lo vogliano o no tutti i governi sono dei funzionari del ca- pitale». A dispetto della vulgata, la vera impresa non risiede tanto nel modificare la condotta del singolo suggerendogli di pre- ferire la bicicletta all’automobile, quanto piuttosto nel riacquistare la sovranità per- duta ed innescare una gigantesca trasfor- mazione che odora tanto di rivoluzione. Il nodo è tutto qui: a patto di volerla affrontare seriamente, la sfida è titanica. E rimane il sospetto che gli eventuali mo- vimenti politici interessati alla decrescita, come il 5Stelle, preferiscano – per esigenze di voto - offrirne una versione depotenziata, annacquata e destinata a convivere paci- ficamente con parte degli schemi, econo- mici e culturali, esistenti. Finendo, così, per farla assomigliare al tanto deprecato svi- luppo sostenibile. «D’altronde – ha ripetuto spesso Latouche – se il movimento della decrescita riuscisse a raggiungere i vertici e si dichiarasse seriamente intenzionato a combattere un certo tipo di battaglie, il suo leader sarebbe immediatamente assassina- to. Non ho alcun dubbio». Il «padre nobile» è Latouche che ha sistematizzato un corpus di idee da Durkheim a Illich Contributi degli studiosi pugliesi LIBERISTA Alessandro De Nicola «Indignatevi e state attenti ai populisti» Esce in Italia «Non arrendetevi!», il libro postumo di Stephane Hessel. In favore dei partiti e dell’Europa HESSEL È morto due mesi fa A rriverà in libreria il 24 aprile Non arrendetevi! (Passigli ed.), l’ultimo appassionato appello civile di Stephane Hessel, l’au- tore bestseller di Indignatevi! , scomparso lo scorso 27 febbraio. «L’indignazione non ba- sta. Se qualcuno crede che basti manifestare per le strade perché le cose cambino si sba- glia. Non bisogna accontentarsi della pro- testa. Occorre agire» dice Hessel nel pam- phlet, scritto poco prima di morire. Riflet- tendo sui fenomeni di protesta che avevano trovato nelle pagine del suo celebre Indi- gnatevi! , uscito nel 2010 e tradotto il 27 lin- gue, la loro spinta ideale e approfondendo le motivazioni che avevano ispirato quel fortunato appello, diffuso in oltre quattro milioni di copie, Hessel prende le distanze da quei movimenti che in tutta Europa han- no fatto della protesta la loro ragione d’es- sere, invitando vecchi e nuovi «indignati» a non farsi incantare da pericolosi populismi. È un invito, in particolare ai giovani, ad un rinnovato impegno attraverso quelle istituzioni che in una democrazia sono un indispensabile tramite tra il potere e i cit- tadini: i partiti politici. Hessel non ha dub- bi: «Se volete che le cose cambino, nelle de- mocrazie istituzionali nelle quali viviamo il lavoro deve essere fatto con l’aiuto dei par- titi. Perfino con i loro difetti, le loro im- perfezioni, le loro insufficienze» dice Hessel e aggiunge «bisogna infiltrarsi nelle loro strutture per cercare di cambiarne il fun- zionamento dall’interno». A questo appello Hessel aggiunge un chiaro invito a guardare sempre all’Europa che «è il nostro unico futuro, la nostra unica speranza di uscire dalla crisi mondiale... L’Europa unita è il nostro solo avvenire». Nato a Berlino nel 1917 ed emigrato con i genitori ebrei in Francia nel 1924, Hessel ha partecipato attivamente alla lotta al nazi- smo unendosi al generale De Gaulle a Lon- dra e in seguito alla Resistenza in Francia. Catturato e deportato a Buchenwald è riu- scito a fuggire e ad unirsi alle truppe al- leate. Dopo la fine della guerra è stato di- plomatico all’ONU e ha partecipato alla elaborazione della Dichiarazione Universa- le dei Diritti dell’Uomo. [a. a.] TERREMOTI PROVOCATI? Una donna davanti alle rovine

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Sabato 13 aprile 201326 Sabato 13 aprile 2013 27

C U LT U R A &S P E T TAC O L IPARLA L’ECONOMISTA E PRESIDENTE DELLA «ADAM SMITH SOCIETY» « L’ENERGIA HA FONTI INFINITE O CHE SI RINNOVANO»

Ma solo il libero mercatoè un fattore di progressoDe Nicola: «I protezionisti danneggiano i Paesi poveri»

RACCONTI DI VITTORIO CANGIANO

Il «Rap»napoletanodelle animeinquiete

«La concorrenza èessenziale. È il processodi scoperta e diffusione

della conoscenza»

Un abisso incolmabile separa isostenitori dell’impianto criticodella decrescita da coloro che sisituano sul versante opposto del

pensiero economico, cioè i liberisti «orto-dossi», teorici della crescita senza limiti edel libero mercato come fattore eterno diprogresso, sviluppo e benessere. Decresci-ta felice contro cre-scita infinita, dun-que, in un conflittodi parole d’ordine econtenuti senza zo-ne franche né pos-sibilità di concilia-zione. Così comechiarito anchedall’economistabocconiano Ales-sandro De Nicola,presidente dellaAdam Smith Socie-ty, fra i fondatoridel movimento po-litico «Fare perFermare il Decli-no».

Professor De Ni-cola, alla basedella scommessadella decrescitavi è questo assun-to: «Non è possi-bile realizzareuna crescita eco-nomica infinita inun mondo finito».Cosa ne pensa?«Si tratta di

u n’affer mazionesmentita dai fatti.Ad esempio, fino apochi anni fa nessuno pensava che l’ener -gia solare potesse rappresentare una fonteenergetica importante e si tratta di unarisorsa infinita. Le multinazionali del pe-trolio stanno sperimentando con un certosuccesso di ottenere carburanti dalle al-ghe, anch’esse una risorsa infinita. Insom-ma, ovviamente prima o poi finirà il pe-trolio ma questo non significa che non sipossa produrre benzina sintetica o chel’uomo non trovi risorse sempre nuove».

Dalla sua prospettiva, quali altri fattoripotrebbero concorrere a realizzare unacrescita costante e senza limiti di pro-spettiva temporale?«Oltre a quanto detto prima, la concor-

renza è un elemento essenziale, in quantoprima di tutto si tratta di un processo discoperta e di diffusione della conoscenza.

Tanta più concorrenza, tanta più cono-scenza e perciò sviluppo».

Entriamo nel vivo del meccanismo. Se-condo i «decrescenti» i bisogni sono crea-ti artificialmente dalla macchina pubbli-citaria e i beni, segnati da una fragilitàcalcolata, abbisognano di essere sostitui-ti dopo un certo tempo per tener vivo un

mercato che ri-schia di saturarsi.Il sistema, dun-que, è «drogato»?«Alle scuole me-

die nella mia anto-logia ci fecero leg-gere un brano di unsociologo america-no, mi sembra Wri-ght Mills, che par-lava di “obsolescen -za programmata”.Quasi 40 anni fa!Queste teorie para-noico-complottisti -che per le quali unasorta di Spectre simette d’accordo perprogrammare l’ob -solescenza fanno ri-dere. La tecnologiaè molto più velocedi una volta, io houn pc a casa che hocomprato 12 annifa, funziona anco-ra, ma non va benecome quelli di ades-so, semplice».

Infine, teorie co-me la decrescitasembrano trovarconsensi soprat-

tutto nelle critiche generali mosse al li-bero mercato. Due fra le tante: i danniinferti all’ambiente in nome del profitto ela sistematica delocalizzazione delle im-prese verso aree dove i lavoratori hannomeno tutele. Anche queste sono polemi-che pretestuose?«I più grandi danni all’ambiente sono

stati perpetrati dai regimi comunisti: lavecchia Urss, i suoi alleati e la Cina. Ladelocalizzazione, invece, è ciò che fa pro-gredire i paesi più poveri. Sei fra i diecipaesi che hanno avuto i tassi di crescitapiù alti negli ultimi cinque anni sono afri-cani, gli altri asiatici. E son tutti poveriche hanno beneficiato della delocalizzazio-ne, avversata dai protezionisti occidentaliche vorrebbero in realtà mantenere poverigli altri o far loro la carità». [l. p.]

di VALENTINA NUZZACI

Napoli e i suoi vicoli, lasua gente, il chiacchie-riccio dei passanti, ledonne procaci, i ragaz-

zi al bar o in motorino, le festenegli appartamenti popolari.

Questo è l’apparato scenico diRa p , un libro sincero dalle tema-tiche attuali (Lupo ed., paggi 166,euro 13,00). L’autore, Vittorio Can-giano, è un napoletano verace, na-to e vissuto nella città sotto ilVe s u v i o.

O dovremmo dire «nato e so-pravvissuto a Napoli». Ironica-mente lo scrittore stesso si rendevittima dei pregiudizi che pesanoda sempre sulla reputazione dellasua città.

Perché l’unica cosa vera, pal-pabile, è la vita che scorre ine-sorabile nelle strade della capitalepartenopea: esistenze che si rin-corrono, intrecciano, scontranosenza sosta alcuna.

Da qui si generano anime in-quiete, insofferenti, agitate, allacostante ricerca dell’emozione, delbattito dentro il petto che ci in-dica la strada verso la felicità.

Ma la felicità, lo sanno tuttiormai, è una chimera ammantatadi dubbi ed incertezze, volubile,pericolosamente instabile perchéattaccata ad un filo sottilissimo. Ipersonaggi di questi racconti vor-rebbero fuggire, autocommiserar-si, ma le ferite leccate autono-mamente prima o poi iniziano amarcire. E poi a puzzare.

Allora si cerca una cura, o piùsemplicemente qualcuno che tivoglia e sappia curare. Perché aldolore non ci si abitua mai. Am-biamo tutti alla serenità, anche aquella solo apparente.

Vittorio Cangiano fotografa im-magini di realtà quotidiana: unanormalità a volte sconsolante e atratti rassicurante. I due volti del-la vita vera, in cui si muovonospesso figure nevroticamente av-vitate su loro stesse. E allora ètutto uno sbracciarsi, uno schioc-care di dita, un molleggio dellegambe e della testa. Proprio comese stessero ballando energicamen-te sulle note di un trascinanter ap.

Ve t r i n aLA SCULTURA VALUTATA 9 MILIONI DI EURO

New York, all’asta una «replica»del «Pensatore» di Rodinn S o t h e by ’s metterà all’asta in maggio a

New York una fusione da una delle scul-ture più famose del mondo, «Il pensa-tore» di Auguste Rodin. L’opera origi-nale è esposta al Museo Rodin di Parigi.« S o t h e by ’s» spera di ottenere per que-sta replica circa 12 milioni di dollari(9,2 milioni di euro). «Il pensatore» èl’opera più nota di Rodin ed una dellesculture più copiate al mondo. La repli-ca che andrà all’asta è stata realizzatanel 1906 per Ralph Pulitzer, figliodell’editore Joseph Pulizter. Con i suoi72 centimetri, la copia è quasi della stes-sa grandezza dell’originale. Circa treanni fa una replica con caratteristicheanaloghe venne battuta ad un prezzo dipoco inferiore, 11,8 milioni di dollari.

di MARISA INGROSSO

Si presenta oggi a Cosenza Ter raMuta di Gianni Lannes (LuigiPellegrini ed., euro 18,00). Il free -lance pugliese, autore di libri-in-

chiesta come Nato: colpito e affondato. Latragedia insabbiata del Francesco Padre,questa volta si cimenta con una «inchie-sta romanzata». Affida a un personaggiodi fantasia, il giornalista corso Lucien, ilcompito di accompagnare il lettore nelleferite inferte al territorio italianodall’agire umano (e talvolta dall’inazio -ne). Un romanzo, dunque, che però, asuo modo, «informa».

Lucien-Lannes, infatti, sospetta che

anche dietro gli ultimi tragici eventi si-smici, ci possa essere l’azione dell’u o m o.Il testo non offre prove ma instilla il dub-bio quando parla di guerra geo-climati-ca; ovvero quella guerreggiata «sparan-do» la potenza della Terra contro un Pae-se, attraverso il controllo del clima, delletempeste e pure delle scosse telluriche.In effetti, la geo-guerra può, potenzial-mente, essere condotta attraverso l’im -piego di programmi scientifico-militari.È tutto vero. Così come è vero che partedella comunità scientifica mondiale, sista interrogando sugli impieghi diHaarp (High Frequency Active AuroralResearch Program), un mega progetto diricerca che, agendo sulla ionosfera, si so-

spetta possa causare terremoti, cicloni esurriscaldamento localizzato.

L’ambientazione romanzata consentea Lucien-Lannes di chiedersi se Haarpsia stato realmente impiegato, per col-pire l’Italia. Di certo, nel testo emergonodelle sorprendenti coincidenze. Come ilcaso della esercitazione militare condot-ta, lo scorso 19 febbraio, al largo di Au-gusta. Unità navali in immersioneavrebbero fatto il «pelo» ad una perico-losa faglia sismica e - annota l’autore -proprio il 19 febbraio alle 12,06, «l’Isti -tuto nazionale di geofisica e vulcanolo-gia (Invgv) ha registrato una scossa tel-lurica esattamente nella medesima areadi mare di magnitudo 2.1».

Lucien-Lannes passa poi al capitoloprevenzione e alle malefatte italiane intema di ricostruzione post-sisma (cita ilcaso del quartiere Bucaletto, a Potenza,una baraccopoli che ancora accoglie iterremotati del 1980). Si parla anche diinquinamento luminoso, di Ilva, di di-sboscamento. Come si diceva, un libroche offre, nella peggiore delle ipotesi, deibuoni dubbi. Poi? Poi vale la frase di Da-rio Fo che l’autore riporta: «Fermare ladiffusione del sapere è uno strumento dicontrollo per il potere, perché conoscereè saper leggere, interpretare, verificaredi persona e non fidarsi di quello che tidicono. La conoscenza ti fa dubitare. So-prattutto del potere. Di ogni potere».

«Terra muta», però guerra eloquenteUn romanzo-inchiesta del pugliese Gianni Lannes sull’uso bellico dell’energia tellurica. Anche in Italia

UNO DEI COMIZIDI BEPPE GRILLONEL SUO «TSUNAMI»PRE -ELETTORALENella foto grande,la mappa del mondogravata polemicamentedai grandi marchiindustriali, oggetto dellesevere critiche dei teoricie dei militanti della«decrescita». A sinistra,il sociologo franceseSerge Latouche, le cuielaborazioni teorichehanno trovato unversante italiano neglistudi, fra gli altri, deipugliesi Franco Cassano,Franca Papa e OnofrioRomano.

Economia: decrescetee non moltiplicate le merciLa sfida piace a Grillo (che dovrebbe fare a meno del computer)

Rivalutare, rilocalizzare, riciclare...Otto «R» per cambiare il mondo.

Programmi fondati sulla «scommessa della decrescita»sviluppano, uno scheletro di indicazioni sistematizzato daLatouche in 8 punti - le 8 «R» - che, di seguito, elenchiamo.Rivalutare. Dismettere le antiche virtù borghesi e promuo-vere di un nuovo sistema di valori antieconomici. «Il localedovrebbe prevalere sul globale, la collaborazione sullacompetizione, il piacere del tempo libero sull'ossessionedel lavoro».Riconcettualizzare. Assunzione di una diversa prospettivasu concetti ritenuti acquisiti come quelli di abbondanza, ra-rità, ricchezza e povertà. Da valutare, qui, non in base aglistandard della società dei consumi ma alla luce di un ritro-vato equilibrio.Ristrutturare. Orientare i meccanismi materiali in base allanuova rivoluzione dei valori con particolare riferimento airapporti sociali e all’apparato produttivo.Ridistribuire. Secondo Latouche «organizzare la ripartizio-ne delle ricchezze e dell’accesso al patrimonio naturale tan-to fra il Nord e il Sud quanto all’interno di ciascuna società,tra le classi e gli individui». Lo scopo è quello di diminuire ilpotere di consumo.Rilocalizzare. Produrre in massima parte localmente i benidestinati ai bisogni della popolazione, attraverso l’opera diimprese del luogo sostenute dal risparmio della comunità.Ridurre. Limitare il sovraconsumo e lo sfruttamento dellerisorse, riducendo l’impatto sulla biosfera.Riutilizzare/ Riciclare. Le ultime due R sono abbinabili. En-trambe si riferiscono alla necessità di combattere l’obsole -scenza programmata delle attrezzature e dei materiali perdisinnescare l’ansia da iperproduzione. [l. p.]

SCOMMESSA GLOBALE, CON POCHE CHANCEÈ una «inversione del paradigma» della crescitainfinita che nega anche il cosiddetto «sviluppo

sostenibile». Radici culturali di sinistra e di destra

di LEONARDO PETROCELLI

La «scommessa della decrescita» ave-va fatto timida irruzione nell’a re n adella politica italiana durante la cam-pagna elettorale del 2006. Un’appa -

rizione marginale, affidata alle esternazioni dipochi e sicuramente non paragonabile al re-cente clamore suscitato, nel merito, dalle ester-nazioni di Beppe Grillo. Spalancate le portedella polemica, sulla decrescita si sono espres-si in tanti, spesso a sproposito, rappresentan-dola alternativamente come una feconda sug-gestione o uno spauracchio sovversivo.

Per orientarsi lontano dalle avvelenate con-tingenze, la strategia più saggia rimane pro-babilmente quella di affidarsi ai ragionamentidel «padre nobile» della decrescita: Serge La-touche - professore emerito di Scienze eco-nomiche all’Univerisità di Paris-Sud e specia-lista dei rapporti Nord-Sud – cui va ricono-sciuto l’indubbio merito di aver sistematizzatoe divulgato un corpus di idee con radici an-tiche, salde nella sociologia di Emile Dur-kheim e Marcell Mauss, nell’antropologia diKarl Polanyi e Marshall Sahlins, nella filosofiadi Cornelius Castoriadis e Ivan Illich. La rin-corsa, insomma, è lunga se è vero che anche iluddisti, gli anarchici situazionisti, i conser-vatori alle De Maistre e i primi socialisti tro-vano spesso cittadinanza nel ricco pantheondella decrescita. Il cui cammino ha beneficiato,più recentemente, dell’apporto del pariginoM.a.u.s.s.. (Movimento Anti Utilitarista delle

Scienze Sociali) e delle numerose sugge-stioni partorite da un ampio dibattito in-ternazionale cui, dalla Puglia, hanno par-tecipato, fra gli altri, i sociologi baresi Fran-co Cassano, Franca Papa e Onofrio Romano.Non trascurabile è stato anche il contributofornito dal pensiero antimoderno che, daAlain de Benoist a Massimo Fini, ha sti-molato il confronto da destra.

Evasa così dall’esilio della marginalità, ladecrescita ha ispirato nel tempo la nascitadi associazioni, comunità e gruppi ad essa

collegati come il Movimento per la Decre-scita Felice di Maurizio Pallante, per unbreve tratto compagno di strada di Grillo. Ein Francia, è addirittura sorto un piccolopartito, il Parti pour la Décroissance, in-chiodato però all’1% di preferenze.

Al di là delle fortune dei diversi con-tenitori il punto più rilevante e delicatorimane comunque quello legato ai conte-nuti: «La decrescita – scrive Latouche nelsuo Breve Trattato sulla Decrescita Serena(Bollati Boringhieri, 2008) – è uno slogan

politico con implicazioni teoriche, un parolabomba che vuole fare esplodere l’ipocrisia deidrogati del produttivismo». Si tratta, sempli-ficando, di una «inversione di paradigma» cheboccia l’idea della crescita economica infinitain un pianeta finito e promuove un diversoapproccio alla gestione dell’esistente. Nel mi-rino dei «decrescenti» finisce un po’ di tutto: iritmi frenetici della vita moderna, l’ossessioneper il consumo, lo sviluppo tecnologico senzafreni, la rimozione delle identità, l’accettazio -ne acritica del mito del lavoro. A palle in-catenate si spara anche contro lo SviluppoSostenibile, bollato come un «ossimoro» con-cepito per migliorare i meccanismi esistentiallo scopo di garantirne una sostanziale so-p r av v ive n z a .

Di contro, viene definito uno schema per ilcambiamento in otto punti, il circolo delle otto«R» della decrescita, da cui far germogliare unvero e proprio programma elettorale al di làdella categorie di destra e sinistra (ne rife-riamo a parte). Ma, di fatto, il programma nonpiace quasi a nessuno: né alla maggioranzadelle categorie produttive, impaurite dal cam-biamento strutturale, né alla sinistra po-st-marxista, impegnata in battaglie di conser-vazione, né alla destra liberista. Ed anche chiafferma di farlo proprio, come Grillo, è co-stretto ad andar cauto: cosa potrebbero maipensare i tanti imprenditori elettori del M5S diun contenimento «ideologico» di produzione econsumi? E gli attivisti, saprebbero digerire leprovocazioni di Latouche sul «diritto a non

possedere un computer»?C’è poi un altro problema, più spinoso dei

precedenti: “Nel migliore dei casi – spiega ilpensatore francese – i governi possono sol-tanto rallentare i processi che non control-lano. Esiste una cosmocrazia mondiale chesvuota la politica della sua sostanza e im-pone le sue volontà attraverso la dittaturadei mercati finanziari. Che lo vogliano o notutti i governi sono dei funzionari del ca-pitale». A dispetto della vulgata, la veraimpresa non risiede tanto nel modificare lacondotta del singolo suggerendogli di pre-ferire la bicicletta all’automobile, quantopiuttosto nel riacquistare la sovranità per-duta ed innescare una gigantesca trasfor-mazione che odora tanto di rivoluzione.

Il nodo è tutto qui: a patto di volerlaaffrontare seriamente, la sfida è titanica. Erimane il sospetto che gli eventuali mo-vimenti politici interessati alla decrescita,come il 5Stelle, preferiscano – per esigenzedi voto - offrirne una versione depotenziata,annacquata e destinata a convivere paci-ficamente con parte degli schemi, econo-mici e culturali, esistenti. Finendo, così, perfarla assomigliare al tanto deprecato svi-luppo sostenibile. «D’altronde – ha ripetutospesso Latouche – se il movimento delladecrescita riuscisse a raggiungere i vertici esi dichiarasse seriamente intenzionato acombattere un certo tipo di battaglie, il suoleader sarebbe immediatamente assassina-to. Non ho alcun dubbio».

Il «padre nobile» è Latouche cheha sistematizzato un corpus di

idee da Durkheim a IllichContributi degli studiosi pugliesi

L I B E R I S TA Alessandro De Nicola

«Indignatevi e state attenti ai populisti»Esce in Italia «Non arrendetevi!», il libro postumo di Stephane Hessel. In favore dei partiti e dell’E u ro p a

HESSEL È morto due mesi fa

Arriverà in libreria il 24 aprileNon arrendetevi! (Passigli ed.),l’ultimo appassionato appellocivile di Stephane Hessel, l’au -

tore bestseller di I n d i g n at ev i ! , scomparso loscorso 27 febbraio. «L’indignazione non ba-sta. Se qualcuno crede che basti manifestareper le strade perché le cose cambino si sba-glia. Non bisogna accontentarsi della pro-testa. Occorre agire» dice Hessel nel pam-phlet, scritto poco prima di morire. Riflet-tendo sui fenomeni di protesta che avevanotrovato nelle pagine del suo celebre Indi -g n at ev i ! , uscito nel 2010 e tradotto il 27 lin-gue, la loro spinta ideale e approfondendole motivazioni che avevano ispirato quelfortunato appello, diffuso in oltre quattro

milioni di copie, Hessel prende le distanzeda quei movimenti che in tutta Europa han-no fatto della protesta la loro ragione d’es -sere, invitando vecchi e nuovi «indignati» anon farsi incantare da pericolosi populismi.

È un invito, in particolare ai giovani, adun rinnovato impegno attraverso quelleistituzioni che in una democrazia sono unindispensabile tramite tra il potere e i cit-tadini: i partiti politici. Hessel non ha dub-bi: «Se volete che le cose cambino, nelle de-mocrazie istituzionali nelle quali viviamo illavoro deve essere fatto con l’aiuto dei par-titi. Perfino con i loro difetti, le loro im-perfezioni, le loro insufficienze» dice Hessele aggiunge «bisogna infiltrarsi nelle lorostrutture per cercare di cambiarne il fun-

zionamento dall’inter no».A questo appello Hessel aggiunge un

chiaro invito a guardare sempre all’E u ro p ache «è il nostro unico futuro, la nostra unicasperanza di uscire dalla crisi mondiale...L’Europa unita è il nostro solo avvenire».Nato a Berlino nel 1917 ed emigrato con igenitori ebrei in Francia nel 1924, Hessel hapartecipato attivamente alla lotta al nazi-smo unendosi al generale De Gaulle a Lon-dra e in seguito alla Resistenza in Francia.Catturato e deportato a Buchenwald è riu-scito a fuggire e ad unirsi alle truppe al-leate. Dopo la fine della guerra è stato di-plomatico all’ONU e ha partecipato allaelaborazione della Dichiarazione Universa-le dei Diritti dell’Uomo. [a. a.]

TERREMOTI PROVOCATI? Unadonna davanti alle rovine