Rivogliamo la liberta'

2
<<… a me non è mai successo, ma fare un lavoro senza niente di difficile, dove tutto vada sempre dritto, dev’essere una bella noia, e alla lunga fa diventare stupidi…>>, fa dire Primo Levi ad un suo personaggio ne “La chiave a stella”, libro in cui emerge il pensiero dell’autore sulla sciatteria, l’assenza di qualità, l’ignoranza dei principi etici e l’evaporazione del principio di responsabilità sociale che già allora evidentemente rovinavano gli ambienti di lavoro. Ma la situazione è peggiorata: per generazioni il titolo di studio ha rappresentato il passaporto necessario e sufficiente per inserirsi nel mondo del lavoro ad un livello superiore e per raggiungere una considerazione sociale maggiore; oggi invece i giovani, influenzati molto anche dai mass media, optano per un inserimento precoce nel mondo del lavoro per partecipare prima alla festa dei consumi. L’ uomo di successo non viene più identificato con l’ intellettuale, lo scienziato, il professionista, ma con il giocatore di calcio, l’ attore, o il protagonista di un reality show; e altrettanto fanno le ragazze, che ormai preferiscono affermarsi in un concorso di bellezza o come veline piuttosto che iscriversi all’Università, che comporta il sacrificio personale ed il rimando della festa dei consumi. La società moderna sembra aver riscoperto la considerazione che del lavoro avevano gli antichi, ovvero di un’ attività inferiore avente come unico scopo quello di procurarsi il pane quotidiano, afferente solo alla sfera della necessità. Il lavoro non è importante in sé, ma perché permette di soddisfare il valore dell’ apparire piuttosto che dell’ essere. Il lavoro del dottore sarà “interessante” in termini sociali se permette di acquistare un SUV o altro genere di consumo ambito piuttosto che se permette di salvare vite umane e di essere utile alla comunità. Questo modo di pensare si oppone ai principi del lavoro come attività gratificante e utile al progresso della società, per cui conta il lavoro fatto bene, il lavoro per cui sei portato e che ti fa provare il piacere di svolgerlo, quel lavoro che si apprezza anche in virtù del progetto umano che in esso si realizza. Il lavoro, dice Karl Marx, non è una prerogativa solo dell’ uomo, ma anche delle altre creature e l’ ape potrebbe far vergognare molti architetti con la costruzione perfetta delle sue cellette di cera. Eppure “ciò che fin dal principio distingue il peggior architetto dall’ape migliore è il fatto che egli ha costruito la celletta nella sua testa prima di costruirla in cera.” L’ etica del lavoro, sta proprio in questo, nell’ esecuzione di un lavoro ben fatto che a priori ha una sua logica interna, che dà la possibilità di esprimere la propria personalità e che mira non solo al profitto personale, ma all’utilità per tutta la società, che contribuisce a sviluppare, elevandone la cultura e la moralità. Questo possiamo leggerlo anche nell’ art. 4 della Costituzione Italiana che dice: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’ attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della

description

Di Sciullo Francesca I.t.c.g. "Enrico Fermi" IV Erica

Transcript of Rivogliamo la liberta'

<<… a me non è mai successo, ma fare un lavoro senza niente di difficile, dove tutto vada sempre dritto, dev’essere una bella noia, e alla lunga fa diventare stupidi…>>, fa dire Primo Levi ad un suo personaggio ne “La chiave a stella”, libro in cui emerge il pensiero dell’autore sulla sciatteria, l’assenza di qualità, l’ignoranza dei principi etici e l’evaporazione del principio di responsabilità sociale che già allora evidentemente rovinavano gli ambienti di lavoro. Ma la situazione è peggiorata: per generazioni il titolo di studio ha rappresentato il passaporto necessario e sufficiente per inserirsi nel mondo del lavoro ad un livello superiore e per raggiungere una considerazione sociale maggiore; oggi invece i giovani, influenzati molto anche dai mass media, optano per un inserimento precoce nel mondo del lavoro per partecipare prima alla festa dei consumi. L’ uomo di successo non viene più identificato con l’ intellettuale, lo scienziato, il professionista, ma con il giocatore di calcio, l’ attore, o il protagonista di un reality show; e altrettanto fanno le ragazze, che ormai preferiscono affermarsi in un concorso di bellezza o come veline piuttosto che iscriversi all’Università, che comporta il sacrificio personale ed il rimando della festa dei consumi. La società moderna sembra aver riscoperto la considerazione che del lavoro avevano gli antichi, ovvero di un’ attività inferiore avente come unico scopo quello di procurarsi il pane quotidiano, afferente solo alla sfera della necessità. Il lavoro non è importante in sé, ma perché permette di soddisfare il valore dell’ apparire piuttosto che dell’ essere. Il lavoro del dottore sarà “interessante” in termini sociali se permette di acquistare un SUV o altro genere di consumo ambito piuttosto che se permette di salvare vite umane e di essere utile alla comunità. Questo modo di pensare si oppone ai principi del lavoro come attività gratificante e utile al progresso della società, per cui conta il lavoro fatto bene, il lavoro per cui sei portato e che ti fa provare il piacere di svolgerlo, quel lavoro che si apprezza anche in virtù del progetto umano che in esso si realizza. Il lavoro, dice Karl Marx, non è una prerogativa solo dell’ uomo, ma anche delle altre creature e l’ ape potrebbe far vergognare molti architetti con la costruzione perfetta delle sue cellette di cera. Eppure “ciò che fin dal principio distingue il peggior architetto dall’ape migliore è il fatto che egli ha costruito la celletta nella sua testa prima di costruirla in cera.” L’ etica del lavoro, sta proprio in questo, nell’ esecuzione di un lavoro ben fatto che a priori ha una sua logica interna, che dà la possibilità di esprimere la propria personalità e che mira non solo al profitto personale, ma all’utilità per tutta la società, che contribuisce a sviluppare, elevandone la cultura e la moralità. Questo possiamo leggerlo anche nell’ art. 4 della Costituzione Italiana che dice: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’ attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della

società”. Sarebbe oppurtuno e proficuo per tutti fermarci un po’ a riflettere di più sul valore dell’Etica, magari sottoponendo noi stessi e la nostra attività professionale alla “prova delle 4 domande” su cui l’ associazione mondiale Rotary International si basa, chiedendoci quindi se ciò che penso, dico o faccio risponda a verità, sia giusto e vantaggioso per gli altri, promuova buona volontà e rapporti di cooperazione ed amicizia. E bisognerebbe premiare chi, al giorno d’oggi, si distingue perché tiene conto non solo del suo profitto personale ma di ciò che è il suo dovere, assumendo quindi un corretto e rispettoso comportamento nell’ ambito del lavoro. L’ etica ha una così una bella sfida davanti: riportare la liberazione nel mondo del lavoro!