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1 Città di Somma Vesuviana Assessorato alla Cultura Archivio Storico Cittadino “G. Cocozza” Vita e opere di Mons. Raffaele Menzione di Alessandro Masulli Raffaele Menzione nasce il 21 marzo 1920 a San Giuseppe Vesuviano nella sua abitazione ubicata nel quartiere Menzione di Casilli. Il padre, Nicola, era proprietario terriero e commerciante di vino, mentre la madre Lucia Ambrosio era una donna di casa di profonda fede, che si occupava prevalentemente della sua numerosa prole. Raffaele era il terzo di nove fratelli: Grazia, Maria, Michelangelo, Vincenzo, Raimondo, Anna, Guerino e Giuseppe. La produzione e il commercio di vino, in quei tempi, erano le attività dominanti nei Comuni di Ottajano, San Giuseppe Vesuviano e Boscotrecase e i bottari insieme ai produttori di vino erano i veri padroni delle piazze per i forti guadagni economici. Don Nicola Menzione grazie alle sue cantine gestiva una piccola azienda familiare composta di tanti umili lavoratori. Non lontano di casa Menzione vi era la parrocchia di San Francesco d’Assisi, dove il piccolo ricevette il battesimo otto giorni dopo la nascita. Lì Raffaele iniziò a conoscere e ad amare la figura mistica di San Francesco attraverso gli insegnamenti spirituali del suo amatissimo parroco don Gaetano Ferraiolo (1883‐1957). Portava sempre con sé le immaginette popolari del poverello d’Assisi che appiccicava sulle enormi botti di legno in cantina e sulle pareti del proprio cortile. In questa

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Città di Somma Vesuviana Assessorato alla Cultura 

Archivio Storico Cittadino “G. Cocozza” 

Vita e opere di Mons. Raffaele Menzione di Alessandro Masulli 

Raffaele Menzione nasce il 21 marzo 1920 a San Giuseppe Vesuviano nella sua abitazione  ubicata  nel  quartiere  Menzione  di  Casilli.  Il  padre,  Nicola,  era proprietario terriero e commerciante di vino, mentre la madre Lucia Ambrosio era una donna di casa di profonda fede, che si occupava prevalentemente della sua  numerosa  prole.  Raffaele  era  il  terzo  di  nove  fratelli:  Grazia,  Maria, Michelangelo, Vincenzo, Raimondo, Anna, Guerino e Giuseppe. La produzione e il commercio di vino,  in quei  tempi, erano  le attività dominanti nei Comuni di Ottajano,  San  Giuseppe  Vesuviano  e  Boscotrecase  e  i  bottari  insieme  ai produttori  di  vino  erano  i  veri  padroni  delle  piazze  per  i  forti  guadagni economici.  Don  Nicola  Menzione  grazie  alle  sue  cantine  gestiva  una  piccola azienda  familiare  composta  di  tanti  umili  lavoratori.  Non  lontano  di  casa Menzione vi era la parrocchia di San Francesco d’Assisi, dove il piccolo ricevette il  battesimo  otto  giorni  dopo  la  nascita.  Lì  Raffaele  iniziò  a  conoscere  e  ad amare la figura mistica di San Francesco attraverso gli  insegnamenti spirituali del  suo  amatissimo  parroco  don  Gaetano  Ferraiolo  (1883‐1957).  Portava sempre  con  sé  le  immaginette popolari del poverello d’Assisi  che appiccicava sulle enormi botti di legno in cantina e sulle pareti del proprio cortile. In questa

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luce  si  potè  già  comprendere  quale  sarebbe  stata  la  strada  che  il  piccolo avrebbe percorso.  Intanto cresceva e continuava a frequentare la Chiesa verso cui  sentiva  un  trasporto  sempre  più  acuto.  Varie  devozioni  in  quel  tempo arricchivano la vita spirituale dei parrocchiani di Casilli, quali il mese di maggio, rosario, via crucis, novene,  le solenni celebrazioni della settimana santa e così via. I genitori capirono il desiderio del ragazzo e lasciarono che il figlio seguisse la  propria  vocazione.  Dopo  gli  anni  dell’infanzia  e  della  prima  adolescenza trascorsi in paese, Raffaele entrò all’età di tredici anni nel Seminario Vescovile di Nola, dove  frequentò  il  ginnasio  fino al 1938. E’  sempre attento e  risponde con generosità a tutti gli impegni che gli sono richiesti. Studia, ma gli piace pure giocare a pallavolo e scherzare con i suoi compagni. Sorride sempre e nelle ore di ricreazione ha una risata allegra e  fragorosa. Con questo enorme slancio  fu ammesso  in  seguito  al  Seminario  Regionale  di  Salerno,  dove  svolse  con diligenza gli studi  liceali e  teologici  fino a maggio del 1945.  Il 17 giugno dello stesso anno, alla presenza dei familiari, amici e conoscenti, il giovane Raffaele fu ordinato  sacerdote  di  Cristo  in  aeternum.  A  imporgli  le  mani  fu  il  Vescovo Michele Raffaele Camerlengo (1885‐1951) nel maestoso Duomo di Nola, dove il neo‐parroco celebrò anche la sua prima messa solenne. 

Era  il  1945,  l’Italia  iniziava  a  ricostruire  faticosamente  quanto  una  guerra dissennata  aveva  inesorabilmente  cancellato.  I  paesi  vesuviani,  colpiti  dal tremendo  olocausto,  piangevano  i  propri  figli  morti  e  ovunque  regnava disordine e confusione. Somma visse  in pieno gli effetti della guerra, quando i Tedeschi  in  ritirata  minarono  case,  palazzi  e  ponti.  Don  Raffaele,  intanto, intraprese  la  sua  prima  attività  pastorale  nella  vicina  cittadina  di  Somma Vesuviana  come  vicario  cooperatore  del  parroco  Luigi  Prisco  e  svolse  tale ministero nelle parrocchie di San Michele Arcangelo e San Giorgio Martire fino a giugno 1947. Somma Vesuviana all’epoca era una vera città giardino situata sulle  verdi  pendici  del  Monte  Somma.  Rinomata  fin  dall’antichità  per  la salubrità del suo clima, era conosciuta come  luogo di riposo e villeggiatura. Si respirava ovunque aria di fede, di religiosità popolare, di festività religiose per la presenza di diverse  confraternite  laicali e pie associazioni. Nelle parrocchie cittadine  si  riunivano  le  mamme  in  preghiera  per  la  recita  del  rosario,  per novene e tridui di preghiere in preparazione alle festività. Il 10 agosto 1947 don Raffaele  fu  nominato  parroco  di  San  Giorgio  Martire  con  bolla  vescovile  di

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Mons. Camerlengo, datata 1 agosto 1947. Tale nomina era stata confermata dal superamento  di  un  concorso  indetto  dalla  Curia  nolana.  Il  possesso  canonico avvenne il 19 ottobre dello stesso anno. 

La  Chiesa  parrocchiale  di  San  Giorgio,  ubicata  nel  cuore  dell’abitato,  si  era sempre  distinta  come  polo  di  feconda  attività  religiosa  e  d’iniziative  sociali, grazie  anche  all’operosità  dei  parroci  che  si  erano  succeduti.  L’epoca dell’edificazione  della  Chiesa  non  si  conosce  ancora  con  esattezza, ma  la  sua presenza  si  può  far  risalire  con  certezza  a  epoca  anteriore  all’anno  1373.  La parrocchia, inoltre, aveva in quegli anni anche la possibilità economica di pagare consistenti  tributi  alla  Diocesi  di  Nola.  Don  Raffaele,  entusiasta  della  sua missione  sacerdotale,  al  suo  arrivo  definitivo  in  città,  subì  in  un  primo momento  un  senso  di  smarrimento  da  cui  seppe  prontamente  riprendersi grazie  soprattutto  all’aiuto  della  famiglia  Converti.  Nei  primi  anni,  attraverso l’accoglienza,  il  dialogo,  la  comprensione  e  l’ascolto  umile  di  tutti  quelli  che venivano da lui a raccontare i loro disagi, le loro ferite familiari e i loro drammi, riuscì  subito  a  raccogliere  le  simpatie  dei  propri  fedeli.  La  struttura  della Chiesa,  però,  era  cadente,  mancante  di  tutto  perché  abbandonata  per  quattro anni,  disastrata  per  gli  eventi  bellici,  depredata  dai  ladri  e  colpita  da un’ordinanza di chiusura.  Una lapide, datata 15 ottobre 1880, all’interno della Chiesa  confermava  che  un  precedente  parroco,  don  Alfonso  Maria  De  Felice, aveva fatto riedificare il tempio sacro al divo Giorgio, devastato completamente dalle fiamme. Il giovane parroco, allora, non si scoraggiò, ripose ogni fiducia in Dio, e si mise all’opera. Nei primi tempi dormiva dietro l’altare e a causa delle infiltrazioni  d’acqua  si  ammalò  di  bronchite  cronica  con  enfisema,  ciò  lo costringerà più tardi a trascorrere le sue stagioni estive a Lacco Ameno (Ischia) per  le  cure  termali.  Nel  giro  di  pochi  mesi,  con  l’aiuto  economico  e l’entusiasmo  di  numerosi  parrocchiani,  risanò  la  chiesa  dai  danni  subiti, facendola diventare un vero gioiello. Il monumento fu arricchito di suppellettili sacre, di altari di marmo ma soprattutto dotato di una casa canonica. L’oratorio di Santa Caterina, adiacente alla Chiesa, da antico ospedale si trasformò in sala per conferenze e proiezioni cinematografiche e centro delle attività culturali e ricreative  delle  associazioni  giovanili  che,  nel  frattempo,  erano  nate  in parrocchia.  L’operosità  del  Parroco  non  conobbe  sosta  e  una  seconda  opera apparì  all’orizzonte  dopo  enormi  sacrifici:  la  scuola materna  “Giovanni  XXIII”

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(attuale  circolo dei pensionati)  che  raccolse numerosi  figli di umili  lavoratori. La  scuola  fu  affidata  dapprima  alle  Suore  Catechistiche  del  Sacro  Cuore  e  in seguito alle Suore della Carità. Le “consorelle” guidarono la scuola con lodevole impegno  e  passione,  praticando  la  loro missione  nell’asilo  e  dando  un grosso contributo  in  parrocchia.  L’intero  complesso,  ancora  oggi,  produce  una cospicua  rendita  che  viene  destinata,  attraverso  il  Comune,  al  Seminario Vescovile  di Nola  per  la  formazione  dei  giovani  sacerdoti.  Insomma,  dopo  gli anni di  guerra, don Raffaele  fissò  le  linee direttrici della  sua azione pastorale che  intendeva  svolgere.  Esse  avevano  lo  scopo  di  incidere  sul  piano  etico, morale  e  religioso,  perché  avrebbero  dovuto  trovare  la  loro  esaltazione  nel progetto cristiano della ricostruzione materiale della società. Per essere vicino ai suoi fedeli, aveva intrecciato con loro un fittissimo colloquio anche attraverso organizzazioni  cattoliche, missioni,  settimane  liturgiche,  corsi di preparazione al battesimo, cresima, matrimoni, ma soprattutto corsi sulla famiglia.  Un ruolo importante  dal  1957  fu  svolto  dall’Azione  Cattolica,  grazie  alle  sue  iniziative popolari  e  ai  suoi  appoggi:  un’associazione  di  laici  che  s’impegnava liberamente, in diretta collaborazione con la parrocchia, per la realizzazione del fine  generale  apostolico  della  Chiesa.  Intanto  nel  1951  don  Raffaele  aveva iniziato  l’insegnamento della religione nell’Istituto Magistrale “Borrelli” di San Gennaro  Vesuviano  e  in  seguito  nell’Istituto  Professionale  di  Ottaviano  per trasferirsi, infine, nell’Istituto Tecnico Industriale “Ettore Majorana” di Somma, nel quale con impegno, serietà ed entusiasmo, istruì una moltitudine di giovani ed  ebbe  ampia  ammirazione  e  apprezzamento  dei  dirigenti  scolastici  e  dei colleghi. Gli alunni seguivano don Raffaele con rispetto e affetto; mai annoiati da discorsi  teorici, essi attendevano con ansia  il  loro professore che  li aiutava nella  soluzione  dei  loro  piccoli  problemi.  Si  attivò  per  la  sezione  locale  della Democrazia  Cristiana:  ebbe,  infatti,  un  ruolo  primario  nelle  tornate  elettorali cittadine  e  nazionali  e  si  adoperò  per  l’elezione  a  consigliere  provinciale dell’avvocato  Salvatore  Piccolo  di  Brusciano,  divenuto  poi  Senatore  della Repubblica,  che  si  prodigò  tantissimo  per  l’occupazione  di  tanti  giovani sommesi e per la realizzazione di opere pubbliche, tra cui la sistemazione della strada  che  portava  al  Monte  Somma.  Accanto  a  questa  energica  azione,  non mancarono  i momenti  ludici: era  l’epoca del gruppo giovanile dei baschi verdi con  le  loro gite e  camping, magistralmente diretti  dal parroco  in  tutte  le  loro lodevoli  iniziative  culturali  e  sociali.  Nel  1961  don  Raffaele  promosse  in

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parrocchia l’istituzione canonica della pia unione del Sacro Cuore di Gesù, che aveva come scopo di culto far frequentare i SS. Sacramenti ai fedeli in ogni primo Venerdì di mese e promuovere tra i Cristiani l’assiduità alla preghiera per offrire a Dio  il  culto dovuto,  e  ottenere  per gli  uomini  le  grazie della  salvezza. Già nel XVIII  secolo  la  Chiesa  di  San  Giorgio  solennizzava  la  festa  al  Sacro  Cuore  di Gesù;  la  cassa  comunale  in  quel  tempo  contribuiva  alle  spese  con  un  sussidio annuo di misura variabile (G. Cocozza).  L’elenco degli iscritti comprendeva solo donne  e  tutte dovevano  versare  una piccola  somma  al mese  come  offerta.  Lo statuto  adoperato  era  il  manuale  dell’Apostolato  della  Preghiera,  approvato dalle  competenti  autorità  ecclesiastiche.  Presidente  della  pia  unione  era  la signora Luisa Perna.  Dal 17 al 31 marzo 1963 la parrocchia visse altri giorni di serenità e di gioia. In forma solenne si svolse la Santa Missione, con la presenza di  numerosi  fedeli.    Aperta  dai  Padri Missionari  nel  segno  di  Nostro  Signore Gesù Cristo e con un movente che esortava a pregare per la pace nel mondo e a cristianizzare  la  vita,  la  missione  ebbe  un  grande  successo.  A  commemorare l’evento  fu  eretta  una  croce  di  ferro  battuto,  che  tuttora  è  posta  su  una  base trapezoidale  di  travertino  all’esterno  della  Chiesa.  Pochi mesi  dopo  la  Chiesa piangeva il Papa “buono” Giovanni XXIII, ricordato per il Concilio Vaticano II. 

In  parrocchia,  prima  dell’arrivo  di  Menzione,  era  largamente  diffuso  tra  i fedeli  il  culto  di  San  Ciro  martire.  Dati  storici  ricordano  che  questo  Santo nacque ad Alessandria d’Egitto prima del 250 d.C. e seguendo gli insegnamenti d’Ippocrate  e  Galeno  aiutava  gli  ammalati  ed  esortava  tutti  i  Cristiani  a compiere  il  proprio  dovere  di  fronte  alla  sofferenza.  La  sua  attività  di predicatore non rimase a lungo nascosta alle autorità pagane: fu condannato e decapitato il 31 gennaio del 303. Il culto si diffuse nel Regno di Napoli tramite l’opera del Gesuita San Francesco Geronimo. Le reliquie del martire da Canopo, dove fu sepolto, arrivarono prima a Roma, attraverso vari viaggi e poi a Napoli nella Chiesa del Gesù Nuovo, dove furono esposte alla venerazione dei fedeli nel 1611. Altre reliquie arrivarono nella città di Portici nel 1764.  Stante la grande devozione,  il  parroco Menzione  e  il  Vescovo  di Nola Guerino Grimaldi  (1971‐ 1982),  chiesero  al  Rettore  del  Gesù  Nuovo  di Napoli  una  piccola  reliquia  del Santo,  che  a  sorpresa  non  fu  concessa.  Il  parroco,  allora,  non  abbandonò l’iniziativa  e  si  rivolse  al  Vicariato  Apostolico  a  Roma,  che  invece  accordò  la richiesta.  Il  20  giugno  1970  fu  una  data  memorabile  nella  storia  religiosa  di

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Somma Vesuviana. Verso sera, infatti, alle ore 18:15 nella centralissima piazza Trivio  giunse,  tra un  tripudio di  fedeli  accorsi  da  ogni  parte,  la  sacra  reliquia con un elicottero messo a disposizione dall’Aeronautica Militare. Tra  suoni di campana,  sventolio  di  fazzoletti,  palloncini  colorati,  banda  musicale  e  fuochi artificiali,  la  teca  contenente  una  scheggia  d’osso  del  Santo  fu  consegnata dall’Arcivescovo Giuseppe Casoria (1908‐2001) nelle mani di Don Raffaele. La reliquia era accompagnata da un  rescritto, datato 10 aprile 1970,  reg. n. 193, nel  quale  si  attestava  l’autenticità  e  si  concedeva  la  facoltà  di  esporla  alla venerazione dei  fedeli. Alla cerimonia presero parte  le massime autorità della Provincia, il Vescovo di Nola Adolfo Binni (1902‐1971), parlamentari e una folla di  fedeli,  anche  dei  paesi  limitrofi.  Per  l’occasione  fu  costituito  un  comitato, presediuto dal compianto prof. Alberto Bianco, per solennizzare l’avvenimento e  tributare nello stesso tempo, una doverosa manifestazione di affetto, al caro parroco. Subito dopo l’atterraggio, la reliquia fu trasportata in processione con una  grande  fiaccolata  per  le  strade  cittadine  lungo  questo  itinerario:  piazza Trivio, via Margherita, via Valle, via Roma, via Mercato Vecchio, via Casaraia, via Gramsci,  piazza  Trivio.  Il  giorno  dopo  la  comunità  festeggiò  ancora  un'altra ricorrenza:  il  25°  anniversario  di  sacerdozio  di  don  Raffaele.  Il  parroco costruttore  ‐  così  lo definì Mons. Binni  ‐  celebrò  la Santa Messa d’argento alla presenza del Vescovo, delle autorità, dei parenti, degli amici e del popolo. Sua Santità  Paolo  VI  nell’occasione  concesse  al  valente  parroco  una  speciale benedizione apostolica (Vaticano 27 maggio 1970 n.161.110). Durante la serata, nell’oratorio di Santa Caterina,  fu eseguito un ricco concerto bandistico con  la presenza  del  complesso  musicale  “Città  di  Marigliano”,  diretto  dal  M°Luigi Esposito.  Nell’occasione  il  nostro  valente  compaesano  Gioacchino  Mosca, presidente  del  comitato  per  i  festeggiamenti  del  25°  sacerdozio,  scrisse sull’avviso  sacro:  L’abbiamo  sempre  amato,  ma  particolarmente  in quest’occasione  vogliamo  contraccambiare  l’amore  che  ha  alimentato  tutta  la sua  vita  sacerdotale.  Con  l’arrivo della  reliquia  la  devozione per San Ciro  e  la popolarità  della  parrocchia  crebbero  a  dismisura,  anche  nei  paesi  limitrofi, specie a Sant’Anastasia e a Ottaviano. Don Raffaele, intanto, aveva sostituito la vecchia  statua  del  martire  con  una  nuova,  commissionata  a  Roma,  mentre  il Vescovo  di  Nola  Binni,  accogliendo  le  pressioni  popolari,  aveva  elevato  la Chiesa  a  “Santuario”.  La  preziosa  aureola  del  Santo,  ricavata  dalla  fusione  di oggetti d’oro offerti dal popolo sommese, fu invece benedetta il 24 marzo 1973

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dall’Arcivescovo  Giuseppe  Casoria.  Nel  giorno  della  memoria  liturgica  di  San Ciro,  31  gennaio,  vi  era  in  parrocchia  una  forte  affluenza  di  fedeli.  La  statua, calata  giorni  prima dalla  sua  cappella  laterale,  era  posta  sull’altare  centrale  e qui  riceveva  il  continuo  omaggio  dei  devoti.  La  giornata  aveva  la  sua  degna conclusione  con  una  messa  solenne  serale  e  uno  spettacolo  pirotecnico.  In un’altra manifestazione, quella di giugno, il Santo con  la sua reliquia sfilava  in processione  su  un  grosso  camion  per  le  principali  strade  del  paese, accompagnato  dalle  squillanti  note  della  banda musicale.  Negli  ultimi  anni  la processione era diventata duplice: insieme a San Ciro sfilava anche San Giorgio, titolare della parrocchia. 

Il  2  giugno  1971  il  Presidente  della  Repubblica  Giuseppe  Saragat,  in considerazione  di  particolari  benemerenze,  conferì  l’onorificenza  di  Cavaliere dell’Ordine  al  Merito  della  Repubblica  al  Rev.  don  Raffaele  Menzione,  con  la facoltà  di  fregiarsi  delle  insegne  stabilite  per  tale  classe.  Fu  iscritto nell’elenco dei Cavalieri al N° 103088 Serie II. Tale riconoscimento segnò particolarmente la  vita  del  parroco.  Tre  anni  più  tardi,  il  4  dicembre  1974,  il  successivo Presidente    della  Repubblica,  Giovanni  Leone,  in  riconoscimento  dello  zelo apostolico  et  opera  assistenziale  in  favore  della  popolazione  particolarmente bisognosa della Città di Somma Vesuviana,  conferì la prestigiosa onorificenza di Ufficiale  dell’Ordine  al  Merito  della  Repubblica  Italiana  al  nostro  Reverendo. Queste onorificenze, oltre a essere due importanti riconoscimenti al contributo reso  da  don  Raffaele  in  ventisette  anni  di  attività  nel  Comune  vesuviano, rappresentavano il coronamento della sua missione pastorale. 

Il terremoto del 23 novembre 1980, alle ore 19,34, causò non pochi danni alla cittadina  sommese.  La  parrocchia  subì  gravi  lesioni  che  furono  aggravate  dal successivo sisma del 14 febbraio 1981. Una commissione tecnica dopo sei anni visitò la Chiesa per attestarne i danni strutturali e decretò la chiusura al culto. Don  Raffaele  colse  l’occasione  del  restauro  per  ridare  finalmente  una  nuova veste al monumento. Grazie a un finanziamento di 450 milioni di lire disposto dall’Ing. Paolo Martusciello del Provveditorato alle Opere Pubbliche,  il  tempio fu restaurato completamente. Fu  installato un nuovo sistema d’amplificazione sonoro con due altoparlanti per rendere più facile l’ascolto della parola di Dio. Le pareti furono pitturate e decorate, il soffitto dotato di eleganti lampadari di cristallo  e  gli  ampi  finestroni  arricchiti  con  vetri  istoriati.  Il  26 marzo  1988,

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dopo un anno d’interruzione, si celebrò il solenne rito di consacrazione con la partecipazione del Vescovo di Nola Mons. Giuseppe Costanzo.  Il  nuovo altare, un  blocco  scultorio  di marmo  giallo  reale,  comprendeva  una  parte  superiore detta  “Mensa”  e un  corpo  sottostante, dove era posto  in  risalto  il bassorilievo raffigurante  la  “Cena  di  Emmaus”.  Anche  l’ambone  fu  realizzato  in  marmo giallo  reale.  Il  blocco  scultorio  simboleggiava  in modo  particolare  la  stabilità della  Parola  di  Dio.  All’esterno,  intanto,  un  nuovo  complesso  di  campane  a funzionamento  elettronico  annunciava  alla  popolazione  il  lieto  evento.  Alla solenne  cerimonia  erano  presenti,  tra  gli  altri,  l’Arcivescovo  Domenico Vacchiano,  Prelato  di  Pompei,  il  ministro  delle  Finanze,  on.  Antonio  Gava,  il sottosegretario  al  Bilancio on.  Geppino Demitry,  il  commissario  straordinario del Comune di Somma, Giovanbattista Mastrosimone. In quell'occasione la città visse un momento di grande gioia. 

Agli inizi degli anni ottanta, intanto, fece la sua apparizione sulla parete sinistra della  Chiesa  di  San  Giorgio  un  quadretto  del  Beato  Giuseppe  Moscati.  Tra  i banchi dopo le messe s’intrecciavano strane voci su una fantastica storia di un giovane  fabbro  sommese  di  nome  Giuseppe  Montefusco,  il  “miracolato”.  Agli inizi  del  1978  questo  giovane  aveva  iniziato  ad  accusare  improvvisamente stanchezza,  pallore,  vertigini  e  inappetenza.  Era  stato  ricoverato immediatamente il 13 aprile all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove gli era stata diagnosticata  la  leucemia acuta mieloblastica che allora non dava  scampo. Un giorno  la madre,  Rosaria,  in  visita  gli  donò  un  ritratto  del  beato Moscati  che aveva acquistato su una delle tante bancarelle napoletane per sole duemila lire e  lo  aveva  posto  accanto  al  cuscino  del  figlio.  Durante  la  notte  il malato  nel sonno udì queste parole: Vedrai, Giuseppe, presto guarirai… Svegliatosi e scosso dall’incredibile  sogno,  il  giovane  pensò  che  a  parlare  fosse  stato  il  vicino  di letto, che invece dormiva tranquillamente. In un mese, sotto gli occhi allibiti dei medici,  avvenne  l’incredibile:  Giuseppe  guarì  perfettamente  e  riprese  il  suo lavoro  di  fabbro.  Dopo  la  guarigione  fu  istituito  un  processo  canonico  che confermò  la  guarigione  di  Giuseppe  non  spiegabile  secondo  le  conoscenze mediche.  I  Cardinali  della  Congregazione  per  le  cause  dei  Santi  espressero parere favorevole e Sua Santità decise la canonizzazione. Il 25 ottobre 1987 in piazza  San Pietro, Giovanni  Paolo  II  proclamò Santo Giuseppe Moscati.  Tra  le numerose personalità presenti  c’era  il  giovane  sommese Giuseppe che offrì  al

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Santo Padre un volto di Cristo di ferro battuto da lui realizzato nella sua officina sommese. Dopo la canonizzazione, sempre per interessamento di don Raffaele, fu  concessa  alla  sua  parrocchia  una  reliquia  di  Moscati,  consistente  in  un piccolo  pezzo  di  stoffa  di  un  indumento  personale.  Il  pittore  Domenico Troianiello,  inoltre,  donò  alla  stessa  Chiesa  un  quadro  raffigurante  il  Santo attorniato da un gruppo di fedeli, tra cui anche il nostro parroco. 

Passavano  gli  anni  e  il  parroco  con  la  collaborazione  stavolta  del  Consiglio Pastorale  continuava  a  intraprendere  molteplici  iniziative.  Lo  distingueva sempre  la  sua disponibilità per  i poveri, per gli anziani e per  i  bisognosi. Don Raffaele  sentiva  ogni  giorno  sempre  più  di  essere  il  padre  dei  suoi  figli spirituali,  che  la  Provvidenza  gli  aveva  affidato.  Sulla  porta  d’ingresso  della Chiesa, intanto, aveva fatto risaltare queste parole: 

Si entra per pregare Dio Si esce per amare il prossimo 

Somma  viveva  in  quegli  anni  una  notevole  immigrazione  per  effetto  degli spostamenti  di  cittadini  napoletani  nella  nostra  città  e  per  lo  sviluppo d’importanti  industrie  insediatesi  nelle  vicine  città  e  nel  nostro  paese.  La parrocchia  celebrava  numerosi  battesimi  e matrimoni.  Don  Raffaele  quando era  necessario,  rimproverava  dall’altare  affettuosamente  le  “spose”  che arrivavano  con  ritardo,  qualche  volta  alzando  il  tono  della  voce.  Alle  donne all’inizio  impose  l’uso  del  velo  e  quando  vide  le  ampie  e  lunghe  gonnelle accorciarsi  sempre  più  e  divenire  pantaloncini  fascianti  le  forme  femminili scatenò  le  folgori  di  un  Dio  nuvoloso.  Dal  pulpito  durante  la  messa  tuonava contra  mores  (Angelo  Di  Mauro).  La  parrocchia  doveva  essere  sempre frequentata,  diceva  don  Raffaele,  non  soltanto  nei  giorni  di  Natale  e  Pasqua. Ebbe  una  cura  singolare  per  un  giovane  sommese,  Francesco  Feola,  che mostrava  vocazione  al  sacerdozio.  Desiderava  che  fosse  il  continuatore  della sua opera, perciò lo accolse come in un pre‐seminario al suo cospetto affinché imparasse da  lui come si ama e si serve  il Signore nelle anime.  Il  tempo gli ha dato ragione. 

Nel  1990,  dopo  quarantacinque  anni,  tornava  in  parrocchia  la  grande  tela raffigurante la Madonna col Bambino, Santa Caterina e San Sebastiano. L’opera

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d'inestimabile  valore  artistico  era  stata  restaurata  dalla  Soprintendenza  di Napoli e solennemente benedetta nel giorno di Pasqua. Madrina dell’evento fu la N.D. Sodano Luigia in Marano. 

Sabato  17  giugno  1995  la  comunità  sommese  festeggiò  i  cinquanta  anni  di sacerdozio del parroco. Nella Chiesa gremita in ogni ordine di posto, si celebrò una  solenne messa presieduta dal Cardinale Giuseppe Casoria, dal Vescovo di Nola  Umberto  Tramma  (1931‐2000)  e  da  tanti  sacerdoti  diocesani,  con  la partecipazione del coro dei Piccoli Cantori di Nola. Numerosi attestati di stima e affetto pervennero al sacerdote. Sua Santità Giovanni Paolo  II dal Vaticano gli impartì  una  speciale  benedizione  apostolica.  Dopo  la  messa,  un  grande festeggiamento con i fedeli suggellò il segno di comunione, affetto e gratitudine di  tutta  la  comunità,  che  volle  esprimergli  la  riconoscenza  per  il  ministero pastorale  svolto  alla  guida  della  parrocchia.  Ai  giovani,  invece,  Don  Raffaele indirizzò  una  particolare  lettera  di  ringraziamento  della  quale  vale  la  pena segnalare alcune parti: 

Carissimi, celebrando il mio 50° di Sacerdozio sento la necessità di rivolgere a  Voi  un  particolare  saluto  e  un  invito  a  condividere  con  me  questo particolare momento (…). Tanti giovani ho incontrato durante gli anni del mio  apostolato  in  occasione  di  Cresime  e  di  Matrimoni,  creando  un rapporto  di  particolare  benevolenza.  I  giovani,  presenti  oggi  nella Comunità,  sono  gli  amici  prediletti  che  porto  nel  cuore.  Ho  cercato  di comprendervi e di aiutarvi a risolvere i problemi che vi assillano (…). Posso affermare,  senza  tema di mentire,  che  il grande  travaglio  dei giovani  l’ho vissuto e lo vivo in prima persona. Coraggio! (…). E’ a lui che vi affido nelle mie preghiere e, finché avrò vita, continuerò ad amarvi, donandovi affetto, comprensione e aiuto. Un abbraccio dal vostro amico don Raffaele. Quanta semplicità  si  evidenziò  in  questa  lettera  e  nello  stesso  tempo  quanto  amore interiore! 

Trascorsero  gli  anni  e  don  Raffaele  proiettò  il  suo  spirito  nel  XXI  secolo.  Le elezioni  cittadine  del  13  maggio  2001  videro  Sindaco  D’Avino  Vincenzo,  un chirurgo,  con  8526  suffragi.  La  parrocchia,  invece,  iniziò  a  vivere  il  grande trapasso:  il  parroco  Menzione,  infatti,  dopo  ben  cinquantotto  anni  d’attività pastorale,  si  dimise  per  sopraggiunti  limiti  d’età.  Nel  frattempo  il  14  giugno

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2003 dal Vaticano arrivò l’importante onorificenza di Cappellano di Sua Santità con il titolo di Monsignore. Il Vicario episcopale Mons. Luigi Mucerino tre giorni dopo,  in occasione della celebrazione del 58° anniversario, portò  il plauso del Vescovo di Nola Beniamino Depalma e annunziò ai presenti la nuova nomina di don  Raffaele  a  Rettore  della monumentale  Chiesa  di  San  Domenico.  L’intera comunità,  intanto,  attraverso  un  pubblico manifesto  si  strinse  calorosamente attorno  al  Parroco,  commossa  e  attonita.  Il  primo  cittadino,  durante  la celebrazione,  salutò  pubblicamente  il  parroco  e  lo  ringraziò  per  tutte  le  sue opere  prestate.  L’intera  Amministrazione  Comunale  gli  espresse  un  immenso ringraziamento,  definendolo:  ricercatore  ed  esteta  del  bello  per  meglio rappresentare  il  creato  del  nostro  Signore.  Egli  è  l’artista  del  Signore  (…).  Don Raffaele,  con  gli  occhi  commossi,  salutò  dapprima  i  suoi  giovani  dicendo: continuate sempre a  fare  i bravi; poi, rivolgendosi alla  folla silenziosa disse: Vi ho amato per  tutti questi anni e continuerò ad amarvi  fino alla morte. Vi  lascio con  il corpo, ma non  con  il  cuore. Monsignor Giuseppe Giuliano,  ex  rettore del Seminario Vescovile, era nominato nuovo parroco di San Giorgio. Nel Consiglio Comunale del 25 giugno 2003 il consigliere comunale Dott. Salvatore Rancella propose  al  Sindaco  D’Avino  e  al  Consiglio  Comunale  di  promuovere  tutte  le iniziative opportune affinché si potesse conferire al Monsignore la cittadinanza onoraria per meriti  all’operosità prestata  per  la nostra  città. Don Raffaele  è un cittadino del Vaticano – affermò Rancella ‐ quindi vorremo che ora che è andato in pensione fosse un nostro cittadino. 

San  Domenico  restava  e  rimane  ancora  oggi  sempre  uno  dei  maggiori  vanti della  cittadina  sommese  per  la  sua maestosità  e  centralità  e  per  le  numerose opere  d’arte  custodite.  L’Amministrazione  del  Fondo  Culto  (Ministero dell’Interno) a seguito della legge eversiva del 7 luglio 1866, cedette e consegnò al Comune di  Somma  l’ex­convento dei Padri Liguorini  con  la  suddetta Chiesa e l’orto annesso.  Fatta costruire da re Carlo d’Angiò nel 1294, era stata restaurata da  pochi  anni.  Anche  qui  don  Raffaele  si  attivò  per  il  recupero  d'importanti testimonianze  storico‐artistiche.  Il  30  aprile  2004  una  folla  di  fedeli  onorò  la sontuosa statua settecentesca dell’Immacolata Concezione conservata in Chiesa e  tornata  agli  antichi  splendori  grazie  al  restauro  delle  sue  preziose  vesti.  A curare  l’intero  rifacimento  dell’abito  e  del  mantello  fu  il  noto  stilista  di  San Giuseppe  Vesuviano  Gianni  Molaro.  Quattro  settimane  di  lavoro  furono

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necessarie  per  riportare  le  vesti  al  loro  splendore  originario.  Un  lavoro incessante e meticoloso svolto da numerose sarte, sotto la direzione del valente stilista.  L’operazione  fu  molto  delicata:  si  dovettero  staccare  i  ricami  per applicarli  sul  taffetà  e  sulla  seta  pura.  L’evento  vide  come  ospiti  il  vicario episcopale Mons. Mucerino, il Sindaco di Somma D’Avino, l’onorevole Riccardo Villari e la dott. Luciana Arbace della Soprintendenza dei Beni artistici e storici. 

Arrivò il 17 giugno 2005 e Mons. Menzione celebrò nell’artistica cornice di San Domenico  i  suoi  sessant’anni  di  Ordinazione  Sacerdotale.  Una  settimana Eucaristica  aveva  già  preparato  il  lieto  evento  con  la  partecipazione  di numerosi Predicatori che avevano infervorato il cuore di molti fedeli. Alle 18:30 un  lungo corteo di  fedeli si snodò  in processione partendo da via Ten.  Indolfi, dove  ha  sede  l’abitazione  di  Monsignore,  per  poi  arrivare,  attraversando  la centralissima via Roma, in San Domenico, tra gli applausi e la commozione dei fedeli: 60 anni vengono una sola volta – disse divertito don Raffaele – e qui mi stanno  preparando  una  grande  festa  e  non  sapete  come  sono  contento.  Parole semplici ma incisive che descrissero bene l’entusiasmo di un uomo che ha reso Somma fulcro di comunità di fede. Una vita spesa al servizio sociale e spirituale dei suoi cittadini, – così scriveva la giornalista Giovanna Salvati su un periodico locale – un uomo che con la sua carica è riuscito a donare gioia e insegnamenti, sorrisi  e  allegria e  a diffondere  tanta e  tanta  fede.  La  solenne concelebrazione Eucaristica  fu  presieduta  dal  Vescovo  di  Nola  Beniamino  Depalma.    Per l’occasione  l’orchestra da camera  “F. Chopin”, diretta dal M°Angelo Caldarelli, eseguì un memorabile concerto in suo onore, con la partecipazione del soprano Enza Vittozzi e del baritono Antonio Romano. 

A  settembre  del  2006  Mons.  Menzione,  alla  presenza  del  neo‐Sindaco  Dott. Raffaele Allocca,  inaugurò  la  splendida  tenuta della  famiglia Di Palma a pochi passi dalla Villa Augustea in via Starza della Regina. In una cornice incantevole di  tre ettari di verde,  fu  impiantato un  laghetto artificiale circondato da alberi meravigliosi e da una rigogliosa natura. 

A  maggio  del  2007  un  episodio  bizzarro  coinvolse  Mons.  Menzione  e  Don Salvatore  Mungiello,  parroco  di  San  Michele  Arcangelo  e  responsabile  della Chiesa  di  San  Domenico.  Mons.  Menzione,  che  continuava,  nonostante  la  sua veneranda età, a servire  i suoi  fedeli officiando sia  il Rosario alle 17:30 che  la

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messa  serale,  non  accettò  la  proposta  di  Don  Salvatore  di  unire  insieme  le attività  liturgiche delle due Chiese  in occasione del mese mariano. Dopo  liti  in parte  pacifiche,  Don  Salvatore  compì  il  gesto  estremo  di  chiudere  la  porta  e cambiare la serratura. Il gruppo dei fedeli delle 17:30, giunto avanti la Chiesa di San  Domenico,  trovando  la  porta  centrale  chiusa,  sollevò  una  singolare protesta: raggruppato all’esterno e raccolto in cerchio, iniziò a recitare un Santo Rosario  all’aperto.  Sua  Eccellenza  Depalma  intervenne  giorni  dopo  in  questa delicata  situazione,  facendo  capire  a  Mons.  Menzione  che  era  arrivato  il momento di un’opportuna cooperazione, data  la sua veneranda età. L’aiuto di un  giovane  sacerdote  come  Don  Salvatore  sarebbe  stato  fondamentale  per  il proseguimento della sua attività pastorale. 

Don Raffaele, che in vita non aveva mai recato fastidio a chicchessia, obbediente alla  volontà  di  Dio,  accettò  perplesso  e  con  dolore  l’indicazione  del  Vescovo, poiché il suo unico e solo desiderio era di servire i suoi fedeli. Improvvisamente la sua fibra cedette e il suo corpo rimase privo dell’anima che volò in cielo per iniziare  la  vita  d’amore  che  non  ha  termine:  era  il  2  maggio  2008.  Il  giorno seguente un mesto corteo dalla sua abitazione si snodò per le principali vie del paese, accompagnato da una  lenta e coinvolgente marcia  funebre.  Il momento più toccante si ebbe  in via Gramsci, all’altezza della parrocchia di San Giorgio, quando i musici intonarono il motivo dell’Ave Maria di Schubert, tanto caro in vita  a  don  Raffaele.  Le  esequie  pomeridiane,  alla  presenza  di  S.  E.  Mons. Depalma,  di  numerosi  confratelli,  di  autorità  politiche  e  militari  e  delle associazioni  religiose,  riuscirono  per  lui un  vero  trionfo.  La  salma,  nella  bara scoperta, ricevette i massimi onori e dopo la solenne cerimonia, fu trasportata al Cimitero di Ottaviano, dove ora riposa nella sua Cappella di famiglia.

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Nel giardino della vita ha imparato ad amare! Nel volto dell’altro ha trovato se stesso! 

Nel perdonare ed essere perdonato ha sperimentato la libertà dell’Anima! 

Nella luce della gioia del donare è vissuto! Nel “cuore” di Cristo è stato reciso il fiore della conoscenza! 

Nella memoria dei suoi cari risplende e arde la fiamma del suo Esempio! 

Riposa in pace. Amen! 

San Giorgio (Disegno R. D’Avino)

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Don Raffaele celebra la Santa Messa

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Don Raffaele all’epoca dell’Ordinazione Sacerdotale