Rondoni che sar presente all'incontro di Fabio Dei ... · Fabio Dei, Luciano Marocco e Davide...

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Corriere Fiorentino Domenica 2 Ottobre 2016 FI 13 Bosso, Punzo e Rondoni a tu per tu con la paura Alla Feltrinelli il libro a cura di Rosalba de Filippis La paura? Va conosciuta, riconosciuta e non rimossa per poterla affrontare e vincerla. È questa l’idea di fondo alla base del libro a cura dell’insegnante e scrittrice Rosalba de Filippis, «Paura. Intellettuali e artisti sulle angosce del nostro tempo» (Edizioni della Meridiana) che sarà presentato domani (ore 18.30) alla Feltrinelli di Firenze. Nel libro, rivolto soprattutto ai giovani, si leggono le riflessioni, tra gli altri, di Ezio Bosso (nella foto), Armando Punzo, Luca Nannipieri, Fabio Dei, Luciano Marocco e Davide Rondoni che sarà presente all’incontro di domani insieme all’autrice, a Wlodek Goldkorn e ad Andrea Ulivi. Culture L’altra Firenze Viaggio alla scoperta della meravigliosa dimora in Borgo Santa Croce Negli affreschi, trionfo dell’arte sull’invidia, il maestro si ritrae insieme alle donne più belle Quei nudi di Casa Vasari Non ha avuto figli (legitti- mi), ma un messaggio da la- sciare al mondo sì: «Ho supe- rato la Natura con la mia Arte. Non ho ascoltato i tanti invi- diosi che mi assediavano lun- go il cammino. Ho fatto quello che sapevo fare: accettate- lo…». Eccolo, il testamento di Giorgio Vasari, scritto in una lettera negli ultimi tempi della sua vita. E dalle pareti della di- mora in Borgo Santa Croce, l’anziano maestro si rivolge ai posteri: un paio d’anni prima di morire, l’artista si dedica con vigore ad affrescare le stanze con quello che può a tutti gli effetti definirsi un la- scito spirituale. La strenua di- fesa della propria opera. È il 1570, e la bramata corona granducale è appena atterrata sulla testa di Cosimo. Vasari ha speso l’esistenza a lavorare per la gloria dei Medici; sente la vi- ta sfuggire, vuole «lasciar fa- ma», combattere la voracità del tempo. Da anni ormai abita nel bel palazzo confiscato dal duca all’avversario politico Niccolò Spinelli. L’artefice del- l’apoteosi di Cosimo I aveva chiesto varie volte una casa, un posto tranquillo da dove poter servire meglio le ambizioni medicee. Inizialmente Cosimo nicchia: forse vuole metterlo alla prova, essere sicuro di po- tersi servire del suo talento per portare a compimento l’opera di glorificazione della casata, e sua personale. Ma Vasari non gli dà pace, torna alla carica con la storia della casa. Nel 1557 il duca cede: gli concede l’ex dimora Spinelli, prima in comodato, poi di proprietà. L’artista è alle prese con Palaz- zo Vecchio: deve progettare e decorare l’enorme Sala dei Cin- quecento, affrescare gli appar- tamenti dei Medici; c’è poi la fabbrica degli Uffizi, un intero quartiere da buttar giù per tirar su la nuova sede delle Magi- strature; e dietro l’angolo si af- faccia il Corridoio… E poi le te- le, i dipinti; e le Vite da riscri- vere. Insomma, casa Vasari à una fucina; da Borgo Santa Croce, il maestro raggiunge in fretta tutti i cantieri. Questa bella dimora a tre piani — con tanto di atelier per apprendisti e aiutanti — è il segno tangibi- le del suo successo: nella Fi- renze del secondo Cinquecen- to pochi nobili possono per- mettersi un alloggio altrettan- to signorile. Insieme all’amico e consu- lente, il priore Vincenzo Bor- ghini — da sempre suggerito- re di invenzioni e allegorie — nel 1572 Vasari mette a punto un programma iconografico pari a quelli che per tutta la vita la sua epoca. Racconta Plinio che i cittadini di Crotone — per arricchire il tempio di Giu- none — fanno venire Zeusi, af- finché dipinga la dea con le fattezze della più bella fra le donne. L’artista chiede quindi come modelle le fanciulle più avvenenti della città, ne sceglie 5 e di ognuna dipinge la parte più pregevole: creando così la bellezza perfetta. Sul muro di casa, Vasari immortala a destra l’arrivo delle ragazze accompa- gnate dalla nutrice; a sinistra, in mezzo alle modelle che si spogliano e rivestono, dipinge se stesso come Zeusi al lavoro. Il messaggio è chiaro: in natu- ra il meglio non esiste, solo l’Arte può plasmarlo. È un po’ la teoria di Platone (ripresa dalla speculazione neo-plato- nica rinascimentale): solo l’ar- tista può fissare il proprio sguardo interiore su un proto- tipo, un’idea di bellezza che manca alla Natura, e che lui in- vece custodisce in profondo, nello spirito. In definitiva, dal- le pareti del salotto Vasari cele- bra se stesso e la propria vitto- ria sulla materia. Ma è nella seconda storia che il messaggio si fa più diret- to e personale: «Sul muro a de- stra entrando — spiega ancora Nardinocchi — Vasari ritrae il pittore Apelle, che era solito nascondersi in bottega per ascoltare i commenti della gente. Una volta un calzolaio fa notare un errore nella scarpa di una dea, e quella notte stes- sa l’artista corregge il dipinto. La mattina dopo il calzolaio torna, e, orgoglioso del pro- prio effetto sull’artista, si mette a criticare una gamba. A quel punto l’irato pittore salta fuori dal nascondiglio ed esclama: ‘Ciabattino, non andare oltre la scarpa!’». Vasari — novello Apelle — si raffigura nascosto dietro ad un quadro, nel mo- mento in cui il ciabattino pun- ta il dito: ovvio il riferimento alle tante critiche che accom- pagnano la trionfante carriera del corifeo della corte medi- cea. E chiara la risposta: state al vostro posto, o invidiosi, e oc- cupatevi di ciò che vi compete. Illuminante la scelta di Apelle: si dice che, per tenersi in eser- cizio, il pittore di Alessandro Magno non lasciasse passare neppure un giorno senza tirare una linea. E non era forse que- sto l’atteggiamento di Vasari, sempre con un dipinto per le mani, pronto a movimentare nuove opere, ad aprire nuovi cantieri? E ancora: Apelle di- sprezza il perfezionismo. «L’eccesso di diligenza nuo- ce», diceva. È la risposta a colo- ro — ed erano tanti — che ac- cusavano Vasari di essere trop- po veloce, ripetitivo, di schiva- re il pathos. Di non fare gli sforzi necessari a ricercare una qualche originalità. Ma come chiedere a Vasari di essere un Michelangelo? Questo elegan- te interprete di cicli decorativi era quello che era: grande (e primo) storico dell’arte, archi- tetto raffinato, incomparabile esecutore della mitizzazione di un regime. Ma anche cortigia- no compiacente, come lui stes- so scrive nell’autobiografia con cui si accomiata dalla vita: «Avendo fatto quello che ho saputo, accettatelo volentieri; e da me non vogliate quel ch’io non so e non posso, appagan- dovi del buono animo mio, che è e sarà sempre di giovare e piacere altrui». 6. Continua. Le precedenti puntate: 23/3, 12/4, 6/5, 14/6, 14/9 © RIPRODUZIONE RISERVATA di Daniela Cavini gli sono stati commissionati. «I due scelgono Plinio e la sua Historia Naturalis per esaltare le virtù dell’artista trionfante sulla natura e sull’invidia — spiega Elisabetta Nardinocchi, direttrice del Museo Horne, da cui dipendono oggi le visite a Casa Vasari — Inutile dire che il maestro si sente l’ideale di- scendente dei pittori dell’anti- chità». Eccoci dunque nel Salone Grande — l’unica parte della casa sopravvissuta ai rimaneg- giamenti delle epoche, ai cam- bi di proprietà, all’aggressione del tempo. Sulla parete di fron- te al caminetto, spicca la storia di Zeusi, il migliore pittore del- Casa Vasari si trova in Borgo Santa Croce 8 a Firenze. Per visitarla bisogna rivolgersi al Museo Horne di via de’ Benci. Per tutte le informazioni: 055-244661 Dipinge se stesso come il pittore Zeusi raccontato da Plinio che per arricchire il tempio di Giunone chiamò le modelle più avvenenti Mata Hari conquista il «Terre di Siena» Il festival premia il film e la protagonista Elisabetta Gregoraci: commossa e felice Si chiude nel segno di Mata Hari il Terre di Siena film festi- val. La pellicola di Rossana Pa- trizia Siclari si è aggiudicata il Sanese d’oro come miglior film, mentre Elisabetta Grego- raci, nel ruolo della celebre spia, ha vinto il premio come migliore attrice («Commossa e felice», ha detto). Riconosci- menti che celebrano i 20 anni della rassegna cinematografi- ca e confermano, anche per i titoli in concorso, la volontà degli organizzatori di puntare su una nuova generazione di attori e registi. «Da qui sono passati molte stelle del cinema — spiega Maria Pia Corbelli, anima della manifestazione — ma vedere affermarsi giovani che a Siena sono sbocciati, è la soddisfazione più grande. Per questo motivo, da qualche an- no abbiamo deciso di concen- trarsi sulle nuovo leve, cercan- do di dare loro quella spinta necessaria a far il grande sal- to». Un impulso condiviso in pieno dal direttore artistico Antonio Flamini: «La nostra volontà è permettere a questi ragazzi di dimostrare quanto valgono. Spesso si trovano da- vanti la strada sbarrata o porte chiuse in faccia. Così, abbiamo deciso di offrire questa vetrina per mettersi in luce. In questa ottica, noi puntiamo molto sui cortometraggi». Opportunità sfruttata da Alessandro Arona- dio, che a Siena ha presentato il film Orecchie, vincitore del premio della giuria tra i giova- ni, Marco Filiberti, regista di Cain, che ha vinto con Renato Scarpa il premio per il miglior attore, e Samuele Rossi, regi- sta Indro, premiato come mi- glior documentario. Il cine- asta lucchese, che con la sua opera prima La strada verso Casa nel 2011 ha ricevuto nu- merosi riconoscimenti, nella pellicola su Indro Montanelli ha lavorato al fianco di Rober- to Herlitzka. «Sono contento di essere qui per la città, che fa sempre piacere, e poi perché è un festival di giovani — ha detto Herlizka — Io in questo contesto mi ci trovo benissimo — spiega l’attore torinese, protagonista tra l’altro de La grande bellezza — Poi, mi fa piacere per i registi con i quali ho lavorato. Quindi, Samuele Rossi e Davide Gallarello (che ha presentato un cortometrag- gio». Il festival, che terminerà oggi con le pellicole fuori con- corso, in parallelo a uno sguar- do approfondito sul cinema italiano, ha offerto da tradizio- ne anche una panoramica in- ternazionale. Tra i titoli stra- nieri, spiccano Neruda di Pa- blo Larraín e Los feliz di Edgar Honetschläger. «Ogni anno cerchiamo di combinare gli elementi in maniera tale che il pubblico possa avere un pro- gramma completo, ricercando la qualità e la sorpresa — sot- tolinea l’ideatrice del festival — Aver visto tanti giovani en- trare nelle sale in questi giorni e appassionassi ai film propo- sti, penso possa essere uno dei regali più belli per l’importan- te traguardo che abbiamo ta- gliato quest’anno». Aldo Tani © RIPRODUZIONE RISERVATA Info Processo a Mata Hari nato dalla sceneggiatura di Gianna Volpi e diretto da Rossana Patrizia Siclari ha vinto il Sanese d’Oro come miglior film. Elisabetta Gregoraci è stata premiata come migliore attrice Elisabetta Gregoraci subito dopo aver ricevuto il premio del Terre di Siena (immagine tratta dal suo profilo Facebook)

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Corriere Fiorentino Domenica 2 Ottobre 2016 FI13

Bosso, Punzo e Rondoni a tu per tu con la pauraAlla Feltrinelli il libro a cura di Rosalba de FilippisLa paura? Va conosciuta, riconosciuta e non rimossa per poterla affrontare e vincerla. È questa l’idea di fondo alla base del libro a cura dell’insegnante e scrittrice Rosalba de Filippis, «Paura. Intellettuali e artisti sulle angosce del nostro tempo» (Edizioni della Meridiana) che sarà presentato domani (ore 18.30) alla

Feltrinelli di Firenze. Nel libro, rivolto soprattutto ai giovani, si leggono le riflessioni, tra gli altri, di Ezio Bosso (nella foto), Armando Punzo, Luca Nannipieri, Fabio Dei, Luciano Marocco e Davide Rondoni che sarà presente all’incontro di domani insieme all’autrice, a Wlodek Goldkorn e ad Andrea Ulivi.

Culture

L’altra Firenze Viaggio alla scoperta della meravigliosa dimora in Borgo Santa CroceNegli affreschi, trionfo dell’arte sull’invidia, il maestro si ritrae insieme alle donne più belle

Quei nudi di Casa VasariNon ha avuto figli (legitti-

mi), ma un messaggio da la-sciare al mondo sì: «Ho supe-rato la Natura con la mia Arte.Non ho ascoltato i tanti invi-diosi che mi assediavano lun-go il cammino. Ho fatto quelloche sapevo fare: accettate-lo…». Eccolo, il testamento diGiorgio Vasari, scritto in unalettera negli ultimi tempi dellasua vita. E dalle pareti della di-mora in Borgo Santa Croce,l’anziano maestro si rivolge aiposteri: un paio d’anni primadi morire, l’artista si dedica con vigore ad affrescare lestanze con quello che può atutti gli effetti definirsi un la-scito spirituale. La strenua di-fesa della propria opera.

È il 1570, e la bramata coronagranducale è appena atterratasulla testa di Cosimo. Vasari haspeso l’esistenza a lavorare perla gloria dei Medici; sente la vi-ta sfuggire, vuole «lasciar fa-ma», combattere la voracitàdel tempo. Da anni ormai abitanel bel palazzo confiscato dalduca all’avversario politicoNiccolò Spinelli. L’artefice del-l’apoteosi di Cosimo I avevachiesto varie volte una casa, unposto tranquillo da dove poterservire meglio le ambizionimedicee. Inizialmente Cosimonicchia: forse vuole metterloalla prova, essere sicuro di po-tersi servire del suo talento perportare a compimento l’operadi glorificazione della casata, esua personale. Ma Vasari nongli dà pace, torna alla caricacon la storia della casa. Nel1557 il duca cede: gli concedel’ex dimora Spinelli, prima incomodato, poi di proprietà.L’artista è alle prese con Palaz-zo Vecchio: deve progettare e decorare l’enorme Sala dei Cin-quecento, affrescare gli appar-tamenti dei Medici; c’è poi lafabbrica degli Uffizi, un interoquartiere da buttar giù per tirarsu la nuova sede delle Magi-strature; e dietro l’angolo si af-faccia il Corridoio… E poi le te-

le, i dipinti; e le Vite da riscri-vere. Insomma, casa Vasari àuna fucina; da Borgo SantaCroce, il maestro raggiunge infretta tutti i cantieri. Questabella dimora a tre piani — contanto di atelier per apprendistie aiutanti — è il segno tangibi-le del suo successo: nella Fi-renze del secondo Cinquecen-to pochi nobili possono per-mettersi un alloggio altrettan-to signorile.

Insieme all’amico e consu-lente, il priore Vincenzo Bor-ghini — da sempre suggerito-re di invenzioni e allegorie —nel 1572 Vasari mette a puntoun programma iconograficopari a quelli che per tutta la vita

la sua epoca. Racconta Plinioche i cittadini di Crotone —per arricchire il tempio di Giu-none — fanno venire Zeusi, af-finché dipinga la dea con lefattezze della più bella fra le donne. L’artista chiede quindi come modelle le fanciulle piùavvenenti della città, ne sceglie5 e di ognuna dipinge la partepiù pregevole: creando così labellezza perfetta. Sul muro dicasa, Vasari immortala a destral’arrivo delle ragazze accompa-gnate dalla nutrice; a sinistra,in mezzo alle modelle che sispogliano e rivestono, dipingese stesso come Zeusi al lavoro.Il messaggio è chiaro: in natu-ra il meglio non esiste, solol’Arte può plasmarlo. È un po’la teoria di Platone (ripresadalla speculazione neo-plato-nica rinascimentale): solo l’ar-tista può fissare il propriosguardo interiore su un proto-tipo, un’idea di bellezza chemanca alla Natura, e che lui in-vece custodisce in profondo,nello spirito. In definitiva, dal-le pareti del salotto Vasari cele-bra se stesso e la propria vitto-ria sulla materia.

Ma è nella seconda storiache il messaggio si fa più diret-to e personale: «Sul muro a de-

stra entrando — spiega ancoraNardinocchi — Vasari ritrae ilpittore Apelle, che era solitonascondersi in bottega perascoltare i commenti dellagente. Una volta un calzolaio fanotare un errore nella scarpadi una dea, e quella notte stes-sa l’artista corregge il dipinto.La mattina dopo il calzolaiotorna, e, orgoglioso del pro-prio effetto sull’artista, si mettea criticare una gamba. A quelpunto l’irato pittore salta fuoridal nascondiglio ed esclama:‘Ciabattino, non andare oltre lascarpa!’». Vasari — novelloApelle — si raffigura nascostodietro ad un quadro, nel mo-mento in cui il ciabattino pun-ta il dito: ovvio il riferimento alle tante critiche che accom-pagnano la trionfante carrieradel corifeo della corte medi-cea. E chiara la risposta: state alvostro posto, o invidiosi, e oc-cupatevi di ciò che vi compete.Illuminante la scelta di Apelle:si dice che, per tenersi in eser-cizio, il pittore di AlessandroMagno non lasciasse passareneppure un giorno senza tirareuna linea. E non era forse que-sto l’atteggiamento di Vasari,sempre con un dipinto per lemani, pronto a movimentarenuove opere, ad aprire nuovicantieri? E ancora: Apelle di-sprezza il perfezionismo.«L’eccesso di diligenza nuo-ce», diceva. È la risposta a colo-ro — ed erano tanti — che ac-cusavano Vasari di essere trop-po veloce, ripetitivo, di schiva-re il pathos. Di non fare glisforzi necessari a ricercare unaqualche originalità. Ma comechiedere a Vasari di essere unMichelangelo? Questo elegan-te interprete di cicli decorativiera quello che era: grande (eprimo) storico dell’arte, archi-tetto raffinato, incomparabileesecutore della mitizzazione diun regime. Ma anche cortigia-no compiacente, come lui stes-so scrive nell’autobiografia concui si accomiata dalla vita:«Avendo fatto quello che hosaputo, accettatelo volentieri; eda me non vogliate quel ch’io non so e non posso, appagan-dovi del buono animo mio, cheè e sarà sempre di giovare epiacere altrui».

6. Continua. Le precedentipuntate: 23/3, 12/4, 6/5, 14/6,14/9

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Daniela Cavini

gli sono stati commissionati.«I due scelgono Plinio e la suaHistoria Naturalis per esaltarele virtù dell’artista trionfantesulla natura e sull’invidia —spiega Elisabetta Nardinocchi,direttrice del Museo Horne, dacui dipendono oggi le visite aCasa Vasari — Inutile dire cheil maestro si sente l’ideale di-scendente dei pittori dell’anti-chità».

Eccoci dunque nel SaloneGrande — l’unica parte dellacasa sopravvissuta ai rimaneg-giamenti delle epoche, ai cam-bi di proprietà, all’aggressionedel tempo. Sulla parete di fron-te al caminetto, spicca la storiadi Zeusi, il migliore pittore del-

Casa Vasari si trova in Borgo Santa Croce 8 a Firenze. Per visitarla bisogna rivolgersi al Museo Horne di via de’ Benci. Per tutte le informazioni:055-244661

Dipinge se stesso come il pittore Zeusi raccontato da Plinio che per arricchire il tempio di Giunone chiamò le modelle piùavvenenti

Mata Hari conquista il «Terre di Siena»Il festival premia il film e la protagonista Elisabetta Gregoraci: commossa e felice

Si chiude nel segno di MataHari il Terre di Siena film festi-val. La pellicola di Rossana Pa-trizia Siclari si è aggiudicata ilSanese d’oro come migliorfilm, mentre Elisabetta Grego-raci, nel ruolo della celebrespia, ha vinto il premio comemigliore attrice («Commossa e felice», ha detto). Riconosci-menti che celebrano i 20 annidella rassegna cinematografi-ca e confermano, anche per ititoli in concorso, la volontà degli organizzatori di puntaresu una nuova generazione diattori e registi. «Da qui sonopassati molte stelle del cinema— spiega Maria Pia Corbelli,anima della manifestazione —

ma vedere affermarsi giovaniche a Siena sono sbocciati, è lasoddisfazione più grande. Perquesto motivo, da qualche an-no abbiamo deciso di concen-trarsi sulle nuovo leve, cercan-do di dare loro quella spintanecessaria a far il grande sal-to». Un impulso condiviso inpieno dal direttore artisticoAntonio Flamini: «La nostravolontà è permettere a questiragazzi di dimostrare quantovalgono. Spesso si trovano da-vanti la strada sbarrata o portechiuse in faccia. Così, abbiamodeciso di offrire questa vetrinaper mettersi in luce. In questaottica, noi puntiamo molto suicortometraggi». Opportunità

sfruttata da Alessandro Arona-dio, che a Siena ha presentatoil film Orecchie, vincitore delpremio della giuria tra i giova-ni, Marco Filiberti, regista diCain, che ha vinto con RenatoScarpa il premio per il migliorattore, e Samuele Rossi, regi-sta Indro, premiato come mi-glior documentario. Il cine-asta lucchese, che con la suaopera prima La strada versoCasa nel 2011 ha ricevuto nu-merosi riconoscimenti, nellapellicola su Indro Montanelliha lavorato al fianco di Rober-to Herlitzka. «Sono contentodi essere qui per la città, che fasempre piacere, e poi perché èun festival di giovani — ha

detto Herlizka — Io in questocontesto mi ci trovo benissimo— spiega l’attore torinese,protagonista tra l’altro de Lagrande bellezza — Poi, mi fapiacere per i registi con i qualiho lavorato. Quindi, Samuele Rossi e Davide Gallarello (cheha presentato un cortometrag-gio». Il festival, che termineràoggi con le pellicole fuori con-corso, in parallelo a uno sguar-do approfondito sul cinemaitaliano, ha offerto da tradizio-ne anche una panoramica in-ternazionale. Tra i titoli stra-nieri, spiccano Neruda di Pa-blo Larraín e Los feliz di EdgarHonetschläger. «Ogni annocerchiamo di combinare gli

elementi in maniera tale che ilpubblico possa avere un pro-gramma completo, ricercandola qualità e la sorpresa — sot-tolinea l’ideatrice del festival— Aver visto tanti giovani en-trare nelle sale in questi giornie appassionassi ai film propo-sti, penso possa essere uno deiregali più belli per l’importan-te traguardo che abbiamo ta-gliato quest’anno».

Aldo Tani© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Processo a Mata Harinato dalla sceneggiatura di Gianna Volpi e diretto da Rossana Patrizia Siclari ha vinto il Sanese d’Oro come miglior film. ElisabettaGregoraci è stata premiata come migliore attrice

Elisabetta Gregoraci subito dopo aver ricevuto il premio del Terre di Siena(immagine tratta dal suo profilo Facebook)