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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Cantico di natale in prosa : racconto dispiritiAUTORE: Dickens, CharlesTRADUTTORE: Verdinois, FederigoCURATORE: Verdinois, FederigoNOTE:

CODICE ISBN E-BOOK: 9788828100584

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: [elaborazione da] "Christmas Morning, Hô-tel de Cluny, n.d." di Edwin Deakin (1838–1923) -Crocker Art Museum, Sacramento, California -https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Christmas_Morning,_H%C3%B4tel_de_Cluny,_n.d..JPG. - Pubblico Do-minio.

TRATTO DA: Cantico di natale in prosa : racconto dispiriti / Carlo Dickens ; prima versione italiana diFederigo Verdinois .- Milano : Ulrico Hoepli, 1888.

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TITOLO: Cantico di natale in prosa : racconto dispiritiAUTORE: Dickens, CharlesTRADUTTORE: Verdinois, FederigoCURATORE: Verdinois, FederigoNOTE:

CODICE ISBN E-BOOK: 9788828100584

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: [elaborazione da] "Christmas Morning, Hô-tel de Cluny, n.d." di Edwin Deakin (1838–1923) -Crocker Art Museum, Sacramento, California -https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Christmas_Morning,_H%C3%B4tel_de_Cluny,_n.d..JPG. - Pubblico Do-minio.

TRATTO DA: Cantico di natale in prosa : racconto dispiriti / Carlo Dickens ; prima versione italiana diFederigo Verdinois .- Milano : Ulrico Hoepli, 1888.

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CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 22 ottobre 19972a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 21 febbraio 20063a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 30 maggio 2017

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:FIC004000 FICTION / CLASSICI

DIGITALIZZAZIONE:Francesco Musso, [email protected]

REVISIONE:Francesco Musso, [email protected] Santamaria

IMPAGINAZIONE:Paolo Fusco, [email protected] (ePub)Rosario Di Mauro (ODT)Alessandro Levati, [email protected] (revisioneePub)Rosario Di Mauro (revisione ePub)

PUBBLICAZIONE:Marco Calvo, http/www.marcocalvo.itUgo Santamaria

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1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 22 ottobre 19972a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 21 febbraio 20063a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 30 maggio 2017

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:FIC004000 FICTION / CLASSICI

DIGITALIZZAZIONE:Francesco Musso, [email protected]

REVISIONE:Francesco Musso, [email protected] Santamaria

IMPAGINAZIONE:Paolo Fusco, [email protected] (ePub)Rosario Di Mauro (ODT)Alessandro Levati, [email protected] (revisioneePub)Rosario Di Mauro (revisione ePub)

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4CANTICO DI NATALE.................................................6Strofa Prima: Lo spettro di Marley................................7Strofa Seconda: Il primo dei tre spiriti.........................34Strofa Terza: Il secondo dei tre spiriti...........................58Strofa Quarta: L'ultimo degli Spiriti............................91Strofa Quinta: La fine della storia..............................113

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4CANTICO DI NATALE.................................................6Strofa Prima: Lo spettro di Marley................................7Strofa Seconda: Il primo dei tre spiriti.........................34Strofa Terza: Il secondo dei tre spiriti...........................58Strofa Quarta: L'ultimo degli Spiriti............................91Strofa Quinta: La fine della storia..............................113

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CANTICO DI NATALE

CHARLES DICKENSTraduzione di Federigo Verdinois

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CANTICO DI NATALE

CHARLES DICKENSTraduzione di Federigo Verdinois

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Strofa PrimaLo spettro di Marley

Marley, prima di tutto, era morto. Niente dubbio su que-sto. Il registro mortuario portava le firme del prete, delchierico, dell'appaltatore delle pompe funebri e dellapersona che aveva guidato il mortoro. Scrooge vi avevaapposto la sua: e il nome di Scrooge, su qualunque fo-gliaccio fosse scritto, valeva tant'oro. Il vecchio Marleyera proprio morto per quanto è morto, come diciamonoi, un chiodo di porta.Badiamo! non voglio mica dare ad intendere che io sap-pia molto bene che cosa ci sia di morto in un chiodo diporta. Per conto mio, sarei stato disposto a pensare cheil pezzo più morto di tutta la ferrareccia fosse un chiododi cataletto. Ma poiché la saggezza dei nostri nonni sfol-gora nelle similitudini, non io vi toccherò con sacrilegamano; se no, il paese è bell'e ito. Lasciatemi dunque ri-petere, solennemente, che Marley era morto com'è mor-to un chiodo di porta.Sapeva Scrooge di questa morte? Beninteso. Comeavrebbe fatto a non saperlo? Scrooge e il morto eranostati soci per non so quanti anni. Scrooge era il suo uni-co esecutore testamentario, unico amministratore, unicoprocuratore, unico legatario universale, unico amico,unico guidatore del mortoro. Anzi il nostro Scrooge, che

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Strofa PrimaLo spettro di Marley

Marley, prima di tutto, era morto. Niente dubbio su que-sto. Il registro mortuario portava le firme del prete, delchierico, dell'appaltatore delle pompe funebri e dellapersona che aveva guidato il mortoro. Scrooge vi avevaapposto la sua: e il nome di Scrooge, su qualunque fo-gliaccio fosse scritto, valeva tant'oro. Il vecchio Marleyera proprio morto per quanto è morto, come diciamonoi, un chiodo di porta.Badiamo! non voglio mica dare ad intendere che io sap-pia molto bene che cosa ci sia di morto in un chiodo diporta. Per conto mio, sarei stato disposto a pensare cheil pezzo più morto di tutta la ferrareccia fosse un chiododi cataletto. Ma poiché la saggezza dei nostri nonni sfol-gora nelle similitudini, non io vi toccherò con sacrilegamano; se no, il paese è bell'e ito. Lasciatemi dunque ri-petere, solennemente, che Marley era morto com'è mor-to un chiodo di porta.Sapeva Scrooge di questa morte? Beninteso. Comeavrebbe fatto a non saperlo? Scrooge e il morto eranostati soci per non so quanti anni. Scrooge era il suo uni-co esecutore testamentario, unico amministratore, unicoprocuratore, unico legatario universale, unico amico,unico guidatore del mortoro. Anzi il nostro Scrooge, che

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per verità il triste evento non aveva fatto terribilmentespasimare, si mostrò sottile uomo d'affari il giorno stes-so dei funerali e lo solennizzò con un negozio co' fioc-chi.Il ricordo dei funerali mi fa tornare al punto di partenza.Non c'è dunque dubbio che Marley era morto. Questomettiamolo bene in sodo, se no niente di maravigliosopotrà scaturire dalla storia che son per narrarvi. Se nonfossimo perfettamente convinti che il padre d'Amleto èmorto prima che s'alzi il sipario, la sua passeggiatinanotturna su pei bastioni al vento di levante non ci fareb-be maggiore effetto della bisbetica passeggiata di unqualunque attempato galantuomo il quale se n'andassedi notte in un posto ventoso — il cimitero di San Paolo,poniamo — pel solo gusto di sbalordire la melansagginedel proprio figliuolo.Scrooge non cancellò dall'insegna il nome del vecchioMarley. Parecchi anni dopo, leggevasi sempre sulla por-ta del magazzino: "Scrooge e Marley". La ditta era notaper Scrooge e Marley. Seguiva a volte che qualche novi-zio agli affari desse a Scrooge ora il nome di Scrooge eora quello di Marley; ma egli rispondeva a tutti e due.Per lui era tutt'una cosa.Oh! ma che stretta sapevano avere le benedette mani dicotesto Scrooge! come adunghiavano, spremevano, tor-cevano, scuoiavano, artigliavano le mani del vecchio le-sina peccatore! Aspro e tagliente come una pietra foca-ia, dalla quale nessun acciaio al mondo aveva mai fattoschizzare una generosa scintilla; chiuso, sigillato, solita-

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per verità il triste evento non aveva fatto terribilmentespasimare, si mostrò sottile uomo d'affari il giorno stes-so dei funerali e lo solennizzò con un negozio co' fioc-chi.Il ricordo dei funerali mi fa tornare al punto di partenza.Non c'è dunque dubbio che Marley era morto. Questomettiamolo bene in sodo, se no niente di maravigliosopotrà scaturire dalla storia che son per narrarvi. Se nonfossimo perfettamente convinti che il padre d'Amleto èmorto prima che s'alzi il sipario, la sua passeggiatinanotturna su pei bastioni al vento di levante non ci fareb-be maggiore effetto della bisbetica passeggiata di unqualunque attempato galantuomo il quale se n'andassedi notte in un posto ventoso — il cimitero di San Paolo,poniamo — pel solo gusto di sbalordire la melansagginedel proprio figliuolo.Scrooge non cancellò dall'insegna il nome del vecchioMarley. Parecchi anni dopo, leggevasi sempre sulla por-ta del magazzino: "Scrooge e Marley". La ditta era notaper Scrooge e Marley. Seguiva a volte che qualche novi-zio agli affari desse a Scrooge ora il nome di Scrooge eora quello di Marley; ma egli rispondeva a tutti e due.Per lui era tutt'una cosa.Oh! ma che stretta sapevano avere le benedette mani dicotesto Scrooge! come adunghiavano, spremevano, tor-cevano, scuoiavano, artigliavano le mani del vecchio le-sina peccatore! Aspro e tagliente come una pietra foca-ia, dalla quale nessun acciaio al mondo aveva mai fattoschizzare una generosa scintilla; chiuso, sigillato, solita-

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rio come un'ostrica. Il freddo che aveva di dentro gli ge-lava il viso decrepito, gli cincischiava il naso puntuto,gli accrespava le guance, gli stecchiva il portamento, glifacea rossi gli occhi e turchinucce le labbra sottili, simostrava fuori in una voce acre che pareva di raspa. Sulcapo, nelle sopracciglie, sul mento asciutto gli bian-cheggiava la brina. La sua bassa temperatura se la porta-va sempre addosso; gelava il suo studio né giorni cani-colari; non lo scaldava di un grado a Natale.Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona diScrooge. L'estate non gli dava calore, il rigido invernonon lo assiderava. Non c'era vento più aspro di lui, nonc'era neve che cadesse più fitta, non c'era pioggia piùinesorabile. Il cattivo tempo non sapeva da che parte pi-gliarlo. L'acquazzone, la neve, la grandine, il nevischio,per un sol verso si potevano vantare di essere da più dilui: più di una volta si spargevano con larghezza: Scroo-ge no, mai.Nessuno lo fermava mai per via per dirgli con cera alle-gra: "Come si va, caro il mio Scrooge? a quando una vo-stra visita?" Né un poverello gli chiedeva la più piccolacarità, né un bambino gli domandava che ore fossero, néuomo o donna, una volta sola in tutta la vita loro, si era-no rivolti a lui per informarsi della tale o tal'altra strada.Perfino i cani dei ciechi davano a vedere di conoscerlo;scorgendolo di lontano subito si tiravano dietro il padro-ne in una corte o in un chiassuolo. Poi scodinzolavanoun poco, come per dire: "Povero padrone mio, val me-glio non aver occhi che avere un mal occhio!"

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rio come un'ostrica. Il freddo che aveva di dentro gli ge-lava il viso decrepito, gli cincischiava il naso puntuto,gli accrespava le guance, gli stecchiva il portamento, glifacea rossi gli occhi e turchinucce le labbra sottili, simostrava fuori in una voce acre che pareva di raspa. Sulcapo, nelle sopracciglie, sul mento asciutto gli bian-cheggiava la brina. La sua bassa temperatura se la porta-va sempre addosso; gelava il suo studio né giorni cani-colari; non lo scaldava di un grado a Natale.Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona diScrooge. L'estate non gli dava calore, il rigido invernonon lo assiderava. Non c'era vento più aspro di lui, nonc'era neve che cadesse più fitta, non c'era pioggia piùinesorabile. Il cattivo tempo non sapeva da che parte pi-gliarlo. L'acquazzone, la neve, la grandine, il nevischio,per un sol verso si potevano vantare di essere da più dilui: più di una volta si spargevano con larghezza: Scroo-ge no, mai.Nessuno lo fermava mai per via per dirgli con cera alle-gra: "Come si va, caro il mio Scrooge? a quando una vo-stra visita?" Né un poverello gli chiedeva la più piccolacarità, né un bambino gli domandava che ore fossero, néuomo o donna, una volta sola in tutta la vita loro, si era-no rivolti a lui per informarsi della tale o tal'altra strada.Perfino i cani dei ciechi davano a vedere di conoscerlo;scorgendolo di lontano subito si tiravano dietro il padro-ne in una corte o in un chiassuolo. Poi scodinzolavanoun poco, come per dire: "Povero padrone mio, val me-glio non aver occhi che avere un mal occhio!"

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Ma che gliene premeva a Scrooge! Meglio anzi, ci pro-vava gusto. Sgusciare lungo i sentieri affollati della vita,ammonendo la buona gente di tirarsi in là, era perScrooge come per un goloso sgranocchiar pasticcini.Una volta — il più bel giorno dell'anno, la vigilia di Na-tale — il vecchio Scrooge se ne stava a sedere tutto af-faccendato nel suo banco. Il tempo era freddo, uggioso,tutto nebbia; e si sentiva la gente di fuori andar su e giù,traendo il fiato grosso, fregandosi forte le mani, batten-do i piedi per terra per scaldarseli. Gli orologi del vici-nato avevano battuto le tre, ma era già quasi notte, sepure il giorno c'era stato. Dalle finestre dei negozi vicinirosseggiavano i lumi come tante macchie sull'aria grigiae spessa. Entrava la nebbia per ogni fessura, per ognibuco di serratura; e così densa era di fuori che, ad ontadell'angustia del vicoletto, le case dirimpetto parevanofantasmi. Davvero, quella nuvola scura che scendeva escendeva sopra ogni cosa faceva pensare che la Natura,stabilitasi lì accanto, avesse dato l'aire a una sua grandemanifattura di birra.L'uscio del banco era aperto, per dare agio a Scrooge ditenere d'occhio il suo commesso, il quale, inserito in unacelletta più in là, una specie di cisterna, attendeva a co-piar lettere. Scrooge non aveva per sé che un fuocherel-lo; ma tanto più misero era il fuocherello del commesso,che pareva fatto di un sol pezzo di carbone. Né c'eraverso di accrescerlo, perché la cesta del carbone se la te-neva Scrooge con sé; e quando per caso il commessoentrava con in mano la paletta, issofatto il principale gli

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Ma che gliene premeva a Scrooge! Meglio anzi, ci pro-vava gusto. Sgusciare lungo i sentieri affollati della vita,ammonendo la buona gente di tirarsi in là, era perScrooge come per un goloso sgranocchiar pasticcini.Una volta — il più bel giorno dell'anno, la vigilia di Na-tale — il vecchio Scrooge se ne stava a sedere tutto af-faccendato nel suo banco. Il tempo era freddo, uggioso,tutto nebbia; e si sentiva la gente di fuori andar su e giù,traendo il fiato grosso, fregandosi forte le mani, batten-do i piedi per terra per scaldarseli. Gli orologi del vici-nato avevano battuto le tre, ma era già quasi notte, sepure il giorno c'era stato. Dalle finestre dei negozi vicinirosseggiavano i lumi come tante macchie sull'aria grigiae spessa. Entrava la nebbia per ogni fessura, per ognibuco di serratura; e così densa era di fuori che, ad ontadell'angustia del vicoletto, le case dirimpetto parevanofantasmi. Davvero, quella nuvola scura che scendeva escendeva sopra ogni cosa faceva pensare che la Natura,stabilitasi lì accanto, avesse dato l'aire a una sua grandemanifattura di birra.L'uscio del banco era aperto, per dare agio a Scrooge ditenere d'occhio il suo commesso, il quale, inserito in unacelletta più in là, una specie di cisterna, attendeva a co-piar lettere. Scrooge non aveva per sé che un fuocherel-lo; ma tanto più misero era il fuocherello del commesso,che pareva fatto di un sol pezzo di carbone. Né c'eraverso di accrescerlo, perché la cesta del carbone se la te-neva Scrooge con sé; e quando per caso il commessoentrava con in mano la paletta, issofatto il principale gli

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faceva capire che sarebbe stato costretto a dargli il ben-servito. Epperò lo scrivano si avvolgeva al collo il suofazzoletto bianco e ingegnavasi di scaldarsi alla fiammadella candela: il che, per non essere egli un uomo di ga-gliarda immaginazione, non gli riusciva né punto népoco.— Buon Natale, zio! un allegro Natale! Dio vi benedi-ca! — gridò una voce gioconda. Era la voce del nipotedi Scrooge, piombato nel banco così d'improvviso chelo zio non lo aveva sentito venire.— Eh via! — rispose Scrooge — sciocchezze! —S'era così ben scaldato, a furia di correre nella nebbia enel gelo, cotesto nipote di Scrooge, che pareva come af-focato: aveva la faccia rubiconda e simpatica; gli luce-vano gli occhi e fumava ancora il fiato.— Come, zio, Natale una sciocchezza! — esclamò il ni-pote di Scrooge. — Voi non lo pensate di certo.— Altro se lo penso! — ribatté Scrooge. — Un Nataleallegro! o che motivo hai tu di stare allegro? che diritto?Sei povero abbastanza, mi pare.— Via, via — riprese il nipote ridendo. — Che dirittoavete voi di essere triste? che ragione avete di essere ug-gioso? Siete ricco abbastanza, mi pare. —Scrooge, che non avea pel momento una risposta mi-gliore, tornò al suo "Eh via! sciocchezze."— Non siate così di malumore, zio — disse il nipote.— Sfido io a non esserlo — ribatté lo zio — quando s'hada vivere in un mondaccio di matti com'è questo. UnNatale allegro! Al diavolo il Natale con tutta l'allegria!

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faceva capire che sarebbe stato costretto a dargli il ben-servito. Epperò lo scrivano si avvolgeva al collo il suofazzoletto bianco e ingegnavasi di scaldarsi alla fiammadella candela: il che, per non essere egli un uomo di ga-gliarda immaginazione, non gli riusciva né punto népoco.— Buon Natale, zio! un allegro Natale! Dio vi benedi-ca! — gridò una voce gioconda. Era la voce del nipotedi Scrooge, piombato nel banco così d'improvviso chelo zio non lo aveva sentito venire.— Eh via! — rispose Scrooge — sciocchezze! —S'era così ben scaldato, a furia di correre nella nebbia enel gelo, cotesto nipote di Scrooge, che pareva come af-focato: aveva la faccia rubiconda e simpatica; gli luce-vano gli occhi e fumava ancora il fiato.— Come, zio, Natale una sciocchezza! — esclamò il ni-pote di Scrooge. — Voi non lo pensate di certo.— Altro se lo penso! — ribatté Scrooge. — Un Nataleallegro! o che motivo hai tu di stare allegro? che diritto?Sei povero abbastanza, mi pare.— Via, via — riprese il nipote ridendo. — Che dirittoavete voi di essere triste? che ragione avete di essere ug-gioso? Siete ricco abbastanza, mi pare. —Scrooge, che non avea pel momento una risposta mi-gliore, tornò al suo "Eh via! sciocchezze."— Non siate così di malumore, zio — disse il nipote.— Sfido io a non esserlo — ribatté lo zio — quando s'hada vivere in un mondaccio di matti com'è questo. UnNatale allegro! Al diavolo il Natale con tutta l'allegria!

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O che altro è il Natale se non un giorno di scadenzequando non s'hanno danari; un giorno in cui ci si trovapiù vecchi di un anno e nemmeno di un'ora più ricchi;un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodicimesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola par-tita all'attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni idiotache se ne va attorno con cotesto "allegro Natale" in boc-ca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotter-rato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!— Zio! — pregò il nipote.— Nipote! — rimbeccò accigliato lo zio, — tieniti il tuoNatale tu, e lasciami il mio.— Il vostro Natale! ma che Natale è il vostro, se voi nonne fate?— Vuol dire che così mi piace, e tu non mi rompere ilcapo. Buon pro ti faccia il tuo Natale! E davvero che ten'ha fatto del bene fino adesso!— Di molte cose buone sono stato io a non voler profit-tare, quest'è certo — rispose il nipote; — e il Natale fral'altre. — Ma il fatto è che io ho tenuto sempre il giornodi Natale, quando è tornato – lasciando stare il rispettodovuto al suo sacro nome, se si può lasciarlo stare –come un bel giorno, un giorno in cui ci si vuol bene, sifa la carità, si perdona e ci si spassa: il solo giorno delcalendario, in cui uomini e donne per mutuo accordopare che aprano il cuore e pensino alla povera gentecome a compagni di viaggio verso la tomba e non giàcome ad un'altra razza di creature avviata per altri sen-tieri. Epperò, zio, benché non mi abbia mai cacciato in

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O che altro è il Natale se non un giorno di scadenzequando non s'hanno danari; un giorno in cui ci si trovapiù vecchi di un anno e nemmeno di un'ora più ricchi;un giorno di chiusura di bilancio che ci dà, dopo dodicimesi, la bella soddisfazione di non trovare una sola par-tita all'attivo? Se potessi fare a modo mio, ogni idiotache se ne va attorno con cotesto "allegro Natale" in boc-ca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotter-rato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!— Zio! — pregò il nipote.— Nipote! — rimbeccò accigliato lo zio, — tieniti il tuoNatale tu, e lasciami il mio.— Il vostro Natale! ma che Natale è il vostro, se voi nonne fate?— Vuol dire che così mi piace, e tu non mi rompere ilcapo. Buon pro ti faccia il tuo Natale! E davvero che ten'ha fatto del bene fino adesso!— Di molte cose buone sono stato io a non voler profit-tare, quest'è certo — rispose il nipote; — e il Natale fral'altre. — Ma il fatto è che io ho tenuto sempre il giornodi Natale, quando è tornato – lasciando stare il rispettodovuto al suo sacro nome, se si può lasciarlo stare –come un bel giorno, un giorno in cui ci si vuol bene, sifa la carità, si perdona e ci si spassa: il solo giorno delcalendario, in cui uomini e donne per mutuo accordopare che aprano il cuore e pensino alla povera gentecome a compagni di viaggio verso la tomba e non giàcome ad un'altra razza di creature avviata per altri sen-tieri. Epperò, zio, benché non mi abbia mai cacciato in

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tasca la croce di un soldo, io credo che il Natale m'abbiafatto del bene e me ne farà. Evviva dunque il Natale! —Il commesso non si seppe tenere dall'applaudire dal fon-do della sua cisterna; ma, subito accortosi del marrone,si diè ad attizzare il fuoco e riuscì ad estinguere l'ultimascintilla.— Un altro di cotesti rumori dalla vostra parte — disseScrooge — e ve lo darò io il Natale con un bravo ben-servito. Sei davvero un parlatore coi fiocchi — soprag-giunse volgendosi al nipote. — Mi sorprende che non tificchino in Parlamento.— Non andate in collera, zio. Orsù, vi aspettiamo doma-ni sera a pranzo. —Scrooge rispose che piuttosto lo volea vedere all'inf... Sìdavvero, la disse tutta la parola. Allora, forse, avrebbeaccettato l'invito.— Ma perché? — esclamò il nipote. — Perché?— Perché diamine ti sei accasato? — domandò Scroo-ge.— Perché ero innamorato.— Perché eri innamorato! — grugnì Scrooge, come secotesta fosse l'unica cosa al mondo più ridicola di un al-legro Natale. — Buona sera!— Ma voi, zio, non siete mai venuto a trovarmi prima.Perché mo' vi appigliate a cotesto pretesto?— Buona sera, — disse Scrooge.— Niente voglio da voi; niente vi chiedo: perché nondobbiamo essere amici?— Buona sera, — disse Scrooge.

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tasca la croce di un soldo, io credo che il Natale m'abbiafatto del bene e me ne farà. Evviva dunque il Natale! —Il commesso non si seppe tenere dall'applaudire dal fon-do della sua cisterna; ma, subito accortosi del marrone,si diè ad attizzare il fuoco e riuscì ad estinguere l'ultimascintilla.— Un altro di cotesti rumori dalla vostra parte — disseScrooge — e ve lo darò io il Natale con un bravo ben-servito. Sei davvero un parlatore coi fiocchi — soprag-giunse volgendosi al nipote. — Mi sorprende che non tificchino in Parlamento.— Non andate in collera, zio. Orsù, vi aspettiamo doma-ni sera a pranzo. —Scrooge rispose che piuttosto lo volea vedere all'inf... Sìdavvero, la disse tutta la parola. Allora, forse, avrebbeaccettato l'invito.— Ma perché? — esclamò il nipote. — Perché?— Perché diamine ti sei accasato? — domandò Scroo-ge.— Perché ero innamorato.— Perché eri innamorato! — grugnì Scrooge, come secotesta fosse l'unica cosa al mondo più ridicola di un al-legro Natale. — Buona sera!— Ma voi, zio, non siete mai venuto a trovarmi prima.Perché mo' vi appigliate a cotesto pretesto?— Buona sera, — disse Scrooge.— Niente voglio da voi; niente vi chiedo: perché nondobbiamo essere amici?— Buona sera, — disse Scrooge.

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— Mi fa pena, proprio, di trovarvi così ostinato. Tra noinon ci sono mai stati dissapori, ch'io ci abbia avuto col-pa. Ho voluto fare questa prova in onore di Natale, e ilmio buonumore di Natale lo serberò fino in fondo. BuonNatale dunque zio mio!— Buona sera, — disse Scrooge.— E buon principio d'anno per giunta!— Buona sera, — disse Scrooge.Il nipote se n'andò.Né il nipote si lasciò sfuggire di bocca una sola paroladispettosa. Andò via tranquillo e si fermò un momentoalla porta esterna per fare i suoi auguri al commesso, ilquale, gelato com'era, aveva però addosso più calore diScrooge, perché cordialmente li ricambiò.— Eccone un altro — borbottò Scrooge che l'aveva udi-to: — il mio commesso, con quindici scellini la settima-na, moglie e figliuoli, che parla di buon Natale. Mi chiu-derò nel manicomio. —Cotesto lunatico intanto, facendo uscire il nipote diScrooge, aveva introdotto due altre persone. All'aspettoed ai modi erano gentiluomini: si cavarono il cappello es'inchinarono a Scrooge. Avevano in mano fogli e qua-derni.— Scrooge e Marley, credo? — disse uno de' due guar-dando a una sua lista. — Ho io l'onore di parlare al si-gnor Scrooge o al signor Marley?— Il signor Marley — rispose Scrooge — è morto dasette anni. Morì sette anni fa, proprio questa notte.

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— Mi fa pena, proprio, di trovarvi così ostinato. Tra noinon ci sono mai stati dissapori, ch'io ci abbia avuto col-pa. Ho voluto fare questa prova in onore di Natale, e ilmio buonumore di Natale lo serberò fino in fondo. BuonNatale dunque zio mio!— Buona sera, — disse Scrooge.— E buon principio d'anno per giunta!— Buona sera, — disse Scrooge.Il nipote se n'andò.Né il nipote si lasciò sfuggire di bocca una sola paroladispettosa. Andò via tranquillo e si fermò un momentoalla porta esterna per fare i suoi auguri al commesso, ilquale, gelato com'era, aveva però addosso più calore diScrooge, perché cordialmente li ricambiò.— Eccone un altro — borbottò Scrooge che l'aveva udi-to: — il mio commesso, con quindici scellini la settima-na, moglie e figliuoli, che parla di buon Natale. Mi chiu-derò nel manicomio. —Cotesto lunatico intanto, facendo uscire il nipote diScrooge, aveva introdotto due altre persone. All'aspettoed ai modi erano gentiluomini: si cavarono il cappello es'inchinarono a Scrooge. Avevano in mano fogli e qua-derni.— Scrooge e Marley, credo? — disse uno de' due guar-dando a una sua lista. — Ho io l'onore di parlare al si-gnor Scrooge o al signor Marley?— Il signor Marley — rispose Scrooge — è morto dasette anni. Morì sette anni fa, proprio questa notte.

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— Non dubitiamo punto — riprese a dire quel signore,presentando le sue credenziali — che la sua liberalitàabbia nel socio sopravvivente un degno rappresentante.—Così senz'altro doveva essere; perché i due soci eranostati come due anime in un nocciolo. Alla malaugurosaparola "liberalità" Scrooge aggrottò le ciglia, crollò ilcapo e restituì le credenziali.— In questa gioconda ricorrenza, signor Scrooge — dis-se quel signore, prendendo una penna, — è più che maidesiderabile il raccogliere qualche tenue soccorso per lapovera gente sulla quale ricade tutto il rigore della sta-gione. Ce n'ha migliaia che mancano dello stretto neces-sario; centinaia di migliaia cui fa difetto il menomo be-nessere.— Non ci sono prigioni? — domandò Scrooge.— Molte anzi — rispose l'altro posando la penna.— E gli Ospizi? gli hanno chiusi forse?— No davvero; così si potesse!— Sicché il mulino de' forzati e la legge su' poveri sonsempre in vigore?— Sempre, ed hanno anche un gran da fare.— Oh! io avevo temuto alle vostre prime parole, chequalche malanno avesse rovinato coteste utili istituzioni,— disse Scrooge. — Mi fa piacere di sentire il contra-rio.— Mossi dal pensiero che esse non procacciano allamoltitudine un qualunque benessere cristiano di anima odi corpo — rispose quel signore — alcuni di noi si dan-

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— Non dubitiamo punto — riprese a dire quel signore,presentando le sue credenziali — che la sua liberalitàabbia nel socio sopravvivente un degno rappresentante.—Così senz'altro doveva essere; perché i due soci eranostati come due anime in un nocciolo. Alla malaugurosaparola "liberalità" Scrooge aggrottò le ciglia, crollò ilcapo e restituì le credenziali.— In questa gioconda ricorrenza, signor Scrooge — dis-se quel signore, prendendo una penna, — è più che maidesiderabile il raccogliere qualche tenue soccorso per lapovera gente sulla quale ricade tutto il rigore della sta-gione. Ce n'ha migliaia che mancano dello stretto neces-sario; centinaia di migliaia cui fa difetto il menomo be-nessere.— Non ci sono prigioni? — domandò Scrooge.— Molte anzi — rispose l'altro posando la penna.— E gli Ospizi? gli hanno chiusi forse?— No davvero; così si potesse!— Sicché il mulino de' forzati e la legge su' poveri sonsempre in vigore?— Sempre, ed hanno anche un gran da fare.— Oh! io avevo temuto alle vostre prime parole, chequalche malanno avesse rovinato coteste utili istituzioni,— disse Scrooge. — Mi fa piacere di sentire il contra-rio.— Mossi dal pensiero che esse non procacciano allamoltitudine un qualunque benessere cristiano di anima odi corpo — rispose quel signore — alcuni di noi si dan-

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no attorno per raccogliere un tanto da comprare ai pove-ri un po' di cibo e un po' di carbone. Scegliamoquest'epoca, come quella in cui il bisogno è più acuto el'abbondanza rallegra. Per che somma volete che vi se-gni?— Per niente! — rispose Scrooge.— Vi piace serbar l'anonimo?— Mi piace non essere disturbato. Poiché lo volete sa-pere, signori miei, ecco quel che mi piace. Per contomio, non mi do bel tempo a Natale, né voglio fornire aifannulloni i mezzi di darsi bel tempo. Pago la mia bravaquota per gli stabilimenti che sapete: costano di molto:chi non sta bene fuori, ci vada.— Molti non possono, e molti altri preferirebbero lamorte.— Se così è, si servano pure — disse Scrooge; — sce-merebbe di tanto il soverchio della popolazione. In fon-do poi, scusatemi, io non ne so niente.— Non vi riuscirebbe difficile di saperlo — osservòl'altro.— Non è affar mio — ribatté Scrooge. — È già moltoche ci si raccapezzi negli affari nostri, senza immi-schiarci in quelli degli altri. I miei mi pigliano tutta lagiornata. Buona sera, signori! —Vista l'inutilità di ogni altra insistenza, i due gentiluomi-ni si accomiatarono. Scrooge si rimise al lavoro, moltocontento del fatto suo e di più lieto umore che mai nonfosse stato.

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no attorno per raccogliere un tanto da comprare ai pove-ri un po' di cibo e un po' di carbone. Scegliamoquest'epoca, come quella in cui il bisogno è più acuto el'abbondanza rallegra. Per che somma volete che vi se-gni?— Per niente! — rispose Scrooge.— Vi piace serbar l'anonimo?— Mi piace non essere disturbato. Poiché lo volete sa-pere, signori miei, ecco quel che mi piace. Per contomio, non mi do bel tempo a Natale, né voglio fornire aifannulloni i mezzi di darsi bel tempo. Pago la mia bravaquota per gli stabilimenti che sapete: costano di molto:chi non sta bene fuori, ci vada.— Molti non possono, e molti altri preferirebbero lamorte.— Se così è, si servano pure — disse Scrooge; — sce-merebbe di tanto il soverchio della popolazione. In fon-do poi, scusatemi, io non ne so niente.— Non vi riuscirebbe difficile di saperlo — osservòl'altro.— Non è affar mio — ribatté Scrooge. — È già moltoche ci si raccapezzi negli affari nostri, senza immi-schiarci in quelli degli altri. I miei mi pigliano tutta lagiornata. Buona sera, signori! —Vista l'inutilità di ogni altra insistenza, i due gentiluomi-ni si accomiatarono. Scrooge si rimise al lavoro, moltocontento del fatto suo e di più lieto umore che mai nonfosse stato.

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Intanto la nebbia e le tenebre si facevano così fitte chedegli uomini armati di torce correvano per le vie, proffe-rendosi a far da guide alle carrozze. La vecchia torre diuna chiesa, la cui campana arcigna pareva guardare aScrooge dall'alto della sua finestra gotica, divenne invi-sibile e prese a suonare le ore e i quarti nelle nuvole conun certo prolungato tremolio come se i denti le battesse-ro. Il freddo infierì. Alla cantonata alcuni operai, intentia restaurare i tubi del gas, avevano acceso un gran fuocoin un braciere, e intorno a questo una mano di uomini edi ragazzi cenciosi s'era raccolta: si scaldavano le manie battevano le palpebre alla fiamma, beati. La fontanina,abbandonata a sé stessa, s'incoronava malinconicamentedi ghiacci. I lumi delle botteghe, dove i ramoscelli diagrifoglio crepitavano al calore delle fiamme, facevanorosseggiare le facce pallide dei passanti. Le mostre deipollaioli e dei salumai erano mostre davvero; e cosìsplendide, da parere quasi impossibile che la volgaritàdel comprare e del vendere ci avesse niente che vedere.Il lord Mayor, nella sontuosità fortificata del suo palaz-zo, impartiva ordini ai suoi cinquanta cuochi e canovaiperché si festeggiasse il Natale come s'addice alla casadi un lord Mayor. E perfino il sartuccio, da lui multatodi cinque scellini il lunedì avanti per essere andato attor-no ubriaco e assetato di sangue, si dava da fare nella suasoffitta per preparare il pranzetto del giorno appresso,mentre la moglie magrina con in collo la bimba andava-no fuori a comprare il pezzo di carne che ci voleva.

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Intanto la nebbia e le tenebre si facevano così fitte chedegli uomini armati di torce correvano per le vie, proffe-rendosi a far da guide alle carrozze. La vecchia torre diuna chiesa, la cui campana arcigna pareva guardare aScrooge dall'alto della sua finestra gotica, divenne invi-sibile e prese a suonare le ore e i quarti nelle nuvole conun certo prolungato tremolio come se i denti le battesse-ro. Il freddo infierì. Alla cantonata alcuni operai, intentia restaurare i tubi del gas, avevano acceso un gran fuocoin un braciere, e intorno a questo una mano di uomini edi ragazzi cenciosi s'era raccolta: si scaldavano le manie battevano le palpebre alla fiamma, beati. La fontanina,abbandonata a sé stessa, s'incoronava malinconicamentedi ghiacci. I lumi delle botteghe, dove i ramoscelli diagrifoglio crepitavano al calore delle fiamme, facevanorosseggiare le facce pallide dei passanti. Le mostre deipollaioli e dei salumai erano mostre davvero; e cosìsplendide, da parere quasi impossibile che la volgaritàdel comprare e del vendere ci avesse niente che vedere.Il lord Mayor, nella sontuosità fortificata del suo palaz-zo, impartiva ordini ai suoi cinquanta cuochi e canovaiperché si festeggiasse il Natale come s'addice alla casadi un lord Mayor. E perfino il sartuccio, da lui multatodi cinque scellini il lunedì avanti per essere andato attor-no ubriaco e assetato di sangue, si dava da fare nella suasoffitta per preparare il pranzetto del giorno appresso,mentre la moglie magrina con in collo la bimba andava-no fuori a comprare il pezzo di carne che ci voleva.

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E cresceano la nebbia ed il freddo! Un freddo pungente,tagliente, mordente. Se il buon San Dustano, lasciandole solite sue armi, avesse un po' carezzato il naso delloSpirito maligno con un tempo di quella fatta, è certo chelo avrebbe fatto strillare come un'aquila. Il proprietariodi un miserabile nasetto, rosicchiato dal freddo famelicocome un osso dai cani, si fermò davanti allo studio diScrooge per allietarne l'inquilino con una canzonetta na-talizia; ma alle prime parole:

Dio vi tenga, o buon signore,Sano il corpo e allegro il core...

Scrooge die' di piglio alla riga con tanta furia che il can-tore scappò atterrito, lasciando libera la porta alla neb-bia e alla gelata, meglio adatte al luogo che il canto nonfosse.Arrivò l'ora finalmente di chiudere il banco. A malin-cuore Scrooge smontò dal suo sgabello, dando così untacito segno al commesso, il quale soffiò subito sullacandela e si pose il cappello.— Mi figuro — disse Scrooge — che la giornata di do-mani la vorrete tutta, eh?— Se vi piace, signore.— Non mi piace punto e non è giusto. Se vi risecassiper questo una mezza corona, scommetto che vi riterre-ste trattato male, non è così? —Il commesso sbozzò un debole sorriso.— Eppure — proseguì Scrooge — a voi non vi pare cheio sia trattato male, quando sborso il salario di una gior-nata per niente. —

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E cresceano la nebbia ed il freddo! Un freddo pungente,tagliente, mordente. Se il buon San Dustano, lasciandole solite sue armi, avesse un po' carezzato il naso delloSpirito maligno con un tempo di quella fatta, è certo chelo avrebbe fatto strillare come un'aquila. Il proprietariodi un miserabile nasetto, rosicchiato dal freddo famelicocome un osso dai cani, si fermò davanti allo studio diScrooge per allietarne l'inquilino con una canzonetta na-talizia; ma alle prime parole:

Dio vi tenga, o buon signore,Sano il corpo e allegro il core...

Scrooge die' di piglio alla riga con tanta furia che il can-tore scappò atterrito, lasciando libera la porta alla neb-bia e alla gelata, meglio adatte al luogo che il canto nonfosse.Arrivò l'ora finalmente di chiudere il banco. A malin-cuore Scrooge smontò dal suo sgabello, dando così untacito segno al commesso, il quale soffiò subito sullacandela e si pose il cappello.— Mi figuro — disse Scrooge — che la giornata di do-mani la vorrete tutta, eh?— Se vi piace, signore.— Non mi piace punto e non è giusto. Se vi risecassiper questo una mezza corona, scommetto che vi riterre-ste trattato male, non è così? —Il commesso sbozzò un debole sorriso.— Eppure — proseguì Scrooge — a voi non vi pare cheio sia trattato male, quando sborso il salario di una gior-nata per niente. —

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Il commesso notò che si trattava di una volta all'anno.— Bella scusa per cacciar le mani nelle tasche d'un ga-lantuomo ogni 25 di dicembre! — esclamò Scrooge ab-bottonandosi il pastrano fin sotto il mento. — Vada pertutta la giornata, poiché così ha da essere. E badate al-meno a trovarvi qui più presto del solito doman l'altro!—Il commesso promise, e Scrooge se n'uscì grugnendo.Detto fatto, il banco fu chiuso, e il commesso, co' capidel fazzoletto bianco che gli pendevano fin sotto al far-settino (pastrano non ne sfoggiava) se n'andò a fare unasdrucciolata sul ghiaccio dietro una brigata di monelli,in onore della vigilia di Natale, e poi diritto a casa a Ca-mden Town per giuocare a mosca cieca.Scrooge fece il suo malinconico desinare nell'usata ma-linconica osteria. Dié una scorsa a tutti i giornali e sisprofondò nel suo squarcetto, ammazzò la serata e si av-viò a casa per mettersi a letto. Abitava un quartiere, omeglio una sfilata di stanze, già un tempo proprietà delsocio defunto, in un vecchio e bieco caseggiato che sinascondeva in fondo ad un chiassuolo. Davvero, quelcaseggiato in quel posto non si sapeva che vi stesse afare: si pensava, mal proprio grado, che da bambino, fa-cendo a rimpietterelli con altre case, si fosse rincattuc-ciato lì e non avesse più saputo venirne fuori. Oramais'era fatto vecchio ed arcigno. Non ci abitava che Scroo-ge: tutte le altre stanze erano date via in fitto per studi dicommercio. Era così buio il chiassuolo, che lo stessoScrooge, pur conoscendolo pietra per pietra, vi branco-

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Il commesso notò che si trattava di una volta all'anno.— Bella scusa per cacciar le mani nelle tasche d'un ga-lantuomo ogni 25 di dicembre! — esclamò Scrooge ab-bottonandosi il pastrano fin sotto il mento. — Vada pertutta la giornata, poiché così ha da essere. E badate al-meno a trovarvi qui più presto del solito doman l'altro!—Il commesso promise, e Scrooge se n'uscì grugnendo.Detto fatto, il banco fu chiuso, e il commesso, co' capidel fazzoletto bianco che gli pendevano fin sotto al far-settino (pastrano non ne sfoggiava) se n'andò a fare unasdrucciolata sul ghiaccio dietro una brigata di monelli,in onore della vigilia di Natale, e poi diritto a casa a Ca-mden Town per giuocare a mosca cieca.Scrooge fece il suo malinconico desinare nell'usata ma-linconica osteria. Dié una scorsa a tutti i giornali e sisprofondò nel suo squarcetto, ammazzò la serata e si av-viò a casa per mettersi a letto. Abitava un quartiere, omeglio una sfilata di stanze, già un tempo proprietà delsocio defunto, in un vecchio e bieco caseggiato che sinascondeva in fondo ad un chiassuolo. Davvero, quelcaseggiato in quel posto non si sapeva che vi stesse afare: si pensava, mal proprio grado, che da bambino, fa-cendo a rimpietterelli con altre case, si fosse rincattuc-ciato lì e non avesse più saputo venirne fuori. Oramais'era fatto vecchio ed arcigno. Non ci abitava che Scroo-ge: tutte le altre stanze erano date via in fitto per studi dicommercio. Era così buio il chiassuolo, che lo stessoScrooge, pur conoscendolo pietra per pietra, vi branco-

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lava.. La nebbia incombeva così spessa davanti alla por-ta scura della casa, da far credere che il Geniodell'inverno stesse lì a sedere sulla soglia, assorto in unalugubre meditazione.Ora, certo è che il picchiotto della porta, oltre ad esseremassiccio, non aveva in sé niente di speciale. È anchecerto che Scrooge, da che abitava lì, l'aveva visto matti-na e sera; E lo stesso Scrooge, inoltre, era dotato di cosìtemperata fantasia quanto alcun'altra persona nella Citydi Londra, compresi, con rispetto parlando, tutti i mem-bri del corpo municipale. Si badi altresì a questo cheScrooge non aveva pensato un sol momento a Marley,dopo averne ricordato la morte, quel giorno stesso avve-nuta sette anni addietro. E dopo di ciò, mi spieghi chivuole come seguisse che Scrooge, ficcata che ebbe lachiave nella toppa, vide nel picchiotto, da un momentoall'altro, non più un picchiotto, ma il viso di Marley.Il viso di Marley. Non avvolgevasi già, come ogni altracosa intorno, nell'ombra fitta; anzi raggiava un certo ba-gliore livido come un gambero andato a male in unoscuro ripostiglio. Non era crucciato o feroce; fissavaScrooge come Marley soleva fare, e lo fissava con oc-chiali da spettro alzati sopra una fronte da spettro. I ca-pelli sollevavansi stranamente quasi mossi da un soffioo da un'aria calda; gli occhi, benché sbarrati, erano im-mobili; la faccia livida. Una cosa orrenda: se non chel'orrore era estraneo all'espressione di quel viso e in cer-to modo gli era imposto.

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lava.. La nebbia incombeva così spessa davanti alla por-ta scura della casa, da far credere che il Geniodell'inverno stesse lì a sedere sulla soglia, assorto in unalugubre meditazione.Ora, certo è che il picchiotto della porta, oltre ad esseremassiccio, non aveva in sé niente di speciale. È anchecerto che Scrooge, da che abitava lì, l'aveva visto matti-na e sera; E lo stesso Scrooge, inoltre, era dotato di cosìtemperata fantasia quanto alcun'altra persona nella Citydi Londra, compresi, con rispetto parlando, tutti i mem-bri del corpo municipale. Si badi altresì a questo cheScrooge non aveva pensato un sol momento a Marley,dopo averne ricordato la morte, quel giorno stesso avve-nuta sette anni addietro. E dopo di ciò, mi spieghi chivuole come seguisse che Scrooge, ficcata che ebbe lachiave nella toppa, vide nel picchiotto, da un momentoall'altro, non più un picchiotto, ma il viso di Marley.Il viso di Marley. Non avvolgevasi già, come ogni altracosa intorno, nell'ombra fitta; anzi raggiava un certo ba-gliore livido come un gambero andato a male in unoscuro ripostiglio. Non era crucciato o feroce; fissavaScrooge come Marley soleva fare, e lo fissava con oc-chiali da spettro alzati sopra una fronte da spettro. I ca-pelli sollevavansi stranamente quasi mossi da un soffioo da un'aria calda; gli occhi, benché sbarrati, erano im-mobili; la faccia livida. Una cosa orrenda: se non chel'orrore era estraneo all'espressione di quel viso e in cer-to modo gli era imposto.

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Scrooge si fermò e stette a guardare il fenomeno. Il pic-chiotto tornò ad esser picchiotto.Non si può dire ch'egli non trasalisse e che il sangue nongli desse un tuffo, come non gli era mai avvenuto. Non-dimeno riafferrò la chiave, che aveva lasciato un mo-mento, la girò con forza, entrò e accese la candela.Sì; prima di chiudere la porta, stette un po' irresoluto, edanzi si piegò cautamente a guardare dall'altra parte, qua-si temesse di veder scodinzolare fino nella corte il codi-no di Marley. Ma niente c'era, altro che le capocchiedelle viti che reggevano il picchiotto. "Via, via!" disseScrooge, e sbatacchiò la porta.Rimbombò il rumore per tutta la casa come un tuono.Ogni stanza di sopra, ogni botte nella cantina del vinaiodi sotto, echeggiò per suo conto. Scrooge non era uomoda aver paura degli echi. Menò il paletto alla porta, tra-versò la corte, prese a salir le scale a tutto suo comodo esmoccolando la candela.Voi mi parlerete di quelle brave gradinate d'una volta super le quali ci si poteva andare con un tiro a sei; ma io viso dire che per questa scalinata di Scrooge ci poteva an-che salire un carro mortuario, portato di traverso, col ti-mone verso il muro e lo sportello verso la ringhiera; esenza fatica, anche. Del posto ce n'era più del bisogno.E dovette essere per questo che Scrooge si figurò di ve-dersi davanti uno di cotesti carri che lo precedeva nelbuio. Una mezza dozzina di fiammelle di gas non avreb-bero bastato a far lume in quel forno; pensate dunque

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Scrooge si fermò e stette a guardare il fenomeno. Il pic-chiotto tornò ad esser picchiotto.Non si può dire ch'egli non trasalisse e che il sangue nongli desse un tuffo, come non gli era mai avvenuto. Non-dimeno riafferrò la chiave, che aveva lasciato un mo-mento, la girò con forza, entrò e accese la candela.Sì; prima di chiudere la porta, stette un po' irresoluto, edanzi si piegò cautamente a guardare dall'altra parte, qua-si temesse di veder scodinzolare fino nella corte il codi-no di Marley. Ma niente c'era, altro che le capocchiedelle viti che reggevano il picchiotto. "Via, via!" disseScrooge, e sbatacchiò la porta.Rimbombò il rumore per tutta la casa come un tuono.Ogni stanza di sopra, ogni botte nella cantina del vinaiodi sotto, echeggiò per suo conto. Scrooge non era uomoda aver paura degli echi. Menò il paletto alla porta, tra-versò la corte, prese a salir le scale a tutto suo comodo esmoccolando la candela.Voi mi parlerete di quelle brave gradinate d'una volta super le quali ci si poteva andare con un tiro a sei; ma io viso dire che per questa scalinata di Scrooge ci poteva an-che salire un carro mortuario, portato di traverso, col ti-mone verso il muro e lo sportello verso la ringhiera; esenza fatica, anche. Del posto ce n'era più del bisogno.E dovette essere per questo che Scrooge si figurò di ve-dersi davanti uno di cotesti carri che lo precedeva nelbuio. Una mezza dozzina di fiammelle di gas non avreb-bero bastato a far lume in quel forno; pensate dunque

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che bel chiarore notturno spandesse intorno la miseracandela di Scrooge.Scrooge andava su, senza curarsene un fico secco:l'oscurità costa poco, e a Scrooge gli piaceva. Se nonche, prima di tirarsi dietro la porta massiccia, visitò unaper una tutte le stanze per vedere se ogni cosa era in re-gola. Può darsi che un certo ricordo confuso della facciacon gli occhiali lo spingesse a far questo.Salotto, camera, stanzone, tutto in ordine. Nessuno sottola tavola, nessuno sotto il canapè; un fuocherello nel ca-minetto; pronti il cucchiaio e la tazza; il ramino conl'orzo sulla fornacetta (Scrooge aveva una infreddaturadi testa). Nessuno sotto il letto; nessuno nel gabinetto;nessuno nella veste da camera, pendente dalla parete inattitudine sospetta. Lo stanzone come al solito: un vec-chio parafuoco, un vecchio par di scarpe, due ceste dapesce, un lavamani a tre gambe e un par di molle.Rassicurato, tirò a sé la porta e si chiuse, contro il solito,a doppia mandata. Si tolse la cravatta, si cacciò nella ve-ste da camera, nelle pantofole e nel berretto da notte; se-dette davanti al fuoco per prendere il suo decotto.Era un fuoco meschino; meno di niente in una nottecome quella. Dovette accostarvisi dappresso e quasi co-varlo, prima di spremerne il menomo calore. Il caminet-to decrepito era stato costruito tanti anni fa da qualchemercante olandese con intorno un ammattonato fiam-mingo tutto pieno de' fatti della Storia Sacra. Ci eranode' Caini e degli Abeli; figlie de' Faraoni, regine diSaba, messi celesti calanti per l'aria sopra nuvole a fog-

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che bel chiarore notturno spandesse intorno la miseracandela di Scrooge.Scrooge andava su, senza curarsene un fico secco:l'oscurità costa poco, e a Scrooge gli piaceva. Se nonche, prima di tirarsi dietro la porta massiccia, visitò unaper una tutte le stanze per vedere se ogni cosa era in re-gola. Può darsi che un certo ricordo confuso della facciacon gli occhiali lo spingesse a far questo.Salotto, camera, stanzone, tutto in ordine. Nessuno sottola tavola, nessuno sotto il canapè; un fuocherello nel ca-minetto; pronti il cucchiaio e la tazza; il ramino conl'orzo sulla fornacetta (Scrooge aveva una infreddaturadi testa). Nessuno sotto il letto; nessuno nel gabinetto;nessuno nella veste da camera, pendente dalla parete inattitudine sospetta. Lo stanzone come al solito: un vec-chio parafuoco, un vecchio par di scarpe, due ceste dapesce, un lavamani a tre gambe e un par di molle.Rassicurato, tirò a sé la porta e si chiuse, contro il solito,a doppia mandata. Si tolse la cravatta, si cacciò nella ve-ste da camera, nelle pantofole e nel berretto da notte; se-dette davanti al fuoco per prendere il suo decotto.Era un fuoco meschino; meno di niente in una nottecome quella. Dovette accostarvisi dappresso e quasi co-varlo, prima di spremerne il menomo calore. Il caminet-to decrepito era stato costruito tanti anni fa da qualchemercante olandese con intorno un ammattonato fiam-mingo tutto pieno de' fatti della Storia Sacra. Ci eranode' Caini e degli Abeli; figlie de' Faraoni, regine diSaba, messi celesti calanti per l'aria sopra nuvole a fog-

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gia di piumini, Abrami, Baldassarri, Apostoli che salpa-vano in tante salsiere, centinaia di figure da attrarre isuoi pensieri. Eppure, quel cosiffatto viso di Marley,morto da sette anni, veniva come la verga dell'anticoprofeta ad ingoiare ogni cosa. Se ciascuno di quei mat-toni vetriati fosse stato bianco e capace di riprodurreuna figura fatta dai minuzzoli de' pensieri di lui, si sa-rebbero viste senza meno altrettante facce del vecchioMarley.— Sciocchezze! — disse Scrooge; e si diede a passeg-giare su e giù per la camera.Dopo un poco tornò a sedere. Arrovesciando il capo sul-la spalliera del seggiolone, gli venne fatto di fermar gliocchi sopra un campanello disusato, che per una ragioneo per l'altra comunicava con una camera posta in cima alcaseggiato. Con uno stupore grande, con un terrore nuo-vo, inesplicabile, egli vide quel campanello dondolareun poco. E così dolce era quel dondolio in principio cheappena dava un filo di suono; ma di lì a poco squillò conviolenza e tutti i campanelli della casa risposero allosquillo stridente.Durò la cosa forse un minuto, forse mezzo: ma sembròche durasse un'ora. Tutti i campanelli smessero insieme,di botto, come avevano cominciato. Successe a quelsuono un rumore di ferramenta, uscente dalle visceredella terra, come se qualcuno strascinasse una sua cate-na fra le botti della cantina del vinaio. Scrooge si sov-venne allora di aver sentito dire che gli spiriti, nelle casedove ci si sente, strascinano catene.

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gia di piumini, Abrami, Baldassarri, Apostoli che salpa-vano in tante salsiere, centinaia di figure da attrarre isuoi pensieri. Eppure, quel cosiffatto viso di Marley,morto da sette anni, veniva come la verga dell'anticoprofeta ad ingoiare ogni cosa. Se ciascuno di quei mat-toni vetriati fosse stato bianco e capace di riprodurreuna figura fatta dai minuzzoli de' pensieri di lui, si sa-rebbero viste senza meno altrettante facce del vecchioMarley.— Sciocchezze! — disse Scrooge; e si diede a passeg-giare su e giù per la camera.Dopo un poco tornò a sedere. Arrovesciando il capo sul-la spalliera del seggiolone, gli venne fatto di fermar gliocchi sopra un campanello disusato, che per una ragioneo per l'altra comunicava con una camera posta in cima alcaseggiato. Con uno stupore grande, con un terrore nuo-vo, inesplicabile, egli vide quel campanello dondolareun poco. E così dolce era quel dondolio in principio cheappena dava un filo di suono; ma di lì a poco squillò conviolenza e tutti i campanelli della casa risposero allosquillo stridente.Durò la cosa forse un minuto, forse mezzo: ma sembròche durasse un'ora. Tutti i campanelli smessero insieme,di botto, come avevano cominciato. Successe a quelsuono un rumore di ferramenta, uscente dalle visceredella terra, come se qualcuno strascinasse una sua cate-na fra le botti della cantina del vinaio. Scrooge si sov-venne allora di aver sentito dire che gli spiriti, nelle casedove ci si sente, strascinano catene.

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L'uscio della canova si spalancò con fracasso; il rumoresi fece più forte a terreno; poi si udì suonare su per lescale; poi venne difilato verso la camera.— Eh via, sciocchezze! — disse Scrooge. — Non cicredo mica, io. —Si fece bianco però, quando subito dopo lo spettro trafo-rò la porta massiccia e gli entrò in camera, davanti agliocchi. Nel punto stesso la fiamma morente die' un guiz-zo come se volesse dire: "Lo conosco! È lo spirito diMarley!" e subito ricadde.Lo stesso viso, proprio lo stesso. Marley col suo codino,col solito panciotto, le brache attillate, gli stivaloni, lecui nappine di seta tentennavano insieme col codino,con le falde del soprabito e co' capelli ritti sul capo. Lacatena strascinata lo stringeva alla cintola. Era lunga egli s'avvinghiava attorno come una coda, ed era fatta,come Scrooge ebbe a notare, di scrigni, chiavi, lucchetti,libri mastri, fogliacci e pesanti borse di acciaio. Aveva ilcorpo trasparente; sicché Scrooge, osservandolo e guar-dandolo attraverso il panciotto, vedeva i due bottoni didietro del vestito.Scrooge avea spesso sentito dire che Marley era unuomo senza visceri, ma soltanto adesso ci credeva.No davvero, non ci credeva nemmeno. Benché se lo ve-desse davanti quello spettro e lo passasse con l'occhioda parte a parte, benché da quegli sguardi impietriti nel-la morte si sentisse accapponar la pelle, benché notasseperfino l'ordito del fazzoletto che gli copriva il capo egli s'annodava sotto il mento, al che sulle prime non

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L'uscio della canova si spalancò con fracasso; il rumoresi fece più forte a terreno; poi si udì suonare su per lescale; poi venne difilato verso la camera.— Eh via, sciocchezze! — disse Scrooge. — Non cicredo mica, io. —Si fece bianco però, quando subito dopo lo spettro trafo-rò la porta massiccia e gli entrò in camera, davanti agliocchi. Nel punto stesso la fiamma morente die' un guiz-zo come se volesse dire: "Lo conosco! È lo spirito diMarley!" e subito ricadde.Lo stesso viso, proprio lo stesso. Marley col suo codino,col solito panciotto, le brache attillate, gli stivaloni, lecui nappine di seta tentennavano insieme col codino,con le falde del soprabito e co' capelli ritti sul capo. Lacatena strascinata lo stringeva alla cintola. Era lunga egli s'avvinghiava attorno come una coda, ed era fatta,come Scrooge ebbe a notare, di scrigni, chiavi, lucchetti,libri mastri, fogliacci e pesanti borse di acciaio. Aveva ilcorpo trasparente; sicché Scrooge, osservandolo e guar-dandolo attraverso il panciotto, vedeva i due bottoni didietro del vestito.Scrooge avea spesso sentito dire che Marley era unuomo senza visceri, ma soltanto adesso ci credeva.No davvero, non ci credeva nemmeno. Benché se lo ve-desse davanti quello spettro e lo passasse con l'occhioda parte a parte, benché da quegli sguardi impietriti nel-la morte si sentisse accapponar la pelle, benché notasseperfino l'ordito del fazzoletto che gli copriva il capo egli s'annodava sotto il mento, al che sulle prime non

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avea badato, era nondimeno incredulo sempre e lottavacontro i propri sensi.— Che vuol dire ciò? — interrogò Scrooge, freddo emordace come sempre. — Che volete da me?— Molto! —Era la voce di Marley, precisa.— Chi siete voi?— Domandami chi fui.— Bene, chi foste? — disse Scrooge alzando la voce. —Siete un tantino pedante, mi pare, per essere un'ombra.— In vita, fui il tuo socio, Giacobbe Marley.— Potreste... sedere? — domandò Scrooge guardandolodubbioso.— Posso.— Sedete, dunque. —Scrooge domandò la cosa, per vedere se uno spettro cosìdiafano fosse in grado di pigliare una seggiola; nel casoche no, lo avrebbe costretto ad una spiegazione imba-razzante. Ma lo spettro gli sedette in faccia, dall'altraparte del caminetto, come se non avesse mai fatto altro.— Tu non credi in me — disse poi.— No — rispose Scrooge.— Che altra prova vorresti oltre quella dei sensi?— Non lo so.— Perché dubiti dei tuoi sensi?— Perché un nonnulla basta a turbarli. Un lieve disturbodi stomaco ci muta il bianco in nero. Voi potreste essereun pezzetto di carne mal digerito, uno schizzo di senapa,una briciola di formaggio, un frammento di patata mal

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avea badato, era nondimeno incredulo sempre e lottavacontro i propri sensi.— Che vuol dire ciò? — interrogò Scrooge, freddo emordace come sempre. — Che volete da me?— Molto! —Era la voce di Marley, precisa.— Chi siete voi?— Domandami chi fui.— Bene, chi foste? — disse Scrooge alzando la voce. —Siete un tantino pedante, mi pare, per essere un'ombra.— In vita, fui il tuo socio, Giacobbe Marley.— Potreste... sedere? — domandò Scrooge guardandolodubbioso.— Posso.— Sedete, dunque. —Scrooge domandò la cosa, per vedere se uno spettro cosìdiafano fosse in grado di pigliare una seggiola; nel casoche no, lo avrebbe costretto ad una spiegazione imba-razzante. Ma lo spettro gli sedette in faccia, dall'altraparte del caminetto, come se non avesse mai fatto altro.— Tu non credi in me — disse poi.— No — rispose Scrooge.— Che altra prova vorresti oltre quella dei sensi?— Non lo so.— Perché dubiti dei tuoi sensi?— Perché un nonnulla basta a turbarli. Un lieve disturbodi stomaco ci muta il bianco in nero. Voi potreste essereun pezzetto di carne mal digerito, uno schizzo di senapa,una briciola di formaggio, un frammento di patata mal

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cotta. Chiunque siate, c'è in voi più della marmitta chedella marmotta! —Scrooge non si dilettava molto di questi giochetti di pa-role, né in cuor suo si sentiva adesso corrivo alla celia.Fatto sta che ch'ei si studiava di esser faceto come perdistrarsi e per domare il terrore; perché veramente lavoce dello Spettro lo faceva rabbrividire fino al midollodelle ossa.Star lì a sedere, fissando quelle pupille vitree, e nonaprir bocca fosse pure per un momento, sarebbe stato lostesso che spiritare. Scrooge lo capiva molto bene. C'eraanche questo terribile, che lo Spettro si avvolgeva quasiin una propria atmosfera infernale. Non già che Scroogela sentisse; ma è certo che, ad onta della perfetta immo-bilità dello Spettro, i capelli ritti, le falde del soprabito,le nappine degli stivaloni, tremavano sempre come semossi dal fiato caldo di un forno.— Vedete questo steccadenti? — disse Scrooge tornan-do subito alla carica pel motivo ora detto, e volendo,fosse pure per un istante, sottrarsi allo sguardo impietri-to del fantasma.— Lo vedo — rispose lo Spettro.— Ma voi non lo guardate nemmeno — disse Scrooge.— Lo vedo nondimeno — disse ancora lo Spettro.— Bene! — ribatté Scrooge. — Non ho che ad ingoz-zarlo, e tutto il resto dei miei giorni avrà alle calcagnauna frotta di spiriti folletti, tutti di mia propria creazio-ne. Sciocchezze, vi dico; sciocchezze! —

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cotta. Chiunque siate, c'è in voi più della marmitta chedella marmotta! —Scrooge non si dilettava molto di questi giochetti di pa-role, né in cuor suo si sentiva adesso corrivo alla celia.Fatto sta che ch'ei si studiava di esser faceto come perdistrarsi e per domare il terrore; perché veramente lavoce dello Spettro lo faceva rabbrividire fino al midollodelle ossa.Star lì a sedere, fissando quelle pupille vitree, e nonaprir bocca fosse pure per un momento, sarebbe stato lostesso che spiritare. Scrooge lo capiva molto bene. C'eraanche questo terribile, che lo Spettro si avvolgeva quasiin una propria atmosfera infernale. Non già che Scroogela sentisse; ma è certo che, ad onta della perfetta immo-bilità dello Spettro, i capelli ritti, le falde del soprabito,le nappine degli stivaloni, tremavano sempre come semossi dal fiato caldo di un forno.— Vedete questo steccadenti? — disse Scrooge tornan-do subito alla carica pel motivo ora detto, e volendo,fosse pure per un istante, sottrarsi allo sguardo impietri-to del fantasma.— Lo vedo — rispose lo Spettro.— Ma voi non lo guardate nemmeno — disse Scrooge.— Lo vedo nondimeno — disse ancora lo Spettro.— Bene! — ribatté Scrooge. — Non ho che ad ingoz-zarlo, e tutto il resto dei miei giorni avrà alle calcagnauna frotta di spiriti folletti, tutti di mia propria creazio-ne. Sciocchezze, vi dico; sciocchezze! —

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A questo lo Spettro diè uno strido orrendo, e scosse lacatena con così tetro e rovinoso fracasso, che Scrooge sitenne forte alla seggiola per non cadere svenuto. Macome crebbe il suo terrore, quando, togliendosi lo Spet-tro la benda che gli fasciava il capo, quasi sentisse trop-po caldo, la mascella inferiore gli ricascò sul petto!Scrooge cadde ginocchioni e si strinse la faccia nellemani.— Grazia! — esclamò. — Terribile apparizione, perchémi fate paura?— Uomo dall'anima mondana! — rispose lo Spettro, —credi adesso o non credi?— Credo — balbettò Scrooge, — debbo credere. Maperché mai gli spiriti vanno attorno e perché vengono dame?— Deve ogni uomo — rispose lo Spettro — con l'animache ha dentro girare in mezzo ai suoi simili, viaggiare ilpiù che può; se non lo fa in vita, è condannato a farlo inmorte. È dannato ad errare pel mondo, oh me infelice! avedere il bene senza poterlo godere, quel bene cheavrebbe potuto dividere con gli altri sulla terra e cheavrebbe fatto la sua felicità! —Qui lo Spettro mise un altro strido, squassò la catena, sitorse le mani diafane.— Siete incatenato — osservò Scrooge, tremando. —Perché?— Porto la catena che mi son fabbricato in vita — ri-spose lo Spettro. — L'ho fatta io stesso anello per anel-

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A questo lo Spettro diè uno strido orrendo, e scosse lacatena con così tetro e rovinoso fracasso, che Scrooge sitenne forte alla seggiola per non cadere svenuto. Macome crebbe il suo terrore, quando, togliendosi lo Spet-tro la benda che gli fasciava il capo, quasi sentisse trop-po caldo, la mascella inferiore gli ricascò sul petto!Scrooge cadde ginocchioni e si strinse la faccia nellemani.— Grazia! — esclamò. — Terribile apparizione, perchémi fate paura?— Uomo dall'anima mondana! — rispose lo Spettro, —credi adesso o non credi?— Credo — balbettò Scrooge, — debbo credere. Maperché mai gli spiriti vanno attorno e perché vengono dame?— Deve ogni uomo — rispose lo Spettro — con l'animache ha dentro girare in mezzo ai suoi simili, viaggiare ilpiù che può; se non lo fa in vita, è condannato a farlo inmorte. È dannato ad errare pel mondo, oh me infelice! avedere il bene senza poterlo godere, quel bene cheavrebbe potuto dividere con gli altri sulla terra e cheavrebbe fatto la sua felicità! —Qui lo Spettro mise un altro strido, squassò la catena, sitorse le mani diafane.— Siete incatenato — osservò Scrooge, tremando. —Perché?— Porto la catena che mi son fabbricato in vita — ri-spose lo Spettro. — L'ho fatta io stesso anello per anel-

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lo, pezzo a pezzo; io stesso me la cinsi per volontà mia,e di volontà mia la portai. Ti par nuova forse a te? —Scrooge tremava sempre più forte.— O vorresti sapere — proseguì lo Spettro — il peso ela lunghezza della gomena che porti tu stesso? Era perl'appunto lunga e grave come questa mia, sette anni fa.Ci hai lavorato poi. Una catena di gran valore, adesso!—Scrooge si guardò intorno per terra, figurandosi di ve-dersi avviluppato in cinquanta o sessanta metri di gome-na ferrata: ma niente vide.— Giacobbe — disse supplichevole. — Mio vecchioGiacobbe Marley, ditemi qualche altra cosa. Datemi unpo' di consolazione, Giacobbe mio!— Nessuna consolazione da me — rispose lo Spettro.— Altre regioni le mandano, o Ebenezer Scrooge, altriministri le portano, altri uomini le ricevono. Né ti possodire tutto quel che vorrei: poche altre parole, e basta. Ame non è concesso un momento di riposo o d'indugio. Ilmio spirito non varcò mai la soglia del nostro banco,bada bene!; da vivo, il mio spirito non uscì mai dai limi-ti angusti del nostro stambugio. Lunghi e faticosi viaggimi aspettano oramai! —Soleva Scrooge, quante volte prendesse a meditare, cac-ciarsi le mani nelle tasche delle brache. Così fece ades-so, ruminando le cose dette dallo Spettro; ma non alzògli occhi e stette sempre ginocchioni.

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lo, pezzo a pezzo; io stesso me la cinsi per volontà mia,e di volontà mia la portai. Ti par nuova forse a te? —Scrooge tremava sempre più forte.— O vorresti sapere — proseguì lo Spettro — il peso ela lunghezza della gomena che porti tu stesso? Era perl'appunto lunga e grave come questa mia, sette anni fa.Ci hai lavorato poi. Una catena di gran valore, adesso!—Scrooge si guardò intorno per terra, figurandosi di ve-dersi avviluppato in cinquanta o sessanta metri di gome-na ferrata: ma niente vide.— Giacobbe — disse supplichevole. — Mio vecchioGiacobbe Marley, ditemi qualche altra cosa. Datemi unpo' di consolazione, Giacobbe mio!— Nessuna consolazione da me — rispose lo Spettro.— Altre regioni le mandano, o Ebenezer Scrooge, altriministri le portano, altri uomini le ricevono. Né ti possodire tutto quel che vorrei: poche altre parole, e basta. Ame non è concesso un momento di riposo o d'indugio. Ilmio spirito non varcò mai la soglia del nostro banco,bada bene!; da vivo, il mio spirito non uscì mai dai limi-ti angusti del nostro stambugio. Lunghi e faticosi viaggimi aspettano oramai! —Soleva Scrooge, quante volte prendesse a meditare, cac-ciarsi le mani nelle tasche delle brache. Così fece ades-so, ruminando le cose dette dallo Spettro; ma non alzògli occhi e stette sempre ginocchioni.

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— Bisogna dire che siete andato un po' lento, Giacobbemio — notò Scrooge, da uomo d'affari, ma con deferen-te umiltà.— Lento! — ripeté lo Spettro.— Morto da sette anni e sempre in viaggio?— Sempre. Né riposo, né pace: Tortura assidua del ri-morso.— Viaggiate presto?— Sulle ali del vento.— Ne avrete visto dei paesi in sette anni! — mormoròScrooge.Udendo queste parole, lo Spettro mise un altro strido ecosì terribilmente fece suonar la catena nel silenzio dellanotte, che la guardia avrebbe avuto ragione di multarlocome disturbatore notturno.— Oh! schiavo, incatenato, oppresso di ceppi! — urlò— a non sapere che secoli e secoli di assiduo lavorocompiuto da creature immortali a pro di questa terrapasseranno nell'eternità prima che tutto sia sviluppato ilbene ond'essa è capace; a non sapere che ogni spiritocristiano, pur lavorando nella piccola sfera assegnatagli,qualunque essa sia, troverà troppo breve la vita mortalead esercitare tutti i mezzi innumerevoli del rendersi uti-le; a non sapere che non c'è durata di rammarico la qua-le ci assolva dalle occasioni perdute nella vita! E questoio ho fatto! e tale ero io!— Ma voi, Giacobbe, foste sempre un eccellente uomod'affari, — mormorò Scrooge, che incominciava a fareun'applicazione personale di tutto questo.

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— Bisogna dire che siete andato un po' lento, Giacobbemio — notò Scrooge, da uomo d'affari, ma con deferen-te umiltà.— Lento! — ripeté lo Spettro.— Morto da sette anni e sempre in viaggio?— Sempre. Né riposo, né pace: Tortura assidua del ri-morso.— Viaggiate presto?— Sulle ali del vento.— Ne avrete visto dei paesi in sette anni! — mormoròScrooge.Udendo queste parole, lo Spettro mise un altro strido ecosì terribilmente fece suonar la catena nel silenzio dellanotte, che la guardia avrebbe avuto ragione di multarlocome disturbatore notturno.— Oh! schiavo, incatenato, oppresso di ceppi! — urlò— a non sapere che secoli e secoli di assiduo lavorocompiuto da creature immortali a pro di questa terrapasseranno nell'eternità prima che tutto sia sviluppato ilbene ond'essa è capace; a non sapere che ogni spiritocristiano, pur lavorando nella piccola sfera assegnatagli,qualunque essa sia, troverà troppo breve la vita mortalead esercitare tutti i mezzi innumerevoli del rendersi uti-le; a non sapere che non c'è durata di rammarico la qua-le ci assolva dalle occasioni perdute nella vita! E questoio ho fatto! e tale ero io!— Ma voi, Giacobbe, foste sempre un eccellente uomod'affari, — mormorò Scrooge, che incominciava a fareun'applicazione personale di tutto questo.

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— Affari! — esclamò lo Spettro, tornando a torcersi lemani. — I miei simili erano i miei affari. Il benesserecomune, la carità, la misericordia, la sopportazione, labenevolenza, questi erano i miei affari. Nell'oceano im-menso dei miei affari le operazioni del mio commercionon erano che una gocciola d'acqua! —Sollevò la catena per quanto il braccio era lungo, comese in quella fosse la causa della sterile angoscia, e tornòa sbatterla in terra con fracasso.— In questa stagione dell'anno cadente — proseguì loSpettro — io soffro di più. Perché mai, in mezzo allafolla dei miei simili, passavo io con gli occhi abbassatialla terra, perché una volta non gli alzai verso quellastella benedetta che guidò un giorno i sapienti ad un po-vero abituro? Non potevo io forse, io, esser guidato daquella luce ad altri poveri abituri? —Scrooge, più che mai atterrito alle parole incalzanti del-lo Spettro, incominciò a tremare come una canna.— Ascoltami! — comandò lo Spettro. — L'ora mia è vi-cina.— Ascolto — rispose Scrooge. — Ma non calcate lamano, ve ne prego! non mi schiacciate di eloquenza,Giacobbe!— Come io mi ti mostri in forma visibile, non so. Moltie molti giorni di fila ti sono stato ai fianchi invisibile. —L'idea non era piacevole. Scrooge rabbrividì e si asciugòil sudore dalla fronte.— Né questa è piccola parte del mio supplizio, — pro-seguì lo spettro. — Son qui stasera per avvertirti che an-

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— Affari! — esclamò lo Spettro, tornando a torcersi lemani. — I miei simili erano i miei affari. Il benesserecomune, la carità, la misericordia, la sopportazione, labenevolenza, questi erano i miei affari. Nell'oceano im-menso dei miei affari le operazioni del mio commercionon erano che una gocciola d'acqua! —Sollevò la catena per quanto il braccio era lungo, comese in quella fosse la causa della sterile angoscia, e tornòa sbatterla in terra con fracasso.— In questa stagione dell'anno cadente — proseguì loSpettro — io soffro di più. Perché mai, in mezzo allafolla dei miei simili, passavo io con gli occhi abbassatialla terra, perché una volta non gli alzai verso quellastella benedetta che guidò un giorno i sapienti ad un po-vero abituro? Non potevo io forse, io, esser guidato daquella luce ad altri poveri abituri? —Scrooge, più che mai atterrito alle parole incalzanti del-lo Spettro, incominciò a tremare come una canna.— Ascoltami! — comandò lo Spettro. — L'ora mia è vi-cina.— Ascolto — rispose Scrooge. — Ma non calcate lamano, ve ne prego! non mi schiacciate di eloquenza,Giacobbe!— Come io mi ti mostri in forma visibile, non so. Moltie molti giorni di fila ti sono stato ai fianchi invisibile. —L'idea non era piacevole. Scrooge rabbrividì e si asciugòil sudore dalla fronte.— Né questa è piccola parte del mio supplizio, — pro-seguì lo spettro. — Son qui stasera per avvertirti che an-

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cora una via t'avanza e una speranza di sfuggire al miofato. E sono io, Ebenezer, io che ti offro cotesta speran-za e cotesta via.— Voi siete sempre stato per me un buon amico, — dis-se Scrooge. — Grazie!— Avrai la visita — soggiunse lo spettro — di tre Spiri-ti. —La faccia di Scrooge si fece bianca quasi come quelladello Spettro.— Ed è questa la via, è questa la speranza che mi offri-te, Giacobbe? — interrogò con un filo di voce.— Questa è.— Io... io davvero ne farei di meno, — disse Scrooge.— Senza la visita loro, — ammonì lo Spettro, — tu noneviterai il sentiero che io batto. Aspettati il primo perdomani, quando la campana avrà battuto un'ora.— Non potrei — insinuò Scrooge — non potrei pigliarlitutti e tre in una volta e farla finita?— Aspetterai il secondo la notte appresso alla stessaora. Il terzo, la terza notte, all'ultima vibrazione delladodicesima ora. Me, non mi vedrai più; ma ricordati, peramor tuo, ricordati di quanto è accaduto tra noi! —Ciò detto, lo spettro tolse il fazzoletto dalla tavola e selo avvolse come prima, intorno al capo. Scrooge sen'accorse dallo scricchiolio dei denti quando le mascellesi urtarono, strette dalla benda. Alzò gli occhi dubbiosi esi ritrovò ritto davanti il suo visitatore soprannaturale,con la catena avvolta al braccio.

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cora una via t'avanza e una speranza di sfuggire al miofato. E sono io, Ebenezer, io che ti offro cotesta speran-za e cotesta via.— Voi siete sempre stato per me un buon amico, — dis-se Scrooge. — Grazie!— Avrai la visita — soggiunse lo spettro — di tre Spiri-ti. —La faccia di Scrooge si fece bianca quasi come quelladello Spettro.— Ed è questa la via, è questa la speranza che mi offri-te, Giacobbe? — interrogò con un filo di voce.— Questa è.— Io... io davvero ne farei di meno, — disse Scrooge.— Senza la visita loro, — ammonì lo Spettro, — tu noneviterai il sentiero che io batto. Aspettati il primo perdomani, quando la campana avrà battuto un'ora.— Non potrei — insinuò Scrooge — non potrei pigliarlitutti e tre in una volta e farla finita?— Aspetterai il secondo la notte appresso alla stessaora. Il terzo, la terza notte, all'ultima vibrazione delladodicesima ora. Me, non mi vedrai più; ma ricordati, peramor tuo, ricordati di quanto è accaduto tra noi! —Ciò detto, lo spettro tolse il fazzoletto dalla tavola e selo avvolse come prima, intorno al capo. Scrooge sen'accorse dallo scricchiolio dei denti quando le mascellesi urtarono, strette dalla benda. Alzò gli occhi dubbiosi esi ritrovò ritto davanti il suo visitatore soprannaturale,con la catena avvolta al braccio.

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L'apparizione si scostò rinculando; ad ogni suo passo, lafinestra si apriva un poco, sicché, quando lo Spettro vigiunse, era spalancata. Lo Spettro fece un cenno, Scroo-ge si accostò. Quando furono due passi distanti, lo Spet-tro alzò la mano perché si fermasse. Scrooge si fermò.Più dell'obbedienza potevano in lui la stupefazione ed ilterrore; perché, all'alzarsi di quella mano, egli udì deirumori confusi nell'aria; suoni incoerenti di dolore e didisperazione; sospiri e guai di profonda angoscia e di ri-morso. Lo Spettro, stato un po' in ascolto, si unì al fune-bre coro e si dileguò nella oscurità della notte.Scrooge, nell'agonia della curiosità, corse alla finestra eguardò di fuori.L'aria era piena di fantasmi, che erravano di qua e di làsenza posa, traendo guai. Ciascuno, come lo spettro diMarley, trascinava una catena; ce n'erano di quelli inca-tenati insieme, ed erano forse membri di governi malva-gi; nessuno era libero. Molti, da vivi, erano stati cono-scenze personali di Scrooge. Era stato intrinseco con unvecchio spettro in panciotto bianco, con un enorme scri-gno ferrato attaccato alla caviglia, il quale disperata-mente piangeva per non poter soccorrere una poveradonna con in collo un bambino, ch'ei vedeva giù, sullasoglia d'una porta. Il supplizio di tutti loro era questo,senz'altro, di voler entrare nelle faccende umane per fareun po' di bene e di averne per sempre perduto il potere.Se coteste creature si fossero risolute in nebbia o se lanebbia le avesse avvolte, Scrooge non potea dire. In un

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L'apparizione si scostò rinculando; ad ogni suo passo, lafinestra si apriva un poco, sicché, quando lo Spettro vigiunse, era spalancata. Lo Spettro fece un cenno, Scroo-ge si accostò. Quando furono due passi distanti, lo Spet-tro alzò la mano perché si fermasse. Scrooge si fermò.Più dell'obbedienza potevano in lui la stupefazione ed ilterrore; perché, all'alzarsi di quella mano, egli udì deirumori confusi nell'aria; suoni incoerenti di dolore e didisperazione; sospiri e guai di profonda angoscia e di ri-morso. Lo Spettro, stato un po' in ascolto, si unì al fune-bre coro e si dileguò nella oscurità della notte.Scrooge, nell'agonia della curiosità, corse alla finestra eguardò di fuori.L'aria era piena di fantasmi, che erravano di qua e di làsenza posa, traendo guai. Ciascuno, come lo spettro diMarley, trascinava una catena; ce n'erano di quelli inca-tenati insieme, ed erano forse membri di governi malva-gi; nessuno era libero. Molti, da vivi, erano stati cono-scenze personali di Scrooge. Era stato intrinseco con unvecchio spettro in panciotto bianco, con un enorme scri-gno ferrato attaccato alla caviglia, il quale disperata-mente piangeva per non poter soccorrere una poveradonna con in collo un bambino, ch'ei vedeva giù, sullasoglia d'una porta. Il supplizio di tutti loro era questo,senz'altro, di voler entrare nelle faccende umane per fareun po' di bene e di averne per sempre perduto il potere.Se coteste creature si fossero risolute in nebbia o se lanebbia le avesse avvolte, Scrooge non potea dire. In un

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sol punto, sparvero gli spettri e tacquero le voci. Tornòla notte profonda.Scrooge chiuse la finestra ed esaminò la porta di dove loSpettro era entrato. Era chiusa a doppia mandata,com'egli stesso con le proprie mani avea fatto. I chiavi-stelli erano al posto. Gli corse alla bocca: "Sciocchez-ze!" ma alla prima sillaba si fermò in tronco. Si sentivastracco, sia dalle fatiche del giorno o dall'ora tarda, siapiuttosto dalla commozione sofferta, dal balenio delmondo invisibile, dalle tristi parole dello Spettro. Tuttovestito com'era se n'andò a letto e si addormentòall'istante.

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sol punto, sparvero gli spettri e tacquero le voci. Tornòla notte profonda.Scrooge chiuse la finestra ed esaminò la porta di dove loSpettro era entrato. Era chiusa a doppia mandata,com'egli stesso con le proprie mani avea fatto. I chiavi-stelli erano al posto. Gli corse alla bocca: "Sciocchez-ze!" ma alla prima sillaba si fermò in tronco. Si sentivastracco, sia dalle fatiche del giorno o dall'ora tarda, siapiuttosto dalla commozione sofferta, dal balenio delmondo invisibile, dalle tristi parole dello Spettro. Tuttovestito com'era se n'andò a letto e si addormentòall'istante.

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Strofa SecondaIl primo dei tre spiriti.

Quando Scrooge si destò, era così fitto il buio, che guar-dando dal letto, ei distingueva appena la finestra traspa-rente dalle pareti opache della camera. Ficcava nelle te-nebre i suoi occhi da furetto, quando all'orologio di unachiesa vicina suonarono i quattro quarti. Scrooge stettein ascolto per sentir l'ora.Con suo grande stupore, la grave campana passò dai seicolpi ai sette agli otto, e così fino a dodici. Allora tac-que. Mezzanotte! erano le due passate quando s'era mes-so a letto. L'orologio andava male. Qualche ghiacciuolos'era insinuato nelle ruote. Mezzanotte!Premette la molla del suo orologio a ripetizione per cor-reggere lo sproposito di quell'altro. Il rapido polso dellamacchinetta batté dodici colpi e s'arrestò.— Eh via, non può essere — disse Scrooge — ch'io ab-bia dormito tutta una giornata e una seconda notte. Nonpuò essere che gli abbia pigliato qualche malanno alsole e che sia mezzanotte quando è mezzogiorno! —L'idea era allarmante, sicché egli tiratosi fuori del lettoandò brancolando verso la finestra. Fregò con la manicadella veste da camera sui vetri per veder qualche cosa;ma un gran che non arrivò a vedere. Vide che la nebbiaera fitta e sentì un freddo indiavolato; nessun rumore

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Strofa SecondaIl primo dei tre spiriti.

Quando Scrooge si destò, era così fitto il buio, che guar-dando dal letto, ei distingueva appena la finestra traspa-rente dalle pareti opache della camera. Ficcava nelle te-nebre i suoi occhi da furetto, quando all'orologio di unachiesa vicina suonarono i quattro quarti. Scrooge stettein ascolto per sentir l'ora.Con suo grande stupore, la grave campana passò dai seicolpi ai sette agli otto, e così fino a dodici. Allora tac-que. Mezzanotte! erano le due passate quando s'era mes-so a letto. L'orologio andava male. Qualche ghiacciuolos'era insinuato nelle ruote. Mezzanotte!Premette la molla del suo orologio a ripetizione per cor-reggere lo sproposito di quell'altro. Il rapido polso dellamacchinetta batté dodici colpi e s'arrestò.— Eh via, non può essere — disse Scrooge — ch'io ab-bia dormito tutta una giornata e una seconda notte. Nonpuò essere che gli abbia pigliato qualche malanno alsole e che sia mezzanotte quando è mezzogiorno! —L'idea era allarmante, sicché egli tiratosi fuori del lettoandò brancolando verso la finestra. Fregò con la manicadella veste da camera sui vetri per veder qualche cosa;ma un gran che non arrivò a vedere. Vide che la nebbiaera fitta e sentì un freddo indiavolato; nessun rumore

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per la via, nessuno strepito di gente che corresse su egiù, come senz'altro doveva essere se mai la notte aves-se ammazzato il giorno e preso possesso del mondo.Questo fu un gran sollievo, perché, con la soppressionedei giorni, se n'andava in fumo l'eloquenza di certi suoifogli: "A tre giorni data pagherete per questa mia primadi cambio all'ordine del signor Ebenezer Scrooge..."Scrooge se ne tornò a letto, e messosi a pensare, a rumi-nare, a mulinare, a stillarsi il cervello sulla stranezza delcaso, non ne cavò niente di niente. Più ci pensava, piùs'imbrogliava; e più si sforzava di non pensare, più forteci pensava. Lo spettro di Marley lo turbava assai. Quan-te volte, dopo maturo esame, risolveva in mente sua chetutto era stato un sogno, subito, come una molla chescattasse, il pensiero tornava indietro e gli ripresentavalo stesso problema da sciogliere: "Era stato o non erastato un sogno?"Stette così fino a che l'orologio ebbe battuto altri trequarti, e gli sovvenne allora, di colpo, che lo Spettro gliaveva annunziata una certa visita allo scocco dell'una.Risolvette di star desto fino a che l'ora fosse passata; e,considerando che oramai gli era così facile addormen-tarsi come volare nella luna, era quello il più saggio par-tito cui si potesse appigliare.Quest'ultimo quarto gli sembrò così lungo, che più diuna volta sospettò di essersi appisolato e di non aversentito suonar l'ora. Alla fine uno squillo gli percossel'orecchio.— Din, don!

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per la via, nessuno strepito di gente che corresse su egiù, come senz'altro doveva essere se mai la notte aves-se ammazzato il giorno e preso possesso del mondo.Questo fu un gran sollievo, perché, con la soppressionedei giorni, se n'andava in fumo l'eloquenza di certi suoifogli: "A tre giorni data pagherete per questa mia primadi cambio all'ordine del signor Ebenezer Scrooge..."Scrooge se ne tornò a letto, e messosi a pensare, a rumi-nare, a mulinare, a stillarsi il cervello sulla stranezza delcaso, non ne cavò niente di niente. Più ci pensava, piùs'imbrogliava; e più si sforzava di non pensare, più forteci pensava. Lo spettro di Marley lo turbava assai. Quan-te volte, dopo maturo esame, risolveva in mente sua chetutto era stato un sogno, subito, come una molla chescattasse, il pensiero tornava indietro e gli ripresentavalo stesso problema da sciogliere: "Era stato o non erastato un sogno?"Stette così fino a che l'orologio ebbe battuto altri trequarti, e gli sovvenne allora, di colpo, che lo Spettro gliaveva annunziata una certa visita allo scocco dell'una.Risolvette di star desto fino a che l'ora fosse passata; e,considerando che oramai gli era così facile addormen-tarsi come volare nella luna, era quello il più saggio par-tito cui si potesse appigliare.Quest'ultimo quarto gli sembrò così lungo, che più diuna volta sospettò di essersi appisolato e di non aversentito suonar l'ora. Alla fine uno squillo gli percossel'orecchio.— Din, don!

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— Un quarto — disse Scrooge contando.— Din, don!— Mezz'ora — disse Scrooge.— Din, don!— Tre quarti — disse Scrooge.— Din, don!— Il tocco — esclamò Scrooge trionfante — enient'altro! —Avea parlato prima che il colpo battesse, il quale seguìsubito con un suono profondo, cupo, dolente. Una luceimprovvisa balenò nella camera e le cortine del letto fu-rono tirate.Dico che le cortine furono tirate da una mano: non già acapo od a piedi, ma proprio in quel punto dove egli aveavolta la faccia. Le cortine furono tirate da parte; eScrooge, balzando a sedere, si trovò faccia a faccia conl'essere soprannaturale che le avea tirate, così vicinocome io a voi, io che sto in ispirito al vostro fianco.Era una strana figura, un che tra il bambino ed il vec-chio. Per un'arcana lontananza pareva ridotto alle pro-porzioni infantili. Aveva canuti i capelli, fluenti sul col-lo e giù per le spalle; ma non una ruga sul viso anzi il ri-goglio più fresco. Lunghe le braccia e muscolose; e cosìpure le mani, come se dotate di una forza non comune.Di forme delicatissime le gambe e i piedi, nudi a paridelle braccia. Portava una tunica candidissima strettaalla vita da una cintura lucente. In mano teneva un ra-moscello di verde agrifoglio; e, per uno strano contrastoa cotesto emblema invernale, avea la tunica tutta adorna

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— Un quarto — disse Scrooge contando.— Din, don!— Mezz'ora — disse Scrooge.— Din, don!— Tre quarti — disse Scrooge.— Din, don!— Il tocco — esclamò Scrooge trionfante — enient'altro! —Avea parlato prima che il colpo battesse, il quale seguìsubito con un suono profondo, cupo, dolente. Una luceimprovvisa balenò nella camera e le cortine del letto fu-rono tirate.Dico che le cortine furono tirate da una mano: non già acapo od a piedi, ma proprio in quel punto dove egli aveavolta la faccia. Le cortine furono tirate da parte; eScrooge, balzando a sedere, si trovò faccia a faccia conl'essere soprannaturale che le avea tirate, così vicinocome io a voi, io che sto in ispirito al vostro fianco.Era una strana figura, un che tra il bambino ed il vec-chio. Per un'arcana lontananza pareva ridotto alle pro-porzioni infantili. Aveva canuti i capelli, fluenti sul col-lo e giù per le spalle; ma non una ruga sul viso anzi il ri-goglio più fresco. Lunghe le braccia e muscolose; e cosìpure le mani, come se dotate di una forza non comune.Di forme delicatissime le gambe e i piedi, nudi a paridelle braccia. Portava una tunica candidissima strettaalla vita da una cintura lucente. In mano teneva un ra-moscello di verde agrifoglio; e, per uno strano contrastoa cotesto emblema invernale, avea la tunica tutta adorna

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di fiori d'estate. Ma la cosa più singolare era questa, chedal capo gli sprizzava un getto di luce viva pel quale tut-te quelle cose si vedevano; ed era per questo senz'altroch'egli si dovea servire, nei suoi momenti cattivi, di uncappellone a foggia di spegnitoio che ora si teneva sottoil braccio.Ma nemmeno questa, quando Scrooge l'ebbe guardatomeglio, era la stranezza maggiore. Perché, scintillandoquella sua cintura in qua e in là con un subito scambiodi luce e di ombra, la stessa persona pareva fluttuante emutevole: ed ora si mostrava con un braccio solo, oracon una gamba, ora con venti gambe o con un par digambe senza capo o con un capo senza corpo; né delleparti dissolventesi un qualunque tratto si potea scorgerenel buio fitto che le ingoiava. Di botto, tornava a esserecome prima, chiaro e ben distinto.— Siete voi lo Spirito — domandò Scrooge — la cui vi-sita m'era stata predetta?— Sono! —Soave era la voce, ma così piana che pareva venir dalontano.— Chi siete e che cosa siete? — domandò Scrooge.— Sono lo Spirito di Natale passato.— Passato da molto tempo? — chiese Scrooge, badandoalla piccolezza del suo interlocutore.— No. L'ultimo Natale vostro. —Forse, se qualcuno gliene avesse chiesto, Scrooge nonne avrebbe saputo dire il perché; ma una gran voglia lo

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di fiori d'estate. Ma la cosa più singolare era questa, chedal capo gli sprizzava un getto di luce viva pel quale tut-te quelle cose si vedevano; ed era per questo senz'altroch'egli si dovea servire, nei suoi momenti cattivi, di uncappellone a foggia di spegnitoio che ora si teneva sottoil braccio.Ma nemmeno questa, quando Scrooge l'ebbe guardatomeglio, era la stranezza maggiore. Perché, scintillandoquella sua cintura in qua e in là con un subito scambiodi luce e di ombra, la stessa persona pareva fluttuante emutevole: ed ora si mostrava con un braccio solo, oracon una gamba, ora con venti gambe o con un par digambe senza capo o con un capo senza corpo; né delleparti dissolventesi un qualunque tratto si potea scorgerenel buio fitto che le ingoiava. Di botto, tornava a esserecome prima, chiaro e ben distinto.— Siete voi lo Spirito — domandò Scrooge — la cui vi-sita m'era stata predetta?— Sono! —Soave era la voce, ma così piana che pareva venir dalontano.— Chi siete e che cosa siete? — domandò Scrooge.— Sono lo Spirito di Natale passato.— Passato da molto tempo? — chiese Scrooge, badandoalla piccolezza del suo interlocutore.— No. L'ultimo Natale vostro. —Forse, se qualcuno gliene avesse chiesto, Scrooge nonne avrebbe saputo dire il perché; ma una gran voglia lo

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pungeva di veder lo Spirito con lo spegnitoio in capo.Epperò lo pregò che si covrisse.— E che! — esclamò lo Spirito — vuoi tu spegnere cosìpresto con mani profane la luce ch'io mando? Non ti ba-sta di essere stato fra coloro le cui passioni fabbricaronoquesto cappello e mi hanno dannato a portarlo per anni esecoli calcato sulla fronte! —Scrooge umilmente dichiarò di non avere avuto alcunaintenzione di offenderlo né aver mai fatto cosa per cui loSpirito dovesse "prender cappello". Osò poi domandareche motivo lo aveva fatto venire.— La tua salute! — rispose lo Spirito.Scrooge se ne professò obbligatissimo, pensando nondi-meno che una notte di riposo non disturbato avrebbemeglio giovato a quello scopo. Lo Spirito, si vede, loudì pensare, perché subito disse:— Il tuo riscatto, allora. Bada! —Così dicendo, stese la mano e dolcemente lo prese pelbraccio.— Sorgi e seguimi! —Invano avrebbe Scrooge allegato che il tempo e l'oranon si addicevano a una passeggiata a piedi; che il lettoera caldo e il termometro sotto zero; che tutto il suo ve-stito si riduceva alla veste da camera, alle pantoffole e alberretto da notte; e che una infreddatura lo tormentava.Non c'era verso di resistere a quella stretta, benché soa-ve come quella di una mano di donna. Si alzò; ma ve-dendo che lo spirito si avviava alla finestra, gli s'attaccòalla tunica in atto supplichevole.

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pungeva di veder lo Spirito con lo spegnitoio in capo.Epperò lo pregò che si covrisse.— E che! — esclamò lo Spirito — vuoi tu spegnere cosìpresto con mani profane la luce ch'io mando? Non ti ba-sta di essere stato fra coloro le cui passioni fabbricaronoquesto cappello e mi hanno dannato a portarlo per anni esecoli calcato sulla fronte! —Scrooge umilmente dichiarò di non avere avuto alcunaintenzione di offenderlo né aver mai fatto cosa per cui loSpirito dovesse "prender cappello". Osò poi domandareche motivo lo aveva fatto venire.— La tua salute! — rispose lo Spirito.Scrooge se ne professò obbligatissimo, pensando nondi-meno che una notte di riposo non disturbato avrebbemeglio giovato a quello scopo. Lo Spirito, si vede, loudì pensare, perché subito disse:— Il tuo riscatto, allora. Bada! —Così dicendo, stese la mano e dolcemente lo prese pelbraccio.— Sorgi e seguimi! —Invano avrebbe Scrooge allegato che il tempo e l'oranon si addicevano a una passeggiata a piedi; che il lettoera caldo e il termometro sotto zero; che tutto il suo ve-stito si riduceva alla veste da camera, alle pantoffole e alberretto da notte; e che una infreddatura lo tormentava.Non c'era verso di resistere a quella stretta, benché soa-ve come quella di una mano di donna. Si alzò; ma ve-dendo che lo spirito si avviava alla finestra, gli s'attaccòalla tunica in atto supplichevole.

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— Sono un mortale — protestò — e potrei anche cade-re.— Che la mia mano ti tocchi qui! — disse lo Spirito po-nendogliela sul cuore — e ben alto sarai sostenuto! —A questo, passarono insieme attraverso il muro, ed eccosi trovarono in aperta campagna, sopra una strada che icampi fiancheggiavano. La città era scomparsa; non neavanzava vestigio. Il buio e la nebbia eransi dileguaticon essa, ed era una limpida giornata d'inverno, e laneve biancheggiava al sole.— Dio di misericordia! — esclamò Scrooge stringendole mani e volgendosi intorno. — Qui son venuto su io;qui ho passato la mia fanciullezza! —Lo Spirito lo guardò con dolcezza. Quella sua strettagentile, benché lieve e istantanea, era sempre sentita dalvecchio. Il quale anche aspirava migliaia di profumi va-ganti per l'aria, connessi ciascuno con migliaia di pen-sieri, e speranze, e gioie, e dolori da gran tempo cadutiin oblio.— Il tuo labbro trema — disse lo Spirito. — È che haicostì sulla guancia? —Scrooge balbettò, con un insolito balbettio della voce,che quella era una pustoletta, nient'altro. Era pronto aseguire lo Spirito dove meglio gli piacesse.— Ti ricordi la via? — domandò lo Spirito.— Se me ne ricordo! — esclamò Scrooge. — Ci andreiad occhi chiusi.— Strano però che per tanti anni te ne sia scordato! —osservò lo Spirito. — Andiamo. —

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— Sono un mortale — protestò — e potrei anche cade-re.— Che la mia mano ti tocchi qui! — disse lo Spirito po-nendogliela sul cuore — e ben alto sarai sostenuto! —A questo, passarono insieme attraverso il muro, ed eccosi trovarono in aperta campagna, sopra una strada che icampi fiancheggiavano. La città era scomparsa; non neavanzava vestigio. Il buio e la nebbia eransi dileguaticon essa, ed era una limpida giornata d'inverno, e laneve biancheggiava al sole.— Dio di misericordia! — esclamò Scrooge stringendole mani e volgendosi intorno. — Qui son venuto su io;qui ho passato la mia fanciullezza! —Lo Spirito lo guardò con dolcezza. Quella sua strettagentile, benché lieve e istantanea, era sempre sentita dalvecchio. Il quale anche aspirava migliaia di profumi va-ganti per l'aria, connessi ciascuno con migliaia di pen-sieri, e speranze, e gioie, e dolori da gran tempo cadutiin oblio.— Il tuo labbro trema — disse lo Spirito. — È che haicostì sulla guancia? —Scrooge balbettò, con un insolito balbettio della voce,che quella era una pustoletta, nient'altro. Era pronto aseguire lo Spirito dove meglio gli piacesse.— Ti ricordi la via? — domandò lo Spirito.— Se me ne ricordo! — esclamò Scrooge. — Ci andreiad occhi chiusi.— Strano però che per tanti anni te ne sia scordato! —osservò lo Spirito. — Andiamo. —

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E andarono per quella via. Scrooge riconosceva ognicancello, ogni albero, ogni piolo; quand'ecco apparve indistanza un villaggetto, col suo bravo ponte, la sua chie-sa, il suo fiume tortuoso. Videro venire al trotto certi ca-vallini, montati da ragazzi, i quali chiamavano altri ra-gazzi in biroccino o su qualche carretta, guidati da unfattore. Tutti cotesti ragazzi erano in grande allegria etante grida si scambiavano che la vasta campagna suo-nava di una musica gioconda e l'aria stessa rideva inudirla.— Queste — disse lo Spirito — sono ombre di cose chefurono. Non hanno coscienza di noi. —I lieti viaggiatori si avvicinavano; e via via, Scrooge liriconosceva e diceva il nome di ciascuno. Perché si ral-legrava oltre ogni dire in vederli? perché gli brillava lafredda pupilla e il cuore gli diè un balzo? perché sentìun'insolita dolcezza, udendoli augurarsi un allegro Nata-le, nel punto di separarsi nei crocicchi o nei sentieri tra-versi per andarsene alle case loro? Che gli premeva aScrooge di un allegro Natale? Al diavolo il Natale contutta l'allegria! Che bene gli aveva mai fatto il Natale?— La scuola non è ancora deserta — disse lo Spirito. —C'è un ragazzo lì, vedilo, che i compagni hanno lasciatoda solo. —Scrooge disse di riconoscerlo, e un impeto di singhiozzolo prese alla gola.Uscirono dalla via maestra per un ben noto sentiero, epresto si avvicinarono ad un fabbricato rossastro, colsuo capannuccio in alto e la sua banderuola e in quello

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E andarono per quella via. Scrooge riconosceva ognicancello, ogni albero, ogni piolo; quand'ecco apparve indistanza un villaggetto, col suo bravo ponte, la sua chie-sa, il suo fiume tortuoso. Videro venire al trotto certi ca-vallini, montati da ragazzi, i quali chiamavano altri ra-gazzi in biroccino o su qualche carretta, guidati da unfattore. Tutti cotesti ragazzi erano in grande allegria etante grida si scambiavano che la vasta campagna suo-nava di una musica gioconda e l'aria stessa rideva inudirla.— Queste — disse lo Spirito — sono ombre di cose chefurono. Non hanno coscienza di noi. —I lieti viaggiatori si avvicinavano; e via via, Scrooge liriconosceva e diceva il nome di ciascuno. Perché si ral-legrava oltre ogni dire in vederli? perché gli brillava lafredda pupilla e il cuore gli diè un balzo? perché sentìun'insolita dolcezza, udendoli augurarsi un allegro Nata-le, nel punto di separarsi nei crocicchi o nei sentieri tra-versi per andarsene alle case loro? Che gli premeva aScrooge di un allegro Natale? Al diavolo il Natale contutta l'allegria! Che bene gli aveva mai fatto il Natale?— La scuola non è ancora deserta — disse lo Spirito. —C'è un ragazzo lì, vedilo, che i compagni hanno lasciatoda solo. —Scrooge disse di riconoscerlo, e un impeto di singhiozzolo prese alla gola.Uscirono dalla via maestra per un ben noto sentiero, epresto si avvicinarono ad un fabbricato rossastro, colsuo capannuccio in alto e la sua banderuola e in quello

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una campana sospesa. Era una gran casa, ma caduta inbassa fortuna; deserti gli stanzoni, umide e muffite lepareti, rotte le finestre e sdrucite le porte. I polli chioc-ciavano e si pavoneggiavano nelle stalle; le rimesse e letettoie erano preda dell'erba. Né la parte interna serbavatraccia dell'antico stato; perché, entrando nella corte ma-linconica e guardando per le porte spalancate di moltesale, videro queste miseramente fornite, fredde, ampie.C'era nell'aria un sentore terrigno, una nudità freddolosain tutto, che in certo qual modo si associava all'ideadell'alzarsi troppo presto a lume di candela e del nonaver molto da mangiare.Andarono, lo Spirito e Scrooge, di là della corte versouna porta alle spalle della casa. Si aprì loro davanti, mo-strando un camerone nudo e malinconico, che parevaanche più vuoto di quel che era per certe file di banchi edi leggii. Ad uno di questi, presso un misero fuocherel-lo, leggeva tutto solo un ragazzo; e Scrooge cadde a se-dere sopra uno di questi banchi e pianse a riveder séstesso, misero, dimenticato, come allora soleva essere.Non un'eco latente nella casa, non un rosicchio di topo,non una gocciola cadente nella corte della fontanina ge-lata a mezzo, non un sospiro fra i rami spogliati di unmisero pioppo, non lo sbattimento monotono della portadi un magazzino vuoto, no, non un crepitio del fuocoche non cadesse soave sul cuore di Scrooge, che non glispremesse più dolci le lagrime.Lo Spirito gli sfiorò il braccio ed accennò al ragazzoleggente. Di botto, un uomo, straniero al vestito, si mo-

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una campana sospesa. Era una gran casa, ma caduta inbassa fortuna; deserti gli stanzoni, umide e muffite lepareti, rotte le finestre e sdrucite le porte. I polli chioc-ciavano e si pavoneggiavano nelle stalle; le rimesse e letettoie erano preda dell'erba. Né la parte interna serbavatraccia dell'antico stato; perché, entrando nella corte ma-linconica e guardando per le porte spalancate di moltesale, videro queste miseramente fornite, fredde, ampie.C'era nell'aria un sentore terrigno, una nudità freddolosain tutto, che in certo qual modo si associava all'ideadell'alzarsi troppo presto a lume di candela e del nonaver molto da mangiare.Andarono, lo Spirito e Scrooge, di là della corte versouna porta alle spalle della casa. Si aprì loro davanti, mo-strando un camerone nudo e malinconico, che parevaanche più vuoto di quel che era per certe file di banchi edi leggii. Ad uno di questi, presso un misero fuocherel-lo, leggeva tutto solo un ragazzo; e Scrooge cadde a se-dere sopra uno di questi banchi e pianse a riveder séstesso, misero, dimenticato, come allora soleva essere.Non un'eco latente nella casa, non un rosicchio di topo,non una gocciola cadente nella corte della fontanina ge-lata a mezzo, non un sospiro fra i rami spogliati di unmisero pioppo, non lo sbattimento monotono della portadi un magazzino vuoto, no, non un crepitio del fuocoche non cadesse soave sul cuore di Scrooge, che non glispremesse più dolci le lagrime.Lo Spirito gli sfiorò il braccio ed accennò al ragazzoleggente. Di botto, un uomo, straniero al vestito, si mo-

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strò vivo e vero di là della finestra: portava un'accettanella cintola e menava per la cavezza un somaro caricodi legna.— Vedi, vedi! — esclamò Scrooge in estasi. — È AlìBabà! quel caro vecchio di Alì Babà! Eh, altro se lo ri-conosco! Un giorno di Natale, quando quel ragazzo lìavevano lasciato solo qui dentro, egli venne il buon Alì,venne per la prima volta, proprio come adesso. Poveroragazzo! E Valentino, quel birbone di suo fratello; eccolitutti e due! E quell'altro, come si chiama, che fu depostomezzo svestito e dormendo alle porte di Damasco: nonlo vedete lì anche lui? E il valletto del Sultano voltatosottosopra dai Genii: eccolo lì col capo di sotto! Gli stail dovere! bravo dieci volte! o che c'entrava lui a sposarla Principessa! —Avrebbero avuto di che stupire i colleghi di Scrooge, selo avessero udito effondersi in tanta tenerezza con unastrana voce tra il pianto e il riso, se avessero vedutoquella sua faccia rossa come di fuoco!— Ecco il pappagallo! — esclamò Scrooge. — L'aliverdi e la coda gialla con in capo quel ciuffetto che pareuna lattuga; eccolo davvero! "Povero Robinson Crusoe"così gli disse, quando tornò a casa dall'aver fatto il girodell'isola. "Povero Robin, dove sei stato, Robin?" Lui sicredeva di sognare, ma niente affatto. Era il pappagalloche parlava, capite. Ed ecco Venerdì che corre alla pic-cola baia per mettersi in salvo. Ohe! animo! avanti! —

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strò vivo e vero di là della finestra: portava un'accettanella cintola e menava per la cavezza un somaro caricodi legna.— Vedi, vedi! — esclamò Scrooge in estasi. — È AlìBabà! quel caro vecchio di Alì Babà! Eh, altro se lo ri-conosco! Un giorno di Natale, quando quel ragazzo lìavevano lasciato solo qui dentro, egli venne il buon Alì,venne per la prima volta, proprio come adesso. Poveroragazzo! E Valentino, quel birbone di suo fratello; eccolitutti e due! E quell'altro, come si chiama, che fu depostomezzo svestito e dormendo alle porte di Damasco: nonlo vedete lì anche lui? E il valletto del Sultano voltatosottosopra dai Genii: eccolo lì col capo di sotto! Gli stail dovere! bravo dieci volte! o che c'entrava lui a sposarla Principessa! —Avrebbero avuto di che stupire i colleghi di Scrooge, selo avessero udito effondersi in tanta tenerezza con unastrana voce tra il pianto e il riso, se avessero vedutoquella sua faccia rossa come di fuoco!— Ecco il pappagallo! — esclamò Scrooge. — L'aliverdi e la coda gialla con in capo quel ciuffetto che pareuna lattuga; eccolo davvero! "Povero Robinson Crusoe"così gli disse, quando tornò a casa dall'aver fatto il girodell'isola. "Povero Robin, dove sei stato, Robin?" Lui sicredeva di sognare, ma niente affatto. Era il pappagalloche parlava, capite. Ed ecco Venerdì che corre alla pic-cola baia per mettersi in salvo. Ohe! animo! avanti! —

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Poi, con un'insolita rapidità di transizione, esclamòcompiangendo l'altro sé stesso: "Povero ragazzo!" e dinuovo ruppe in lagrime.— Vorrei — sussurrò, cacciandosi la mano in tasca eguardandosi attorno, dopo essersi asciugato gli occhicon la manica, — vorrei.... ma è troppo tardi ormai.— Che c'è? — domandò lo Spirito.— Niente — rispose Scrooge. — Niente. C'è stato unragazzo iersera che cantava alla mia porta una canzonet-ta di Natale. Vorrei avergli dato qualche cosa, ecco. —Lo Spirito sorrise meditando e con la mano accennò ditacere. Poi disse: "Vediamo un altro Natale."Subito il primo Scrooge si fece più grande e il cameronedivenne più buio e più sudicio. Screpolavansi usci e fi-nestre; piovevano pezzi d'intonaco e scoprivansi gli as-sicelli del soffitto. Come ciò accadesse, Scrooge lo sa-peva quanto voi. Questo sapeva che le cose erano andatecosì per l'appunto; e che egli stava lì, solo come prima,sempre solo, quando tutti gli altri ragazzi erano scapola-ti a casa a godersi le buone feste.Non leggeva ora; andava su e giù, disperato. Scrooge sivolse allo Spirito, e tristemente crollando il capo guardòcon ansia verso la porta.Questa si aprì. Una ragazzina, molto più piccola del ra-gazzo, balzò dentro, gli gettò le braccia al collo, a più ri-prese lo baciò, chiamandolo: "Caro, caro fratello mio."— Son venuto a prenderti, caro fratello! — disse la ra-gazzina, battendo palma a palma e chinandosi dal granridere. — Andiamo a casa, a casa, a casa!

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Poi, con un'insolita rapidità di transizione, esclamòcompiangendo l'altro sé stesso: "Povero ragazzo!" e dinuovo ruppe in lagrime.— Vorrei — sussurrò, cacciandosi la mano in tasca eguardandosi attorno, dopo essersi asciugato gli occhicon la manica, — vorrei.... ma è troppo tardi ormai.— Che c'è? — domandò lo Spirito.— Niente — rispose Scrooge. — Niente. C'è stato unragazzo iersera che cantava alla mia porta una canzonet-ta di Natale. Vorrei avergli dato qualche cosa, ecco. —Lo Spirito sorrise meditando e con la mano accennò ditacere. Poi disse: "Vediamo un altro Natale."Subito il primo Scrooge si fece più grande e il cameronedivenne più buio e più sudicio. Screpolavansi usci e fi-nestre; piovevano pezzi d'intonaco e scoprivansi gli as-sicelli del soffitto. Come ciò accadesse, Scrooge lo sa-peva quanto voi. Questo sapeva che le cose erano andatecosì per l'appunto; e che egli stava lì, solo come prima,sempre solo, quando tutti gli altri ragazzi erano scapola-ti a casa a godersi le buone feste.Non leggeva ora; andava su e giù, disperato. Scrooge sivolse allo Spirito, e tristemente crollando il capo guardòcon ansia verso la porta.Questa si aprì. Una ragazzina, molto più piccola del ra-gazzo, balzò dentro, gli gettò le braccia al collo, a più ri-prese lo baciò, chiamandolo: "Caro, caro fratello mio."— Son venuto a prenderti, caro fratello! — disse la ra-gazzina, battendo palma a palma e chinandosi dal granridere. — Andiamo a casa, a casa, a casa!

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— A casa, Fanny? — domandò il ragazzo.— Sicuro! — ribatté la bambina tutta gioconda. — Acasa per davvero, a casa oggi e sempre. Papà è tanto piùbuono di prima che adesso si sta a casa come in paradi-so. Mi parlò con tanta dolcezza una certa sera, mentreme n'andavo a letto, che mi feci coraggio e tornai a do-mandargli se tu potevi venire a casa. Sì che potevi, mirispose; e mi ha mandato adesso con una carrozza perprenderti. Diventi un uomo, sai! — soggiunse la bambi-na, aprendo tanto d'occhi; — e qui dentro non ci torneraipiù; e staremo insieme tutti i Natali, capisci, una vera al-legria!— Sei proprio una donna adesso, Fanny! — esclamò ilragazzo.Ella batté le mani, diè in una risata e fece per toccargli ilcapo. Ma era troppo piccina, sicché, ridendo sempre, sialzò in punta di piedi per abbracciarlo. Poi, nella suafoga infantile, prese a trascinarlo verso la porta; né eglinicchiava, ché anzi la seguiva di gran buona voglia.Una voce terribile gridò nella corte: "Portate giù il bauledi Scrooge!" E nel punto stesso apparve il maestro discuola in persona, che squadrò il piccolo Scrooge conferoce condiscendenza e lo spaventò a dirittura con unastretta di mano. Li menò poi, lui e la sorella, nella sala aterreno, vecchia e umida quant'altra mai, dove parevanolividi dal freddo i globi celesti e i mappamondi. Quicavò da uno stipetto una boccia di vino annacquato e unpezzo di mattone in forma di focaccia, offrì di questesquisitezze ai due giovinetti, e mandò fuori un magro

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— A casa, Fanny? — domandò il ragazzo.— Sicuro! — ribatté la bambina tutta gioconda. — Acasa per davvero, a casa oggi e sempre. Papà è tanto piùbuono di prima che adesso si sta a casa come in paradi-so. Mi parlò con tanta dolcezza una certa sera, mentreme n'andavo a letto, che mi feci coraggio e tornai a do-mandargli se tu potevi venire a casa. Sì che potevi, mirispose; e mi ha mandato adesso con una carrozza perprenderti. Diventi un uomo, sai! — soggiunse la bambi-na, aprendo tanto d'occhi; — e qui dentro non ci torneraipiù; e staremo insieme tutti i Natali, capisci, una vera al-legria!— Sei proprio una donna adesso, Fanny! — esclamò ilragazzo.Ella batté le mani, diè in una risata e fece per toccargli ilcapo. Ma era troppo piccina, sicché, ridendo sempre, sialzò in punta di piedi per abbracciarlo. Poi, nella suafoga infantile, prese a trascinarlo verso la porta; né eglinicchiava, ché anzi la seguiva di gran buona voglia.Una voce terribile gridò nella corte: "Portate giù il bauledi Scrooge!" E nel punto stesso apparve il maestro discuola in persona, che squadrò il piccolo Scrooge conferoce condiscendenza e lo spaventò a dirittura con unastretta di mano. Li menò poi, lui e la sorella, nella sala aterreno, vecchia e umida quant'altra mai, dove parevanolividi dal freddo i globi celesti e i mappamondi. Quicavò da uno stipetto una boccia di vino annacquato e unpezzo di mattone in forma di focaccia, offrì di questesquisitezze ai due giovinetti, e mandò fuori un magro

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servitorello per offrire "qualche cosa" al postiglione, ilquale ringraziò tanto tanto il signore, con questo peròche se il vino era della stessa vigna che aveva assaggiatoprima, se ne stava piuttosto a bocca asciutta. Intanto, ilbaule di Scrooge era stato legato sull'imperiale, i ragazziallegramente dissero addio al maestro, balzarono in car-rozza, e questa se n'andò di trotto giù pel viale del giar-dino, facendo schizzare come spruzzi di spuma dallebrune foglie delle semprevive la neve e la brina.— Sempre delicata quella creaturina — disse lo Spirito;— un soffio l'avrebbe fatta appassire. Ma che cuore cheaveva!— Che cuore! — ripetette Scrooge. — Avete ragione,Spirito; né io vi contraddico, che Dio non voglia!— È morta maritata — disse lo Spirito — e mi pare cheavesse dei bambini. —— Uno ne aveva — rispose Scrooge.— È vero, — disse lo Spirito. — Tuo nipote! —Scrooge pareva turbato assai e rispose breve: "Sì."Benché proprio in quel punto si lasciassero dietro lascuola, già si trovavano per le vie affaccendate di unacittà, dove passavano e ripassavano ombre di uomini,dove si contendevano il passo ombre di carri e carrozze,con tutto il tramestio e il tumulto di una città viva evera. Dalle mostre delle botteghe si vedeva chiaro cheanche qui si festeggiava Natale; ma era sera e le vie era-no illuminate.Lo Spirito si fermò davanti a un certo magazzino e do-mandò a Scrooge se lo conosceva.

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servitorello per offrire "qualche cosa" al postiglione, ilquale ringraziò tanto tanto il signore, con questo peròche se il vino era della stessa vigna che aveva assaggiatoprima, se ne stava piuttosto a bocca asciutta. Intanto, ilbaule di Scrooge era stato legato sull'imperiale, i ragazziallegramente dissero addio al maestro, balzarono in car-rozza, e questa se n'andò di trotto giù pel viale del giar-dino, facendo schizzare come spruzzi di spuma dallebrune foglie delle semprevive la neve e la brina.— Sempre delicata quella creaturina — disse lo Spirito;— un soffio l'avrebbe fatta appassire. Ma che cuore cheaveva!— Che cuore! — ripetette Scrooge. — Avete ragione,Spirito; né io vi contraddico, che Dio non voglia!— È morta maritata — disse lo Spirito — e mi pare cheavesse dei bambini. —— Uno ne aveva — rispose Scrooge.— È vero, — disse lo Spirito. — Tuo nipote! —Scrooge pareva turbato assai e rispose breve: "Sì."Benché proprio in quel punto si lasciassero dietro lascuola, già si trovavano per le vie affaccendate di unacittà, dove passavano e ripassavano ombre di uomini,dove si contendevano il passo ombre di carri e carrozze,con tutto il tramestio e il tumulto di una città viva evera. Dalle mostre delle botteghe si vedeva chiaro cheanche qui si festeggiava Natale; ma era sera e le vie era-no illuminate.Lo Spirito si fermò davanti a un certo magazzino e do-mandò a Scrooge se lo conosceva.

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— Se lo conosco! — esclamò Scrooge. — Ma non sonostato commesso qui? —Entrarono. Un vecchio signore in parrucca se ne stava asedere dietro un banco; e questo era così alto, che se ilsignore avesse avuto due pollici di più, avrebbe dato delcapo nel soffitto. Non sì tosto l'ebbe visto, Scrooge gri-dò quasi fuori di sé:— Chi si vede? il vecchio Fezziwig! Dio lo benedica! Èproprio lui in carne ed ossa! —Il vecchio Fezziwig posò la penna e guardò all'orologioche già segnava le sette. Si fregò le mani; si aggiustò illargo panciotto; rise tutto quanto, da capo a piedi; echiamò forte con una voce sonora, gioviale, abbondante:— Ehi, costì! Ebenezer! Dick! —Scrooge giovanotto entrò tutto svelto in compagniadell'altro commesso.— È desso, è Dick Wilkins! — disse Scrooge allo Spiri-to. — Sì davvero, eccolo lì. Mi voleva un gran benequel Dick. Povero Dick! caro Dick!— Ehi, dico, ragazzi! — gridò Fezziwig. — Si levamano per stasera. Non lo sapete ch'è la vigilia di Natale?Su, chiudete le imposte! — e allegramente batteva lemani — chiudete, vi dico! uno, due, tre! —Non si può credere come i due giovanotti si dessero at-torno! Uscirono nella via con le imposte addosso, uno,due, tre – le misero a posto, quattro, cinque, sei – lesbarrarono e chiusero i catenacci, sette, otto, nove – eprima che aveste potuto contare fino a dodici, rieccolidentro, ansanti come cavalli da corsa.

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— Se lo conosco! — esclamò Scrooge. — Ma non sonostato commesso qui? —Entrarono. Un vecchio signore in parrucca se ne stava asedere dietro un banco; e questo era così alto, che se ilsignore avesse avuto due pollici di più, avrebbe dato delcapo nel soffitto. Non sì tosto l'ebbe visto, Scrooge gri-dò quasi fuori di sé:— Chi si vede? il vecchio Fezziwig! Dio lo benedica! Èproprio lui in carne ed ossa! —Il vecchio Fezziwig posò la penna e guardò all'orologioche già segnava le sette. Si fregò le mani; si aggiustò illargo panciotto; rise tutto quanto, da capo a piedi; echiamò forte con una voce sonora, gioviale, abbondante:— Ehi, costì! Ebenezer! Dick! —Scrooge giovanotto entrò tutto svelto in compagniadell'altro commesso.— È desso, è Dick Wilkins! — disse Scrooge allo Spiri-to. — Sì davvero, eccolo lì. Mi voleva un gran benequel Dick. Povero Dick! caro Dick!— Ehi, dico, ragazzi! — gridò Fezziwig. — Si levamano per stasera. Non lo sapete ch'è la vigilia di Natale?Su, chiudete le imposte! — e allegramente batteva lemani — chiudete, vi dico! uno, due, tre! —Non si può credere come i due giovanotti si dessero at-torno! Uscirono nella via con le imposte addosso, uno,due, tre – le misero a posto, quattro, cinque, sei – lesbarrarono e chiusero i catenacci, sette, otto, nove – eprima che aveste potuto contare fino a dodici, rieccolidentro, ansanti come cavalli da corsa.

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— Su, svelti! — gridò il vecchio Fezziwig, saltando giùdal suo seggiolone con una prestezza meravigliosa. —Fate largo, ragazzi, sgomberate! A te, Dick! da bravo,Ebenezer! —Sgomberare! Avrebbero fatto uno sgombero in tutta re-gola sotto gli occhi del vecchio Fezziwig. In meno diniente era fatto. Ogni oggetto mobile fu portato viacome se dovesse sparire per sempre dalla vita pubblica;l'impiantito spazzato e annaffiato, smoccolati i lumi,ammontato il carbone sul fuoco; ed ecco mutato il ma-gazzino nella più acconcia ed asciutta e tiepida sala daballo che si possa desiderare in una sera d'inverno.Ed ecco entrare un sonatore di violino col suo scartafac-cio, e arrampicarsi sul banco, e mutarlo in orchestra, etentare certi accordi che parevano dolori di stomaco.Ecco la signora Fezziwig, grassotta e ridanciana. Eccole tre signorine Fezziwig, raggianti e adorabili, seguitedai sei giovanotti di cui esse spezzavano i cuori. Eccotutti i giovani e le giovani della casa. Ecco la camerieracol cugino panettiere. Ecco la cuoca col lattivendolo,amico intimo di suo fratello. Ecco il fattorino del ma-gazzino accanto, sospettato di scarsa nutrizione da partedel suo principale, e tutto sollecito di nascondersi dietrola ragazza della bottega dirimpetto, cui la padrona, cometutti sapevano, aveva tirato le orecchie. Eccoli tutti, unodopo l'altro; l'uno scontroso, l'altro ardito, questi congrazia, quegli con goffaggine, chi tirando e chi spingen-do; eccoli tutti, in un modo o nell'altro. Venti coppie inuna volta si muovono, si danno la mano, girano in ton-

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— Su, svelti! — gridò il vecchio Fezziwig, saltando giùdal suo seggiolone con una prestezza meravigliosa. —Fate largo, ragazzi, sgomberate! A te, Dick! da bravo,Ebenezer! —Sgomberare! Avrebbero fatto uno sgombero in tutta re-gola sotto gli occhi del vecchio Fezziwig. In meno diniente era fatto. Ogni oggetto mobile fu portato viacome se dovesse sparire per sempre dalla vita pubblica;l'impiantito spazzato e annaffiato, smoccolati i lumi,ammontato il carbone sul fuoco; ed ecco mutato il ma-gazzino nella più acconcia ed asciutta e tiepida sala daballo che si possa desiderare in una sera d'inverno.Ed ecco entrare un sonatore di violino col suo scartafac-cio, e arrampicarsi sul banco, e mutarlo in orchestra, etentare certi accordi che parevano dolori di stomaco.Ecco la signora Fezziwig, grassotta e ridanciana. Eccole tre signorine Fezziwig, raggianti e adorabili, seguitedai sei giovanotti di cui esse spezzavano i cuori. Eccotutti i giovani e le giovani della casa. Ecco la camerieracol cugino panettiere. Ecco la cuoca col lattivendolo,amico intimo di suo fratello. Ecco il fattorino del ma-gazzino accanto, sospettato di scarsa nutrizione da partedel suo principale, e tutto sollecito di nascondersi dietrola ragazza della bottega dirimpetto, cui la padrona, cometutti sapevano, aveva tirato le orecchie. Eccoli tutti, unodopo l'altro; l'uno scontroso, l'altro ardito, questi congrazia, quegli con goffaggine, chi tirando e chi spingen-do; eccoli tutti, in un modo o nell'altro. Venti coppie inuna volta si muovono, si danno la mano, girano in ton-

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do; dieci vengono avanti, tornano indietro; altre giratineparziali in tanti gruppi quante sono le coppie; la primacoppia attempata non è mai al suo posto, la prima cop-pia giovane si slancia fuori di tempo, tutte in ultimo di-ventano prime coppie e la confusione è al colmo e le ri-sate rumoreggiano. A questo, il vecchio Fezziwig battele mani in segno di alto, grida "bravo!" e il violinistaimmerge la faccia rubiconda in un boccale di birra, pre-parato a posta. Ma, sdegnando il riposo, subito riattaccagli accordi, benché non ci siano ballerini, come se il pri-mo suonatore fosse stato trasportato a casa, disfatto, so-pra un'imposta, e ch'egli fosse un suonatore nuovo ditrinca risoluto ad eclissare il rivale o a morire.Ci furono altre danze, e poi giuochi di penitenza, e dan-ze da capo, e una focaccia, e il ponce, e un gran pezzo diarrosto rifreddo, e un altro gran pezzo di lesso rifreddo,e i pasticcini, e birra a profusione. Ma il grande effettodella serata venne appresso, quando il violinista (unbricconaccio che sapeva il fatto suo!) intonò la contra-danza "Sir Roger de Coverly". Si fece avanti il vecchioFezziwig per ballare con la signora Fezziwig, e a fare daprima coppia, anche. Un bel lavoro! ventiquattro coppieda guidare; quarantotto frugoli co' quali non c'era micada scherzare, che in tutti modi volevano ballare e chenon sapevano che cosa fosse l'andar di passo!Ma fossero stati il doppio, e tre e quattro volte tanti, ilvecchio Fezziwig te li menava come niente, e così purela signora Fezziwig. In quanto a lei, era degna di lui intutto e per tutto; e se questo vi par poco, dite voi che al-

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do; dieci vengono avanti, tornano indietro; altre giratineparziali in tanti gruppi quante sono le coppie; la primacoppia attempata non è mai al suo posto, la prima cop-pia giovane si slancia fuori di tempo, tutte in ultimo di-ventano prime coppie e la confusione è al colmo e le ri-sate rumoreggiano. A questo, il vecchio Fezziwig battele mani in segno di alto, grida "bravo!" e il violinistaimmerge la faccia rubiconda in un boccale di birra, pre-parato a posta. Ma, sdegnando il riposo, subito riattaccagli accordi, benché non ci siano ballerini, come se il pri-mo suonatore fosse stato trasportato a casa, disfatto, so-pra un'imposta, e ch'egli fosse un suonatore nuovo ditrinca risoluto ad eclissare il rivale o a morire.Ci furono altre danze, e poi giuochi di penitenza, e dan-ze da capo, e una focaccia, e il ponce, e un gran pezzo diarrosto rifreddo, e un altro gran pezzo di lesso rifreddo,e i pasticcini, e birra a profusione. Ma il grande effettodella serata venne appresso, quando il violinista (unbricconaccio che sapeva il fatto suo!) intonò la contra-danza "Sir Roger de Coverly". Si fece avanti il vecchioFezziwig per ballare con la signora Fezziwig, e a fare daprima coppia, anche. Un bel lavoro! ventiquattro coppieda guidare; quarantotto frugoli co' quali non c'era micada scherzare, che in tutti modi volevano ballare e chenon sapevano che cosa fosse l'andar di passo!Ma fossero stati il doppio, e tre e quattro volte tanti, ilvecchio Fezziwig te li menava come niente, e così purela signora Fezziwig. In quanto a lei, era degna di lui intutto e per tutto; e se questo vi par poco, dite voi che al-

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tro ho da dire. I polpacci di Fezziwig raggiavano pro-prio; splendevano qua e là nella danza come due lune;impossibile prevedere le fasi. E quando il vecchio Fez-ziwig e la signora Fezziwig furono arrivati in fondo alladanza, – avanti, indietro, le mani alla dama, inchino,giro, rigiro, avanti da capo, di nuovo a posto, – il vec-chio Fezziwig saltò con tanta sveltezza che le gambeparvero saette e ricadde diritto come un fuso.Battendo le undici, la brigata si sciolse. La coppia Fez-ziwig, postasi di guardia alla porta, si accommiataronocon una stretta di mano da ciascuno degli invitati, augu-rando a tutti un allegro Natale. Quando tutti furono par-titi, meno i due commessi, anche con questi fecero lostesso; e così le allegre voci si dileguarono e i due gio-vanotti se n'andarono a letto sotto un banco della retro-bottega.Durante tutta questa scena, Scrooge avea come farneti-cato. Con l'altro sé stesso, tutta l'anima sua vi aveva pre-so parte. Riconosceva ogni cosa, si ricordava, godeva,era agitatissimo. Solo quando i visi luminosi dell'altro séstesso e di Dick furono scomparsi, ei si risovvenne delloSpirito e sentì che questi lo guardava fiso, mentre laluce del capo splendeva del massimo fulgore.— Niente ci vuole — disse lo Spirito — per inspirare acotesta povera gente tanta gratitudine.— Niente! — ripeté Scrooge.Lo Spirito gli fé cenno di ascoltare i due commessi, chesi espandevano in lode di Fezziwig, e poi disse:

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tro ho da dire. I polpacci di Fezziwig raggiavano pro-prio; splendevano qua e là nella danza come due lune;impossibile prevedere le fasi. E quando il vecchio Fez-ziwig e la signora Fezziwig furono arrivati in fondo alladanza, – avanti, indietro, le mani alla dama, inchino,giro, rigiro, avanti da capo, di nuovo a posto, – il vec-chio Fezziwig saltò con tanta sveltezza che le gambeparvero saette e ricadde diritto come un fuso.Battendo le undici, la brigata si sciolse. La coppia Fez-ziwig, postasi di guardia alla porta, si accommiataronocon una stretta di mano da ciascuno degli invitati, augu-rando a tutti un allegro Natale. Quando tutti furono par-titi, meno i due commessi, anche con questi fecero lostesso; e così le allegre voci si dileguarono e i due gio-vanotti se n'andarono a letto sotto un banco della retro-bottega.Durante tutta questa scena, Scrooge avea come farneti-cato. Con l'altro sé stesso, tutta l'anima sua vi aveva pre-so parte. Riconosceva ogni cosa, si ricordava, godeva,era agitatissimo. Solo quando i visi luminosi dell'altro séstesso e di Dick furono scomparsi, ei si risovvenne delloSpirito e sentì che questi lo guardava fiso, mentre laluce del capo splendeva del massimo fulgore.— Niente ci vuole — disse lo Spirito — per inspirare acotesta povera gente tanta gratitudine.— Niente! — ripeté Scrooge.Lo Spirito gli fé cenno di ascoltare i due commessi, chesi espandevano in lode di Fezziwig, e poi disse:

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— Non è forse vero? Non ha speso che qualche centina-io di lire della vostra moneta mortale. Ti par tanto que-sto da meritare che lo si levi a cielo?— Non è questo — esclamò Scrooge, punto da quelladomanda e parlando inconsciamente come l'altro séstesso. — Non è questo, Spirito mio. Egli ha modo difarci lieti o tristi; di rendere il nostro servizio grave oleggero, gradito o faticoso. Che il suo potere sia soltantodi parole e di occhiate, di cose così futili che non si pos-sa registrarle e sommarle, che vuol dir ciò? La felicitàche ci dona vale un tesoro. —Sentì lo sguardo acuto dello Spirito e si fermò in tronco.— Che c'è? — chiese lo Spirito.— Niente — rispose Scrooge.— Eppure — insistette lo Spirito — qualche cosa c'è.— No — disse Scrooge — no. Soltanto vorrei poter direuna o due parole al mio commesso. Ecco. —L'altro sé stesso spense i lumi, mentre egli pronunciavaquelle parole; e Scrooge e lo Spirito si trovarono di nuo-vo insieme all'aria aperta.— L'ora incalza — disse lo Spirito. — Presto! —Ciò non era detto a Scrooge né ad altri ch'egli vedesse,ma l'effetto fu immediato. Scrooge rivide sé stesso. Eraadulto, nel fiore della vita. Non aveva ancora i linea-menti aspri di un'età più matura; ma già portava la primaimpronta delle cure e dell'avarizia. C'era nell'occhio unamobilità irrequieta, avida, ardente, che rivelava la pas-sione radicata e dove sarebbe caduta l'ombra dell'alberonascente.

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— Non è forse vero? Non ha speso che qualche centina-io di lire della vostra moneta mortale. Ti par tanto que-sto da meritare che lo si levi a cielo?— Non è questo — esclamò Scrooge, punto da quelladomanda e parlando inconsciamente come l'altro séstesso. — Non è questo, Spirito mio. Egli ha modo difarci lieti o tristi; di rendere il nostro servizio grave oleggero, gradito o faticoso. Che il suo potere sia soltantodi parole e di occhiate, di cose così futili che non si pos-sa registrarle e sommarle, che vuol dir ciò? La felicitàche ci dona vale un tesoro. —Sentì lo sguardo acuto dello Spirito e si fermò in tronco.— Che c'è? — chiese lo Spirito.— Niente — rispose Scrooge.— Eppure — insistette lo Spirito — qualche cosa c'è.— No — disse Scrooge — no. Soltanto vorrei poter direuna o due parole al mio commesso. Ecco. —L'altro sé stesso spense i lumi, mentre egli pronunciavaquelle parole; e Scrooge e lo Spirito si trovarono di nuo-vo insieme all'aria aperta.— L'ora incalza — disse lo Spirito. — Presto! —Ciò non era detto a Scrooge né ad altri ch'egli vedesse,ma l'effetto fu immediato. Scrooge rivide sé stesso. Eraadulto, nel fiore della vita. Non aveva ancora i linea-menti aspri di un'età più matura; ma già portava la primaimpronta delle cure e dell'avarizia. C'era nell'occhio unamobilità irrequieta, avida, ardente, che rivelava la pas-sione radicata e dove sarebbe caduta l'ombra dell'alberonascente.

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Ei non era solo. Sedeva accanto a una bella fanciulla ve-stita a bruno. Alla luce dello Spirito, brillavano di lagri-me gli occhi di lei.— Poco importa — diceva ella con dolcezza — pocoimporta a voi. Un'altra ha preso il mio posto; e se vi vor-rà tutto il bene che vi avrei voluto io e vi farà felice, nonho motivo di lamentarmi.— Chi altra ha preso il vostro posto? — domandò egli.— Un'altra che è di oro.— Ecco la bella giustizia del mondo! — egli esclamò.— Siete povero, vi accoppa; cercate di arricchirvi, vi dàaddosso peggio che mai!— Voi ne avete troppa paura del mondo — ribatté dol-cemente la fanciulla. — Tutte le vostre speranze si limi-tano a questa sola di sottrarvi al suo sordido disprezzo.Io ho veduto le vostre più nobili aspirazioni cadere aduna ad una fino a che la passione dominante, il lucro, viha assorbito. Non è forse vero?— E che perciò? che male c'è se son divenuto più accor-to? Verso di voi non son mica mutato. —Ella crollò il capo.— Son forse mutato?— È antica la nostra promessa. Ce la scambiammoquando tutti e due eravamo contenti della povertà no-stra, aspettando prima o dopo una sorte migliore dal no-stro stesso lavoro. Voi sì che siete mutato. Eravate alloraun altro uomo.— Ero un ragazzo — ribatté egli con impazienza.

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Ei non era solo. Sedeva accanto a una bella fanciulla ve-stita a bruno. Alla luce dello Spirito, brillavano di lagri-me gli occhi di lei.— Poco importa — diceva ella con dolcezza — pocoimporta a voi. Un'altra ha preso il mio posto; e se vi vor-rà tutto il bene che vi avrei voluto io e vi farà felice, nonho motivo di lamentarmi.— Chi altra ha preso il vostro posto? — domandò egli.— Un'altra che è di oro.— Ecco la bella giustizia del mondo! — egli esclamò.— Siete povero, vi accoppa; cercate di arricchirvi, vi dàaddosso peggio che mai!— Voi ne avete troppa paura del mondo — ribatté dol-cemente la fanciulla. — Tutte le vostre speranze si limi-tano a questa sola di sottrarvi al suo sordido disprezzo.Io ho veduto le vostre più nobili aspirazioni cadere aduna ad una fino a che la passione dominante, il lucro, viha assorbito. Non è forse vero?— E che perciò? che male c'è se son divenuto più accor-to? Verso di voi non son mica mutato. —Ella crollò il capo.— Son forse mutato?— È antica la nostra promessa. Ce la scambiammoquando tutti e due eravamo contenti della povertà no-stra, aspettando prima o dopo una sorte migliore dal no-stro stesso lavoro. Voi sì che siete mutato. Eravate alloraun altro uomo.— Ero un ragazzo — ribatté egli con impazienza.

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— Ah no! — rispose la fanciulla — la coscienza vi fasentire che non eravate quel che siete adesso. Io sì. Quelche ci prometteva la felicità quando avevamo un solcuore, oggi che ne abbiamo due è fonte di dolori. Nondirò quante volte e con che pena ho pensato a questo. Vibasti che io ci abbia pensato e che possa ora rendervi lavostra parola.— L'ho mai forse ridomandata?— A parole, no, mai.— E in che modo dunque?— Mutando in tutto, nel carattere, nelle abitudini, nelleaspirazioni, in ogni cosa che vi faceva apprezzare il mioaffetto per voi. Se nulla ci fosse stato tra noi — soggiun-se la ragazza dolcemente ma con fermezza — ditemi, locerchereste ora quell'affetto? Ah, no! —Mal suo grado, egli parve arrendersi alla giustezza diquella ipotesi. Disse nondimeno, facendosi forza:— Voi non lo pensate.— Così potessi pensare altrimenti — ribatté ella — e losa il cielo se lo vorrei! Quando una verità dolorosa comequesta l'ho riconosciuta io stessa, so bene quanto sia for-te e irresistibile. Ma se voi foste libero oggi, domani,posso io credere che scegliereste una ragazza senzadote, voi che nei momenti della più schietta espansione,tutto valutate a peso di guadagno? e se mai per un soloistante voleste tradire il principio che vi governa fino alpunto di sposarla, non so io forse che il giorno appressosareste tormentato dal pentimento? Lo so, ne sono sicu-

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— Ah no! — rispose la fanciulla — la coscienza vi fasentire che non eravate quel che siete adesso. Io sì. Quelche ci prometteva la felicità quando avevamo un solcuore, oggi che ne abbiamo due è fonte di dolori. Nondirò quante volte e con che pena ho pensato a questo. Vibasti che io ci abbia pensato e che possa ora rendervi lavostra parola.— L'ho mai forse ridomandata?— A parole, no, mai.— E in che modo dunque?— Mutando in tutto, nel carattere, nelle abitudini, nelleaspirazioni, in ogni cosa che vi faceva apprezzare il mioaffetto per voi. Se nulla ci fosse stato tra noi — soggiun-se la ragazza dolcemente ma con fermezza — ditemi, locerchereste ora quell'affetto? Ah, no! —Mal suo grado, egli parve arrendersi alla giustezza diquella ipotesi. Disse nondimeno, facendosi forza:— Voi non lo pensate.— Così potessi pensare altrimenti — ribatté ella — e losa il cielo se lo vorrei! Quando una verità dolorosa comequesta l'ho riconosciuta io stessa, so bene quanto sia for-te e irresistibile. Ma se voi foste libero oggi, domani,posso io credere che scegliereste una ragazza senzadote, voi che nei momenti della più schietta espansione,tutto valutate a peso di guadagno? e se mai per un soloistante voleste tradire il principio che vi governa fino alpunto di sposarla, non so io forse che il giorno appressosareste tormentato dal pentimento? Lo so, ne sono sicu-

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ra; epperò vi rendo la parola; ve la rendo con tutto ilcuore, per l'amore di quell'altro che prima eravate. —Egli fece per rispondere, ma ella proseguì voltandosi inlà:— Forse, la memoria del passato me lo fa quasi sperare,forse ne soffrirete. Poco però, ben poco, e scaccerete su-bito ogni ricordo come un sogno vano dal quale fu beneche vi svegliaste. Possiate esser felice nella vita che visiete scelta! —Lo lasciò e si separarono.— Spirito! — disse Scrooge, — non mostrarmi altro!Menami a casa: Perché ti diletti a torturarmi?— Un'altra sola ombra! — esclamò lo Spirito.— No, no, basta! Non voglio vedere altro. Non mostrar-mi altro! —Ma lo Spirito inesorabile lo strinse fra le braccia e lo co-strinse a guardare ancora.Erano altrove e la scena era mutata: una stanza, non va-sta né bella, ma comoda ed acconcia. Presso al fuocod'inverno sedeva una bella giovinetta così somigliante aquella di poc'anzi che Scrooge la credette la stessa, finoa che non scorse proprio lei, l'altra, divenuta ormai unagraziosa matrona, seduta di faccia alla figliuola. C'eranella stanza un fracasso dell'altro mondo, per via di unavera nidiata di bambini che Scrooge, nell'agitazione sua,non poteva contare; non erano già, come nella famosacanzone, quaranta ragazzi che se ne stavano cheti comese fossero uno solo, ma invece ciascuno di essi valevaper quaranta. Le conseguenze di ciò erano così tumul-

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ra; epperò vi rendo la parola; ve la rendo con tutto ilcuore, per l'amore di quell'altro che prima eravate. —Egli fece per rispondere, ma ella proseguì voltandosi inlà:— Forse, la memoria del passato me lo fa quasi sperare,forse ne soffrirete. Poco però, ben poco, e scaccerete su-bito ogni ricordo come un sogno vano dal quale fu beneche vi svegliaste. Possiate esser felice nella vita che visiete scelta! —Lo lasciò e si separarono.— Spirito! — disse Scrooge, — non mostrarmi altro!Menami a casa: Perché ti diletti a torturarmi?— Un'altra sola ombra! — esclamò lo Spirito.— No, no, basta! Non voglio vedere altro. Non mostrar-mi altro! —Ma lo Spirito inesorabile lo strinse fra le braccia e lo co-strinse a guardare ancora.Erano altrove e la scena era mutata: una stanza, non va-sta né bella, ma comoda ed acconcia. Presso al fuocod'inverno sedeva una bella giovinetta così somigliante aquella di poc'anzi che Scrooge la credette la stessa, finoa che non scorse proprio lei, l'altra, divenuta ormai unagraziosa matrona, seduta di faccia alla figliuola. C'eranella stanza un fracasso dell'altro mondo, per via di unavera nidiata di bambini che Scrooge, nell'agitazione sua,non poteva contare; non erano già, come nella famosacanzone, quaranta ragazzi che se ne stavano cheti comese fossero uno solo, ma invece ciascuno di essi valevaper quaranta. Le conseguenze di ciò erano così tumul-

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tuose che non si può dire; ma nessuno se ne dava pen-siero; invece madre e figlia se la ridevano cordialmente,e questa, mescolatasi un tratto a quei giuochi, fu subitocrudelmente saccheggiata da quei minuscoli briganti.Che cosa non avrei dato io per essere uno di loro... ben-ché così crudele non sarei stato mai, no, no! Per tuttol'oro del mondo non avrei arruffato e tirato giù quei ca-pelli così bene aggiustati; e in quanto alla scarpettinaaggraziata, non glie l'avrei mica strappata a forza. Diomi benedica! nemmeno per salvarmi dalla morte.Un'altra cosa non avrei osato, che quei monelli facevanocome se niente fosse: misurarle la vita: perché avrei te-muto di esserne punito, rimanendo col braccio incurvatoper tutta l'eternità. Eppure, lo confesso, avrei desideratotanto tanto sfiorare quelle sue labbra, farle qualche do-manda perché le aprisse, guardare le ciglia di quegli oc-chi abbassati senza provocare un rossore, scioglierequell'onda di capelli di cui un sol ricciolino sarebbe sta-to un ricordo inestimabile; e in somma avrei voluto ave-re la libertà di un ragazzo ed essere abbastanza uomo daapprezzarne il valore.Ma ecco, si sente bussare alla porta, e subito con tantafuria vi si scagliano tutti, che la poverina, tutta ridente econ le vesti gualcite, proprio nel mezzo del gruppo tu-multuoso, trovasi davanti al babbo che torna a casa incompagnia di un uomo carico di balocchi e doni di Na-tale. Che strilli acuti, che lotta, che assalti all'indifesoportatore! che scalata gli davano montando sulle seggio-le, che frugamenti gli facevano per le tasche, come lo

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tuose che non si può dire; ma nessuno se ne dava pen-siero; invece madre e figlia se la ridevano cordialmente,e questa, mescolatasi un tratto a quei giuochi, fu subitocrudelmente saccheggiata da quei minuscoli briganti.Che cosa non avrei dato io per essere uno di loro... ben-ché così crudele non sarei stato mai, no, no! Per tuttol'oro del mondo non avrei arruffato e tirato giù quei ca-pelli così bene aggiustati; e in quanto alla scarpettinaaggraziata, non glie l'avrei mica strappata a forza. Diomi benedica! nemmeno per salvarmi dalla morte.Un'altra cosa non avrei osato, che quei monelli facevanocome se niente fosse: misurarle la vita: perché avrei te-muto di esserne punito, rimanendo col braccio incurvatoper tutta l'eternità. Eppure, lo confesso, avrei desideratotanto tanto sfiorare quelle sue labbra, farle qualche do-manda perché le aprisse, guardare le ciglia di quegli oc-chi abbassati senza provocare un rossore, scioglierequell'onda di capelli di cui un sol ricciolino sarebbe sta-to un ricordo inestimabile; e in somma avrei voluto ave-re la libertà di un ragazzo ed essere abbastanza uomo daapprezzarne il valore.Ma ecco, si sente bussare alla porta, e subito con tantafuria vi si scagliano tutti, che la poverina, tutta ridente econ le vesti gualcite, proprio nel mezzo del gruppo tu-multuoso, trovasi davanti al babbo che torna a casa incompagnia di un uomo carico di balocchi e doni di Na-tale. Che strilli acuti, che lotta, che assalti all'indifesoportatore! che scalata gli davano montando sulle seggio-le, che frugamenti gli facevano per le tasche, come lo

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spogliavano dei suoi fagotti, lo afferravano per la cra-vatta, gli s'appendevano al collo, gli davano pugni nellereni e calci nelle gambe in segno d'irrefrenabile affezio-ne! che grida di stupore e di giubilo allo svolgere diogni fagotto! che spavento è quello di tutti quando sisorprende il più piccino nell'atto di cacciarsi in bocca lapadella della bambola e lo si sospetta di aver ingoiato untacchino di zucchero con tutta la tavoletta che lo sostie-ne! che sollievo immenso nel trovare che non ce n'eraniente! che gioia, che gratitudine, che estasi! Tutte coseche non si possono descrivere. Basta sapere che i ragaz-zi con tutte le loro emozioni uscirono dal salottino, e super una scaletta, uno dopo l'altro, se n'andarono a dormi-re, lasciando la calma dove testé aveva infuriato la tem-pesta.Ed ora Scrooge guardò più intento, perché il padrone dicasa, mentre la figliuola si appoggiava a lui con affetto,sedette con lei e con la madre davanti al caminetto; equando pensò che una creatura come quella, graziosa epromettente, gli avrebbe dato il nome di padre e avrebbefatto fiorire una primavera nel triste inverno della suavita, si sentì la vista oscurata dalle lagrime.— Bella — diceva il marito, sorridendo alla moglie, —oggi ho incontrato un vecchio amico.— Chi?— Indovina!— Come vuoi che faccia?... Zitto, ci sono — soggiunseridendo come lui. — Il signor Scrooge.

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spogliavano dei suoi fagotti, lo afferravano per la cra-vatta, gli s'appendevano al collo, gli davano pugni nellereni e calci nelle gambe in segno d'irrefrenabile affezio-ne! che grida di stupore e di giubilo allo svolgere diogni fagotto! che spavento è quello di tutti quando sisorprende il più piccino nell'atto di cacciarsi in bocca lapadella della bambola e lo si sospetta di aver ingoiato untacchino di zucchero con tutta la tavoletta che lo sostie-ne! che sollievo immenso nel trovare che non ce n'eraniente! che gioia, che gratitudine, che estasi! Tutte coseche non si possono descrivere. Basta sapere che i ragaz-zi con tutte le loro emozioni uscirono dal salottino, e super una scaletta, uno dopo l'altro, se n'andarono a dormi-re, lasciando la calma dove testé aveva infuriato la tem-pesta.Ed ora Scrooge guardò più intento, perché il padrone dicasa, mentre la figliuola si appoggiava a lui con affetto,sedette con lei e con la madre davanti al caminetto; equando pensò che una creatura come quella, graziosa epromettente, gli avrebbe dato il nome di padre e avrebbefatto fiorire una primavera nel triste inverno della suavita, si sentì la vista oscurata dalle lagrime.— Bella — diceva il marito, sorridendo alla moglie, —oggi ho incontrato un vecchio amico.— Chi?— Indovina!— Come vuoi che faccia?... Zitto, ci sono — soggiunseridendo come lui. — Il signor Scrooge.

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— Per l'appunto. Son passato pel suo banco; e siccomela finestra non era chiusa e una candela ardeva di den-tro, non ho potuto fare a meno di vederlo. Il socio, sentodire, è in punto di morte; ed ei se ne stava là solo. Solonel mondo, credo.— Spirito! — esclamò Scrooge con voce soffocata —toglimi di qui!— Ti ho detto — rispose lo Spirito — che queste sonombre di quel che fu. Non mi devi incolpare, se son oraquel che sono!— Toglimi di qua! — tornò a pregare Scrooge. — Nonresisto più! —Si volse allo Spirito, e vedendo che questi lo guardavacon un certo strano viso nel quale confondevansi tutti ivisi apparsigli fino allora, gli si scagliò addosso.— Lasciami! Riportami a casa. Non m'importunare dipiù! —Nella lotta, se tale si potea dire quella in cui lo Spirito,senza visibile resistenza, rimaneva incrollabile e serenoa tutti gli sforzi dell'avversario, Scrooge notò che la lucegli brillava sempre più viva sul capo; e sospettando inquella la cagione dell'influenza sopra di sé esercitata, af-ferrò di botto il cappello a spegnitoio e con un rapidomovimento glielo fece ingozzare.Lo Spirito si accasciò sotto, in modo da esser tutto co-perto dallo spegnitoio; ma per quanta forza mettesseScrooge a premere con le due mani, non riusciva a na-scondere la luce, la quale sfuggiva in onde dal labbro espandevasi sul suolo.

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— Per l'appunto. Son passato pel suo banco; e siccomela finestra non era chiusa e una candela ardeva di den-tro, non ho potuto fare a meno di vederlo. Il socio, sentodire, è in punto di morte; ed ei se ne stava là solo. Solonel mondo, credo.— Spirito! — esclamò Scrooge con voce soffocata —toglimi di qui!— Ti ho detto — rispose lo Spirito — che queste sonombre di quel che fu. Non mi devi incolpare, se son oraquel che sono!— Toglimi di qua! — tornò a pregare Scrooge. — Nonresisto più! —Si volse allo Spirito, e vedendo che questi lo guardavacon un certo strano viso nel quale confondevansi tutti ivisi apparsigli fino allora, gli si scagliò addosso.— Lasciami! Riportami a casa. Non m'importunare dipiù! —Nella lotta, se tale si potea dire quella in cui lo Spirito,senza visibile resistenza, rimaneva incrollabile e serenoa tutti gli sforzi dell'avversario, Scrooge notò che la lucegli brillava sempre più viva sul capo; e sospettando inquella la cagione dell'influenza sopra di sé esercitata, af-ferrò di botto il cappello a spegnitoio e con un rapidomovimento glielo fece ingozzare.Lo Spirito si accasciò sotto, in modo da esser tutto co-perto dallo spegnitoio; ma per quanta forza mettesseScrooge a premere con le due mani, non riusciva a na-scondere la luce, la quale sfuggiva in onde dal labbro espandevasi sul suolo.

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Ei si sentiva fiaccato e una sonnolenza irresistibile lovinceva; sentiva anche di trovarsi in camera propria. Dièallo spegnitoio un lattone d'addio, allentò le mani edebbe appena il tempo di raggomitolarsi nel letto primadi cadere in un sonno profondo.

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Ei si sentiva fiaccato e una sonnolenza irresistibile lovinceva; sentiva anche di trovarsi in camera propria. Dièallo spegnitoio un lattone d'addio, allentò le mani edebbe appena il tempo di raggomitolarsi nel letto primadi cadere in un sonno profondo.

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Strofa TerzaIl secondo dei tre spiriti

Destato nel pieno di un russo prodigiosamente fragorosoe sorgendo a sedere nel mezzo del letto per raccogliere isuoi pensieri, Scrooge non ebbe bisogno di sentirsi direche il tocco stava per suonare da capo. Sentiva di essertornato in sé al momento preciso per abboccarsi col se-condo messo mandatogli per mezzo di Giacobbe Mar-ley. Se non che, per un molesto ribrezzo che lo pigliòpensando a quale delle cortine il novello Spirito si sa-rebbe affacciato, le aprì tutte con le proprie mani; poi,rimettendosi a giacere, stette tutto vigile a guardare in-torno. Voleva subito affrontar lo Spirito e non già spiri-tar dalla sorpresa.Le persone franche, le quali si vantano di non conoscereche un paio di emozioncelle e di star sempre salde adogni sorpresa, esprimono la vasta misura del loro corag-gio impassibile dicendosi buone così per una partita abirilli come per sbudellare un uomo in duello. Tra i dueestremi ci deve essere però un campo piuttosto vasto evariato. Senza osare di mettere Scrooge a quell'altezza,vorrei nondimeno farvi credere ch'egli era pronto a mol-te e strane apparizioni e che nulla, dalla vista di un bam-bino a quella di un rinoceronte, gli avrebbe recato ungrande stupore.

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Strofa TerzaIl secondo dei tre spiriti

Destato nel pieno di un russo prodigiosamente fragorosoe sorgendo a sedere nel mezzo del letto per raccogliere isuoi pensieri, Scrooge non ebbe bisogno di sentirsi direche il tocco stava per suonare da capo. Sentiva di essertornato in sé al momento preciso per abboccarsi col se-condo messo mandatogli per mezzo di Giacobbe Mar-ley. Se non che, per un molesto ribrezzo che lo pigliòpensando a quale delle cortine il novello Spirito si sa-rebbe affacciato, le aprì tutte con le proprie mani; poi,rimettendosi a giacere, stette tutto vigile a guardare in-torno. Voleva subito affrontar lo Spirito e non già spiri-tar dalla sorpresa.Le persone franche, le quali si vantano di non conoscereche un paio di emozioncelle e di star sempre salde adogni sorpresa, esprimono la vasta misura del loro corag-gio impassibile dicendosi buone così per una partita abirilli come per sbudellare un uomo in duello. Tra i dueestremi ci deve essere però un campo piuttosto vasto evariato. Senza osare di mettere Scrooge a quell'altezza,vorrei nondimeno farvi credere ch'egli era pronto a mol-te e strane apparizioni e che nulla, dalla vista di un bam-bino a quella di un rinoceronte, gli avrebbe recato ungrande stupore.

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Ora, l'essere preparato a tutto non volea mica dire ch'eifosse preparato a niente; e per conseguenza, quando iltocco squillò e nessun'ombra apparve, ei fu preso da unviolento tremore. Cinque minuti passarono, dieci, quin-dici, e niente veniva. Egli intanto, sempre giacente sulletto, si vedeva fatto centro di una gran luce rossastra,piovutagli sopra nel punto stesso in cui l'ora era battuta;la quale luce, non essendo altro che luce, era più spa-ventevole di una dozzina di spiriti, non potendo egli in-dovinare che cosa volesse dire e che ne uscirebbe. Amomenti, lo pigliava il timore di essere egli stesso uncaso interessante di combustione spontanea, senza averneppure la consolazione di saperlo. Alla fine, però, in-cominciò a pensare – come voi ed io avremmo pensatosubito, perché le persone estranee al caso sanno sempreegregiamente quel che si dovea fare nel tal caso e loavrebbero fatto senz'altro – alla fine, dico, incominciò apensare che l'arcana sorgente di cotesta luce spiritica po-tesse essere nella camera contigua; dalla quale infatti,seguendone i raggi, la si vedea scaturire. Preso daquest'idea, si alzò pianamente e se n'andò strascicandoin pantoffole verso la porta.Nel punto stesso che metteva la mano sul saliscendi unastrana voce lo chiamò per nome e gl'impose di venireavanti. Scrooge obbedì.Era la sua camera, proprio quella, ma trasformata mira-bilmente. Pendevano dal soffitto e dalle pareti tante fra-sche verdeggianti, da formare un vero boschetto, dimezzo al quale le bacche lucenti mandavano raggi di

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Ora, l'essere preparato a tutto non volea mica dire ch'eifosse preparato a niente; e per conseguenza, quando iltocco squillò e nessun'ombra apparve, ei fu preso da unviolento tremore. Cinque minuti passarono, dieci, quin-dici, e niente veniva. Egli intanto, sempre giacente sulletto, si vedeva fatto centro di una gran luce rossastra,piovutagli sopra nel punto stesso in cui l'ora era battuta;la quale luce, non essendo altro che luce, era più spa-ventevole di una dozzina di spiriti, non potendo egli in-dovinare che cosa volesse dire e che ne uscirebbe. Amomenti, lo pigliava il timore di essere egli stesso uncaso interessante di combustione spontanea, senza averneppure la consolazione di saperlo. Alla fine, però, in-cominciò a pensare – come voi ed io avremmo pensatosubito, perché le persone estranee al caso sanno sempreegregiamente quel che si dovea fare nel tal caso e loavrebbero fatto senz'altro – alla fine, dico, incominciò apensare che l'arcana sorgente di cotesta luce spiritica po-tesse essere nella camera contigua; dalla quale infatti,seguendone i raggi, la si vedea scaturire. Preso daquest'idea, si alzò pianamente e se n'andò strascicandoin pantoffole verso la porta.Nel punto stesso che metteva la mano sul saliscendi unastrana voce lo chiamò per nome e gl'impose di venireavanti. Scrooge obbedì.Era la sua camera, proprio quella, ma trasformata mira-bilmente. Pendevano dal soffitto e dalle pareti tante fra-sche verdeggianti, da formare un vero boschetto, dimezzo al quale le bacche lucenti mandavano raggi di

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fuoco vivo. Le frondi grinzose delle querce, dell'edera,dell'agrifoglio rimandavano la luce, come specchiettitremolanti; e una vampa così poderosa rumoreggiava super la gola del camino, che quel gelido focolare nonavea mai visto la simile a tempo di Scrooge e di Marleyo per molti e molti inverni passati. Ammontati per terra,quasi a formare una specie di trono, vedevansi tacchini,forme di cacio, caccia, polli, gran tocchi di carne rifred-da, porcellini di latte, lunghe ghirlande di salsicce, fo-cacce e pasticcini, barili di ostriche, castagne bruciate,mele rubiconde, arance succose, pere melate, ciambelleimmani, tazzoni di ponce bollente, che annebbiavano lacamera col loro delizioso vapore. Adagiavasi su cotestogiaciglio un allegro Gigante, magnifico all'aspetto, ilquale brandiva con la destra una torcia fiammante, quasia foggia di un corno di Abbondanza, e l'alzava, l'alzava,per gettarne la luce sulla persona di Scrooge nel puntoche questi spingeva dentro il capo dalla porta socchiusa.— Entra! — gridò lo Spirito. — Entra! e impara a cono-scermi, uomo! —Scrooge entrò timidamente e piegò il capo davanti alloSpirito. Non era più l'arcigno Scrooge di prima; e ben-ché gli occhi di quello fossero limpidi e buoni, non glipiaceva troppo di incontrarli.— Io sono lo spirito di questo Natale — disse lo Spirito.— Guardami! —Scrooge reverente obbedì. Portava lo Spirito una sem-plice veste verde—cupo, o tunica che fosse, orlata dipelo bianco, la quale con tanta scioltezza gli pendeva in-

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fuoco vivo. Le frondi grinzose delle querce, dell'edera,dell'agrifoglio rimandavano la luce, come specchiettitremolanti; e una vampa così poderosa rumoreggiava super la gola del camino, che quel gelido focolare nonavea mai visto la simile a tempo di Scrooge e di Marleyo per molti e molti inverni passati. Ammontati per terra,quasi a formare una specie di trono, vedevansi tacchini,forme di cacio, caccia, polli, gran tocchi di carne rifred-da, porcellini di latte, lunghe ghirlande di salsicce, fo-cacce e pasticcini, barili di ostriche, castagne bruciate,mele rubiconde, arance succose, pere melate, ciambelleimmani, tazzoni di ponce bollente, che annebbiavano lacamera col loro delizioso vapore. Adagiavasi su cotestogiaciglio un allegro Gigante, magnifico all'aspetto, ilquale brandiva con la destra una torcia fiammante, quasia foggia di un corno di Abbondanza, e l'alzava, l'alzava,per gettarne la luce sulla persona di Scrooge nel puntoche questi spingeva dentro il capo dalla porta socchiusa.— Entra! — gridò lo Spirito. — Entra! e impara a cono-scermi, uomo! —Scrooge entrò timidamente e piegò il capo davanti alloSpirito. Non era più l'arcigno Scrooge di prima; e ben-ché gli occhi di quello fossero limpidi e buoni, non glipiaceva troppo di incontrarli.— Io sono lo spirito di questo Natale — disse lo Spirito.— Guardami! —Scrooge reverente obbedì. Portava lo Spirito una sem-plice veste verde—cupo, o tunica che fosse, orlata dipelo bianco, la quale con tanta scioltezza gli pendeva in-

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dosso, che l'ampio torace sporgeva nudo come sdegnosodi celarsi o difendersi in alcun modo. Anche i piedi, di-sotto alle ampie pieghe della veste, vedevansi nudi; e sulcapo, nessun altro cappello che una ghirlanda d'agrifo-glio aggraziata da ghiacciuoli scintillanti. Lunghi efluenti i riccioli della chioma nera; liberi, come il visoera aperto e geniale, lucido l'occhio, aperta la mano, gio-conda la voce, franchi gli atti, ridente l'aspetto. Legataalla cintura portava un'antica guaina, senza lama dentroe tutta mangiata dalla ruggine.— Un altro come me, — esclamò lo Spirito, — tu nonl'hai visto mai!— Mai, — rispose Scrooge.— Non sei andato attorno co' più giovani della mia fa-miglia; voglio dire (perché io sono giovanissimo) i mieifratelli maggiori nati in questi ultimi anni?— Non mi pare, — disse Scrooge. — Temo di no. Aveteavuto molti fratelli, Spirito?— Più di milleottocento, — rispose lo Spirito.— Una famiglia tremenda a mantenere! — borbottòScrooge.Lo Spirito si alzò.— Spirito, — pregò Scrooge in atto sommesso, — me-natemi dove vi piace. Stanotte scorsa sono andato fuoriper forza ed ho imparato una lezione che già mi va lavo-rando dentro. Questa notte qui, se m'avete da insegnarqualche cosa, fate che io ne profitti.— Tocca la mia veste! —Scrooge non se lo fece dire due volte e vi si tenne saldo.

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dosso, che l'ampio torace sporgeva nudo come sdegnosodi celarsi o difendersi in alcun modo. Anche i piedi, di-sotto alle ampie pieghe della veste, vedevansi nudi; e sulcapo, nessun altro cappello che una ghirlanda d'agrifo-glio aggraziata da ghiacciuoli scintillanti. Lunghi efluenti i riccioli della chioma nera; liberi, come il visoera aperto e geniale, lucido l'occhio, aperta la mano, gio-conda la voce, franchi gli atti, ridente l'aspetto. Legataalla cintura portava un'antica guaina, senza lama dentroe tutta mangiata dalla ruggine.— Un altro come me, — esclamò lo Spirito, — tu nonl'hai visto mai!— Mai, — rispose Scrooge.— Non sei andato attorno co' più giovani della mia fa-miglia; voglio dire (perché io sono giovanissimo) i mieifratelli maggiori nati in questi ultimi anni?— Non mi pare, — disse Scrooge. — Temo di no. Aveteavuto molti fratelli, Spirito?— Più di milleottocento, — rispose lo Spirito.— Una famiglia tremenda a mantenere! — borbottòScrooge.Lo Spirito si alzò.— Spirito, — pregò Scrooge in atto sommesso, — me-natemi dove vi piace. Stanotte scorsa sono andato fuoriper forza ed ho imparato una lezione che già mi va lavo-rando dentro. Questa notte qui, se m'avete da insegnarqualche cosa, fate che io ne profitti.— Tocca la mia veste! —Scrooge non se lo fece dire due volte e vi si tenne saldo.

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Agrifoglio, querce, bacche rosse, edera, tacchini, cacio,polli, caccia, tocchi di carne, porcellini, salsicce, ostri-che, focacce, pasticci, frutta, ponce, tutto sparì all'istan-te. E così pure la camera, e il fuoco, e la vampa rosseg-giante, e l'ora della notte. Ed eccoli tutti e due, la matti-na di Natale, per le vie della città, dove la gente facevauna certa musica barbaresca, ma non affatto spiacente,raschiando la neve davanti alle case o di sopra ai tetti,donde, fra le gioconde acclamazioni dei ragazzi, piove-vano le bianche falde e turbinavano nell'aria burrascheartificiali.Nere parevano le case, più nere le finestre, tra il biancoe morbido lenzuolo di neve steso sui tetti e la neve, unpo' meno pulita, che copriva il suolo. Questa era statadissodata ed arata in solchi profondi dalle ruote dei carrie delle carrozze; e cotesti solchi, all'incrociarsi delle vieprincipali, s'intersecavano cento e cento volte, facendointricati canali nella mota giallognola e nell'acqua diac-ciata. Il cielo era fosco, e le vie più anguste erano affo-gate da una densa nebbia che cadeva in nevischio e inpioggia di atomi fuligginosi, come se tutti i camini dellaGran Bretagna avessero preso fuoco di comune accordoe allegramente divampassero. In verità né il tempo eramolto allegro né la città, e nondimeno una certa alle-grezza spandevasi intorno che il più limpido cielo e ilpiù splendido sole d'estate non avrebbero potuto dare.Perché la gente che spazzava i tetti era piena di brio e dicontentezza; si chiamavano da una casa all'altra, siscambiavano di tanto in tanto una pallottola di neve –

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Agrifoglio, querce, bacche rosse, edera, tacchini, cacio,polli, caccia, tocchi di carne, porcellini, salsicce, ostri-che, focacce, pasticci, frutta, ponce, tutto sparì all'istan-te. E così pure la camera, e il fuoco, e la vampa rosseg-giante, e l'ora della notte. Ed eccoli tutti e due, la matti-na di Natale, per le vie della città, dove la gente facevauna certa musica barbaresca, ma non affatto spiacente,raschiando la neve davanti alle case o di sopra ai tetti,donde, fra le gioconde acclamazioni dei ragazzi, piove-vano le bianche falde e turbinavano nell'aria burrascheartificiali.Nere parevano le case, più nere le finestre, tra il biancoe morbido lenzuolo di neve steso sui tetti e la neve, unpo' meno pulita, che copriva il suolo. Questa era statadissodata ed arata in solchi profondi dalle ruote dei carrie delle carrozze; e cotesti solchi, all'incrociarsi delle vieprincipali, s'intersecavano cento e cento volte, facendointricati canali nella mota giallognola e nell'acqua diac-ciata. Il cielo era fosco, e le vie più anguste erano affo-gate da una densa nebbia che cadeva in nevischio e inpioggia di atomi fuligginosi, come se tutti i camini dellaGran Bretagna avessero preso fuoco di comune accordoe allegramente divampassero. In verità né il tempo eramolto allegro né la città, e nondimeno una certa alle-grezza spandevasi intorno che il più limpido cielo e ilpiù splendido sole d'estate non avrebbero potuto dare.Perché la gente che spazzava i tetti era piena di brio e dicontentezza; si chiamavano da una casa all'altra, siscambiavano di tanto in tanto una pallottola di neve –

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proiettile più innocuo di parecchi frizzi – ridendo cor-dialmente se coglievano giusto e non meno cordialmen-te se sbagliavano la mira. Le botteghe dei pollaioli eranoancora mezzo aperte, quelle dei fruttivendoli raggiavanogloriose. Qua, dei grossi panieri di castagne, rotondi,panciuti, simili agli ampi panciotti di vecchi corcontenti,tentennavano fuori della porta, pronti a rovesciarsi nellavia della loro apoplettica corpulenza. Là, delle cipolle diSpagna, rossastre, gonfie, lucenti nella loro carnositàcome frati di Spagna, occhieggiavano furbescamentedall'alto delle scansie alle ragazze che passavano guar-dando di sottecchi ai rami sospesi di visco. E poi, pere emele, ammontate in piramidi fiorenti; mazzi di grappoliche la benevolenza del venditore avea sospesi bene invista, perché la gente si sentisse l'acquolina in bocca e sirinfrescasse gratis et amore; montagne di nocciuole, mu-scose e brune, che ricordavano con la loro fragranza an-tiche passeggiate nei boschi dove s'affondava fino allanoce del piede nelle foglie secche; biffins di Norfolk,paffuti e nericci, che rialzavano il giallo degli aranci edei limoni, e nella compattezza delle succose personeurgevano e pregavano per essere portati a casa bene av-volti nella carta e mangiati dopo desinare. Gli stessi pe-sci d'oro e d'argento, esposti in tanti boccali fra tanta ric-chezza di frutta, benché appartenessero ad una razzamalinconica e fredda, si accorgevano in certo modo chequalche cosa d'insolito accadeva, e tutti, grossi e piccini,giravano e rigiravano aprendo la bocca pel loro piccolomondo in una lenta e tranquilla agitazione.

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proiettile più innocuo di parecchi frizzi – ridendo cor-dialmente se coglievano giusto e non meno cordialmen-te se sbagliavano la mira. Le botteghe dei pollaioli eranoancora mezzo aperte, quelle dei fruttivendoli raggiavanogloriose. Qua, dei grossi panieri di castagne, rotondi,panciuti, simili agli ampi panciotti di vecchi corcontenti,tentennavano fuori della porta, pronti a rovesciarsi nellavia della loro apoplettica corpulenza. Là, delle cipolle diSpagna, rossastre, gonfie, lucenti nella loro carnositàcome frati di Spagna, occhieggiavano furbescamentedall'alto delle scansie alle ragazze che passavano guar-dando di sottecchi ai rami sospesi di visco. E poi, pere emele, ammontate in piramidi fiorenti; mazzi di grappoliche la benevolenza del venditore avea sospesi bene invista, perché la gente si sentisse l'acquolina in bocca e sirinfrescasse gratis et amore; montagne di nocciuole, mu-scose e brune, che ricordavano con la loro fragranza an-tiche passeggiate nei boschi dove s'affondava fino allanoce del piede nelle foglie secche; biffins di Norfolk,paffuti e nericci, che rialzavano il giallo degli aranci edei limoni, e nella compattezza delle succose personeurgevano e pregavano per essere portati a casa bene av-volti nella carta e mangiati dopo desinare. Gli stessi pe-sci d'oro e d'argento, esposti in tanti boccali fra tanta ric-chezza di frutta, benché appartenessero ad una razzamalinconica e fredda, si accorgevano in certo modo chequalche cosa d'insolito accadeva, e tutti, grossi e piccini,giravano e rigiravano aprendo la bocca pel loro piccolomondo in una lenta e tranquilla agitazione.

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E le drogherie! oh, le drogherie! chiuse a metà, o solocon una o due imposte tolte via; ma che bellezza di spet-tacolo traverso a quelle aperture! e non era soltanto chele bilance suonassero allegramente sul marmo del ban-co, o che le forbici tagliassero così svelte lo spago degliinvolti, o che i barattoli passassero rumoreggiando dimano in mano come bussolotti, o che i profumi mesco-lati del tè e del caffè accarezzassero il naso, o che igrappoli di uva passa fossero così pieni e biondi, e lemandorle così candide, e la cannella così lunga e dritta,e così squisite l'altre spezie, e le frutta candite così benvestite e brillanti di zucchero da commuovere e far sdi-linquire i più freddi spettatori. E non era nemmeno che ifichi fossero sugosi e polputi, o che le susine di Franciaarrossissero nella loro agrezza pudica nelle scatole ric-camente adorne, o che ogni cosa fosse buona da man-giare e si mostrasse nei suoi abiti della festa natalizia.Ma gli avventori bisognava vedere! gli avventori ansiosie frettolosi, i quali per godere le provviste della giorna-ta, si rotolavano l'uno sull'altro alla porta, si urtavano co'panieri, lasciavano sul banco la roba comprata, tornava-no correndo a riprenderla, facendo cento errori similicon la maggior possibile allegria; mentre il droghiere e isuoi garzoni erano così franchi e gioviali che i lucidifermagli a cuore dei loro grembiuli potevano passare peiloro cuori, esposti all'osservazione generale e a disposi-zione di chi più li volesse.Ma di lì a poco le campane chiamarono la buona gentein chiesa o alla cappella, ed eccoli sbucare in frotta dalle

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E le drogherie! oh, le drogherie! chiuse a metà, o solocon una o due imposte tolte via; ma che bellezza di spet-tacolo traverso a quelle aperture! e non era soltanto chele bilance suonassero allegramente sul marmo del ban-co, o che le forbici tagliassero così svelte lo spago degliinvolti, o che i barattoli passassero rumoreggiando dimano in mano come bussolotti, o che i profumi mesco-lati del tè e del caffè accarezzassero il naso, o che igrappoli di uva passa fossero così pieni e biondi, e lemandorle così candide, e la cannella così lunga e dritta,e così squisite l'altre spezie, e le frutta candite così benvestite e brillanti di zucchero da commuovere e far sdi-linquire i più freddi spettatori. E non era nemmeno che ifichi fossero sugosi e polputi, o che le susine di Franciaarrossissero nella loro agrezza pudica nelle scatole ric-camente adorne, o che ogni cosa fosse buona da man-giare e si mostrasse nei suoi abiti della festa natalizia.Ma gli avventori bisognava vedere! gli avventori ansiosie frettolosi, i quali per godere le provviste della giorna-ta, si rotolavano l'uno sull'altro alla porta, si urtavano co'panieri, lasciavano sul banco la roba comprata, tornava-no correndo a riprenderla, facendo cento errori similicon la maggior possibile allegria; mentre il droghiere e isuoi garzoni erano così franchi e gioviali che i lucidifermagli a cuore dei loro grembiuli potevano passare peiloro cuori, esposti all'osservazione generale e a disposi-zione di chi più li volesse.Ma di lì a poco le campane chiamarono la buona gentein chiesa o alla cappella, ed eccoli sbucare in frotta dalle

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vie con gli abiti della festa e i visi più allegri. E, nelpunto stesso, ecco scaturire da vicoletti, androni, chias-suoli, una moltitudine di gente che portava il suo desina-re al fornaio. La vista di cotesti poveri festaioli parevastar molto a cuore allo Spirito, il quale, con allatoScrooge, si fermò sulla soglia di un forno, e sollevando icoperchi dei piatti via via che passavano, spargeva in-censo sulle vivande con una scossa della sua torcia.Strana torcia era questa, perché una o due volte, essendocorse parole vivaci fra alcuni di quei portatori di desina-ri, ei ne schizzò una spruzzaglia di acqua che subito lifece tornare di buon umore. Era una vergogna, diceva-no, bisticciarsi il giorno di Natale. E così era in effetto!Dio di misericordia, così era!Una dopo l'altra tacquero le campane e i forni si chiuse-ro; eppure, nel vapore umido che si librava sopra ogniforno, le cui stesse pietre fumavano come se anch'esse sicocessero, c'era una gioconda irradiazione di tutti cotestidesinari e del cuocersi lento.— C'è forse un sapore speciale nello spruzzo della vo-stra torcia? — domandò Scrooge.— C'è. Il mio.— E si può comunicare a qualunque desinare d'oggi?— A qualunque desinare cordialmente offerto, e soprat-tutto ai più poveri.— Perché?— Perché i più poveri ne hanno più bisogno.— Spirito, — disse Scrooge dopo aver pensato un mo-mento, — io stupisco che proprio voi, fra tutti gli esseri

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vie con gli abiti della festa e i visi più allegri. E, nelpunto stesso, ecco scaturire da vicoletti, androni, chias-suoli, una moltitudine di gente che portava il suo desina-re al fornaio. La vista di cotesti poveri festaioli parevastar molto a cuore allo Spirito, il quale, con allatoScrooge, si fermò sulla soglia di un forno, e sollevando icoperchi dei piatti via via che passavano, spargeva in-censo sulle vivande con una scossa della sua torcia.Strana torcia era questa, perché una o due volte, essendocorse parole vivaci fra alcuni di quei portatori di desina-ri, ei ne schizzò una spruzzaglia di acqua che subito lifece tornare di buon umore. Era una vergogna, diceva-no, bisticciarsi il giorno di Natale. E così era in effetto!Dio di misericordia, così era!Una dopo l'altra tacquero le campane e i forni si chiuse-ro; eppure, nel vapore umido che si librava sopra ogniforno, le cui stesse pietre fumavano come se anch'esse sicocessero, c'era una gioconda irradiazione di tutti cotestidesinari e del cuocersi lento.— C'è forse un sapore speciale nello spruzzo della vo-stra torcia? — domandò Scrooge.— C'è. Il mio.— E si può comunicare a qualunque desinare d'oggi?— A qualunque desinare cordialmente offerto, e soprat-tutto ai più poveri.— Perché?— Perché i più poveri ne hanno più bisogno.— Spirito, — disse Scrooge dopo aver pensato un mo-mento, — io stupisco che proprio voi, fra tutti gli esseri

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dei tanti mondi che girano intorno, proprio voi vi siateaccollato l'ufficio di lesinare a questa gente le occasionidi un piacere innocente.— Io! — esclamò lo Spirito.— Voi togliete loro il mezzo di desinare ogni settimogiorno, che è spesso il solo giorno in cui si possa direche siedono a mensa. Non è forse vero?— Io! — esclamò lo Spirito.— Non siete voi che volete chiusi questi forni il settimogiorno? Mi pare che torni lo stesso.— Io voglio cotesto! — esclamò lo Spirito.— Perdonatemi se ho torto. In vostro nome si fa, o al-meno in nome della vostra famiglia, — disse Scrooge.— Vivono alcuni su cotesta tua terra, — rispose lo Spi-rito, — i quali si figurano di conoscer noi e compiono innome nostro i loro atti di ira, orgoglio, malvagità, odio,invidia, ipocrisia, egoismo; e costoro sono così estraneia noi e a tutta la nostra famiglia come se mai fossero ve-nuti al mondo. Ricordati questo, e le azioni loro addebi-ta a loro, non già a noi. —Scrooge promise che così avrebbe fatto; e andarono ol-tre, invisibili come prima, per entro ai sobborghi dellacittà. Una singolare virtù avea lo Spirito (già da Scroogenotata pocanzi) che, ad onta della gigantesca statura, eis'acconciava comodamente dovunque, e che sotto il tettopiù basso serbava la stessa grazia e la stessa dignità so-prannaturale che avrebbe spiegato sotto le volte maesto-se di un palazzo.

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dei tanti mondi che girano intorno, proprio voi vi siateaccollato l'ufficio di lesinare a questa gente le occasionidi un piacere innocente.— Io! — esclamò lo Spirito.— Voi togliete loro il mezzo di desinare ogni settimogiorno, che è spesso il solo giorno in cui si possa direche siedono a mensa. Non è forse vero?— Io! — esclamò lo Spirito.— Non siete voi che volete chiusi questi forni il settimogiorno? Mi pare che torni lo stesso.— Io voglio cotesto! — esclamò lo Spirito.— Perdonatemi se ho torto. In vostro nome si fa, o al-meno in nome della vostra famiglia, — disse Scrooge.— Vivono alcuni su cotesta tua terra, — rispose lo Spi-rito, — i quali si figurano di conoscer noi e compiono innome nostro i loro atti di ira, orgoglio, malvagità, odio,invidia, ipocrisia, egoismo; e costoro sono così estraneia noi e a tutta la nostra famiglia come se mai fossero ve-nuti al mondo. Ricordati questo, e le azioni loro addebi-ta a loro, non già a noi. —Scrooge promise che così avrebbe fatto; e andarono ol-tre, invisibili come prima, per entro ai sobborghi dellacittà. Una singolare virtù avea lo Spirito (già da Scroogenotata pocanzi) che, ad onta della gigantesca statura, eis'acconciava comodamente dovunque, e che sotto il tettopiù basso serbava la stessa grazia e la stessa dignità so-prannaturale che avrebbe spiegato sotto le volte maesto-se di un palazzo.

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E fu per avventura la compiacenza che il buono Spiritotrovava nel far mostra di cotesto suo potere, o forse lasua stessa natura generosa e cordiale e la sua simpatiaper tutti i poveri, che lo portò difilato a casa del com-messo di Scrooge. Ivi si recò, traendosi dietro Scrooge,attaccato al lembo della veste; e giunto sulla soglia, loSpirito sorrise e si fermò per benedire la dimora di BobCratchit con gli spruzzi della sua torcia. Figurarsi! Bobnon aveva che quindici bob alla settimana, come il po-polo chiama gli scellini; tutti i sabati intascava appenaquindici esemplari del suo nome di battesimo; eppure loSpirito di Natale volle benedire quella sua casetta diquattro camere.Si alzò allora la signora Cratchit, la moglie di Bob, conindosso una povera veste due volte rivoltata, ma tuttagalante di nastri, i quali costano poco e fanno una figuravistosa. E la signora Cratchit mise la tovaglia, con l'aiu-to di Belinda Cratchit, secondogenita, anch'ella raggian-te di nastri; mentre il piccolo Pietro Cratchit, chinandosiper immergere una forchetta nella pentola delle patate,riusciva a cacciarsi in bocca le punte del suo mostruosocollo di camicia (proprietà paterna, conferita al figlio ederede in onore della festa) e bruciava dalla voglia di farpompa di tanta biancheria nelle passeggiate alla moda.Due Cratchit più piccini, maschio e femmina, irrupperodentro gridando che di fuori al forno aveano sentitol'odore dell'oca e che l'avevano riconosciuta per l'ocaloro; e inebriandosi nella festosa visione di una salsa disalvia e cipolla, i due piccoli Cratchit si dettero a danza-

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E fu per avventura la compiacenza che il buono Spiritotrovava nel far mostra di cotesto suo potere, o forse lasua stessa natura generosa e cordiale e la sua simpatiaper tutti i poveri, che lo portò difilato a casa del com-messo di Scrooge. Ivi si recò, traendosi dietro Scrooge,attaccato al lembo della veste; e giunto sulla soglia, loSpirito sorrise e si fermò per benedire la dimora di BobCratchit con gli spruzzi della sua torcia. Figurarsi! Bobnon aveva che quindici bob alla settimana, come il po-polo chiama gli scellini; tutti i sabati intascava appenaquindici esemplari del suo nome di battesimo; eppure loSpirito di Natale volle benedire quella sua casetta diquattro camere.Si alzò allora la signora Cratchit, la moglie di Bob, conindosso una povera veste due volte rivoltata, ma tuttagalante di nastri, i quali costano poco e fanno una figuravistosa. E la signora Cratchit mise la tovaglia, con l'aiu-to di Belinda Cratchit, secondogenita, anch'ella raggian-te di nastri; mentre il piccolo Pietro Cratchit, chinandosiper immergere una forchetta nella pentola delle patate,riusciva a cacciarsi in bocca le punte del suo mostruosocollo di camicia (proprietà paterna, conferita al figlio ederede in onore della festa) e bruciava dalla voglia di farpompa di tanta biancheria nelle passeggiate alla moda.Due Cratchit più piccini, maschio e femmina, irrupperodentro gridando che di fuori al forno aveano sentitol'odore dell'oca e che l'avevano riconosciuta per l'ocaloro; e inebriandosi nella festosa visione di una salsa disalvia e cipolla, i due piccoli Cratchit si dettero a danza-

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re intorno alla tavola, e levarono a cielo il signor Pietro,il quale, umile in tanta gloria benché quasi soffocato dalcollo immane, soffiava nel fuoco, fino a che le patate le-varono il bollore e picchiarono forte al coperchio dellapentola per esser tratte fuori e pelate.— Che fa il babbo che non si vede! — disse la signoraCratchit. — E vostro fratello, Tiny Tim? E Marta? l'altroNatale era già qui da mezz'ora!— Ecco Marta, mamma! — disse una giovinetta entran-do.— Ecco Marta, mamma! — gridarono i due Cratchitpiccini. — Se sapessi che oca c'è, Marta, che oca!— Ah, figliuola mia, che Dio ti benedica, come vienitardi! — disse la signora Cratchit, baciandola una dozzi-na di volte e togliendole lo scialletto e il cappellino conmaterna sollecitudine.— Abbiamo avuto un sacco di lavoro da finire, risposela fanciulla, — e s'aveva a consegnarlo stamane, mam-ma.— Bene, bene! Adesso che ci sei, non importa, — dissela signora Cratchit. — Mettiti un po' qui al fuoco, cara,datti una fiammatina, che il Signore ti benedica!— No, no! Ecco papà che viene, — gridarono i due pic-coli Cratchit, che si trovavano nel momento stesso da-pertutto. — Nasconditi, Marta, nasconditi! —E Marta si nascose; e subito, ecco entrare Bob, il padre,con tre braccia di cravatta pendente davanti, senza con-tar la frangia, co' vestiti ben rimendati e spazzolati perparer di festa, e con Tiny Tim sulla spalla. Povero Tiny!

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re intorno alla tavola, e levarono a cielo il signor Pietro,il quale, umile in tanta gloria benché quasi soffocato dalcollo immane, soffiava nel fuoco, fino a che le patate le-varono il bollore e picchiarono forte al coperchio dellapentola per esser tratte fuori e pelate.— Che fa il babbo che non si vede! — disse la signoraCratchit. — E vostro fratello, Tiny Tim? E Marta? l'altroNatale era già qui da mezz'ora!— Ecco Marta, mamma! — disse una giovinetta entran-do.— Ecco Marta, mamma! — gridarono i due Cratchitpiccini. — Se sapessi che oca c'è, Marta, che oca!— Ah, figliuola mia, che Dio ti benedica, come vienitardi! — disse la signora Cratchit, baciandola una dozzi-na di volte e togliendole lo scialletto e il cappellino conmaterna sollecitudine.— Abbiamo avuto un sacco di lavoro da finire, risposela fanciulla, — e s'aveva a consegnarlo stamane, mam-ma.— Bene, bene! Adesso che ci sei, non importa, — dissela signora Cratchit. — Mettiti un po' qui al fuoco, cara,datti una fiammatina, che il Signore ti benedica!— No, no! Ecco papà che viene, — gridarono i due pic-coli Cratchit, che si trovavano nel momento stesso da-pertutto. — Nasconditi, Marta, nasconditi! —E Marta si nascose; e subito, ecco entrare Bob, il padre,con tre braccia di cravatta pendente davanti, senza con-tar la frangia, co' vestiti ben rimendati e spazzolati perparer di festa, e con Tiny Tim sulla spalla. Povero Tiny!

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ci portava una gruccetta e una macchinetta di ferro pertenersi ritto!— E Marta dov'è? — esclamò Bob guardandosi attorno.— Non viene — rispose la moglie.— Non viene! — ripetette Bob, perdendo di botto tuttal'allegria con la quale avea trottato per conto di Tinydalla chiesa fino a casa. — Non viene, il giorno di Nata-le! —Marta mal soffriva di vederlo scontento, fosse anche percelia; sicché sbucò prima del tempo dal suo nascondi-glio e gli si gettò fra le braccia, mentre i due piccoliCratchit si pigliavano Tiny Tim e se lo portavano nel la-vatoio per fargli sentire come cantava il bodino nellacasseruola.— E come s'è portato il piccolo Tim? — domandò la si-gnora Cratchit, dopo aver motteggiato Bob sulla suacredulità e dopo che questi si fu saziato di abbracciar lafigliuola.— Come un angelo, — rispose Bob, — e meglio anco-ra. Stando tanto tempo a sedere, diventa meditativo enon ti puoi figurare che strani pensieri gli vengono.M'ha detto or ora, tornando a casa, che sperava esserestato guardato in chiesa dalla gente, storpio com'è, e chedeve far piacere, il giorno di Natale, ricordarsi di coluiche fece camminare i poveri zoppi e vedere i ciechi. —La voce di Bob tremava un poco così dicendo, e più for-te tremò quando soggiunse che Tim s'andava facendopiù sano e più forte.

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ci portava una gruccetta e una macchinetta di ferro pertenersi ritto!— E Marta dov'è? — esclamò Bob guardandosi attorno.— Non viene — rispose la moglie.— Non viene! — ripetette Bob, perdendo di botto tuttal'allegria con la quale avea trottato per conto di Tinydalla chiesa fino a casa. — Non viene, il giorno di Nata-le! —Marta mal soffriva di vederlo scontento, fosse anche percelia; sicché sbucò prima del tempo dal suo nascondi-glio e gli si gettò fra le braccia, mentre i due piccoliCratchit si pigliavano Tiny Tim e se lo portavano nel la-vatoio per fargli sentire come cantava il bodino nellacasseruola.— E come s'è portato il piccolo Tim? — domandò la si-gnora Cratchit, dopo aver motteggiato Bob sulla suacredulità e dopo che questi si fu saziato di abbracciar lafigliuola.— Come un angelo, — rispose Bob, — e meglio anco-ra. Stando tanto tempo a sedere, diventa meditativo enon ti puoi figurare che strani pensieri gli vengono.M'ha detto or ora, tornando a casa, che sperava esserestato guardato in chiesa dalla gente, storpio com'è, e chedeve far piacere, il giorno di Natale, ricordarsi di coluiche fece camminare i poveri zoppi e vedere i ciechi. —La voce di Bob tremava un poco così dicendo, e più for-te tremò quando soggiunse che Tim s'andava facendopiù sano e più forte.

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S'udì l'agile gruccetta sbattere sull'impiantito, e TinyTim subito riapparve, accompagnato dal fratello e dallasorella fino al suo sgabelletto accanto al fuoco. Bob in-tanto, rimboccate le maniche – quasi che, poveretto, sipotessero consumare di più! – faceva in una brocca unsuo miscuglio di ginepro e limone e girava e rigirava elo metteva sul fuoco a bollire; mentre il piccolo Pietroco' due Cratchit onnipresenti correvano a prendere l'oca,con la quale tornarono di lì a poco in processione solen-ne.Tanto fu il trambusto che ne seguì da far pensare cheun'oca fosse il più raro fra i volatili, un fenomeno pen-nuto, al cui confronto un cigno nero era la bestia più na-turale di questo mondo: e davvero in quella casa c'era dacredere che così fosse. La signora Cratchit fece friggereil succo, già preparato in una padellina; Pietro, con vi-gore incredibile, si diè a schiacciare le patate; la signori-na Belinda inzuccherò il contorno di mele; Marta strofi-nò le scodelle; Bob si fece seder vicino Tiny Tim a uncantuccio della tavola; i due piccoli Cratchit disposerole sedie per tutti, non dimenticando sé stessi, e piantatisidi guardia ai posti loro si cacciarono i cucchiai in boccaper non gridar prima del tempo di voler l'oca. Alla fine,messi i piatti, fu detto il benedicite. Successe un mo-mento di silenzio profondo, mentre la signora Cratchit,guardando lungo il filo del coltello, si preparò a trafig-gere la bestia. Ma quando il coltello fu immerso, quandosboccò dalla ferita il ripieno tanto aspettato, un mormo-rio di allegrezza si levò tutt'intorno alla tavola, e lo stes-

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S'udì l'agile gruccetta sbattere sull'impiantito, e TinyTim subito riapparve, accompagnato dal fratello e dallasorella fino al suo sgabelletto accanto al fuoco. Bob in-tanto, rimboccate le maniche – quasi che, poveretto, sipotessero consumare di più! – faceva in una brocca unsuo miscuglio di ginepro e limone e girava e rigirava elo metteva sul fuoco a bollire; mentre il piccolo Pietroco' due Cratchit onnipresenti correvano a prendere l'oca,con la quale tornarono di lì a poco in processione solen-ne.Tanto fu il trambusto che ne seguì da far pensare cheun'oca fosse il più raro fra i volatili, un fenomeno pen-nuto, al cui confronto un cigno nero era la bestia più na-turale di questo mondo: e davvero in quella casa c'era dacredere che così fosse. La signora Cratchit fece friggereil succo, già preparato in una padellina; Pietro, con vi-gore incredibile, si diè a schiacciare le patate; la signori-na Belinda inzuccherò il contorno di mele; Marta strofi-nò le scodelle; Bob si fece seder vicino Tiny Tim a uncantuccio della tavola; i due piccoli Cratchit disposerole sedie per tutti, non dimenticando sé stessi, e piantatisidi guardia ai posti loro si cacciarono i cucchiai in boccaper non gridar prima del tempo di voler l'oca. Alla fine,messi i piatti, fu detto il benedicite. Successe un mo-mento di silenzio profondo, mentre la signora Cratchit,guardando lungo il filo del coltello, si preparò a trafig-gere la bestia. Ma quando il coltello fu immerso, quandosboccò dalla ferita il ripieno tanto aspettato, un mormo-rio di allegrezza si levò tutt'intorno alla tavola, e lo stes-

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so Tiny Tim, messo su dai due piccoli Cratchit, si diè abattere sulla tovaglia col manico del coltello e fece sen-tire un suo debole evviva!Un'oca simile non s'era mai data. Disse Bob che, secon-do lui, un'oca di quella fatta non era stata cucinata mai.La sua tenerezza, il profumo, la grassezza, il buon mer-cato furono oggetto dell'ammirazione universale. Colrinforzo del contorno di mele e delle patate, il pranzoera sufficiente: anzi, come diceva tutta contenta la si-gnora Cratchit guardando ad un ossicino nel piatto, nons'era potuto mangiar tutto! Eppure ciascuno s'era satolla-to, e i due Cratchit minuscoli specialmente erano im-mollati di salvia e cipolle fino agli occhi! Ma ora, mutatii piatti dalla signorina Belinda, la signora Cratchit uscìsola – tanto era nervosa da non voler testimoni – perprendere il bodino e portarlo in tavola.E se il bodino non era a tempo di cottura! e se si rompe-va nel voltarlo! e se qualcuno, di sopra al muro del cor-tile, se l'avesse rubato mentre di qua si facea tanta festaall'oca! I due piccoli Cratchit si fecero lividi a quest'ulti-ma supposizione. Ogni sorta di orrori furono immagina-ti.Olà! questo sì ch'è fumo! il bodino è fuori della casse-ruola. Che odor di bucato! È il tovagliolo che lo involge.Un certo odore che è tutt'insieme di trattoria e del pa-sticciere accanto e della lavandaia che sta a uscio e bot-tega! Questo poi era il bodino. In meno di niente, eccoentrare la signora Cratchit, accesa in volto, ma ridente egloriosa, col bodino in trionfo, simile a una palla di can-

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so Tiny Tim, messo su dai due piccoli Cratchit, si diè abattere sulla tovaglia col manico del coltello e fece sen-tire un suo debole evviva!Un'oca simile non s'era mai data. Disse Bob che, secon-do lui, un'oca di quella fatta non era stata cucinata mai.La sua tenerezza, il profumo, la grassezza, il buon mer-cato furono oggetto dell'ammirazione universale. Colrinforzo del contorno di mele e delle patate, il pranzoera sufficiente: anzi, come diceva tutta contenta la si-gnora Cratchit guardando ad un ossicino nel piatto, nons'era potuto mangiar tutto! Eppure ciascuno s'era satolla-to, e i due Cratchit minuscoli specialmente erano im-mollati di salvia e cipolle fino agli occhi! Ma ora, mutatii piatti dalla signorina Belinda, la signora Cratchit uscìsola – tanto era nervosa da non voler testimoni – perprendere il bodino e portarlo in tavola.E se il bodino non era a tempo di cottura! e se si rompe-va nel voltarlo! e se qualcuno, di sopra al muro del cor-tile, se l'avesse rubato mentre di qua si facea tanta festaall'oca! I due piccoli Cratchit si fecero lividi a quest'ulti-ma supposizione. Ogni sorta di orrori furono immagina-ti.Olà! questo sì ch'è fumo! il bodino è fuori della casse-ruola. Che odor di bucato! È il tovagliolo che lo involge.Un certo odore che è tutt'insieme di trattoria e del pa-sticciere accanto e della lavandaia che sta a uscio e bot-tega! Questo poi era il bodino. In meno di niente, eccoentrare la signora Cratchit, accesa in volto, ma ridente egloriosa, col bodino in trionfo, simile a una palla di can-

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none chiazzata, liscia, compatta, ardendo in un quarto diquartuccio d'acquavite in fiamme, e con in cima bene in-fisso l'agrifoglio di Natale.Oh, un bodino stupendo! disse Bob, gravemente, ch'ei loriguardava come il massimo trionfo della signora Crat-chit dal matrimonio in poi. La signora Cratchit, liberata-si ormai di quel gran pensiero, confessò schiettamentedi essere stata un po' in dubbio sulla quantità della fari-na. Ciascuno disse la sua, ma nessuno osservò o pensòche un bodino di quella fatta fosse scarso per una fami-glia numerosa. Questa sarebbe stata un'eresia bell'e buo-na, e l'ultimo dei Cratchit ne avrebbe arrossito fino allaradice dei capelli.Alla fine, terminato il desinare, si sparecchò, si spazzò ilcamino, si attizzò il fuoco. Assaggiato e trovato squisitoil miscuglio nella brocca, furono messe in tavola meleed arancie e una palettata di castagne sul fuoco. Alloratutta la famiglia si strinse presso al fuoco in circolo,come Bob diceva per significare un semicircolo; e ac-canto a Bob fu messo tutto il servizio di cristalli: duebicchieri e un vasettino da crema, senza manico. I tre re-cipienti però raccolsero la calda bevanda né più némeno che tre coppe d'oro avrebbero fatto; e Bob la servìintorno con viso raggiante, mentre le castagne sul fuocobarbugliavano e scoppiettavano. Poi Bob disse forte:— Un allegro Natale a tutti noi, cari miei. Dio ci bene-dica! —Tutta la famiglia ripetè l'augurio.

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none chiazzata, liscia, compatta, ardendo in un quarto diquartuccio d'acquavite in fiamme, e con in cima bene in-fisso l'agrifoglio di Natale.Oh, un bodino stupendo! disse Bob, gravemente, ch'ei loriguardava come il massimo trionfo della signora Crat-chit dal matrimonio in poi. La signora Cratchit, liberata-si ormai di quel gran pensiero, confessò schiettamentedi essere stata un po' in dubbio sulla quantità della fari-na. Ciascuno disse la sua, ma nessuno osservò o pensòche un bodino di quella fatta fosse scarso per una fami-glia numerosa. Questa sarebbe stata un'eresia bell'e buo-na, e l'ultimo dei Cratchit ne avrebbe arrossito fino allaradice dei capelli.Alla fine, terminato il desinare, si sparecchò, si spazzò ilcamino, si attizzò il fuoco. Assaggiato e trovato squisitoil miscuglio nella brocca, furono messe in tavola meleed arancie e una palettata di castagne sul fuoco. Alloratutta la famiglia si strinse presso al fuoco in circolo,come Bob diceva per significare un semicircolo; e ac-canto a Bob fu messo tutto il servizio di cristalli: duebicchieri e un vasettino da crema, senza manico. I tre re-cipienti però raccolsero la calda bevanda né più némeno che tre coppe d'oro avrebbero fatto; e Bob la servìintorno con viso raggiante, mentre le castagne sul fuocobarbugliavano e scoppiettavano. Poi Bob disse forte:— Un allegro Natale a tutti noi, cari miei. Dio ci bene-dica! —Tutta la famiglia ripetè l'augurio.

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— Dio benedica tutti quanti siamo! — disse, ultimo ditutti, Tiny Tim.Sedeva sul suo sgabelletto, proprio accosto al padre.Bob gli teneva la manina scarna per meglio fargli sentireil suo affetto, e se lo voleva sempre vicino, e quasi aveapaura di vederselo portato via.— Spirito, — disse Scrooge con insolita sollecitudine,— dimmi se Tiny Tim vivrà.— Vedo un posto vuoto — rispose lo Spirito, —all'angolo del povero focolare, e una gruccetta gelosa-mente custodita. Se queste ombre non muterà l'avvenire,il fanciullo morrà.— No, no, — esclamò Scrooge. — Oh no, buono Spiri-to! dimmi che sarà risparmiato.— Se queste ombre non muterà l'avvenire, nessun altrodella mia stirpe, — rispose lo Spirito, — lo troverà qui.Che monta? S'egli muore, tanto meglio, perché di tantoscemerà il soverchio della popolazione. —Scrooge abbassò il capo, udendo le proprie parole citatedallo Spirito, e si accasciò sotto il pentimento e il dolo-re.— Uomo, — disse lo Spirito, — se d'uomo è il tuo cuo-re e non di adamante, lascia cotesto tuo tristo linguag-gio, finché non saprai qual è quel soverchio e dov'è. Ositu forse decidere quali uomini debbano vivere, qualimorire? Può darsi che agli occhi del cielo, tu sii più in-degno di vivere che non milioni di creature simili al fan-ciullo di questo povero uomo. Oh Dio! udir l'insetto sul-

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— Dio benedica tutti quanti siamo! — disse, ultimo ditutti, Tiny Tim.Sedeva sul suo sgabelletto, proprio accosto al padre.Bob gli teneva la manina scarna per meglio fargli sentireil suo affetto, e se lo voleva sempre vicino, e quasi aveapaura di vederselo portato via.— Spirito, — disse Scrooge con insolita sollecitudine,— dimmi se Tiny Tim vivrà.— Vedo un posto vuoto — rispose lo Spirito, —all'angolo del povero focolare, e una gruccetta gelosa-mente custodita. Se queste ombre non muterà l'avvenire,il fanciullo morrà.— No, no, — esclamò Scrooge. — Oh no, buono Spiri-to! dimmi che sarà risparmiato.— Se queste ombre non muterà l'avvenire, nessun altrodella mia stirpe, — rispose lo Spirito, — lo troverà qui.Che monta? S'egli muore, tanto meglio, perché di tantoscemerà il soverchio della popolazione. —Scrooge abbassò il capo, udendo le proprie parole citatedallo Spirito, e si accasciò sotto il pentimento e il dolo-re.— Uomo, — disse lo Spirito, — se d'uomo è il tuo cuo-re e non di adamante, lascia cotesto tuo tristo linguag-gio, finché non saprai qual è quel soverchio e dov'è. Ositu forse decidere quali uomini debbano vivere, qualimorire? Può darsi che agli occhi del cielo, tu sii più in-degno di vivere che non milioni di creature simili al fan-ciullo di questo povero uomo. Oh Dio! udir l'insetto sul-

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la foglia pronunciare che c'è troppi viventi fra i suoi fra-telli affamati nella polvere! —Tremò Scrooge al fiero rabbuffo e abbassò umile gli oc-chi. Ma subito li rialzò, udendo pronunziare il suonome.— Al signor Scrooge! — disse Bob; — propongo unbrindisi al signor Scrooge, protettore di questa festa!— Bel protettore davvero! — esclamò la signora Crat-chit facendosi rossa. — Lo vorrei qui, lo vorrei. Gli da-rei una certa festa a modo mio, che non gli andrebbemica a genio.— Mia cara, — disse Bob, — ci sono i ragazzi; è Nata-le!— Un bel giorno di Natale — ribatté la moglie — ses'avesse a bere alla salute di un uomo così odioso, tacca-gno, duro, egoista come quello Scrooge. Tu lo sai, Bob!nessuno lo sa meglio di te, poveretto!— Cara mia, — ripeté Bob con dolcezza, — è Natale.— Beverò alla sua salute per amor tuo e perché è Nata-le, — disse la signora Cratchit, — per lui no. Cento diquesti giorni, un allegro Natale e felice capo d'anno!Starà proprio allegro e felice, figurati! —I ragazzi bevvero anch'essi alla salute di Scrooge. Era ilprimo dei loro atti che non fosse cordiale. Tiny Tim bev-ve in ultimo, ma non gliene importava niente. Scroogeera l'Orco della famiglia. Il solo nome di lui avea gettatosulla lieta brigata un'ombra, che non si dileguò per cin-que buoni minuti.

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la foglia pronunciare che c'è troppi viventi fra i suoi fra-telli affamati nella polvere! —Tremò Scrooge al fiero rabbuffo e abbassò umile gli oc-chi. Ma subito li rialzò, udendo pronunziare il suonome.— Al signor Scrooge! — disse Bob; — propongo unbrindisi al signor Scrooge, protettore di questa festa!— Bel protettore davvero! — esclamò la signora Crat-chit facendosi rossa. — Lo vorrei qui, lo vorrei. Gli da-rei una certa festa a modo mio, che non gli andrebbemica a genio.— Mia cara, — disse Bob, — ci sono i ragazzi; è Nata-le!— Un bel giorno di Natale — ribatté la moglie — ses'avesse a bere alla salute di un uomo così odioso, tacca-gno, duro, egoista come quello Scrooge. Tu lo sai, Bob!nessuno lo sa meglio di te, poveretto!— Cara mia, — ripeté Bob con dolcezza, — è Natale.— Beverò alla sua salute per amor tuo e perché è Nata-le, — disse la signora Cratchit, — per lui no. Cento diquesti giorni, un allegro Natale e felice capo d'anno!Starà proprio allegro e felice, figurati! —I ragazzi bevvero anch'essi alla salute di Scrooge. Era ilprimo dei loro atti che non fosse cordiale. Tiny Tim bev-ve in ultimo, ma non gliene importava niente. Scroogeera l'Orco della famiglia. Il solo nome di lui avea gettatosulla lieta brigata un'ombra, che non si dileguò per cin-que buoni minuti.

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Dopo che fu svanita, tornò l'allegria dieci volte piùschietta, pel solo sollievo di essersi sbrigati di Scrooge ilMalo.Bob Cratchit disse loro di avere in vista un certo postici-no per messer Pietro che avrebbe portato in casa unasommetta di sei lire e cinque soldi la settimana. I dueCratchit minuscoli si sganasciarono dalle risa all'ideache Pietro diventava uomo d'affari; e Pietro, per contosuo, guardò tutto pensoso al fuoco di mezzo alle puntedel collo, quasi ventilando dentro di sé che sorta d'inve-stimenti avrebbe preferito quando fosse entrato in pos-sesso di una rendita così sbalorditiva. Marta, povera ap-prendista da una crestaia, disse allora che sorta di lavoroavea da fare e quante ore di fila lavorava e che si volealevar tardi il giorno appresso e godersi il riposo della fe-sta. Disse pure di aver visto qualche giorno fa una con-tessa e un gran signore, e che il signore avea su per giùla statura di Pietro; al che, Pietro si tirò così alto il colloche non gli avreste più visto il capo. E intanto, castagnee bevande andavano intorno; e poi ci fu una canzone aproposito di un ragazzo smarrito nella neve, e la cantòTiny Tim; la cantò con la sua vocina dolente, ma moltobene davvero, molto bene.Niente di nobile in tutto ciò. La famiglia non era bella;nessuno sfoggio di vestiti; le scarpe tutt'altro che imper-meabili; meschina la biancheria; forse e senza forse Pie-tro avea anche fatto una certa conoscenza col rigattiere.Ma erano felici nondimeno, riconoscenti, lieti di trovarsiinsieme; e nel punto stesso che si dileguavano, sembran-

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Dopo che fu svanita, tornò l'allegria dieci volte piùschietta, pel solo sollievo di essersi sbrigati di Scrooge ilMalo.Bob Cratchit disse loro di avere in vista un certo postici-no per messer Pietro che avrebbe portato in casa unasommetta di sei lire e cinque soldi la settimana. I dueCratchit minuscoli si sganasciarono dalle risa all'ideache Pietro diventava uomo d'affari; e Pietro, per contosuo, guardò tutto pensoso al fuoco di mezzo alle puntedel collo, quasi ventilando dentro di sé che sorta d'inve-stimenti avrebbe preferito quando fosse entrato in pos-sesso di una rendita così sbalorditiva. Marta, povera ap-prendista da una crestaia, disse allora che sorta di lavoroavea da fare e quante ore di fila lavorava e che si volealevar tardi il giorno appresso e godersi il riposo della fe-sta. Disse pure di aver visto qualche giorno fa una con-tessa e un gran signore, e che il signore avea su per giùla statura di Pietro; al che, Pietro si tirò così alto il colloche non gli avreste più visto il capo. E intanto, castagnee bevande andavano intorno; e poi ci fu una canzone aproposito di un ragazzo smarrito nella neve, e la cantòTiny Tim; la cantò con la sua vocina dolente, ma moltobene davvero, molto bene.Niente di nobile in tutto ciò. La famiglia non era bella;nessuno sfoggio di vestiti; le scarpe tutt'altro che imper-meabili; meschina la biancheria; forse e senza forse Pie-tro avea anche fatto una certa conoscenza col rigattiere.Ma erano felici nondimeno, riconoscenti, lieti di trovarsiinsieme; e nel punto stesso che si dileguavano, sembran-

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do ancor più felici nella pioggia di luce di cui gl'inonda-va la torcia dello Spirito in segno d'addio, Scrooge liguardò fiso, soprattutti Tiny Tim, fino all'ultimo istante.Calava intanto la notte e cadea fitta la neve: e mentreScrooge e lo Spirito andavano per le vie, era mirabile losplendore dei fuochi rugghianti nelle cucine, nei tinelli,in ogni sorta di stanze. Qua, la fiamma vacillante mo-strava i preparativi di un buon pranzetto, co' piatti messiin caldo davanti al fuoco, con le spesse tendine rossepronte ad essere abbassate per tener fuori il freddo e letenebre. Là, tutti i ragazzi della casa sbucavano corren-do nella neve per essere i primi a salutare le sorelle ma-ritate, i fratelli, gli zii, le zie, i cugini, le cugine. Qua,ancora, si ripercotevano sulle tende le ombre dei convi-tati; e là, un gruppo di belle fanciulle, tutte incappuccia-te e con gli stivaletti impellicciati, e tutte chiacchierandoa coro, se n'andavano saltellanti da qualche loro vicino;e guai allora allo scapolo – e ben lo sapevano le furbe! –guai allo scapolo che le avesse viste entrare in un balenodi luce e di bellezza!Dal numero della gente che si avviava alle amichevoliriunioni, c'era da figurarsi che nessuno fosse in casa perricevere, mentre invece in ogni casa s'aspettava gente esi faceano enormi fiammate nei caminetti. Come esulta-va lo Spirito, Dio benedetto! come scopriva l'ampio to-race, come apriva la palma capace, e si librava alto, ver-sando su tutto con mano generosa lo splendore della suagioia innocente! Perfino il lumaio, che correva avantipunteggiando di luce le vie tenebrose, già agghindato

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do ancor più felici nella pioggia di luce di cui gl'inonda-va la torcia dello Spirito in segno d'addio, Scrooge liguardò fiso, soprattutti Tiny Tim, fino all'ultimo istante.Calava intanto la notte e cadea fitta la neve: e mentreScrooge e lo Spirito andavano per le vie, era mirabile losplendore dei fuochi rugghianti nelle cucine, nei tinelli,in ogni sorta di stanze. Qua, la fiamma vacillante mo-strava i preparativi di un buon pranzetto, co' piatti messiin caldo davanti al fuoco, con le spesse tendine rossepronte ad essere abbassate per tener fuori il freddo e letenebre. Là, tutti i ragazzi della casa sbucavano corren-do nella neve per essere i primi a salutare le sorelle ma-ritate, i fratelli, gli zii, le zie, i cugini, le cugine. Qua,ancora, si ripercotevano sulle tende le ombre dei convi-tati; e là, un gruppo di belle fanciulle, tutte incappuccia-te e con gli stivaletti impellicciati, e tutte chiacchierandoa coro, se n'andavano saltellanti da qualche loro vicino;e guai allora allo scapolo – e ben lo sapevano le furbe! –guai allo scapolo che le avesse viste entrare in un balenodi luce e di bellezza!Dal numero della gente che si avviava alle amichevoliriunioni, c'era da figurarsi che nessuno fosse in casa perricevere, mentre invece in ogni casa s'aspettava gente esi faceano enormi fiammate nei caminetti. Come esulta-va lo Spirito, Dio benedetto! come scopriva l'ampio to-race, come apriva la palma capace, e si librava alto, ver-sando su tutto con mano generosa lo splendore della suagioia innocente! Perfino il lumaio, che correva avantipunteggiando di luce le vie tenebrose, già agghindato

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per passar la sera in qualche posto, rise forte quando loSpirito gli fu accanto, benché non sapesse di aver altracompagnia che quella del Natale!Di botto, senza che lo Spirito ne desse avviso con unaparola, si trovarono in una deserta e malinconica palude,disseminata di massi mostruosi di pietra greggia, comese fosse un cimitero di giganti. L'acqua si spandeva libe-ra dove più le piacesse, o almeno così avrebbe fatto se ilgelo non l'avesse imprigionata. Non vi cresceva altroche musco, ginestra, erbaccia. Giù, verso occidente, ilsole al tramonto avea lasciato una striscia infocata, cheun momento balenò, come il vivido sguardo di un oc-chio dolente, su quella desolazione, e via via velandosisotto le palpebre si spense nell'orrore di una notte pro-fonda.— Che è qui? — domandò Scrooge.— Qui — rispose lo Spirito — vivono i minatori, i qualilavorano nel ventre della terra. Ma essi mi conoscono.Guarda! —Brillò una luce alla finestretta di una capanna e subitoandarono verso di quella. Attraversando il muro di sassie mota, trovarono una gaia brigata raccolta intorno a unbel fuoco. Un vecchio decrepito e la sua donna, co' lorofigli, e i figli de' figli, e un'altra generazione per giunta,rilucevano tutti nei loro abiti di festa. Il vecchio, conuna voce che di rado levavasi sui sibili del ventoall'aperto, cantava loro una canzone di Natale, una can-zone già antica di molto quando egli era ragazzo; di tan-to in tanto, gli altri a coro ripetevano il ritornello. Alzan-

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per passar la sera in qualche posto, rise forte quando loSpirito gli fu accanto, benché non sapesse di aver altracompagnia che quella del Natale!Di botto, senza che lo Spirito ne desse avviso con unaparola, si trovarono in una deserta e malinconica palude,disseminata di massi mostruosi di pietra greggia, comese fosse un cimitero di giganti. L'acqua si spandeva libe-ra dove più le piacesse, o almeno così avrebbe fatto se ilgelo non l'avesse imprigionata. Non vi cresceva altroche musco, ginestra, erbaccia. Giù, verso occidente, ilsole al tramonto avea lasciato una striscia infocata, cheun momento balenò, come il vivido sguardo di un oc-chio dolente, su quella desolazione, e via via velandosisotto le palpebre si spense nell'orrore di una notte pro-fonda.— Che è qui? — domandò Scrooge.— Qui — rispose lo Spirito — vivono i minatori, i qualilavorano nel ventre della terra. Ma essi mi conoscono.Guarda! —Brillò una luce alla finestretta di una capanna e subitoandarono verso di quella. Attraversando il muro di sassie mota, trovarono una gaia brigata raccolta intorno a unbel fuoco. Un vecchio decrepito e la sua donna, co' lorofigli, e i figli de' figli, e un'altra generazione per giunta,rilucevano tutti nei loro abiti di festa. Il vecchio, conuna voce che di rado levavasi sui sibili del ventoall'aperto, cantava loro una canzone di Natale, una can-zone già antica di molto quando egli era ragazzo; di tan-to in tanto, gli altri a coro ripetevano il ritornello. Alzan-

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dosi le voci loro, si alzava anche e diveniva più giocon-da la voce del vecchio; finito il ritornello, cadeva insie-me la voce di lui.Non s'indugiò lo Spirito fra quella gente, ma imponendoa Scrooge di tenerglisi forte alla veste, varcò tutta la pa-lude e si librò... sul mare, forse? Sì, proprio, sul mare.Voltandosi indietro, Scrooge ebbe ad inorridire vedendolontano le rive, una fila spaventevole di scogli; e lo in-tronava il tuono dei flutti furiosi che fra le atre cavernescavate avvolgevansi, muggivano, infuriavano, fiera-mente si sforzavano di minar la terra.Eretto sopra un banco di roccie basse, una lega all'incir-ca dalla riva, contro le quali rompevansi le acque perquanto lungo era l'anno, stava solitario un faro. Aderiva-no alla base enormi viluppi di alghe, e gli uccelli dellatempesta – partoriti forse dal vento come l'alga del mare– vi svolazzavano intorno alzandosi e abbassandosicome le onde che sfioravano con l'ala.Ma anche qui, due guardiani aveano acceso un loro fuo-co, e questo traverso alla feritoia del muro massicciomandava un raggio lucente sulle tenebre del mare. Stri-gendosi le mani callose di sopra alla rozza tavola e alloro boccale di ponce, si davano l'un l'altro il buon Nata-le; e il più vecchio dei due, dalla faccia accarnata e cica-trizzata dalle intemperie come una di quelle teste scolpi-te che sporgono dalla prua di una vecchia nave, intuonòuna selvaggia canzone che poteva parere una raffica.E lo Spirito andava, andava sempre sulle onde cupe eanelanti, fino a che, lontani da ogni riva, com'ei disse a

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dosi le voci loro, si alzava anche e diveniva più giocon-da la voce del vecchio; finito il ritornello, cadeva insie-me la voce di lui.Non s'indugiò lo Spirito fra quella gente, ma imponendoa Scrooge di tenerglisi forte alla veste, varcò tutta la pa-lude e si librò... sul mare, forse? Sì, proprio, sul mare.Voltandosi indietro, Scrooge ebbe ad inorridire vedendolontano le rive, una fila spaventevole di scogli; e lo in-tronava il tuono dei flutti furiosi che fra le atre cavernescavate avvolgevansi, muggivano, infuriavano, fiera-mente si sforzavano di minar la terra.Eretto sopra un banco di roccie basse, una lega all'incir-ca dalla riva, contro le quali rompevansi le acque perquanto lungo era l'anno, stava solitario un faro. Aderiva-no alla base enormi viluppi di alghe, e gli uccelli dellatempesta – partoriti forse dal vento come l'alga del mare– vi svolazzavano intorno alzandosi e abbassandosicome le onde che sfioravano con l'ala.Ma anche qui, due guardiani aveano acceso un loro fuo-co, e questo traverso alla feritoia del muro massicciomandava un raggio lucente sulle tenebre del mare. Stri-gendosi le mani callose di sopra alla rozza tavola e alloro boccale di ponce, si davano l'un l'altro il buon Nata-le; e il più vecchio dei due, dalla faccia accarnata e cica-trizzata dalle intemperie come una di quelle teste scolpi-te che sporgono dalla prua di una vecchia nave, intuonòuna selvaggia canzone che poteva parere una raffica.E lo Spirito andava, andava sempre sulle onde cupe eanelanti, fino a che, lontani da ogni riva, com'ei disse a

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Scrooge, raccolsero il volo sopra un bastimento. Qua ilpilota alla sua ruota, lassù nella gabbia la vedetta, più inlà gli ufficiali di quarto: figure fantasticamente immobi-li: ma ciascuno di loro canticchiava una canzone di Na-tale, o pensava a Natale, o di qualche passato Nataleparlava basso al compagno con soavi speranze di ritor-no. E ciascuno a bordo, desto o dormiente, buono o mal-vagio, aveva avuto per l'altro una parola più gentile chein qualunque altro giorno dell'anno; avea partecipato inuna certa misura alla festa; avea ricordato i cari lontani,pensando con dolcezza al loro memore affetto.Fu per Scrooge una gran sorpresa, mentre badava ai ge-miti del vento e pensava alla terribilità del muoversi frale tenebre vaneggianti sopra una ignota voragine, pro-fonda e segreta come la morte, fu per Scrooge una gransorpresa, così assorto com'era, l'udire una risata squil-lante. E crebbe la sorpresa a mille doppi, quand'ei rico-nobbe la voce del proprio nipote e si trovò in un salotti-no ben rischiarato, ben caldo, aggiustato, con accanto loSpirito che sorrideva e che fissava quel medesimo nipo-te con uno sguardo di compiacenza.— Ah, ah! — rideva il nipote di Scrooge. — Ah, ah, ah!—Se mai, per un caso poco probabile, vi capitasse d'incon-trare un uomo che ridesse più cordialmente del nipote diScrooge, io vi dico che sarei lietissimo di farne la cono-scenza e di cercarne la compagnia. Vogliate presentar-melo, ve ne prego.

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Scrooge, raccolsero il volo sopra un bastimento. Qua ilpilota alla sua ruota, lassù nella gabbia la vedetta, più inlà gli ufficiali di quarto: figure fantasticamente immobi-li: ma ciascuno di loro canticchiava una canzone di Na-tale, o pensava a Natale, o di qualche passato Nataleparlava basso al compagno con soavi speranze di ritor-no. E ciascuno a bordo, desto o dormiente, buono o mal-vagio, aveva avuto per l'altro una parola più gentile chein qualunque altro giorno dell'anno; avea partecipato inuna certa misura alla festa; avea ricordato i cari lontani,pensando con dolcezza al loro memore affetto.Fu per Scrooge una gran sorpresa, mentre badava ai ge-miti del vento e pensava alla terribilità del muoversi frale tenebre vaneggianti sopra una ignota voragine, pro-fonda e segreta come la morte, fu per Scrooge una gransorpresa, così assorto com'era, l'udire una risata squil-lante. E crebbe la sorpresa a mille doppi, quand'ei rico-nobbe la voce del proprio nipote e si trovò in un salotti-no ben rischiarato, ben caldo, aggiustato, con accanto loSpirito che sorrideva e che fissava quel medesimo nipo-te con uno sguardo di compiacenza.— Ah, ah! — rideva il nipote di Scrooge. — Ah, ah, ah!—Se mai, per un caso poco probabile, vi capitasse d'incon-trare un uomo che ridesse più cordialmente del nipote diScrooge, io vi dico che sarei lietissimo di farne la cono-scenza e di cercarne la compagnia. Vogliate presentar-melo, ve ne prego.

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È un bel compenso, ed è anche giusto e consolantenell'ordine delle cose umane, che se il dolore e il malan-no si attaccano, non ci sia al mondo cosa più contagiosadel buonumore e del riso. Il nipote di Scrooge rideva, te-nendosi i fianchi, scotendo il capo, facendo col viso lepiù strane contorsioni; la moglie, anch'essa nipote diScrooge, rideva con la stessa espansione; tutti gli amiciraccolti ridevano sgangheratamente, con tutto il cuore econ un fracasso indicibile.— Ah, ah! Ah, ah, ah, ah!— Ha detto, figuratevi, che Natale è una sciocchezza!— gridava il nipote di Scrooge. — Com'è vero che sonvivo, l'ha detto. E lo pensava pure!— Due volte vergogna per lui, Federigo! — esclamòtutta accesa la nipote di Scrooge. Benedette coteste don-ne; non fanno mai niente a mezzo. Pigliano tutto sul se-rio.Era graziosa, molto graziosa. Un visino tutta ingenuità,stupore e pozzette; un bocchino maturo, che pareva fattoper esser baciato, e lo era di certo; ogni sorta di fossetti-ne intorno al mento, le quali confondevansi insiemequando ella rideva; il più raggiante par d'occhi che abbiamai illuminato fronte di fanciulla. In complesso, unacerta figurina provocante, capite; ma anche pronta a darsoddisfazione. Oh, altro che pronta!— È buffo davvero il vecchio — disse il nipote diScrooge, — questa è la verità. Niente di male se fosseun tantino meno scontroso. Fatto sta che i suoi stessi di-

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È un bel compenso, ed è anche giusto e consolantenell'ordine delle cose umane, che se il dolore e il malan-no si attaccano, non ci sia al mondo cosa più contagiosadel buonumore e del riso. Il nipote di Scrooge rideva, te-nendosi i fianchi, scotendo il capo, facendo col viso lepiù strane contorsioni; la moglie, anch'essa nipote diScrooge, rideva con la stessa espansione; tutti gli amiciraccolti ridevano sgangheratamente, con tutto il cuore econ un fracasso indicibile.— Ah, ah! Ah, ah, ah, ah!— Ha detto, figuratevi, che Natale è una sciocchezza!— gridava il nipote di Scrooge. — Com'è vero che sonvivo, l'ha detto. E lo pensava pure!— Due volte vergogna per lui, Federigo! — esclamòtutta accesa la nipote di Scrooge. Benedette coteste don-ne; non fanno mai niente a mezzo. Pigliano tutto sul se-rio.Era graziosa, molto graziosa. Un visino tutta ingenuità,stupore e pozzette; un bocchino maturo, che pareva fattoper esser baciato, e lo era di certo; ogni sorta di fossetti-ne intorno al mento, le quali confondevansi insiemequando ella rideva; il più raggiante par d'occhi che abbiamai illuminato fronte di fanciulla. In complesso, unacerta figurina provocante, capite; ma anche pronta a darsoddisfazione. Oh, altro che pronta!— È buffo davvero il vecchio — disse il nipote diScrooge, — questa è la verità. Niente di male se fosseun tantino meno scontroso. Fatto sta che i suoi stessi di-

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fetti sono il suo malanno, ed io non ho niente da direcontro di lui.— Scommetto ch'è ricco sfondato, — venne su la nipotedi Scrooge. — Sei tu stesso, Federigo, che me lo dicisempre.— E che vuol dire, cara mia! La ricchezza sua non gliserve a niente; non fa un briciolo di bene, nemmeno persé. Non ha nemmeno la soddisfazione di pensare... ah,ah, ah!... che ce la serba a noi tutta quanta, proprio a noi.— Io non lo posso vedere, — affermò la nipote diScrooge. Le sorelle di lei e tutte le altre signore espres-sero lo stesso sentimento.— Oh, io sì invece! — disse il nipote. — Me ne dispia-ce per lui; se pure mi vi provassi, non riuscirei a volerglimale. Chi è che ne soffre pei suoi capricci? Lui, nessunaltro che lui. Ecco, per esempio, ora s'è fitto in capo diguardarmi di traverso e non vuol venire a desinare connoi. Che ne viene?... ogni lasciato è perso. È vero peròche un gran pranzo non lo ha perduto...— Niente affatto, — interruppe la moglie, — io credoinvece che ha perduto un pranzo eccellente. — Tutti acoro dissero lo stesso, e ne aveano da saper qualchecosa, perché appunto si alzavano di tavola e si stringe-vano intorno al fuoco.— Tanto meglio, ci ho gusto! — disse il nipote diScrooge, — perché davvero non ho una fede straordina-ria in questa donnetta di casa. Che ne dite voi, Topper?—

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fetti sono il suo malanno, ed io non ho niente da direcontro di lui.— Scommetto ch'è ricco sfondato, — venne su la nipotedi Scrooge. — Sei tu stesso, Federigo, che me lo dicisempre.— E che vuol dire, cara mia! La ricchezza sua non gliserve a niente; non fa un briciolo di bene, nemmeno persé. Non ha nemmeno la soddisfazione di pensare... ah,ah, ah!... che ce la serba a noi tutta quanta, proprio a noi.— Io non lo posso vedere, — affermò la nipote diScrooge. Le sorelle di lei e tutte le altre signore espres-sero lo stesso sentimento.— Oh, io sì invece! — disse il nipote. — Me ne dispia-ce per lui; se pure mi vi provassi, non riuscirei a volerglimale. Chi è che ne soffre pei suoi capricci? Lui, nessunaltro che lui. Ecco, per esempio, ora s'è fitto in capo diguardarmi di traverso e non vuol venire a desinare connoi. Che ne viene?... ogni lasciato è perso. È vero peròche un gran pranzo non lo ha perduto...— Niente affatto, — interruppe la moglie, — io credoinvece che ha perduto un pranzo eccellente. — Tutti acoro dissero lo stesso, e ne aveano da saper qualchecosa, perché appunto si alzavano di tavola e si stringe-vano intorno al fuoco.— Tanto meglio, ci ho gusto! — disse il nipote diScrooge, — perché davvero non ho una fede straordina-ria in questa donnetta di casa. Che ne dite voi, Topper?—

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Topper, si vedeva chiaro, aveva adocchiato una sorelladella nipote di Scrooge, perché rispose che uno scapoloera una disgraziata creatura incapace di emettere un pa-rere in proposito: Al che la sorella della nipote di Scroo-ge – quella pienotta col fazzoletto di pizzi, nonquell'altra con le rose – si fece rossa come una ciliegia.— Continua, Federigo — disse la nipote di Scrooge,battendo le mani. — Questo benedetto uomo lascia sem-pre i discorsi a mezzo! —Il nipote di Scrooge dette in un'altra risata, e poiché nonsi poteva evitare il contagio, quantunque la ragazza pie-notta lo tentasse a furia di aceto aromatico, l'esempio fuseguito da tutti.— Stavo per dire — riprese il nipote di Scrooge — cheper dato e fatto del suo guardarci di traverso e della suacocciutaggine di non stare allegro con noi, egli si perdedei momenti piacevoli, che non gli farebbero niente dimale. È certo ch'ei si priva di una compagnia meno ug-giosa di quanti pensieri può trovare in quella stambergaumida del suo banco o nelle sue camere polverose. Perme, tutti gli anni, voglia o non voglia, gli farò la stessaofferta, perché mi fa pena. Padronissimo di schernire ilNatale fino al giorno del giudizio, ma non potrà fare ameno di pensarne un po' meglio, sfido io, quando mi ve-drà ricomparire tutti gli anni sempre di buon umore, perdomandargli: Come si va, zio Scrooge? Se questo ser-visse nient'altro che a fargli venir l'idea di dar cinquantasterline a quel diavolaccio del suo commesso, tanto per

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Topper, si vedeva chiaro, aveva adocchiato una sorelladella nipote di Scrooge, perché rispose che uno scapoloera una disgraziata creatura incapace di emettere un pa-rere in proposito: Al che la sorella della nipote di Scroo-ge – quella pienotta col fazzoletto di pizzi, nonquell'altra con le rose – si fece rossa come una ciliegia.— Continua, Federigo — disse la nipote di Scrooge,battendo le mani. — Questo benedetto uomo lascia sem-pre i discorsi a mezzo! —Il nipote di Scrooge dette in un'altra risata, e poiché nonsi poteva evitare il contagio, quantunque la ragazza pie-notta lo tentasse a furia di aceto aromatico, l'esempio fuseguito da tutti.— Stavo per dire — riprese il nipote di Scrooge — cheper dato e fatto del suo guardarci di traverso e della suacocciutaggine di non stare allegro con noi, egli si perdedei momenti piacevoli, che non gli farebbero niente dimale. È certo ch'ei si priva di una compagnia meno ug-giosa di quanti pensieri può trovare in quella stambergaumida del suo banco o nelle sue camere polverose. Perme, tutti gli anni, voglia o non voglia, gli farò la stessaofferta, perché mi fa pena. Padronissimo di schernire ilNatale fino al giorno del giudizio, ma non potrà fare ameno di pensarne un po' meglio, sfido io, quando mi ve-drà ricomparire tutti gli anni sempre di buon umore, perdomandargli: Come si va, zio Scrooge? Se questo ser-visse nient'altro che a fargli venir l'idea di dar cinquantasterline a quel diavolaccio del suo commesso, tanto per

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far cifra tonda, sarebbe già qualche cosa. E se non misbaglio, debbo averlo scosso ieri. —Adesso toccò agli altri a ridere, all'idea di cotesto scoti-mento: Ma essendo egli un bravo ragazzo né curandosidi che ridessero, purché ridessero, gl'incoraggiò nellaloro espansione, facendo allegramente circolare la botti-glia.Dopo il thè, si fece un po' di musica. Perché davverotutta la famiglia era musicale e sapeva il fatto suo quan-do intuonava un'arietta o un ritornello; Topper in ispe-cie, il quale pigliava ogni sorta di note di basso profon-do, senza gonfiar le vene della fronte e senza farsi rossocome un gambero. La nipote di Scrooge suonava l'arpaassai benino; e, fra le altre, suonò un'arietta semplicissi-ma (una cosa da nulla, che in due minuti avreste impara-to a zufolare), la quale era stata familiare alla bambinache veniva a prendere Scrooge alla scuola, come gliavea ricordato lo Spirito dell'altro Natale. Suonandoglidentro le note di quella cantilena, tutte le cose mostrate-gli dallo Spirito gli tornavano in mente. Via via si sentìrammollire; e pensò che se avesse potuto udirle spesso,tanti anni fa, avrebbe forse coltivato con le proprie manie per la propria felicità le gentilezze affettuose dellavita, anzi che ricorrere per conforto alla vanga del bec-chino che avea scavato la fossa di Giacobbe Marley.Ma non tutta la sera fu dedicata alla musica. Dopo unpo', vennero i giuochi di penitenza; perché fa bene amomenti tornar bambini, e più che mai a Natale, ch'èuna festa istituita da Dio fattosi anch'egli bambino.

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far cifra tonda, sarebbe già qualche cosa. E se non misbaglio, debbo averlo scosso ieri. —Adesso toccò agli altri a ridere, all'idea di cotesto scoti-mento: Ma essendo egli un bravo ragazzo né curandosidi che ridessero, purché ridessero, gl'incoraggiò nellaloro espansione, facendo allegramente circolare la botti-glia.Dopo il thè, si fece un po' di musica. Perché davverotutta la famiglia era musicale e sapeva il fatto suo quan-do intuonava un'arietta o un ritornello; Topper in ispe-cie, il quale pigliava ogni sorta di note di basso profon-do, senza gonfiar le vene della fronte e senza farsi rossocome un gambero. La nipote di Scrooge suonava l'arpaassai benino; e, fra le altre, suonò un'arietta semplicissi-ma (una cosa da nulla, che in due minuti avreste impara-to a zufolare), la quale era stata familiare alla bambinache veniva a prendere Scrooge alla scuola, come gliavea ricordato lo Spirito dell'altro Natale. Suonandoglidentro le note di quella cantilena, tutte le cose mostrate-gli dallo Spirito gli tornavano in mente. Via via si sentìrammollire; e pensò che se avesse potuto udirle spesso,tanti anni fa, avrebbe forse coltivato con le proprie manie per la propria felicità le gentilezze affettuose dellavita, anzi che ricorrere per conforto alla vanga del bec-chino che avea scavato la fossa di Giacobbe Marley.Ma non tutta la sera fu dedicata alla musica. Dopo unpo', vennero i giuochi di penitenza; perché fa bene amomenti tornar bambini, e più che mai a Natale, ch'èuna festa istituita da Dio fattosi anch'egli bambino.

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Aspettate! Si giocò prima di tutto a mosca cieca: Era na-turale. Ed io credo tanto che Topper fosse cieco davveroper quanto posso credere che avesse gli occhi negli sti-vali. A parer mio, c'era una tacita intesa tra lui e il nipotedi Scrooge; e anche lo Spirito n'era a parte. Il suo mododi correr dietro alla sorella pienotta dal fazzoletto di piz-zi era proprio un oltraggio alla umana credulità. Inciam-pando nelle seggiole, facendo cader le molle, urtandocontro il pianoforte, soffocandosi nelle tende, dovunqueella andava, Topper andava appresso. Sapeva sempredove trovavasi la ragazza pienotta. Se gli andavate ad-dosso, come qualcuno facea, e gli stavate davanti, eglifingeva di volervi afferrare facendo così un affronto allavostra perspicacia, e subito sgusciava di fianco nella di-rezione della sorella pienotta. Ella gridava spesso chenon istava bene; ed avea ragione, poverina! Ma quandoalla fine l'afferrò; quando, a dispetto dei guizzi di lei edel fruscio della sottana di seta, ei la incalzò in un can-tuccio donde non c'era più scappatoia; allora la sua con-dotta fu a dirittura esecrabile. Perché infatti quel suopretendere di non conoscerla, e che era necessario ditoccarle la pettinatura, e che si dovea assicuraredell'identità stringendo non so che anello al dito di lei epalpando non so che catena ch'ella portava al collo, fudavvero una mostruosa vigliaccheria! E non c'è dubbioche la ragazza gli disse il fatto suo, quando, venuta inmezzo un'altra persona bendata, si dettero insieme a bi-sbigliare con tanto accaloramento dietro le tende.

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Aspettate! Si giocò prima di tutto a mosca cieca: Era na-turale. Ed io credo tanto che Topper fosse cieco davveroper quanto posso credere che avesse gli occhi negli sti-vali. A parer mio, c'era una tacita intesa tra lui e il nipotedi Scrooge; e anche lo Spirito n'era a parte. Il suo mododi correr dietro alla sorella pienotta dal fazzoletto di piz-zi era proprio un oltraggio alla umana credulità. Inciam-pando nelle seggiole, facendo cader le molle, urtandocontro il pianoforte, soffocandosi nelle tende, dovunqueella andava, Topper andava appresso. Sapeva sempredove trovavasi la ragazza pienotta. Se gli andavate ad-dosso, come qualcuno facea, e gli stavate davanti, eglifingeva di volervi afferrare facendo così un affronto allavostra perspicacia, e subito sgusciava di fianco nella di-rezione della sorella pienotta. Ella gridava spesso chenon istava bene; ed avea ragione, poverina! Ma quandoalla fine l'afferrò; quando, a dispetto dei guizzi di lei edel fruscio della sottana di seta, ei la incalzò in un can-tuccio donde non c'era più scappatoia; allora la sua con-dotta fu a dirittura esecrabile. Perché infatti quel suopretendere di non conoscerla, e che era necessario ditoccarle la pettinatura, e che si dovea assicuraredell'identità stringendo non so che anello al dito di lei epalpando non so che catena ch'ella portava al collo, fudavvero una mostruosa vigliaccheria! E non c'è dubbioche la ragazza gli disse il fatto suo, quando, venuta inmezzo un'altra persona bendata, si dettero insieme a bi-sbigliare con tanto accaloramento dietro le tende.

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La nipote di Scrooge non giuocava con gli altri a moscacieca, e si raggomitolava tutta in poltroncina, con unosgabelletto sotto i piedi, in un cantuccio dove lo Spiritoe Scrooge le stavano alle spalle. Ma alle penitenze preseparte e rispose d'incanto al "Come vi piace?" con tutte lelettere dell'alfabeto. Così pure nel gioco del "Come,quando e dove", si dimostrò grande a dirittura, e con re-presso giubilo del marito, sgominò tutte le sorelle; ben-ché anche queste fossero furbe parecchio, come Topperl'avrebbe potuto dire. In tutti erano una ventina, tra gio-vani e vecchi; ma tutti giuocavano, e Scrooge con essi;il quale, scordandosi per la foga improvvisa del sollaz-zarsi che la voce sua non potea da loro essere udita, gri-dava alto la parola dell'indovinello, e più di una voltaimbroccava anche; perché l'ago più sottile non era piùsottile di Scrooge, con tutta la sua smania di far lo gnor-ri.Lo Spirito era molto lieto in vederlo così disposto, e contanta benevolenza lo guardava, ch'ei pregò come unbambino gli si permettesse di rimanere fino in fondo.Ma a questo lo Spirito si oppose.— Ecco un altro giuoco — disse Scrooge. — Unamezz'oretta, Spirito, solo una mezz'oretta! —Era il giuoco del Sì e del No. Il nipote di Scrooge pensa-va una cosa, gli altri doveano indovinare, rispondendoegli soltanto sì o no, secondo il caso. Il fuoco vivacedelle domande gli cavò di bocca ch'egli pensava a unanimale, a un animale piuttosto brutto, a un animale sel-vaggio, a un animale che grugniva qualche volta e qual-

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La nipote di Scrooge non giuocava con gli altri a moscacieca, e si raggomitolava tutta in poltroncina, con unosgabelletto sotto i piedi, in un cantuccio dove lo Spiritoe Scrooge le stavano alle spalle. Ma alle penitenze preseparte e rispose d'incanto al "Come vi piace?" con tutte lelettere dell'alfabeto. Così pure nel gioco del "Come,quando e dove", si dimostrò grande a dirittura, e con re-presso giubilo del marito, sgominò tutte le sorelle; ben-ché anche queste fossero furbe parecchio, come Topperl'avrebbe potuto dire. In tutti erano una ventina, tra gio-vani e vecchi; ma tutti giuocavano, e Scrooge con essi;il quale, scordandosi per la foga improvvisa del sollaz-zarsi che la voce sua non potea da loro essere udita, gri-dava alto la parola dell'indovinello, e più di una voltaimbroccava anche; perché l'ago più sottile non era piùsottile di Scrooge, con tutta la sua smania di far lo gnor-ri.Lo Spirito era molto lieto in vederlo così disposto, e contanta benevolenza lo guardava, ch'ei pregò come unbambino gli si permettesse di rimanere fino in fondo.Ma a questo lo Spirito si oppose.— Ecco un altro giuoco — disse Scrooge. — Unamezz'oretta, Spirito, solo una mezz'oretta! —Era il giuoco del Sì e del No. Il nipote di Scrooge pensa-va una cosa, gli altri doveano indovinare, rispondendoegli soltanto sì o no, secondo il caso. Il fuoco vivacedelle domande gli cavò di bocca ch'egli pensava a unanimale, a un animale piuttosto brutto, a un animale sel-vaggio, a un animale che grugniva qualche volta e qual-

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che altra volta parlava, che stava a Londra, e girava perle vie, e non si mostrava in una baracca, e non era porta-to attorno da nessuno, e non viveva in un serraglio, enon era mai trascinato al macello, e non era né cavallo,né somaro, né vacca, né toro, né tigre, né cane, né por-co, né gatto, né orso. A ogni nuova domanda, codestonipote si sganasciava dalle risa; e così forte ei si spassa-va, che a momenti si dovea alzare dal canapè e batteva ipiedi in terra. Alla fine la sorella pienotta, presa dallastessa convulsione d'ilarità esclamò:— L'ho trovato! so quel che è, Federigo! so quel che è!— E che è? — domandò Federigo.— È vostro zio Scro—o—o—oge! —E così era infatti. L'ammirazione fu universale, benchéqualcuno obbiettasse che alla domanda: "È un orso?" bi-sognava rispondere: "Sì" visto che bastava la rispostanegativa a frastornarli da Scrooge, caso mai ci avesseropensato.— Ci ha fatto divertire un mondo, — disse Federigo, —questo è certo, e noi saremmo ingrati a non bevere allasua salute. Ecco appunto un bicchiere di vino caldo,pronto per tutti. Alla salute dello zio Scrooge!— Ebbene! — gridarono tutti, — alla salute dello zioScrooge!— Un allegro Natale e un buon capo d'anno al vecchio,checché egli sia! — disse il nipote di Scrooge. — Da menon se lo piglierebbe questo augurio, ma io glielo fo lostesso. Alla salute dello zio Scrooge! —

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che altra volta parlava, che stava a Londra, e girava perle vie, e non si mostrava in una baracca, e non era porta-to attorno da nessuno, e non viveva in un serraglio, enon era mai trascinato al macello, e non era né cavallo,né somaro, né vacca, né toro, né tigre, né cane, né por-co, né gatto, né orso. A ogni nuova domanda, codestonipote si sganasciava dalle risa; e così forte ei si spassa-va, che a momenti si dovea alzare dal canapè e batteva ipiedi in terra. Alla fine la sorella pienotta, presa dallastessa convulsione d'ilarità esclamò:— L'ho trovato! so quel che è, Federigo! so quel che è!— E che è? — domandò Federigo.— È vostro zio Scro—o—o—oge! —E così era infatti. L'ammirazione fu universale, benchéqualcuno obbiettasse che alla domanda: "È un orso?" bi-sognava rispondere: "Sì" visto che bastava la rispostanegativa a frastornarli da Scrooge, caso mai ci avesseropensato.— Ci ha fatto divertire un mondo, — disse Federigo, —questo è certo, e noi saremmo ingrati a non bevere allasua salute. Ecco appunto un bicchiere di vino caldo,pronto per tutti. Alla salute dello zio Scrooge!— Ebbene! — gridarono tutti, — alla salute dello zioScrooge!— Un allegro Natale e un buon capo d'anno al vecchio,checché egli sia! — disse il nipote di Scrooge. — Da menon se lo piglierebbe questo augurio, ma io glielo fo lostesso. Alla salute dello zio Scrooge! —

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Lo zio Scrooge era diventato a poco a poco così gaio eleggiero di cuore, che avrebbe risposto volentieri albrindisi della brigata e ringraziato con un discorso inau-dibile, se lo Spirito glien'avesse dato il tempo. Ma tuttaquanta la scena, nello spegnersi dell'ultima parola dettadal nipote, si dileguò; e Scrooge e lo Spirito viaggiava-no come prima.Molto videro, molto andarono lontano, molte case visi-tarono, ma sempre con buon effetto. Lo Spirito stette alcapezzale degl'infermi, e gl'infermi sorrisero; presso ipellegrini in terra straniera, e quelli sentirono vicino lapatria; con gli uomini combattuti dalla sventura, e que-gli uomini si rassegnarono in una più alta speranza; conla povertà, e la povertà si sentì doviziosa. Nell'ospizio,nell'ospedale, nella prigione, in ogni rifugio della mise-ria, dove l'uomo superbo nella sua breve autorità nonavea potuto sbarrar la porta allo Spirito, ei lasciò la suabenedizione e insegnò a Scrooge i suoi precetti di amo-re.Fu una lunga notte, se pure fu una notte; ma Scrooge nedubitava un poco, perché gli pareva di veder condensatemolte feste di Natale nel rapido tempo passato insieme.Notò anche, ma non ne fece motto, che mentre egli ri-maneva sempre lo stesso, lo Spirito si faceva manifesta-mente più vecchio. La cosa era strana, ed ei non si potépiù tenere, quando lasciando una brigata di fanciulli chesolennizzavano la Befana, si accorse che i capelli delloSpirito s'erano imbiancati.— Così breve — domandò — è la vita degli Spiriti?

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Lo zio Scrooge era diventato a poco a poco così gaio eleggiero di cuore, che avrebbe risposto volentieri albrindisi della brigata e ringraziato con un discorso inau-dibile, se lo Spirito glien'avesse dato il tempo. Ma tuttaquanta la scena, nello spegnersi dell'ultima parola dettadal nipote, si dileguò; e Scrooge e lo Spirito viaggiava-no come prima.Molto videro, molto andarono lontano, molte case visi-tarono, ma sempre con buon effetto. Lo Spirito stette alcapezzale degl'infermi, e gl'infermi sorrisero; presso ipellegrini in terra straniera, e quelli sentirono vicino lapatria; con gli uomini combattuti dalla sventura, e que-gli uomini si rassegnarono in una più alta speranza; conla povertà, e la povertà si sentì doviziosa. Nell'ospizio,nell'ospedale, nella prigione, in ogni rifugio della mise-ria, dove l'uomo superbo nella sua breve autorità nonavea potuto sbarrar la porta allo Spirito, ei lasciò la suabenedizione e insegnò a Scrooge i suoi precetti di amo-re.Fu una lunga notte, se pure fu una notte; ma Scrooge nedubitava un poco, perché gli pareva di veder condensatemolte feste di Natale nel rapido tempo passato insieme.Notò anche, ma non ne fece motto, che mentre egli ri-maneva sempre lo stesso, lo Spirito si faceva manifesta-mente più vecchio. La cosa era strana, ed ei non si potépiù tenere, quando lasciando una brigata di fanciulli chesolennizzavano la Befana, si accorse che i capelli delloSpirito s'erano imbiancati.— Così breve — domandò — è la vita degli Spiriti?

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— La mia vita su questa terra — lo Spirito rispose — èbrevissima. Termina stanotte.— Stanotte! — esclamò Scrooge.— A mezzanotte. Ascolta! l'ora si avvicina. —In quel punto i tocchi degli orologi battevano tre quartidopo le undici.— Perdonami se sono indiscreto, — disse Scrooge guar-dando fiso alla veste dello Spirito, — ma io vedo venirfuori dal lembo della tua veste non so che di strano chenon t'appartiene. È un piede o un artiglio?— Potrebbe essere un artiglio, per la poca carne che loricopre, — rispose malinconico lo Spirito. — Guarda.—Dalle pieghe della sua veste trasse fuori due bambinistremenziti, abietti, spaventevoli, ributtanti, miserabili.Caddero ginocchioni ai piedi di lui e si attaccarono saldiai lembi della veste.— Guarda, uomo! — esclamò lo Spirito. — Guarda,guarda qui, per terra! —Erano un bambino e una bambina. Gialli, scarni, cencio-si, arcigni, selvaggi; ma prostrati anche nella umiltàloro. Dove la grazia della gioventù avrebbe dovuto fiorirrigogliosa sulle loro guance, una mano secca e grinzosa,come quella del tempo, gli avea corrosi, torti, tagliuzza-ti. Dove gli angeli doveano sedere in trono, ascondevan-si i demoni e balenavano minacciosi. Nessun mutamen-to, nessuna degradazione, nessun pervertimento del ge-nere umano, in qualsivoglia grado, in tutti i misteri della

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— La mia vita su questa terra — lo Spirito rispose — èbrevissima. Termina stanotte.— Stanotte! — esclamò Scrooge.— A mezzanotte. Ascolta! l'ora si avvicina. —In quel punto i tocchi degli orologi battevano tre quartidopo le undici.— Perdonami se sono indiscreto, — disse Scrooge guar-dando fiso alla veste dello Spirito, — ma io vedo venirfuori dal lembo della tua veste non so che di strano chenon t'appartiene. È un piede o un artiglio?— Potrebbe essere un artiglio, per la poca carne che loricopre, — rispose malinconico lo Spirito. — Guarda.—Dalle pieghe della sua veste trasse fuori due bambinistremenziti, abietti, spaventevoli, ributtanti, miserabili.Caddero ginocchioni ai piedi di lui e si attaccarono saldiai lembi della veste.— Guarda, uomo! — esclamò lo Spirito. — Guarda,guarda qui, per terra! —Erano un bambino e una bambina. Gialli, scarni, cencio-si, arcigni, selvaggi; ma prostrati anche nella umiltàloro. Dove la grazia della gioventù avrebbe dovuto fiorirrigogliosa sulle loro guance, una mano secca e grinzosa,come quella del tempo, gli avea corrosi, torti, tagliuzza-ti. Dove gli angeli doveano sedere in trono, ascondevan-si i demoni e balenavano minacciosi. Nessun mutamen-to, nessuna degradazione, nessun pervertimento del ge-nere umano, in qualsivoglia grado, in tutti i misteri della

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maravigliosa creazione, ha mai partorito mostri così or-rendi.Scrooge indietreggiò, atterrito. Tentò di dire allo Spirito,il quale glieli additava, che quelli erano due bei bambi-ni; ma le parole gli fecero groppo, anzi che parteciparealla enorme menzogna.— Spirito! son figli tuoi? — potette appena domandareScrooge.— Sono figli dell'Uomo — rispose lo Spirito chinandogli occhi a guardarli. — E a me s'attaccano, accusando ipadri loro. Questo bambino è l'Ignoranza. Questa bam-bina è la Miseria. Guàrdati da tutti e due, da tutta la lorodiscendenza, ma soprattutto guardati da questo bambi-no, perché sulla sua fronte io vedo scritto: "Dannazio-ne", se la parola non è presto cancellata. Negalo! — gri-dò lo Spirito, protendendole mani verso la città. — Dif-fama pure coloro che te lo dicono! Serba il male, carez-zalo, pei tuoi fini perversi. Ma bada, bada alla fine!— Non hanno un rifugio? — domandò Scrooge; — nonc'è per loro un sollievo?— E non ci son forse prigioni? — ribatté lo Spirito, ri-torcendogli contro le sue proprie parole. — Non ci sonforse case di lavoro? —L'orologio batté le dodici.Scrooge si guardò intorno cercando lo Spirito e non lovide più. Squillando l'ultimo colpo, gli sovvenne la pre-dizione del vecchio Giacobbe Marley, e alzando gli oc-chi, scerse un solenne fantasma, ammantato e incappuc-

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maravigliosa creazione, ha mai partorito mostri così or-rendi.Scrooge indietreggiò, atterrito. Tentò di dire allo Spirito,il quale glieli additava, che quelli erano due bei bambi-ni; ma le parole gli fecero groppo, anzi che parteciparealla enorme menzogna.— Spirito! son figli tuoi? — potette appena domandareScrooge.— Sono figli dell'Uomo — rispose lo Spirito chinandogli occhi a guardarli. — E a me s'attaccano, accusando ipadri loro. Questo bambino è l'Ignoranza. Questa bam-bina è la Miseria. Guàrdati da tutti e due, da tutta la lorodiscendenza, ma soprattutto guardati da questo bambi-no, perché sulla sua fronte io vedo scritto: "Dannazio-ne", se la parola non è presto cancellata. Negalo! — gri-dò lo Spirito, protendendole mani verso la città. — Dif-fama pure coloro che te lo dicono! Serba il male, carez-zalo, pei tuoi fini perversi. Ma bada, bada alla fine!— Non hanno un rifugio? — domandò Scrooge; — nonc'è per loro un sollievo?— E non ci son forse prigioni? — ribatté lo Spirito, ri-torcendogli contro le sue proprie parole. — Non ci sonforse case di lavoro? —L'orologio batté le dodici.Scrooge si guardò intorno cercando lo Spirito e non lovide più. Squillando l'ultimo colpo, gli sovvenne la pre-dizione del vecchio Giacobbe Marley, e alzando gli oc-chi, scerse un solenne fantasma, ammantato e incappuc-

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ciato, il quale avanzavasi, come nebbia che sfiori il ter-reno, alla sua volta.

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ciato, il quale avanzavasi, come nebbia che sfiori il ter-reno, alla sua volta.

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Strofa QuartaL'ultimo degli Spiriti

Lento, grave, silenzioso, s'accostò il fantasma. Scrooge,in vederselo davanti, cadde in ginocchio, perché in veri-tà questo degli Spiriti era circonfuso di ombra e di mi-stero.Un nero paludamento lo avvolgeva tutto, nascondendo-gli il capo, la faccia, ogni forma: solo una mano distesasporgeva. Senza di ciò, sarebbe stato difficile discernerela cupa figura dalla notte, separarla dalle tenebre che lastringevano.Sentì Scrooge che lo Spirito era alto e forte, sentì che lamisteriosa presenza gl'incuteva un terrore solenne. Nonsapeva altro, perché lo Spirito era muto e immobile.— Sono io in presenza dello Spirito di Natale futuro? —chiese Scrooge.Non rispose lo Spirito, e solo accennò con la mano.— Tu mi mostrerai le ombre delle cose non accadute,ma che accadranno nel tempo che ci aspetta, — prose-guì Scrooge. — Dico bene, Spirito? —La parte superiore del paludamento si aggruppò un mo-mento nelle sue pieghe, come se lo Spirito avesse incli-nato il capo. Fu questa l'unica sua risposta.Benché oramai assuefatto a cotesta compagnia dell'altromondo, Scrooge avea tanta paura di quell'ombra tacitur-

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Strofa QuartaL'ultimo degli Spiriti

Lento, grave, silenzioso, s'accostò il fantasma. Scrooge,in vederselo davanti, cadde in ginocchio, perché in veri-tà questo degli Spiriti era circonfuso di ombra e di mi-stero.Un nero paludamento lo avvolgeva tutto, nascondendo-gli il capo, la faccia, ogni forma: solo una mano distesasporgeva. Senza di ciò, sarebbe stato difficile discernerela cupa figura dalla notte, separarla dalle tenebre che lastringevano.Sentì Scrooge che lo Spirito era alto e forte, sentì che lamisteriosa presenza gl'incuteva un terrore solenne. Nonsapeva altro, perché lo Spirito era muto e immobile.— Sono io in presenza dello Spirito di Natale futuro? —chiese Scrooge.Non rispose lo Spirito, e solo accennò con la mano.— Tu mi mostrerai le ombre delle cose non accadute,ma che accadranno nel tempo che ci aspetta, — prose-guì Scrooge. — Dico bene, Spirito? —La parte superiore del paludamento si aggruppò un mo-mento nelle sue pieghe, come se lo Spirito avesse incli-nato il capo. Fu questa l'unica sua risposta.Benché oramai assuefatto a cotesta compagnia dell'altromondo, Scrooge avea tanta paura di quell'ombra tacitur-

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na da non reggersi in gambe quando si trattò di seguirla.Lo Spirito, quasi accorto di quel tremore, sostò un mo-mento per dargli tempo di riaversi.Ma il rimedio fu peggio del male. Scrooge fu preso daun brivido di vago terrore, pensando che di dietro al fo-sco paludamento due occhi spettrali intentamente lo fis-savano, mentre egli, per quanto aguzzasse i propri, nonpoteva altro vedere che una scarna mano sporgente daun gran viluppo di nerume.— Spirito del futuro! — egli esclamò, — io ho più pau-ra di te che di ogni altro Spirito veduto innanzi. Ma, poi-ché so che l'intenzione tua è di farmi del bene, e poichéspero di mutar vita, se Dio mi dà vita, eccomi disposto atenerti compagnia e con animo grato, anche. Non vorraitu essermi cortese di una parola? —Nessuna risposta. La mano accennava diritto in avanti.— Ebbene, guidami! — disse Scrooge. — Guidami! Lanotte declina, e il tempo è per me prezioso, lo sento.Guidami, Spirito! —Il Fantasma si mosse lento e grave com'era venuto.Scrooge lo seguì come avvolto nell'ombra del paluda-mento e in quella si sentì portato via.Non si può dire che entrassero in città; parve invece chequesta balzasse fuori di botto e li circondasse. Vi si tro-vavano dentro, proprio nel cuore; alla borsa, fra i nego-zianti. E questi andavano su e giù frettolosi, e faceanotintinnare i denari in tasca, e discorrevano a capannelli,e cavavano fuori gli orologi, e si gingillavano in atto

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na da non reggersi in gambe quando si trattò di seguirla.Lo Spirito, quasi accorto di quel tremore, sostò un mo-mento per dargli tempo di riaversi.Ma il rimedio fu peggio del male. Scrooge fu preso daun brivido di vago terrore, pensando che di dietro al fo-sco paludamento due occhi spettrali intentamente lo fis-savano, mentre egli, per quanto aguzzasse i propri, nonpoteva altro vedere che una scarna mano sporgente daun gran viluppo di nerume.— Spirito del futuro! — egli esclamò, — io ho più pau-ra di te che di ogni altro Spirito veduto innanzi. Ma, poi-ché so che l'intenzione tua è di farmi del bene, e poichéspero di mutar vita, se Dio mi dà vita, eccomi disposto atenerti compagnia e con animo grato, anche. Non vorraitu essermi cortese di una parola? —Nessuna risposta. La mano accennava diritto in avanti.— Ebbene, guidami! — disse Scrooge. — Guidami! Lanotte declina, e il tempo è per me prezioso, lo sento.Guidami, Spirito! —Il Fantasma si mosse lento e grave com'era venuto.Scrooge lo seguì come avvolto nell'ombra del paluda-mento e in quella si sentì portato via.Non si può dire che entrassero in città; parve invece chequesta balzasse fuori di botto e li circondasse. Vi si tro-vavano dentro, proprio nel cuore; alla borsa, fra i nego-zianti. E questi andavano su e giù frettolosi, e faceanotintinnare i denari in tasca, e discorrevano a capannelli,e cavavano fuori gli orologi, e si gingillavano in atto

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pensoso e co' grossi sigilli d'oro della catena. Così tantevolte gli aveva visti Scrooge.Lo Spirito si arrestò presso un gruppo di uomini d'affari.Osservando la mano che gli additava, Scrooge si avanzòper udire i loro discorsi.— No — diceva un omaccione grasso con tanto di pap-pagorgia — non ne so gran cosa. Questo so che è morto.— Quand'è ch'è morto? — domandò un altro.— Iersera, credo.— O di che? — chiese un terzo, pescando largamente inun'ampia tabacchiera. — Mi pareva a me che non do-vesse morir mai.— Dio lo sa, — sbadigliò il primo.— Che ne ha fatto dei suoi danari? — domandò un si-gnore dal viso rubicondo con una escrescenza pendulain punta del naso, la quale tremolava come i bargiglid'un tacchino.— Non ne ho inteso dir niente, — rispose l'uomo dallapappagorgia in un secondo sbadiglio. — L'avrà lasciatialla sua Ditta. A me, no di certo. Questo è quanto so. —Una risata generale accolse questa facezia.— Ha da essere un magro funerale, — soggiunse quellostesso; — perché non so davvero di nessuno che civada. Che direste se ci andassimo tutti noi, da volontari?— Se c'è da rifocillarsi, non dico di no, — osservò il si-gnore dall'escrescenza. — Se ci vengo, mi s'ha da nudri-re. —Altra risata.

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pensoso e co' grossi sigilli d'oro della catena. Così tantevolte gli aveva visti Scrooge.Lo Spirito si arrestò presso un gruppo di uomini d'affari.Osservando la mano che gli additava, Scrooge si avanzòper udire i loro discorsi.— No — diceva un omaccione grasso con tanto di pap-pagorgia — non ne so gran cosa. Questo so che è morto.— Quand'è ch'è morto? — domandò un altro.— Iersera, credo.— O di che? — chiese un terzo, pescando largamente inun'ampia tabacchiera. — Mi pareva a me che non do-vesse morir mai.— Dio lo sa, — sbadigliò il primo.— Che ne ha fatto dei suoi danari? — domandò un si-gnore dal viso rubicondo con una escrescenza pendulain punta del naso, la quale tremolava come i bargiglid'un tacchino.— Non ne ho inteso dir niente, — rispose l'uomo dallapappagorgia in un secondo sbadiglio. — L'avrà lasciatialla sua Ditta. A me, no di certo. Questo è quanto so. —Una risata generale accolse questa facezia.— Ha da essere un magro funerale, — soggiunse quellostesso; — perché non so davvero di nessuno che civada. Che direste se ci andassimo tutti noi, da volontari?— Se c'è da rifocillarsi, non dico di no, — osservò il si-gnore dall'escrescenza. — Se ci vengo, mi s'ha da nudri-re. —Altra risata.

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— Bè, — disse il primo, — io sono il più disinteressatofra tutti voi, perché non porto mai guanti neri e non fomai colazione. Eppure eccomi pronto ad andare, se c'èaltri che mi faccia compagnia. Quando ci penso, mi paree non mi pare di essere stato il suo amico più intrinseco;dovunque ci si vedeva, si barattavano quattro chiacchie-re. Addio, addio! —Il gruppo si sciolse si mescolò ad altri gruppi. Scrooge liconosceva tutti, e si volse allo Spirito per avere unaspiegazione.Il Fantasma passò oltre in una via. Segnò, col dito diste-so, due persone che s'incontravano. Di nuovo Scroogeporse ascolto, pensando di trovar qui la spiegazione do-mandata.Anche questi uomini gli erano noti: uomini d'affari, ric-chissimi, di gran conto. S'era studiato sempre di guada-gnarsi la loro stima: beninteso, una stima commerciale,nient'altro.— Come si va? — chiese uno.— E voi? — ribatté l'altro.— Non c'è malaccio. Pare che il vecchio lesina abbiaavuto il suo conto alla fine, eh?— Così ho inteso dire. Fa freddo, non vi pare?— Siamo a Natale, capite. Voi non siete pattinatore, eh?— No, no! Ho ben altro pel capo. Buon giorno! —Non altro. Questo il loro incontro, il colloquio, il com-miato.Scrooge avrebbe quasi stupito che lo Spirito desse tantopeso a così futili discorsi; ma per un'intima certezza che

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— Bè, — disse il primo, — io sono il più disinteressatofra tutti voi, perché non porto mai guanti neri e non fomai colazione. Eppure eccomi pronto ad andare, se c'èaltri che mi faccia compagnia. Quando ci penso, mi paree non mi pare di essere stato il suo amico più intrinseco;dovunque ci si vedeva, si barattavano quattro chiacchie-re. Addio, addio! —Il gruppo si sciolse si mescolò ad altri gruppi. Scrooge liconosceva tutti, e si volse allo Spirito per avere unaspiegazione.Il Fantasma passò oltre in una via. Segnò, col dito diste-so, due persone che s'incontravano. Di nuovo Scroogeporse ascolto, pensando di trovar qui la spiegazione do-mandata.Anche questi uomini gli erano noti: uomini d'affari, ric-chissimi, di gran conto. S'era studiato sempre di guada-gnarsi la loro stima: beninteso, una stima commerciale,nient'altro.— Come si va? — chiese uno.— E voi? — ribatté l'altro.— Non c'è malaccio. Pare che il vecchio lesina abbiaavuto il suo conto alla fine, eh?— Così ho inteso dire. Fa freddo, non vi pare?— Siamo a Natale, capite. Voi non siete pattinatore, eh?— No, no! Ho ben altro pel capo. Buon giorno! —Non altro. Questo il loro incontro, il colloquio, il com-miato.Scrooge avrebbe quasi stupito che lo Spirito desse tantopeso a così futili discorsi; ma per un'intima certezza che

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qualche intento nascosto ci avea da essere, si diè a pen-sarci sopra. Non si poteva supporre che quei discorsi siriferissero alla morte di Giacobbe, il suo vecchio socio,perché quella apparteneva al Passato, e il dominio diquesto Spirito era tutto nel Futuro. Né gli veniva inmente altra persona che gli appartenesse. Ma non dubi-tando punto che, a chiunque si riferissero, quei discorsiaveano una moralità latente diretta al proprio bene, ei ri-solvette di far tesoro di ogni parola che udisse e di ognicosa che vedesse; e specialmente di osservare la propriaombra, quando sarebbe comparsa. Poiché, pensava, lacondotta del suo io di là da venire lo avrebbe messo sul-la buona via, agevolandogli la soluzione di quegli indo-vinelli. Si guardò attorno per trovar sé stesso; ma un al-tro occupava il noto cantuccio, e benché l'orologio se-gnasse l'ora solita del suo arrivo, non vide alcuno che glisomigliasse in mezzo alla folla che si pigiava all'entrata.Non ne stupì molto però; perché era andato rivolgendodentro di sé un mutamento di vita e pensava e speravache questa sua assenza fosse una prova dei novelli pro-positi recati in atto.Muto e fosco gli stava sempre allato il Fantasma con lamano protesa. Quando ei si riscosse, argomentò, dalladirezione della mano e dalla posizione del Fantasmastesso rispetto a sé, che gli occhi invisibili acutamente loscrutassero. N'ebbe un brivido per tutta la persona.Si tolsero dalla scena affaccendata e vennero in unaoscura parte della città, dove Scrooge non era mai pene-trato, benché subito ne riconoscesse la postura e la mala

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qualche intento nascosto ci avea da essere, si diè a pen-sarci sopra. Non si poteva supporre che quei discorsi siriferissero alla morte di Giacobbe, il suo vecchio socio,perché quella apparteneva al Passato, e il dominio diquesto Spirito era tutto nel Futuro. Né gli veniva inmente altra persona che gli appartenesse. Ma non dubi-tando punto che, a chiunque si riferissero, quei discorsiaveano una moralità latente diretta al proprio bene, ei ri-solvette di far tesoro di ogni parola che udisse e di ognicosa che vedesse; e specialmente di osservare la propriaombra, quando sarebbe comparsa. Poiché, pensava, lacondotta del suo io di là da venire lo avrebbe messo sul-la buona via, agevolandogli la soluzione di quegli indo-vinelli. Si guardò attorno per trovar sé stesso; ma un al-tro occupava il noto cantuccio, e benché l'orologio se-gnasse l'ora solita del suo arrivo, non vide alcuno che glisomigliasse in mezzo alla folla che si pigiava all'entrata.Non ne stupì molto però; perché era andato rivolgendodentro di sé un mutamento di vita e pensava e speravache questa sua assenza fosse una prova dei novelli pro-positi recati in atto.Muto e fosco gli stava sempre allato il Fantasma con lamano protesa. Quando ei si riscosse, argomentò, dalladirezione della mano e dalla posizione del Fantasmastesso rispetto a sé, che gli occhi invisibili acutamente loscrutassero. N'ebbe un brivido per tutta la persona.Si tolsero dalla scena affaccendata e vennero in unaoscura parte della città, dove Scrooge non era mai pene-trato, benché subito ne riconoscesse la postura e la mala

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fama. Le vie erano anguste e sudicie; misere le botteghee le case; la gente seminuda, ubriaca, sciatta, brutta. An-droni e chiassuoli, come tante fogne, rigurgitavano sullevie intricate l'oltraggio del lezzo, dell'immondizia, degliesseri viventi; e tutto il quartiere esalava il delitto, il su-diciume, la miseria.In fondo a cotesta spelonca infame, sotto l'aggetto diuna tettoia, aprivasi una bottega lurida e bassa, doves'andava a comprare cenci, ferri, bottiglie, untume di ri-masugli. Dentro, sull'impiantito, erano ammontati chio-di, uncini, chiavi rugginose, catene, lime, bilance, pesi,ferri vecchi d'ogni maniera. Ascondevansi forse e bruli-cavano segreti che non era bello approfondire in quellamontagna di cenci nauseabondi, di grasso corrotto, diossami. Un vecchio furfante sulla settantina, grigio dicapelli, se ne stava a sedere in mezzo a coteste sue mer-canzie, presso una stufa di vecchi mattoni. Difesodall'aria fredda di fuori mediante un sudiciume di tendafatta di tante pezze spaiate, sospese a una corda, s'anda-va fumando la sua pipa con tutta la voluttà di una solitu-dine indisturbata.Scrooge e il Fantasma vennero in presenza di costui nelpunto stesso che una donna con un grosso fardello sgu-sciava nella bottega. E subito dopo di lei, un'altra donnaentrò, carica allo stesso modo; e le tenne dietro un uomovestito di nero rossiccio, il quale non meno stupì in ve-derle tutt'e due ch'esse non avessero fatto riconoscendo-si a vicenda. Dopo un momento di muto stupore, al qua-

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fama. Le vie erano anguste e sudicie; misere le botteghee le case; la gente seminuda, ubriaca, sciatta, brutta. An-droni e chiassuoli, come tante fogne, rigurgitavano sullevie intricate l'oltraggio del lezzo, dell'immondizia, degliesseri viventi; e tutto il quartiere esalava il delitto, il su-diciume, la miseria.In fondo a cotesta spelonca infame, sotto l'aggetto diuna tettoia, aprivasi una bottega lurida e bassa, doves'andava a comprare cenci, ferri, bottiglie, untume di ri-masugli. Dentro, sull'impiantito, erano ammontati chio-di, uncini, chiavi rugginose, catene, lime, bilance, pesi,ferri vecchi d'ogni maniera. Ascondevansi forse e bruli-cavano segreti che non era bello approfondire in quellamontagna di cenci nauseabondi, di grasso corrotto, diossami. Un vecchio furfante sulla settantina, grigio dicapelli, se ne stava a sedere in mezzo a coteste sue mer-canzie, presso una stufa di vecchi mattoni. Difesodall'aria fredda di fuori mediante un sudiciume di tendafatta di tante pezze spaiate, sospese a una corda, s'anda-va fumando la sua pipa con tutta la voluttà di una solitu-dine indisturbata.Scrooge e il Fantasma vennero in presenza di costui nelpunto stesso che una donna con un grosso fardello sgu-sciava nella bottega. E subito dopo di lei, un'altra donnaentrò, carica allo stesso modo; e le tenne dietro un uomovestito di nero rossiccio, il quale non meno stupì in ve-derle tutt'e due ch'esse non avessero fatto riconoscendo-si a vicenda. Dopo un momento di muto stupore, al qua-

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le si unì il vecchio della pipa, tutt'e tre dettero in unagran risata.— Passi avanti la giornaliera! — gridò la donna ch'eraentrata per la prima. — Poi venga la lavandaia; poil'appaltatore delle pompe funebri. Vedi un po' che bazza,vecchio Joe! Pare che ci siamo dato la posta, pare!— Non vi potevate incontrare in un posto migliore, —disse il vecchio Joe, togliendosi la pipa di bocca. — Ve-nite in salotto. Ci siete da un pezzo come a casa vostra;e gli altri due non son mica forestieri. Lasciate che chiu-da la porta della bottega. Ah, come stride! sfido a trovarqui dentro una sferra più rugginosa di questi arpionaccio delle ossa più vecchie delle mie... Ah, ah! Siamo in ar-monia del mestiere, capite, siamo bene assortiti. Venitein salotto. Venite in salotto. —Il salotto era lo spazio difeso dalla tenda di stracci. Ilvecchio rattizzò il fuoco con un ferro rugginoso di rin-ghiera, e smoccolato che ebbe la lucerna fumosa (perchégià era notte) col cannello della pipa, si pose questo dinuovo fra le labbra.Nel frattempo, la donna che avea già parlato gettò il suofagotto per terra e sedette sopra uno sgabello, incrocian-do i gomiti sulle ginocchia e squadrando con mal pigliogli altri due.— O che m'avete da dire, signora Dilber, sentiamo unpo'! — disse la donna. — Ognuno ha il diritto di guarda-re ai suoi interessi. Anche lui non ha fatto altro, voi losapete!

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le si unì il vecchio della pipa, tutt'e tre dettero in unagran risata.— Passi avanti la giornaliera! — gridò la donna ch'eraentrata per la prima. — Poi venga la lavandaia; poil'appaltatore delle pompe funebri. Vedi un po' che bazza,vecchio Joe! Pare che ci siamo dato la posta, pare!— Non vi potevate incontrare in un posto migliore, —disse il vecchio Joe, togliendosi la pipa di bocca. — Ve-nite in salotto. Ci siete da un pezzo come a casa vostra;e gli altri due non son mica forestieri. Lasciate che chiu-da la porta della bottega. Ah, come stride! sfido a trovarqui dentro una sferra più rugginosa di questi arpionaccio delle ossa più vecchie delle mie... Ah, ah! Siamo in ar-monia del mestiere, capite, siamo bene assortiti. Venitein salotto. Venite in salotto. —Il salotto era lo spazio difeso dalla tenda di stracci. Ilvecchio rattizzò il fuoco con un ferro rugginoso di rin-ghiera, e smoccolato che ebbe la lucerna fumosa (perchégià era notte) col cannello della pipa, si pose questo dinuovo fra le labbra.Nel frattempo, la donna che avea già parlato gettò il suofagotto per terra e sedette sopra uno sgabello, incrocian-do i gomiti sulle ginocchia e squadrando con mal pigliogli altri due.— O che m'avete da dire, signora Dilber, sentiamo unpo'! — disse la donna. — Ognuno ha il diritto di guarda-re ai suoi interessi. Anche lui non ha fatto altro, voi losapete!

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— Altro se lo so! — rispose la lavandaia. — Nessuno lopassava per questo.— E allora, che è che mi fate cotesti occhiacci, come seaveste paura? Non c'è mica da scoprire altarini, qui!— No, davvero! — dissero insieme la signora Dilber el'uomo. — Speriamo di no, almeno.— Bravi dunque! — esclamò la donna, — e non se neparli altro. Chi è che ce lo perde questo po' di roba?Nessuno, a meno che non sia il morto.— Avete ragione, — approvò ridendo la signora Dilber.— S'ei se la voleva serbare anche dopo morto, quel vec-chio lesina, perché non ha vissuto come tutti gli altri? Seavesse fatto così, qualcuno gli sarebbe stato vicinoquando la morte se lo ha pigliato, e non avrebbe boc-chieggiato nella sua topaia solo come un cane.— È proprio la parola della verità. Questo gli toccava,nient'altro.— E gli avrebbe avuto a toccar peggio, parola d'onore, ecosì avessi potuto io metter le mani su qualche altracosa. Aprite quel fagotto, Joe, e prezzatelo. Parlate chia-ro. Non ho mica paura io d'esser la prima e tanto menoch'essi lo vedano. Anche prima di trovarci qua, si sape-va un pochino, mi pare, che i nostri affarucci li faceva-mo. Niente di male. Aprite il fagotto, Joe. —Ma la galanteria dei colleghi si oppose a questo, el'uomo vestito di nero rossiccio, montando pel primosulla breccia, profferse il suo bottino. Non era gran che.Un par di sigilli, un astuccio da matita, due bottoni dicamicia e una spilla di poco valore. Il vecchio Joe esa-

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— Altro se lo so! — rispose la lavandaia. — Nessuno lopassava per questo.— E allora, che è che mi fate cotesti occhiacci, come seaveste paura? Non c'è mica da scoprire altarini, qui!— No, davvero! — dissero insieme la signora Dilber el'uomo. — Speriamo di no, almeno.— Bravi dunque! — esclamò la donna, — e non se neparli altro. Chi è che ce lo perde questo po' di roba?Nessuno, a meno che non sia il morto.— Avete ragione, — approvò ridendo la signora Dilber.— S'ei se la voleva serbare anche dopo morto, quel vec-chio lesina, perché non ha vissuto come tutti gli altri? Seavesse fatto così, qualcuno gli sarebbe stato vicinoquando la morte se lo ha pigliato, e non avrebbe boc-chieggiato nella sua topaia solo come un cane.— È proprio la parola della verità. Questo gli toccava,nient'altro.— E gli avrebbe avuto a toccar peggio, parola d'onore, ecosì avessi potuto io metter le mani su qualche altracosa. Aprite quel fagotto, Joe, e prezzatelo. Parlate chia-ro. Non ho mica paura io d'esser la prima e tanto menoch'essi lo vedano. Anche prima di trovarci qua, si sape-va un pochino, mi pare, che i nostri affarucci li faceva-mo. Niente di male. Aprite il fagotto, Joe. —Ma la galanteria dei colleghi si oppose a questo, el'uomo vestito di nero rossiccio, montando pel primosulla breccia, profferse il suo bottino. Non era gran che.Un par di sigilli, un astuccio da matita, due bottoni dicamicia e una spilla di poco valore. Il vecchio Joe esa-

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minò ed apprezzò ad uno ad uno gli oggetti, scrisse sulmuro con un pezzo di gesso le somme ch'era disposto asborsare, e visto che non c'era altro, tirò la somma.— Ecco il vostro conto, — disse, — e non darei nienteniente di più, mi avessero anche ad arrostire. Chi vieneappresso? —Veniva appresso la signora Dilber. Lenzuola e tovaglie,un abito, due cucchiaini d'argento antiquati, un par dipinzette per lo zucchero e qualche stivale. Il secondoconteggio fu fatto sul muro come il primo.— Con le signore, — disse il vecchio Joe, — sono sem-pre largo di mano. È una mia debolezza, e gli è così chemi rovino. Eccovi il vostro conto. Se non siete contentae volete mercanteggiare, mi pentirò di essere stato cosìliberale e vi farò invece una sottrazione.— Ed ora, Joe, — disse l'altra donna, — disfate il miofagotto. —Joe si pose ginocchioni per star più comodo e dopo aversciolti un arruffio di nodi, tirò fuori un involto grosso epesante di stoffa scura.— O che è questo? — disse. — Un cortinaggio!— Ah! — rispose ridendo la donna sporgendosi sullebraccia incrociate. — Un cortinaggio!— Non mi darete mica ad intendere, che lo abbiate tira-to giù, anelli e ogni cosa, mentre il morto stava lì, sulletto!— Sì davvero. E perché no?— Brava, — disse Joe, — voi siete nata per far fortuna,e vi dico che la farete.

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minò ed apprezzò ad uno ad uno gli oggetti, scrisse sulmuro con un pezzo di gesso le somme ch'era disposto asborsare, e visto che non c'era altro, tirò la somma.— Ecco il vostro conto, — disse, — e non darei nienteniente di più, mi avessero anche ad arrostire. Chi vieneappresso? —Veniva appresso la signora Dilber. Lenzuola e tovaglie,un abito, due cucchiaini d'argento antiquati, un par dipinzette per lo zucchero e qualche stivale. Il secondoconteggio fu fatto sul muro come il primo.— Con le signore, — disse il vecchio Joe, — sono sem-pre largo di mano. È una mia debolezza, e gli è così chemi rovino. Eccovi il vostro conto. Se non siete contentae volete mercanteggiare, mi pentirò di essere stato cosìliberale e vi farò invece una sottrazione.— Ed ora, Joe, — disse l'altra donna, — disfate il miofagotto. —Joe si pose ginocchioni per star più comodo e dopo aversciolti un arruffio di nodi, tirò fuori un involto grosso epesante di stoffa scura.— O che è questo? — disse. — Un cortinaggio!— Ah! — rispose ridendo la donna sporgendosi sullebraccia incrociate. — Un cortinaggio!— Non mi darete mica ad intendere, che lo abbiate tira-to giù, anelli e ogni cosa, mentre il morto stava lì, sulletto!— Sì davvero. E perché no?— Brava, — disse Joe, — voi siete nata per far fortuna,e vi dico che la farete.

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— Certo, — rispose freddamente la donna, — quandome ne verrà il destro, non me ne starò con le mani inmano, per riguardo a un omaccio come quello lì. No,Joe, parola d'onore. E adesso non mi fate sgocciolarl'olio sulle coperte.— Anche sue? — domandò Joe.— O di chi volete che siano? — ribatté la donna. —Non c'è paura che pigli un'infreddatura, no.— Spero che non sia morto di male contagioso, eh? —disse Joe, fermandosi in tronco e alzando gli occhi.— Niente paura, — rispose la donna. — Se mai, non mistruggevo poi tanto della sua compagnia da stargli intor-no per questi stracci. Ah! fatevi pure a guardarla cotestacamicia, che non ci troverete né un buco né niente nien-te di logoro. Era la migliore che avesse, ed è anche fine.Se non c'ero io, l'avrebbero sciupata.— Sciupata? — domandò il vecchio Joe.— Già, — rispose la donna ridendo, — gliel'avrebberomessa indosso per sepellirlo. E c'è stato non so che ba-lordo che così avea fatto! ma io gliel'ho cavata di nuovo.È anche troppo lusso il cotone per involtarvi un morto.Più brutto di quanto era con questa indosso, non potràparere di certo. —Scrooge ascoltava questo dialogo inorridendo. Li vede-va aggruppati intorno al loro bottino, alla povera luced'una lucerna, e gliene veniva un odio, una nausea,come al cospetto di osceni demoni che mercanteggiasse-ro lo stesso cadavere.

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— Certo, — rispose freddamente la donna, — quandome ne verrà il destro, non me ne starò con le mani inmano, per riguardo a un omaccio come quello lì. No,Joe, parola d'onore. E adesso non mi fate sgocciolarl'olio sulle coperte.— Anche sue? — domandò Joe.— O di chi volete che siano? — ribatté la donna. —Non c'è paura che pigli un'infreddatura, no.— Spero che non sia morto di male contagioso, eh? —disse Joe, fermandosi in tronco e alzando gli occhi.— Niente paura, — rispose la donna. — Se mai, non mistruggevo poi tanto della sua compagnia da stargli intor-no per questi stracci. Ah! fatevi pure a guardarla cotestacamicia, che non ci troverete né un buco né niente nien-te di logoro. Era la migliore che avesse, ed è anche fine.Se non c'ero io, l'avrebbero sciupata.— Sciupata? — domandò il vecchio Joe.— Già, — rispose la donna ridendo, — gliel'avrebberomessa indosso per sepellirlo. E c'è stato non so che ba-lordo che così avea fatto! ma io gliel'ho cavata di nuovo.È anche troppo lusso il cotone per involtarvi un morto.Più brutto di quanto era con questa indosso, non potràparere di certo. —Scrooge ascoltava questo dialogo inorridendo. Li vede-va aggruppati intorno al loro bottino, alla povera luced'una lucerna, e gliene veniva un odio, una nausea,come al cospetto di osceni demoni che mercanteggiasse-ro lo stesso cadavere.

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— Ah, ah! — ridacchiò la stessa donna, quando il vec-chio Joe, cavando un sacchetto di flanella pieno di dena-ri contò a ciascuno per terra la sua parte. — Qui sta ilbello, vedete! Ha fatto paura a tutti quando era vivo,proprio per farci guadagnar noi da morto. Ah, ah, ah!— Spirito! — disse Scrooge, tremando da capo a piedi.— Vedo, vedo. Cotesto sciagurato potrei essere io. Aquesto mi mena la mia vita di adesso... Dio di misericor-dia, che cosa è questa! —Indietreggiò dal terrore, perché la scena era mutata ed eitoccava quasi un letto, un letto nudo, senza cortinaggio,sul quale, sotto un lenzuolo sdrucito, giaceva qualchecosa d'avviluppato, il cui silenzio stesso parlava terribil-mente.La camera era buia, tanto buia da non potere osservareintorno con accuratezza, benché Scrooge aguzzasse gliocchi obbedendo a un impulso segreto che lo rendevaansioso di sapere in che sorta di camera si trovasse. Unaluce scialba, venendo di fuori, mandò un raggio su quelletto: e su questo, spogliato, rubato, solo, trascurato,senza pianto, giaceva il corpo di quell'uomo.Scrooge volse un'occhiata al Fantasma. La rigida manoaccennava al capo del morto. Il lenzuolo era così maleaggiustato che col menomo tocco d'un dito Scroogeavrebbe potuto scoprire quella faccia. Vi pensò, ne videl'agevolezza, se ne struggeva; ma non avea maggior po-tere di rimuovere quel velo che di allontanare da sé loSpettro silenzioso.

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— Ah, ah! — ridacchiò la stessa donna, quando il vec-chio Joe, cavando un sacchetto di flanella pieno di dena-ri contò a ciascuno per terra la sua parte. — Qui sta ilbello, vedete! Ha fatto paura a tutti quando era vivo,proprio per farci guadagnar noi da morto. Ah, ah, ah!— Spirito! — disse Scrooge, tremando da capo a piedi.— Vedo, vedo. Cotesto sciagurato potrei essere io. Aquesto mi mena la mia vita di adesso... Dio di misericor-dia, che cosa è questa! —Indietreggiò dal terrore, perché la scena era mutata ed eitoccava quasi un letto, un letto nudo, senza cortinaggio,sul quale, sotto un lenzuolo sdrucito, giaceva qualchecosa d'avviluppato, il cui silenzio stesso parlava terribil-mente.La camera era buia, tanto buia da non potere osservareintorno con accuratezza, benché Scrooge aguzzasse gliocchi obbedendo a un impulso segreto che lo rendevaansioso di sapere in che sorta di camera si trovasse. Unaluce scialba, venendo di fuori, mandò un raggio su quelletto: e su questo, spogliato, rubato, solo, trascurato,senza pianto, giaceva il corpo di quell'uomo.Scrooge volse un'occhiata al Fantasma. La rigida manoaccennava al capo del morto. Il lenzuolo era così maleaggiustato che col menomo tocco d'un dito Scroogeavrebbe potuto scoprire quella faccia. Vi pensò, ne videl'agevolezza, se ne struggeva; ma non avea maggior po-tere di rimuovere quel velo che di allontanare da sé loSpettro silenzioso.

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Oh! fredda, rigida, spaventevole Morte! rizza qui il tuoaltare, vestilo di tutti i tuoi terrori. Qui davvero è il tuoregno! Ma se quel capo fosse amato, riverito, onorato,non un capello ne potresti strappare pei tuoi biechi dise-gni, non un tratto del viso rendere odioso. Non è già chequella mano non sia grave e che non ricada abbandona-ta; non è già che il cuore e il polso non battano; maquella mano era aperta, generosa, leale; ma quel cuoreera bravo, caldo, affettuoso; ma quel polso era di unuomo. Colpisci, Ombra, colpisci pure! schizzeranno dal-la ferita le sue buone azioni e si spargeranno pel mondocome semi di vita immortale!Nessuna voce pronunciò queste parole all'orecchio diScrooge, eppure egli le udì mentre guardava a quel letto.Se quest'uomo rivivesse, ei pensava, quali cure lo assor-birebbero? L'avarizia, la crudeltà, l'ingordigia? Una bel-la ricchezza gli hanno guadagnato, davvero!Giaceva, nella cassa buia e deserta, senza che una vocedi donna, di uomo, di bambino dicesse: "Egli fu buonoper me in questa cosa o in quella, e per la memoria chene serbo io sarò buono per lui". Un gatto raspava allaporta e sotto le pietre del caminetto si udiva un rosic-chiar di topi. Che cosa cercassero nella camera dellamorte e perché fossero così irrequieti, Scrooge non osòpensare.— Spirito! — disse, — questo luogo è orrido. Uscendo-ne, non m'uscirà di mente la sua terribile lezione, credi-mi. Andiamo via! —

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Oh! fredda, rigida, spaventevole Morte! rizza qui il tuoaltare, vestilo di tutti i tuoi terrori. Qui davvero è il tuoregno! Ma se quel capo fosse amato, riverito, onorato,non un capello ne potresti strappare pei tuoi biechi dise-gni, non un tratto del viso rendere odioso. Non è già chequella mano non sia grave e che non ricada abbandona-ta; non è già che il cuore e il polso non battano; maquella mano era aperta, generosa, leale; ma quel cuoreera bravo, caldo, affettuoso; ma quel polso era di unuomo. Colpisci, Ombra, colpisci pure! schizzeranno dal-la ferita le sue buone azioni e si spargeranno pel mondocome semi di vita immortale!Nessuna voce pronunciò queste parole all'orecchio diScrooge, eppure egli le udì mentre guardava a quel letto.Se quest'uomo rivivesse, ei pensava, quali cure lo assor-birebbero? L'avarizia, la crudeltà, l'ingordigia? Una bel-la ricchezza gli hanno guadagnato, davvero!Giaceva, nella cassa buia e deserta, senza che una vocedi donna, di uomo, di bambino dicesse: "Egli fu buonoper me in questa cosa o in quella, e per la memoria chene serbo io sarò buono per lui". Un gatto raspava allaporta e sotto le pietre del caminetto si udiva un rosic-chiar di topi. Che cosa cercassero nella camera dellamorte e perché fossero così irrequieti, Scrooge non osòpensare.— Spirito! — disse, — questo luogo è orrido. Uscendo-ne, non m'uscirà di mente la sua terribile lezione, credi-mi. Andiamo via! —

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Sempre, col rigido dito, lo Spirito accennava al capo delmorto.— Intendo, — rispose Scrooge, — e ti ubbidirei anche,se potessi. Ma non ne ho la forza, Spirito, non ne ho laforza. —Di nuovo parve che lo Spirito lo guardasse.— Se c'è qualcuno nella città, che pianga la morte diquest'uomo, — disse Scrooge al sommo dell'angoscia,— mostramelo, Spirito, te ne scongiuro! —Il Fantasma distese un momento la scura veste davanti alui come un'ala; e ritraendola scoprì una stanza rischia-rata dalla luce del giorno, dov'erano una madre co' suoibambini.Ella aspettava ansiosa qualcuno; andava su e giù per lastanza; trasaliva ad ogni rumore; si spenzolava dalla fi-nestra; guardava all'orologio; si provava invano a lavo-rare di ago; sopportava a stento le voci dei bambini chefacevano il chiasso.S'udì alla fine la bussata lungamente attesa. Ella corseincontro al marito; un uomo dal viso emaciato e triste,benché giovane ancora. Vi si notava ora una singolareespressione; una specie di soddisfazione malinconica,della quale si vergognava e che studiavasi di reprimere.Sedette pel desinare che era stato tenuto in caldo pressoi fuoco; e quando la donna, dopo un lungo silenzio, glidomandò timidamente che notizie portava, ei parve im-pacciato a rispondere.— Sono buone o cattive? — disse ella, per aiutarlo.— Cattive, — rispose.

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Sempre, col rigido dito, lo Spirito accennava al capo delmorto.— Intendo, — rispose Scrooge, — e ti ubbidirei anche,se potessi. Ma non ne ho la forza, Spirito, non ne ho laforza. —Di nuovo parve che lo Spirito lo guardasse.— Se c'è qualcuno nella città, che pianga la morte diquest'uomo, — disse Scrooge al sommo dell'angoscia,— mostramelo, Spirito, te ne scongiuro! —Il Fantasma distese un momento la scura veste davanti alui come un'ala; e ritraendola scoprì una stanza rischia-rata dalla luce del giorno, dov'erano una madre co' suoibambini.Ella aspettava ansiosa qualcuno; andava su e giù per lastanza; trasaliva ad ogni rumore; si spenzolava dalla fi-nestra; guardava all'orologio; si provava invano a lavo-rare di ago; sopportava a stento le voci dei bambini chefacevano il chiasso.S'udì alla fine la bussata lungamente attesa. Ella corseincontro al marito; un uomo dal viso emaciato e triste,benché giovane ancora. Vi si notava ora una singolareespressione; una specie di soddisfazione malinconica,della quale si vergognava e che studiavasi di reprimere.Sedette pel desinare che era stato tenuto in caldo pressoi fuoco; e quando la donna, dopo un lungo silenzio, glidomandò timidamente che notizie portava, ei parve im-pacciato a rispondere.— Sono buone o cattive? — disse ella, per aiutarlo.— Cattive, — rispose.

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— Siamo rovinati affatto?— No. C'è speranza, Carolina.— S'egli si è commosso, — disse la moglie tutta sorpre-sa, — allora sì! Tutto si può sperare, se è accaduto unmiracolo come questo.— Oramai, — rispose il marito, — non si può più com-muovere. È morto. —Se il viso diceva il vero, ella era una creatura mite e pru-dente; e nondimeno, udendo quella nuova, strinse insie-me le mani, ringraziando il cielo. Ne domandò subitoperdono e fu dolente della disgrazia; ma il primo movi-mento era stato del cuore.— Adesso si trova tutto vero quel che mi disse quelladonna mezzo brilla, di cui t'ho parlato ieri, quando feciper vederlo e per ottenere la dilazione di una settimana.Io mi figuravo che fosse una scusa. Non solo stava mol-to male, ma era a dirittura moribondo.— A chi sarà trasferito il nostro debito?— Non so. Ma prima d'allora, il danaro sarà pronto; e semai, non avremo la mala sorte d'inciampare in un credi-tore spietato come lui. Stanotte possiamo dormire colcapo fra due guanciali, Carolina! —Sì. Comunque temperassero la cosa, i loro cuori eranopiù leggieri. I visini dei bambini, che si stringevano lorointorno per udire quel che così poco capivano, brillava-no più del solito; e tutta la casa, per la morte diquell'uomo, era più felice! L'unica emozione che lo Spi-rito gli potesse mostrare come effetto di quell'evento,era di piacere.

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— Siamo rovinati affatto?— No. C'è speranza, Carolina.— S'egli si è commosso, — disse la moglie tutta sorpre-sa, — allora sì! Tutto si può sperare, se è accaduto unmiracolo come questo.— Oramai, — rispose il marito, — non si può più com-muovere. È morto. —Se il viso diceva il vero, ella era una creatura mite e pru-dente; e nondimeno, udendo quella nuova, strinse insie-me le mani, ringraziando il cielo. Ne domandò subitoperdono e fu dolente della disgrazia; ma il primo movi-mento era stato del cuore.— Adesso si trova tutto vero quel che mi disse quelladonna mezzo brilla, di cui t'ho parlato ieri, quando feciper vederlo e per ottenere la dilazione di una settimana.Io mi figuravo che fosse una scusa. Non solo stava mol-to male, ma era a dirittura moribondo.— A chi sarà trasferito il nostro debito?— Non so. Ma prima d'allora, il danaro sarà pronto; e semai, non avremo la mala sorte d'inciampare in un credi-tore spietato come lui. Stanotte possiamo dormire colcapo fra due guanciali, Carolina! —Sì. Comunque temperassero la cosa, i loro cuori eranopiù leggieri. I visini dei bambini, che si stringevano lorointorno per udire quel che così poco capivano, brillava-no più del solito; e tutta la casa, per la morte diquell'uomo, era più felice! L'unica emozione che lo Spi-rito gli potesse mostrare come effetto di quell'evento,era di piacere.

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— Lasciami vedere qualche scena di tenerezza che si le-ghi all'idea della morte, — disse Scrooge; — se no, Spi-rito, quella buia camera testé lasciata mi sarà sempre da-vanti. —Lo Spirito lo menò per varie vie che gli erano familiari;e via facendo, Scrooge guardava di qua e di là per trova-re sé stesso, ma in nessun posto vedevasi. Entrarononella casetta, già prima visitata, del povero Bob Crat-chit, e vi trovarono la mamma e i figliuoli raccolti intor-no al fuoco.Erano tranquilli, molto tranquilli. I rumorosi piccoliCratchit se ne stavano a sedere in un cantuccio, muticome statue, e guardando a Pietro che leggeva in un li-bro. La mamma e le figliuole attendevano a cucire. Maerano molto tranquilli tutti, molto tranquilli!— "Ed egli prese un bambino e lo mise in mezzo aloro."Dove aveva udito queste parole Scrooge? Non le avevagià sognate. Il ragazzo avea dovuto leggerle ad altavoce, mentre egli e lo Spirito varcavano la soglia. E per-ché non andava avanti?La mamma posò il lavoro sulla tavola e si coprì la facciacon le mani.— Il colore, — disse, — mi fa male agli occhi. —Il colore? Ah, povero Tiny Tim!— Adesso stanno meglio, — disse la moglie di Cratchit.— Si vede che il lume della candela stanca la vista; eper nulla al mondo voglio far vedere a vostro padre,

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— Lasciami vedere qualche scena di tenerezza che si le-ghi all'idea della morte, — disse Scrooge; — se no, Spi-rito, quella buia camera testé lasciata mi sarà sempre da-vanti. —Lo Spirito lo menò per varie vie che gli erano familiari;e via facendo, Scrooge guardava di qua e di là per trova-re sé stesso, ma in nessun posto vedevasi. Entrarononella casetta, già prima visitata, del povero Bob Crat-chit, e vi trovarono la mamma e i figliuoli raccolti intor-no al fuoco.Erano tranquilli, molto tranquilli. I rumorosi piccoliCratchit se ne stavano a sedere in un cantuccio, muticome statue, e guardando a Pietro che leggeva in un li-bro. La mamma e le figliuole attendevano a cucire. Maerano molto tranquilli tutti, molto tranquilli!— "Ed egli prese un bambino e lo mise in mezzo aloro."Dove aveva udito queste parole Scrooge? Non le avevagià sognate. Il ragazzo avea dovuto leggerle ad altavoce, mentre egli e lo Spirito varcavano la soglia. E per-ché non andava avanti?La mamma posò il lavoro sulla tavola e si coprì la facciacon le mani.— Il colore, — disse, — mi fa male agli occhi. —Il colore? Ah, povero Tiny Tim!— Adesso stanno meglio, — disse la moglie di Cratchit.— Si vede che il lume della candela stanca la vista; eper nulla al mondo voglio far vedere a vostro padre,

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quando torna, che ho gli occhi affaticati. Dev'essere vi-cino a tornare.— È anzi passata l'ora, — rispose Pietro chiudendo il li-bro. — Se non sbaglio, mamma, da qualche sera in quami par che il babbo cammini meno svelto del solito. —Da capo tornarono a star tranquilli. Finalmente ella dis-se, con voce forte e allegra, che un sol momento tremò:— Mi ricordo quando camminava portando in collo...mi ricordo quando camminava portando in collo TinyTim, e andava svelto davvero.— Anch'io me ne ricordo, — esclamò Pietro. — Spesso.— E io pure! — venne su un altro. Tutti se ne ricordava-no.— Gli è che il bambino era leggiero, — riprese ella, tut-ta china sul lavoro, — e il babbo gli voleva tanto beneche non gli dava niente fastidio: niente. Ah, eccolo! —Corse ad incontrarlo; e Bob, col suo fazzoletto al collo –aveva bisogno, poveraccio! – entrò. Il thè lo aspettavaaccanto al fuoco, e tutti fecero a gara per servirglielo.Poi i due piccoli Cratchit gli montarono sulle ginocchia,e gli posarono le piccole guance di qua e di là sul viso,come per dire: "Via, babbo, non ci pensare, non t'afflig-gere!"Bob era allegro con loro e parlò in tono gaio a tutta lafamiglia. Guardò il lavoro sulla tavola e lodò la bravurae la sollecitudine della signora Cratchit e delle ragazze.Avrebbero terminato molto prima di domenica, disse.— Domenica! — esclamò la moglie. — Sicché, ci seiandato oggi?

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quando torna, che ho gli occhi affaticati. Dev'essere vi-cino a tornare.— È anzi passata l'ora, — rispose Pietro chiudendo il li-bro. — Se non sbaglio, mamma, da qualche sera in quami par che il babbo cammini meno svelto del solito. —Da capo tornarono a star tranquilli. Finalmente ella dis-se, con voce forte e allegra, che un sol momento tremò:— Mi ricordo quando camminava portando in collo...mi ricordo quando camminava portando in collo TinyTim, e andava svelto davvero.— Anch'io me ne ricordo, — esclamò Pietro. — Spesso.— E io pure! — venne su un altro. Tutti se ne ricordava-no.— Gli è che il bambino era leggiero, — riprese ella, tut-ta china sul lavoro, — e il babbo gli voleva tanto beneche non gli dava niente fastidio: niente. Ah, eccolo! —Corse ad incontrarlo; e Bob, col suo fazzoletto al collo –aveva bisogno, poveraccio! – entrò. Il thè lo aspettavaaccanto al fuoco, e tutti fecero a gara per servirglielo.Poi i due piccoli Cratchit gli montarono sulle ginocchia,e gli posarono le piccole guance di qua e di là sul viso,come per dire: "Via, babbo, non ci pensare, non t'afflig-gere!"Bob era allegro con loro e parlò in tono gaio a tutta lafamiglia. Guardò il lavoro sulla tavola e lodò la bravurae la sollecitudine della signora Cratchit e delle ragazze.Avrebbero terminato molto prima di domenica, disse.— Domenica! — esclamò la moglie. — Sicché, ci seiandato oggi?

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— Sì, cara, — rispose Bob. — Ti ci avrei voluta anchete. Ti avrebbe fatto del bene di vedere tutto quel verde.Ma ci andrai spesso. Gli avevo promesso che di Dome-nica ci avrei fatto una passeggiatina. Caro piccino! carocaro piccino! —Ruppe in pianti ad un tratto. Non si poté tenere. Se aves-se potuto, non avrebbe forse sentito così vicino il suo fi-glioletto come se lo sentiva.Lasciò la stanza e andò nella cameretta di sopra, che eratutta illuminata e ornata di ghirlande di Natale. C'erauna sedia accanto al letto del bambino, e si vedeva a piùsegni che qualcuno c'era stato di fresco. Il povero Bobvi sedette, e quando si fu alquanto raccolto e calmato,baciò quel caro visino. Allora si rassegnò a quanto eraaccaduto, e tornò da basso del tutto felice.Si raccolsero intorno al fuoco a discorrere; la mamma ele ragazze lavoravano sempre. Bob narrò loro dellastraordinaria bontà del nipote del signor Scrooge, cheappena una volta avea visto, e che incontrandolo per viae vedutolo un pochino... "un pochino giù, vedete" disseBob, gli avea domandato che dispiacere avesse. "Alche" disse Bob "visto ch'egli è la persona più affabiledel mondo, gli dissi la cosa." – "Me ne duole assai, si-gnor Cratchit", disse lui, "e anche per la vostra buona si-gnora." – A proposito, come abbia fatto a saper questo,non lo so davvero.— A saper che cosa?— Che tu sei una buona moglie.— Tutti lo sanno! — disse Pietro.

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— Sì, cara, — rispose Bob. — Ti ci avrei voluta anchete. Ti avrebbe fatto del bene di vedere tutto quel verde.Ma ci andrai spesso. Gli avevo promesso che di Dome-nica ci avrei fatto una passeggiatina. Caro piccino! carocaro piccino! —Ruppe in pianti ad un tratto. Non si poté tenere. Se aves-se potuto, non avrebbe forse sentito così vicino il suo fi-glioletto come se lo sentiva.Lasciò la stanza e andò nella cameretta di sopra, che eratutta illuminata e ornata di ghirlande di Natale. C'erauna sedia accanto al letto del bambino, e si vedeva a piùsegni che qualcuno c'era stato di fresco. Il povero Bobvi sedette, e quando si fu alquanto raccolto e calmato,baciò quel caro visino. Allora si rassegnò a quanto eraaccaduto, e tornò da basso del tutto felice.Si raccolsero intorno al fuoco a discorrere; la mamma ele ragazze lavoravano sempre. Bob narrò loro dellastraordinaria bontà del nipote del signor Scrooge, cheappena una volta avea visto, e che incontrandolo per viae vedutolo un pochino... "un pochino giù, vedete" disseBob, gli avea domandato che dispiacere avesse. "Alche" disse Bob "visto ch'egli è la persona più affabiledel mondo, gli dissi la cosa." – "Me ne duole assai, si-gnor Cratchit", disse lui, "e anche per la vostra buona si-gnora." – A proposito, come abbia fatto a saper questo,non lo so davvero.— A saper che cosa?— Che tu sei una buona moglie.— Tutti lo sanno! — disse Pietro.

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— Bravo ragazzo, ben detto! — esclamò Bob. — Lospero bene. "Mi duole assai, dice, per la vostra buona si-gnora. Se in qualunque modo posso esservi utile, dicedandomi il suo biglietto, eccovi l'indirizzo di casa. Diri-getevi a me, ve ne prego." Ora capisci, esclamò Bob,non era già pei favori che ci potea rendere, ma quellasua affabilità facea veramente piacere. Pareva proprioche avesse conosciuto il nostro Tiny Tim, e partecipasseal nostro dolore.— Ha un buon cuore, questo è certo, — disse la signoraCratchit.— Ne saresti certissima se lo vedessi e gli parlassi, —rispose Bob. — Non mi farebbe nessuna meraviglia,vedi, s'ei trovasse a Pietro un posto migliore.— Senti, Pietro, senti? — disse la madre.— E allora, — esclamò una delle ragazze, — Pietros'accasa e si stabilisce per conto suo.— Eh via! — ribatté Pietro con una smorfia.— Prima o dopo, — disse Bob, — può anche darsi, ben-ché ci sia tempo a pensarci sopra, figliuolo mio. Ma, co-munque la cosa vada, io son sicuro che nessuno di noidimenticherà mai il povero Tiny Tim, no, non è vero? enemmeno questa prima separazione in famiglia.— Mai, babbo, mai! — gridarono tutti ad una voce.— E io so pure — disse Bob, — io so, cari miei, chequando ci ricorderemo com'egli fosse buono e paziente,benché così piccino, non ci lasceremo andare a questio-nar fra di noi, se no sarebbe lo stesso che scordarci diquel poveretto.

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— Bravo ragazzo, ben detto! — esclamò Bob. — Lospero bene. "Mi duole assai, dice, per la vostra buona si-gnora. Se in qualunque modo posso esservi utile, dicedandomi il suo biglietto, eccovi l'indirizzo di casa. Diri-getevi a me, ve ne prego." Ora capisci, esclamò Bob,non era già pei favori che ci potea rendere, ma quellasua affabilità facea veramente piacere. Pareva proprioche avesse conosciuto il nostro Tiny Tim, e partecipasseal nostro dolore.— Ha un buon cuore, questo è certo, — disse la signoraCratchit.— Ne saresti certissima se lo vedessi e gli parlassi, —rispose Bob. — Non mi farebbe nessuna meraviglia,vedi, s'ei trovasse a Pietro un posto migliore.— Senti, Pietro, senti? — disse la madre.— E allora, — esclamò una delle ragazze, — Pietros'accasa e si stabilisce per conto suo.— Eh via! — ribatté Pietro con una smorfia.— Prima o dopo, — disse Bob, — può anche darsi, ben-ché ci sia tempo a pensarci sopra, figliuolo mio. Ma, co-munque la cosa vada, io son sicuro che nessuno di noidimenticherà mai il povero Tiny Tim, no, non è vero? enemmeno questa prima separazione in famiglia.— Mai, babbo, mai! — gridarono tutti ad una voce.— E io so pure — disse Bob, — io so, cari miei, chequando ci ricorderemo com'egli fosse buono e paziente,benché così piccino, non ci lasceremo andare a questio-nar fra di noi, se no sarebbe lo stesso che scordarci diquel poveretto.

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— No, babbo, mai! — di nuovo esclamarono tutti.— Sono contento, — disse Bob, — oh, sono contento!—La moglie lo baciò e così fecero le figliuole e i due ra-gazzi. Con Pietro si dettero una forte stretta di mano.Anima di Tiny Tim, la tua essenza infantile veniva daDio!— Spirito — disse Scrooge, — sento non so come, cheil momento della nostra separazione è prossimo. Dimmi,chi era quell'uomo che abbiamo visto disteso sul letto dimorte? —Lo Spirito di Natale di là da venire lo trasportò comeprima – benché in un tempo diverso; e in verità questeultime visioni non erano ordinate e soltanto apparivanotutte nel futuro – nelle vie frequentate dagli uominid'affari, ma non gli mostrò l'altro sé stesso. Non si fer-mava lo Spirito; correva, correva diritto alla meta desi-gnata, finché Scrooge non lo pregò di arrestarsi un mo-mento.— Questo cortile che ora attraversiamo, — disse, — èda molto tempo il centro dei miei affari. Ecco la casa.Lasciami un po' vedere quel che sarò un giorno. —Lo Spirito si arrestò; ma la mano sua accennava altrove.— Lì è la casa, — esclamò Scrooge. — Perché mi faisegno da quell'altra parte? —Il dito inesorabile stette saldo.Scrooge corse a dare un'occhiata alla finestra del suobanco. Sempre banco era, ma non più il suo. Erano mu-tati i mobili e la persona seduta in poltrona non gli so-

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— No, babbo, mai! — di nuovo esclamarono tutti.— Sono contento, — disse Bob, — oh, sono contento!—La moglie lo baciò e così fecero le figliuole e i due ra-gazzi. Con Pietro si dettero una forte stretta di mano.Anima di Tiny Tim, la tua essenza infantile veniva daDio!— Spirito — disse Scrooge, — sento non so come, cheil momento della nostra separazione è prossimo. Dimmi,chi era quell'uomo che abbiamo visto disteso sul letto dimorte? —Lo Spirito di Natale di là da venire lo trasportò comeprima – benché in un tempo diverso; e in verità questeultime visioni non erano ordinate e soltanto apparivanotutte nel futuro – nelle vie frequentate dagli uominid'affari, ma non gli mostrò l'altro sé stesso. Non si fer-mava lo Spirito; correva, correva diritto alla meta desi-gnata, finché Scrooge non lo pregò di arrestarsi un mo-mento.— Questo cortile che ora attraversiamo, — disse, — èda molto tempo il centro dei miei affari. Ecco la casa.Lasciami un po' vedere quel che sarò un giorno. —Lo Spirito si arrestò; ma la mano sua accennava altrove.— Lì è la casa, — esclamò Scrooge. — Perché mi faisegno da quell'altra parte? —Il dito inesorabile stette saldo.Scrooge corse a dare un'occhiata alla finestra del suobanco. Sempre banco era, ma non più il suo. Erano mu-tati i mobili e la persona seduta in poltrona non gli so-

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migliava. Il Fantasma accennava sempre allo stessomodo.Ei lo raggiunse, e ruminando perché e dove se ne fosseandato, lo accompagnò fino a un cancello di ferro. Pri-ma di entrare, si guardò attorno.Un cimitero. Qui, dunque, lo sciagurato di cui gli sareb-be stato svelato il nome, qui giaceva sottoterra. Un belposto davvero. Circondato da case, ingombro di erbe ecespugli, una morte anzi che una vita di vegetazione,soffocato dalle molte sepolture, grasso fino alla nausea.Un bel posto davvero!Lo Spirito stette fra le tombe e abbassò il dito segnando-ne una. Scrooge vi si accostò tremando. Era sempre lostesso Spirito, ma parve a Scrooge travedere un pensieronuovo e terribile nella solennità della sua forma.— Prima di accostarmi a quella pietra ove tu accenni,— disse Scrooge, — rispondi a una sola domanda. Sonqueste le immagini delle cose future o soltanto dellecose possibili? —Lo Spirito teneva sempre il dito abbassato verso la tom-ba vicina.— Le azioni umane adombrano sempre un certo fine,che può diventare inevitabile, se in quelle ci si ostina.Ma se vengono a mutare, muterà anche il fine. Dimmiche così è, dimmelo, in queste scene che mi vai mo-strando! —Lo Spirito era immobile sempre.

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migliava. Il Fantasma accennava sempre allo stessomodo.Ei lo raggiunse, e ruminando perché e dove se ne fosseandato, lo accompagnò fino a un cancello di ferro. Pri-ma di entrare, si guardò attorno.Un cimitero. Qui, dunque, lo sciagurato di cui gli sareb-be stato svelato il nome, qui giaceva sottoterra. Un belposto davvero. Circondato da case, ingombro di erbe ecespugli, una morte anzi che una vita di vegetazione,soffocato dalle molte sepolture, grasso fino alla nausea.Un bel posto davvero!Lo Spirito stette fra le tombe e abbassò il dito segnando-ne una. Scrooge vi si accostò tremando. Era sempre lostesso Spirito, ma parve a Scrooge travedere un pensieronuovo e terribile nella solennità della sua forma.— Prima di accostarmi a quella pietra ove tu accenni,— disse Scrooge, — rispondi a una sola domanda. Sonqueste le immagini delle cose future o soltanto dellecose possibili? —Lo Spirito teneva sempre il dito abbassato verso la tom-ba vicina.— Le azioni umane adombrano sempre un certo fine,che può diventare inevitabile, se in quelle ci si ostina.Ma se vengono a mutare, muterà anche il fine. Dimmiche così è, dimmelo, in queste scene che mi vai mo-strando! —Lo Spirito era immobile sempre.

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Scrooge si trascinò a quella volta, tremando; e seguendoil dito, lesse sulla pietra della tomba negletta il proprionome: EBENEZER SCROOGE.— Son io, io quell'uomo che giaceva sul letto? — gridòcadendo in ginocchio.Il dito accennò dalla tomba a lui e da lui alla tomba.— No, Spirito! Oh no, no! —Il dito non si moveva.— Spirito! — gridò egli abbracciandosi alla sua veste,— ascoltami! Io non son più lo stesso uomo di prima. Ionon sarò l'uomo che sarei stato, se non t'avessi seguito.Perché mostrarmi tutto questo, se per me non c'è piùsperanza? —Per la prima volta la mano parve agitarsi.— Buono Spirito, — ei proseguì, sempre prostrato — tuti commuovi perché sei buono, tu hai pietà di me. Dim-mi, assicurami ch'io posso ancora, mutando vita, cangiarqueste scene che m'hai mostrate! —La mano tremò di nuovo in atto di conforto.— Io onorerò sempre Natale nel cuore, io ne serberò ilculto tutto l'anno. Vivrò nel passato, nel presente enell'avvenire. Mi parleranno dentro tutti e tre gli Spiriti.Non mi scorderò delle loro lezioni. Oh, dimmi, dimmiche mi sarà dato cancellare lo scritto di questa pietra! —Afferrò, nell'angoscia che lo straziava, la mano delloSpirito. Questi cercò divincolarsi dalla stretta, maScrooge pregava e teneva forte. Lo Spirito, più forte dilui, lo respinse.

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Scrooge si trascinò a quella volta, tremando; e seguendoil dito, lesse sulla pietra della tomba negletta il proprionome: EBENEZER SCROOGE.— Son io, io quell'uomo che giaceva sul letto? — gridòcadendo in ginocchio.Il dito accennò dalla tomba a lui e da lui alla tomba.— No, Spirito! Oh no, no! —Il dito non si moveva.— Spirito! — gridò egli abbracciandosi alla sua veste,— ascoltami! Io non son più lo stesso uomo di prima. Ionon sarò l'uomo che sarei stato, se non t'avessi seguito.Perché mostrarmi tutto questo, se per me non c'è piùsperanza? —Per la prima volta la mano parve agitarsi.— Buono Spirito, — ei proseguì, sempre prostrato — tuti commuovi perché sei buono, tu hai pietà di me. Dim-mi, assicurami ch'io posso ancora, mutando vita, cangiarqueste scene che m'hai mostrate! —La mano tremò di nuovo in atto di conforto.— Io onorerò sempre Natale nel cuore, io ne serberò ilculto tutto l'anno. Vivrò nel passato, nel presente enell'avvenire. Mi parleranno dentro tutti e tre gli Spiriti.Non mi scorderò delle loro lezioni. Oh, dimmi, dimmiche mi sarà dato cancellare lo scritto di questa pietra! —Afferrò, nell'angoscia che lo straziava, la mano delloSpirito. Questi cercò divincolarsi dalla stretta, maScrooge pregava e teneva forte. Lo Spirito, più forte dilui, lo respinse.

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Alzando le mani in una estrema preghiera di veder mu-tato il suo fato, ei notò una trasformazione nella veste enel cappuccio del Fantasma. Lo Spirito si strinse in sé,si rannicchiò, si rassodò, divenne una colonna di letto.

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Alzando le mani in una estrema preghiera di veder mu-tato il suo fato, ei notò una trasformazione nella veste enel cappuccio del Fantasma. Lo Spirito si strinse in sé,si rannicchiò, si rassodò, divenne una colonna di letto.

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Strofa QuintaLa fine della storia

Sì! e quella colonna di letto era la sua. Suo il letto, suala camera. Meglio ancora, meglio d'ogni cosa, era suo iltempo che aveva davanti, suo, per emendarsi!— Vivrò nel Passato, nel Presente e nel Futuro! — ripe-tè Scrooge, sgusciando fuori del letto. — I tre Spiriti miparleranno dentro. O Giacobbe Marley! Benedetto sia ilcielo e il giorno di Natale! Lo dico in ginocchio, miovecchio Giacobbe; in ginocchio! —Era così acceso, così affollato dalle sue buone intenzio-ni, che la voce rotta non rispondeva al pensiero. Nel suoconflitto con lo Spirito, avea singhiozzato violentementee tutta la faccia avea bagnata di pianto.— Non son mica strappate, esclamò Scrooge, abbrac-ciando una delle cortine del letto, — non son micastrappate con tutti gli anelli. Eccole qui; eccomi qui: leombre delle cose avvenire possono essere scongiurate. Ecosì saranno. Lo so, eh altro se lo so! —Si azzuffava intanto co' vestiti, gli arrovesciava, segl'infilava sottosopra, li lacerava, li perdeva, li confon-deva in ogni sorta di stravaganza.— Non so che fare adesso; — esclamò ridendo e pian-gendo insieme, e avvolgendosi nelle calze come un Lao-coonte. — Mi sento leggiero come una piuma, felice

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Strofa QuintaLa fine della storia

Sì! e quella colonna di letto era la sua. Suo il letto, suala camera. Meglio ancora, meglio d'ogni cosa, era suo iltempo che aveva davanti, suo, per emendarsi!— Vivrò nel Passato, nel Presente e nel Futuro! — ripe-tè Scrooge, sgusciando fuori del letto. — I tre Spiriti miparleranno dentro. O Giacobbe Marley! Benedetto sia ilcielo e il giorno di Natale! Lo dico in ginocchio, miovecchio Giacobbe; in ginocchio! —Era così acceso, così affollato dalle sue buone intenzio-ni, che la voce rotta non rispondeva al pensiero. Nel suoconflitto con lo Spirito, avea singhiozzato violentementee tutta la faccia avea bagnata di pianto.— Non son mica strappate, esclamò Scrooge, abbrac-ciando una delle cortine del letto, — non son micastrappate con tutti gli anelli. Eccole qui; eccomi qui: leombre delle cose avvenire possono essere scongiurate. Ecosì saranno. Lo so, eh altro se lo so! —Si azzuffava intanto co' vestiti, gli arrovesciava, segl'infilava sottosopra, li lacerava, li perdeva, li confon-deva in ogni sorta di stravaganza.— Non so che fare adesso; — esclamò ridendo e pian-gendo insieme, e avvolgendosi nelle calze come un Lao-coonte. — Mi sento leggiero come una piuma, felice

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come un angelo, allegro come uno scolare. Sono balor-do come un ubriaco. Un allegro Natale a tutti! un alle-gro capo d'anno al mondo intiero! Olà! eh! olà! —Era entrato saltellando nel salotto e se ne stava lì, ritto,ansante.— Ecco qua la casseruola con la farina d'orzo! — escla-mò riscuotendosi e girando davanti al caminetto. —Questa è la porta di dove è entrato lo spirito di GiacobbeMarley! Qui si è messo a sedere lo Spirito del Natalepresente! Da questa finestra ho visto gli Spiriti vaganti!Tutto è a posto, tutto è vero, tutto è accaduto. Ah, ah,ah! —Davvero per un uomo che da tanti anni era fuori eserci-zio, questa era una splendida risata, una risata co' fioc-chi: il ceppo di tutta una lunga famiglia di franche risa-te!— A quanti ne siamo del mese? — disse Scrooge. —Quanto tempo sono stato tra gli Spiriti? Non lo so. Nonso niente. Sono come un bambino. Non preme. Non men'importa. Così lo fossi, bambino! Olà! eh! olà! —Fu arrestato nelle sue effusioni dalle campane che man-davano all'aria i più lieti squilli che avesse mai uditi.Bom, bam, din, don, dan! Dan, don, din, bom, bam! Oh,che armonia, oh, che gloria!Corse alla finestra, l'aprì, mise fuori il capo. Niente neb-bia: un'aria limpida, cristallina, gioconda; un freddinosalubre, pungente; un sole d'oro; un cielo di zaffiro; fre-schetto, non freddo; e quelle campane, così allegre, cosìallegre! Oh, bello, magnifico!

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come un angelo, allegro come uno scolare. Sono balor-do come un ubriaco. Un allegro Natale a tutti! un alle-gro capo d'anno al mondo intiero! Olà! eh! olà! —Era entrato saltellando nel salotto e se ne stava lì, ritto,ansante.— Ecco qua la casseruola con la farina d'orzo! — escla-mò riscuotendosi e girando davanti al caminetto. —Questa è la porta di dove è entrato lo spirito di GiacobbeMarley! Qui si è messo a sedere lo Spirito del Natalepresente! Da questa finestra ho visto gli Spiriti vaganti!Tutto è a posto, tutto è vero, tutto è accaduto. Ah, ah,ah! —Davvero per un uomo che da tanti anni era fuori eserci-zio, questa era una splendida risata, una risata co' fioc-chi: il ceppo di tutta una lunga famiglia di franche risa-te!— A quanti ne siamo del mese? — disse Scrooge. —Quanto tempo sono stato tra gli Spiriti? Non lo so. Nonso niente. Sono come un bambino. Non preme. Non men'importa. Così lo fossi, bambino! Olà! eh! olà! —Fu arrestato nelle sue effusioni dalle campane che man-davano all'aria i più lieti squilli che avesse mai uditi.Bom, bam, din, don, dan! Dan, don, din, bom, bam! Oh,che armonia, oh, che gloria!Corse alla finestra, l'aprì, mise fuori il capo. Niente neb-bia: un'aria limpida, cristallina, gioconda; un freddinosalubre, pungente; un sole d'oro; un cielo di zaffiro; fre-schetto, non freddo; e quelle campane, così allegre, cosìallegre! Oh, bello, magnifico!

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— Che è oggi? — gridò Scrooge ad un ragazzetto chepassava con indosso gli abiti della festa e che forse s'erafermato per guardarlo.— Eh? — fece il ragazzo spalancando la bocca dallamaraviglia.— Che è oggi, bambino mio? — ripetè Scrooge.— Oggi! — rispose il ragazzo. — È Natale, oggi.— È Natale! — disse Scrooge a sé stesso. — Bravo,sono in tempo. Gli Spiriti hanno fatto ogni cosa in unanotte. Possono fare quel che vogliono. Si sa. È naturale.Ohe, bambino!— Ohe! — fece il ragazzo.— Sai dov'è il pollaiolo, nella via appresso, alla canto-nata?— Sfido io! l'avrei da sapere, — rispose il ragazzo.— Che ragazzo di talento! — esclamò Scrooge. — Unragazzo non comune, perbacco! Sai se ha già vendutoquel tacchinaccio che teneva ieri in mostra sospeso pelcollo? non quello piccolo, no; il tacchino grosso.— Quale? quello grosso come me? — domandò il ra-gazzo.— Oh, che amore di un ragazzo — esclamò Scrooge. —È un piacere a discorrerci. Sì, proprio quello, piccinomio.— È sempre appeso com'era.— Sì? davvero? Ebbene, corri subito a comprarlo.— Fossi grullo! — ribatté il ragazzo.— No, no, — disse Scrooge, — parlo sul serio. Corri acomprarlo, e dì che lo voglio, che gli darò io l'indirizzo

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— Che è oggi? — gridò Scrooge ad un ragazzetto chepassava con indosso gli abiti della festa e che forse s'erafermato per guardarlo.— Eh? — fece il ragazzo spalancando la bocca dallamaraviglia.— Che è oggi, bambino mio? — ripetè Scrooge.— Oggi! — rispose il ragazzo. — È Natale, oggi.— È Natale! — disse Scrooge a sé stesso. — Bravo,sono in tempo. Gli Spiriti hanno fatto ogni cosa in unanotte. Possono fare quel che vogliono. Si sa. È naturale.Ohe, bambino!— Ohe! — fece il ragazzo.— Sai dov'è il pollaiolo, nella via appresso, alla canto-nata?— Sfido io! l'avrei da sapere, — rispose il ragazzo.— Che ragazzo di talento! — esclamò Scrooge. — Unragazzo non comune, perbacco! Sai se ha già vendutoquel tacchinaccio che teneva ieri in mostra sospeso pelcollo? non quello piccolo, no; il tacchino grosso.— Quale? quello grosso come me? — domandò il ra-gazzo.— Oh, che amore di un ragazzo — esclamò Scrooge. —È un piacere a discorrerci. Sì, proprio quello, piccinomio.— È sempre appeso com'era.— Sì? davvero? Ebbene, corri subito a comprarlo.— Fossi grullo! — ribatté il ragazzo.— No, no, — disse Scrooge, — parlo sul serio. Corri acomprarlo, e dì che lo voglio, che gli darò io l'indirizzo

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dove l'hanno da portare. Torna con l'uomo tu, che ti daròuno scellino. Torna in meno di cinque minuti, che tidarò mezza corona! —Il ragazzo partì come una freccia. Ci volea una manoben gagliarda per scoccare una freccia a quel modo.— Lo manderò a Bob Cratchit! — borbottò Scrooge,fregandosi le mani e scoppiando dal ridere. — Non hada sapere chi glielo manda. È due volte Tiny Tim. Unoscherzo magnifico, oh, magnifico! —Non era ferma la mano nello scrivere l'indirizzo, mabene o male lo scrisse, e andò giù ad aprir la porta, e peresser pronto all'arrivo del tacchino. Stando così adaspettare, fu tratto dal guardare il picchiotto.— Gli vorrò bene finché avrò vita! — disse carezzando-lo. — Non ci avevo guardato mai. Che espressione sim-patica e onesta! che bel picchiotto davvero!... Ecco iltacchino. Olà! ehi! Come state? Buon Natale! —Era un tacchino davvero! Non si potea reggere in gam-be, un uccellaccio come quello lì; le avrebbe spezzate inun minuto come bastoncelli di ceralacca.— Perdinci! è impossibile portare cotesta roba fino aCamden Town, — disse Scrooge. — Dovete prendereuna carrozzella. —Il riso con cui disse questo, e il riso con cui pagò il tac-chino, e il riso con cui pagò la carrozzella, e il riso concui diè la mancia al ragazzo, furono soltanto sorpassatidal riso che lo prese tutto mentre si lasciava andare sen-za fiato sul suo seggiolone, e rise, e rise fino a che scop-piò a piangere.

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dove l'hanno da portare. Torna con l'uomo tu, che ti daròuno scellino. Torna in meno di cinque minuti, che tidarò mezza corona! —Il ragazzo partì come una freccia. Ci volea una manoben gagliarda per scoccare una freccia a quel modo.— Lo manderò a Bob Cratchit! — borbottò Scrooge,fregandosi le mani e scoppiando dal ridere. — Non hada sapere chi glielo manda. È due volte Tiny Tim. Unoscherzo magnifico, oh, magnifico! —Non era ferma la mano nello scrivere l'indirizzo, mabene o male lo scrisse, e andò giù ad aprir la porta, e peresser pronto all'arrivo del tacchino. Stando così adaspettare, fu tratto dal guardare il picchiotto.— Gli vorrò bene finché avrò vita! — disse carezzando-lo. — Non ci avevo guardato mai. Che espressione sim-patica e onesta! che bel picchiotto davvero!... Ecco iltacchino. Olà! ehi! Come state? Buon Natale! —Era un tacchino davvero! Non si potea reggere in gam-be, un uccellaccio come quello lì; le avrebbe spezzate inun minuto come bastoncelli di ceralacca.— Perdinci! è impossibile portare cotesta roba fino aCamden Town, — disse Scrooge. — Dovete prendereuna carrozzella. —Il riso con cui disse questo, e il riso con cui pagò il tac-chino, e il riso con cui pagò la carrozzella, e il riso concui diè la mancia al ragazzo, furono soltanto sorpassatidal riso che lo prese tutto mentre si lasciava andare sen-za fiato sul suo seggiolone, e rise, e rise fino a che scop-piò a piangere.

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Non era agevole il radersi, perché la mano gli tremavasempre; e il radersi richiede un po' di attenzione, anchequando non ballate, facendovi la barba. Ma se pure sifosse mozzato la punta del naso, vi avrebbe appiccicatoun pezzo di taffettà e sarebbe stato contento come unapasqua.Si vestì, col meglio che aveva, e uscì per la via. La gen-te si riversava fuori, com'egli l'avea vista con lo Spiritodel Natale presente. Camminando con le mani dietro,Scrooge guardava a tutti con un sorriso di soddisfazio-ne. Era così allegro, così irresistibile nella sua allegria,che tre o quattro capi ameni lo salutarono: "Buon gior-no, signore! Buon Natale!" E Scrooge affermò spesso inseguito che di tutti i suoni giocondi uditi in vita sua, ipiù giocondi, senz'altro, erano stati quelli.Non era andato lontano, quando si vide venire incontroquel signore dignitoso che era entrato il giorno prima albanco, domandando: "Scrooge e Marley, se non erro?"Si sentì una trafittura al cuore, pensando all'occhiata chequel signore gli avrebbe rivolto; ma subito vide quel cheavea da fare, e lo fece.— Mio caro signore, — disse, affrettando il passo eprendendolo per le mani. — Come state? Spero che ab-biate fatto una buona giornata ieri. Molto gentile da par-te vostra. Tanti auguri pel Natale, signore!— Il signor Scrooge?— Sì. È il mio nome. Temo che vi suoni ingrato. Per-mettete che vi domandi scusa. E vorreste aver la bontà...E gli bisbigliò qualche parola all'orecchio.

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Non era agevole il radersi, perché la mano gli tremavasempre; e il radersi richiede un po' di attenzione, anchequando non ballate, facendovi la barba. Ma se pure sifosse mozzato la punta del naso, vi avrebbe appiccicatoun pezzo di taffettà e sarebbe stato contento come unapasqua.Si vestì, col meglio che aveva, e uscì per la via. La gen-te si riversava fuori, com'egli l'avea vista con lo Spiritodel Natale presente. Camminando con le mani dietro,Scrooge guardava a tutti con un sorriso di soddisfazio-ne. Era così allegro, così irresistibile nella sua allegria,che tre o quattro capi ameni lo salutarono: "Buon gior-no, signore! Buon Natale!" E Scrooge affermò spesso inseguito che di tutti i suoni giocondi uditi in vita sua, ipiù giocondi, senz'altro, erano stati quelli.Non era andato lontano, quando si vide venire incontroquel signore dignitoso che era entrato il giorno prima albanco, domandando: "Scrooge e Marley, se non erro?"Si sentì una trafittura al cuore, pensando all'occhiata chequel signore gli avrebbe rivolto; ma subito vide quel cheavea da fare, e lo fece.— Mio caro signore, — disse, affrettando il passo eprendendolo per le mani. — Come state? Spero che ab-biate fatto una buona giornata ieri. Molto gentile da par-te vostra. Tanti auguri pel Natale, signore!— Il signor Scrooge?— Sì. È il mio nome. Temo che vi suoni ingrato. Per-mettete che vi domandi scusa. E vorreste aver la bontà...E gli bisbigliò qualche parola all'orecchio.

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— Dio misericordioso! — esclamò il signore soffocatodallo stupore. — Mio caro signor Scrooge, parlate sulserio?— Ma sì, ma sì. Non un soldo di meno. Ci metto dentromolti arretrati, capite. Mi farete questo favore?— Mio caro signore, — rispose l'altro stringendogli for-te la mano, — io non trovo parole per una tale muni...— Basta, basta, prego! — interruppe Scrooge. — Veniteda me: Volete?— Certamente! — esclamò il vecchio signore con tuttal'effusione della verità.— Grazie, — disse Scrooge. — Vi sono obbligato dav-vero. Mille e mille grazie. Arrivederci! —Andò in chiesa, passeggiò per le vie, guardò alla genteche andava su e giù, carezzò i bambini sul capo, interro-gò i mendicanti, spiò nelle cucine, alzò gli occhi alle fi-nestre, e trovò che ogni cosa gli potea far piacere. Nonavea sognato mai che una passeggiata o altra cosa qua-lunque gli potesse dare tanta felicità. Verso sera, si av-viò alla casa del nipote.Passò davanti alla porta una dozzina di volte, prima disentirsi il coraggio di salire e bussare. Ma si fece animoe bussò.— È in casa il padrone, cara? — domandò alla ragazza.Una bella ragazza, parola d'onore.— Signor sì.— Dov'è, carina?— È in sala da pranzo, signore, con la signora. Venite diqua, se vi piace, nel salottino.

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— Dio misericordioso! — esclamò il signore soffocatodallo stupore. — Mio caro signor Scrooge, parlate sulserio?— Ma sì, ma sì. Non un soldo di meno. Ci metto dentromolti arretrati, capite. Mi farete questo favore?— Mio caro signore, — rispose l'altro stringendogli for-te la mano, — io non trovo parole per una tale muni...— Basta, basta, prego! — interruppe Scrooge. — Veniteda me: Volete?— Certamente! — esclamò il vecchio signore con tuttal'effusione della verità.— Grazie, — disse Scrooge. — Vi sono obbligato dav-vero. Mille e mille grazie. Arrivederci! —Andò in chiesa, passeggiò per le vie, guardò alla genteche andava su e giù, carezzò i bambini sul capo, interro-gò i mendicanti, spiò nelle cucine, alzò gli occhi alle fi-nestre, e trovò che ogni cosa gli potea far piacere. Nonavea sognato mai che una passeggiata o altra cosa qua-lunque gli potesse dare tanta felicità. Verso sera, si av-viò alla casa del nipote.Passò davanti alla porta una dozzina di volte, prima disentirsi il coraggio di salire e bussare. Ma si fece animoe bussò.— È in casa il padrone, cara? — domandò alla ragazza.Una bella ragazza, parola d'onore.— Signor sì.— Dov'è, carina?— È in sala da pranzo, signore, con la signora. Venite diqua, se vi piace, nel salottino.

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— Grazie. Mi conosce, — disse Scrooge mettendo lamano sulla maniglia del tinello. — Entrerò qui, bambinamia. —Spinse leggermente e s'insinuò col viso per l'uscio soc-chiuso. Marito e moglie osservavano la tavola sfarzosa-mente imbandita, perché cotesti giovani sposi sono me-ticolosi in certe materie e vogliono che tutto vada a ca-pello.— Fred! — disse Scrooge.O Signore Iddio, come trasalì la nipote! Scrooge aveadimenticato pel momento di averla vista a sedere in uncantuccio co' piedi sullo sgabello, altrimenti per nulla almondo l'avrebbe spaventata a quel modo.— Oh povero me! — esclamò Fred, — chi è mai?— Io, son io. Tuo zio Scrooge. Son venuto a pranzo. Mivuoi, Fred? —Volerlo! Poco mancò che non gli stroncasse un braccio.In capo a cinque minuti, Scrooge si trovava come a casapropria. Niente di più cordiale. E lo stesso la nipote. Elo stesso per Topper, quando arrivò. E lo stesso per lasorella pienotta, quando fece la sua entrata. E lo stessotutti. Che amore d'una brigata, che giuochi, che accordo,che piacere!Ma il giorno appresso si recò di buon mattino al banco,oh di buon mattino! Se gli riusciva di arrivarci prima diBob e di rinfacciare a Bob il ritardo! Questo voleva fare,questo gli premeva.E lo fece, sicuro che lo fece! L'orologio suonò le nove.Niente Bob. Le nove e un quarto. Niente Bob. Era in ri-

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— Grazie. Mi conosce, — disse Scrooge mettendo lamano sulla maniglia del tinello. — Entrerò qui, bambinamia. —Spinse leggermente e s'insinuò col viso per l'uscio soc-chiuso. Marito e moglie osservavano la tavola sfarzosa-mente imbandita, perché cotesti giovani sposi sono me-ticolosi in certe materie e vogliono che tutto vada a ca-pello.— Fred! — disse Scrooge.O Signore Iddio, come trasalì la nipote! Scrooge aveadimenticato pel momento di averla vista a sedere in uncantuccio co' piedi sullo sgabello, altrimenti per nulla almondo l'avrebbe spaventata a quel modo.— Oh povero me! — esclamò Fred, — chi è mai?— Io, son io. Tuo zio Scrooge. Son venuto a pranzo. Mivuoi, Fred? —Volerlo! Poco mancò che non gli stroncasse un braccio.In capo a cinque minuti, Scrooge si trovava come a casapropria. Niente di più cordiale. E lo stesso la nipote. Elo stesso per Topper, quando arrivò. E lo stesso per lasorella pienotta, quando fece la sua entrata. E lo stessotutti. Che amore d'una brigata, che giuochi, che accordo,che piacere!Ma il giorno appresso si recò di buon mattino al banco,oh di buon mattino! Se gli riusciva di arrivarci prima diBob e di rinfacciare a Bob il ritardo! Questo voleva fare,questo gli premeva.E lo fece, sicuro che lo fece! L'orologio suonò le nove.Niente Bob. Le nove e un quarto. Niente Bob. Era in ri-

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tardo di diciotto minuti e mezzo. Scrooge se ne stava asedere, con la porta spalancata, per vederlo a insinuarsinella sua cisterna.Prima d'aprir l'usciolo, Bob si avea tolto il cappello e ilfamoso fazzoletto. In un baleno, si trovò sullo sgabello,e si diè a scribacchiare in fretta e furia come per riaffer-rare le nove che erano passate.— Ohe! — grugnì Scrooge con la solita sua voce chioc-cia per quanto gli riusciva di fingere. — Che vuol dirciò? a quest'ora si viene in ufficio?— Mi dispiace molto, signore, — rispose Bob. — Sonoin ritardo.— Siete in ritardo? — ripeté Scrooge. — Lo vedo chesiete in ritardo. Favorite di qua, vi prego.— È una volta all'anno, signore, — si scusava Bob,uscendo dalla sua cisterna. — Non accadrà più. Sonostato un po' in allegria ieri sera, signore.— Bravo, adesso ve la do io l'allegria, disse Scrooge. —Non son più disposto a tollerare, capite. Epperò — ecosì dicendo balzava giù dal suo sgabello e dava a Bobuna manata così forte nel panciotto da farlo indietreg-giare barcollando, — epperò io vi aumento il salario! —Bob tremò e si accostò un po' più alla riga. Ebbe un'ideamomentanea di darla sulla testa a Scrooge; tenerlo sal-do; chiamar gente; fargli mettere la camicia di forza.— Buon Natale, Bob! — disse Scrooge battendogli sul-la spalla con una cordialità schietta, da non si poter sba-gliare. — Un Natale, Bob, molto più allegro di quantinon ve n'ho augurati per tanti anni, ragazzo mio. Vi cre-

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tardo di diciotto minuti e mezzo. Scrooge se ne stava asedere, con la porta spalancata, per vederlo a insinuarsinella sua cisterna.Prima d'aprir l'usciolo, Bob si avea tolto il cappello e ilfamoso fazzoletto. In un baleno, si trovò sullo sgabello,e si diè a scribacchiare in fretta e furia come per riaffer-rare le nove che erano passate.— Ohe! — grugnì Scrooge con la solita sua voce chioc-cia per quanto gli riusciva di fingere. — Che vuol dirciò? a quest'ora si viene in ufficio?— Mi dispiace molto, signore, — rispose Bob. — Sonoin ritardo.— Siete in ritardo? — ripeté Scrooge. — Lo vedo chesiete in ritardo. Favorite di qua, vi prego.— È una volta all'anno, signore, — si scusava Bob,uscendo dalla sua cisterna. — Non accadrà più. Sonostato un po' in allegria ieri sera, signore.— Bravo, adesso ve la do io l'allegria, disse Scrooge. —Non son più disposto a tollerare, capite. Epperò — ecosì dicendo balzava giù dal suo sgabello e dava a Bobuna manata così forte nel panciotto da farlo indietreg-giare barcollando, — epperò io vi aumento il salario! —Bob tremò e si accostò un po' più alla riga. Ebbe un'ideamomentanea di darla sulla testa a Scrooge; tenerlo sal-do; chiamar gente; fargli mettere la camicia di forza.— Buon Natale, Bob! — disse Scrooge battendogli sul-la spalla con una cordialità schietta, da non si poter sba-gliare. — Un Natale, Bob, molto più allegro di quantinon ve n'ho augurati per tanti anni, ragazzo mio. Vi cre-

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sco il salario e farò di tutto per assistere la vostra fami-glia laboriosa, e oggi stesso, Bob, oggi stesso discutere-mo i vostri affari davanti a un bel ponce fumante. Ac-cendete i fuochi e andate subito, mio caro Bob, a com-prare un'altra scatola di carboni, prima di mettere un al-tro solo punto sopra un i.

Scrooge fu anche più largo della sua parola. Fece quantoavea detto, e infinitamente di più; e in quanto a TinyTim, che non morì niente affatto, gli fu come un secon-do padre. Divenne così buon amico, così buon padrone,così buon uomo, come se ne davano un tempo nellabuona vecchia città, o in qualunque altra vecchia città, opaesello, o borgata nel buon mondo di una volta. Riseroalcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere enon vi badava; perché sapeva bene che molte cose buo-ne, su questo mondo, cominciano sempre col muovere ilriso in certa gente. Poiché ciechi aveano da essere, me-glio valeva che stringessero gli occhi in una smorfia diilarità, anzi che essere attaccati da qualche male menoattraente. Anch'egli, in fondo al cuore, rideva: e gli ba-stava questo, e non chiedeva altro.Con gli Spiriti non ebbe più da fare; ma se ne rifece congli uomini. E di lui fu sempre detto che non c'era uomoal mondo che sapesse così bene festeggiare il Natale.Così lo stesso si dica di noi, di tutti noi e di ciascuno! Ecosì, come Tiny Tim diceva: "Dio ci protegga tutti e cibenedica".

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sco il salario e farò di tutto per assistere la vostra fami-glia laboriosa, e oggi stesso, Bob, oggi stesso discutere-mo i vostri affari davanti a un bel ponce fumante. Ac-cendete i fuochi e andate subito, mio caro Bob, a com-prare un'altra scatola di carboni, prima di mettere un al-tro solo punto sopra un i.

Scrooge fu anche più largo della sua parola. Fece quantoavea detto, e infinitamente di più; e in quanto a TinyTim, che non morì niente affatto, gli fu come un secon-do padre. Divenne così buon amico, così buon padrone,così buon uomo, come se ne davano un tempo nellabuona vecchia città, o in qualunque altra vecchia città, opaesello, o borgata nel buon mondo di una volta. Riseroalcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere enon vi badava; perché sapeva bene che molte cose buo-ne, su questo mondo, cominciano sempre col muovere ilriso in certa gente. Poiché ciechi aveano da essere, me-glio valeva che stringessero gli occhi in una smorfia diilarità, anzi che essere attaccati da qualche male menoattraente. Anch'egli, in fondo al cuore, rideva: e gli ba-stava questo, e non chiedeva altro.Con gli Spiriti non ebbe più da fare; ma se ne rifece congli uomini. E di lui fu sempre detto che non c'era uomoal mondo che sapesse così bene festeggiare il Natale.Così lo stesso si dica di noi, di tutti noi e di ciascuno! Ecosì, come Tiny Tim diceva: "Dio ci protegga tutti e cibenedica".

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