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Periodico informativo culturale Anno VI, Numero 17, 15 ottobre 2004 http://www.grandeoriente.it Direzione, Redazione, Amministrazione: Via di San Pancrazio 8 - 00152 Roma - Tel. 065899344 - Fax 065818096 - Email [email protected] http://www.goiradio.it Bollettino d’informazione del Grande Oriente d’Italia 2 speciale celebrazioni equinozio di autunno e xx settembre un violento temporale minaccia la serata, ma il pubblico non rinuncia il piacere di fare festa tavola rotonda a villa ‘il vascello’per parlare del futuro del vecchio continente l’europa che non c’è l’allocuzione: il gran maestro annuncia le celebrazioni per il bicentenario del goi «massoneria espressione di pedagogia civile» il grande oriente a porta pia quella storica breccia 9 speciale seminario scientifico a firenze la loggia “michelangelo” si occupa di immigrazione massoneria a servizio della società 10 attività grande oriente d’italia notizie dalla comunione firenze, jesi, milano, muravera, roma il gran segretario informa 1 2 rassegna stampa il xx settembre nei lanci d’agenzia e nei giornali 1 7 storia e cultura mazzini, pantheon di carta (“la stampa”) 1 8 accade fuori l’orologio dello sviluppo rischia lo stop (“la repubblica”) islam, dall’algebra al terrorismo (“la stampa”) la religione non c’entra: c’è la paralisi delle passioni (“il venerdì di repubblica”) le 190 nazioni dei nuovi italiani (“la repubblica”) embrioni prigionieri di kant (“la stampa”) immagine: la targa a porta pia in ricordo della storica breccia/in primo piano la corona deposta quest’anno a nome del presidente ciampi s o m m a r i o

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Periodico informativo culturale Anno VI, Numero 17, 15 ottobre 2004

http://www.grandeoriente.it

Direzione, Redazione, Amministrazione: Via di San Pancrazio 8 - 00152 Roma - Tel. 065899344 - Fax 065818096 - Email [email protected]

http://www.goiradio.it

Bollettinod’informazione

del GrandeOriente d’Italia

2 speciale celebrazioniequinozio di autunnoe xx settembre

un violento temporale minaccia la serata, ma il pubblico non rinunciail piacere di fare festa

tavola rotonda a villa ‘il vascello’per parlaredel futuro del vecchio continentel’europa che non c’è

l’allocuzione: il gran maestro annuncia le celebrazioni per il bicentenario del goi«massoneria espressione di pedagogia civile»

il grande oriente a porta piaquella storica breccia

9 speciale seminario scientifico

a firenze la loggia “michelangelo” si occupa di immigrazionemassoneria a servizio della società

1 0 attività grande oriente d’italia

notizie dalla comunionefirenze, jesi, milano, muravera, roma

il gran segretario informa

1 2 rassegna stampa

il xx settembre nei lanci d’agenzia e nei giornali

1 7 storia e cultura

mazzini, pantheon di carta (“la stampa”)

1 8 accade fuori

l’orologio dello sviluppo rischia lo stop (“la repubblica”)

islam, dall’algebra al terrorismo (“la stampa”)

la religione non c’entra: c’è la paralisi delle passioni (“il venerdì di repubblica”)

le 190 nazioni dei nuovi italiani (“la repubblica”)

embrioni prigionieri di kant (“la stampa”)

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Pagina 2 Erasmo Notizie 17/2004

Un violento temporale minaccia la serata, ma il pubblico non rinuncia

Il piacere di fare festa

celebrazioni equinozio di autunno e xx settembre

er la prima volta, dopo anni di festeggiamenti nel parco di Villa‘Il Vascello’, le storiche celebrazioni dell’equinozio di autun-no e dell’anniversario del XX Settembre hanno rischiato di sal-

tare. Un violentissimo temporale ha infatti minacciato la felice ripre-sa dei lavori massonici il pomeriggio del 18 settembre davanti allefacce incredule di centinaia di fratelli, accompagnati da parenti eamici, che sfidando le cattive previsioni, erano arrivati da tutta Italia.

Ma la voglia di stare insieme e di fare festa ha prevalso e fortunatamente,poco prima dell’inizio programmato della manifestazione, il cielo si è aper-to e le celebrazioni hanno preso il via con grande soddisfazione di tutti. I np r i m i s del gran maestro Gustavo Raffi che mai avrebbe voluto mancare ilsuo abbraccio con i fratelli in un’occasione così importante. La sua allocu-zione è stato il momento c l o u della serata che ha catturato l’attenzione delpubblico, dopo un intermezzo musicale della Blue Jazz Band che, per viadel tempo, ha dovuto esibirsi sotto il loggiato di Villa ‘Il Va s c e l l o ’ .

Il gran maestro, affiancato sul palco dai gran maestri aggiuntiMassimo Bianchi e Giuseppe Anania, ha illustrato i contenuti dellecelebrazioni che il Grande Oriente d’Italia realizzerà il prossimoanno per i suoi duecento anni di vita. Il programma, ricchissimo e ditenore internazionale, illustrerà ruoli e finalità della libera muratoriauniversale in rapporto alla particolare storia italiana. Il gran maestroR a ffi ha comunicato inoltre che le celebrazioni interesseranno tuttala Nazione attraverso l’organizzazione di eventi nelle città italianeche più hanno caratterizzato la vita dell’Istituzione nel nostro Paese.

«Non ci limiteremo a celebrare, o meglio, ad autocelebrarci», ha evi-denziato. «Faremo anche questo, ma in una prospettiva seria». Haaggiunto che questa sarà l’occasione per spiegare al grande pubbli-co come «la massoneria fu espressione, di quella pedagogia civileche educa ad esercitare la capacità critica e autocritica del singoloindividuo, trasformandolo da suddito in cittadino, che stimola ilsenso di appartenenza alla comunità e cementa l’identità nazionale eal contempo promuove le trasformazioni sociali».

Il capo dell’Ordine si è inoltre soffermato sull’importante ruolo che la libe-ria muratoria può assumere in questo delicato momento storico prendendospunto anche dalla tavola rotonda che ha inaugurato in mattinata le celebra-zioni. «Stamane era con noi il massimo esponente delle Comunità islamichein Italia (Dachan M. Nour, n d r) a discutere serenamente su “L’Europa chenon c’è” - ha specificato - con relatori che esprimevano posizioni diversedalla sua formulando significative affermazioni a favore del dialogo.Dobbiamo sforzarci di avere un colloquio con quella parte che può recepireun messaggio informato ai principi della tolleranza - ha detto rivolgendosiai fratelli - perché con le guerre di religione non si è mai risolto nulla; questaè una partita che va giocata e noi dobbiamo e vogliamo giocarla».

Ai festeggiamenti hanno partecipato anche il gran segretario delGrande Oriente dei Paesi Bassi Fred Andrioli e l’assistente del granmaestro della Gran Loggia di Spagna, Ramon Viñals y Soler (in alto) .Il testo integrale dell’allocuzione del gran maestro è stata pubblicatanelle pagine 6 e 7 di questo numero.

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Erasmo Notizie 17/2004 Pagina 3

Tavola rotonda a Villa ‘Il Va s c e l l o ’per parlare del futuro del vecchio continente

L’ E u ropa che non c’è

celebrazioni equinozio di autunno e xx settembres p e c i a l e

n dibattito acceso e stimolante ha caratterizzato la tavolarotonda “L’Europa che non c’è” che il 18 settembre ha aper-to a Villa ‘Il Vascello’ le celebrazioni dell’equinozio di

autunno e del XX Settembre. Pareri non sempre univoci e relatori dianime profondamente diverse hanno in realtà dimostrato come parla-re del futuro del nostro vecchio continente sia ancora difficile.La partecipazione di Dachan Mohamed Nour, presidente dell’Unionedelle comunità islamiche in Italia (Ucoii), è stata determinante.Ignorare infatti il forte impatto sociale, politico, culturale ed econo-mico che la crescente presenza dei musulmani ha in ambito europeoavrebbe ridotto la discussione, così come tacere l’esplosione del ter-rorismo fondamentalista islamico a livello mondiale; al moderatore, lopsichiatra e scrittore di fama nazionale Alessandro Meluzzi, è spetta-to il compito di equilibrare gli interventi che più volte hanno preso unatraccia diversa da quella del tema del convegno scivolando anche nelfacile dogma della contrapposizione tra Oriente e Occidente.Meluzzi ha ricordato il ruolo centrale avuto dalla libera muratoria nelvecchio continente che si presenta oggi alla storia come un laboratorio diciviltà e tolleranza dopo periodi di guerre sanguinose e fratricide. Haspiegato come sia nata l’Istituzione e di come abbia tratto forza inquell’Europa delle guerre di religione dove fu fondamentale disporre diluoghi liberi di incontro - le officine - in cui uomini liberi e di buonicostumi, di qualsiasi credo, potessero dialogare senza rischiare di preva-ricarsi o addirittura uccidersi. Questa visione laica in materia politica ereligiosa è rimasta invariata nei secoli, consentendo ai massoni di influi-re liberamente e senza condizionamenti nella crescita civile, e le testi-monianze sono sotto i nostri occhi anche oggi. Il fratello Meluzzi ha poi evidenziato il ruolo che la Turchia potrebbeassumere nel processo di integrazione europea per il fatto di esserestata per secoli il crocevia di due culture ed il luogo di incontro tra dueemisferi, senza dimenticare gli sforzi che conduce per conciliare le sueanime, quella religiosa e quella laica che ha nel massone MustafàKemal Atartuk il suo massimo ispiratore. “Più ponti e meno muri” èstato quindi il suo augurio citando Giovanni Paolo II con il quale i libe-ri muratori, a questo proposito, non possono non trovarsi d’accordo.Il sociologo del diritto Morris Ghezzi, gran maestro onorario del GrandeOriente d’Italia, ha dato il via agli interventi con l’analisi della la storia delprocesso unitario europeo. Asuo giudizio la formazione è recente - richia-mando il “Manifesto di Ventotene” stilato nel 1941 dagli esuli Ernesto Rossie Altiero Spinelli - ma affonda le sue radici in un passato molto lontano.Secondo Ghezzi, è indubbio che il fondamento della cultura europea debbaessere ricondotto al pensiero ellenistico e di conseguenza alle istituzioniromanistiche e alla tradizione ebraico-cristiana, sebbene la vera matricedebba essere ricercata nella realizzazione del pensiero illuministico cheindividuò, con estrema evidenza, i limiti della conoscenza religiosa. «Lastessa celebrazione del XX Settembre - ha detto Ghezzi - non deve e nonpuò essere la manifestazione di un anticlericalismo di maniera. Deve esse-re una riflessione su quanto sia giustificato un anticlericalismo storico per-ché il modello clericale ha tentato in vario modo di bloccare la storia, la cre-scita italiana e quella europea. Non dobbiamo perciò farci intimidire dalfatto che vecchi temi anticlericali possano essere obsoleti e prodotto del pas-sato di figure più o meno folkloristiche di tipo ottocentesco».« E ’ chiaro che c’è anche quello - ha ribadito - ma esiste un fondamentoprofondo che noi riviviamo oggi e che, se non stiamo all’erta, ci può

riportare indietro nel tempo, così come ha frenato un certo modello diEuropa. E non è un caso che il dibattito sulle radici culturali del vecchiocontinente si sia impuntato sul discorso cristiano». Morris Ghezzi ha parlato da positivista puro richiamando i valori dellarivoluzione scientifica da cui è scaturito il progresso industriale che hacostruito, a sua volta, i modelli politici che si sono mossi dalla rivoluzio-ne francese riconoscendo il grande trinomio “libertà, uguaglianza, fratel-lanza”. «Mi fa sorridere che l’attuale Papa - ha aggiunto - si ricordi,andando in Francia, che il trinomio è anche loro, perché a me risulta chela Chiesa gli sia stata ferocemente contraria, tanto da condannare al car-cere e anche alla pena di morte quei liberi muratori che lo difendevano».Per il sociologo l’Europa è figlia delle rivoluzioni scientifica, industriale epolitica democratica: sono queste le radici su cui è necessario costruire l’u-topia futura di un’Europa dei popoli in cui siano predominanti i valori di

libertà, libero pensiero e di affermazione democratica, e in quest’ottica nonpuò essere eluso il problema dell’Occidente con l’Islam. «Con i Paesi isla-mici si deve discutere, prima ancora dei dogmi religiosi, di modelli di svi-luppo economici e sociali che possano aiutare ad integrare il nord ed il suddel mondo. Questo è il piano sul quale ci dobbiamo confrontare - ha con-cluso - eliminando le sovrastrutture inutili e dannose dei totalitarismi idealie religiosi che non fanno altro che causare scontri e guerre».L’indirizzo di Massimo Teodori, storico e politologo dell’Università diPerugia, è stato ben diverso. «Quel che più colpisce nella mancanzad’Europa - ha esordito - è un altro fondamentale nodo: il fatto che ilnostro vecchio continente sia pressoché assente là dove è necessariocombattere il nemico del momento, il terrorismo globale islamista. E’su questa frontiera, quella del XXI secolo, che si manifesta più chemai l’inspiegabile carenza, se non addirittura la colpevole indifferen-za dell’Europa, estesa ormai nell’intero continente, con 450 milioni diabitanti, ricca di sviluppo e forte per economia, ma fragile e inesi-stente per identità politica e culturale e impotente nella difesa attivadei grandi valori storici che l’hanno fatta grande».Teodori è convinto che la carenza dell’Europa davanti al terrorismo sia dovu-to all’assenza di un’identità comune che si concretizza in una mancata poli-tica estera e di sicurezza unitaria e in un’inesistente governo di democraziacontinentale. Aciò si aggiungono atteggiamenti politici e strategici diversis-simi, talvolta contrastanti, dei singoli Stati europei di fronte ad un comunenemico. «Il protagonista terrorista, al contrario, - ha aggiunto - è all’attacco

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celebrazioni equinozio di autunno e xx settembre

dell’Occidente nella stessa maniera su tutti i fronti. I suoi nemiciirriducibili sono lo stato laico e la società aperta, i diritti dell’uo-

mo, la libertà della donna, la modernizzazione e lo sviluppo portatoredi un benessere diffuso a strati larghi della popolazione. Difenderequindi i valori occidentali, quali l’illuminismo, l’umanesimo, la reli-giosità ebraico-cristiana e il libero arbitrio laico - ha concluso Teodori- significa armarci spiritualmente e, se necessario, materialmente peraffrontare senza indugi e senza compromessi le armate dell’intolle-ranza che marciano all’insegna del vessillo che crede di onorare laverità coranica, ma celebra la cultura della morte».A questa forte posizione, ha fatto seguito l’intervento di DachanMohamed Nour (in basso) , che è stato pieno di accenti importanti,soprattutto in relazione all’inconfutabile incontro che negli ultimi ses-sant’anni hanno visto protagonisti Islam e Cristianesimo.«Dopo la seconda guerra mondiale - ha detto Dachan - Oriente eOccidente, nord e sud si sono incontrati senza guerra. Si sono incon-trati per motivi di turismo, di salute e di lavoro: è nata così la cono-scenza reciproca diretta, non più attraverso alcuni che raccontano avoi cos’è l’Islam e a noi cos’è l’Occidente. Questa convivenza hacominciato a dare i suoi frutti, ma si vede che a qualcuno non piaceche la gente vada d’accordo e quelli che stanno cercando lo scontro trale civiltà sono disposti a fare più di quello che stanno facendo. Noidobbiamo andare a cercare il terrorismo vero, non i musulmani».Quella di Dachan M. Nour è la difesa di un mondo che se per igno-ranza non ha saputo evitare il fatidico 11 Settembre, oggi vuole esse-re in prima linea per eliminarne le terribili conseguenze. Ma ciò è pos-sibile solo venendosi incontro e collaborando. «Qualcuno dice chel’Occidente non ha dichiarato guerra all’Islam», ha aggiunto.«L’Occidente ha oppresso i paesi islamici in una maniera orribile.Guardate i governanti dell’Iraq, della Siria, della Libia, della Tunisia.Pensate all’Algeria che ha il gas sotto i piedi ed è considerato un Paesepovero. Pensate a tutti i Paesi petroliferi: tutta la ricchezza è statarubata. Non si può dire che non è stato fatto niente. Non siamo d’ac-cordo con quelli che dichiarano guerra».

Per Dachan il fenomeno del terrorismo sta colpendo in primo luogo ilpopolo islamico e l’invito del Grande Oriente d’Italia a discutere ha unaenorme valenza perché permette di far conoscere la sua voce e di inter-venire insieme in questo difficile processo pedagogico di pace.La posizione del grande oratore aggiunto Bent Parodi, giornalista escrittore, assente per improvvisi impegni familiari, è giunta ai presentiattraverso il fratello Giovanni Cecconi, presidente del Collegio degliarchitetti revisori del Goi, che ha letto il suo intervento. Parodi prende

spunto da due battaglie condotte dai Greci nel 480 a.C. - una contro iPersiani e l’altra contro i Cartaginesi - per porre l’accento sulle radiciculturali del nostro continente citando un’antica tradizione, già aff e r-matasi con Erodoto, che farebbe ricondurre alla vittoria greca la salva-guardia dell’identità culturale della neonata coscienza europea.

Anche Parodi concorda che sarebbe limitativo ricercare nella civiltàcristiana il comune denominatore dei Paesi membri perché occorreconsiderare anche il Rinascimento, l’Illuminismo e le grandi rivolu-zioni sociali. «Oltre all’aspetto religioso - evidenzia - l’Europa ha unaltro collante fondativo: il pensiero razionale ereditato dalla Grecia. Sitratta di un elemento decisivo sfuggito alla generalità delle riflessioniin corso e a colmare la lacuna ha provveduto di recente un saggio illu-minante di Giovanni Reale, Radici culturali e spirituali dell’Euro p a( R a ffaello Cortina Editore, Milano, 2003). Scopo del volume, chea ffronta peraltro tutti i mali della società tecnologica, è fornire la ricet-ta giusta per favorire una rinascita dell’uomo euro p e o ». Il grande oratore aggiunto ha ribadito che senza la prospettiva aperta daSocrate e Platone, da Aristotele e Plotino, la storia europea avrebbe tuttoun altro aspetto. «Noi non ce ne rendiamo conto nella vita quotidiana, - hadetto ancora - ma siamo figli dei Greci ed ancora oggi siamo Greci nelmodo di pensare, la nostra mente (quella di tutti gli europei) funzionasecondo le categorie che ci sono state tramandate, una volta e per sempre,dalla filosofia ellenica seppure per il tramite universale della romanità».Secondo il professor Carlo Curti Gialdino, docente di relazioni esternedell’Unione europea, occorre andare oltre le evidenti radici molteplici per-ché l’Europa è plurale è come tale è stata intesa nel secondo dopoguerracome progetto di pace. Prendendo spunto da quanto detto da Dachan Nour,ha evidenziato che negli ultimi sessanta anni non solo c’è stata intesa traIslam e Cristianesimo ma tra gli stessi Paesi europei e in quest’ottica si diceconvinto di affermare che “l’Europa c’è”. «E’un progetto di solidarietà - haaggiunto - perché nella concezione di padri fondatori e nella dinamica che haavuto il processo di integrazione ben prima dell’arrivo dell’euro c’è statal’Europa dei lavoratori e dei loro diritti. Non dimentichiamo che i nostri emi-granti, dopo la guerra, andavano a lavorare nelle miniere in Lussemburgo ein Belgio privi di diritti e con il regolamento simbolico del 1958 (il terzodella Comunità economica europea) hanno cominciato ad essere tutelati:quello è stato il primo grande tassello ad una comunione in Europa».«Si parla esclusivamente di un’Europa dell’euro, di un’Europa di mer-canti - ha continuato Curti Gialdino - ma il mercato, prima della finan-za, è un luogo di scambio di diritti che ha come base la tutela dei dirit-ti fondamentali. Certo è un percorso lento, basti pensare che ci sonovoluti cinquant’anni per arrivare ad un testo come quello che adotta la

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celebrazioni equinozio di autunno e xx settembre

Costituzione che sarà firmato a Roma il prossimo 29 ottobre». Secondo il giurista, che per diciotto anni è stato referendario

della Corte di Giustizia europea, i popoli sono sempre stati messi insecondo piano al principio di questi processi e solo di recente si èdedicata particolare attenzione alla tutela dei diritti fondamentali.Tuttavia ciò che può incidere allo sviluppo di un’Europa dei popoli, aldi là di quella dei diritti finemente costruita dalle istituzioni europee, -può essere fondamentale la consapevolezza, da parte dei popoli deiPaesi membri, dell’istituzione della cittadinanza. «Noi abbiamo unacittadinanza dell’Unione - ha evidenziato - ma non la pratichiamomolto o la pratichiamo come diritto alla libera circolazione negli Statio come tutela diplomatica negli Stati in cui non abbiamo una rappre-sentanza. Questa istituzione civica è invece il cuore dell’Unione edeve essere vivificata da un forte senso di appartenenza».

Lo storico Santi Fedele dell’Università di Messina ha concordato conCurti Gialdino sul problema di correttezza metodologica e cioè del rap-porto che si deve mantenere fra l’essere e il dover essere. Nel suo excur-sus storico dell’elaborazione europeistica tra le due guerre mondiali, par-tendo dal “Manifesto di Ventotene”, citato in apertura da Morris Ghezzi,ha evidenziato come i momenti alti del pensiero di numerosi europeistinon abbiano poi trovato applicazione nella condizione storica delineatasialmeno fino alla caduta del muro di Berlino. «I pensatori europeistici cheoperano alla fine degli anni ‘30 e ‘40 - ha detto Fedele - commettono ine-vitabilmente un errore di prospettiva nell’immaginare il futuro europeoperché hanno davanti la falsa analogia con l’Europa uscita dalla primaguerra mondiale che li condiziona fortemente. Dopo il ‘45 tramonta infat-ti, in maniera irrimediabile e irreversibile, la centralità dell’Europa e glieuropei, contrariamente a prima, non sono più padroni dei loro destini».«Se ci pensiamo - ha aggiunto - la divisione in due della Germania è ilsimbolo stesso della divisione del nostro continente e nell’Europa dellaGuerra Fredda, l’europeismo non sarebbe stato solo difficile da pratica-re, ma persino da teorizzare e, nonostante tutto, alcuni sforzi vennerocoronati dal successo con la creazione del mercato comune europeo».Secondo Santi Fedele sarebbe quindi ingeneroso vanificare i risultatiraggiunti in questo periodo perché non è un caso che proprio con lafine della Guerra Fredda il processo europeistico si sia velocizzato,portando ad esempio l’integrazione nell’Unione Europea di grandicapitali come Praga, Budapest e Versavia che sono componenti inte-granti della civiltà artistica e letteraria del continente.“Certo qui non possiamo essere animati da alcun intento apologeticoo banalmente ottimistico - ha detto ancora Fedele - perché abbiamovisto quanto siano state complesse e tormentate le vicende che hanno

portato alla elaborazione della Costituzione europea e quante contrad-dizioni ci siano ancora da sciogliere». Per lo storico la libera circola-zione, in ambito europeo, dei saperi, dei costumi e delle mentalità,soprattutto attraverso i giovani studenti, può dare i suoi frutti ed anziconsiderarsi una delle vie preferenziali all’unità europea».Il gran maestro Gustavo Raffi ha chiuso i lavori evidenziando comenel corso del vivace dibattito si sia talvolta smarrita l’idea dell’Europae soprattutto si sia dimenticato di citare un personaggio chiave comeGiuseppe Mazzini che, aveva subordinato la realizzazione della gran-de utopia - prima con la Giovine Italia e poi con la Giovine Europa -al compimento di un’azione pedagogica da parte dei governanti.Funzione tuttora assente a livello europeo. «Quando penso all’Europadi oggi - ha aggiunto - penso più ad una società per azioni, che ad unaunione di Nazioni: una grande realtà che esprima un idem sentire por-tando quel verbo della tolleranza dove è inesistente».«Il problema non è quello di spingere in una direzione o nell’altra, - hacontinuato - non è quello di porsi come azionista di riferimento, sulla basedi un cartello, per poi appetire ad un seggio all’Onu. Il problema è quellodi pervenire, attraverso l’educazione, ad una grande trasformazione sulpiano etico dove non regni un pensiero unico ma trionfino i valori dellalaicità. Oggi con la Turchia che bussa alle porte d’Europa, non possiamoignorare le positive conseguenze di una simile integrazione e noi, come lanostra storia insegna, dobbiamo essere agenti di questa trasformazionesociale. Quando parlo di educazione parlo anche di una delle componen-ti di questa Europa, di questa nostra Italia, che nominalmente si colloca inun filone e poi sovente, quando non fa comodo, lo disattende». A questo proposito il gran maestro ha richiamato la nota vicenda dellalegge della Regione Marche che viola non solo i diritti dei massoni maquelli di tutti i cittadini e per la quale c’è la condanna della giustiziaeuropea: la sentenza è del 2 agosto del 2001. «Sapete qual è il risul-tato?», ha aggiunto il gran maestro. «Che la legge è ancora là, per-ché né la Regione Marche, né l’Autorità superiore - lo Stato - si èmossa per garantire il diritto violato. Cerchiamo allora di essereveramente seri e di capire che quando si fa parte dell’Europa ci si stasulla base di un patto, rispettando le regole e i principi, e avendosoprattutto una grande vocazione cosmopolita perché l’umanitàpossa progredire in pace. Questo è il nostro migliore augurio - ha con-cluso - e la massoneria italiana non mancherà di essere presente con leproprie forze di uomini e di idee perpetuando la propria tradizione. Maicome oggi il nostro ruolo ha una funzione così import a n t e » .

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UNIONE EUROPEA: CONFERENZA EPICSCOPALE ITALIANA, PRIMA

DELLA TURCHIA CI SONO ALTRI PAESI CHE CHIEDONO

Città del Vaticano, 28 settembre 2004 - I Vescovi italiani non sono

pregiudizialmente contrari all'ingresso della Turchia nell’Unione

Europea. Ma si chiedono se non sarebbe più opportuno favorire

prima l’ingresso nella Ue di altri Paesi che hanno una maggiore

uniformità culturale con il resto dell’Europa, come la Moldavia,

l’Ucraina e la Serbia. E’ questo in sintesi il ragionamento proposto

dal Segretario generale della Cei ai giornalisti che gli chiedevano un

giudizio sul recente viaggio a Bruxelles del premier turco Erdogan.

«Dobbiamo chiederci - ha spiegato mons. Betori - se sia più

urgente valorizzare il ruolo di ponte della Turchia o rafforzare

l'identità europea». Secondo i vescovi, che comunque non si

sentono competenti a esprimere un giudizio sui negoziati politici

in corso con la Turchia, «non bisogna dimenticare che si possono

accogliere gli altri solo a partire dalla propria identità». (AGI)

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Pagina 6 Erasmo Notizie 17/2004

L’allocuzione: il gran maestro annuncia le celebrazioni per il bicentenario del Goi

«Massoneria espressione di pedagogia civile»

celebrazioni equinozio di autunno e xx settembre

P resentiamo ai lettori il testo dell’allocuzione che il gran maestroGustavo Raffi ha tenuto il 18 settembre 2004 a Villa ‘Il Va s c e l l o ’ .

ignore, signori, amici e fratelli tutti, potremmo esordire escla-mando: “festa bagnata, festa fortunata”…. Abbiamo dovuto operare in emergenza, ma abbiamo voluto

mantenere il programma com’era stato ideato e vi ringraziamo per aversfidato la pioggia ed il vento per essere qui con noi.Stiamo viaggiando verso il 2005, un anno che, per noi liberi muratori,rappresenta una ricorrenza importantissima, perché nel 2005 sarannotrascorsi duecento anni dalla fondazione del Grande Oriente d’Italia,senza voler computare i momenti prodromici del Settecento, soprattut-to a Napoli e Firenze, quando nelle logge nasceva e si sviluppaval’Illuminismo, che significò l’apertura al mondo moderno, la rotturacon un’epoca buia dominata dagli assolutismi e dalle tirannidi.Ma non ci limiteremo a celebrare, o meglio, ad autocelebrarci. Faremoanche questo, ma in una prospettiva seria, attraverso convegni chea ffronteranno tutti i duecento anni di storia della nostra Istituzione, ini-ziando da Napoli per passare a Milano, che nel 1805 fu la culla dellamassoneria giacobina e napoleonica, per approdare poi a Torino ovenel 1859 ebbe inizio il processo di rifondazione della massoneria ita-liana contemporanea. All’epoca il Grande Oriente Italiano era l’espres-sione dell’ala moderata dei liberi muratori a cui si contrappose ilSupremo Consiglio del Grande Oriente d’Italia di Palermo che rappre-sentava l’idealità dei democratici, vale a dire dei garibaldini, dei repub-blicani, di quelli che avvertivano più di altri la questione sociale ed inparticolare quella meridionale. A ffronteremo in tutte le sedi gli aspettiideali per far comprendere e ricordare a noi stessi che quello che abbia-mo conquistato, lo abbiamo ottenuto perché abbiamo un patrimonio diidee e soprattutto un grande vessillo di libertà da agitare al sole.Spiegheremo anche e ovunque ai cittadini che cos’è l’esoterismo, per-ché è giunta l’ora di chiarire che tale disciplina nulla ha a che vederecon l’occultismo, con la magia e con le fattucchiere. E arriveremo a Roma capitale.Nell’Italia unita i massoni incisero profondamente sulla trasformazio-ne sociale, con una grande battaglia per le scuole, per l’educazione, perl’emancipazione delle masse. Nathan, il più grande sindaco di Roma,ebbe una battuta felice all’epoca, “quando vedremo sorgere una Chiesanoi costruiremo una scuola”, per far capire che la formazione del citta-dino compete allo Stato, mentre la religione attiene alla sfera privata di

un individuo e non può mai essere uno strumento di indottrinamento edi imposizione ad altri - anche attraverso uno strumento legislativo - diun credo non condiviso.La massoneria fu espressione, quindi, di quella pedagogia civile cheeduca ad esercitare la capacità critica e autocritica del singolo indivi-duo, trasformandolo da suddito in cittadino, che stimola il senso diappartenenza alla comunità e cementa l’identità nazionale e al contem-po promuove le trasformazioni sociali.Infrangeremo anche i tabù, perché in Italia la storia si ferma semprealla prima guerra mondiale ed affronteremo argomenti quali i rapportitra la massoneria ed il fascismo, per far comprendere il ruolo dellanostra Obbedienza a difesa della libertà durante il regime e, soprattut-to, ciò che hanno fatto i massoni del Goi durante l’esilio.Poi la Repubblica, perché l’opinione pubblica deve sapere che il padre dellaCostituzione, Meuccio Ruini, era un massone: ma se non glielo spieghiamonoi, chi lo deve spiegare? Ma come è stato possibile, per oltre cinquant’an-ni, pretendere che gli altri ci dovessero capire, senza far nulla per farci capire? Lo faremo fra Firenze e Bologna, e parleremo anche dei gran maestri chesi sono succeduti durante l’epoca repubblicana, con uno spirito critico, nelsenso che andremo a indagare fino in fondo, e parleremo di ciò che è statofatto di bene, ma anche degli errori compiuti e toccheremo quella paginav e rgognosa della P2, di cui siamo stati le prime vittime. Non dobbiamoignorare, infatti, che una certa malapianta nacque quando la massoneriaitaliana accantonò le proprie tradizioni per inseguire altri modelli, andandocosì ad incidere sul proprio Dna, sulla sua capacità di reagire con org o g l i o ,con forza, informandosi a quei principi che avevano formato i massoni ita-liani e dato una identità all’Italia, anche attraverso la loro opera.La massoneria della sospensione del giudizio, dell’impalpabile e del-l’impenetrabile, ha generato mostri, o quanto meno ha consentito ainostri nemici o comunque a coloro, che avevano interesse a creare deicapri espiatori, di poterlo fare.Andremo ad analizzare anche quello e lo faremo senza sottacere nulla,forti del nostro onore e della nostra capacità di dare una risposta.Parleremo della massoneria che ha saputo riallacciare i fili della propriastoria, che è tornata ad occuparsi dell’Uomo in tutte le sue componenti,non soltanto dell’elevazione spirituale ma anche dell’aspetto solidaleverso chi non ha, chi è emarginato, battendoci nuovamente per una scuo-la che sia scuola, che sia strumento di formazione e non di indottrina-mento: e parlo della scuola d’obbligo, della scuola pubblica.Oggi stiamo pagando le conseguenze di scelte sbagliate che noi profetica-mente avevamo denunciato. Avevamo, in epoca non sospetta, ammonito:se si costituiranno i ghetti, le isole, se si affermerà il principio della sepa-razione tra cattolici, ebrei, musulmani, ogni confessione avrà il diritto direalizzare la propria scuola e regnerà l’incomunicabilità e con essa l’unicosbocco sarà il razzismo e/o la xenofobia. Ci siamo, purtroppo, arrivati!Adesso si cercano i palliativi, si va ad ipotizzare di costituire, nell’ambi-to della stessa scuola pubblica, di classi per soli musulmani e classi perquelli che non lo sono. Ma ciò significa non aver compreso cosa signifi-chi creare un tessuto sociale. In alternativa si parla di quote: “in quellaclasse ci può essere sola una determinata percentuale di studenti islami-ci e domani la regola potrebbe valere per gli ebrei …”. Ma scherziamo?Vediamo cosa hanno fatto altri, ad esempio trovando spunto dal dibattito suldivieto del velo in Francia al quale si è accennato stamattina, anche se ilproblema è più complesso ed è stato oggetto di profondi studi.

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Erasmo Notizie 17/2004 Pagina 7

celebrazioni equinozio di autunno e xx settembre

Si può discutere finchè si vuole, ma si rinviene un punto fermo,nel rapporto sulla laicità voluto dal Governo francese: lo Stato deve

essere neutrale, rispetto alle religioni, deve assicurare la libertà di coscien-za e l’ordine pubblico, a significare che va represso l’a p a rt h e i d non soloquando viene consumato dalla maggioranza della comunità etnico-con-fessionale maggioritaria ma, anche quando viene posto in essere da quel-la minoritaria, che si autoesclude, che diventa autoreferenziale, che siisola per impedire l’incontro e la contaminazione con l’alterità.Dobbiamo, invece, stimolare il dialogo perché solo attraverso il dialogo è pos-sibile pensare ad una vita migliore. E allora nelle scuole non si potranno conce-pire classi separate in funzione del credo religioso degli alunni, non si potrannorealizzare classi separate tra maschi e femmine, palestre separate tra maschi efemmine, in quanto i principi di convivenza vanno salvaguardati, per favorireun’integrazione che non significa cancellazione di identità, ma rendere compa-tibili realtà religiose e culturali diverse. E noi, italiani in particolare, noi latini, nella notte dei tempi abbiamodimostrato che questo era possibile. A Roma c’era un tempio, e c’èancora oggi, a testimoniare questa grandezza nei secoli: il Pantheon,dove ognuno poteva andare a pregare il suo dio, senza bruciare quelliche avevano un dio diverso.Ora bisogna attivarsi per trovare questo spunto, perché abbiamo perso trop-po tempo, e dobbiamo tornare a vivificare quei valori della laicità che sonostati rimossi dalle coscienze, per risvegliarci dal lungo sonno della ragione.Occorre ricollegarsi, infatti, alla visione laica dello stato, della cultura,per esaltare le diversità, come momento di ricchezza, in vista di un dia-logo che significa rispetto dell’altro, che non postula predominii, chesignifica affermare le regole della convivenza, individuando i terrenisui quali si può operare insieme.E muoversi in quest’ottica vuol dire sgomberare il terreno dai pregiudizi.Così pure la scienza è un altro dei temi fondamentali, perché la ricercascientifica deve essere libera. Si può affermare un’etica della respon-sabilità e non del diritto, nel senso che la conquista scientifica e i suoirisultati non vanno imposti, né negati, che la legislazione deve essereuna legislazione “leggera”, che rispetti le diversità e non imponga l’os-servanza di precetti di natura religiosa a chi non li condivide: e, soprat-tutto, non neghi la speranza a chi è condannato a malattie oggi ingua-ribili. Quindi, etica della responsabilità. Nel nostro Paese si discute animatamente sulla legge sulla fecondazioneassistita, sulla ricerca sugli embrioni, sulla clonazione terapeutica. I proble-mi che si agitano sono tanti, ma non si può in nome di un dogma bruciare leaspettative di una qualità della vita, quando ciò si può realizzare. Oggi cisono norme che non solo frustrano l’aspirazione ad avere figli, ma addirittu-ra, vietando la diagnosi del preimpianto dell’embrione, quella di avere figlisani a genitori affetti da malattie genetiche. Ma ciò che è aberrante, è che suc-cessivamente, nessuna norma vieta l’amniocentesi per accertare se un fetosia sano o meno, quando c’è una legge che consente di interrompere la gra-vidanza: talchè ciò è vietato per l’embrione viene consentito per il feto.Allora l’impostazione giusta è di evitare drammi e consentire ai coniugia ffetti da gravissime malattie ereditarie, quali, ad esempio, la talassemia, diavere figli privi di quella malattia, quando questo è possibile. Il problemapotrà porsi tutt'al più in futuro, di fronte ad altre conquiste scientifiche, masiamo convinti che l’umanità abbia un alto senso di responsabilità. Ci chie-diamo quale credibilità e appoggio meritino coloro che, facendo riferimentoagli embrioni sovranumerari oggi congelati, li vogliono condannare a morte.Ma se in un ordinamento in cui si consentiti espianti e trapianti, a parte il dis-corso sul fatto che l’embrione sia vita o no, possiamo affermare semplice-mente: se l’embrione è una vita, non la si può bruciare inutilmente, steril-mente; abbia almeno un senso la sua fine, salvi altre vite, elimini le malattie.

Muoviamoci in questo senso, diamo speranza e, in ogni caso, discutia-mo sui grandi temi, ma davvero! Perché non è proclamando un sì o unno che si risolve il problema.Esistono delle implicazioni etiche? Ragioniamone, giacchè solo dal-l’approfondimento e dal dibattito si individuano i punti fermi. Di certo,a ffermare il primato della dottrina sulla scienza non ha mai portatoconquiste all’umanità, anche se dopo secoli qualcuno chiede perdono.Viviamo in una società complessa, difficile, ma continuiamo a colti-vare il pessimismo della ragione, che è una strana categoria dell’otti-mismo, perché alla fine non esiste una rigida linea di demarcazione trale due posizioni. Con tutte le difficoltà continuiamo a pensare che l’u-manità abbia gli strumenti per costruirsi un domani migliore. E conti -nuiamo a pensarlo, nonostante tutto.Stamane era con noi il massimo esponente delle Comunità islamiche inItalia a discutere serenamente su “L’Europa che non c’è”, con relatoriche esprimevano posizioni diverse dalla sua. Ha formulato significati-ve affermazioni a favore del dialogo.Riteniamo che sia bene tessere questi rapporti, per separare le frange estre-me del mondo islamico dalla maggioranza, che è laica. Nel nostro paesesolo il 15% dei musulmani frequenta la moschea, forse anche con percen-tuali inferiori. Dobbiamo sforzarci di avere un colloquio con quella parteche può recepire un messaggio informato ai principi della tolleranza, per-ché con le guerre di religione non si è mai risolto nulla; questa è una par-tita che va giocata e noi dobbiamo e vogliamo giocarla. L’abbiamo fatto inepoche lontane: quando nacque la massoneria moderna l’Inghilterra erainsanguinata dalle guerre di religione tra cattolici e protestanti. I massonidell’una e dell’altra fede si trovarono intorno ad un tavolo di un’osteria, odi una birreria. Non è importante il luogo, è importante il tavolo e che siragioni, magari brandendo un calice, in luogo delle armi. L’esortazione è che si esca dalle ragioni del mero profitto, che sicominci a pensare ad una Europa che sia l’Europa dei popoli, che siesprima attraverso proprie istituzioni, che abbia una identità, non unaEuropa che somigli ad una società per azioni in cui ci sono gli azioni-sti di riferimento, si fanno le cordate e addirittura, si va alla conquistadei risultati per il proprio paese ai danni degli altri stati membri: que-sta non è l’Europa, questa non è la via della civiltà.E ’ chiaro che bisogna rinunciare ai privilegi, ma questo è un discorsoche porta lontano, porta alla riforma dell’Onu, che non è e non puòessere quella di allargare il numero di quelli che contano e si siedono,dei poltronieri, dei poltronifici…L’Onu, o meglio la Società delle Nazioni che fu l’anticamera dell’Onu,fu concepita dai massoni. E nonostante tutto resta una grande utopia etale disegno va perseguito.Oggi ci troviamo di fronte ad una situazione di stallo, perché abbiamola Carta dei principi, che nella loro enunciazione sono del tutto condi-visibili e non usurati dal tempo, ma manca una organizzazione dotatadi veri poteri per attuarli. Vengono ammessi all’Onu Paesi che violanocostantemente quei principi e questo non può essere tollerato. Però nonesistono alternative alla realizzazione di un organismo sopranazionaleche possa agire, che possa intervenire: non solo in Iraq, perché ci sonotante guerre nel mondo, anche dove non c’è il petrolio…Di certo non può essere solo un luogo dove i rappresentanti dei gover-ni si incontrano per formulare risoluzioni: occorre pensare e disegna-re nuovi organismi che garantiscano l’attuazione di quei principi.Diversamente qualunque grande potenza, in nome di quei principi che nonsono assicurati dall’Onu potrà pretendere di agire in proprio per realizzarli. Dunque c’è tanto da edificare, e noi che abbiamo costruito per due-cento anni, ci sforzeremo e continueremo a farlo anche per il futuro.

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Pagina 8 Erasmo Notizie 17/2004

Il Grande Oriente a Porta a Pia

Quella storica bre c c i a

celebrazioni equinozio di autunno e xx settembre

untuale, da più di un secolo, il Grande Oriente d’Italia festeg-gia l’anniversario del XXSettembre con lo stesso slancio deisuoi Padri, quelli dell’Italia unita. Il 134esimo di quest’anno

ha avuto ancora i suoi onori, non solo con un manifesto (v. pagina 15)dai forti toni patriottici che richiama oggi più che mai una maggiorecoesione nazionale, ma anche con una cerimonia significativa cele-brata quasi in contemporanea con le rappresentanze del Comune edella Provincia di Roma e della Regione Lazio.Nel suo discorso celebrativo il gran maestro Gustavo Raffi - che è arriva-to a Porta Pia accompagnato dal gran maestro aggiunto Massimo Bianchi- ha parlato davanti ad una platea di fratelli e non massoni, anche giovanistudenti, rimarcando l’importanza della commemorazione dell’anniversa-rio di un momento storico apparentemente lontano, almeno sotto il profilocronologico. «Il XX Settembre - ha esordito - rappresenta non solo unadata storica importante, che è quella del compimento dell’unità nazionale,ma significa altresì richiamarsi ai valori fondanti del nostro Paese e soprat-tutto alla coerenza con la sua Storia, che è storia di un Paese unitario chesi riconosce nei valori risorgimentali e afferma i principi della laicità».

Il gran maestro ha affermato inoltre che «in un momento in cui l’Italiavive momenti difficili contrassegnati da un rigurgito di neo-tempora-lismo che si riverbera, soprattutto, nelle scuole dove il confessionali-smo e l’indottrinamento costituiscono un elemento che connota anchela scuola statale,vada affermato il principio della libertà religiosa, per-ché la religione deve attenere alla sola sfera privata dei singoli e non

essere strumento per affermare ruoli egemonici di una confessione». «Reputiamo - ha detto ancora - che la scuola sia il contenitore dove si creanoi presupposti dello sviluppo e della conferma democratica del tessuto sociale,intesa come strumento attraverso cui le nuove realtà che popolano il nostroPaese, parlo degli immigrati, possano entrare ed integrarsi: ciò non significaannullare le proprie tradizioni, né ghettizzarsi in un corpo separato».Il gran maestro ha concluso il suo intervento auspicando il ripristinodella data del XX Settembre come festa nazionale.Il video della celebrazione è su Goiradio (www.goiradio.it), nuovo org a-no multimediale del Grande Oriente d’Italia in via di sperimentazione.

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23 settembre 2004

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Erasmo Notizie 17/2004 Pagina 9

AFirenze la loggia “Michelangelo” si occupa di immigrazione

Massoneria a servizio della società

seminario scientifico

l tema dell’immigrazione in Italia sarà oggetto questo autunno di unseminario scientifico aperto al pubblico sulle “Problematiche medi-che, sanitarie, etniche, antropologiche in una Italia che cambia”

o rganizzato dalla loggia fiorentina “Michelangelo” (112). Il “Gruppo distudio Michelangelo - The International Institute for the study for man”è il team di lavoro, costituito dall’officina, che ha programmato l’even-to dal 13 e al 14 novembre presso l’Istituto di A n t r o p o l o g i adell’Università di Firenze (via del Proconsolo 12). I lavori - suddivisi inquattro sessioni - avranno inizio alle ore 9,30 e saranno condotti da notiesponenti del mondo scientifico ed accademico. L’introduzione al semi-nario è stata affidata al professor Brunetto Chiarelli.Il gran maestro Gustavo Raffi, commentando l’iniziativa, si è mostra-to soddisfatto dell’attività della “Michelangelo” che ha pensato di rea-lizzare un programma di studio destinato alla collettività su una que-stione così esplosiva che richiede oggi soluzioni immediate. “L’ I t a l i asi trova con un certo ritardo davanti al fenomeno dell’immigrazione,soprattutto extraeuropea - ha detto - e le istituzioni, insieme ai singolioperatori medici e sociali, devono risolvere situazioni assolutamenteinedite che altri Paesi europei hanno già affrontato con successo”.“Mettersi a servizio della società - ha aggiunto il gran maestro - è diventatoper tutti, in particolare per la massoneria, un impegno primario e mi auguroche l’esempio dilaghi nella Comunione, anche con proposte diverse, perchéil futuro civile e democratico del mondo è ormai in lotta col tempo”.

P R O G R A M M A

Sessione medicasabato 13 novembre 2004, mattina (9:30-11:30)

Dott. Luca Salimbeni La patologia cutanea degli immigratiDott. Omar Abdul Kadir Donne e bambini di altro Paesi:

approccio medico socialeDott. Mauro Ucci Il paziente immigrato e il medico di

medicina generaleProf. Walter Pasini Epidemiologia delle malattie

d’importazioneProf. Elio Rossi La medicina omeopatica - sue molteplici

applicazioni - nei bambini e negli adulti

Sessione di studio sanitaria e formativasabato 13 novembre 2004, pomeriggio (12:00-18:30)

Dott. Francesca Tremonti I n c o n t ro di culture diverse: immigrazione,disagio culturale in rapporto alla presenza di nuove e vecchie patologie mediche e malattie

Dott. Sonia Baccetti Salute, ambiente, sviluppo e Sig. Assane Kebe cultura in un’Italia che cambiaAv v. Pier Luigi D’Antonio Immigrazione e salute: aspetti normativiProf. Maurizio Colafranceschi La crisi della scienza moderna

di fronte alle nuove domande di saluteProf. Riccardo Cersosimo Le Istituzioni ed i problemi di salute

degli immigrati nel nostro Paese. Costie servizi sanitari

Dott. Nicola Federici Malattie e trasmissione sessuale:Dott. Claudio Simone legislazione vigente in ItaliaDott. Elio Rossi La medicina transculturale:

nuova specializzazione?

Sessione antropologicadomenica 14 novembre 2004, mattina (9:30-12:00)

Prof. Brunetto Chiarelli La società italiana fra razzismoe accoglienza

Notaio Luigi Aricò Verso un’etica socio-ecologica ed interculturale

Prof. Paolo Chiozzi Appartenenza all’umanitàe diritto di esistere

Dott. Leonardo Guarnieri Il rapporto uomo, natura, animalenella filosofia morale contemporanea

Sig. Domenico Cantafio Il futuro di tutti noi: riflessionisulla diversità umana

Dott. Luca Linari Evoluzione ed ispezionedegli alimenti d’origine animale

Dott. Francesco Cremasco Diabete ed obesità:distribuzione errata degli alimenti

Sessione etnicadomenica 14 novembre 2004, mattina (12:15-13:45)

Dott. Alessandro Martire Paesi, mentalità e tradizioni diverse: passaggio di civiltà e “melting pot”Immigrazione e religione/spiritualità:è anche un problema di salute? Percorsi formativi ed educativi

Dott. Sigfrido Pascucci Riflessioni sull’identità che cambiaDott. Vittorio Vanni Tradizioni e valori da rispettare:

qual è l’approccio giusto?Prof. Paolo Chiozzi Rapporto tra culture diverse

aspetti etnici ed antropologici

La partecipazione è gratuita e relatori e partecipanti riceveranno unattestato di partecipazione.Per informazioni: Collegio Circoscrizionale dei maestri venerabilidella Toscana, tel. 055 2340543 - fax 0552341233.

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Pagina 10 Erasmo Notizie 17/2004

IRENZE - Quattro sono le logge nella Comunione intitolate aCostantino Nigra, diplomatico che fu gran maestro nel 1861 del gio-vane Grande Oriente italiano. L’ o fficina di Firenze, contraddistinta

dal numero 714, ha promosso lo scorso 25 settembre, nel tempio principa-le della casa massonica di Borgo degli Albizi, il primo incontro con le off i-cine omonime, quelle di di Castelforte (706), Ivrea (868) e Torino (877).Alla tornata rituale hanno partecipato numerosissimi fratelli di ben undiciOrienti. Erano presenti anche il gran maestro aggiunto Massimo Bianchi, ilpresidente del Collegio circoscrizionale della Toscana Arturo Pacinotti e ilpresidente del Consiglio dei maestri venerabili di Firenze Moreno Milghetti.Dopo l’apertura dei lavori, il fratello Delfo Del Bino ha tracciato una tavo-la che ha ripercorso la storia della fiorentina “Costantino Nigra”, dalla suanascita - avvenuta nel 1970 - fino ad oggi, ricordando sia la tragica scom-parsa del sindaco di Firenze Lando Conti, attivo e quotizzante dell’off i c i-na, sia il recente passaggio all’Oriente Eterno del fratello Vittorio Santini.Hanno fatto seguito numerosi interventi, culminati con lo scambio di targ h ericordo e di alcuni doni offerti dal Collegio della Toscana e dal Consiglio diFirenze. Il tronco della vedova, unitamente ai contributi del fratelli, è statodevoluto all’Associazione “Noi per Voi” del Mayer.Nel corso della tornata, le mogli dei fratelli intervenuti hanno potuteaccedere alle stanze segrete di Palazzo Vecchio, che normalmente nonsono aperte al pubblico. La descrizione dei luoghi è stata arricchita daracconti di aneddoti medicei curati da Franco Sottani, dal consiglierecomunale Massimo Pieri e dal consigliere regionale Paolo Marcheschiche hanno ricevuto un caloroso ringraziamento dai dignitari della loggiafiorentina. La serata si è conclusa con un agape bianca nel Salone degli

Specchi del Grand Hotel di Firenze dove - alla presenza di circa90 fratelli - il maestro venerabile della “Costantino Nigra” di

Firenze, Federico Donati, porgendo il proprio saluto e ringrazia-mento, ha ceduto il testimone ad Alfredo Coro, venerabile della

Costantino Nigra di Castelforte, che curerà nel 2005 l’organizzazionedella prossima tornata. Al raduno hanno partecipato anche i fratelli LorisBianchini e Delfreo Bianchi, rispettivamente maestro venerabile della“Nigra” torinese ed ex venerabile di quella di Ivrea.

IRENZE (2) - Ottavo anno di attività culturale al Caffè letterario“Giubbe Rosse” per il fratello Guido D’Andrea che ha inaugura-to giovedì 7 ottobre (ore 21.30) il nuovo ciclo di conferenze della

rassegna “Lettere e Simboli” con un incontro della saggista LucianaPedirota su “I tarocchi. L’universo della qabbalah ebraica”. Il 14 ottobre,alla stessa ora, è stata la volta di Daniel J. Quinn che ha tenuto una con-versazione dal titolo “Fuori le penne: il bello scrivere”. Alle “Giubbe Rosse” ha preso il via anche la rassegna “Incontri delGrande Oriente”, sempre curata dal fratello D’Andrea, con la confe-renza del fratello Fabio Neri - direttore d’orchestra, musicologo e notoresponsabile musicale della Gran Loggia di Rimini - che lunedì 11 otto-bre (ore 21,30) ha affrontato il tema “Musica e matematica: una storiamisteriosa”. Il maestro Neri, attraverso l’ascolto di brani e l’esame dipartiture, ha spaziato dalla sezione aurea alla serie di Fibonacci, fino adarrivare a Bach ed alla sua messa in Si minore, affascinando il pubbli-co che ha dato vita a un vivace dibattito.«Mi considero veramente soddisfatto del lavoro svolto alle “GiubbeRosse”», ha detto il fratello D’Andrea presentando il nuovo ciclo di atti-vità. «Un impegno che riscuote sempre maggiore successo e che, grazieanche alla collaborazione del fratello Vittorio Vanni, sono certo riusciràa coinvolgere ancora di più i fiorentini, ormai grandi estimatori dellanostra Istituzione. Si pensi che ben settantadue persone, che hanno fre-quentato i nostri incontri in questi anni, si sono rivolte a me per averemaggiori contatti con la massoneria ed ora sono tutte all’interno di loggedel Grande Oriente d’Italia. Non avremmo immaginato una cosa simile -ha concluso - è ciò testimonia la bontà del nostro lavoro che si concre-tizza “semplicemente” nel mettere la cultura a servizio di tutti».

numero 11-12/2004 di questo notiziario aveva comunicato

l’esito delle elezioni effettuate in quindici Collegi circoscrizio-

nali della Comunione, fatta eccezione per i dati relativi alle

circoscrizioni di Abruzzo-Molise e della Campania perché sottoposti,

all’epoca, al vaglio della Giunta a seguito di reclami.

Chiarito ogni dubbio, l’organo esecutivo ed amministrativo del Grande

Oriente d’Italia ha ritenuto validi i risultati di entrambe le Circoscrizioni:

A b r u z z o - M o l i s e - presidente Guerino Diomede, vicepresidente Luigi

Chierchia, oratore Teodoro Iarussi; C a m p a n i a - presidente Giuseppe

Troise, vicepresidente Raffaele Gargiulo, oratore Ernesto Levi.

il gran segretario informaat t iv i t à

grande oriented ’ i t a l i a

N O T I Z I E D A L L A C O M U N I O N E

Caffè “Giubbe Rosse” è tra i più famosi ritrovi letterari italiani e

stranieri. All’inizio del ‘900 come Birreria dei fratelli Reininghaus ed

in seguito con l’attuale nome derivato dal colore delle giubbe dei came-

rieri, ha ospitato le stagioni del Futurismo e delle successive tendenze.

Le famose riviste “La Voce”, “Lacerba”, “Solaria” ed altre anche

recenti, devono qualcosa a questo Caffè, dove poeti, artisti ed intel-

lettuali si sono confrontati e scontrati. Personaggi come Marinetti,

Papini, Prezzolini, Campana, Gadda, Boccioni, Montale e moltissimi

altri, in differenti epoche e situazioni culturali, hanno fatto delle

“Giubbe Rosse” un crocevia della storia letteraria del ‘900.

Ma anche attualmente continuano gli incontri letterari alle “Giubbe

Rosse” frequentati da artisti e intellettuali di ogni tendenza, che

fanno di questo Caffè Letterario un portofranco della cultura e del-

l’arte. (Su Internet: www.giubberosse.it)

O S TA N T I N O N I G R A nacque a Vi l l a

Castelnuovo (oggi Castelnuovo Nigra)

l’11 giugno 1828. Uomo politico, fu volontario

nella prima guerra d’indipendenza e nel 1851

divenne segretario di Massimo d’Azeglio.

Apprezzato da Cavour, ne divenne fidato col-

laboratore affiancandolo al congresso di

Parigi (1856) e nelle trattative con Napoleone

III - col quale ebbe rapporti molto stretti -

conclusesi con gli accordi di Plombières

(1858). Nel 1861 fu primo ministro per le province meridionali. Quindi

ricoprì l’incarico di ambasciatore a Parigi, San Pietroburgo, Londra e

Vienna. Il 3 ottobre 1861, nel corso del suo mandato nella capitale fran-

cese, fu nominato gran maestro del Grande Oriente torinese, carica che

rassegnò il 22 novembre successivo. Morì a Rapallo il 1° luglio 1907.

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ESI - La loggia jesina “Giordano Bruno” (1164) ha voluto rea-lizzare una scultura, di contenute dimensioni, che simboleggia illibero pensiero del filosofo che nel 1600, insieme ai suoi scritti,

venne avvolto dalle fiamme dello storico rogo di Campo dei Fiori.L’incarico è stato affidato al professor Giuseppe Campitelli, scultore di Jesi emembro dell’officina, che ha saputo interpretare, senza enfasi, l’immagine pla-stica del Giordano Bruno libero pensatore, consapevole diuna forza interiore che sembrasfidare il tempo. La scul-tura, in bronzo, neesalta la figura e neesprime il sacri-ficio supremo.In precedenza,analoga opera in bronzoera stata realizzata dallo stessoscultore per il “ventennale” della loggia“Pitagora” (968) sempre di Jesi. L’artista, in quellaoccasione, seppe felicemente esprimersi per simboli, racchiudendo nella scul-tura i concetti della ricerca interiore del pensiero massonico.

ILANO - Lunedì 20 settembre il Collegio circoscrizionale dei mae-stri venerabili della Lombardia ha ricordato la storica ricorrenza del-l’anniversario della Breccia di Porta Pia con una tornata rituale a

logge riunite. Le officine milanesi “Missori Risorgimento” (640), “Ti t oCeccherini” (842), “Cinque Giornate” (844) e “Dante Alighieri” (1120) hannocontribuito all’avvenimento scolpendo ognuna una propria tavola. Ha retto ilmaglietto il maestro venerabile della “Cinque Giornate”, Antonio Baldo.La solenne e festosa cerimonia si è svolta nella casa massonica di Corso di PortaNuova, nel tempio grande gremitissimo di fratelli che hanno accolto con caloreil gran maestro aggiunto Giuseppe Anania, i gran maestri onorari Pietro Spavierie Morris L. Ghezzi, i consiglieri dell’Ordine Alberto Jannuzzelli e Carlo Paredi.Erano presenti il presidente della circoscrizione lombarda Paolo Gastaldi, il vice-presidente Bruno Sirigu e numerosi maestri venerabili dell’Oriente di Milano.

U R AVERA - Lo scorso 11 settembre la loggia bustese “Logos”( 1158) ha ripreso i lavori rituali in un modo incosueto: si è traferi-ta in Sardegna, nel Villaggio “Porto Pirastu Boschetto Holiday” di

Muravera, in provincia di Cagliari, dove ha allestito il tempio per una torna-ta rituale. L’incontro è stato caratterizzato dal tema “Considerazioni su‘Lavoro e Riposo’in un luogo di vacanza e di lavoro”.Oltre ai fratelli dell’officina ed al vicepresidente del Collegio lombardo,Bruno Sirigu, era presente una rappresentanza della massoneria isolana coni fratelli Andrea Allieri e Cesare Marras, rispettivamente presidente e vice-presidente del Collegio circoscrizionale della Sardegna, e il maestro venera-bile della loggia cagliaritana “Asproni” (1055), Gavino A n g i u s .Nel corso dei lavori si è rilevato, con approvazione unanime, come simili incon-tri siano occasione di incontro e conoscenza tra fratelli molto lontani geografi-camente che sviluppano così l’idea della massoneria universale. Un’agape bian-ca ha chiuso la serata con l’augurio di un rinnovato incontro il prossimo anno.

OMA - “I poteri della mente e gli stati di coscienza” è stato il tema delquarto Convegno nazionale che il Supremo Consiglio del Rito ScozzeseAntico ed Accettato, ha promosso sabato 2 ottobre presso l’Aula Magna

dell’Università degli Studi “La Sapienza”. L’incontro, particolarmente gremito,è stato aperto dal saluto del Sovrano Gran Commendatore Corrado BalaccoGabrieli che si è detto soddisfatto della scelta del tema e del valore di una simi-le iniziativa all’interno della più importante Università romana; giudizio che èstato condiviso anche dal Rettore Giuseppe D’Ascenzo, presente al tavolo dipresidenza. Il gran maestro Gustavo Raffi ha quindi preso la parola dicendo che«il mistero dell’uomo e della sua irriducibilità a qualsiasi visione schematica e

quindi dogmatica è legato al funzionamento della mente che non èdescrivibile fino in fondo perché la sua descrizione è un proprio pro-dotto. Se quindi sia la soggettività della percezione e dell’autoperce-

zione, sia la natura degli oggetti sono circolarmente, in contemporanea,causa ed effetto del fenomeno mente, come pensare di farne il tema di unragionamento razionale e trasmissibile, che non ci faccia precipitare nellamistica dell’indistinto, o nell’esemplificazioni di ogni meccanicismo?.Concluderei pensando e dichiarando la mente come luogo del più umano eanche più amato e amabile dei fenomeni: la libertà. Proprio perché non siamoin grado di prevedere in maniera deterministica che cosa abiterà la nostramente tra un attimo e che cosa nel suo dominio si genererà; proprio perché néi geni del Dna, né gli stimoli e le risposte dei condizionamenti, né la biochi-mica del cervello esauriscono la sua inesauribile complessità, pensiamo chela libertà con la sua irriducibile ed irrinunciabile gratuità ed imprevedibilità,rappresenti la somma e più caratteristica delle qualità umane». «Quella libertà che il nostro Lavoro iniziatico - ha terminato il gran maestro - haeducato a coltivare e sviluppare come la qualità fondamentale dei Massoni,A rgonauti del dubbio e proprio per questo inesausti esploratori della mente, dellacoscienza, dello spirito e di tutte le sue transeunti ma anche eterne creazioni».

Sono quindi intervenuti i relatori. Il professor Giuseppe Nappi, dell’Università“La Sapienza”, ha parlato sulle misteriose origini della coscienza, analizzandoanche aspetti neurologici e neurofisiologici; il professor Luigi De Marchi, psi-cologo e scrittore, ha esposto la sua tesi dell’uomo come fonte di una possibi-le rivoluzione cosmica; l’avvocato Antonio Ursi Brancati ha sviluppato latematica sui poteri della mente e gli stati dell’essere nell’ambito del camminoiniziatico della tradizione massonica. Sulla scia della tradizione psicoanaliticajunghiana ha parlato il dottor Ferdinando Testa che ha fornito le ipotesi sul pen-sare e sulle meraviglie dell’attività immaginativa. Per motivi di salute non hapartecipato il gesuita Roberto Busa che però ha inviato uno scritto che analiz-za in chiave cattolica il vasto argomento della persona, dell’io e tu, della con-sapevolezza, dell’anima, della volontà e del vivere.Il professor Moshe Idel, dell’Università di Gerusalemme, ha intrattenutol’uditorio disquisendo sulla potenza della mente e del pensare all’internodella tradizione mistica ebraica, mentre il professor Alessandro Meluzzidell’Università di Siena si è soffermato sulle varie e possibili definizioni didroga, sul mondo che vi ruota e sulle cause derivanti da una possibile libe-ralizzazione. Da ultimo, lo scrittore Paolo Lucarelli ha citato l’esperienzafatta da molti uomini che, nel corso dei secoli, nonostante le diversità cul-turali, hanno liberato le loro menti da vincoli e preconcetti, per riempirsi diq u e l l ’ e n e rgia universale che sola è capace di trasformarci totalmente.Ha concluso i lavori il Sovrano Gran Commendatore Balacco Gabrieliche ha esortato i presenti ad essere testimoni e a trasmettere quell’arte equella conoscenza che sono proprie dell’essere massoni, lavorando sem-pre alla Gloria del Grande Architetto dell’Universo. (Nella foto, da sini -stra: il gran maestro Gustavo Raffi, il sovrano commendatore CorradoBalacco Gabrieli, il rettore Giuseppe D’Ascenzo).

at t iv i t àgrande oriente

d ’ i t a l i a

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Pagina 12 Erasmo Notizie 17/2004

IRAQ: LA MASSONERIA ITALIANA DISCUTE SULL'ISLAM.

NO A SCONTRO CIVILTA'

( A S C A ) - Roma, 18 settembre 2004 - Il dibattito “L’Europa che non c’è”,

organizzato dal Grande Oriente d’Italia a Villa Medici del Vascello in occa-

sione delle celebrazioni dell’equinozio d’autunno e dell’anniversario di

Porta Pia, ha avuto come punto centrale della discussione i rapporti tra

l’Occidente e l’Islam, data anche la presenza tra i relatori di Mohamed

Nour Dachan, presidente dell’Unione delle comunità e organizzazioni

islamiche in Italia. Il primo ad affrontare l'argomento è stato Massimo

Teodori, politologo e deputato di Fi, che ha parlato di un “attacco

all’Occidente del terrorismo islamico”, illustrando la tesi già avanzata da

Marcello Pera e da Oriana Fallaci di una “guerra di civiltà”. La prima

replica è arrivata dall'ex senatore, psichiatra e scrittore Alessandro

Meluzzi, che ha messo in guardia da “non facili identificazioni tra un

modello culturale e il terrorismo. L’Islam - ha aggiunto - non può essere

identificato con la guerra all’Occidente e non dobbiamo avere il dogma

dello scontro di civiltà. Per questo - ha concluso Meluzzi - sono contrario

alle scuole differenziate: per i cattolici, per i musulmani, per gli ebrei.

Credo, invece che sia inevitabile l’incontro dell'Occidente con l’Islam

anche in vista dell’ingresso della Turchia nell’Ue. Sono d'accordo con le

parole di Giovanni Paolo II: bisogna fare più ponti e meno muri”.

Il presidente dell’Unione delle Comunità e organizzazioni islamiche in

Italia, Mohamed Nour Dachan, ha affermato che '”negli ultimi 60 anni,

l’Islam e l’Occidente cristiano si sono incontrati senza guerre.

Evidentemente, oggi, a qualcuno non piace l’accordo, la convivenza, il

dialogo, lo sviluppo culturale e sociale dell’Islam occorre - ha prosegui-

to - andare a cercare i terroristi veri, non i musulmani. Altrimenti, si fa

il gioco di chi vuole la divisione tra due mondi culturali. Noi musulmani

in Italia non siamo una forza economica né politica, ma socio-culturale,

favorevole al dialogo e che approfitta anche di questa sede per lanciare

un appello per la liberazione delle sue Simone e la restituzione del corpo

di Enzo Baldoni”. Il gran maestro del Grande Oriente d’Italia, Gustavo

Raffi, ha detto che “il gravissimo contesto internazionale che conoscia-

mo e che ci minaccia costantemente non può trovare soluzione se non

attraverso una concreta politica del dialogo che cementi tutte le parti

sociali, nei multiformi aspetti culturali, ideali, etnici e religiosi, contro

le inaudite espressioni di violenza di cui siamo spettatori. Quanto

all’Europa - ha proseguito il più alto esponente della massoneria italia-

na - fatta la carta costituzionale, è necessario ora impegnarsi per crea-

re una vera società europea, sovranazionale, figlia di quella cultura

illuministica e illuminata che ha determinato al nascita dei diritti del-

l’uomo”. Le celebrazioni per il 20 settembre proseguiranno nel pome-

riggio con l’allocuzione del gran maestro e il tradizionale ricevimento

nel parco della villa “Il Vascello” e lunedì prossimo con una cerimonia a

Porta Pia e una al monumento a Giuseppe Garibaldi al Gianicolo.

IRAQ: ITALIANE RAPITE; NUOVO APPELLO UCOII,

LIBERATELE SUBITO

(Ansa) Roma, 18 settembre 2004 - Un “nuovo, pressante appello” per

la liberazione di Simona Torretta e Simona Pari è stato lanciato oggi a

Roma da Mohamed Nour Dachan, presidente dell’Unione delle

Comunità ed Organizzazioni islamiche in Italia, che ha partecipato ad

una manifestazione della massoneria del Grande Oriente d’Italia di

Palazzo Giustiniani. “Chiedo a quanti trattengono Simona Pari e

Simona Torretta - ha detto Mohamed Nour Dachan, secondo quanto

reso noto dagli organizzatori della manifestazione - di liberare subito

le due donne, di far cessare l’angoscia dei loro familiari, di non prose-

guire in un’azione che danneggia ulteriormente il popolo iracheno.

Questa azione è odiosa perché colpisce persone che tanto si sono bat-

tute e che tanto ancora si battono perché uomini e donne iracheni pos-

sano trovare un po' di sollievo dalla tragedia della guerra”.

IRAQ: APPELLO DACHAN, LIBERATE SUBITO SIMONA PARI

E SIMONA TORRETTA PRESIDENTE UNIONE COMUNITA' ISLAMICHE,

SEQUESTRO DANNEGGIA BAGHDAD

(Adnkronos) Roma, 18 set. - ''Chiedo a quanti trattengono Simona Pari

e Simona Torretta di liberare subito le due donne, di far cessare l’an-

goscia dei loro familiari, di non proseguire in un’azione che danneggia

ulteriormente il popolo iracheno. Questa azione è odiosa perché colpi-

sce persone che tanto si sono battute e che tanto ancora si battono

perché uomini e donne iracheni possano travare un po' di sollievo dalla

tragedia della guerra''. E' questo l’appello lanciato dal presidente

dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia,

Mohamed Nour Dachan, nell’intervento di oggi a Villa Il Vascello, sede

della massoneria del Grande Oriente d’Italia di palazzo Giustiniani, in

occasione delle manifestazioni per l’equinozio d'autunno. “Io penso -

ha aggiunto- che questa orribile azione sia opera di quanti in oriente

come in occidente, vogliono in tutti i modi che il popolo iracheno

rimanga soggiogato e prigioniero di una situazione di violenza, di

poverta' e di miseria”. (segue)

ISLAM: TEODORI, HA IN SE' I GERMI DI UN NUOVO TOTALITARISMO

( A d n k r o n o s ) Roma, 18 settembre 2004 - “Da più di 10 anni abbiamo a che

fare con un nuovo totalitarismo. Il protagonista è il terrorista islamico,

portatore di una nuova intolleranza e della privazione della libertà”. Lo

ha detto il politologo dell’università di Perugia, Massimo Teodori, nel suo

intervento alla conferenza “L’Europa che non c’è”, in corso a Villa del

Vascello, sede del Grande Oriente d’Italia, che si tiene in occasione della

manifestazione per l’equinozio d'autunno. “L’Europa ha avuto i suoi

mostri -ha proseguito Teodori- ma sono stati affrontati e combattuti. Ora

l’islam deve affrontare questo problema. Non dico che c’è uno scontro

tra la civiltà occidentale e quella islamica, ma ribadisco che all’interno

dell’islam è nato e cresce il germe del nuovo totalitarismo”.

IRAQ: APPELLO DACHAN, LIBERATE SUBITO SIMONA PARI

E SIMONA TORRETTA (2) NEL POMERIGGIO INCONTRERO'

FAMIGLIARI VOLONTARIA ROMANA

(Adnkronos) - Nour Dachan ha annunciato anche che nel pomeriggio

di oggi incontrerà i familiari di Simona Torretta, dopo aver compiuto

una analoga visita alla famiglia di Simona Pari, per portare conforto e

solidarietà dei musulmani italiani. “Voglio anche invitare il governo

italiano - ha concluso - a proseguire sulla strada fin qui percorsa per

ottenere la liberazione delle due donne e moltiplicare gli sforzi

necessari per riportarle a casa”.

MASSONERIA: GRANDE ORIENTE; RAFFI, L'EUROPA CHE NON C'E' TAV O L A

R O TONDA ALL'INSEGNA DELLE POLEMICHE SU EUROPA E ISLAM

( A N S A ) - Roma, 18 settembre - “Purtroppo quando pensiamo all’Europa

di oggi, inevitabilmente il nostro pensiero va più che a un’istituzione

sovranazionale a una Spa con azionisti di riferimento che si disputano la

i lanci di agenzia delle celebrazioni al vascellora s s eg n as t a m p a

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maggioranza, spartendosi il controllo dell’ente per garantir-

si un proprio seggio all’Onu, piuttosto che garantirne uno

per una Unione fondata su valori condivisi che esprimano un

identico sentire”. Lo ha detto questa mattina Gustavo Raffi, gran

maestro del Grande Oriente d’Italia (Goi), intervenendo alle celebrazio-

ni per la ricorrenza del 20 settembre e dell’Equinozio d’Autunno.

“Un’Europa che non c’è” - ha proseguito Raffi, parafrasando il tema della

tavola rotonda proposto dallo stesso Goi - “un’Europa che non è quella

dei popoli ma piuttosto quella delle istituzioni e che non è nemmeno in

grado di far rispettare le regole che si è data”. Raffi, a tale proposito, ha

fatto riferimento alla legge della regione Marche “che discriminando i

massoni ha visto, sin dall'agosto del 2001, condannata l’Italia per aver

violato la Convenzione dei Diritti dell’Uomo, ma che è ancora vigente

senza che mai la Repubblica italiana né quella Regione abbiano applica-

to quella sentenza”. Il gran maestro - si legge in una nota - si è poi

espresso sull’ingresso della Turchia nell’Unione auspicando che “l’Europa

non respinga la Turchia perché sarebbe un errore storico dalle incalcola-

bili conseguenze. La coesistenza postula la conoscenza dell’altro e il

rispetto anche delle regole più elementari come quelle dell'ordine pub-

blico”. Nella sede di villa ‘Il Vascello’ è stata anche una mattinata di

polemiche tra il politologo Massimo Teodori e Mohamed Nour Dachan,

presidente dell’Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in

Italia (Ucoi). “Da oltre una decina d’anni ci troviamo di fronte ad un

nuovo totalitarismo rappresentato dal terrorismo islamico, portatore di

una nuova intolleranza e della privazione della libertà. L’Europa ha avuto

i suoi mostri che però sono stati affrontati e combattuti”. Così Teodori ha

replicato all’affermazione del presidente dell’Ucoi secondo cui l’occi-

dente avrebbe “compiuto i suoi atti di oppressione nei confronti dei paesi

islamici nell’impossessarsi di ricchezze naturali come il petrolio”. “Non

voglio affermare - ha concluso il politologo - che ci troviamo di fronte ad

un scontro tra la civiltà occidentale e quella islamica, ma ribadisco che

all’interno dell'islam è nato, cresce e prospera il germe del nuovo totali-

t a r i s m o ” .

SLAM: DACHAN, GENERALIZZAZIONI SU RELIGIONE

PORTANO A SCONTRO

( A d n k r o n o s ) Roma, 18 settembre 2004 - “Generalizzando nasce lo scontro.

Tuttavia questa è stata una occasione di confronto”. Mohammed Nour

Dachan, presidente dell'Unione delle comunità islamiche italiane replica

così al politologo Massimo Teodori che sostiene che la religione musulmane

contiene in sé i germi del totalitarismo. “Io non condivido ciò che Te o d o r i

ha detto, ma rispetto chiunque esprima un pensiero”, ha concluso Dachan

a margine della conferenza “L’Europa che non c’è”, che si è tenuta questa

mattina a Villa del Vascello, organizzata dal Grande Oriente d’talia.

UE: RAFFI (GOI), BISOGNA APRIRE LE PORTE ALLA TURCHIA GRAN MAE-

STRO DELLA MASSONERIA, NON SI DEVE AVER PAURA DEL DIVERSO

( A d n k r o n o s ) Roma, 18 settembre 2004 - “Oggi la Turchia bussa alla porta

dell’Europa e l’Unione non può continuare ad ignorarla. Non si va da nes-

suna parte se non c’è disponibilità al cambiamento e alla trasformazione

sociale”. Lo afferma all’ADNKRONOS il gran maestro della massoneria del

Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, a margine della conferenza

“ L’Europa che non c'è” organizzata dal Goi questa mattina a villa Il

Vascello, nell’ambito delle manifestazioni per l’equinozio d’autunno, data

di apertura dei lavori delle logge. “L’Europa non può essere una ‘società

per azioni’ - prosegue - ma deve essere un contenitore di valori, figli degli

ideali che hanno ispirato la rivoluzione francese. La funzione educativa è

mancata e manca ai governanti”. “Non si può aver paura del diverso -

aggiunge Raffi - ed è grazie al dialogo che si può compiere quella trasfor-

mazione etica dove i valori della laicità, e non del laicismo, trionfano”.

UE: RAFFI (GOI), BISOGNA APRIRE LE PORTE ALLA TURCHIA (2)

INTEGRAZIONE NON E' OMOLOGAZIONE

( A d n k r o n o s ) - “Il rifiuto e la generalizzazione - sottolinea il gran

maestro della massoneria italiana - possono allargare la componen-

te della diffidenza nei confronti del diverso. Solo il dialogo può

sconfiggere questa paura. Bisogna prestare attenzione alle voci

moderate che talvolta restano inascoltate”. “La scuola è il luogo di

confronto, sede della formazione degli individui, in cui si deve affer-

mare anche la libertà religiosa. Se si creano corsie privilegiate o si

parla di quote e di scuole diverse per cristiani, musulmani o ebrei,

si apre una breccia insanabile nell'ordinamento”. E conclude:

“ L’integrazione non è omologazione. E’ capacità di trovare percorsi

comuni e questo deve essere l’obiettivo che tutti devono persegui-

re, se si vuole concorrere alla costruzione dell'Europa”.

EUROPA: RAFFI, UNA SPA CON AZIONISTI DI RIFERIMENTO

(A G I ), Roma 18 settembre 2004 - “Purtroppo quando pensiamo

all’Europa di oggi, inevitabilmente il nostro pensiero va più che ad

un’Istituzione soprannazionale ad una SPA con azionisti di riferimento

che si disputano la maggioranza, spartendosi il controllo dell’ente per

garantirsi un proprio seggio all’Onu, piuttosto che garantirne uno per

una Unione fondata su valori condivisi che esprimano un identico senti-

re”. E' questo uno dei passaggi più significativi dell’intervento dell'av-

vocato Gustavo Raffi, gran maestro del Grande Oriente d'Italia di

Palazzo Giustiniani in occasione delle celebrazioni organizzate in occa-

sione della ricorrenza del XX Settembre e dell’Equinozio d’Autunno,

data che segna la ripresa dei lavori nelle logge. Per Raffi, quindi,

" L’Europa che non c’è", come provocatoriamente suggeriva il tema pro-

posto dalla maggiore istituzione liberomuratoria italiana. “Un’Europa -

ha detto ancora - che non è quella dei popoli, ma piuttosto quella delle

Istituzioni e che non è nemmeno in grado di far rispettare le regole che

si è data: basta guardare il caso della Legge della Regione Marche che

discriminando i massoni ha visto, sin dall’agosto del 2001, condannata

l’Italia per aver violato la Convenzione dei diritti dell’Uomo, ma che è

ancora vigente senza che mai la Repubblica italiana, né quella Re g i o n e

abbiano applicato quella sentenza”. Raffi poi ha auspicato che

“l’Europa non respinga la Turchia” perché, ha detto, “sarebbe un erro-

re storico dalle incalcolabili conseguenze”. La coesistenza postula la

conoscenza dell'altro e il rispetto - anche delle regole più elementari

come quelle dell’ordine pubblico. La logica dell’apartheid, invece, non

farebbe fare nessun passo in avanti nel cammino della crescita civile e

morale dei popoli. Nel corso della mattinata si è anche registrata anche

una vivace polemica che ha visto per protagonisti il politogolo Massimo

Tedori e il presidente dell’Unione delle comunità islamiche, Mohamed

Nour Dachan, che in precedenza, sempre dalla sede del Grande Oriente

d'Italia, aveva lanciato un forte appello per la liberazione dei Simona

Torretta e Simona Pari. Replicando all’affermazione del Presidente

dell'Unione delle comunità islamiche che aveva affermato che l’occi-

dente aveva compiuto i suoi atti di oppressione nei confronti dei paesi

islamici nell’impossessarsi delle sue ricchezze naturali come il petro-

lio, Teodori ha ricordato che “da oltre una decina di anni ci troviamo

di fronte ad un nuovo totalitarismo, rappresentato dal terrorismo isla-

mico, portatore di una nuova intolleranza e della privazione della

libertà. L’Europa ha avuto i suoi mostri che però sono stati affrontati

e combattuti. Ora è l’Islam - nel suo insieme - che deve affrontare

questo problema”. “Non voglio affermare - aveva concluso Teodori -

che ci troviamo di fronte ad uno scontro tra la civiltà occidentale e

quella islamica, ma ribadisco che all'interno dell’Islam è nato, cresce

ra s s eg n as t a m p a

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el marzo del 1999 nell’assumere la dignità di gran maestro delGrande Oriente d’Italia, l’avvocato Gustavo Raffi, romagnolo conuna tradizione risorgimentale, aveva posto l’accento che il pro-

gramma della Massoneria Italiana avrebbe visto la “centralità dell’uomo”.In una “Balaustra” aveva tratteggiato i compiti della Istituzione per ilprossimo quinquennio perché “in una società in cui viviamo ancora intri-sa di intolleranza, di sopraffazione, di dogmatismo e di integralismo èfuor di dubbio che la Massoneria si ponga come insostituibile baluardo adifesa delle libertà individuali e di pensiero, dei diritti civili ed umani,del rispetto delle differenze, di qualsiasi tipo esse siano”.Per questo il compito della Massoneria è quello della difesa e del raff o r-zamento dello spirito laico, scevro da dogmatismi, verità rivelate o immu-tabili, perché lo Stato non può perdere il connotato della laicità se inten-de assicurare la libertà di pensiero e di azione a tutte le componenti dellacollettività, nei limiti del rispetto delle opinioni altrui e delle leggi civili.E la laicità dello stato e dell’intera società civile vale, soprattutto ancheper la scuola che deve essere laica, pubblica, accessibile a tutti e portatri-ce di quei valori di tolleranza che sono il simbolo di ogni nazione civile.Adistanza di cinque anni nell’aprile del 2004, Gustavo Raffi, alla fine del suomandato quinquennale, è stato riconfermato nella dignità di gran maestro dellamassoneria Italiana, dedicando la sua “Balaustra” alla “Città dell’Uomo”.In questi cinque anni la massoneria si è direttamente battuta - sia incampo internazionale che nazionale - per la difesa dei valori universa-li di libertà, fraternità, eguaglianza e tolleranza, contribuendo decisa-mente alla redazione della Carta dei Diritti dell’Uomo, dando vita ado rganismi internazionali finalizzati alla difesa e al ripristino dellapace, o altresì progettati per operare in tutti i modi affinché l’Umanitàresti al centro di un percorso di salvezza e redenzione, anche e soprat-tutto a partire dalle sue condizioni contingenti.“Il Grande Oriente - ha precisato Raffi - si adopererà come negli anniprecedenti nel campo degli interventi umanitari, nel volontariato e inaltre attività di carattere solidale ed ovunque sia in gioco la libertà e ladignità dell’essere umano. E la città che noi vogliamo mettere al cen-

tro, come luogo della massima concentrazione umana, diviene soven-te bersaglio dei terroristi, per colpire, senza pietà, pur di ottenere ilmassimo danno possibile. Questa “sinfonia” della morte e della dispe-razione che il terrorismo internazionale intende disseminare non puònon essere oggetto di attenta riflessione da parte della massoneria, siaperché la cultura nichilista, criminale, intollerante, genocida dei terro-risti, soprattutto quando la loro azione tramuta tutto e tutti in un ber-saglio privo di soggettività ma valido soltanto in quanto umano evivente, è assolutamente antagonista ai valori propugnati dalla liberamuratoria universale, ma anche perché la stessa massoneria universa-le, proprio a causa delle idee che professa e con maggiore forza pro-fesserà in futuro, è divenuta un preciso bersaglio.Poco prima dei tragici eventi di Madrid, il terrorismo ha fatto esplodere unordigno in una Loggia Massonica in Turchia provocando morti e feriti”.L’avvocato Gustavo Raffi ha preso anche netta posizione contro la isti-tuzione di scuole per solo islamici, che sono una follia perché il compi-to delle scuole è di unire e non di dividere. Errati quindi i tentativi di reli-gioni e di etnie di costituire scuole separate che creano assurde e perico-losissime isole.Su questo problema ampiamente dibattuto dalla stampa, Raffi ha rila-sciato la seguente dichiarazione:“Eravamo stati facili profeti, quando denunciammo i pericoli insiti nellaconcezione della cosiddetta ‘scuola libera’in un contesto difficile e pro-blematico come quello di una società, sempre più multietnica, multicon-fessionale, multirazziale. Non era arduo comprendere che le logiche del privato, sovente ispira-te dal profitto, avrebbero affermato il principio della separazione,creando isole, nelle quali i cattolici avrebbero confinato i figli, i musul-mani i propri, così come gli ebrei e quelli delle altre confessioni.Sostenemmo che l’integrazione postula, al contrario, il dialogo e occa-sioni di incontro per superare, nel periodo di formazione e di crescitadi un individuo, ogni forma di discriminazione. A ffermammo che lascuola, come istituzione fondamentale nel processo educativo e di for-

ra s s eg n as t a m p a

Il Manifesto del XX Settembre esalta i valori laici del nostro Risorgimento

La massoneria italiana per la centralità dell’uomoe per tutte le battaglie di civiltàdi Aldo Chiarle

19 settembre 2004

CIAMPI,2O SETTEMBRE ITALIA RITROVO' PER SEMPRE ROMA CAPITA L E

( A N S A ) - Roma, 19 settembre 2004 - “Oggi, non dimentichiamolo,è il 20 set-

tembre, giorno in cui l’Italia ha ritrovato, per sempre, la sua capitale, Ro m a ,

città universale”, ha detto Carlo Azeglio Ciampi, al Vittoriano, inaugurando

l’anno scolastico con un forte richiamo al valore dell’unità nazionale. Il pre-

sidente della Repubblica ha ricordato che con Roma capitale si avverò un

sogno, un ideale di tanti italiani. Fra essi, ha ricordato, Francesco Pe t r a r c a

e Giuseppe Mazzini. Il primo, già sette secoli fa, affermò con la sua poesia

“l’unità della cultura nazionale”. “L’Unità d'Italia fu pensata da Mazzini - ha

sottolineato - come parte di un più vasto progetto di liberazione dei popoli

d’Europa: egli parlava allo stesso tempo di una Costituzione per l’Italia unita

e di una per l’Europa”. Questa seconda parte del suo progetto, ha conclu-

so, si realizzerà fra un mese a Roma con la firma della Costituzione euro-

pea. “E’ un evento che vi riguarda da vicino: l’Europa - ha detto Ciampi agli

studenti - è il vostro futuro e voi siete il futuro dell’Europa”.

CIAMPI: SCUOLA PUBBLICA DEVE INTEGRARE FIGLI IMMIGRATI E LORO

FAMIGLIE - STORICAMENTE, HA SAPUTO UNIRE GLI ITALIANI

( A N S A ) - Roma, 19 settembre 2004 - Nel discorso di Carlo Azeglio

Ciampi al Vittoriano, c'è una forte difesa della scuola pubblica: “è

stata ed è il cuore pulsante dello Stato e della Nazione, che con essa

si è rafforzata, è cresciuta, e' maturata da decenni”. Il capo dello

Stato ne difende il ruolo nazionale, che considera ancora attuale: sto-

ricamente, dice, “ha saputo unire gli italiani, educandoli all’amor di

patria, alla democrazia, ha saputo dare loro l'orgoglio di migliorarsi in

virtù e conoscenza. Oggi alla scuola è affidato l'ulteriore compito di

integrare i figli dei lavoratori stranieri che, studiando nelle nostre

aule a fianco dei nostri ragazzi, creano per sé e per le loro famiglie le

fondamenta più solide di una futura cittadinanza”. Frasi che prendo-

no implicitamente le distanze da ogni ipotesi di numero chiuso per i

figli degli immigrati, nelle classi scolastiche.

il presidente ciampi nell’anniversario del xx settembre

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Erasmo Notizie 17/2004 Pagina 15

mazione del cittadino, era e resta un luogo dove lediversità culturali e religiose maturate nell’ambitofamiliare si stemperano, attraverso la conoscenza

dell’altro, che si matura vivendo sui banchi a ‘contat-to di gomito’ fino ad approdare al concetto che si può

essere eguali e diversi nel contempo; che la diversità è ricchezza; chel’altro non è il nemico; che solo una scuola pubblica che escludesseprocessi di ghettizzazione, avrebbe prevenuto e sconfitto il razzismo.Non avevamo però ipotizzato che qualcuno volesse introdurre in unascuola di stato i canoni della separazione, concependo classi scolastichemonoculturali con soli alunni appartenenti a particolari lingue o religio-ni. Ciò è accaduto a Milano, all’Istituto ‘Agnesi’, ove si è pervenuti aconcepire una classe per soli studenti islamici. Il fatto poi che il diretto-re scolastico regionale e il ministro Moratti abbiano bocciato l’iniziativa,non altera i termini della questione.La scuola non deve, infatti, essere confessionale, ma promuovere il principiodella libertà religiosa ed educare al rispetto di tutte le fedi.Quanto è accaduto deve indurre a riflessioni e a correzioni di rotta, siaper il pubblico che per il privato, perché la scuola non può permettere chei componenti di una etnia diversa o i fedeli di una religione costituisca-no un gruppo a sé, isolato dal contesto che lo circonda. Vi osta il dettatocostituzionale”.Ma vi è un altro problema che interessa la massoneria ed è lo sviluppodella ricerca scientifica ed universitaria, che deve costituire una forza peril nostro Paese con sempre maggiori investimenti e più ampie opportuni-tà. Però lo sviluppo della ricerca deve essere sintomo di libertà e diaffrancamento non solo dall’oscurantismo e dalla ignoranza, ma anche esoprattutto nei campi della medicina, della biologia e delle scienze fisi-che, dalla malattia e dal dolore. A questo punto la massoneria italianarivendica il concetto della piena garanzia della libertà di ricerca ed inda-gine scientifica svincolata da pregiudizi e dogmi determinati da interpre-tazioni ed orientamenti teologico-religiosi. Perché i risultati delle con-quiste scientifiche e le loro possibili applicazioni pratiche debbono inprimo luogo tenere presenti il benessere e la qualità della vita umana e lereligioni non possono a priori limitare la legittima aspirazione dell’uma-nità a emanciparsi dal dolore per il solo timore che alcuni postulati, for-mulati molti secoli orsono e in palese contrasto con le conoscenze attua-li, vengano superati e quindi sconfessati.Anche la definizione dei valori e degli spazi propri dell’etica non puòessere considerata avulsa dalla realtà, ma necessita di un adeguamentoconforme alla evoluzione della società umana, del suo contesto, delle sueconoscenze e delle nuove frontiere. Ecco perché occorre una “etica difrontiera” che non resti chiusa in se stessa, ma soggetta a mutamento,come fonte continua di valori correlati ai processi globali di cambiamen-to della condizione umana, una etica che poggi sulle dinamiche del cam-biamento e come tale sempre innovativa come un acceleratore e noncome un freno al progresso umano.E per quanto riguarda la legge approvata dal Parlamento sulla feconda-zione assistita, legge oscurantista e clericale contro la quale i radicali equesto nostro giornale “L’opinione” si sta battendo con coraggio con inte-re pagine dedicate dal direttore Arturo Diaconale e con pareri di illustripersonalità “Una legge ingiusta” di Umberto Veronesi; “Una legge inac-cettabile e immorale” di Rita Levi Montalcini; “Una legge verg o g n o s ache ci riporta ai tempi di Galileo Galilei” di Margherita Hack) anche ilgran maestro della massoneria, Gustavo Raffi, ha preso nettissima posi-zione con una precisa dichiarazione: “L’attuale legge sulla procreazioneassistita manifesta non solo l’ennesimo ritorno di pregiudizi religiosi, chetentano di sostituirsi alle scelte dell’individuo, ma anche il solito tentati-vo clericale di subordinare la libera ricerca scientifica ai dogmi metafisi-ci. Come con Galileo Galilei, l’oscurantismo religioso tenta oggi diimporre limiti legali alla scienza, al progresso ed alla creatività umana.

Il diritto positivo deve restare separato dalla morale, così come lo Statodeve tutelare la propria indipendenza dalla religione. È questo il princi-pio laico sul quale si fondano tutti i moderni stati democratici di dirittoche è stato affermato dopo oltre quattro secoli di lotte per vedere preva-lere questo principio di libertà e di tolleranza. Lotte che hanno visto lalibera muratoria universale sempre in prima linea.La libera muratoria universale ha, infatti, svolto un ruolo storico e cultu-rale di fondamentale importanza in questa conquista ed ora è chiamata adifenderla dagli integralismi sempre nascenti, sempre in agguato per tor-nare con il loro dispotismo intollerante a privare l’essere umano dellalibertà di pensare autonomamente.Occorre difendere - ha concluso l’avvocato Raffi - oggi, come in passato,la libertà dell’essere umano, le sue scelte individuali ed il progresso dellaconoscenza scientifica. In materie moralmente opinabili e soggettive,come quelle riguardanti la procreazione, è opportuno affidare il quadroconoscitivo solo alla scienza, e le scelte sempre difficili, alla coscienza del-l’individuo. Meno si legifera in proposito meglio è per la libertà di tutti”.Domani, XX Settembre. 134 anni fa i bersaglieri con la Breccia di PortaPia, sono entrati in Roma abbattendo il potere temporale dei preti e abo-lendo definitivamente i “ghetti ebraici”.Come ogni anno il Grande Oriente d’Italia, festeggia questa data depo-nendo una corona d’alloro alla Breccia e con un manifesto affisso suimuri di tutte le città italiane.E quest’anno il manifesto (in un mondo di violenza, dove i valori umaniperdono ogni giorno più importanza) è particolarmente significativo,perché rappresenta quei valori di libertà che ogni uomo dovrebbe avereben saldi in se stesso.

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embra un pomeriggio poco propizio per le celebrazioni all’aper-to. Il 18 settembre di Roma è accompagnato da una pioggia insi-stente, ma quando si avvicina l’orario d’inizio del ricevimento

organizzato alla villa “Il Vascello” dal Grande Oriente d’Italia le intem-perie si placano per incanto. E verso le 18 i rappresentanti della princi-pale istituzione massonica italiana cominciano a varcare l’ingresso dellasplendida villa, un cancello aperto, senza nessun tipo di sorveglianza.E’un’apertura che riflette la nuova impronta data al “Goi” dal gran maes-tro Gustavo Raffi: non c’è davvero più nulla di segreto, i massoni riven-dicano una presenza trasparente all’interno della società. “Vogliamo fareconoscere il nostro pensiero”, dice Alessandro Fisco, della loggia “DanteAlighieri” di Milano, “ma non ci interessa fare proselitismo: quello lolasciamo all’Azione cattolica”. Le idee e le riflessioni circolano grazie aperiodici come il quindicinale Erasmo Notizie , ma anche con strumentinuovi che rappresentano in modo esplicito l’idea di apertura verso l’e-sterno, come il sito internet, www.goiradio.it, che trasmette anche untelegiornale.Anche il ricevimento, che si tiene ogni anno in coincidenza con il 20 set-tembre ma che viene spesso anticipato al sabato per consentire la parte-cipazione più ampia, restituisce questa idea di rinnovamento nella tradi-zione: innanzitutto con l’età media dei convenuti, che negli ultimi anni siè abbassata notevolmente e che in questa edizione si assesta intorno ai 45anni. E anche la musica scelta per introdurre la festa non è più solo quel-

la di Mozart: sotto gli archi, davanti al portone che dà accesso alla sededel “Goi”, si esibisce la “Blue jazz band”, che sceglie uno stile allegro efrizzante. Accolto con piacere dai massoni in abito scuro, con perfettoequilibrio tra il grigio e il blu: sono almeno 6-700, tra sorrisi, cordialità,il piacere di rinnovare l’amicizia, “intesa nel senso più rigoroso e piùforte del termine”, precisa ancora Alessandro Fisco, “quello dei legamifilosofici”. È vero: per quanto distesa, l’atmosfera non è comunque quel-la di una semplice festa: negli sguardi, nei discorsi dei convenuti che ten-gono strette sotto al braccio le riviste del “Goi”, si coglie il senso dell’a-desione a un sistema di valori, a qualcosa di ben più solido di un elegan-te circolo della borghesia intellettuale.La goliardia c’è, ma non è mai sbracamento. Ci sono le gentili signore:non in proporzione agli uomini e comunque con gioielleria e abiti maitroppo vistosi. Si prende posto sulle sedie davanti al palco allestito nelgiardino per seguire il discorso del gran maestro Raffi, preceduto dal-l’alzabandiera e dall’inno di Mameli. Applausi quando si fa riferimentoalle celebrazioni del 2005 per il bicentenario del “Goi”, a quando “spie-gheremo anche cos’è l’esoterismo, per dire che nulla ha a che fare conl’occultismo”. Arriva il buffet, informale e dedicato alle specialità tosca-ne: ribollita, biscotti “belli e brutti”, vino di Montalcino. L’occasione persistemare le sedie di plastica in circolo e creare tanti piccoli salotti all’a-perto, dove il piacere di stare insieme non oscura mai l’idea di apparte-nere a una comune categoria dello spirito.

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ustavo Raffi, maestro del Grande Oriente d’Italia ha il volto giovia-le e il pizzo a onor del mento. Le volute del fumo del suo toscano sialzano a cerchi verso il soffitto della sala romana di Villa Il Va s c e l l o

mentre sulle pareti dove la cadenza romagola di Raffi rimbalza, scorre la teo-ria dei ritratti del magistero massonico italiano. Volti per lo più sconosciuti,tranne quelli di Gioacchino Murat e Giuseppe Garibaldi e appunto quello diGustavo Raffi, ritratto nell’ultimo quadro vicino alla finestra.Raffi, perché dopo la caduta di tanti tabù il pregiudizio antimasso-nico continua sempre, sotto sotto, a covare?Ma perché il massone è l’uomo del dubbio: un uomo che si confronta,che privilegia il metodo induttivo a quello deduttivo, e dunque che sicontrappone ai dogmi.È evidente quindi che il massone sia inviso al potere, a chi cioè chiede di cre-dere e obbedire. Del resto quando nasce la massoneria? In un periodo di guer-re di religione. In un clima di sanguinaria intolleranza, in cui uomini di diver-sa cultura e formazione si incontrano segretamente nelle logge e discutonoalla luce della “ragione”. Ricercano insieme la comprensione dei principi uni-versali, costruiscono un nuovo umanesimo. La Massoneria fu insommacostretta a darsi una struttura segreta, che oggi può tranquillamente esseresuperata. Tanto che il Grande Oriente d’Italia ha aperto tutte le sue finestre,messo a disposizione degli studiosi i suoi archivi, non ha niente da nasconde-re. Ma chi vuole continuare a usarci come capro espiatorio continuerà a farlo.

C’è chi lo fa ancora?Sì: qualche anno fa la Regione Marche ha promulgato una legge che costrin-ge i cittadini che aspirino a ricoprire posti o incarichi pubblici a dichiarare lapropria estraneità alla massoneria. E malgrado la condanna della Corte euro-pea dei diritti dell’uomo, quella legge liberticida non è ancora stata abrogata.Strano che chi si è battuto a lungo, e giustamente, contro la schedatura politi-ca degli operai nelle fabbriche ora spinga per promulgare leggi come queste.Lei si è espresso a più riprese, nelle sue “allocuzioni”, peril dialogointerreligioso: torna attuale oggi Il ruolo svolto dalla massoneriacome ai tempi delle guerre religiose?Certo: una delle principali battaglie che noi portiamo avanti è quella diuna scuola pubblica laica, perché come diceva Mazzini, il problema fon-damentale resta sempre quello dell’educazione. Oggi in Italia occorreevitare l’apartheid di culture e etnie: la scuola dei cattolici, quella deilaici, quella dei buddisti o quella dei massoni. È il modo migliore perchiudere le porte al dialogo. Occorre invece preservare tra gli uomini lacultura comune, i valori condivisi.A proposito di separatismi, il 20 settembre (ieri, ndr) è l’anniversa-rio della breccia di Porta Pia.Per noi è una data chiave: quell’evento, che celebriamo ancora, ha rap-presentato l'antidoto contro la dissoluzione del giovane Stato nazione.Minaccia ancora attuale. [R.P.]

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«Siamo uomini del dubbio»Il gran maestro e la massoneria

21 settembre 2004

La loggia dai cancelli apertiAl ricevimento tra jazz e filosofiadi Errico Novi

21 settembre 2004

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Erasmo Notizie 17/2004 Pagina 17

Mazzini, Pantheon di cartaL’edizione nazionale degli Scritti: 106 volumi, 40mila pagine,un’impresa di decenni, dal 1906 al 1943di Giorgio Boatti

storia e cultura

er mettere in moto la fabbrica della memoria bisogna decidere, prima ditutto, a quale materia affidarsi: marmo e bronzo, ad esempio, s’impongo-no alla grande nel fervore di monumentalizzare i padri del Risorg i m e n t o

così da tramandarne, ad unificazione nazionale avvenuta, il ricordo. Stando alFondo Fotografico dei Musei Risorgimentali del Museo Civico di Bologna l’hitparade della monumentalizzazione del quartetto dei padri della patria vedrebbe intesta, con ben 86 monumenti, Garibaldi. Segue a significativa distanza Vi t t o r i oEmanuele II con 60 statue, per lo più equestri (il che, forse, aumenta di fatto laposizione del sovrano in classifica), mentre i soliti Mazzini e Cavour sono con-dannati al ruolo di fanalini di coda, rispettivamente a quota 12 e 11.

Come va a raccontare lo storico Michele Finelli nell’interessante saggio Il monu-mento di carta. L’edizione nazionale degli Scritti di Giuseppe Mazzini, forse è pro-prio davanti alla progressiva emarginazione di Mazzini dal Pantheon dei facitoridell’Italia unita che i repubblicani - dopo la morte del loro leader, a Pisa - si pon-gono la questione dell’erigere un monumento all’autore dei «Doveri dell’Uomo».Un giovanissimo Ernesto Nathan, non ancora gran Maestro dellaMassoneria né sindaco di Roma, prende posizione contro l’idea di monu-m e n t a l i z z a re Mazzini con una statua nella neo-capitale del Regno. Il monu-mento, decenni dopo, verrà realizzato ma, intanto, prevale l’opinione did e s t i n a re i fondi raccolti perla statua al finanziamento dell’edizione delleO p e re di Giuseppe Mazzini. Da re a l i z z a re a cura di un’appositaCommissione editoriale (composta, tra gli altri, da Saffi e dallo stessoN a t h a n ). Già in passato, nel 1861, l’editore Daelli aveva sfornato una dozzina divolumi coinvolgendo direttamente Mazzini, vincolato a consegnare un volumeogni quaranta giorni. Quattro anni più tardi all’editore Daelli subentra nell’impre-sa il libraio milanese Levino Robecchi. Ma tutte queste edizioni producono testisenza rigore filologico. Privilegiando piuttosto l’attualità politica delle tematichemazziniane. Più avanti l’idea dell’edizione completa si riaffaccia in alternativa aforme più tradizionali, ma efficaci in un Paese ad altissimo analfabetismo quale

l’Italia di allora, di celebrazioni di Mazzini con statueo busti. Così, proprio per non soggiacere a quella cheCavallotti definisce la «monumentomania» dilagan-te, i mazziniani insistono nell’obiettivo di erigere aMazzini un monumento, sì, ma di carta. Realizzandol’edizione completa delle sue opere. Accade così - scrive Finelli - che «l’esule uscìdalle piazze italiane senza esservi di fatto mai entrato e in termini di visibilità è unprezzo che Mazzini pagò carissimo. La sua serietà diventò tristezza, il vestirsi dinero lo trasformò in un menagramo, la sua attività intellettuale lo rese meno ecci-tante di Garibaldi». L’obiettivo di pubblicare finalmente, in un’edizione nazio-nale, e dunque a spese dello Stato, tutta l’opera di Mazzini, si colloca perònelle strategie politiche che all’inizio del Novecento Ernesto Nathan dispiegaambiziosamente. Ponendosi in sintonia con la scelta di Giolitti di limare le alie s t reme dell’arena politica italiana attraverso la loro cooptazione su valoricondivisi. Anche se nello schieramento radicale e repubblicano permangonoelementi che non cedono, almeno nella forma, sulla preclusione antimonar-chica. Nel marzo del 1904, alla vigilia del primo centenario della nascita del-l ’ a g i t a t o re genovese, si giunge al paradosso di un decreto reale che deliberal’edizione nazionale delle opere di Mazzini. A questo risultato il GranM a e s t ro della Massoneria Nathan è giunto con una politica dei piccoli passi.E, tra questi, si annovera l’adozione del testo fondamentale di Mazzini, i«Diritti dell’Uomo» che, grazie al ministro Nasi, entra ufficialmente in tuttele scuole del Regno. Peccato che per rendere possibile l’operazione Nathan siaintervenuto spregiudicatamente sul testo mazziniano, tagliando e togliendo tuttoquanto poteva turbare l’avvicinamento alle istituzioni. Sono in molti, tra i mazzi-niani ed i repubblicani, a rifiutare questo compromesso. Napoleone Colajanni scri-verà che «in quelle soppressioni c’è alterazione sostanziale ed essenziale del pen-s i e r o di Giuseppe Mazzini, c’è la sua mutilazione che equivale ad una vera e dis-onestissima falsificazione». E si chiede se Nathan e soci intendano per caso«colla menzogna e colla falsificazione educare la gioventù italiana». Questapolemica, quando si vara il decreto per l’edizione nazionale dell’opera mazzi-niana, sembra scordata. Ma, intanto, insorge un’altra difficoltà: appare chiarocome l’impresa di inserire le prime pubblicazioni dell’edizione nazionale nellecelebrazioni del 1905 sia impossibile. I centosei volumi che, per complessive40.000 pagine, compongono l’edizione nazionale mazziniana impiegano infattidiversi decenni - dal 1906 al 1943 - per giungere al completamento. L’ a v v e n t u r aeditoriale affidata alle cure tipografiche della Cooperativa Tipografica Editrice«Paolo Galeati» di Imola (azienda un tempo sponsorizzata da Andrea Costa, atti-vissimo nel far affluire un po’di lavoro verso questi bravi tipografi suoi corre-gionali) si rivela un delirio. Acominciare dal fatto che Nathan, nel progetto ini-ziale, non ha valutato l’impatto, sull'ampiezza dell'opera, di ben 40.000 letteremazziniane (sessantaquattro volumi!). I realizzatori puntano, poi, sulla sottoscri-zione in abbonamento ma questa scelta, tagliando fuori le librerie, riduce primaa poche migliaia, poi a poche centinaia, gli acquirenti dell'opera. Alla fine purspendendo per questo monumento di carta oltre un milione di lire la si porta arealizzazione soprattutto per la dedizione totale di due personaggi che vi buttanoquasi per intero le loro vite: il bravissimo curatore, lo storico Mario Menghini, eil responsabile tipografico Ugo Lambertini. I due, decennio dopo decennio, inmezzo all'oblio di tutti, tra Roma e Imola proseguono imperterriti e commoven-ti nella titanica impresa. A ffidata, come solo da noi poteva accadere, alla folliastakanovista di due personaggi veri che sembrano uscire da un romanzo.Michele Finelli, Il monumento di carta. L’edizione nazionale degli scrit -

ti di Giuseppe Mazzini, Pazzini, www.pazzini.it, pp. 139 , 15 euro.

(“La Stampa, tuttoLibri”, 4 settembre 2004)

L’ i n i z i a t i v apromossa daNathan, nonancora granmaestro dellamassoneria nésindaco diRoma, sicolloca insintonia con lascelta di Giolittidi limare le alie s t r e m ed e l l ’ a r e n apolitica italianaattraverso lal o r ocooptazione suvalori condivisi

il sogno di ernesto nathan

di divulgare i “diritti

dell’uomo” di giuseppe

mazzini diventò realtà

quando nunzio nasi era

ministro della pubblica

istruzione: anche lui

apparteneva al grande

oriente d’italia

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Pagina 18 Erasmo Notizie 17/2004

A dieci anni dalla conferenza del Cairo, primo bilancio della lotta mondiale a povertà, famee malattie: passi avanti ma anche nuove minacce

L’orologio dello sviluppo rischia lo stopL’onu: fondi tagliati per l’emergenza terrorismo, milioni di vite in pericolodi Francesca Caferri

accade fuori

O M A - L´orologio del tempo si è fermato e segna dieci anni,tondi tondi. Quello della demografia è fisso su 6,4 miliardi: allapartenza, nel 1994, batteva 5 miliardi e 682 milioni di persone.

«Abbiamo fatto progressi, anche se non tutti quelli che ci saremmo aspet-tati dieci anni fa», dice Thoraya Ahmed, direttrice delll´Unfpa, il fondodelle Nazioni Unite per la popolazione. La presentazione del rapportoannuale dell´agenzia, ieri, ha segnato ufficialmente il giro di boa nellalotta iniziata dieci anni fa dalle Nazioni Unite per lo sviluppo: nel ?94 allaconferenza mondiale del Cairo per la prima volta i rappresentanti di 179paesi si impegnarono a bilanciare la crescita della popolazione per impe-dire che i loro nipoti ricevessero in eredità un mondo con più di 10 miliar-di di abitanti e senza risorse sufficienti per tutti. L´impegno allora fu arivedersi nel 2015 per fare il punto degli obiettivi raggiunti.

Successi e ritardi. In questi dieci anni, sottolinea l´Unfpa, di successi ce ne sonostati molti: grazie alle politiche di controllo delle nascite l´indice della popolazio-ne mondiale si è fermato a 6,4 miliardi di persone e promette di non superare gli8,9 entro il 2050, una cifra inferiore a quella stimata prima del Cairo. La percen-tuale di coppie che fanno uso di metodi contraccettivi moderni è cresciuta dal 55al 61%. Ma il divario fra paesi ricchi e poveri è ancora amplissimo: 529miladonne muoiono ogni anno per complicazioni legate a parto e gravidanza, la mag-gior parte nei paesi in via di sviluppo. E se le dimensioni dei nuclei familiari sistanno riducendo in molte zone, i 50 paesi più poveri del mondo vedranno la loropopolazione triplicare entro il 2050, con pesanti conseguenze sullo sviluppo.I finanziamenti. La minaccia maggiore a un ulteriore avanzamento è lamancanza di fondi: i donatori si erano impegnati a versare 6,1 miliardi didollari l´anno entro il 2005 ma nel 2002 - ultimo dato disponibile - la cifrasi è fermata a 3,1 miliardi di dollari, e minaccia di scendere ancora nei pros-simi anni. L´emergenza terrorismo e le crisi conseguenti hanno spostato

fondi, in parte finiti, ed è il caso dell´Italia, afinanziare programmi come la missione in Iraq.«La risposta della comunità internazionale - sot-tolinea Obaid - è stata purtroppo inadeguata».Povertà. Due persone sul cinque al mondo - 2,8miliardi in tutto - continuano a vivere con meno di2 dollari al giorno: ad aggravare la povertà disuguaglianze di genere, diff i c i l icondizioni sanitarie, rapida crescita demografica. Tutte sfide ancora aperte. Le donne. L´uguaglianza dei sessi era il tema centrale del documentoconclusivo del Cairo: una donna in salute e istruita è in grado di decide-re quanti figli avere e li può curare e crescere in modo sano. A ognidonna inoltre secondo il programma del Cairo dovrebbe essere assicura-ta assistenza sanitaria adeguata durante la gravidanza: questo ancora non

accade. Una donna su 12 nell´Africa occidentale rischia di morire diparto, nei paesi sviluppati il rischio è per una su 4000. Nuove minacce. L´Aids sta in cima ai pericoli per il futuro: dieci anni fal´epidemia non aveva ancora le dimensioni catastrofiche di oggi. In 20anni 20 milioni di persone sono morte e 38 milioni sono state contagia-te. Solo lo scorso anno le morti sono state 3 milioni e i nuovi contagi 5:la metà erano giovani fra i 15 e i 24 anni. Il 90% dei paesi presenti alCairo affermano di aver iniziato programmi di prevenzione fra gli ado-lescenti, ma gli sforzi sono giudicati insufficienti dall´Unfpa. Fra 10 anni. Nel 2015 si farà il punto sugli obiettivi raggiunti, utilizzando comeparametro gli Obiettivi del millennio fissati dall´Onu (salute, accesso alle scuo-le e all´acqua, uguaglianza di genere, riduzione della povertà). Ancora unavolta gli esperti avvertono che la riduzione dei fondi registrata negli ultimi annimette seri dubbi sulla possibilità di raggiungere gli obiettivi fissati.

(“La Repubblica”, 16 settembre 2004)

la crescita della

popolazione rallenta: ma

è ancora boom nei paesi

più poveri/sul futuro si

allunga l’ombra dell’aids,

soprattutto per i più

g i o v a n i

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Erasmo Notizie 17/2004 Pagina 19

accade fuoriIslam, dall’algebra al terrorismodi Stefania Maurizi

anno fondato l’algebra; tradotto e tramandato le opere dei gran-di geometri e pensatori greci; forse senza di loro la sapienza diEuclide o di Archimede non ci sarebbe mai arrivata. tra il IX e

il XIII secolo, mentre l’Europa annaspava nel buio Medioevo, gli uniciche producevano scienza di alto livello erano loro, gli arabi, i musulma-ni. Oggi qual è il rapporto tra scienza e Islam? Ne parliamo con PervezHoodbhoy ( f o t o ), professore di fisica nucleare all’Università di

Islamabad, in Pakistan, e Medaglia «AbdusSalam» per la matematica nel 1984: un fisico difama internazionale ma anche un intellettuale lecui analisi appaiono spesso su autorevoli giorna-li, dal «Washington Post» a «Le Monde».P ro f e s s o r H o o d b h o y, qual è lo stato dellascienza nel mondo islamico?«Purtroppo le cose vanno molto male. I musulma-ni sono un miliardo, sparsi in 48 paesi: nessuno di

questi paesi ha un sistema di istruzione di qualità o un’università di livellointernazionale. Con l’eccezione forse della Turchia e dell’Iran, nei paesimusulmani non si fa ricerca scientifica originale, si cerca di acquisire tec-nologie che esistono già nel resto del mondo, soprattutto quelle finalizzatealla difesa. Insomma, la situazione è deprimente, ma è così da secoli».Però nell’età dell’oro dell’Islam, tra il IX e il XIII secolo, le coseandavano diversamente. Che è successo dopo?«Allora l’Islam era stabile, in espansione e ricco. quindi almeno una mino-ranza di persone poteva permettersi di dedicarsi alla scienza, alla filosofiae a tutte le attività che non hanno a che fare con i bisogni immediati. Masoprattutto erano secoli di tolleranza, in cui la razionalità aveva la meglio».Non c’era anche allora il fanatismo religioso?«C’era, ma i fautori del razionalismo e di una società aperta prevalevano. Poil’ortodossia religiosa si risvegliò. Guidati dall’Imam Al-Ghazali, gli oscu-rantisti predicarono il primato della rivelazione sulla ragione, condannaronola matematica come un’attività capace di contaminare l’anima e insegnaro-no che l’uomo non può fare previsioni sul mondo naturale, solo Dio può. Laperdita della tradizione razionalista fu una tragedia da cui il mondo non si èancora ripreso. Si continua a ripetere che l’Islam è pace, ma che dopo l’11settembre è caduto in mano ai fanatici. Ma la religione islamica, come delresto quella cristiana o ebraica, non è né pace né guerra: è un sistema di valo-ri assoluti e chi ci crede ritiene di avere il diritto divino di imporli agli altri.Quando l’Europa era dominata dalla religione, i cattolici massacravano i pro-testanti e viceversa. Così succede oggi nel mondo islamico: sciiti contro sun-niti, sunniti contro ahmadi, fedeli contro infedeli. Se c’è stato un momentostorico preciso in cui l’Islam è cauto nelle mani dei fanatici, questo non è l’11settembre, è il XIII secolo».Lei attribuisce il declino della scienza e della razionalità nella societàislamica al risveglio dell’ortodossia, ma anche l’Occidente ha avutop roblemi con la religione, eppure ha prodotto la rivoluzione scientifica.«Sì, ma ha dovuto combattere la chiesa cattolica».Avete avuto anche voi i vostri Galileo e Giordano Bruno?«Non abbiamo avuto persecuzioni in grande stile, perché nell’Islam nonc’è un’autorità centrale analoga a quella del papa ma molti dei grandidella scienza islamica sono stati perseguitati da sultani o leader religiosi».Vengono ancora perseguitati gli scienziati? Come peresempio succe-de agli scrittori tipo Rushdie?«No, anche se in Pakistan e in Arabia è vietato insegnare la teoria dell’evo-luzione, mentre in Iran è permesso. Sono finiti i tempi in cui lo scienziatosi occupava di problemi affrontati dalla Bibbia o dal Corano e che in fondo

tutti potevano capire: il sole gira intorno alla terrao viceversa? Ormai la scienza è diventata incom-prensibile agli stessi studiosi che non si occupanodi una stessa area di specializzazione: un fisicodelle particelle non capisce più un biofisico. Così le autorità religiose isla-miche non si interessano più alla scienza, mentre la letteratura ruota da sem-pre intorno a idee che il grande pubblico può capire».Di circa 500 premi Nobel perla scienza, due sono andati a scienziati musul-mani e uno di questi era il fisico pakistano Abdus Salam, un cre d e n t e . . .«Certamente. Il mio dispiacere più grosso e che non abbiamo mai potutoinvitarlo nel nostro ateneo, perché sarebbe stato troppo pericoloso per lui: ilmio vicino di studio, un ahmadi anche lui, è stato ucciso. E’morto nella miamacchina, mentre lo portavo in ospedale, dopo che gli avevano sparato».Se i fanatici sparano ai crdenti, lei come sopravvive in Pakistan?«I musulmani sono così impegnati a massacrarsi tra loro - sciiti controsunniti, etc. - che noi laici non siamo la loro principale occupazione. Epoi siamo così pochi!»

Forse lei è ancora più a rischio, perché fa ricerca in Pakistan, ma si è for-mato in uno dei templi della scienza occidentale: il MITdi Boston, doveè anche visiting pro f e s s o r. La considerano “corrotto” dall’Occidente?«Sì. E le mie idee non piacciono affatto ai miei colleghi, ma io ripeto sem-pre che la razionalità e il libero pensiero, che sono i valori alla base dell’at-tività di qualsiasi scienziato degno di questo nome, non sono né occidenta-li né orientali: sono universali. Come dicevamo, anche la civiltà islamica haavuto una brillante tradizione razionalista e scientifica, che però è svanita».Leggendo i suoi articoli su scienza e Islam, quello che colpisce nonsolo è lo stato deprimente della scienza, ma anche il fatto che la pseu-doscienza prospera. Peresempio, lei racconta che, poiché secondo ilCorano Dio ha creato angeli e geni dal fuoco, un ingegnere nucleare

pervez hoodbhoy,fisico di fama

internazionale, lanciaun appello contro idanni culturali delfondamentalismo

islamico

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Pagina 20 Erasmo Notizie 17/2004

La religione non c’entra: c’è la paralisi delle passionidi Piero Schiavello

é scontro di civiltà, né guerra di religione. L’orrore chescorre davanti ai nostri occhi muove da altre ragioni. Lareligione non c’entra. Né il cristianesimo né l’Islam né

l’ebraismo né tantomeno le innumerevoli altre religioni nel mondo».Monsignor Vincenzo Paglia ( f o t o ), tra i fondatori della Comunità di

Sant’Egidio, quarantamila persone impegnate in opereumanitarie in più di sessanta Paesi, ne è convinto. Èappena tornato nella sua diocesi di Terni dopo laConferenza interreligiosa che la Comunità ha org a n i z z a-to a Milano raccogliendo le adesioni da tutte le fedi:ulema, ayatollah, rabbini, monaci buddisti, induisti, oltrenaturalmente alle varie anime del cristianesimo, ortodos-si, protestanti, copti, mormoni, evangelici e via dicendo.

Allora la situazione attuale ha altre ragioni? Quali? «Proprio la mancanza di religiosità. C’è nel mondo non un eccesso mauna carenza di religiosità, compresa la religiosità laica. Quando GiulianoAmato mi confessa che nello scrivere la Costituzione europea con suastessa sorpresa si è trovato di fronte all’ostacolo di mettere per iscritto laparola “uguaglianza” spero sia chiaro a cosa mi riferisco. Eppure di que-sta difficoltà “laica” che non riesce più a riconoscere uno dei principaliideali della Rivoluzione Francese si è parlato molto meno che delle dif-ficoltà a scrivere delle radici cristiane dell’Europa. Ecco a cosa mi rife-risco. Non alla dottrina di questa o quella Chiesa, della mia Chiesa odella tua Chiesa, ma ad una sorta di paralisi delle passioni, sia civili chereligiose, sia spirituali che ideali. Mi chiede da dove deriva il buio in cuiviviamo? Da dove nasce questo sconcerto che ci coinvolge tutti, questosenso di disperazione impotente? Deriva da questa grave mancanza cheriguarda tutti, il Primo, il Secondo e il Terzo mondo. Proprio nel momen-to in cui paradossalmente, in apparenza, le fedi sembrano conquistare lascena, e gli inni di vittoria in nome di Dio si moltiplicano. Mi permettadi raccontarle un episodio della Bibbia, quando Mosé riscattò la schiavi-tù ebraica in Egitto. Dopo aver attraversato il Mar Rosso si elevaronoinni di vittoria in nome di Dio e gli angeli del cielo volevano unirsi ai

canti degli uomini quando Nostro Signorefermò gli angeli dicendo “non si canta per imiei figli morti”. I figli erano gli egiziani vitti-me della pur giusta ribellione ebraica. Il sensodel divino proprio di fronte alle vittime, allemorti, si esprime. Se non si esprime dimostra che non c’è».Ma questo orro re è mosso anche da una eccessiva disuguaglianza sociale? «No, nemmeno. O meglio, sì. Deriva dall’assenza dell’ideale di ugua-glianza, come dicevo prima, non dalla presenza di disuguaglianza. Percapirci le racconto di quando Enver Oxa, l’ex dittatore albanese che diun certo tipo di uguaglianza sociale se ne intendeva, mi disse che l’erro-re più macroscopico che aveva commesso non era l’eccessivo appiatti-mento sociale, bensì la cancellazione della libertà religiosa. Era statoquello, anche secondo un materialista come lui, a provocare il buio delsuo Paese. L’uguaglianza come valore è altra cosa dall’uguaglianza perlegge. Oggi la disuguaglianza più grande che io colgo, lavorando e cono-scendo da vicino alcuni paesi dell’Africa, più ancora del Medioriente, èquella relativa al valore della vita. Una vita in Africa vale molto meno diuna vita da noi. Questo è spaventoso, questa è la voragine che si è aper-ta davanti ai nostri occhi e ancor più davanti agli occhi di quella umani-tà che vive dentro questa voragine».Cosa ci aspetta nel prossimo futuro?«Alle religioni, a tutte le religioni, chiederei di approfondire le ragionidella loro fede. Non di conquistare altre fedi, ma di scandagliare i lega-mi spirituali di ciascuna religione con il divino. All’interno dell’animoumano il senso del divino è sempre lo stesso, non ce ne sono altri, è quel-lo e soltanto quello. Ai laici chiederei di tornare a valorizzare il ruolodella ragione, perché anche la ragione porta all’incontro degli uomini. Laragione sorregge gli ideali e senza ideali non c’è prospettiva per l’uomo.Oggi a muovere il mondo sembra predominare un solo grande ideale,l’interesse, qualcuno lo ha definito il nuovo dio, il dio denaro. È questoche fa scendere le tenebre».

(“Il Venerdì di Repubblica”, 17 settembre 2004)

monsignor vincenzopaglia, vescovo di

terni, è stato uno deifondatori a romadella comunità di

sant’egidio

pakistano ha proposto di risolvere i problemi ener-getici del paese catturando i geni ed estraendo laloro energia!

«Quello che sconcerta è che un’idea del genere nonviene da uno di quei pazzi che s’incontrano un po’o v u n q u e ,

viene da un ottimo ingegnere nucleare, che tra l’altro è stato arrstato per isuoi rapporti con Bin Laden».Se Al Qaeda arruola ingeneri che pensano di ricavare energia dalgenio della lampada, allora possiamo stare tranquilli!«Mica tanto! E’gente che ha competenze solide: quell’ingegnere ha pro-gettato una centrale nucleare in Pakistan. Noi pensiamo che Al Qaeda siacostituita da persone povere e poco istruite, ma non è vero: i leader ven-gono dalle élite tecniche, hanno studiato. E il caso di questo ingegnere ladice lunga su quello che il fondamentalismo religioso può fare alle facol-tà mentali di una persona...».Dopo l’11 settembre abbiamo visto spesso le immagini dei due prin-cipali protgonisti : Bush e Bin Laden. Il primo scende da elicotterihigh-tech, il secondo scende dalle montagne con un bastone; sem-brano di due epoche storiche diverse. I musulmani si rendono conto

che la vera fonte di potere della società occidentale è la tecnologia,che è una ricaduta della scienza?«Quella musulmana è una società pragmatica: non rimpiange l’arretratezzascientifica, ma quella teconologia, perché la tecnologia dà potere militare ericchezza. anche i fondamentalisti cristiani disprezzano il metodo scientificoe intellettualmente lo temono, ma a differenza di quelli islamici, sono con-sapevoli che la scienza porta con sé la superiorità tecnologica, con cui si puòconquistare il mondo. Tuttavia, i neoconservatori americani dimenticano chela schiacciante superiorità militare - frutto appunto della schiacciante supe-riorità tecnologica - ormai non è più sinonimo di sicurezza: in quanti paesiun cittadino americano può camminare tranquillo, oggi? Per il loro disprez-zo delle leggi internazionali, gli Usa si sono fatti nemici ovunque».E noi a cosa possiamo affidare la nostra speranza di sopravvivere?«Dobbiamo muoverci nella direzione della razionalità, che ha prodotto la scien-za, il Secolo dei Lumi e società tolleranti in cui tutti gli uomini e, sottolineo, tuttele donne hanno diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità».Le forze della ragione riusciranno a prevalere?«E’una corsa contro il tempo».

(“La Stampa”, tSt, 8 settembre 2004)

accade fuori

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Erasmo Notizie 17/2004 Pagina 21

accade fuori

L A S C U O L A C H E C A M B I A

Le 190 nazioni dei nuovi italianiSono 300mila gli allievi immigrati, in 10 anni raddoppierannodi Mario Reggio

ROMA- La scuola italiana si tinge di colori sempre nuovi. Sono ivolti dei bimbi immigrati che anche quest’anno, sempre piùnumerosi, saranno al loro posto tra i banchi al suono della prima

campanella. Quasi trecentomila oggi, poco più di trentamila dieci annifa, più di seicentomila tra dieci anni. E, fenomeno unico in Europa, rap-presentano 191 etnie diverse. Un processo che sta trasformando dallefondamenta il nostro sistema scolastico, che obbliga ad una seria rifles-sione e impone un piano d’intervento proiettato nel futuro.«Si sta delineando un modello variegato, policentrico, “diffuso” nelquale i poli di attrazione non sono solo le grandi metropoli, ma anche lepiccole città e i paesi», commenta Vinicio Ongini, ricercatore, uno deicuratori dell’analisi dei dati raccolti nella ricerca del ministerodell’Istruzione, fresca di stampa, che fotografa la situazione degli «alun-ni con cittadinanza non italiana».La caratteristica del modello italiano è che, a differenza degli altri Paesieuropei di più lunga tradizione multiculturale, il cambiamento è stato rapi-dissimo. E lo si vede molto bene prendendo in esame i dati di piccole città,

dove dieci anni fa il numero degli studenti non ita-liani si contava sulle dita di una mano. Nessunoavrebbe previsto che nella “piccola” provincia diMantova si sarebbe raggiunto il record del 9.3 percento di piccoli studenti figli di immigrati. A c c a d epoi un fatto singolare. Ci si aspetterebbe una con-centrazione di famiglie e quindi di bimbi in cittàcome Venezia, Bari, Napoli e Palermo, cittàcosmopolite e grandi porti del Mediterraneo.Invece basta andare a visitare le scuole della pro-vincia di Cuneo, Treviso, Macerata o Siena perscoprire quanti bimbi non italiani le frequentano.Nell’immaginario collettivo è diffusa la convin-zione che gli immigrati arrivino dal mare. Questo è vero, anche se solo inparte, ma da lì parte l’avventura verso una nuova «frontiera», in cerca dilavoro nelle valli delle regioni del Centro e soprattutto del Nord. Il Sudd’Italia è dunque solo un luogo di transito e di prima accoglienza.

Una volta approdati in Italia, gli immigrati, cercano unasistemazione soprattutto nei luoghi e nelle zone dove giàvivono i loro connazionali. Così gli ecuadoregni preferi-scono la provincia di Genova e le città del Nord, i rume-ni Roma e Viterbo. E gli indiani? Loro hanno scelto laprovincia di Cremona, ma anche le pianure di Mantova eReggio Emilia. Sono più di seimila e provengono in granparte da una regione dell’India del Nord, il Punjab, la“terra dei cinque fiumi”. Quasi tutti agricoltori, fanno imungitori o “bergamini” nelle stalle abbandonate dagliitaliani, i loro bambini affollano le scuole del sud dellaPadania, in barba agli anatemi leghisti.E cosa fanno le istituzioni per affrontare un problemacosì complesso? Si parla di multietnicità, integrazione,comprensione delle diversità. La scuola è uno snodocruciale. «Abbiamo creato l’Ufficio integrazione immi-grati, per mettere a sistema le migliori pratiche destina-te alla cultura dell’integrazione - afferma MariolinaMoioli, direttore del dipartimento studenti del ministerodell’Istruzione, che ha promosso l’indagine - tra un paiodi mesi avremo a disposizione i dati sull’inchiesta rela-tiva agli esiti scolastici degli alunni immigrati, e ragio-neremo su dati certi. Nel frattempo sono stati stanziati53 milioni di euro destinati alle scuole che assorbonoflussi migratori superiori al 10 per cento. Ma la scuolada sola non basta, serve un sistema integrato tra il siste-ma scolastico, gli enti locali e il welfare».Secondo il professor Benedetto Vertecchi, ordinario diPedagogia Sperimentale all’Università Roma Tre, «Imediatori culturali sono una via di fuga dal problema,occorrono tanti insegnanti bilingue, preparati a comuni-care ma anche ad insegnare. Di fronte agli insuccessiscolastici prevedibili la croce verrà scaricata sulle spalledei docenti, occorre invece un grande sforzo culturaleper prepararli al difficile compito che li aspetta».

(“La Repubblica”, 10 settembre 2004)

nel ‘93 gli iscrittiextracomunitari

erano appena30mila/oggi, rispetto

allo scorso annoscolastico sono

addirittura 50mila inpiù/i problemi sono

più gravi, anche perragioni storiche, che

negli altri paesieuropei/programmi e

didattica si rivelanoinadatti alla

metamorfosi

R E C O R DA LN O R DIl Sud e le isolesono zone ditransito, è alNord che leiscrizioni siimpennano,soprattutto nellecittà di provincia.I record di Cuneoe Mantova

I PIANI DELMINISTERODopo lanascitadell’Ufficiointegrazione,un’indaginesul rendimentodegli alunnistranieri: Poiragioneremo”

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accade fuori

Fecondazione e «vita»: una problematica così controversa da sollecitare un referendum

Embrioni, prigionieri di Kantdi Gian Enrico Rusconi

hi decide che cosa è l’embrione? E come trattarlo? E’sconcer-tante che la risposta dipenda da una decisione sostanzialmentepolitica, anziché da un processo conoscitivo consensuale.

Sembra assurdo che sia la politica a fornire una definizione in questamateria. E quindi con essa ponga dei vincoli legislativi nell’affrontarlasul piano scientifico e medico. Ma è quanto si sta facendo con la leggesulla fecondazione medicalmente assistita.Il «che cosa è l’embrione» non riguarda una semplice realtà biologica, con-trollabile con protocolli scientifici, bensì un qualcosa nella cui definizioneintervengono fattori di altra natura. Ma di quale «altra natura» parliamo?Per lo scienziato non esiste un «altro» che non sia afferrabile e misura-bile con gli strumenti di laboratorio. Ma deve ammettere che il semplice«agglomerato di cellule», che ha sotto osservazione e che porta il nomedi embrione, ha in sé una straordinaria forza vitale (chiamiamola bios)che lo scienziato si limita ad afferrare, per così dire, e a dirottare per pro-durre ad esempio «cellule totipotenti» a scopo terapeutico.Ma l’espressione «forza vitale» non è un concetto scientifico. E’ vero

d’altra parte che lo scienziato di laboratorio è soli-tamente indifferente a problemi definitori o episte-mologici. Ciò che gli interessa è portare avanti ilsuo progetto di utilizzo delle cellule prodotte conl’intervento su un dato biologico che si trova in unostadio ancora indeterminato. Convenzionalmentea questo stadio si dà il nome di embrione, anchese il termine si applica più propriamente a stadisuccessivi più avanzati. Non a caso alcuni parla-no di pre-embrione per accentuarne la differenza rispetto alle fasi successi-ve. Altri preferiscono non usare affatto questo termine.Dietro ad una questione che può apparire nominalistica, c’è un puntoqualificante: per lo scienziato l’embrione nel suo stato primigenio, inde-terminato (o nella combinazione in laboratorio tra ovocita e nucleo diuna cellula adulta) è innanzitutto una potenzialità terapeutica.Ma anche l’espressione «potenzialità terapeutica» non è un concettoscientifico. Eppure nei dibattiti pubblici sulle biotecnologie le opportuni-

sono quattro milionile firme depositate in

cassazione il 30settembre per

cancellare omodificare, tramite

referendum, la leggesulla procreazione

assistita/un milione e50 mila sono quelle

raccolte per il quesitototalmente abrogativo

La politica ponevincoli a una materiache coincide conun’«altra natura». Madi quale naturaparliamo?

Solo considerandol’uomo un fine e nonun mezzo possiamosuperare il muro dipaure e accuse

Disegno di Ettore Viola

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tà terapeutiche connesse al trattamento del pre-embrio-ne assorbono e relativizzano ogni altra problematica.

2 .Ma c’è un approccio radicalmente diverso che qui,per mera comodità, chiamerò del moralista religio-

so e del teologo. Il loro concetto chiave è quello di «vita»,intesa in modo autoevidente e univoco, di cui l’embrione è una realtà bendefinita. Si stabilisce un continuum tra l’unione di ovulo e spermatozoo (maanche tra la fecondazione operata nella clonazione terapeutica, del tipo auto-rizzato in Inghilterra) e l’individuo-persona. In breve l’embrione in qualun-que suo stadio non solo è «vita» ma persona, portatrice di diritti.Sia che ricorra a motivazioni religiose o rivendichi semplice razionalità oragionevolezza o prudenza, questa posizione non ha bisogno della cono-scenza scientifica per sapere che cosa è «la vita», che rimane sostanzial-mente una realtà antropomorfica. Su di essa le bioscienza e le biotecnolo-gie forniscono informazioni tecniche utili, ma non producono conoscen-za per una comprensione più della «vita» e quindi dell’embrione.Teologi e moralisti respingono vivacemente l’accusa di essere contro lascienza. Ma di fatto non sono disposti a mettere in discussione la loroidea di «vita», e la normatività in essa implicita, alla luce delle innova-zioni scientifiche. Il loro messaggio pubblico è quello della intangibilitàassoluta della «vita», con l’infamante accusa a chi non la pensa comeloro di essere un cultore della morte.In questo contesto trova il suo posto la messa in guardia contro ogni pos-sibile degenerazione eugenetista, nello stile della selezione razziale.E'’una preoccupazione perfettamente condivisibile. Ma a torto si estendesino alla condanna (come sta accadendo da noi nel caso della feconda-zione assistita) della diagnosi pre-impianto, considerata una virtualenegazione della «vita» semplicemente perché, tramite il controllo preco-ce di gravi patologie del possibile nascituro, può prestarsi ad abusi.Anche questa è una legittima preoccupazione, ma la diagnosi pre-impian-to in sé rappresenta un allargamento degli spazi di responsabilità procrea-tiva. Interrogarsi e decidere sui criteri di dignità e vivibilità di un possibi-le nascituro gravemente pregiudicato nella sua salute, non è un atto di lesaumanità/naturalità o negazione della vita. Almeno in una visione laica.

3 .Le due posizioni descritte - la prospettiva terapeutica delle nuove bio-tecnologie e il principio dell’intangibilità della vita umana esteso ad ogni

suo stadio evolutivo - sono posizioni asimmetriche. Mettono in gioco cioè cri-teri di giudizio assai differenti, con sottintesi e assunti di valore non detti.Questo rende particolarmente difficile il loro confronto, specialmente a livel-lo di discorso pubblico e politico che è orientato alle grandi semplificazioni.Aciò si aggiunga la continua reciproca polemica, costruita su processi alleintenzioni: i moralisti teologi sono accusati di pregiudizio anti-scientificomentre gli scienziati sono accusati di delirio di onnipotenza o di irresponsabi-le «rottura della diga» in direzione di incontrollabili pratiche eugenetiche.In queste condizioni è altamente improbabile che si arrivi a soluzionilegislative soddisfacenti per tutti. Torniamo così alla questione politica.Su temi fortemente controversi e di grande investimento morale ed emo-tivo - come quello che stiamo trattando - la politica (nel senso della pro-duzione di leggi) dovrebbe astenersi dal pronunciarsi sulla «verità» del-l’una o dell’altra posizione. Non spetta alla politica definire che cosa èl’embrione. Ma di fatto questo è impossibile. Non si può infatti legifera -re su ciò che è lecito e ciò che è illecito nel trattamento biogenetico senzasapere di «che cosa» si sta parlando. Magari solo in modo implicito osurrettizio. Questo è il motivo per cui tutte le normative in propositohanno un alto margine di ambìguità.L’essenziale è che i cittadini confrontino i loro argomenti e si attenganoa procedure consensuali di decisione, senza che prevalgano (magari coni meccanismi della dittatura della maggioranza) particolari convincimen-ti (o «verità») a scapito dei convincimenti degli altri.Naturalmente è facile dirlo, mentre è molto difficile praticare questa demo-crazia autenticamente laica. Ma è bene ripeterlo perché si sentono in giro forti

tentazioni di far prevalere «la verità» (il «che cosa è») su ogni altro criterio.Queste tentazioni sono il contrario del principio della laicità della democra-zia che - ripetiamo - è basata sulla reciproca attenzione alle ragioni espres-se e sulla leale osservanza delle procedure che non consentono di prevari-care in nome di ragioni che trascendono il processo comunicativo in atto.

4 .Riprendiamo brevemente alcuni motivi emersi sopra: se e comeapprendere dalle bioscienze, i limiti e le condizioni del criterio

terapeutico e quindi la riconferma del principio etico dell’uomo comefine e non come mezzo.Con una premessa. Abbiamo criticato il termine generale di «vita» quan-do è usato in modo moralmente intimidatorio. E’un concetto apparente-mente autoevidente ma sottilmente antropomorfico, rispetto a quanto cista dicendo la scienza biogenetica che conosce e opera su un dato origi-nario indifferenziato, che chiameremo bios. Da esso può svilupparsil’embrione umano oppure possono prodursi nuove realtà vitali con l’in-tervento della tecnologia. E’una sorta di rielaborazione del bios, che cipone davanti ad interrogativi morali prima ignoti.Lasciamo da parte le visioni terrificanti della produzione di mostri o diindividui-fotocopia. Ripetiamoci pure che non è moralmente legittimotutto ciò che è tecnicamente possibile e terapeuticamente utile. Ma dob-biamo anche interrogarci sulle conseguenze che derivano per la nostraconoscenza della «vita» dal poter fare con le biotecnologie ciò che ciappare moralmente problematico.Tutto ciò incide sui nostri criteri-guida etici: il principio (kantiano) del-l’uomo come fine e non come mezzo e il principio della solidarietà chenel nostro caso diventa «l’etica della cura». Quando Kant, due secoli fa,formulava in modo cristallino il primo criterio etico non aveva dubbi suche cosa per lui fosse l’uomo, non sospettava lontanamente la problema-tica che noi dobbiamo affrontare oggi. Questa è una cesura che ci separadalla ovvia applicazione del suo principio che pure è diventato il nostro.Anche l’appello al criterio della solidarietà sotto forma terapeutica solle-va interrogativi. Ha buon gioco chi afferma con orrore che le biotecno-logie diventeranno una «fabbrica di pezzi di ricambio», che accentueràin modo intollerabile la differenza tra chi può comprare tali pezzi e chino. E’vero. Ma la prospettiva cambia radicalmente se ci si pone in un’ot-tica dell’«etica della cura» di carattere universalistico che ha per presup-posto l’accettazione dell’idea del bios sopra accennata. Mi rendo contoche è una prospettiva tutta da meditare. Ma cominciamo a pensarci.

(“La Stampa”, 28 settembre 2004)

accade fuori

STAMINALI: SPAGNA PRONTA A PARTIRECON LE EMBRIONALI

a ricerca con le cellule staminali embrionali potrebbe

cominciare in Spagna alla fine di ottobre dopo

l’approvazione del decreto da parte del Consiglio di Stato.

Lo ha annunciato il Ministro della Sanità, Elena Salgado.

Ogni regione, ha precisato Salgado, potrà scegliere gli aspetti sui

quali centrare la ricerca: «per esempio la Catalogna si occuperà

dei processi di medicina rigenerativa e l’Andalusia invece della

Banca Nazionale delle Linee Cellulari».

Per quanto riguarda le condanne della Chiesa contro le misure

sociali del governo socialista, come la ricerca con cellule madri

embrionali, l’eutanasia (che studia di approvare per malati

terminali) - o l’aborto (intende aumentare a quattro i casi per

abortire), Salgado ha detto: «il governo rispetta la Chiesa, e spero

che anche la Chiesa rispetti il governo. La Chiesa ha il diritto di

informare i suoi fedeli; il governo ha il diritto di fare leggi per

tutti». (Ansa, 27 settembre 2004)

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Periodico informativo culturale Anno VI, Numero 17, 15 ottobre 2004

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