Riviste Di Storia Religiosa in Italia-libre

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AGOSTINO PARAVICINI BAGLIANI LE RIVISTE DI STORIA RELIGIOSA IN ITALIA. APPUNTI PER UN BILANCIO STORIOGRAFICO FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE MMX Estratto da: RIVISTA DI STORIA E LETTERATURA RELIGIOSA DIRETTA DA G. CRACCO - G. DAGRON - C. OSSOLA F. A. PENNACCHIETTI - M. ROSA - B. STOCK Anno XLVI - N. 3 - 2010

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AGOSTINO PARAVICINI BAGLIANI

LE RIVISTE DI STORIA RELIGIOSA IN ITALIA.APPUNTI PER UN BILANCIO STORIOGRAFICO

F I R EN Z E

LEO S. O L S CHK I ED I TOR EMMX

Estratto da:

RIVISTA DI STORIAE LETTERATURA RELIGIOSA

DIRETTA DA

G. CRACCO - G. DAGRON - C. OSSOLA

F. A. PENNACCHIETTI - M. ROSA - B. STOCK

Anno XLVI - N. 3 - 2010

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2010: Italia: E 94,00 . Foreign E 127,002011: Italia: E 103,00 . Foreign E 131,00

PRIVATI – INDIVIDUALSsolo cartaceo - print version only

2010: Italia: E 72,00 . Foreign E 98,002011: Italia: E 79,00 . Foreign E 108,00

Pubblicato nel mese di giugno 2011

Rivista di Storia e Letteratura Religiosa

diretta da

GIORGIO CRACCO - GILBERT DAGRON - CARLO OSSOLA

FABRIZIO A. PENNACCHIETTI - MARIO ROSA - BRIAN STOCK

Periodico quadrimestraleredatto presso l’Universita degli Studi di Torino

Direzione

Cesare Alzati, Giorgio Cracco, Gilbert Dagron, Francisco Jarauta,Carlo Ossola, Benedetta Papasogli, Fabrizio A. Pennacchietti, Daniela Rando,

Mario Rosa, Maddalena Scopello, Brian Stock

Redazione

Linda Bisello, Paolo Cozzo, Valerio Gigliotti, Giacomo Jori, Marco Maggi,Chiara Pilocane, Davide Scotto

UNA STORIA E UNA FEDELTA:GLI INDICI VENTICINQUENNALI DELLA RIVISTA

E LA TRADIZIONE DELLA MISTICA

Gli Indici della Rivista (1965-1989). Una meditazione storiografica

Nota della Direzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 423

Mons. L. BETTAZZI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 425

A.M. CAVALLARIN . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 427

G. OTRANTO, Uno sguardo d’insieme sulla Chiesa del post-Concilio . . . . . . . » 431

A. PARAVICINI BAGLIANI, Le Riviste di Storia Religiosa in Italia. Appunti per unbilancio storiografico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 443

J.-L. QUANTIN, Sur vingt-cinq ans d’histoire moderne et contemporaine (1965-1989) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 455

Giovanni Bona (1609-1674). La mistica e la storia

C. OSSOLA, Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 485

D. ZARDIN, La ‘biblioteca ideale’ del cardinal Bona. Note e appunti intorno allefonti degli scritti ascetici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 489

P. COZZO, Il cardinale Giovanni Bona e l’ordine dei foglianti . . . . . . . . . . . » 517

J.-L. QUANTIN, Protecteur et censeur: Giovanni Bona et la culture religieuse gal-licane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 533

G. COMINO, La figura del cardinale Bona da un centenario all’altro . . . . . . . » 579

Sezione documentaria

G.S. PENE VIDARI, Ricordo di Giorgio Lombardi (1935-2010) . . . . . . . . . . . » 589

Il testamento del cardinale Giovanni Bona, a cura di V. GIGLIOTTI. . . . . . . . » 593

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LE RIVISTE DI STORIA RELIGIOSA IN ITALIA.

APPUNTI PER UN BILANCIO STORIOGRAFICO

Ho accettato con piacere il gentilissimo invito del prof. Ossola a venirea Torino in occasione della presentazione del prezioso Indice venticinquen-nale della Rivista di Storia e Letteratura Religiosa. Mi e sembrata una bellaoccasione di portare alla Rivista di storia e letteratura religiosa, ai suoi Di-rettori, che sono anche amici personali, il saluto della Rivista di storia dellaChiesa in Italia e del suo Consiglio di redazione, ed in particolare dellaprof.ssa Maria Lupi, Vicedirettrice della Rivista e Presidente della Fonda-zione Michele Maccarrone, che mi ha aiutato anche a raccogliere alcuni da-ti sulla vita della nostra Rivista e su quella delle altre Riviste di storia reli-giosa che in Italia si sono sviluppate in questi ultimi decenni.1

Oltre ai saluti, cordiali e amichevoli, vorrei dire subito la mia ammirazio-ne per questo volume di Indici, che costituisce un evento bibliografico e in-tellettuale di notevole importanza e che per di piu giunge nel momento in cuianche la Rivista di storia della Chiesa in Italia prosegue le sue riflessioni in-torno alla necessita di continuare nell’opera di indicizzazione. Non vi e dub-bio che la pubblicazione dell’Indice venticinquennale della Rivista di storia eletteratura religiosa sara per noi un modello che non potremo ignorare.

Le date di questo Indice sono emblematiche. 1965 e l’anno in cui sichiude il Concilio Vaticano II. 1989 e l’anno dell’abbattimento del Murodi Berlino. Due date storiche, entro le quali si situa la storia della Rivistadi storia e letteratura religiosa di cui si offrono ora gli Indici nei quali tro-viamo riflessi e la novita storiografica e la sua grande vitalita.

1 Ringrazio Maria Lupi di avermi permesso di riprendere e riassumere alcuni dati da Leiesposti con maggiore ampiezza in EAD., Italian Historical Periodicals on the Church and Christia-nity since the End of th Second World War, in Religious Studies in the 20th Century. A Survey onDisciplines, Cultures and Questions. Proceedings of the Assisi Conference, Decembre 11-13 2003,a cura di M. FAGGIOLI e A. MELLONI, Munster, LIT Verlag, 2006 (Christianity and history, 2),pp. 273-305.

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Come non ricordare che fino alla seconda Guerra mondiale esistevanoin Italia poche riviste di storia religiosa (a parte quelle riguardanti ordinireligiosi o territori geografici piu ristretti) che provenivano peraltro, enon e certo un elemento di poco significato, da movimenti religiosi mino-ritari. Pensiamo al Bulletin de la societe d’histoire vaudoise, fondato nel1881 a Torre Pellice (Torino), edito con il titolo di Bollettino della societadi storia valdese dal 1931 e sostituito nel 1940 dal Bollettino della societa distudi valdesi. Rivista di studi e ricerche concernenti il valdismo e i movimentidi riforma religiosa in Italia, tutt’ora esistente, e alla Bilychnis Rivista men-sile di studi religiosi, organo della Scuola Teologica Battista di Roma, pub-blicata tra il 1912 e il 1931.

Esisteva pero in Italia almeno una rivista di storia religiosa che si ispi-rava alla histoire des religions gia molto praticata oltr’Alpe, gli Studi e ma-teriali di storia delle religioni, fondata nel 1925 da Raffaele Pettazzoni pres-so l’universita di Roma. E gia piu di un ventennio prima, SalvatoreMinocchi, con i suoi Studi religiosi (1901), Giuseppe Bonaccorsi e ErnestoBuonaiuti, con la Rivista storico-critica delle scienze teologiche del 1905,avevano creato riviste periodiche aventi lo scopo di presentare ricerche sto-riche basate sui nuovi orientamenti storiografici di fine Ottocento, in par-ticolare francesi e tedeschi. Questi due tentativi non ebbero un successoduraturo, e la ragione va anche attribuita al fatto che i principali protago-nisti furono coinvolti nella crisi modernista e nella successiva repressione.

Poco dopo l’apertura degli Archivi Vaticani per volonta di papa LeoneXIII, Isidoro Carini, prefetto della Biblioteca Vaticana, e lo storico umbroMichele Faloci Pulignani, insieme ad Umberto Benigni, professore al Semi-nario romano, e all’erudito pavese Rodolfo Maiocchi, tentarono di fondareuna rivista storico-religiosa, ma il progetto non ebbe un seguito.

La situazione oltr’Alpe era ben diversa. Nel 1900 era nata a Lovanio laRevue d’histoire ecclesiastique; nel 1910, a Parigi, la Revue d’histoire de l’Eglisede France, seguita, nel 1914, dalla creazione della Societe d’histoire de l’Eglisede France, sulla scia delle associazioni nate dopo il Combismo. Gia nel 1876,nel clima del Kulturkampf, era sorta in Germania la Gorresgesellschaft.

La Revue d’histoire ecclesiastique, generale, e la Revue d’histoire de l’E-glise de France, nazionale, non influenzarono subito la nascita di analoghiprogetti in Italia. Soltanto verso la fine degli anni Trenta vi fu un brevee temporaneo tentativo. Lo storico bresciano Paolo Guerrini, tornandodal convegno della Societe d’histoire de l’Eglise de France del 1938, auspicola fondazione di un istituto, modellato su quello francese, che avrebbe do-vuto prendere il nome di Societa nazionale di storia ecclesiastica italiana epubblicare una rivista che ne facesse conoscere l’impegno scientifico.

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Un’altra iniziativa fu prospettata da storici della levatura di GiovanniBattista Borino, Amato P. Frutaz, Mario Bendiscioli, professore di Storiadel Cristianesimo all’Universita statale di Milano, e Pietro Fedele, profes-sore alla Scuola Normale di Pisa, incoraggiati da uno studioso di provataesperienza come Hubert Jedin, allora residente a Roma. Non solo la guer-ra, anche l’effettiva difficolta ad unire la nascita di una rivista alla costitu-zione di un istituto di ricerca ne ritardarono la realizzazione.

Il progetto di fondare una rivista storica religiosa, senza alcun riferi-mento ad un suo possibile collegamento con un Istituto di ricerca nonfu dimenticato. Ancor prima della fine della Seconda Guerra Mondialenacque infatti, con l’appoggio delle universita pontificie, degli ambientidella Biblioteca e dell’Archivio vaticani e della stessa Segreteria di Stato,nella persona del sostituto Giovanni Battista Montini. In una Roma ancoraoccupata dai nazisti, in una riunione in Vaticano fu nel 1944 definitivamen-te presa la decisione di fondare una rivista di storia religiosa. Nei mesi suc-cessivi Michele Maccarrone, allora giovane professore di storia ecclesia-stica, stese il progetto definitivo tenendo presenti le iniziative di fineOttocento e inizio Novecento, nonche i progetti formulati negli ultimi anni.

Il primo numero della prima rivista italiana di storia della Chiesa uscınel 1947, sotto la direzione dello stesso Maccarrone. Il titolo Rivista di sto-ria della Chiesa in Italia gia faceva capire gli intenti programmatici, la limi-tazione del campo di ricerca all’Italia, ma anche la differenziazione con ilmodello della Revue d’histoire de l’Eglise de France. La specificazione inItalia, decisa su suggerimento del cardinale Giovanni Mercati, evocava ilparticolare cammino storico della nazione e le sue molteplici tradizioni, nel-la convinzione che non esistesse o non fosse esistita fino a tempi molto re-centi una univoca e omogenea Chiesa italiana.2

La presentazione del primo fascicolo sottolineava da un lato la «serietadi metodo» e l’«imparzialita di giudizio», dall’altro lo scopo chiaramenteapologetico di «sventare i pregiudizi che hanno snaturata o calunniata»la Chiesa. La rivista non prevedeva una rubrica di dibattiti (forse per met-tersi al riparo dal rischio di censure ecclesiastiche?); dava invece – sul mo-dello della Revue d’histoire ecclesiastique – un notevole spazio alle segnala-zioni bibliografiche, complete – su suggerimento di Jedin – di una brevesintesi del contenuto. Nacque cosı una rivista sistematica e commentata,

2 Su questo, v. in particolare P. VIAN, Le origini e il programma della «Rivista di storia dellaChiesa in Italia» (1938-1947), in Cinquant’anni di vita della «Rivista di storia della Chiesa in Ita-lia». Atti del convegno di studio (Roma, 8-10 settembre 1999), a cura di P. ZERBI, Roma, Herder,2003 (Italia sacra 71), pp. 15-99 e LUPI, Italian historical periodicals, cit., pp. 275-280.

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suddivisa per periodi e regioni, che ancor oggi costituisce uno dei fulcridella Rivista di storia della Chiesa in Italia. La Rivista aveva un direttoreche aveva studiato alla Scuola Normale di Pisa, non era stato cioe educatoin istituzioni ecclesiastiche che avevano vissuto lo choc del modernismo.

Il consiglio di redazione era composto da ecclesiastici di riconosciutovalore, come il prefetto dell’Archivio Vaticano, Angelo Mercati, il profes-sore e rettore della Pontificia Universita Lateranense, Pio Paschini, il bi-bliotecario del Campo Santo Teutonico in Vaticano, Hubert Jedin e il ge-suita Pietro Pirri, professore all’universita Gregoriana; non mancavanoprofessori laici dell’universita Cattolica di Milano, rappresentata dal pro-fessor Giovanni Soranzo, e di universita statali, come Giovanni Battista Pi-cotti di Pisa e Paolo Brezzi di Roma.

Come si deduce dall’elenco di un centinaio di nomi di potenziali colla-boratori conservato tra i suoi appunti, Michele Maccarrone voleva coinvol-gere gli storici italiani piu affermati appartenenti a diversi orizzonti storio-grafici. Nel primo fascicolo sono infatti presenti firme come quelle diCantimori e Jemolo, autori di due recensioni.

Le relazioni con l’Universita Cattolica non furono facili fin dall’inizio,pur essendo presente nel Consiglio un suo rappresentante. Padre Gemellinon approvo la scelta di pubblicare la recensione di Jemolo, giudicato«troppo nemico del cattolicesimo», e Giovanni Soranzo polemizzo conlo studio del Picotti su Alessandro VI, aprendo uno dei rari accesi dibattitipubblicati allora dalla Rivista.

Quattro anni dopo nasceva, nel 1951, l’Archivio italiano per la storiadella pieta, «il sogno di trent’anni di vita, di preghiera, di studio, di poesia»,come ebbe a esprimersi lo stesso De Luca nei giorni in cui usciva il primovolume. In una densissima e amplissima Introduzione, il sacerdote lucanospiegava presupposti ideali e scopi dell’impresa, dedicata a dar voce a«cio che non si puo esprimere a voce», a quelle espressioni di religiositainteriore ineffabile, che egli ricercava appassionatamente nei frammentidi poesie, preghiere, canti e manifestazioni devote provenienti da ambientipopolari e anonimi, collocandosi quindi in un ambito assolutamente diver-so da quello istituzionale della Rivista di Maccarrone.

Sull’altro versante della storia istituzionale nasceva nel 1963 l’Archivumhistoriae pontificiae, organo della facolta di Storia ecclesiastica dell’Univer-sita Gregoriana. Il periodico, diretto prima da Burkhart Schneider (1963-1975), poi da Paulius Rabikauskas (1976-1998) e ora da Josep M. Benıtez,aveva avuto una lunga gestazione. Il progetto iniziale era stato concepitodal padre gesuita Pedro de Leturia ({ 1955), piu o meno contemporanea-mente alla fondazione della Rivista di storia della Chiesa in Italia. L’idea

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aveva suscitato perplessita tra i professori della Facolta e soltanto il lavoropaziente e tenace di padre Vincenzo Monachino ebbe ragione delle resi-stenze. Nel saluto rivolto alla nuova rivista, Maccarrone metteva in eviden-za la sostanziale identita di origine e di «fonti ideali», ma anche la diversitadei campi di studio, essendo il nuovo periodico interessato soprattutto al-l’aspetto universale della Chiesa, espresso dal papato e dalla Curia romana.Accomunava i due periodici la presa di distanza da quegli itinerari storio-grafici che davano spazio alle esperienze religiose extraistituzionali, al dis-senso, ai movimenti ereticali, alle minoranze religiose, rappresentati allorada Raffaello Morghen, con cui Michele Maccarrone e la sua Rivista ebberovarie occasioni di contrasto, e da Delio Cantimori, nonche da Buonaiuti edalla sua scuola, considerato, soprattutto da Paschini, poco attento agli og-gettivi dati documentari nelle ricostruzioni storiche.

Nel 1954 nasceva il periodico Ricerche di storia religiosa, diretto da uncomitato proveniente in gran parte dall’Universita La Sapienza di Roma.Accanto ai professori di Storia del Cristianesimo, Alberto Pincherle, inquegli anni sulla cattedra di Buonaiuti, Luigi Salvatorelli e Ambrogio Do-nini, succedutisi sulla cattedra all’Universita di Napoli, allo storico delle re-ligioni Raffaele Pettazzoni, allo stesso Morghen e ai discepoli di Buonaiuti,Mario Niccoli e Giorgio Levi Della Vida, vi figurano storici come FedericoChabod e Alberto M. Ghisalberti, l’archeologo Carlo Cecchelli, il latinistaEttore Paratore, marito della nipote di Buonaiuti. Ma vi figurano anchestorici del Cristianesimo, il futuro cardinale Michele Pellegrino, FrancoBolgiani e Raoul Manselli, lo storico della filosofia Tullio Gregory e lo sto-rico dell’eta moderna Giuseppe Giarrizzo. La rivista ebbe vita breve – usci-rono solo quattro numeri tra il 1954 e il 1957 – ma la sua nascita era il ri-flesso di cambiamenti profondi nel panorama storiografico italiano. Sullascia delle esperienze straniere, soprattutto francesi, l’interesse per i temi re-ligiosi andava aumentando, per il peso che l’istituzione Chiesa aveva avutonella storia d’Italia, ma forse ancor piu nei confronti del fenomeno religiosonella societa. Sono di pochi anni piu tardi le note riflessioni di Cantimorisulle motivazioni che possono spingere uno studioso ad approfondire lastoria della Chiesa, indipendentemente dall’appartenenza religiosa.

Lo stesso primo convegno della Rivista di storia della Chiesa in Italiadel 1958 rispecchia la presenza di questi nuovi fermenti storiografici. Inuna lettera a Michele Maccarrone nei mesi precedenti il convegno, Giusep-pe Alberigo prospettava la nascita di una collana di studi storici, che avreb-be diretto, e per la quale auspicava la collaborazione tra l’altro di DelioCantimori, Giuseppe Petrocchi e di Alessandro Passerin d’Entreves. L’ar-civescovo di Bologna, Giacomo Lercaro, incoraggio l’iniziativa affermando

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che la storia della Chiesa poteva costituire un terreno di incontro tra la cul-tura cattolica e quella laica.3 Ma come ha ricordato di recente Paolo Prodi,4

le vicende legate alla stampa degli atti portarono a «una frattura aperta trail gruppo di Bologna e la Rivista»; la «non accettazione» del testo dellaPremessa, preparato da Alberigo, fu vista «come un colpo di freno adun cammino verso una storia della Chiesa concepita come campo autono-mo di ricerca ma inserita [...] nel contesto vivo della cultura italiana instretto rapporto con la storiografia laica». Alberigo e Prodi si allontanaro-no dalla Rivista, scegliendo di concentrare le loro forze nello sviluppo delCentro di documentazione fondato a Bologna da Giuseppe Dossetti nel1952. Oltre al Centro di documentazione di Bologna, trasformatosi nel1960 in Istituto per le scienze religiose, sorsero nel decennio successivo al-tri centri dediti alla ricerca nel campo della storia religiosa con un preci-puo interesse per la raccolta della documentazione (visite pastorali e cosıvia). Il primo fu il Centro per le fonti della storia della Chiesa nel Venetosorto a Padova nel 1966, seguito dal Centro per le fonti della storia dellaChiesa nel Mezzogiorno di Salerno, entrambi promossi da Gabriele De Ro-sa. Nacquero poi il Centro per la storia religiosa ed ecclesiastica della Cam-pania, fondato nel 1967 a Napoli, presso la Facolta teologica, e il Centro distudi sulla storia e sociologia religiosa del Piemonte fondato nel 1970 a To-rino, sotto la direzione di Franco Bolgiani. Nel 1975 inizio a operare l’Isti-tuto per le ricerche di storia sociale e di storia religiosa di Vicenza, semprelegato all’attivita di De Rosa e dei suoi collaboratori ed erede del centropadovano.

La vitalita dei fermenti presenti nella ricerca storica italiana trovo unsuo luogo di riflessione e di diffusione nella fondazione della rivista(1965) di cui oggi festeggiamo gli indici delle prime venticinque annate.Gia il titolo Rivista di Storia e Letteratura Religiosa intendeva richiamare«una esperienza degli inizi del nostro secolo, con il riabilitare [...] e riven-dicare cio che poteva contenere di suggestivo e stimolante un precedente»,come la Revue d’histoire et litterature religieuses, fondata da Loisy nel 1896,sottolineava la «distinzione tra studio teologico e studio storico» e assume-va una «concezione aperta e dinamica della Storia del cristianesimo».

Gli scopi della Rivista furono delineati nella presentazione del primofascicolo e ripresi in interventi successivi del direttore responsabile, FrancoBolgiani. Il campo tematico era senza limitazioni di tipo geografico e si

3 Cfr. LUPI, Italian historical periodicals, cit., pp. 282-287.4 P. PRODI, Il convegno di Bologna (1958), in Cinquant’anni di vita, cit., pp. 167-192.

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apriva anche alle altre religioni. Per quanto riguarda la storia del Cristiane-simo, Bolgiani prendeva esplicitamente distanza dal piu ristretto ambitodella storia della Chiesa, caratteristico della Rivista di storia della Chiesain Italia. Bolgiani criticava l’«opera di inventariazione documentaria di tut-te le vestigia del passato della Chiesa», portata avanti dalla Rivista di Mi-chele Maccarrone, ritenendo «troppo marginale» in essa quel «dibattitocritico-metodologico», che la nuova Rivista intendeva assumere come suacaratteristica specifica.5

Su proposte e prospettive storiografiche in un certo senso analoghe, os-sia di confronto esplicito con la tradizione storiografica ecclesiastica, si fon-dano anche gli intenti programmatici delle altre due riviste piu importanti alivello nazionale nate nel corso di quei decenni: Ricerche di storia sociale ereligiosa, fondata da Gabriele De Rosa nel 1972, e Cristianesimo nella Sto-ria, fondata da Giuseppe Alberigo nel 1980. Sono riviste che riflettono lavitalita di due centri di ricerca (Padova, Salerno, Istituto per le ricerche distoria sociale e di storia religiosa di Vicenza; Istituto per le scienze religiosedi Bologna), in cui aleggia fin dall’inizio una rivendicazione esplicita di li-berta della ricerca storica, ampliata all’intero periodo della storia del cri-stianesimo.

Quindici anni dopo, nel 1980, uscı il primo fascicolo di una nuova rivi-sta, Cristianesimo nella storia, fondata da Giuseppe Alberigo, espressionedel fecondo Istituto per le scienze religiose di Bologna. Cristianesimo nellastoria voleva porsi come scopo «un impegno di ricerca storico-critica capacedi una conoscenza globale [...] del fatto cristiano», al di la dei «limiti tradi-zionali della ‘‘storia della chiesa’’» e delle chiese istituzionalizzate in genere,non solo in senso geografico, ma, al di la delle istituzioni e delle cose fattuali,«alle dottrine, alle tradizioni, alla spiritualita, alla concreta vita cristiana del-le comunita, al cristianesimo che si e manifestato fuori dalle chiese storiche[...] con viva attenzione ai contesti storico-culturali con i quali i cristiani so-no entrati in contatto». Contrariamente alla Rivista di storia e letteratura re-ligiosa, Cristianesimo nella storia voleva pero rimanere aperta a «contributidi analisi critica della riflessione teologica», non solo di storia della teologia,purche tenessero presente che «la distinzione tra conoscenza storica del cri-stianesimo e riflessione teologica diviene via via piu rilevante».

La rapida evoluzione della situazione storiografica italiana in tema diricerche di storia religiosa aveva condotto negli anni Settanta a due impor-tanti crisi in seno alla Rivista di storia della Chiesa in Italia, che si era nel

5 Cfr. LUPI, Italian historical periodicals, cit., pp. 290-292.

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frattempo aperta alla collaborazione di numerosi studiosi laici per forma-zione, metodo di studio e impostazione storiografica, tra i quali il segretarioMargiotta Broglio, Sofia Boesch Gajano, Gigliola Fragnito e Guido Veruc-ci, pur rimanendo legata all’autorita ecclesiastica, scelta ribadita fortementeal momento della prima crisi, quella del 1976, che costo alla Rivista la per-dita di numerosi collaboratori.

La crisi fu provocata dalla recensione, firmata da Gregorio Penco, inaperta polemica con l’innovativo saggio su La Storia religiosa, pubblicatoda Giovanni Miccoli nel volume II/1 della Storia d’Italia di Einaudi. Ap-provata da Maccarrone, la recensione del Penco suscito la presa di distanzadi Sofia Boesch che abbandono la Rivista.

La seconda crisi fu provocata dalla decisione di Paolo Brezzi di candi-darsi alle elezioni politiche di quello stesso anno 1976 come indipendentedi sinistra, episodio che provoco le dimissioni di Fausto Fonzi e di PaoloSambin, condirettore dal 1965, preoccupati della «svolta confessionale»della Rivista di Michele Maccarrone, il quale decise di sciogliere il consigliodi redazione, in seguito al rifiuto di Brezzi di dimettersi spontaneamente.Alla ricostituzione del consiglio di redazione, come risulta dal fascicolo IIdel 1979, oltre ai tre citati, mancavano all’appello altri membri del con-siglio, tra cui – significativamente – i funzionari dell’Archivio Vaticano,Martino Giusti e Germano Gualdo.

Sfogliando gli indici delle Riviste stesse fino all’inizio degli anni ’90, os-sia fino al momento in cui si arresta il primo volume degli indici della Ri-vista di storia e letteratura religiosa – e qui mi rifaccio di nuovo ad alcunidati fornitimi da Maria Lupi6 – emergono chiaramente alcuni interessi te-matici prevalenti.

L’epoca meno rappresentata e quella antica, coltivata praticamente solodalla Rivista di storia e letteratura religiosa (39,5%) e Cristianesimo nellastoria (23%), presente in percentuale di molto sotto il 10% nelle altre. L’e-ta medievale prevale in Archivum historiae pontificiae (44%), Rivista di sto-ria della Chiesa in Italia (40% fino al 1976, 34% tra il 1977 e il 1991) enella prima serie di Archivio italiano per la storia della pieta (51%), mae abbastanza presente anche in Rivista di storia e letteratura religiosa(20%) e Cristianesimo nella storia (19%). Le Ricerche di storia sociale e re-ligiosa appaiono invece decisamente situate in eta moderna e contempora-nea (46% di contributi riguardanti l’eta moderna e 46,5% di contributi ri-guardanti la contemporanea), fatto che si spiega per la natura delle fonti

6 Cfr. LUPI, Italian historical periodicals, cit., pp. 298-299.

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privilegiate. All’epoca moderna appaiono interessati anche l’Archivio italia-no per la storia della pieta di De Luca (35%), la Rivista di storia della chiesain Italia, soprattutto fino al 1976 (31%), e – in misura minore – l’Archivumhistoriae pontificiae (23%) e la Rivista di storia e letteratura religiosa(21,5%). Decisamente aperto a problemi di storia contemporanea – oltrealle Ricerche di storia sociale e religiosa – appare Cristianesimo nella storia(42%), ma temi piu vicini a noi compaiono anche nella Rivista di storia del-la Chiesa in Italia, soprattutto dopo il 1976 (28%), nell’Archivum historiaepontificiae (25%) e nella Rivista di storia e letteratura religiosa (18%).

Molte delle riflessioni che scaturiscono, quasi spontaneamente, da unalettura dei sommari delle riviste di storia religiosa in Italia appaiono conchiarezza aprendo il volume degli Indici dei primi venticinque anni della Ri-vista. Sono impressioni prese al volo da una prima lettura che e pero moltofacilitata dalla composizione stessa e dalla disposizione grafica degli indici,due elementi in grado di facilitare continui passaggi dall’uno all’altro indice.

Un primo dato riguarda il grande divario che esiste tra la Rivista di To-rino e quella di Maccarrone. Le voci di questo indice venticinquennale cherinviano a problemi di storia istituzionale sono infatti relativamente poconumerose.

A questo proposito, la voce Italia appare emblematica (indice degli ar-gomenti, p. 213). Se sotto Abruzzo troviamo per prima la voce ordine be-nedettino, alla voce successiva, Basilicata, ambedue le voci rinviano a temimolto seguiti dalla Rivista di Torino fin dall’inizio, ossia devozione popolare,folklore. Ma anche la terza regione citata in questa stessa voce Italia, ossiaCalabria, segnala con chiarezza gli interessi generali della Rivista di Torinocon la parola valdismo. Non si tratta di coincidenze, perche termini comeinquisizione, magia popolare, poesia sacra, eresia e usura, evangelizzazione,quietismo, poesia sacra medioevale, ex-voto e santuari, religiosita popolare,tradizioni popolari e ancora religione popolare, arte sacra, ascetismo, ebrai-smo, sacre rappresentazioni, oratoria sacra, movimento religioso femminile,costituiscono l’ossatura dell’intera voce Italia, dove i rinvii a problemi isti-tuzionali sono, ripeto, in posizione di forte inferiorita numerica, mentre vo-ci come minoranze, ebraismo, poesia sacra e religiosita popolare, folklore,pauperismo, religiosita popolare occupano uno spazio notevole. La voce val-dismo, ad esempio, e assai piu ampia della voce papato...

Alcuni termini di storia religiosa non riescono invece a raggiungere lastessa ampiezza numerica, come ad esempio preghiera e miracoli. Ed anchela voce predicazione e piu povera di quella – molto articolata e ricca – dipoesia sacra, che si trova proprio nella pagina precedente. Quest’ultimo ele-mento ci ricorda, semmai lo avessimo dimenticato, che la Rivista di Torino

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e anche una rivista di letteratura... ragion per cui converra leggere e con-sultare con cura voci come Petrarchismo, Letteratura cristiana antica, ebrai-ca, giudeo-persiana, greca antica, latina cristiana, monastica medioevale, nor-rena, popolare, religiosa.

Anche la voce Francia illustra e condensa le grandi linee storiografichepercorse dalla Rivista di Torino tra il 1965 e il 1989, con termini come cal-vinismo, ebraismo e cristianesimo, evangelismo, giansenismo, illuminismo,poesia sacra, protestantesimo, quietismo, riforma protestante, stregoneriache difficilmente troveremmo cosı riunite in un indice tematico della Rivi-sta di storia della Chiesa in Italia, in cui molto probabilmente apparirebbe-ro ben altri termini, anzitutto di mera storia ecclesiastica, monastica e for-s’anche politica.

Sono differenze che appaiono forse ancor piu evidenti se si pensa allapresenza, folta e ricca, di termini che rinviano all’attenzione con cui la Ri-vista di Torino, fin dalla sua nascita, si e rivolta ai movimenti del mondoriformato, da Martin Lutero a puritanesimo, dal pietismo al taborismo, dallavoce riforma protestante, molto articolata geograficamente e tematicamen-te, a erasmismo, zwinglianesimo, walser, minoranze religiose, nicomedismo ecosı via.

Anche le altre riviste di storia religiosa sorte in Italia nel dopoguerratrattano di storia dei movimenti del mondo protestante e di minoranze re-ligiose. Lo ha fatto anche e sovente la Rivista di storia della Chiesa in Italia,ma, in attesa di poterlo verificare nello specifico sulla base di indici che an-cora non esistono, per lo stesso periodo, per quanto riguarda la Rivista diMaccarrone, cio che conta in questo momento e l’intensita dell’attenzione ela cura con cui questa attenzione storiografica si e mantenuta nel tempo. Inquesto senso, le differenze tra le due Riviste mi sembrano assolutamentenotevoli. Nell’indice ventennale della Rivista di Torino, persino nella voceFrancesco d’Assisi si nota un rinvio a fortuna, diffusione, riforma protestante.E la voce tomismo presenta quasi soltanto un rinvio a Bonaiuti e alla dot-trina dell’eresia...

Mi sia permessa un’ultima osservazione che mi ricollega ai vent’anni diricerche che ho avuto l’occasione di dirigere a Losanna sui piu antichi pro-cessi di stregoneria intentati sulla base del nuovo concetto di sabba che sidiffonde nelle Alpi occidentali, e quindi nelle diocesi di Aosta, Sion, Losan-na e Ginevra, dagli anni 1425-1427 in poi.7 Ora, leggendo la voce strego-

7 Si veda ora Chasses aux sorcieres et demonologie. Entre discours et pratiques (XIVe-XVIIe

siecles). Textes reunis par M. OSTORERO, G. MODESTIN et K. UTZ TREMP, Firenze, 2010 (Micro-logus’ Library, 36).

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neria in questo indice venticinquennale (cui va aggiunta quella relativa amagia) sono rimasto colpito dalla precocita con cui la Rivista di Torinoha accolto contributi su questi problemi fin dai primi anni della sua esisten-za, un interesse, ripeto, precoce, di molto precedente all’attenzione con cuistorici e antropologi hanno affrontato questi temi nei due decenni succes-sivi.

Mi sembra quindi lecito concludere che ben prima del 1989 e fin dallasua nascita la Rivista di storia e letteratura religiosa ha avuto il grande me-rito di abbattere steccati e – se mi e permessa la metafora insita nella datadel 1989 con cui si conclude questo ventennale indice – molteplici muri diBerlino storiografici e intellettuali.

AGOSTINO PARAVICINI BAGLIANI

ABSTRACT – The publication of the Indexes of the Rivista di Storia e Letteraturareligiosa (the first 25 years) offers a good occasion to insert this prestigious journalin the historiographical context concerning the Italian journals of religious history.Many aspects cannot be neglected in this perspective. At first, the most ancientjournals in this field, been published around 1900, are initiatives coming from re-ligious minorities. Secondly, after at least two unsuccesses, the first important his-torical journal representing a solid catholic academic background – the Rivista distoria della Chiesa in Italia – is published at a relatively late date, i.e. from the be-ginning of the Fifties of the XXth century onwards. Thirdly, the birth of the Ri-vista di Storia e Letteratura religiosa, by combining religious history and literaturegrounding on modern methodologies and themes, constituted an absolute noveltyin the historiographical italian cultural panorama of the second half of the XXthcentury. A reading of theses Indexes shows how different the cultural and histor-iographical perspectives are towards the Rivista di storia della Chiesa in Italia.

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