Punto Omega 12-13 - Alla ricerca delle menti perdute 2003

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- - - - O Punto mega Quadrimestrale - Nuova serie - Anno V n. 12-13/2003 Provincia Autonoma di Trento Servizio Sanitario Provinciale SPEDIZIONE IN A.P. ART. 2 COMMA 20/B 45% LEGGE 662/96 DC TRENTO A A LLA LLA RICERCA RICERCA DELLE DELLE MENTI MENTI PERDUTE PERDUTE Provincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

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In un momento di riqualificazione dell'assistenza psichiatrica in Trentino, viene ripercossa la storia dell'istituzione manicomiale di Pergine Valsugana per riflettere e per interpretare le dinamiche che hanno condotto nel tempo al suo superamento e per ricordare le donne e gli uomini persi e dimenticati nel passato all'interno delle istituzioni manicomiali.

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Provincia Autonoma di Trento

Servizio Sanitario Provinciale

Punto megaQuadrimestrale - Nuova serie - Anno V n. 12-13/2003

O

SPEDIZIONE IN A.P. - ART. 2 COMMA 20/B 45% - LEGGE 662/96 - DC TRENTO-

ALLA RICERCA LLA RICERCADELLE MENTI PERDUTE PERDUTE

Provincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

Punto OmegaRivista quadrimestrale del Servizio Sanitario del Trentino Nuova serie Anno V/dicembre 2003 numero 12/13 Registrazione del Tribunale di Trento n. 1036 del 6.10.1999 copyright 2003 Provincia Autonoma di Trento Tutti i diritti riservati. Riproduzione consentita con citazione obbligatoria della fonte Direttore Remo Andreolli Direttore responsabile Alberto Faustini Coordinamento redazionale ed editoriale Vittorio Curzel Redazione a cura del Servizio Programmazione e ricerca sanitaria

Questo numero stato realizzato con la collaborazione delMUSEO STORICO IN TRENTO

ONLUS

Hanno scritto per questo numero: Carmelo Anderle, Renzo Anderle, Pius Dejaco, Valerio Fontanari, Fabrizio Fronza, Casimira Grandi, Domenico Luciani, Giuseppe Pantozzi, Gian Piero Sciocchetti, Rodolfo Taiani, Lorenzo Toresini, Alfredo Vivaldelli. Grafica e impaginazione a cura del Servizio Programmazione e ricerca sanitaria Art Director Vittorio Curzel Progetto grafico Giancarlo Stefanati Editing Attilio Pedenzini Giovanna Forti Stampa Tipografia Alcione Trento

Provincia Autonoma di Trento Servizio Programmazione e Ricerca sanitaria Via Gilli, 4 38100 Trento tel. +39.0461.494037 fax +39.0461.494073 e-mail: [email protected] www.trentinosalute.netIl trattamento dei dati personali avviene in conformit a quanto disposto dalla legge 675/96, in modo da garantirne la sicurezza e la riservatezza e pu essere effettuato attraverso strumenti informatici e telematici atti a gestire i dati stessi. Titolare del trattamento dei dati la Provincia Autonoma di Trento con sede in Piazza Dante 15, Trento; responsabile il dirigente del Servizio Programmazione e ricerca sanitaria.

Il disegno di copertina e quelli alle pagg. 11, 16, 19, 20, 22, 24, 26, 28, 31, 33, 43, 46, 71, 73, 86, 89, 111, 112, 115, 126 sono di Bruno Caruso e sono tratti da Dai luoghi della follia. Disegni del manicomio di Palermo 1953 1958 e oltre. Edimond, Citt di Castello (PG), 2000.

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Remo Andreolli Editoriale Alfredo Vivaldelli Il superamento dellospedale psichiatrico provinciale di Pergine Valsugana (Interventi al Seminario del 30 novembre 2001)

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Lorenzo Toresini 15 Alla ricerca delle menti perdute: ragioni di un seminario a Trento Domenico Luciani 21 La terza utopia Gian Piero Sciocchetti 29 Edificazione di un manicomio Renzo Anderle 42 Un luogo per nuove politiche sociali Carmelo Anderle, Fabrizio Fronza 49 Il recupero del parco Casimira Grandi 74 Tracce per una riflessione (Altri interventi) Rodolfo Taiani 83 Un manicomio, una storia, un progetto Pius Dejaco 93 Il manicomio provinciale tirolese di Pergine (1912) Giuseppe Pantozzi 108 Il manicomio di Pergine, istituto interprovinciale

anno cinque numero dodici/tredici

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Valerio Fontanari 113 Gli infermieri di Pergine. Cento anni di storia Scheda 1 128 Il riuso organico dellex ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana Scheda 2 130 Bibliografia

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Serrati gli uni contro gli altri dalla crescita del loro numero e dalla moltiplicazione dei collegamenti, accomunati dal risveglio della speranza e dellangoscia per il futuro, gli uomini di domani lavoreranno per la formazione di una coscienza unica e di una conoscenza condivisa. Pierre Teilhard de Chardin Punto Omega, nel pensiero di Teilhard de Chardin, filosofo e teologo vissuto tra il 1881 e il 1955, il punto di convergenza naturale dellumanit, laddove tendono tutte le coscienze, nella ricerca dellunit che sola pu salvare lUomo e la Terra. Punto Omega anche il titolo scelto per la rivista quadrimestrale del Servizio sanitario del Trentino ideata nel 1995 da Giovanni Martini, poich le sue pagine vogliono rappresentare un punto di incontro per tutti coloro che sono interessati ai temi della salute e della qualit della vita.

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el processo di crescita e di progresso civile della societ italiana la legge n.180/78 ha costituito certamente un significativo passo avanti, preve dendo la deistituzionalizzazione del malato psichiatrico e la sua integra zione nellambiente relazionale e so ciale di riferimento, anche attraver so modalit assistenziali di tipo co munitario, restituendo dunque a que sti individui la loro dignit di esseri umani. Credo che sarebbe un errore tornare indietro su questo punto, come vor rebbero le proposte di modifica della legge di riforma psichiatrica attual mente in discussione a livello nazio nale. Tali proposte non considerano infatti che i disagi, le sofferenze e anche le situazioni estreme che non di rado le famiglie di questi pazienti soffrono, non sono dovute al fatto che la normativa sia sbagliata, ma piut tosto al fatto che essa non stata applicata nella sua interezza. Gli ostacoli e le difficolt di attuazio ne che a 25 anni dallapprovazione della Legge Basaglia sono ancora pre senti, seppure a diversi livelli, sul ter ritorio nazionale, sono prima di tutto barriere di carattere culturale, espressioni del rifiuto di considerare le possibilit di cura e di riabilitazio ne della malattia mentale, superan do lo stigma di irrecuperabilit, di pa ura, di indifferenza e di emarginazio ne che la caratterizza. Sulla base di questi presupposti, in provincia di Trento abbiamo comple tato il processo di superamento del lOspedale psichiatrico di Pergine Val sugana pensando alla contempora nea costruzione di una rete integra ta tra sanit ed assistenza, con ser vizi residenziali diffusi sul territorio, sia per ricollocare i pazienti dellex

O.P., sia per i casi sorti dopo la sua chiusura nel 1978. Sono state create variegate tipologie di soluzione a se conda delle situazioni patologiche personali e dellevoluzione delle stes se, per permettere ai pazienti di com piere un percorso orientato, per quan to possibile, verso la riacquisizione della socialit e dellautonomia. In questo momento di riqualificazio ne dellassistenza psichiatrica in Tren tino, proiettata alla piena realizzazio ne dei principi ispiratori della legge n.180, ci sono sembrate di particola re interesse le iniziative intraprese dal Museo Storico in Trento con lin tento di ripercorrere la storia dellisti tuzione manicomiale di Pergine Val sugana, nella sua progressiva trasfor mazione, nel suo rapporto con il ter ritorio e con levoluzione della comu nit locale, promuovendone la memo ria e lo studio, per riflettere e per in terpretare le dinamiche che hanno condotto nel tempo al suo supera mento e per ricordare, a monito per il futuro, la sofferenza e le vite delle donne e degli uomini persi e dimenti cati nel passato allinterno delle mura delle istituzioni manicomiali. A que sto tema dedicato questo nuovo nu mero di Punto Omega, realizzato con la collaborazione del Museo, in occa sione delliniziativa Alla ricerca del le menti perdute - Viaggi nellistitu zione manicomiale.

Editoriale

Remo Andreolli Assessore provinciale alle politiche per la salute

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Il superamento dellospedale psichiatrico provinciale di Pergine ValsuganaAlfredo Vivaldelli

Le strutture psichiatriche tra storia e prospettive.

Sono stato tentato di titolare que sto mio contributo "lOspedale psi chiatrico provinciale c ancora" in reazione alla fretta che colgo nel ten tativo si scotomizzare lesistenza di questa struttura. Mi riferisco ad al cuni articoli di giornali quotidiani apparsi in questi ultimi mesi "Dopo 120 anni sparisce il mani comio", "Il manicomio non esiste pi", "La follia rimossa dalla men te: allex manicomio vivono anco ra, abbandonati e dimenticati qua rantatre sudtirolesi". Un altro motivo che mi spinge rebbe a sostenere questo titolo la rapidit con cui si sono occupati gli spazi da sempre riservati ai pazienti per assegnarli ad altri servizi: scuo la, Villa Rosa, servizi vari. Se da un lato da ritenere ragionevole che le amministrazioni si preoccupassero di trovare un idoneo riutilizzo degli spazi lasciati liberi dalla lenta ma progressiva riduzione del ricoverati, dallaltra sarebbe stato forse oppor tuno progredire nel rispetto dellesi stente. Invece ora siamo "sfratta ti" da luoghi nati apposta per acProvincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

cogliere persone ammalate ma nel lo stesso tempo scomode e dob biamo trovare nuovi luoghi non facili da reperire come si pu re gistrare anche dai contradditori interventi sui giornali. In questa prima parte del mio in tervento mi piacerebbe riproporre pubblicamente il problema di que sta realt che sembra vissuto pi come un ingombro che non come un bisogno da soddisfare. Nel tentativo di trovare una spiegazione di questo fenomeno, nella seconda parte af fronter la clinica del mondo psico tico e della cronicit psichiatrica e nellultima parte approfondir la questione della difficile avventura della presa in carico da parte degli operatori. I processi di deistituzionalizzazione Lex Ospedale psichiatrico provin ciale ha cominciato la sua opera di deistituzionalizzazione nei pri mi anni settanta con la riorganiz zazione in settori. Non tutti ricordano che in precedenza lospedale era organizzato in reparti che ospitavano pazienti suddivisi per qualit e intensit della patologia. Con la settorializzazione si intro duceva il concetto della territoria lizzazione dellassistenza psichiatri ca nel senso che ogni area geografi ca del territorio trentino aveva in Ospedale psichiatrico il suo reparto seguito dalla stessa quipe di medi ci, assistenti sociali, infermieri e as sistenti sanitarie, con il compito di seguire il paziente nel suo percorso clinico sia dentro che fuori dallOspe dale psichiatrico.

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Questa organizzazione, seppure allepoca molto criticata in Italia, ha permesso una lenta e monitorata ri duzione dei ricoveri tanto che la leg ge 180 del maggio 1978 non ha vi sto lesodo e linvasione delle nostre citt e paesi da parte degli ex OP (come venivano chiamati in modo piuttosto dispregiativo i pazienti di messi) come invece avvenne in altre citt dItalia. Questa legge ha totalmente spo stato lasse dellintervento sul terri torio e in provincia di Trento si sono immediatamente organizzati undici centri di salute mentale con quattro servizi psichiatrici di diagnosi e cura (dallinizio di questanno sono tre per la chiusura del servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Mezzolombar do). Dopo il dicembre 1981 in Ospe dale psichiatrico non fu pi possibi le ricoverare, ma erano ancora pre senti circa cinquecento persone. Da questo momento lattenzione dei tecnici operanti sul territorio si concentr sul cercare nuove tecni che e far nascere nuove strutture che rispondessero adeguatamente ai bi sogni dei pazienti, delle famiglie e della societ prendendo a riferimen to le pi moderne concezioni ezio patogenetiche e di cura della soffe renza mentale stata una ricerca in tensa con uno stimolo continuo a studiare, sperimentare, verificare le teorie delle diverse e spesso contrap poste scuole di riferimento che ha portato la psichiatria trentina ad alti livelli nel panorama nazionale. Purtroppo anche per gli addetti ai lavori operanti sul territorio, lOspedale psichiatrico provincialeProvincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

cadde nel dimenticatoio tanto che si interruppe quel rapporto tra ospe dale e territorio garantito della set torializzazione. LUnit operativa del lospedale psichiatrico faticava molto a coinvolgere le unit operative ter ritoriali su progetti di dimissioni no nostante uno stimolo continuo ve nisse dal Dipartimento di psichiatria, sollecitato peraltro anche dalle leg gi nazionali e dai provvedimenti pro vinciali. Nel 2001 dopo una attenta rico gnizione da parte di una commissio ne del Dipartimento di psichiatria che ha portato alla sistemazione alter nativa di alcuni pazienti e in occa sione dellinaugurazione del rinno vato reparto "Pandolfi", la popo lazione dell'Ospedale psichiatrico, che era ancora di 185 persone, venne distribuita in tre aree: psi chiatria, geriatria e disabilit. I pazienti con prevalenti problemi geriatrici vennero collocati nel re parto Pandolfi, quelli con proble mi di disabilit al Perusini II e III piano e i pazienti con prevalenti problemi psichiatrici vennero sud divisi in un reparto pi assistito al I piano Perusini e in alcune case famiglia ospitate al reparto Bene detti. Nel dicembre 2001, con delibera n. 3356, la Giunta provinciale asse gna all'Azienda provinciale per i ser vizi sanitari lobbiettivo di superare entro il 2002 lOspedale psichiatrico di Pergine Valsugana e ricollocare i pazienti in residenze sanitarie assi stenziali e strutture psichiatriche. Quando nel febbraio 2002 arrivo a Pergine con lincarico di direttore dell'Unit operativa 3 di psichiatria,5

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Il superamento dellospedale psichiatrico

tra gli altri, mi confronto con que sto obbiettivo enorme non tanto sul piano formale ma piuttosto sul piano culturale. Si lavora su pi fronti: con lAzienda provinciale servizi sanitari, con il personale, con i famigliari, con il Tribunale dellammalato, con lUnit di va lutazione multidimensionale, con i pazienti, con i tutori, con il Tri bunale civile, con gli uffici ammi nistrativi, con i Medici di medicina generale, con i vari gruppi di vo lontariato, con il Centro di salute mentale di Pergine e con sporadi ci contatti con pochi altri centri di salute mentale, con il tempo. Vi risparmio linteressante proces so che ha portato alla delibera del Direttore generale dell'Azienda pro vinciale servizi sanitari n. 1314 del 29 ottobre 2002 con il quale si san civa il definitivo superamento del lOspedale psichiatrico provinciale e la possibilit di parlare legittima mente da questo momento di ex Ospedale psichiatrico provinciale. I

pazienti con questa delibera veni vano ricollocati in una residenza sanitaria assistenziale, in sette re sidenze psichiatriche (le nostre case famiglia) e una residenza sa nitaria assistenziale psichiatrica. Vi mostro la consistenza delle nostre strutture con alcuni dati ag giornati al primo gennaio 2003 (Tab.1). Le giornate di degenza in ospeda le psichiatrico nel periodo 1 genna io-31 ottobre 2002, sono state 52.521, cos suddivise per provincia di provenienza degli ospiti e sesso (Tab. 2). Le giornate di degenza nelle strutture residenziali nel pe riodo 1 novembre-31 dicembre 2002, sono state 10.313, cos sud divise per provincia di provenien za degli ospiti e sesso (Tab 3). La situazione del personale in servizio presso le strutture assisten ziali sorte a seguito della chiusura dell'ex Ospedale psichiatrico alla data del 31 dicembre 2002, la seguente.

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La clinica del mondo psicotico e della cronicit Tutto questo per dire che il Distret to sanitario dellAlta Valsugana e lUnit operativa 3 di psichiatria si stanno occupando ancora di una re alt fatta di uomini e donne parti colari che troppo presto viene lascia ta alla memoria e relegata in luoghi che non sono pi quelli abitati per decenni.

Come accennavo allinizio di que sta relazione la facilit con cui si rimuovono o si negano attraverso la sublimazione questi personaggi mi ha fatto riflettere sul significato del le reazioni non solo della gente co mune ma anche degli addetti ai la vori. Per poter mettere un po di luce su queste questioni credo che ci venga in aiuto la clinica del mon

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do della psicosi e della cronicit. Il nucleo originario della psico si si colloca nella primissima infan zia: il bambino alla nascita entra in una intensa relazione con la madre di mutua seduzione come dice Racamier. Allinizio questa se duzione mira a stabilire e perse verare un accordo perfetto, senza sfumature, senza tensioni. Questa modalit relazionale vitale in quanto esclude o quanto meno neutralizza le tensioni che proven gono dallinterno e dagli stimoli che arrivano dallesterno. La ma dre e il suo bambino vivono in una profonda ammirazione reciproca, in una relazione di amore incon dizionato e acritico, in una fusio ne, in un unisono narcisistico che aspira a costruire un unico corpo. In questa fase della vita del bambino e della sua mamma qual siasi differenza foriera di un pe ricolo di separazione con il dolore che ne consegue. Con il passare del tempo e con laiuto dellambiente il bambino scopre il desiderio del la esplorazione, della conoscenza e nello stesso tempo la madre si riappropria della sua vita di adul ta. questo processo che mette fine allincantesimo del narcisismo ideale; il bambino comincia a di stogliersi dalla madre indistinta, illusoria e totale nella quale incar na la relazione di seduzione narci sistica pura e distogliendosene comincia a perderla. Freud, Ferenzi, Winnicott, Raca mier, sono alcuni autori che ben hanno descritto il lutto che ognu no di noi ha affrontato dovendo rinunciare a questa illusione di on

nipotenza e di appartenenza tota le alla madre per scoprire un og getto-madre distinta, che si pu investire, che si desidera, che si respinge, che si delimita, che si interiorizza, che si ama e che si odia. Kestemberg afferma la ma dre "viene ritrovata come oggetto vero e proprio in quanto viene a poco a poco perduto come ogget to di possesso assoluto". Contestualmente alla nascita del loggetto-madre esterno cominciano a mettersi le basi dellIo e quindi del senso della propria esistenza proprio questo evento che i pa zienti psicotici non accettano e con tro il quale protestano per tutta la vita e con tutte le loro energie in una lotta defatigante e inconsape vole. Sassolas afferma che la psicosi "un macchinario difensivo nel quale si esaurisce tutta lenergia psichica di coloro che rifiutano di esistere perch esistere significa ri conoscersi come separati, esiliati per sempre dalla pienezza del nar cisismo primario. Limiti, separa zione, morte, altrettanti sinonimi per loro, altrettanti volti della stes sa condizione inaccettabile: que sto maledetto destino che il no stro di aver allinizio conosciuto la pienezza senza limiti del narcisi smo primario alla quale in seguito bisogna continuamente rinuncia re. La psicosi rappresenta il rifiuto di vivere questo esilio, il rifiuto di esistere, di avere una identit de finita, per non dovere soffrire la tor tura quotidiana della separazione sia da un bambino meraviglioso che tutti siamo stati che dalla madre narcisi9

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stica depositaria di questa perfe zione perduta". Nella relazione con il mondo il paziente psicotico ripropone questa sua modalit che arriva a noi con una forza spaventosa. Non quindi la paura fisica che ci tiene lontani da queste persone ma la potenza dolorosa di una relazione simbiotica che inconsciamente intuiamo come minaccia per il nostro equilibrio. Ancora Sassolas dice: non ingannia moci sul motivo che conduce tali pazienti verso di noi: se ci cercano e investono la nostre strutture psichia triche perch la relazione simbio tica con un famigliare non si po tuta stabilire in maniera sufficien temente stabile per svolgere la sua funzione difensiva ed per questo che sono alla ricerca di una situa zione dello stesso tipo capace di pro teggerli contro langoscia psicotica di viversi separati, nel loro essere soggetti mortali, finiti. Queste per sone si pongono nei nostri confron ti con precauzione, con sospetto, troppo passivi, senza grandi richie ste proprio perch intuiscono i pun ti deboli del proprio funzionamento psichico e cercano di porvi rimedio tenendoci lontani. In questo modo si proteggono dalla fragilit delle loro strutture psichiche suscettibili di andare in frantumi sotto leffetto delle ferite e degli stimoli intensi che possono nascere dagli imprevisti di ogni relazione. Ogni relazione umana riattiva, in fatti, una serie di stimoli interni e quindi impone di essere presenti alla propria attivit mentale intesa come lintrecciarsi di sogni, desideri, pen sieri spontanei, fantasmi, ricordi sen

timenti, affetti, ecc., ma questo per il paziente psicotico risulta insop portabile perch fonte di pericolo e di dolore. Contro questi stimoli interni il paziente si attrezza per annullarli con un dispendio di energie percepito con un senso di sfinimento psichi co, di adinamismo mentale la cui intensit d la misura dellenergia psichica spesa. A noi il contatto con queste persone lascia un senso di povert di contenuto dellincontro, di aridit che testimonia il vero e proprio essiccamento della vita psi chica cos che i pazienti ci appaiono non solo privi di desideri e di pro getti ma anche senza identit, senza passato, senza storia, in definitiva senza vita. Spesso il paziente psicotico deve far fronte agli stimoli interni che si presentano sotto forma di allucina zioni e deliri che, parassitando il loro pensiero in maniera tirannica, com promettono le funzioni dellIo e il fondo psichico in modo talmente esplosivo da rendere impossibile qualsiasi contatto con il mondo esterno. Il fondo psichico descritto da Cor reale partendo dalla psicologia del S rappresenta il modo con cui ogni individuo sperimenta, in un certo momento, il proprio senso di coe sione, di continuit e di vitalit. Il fondo psichico non legato a una singola immagine o rappresentazio ne ma invece il prodotto di una trama, di un fitto intreccio di fatto ri in larga parte cenestesici, tattili e affettivi che fanno sentire la propria presenza come uno sfondo su cui si collocano gli eventi della vita.

Bruno Caruso, Il coro del manicomio, 1954, particolare.

La crisi psicotica acuta carat terizzata dal fatto che il paziente percepisce un improvviso crollo dellintegrit del suo fondo psichi co. Con le parole di Correale: ci che normalmente veniva sentito come relativamente fluido, ordina to e continuo, comincia invece a essere sentito come spezzato, di sordinato e confuso. Loggetto di venta bizzarro, misterioso e inaf ferrabile e per quanto ne sia rico nosciuta la natura nell'ambito del l'uso abituale, sembra acquisire significati misteriosi i quali riman dano a mondi oscuri che per la prima volta si manifestano. Nel momento stesso che il fondo su bisce massicce trasformazioni, il soggetto si sente diviso in parti, o troppo dilatato o troppo coarta to, e il senso stesso del tempo su bisce drastiche modificazioni.Provincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

Il ricordo di questo doloroso senso di caos e la sensazione che nulla possa tornare come prima, orientano il paziente verso due obbiettivi fondamentali: il primo evitare sistematicamente e conti nuativamente ogni situazione traumatica che anche lontanamen te rievochi ci che ha determinato la crisi, il secondo un controllo ossessivo su tutti gli aspetti della vita quotidiana che gli dia la sen sazione di una vigilanza distanzia ta da tutto ci che pu accadere. Il prezzo di questa operazione la caduta del senso della prospetti va e tutto viene vissuto in una spe cie di eterno presente dove il piace re deriva esclusivamente dallintera zione con pochi oggetti sempre uguali ai quali il paziente attribu isce un senso di saturazione e co noscibilit e dai quali si attende11

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soltanto il messaggio che il mon do circoscritto, chiaro, preciso e privo di incognite. qui che pu aprirsi la strada della cronicit come rappresenta zione del crollo della speranza e linaridimento delle energie psichi che o labnorme reinvestimento. La cronicit rappresenta la regressio ne rigida a livelli di funzionamen to mentale estremamente arcaici e il ritiro desolante degli investi menti dalla realt. Pur di tenere accesa lultima fiammella di so pravvivenza del S, si ritorna alla difesa narcisistica primaria. La cro nicit la mancanza di soggettivi t, lastoricizzazione della perso na, la perdita della progettualit per unesistenza fissa nella ripeti tivit, nella staticit, priva di ogni creativit. Questo inquadramento del mondo psicotico e della cronicit rendono forse pi comprensibile la difficolt per chiunque di mantenere una rela zione anche superficiale con questi soggetti. Non nella paura, non nello stigma, non nel pregiudizio, non nel la vergogna, ma nellangoscia che trasuda nel contatto con questo mondo dobbiamo cercare il motivo per cui i "matti" venivano (e ven gono ancora adesso) esclusi e i ma nicomi venivano costruiti nelle pe riferie delle citt, il motivo per cui del nostro Ospedale psichiatrico pro vinciale per anni se ne parlato come se fosse chiuso e ora si tolgo no spazi prima ancora di aver trova to le alternative, il motivo per cui i gruppi di volontariato, tanto attivi nelle residenze sanitarie assistenzia li, dove i pazienti sono anche pi

complessi dal punto di vista clini co, hanno rinunciato a collabora re su nostri progetti, il motivo per cui i centri di salute mentale terri toriali non si impegnano come per altri pazienti a volte anche molto pi problematici, il motivo per cui la citt tende a cancellare rapida mente i segni dellesistenza del suo ospedale. L'area di intervento dell'operatore psichiatrico In questo contesto si colloca il la voro degli operatori delle strutture psichiatriche. Izzo afferma che la cronicit psicotica obbliga il tera peuta a modificare la posizione e il modo in cui vede lincontro e la com prensione dellaltro poich spesso deve fornire a questi pazienti la pri ma esperienza di un ambiente vita le. In primis il terapeuta si trova a proporre un ambientale attento ad ogni elemento dellesperienza re lazionale, per trasformarla da sem plice stereotipo senza qualit vi tali e utilizzata per la sopravviven za del S, in elemento strutturan te il S. Lintervento terapeutico si carat terizza per il tentativo di proporre esperienze significative che da una parte attivino un processo di svilup po e dallaltra forniscano sollecita zioni in grado di riaprire la possibi lit di partecipazione a quellarea vitale che Winnicott chiama area dellesperienza culturale. Perch ci avvenga necessario che ogni piccolo gesto che ogni piccolo cambiamento, ogni piccola crea zione venga riconosciuta e valo rizzata dalloperatore e il tutto

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venga restituito al paziente arric chito di nuove cariche vitali. Il bagaglio tecnico delloperatore non di per s sufficiente se non viene collocato allinterno di una di mensione intersoggettiva. Il pazien te, infatti, ha bisogno di esperire una relazione con una persona che gli si ponga come officina della men te, unofficina nella quale compie re quelle operazioni negate dal lambiente primario. In questo spa zio relazionale e su questa perso na il paziente deposita alcuni af fetti, alcune emozioni, alcuni pen sieri, alcuni desideri, ritenuti trop po dolorosi da sostenere da soli. Loperatore deve quindi prestare se stesso per vicariare quelli strumen ti assenti ma non necessariamen te mancanti al paziente, accettan do di porsi in aree dello sviluppo molto primitive e di conseguenza molto angoscianti. Gli scopi della cura del paziente psicotico possiamo riassumerli in questo modo: da una parte condurre il paziente a poco a poco alla capa cit di sentire i suoi limiti, di espri merli senza essere distrutto dallodio che provoca in lui il riconoscimento della doro esistenza, di dirli invece di negarli come ha fatto finora con il delirio e le allucinazioni o stabi lendo relazioni simbiotiche, in altre parole uscire dal mondo rassicuran te della psicosi per accettare il lutto primario descritto da Racamier e sen tire nascere una propria soggettivi t, una propria identit senza line vitabile terrore della separazione e della morte. Dallaltra il delicato ten tativo di costruire o ricostruire il fondo psichico inteso come la senProvincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

sazione fisica di coesione, continui t e vitalit. In questa impresa lope ratore deve accettare luso che fa di lui il paziente per la continua tessi tura di una trama molto delicata e sottile, facilmente soggetta a frat ture e lacerazioni. Loperatore con il suo modo di porsi, con la sua com petenza e la sua professionalit responsabile di garantire la continui t e lesistenza senza sentirsi respon sabile anche della trama che invece del paziente essendo sua e solo sua la sua vita. Loperatore e il servizio quindi devono creare una situazione in cui possa organizzarsi il fondo psichico attraverso una relazione caratteriz zata da un senso di calore, continui t, fluidit, vitalit e personalizza zione. Il paziente cercher di stabilire con noi una relazione senza tempo, senza fine, in sintesi una relazione simbiotica. Noi dobbiamo rinuncia re a questa chimera di una relazione stupenda, eterna, senza conflitti. Dobbiamo invece strutturare una re lazione vissuta dal paziente come affidabile, ma nello stesso tempo come lacunosa, insufficiente, inca pace di colmare tutti i suoi limiti e di rispondere subito alle sue attese onnipotenti che attivano facilmente le altrettanto onnipotenti concezio ni di una certa psichiatria. Questa struttura deve essere solida per re sistere agli sbalzi prodotti dalla sof ferenza e dalla collera del paziente di fronte alla nostra incapacit o al nostro rifiuto di svolgere questa funzione simbiotica. Sofferenza e collera che loperatore deve esse re in grado di accogliere per po13

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terla restituire senza la carica di struttiva che tanto spaventa il pa ziente. Questo modo di offrici ha una alta funzione terapeutica per ch smentisce i fantasmi del pa ziente di pericolosit della sua stessa vita psichica attraverso il mantenimento della nostra rela zione con lui e la persistenza del nostro interessamento per la sua vita psichica, i suoi affetti, i suoi investimenti, i suoi pensieri. Strutturare una situazione in cui calore, fluidit, vitalit e persona lizzazione costituiscano gli elemen ti per la strutturazione di un fondo psichico aiutano il paziente a creare un senso di famigliarit con il mon do esterno. Abbiamo visto come il paziente psicotico tenda a sostituire questo senso con la sterotipia e il ripetersi coattivo degli eventi. Ogni nostro intervento pu cadere nella trappola della ripetizione coatta de gli eventi, tocca a noi uscire dal tor pore della cronicit per fornire un ambiente in cui il ripetersi regolare delle azioni, dando un senso di noto, di riconoscibile e quindi di apparte nenza, possa continuamente fornire loccasione per lattivazione di pic coli traumi-legami, separazioni, fru strazioni, distacchi, responsabilit, che in passato hanno rappresentato fattori scatenanti della frammenta zione del S e che oggi possono in vece essere attraversati con laiuto degli operatori e del gruppo in un lento processo terapeutico. Conclusione Sono partito dall'osservazione di un costante e diffuso, anche se for se inconsapevole, bisogno di ne

gare lesistenza dellOspedale psi chiatrico provinciale. Mi sembra ora pi facile comprendere i mec canismi inconsci che si attivano in chiunque si incontri anche casual mente e per brevi momenti con questi pazienti. Loro ci pongono una richiesta sul piano relazionale specifica: una relazione simbio tica in cui esiste solo lIo onnipo tente e laltro non esiste se non come parte dellIo deputato a sod disfare ogni bisogno prima anco ra che sia elaborato come deside rio. Noi tutti abbiamo sperimen tato nelle prime fasi della nostra vita una esperienza cos piena e totale per la quale ognuno nutre una inconsapevole nostalgia e ver so la quale ognuno di noi tende rebbe se non si conservasse anche linconscio ricordo del dolore e della fatica che ha comportato ela borazione del lutto primario.

NOTE [*] Il coordinamento della Resi denza sanitaria assistenziale affidato a due medici conven zionati con lAzienda provin ciale per i servizi sanitari. Il coordinamento delle residen ze psichiatriche affidato ad un medico del Centro di salu te mentale di Pergine

Alfredo Vivaldelli Direttore dellUnit Operativa 3 di Psichiatria dellAzienda Provinciale per i Servizi Sanitari.

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Alla ricerca delle menti perdute: ragioni di un seminario a TrentoLorenzo Toresini

Il passaggio dallutopia della terapia nellistituzione alla cura nello scambio sociale e nella collettivit. La Mitteleuropa e lo sviluppo della cultura psichiatrica.

La prima domanda da porsi la se guente: perch parlare oggi di ma nicomi? una domanda intrigante poich viviamo da ventitr anni in era di post-manicomi . Quindi inizio, se mi consentito, con un flash personale Mi sono laureato a 25 anni e ho ini ziato la mia professione di psichia tra a Trieste (oggi sono direttore del Dipartimento di salute di Merano). A Trieste, come noto, venne messo in discussione e venne sciolto il pri mo manicomio in Italia dopo lespe rienza di Gorizia. Ho iniziato nel 1971. Nel nostro fervore "taleba no" di allora (lo dico evidentemen te scherzando) arrivammo ad es sere convinti che di quel manico mio, allora retto da Franco Basaglia, non sarebbe dovuta rimane re pietra su pietra. Credevamo ve ramente a questa affermazione e a questo progetto. In quella che al lora era una Istituzione Totale avvenuto il decentramento totale delle strutture e delle risorse e, come diceva Franco Basaglia, si attuato il rovesciamento "come unProvincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

guanto" dellospedale psichiatri co. Il personale, tutti i servizi an nessi e connessi, la gente che ci stava dentro, tutto con la neces saria gradualit e delicatezza, ma anche con lindispensabile deter minazione, venne spostato da den tro le mura al territorio. Cosa si sa rebbe dovuto fare quindi delle strutture murarie, i diversi padiglio ni di quello che man mano stava diventando ex-manicomio, che nel frattempo rimanevano svuotati di sofferenza e dolore? Eravamo con vinti allinizio che si sarebbe do vuta attuare una delenda Cartago. Quel tipo di pensiero me lo sono portato dietro fino a non moltis simi anni fa, quando ho fatto un viaggio allo Steinhof di Vienna con un architetto romano, un cer to Luggini e un mio carissimo ami co: Tommaso Losavio, collega e gi direttore del Santa Maria di Roma. Andammo a vedere lo Steinhof e poi il prestigioso Bur gkhlzli di Zurigo. Premetto la mia convinzione del fatto che quando noi psichiatri re stiamo allinterno del nostro ambito professionale rischiamo di impove rirci di pensieri e di stimoli, quindi il confronto con altre professionali t e con altri pensieri sempre mol to utile. Ebbene quellarchitetto mi convinse di una cosa ovvia, dicen domi che i manicomi devono restare come monumenti alla memoria, per riflettere. Di quanto affermo ora mi convinsi ulteriormente ripensando a quanto era successo pochissimi anni prima al muro di Berlino. Il muro di Berlino, come si sa, fu smantellato al 9095%, per mio figlio quando15

Alla ricerca delle menti perdute

si trov a Berlino and alla ricerca del muro, perch evidentemente c bisogno di tracce, di simboli, di sup porti educativi della memoria stori ca. Bisogna che il muro resti a mo nito degli errori della Storia e a me moria delle future generazioni. Ora noi psichiatri abbiamo abbastanza fa miliarit con i muri e col problema, meglio con tutta la congerie di pro blemi, legati alla simbologia dei muri. Oggi dobbiamo essere fermi nel capire che di muri dobbiamo parlare e per parlare di muri deve esserci la memoria storica di questi ultimi. La memoria storica del manicomio deve rimanere a futuro motivo di rifles sione per noi, innanzi tutto sulle ra dici, sulla genesi e sul significato della nostra professione, e per il mondo circostante: per riflettere sul senso di quello che significavano quei muri. Non erano muri qualsia si, ma erano muri deputati alla se parazione tra quanto stava fuori ed era normale (quindi automaticamen te era normale solo perch stava fuo ri), e di quanto sta dentro di anor male, di insensato, di irrazionale (e che diventava tanto pi insensato, irrazionale, sragionevole, pericoloso per il semplice fatto che stava den tro). Questa una lezione che io cre do ci servir sempre, ed bene par lare oggi di manicomi. Paradossalmente credo sia sem pre pi facile parlare di manicomi, anche se non ancora facilissimo, dato che si tratta pur sempre di un problema ancora in via di supera mento. Un superamento che dal tra parte non avr mai fine: il pro blema che Franco Basaglia chiama

va ironicamente, ma anche molto seriamente, il fascino discreto del manicomio, parafrasando un ben noto film: Il fascino discreto del la borghesia di Buuel. Io credo che il manicomio abbia un fasci no, un fascino discreto e pro fondo. Personalmente io sono nato in unistituzione, perch mio padre, dopo la fine della guerra, tornato dalla Germania, ebbe un posto in un gerocomio di Venezia, lospedale per anziani San Lorenzo e i miei ricor di infantili, i miei sogni sono perva si di questa situazione strutturale in

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Bruno Caruso, Il sergente Campanella, disegno acquarellato, 1954.

cui cerano questi vecchietti che sta vano l (naturalmente io ero il fi glio del dottore). La vita istituzio nale, la gerarchia, lordine, la se rializzazione, che poi abbiamo evi dentemente combattuto dallinter no nel lungo cammino dentro le istituzioni, cammino che poi ha preso il nome di deistituzionaliz zazione, in qualche modo affasci nano. E in genere affascinano so prattutto chi sta al di qua della barriera del potere, pi che chi sta al di l. C il problema dellinte riorizzazione, della seduzione del manicomio, varie sindromi di Stoccolma per cui chi sta al di l poi in realt si adatta e a volte capita che non voglia essere dimes so; tutti problemi che abbiamo conosciuto prima del 1978 e dal 1978 in poi. Alla ricerca delle menti perdute Io credo che valga la pena, in que sto filone di pensiero riflettere bre vemente su quanto Pinel, espo nente-manager della Rivoluzione francese, abbia significato rispet to alla razionalizzazione della dea ragione. Com noto, nelle catego rie universali della dea ragione doveva inscriversi tutto lesisten te; quello che i filosofi dellIllu minismo non sapevano bene dove inscrivere era la "sragione", per ch era difficile (ed difficile an che oggi) capire che la "sragione" fa semplicemente parte della vita, per cui non c motivo di inscri verla in uno spazio particolare. La sragione, che l oggetto della storia, delle strutture organizzati

ve e amministrative degli ex ma nicomi, immorale, fuori delleti ca, ed fuori delletica perch si coniuga con il non produrre. Sia mo sul back-ground del pensiero di Max Weber Letica protestante e lo spirito del capitalismo. Il pro blema esiste ancora; a tutt'oggi nel mio Servizio psichiatrico di dia gnosi e cura, neo inaugurato a Merano, la direzione sanitaria si sorprende del fatto che i soli dieci pazienti che noi abbiamo perch il reparto piccolo, e pi grande di cos non lo vogliamo stiano tutto il giorno a non far niente, qualcuno anche a fumare. Io, par lando con la mia caposala, le ho spiegato che logico che ci sia lo scandalo del non lavorare, perch uno scandalo etico. Qui potremmo essere in molti a ritornare sui concetti della terapia morale. Era una terapia che io defi nisco utopica, ma lo dico oggi, per ch ai tempi in cui credevamo di "spargere il sale" sulle mura del manicomio lergoterapia istituziona le era per noi uno scandalo. Oggi credo che siamo in grado di ripen sare abbastanza serenamente a quella che fu la terapia morale nellOtto cento; nellera per in cui non cera no gli psicofarmaci, non cerano al tri sistemi se non la terapia mora le. Lunico modo di curare i pazienti era quello di riabilitarli, come si di rebbe oggi, allora si diceva redimer li, rieducarli a concetti morali e at traverso percorsi etici. Lesempio, la buona educazione, eventualmente la preghiera, la convivenza tollerante. Il pensiero psichiatrico dellOttocen to era pervaso da questa concezio17

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Alla ricerca delle menti perdute

ne, concezione che si coniuga con il discorso della terapia del lavo ro. Dico questo perch spesso (ed una riflessione che faccio rispet to al nostro passato di giovani psichiatri ribelli) in realt il con cetto della cura nellistituzione era, come gi dicevo, un concetto uto pico che si coniuga con la terapia morale. Era lunico terreno su cui 100-150 anni fa, nascita del ma nicomio di Pergine, ci si poteva muovere. La cosa curiosa che que sta utopia, che non va disprezzata ma rivista, riletta e trasformata, si coniug con una concezione in fondo autarchica della struttura. La struttura psichiatrica doveva essere in grado sostanzialmente di provvedere a se stessa; cerano le fabbriche interne, i servizi interni, lergoterapia lavori forzati con un sistema di scambio interno che doveva essere libero dallinquina mento del denaro esterno. A Trie ste, per esempio, fu scoperta una moneta interna, un gettone, che si usava per gli scambi interni: an dare al bar, comprarsi le sigarette, tutto allinterno del muro di cinta. Lospedale psichiatrico aveva an che le galline, i maiali, i servizi ge nerali. Una delle conseguenze della scomparsa di questa organizzazio ne autarchica, basata sullergote rapia, fu, ad esempio, il fatto che i parchi belli, ben curati dai pazien ti, sono diventati selvaggi. Tempo fa ero al Santa Maria della Piet di Roma e, come a Trieste, questo splendido parco pubblico, ab bandonato perch nessuno ci la vora, perch nessuno ha mai pen

sato di mettere in bilancio un bu dget per gestire il parco, perch una volta questo era lavoro gra tuito, quindi autarchico. Ma luto pia della cura in ospedale, con tutti i correlati paradigmi teorici, unutopia che fall, ma unutopia molto semplice che pur essendo unutopia era unutopia totalizza ta e alla fine totalitaria. Riparliamo di muri: crollo dei muri e crollo dellutopia totalita ria, era inevitabile che fosse cos. Attenzione, non un crollo avve nuto automaticamente perch tale crollo costato e sta costando ancora molto lavoro. Ma come la storia non si fa mai automatica mente, ma solo con la volont e con limpegno, cos stato anche per il crollo di questaltra utopia totalitaria e che noi oggi diciamo antistorica. I muri, Trieste, come Berlino; ma prima, e non un caso, ci fu Gorizia, citt divisa. A Gorizia (per caso?) il muro dellospeda le psichiatrico faceva parte del confine fra Italia e Jugoslavia, un tempo, fra Italia e Slovenia, oggi. Io credo che in tutto questo di segno il crollo dei muri, il supe ramento dei muri, il superamento di un certo tipo di etica, il passag gio da unutopia della cura nellistituzione alla cura nello scam bio sociale e nella collettivit ci sia ununit interpretativa che al lora non capivamo molto bene. Io non pensavo ai muri quando pensa vo a Berlino. Oggi, a distanza di non moltissimi anni, credo stia diventan do un disegno in qualche modo tra scendente le contingenze della Sto ria, che riusciamo a leggere con mag

giore chiarezza di quando la Storia si dipanava fra le nostre stesse dita. Lultimo concetto che si potreb be sviluppare rispetto al tema "Ra gioni di un seminario a Trento sui manicomi della Mitteleuropea o dellItalia asburgica" il concetto della crisi. Io purtroppo sono un operatore della pratica e non ho tempo per leg gere tutti i bei saggi che vengono editi, ma ho letto una recensione sullEspresso di un saggio di Mas simo Cacciari che mi colp molto. Cacciari colleg lo Steinhof di Vien na a Sarajevo come epicentri di una stessa crisi. Questo un concetto che mi intriga molto, una sorta di sintesi semantica che sono in gra do solo di citare. Posso intuire: Sarajevo, dallo sparo del 1914 ad oggi, rappresenta chiaramente lepicentro della crisi europea sul

piano macro, lo Steinhof (che un ospedale psichiatrico bellissi mo, non solo perch un monu mento architettonico straordina rio, e quindi ovviamente da con servare, ma anche perch c intri sa una serie di concezioni tra il giuridico, il filosofico, lo psichia trico, lidealistico e larchitettoni co) rappresenta la metafora della crisi individuale. Le infinite crisi di individui che vi furono ricoverati dalla data della sua inaugurazio ne (1911) ad oggi. Ma anche la crisi di tutte quelle certezze di pen siero che retrostanno alla conce zione stessa dello Steinhof. Appun to linsieme generoso di pensiero giuridico, filosofico, psichiatrico, idealistico, architettonico e via di cendo. Il grande Giuseppe Sinopoli, prematuramente scomparso, sta-

Bruno Caruso, I veri pazzi sono fuori, disegno acquarellato, 1958. Nella pagina seguente: Bruno Caruso, Riposo, 1955.

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Alla ricerca delle menti perdute

to descritto come il musicista del la crisi. Cosa centra la Mitteleuropea, lItalia asburgica, e la psichiatria del Triveneto o del Nord-est con la crisi? La parola crisi deriva dalla parola greca che significa scelta o me glio decisione. Ogni crisi in fondo, e noi lo vediamo nella nostra quo tidianit di operatori della pratica psichiatrica, rappresenta in realt una scelta, e ogni paziente in crisi una persona che tramite la sua crisi viene messo in condizione di iniziare un percorso per arrivare ad una scelta e se possibile ad una svolta nella propria vita; per que sto la crisi va vissuta, perch essa ha un significato immanente alla propria vita. E quindi nessuna cri si va decapitata, meno che mai ta gliata con scorciatoie tipo lelet troshock o interventi di psicochi rurgia. Un anno fa in occasione della crisi del Kosovo lessi sul gior

nale Der Spiegel un articolo dal titolo Entscheidung. Questa pa rola, in questa bellissima lingua che il tedesco, contiene in s un grande significato. Decisione, decisione fra due aspetti che de vono essere separati-tagliati (Scheidung) e fra di loro, fuori di loro (ent-). La crisi come fatto individuale e la crisi come fatto storico, poli tico: la guerra, lAfghanistan, lIrak, la Jugoslavia e via dicendo. Prescindendo da tutta la storia della deportazione del 1940 da Pergine nella Germania nazista dei pazienti psichiatrici e portatori di handicap (argomento sul quale gi stato fatto un convegno nel 1995 a Bolzano), le ragioni di un seminario a Trento stanno nel fat to che Trento una delle capitali della Mitteleuropea italiana, una citt che ha portato, come Trieste, come Venezia, come Treviso, il ca rico di una cultura psichiatrica le gata al tempo e quindi dignitosa, che s da rivedere, da riformula re (e lo stiamo facendo), ma di grande importanza. In provincia di Bolzano, ad esempio, dove una qualsiasi cultura psichiatrica non c, difficilissimo inserire una cultura nuova, pratiche nuove, aprire un servizio di diagnosi e cura. Una riflessione che ci augu riamo possa diventare ricca e pro mettente a partire da questo con vegno.

Lorenzo Toresini Primario del Centro di salute mentale di Merano.

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La terza utopiaDomenico Luciani

Gli ospedali psichiatrici come patrimonio di natura e di memoria.

Volentieri torno, a distanza di anni, su questo tema. Rendendo di sponibile il testo che premettevo nel 1998 alla ricerca Per un at lante degli ospedali psichiatrici pubblici in Italia: un censimento geografico, cronologico e tipolo gico curato da Ida Frigo, Federi ca Palestino e Francesca Rossi per la Fondazione Benetton studi ricer che1. La ricerca, dotata di una carto grafia puntuale con 71 casi raccolti con fatica da Teresa Marson e Massi mo Rossi, ha mostrato la stupefacen te dimensione e la singolare variet di forme e di figure che costituisco no questo universo. La definizione e la costruzione dei luoghi della psichiatria stata una grande operazione riformista, anzi unautentica utopia della modernit. Cos come stata una grande opera zione riformista, una seconda uto pia, uno dei momenti pi alti della critica del moderno, il loro supera mento voluto da Franco Basaglia. Ho sostenuto e sostengo, che i luoghi che sono stati della psichia tria chiedono una terza riforma o, se volete, una terza utopia. DopoProvincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

la riforma istitutiva allinizio del secolo XX, e dopo la riforma deco strut-tiva degli anni settanta del Novecento, la terza riforma si con figura come una guida alla transi zione/trasformazione verso la commistione sociale, culturale, scientifica. Scadenze aspettative progetti, sui quali sarebbe bene ragionare a fon do, si occupano dei luoghi e del loro destino. Ma come dovremmo affrontarla questa terza riforma? Con quali idee guida? possibile un cambiamento di destinazione duso senza perdere lidentit? Si possono trovare nuovi usi economicamente compatibili e socialmente utili? Quali? La terza riforma ha il compito di tentare di risolvere unequazione a molte incognite, di affrontare con temporaneamente pi fronti, puntan do a una strategica mixit: a) Il fronte sanitario/assistenziale: a tuttoggi, in luoghi che non sono pi asili, restano ancora, forse sotto altro nome, dei ricoverati. un fronte assai vario, per den sit, per dislocazione geografica, per stratificazione anagrafica e per distribuzione patologica. Occorrer differenziare lungo de genza da bisogno terapeuti-co non rimuovibile; b) Il fronte del terzo settore: gli ope ratori, le imprese sociali e coo perative. Si trattava nel 1998 di oltre trentamila persone, secon do indagini accreditate, con un patrimonio di professionalit e di sperimentazione emancipativa di sponibile a coniugare efficienza e solidariet, in un terreno fer21

tile e inventivo di nuova occu pazione; c) Il fronte dei luoghi che pi da vi cino interessa questa ricerca e della loro nuova possibile bellez za, della loro ritrovata potenziale utilit. La necessit di salva guardia e valorizzazione emerge dalla posizione che occupano nel la forma delle citt, dal ruolo che possono giocare nella loro quali t della vita. Va tenuta ferma la centralit dei segni e dei sedimenti della natura e della memoria (bi blioteche, musei del manicomio, archivi e raccolte documentarie). Diverse sono dunque le economiecoinvolte, dalleconomia dello stato sociale e della solidariet (sanit,

assistnza), alleconomia del terzo settore(n pubblico n privato), fino allecnomia dei beni culturali (natu ra, memoria). La nostra parziale ela borazione si muove intorno al leconomia dei beni culturali, me glio leconomia della cultura. Lipotesi di lavoro semplice: i coplessi che hanno ospitato gli ospe ali psichiatrici italiani dal 1904 al 1996 non sono volumi e superfici diponibili; questi complessi (manu fati, spazi, siti) costituiscono, a tutta evidenza, beni culturali ambientali. La ricognizione compiuta ci porta a concludere che, nella grande mag gioranza dei casi, essi si presentano come siti notevoli, come autentici patrimoni culturali: a) patrimoni di natura (ambiti e spazi perti significativi, parchi e giardini); b) patrimoni di memoria (manufat ti, biblioteche, musei, archivi); c) patrimoni di presenza umana (ten sioni, sperimentazioni, emancipa zioni). Non si pu affermare che nelle strut ture politiche e gestionali responsa bili, cos come nel senso comune, vi sia stata e vi sia adeguata con sapevolezza del valore di natura e di memoria (sedimenti e testimo nianze storiche) contenuto in que sti luoghi. Essi rappresentano an cora oggi qualcosa daltro dalle citt in cui sono stati istituiti; i rapporti con le pi ampie comuni t esterne sono come sospesi. Non c stata, e non c (nem meno, qualche volta, da parte di chi ha operato e vissuto la speri menaione degli ultimi ventanni), sensibilit adeguata per le cose,

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La terza utopia

Locazioni e anni di fondazione degli ospedali psichiatrici in Italia (dati su 71 ospedali)

Bruno Caruso, Napoleone, disegno acquarellato, 1955.

per i manufatti, per i giardini, per gli spazi aperti. Non c stata, e non sempre oggi c, cura convin ta dei patrimoni culturali (ambien tali, artistici, archivistici, bibliote conomici, museali) che pure in questi luoghi sono contenuti. Non c stata, e non sempre c, iniziativa adeguata. Questi luoghi non sono entrati nel catalogo deiProvincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

beni meritevoli di impegno pub blico per la salvaguardia e la va lorizzazione. Come invece cultu ralmente e socialmente utile che sia. Il censimento che abbiamo con cluso a fine 1998, il risultato delle risposte a un questionario in formativo inviato tra maggio e lu glio 1996, del fitto dialogo con i23

responsabili e i tecnici che hanno collaborato e delle revisioni ope rate nellautunno del 1998. Ne derivato un dossier che cerca di far luce sullinsieme dei 71 comples si, che fino al 31 dicembre 1996 costituivano altrettanti ospedali psichiatrici diffusi sul territorio nazionale, e su un numero (non ancora precisato) di succursali, concentrate soprattutto nel Vene to e in Friuli. Molti dati mancano, molti sono carenti, altri andrebbe ro verificati con sopraluoghi ade guati. Linchiesta puntava a portare lat tenzione sui luoghi di un patrimo nio di natura e di memoria di fatto negato, un universo non necessaria mente coincidente con i dati pub blicati dallIstituto italiano di medi cina sociale o dal Ministero della sanit. Rientrano, infatti, nellAtlante anche quelle strutture dismesse, ab

bandonate, che non ospitano pi da anni il cosiddetto residuo psi chiatrico, qualche volta (non sem pre) passate a nuovo uso, ricon vertite. I dati si riferiscono ai 70 (su 71) ospedali psichiatrici provinciali che hanno risposto al questionario. Per quanto riguarda le succursali sono solo state conteggiate 23 strutture. Un primo elemento che ci pare si gnificativo e, per varie ragioni, im pressionante, larea complessiva occupata dagli ospedali esaminati, circa una decina di milioni di mq. dobbligo lapprossimazione perch le risposte sulle superfici non han no sempre tenuto conto dell azien da agraria che faceva parte integrante dellospedale. Si devono tuttavia im maginare aree per mille ettari, 10 kmq, qualcosa come un grande cen tro storico (con una capienza a pie-

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La terza utopia

Bruno Caruso, La corsa pazza, disegno acquarellato, 1954.

no regime che pu essere calcolata attorno alle 90.000 persone, una media citt); interessante rilevare come questi mille ettari siano in nove casi su dieci situati nei centri o nelle prime periferie delle nostre citt, e siano tendenzialmente as sai poco costruiti, come appare da unanalisi del rapporto tra super ficie coperta e superficie totale dei compendi (11% circa, e solo in cin que casi pi della met della super ficie costruita). Di questi, un quarto sono localiz zati nei centri urbani, circa due ter zi si trovano nelle prime fasce peri feriche, e meno del 10% in localit extraurbane. La grande maggioranza degli ex ospedali psichiatrici occu pano dunque un posto (e possono giocare un ruolo) cruciale nella for ma e nella vita delle citt. Degli asili fondati su preesisten ze (di tipo conventuale, militare, re sidenziale, ospedaliero), in totale 33, circa una ventina risente del rappor to con la preesistenza al punto da dare vita a commistioni tipologi che fra vecchio e nuovo che ab biamo definito ibride. Gli altri casi sono strutturati indipenden temente dalla preesistenza, la qua le viene, al pi, inglobata o assor bita, seguendo gli standard e i cri teri dettati dalla moderna edilizia ospedaliera. Ci risulta (ed questione per noi centrale) che circa il 70% degli ospe dali comprendesse, allepoca della costruzione, ampi compendi di ter reno destinati a colonia agricola o laboratori artigianali. Non stato possibile verificare (per carenza do cumentaria, archivistica e cartogra

fica) quale percentuale di tali spazi permanga allinterno delle aree psi chiatriche, ma certo che la parte pi consistente rimasta in proprie t alle Province o stata alienata. Quando passata ai Comuni, stata riutilizzata o ceduta in comodato, qualche volta abbandonata e, in qualche caso, addirittura dimenti cata dagli inventari. Emerge, insom ma, anche da dati parziali e approssi mativi, la dimensione e la stratifica zione del patrimonio di natura e di memoria degli ospedali psichiatrici italiani, il loro carattere di grande e denso bene culturale a diffusione nazionale. Tre quarti degli interpel lati valutavano i giardini e, in ge nerale, gli spazi aperti di conside revole pregio naturalistico, a pre scindere dalle condizioni di manu tenzione, quasi sempre assai pre caria, in cui versano. Pi di met degli istituti furono fondati prima del 1904. Nel 1998 il 45% era vincolato, almeno in parte, con la legge 1089/39, mentre sol tanto l11% con la legge 1497/39. Due terzi degli ospedali segnala vano, inoltre, la presenza di beni culturali e testimonianze significa tive: biblioteche o fondi librari, ar chivi, musei, centri di documenta zione, raccolte di documenti, raccol te di opere elaborate dagli utenti. Sugli archivi, in particolare, vorrei richiamare lattenzione come su stru menti cruciali per ricostruire i ca ratteri scientifici, antropologici e culturali di questa porzione rimossa della modernit. Infine, per quanto riguarda luso degli asili, ritenevamo importante segnalare come, di norma, questi25

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La terza utopia

luoghi ospitassero attivit diver se. Se vero che quasi il 90% era sede di strutture sanitarie altre (uffici amministrativi, ospedali ci vili, po-liambulaorii, ecc.), altret tanto vero che solo il 20% era esclusivamente cittadella sanita ria. Un quinto erano sedi universi tarie, un quinto sedi scolastiche; la met accoglievano attivit pri vate (cooperative sociali, soprat tutto), un quarto servizi aperti al pubblico (teatri, impianti sporti vi, centri sociali). In generale, dun que, i compendi racchiudevano una realt multiforme ed erano diven tati contenitori. Sarebbe interes sante capire, con opportuni sopraluoghi e verifiche, quanto questi contenitori siano stati capaci di sviluppare una vera commistione tra i diversi settori della vita so ciale che ospitano. Una parte significativa (forse la

met) degli ex ospedali psichiatrici italiani apparivano ancora in condi zioni complessivamente disponibili a programmi di salvaguardia e va lorizzazione. Ci era parso dunque di qualche utilit, per tutti coloro che fossero interessati alla salva guardia e alla valorizzazione di questi patrimoni culturali e am bientali, delineare un promemoria sotto forma di decalo-go schema tico. E ci pare di qualche utilit ri proporlo nel 2002. 1. Memoria. Questi luoghi non de vono perdere la loro identit sto rica. un errore intendere la tra sformazione come cambiamento di connotati. Esempio: il muro. Non serve abbatterlo per farlo scomparire (rimozione). Allori gine degli asili, tra laltro, non era previsto. Bisogna conoscere la storia del muro, trasfor marlo in un sedimento, in una

Bruno Caruso, Il canguro azzurro, disegno acquarellato, 1958. A pagina 28: Bruno Caruso, Camicia di forza & destinazione neuro, disegno a china, 1968.

testimonianza, togliendogli ogni carattere di confine. A Tri este, nel muro del San Giovan ni, abbiamo proposto di aprire dieci porte pedonali, tutte le sette porte storiche e tre nuo ve porte; 2. Commistione. Le nuove funzioni vanno commisurate allidentit storica dei siti, bisogna accet tare la molteplicit (commistio ne, mixit). importante met tere insieme quello che c, quello che arriva, quello che si immagina possa convivere, quello che si propone arrivi in futuro. Universit, centri stu di, archivi e musei della prima e della seconda riforma (indispensabili spazi museali/archi vistici/biblioteco-nomici), strutture sanitarie, laboratori di arti e mestieri, lavoro intellet tuale e lavoro manuale tra loro dialoganti. Gli spazi aperti dellex ospedale psichiatrico diventano parchi pubblici, luoghi delle citt, aperti, rispettati, curati, frequentati; 3. Accordi di programma. Concordare, tra Enti pubblici (Azienda sa nitaria, Provincia, Comune, Regione, ecc.), le destinazioni duso dei manufatti, evitando le solu zioni monofunzionali (solo uni versit, solo ASL, ecc.) per pun tare sulla commistione; 4. Convenzioni tra pubblico e privato. Evitare di svendere. Fare piut tosto contratti di comodato. Uti lizzare formule diverse che ga rantiscano dalla deriva dellabu so e da ogni appetito speculativo;

5. Unit gestionale. Affidare ad ununica giardineria i poteri e i mezzi adeguati alla cura, al rin novo e alla manutenzione degli spazi aperti, compresi i percorsi e le soste degli automezzi. 6. Vincoli. Costruire un dispositi vo di vincolo con leggi nazio nali (1089/1497/431), regionali e provinciali, norme di Prg comunale sullintero compen dio e, ove possibile, anche sul lazienda agraria contigua. Il vincolo non deve immobilizzare, ma pretendere progetti co erenti e unitari (bellezza e uti lit); 7. Ambiti e contesti. Definire gli ambiti e i contesti del compen dio, puntando al recupero delle aziende agrarie (per lo pi delle Province), che spesso non rien trano nei progetti di trasforma zione e di riuso, e di eventuali altri spazi contestuali che siano funzionalmente o percettiva mente connessi; 8. Integrit dei luoghi. Proporre os servazioni e varianti alle norme generali e locali in funzione della tutela degli ambiti e dei con testi, anche per evitare che la mobilit urbana attraversi i compendi; 9. Osservatori. Formare gruppi di lavoro agili, composti di poche personalit dei diversi fronti della sanit, dellimpresa sociale e dei beni culturali, che seguano la fase di accelerato cam biamento e coinvolgano i mi nisteri pertinenti e i poteri locali con adeguato monitorag gio e puntuali suggerimenti;27

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Cos come negli anni settanta sono stati i matti a uscire in citt oltre il muro, nellattuale trasforma zione in atto la citt che entra fuori nel luogo della psichiatria oltre il muro. la comunit intera che esce dentro con tutte le sue ten sioni e le sue diversit. Quello che stato lospedale psichiatrico di venta cos luogo della citt a pie no titolo, spazio della comunit, sito civico bello e utile, nuova agor, nuova piazza, nuovo crocic chio necessario della tolleranza e delle relazioni, stazione di inter mo-dalit culturale, artistica e spi rituale.

La terza utopia

10.Metodo e criteri. Possiamo dun que proporre una provvisoria conclusione, affermando che la terza riforma, la terza uto pia pretende unipotesi di me todo per la definizione dei cri teri generali da osservare nella formazione dei progetti di nuo vi usi degli immobili, degli spa zi aperti, delle aziende agrarie contigue. In estrema sintesi: nella attuale fase di inevitabile modificazione delle figure e delle funzioni degli ex ospedali psichiatrici, gli ambiti di attenzione sanitaria e sociale possono trovare un potente allea to proprio nella qualit (potenzia le) dei luoghi, nel ruolo (poten ziale) che questi si trovano in con dizione di ricoprire nella vita e nella forma della citt. Senza tra volgerne la fisionomia, senza ab battere (se non idealmente) muri.

NOTE [1] Revisione del settembre 2002 del testo gi pubblicato nel dattiloscritto Per un atlante degli ospedali psichiatrici pub blici in Italia: censimento ge ografico, cronologico e tipo logico al 31 dicembre 1996 (con aggiornamento al 31 ot tobre 1998). A cura della Fon dazione Benetton studi ricer che, stampa 1999.

Domenico Luciani Direttore della Fondazione Benetton Studi e ricerche.

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Edificazione di un manicomioGian Piero Sciocchetti

La storia della costruzione dellex ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana. Il frutto di una approfondita ricerca darchivio in un ipertesto.

La ricerca dei disegni progettuali relativi alla costruzione del Ma nicomio provinciale tirolese di Per gine1 e di quelli del suo successi vo ampliamento. Si presentata come una ricerca complessa, con sistente nella ricostruzione docu mentale della storia edilizia del pi grande edificio del Trentino e che interessava vari ed inesplorati set tori delle attivit tecnico-costrut tive svolte nella nostra regione quali lacquisto dei terreni su cui costruirlo2, la sua progettazione di massima, i disegni esecutivi e di cantiere, la progettazione dei pri mordiali impianti tecnici3, lasset to urbanistico del territorio pre scelto4, la progettazione dei giar dini5 e cos via, eseguiti nei tren ta-cinque anni intercorsi tra il 1879 ed il 1914. Di una documentazione cos im portante per la storia della psichia tria e delle tecnologie usate nella nostra regione, si era persa ogni trac cia. Una constatazione questa assai grave se si pensa che tale documen tazione riguardava il primo dei granProvincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

di edifici costruiti nel Trentino sul finire dellOttocento, realizzato a tempo di record da una delle impre se trentine pi rinomate operanti nel Tirolo e in altri Lnder dellImpero Asburgico. Ben presto mi resi conto che i documenti che cercavamo erano ve ramente scomparsi e che nessuno era in grado di suggerirmi in quale ar chivio avremmo potuto continuare le ricerche. Decisi di interrompere le ricerche in ambito extra provinciale in quanto capii che la documenta zione pi interessante quella ri guardante cio la fase esecutiva dei lavori avrebbe potuto trovarsi so lamente negli archivi della vecchia Contea Principesca del Tirolo e non a Vienna come qualcuno suggeriva in quanto la realizzazione del ma nicomio riguardava esclusivamente il Land Tirolo e non gli organi cen trali dello Stato Asburgico6. Per il prosieguo della ricerca avrei potuto contare solamente su unin teressante e completa documentazio ne catastale raccolta nel corso di unapposita ricerca eseguita, con la solita impeccabile precisione, da Vin cenzo Adorno presso lUfficio del Li bro fondiario7 e lUfficio del catasto della Regione autonoma TrentinoAlto Adige e su due libri pubblicati nel 1912 e nel 1981. I documenti disponibili consi stevano in una serie di mappe ca tastali su cui erano state eviden ziate tutte le particelle fondiarie acquistate nel 1879 dal Comune di Pergine per la costruzione del ma nicomio (tenuta di Maso San Pie tro) e nel 1902 dalla Giunta pro vinciale di Innsbruck per lamplia29

mento delle strutture esistenti e per la realizzazione della cosiddet ta Colonia agricola, necessaria per la sperimentazione deller-go terapia (i terreni confinanti a Nord-Ovest delledificio principa le del manicomio e quelli della te nuta Alla Costa di Vigalzano). Completava la documentazione una serie di vecchie mappe catastali ottocentesche su cui risultavano po sizionati gli edifici realizzati nel 1879-1881 e che, grazie ai segni con venzionali che vi comparivano, per mettevano anche di conoscere i tipi di colture presenti su alcune parti celle e lesatta conformazione dei giardini realizzati tra i fabbricati del manicomio. Dei due testi disponibili, il pi vecchio, era quello curato da Hein rich Schlss, Die Irrenpflege in sterreich in Wort und Bild (I ma nicomi in Austria nelle parole e nel le immagini), pubblicato ad Hal le a. S. nel 1912, con particolare riguardo al capitolo relativo al Ma nicomio di Pergine, scritto dal dr. Dejaco8 che in quellanno ne aveva assunto la direzione, dopo avervi tra scorso un lungo periodo in qualit di assistente. Dalle notizie contenu te nel libro su tutti i manicomi esi stenti nella parte austriaca dellIm pero danubiano, dalle illustrazione e dai disegni che vi sono riprodotti e dalla precisa e meticolosa descri zione dei vari reparti del manicomio perginese fatta dal dr. Pius Dejaco, stato possibile ricavarne un nume ro elevato di informazioni riguardanti lorganizzazione del manicomio nel periodo compreso tra il 1893 ed il 1912.

Considerando limportanza del la descrizione fatta dal Dejaco per il prosieguo della ricerca, il dr. Giu seppe Pantozzi ha tradotto in lin gua italiana lintero capitolo che riguardava il manicomio di Pergi ne9, permettendo in tal modo di non perdere alcun particolare del la minuziosa descrizione dei sin goli reparti os-pedalieri. Il secondo testo disponibile, il pi completo ed interessante libro sulla storia del manicomio di Pergine e di Hall era quello importantissimo, ai fini della mia ricerca, di Giuseppe Pantozzi, Gli spazi della follia: sto ria della psichiatria nel Tirolo e nel Trentino 1830-1942, edito dalla Scuola superiore di servizio sociale di Trento e dal Centro studi Erickson di Gardolo nel 1989. Senza di esso questa mia ricerca non avrebbe po tuto essere portata a termine. Dopo aver esaminato attenta mente la suddetta documentazio ne, decisi di ricapitolare cronolo gicamente tutte le notizie di cui fossi venuto a conoscenza, in modo da poterle confrontare tra loro, controllandone laffidabilit ed integrandole con altri dati ri guardanti la realizzazione delle grandi opere pubbliche realizzate nel Trentino nello stesso periodo (1880-1914). Per far ci mi sarei avvalso della documentazione rac colta per la stesura del mio studio sulla costruzione della Ferrovia della Valsugana10 (1884-1886) e di altri interessanti testi editi dallAs sociazione amici della storia di Per gine11, di cui faccio parte. I risultati cos ottenuti sono stati superiori ad ogni aspettativa perch

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Bruno Caruso, Ospedale dello Spasimo, particolare, 1954.

mi hanno permesso di farmi unidea dei costi sostenuti per lac quisto dei terreni, dei materiali im piegati nelle costruzioni, dei costi della mano dopera, dei sistemi co struttivi, dellonere dei trasporti, della situazione della rete strada le, delle condizioni amministrati ve che regolavano i contratti di allora e del funzionamento del Catasto e del Libro fondiario au stroungarico. Ritenni indispensabile dover fare anche un riferimento alla par ticolare situazione che stava attra versando la Monarchia danubiana, in quanto in quellepoca tutti i ter ritori appartenenti agli Asburgo stavano attraversando un periodo di profonda trasformazione eco nomica12, tributaria13, organizzati va e istituzionale14. A ingarbuglia re maggiormente le cose fu len trata in vigore delle leggi che di sponevano il cambio della valuta15Provincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

e lintroduzione del nuovo siste ma metrico decimale16. Per quanto riguarda specificamen te il Trentino la situazione risultava ancora pi grave che altrove in quan to a partire dal 1866 le nuove fron tiere con lItalia posero fine ai rap porti economici e di buon vicinato con la Lombardia e con il Veneto17. Contemporaneamente, una profonda e grave crisi economica, causata dal le avverse condizioni meteorologi che e dal diffondersi di malattie del la vite e dei bachi da seta, stava at tanagliando leconomia trentina ba sata prevalentemente sullagricoltu ra di montagna18, sulla produzione enotecnica19 e sulla bachicoltura20. Una volta completate le ricerche preliminari potei dedicarmi al vero scopo del mio studio. Partendo dal le mappe catastali depoca, fornitemi da Vincenzo Adorno, fui in grado di ricostruire le varie fasi di costru zione del manicomio, la relativa di sposizione urbanistica dei vari fab bricati, le modifiche apportate ad alcuni edifici e la particolare con formazione data alle aiuole dei giar dini. Contemporaneamente mi dedi cai alla riproduzione delle fotogra fie depoca e a eseguirne di nuove degli stessi particolari che compari vano nelle vecchie immagini, risalenti perlopi al primo decennio del Novecento. Qualche tempo dopo, Anita Pas qualeti, esperta in ricerche biblio grafiche del nostro gruppo di stu dio, mi avvertiva di aver trovato ca sualmente presso la Biblioteca co munale di Trento, un album foto grafico prodotto dal noto fotogra fo trentino Untervegher per linau31

gurazione del manicomio pergine se, prevista per il 19 settembre 1882 21 . Purtroppo la cerimonia non pot aver luogo per il verifi carsi della pi grande alluvione verificatasi sul Trentino e in Val sugana negli ultimi secoli e per quel motivo, forse, lalbum era sta to cos a lungo dimenticato tra i tanti documenti conservati nella biblioteca. Con le copie delle fotografie ot tenute dalla Direzione della biblio teca, unitamente alle immagini e alle planimetrie di alcuni fabbricati rea lizzati nel 1902-1905, che compaio no nei libri di Heinrich Schlss e di Giuseppe Pantozzi e con le notizie tratte dai testi di Cesare Battisti, di Nino Forenza, di Roberta Grof, di Jole Piva e di Luciano Dellai, potei di sporre di un sufficiente repertorio di documenti ricostruire con buona precisione le varie fasi che porta rono alla costruzione e ai succes sivi ampliamenti del manicomio perginese. Non disponendo di alcuna pla nimetria relativa al primo gruppo di fabbricati22, costruiti tra il 1879 ed il 1881, e considerando che quelle disponibili risalivano a non prima del 1970 e che quindi erano assai diverse da quelle originali, mi resi conto che lunica possibilit di poter disporre di planimetrie pi vecchie era quella di rintracciare la documentazione presentata dai proprietari di immobili allatto della costituzione del Nuovo Ca tasto Edilizio Urbano del 1939, documentazione che trovai nellar chivio dellUfficio del Catasto di Pergine e che riguardava tutte le

planimetrie23 rilevate da vari tec nici abilitati in occasione del lAccertamento Generale della Pro priet Immobiliare Urbana" dispo sto con Regio Decreto Legge 13 Aprile 1939-XVII n. 652. Con gran de soddisfazione potei consultare tutte le piantine dei singoli piani di tutti gli edifici preesistenti al lentrata in vigore della legge e quelle relative ai fabbricati eretti o ristrutturati dopo il 1939 non ch a tutte le varianti e modifiche apportate agli edifici fino ai gior ni nostri. Grazie alla preziosa collaborazio ne del Capufficio del Catasto di Per gine e dei suoi collaboratori, nel giro di soli tre giorni potei disporre di tutte le planimetrie che mi interes savano. La loro riproduzione com port la suddivisione in pi fogli formato UNI A3 per cui furono ne cessari alcuni giorni per realizzare i collage necessari per metterle as sieme. Purtroppo le planimetrie pi vecchie, disegnate su carta mil limetrata prodotta nel periodo bellico, ingiallita dal tempo, con profonde piegature dei disegni originali, rendevano le fotocopie assai scure, con linee a volte de formate dalle pieghe, oppure par ticolarmente sbiadite; lunico si stema per poterne ricavare dei di segni di pi facile lettura, magari in scala ridotta per poterle consul tare senza problemi, consisteva nel ridisegnarle tutte su normale car ta da lucidi non millimetrata. Iniziai a disegnare le piante del fabbricato principale risalente al 1879-1880. Lidea fu vincente in quanto sovrapponendo casual

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mente le prime due tavole realiz zate potei constatare che le mu rature interne degli scantinati non sempre corrispondevano a quelle dei tramezzi del piano superiore, cio, risultava che alcuni muri di fondazione non servivano a soste nere alcun sovraccarico concentra to nel piano sovrastante. La stra na situazione mi divenne chiara nel disegnare le piante dei piani superiori da cui potei notare che la posizione delle tramezzatureBruno Caruso, Il mondo alla rovescia, disegno acquarellato, 1958.

erano tornate a coincidere con le murature portanti esistenti nello scantinato. Era evidente che allat to del rilevamento la situazione era diversa da quella del 1882 e che, nel frattempo, parecchi muri divisori erano stati demoliti. Unulteriore sorpresa la ebbi quando, seguendo meticolosamente la descrizione dei vari re parti del fabbricato centrale del manicomio, fatta dal dr. Pius Deja co, potei constatare che quella

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descritta corrispondeva esattamen te alla suddivisione interna dei locali dello scantinato. Facendo tesoro dellesperienza acquisita continuai a disegnare piantine ininterrottamente per circa tre mesi realizzando sessanta plani metrie relative a tutti i fabbricati costruiti tra il 1879 ed il 1973 e le relative variazioni apportate a par tire dal secondo dopoguerra. Per elaborare e ridisegnare tutte le planimetrie, per raccogliere tutte le notizie necessarie, per riprodurre le immagini ho impiegato circa sei mesi a partire dall11 settembre del 2000 fino al 21 marzo 2001. Come ho gi specificato in precedenza, per facilitare la consultazione, i disegni sono stati ridotti di forma to in modo da poterli riprodurre in un comune foglio formato UNI A4. Contraddis-tinguendo ogni locale con un numero progressivo e dotando le plani-metrie di unapposita legenda possibile ora conoscere luso che se ne fa ceva a suo tempo. Purtroppo i di segni risultano privi delle varie se zioni, delle piante dei sottotetti e dei disegni delle facciate, ma la loro ricostruzione peraltro non ne cessaria avrebbe comportato una lunga perdita di tempo. Nel nostro caso, infatti, i disegni approntati sono in grado di far conoscere lor ganizzazione sanitaria dei vari re parti, la sistemazione dei servizi generali, le continue modifiche e gli amplia-menti eseguiti per po tenziare la capacit ricettiva del manicomio. Oltretutto le varie fotografie depoca, tra cui molte inedite, ci per

mettono di avere una visione das sieme dellopera e di tutti i princi pali particolari architettonici del mo numentale fabbricato principale e dei vari padiglioni costruiti allini zio del secolo. Nella primavera del 2002, in oc casione del mio ultimo sopralluogo allex Ospedale psichiatrico le due archiviste che, con certosina pazien za e con estrema precisione, stava no riordinando larchivio mi conse gnarono due fotocopie degli unici disegni tecnici relativi al manicomio trovati tra lenorme mole di docu menti che stavano ultimando di rior dinare. Limportanza del ritrovamento dei due disegni rilevante in quanto uno di essi ci permette di conoscere le dimensioni e le relative caratteristi che delle fondazioni dei piccoli fab bricati adibiti a lavanderia, a docce, a camera mortuaria e a magazzini provvisori24, in parte demoliti nei primi anni del Novecento (fig. 1). Laltro ci consente invece di avere la conferma dellinsorgere di proble mi sorti per la sistemazione allin terno dellIstituto delle 20 suore a cui la Provincia aveva affidato, con regolare contratto, gran parte della gestione logistica dellintero mani comio. Secondo le clausole contem plate dal contratto stipulato nellestate del 1881 con la direzione generale delle Suore della Divina Provvidenza di Gorizia25, la Giunta provinciale si era impegnata a met tere a disposizione delle suore, ido nei locali riservati, in grado di ospi tarne eventualmente un numero maggiore. Secondo il contratto, in fatti, le venti suore rappresentava

Figura 1 - 1880-81 Manicomio provinciale tirolese di Pergine Valsugana: studio di massima per la trasformazione del tratto centrale del secondo piano delledificio in alloggi per le suore, per il capellano, per i medici assistenti e in due locali da adibito a biblioteca e a cancelleria

no il numero minino di quelle che avrebbero dovuto svolgere la loro attivit dassistenza alle malate, nu mero che per sarebbe potuto au mentare in qualsiasi momento pre via richiesta della Giunta provincia le tirolese. Probabilmente tutti que sti problemi, poterono essere ri solti approfittando della necessi t di dislocare le docce lontano dai locali delle cucine come invece era stato previsto nel progetto inizia le26. Come stato possibile appu rare, sul retro del grande edificio manicomiale vennero apposita mente realizzati una serie di pic coli fabbricati non previsti inizialProvincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

mente, che permise di risolvere in qualche modo tutte le manchevo lezze progettuali evidenziate du rante i lavori o non approvate dal le autorit sanitarie provinciali. Contrariamente ad ogni principio deontologico, la progettazione delle modifiche e dei nuovi fab bricati non venne eseguita dal pro gettista ing. Josef Huter, bens dal direttore dei lavori, ling. Lindner. Era evidente che i rapporti tra il progettista e lEnte committente si fossero interrotti, ma i motivi pur troppo non li conosciamo. Ad avvalorare tale supposizione ci viene in aiuto il secondo disegno35

(fig. 2) in cui compare abbozzato uno studio per la sistemazione del lalloggio delle suore da realizzare al secondo piano del corpo centrale del manicomio. Si tratta di una si stemazione di ripiego che evidente mente non poteva essere accettata dalle suore: infatti, oltre al poco spa zio disponibile e alla cattiva dispo sizione interna dei locali, i servizi igienici risultavano essere fuori dagli alloggi usati in comune con altri reparti dellospedale. Grazie al ritrovamento di queste due planimetrie stato possibile completare tutte quelle dei fabbri cati realizzati nellex Ospedale psi chiatrico tra il 1879 e la fine del secolo scorso. Finalmente alla fine di marzo del 2001 riuscii a portare a compimento lincarico preso. Per rendere meno pesante la relazione sulle attivit svolte, che avrei dovuto esporre ai componenti del gruppo di lavoro, approntai una serie di diapositive riproducenti i principali documenti depoca integrandole con quelle scattate in occasione dei miei vari sopralluoghi. Conclusi la mia espo sizione consegnando alla dott.ssa Grandi due raccoglitori da duecen to buste trasparenti, contenenti specchi cronologici, trascrizioni di documenti, riproduzioni di foto grafie, disegni esplicativi, cartine, tabelle e soprattutto le planime trie del complesso ospedaliero e degli edifici nella loro disposizio ne iniziale. Dopo qualche tempo, quando or mai avevo ripreso in mano il mio lungo studio sulle difese delle coste mediterranee dalle incursioni turco-

saracene, la dott.ssa Grandi mi tele fon comunicandomi di aver visio nato la documentazione che le ave vo consegnato e che riteneva oppor tuno trasformarla in un ipertesto multimediale a carattere divulgati vo. Sul finire dellestate, quando dopo un lungo periodo dassenza tornai a Trento, incontrai la dott.ssa Grandi che mi preg di esporre la mia rela zione sul lavoro fatto ad alcuni fun zionari della Provincia autonoma di Trento, e successivamente, ai rappre sentanti dellAmministrazione comu nale di Pergine e del Comprensorio dellAlta Valsugana. Mingardi, esperto informatico in occasione di un incontro fu deciso che lipertesto uno scopo prettamen te divulgativo diretto ai giovani, in grado di far loro conoscere cosa si gnific per i Trentini laver ottenuto un ospedale psichiatrico in cui i pro pri malati avrebbero potuto con siderarsi tra la propria gente, non pi costretti ad emigrare in ter ritori lontani ove lisolamento sa rebbe risultato ancor pi accentua to dalla diverse usanze e soprat tutto dalla diversa lingua. Per po ter raggiungere gli obiettivi che ci eravamo preposti sarebbe stato necessario approntare una specie di menab da cui chiunque non solo gli addetti ai lavori intera gendo tra i vari file contenuti in un CD-ROM potesse seguire un per corso da cui trarre tutte le infor mazioni che pi interessano. Sul finire del mese di aprile 2002 con la dott.ssa Grandi decidemmo di articolare la Storia dellex Ospe dale psichiatrico di Pergine dalla

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sua ideazione alla fine della Gran de Guerra27 nei seguenti periodi o argomenti principali: 1. Antefatti; 2. il manicomio a Pergine; 3. la costruzione dellOspedale psi chiatrico; 4. linaugurazione; 5. alla ricerca di nuovi spazi; 6. la Grande Guerra; 7. il primo dopoguerra; 8. la costituzione della nuova pro vincia della Venezia Tridentina. Ognuno di essi, a sua volta, avrebbe dovuto essere articolato in una se rie di argomenti specifici riguar danti ciascuno degli otto periodi presi in esame. Di conseguenza ogni argomento specifico avrebbe dovu to essere descritto succintamente

fornendo le indicazioni necessarie per i successivi approfondimenti co stituiti da brevi flash denominati ar gomenti particolareggiati, che avrebbero costituito il punto di partenza per poter interagire con altri file consistenti in una serie di documenti ancor pi particola reggiati, basati essenzialmente sulle immagini con relative dida scalie e spiegazioni. Lipertesto sar dunque composto da: - 8 argomenti principali; - 34 argomenti specifici; - 120 argomenti particolareggiati sotto forma di schede, con ri ferimenti alle fonti per un ap profondimento dellargomento; - 6 cartine geografiche;

Figura 2 -1881 Manicomio provinciale tirolese di Pergine Valsugana planimetria delle fondazioni dei piccoli fabbricati realizzati nella zona retrostante il fabbricato centrale

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- 30 tavole di disegno con relati ve spiegazioni; - 48 fotografie depoca, in parte inedite; - 5 mappe catastali; - 17 tabelle; - fotografie recenti dello stato delle strutture; - trascrizioni di documenti pi im portanti e difficilmente reperibi li; - bibliografia completa sugli argo menti. Il CD-ROM sar probabilmente rea lizzato entro la fine del 2003.

limpianto elettrico allacciato ad una delle prime centrali della regione alpina. [4] Consistenti: nellallontana mento dei rivi dacqua presenti nella zona ove venne eretto il grande fabbricato, lo sposta mento del corso del "canale macinante"; lallacciamento idrico allacquedotto; la ricer ca di nuove sorgenti e la co struzione di un nuovo acque dotto; limpianto elettrico che assorbiva gran parte della po tenzialit della nuova centra le elettrica di Serso; linstalla zione di montacarichi; lim pianto di produzione dacqua calda per le docce e la lavan deria; limpianto telefonico; la realizzazione di una grande cucina dotata di grosse pen tole funzionanti a vapore. [5] Il cui progetto fu eseguito dal conte Carlo Lodron ed appro vato dalla Giunta provinciale. [6] La legge imperiale 17 febbra io 1864, modificando profon damente la legislazione pree sistente in tema di assistenza ai malati di mente, decentra va ogni competenza in mate ria ai vari Lnder dellimpero austroungarico. [7] Listituzione del Libro fondia rio fu introdotta nel Trentino a seguito dellentrata in vigo re della legge provinciale del Tirolo n. 9 del 17 marzo 1897. Limpianto del libro fondiario

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NOTE ]1] Denominazione ufficiale as sunta dallOspedale psichiatri co di Pergine dallinizio delle attivit fino al 1916. Dopo tale data i comandi militari au stroungarici preferirono chia marlo Ospedale militare di San Pietro o pi semplicemente Ospedale di San Pietro. [2] Avvenute in un periodo di transizione compreso tra la formazione del Catasto fon diario impostato su base geo metrica e particellare (1853), la compilazione dei fogli di possesso fondiario (Grundbe sitzbogen) e la costituzione del Libro fondiario (1900). [3] Gi nel 1880-1882 furono re alizzati alcuni primordiali, ma complessi, impianti tecnici quali quelli di riscaldamento, quello fognante e nel 1903

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fu eseguita nellarco di tempo di mezzo secolo ed ebbe ini zio a partire dal 1900. Il rile vamento dei dati, intrapreso dai funzionari austroungarici, venne continuata dal governo italiano che ne riconobbe la validit, ultimandone lim pianto e mantenendo la vali dit nel territorio della regio ne Trentino-Alto Adige. [8] Il dottor Pius Dejaco, nato a Cognola di Trento il 24 aprile 1859 da una famiglia di lin gua tedesca, prese servizio presso il manicomio di Pergi ne nel 1893 in qualit di assi stente, fu direttore dello stes so manicomio dal 1912 al 1919. [9] DEJACO 1912. Per la traduzio ne cfr. pi avanti. [10]SCIOCCHETTI 1998. [11]BATTISTI 1987; BATTISTI 1898; FORENZA 1995; FOREN ZA 1998; GROFF PIVA DEL LAI 1985. [12]Generata dalla rivoluzione scoppiata in Ungheria, in Bo emia, a Vienna e nel Lombar do Veneto (1848-1849), dal la guerra contro il Regno di Sardegna (1848-1849), dalla guerra contro i Franco-Pie montesi (1859), dalla guerra contro lImpero Prussiano e il Regno dItalia (1866) e lan nessione della Bosnia Erzego vina (1878).Provincia Autonoma di Trento Punto Omega n. 12/13

[13]Introduzione del nuovo cata sto fondiario impostato su base geometrica e particellare con rilevamento cartografico alla scala 1:2880 eseguita dall i.r. Genio Militare (1853 1863) e allintroduzione del Libro fondiario (1897), ulti mato dopo la Grande Guerra. [14]Causata dalla trasformazione istituzionale dell