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Antiche Conoscenze perdutePosted on ottobre 3, 2015
Antiche Conoscenze perdute
Antiche Conoscenze perdute
Quanto affiora dal passato ci porta a dedurre che la razza
umana conosceva molto di quello che oggi sta
riscoprendo. Per secoli, l’uomo, con il suo operato teso alla
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conquista del potere, non del bene comune, ha contribuito
a distruggere gli anelli di una catena che non riusciamo più
a ricostruire.
Per la brama di conquista gli spagnoli cancellarono grandi
civiltà ed i loro documenti considerati blasfemi.
In Cina, l’imperatore Giallo, She Huang Ti, fece eliminare
tutte le opere scritte prima del suo regno per immortalare
se stesso quale iniziatore della dinastia Chin (da cui prese il
nome la Cina) e della storia di quel paese.
Rimasero solo scritti di medicina, agricoltura e magia. Si
dice che la bussola sia una nozione di quei tempi,
conservata perché ritenuta magica. Nell’incendio di
Alessandria andò perduta gran parte della storia
dell’Umanità. Nonostante tutto, molto è giunto fino a noi
attraverso l’archeologia a testimoniare le grandi e
numerose nozioni scientifiche apprese dagli antichi.
Gli Egizi affermavano di aver visto il Sole levarsi due volte
da dove tramontava e di averlo visto tramontare due volte
da dove si era levato. Ciò porta alla constatazione che
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l’astronomia egizia ha più di 50.000 anni, perché altrimenti
non si sarebbe potuto calcolare quel fenomeno che va
sotto il nome di “Precessione degli Equinozi”.
Le stelle retrocedono, ogni anno, di una porzione precisa
di tempo nella direzione opposta alla posizione ordinata
dei segni zodiacali formando, con questo movimento, un
orologio cosmico nel quale si può leggere avanti e indietro
nel tempo e determinare le rivoluzioni dei pianeti per
migliaia di anni. Esaminando una vecchia carta celeste, un
astronomo, può dedurre quando essa fu redatta.
Anche i babilonesi conoscevano tale fenomeno che
indicavano avvenuto nell’era dei “Gemelli” (6500-4300
a.C.), cioè quando questa costellazione coincideva con il
punto primaverile dell’anno.
Nel
tempio di Dendera lo zodiaco indica proprio i Gemelli come
inizio della primavera. Quello zodiaco non è un originale,
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ma gli egiziani ne copiarono certamente una parte da uno
precedente allo scopo di conservarlo. Il tempio di Dendera
infatti fu ricostruito più volte.
Qui vale riportare ciò che ha scritto in proposito Brunton :
“Gli astronomi hanno accertato che la velocità media della
precessione è di 50,2 secondi l’anno. Percorrendo il tempo
a ritroso, per trovare la posizione indicata dallo zodiaco di
Dendera, in base al grado di velocità della precessione, un
“Grande Anno” sarebbe composto da 25920 anni solari.”
Chi ha inventato il sistema per misurare il tempo
utilizzando le ore, i minuti e secondi? Secondo Zecharia
Sitchin furono gli Annunaki, provenienti dal pianeta
“Nibiru”, il pianeta dei Nephilim (coloro che caddero), scesi
sulla Terra per ordine di Anu. Un pianeta che giunge da un
punto lontanissimo dell’Universo e interseca ogni 3.600
anni il sistema solare, passando fra Giove e Marte in senso
contrario alle loro orbite.
Difatti moltiplicando 60 x 60 otteniamo il numero 3.600,
corrispondente ad un anno di Nibiru.
La Terra compie un giro su se stessa in 360° che,
moltiplicati per 60 corrispondono al tempo necessario ad
una costellazione per compiere il suo tragitto, ovvero
21600 anni.
36 sono gli anni che il Sole impiega per uno spostamento
precessionale di mezzo grado; 4.320 gli anni che impiega
per completare il tragitto di 60°, ovvero il percorso di due
costellazioni.
I calcoli attuali hanno rilevato che il tragitto di 30°
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corrisponde a 2.148 anni e il numero esatto della
precessione, ossia il Grande Anno a 25.920.
Il numero 2.160 è ricavato moltiplicando per 30, i gradi
assegnati ad ogni costellazione lungo l’eclittica, per 72, gli
anni che il Sole equinoziale impiega per spostarsi di un
grado lungo l’eclittica.
Il 72 è un numero che si ritrova sommato a 36, (per un
totale di 108), ad Ankor Watt. In tale luogo ogni viale che
porta alle 5 porte ha infatti 108 statue in due file di 54.
Ognuna regge un serpente Naga. Le totali 540 statue
richiamano il fenomeno della precessione.
Nel tempio di Borobodur si trovano 72 stupa e a Baalbeck
un tempio di 54 colonne. I mattoni dell’altare del fuoco
indiano sono 10.800 come le statue del Rig Veda, poema
composto da ben 432.000 sillabe e che menziona la “ruota
dai 12 raggi” alla quale sono legati i 720 figli di Agni.
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La Cabala parla di 72 angeli, le triadi cinesi si basano sul
numero 72. Nel Vangelo Manicheo, il mito dell’anima, cap.
11, è scritto. “per ogni cielo fece dodici porte con portici
alti e ampi. Poi in ogni porta mise sei Architravi, in ognuno
degli architravi trenta angoli, e dodici pietre in ogni
angolo“.
Le 12 porte moltiplicate per i 6 architravi originano 72 che,
moltiplicato per 30 angoli, fornisce il numero 2.160.
Quest’ultimo, ripetuto 12 volte fornisce il periodo della
precessione: 25.920.
Presso gli Yezidi i 72 Adami vissuti, ognuno 10.000 anni per
un totale di 720.000, con alcuni intervalli (ognuno di
10.000 anni) senza forme di vita, forniscono la cifra di
1.440.000 che si collega al fenomeno della precessione.
Una profezia racconta delle 12 camere situate sotto Giza,
una per ogni segno zodiacale.
Inoltre vi è da pensare alla strana coincidenza che vede lo
storico Berosso fissare, tra la creazione e la catastrofe, un
periodo di 2.160.000 anni e attribuire ai Re di Sumer, che
regnarono in quella terra prima del diluvio, un periodo di
regno di 432.000 anni.
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Riassumendo, dodici costellazioni compiono il loro
percorso in 25.920 anni, il Grande Anno. Un breve calcolo
(25.920 x 4 = 103.680) indica che sono passati almeno
90.000 anni dalla data segnata sullo zodiaco del tempio di
Dendera.
Dagli scritti di Erodoto apprendiamo che nei templi
venivano conservati documenti risalenti a 10.000 anni
prima che riportavano le testimonianze dei sacerdoti
riguardo allo spostamento dei Poli.
Tesi accertata oggi dai geologi che fanno cadere in periodi
lontanissimi tale fenomeno. Ma i sacerdoti egizi non erano
geologi, quindi lo potevano sapere solo dai documenti
gelosamente custoditi e dai quali ricopiavano dati.
Esiste un racconto mitologico egizio che narra di grandi
uccelli bianchi giunti dal cielo per condurre con sé, nel
cosmo, un re e alcuni uomini eletti (i sommi sacerdoti).
Nella Biblioteca Bodleiana di Oxford, in Inghilterra, si trova
un manoscritto dello storico coopto Abul Hassan Ma’Sudi,
il quale afferma che tanto la piramide di Cheope che quella
di Chefren sarebbero state costruite ben 300 anni prima
della grande inondazione. Di quale inondazione si parla?
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È stato osservato che la Stella Polare descrive un orbita di
26.000 anni per cui nel 2580 era perpendicolare all’asse del
corridoio principale della piramide; ma se tale evento si
fosse verificato 26.000 anni prima, quando la Stella Polare
si trovava nella stessa posizione, la data dell’inaugurazione
della piramide cadrebbe nel 28.580 a.C.
Il costruttore della piramide sarebbe stato re Surid (Saurid)
secondo lo storico arabo Ibrahim Ben Ibn Wasuff Schad.
Surid sognò che la Terra si capovolgeva mentre le stelle,
urtandosi, cadevano su di essa, prendendo le sembianze di
“uccelli bianchi”, portando via gli uomini. Enoch parla di
sette stelle “come montagne ardenti” cadere dal cielo.
Tutto sarebbe accaduto nel momento in cui il cuore del
Leone avrebbe raggiunto il primo grado del Cancro. Come
non pensare a meteoriti?
Gli astrologi con i quali Surid si consultò predissero che un
diluvio avrebbe devastato il paese. Ordinò quindi la
costruzione delle piramidi, dei vasti corridoi perché il Nilo
vi entrasse e scorresse verso est. I sacerdoti scrissero sui
muri, sui soffitti, sui monumenti di quei luoghi tutta la loro
saggezza e il loro sapere nelle arti e nelle scienze
matematiche, astronomiche, astrologiche e mediche; così
che potessero essere tramandate a coloro in grado di
comprenderle. Le storie Coopte narrano che sulle piramidi
vi era incisa una frase attribuita a Surid: “Sono io, Surid, il
re che ha costruito queste piramidi, in questo e in quel
tempo. Io ne ho finito la costruzione in sei anni. Se chi
viene dopo di me pretende di essere più grande le
distrugga in seicento anni, anche se tutti sanno che è più
facile distruggere che costruire.”
Secondo un’altra versione il re avrebbe avuto istruzioni
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dagli Dèi. Le cronache di Surid dicono che fece scolpire
nella piramide di levante le sfere celesti, gli eventi del
passato e quelli del futuro.
Recenti indagini, riguardo a quanto può essere realmente
avvenuto, hanno accertato che nel 7640 a.C. un corpo
celeste cadde in pieno oceano. Un tale fenomeno forma
con le acque un muro circolare di oltre quattro chilometri
e, ricadendo, origina un’onda che si allarga alla velocità di
circa 600 km/h, seguita subito da un’altra di circa metà
della prima. Una volta raggiunta la costa risalgono
l’entroterra fino a che la loro potenza distruttiva cessa.
Ovvero un diluvio universale.
Landsburg testimonia che si distingue bene, sul
monumento, la sottile linea indicante il livello dalle acque;
quindi la piramide esisteva prima che si verificasse la
catastrofe migliaia di anni fa.
John Taylor nel 1859, in una sua opera, ipotizzava che i
costruttori della Grande Piramide possedessero notevoli
conoscenze matematiche, astronomiche e tecnologiche.
Manetone scrive che dall’oriente una razza sconosciuta
invase e si impadronì del paese. Erano gli Hyksos, i
Re-pastori di razza semitica. Quelli che Taylor indica come i
costruttori della Grande Piramide.
Piazzy Smith seguì le teorie di Taylor e si recò in Egitto per
effettuare varie misurazioni. A lui si deve l’invenzione del
pollice piramidale corrispondente a 1/25 del cubito sacro,
ossia 25,025 pollici inglesi. Una misura considerata di
fantasia dall’archeologia ufficiale.
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Una delle tante voci di questa ufficialità, il dottor Franco
Cimmino, ammette che le piramidi pongono tre quesiti: Chi
le fece erigere, perché e come furono costruite.
Pur ritenendo accertato che furono costruite dai sovrani
per farne le loro tombe, cosa che alla luce delle nuove
scoperte è del tutto discutibile, il Prof. Cimmino dichiara
che il terzo quesito, come furono erette, rimane ancora
oggi “uno dei più irritanti problemi non risolti
dell’archeologia. Meraviglia che, con i mezzi limitati di cui
disponevano, siano riusciti a creare qualcosa che anche
oggi rappresenterebbe un serio problema.”
Ammettere tutto ciò vuol dire confessare che non
conosciamo chi le ha costruite e perché, quindi anche le
prime due domande rimangono senza risposta.
A parte le storie di Al-Makrizi, che parlano di fogli coperti
di scrittura magica posti dagli operai su ogni blocco di
pietra tagliata, sul colpo battuto su di essi in modo che la
pietra percorresse ben 26 chilometri; gli Egizi non
possedevano i mezzi idonei per compiere tale impresa. Se
poi la costruzione risale al Primo Tempo, ricordiamo che,
sempre secondo le cronache, in quel periodo regnavano gli
Dèi.
Per avere un idea circa l’interrogativo irrisolto anche per la
scienza, basta pensare al lavoro attualmente effettuato
dagli americani per scolpire il monumento a Cavallo Pazzo.
Viene modellata un’intera montagna usando piccole
cariche esplosive, allo stesso modo con cui un chirurgo usa
un bisturi. Si leviga la pietra con una lancia termica che
sviluppa 3.000°. Si usano martelli pneumatici e altri
strumenti tecnologicamente avanzati.
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La testa è già stata scolpita, il corpo del capo indiano e il
cavallo sul quale verrà raffigurato, occuperanno l’intero
monte. Sarà, una volta finita, la più grande scultura
esistente. I volti dei quattro presidenti possono essere
compresi nel solo volto dell’indiano.
Rifacendosi alla precessione possiamo anche ipotizzare
uno scenario fantastico dove un’antica civiltà evoluta
tecnologicamente, in possesso di notevoli conoscenze
astronomiche, scopre il verificarsi di una catastrofe ciclica
che mette in pericolo l’intero pianeta.
A causa della sovrapposizione dei campi elettromagnetici
solari che avviene ogni 18.900 anni circa, in conseguenza
della quale si verifica un’inversione magnetica solare e un
conseguente ribaltamento magnetico terrestre, la Terra
sarà sbilanciata dal suo asse, esponendola a terremoti,
inondazioni ed eruzioni vulcaniche. Quel popolo non può
evitare il disastro, ma decide di avvertire le civiltà future e
progetta di lasciare un messaggio.
Come indicare ai posteri il periodo di tempo nel quale si
sono verificati alcuni fenomeni? Il sistema migliore è fare
riferimento alla precessione degli equinozi.
Quindi costruisce qualcosa che il tempo non potrà
distruggere facilmente e scolpisce un monolite, che affiora
in una pianura, allineandolo perfettamente ad est e
dandogli la forma di un gigantesco Leone che osserva
all’orizzonte il sorgere dell’omonima costellazione, per
indicare l’anno 10.450 a.C..
Oggi dovremo scolpire un gigantesco Pesce per far capire
ai nostri successori che abbiamo vissuto nell’età dei Pesci.
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Gli ignoti costruttori devono avvertire i posteri che la
catastrofe è legata al ciclo delle macchie solari, la cui
durata è di 11,1 anni; di conseguenza innalzano tre
piramidi in modo che la loro distanza dal Leone
corrisponda a 111,111 gradi precessionali stabilendo un
riferimento al ciclo delle macchie solari. Inseriscono nella
piramide più grande dei “condotti” facendo in modo che
8.000 anni dopo, cioè nel 2450 a.C., risultino allineati con
alcune stelle. Nei numeri sono celati le chiavi per
interpretare il messaggio difatti il numero 8.000 diviso per
72, valore del grado precessionale, fornisce il numero
111,111.
Non solo, nel costruirle fanno in modo che esse
riproducano sulla Terra la posizione delle tre stelle della
cintura di Orione; chi leggerà il messaggio saprà che
all’epoca della costruzione, nel 10.450 a.C., la costellazione
risultava spostata più in alto di 111,111 gradi rispetto alla
sua posizione perché saranno trascorse cinque fasi e si
avvicinerà il completamento del relativo ciclo di 18.900
anni solari.
Oggi sappiamo che un ciclo di macchie solari si compie in
187 anni e 20 cicli corrispondono a 1.366.040 giorni, un
collegamento alla data di inaugurazione del Tempio della
Croce di Palenque che segnala la data 1.359.540.
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Sembrerebbe di si. I Maya che imputavano lo spostamento
dei Poli terrestri proprio all’inversione del campo
magnetico solare di cui conoscevano la durata ciclica.
Difatti prestavano molta attenzione al ciclo di 260 giorni
perché in tale periodo si sovrappongono i campi magnetici
solari; il pianeta Venere veniva difatti osservato per tenere
sotto controllo i cicli delle macchie solari dato che dopo 20
cicli si verifica tale inversione.
Un altro indicatore è stato lasciato dai Sumeri in una tavola
risalente al 4.200 a.C. rappresentante il Dio Teshub.
Sul reperto è indicato che in quella data, l’era del Toro,
erano già trascorse tre Ere e che altre tre dovevano
trascorrere; quindi con un breve calcolo dall’era del Leone
si giunge alla fine dell’era dei Pesci.
Anche ad Angkor, nel 10.450 a.C., i 72 templi segnalavano
la posizione della costellazione del Drago in cielo quando
si trovava a Nord.
La Piramide di Kukulcan a Chichen Itza è stata concepita in
modo che ogni anno, durante l’equinozio di primavera, il
Sole al tramonto disegni sopra i suoi gradini un serpente
che discende dalla sommità della costruzione. Le sette
spire del serpente ci indicano che dopo sette ere la Terra
correrà un pericolo e contando dal 10.450 a.C. arriviamo
all’era dell’Acquario.
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La piramide è formata da quattro lati di 90 gradini ognuno
per un totale di 360, più 5 del tempio superiore per un
totale di 365, come i giorni dell’anno; ma 360° ricordano il
moto precessionale e i quattro lati i quattro pilastri celesti.
Qualcuno considera il monumento Maya come un orologio
precessionale con inserito un allarme per il XXI° secolo in
quanto 60 giorni dopo l’equinozio di primavera, il 20
maggio, lo zenith del Sole si trova sopra Chichen Itza e il
movimento del serpente sulla piramide ricorda la
congiunzione fra il Sole e le Pleiadi.
I Maya consideravano la nascita di Venere come l’inizio del
Grande Ciclo annunciato dalle Pleiadi, come il tramonto di
Sirio annunciava lo straripamento del Nilo.
Il programma “Skyglobe” indica che il 22.12.2012 Venere
scenderà sotto l’orizzonte a occidente mentre sorgeranno
le Pleiadi a oriente; sarà l’inizio di una nuova era?
La risposta non è lontana.
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Come non pensare però ad un unico progetto, ad una
grande, unica, evoluta civiltà che popolava la Terra
migliaia, forse centinaia di migliaia, di anni fa, andata
perduta nel corso di una immane, ignota catastrofe?
Una civilizzazione da noi chiamata, a torto o a ragione,
Atlantidea della quale rimangono visibili soltanto
megalitici monumenti in pietra, a perenne memoria delle
sue vaste conoscenze.
Fonte: Edicolaweb.net
Autore Mauro Paoletti
Fonte: Nibiru 2012
Questo articolo è stato pubblicato in Archeologia Misteriosa, Geometria
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