rubrica I LIBRI DEL DOSSIER · Con Le figlie perdute della Cina (Longanesi) Xinran ci fa rivi-vere...

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rubrica I LIBRI DEL DOSSIER Leslie T. Chang Factory Girls: from Village to City in a Changing China Spiegel & Grau / 432 pagine / 26 $ presentato da Lijia Zhang Julia Lovell The Opium War - Drugs, Dreams and the Making of China Picador / 458 pagine / 25 $ presentato da Francesco Guarascio Raffaele Masto Buongiorno Africa. Tra capitali cinesi e nuova società civile Bruno Mondadori / 194 pagine / 16,00 presentato da Farian Sabahi LA LETTURA È bene capire il passato per poterlo me- glio dimenticare». Con queste parole Chris Patten, ultimo governatore britanni- co di Hong Kong, marcò il passaggio di con- segne dell’isola alle autorità cinesi nel 1997. Parlava ai leader comunisti metten- doli in guardia dal non ripetere gli errori di Mao; ma parlava anche all’establishment britannico, i cui trascorsi in Cina non erano certo motivo di orgoglio. E infatti l’avvio delle relazioni sino-britanniche (e la nasci- ta della colonia di Hong Kong) si può far ri- salire alla controversa Guerra dell’oppio, un conflitto mercantilista combattuto per imporre alla Cina dei Qing l’import di dro- ga. È uno di quei giri di boa della storia che si tendono a dimenticare, ma la cui influen- za si estende per secoli. Nel suo libro The opium war (pubblicato L ’Africa non crescerà grazie ai capitali ci- nesi, il miracolo non avverrà per meri- to dei summit internazionali e non sarà la cooperazione a offrire un’opportunità. Per avere successo, l’Africa dovrà fare da sola. Sono queste le conclusioni a cui giunge Raffaele Masto, inviato di Radio Popolare. Nell’eccellente reportage Buongiorno Afri- ca. Tra capitali cinesi e nuova società civi- le, Masto accompagna il lettore in Etiopia, Congo, Kenya, Nigeria e Mali, alternando il racconto ad analisi politiche ed economi- che, dando profondità storica a pagine ani- mate dall’entusiasmo del viaggiatore di lungo corso. Come si può aiutare l’Africa? I Paesi ricchi devono mettere da parte il pa- ternalismo e pagare il giusto prezzo per le risorse importate. Perché, scrive Masto, “la mappa dei conflitti in Africa è quasi so- vrapponibile a quella dei Paesi che possiedono materie prime strategiche o giacimenti impor- tanti”. L’Africa ha bisogno di giu- stizia e per questo occorre “cal- deggiare l’emergere di nuovi lea- der,proteggerli dalla repressione, legittimarli, invitarli all’estero, da- re loro credito in modo che non siano facilmente eliminabili”. Sa- rebbe poi opportuno “condiziona- re investimenti e aiuti non solo al- la realizzazione di elezioni, facil- mente manovrabili, ma anche al- l’accesso della popolazione al- l’acqua potabile, alla sanità e al- l’istruzione”. Perché i dittatori non distribuiscono ricchezza. l’area del delta del Fiume delle Perle. Le ragazze, la maggior par- te delle quali mature adolescenti o attorno ai vent’anni, lasciano la propria casa perché sono povere, perché a casa non hanno nul- la da fare e perché sono curiose di vedere il mondo esterno. Il po- polo delle città le definisce “popolazione fluttuante”, il che “fa pensare a una massa senza scopo, mentre invece la maggior par- te delle emigranti lascia la propria casa puntando all’obiettivo del lavoro, in compagnia di un parente o di un compaesano che co- nosce già la strada”, osserva l’autrice. In città la vita delle ragazze è dura. Alla catena di montaggio la giornata comincia alle otto e finisce a mezzanotte, le operaie la- vorano tutti i giorni della settimana per settimane di fila e vivono una vita totalmente distaccata dagli abitanti della città. Ma gua- dagnano più soldi in un mese che i loro genitori in un anno. Contrariamente a quanto si crede, le giovani operaie che emi- grano non arrivano dal lavoro nei campi, ma dalla scuola. Le immigrate costituiscono l’élite rurale: sono più giovani, più istruite e più intraprendenti di coloro che si sono lasciate alle spal- le. Come tanti cinesi, le ragazze che lavorano in fabbrica sono combattive. Sacrificando il pochissimo tempo libero, la sera le ra- gazze studiano informatica o imparano l’inglese aiutandosi a vi- cenda. L’autrice ha trascorso tre anni con le ragazze, documen- tandone l’esistenza e facendo amicizia con loro. Chang, una “AbC” (American born Chinese, cinese nata in America), non ha faticato a mescolarsi nel loro mondo. Se fosse stata un uomo bianco forse le ragazze non si sarebbero aperte allo stesso modo. Il libro, poi, è ben scritto e le ricerche accurate. Trasuda la stes- sa energia manifestata dalle giovani opera- ie che ritrae. Chang usa metafore efficaci per sintetizzare una situazione. Chunming, una ragazza inquieta proveniente dalla Cina cen- trale, per qualche tempo vende materiali per l’edilizia a Dongguan. Scrive la Chang: “Il suo passato è inciso nei suoi edifici, nelle tuba- ture che portano acqua a uno dei più grandi alberghi della città; la sua storia personale è stata scritta col gesso, l’acciaio e la pietra”. Nonostante le sofferenze, il trasferimento in città ha arricchito la vita delle ragazze che la- vorano in fabbrica, ha fatto assaporare loro il gusto allettante della libertà. Per gran par- te di esse il destino è migliorato. 86 east . rivista europea di geopolitica I LIBRI DEL DOSSIER 87 numero 41 . aprile 2012 S otto Mao i contadini erano incatenati alla loro terra. Le rifor- me economiche di Deng Xiaoping hanno consentito loro di ab- bandonare i villaggi poveri e trasferirsi nelle città alla ricerca di un lavoro e di una vita migliore. Il risultato è stato il più grande mo- vimento migratorio della storia dell’umanità. Attualmente ci so- no circa 250 milioni di operai emigrati (il libro, pubblicato nel 2008, riporta 130 milioni), i così detti nongmingong, di fatto con- tadini operai. Hanno costruito autostrade e edifici sempre più al- ti; si sono accollati i lavori peggiori e più umili in città; producono una grossa percentuale dei beni di consumo per la popolazione mondiale. La loro forza lavoro, instancabile e a buon mercato, ha alimentato l’economia cinese. Consiglio di leggere il libro di Le- slie Chang, ex corrispondente del Wall Street Journal, un intenso ritratto delle giovani emigrate che lavorano nelle fabbriche di Don- gguang, uno dei centri manifatturieri più grandi al mondo, nel- in inglese nel 2011), Julia Lovell, docente di Storia moderna cinese all’università di Lon- dra, offre un resoconto dettagliato del con- flitto, sfatandone i luoghi comuni creati dalla retorica nazionalista di entrambe le parti. Per la prima volta, in una pubblicazio- ne occidentale sul tema, l’autrice utilizza una vasta quantità di fonti cinesi da poco rese pubbliche. In uno stile conciso e alleg- gerito da aneddoti curiosi, Lovell percorre nel dettaglio la storia della Prima guerra dell’oppio (1839-1842) e fa poi una rapida carrellata del secondo conflitto (1856- 1860), e delle sue conseguenze nelle rela- zioni tra la Cina e l’Occidente fino ai nostri giorni. È un libro fondamentale per rivede- re molti degli stereotipi e dei pregiudizi che ancora ostacolano la comprensione della Cina attuale. «

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I LIBRI DEL DOSSIER

Leslie T. ChangFactory Girls: from Villageto City in a Changing ChinaSpiegel & Grau / 432 pagine / 26 $

presentato da Lijia Zhang

Julia LovellThe Opium War - Drugs, Dreamsand the Making of ChinaPicador / 458 pagine / 25 $

presentato da Francesco Guarascio

Raffaele MastoBuongiorno Africa. Tra capitalicinesi e nuova società civileBruno Mondadori / 194 pagine / 16,00 €presentato da Farian Sabahi

LA LETTURA

È bene capire il passato per poterlo me-glio dimenticare». Con queste parole

Chris Patten, ultimo governatore britanni-co di Hong Kong, marcò il passaggio di con-segne dell’isola alle autorità cinesi nel1997. Parlava ai leader comunisti metten-doli in guardia dal non ripetere gli errori diMao; ma parlava anche all’establishmentbritannico, i cui trascorsi in Cina non eranocerto motivo di orgoglio. E infatti l’avviodelle relazioni sino-britanniche (e la nasci-ta della colonia di Hong Kong) si può far ri-salire alla controversa Guerra dell’oppio,un conflitto mercantilista combattuto perimporre alla Cina dei Qing l’import di dro-ga. È uno di quei giri di boa della storia chesi tendono a dimenticare, ma la cui influen-za si estende per secoli.

Nel suo libro The opium war (pubblicato

L’Africa non crescerà grazie ai capitali ci-nesi, il miracolo non avverrà per meri-

to dei summit internazionali e non sarà lacooperazione a offrire un’opportunità. Peravere successo, l’Africa dovrà fare da sola.Sono queste le conclusioni a cui giungeRaffaele Masto, inviato di Radio Popolare.Nell’eccellente reportageBuongiorno Afri-ca. Tra capitali cinesi e nuova società civi-le, Masto accompagna il lettore in Etiopia,Congo, Kenya, Nigeria e Mali, alternando ilracconto ad analisi politiche ed economi-che, dando profondità storica a pagine ani-mate dall’entusiasmo del viaggiatore dilungo corso. Come si può aiutare l’Africa?I Paesi ricchi devono mettere da parte il pa-ternalismo e pagare il giusto prezzo per lerisorse importate. Perché, scrive Masto,“la mappa dei conflitti in Africa è quasi so-

vrapponibile a quella dei Paesiche possiedono materie primestrategiche o giacimenti impor-tanti”. L’Africa ha bisogno di giu-stizia e per questo occorre “cal-deggiare l’emergere di nuovi lea-der, proteggerli dalla repressione,legittimarli, invitarli all’estero, da-re loro credito in modo che nonsiano facilmente eliminabili”. Sa-rebbe poi opportuno “condiziona-re investimenti e aiuti non solo al-la realizzazione di elezioni, facil-mente manovrabili, ma anche al-l’accesso della popolazione al-l’acqua potabile, alla sanità e al-l’istruzione”. Perché i dittatori nondistribuiscono ricchezza.

l’area del delta del Fiume delle Perle. Le ragazze, la maggior par-te delle quali mature adolescenti o attorno ai vent’anni, lascianola propria casa perché sono povere, perché a casa non hanno nul-la da fare e perché sono curiose di vedere il mondo esterno. Il po-polo delle città le definisce “popolazione fluttuante”, il che “fapensare a una massa senza scopo, mentre invece la maggior par-te delle emigranti lascia la propria casa puntando all’obiettivo dellavoro, in compagnia di un parente o di un compaesano che co-nosce già la strada”, osserva l’autrice.

In città la vita delle ragazze è dura. Alla catena di montaggio lagiornata comincia alle otto e finisce a mezzanotte, le operaie la-vorano tutti i giorni della settimana per settimane di fila e vivonouna vita totalmente distaccata dagli abitanti della città. Ma gua-dagnano più soldi in un mese che i loro genitori in un anno.

Contrariamente a quanto si crede, le giovani operaie che emi-grano non arrivano dal lavoro nei campi, ma dalla scuola.

Le immigrate costituiscono l’élite rurale: sono più giovani, piùistruite e più intraprendenti di coloroche si sono lasciate alle spal-le. Come tanti cinesi, le ragazze che lavorano in fabbrica sonocombattive. Sacrificando il pochissimo tempo libero, la sera le ra-gazze studiano informatica o imparano l’inglese aiutandosi a vi-cenda. L’autrice ha trascorso tre anni con le ragazze, documen-tandone l’esistenza e facendo amicizia con loro. Chang, una“AbC” (American born Chinese, cinese nata in America), non hafaticato a mescolarsi nel loro mondo. Se fosse stata un uomo

bianco forse le ragazze non si sarebberoaperte allo stesso modo. Il libro, poi, è benscritto e le ricerche accurate. Trasuda la stes-sa energia manifestata dalle giovani opera-ie che ritrae. Chang usa metafore efficaci persintetizzare una situazione. Chunming, unaragazza inquieta proveniente dalla Cina cen-trale, per qualche tempo vende materiali perl’edilizia a Dongguan. Scrive la Chang: “Il suopassato è inciso nei suoi edifici, nelle tuba-ture che portano acqua a uno dei più grandialberghi della città; la sua storia personale èstata scritta col gesso, l’acciaio e la pietra”.Nonostante le sofferenze, il trasferimento incittà ha arricchito la vita delle ragazze che la-vorano in fabbrica, ha fatto assaporare loroil gusto allettante della libertà. Per gran par-te di esse il destino è migliorato.

86 east . rivista europea di geopolitica

I LIBRI DEL DOSSIER

87numero 41 . aprile 2012

Sotto Mao i contadini erano incatenati alla loro terra. Le rifor-me economiche di Deng Xiaoping hanno consentito loro di ab-

bandonare i villaggi poveri e trasferirsi nelle città alla ricerca di unlavoro e di una vita migliore. Il risultato è stato il più grande mo-vimento migratorio della storia dell’umanità. Attualmente ci so-no circa 250 milioni di operai emigrati (il libro, pubblicato nel2008, riporta 130 milioni), i così detti nongmingong, di fatto con-tadini operai. Hanno costruito autostrade e edifici sempre più al-ti; si sono accollati i lavori peggiori e più umili in città; produconouna grossa percentuale dei beni di consumo per la popolazionemondiale. La loro forza lavoro, instancabile e a buon mercato, haalimentato l’economia cinese. Consiglio di leggere il libro di Le-slie Chang, ex corrispondente del Wall Street Journal, un intensoritratto delle giovani emigrate che lavorano nelle fabbriche di Don-gguang, uno dei centri manifatturieri più grandi al mondo, nel-

in inglese nel 2011), Julia Lovell, docente diStoria moderna cinese all’università di Lon-dra, offre un resoconto dettagliato del con-flitto, sfatandone i luoghi comuni creatidalla retorica nazionalista di entrambe leparti. Per la prima volta, in una pubblicazio-ne occidentale sul tema, l’autrice utilizzauna vasta quantità di fonti cinesi da pocorese pubbliche. In uno stile conciso e alleg-gerito da aneddoti curiosi, Lovell percorrenel dettaglio la storia della Prima guerradell’oppio (1839-1842) e fa poi una rapidacarrellata del secondo conflitto (1856-1860), e delle sue conseguenze nelle rela-zioni tra la Cina e l’Occidente fino ai nostrigiorni. È un libro fondamentale per rivede-re molti degli stereotipi e dei pregiudizi cheancora ostacolano la comprensione dellaCina attuale.

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rubrica

I LIBRI DEL DOSSIER

di Claudia AstaritaIL PERCORSO

messo di distribuire a chi parteciperà alla vendita del sangue.Un’illusione che si trasformerà presto in un incubo, quando icontadini di Din inizieranno ad ammalarsi di una strana “feb-bre”, l’Aids, che li farà volare in cielo, uno dopo l’altro, come lefoglie dai tetti delle loro vecchie case di paglia.

Con Le figlie perdute della Cina (Longanesi) Xinran ci fa rivi-vere il dramma di tutte quelle donne che hanno vissuto e con-tinuano a vivere il trauma di doversi sbarazzare di neonate lacui unica colpa è quella di essere nate del sesso “sbagliato”.Una tragedia che da 33 anni, da quando è entrata in vigore lalegge del figlio unico, accomuna contadine, studentesse, im-piegate, operaie e mamme in carriera. Spiegando che ancoraoggi molte donne vedono nell’adozione l’unico metodo per te-nere in vita le proprie bambine, il romanzo di Xinran ci offre unospaccato inedito della Cina contemporanea.

Altra prospettiva è quella de Il ruggito della mamma tigre diAmy Chuan (Sperling & Kupfer), convinta che il modo mi-

gliore per proteggere i figli non sia rassicurarli continuamente,bensì promuovere i valori dell’abnegazione e del-la necessità di puntare sempre all’obiettivo più al-to, per aiutarli a raggiungere una sicurezza perso-nale di cui poi nessuno potrà più privarli.

Sarà solo grazie alla disciplina, alla severità e al-l’amore delle “mamme tigri” che i giovani orienta-li di oggi riusciranno a mantenersi attivi e dinamiciin un Paese sempre più individualista e stagnante,e sempre più lontano dall’immagine di efficienza eaggregazione che troppi luoghi comuni ci hannoportato a dare per scontata.

La rigida educazione con cui sono cresciuti do-vrebbe infatti permettere loro di evitare di scivola-re sempre più verso l’immobilità, l’indifferenza el’inettitudine, come invece succede al protagoni-sta di Se non è amore vero allora è spazzatura, diZhu When (Metropoli d’Asia).

88 east . rivista europea di geopolitica

IN BASSO

Contadina con secchi pieni d’acqua

in un campo di cotone.

L’unico modo per capire la Cina è leggerne le storie, di ieri edi oggi, ambientate in campagna e in città, nelle fabbriche,

nelle scuole, nei circoli esclusivi e anche all’estero. Prima di addentrarsi nelle pagine che meglio descrivono la

Repubblica Popolare è opportuno munirsi degli strumenti perdecifrarle: quelli forniti da La Cina in dieci parole di Hua Yu (Fel-trinelli). Popolo, leader, rivoluzione, ma anche diseguaglianzae inganno: sono queste alcune delle parole che rappresentanoper l’autore le trasformazioni e le contraddizioni della Cina de-gli ultimi sessant’anni. Le stesse che ci permettono di iniziare ilnostro viaggio alla scoperta di un Paese così pieno di contrasti.

Nella prima tappa La donna di Shanghai di Yang Xianhui (Fau-sto Lupetti Editore) ci porta in un campo di lavoro nella provin-cia del Gansu negli anni del “Grande balzo in avanti”, che de-scrive, attraverso la memoria dei sopravvissuti, le squallidecondizioni di vita e le crudeli privazioni che essi furono costret-ti a sopportare. In un borgo in riva al Fiume Giallo, scopriamopoi con Yan Lianke Il sogno del villaggio dei Ding (Nottetem-po): costruire case di mattoni con i bonus che il governo ha pro-

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