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magazine 09 aprile 2010 Rrose Sélavy PRIVAT BESITZ

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Rrose Sélavy

PRIVATBESITZ

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L’estrema complessità del Novecento condensata nelle scelte di Franco Gregori. “Privatbesitz”, alla Galleria Fuorizona artecontemporanea di Macerata dal 10 aprile all’8 maggio 2010, si offre quale omaggio alla singolare figura del collezionista maceratese, recentemente scomparso. La volontà di Sandro Acquaticci di dedicare una mostra a una parte della collezio-ne Gregori, affidandone a me la cura, concede l’opportunità di muovere libere dissertazioni su di un argomento tanto vasto quanto importante come quello del collezionismo privato. La presenza di Palazzo Ricci, con la sua prestigiosa collezione di arte del ‘900, costituisce un episodio significativo per la città di Macerata. Staccandosi completamente da una dimensione localistica, e facendolo in maniera affatto settoriale, la raccolta trova il suo maggior pregio in quella capacità di rendere le infinite dinamiche che hanno attraversato il secolo scorso. Di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, le opere esposte rientrano però in quella particolare area del collezionismo privato formata dalle acquisizioni degli Istituti di Credito. Il collezionismo bancario, infatti, tende a trasformare una fruizione squi-sitamente privata, mossa da una più generale forma d’investimento, in un ampio progetto culturale sostenuto da un preciso intento programmatico che prevede varie modalità d’esposizione pubblica, dal prestito al comodato all’accesso consentito con regolari orari di apertura.

Il Torso di giovinetto di Arturo Martini, presente a Palazzo Ricci, consente di alimentare le infinite declinazioni in cui l’attività collezionistica può essere intesa. In maniera trasversale si può giun-gere infatti all’emblematico caso della Donna che nuota sott’acqua. La scultura di Arturo Marti-ni, dopo la presentazione alla Biennale di Venezia del 1942, venne acquistata da un privato; fin qui nulla di anomalo se nonché l’opera, da quel momento, scomparve alla vista.

Privatbesitz – la collezione privata fra progetto culturale e operazione morbosa

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Dopo il 1950, quella che può essere a pieno titolo considerata uno dei capolavori del Novecen-to, non è stata più concessa alla visione pubblica. Tanto si potrebbe dire su questo, fatto sta che tale condizione ha finito per alimentare storie dai toni leggendari che raccontano dell’opera resa inaccessibile da una stanza edificata appositamente per accoglierla, una prigione che la sottraesse al mondo per consegnarla all’eternità. Solo dopo il 2000 la Donna che nuota sott’acqua è tornata sul mercato internazionale venendo acquistata dalla Fondazione Cariverona, che ne ha consentito il prestito per la partecipazione alle importanti retrospettive sul maestro veneto che si sono tenute a Roma e a Milano tra il 2006 e il 2007 e alla mostra attualmente in corso al Palazzo della Ragione di Verona “PastPre-sentFuture – Le collezioni Fondazione Cariverona e UniCredit Group” a cura di Walter Guada-gnino. L’aurea immortale resa oramai inscindibile dalla splendida scultura di Arturo Martini lascia affermare come il collezionismo privato non possa venire incanalato in discorsi generalistici ma, di volta in volta, l’analisi debba procedere dalla collezione fino ad abbracciare la figura di colui che l’ha costituita. L’improvvisa scomparsa di Franco Gregori impone tale atteggiamento, in virtù del fatto che i pezzi presenti permettono di comprendere come il collezionista operasse scelte meditate e attente che esulano dalla realtà locale per esplorare ben altri contesti.

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Nella mostra di Macerata si è deciso di concentrare la selezione sulle opere di area mitteleuro-pea, tracciando un percorso che dalla Germania, con Joseph Beuys e Sigmar Polke, arriva alla Svizzera, con Urs Luthi, trovando il suo fulcro nell’Austria e includendo anche un lavoro di Robert Adrian X, canadese che vive a Vienna dagli anni Settanta. Un disegno di Anton Kolig, esponente dell’Espressionismo Austriaco, apre l’esposizione che prosegue con due opere di Arnulf Rainer, permettendo il passaggio, da un uso del corpo quale semplice soggetto, alla concezione del fare artistico come “opera d’arte totale”. Significativo, in questo senso, il fatto che il nucleo più compatto e rappresentativo sia costituito dalle opere degli “Azionisti Vienne-si”, presenti con due intensi disegni di Gunter Brus e Herman Nitsch e ben 15 fotografie di Otto Muehl appartenenti a una delle prime Azioni Materiali realizzate nel 1963. D’estremo interesse, per completezza e datazione, il lavoro di Muehl rappresentava il vanto di Franco Gregori. Un amore che lascia intuire la rara sensibilità di questo collezionista che ha saputo esprimere, con le sue scelte, lo spirito del secolo nel quale è vissuto. Cristina Petrelli

Fotogrammi del video della mostra