Russia, Paese da vivere RUSSIA . M col cuore e la fantasia · come “nipote il personaggio cr eato...

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18 . east . europe and asia strategies numero 34 . febbraio 2011 . 19 Russia, Paese da vivere col cuore e la fantasia Saggezza e follia. . Natura violenta e anima smisurata. . Magia di una favola che non sai mai cosa possa riservare. . Per il poeta Andrej Belyj “le strade di Pietroburgo posseggono un’indubbia qualità: trasformano in ombre i passanti”. . Prima di lui Nikolaj Gogol’, spirito ucraino un po’matto, contaminato dal fascino pietroburghese, affida al diavolo l’accensione dei lampioni sulla Prospettiva Nevskij. . testo di Cristina Giuliano foto di Donatella Caristina RUSSIA . 2 M anto bianco, suoni ovattati, tempo e luce quasi immobili: chi non vorrebbe essere nella Russia delle fiabe, osservare il riverbero rosato del sole sulle cupole, girare per musei e perdersi, invece di arro- vellarsi sulle strategie politiche di Vladimir Putin e dei clan al potere? La coltre di neve sussurra parole favolose, i versi di Pushkin sembrano imprigionati nell’incantesi- mo della natura addormentata. E chi ha assaggiato una volta quella dolcezza, difficilmente potrà dimenticarla, malgrado il dio denaro racconti oggi un’altra Mosca, un’altra Pietroburgo. Se il mal d’Africa trova nella nostalgia per una natura primordiale la sua scaturigine, il mal di Russia ti resta per via della gente. I russi sono guidati prima di tutto dal cuo- re e dalla fantasia, soltanto in un secondo momento da volontà e ragione. Difficile crederlo, quando sono il capi- talismo selvaggio degli anni Novanta e le guerre del gas del nuovo millennio a caratterizzare la storia recente di questo Paese. Eppure un elemento non esclude l’altro: an- che Pushkin definiva il suo eroe più romantico, Evgenij Onegin, “un economista” che legge Adam Smith e che “sa valutare come si arricchisce uno Stato o di cosa vive”. Ma di cosa vive la Russia? Il suo mito si nutre di una immaginazione indomita, che agli occhi di un occiden- tale sa di rifugio fantastico: dalle paludose rive del Bal- tico plasmate in città grazie alla geniale determinazione di Pietro il Grande, sino alla Mosca diabolica del Mae- stro e Margherita. E fino alle coste scoscese del Lontano Oriente, alla valle dell’Amur e a Vladivostok, con gli oc- chi sempre più a mandorla. Saggezza e follia. Natura vio- lenta e anima smisurata. Magia di una favola che non sai mai cosa possa riservare. Per il poeta Andrej Belyj “le M

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Russia, Paese da vivere col cuore e la fantasiaSaggezza e follia. . Natura violenta e anima smisurata. . Magia di una favola che non sai

mai cosa possa riservare. . Per il poeta Andrej Belyj “le strade di Pietroburgo posseggono

un’indubbia qualità: trasformano in ombre i passanti”. . Prima di lui Nikolaj Gogol’, spirito

ucraino un po’matto, contaminato dal fascino pietroburghese, affida al diavolo l’accensione dei

lampioni sulla Prospettiva Nevskij. . testo di Cristina Giuliano foto di Donatella Caristina

RUSSIA . 2

Manto bianco, suoni ovattati, tempo e luce quasiimmobili: chi non vorrebbe essere nella Russiadelle fiabe, osservare il riverbero rosato del sole

sulle cupole, girare per musei e perdersi, invece di arro-vellarsi sulle strategie politiche di Vladimir Putin e deiclan al potere? La coltre di neve sussurra parole favolose,i versi di Pushkin sembrano imprigionati nell’incantesi-mo della natura addormentata. E chi ha assaggiato unavolta quella dolcezza, difficilmente potrà dimenticarla,malgrado il dio denaro racconti oggi un’altra Mosca,un’altra Pietroburgo.

Se il mal d’Africa trova nella nostalgia per una naturaprimordiale la sua scaturigine, il mal di Russia ti resta pervia della gente. I russi sono guidati prima di tutto dal cuo-re e dalla fantasia, soltanto in un secondo momento davolontà e ragione. Difficile crederlo, quando sono il capi-

talismo selvaggio degli anni Novanta e le guerre del gasdel nuovo millennio a caratterizzare la storia recente diquesto Paese. Eppure un elemento non esclude l’altro: an-che Pushkin definiva il suo eroe più romantico, EvgenijOnegin, “un economista” che legge Adam Smith e che “savalutare come si arricchisce uno Stato o di cosa vive”.

Ma di cosa vive la Russia? Il suo mito si nutre di unaimmaginazione indomita, che agli occhi di un occiden-tale sa di rifugio fantastico: dalle paludose rive del Bal-tico plasmate in città grazie alla geniale determinazionedi Pietro il Grande, sino alla Mosca diabolica del Mae-stro e Margherita. E fino alle coste scoscese del LontanoOriente, alla valle dell’Amur e a Vladivostok, con gli oc-chi sempre più a mandorla. Saggezza e follia. Natura vio-lenta e anima smisurata. Magia di una favola che non saimai cosa possa riservare. Per il poeta Andrej Belyj “le

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quanto un continente e nel quale il romanticismo, purnon svanendo del tutto, va diluendosi lentamente. Gliamori, gli scontri generazionali e perché no, l’odio e lamalinconia: molto si è perso della fascinazione che la let-teratura dei grandi scrittori e poeti russi ha saputo comu-nicare a generazioni intere di appassionati lettori. E, d’al-tra parte, la malinconia – come ci ricorda Tolstoj – è de-siderio di desideri.

In tempi difficili, la giustizia delle fiabehi non vorrebbe essere la Lara del dottor Zhiva-go? Chi non vorrebbe essere parte di un “miste-ro fatale” come lo è Vronskij con Anna Kareni-

na? Il fascino della letteratura russa, costellata di perso-naggi immortali, quanto i propri autori, è infinito. Escedalle pagine, resta nell’aria, nelle frasi della gente sem-

plice. Talora imbastardite dagli anglicismi, ma mai scur-rili. Le parole oscene appartengono a un’altra lingua: almat, idioma parallelo. Il russo puro continua a viverenella quotidianità e nella natura sconfinata di un Paeseche ha sete di modernità, ma che non può fare a menodelle proprie tradizioni.

Se i tempi si fanno difficili, le fiabe tornano prepoten-temente di moda. In esse la stilizzazione di personaggirealmente esistiti ha le sue regole: la narrazione popola-re trasforma i buoni in eroi, così come dispone una tristefine per i malvagi. Una giustizia di cui ha fame l’uomo dioggi, una giustizia lineare ed elementare, dei popoli op-pressi che si raccontano.

In questo caso i grandi autori sono semplici strumen-ti: traduttori e collezionisti. Lo è stato Aleksandr Pushkinper il popolo russo, come Giambattista Basile per quello

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“Era il gelo del mattino, contraeva le mascelle e il frusciodelle foglie era come un delirio”, scrive Boris Pasternaknelle sue Poesie d’amore. “Soltanto tetti e neve e trannei tetti e la neve, nessuno”.

Quella luce accecante illumina anche Velikij Novgo-rod, ricca di passato e Pavlovsk, sobborgo-reggia dedica-to al folle Paolo I, contraddittorio zar sostenitore accani-to dei Cavalieri di Malta per i quali fece produrre dai gio-iellieri di corte non una, bensì due corone, creando unodei più divertenti falsi storici. Fu inoltre fautore dell’av-ventata spedizione cosacca in India e infine vittima diuna delle più efferate congiure di palazzo.

“Tu hai riflettuto, hai riflettuto tanto, ma mi hai amatapoco”: la Russia ridipinta dalla neve sembra Masha cheaccusa Sergej in Felicità familiare di Lev Tolstoj. Sono ri-masti in pochi i nostalgici, amanti di un Paese grande

strade di Pietroburgo posseggono un’indubbia qualità:trasformano in ombre i passanti”. Prima di lui NikolajGogol’, spirito ucraino un po’ matto, contaminato dal fa-scino pietroburghese, affida al diavolo l’accensione deilampioni sulla Prospettiva Nevskij.

Streghe innamorate e Tolstojisitata da Satana è pure Mosca: qui Margheritaper amore diventa strega, rinunciando ai privile-gi borghesi che rendevano la sua esistenza invi-

diabile. Qui la pazzia è il grado più alto di iniziazione. Ilmaligno è rovesciato: Mikhail Bulgakov fa contemplarea un estatico Woland – il Diavolo – le cupole del più sa-cro monastero, Novodevichij, dall’alto delle Colline deiPasseri.

Un mondo al contrario illuminato dalla luce obliqua:

CV

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Donatella Caristina usa proprio questa tecnica nei suoiscatti, benché il punto di partenza paia più l’amore chel’odio. E così acquistano dimensione poetica persino icavalli di Zurab Tzereteli, già artista di regime e massi-ma espressione della Mosca corrotta dell’ex sindaco Ju-rij Luzhkov.

hi guarda attraverso l’obiettivo della giovane fo-tografa siciliana vede la leggerezza, la libertà, ilguizzo. Chi passeggia invece per Okhotnij riad, a

due passi dalla Piazza Rossa, si accorge che persino lefiabe russe – alla fine dei violenti anni Novanta – sonodiventate protagoniste dell’ennesima speculazione edi-lizia e monumentale in pieno centro. Ci sono i cavalli,come c’è il Pesciolino d’oro e la Rusalka: colate di bron-zo, cemento e marmo andate a ornare uno dei primi cen-tri commerciali della capitale. Sotterraneo, proprio co-me la mafia. Fra polemiche mai sopite e negli ultimi me-si rinfocolate dal licenziamento del primo cittadino vo-luto dal leader del Cremlino Dmitri Medvedev.

Dice la leggenda: il presidente lo ha cacciato perchéLuzhkov – forte dei suoi 18 anni di regno indiscusso sul-la città – aveva tentato di mettere zizzania tra il giovanecapo di Stato e il premier Putin. Ma i bene informati pre-

sagivano ormai da mesi, se non da anni, il benservito, ap-parentemente incredibile, come appunto una favola.Che, pure, è diventata reale, grazie al pietroburgheseDmitri, il quale mal tollerava l’inscalfibile potere del mat-tone moscovita rappresentato da Luzhkov e dalla mogliemiliardaria Elena Baturina, la donna più ricca della Rus-sia, molto più simile alla Regina del Paese delle meravi-glie di Lewis Carroll che alla tradizionale baba jaga, lastrega russa.

E il giovane presidente, fino ad allora considerato daalcuni troppo debole, si è trasformato nell’eroe predilet-to del folklore russo, “Ivan lo sciocco, considerato unostupido pasticcione dai suoi fratelli, ma in realtà astutocome una volpe”, per dirla con Nabokov. “Curioso pro-totipo del principe Myshkin, il protagonista del roman-zo L’idiota di Dostoevskij, il puro folle innocente” che hacome “nipote il personaggio creato dallo scrittore sovie-tico Mikhail Zoshchenko, che cerca di cavarsela alla me-glio nel mondo totalitario di uno Stato di polizia, poichéin un mondo del genere non c’è altra via di scampo”.

Manto bianco. Suoni ovattati. Tempo e luce come in-cantati. Chi non vorrebbe essere nella Russia delle fiabe?Ma per riassaporare quella dolcezza occorre tanta imma-ginazione. .

napoletano o i fratelli Grimm per le saghe germaniche. Qualcun altro ha spinto la propria fantasia immagini-

fica ben oltre, imbevendola di grottesco, ma anche attin-gendo da favole universali. Nelle Anime morte di Niko-laj Gogol’ una carrozza prende le sembianze di un melo-ne, da cui scende la possidente Korobochka che “asso-miglia a Cenerentola quanto Pavel Chichikov a Pick-wick”, chiosa Vladimir Nabokov nelle sue Lezioni di let-teratura russa. “Non sarebbe corretto pensare a una pa-rentela tra il melone da cui emerge e la zucca della fia-ba”, aggiunge.

Mente sapendo di mentire, il padre di Lolita. “Un ro-manzo come I fratelli Karamazov mi è sempre sembratauna commedia molto, molto lunga, con quel tanto di ar-redamento e di attrezzi di cui ha bisogno un attore”, scri-ve in un altro saggio. “Un tavolino tondo con un’impron-ta umida e tonda di un bicchiere, una finestra dipinta digiallo per dar l’impressione che fuori splenda il sole o uncespuglio portato e posato lì da un servo di scena”. Ico-noclastia allo stato puro: solo un russo può permetterse-la. Ancora Nabokov: “Se odiate un libro, potete egual-mente trarre un piacere artistico nell’immaginare modidifferenti e migliori di guardare le cose di quelli usati dal-lo scrittore da voi odiato”.

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