RIVISTA IPASVI ROMA

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EDITORIALE Occorre un salto di qualità FOCUS Il bilancio del triennio 2005-2008 LA RICERCA L’approccio infermieristico all’ipertrofia prostatica ISTITUZIONI Lettera aperta a Piero Marrazzo Periodico di idee, informazione e cultura del Collegio IPASVI di Roma Anno XVIII - N. 3 - luglio/settembre 2008 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma N°3

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ultimo numero del 2008

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EDITORIALEOccorre un saltodi qualità

FOCUSIl bilanciodel triennio2005-2008

LA RICERCAL’approccioinfermieristicoall’ipertrofiaprostatica

ISTITUZIONILettera apertaa Piero Marrazzo

Periodico di idee, informazione e cultura del Collegio IPASVI di Roma

Anno XVIII - N. 3 - luglio/settembre 2008 - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro. Poste italiane SpA - Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n°46) art.1. comma2. DCB Roma

N°3

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Organo Ufficiale di Stampa del Collegio IPASVI di Roma

Direzione - Redazione - AmministrazioneViale Giulio Cesare, 78 - 00192 ROMATel. 06.37511597 - Fax 06.45437034

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Rivista trimestraleTariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A.Spedizione in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB RomaAutorizzazione del Tribunale di Roma n. 90 del 09/02/1990Anno XVIII - N. 3 - LUGLIO-SETTEMBRE 2008

FOTO: MARIO ESPOSITO

STAMPA: GEMMAGRAF EDITORE00171 Roma - Via Tor de’ Schiavi, 227Tel. 06 24416888 - Fax 06 24408006e-mail: [email protected]

Finito di stampare: ottobre 2008

Tiratura: 28.000 copie

“Infermiere Oggi” pubblica articoli inediti di interesse infermieristico, previa ap-provazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sotto la responsabilità dell’Autoreo degli Autori, che devono dichiarare: nome, cognome, qualifica professionale,ente di appartenenza, recapito postale e telefonico. Il contenuto non riflette ne-cessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e dei Consigli Direttivi.Quando il contenuto esprime o può coinvolgere la responsabilità di un Ente, oquando gli Autori parlano a suo nome, dovrà essere fornita anche l’autorizzazio-ne dei rispettivi responsabili.Il testo deve essere il più conciso possibile, compatibilmente con la chiarezza diesposizione. Le bozze verranno corrette in redazione. I lavori non richiesti e nonpubblicati non verranno restituiti.Le citazioni bibliografiche devono essere strettamente pertinenti e riferirsi a tut-ti gli Autori citati nel testo.Le citazioni da periodici devono comprendere: il cognome e l’iniziale del nomedell’Autore o dei primi due Autori, nel caso di più di due Autori, verrà indicato ilnome del primo, seguito da “et al”; il titolo originale dell’articolo, il titolo del pe-riodico; l’anno di pubblicazione, il numero del volume, il numero della pagina ini-ziale.Le citazioni di libri comprendono: il cognome e l’iniziale del nome degli Autori, iltitolo del libro (eventualmente il numero del volume e della pagina, se la citazio-ne si riferisce ad un passo particolare), l’editore, il luogo e l’anno di pubblicazio-ne. Gli Autori che desiderano la riserva di un certo numero di copie del numerocontenente il loro articolo, devono farne richiesta esplicita al momento dell’inviodel testo.Tutto il materiale deve essere spedito o recapitato al Collegio IPASVI di Roma,Viale Giulio Cesare, 78 - 00192 Roma.

S O M M A R I OEDITORIALE

1 Occorre un salto di qualitàdi Gennaro Rocco

CONTRIBUTI3 Fattori determinanti la motivazione professionale, l’efficienza e la

qualità assistenziale in un team di infermieridi Marco Franceschini

8 Competenze infermieristiche per l’assistenza alle donnevittime di violenzadi Massimo M. Greco

12 L’approccio infermieristico al paziente affetto da ipertrofiaprostatica benignadi Mauro Morroto

18 Infermieri e mutilazioni genitali femminilidi Alessandra Barocci, Teresa Compagnone, Loriana Lattanzi

21 I giovani e la professione infermieristica: indagine su un gruppodi studenti delle medie superioridi Mirella Giontella, Lamberto Briziarelli, Rosaria Alvaro

28 L’autostima nella persona portatrice di stomia intestinaledi Paola Pierantognetti, Francesco Pallone, Rosaria Alvaro

FOCUS BILANCIO DEL TRIENNIO 2006-2008

36 Al servizio di tutti, per crescere insieme!39 Impegni per il futuro42 La novità43 Gli infermieri e le sfide del tempo tra etica, integrazione e ricerca47 Essere professionisti fra la vita e la morte

LETTI PER VOI50 Manager, allarme rosso57 Corcorso nazionale “Gemma Castorina”

SCRITTO PER VOI51 Lettera aperta al presidente Marrazzo

L’ANGOLO DEI MEDIA53 Le serie TV dedicate ai camici bianchi confondono

le idee ed istigano all’ipocondria

DICONO DI NOI 55 Torna il solito vizietto scoop a tutti i costi

L’AVVOCATO DICE 59 Un caso di omissione di atti d’ufficio

INFERMIERI IN RETE61 Lo “starter kit” del ricercatore (parte seconda)

ASSOCIAZIONI62 Nuovi referenti regionali per l’Anote

FEDERAZIONE DEI COLLEGI IPASVI63 Appuntamento a Firenze con il Congresso Nazionale

NORME EDITORIALI 65 Quali regole seguire per pubblicare un articolo su “Infermieri Oggi”

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I

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Il momento è di quelli cruciali. Lo sa bene chi, come gli infer-mieri, vive la sanità da protagonista, in prima linea, ogni gior-no. Siamo tutti consapevoli delle grandi difficoltà in cui versa ilsistema sanitario a Roma e nel Lazio. Qui serve un salto di qua-lità, un passo deciso verso il nuovo, verso un altro modo di con-cepire e offrire assistenza. Solo così potremo salvare il buonoche c’è e trasformare in positivo ciò che invece non va, taglian-do sprechi, disservizi, malcostume. Gli infermieri lo sostengonoda tempo, spesso inascoltati. Ed è un gran peccato. Chi più dinoi ha titolo per rivendicare un cambio di rotta? Chi meglio dinoi può assicurare competenza ed esperienza per programmar-ne il nu ovo tragitto?Abbiamo previsto e denunciato tante criticità, reiterato l’allar-me a più riprese, purtroppo inutilmente. Non ci consola oggi ilfatto di aver avuto ragione, di poter affermare “l’avevamodetto”. Dopo le delusioni di quest’ultimo periodo, restiamo piùche mai vigili affinché i fondi liberati dal Governo vengano uti-lizzati bene per affrontare davvero i problemi della sanità lazia-le. Quel che invochiamo è un nuovo corso, nuove opportunitàper gli operatori, servizi pronti e di buona qualità per i cittadini.E stavolta vogliamo pesare nelle scelte che contano.Valorizzando la nostra competenza specifica e l’esperienza sipuò davvero riorganizzare a fondo il sistema, renderlo più effi-cace e anche meno oneroso.Le cose da fare sono molte e urgenti. A monte di tutto, però,dobbiamo difenderci da certi attacchi che puntano, con sempremaggior evidenza, a relegarci all’angolo, quanto meno in ruolinon propri, di secondo piano. E’ il vecchio gioco al ribasso sullafigura dell’infermiere che ci ha tenuto per decenni relegati adun rango subalterno, oggi sconfitto a suon di conquiste legisla-tive, formazione di alto livello, competenze da specialisti, pro-fessionalità. Qualcuno ha paura degli infermieri e di ciò chesono diventati. Da qui i rinnovati tentativi di confonderci conaltre figure professionali, di sminuire la nostra formazione satu-rando il panorama delle qualifiche di nuovi titoli che non si for-mano in università. Un’idea di assoluta retroguardia che mette

a repentaglio le nostre grandi conquiste, strappate con i denti asuon di lotte e sacrifici. Non passerà, non lo permetteremo. Anche perché i traguardi che abbiamo tagliato sulla carta devo-no ancora tradursi in un adeguato riscontro sociale, contrattua-le, retributivo. Con la legge 43/06 abbiamo ottenuto un ricono-scimento importante sulla formazione specialistica, frutto diuna lunga e tenace battaglia condotta in prima linea dalCollegio. Sul piano pratico, però, la norma non si è ancora com-pletamente tradotta in realtà. Anche la legge delega al Governoper la trasformazione dei Collegi in Ordini professionali non si èrealizzata. I fronti aperti sono molti. Dobbiamo batterci su ognu-no di questi con il piglio di sempre e con nuova forza.Cominciamo a non mollare ciò che abbiamo conquistato. Ad esempio i Servizi Infermieristici e i Dipartimentidell’Assistenza. Al prezzo di grandi sforzi, il processo è final-mente partito; nel Lazio quasi tutti gli Atti Aziendali prevedonol’istituzione di Servizi Infermieristici autonomi e/o Dipartimenticon un ruolo attivo anche nelle scelte strategiche delle Aziende.Molte di queste, rispondendo anche alle nostre pressioni, lihanno già attivati. Ma non basta. Sevizi e Dipartimenti devonoessere la regola ovunque e vanno messi nelle condizioni di ope-rare con il coinvolgimento massiccio e attivo di tutti gli infer-mieri e degli altri professionisti sanitari; d’altronde essi posso-no riempirsi di contenuti concreti solo se i dirigenti sanno coin-volgere e vengono supportati da colleghi che si sentono valoriz-zati e riconosciuti. Anche sul fronte dell’Ecm abbiamo avuto ragione. Finalmentenel 2009 il sistema dovrebbe entrare a regime. Investire su ricerca, innovazione scientifica, organizzativa,gestionale saranno attività riconosciute dal Programma Ecm.Gran parte della formazione dovrà svolgersi sui luoghi di lavo-ro, senza costi aggiuntivi per i professionisti, con programmiarticolati, mirati sulle attività specifiche di ciascuna Azienda.Agli infermieri è riservato un ruolo di primo piano nella stesuradei Piani formativi aziendali. E poi la novità del Dossier forma-tivo individuale, lo strumento con cui ciascun infermiere potrà

Occorre un saltodi qualità

di Gennaro Rocco

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cucirsi su misura il proprio abito professionale. Un’altra bellaconquista su cui vigilare, monitorando attentamente la suareale applicazione.L’abbiamo spuntata anche sui corsi per Oss. Il lavoro ai fianchidelle pastoie politico-burocratiche ha pagato e i corsi sono statisbloccati. Rappresentano un’importante opportunità per realiz-zare ciò che reclamiamo da troppo tempo: essere sgravati dauna quantità di mansioni improprie che distolgono l’infermieredal suo vero ambito professionale. Al termine del primo ciclo dicorsi avremo molti più Oss, potranno darci una mano e rendercipiù liberi di agire per le nostre competenze. E’ un significativopasso avanti a patto che non vi sia un utilizzo distorto di questafigura. Gli Oss non possono in alcun modo sostituire gli infermie-ri; devono semmai affiancarli e surrogarli nei compiti che, impro-priamente e con sacrifici non più sopportabili, gli infermieri assi-curano oggi per scongiurare la chiusura di reparti e servizi. Chi liforma conosce bene la differenza tra Oss e infermiere. In questachiave, registriamo come una grande vittoria del Collegio lascelta compiuta nel Lazio di formare gli Oss in strutture ovesiano attivi i corsi di laurea in Infermieristica e sotto la direzio-ne degli Infermieri. Siamo all’inizio di un percorso potenzialmen-te virtuoso. Va sostenuto e controllato da vicino.Restano aperti e minacciosi diversi fronti critici. La carenza dipersonale innanzi tutto. Inutile ripetersi nel descrivere unasituazione ormai fuori controllo, drammatica nei suoi effetti suicittadini e sugli operatori spremuti oltre il limite della sopporta-zione. L’emergenza infermieristica è ormai un caso nazionale.Nel Lazio mancano almeno quattromila infermieri. I fondi stata-li legati al piano di rientro del deficit regionale vanno usati prio-ritariamente per turare questa enorme falla. Perciò chiediamodi rinforzare subito gli organici, utilizzare in via prioritaria le pre-stazioni aggiuntive, attivare i contratti a termine in attesa deiconcorsi, estendere il ricorso alla libera professione.L’emergenza riguarda anche il ricambio generazionale che ogginon c’è. Siamo al collasso del sistema, su questa via il turn overnon potrà più essere garantito. Il problema è grave: sono anco-ra pochi i giovani si avvicinano alla professione e ancor menosono i posti disponibili nelle università. Occorre invertire larotta: più posti nei corsi per una professione più “attraente”.Con il necessario sviluppo della sanità territoriale servirà unnumero sempre crescente di infermieri. Si deve puntare suun’assistenza di qualità, garantita da professionisti capaci didare risposte complesse e di fare ricerca. Per questo il Collegio

sollecita più omogeneità nell’organizzazione dei corsi e unmiglior bilanciamento fra teoria e tirocinio.La sanità in cui ci riconosciamo è proiettata sull’assistenza e ilterritorio. Dobbiamo lavorare perché l’assistenza domiciliaredecolli, insistere sull’infermiere di famiglia, sugli ambulatoriinfermieristici, sulle attività che ci competono nella prevenzio-ne e nell’educazione sanitaria. Assistiamo ai dolorosi tagli dirisorse, posti letto, ospedali, tagli che rischiano di rivelarsi inu-tili. Occorre piuttosto rivedere i modelli organizzativi. E’ qui lachiave di volta per razionalizzare le risorse umane ed economi-che, migliorando i servizi all’utenza. Gli ospedali vanno ripro-grammati superando l’ormai vecchio ed inefficace modellobasato sulla dipartimentalizzazione clinica. L’ospedale strutturato per complessità di cura e di assistenza èun modello già in voga in diversi Paesi e anche in diverse regio-ni italiane a sanità avanzata. Si fonda sulle caratteristiche,sulle condizioni e sui bisogni assistenziali del singolo paziente.In questo modello organizzativo la prospettiva tradizionaleviene completamente ribaltata: è l’ospedale che ruota attornoalle necessità assistenziali del cittadino secondo il principioche ciascuno di essi necessita di un trattamento specifico. Leesperienze realizzate finora dimostrano che questo tipo diapproccio produce anche una notevole diminuzione dei costi.Altrettanto determinante è la continuità assistenziale fra ospe-dale e territorio, che può ottenersi solo con infermieri molto benformati. In questa chiave, il riconoscimento dei Master clinicicome titoli per accedere al ruolo di professionisti specialistisancito con la legge 43/06 (novità assoluta in Europa) segna pernoi un grande risultato, non ancora tradotto però sul piano con-trattuale e dell’uso reale.Guardare al nuovo modello organizzativo significa guardare agliinteressi dei cittadini. E’ evidente che la sua implementazioneporterà comunque anche una reale valorizzazione della figurainfermieristica. A nessuno sfugge che l’infermiere in base alprofilo professionale è l’unico professionista a cui è chiesta unapresa in carico globale dell’assistenza alla persona. E per que-sto gli spetta loro un ruolo più pregnante nell’intero percorsocurativo ed assistenziale. E’ questa la chiave di volta per affron-tare la crisi del sistema. Gli infermieri sono pronti a raccogliere la sfida anche sul frontedelle responsabilità, ma pongono una ferrea condizione: voglio-no più autonomia, più rispetto contrattuale, più dignità profes-sionale.

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Fattori determinanti la motivazioneprofessionale, l’efficienza e la qualitàassistenziale in un team di infermieridi Marco Franceschini

SGRUPPO DI LAVORO EATTIVITÀ D’EQUIPE:ASPETTI ANTROPOLOGICIDELLE DINAMICHEDI GRUPPOStoricamente, l’uomo ha usato sempre ilmutuo aiuto dei gruppi per aumentare lapropria possibilità di sopravvivenza. Lecaratteristiche dei gruppi variavano a se-conda del momento storico, politico-cul-turale e sociale, ma è storicamente pro-vato che le società condotte con metodidi tipo coercitivo, rispetto a quelle fonda-te sulla consapevolezza collettiva, sonostati di breve durata.Successi sociali duraturi sono stati possibi-li solo se supportati da un “sentire” collet-tivo, in cui i singoli sono parte attiva ed in-teressata del processo e dell’esito.All’interno dei gruppi sociali, le differenzia-zioni economiche possono scatenare dei fe-nomeni di disarmonia tanto più gravi, quan-to più ingiuste appaiono le differenze.Qualsiasi impresa che fa capo all’azionedi più persone necessita di modelli orga-nizzativi di conduzione del gruppo. L’aspettoche contraddistingue l’azione dei gruppiè la negoziazione.Interessante è capire attraverso quali mec-canismi di comunicazione, decisione econtrollo, i gruppi realizzino un’azione col-lettiva coordinata e quali modelli renda-no più efficaci tali processi.Il meccanismo centrale è basato sul con-fronto, cioè l’integrazione di informazio-ni e competenze parziali e differenti. Lepersone, in questo caso, accettano di ri-vedere le proprie conoscenze, i propri giu-dizi e le proprie percezioni, persuadendo-si delle posizioni altrui e persuadendo ilresto del gruppo, nella consapevolezza

che nessuno in quanto singolo ha tutte leinformazioni e competenze necessarie perrisolvere il problema da solo.Non a caso, ambiti di attività come quel-lo scientifico-sanitario richiedono un ag-giornamento continuo e potrebbero av-vantaggiarsene più di altri.Ricerche sperimentali sulle decisioni digruppo in psicologia cognitiva conferma-no l’ipotesi dell’importantissimo ruolo delgruppo nel ridurre le distorsioni cogniti-ve tipiche della razionalità individuale(Carroll e Payne, 1976).Un ulteriore aspetto positivo è che le azio-ni di gruppo rappresentano un formidabi-le sostegno motivazionale circa l’impe-gno individuale nelle azioni da compiere. Affinché il gruppo possa raggiungere ilmiglior grado di competenza e efficaciapossibile si dovranno: garantire il livellodi comunicazione orizzontale e verticale,un ambito, quindi, in cui, conservandol’essenziale prerogativa di accesso allefonti informative, tutti possano comuni-care con tutti; dare rilevanza nei proces-si decisionali alla caratteristica omoge-nea del gruppo, risolvendo possibili con-flitti di interesse tra i diversi componen-ti (in caso contrario, gli interessi indivi-duali condizionerebbero il confronto, pre-servando gli interessi dei gruppi più for-ti); dar vita ad un singolo o un mini-grup-po in grado di sintetizzare e mediare levarie posizioni, con il compito di facilita-re le attività di tutti.

SALUTE E MALATTIA:COMPLESSITÀ E RISPOSTASOCIALEE’ innegabile che i fattori che determinanola salute e la malattia sono tanto numerosi

quanto quelli rappresentati dall’intero sci-bile umano. E non vi è ambito sociale, infat-ti, che non favorisca, o comprometta, la sa-lute dei singoli e della collettività.L’organizzazione dei servizi sanitari rispon-de, attualmente, quasi esclusivamentenell’“aspetto riparativo” dei danni sulla sa-lute, trattando marginalmente quelli preven-tivi: oltre 12 milioni di ricoveri l’anno e oltre22 milioni di malati cronici danno il segnodella difficoltà a risolvere in modo definiti-vo le cause che determinano le condizionidi reiterarsi delle patologie.E’ evidente il limite di una cultura medi-cistica; ponendo sotto accusa il sistemaparcellizzato ed iper-specia li stico delleattività sanitarie, come se, di fronte alladifficoltà di analizzare cause e rintraccia-re soluzioni efficaci, gli operatori, oggiostacolati da un sistema gerarchizzato eburocratizzato, si rifugino in atteggiamen-ti “professionali” e nell’assoluzione dicompiti e mansioni, mentre, la natura ela complessità dei problemi richiedereb-bero un agire per funzioni ed obbiettivi.Un ulteriore problema è quello di non ri-tenere prioritarie la prevenzione, la dia-gnosi e le cure precoci e la riabilitazione,concentrando la maggior parte delle ri-sorse economiche, tecniche e professio-nali nelle diagnosi complesse e nelle cu-re intensive: quasi il 60% delle risorse so-no, oggi, investite nelle strutture ospeda-liere, mentre solo il 2% è specificatamen-te speso nella prevenzione.

METODOLOGIA, STRUMENTID’INDAGINE E QUADROCONCETTUALEPer la ricerca, mi sono servito di duequestionari (uno per gli infermieri, l’al-

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tro per i pazienti) e di servizi territoria-li del nord (Milano) e centro (Terni, Rieti,Roma), con realtà sanitarie di ricono-sciuta esperienza clinico-assistenzia-le, e altre meno.Il questionario è stato formulato in mododa focalizzare l’attenzione su alcuni indi-catori determinanti le motivazioni profes-sionali degli infermieri.La prima parte raccoglie gli elementi ana-grafici; la seconda gli indicatori di strut-tura (il servizio-reparto, l’adozione di stru-menti innovativi, la cartella infermieristi-ca) ed indicatori di processo; la terza par-te sonda la percezione soggettiva degliinfermieri in relazione alla propria condi-zione professionale e la percezione so-ciale degli stessi.Sono stati distribuiti 219 questionari adaltrettanti infermieri, di cui un questiona-rio presso sette strutture ospedaliere etre nei Servizi territoriali.Il questionario dei pazienti (a cui hannorisposto 143 persone ricoverate nei set-te ospedali oggetto di indagine), sondala loro percezione del rapporto con glistessi infermieri oggetto di indagine.Il questionario è stato concepito a rispo-ste chiuse (dove possibile, il questiona-rio è stato somministrato in assenza del-le caposala e di altre figure gerarchiche);il questionario dei pazienti in precario sta-to di salute è stato compilato con l’ausi-lio dei parenti.I dati sono stati elaborati incrociando gliindicatori, così da ottenere ogni singolofattore incidente.Il dato anagrafico prevalente mostra uncorpo infermiere per 2/3 formato da per-sone mature, con età compresa tra i 31ed i 50 anni (grafico 1); mentre i giovanirappresentano appena il 7% del campio-ne ed è tra questi la stragrande maggio-ranza di laureati.Il grafico 2 mostra che un infermiere suquattro ha iniziato da meno di cinque an-ni l’attività professionale; circa la metà

degli infermieri ha un anzianità profes-sionale tra i sei ed i 20 anni.Il dato conferma la storica prevalenza del-l’elemento femminile nella professioneinfermieristica, sovrapponibile con il da-to nazionale (grafico 3).

La metà del campione intervistato haun’esperienza recente nel servizio di as-segnazione. Solo un infermiere su tre haoltre 10 anni di servizio nello stesso re-parto (grafico 4), mentre precedenti espe-rienze in altri servizi vengono conferma-ti da ben il 69% degli intervistati.

Questo dato manifesta alcuni problemi,legati, quindi, ad una certa difficoltà adambientarsi ed “affezionarsi” al proprioservizio, a sedimentare quelle esperien-ze professionali di lungo periodo che ga-rantiscono una maggiore qualità del ser-vizio.

CARTELLA INFERMIERISTICA EPROTOCOLLI DI RICERCAL’uso della cartella infermieristica deno-ta una chiara volontà di qualificare l’atti-vità assistenziale, garantendo l’uniformi-tà professionale, maggiore sicurezza inpratica medica e più autonomia profes-sionale.I dati (grafico 5) ci confermano che lo stru-mento viene adottato da circa il 50% delcampione, ma prevalentemente in quel-le strutture specializzate e d’avanguardia(Istituto Tumori, Hospice Caracciolo eTerni).

Tenuto conto che l’indagine si svolge sudue Istituti di ricerca a carattere scienti-fico (Irccs-Istituto tumori di Milano eSpallanzani di Roma), si sottolinea il fat-to che oltre i 2/3 degli infermieri non uti-lizza nessun protocollo di ricerca infer-mieristica (grafico 6), parimenti, solo in1/3 dei casi sono state attivate ricercheper migliorare la qualità di vita dei pa-zienti e per la sicurezza in pratica medi-ca (grafico 7).

CONDIVIDERE LERESPONSABILITÀ PERCONDIVIDERE IL PROGETTOI dati emersi a tale proposito, sono estre-mamente controversi, giacché, se, per unverso manifestano un chiaro bisogno diusare lo strumento del confronto profes-

Età degli infermieri intervistati

26-30 anni 19%

41-50 anni 29%

31-40 anni 32%

51-60 anni 13 %

20-25 anni 7%

61 e oltre

0%

Grafico 1

Grafico 2

Grafico 3

Grafico 4

Anni di servizio

0-1 anno 5%

1-5 anni 26%

6-10 anni 19 %

11-20 anni

25%

21-30 anni 16%

31-40 anni 9 %

Sesso degli intervistati

M22%

F78%

Anni di servizio nel reparto

1 – 5 a51%

6-10 anni 19%

11-20 anni 18%

21-30 anni 7%

31-40 anni 5%

Utilizzi la cartella infermieristica?

SI47%

NO53%

Grafico 5

Utilizzi protocolli di ricerca?

NO72%

SI28%

Grafico 6

Hai mai partecipato a delle ricerche?

NO 53% SI

28%

NON RISPONDE

19%

Grafico 7

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sionale ai fini del miglioramento dellaqualità assistenziale, dall’altra, denun-ziano l’episodicità delle riunioni d’equi-pe. Innanzitutto c’è da considerare la do-manda principale: “chi prende le decisio-ni?” (grafico 8).

Quindi, vanno analizzati i dati relativi al-la possibilità di effettuare riunioni perio-diche (una al mese da interpretare comesaltuarie) e legate soprattutto all’orga-nizzazione (grafico 9 e 10). In maggioran-za, gli infermieri descrivono tali riunioni

come momenti di condivisione dei pro-blemi; risulta però, che i 2/3 degli infer-mieri non si sentono coinvolti (grafico 11).

Questo dato conferma ancora una voltache la pianificazione assistenziale resta,ancora oggi, una chimera nella stragran-de maggioranza dei casi (circa il 70%),

mentre le informazioni sui pazienti ven-gono tramandate, tra un turno e l’altro,sul semplice registro delle consegne (gra-fico 12).

UN PROFESSIONISTA IN PIENA“CRISI ADOLESCENZIALE”L’insieme delle risposte date dagli infer-mieri introducono un elemento di forte ri-flessione: da un lato, infatti, l’aggiorna-mento normativo consegna a questo pro-fessionista una responsabilità sociale digrande rilievo, una piena autonomia e lapossibilità di interagire positivamente conla complessità della realtà sociale; dal-l’altro, però, emerge un’arretratezza cul-turale profonda, repressa da un sistemasanitario che delega alla fase diagnosti-co-terapeutica, quindi alla classe medi-ca, un potere pressoché assoluto e diffi-cilmente contrastabile.Dai questionari emerge, pertanto, un gra-ve stato d’insoddisfazione professionale,manifestato praticamente da un infermie-re su due, mentre appena il 30% si ritie-ne pienamente soddisfatto della propriaprofessione (grafico 13).

In due quesiti specifici, per altro, il 50%circa degli infermieri (grafico 14) confer-

ma che, se potesse tornare indietro, nonintraprenderebbe la professione di infer-miere, adducendo quale motivo principa-le la mancanza di rispetto per la sua pro-fessionalità. Le risposte ad una serie di quesiti suc-cessivi individuano meglio le cause di ta-le malcontento, addebitandole all’estre-ma gerarchizzazione dei ruoli, alla man-canza di organizzazione e alla carenza di

personale (grafico 15).Significativo, a questo proposito, è il giu-dizio di valore del ruolo ascritto alle figu-re gerarchiche del primario, capo sala edel dirigente dei servizi infermieristici,per i quali, tre infermieri su quattro siastiene da qualsiasi, plausibile definizio-ne o riconoscimento (non so/altro), o lidescrive come semplici “capi”. Il giudiziodi disvalore rispetto ai ruoli gerarchici vie-ne confermato allorquando 60% degli in-fermieri intervistati affermano che in as-senza dei propri responsabili il servizioresterebbe sostanzialmente invariato oaddirittura migliorerebbe (grafico 16).

Curiosa ed emblematica è la definizionedata alla figura che rappresenta la nostraprofessione: l’infermiere non riesce a stac-carsi dalla vecchia immagine ottocente-sca legata alla dipendenza dal medico.Non a caso, molti, fra gli intervistati, nonsi sentono pronti ad assumere un ruoloprofessionale totale (grafico 17).

SIN TROPPO… PAZIENTINon è cosa facile ottenere un giudizio se-reno da persone in una condizione di estre-ma fragilità, quando gli si chiede di espri-mersi sull’operatore da cui dipende quo-tidianamente la sua vita. La ricerca ha proposto ad un campione dicirca 150 malati (o parenti collaboranti)

5

Da chi vengono prese le decisioni?

Dalla capo sala

dopo ponderatasintesi dei contributi

di ciascuno

69%

NON RISPONDE

13% Dalla capo sala,indipendentemente

dalle opinioni del gruppo 18%

Grafico 8

Che tipo di riunioni sono?

AGGIORNAMENTO20%

FORMATIVE 8%

ORGANIZZAT

IVE 72%

Grafico 9

Che tipo di riunioni sono?

AGGIORNAMENTO20%

FORMATIVE 8%

ORGANIZZAT

IVE 72%

Grafico 10

Come sono condivisi i piani d'assistenza?

AFFIDATO ALL'INFERMIERE

5%

AFFIDATI ALLA SOLA

CONSEGNA SCRITTA

70%

IN RIUNIONI QUOTIDIANE

DI CAMBIO TURNO 25%

Grafico 11

Come sono condivisi i piani d'assistenza?

AFFIDATO ALL'INFERMIERE

5%

AFFIDATI ALLA SOLA

CONSEGNA SCRITTA

70%

IN RIUNIONI QUOTIDIANE

DI CAMBIO TURNO 25%

Grafico 12

Da 1 a 10 quanto sei soddisfatto di essere infermiere?

715%

621%

da 0 a 544%

da 8 a 1020%

Rifaresti l'infermiere?

SI, SE VENISSE RISPETTATA LA

MIAPROFESSIONALI TA'

44%

SI, COMUNQUE45%

NO, IN OGNICASO5%

SI, IN UN ALTROSERVIZIO

6%

Grafico 13

Grafico 14

Perchè sei insoddisfatto?

CARENZE DI METODO

12%

CARENZE DI MEZZI E

MATERIALI 18%

CARENZE ORGANIZZATI

VE

24%

CARENZA DI PERSONALE

27%

SCARSO POTERE

DECISIONAL E

DEGLI INFERMIERI

19%

Grafico 15

Senza responsabili, il tuo servizio...

MIGLIOREREBBE 24%

NON RISPONDE

4%

PEGGIOREREBBE 36%

RESTEREB BE INVARIATO

36%

Grafico 16

Come ti appellano i pazienti?

DOTTORE8%

PORTANTINO2%

INFERMIERE 90%

Grafico 17

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di esprimere, prima un giudizio somma-rio sulla qualità assistenziale, dopo di spe-cificare meglio alcuni aspetti che a mioavviso avrebbero fatto risaltare la realecapacità/possibilità di rendere l’assisten-za più umana ed efficace. Intanto, va det-to che circa il 60% dei pazienti intervista-ti ha ricoveri brevi, che non superano lasettimana, mentre permanenze più lun-ghe, descritte nel campione, sono giusti-ficate dal fatto che molti malati proven-gono da strutture di lungo degenza (ho-spice) o istituti di ricovero e cura a carat-tere scientifico.

Dal questionario (grafico 18) emerge unasostanziale soddisfazione dell’assisten-za ricevuta: due pazienti su tre la riten-gono buona o ottima; mentre solo unanetta minoranza si lamenta di un assi-stenza pessima o insufficiente. Analogarisposta si evince dal quesito circa la di-sponibilità degli infermieri verso i mala-ti (grafico 19).

Il dato più significativo ed allarmante (gra-fico 20) deriva, però, dal quesito relativoal tempo di risposta da parte degli infer-mieri, ritenuto, dalla maggior parte degliintervistati, troppo poco sollecita e dallascarsa disponibilità verso i malati a for-

nire loro le necessarie spiegazioni sui trat-tamenti terapeutico assistenziali: ben trecasi su quattro.In ultimo, è curiosa l’identica confusionecirca la percezione che hanno i malati delruolo professionale degli infermieri: duepazienti su tre gli attribuiscono esclusi-vamente mansioni ausiliarie (paramedi-co, portantino, ausiliario e persino inser-viente), mentre solo uno su tre percepi-sce correttamente il ruolo professionaledell’infermiere, definendolo quale dotto-re o infermiere (grafico 21).

GLI INFERMIERIINSODDISFATTI VANNO…ANALIZZATIL’altissima percentuale di infermieri in-soddisfatti che emerge dalla ricerca me-rita un approfondimento, giacché rappre-senta un elevato indice di criticità sul si-stema dei servizi dedicati alla tutela del-la salute collettiva. Non a torto, infatti, siritiene che per affrontare i delicati e com-plessi problemi relativi alla salute, sianonecessarie delle forti motivazioni socialie psicologiche, uno spirito positivo pervincere – insieme - una vera e propria“guerra civile”.Dal dato sull’età degli infermieri insoddi-sfatti non si rilevano sostanziali differen-ze da quello generale; come sovrapponi-bile è quello relativo agli anni di anziani-tà di servizio (grafico 22).Il primo dato di rilievo che caratterizza lacategoria degli infermieri insoddisfatti ri-guarda la possibilità di partecipare a mo-menti collettivi di discussione sull’orga-

nizzazione del lavoro: il 56% di loro, in-fatti, dichiara di non prendere mai partead alcuna riunione. Ma anche tra chi par-tecipa alle riunioni, tre su quattro si di-chiarano poco o nulla coinvolti.Al contempo, ritengono che i momenti dicondivisione professionali siano efficaciai fini del risultato (41% ) o parzialmen-te efficaci (37%).Alla domanda se rifarebbero la stessaprofessione, quasi nella totalità, gli infer-mieri rispondono anteponendo al rinno-vo di questa scelta il rispetto della pro-pria professionalità o l’impiego in un ser-vizio diverso, mentre solo uno su dieci ri-fiuta di intraprendere di nuovo la profes-sione infermieristica (grafico 23).

CONCLUSIONIPur con gli inevitabili limiti legati alla re-lativa validità scientifica del campione,l’indagine conferma alcuni gravi handi-cap della professione infermieristica:• il mancato riconoscimento del ruo-

lo sociale dell’infermiere;• una cultura infermieristica ancora

troppo appiattita su quella medica(diagnostico-terapeutica) che perpe-tua, nei fatti, lo storico ruolo ausilia-rio della categoria degli infermieri;

• le innovazioni normative in materiedi professioni sanitarie, malgrado de-cretino l’autonomia professionale de-gli infermieri, nella cultura prevalen-te gli infermieri restano relegati alruolo ausiliario del medico e quasiesclusivamente a servizi diagnosi edi cura;

• la prospettiva di aggiornamento del-la vecchia cultura infermieristica, le-gata alla nuova generazione di infer-mieri laureati, rischia di essere deltutto vanificata se i modelli organiz-zativi e funzioni sociali non vengonoorientati sui ben più complessi biso-gni di salute della popolazione.

Intanto, però, per cominciare, si dovreb-bero sperimentare modelli organizzativi,incentrati sui momenti di condivisione e

Per i pazienti, l’assistenza infermieristica è…

PESSIMA 1%

SUFFICIEN TE

26%

BUONA 42%

OTTIMA 20%

ECCELEN TE 6%

INSUFFICI ENTE

5%

Grafico 18

Per i pazienti il personale infermieristico è…

SUFFICIENT EMENTE DISPONIBILI

41%

POCO DISPONIBILI

6%

SCARSAME NTE

DISPONIBILI 1%

MOLTO DISPONIBILI

52%

Grafico 19

Per i pazienti gli infermieri rispondono…

IN RITARDO

27%

TROPPO IN

RITARDO 6%

IN ALCUNI MINUTI

26% RAPIDAME NTE

41%

Grafico 20

Come i pazienti definiscono gli infermieri

PARAMEDICO 24%

PORTANTINO 1%

ASSISTENTE 37%

INFERMIERE8%

DOTTORE ININFERMIERISTICA 28%

INSERVIENTE2%

Grafico 21

Età degli infermieri insoddisfatti

41-50 anni28%

26-30 anni 17%

61 e oltre 0% 51-60 a

13%

20-25 anni 6%

31-40 anni 36%

Grafico 22

Rifaresti l'infermiere?

SI, SE VENISSERISPETTATA LA MIA PROFESSIONALITA’

54%

SI, IN UN ALTRO SERVIZIO

7%

SI, COMUNQUE 31%

NO, IN OGNI CASO 8%

Grafico 23

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confronto professionale di tipo orizzonta-le: le riunioni, ad esempio, lamentate da-gli infermieri del campione analizzato, do-vrebbero divenire lo strumento quotidia-no di ricerca, analisi, programmazione,attuazione e verifica. Un luogo “ideale”dove, anziché subire il controllo “dei ca-

pi, dovrebbero ricevere il necessario sup-porto dai leader.

AUTORE:Marco Franceschini, università degli studi diRoma “La Sapienza”, corso di laurea inInfermieristica, polo di Rieti.

L’articolo prende spunto dalla tesi di lau-rea dell’autore, che ha avuto come rela-tore il professore Antonio Ferraro.

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Bernardi, Il Burn-Out. Im; 1992Cafiero, Benessere in ambito lavorativo. Im;1986Calamandrei ,Orlandi, L’assistenza infermieristica. Ajn; 2000Ciancio, Storia dell’assistenza infermieristica. Mh; 2001Grandoni, L’Organizzazione delle attività economiche. Il Mulino; 1992Heidegger, Sein und Zeit. 1927Murru, L’identità professionale in un gruppo di operatori professionali. Tesi di laurea; 1985

BIBLIOGRAFIA

IN PILLOLE

Fibrosi cistica, nuove speranzeBuone speranze dai test della fase due di un nuovo farmaco contro la fibrosi cistica, lamalattia genetica che colpisce organi diversi (polmoni, pancreas, fegato, intestino) e colpi-sce in Italia circa 3.500 persone. I risultati finora ottenuti dalla sperimentazione del PTC124sono incoraggianti e il farmaco ha superato brillantemente la seconda fase, come riporta larivista scientifica The Lancet: “Il PTC124 è stato somministrato in dosi diverse a 24 pazien-ti con gravi infezioni ai polmoni e dopo 14 giorni di terapia, tutti sono migliorati in modosignificativo”.

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Competenze infermieristicheper l’assistenza alle donnevittime di violenzadi Massimo M. Greco

NNon è facile trattare questo genere di ar-gomento: i racconti di vita sul tema evo-cano uno scenario di società che faccia-mo fatica a pensare ci riguardi. Eppure,come operatori siamo chiamati a dare unarisposta, per affrontare l’ennesimo cam-po di sofferenza, di vissuti scabrosi, di di-sperazione: un’altra dimensione dell’espe-rienza umana, di allontanamento da unostato di benessere e da una condizionedignitosa riguardo alla qualità della vita. Alcuni colleghi infermieri maschi potreb-bero pensare che la questione violenzacontro le donne sia “di competenza” del-le sole colleghe. Mi domando se questoatteggiamento di delega non abbia pro-fonde e taciute connessioni con la que-stione più ampia del genere, quella co-struzione culturale che fa corrisponderea determinate caratteristiche biologichealtrettanto determinanti paradigmi di va-lori, identità, capacità, comportamenti e,appunto, saperi.Ma non è solo questo. C’è una domandaa cui questa delega non permette di ri-spondere: come uomo mi devo interroga-re non solo sulle donne vittime di abusi,ma anche sul comportamento degli uo-mini che li hanno perpetrati. Sarebbe co-modo a questo punto limitarsi ad affer-mare una distanza da questi personaggi,rappresentandoli come figure devianti emarginali, e dirsi: “io non lo farei mai!”.Al contrario, la diffusione epidemiologi-ca italiana del fenomeno in ogni stratosociale e in ogni cultura (Istat, 2007) do-vrebbe interpellare tutti per mettere in di-scussione ciò che nei paradigmi di “ma-scolinità” e di “femminilità” (entro cui,nostro malgrado, siamo stati educati),possa dare sostegno, anche inconsape-

vole e indiretto, a questi comportamenti.Scopo di questo articolo è sensibilizzarela categoria infermieristica ed ostetricaa definire e condividere uno spazio auto-nomo di riflessione e di ricerca professio-nale sul tema, proponendo delle linee disviluppo sostenibili e specifiche, piutto-sto che affrontare le questioni tecnico-professionali riguardanti gli aspetti clini-ci, diagnostici ed assistenziali, peraltroampiamente disponibili in linee-guida svi-luppate nell’ambito medico-ginecologicoe che, comunque, necessitano di essereadattate ai diversi contesti organizzativi.

LA DIMENSIONE DELFENOMENO E L’IMPATTOSUL SISTEMA SANITARIOÈ utile partire da una rappresentazionevisiva, una mappa concettuale della tas-sonomia del fenomeno della violenza ingenerale, per orientarsi sia nella ricerca,sia nella definizione di interventi sani-tari di risposta.L’Oms ce ne fornisce un utile esempio(Fig.1), mettendo in guardia sulla disomo-

geneità generale delle definizioni utiliz-zate dai lavori di ricerca e sulla necessi-tà di un chiarimento anche all’interno del-le professioni coinvolte (Oms, 2002).Secondo la ricerca pubblicata nel 2007dall’Istat, una donna su tre, fra i 16 e 70anni, ha subito, nel corso della propria vi-ta, almeno una violenza, fisica o sessua-le (Istat, 2007).Nel corso del 2006, conferma il “Rapportosulla criminalità” del Ministero dell’Interno,riguardo alla stessa classe di popolazio-ne: sono 1 milione e 150.000 le donne chehanno subito violenza, pari al 5,4% delledonne dai 16 ai 70 anni. In particolare, il2,7% delle donne ha subito violenza fisi-ca, il 3,5% violenza sessuale e lo 0,3%stupri o tentati stupri.Le violenze, comprese quelle sessuali,non avvengono solo in relazione a scono-sciuti, ma si realizzano soprattutto nel-l’ambito della relazione di coppia e dellafamiglia, dove spesso sono recidive e, so-prattutto nel caso di violenze sessuali pri-ma dei 16 anni, sono perpetrate in preva-lenza da parenti stretti (il patrigno, il pa-

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dre, il fratello, il nonno, lo zio).Riguardo le conseguenze cliniche delleviolenze, è da sottolineare come è all’in-terno dei rapporti stretti e parentali chel’efferatezza delle violenze è maggiore ele ferite più gravi (Dipartimento PubblicaSicurezza, 2007).Il Lazio è al primo posto della drammati-ca classifica nazionale, con il 38% (rispetto alla media nazionale del 32%),di donne che nel corso della vita hannosubito violenza fisica o sessuale.Il dettaglio dei crimini compiuti nel Lazionei confronti delle donne, secondo i datidelle Questure provinciali (Consulta del-le Province, 2008), confermano il quadromolto preoccupante (Tab. 1).Senza trascurare le conseguenze a brevee a lungo termine sul piano della salutepsichica, la violenza sessuale e quella fi-sica determinano spesso risultanze gra-vi anche sul piano fisico, con lesioni etraumi a carico di diversi apparati, e sulpiano infettivologico le lesioni correlateche hanno necessitato cure mediche (il24,1%) sono state curate in primo luogoin ospedale, presso il Pronto Soccorso(51,7%) o presso un reparto ospedalierodiverso (23,6%).

DA DOVE PARTIRE PER UNARISPOSTA INFERMIERISTICALe strutture sanitarie possono essere con-siderate luoghi cruciali non solo nei ProntoSoccorso/Dea, ma anche in altri reparti do-ve la vittima può soggiornare per problemicorrelati a traumatismo, lesioni e condizio-ni correlate (ad es. ortopedia, ginecologia,servizi per le tossicodipenze), oppure perragioni cliniche non correlabili direttamen-te allo stato di vittimizzazione.

Qualora la donna stessa non palesi la suacondizione di bisogno, bisognerà eserci-tare molta cautela e mettere in atto altecompetenze comunicative interpersona-li per entrare in contatto con il bisogno

taciuto della vittima.La corretta gestione del fenomeno consi-sterà non solo nel garantire diritti, digni-tà ed un’appropriata assistenza, ma an-che nel costituire uno snodo di intercet-

Tabella 1 - Delitti commessi con vittime di sesso femminile registrati dalle Questure provinciali del Lazio: Anno 2006 – Primo trimestre 2007

Questura di Roma e

Provincia

Questura di Frosinone e

Provincia

Questura di Latina e

Provincia Periodo

di riferimento

Tipologia

delitto

2006 1°trim.2007 2006 1°trim.2007 2006 1°trim.2007

Lesioni Dolose 720 117 15 4 184 78 Percosse 143 38 6 1 55 17 Violenze sessuali 183 35 5 - 15 13 Sequestri di persona

per motivi sessuali 26 3 - - 1 1

Nostra elaborazione da Consulta delle Province Lazio 2008.

N.B. non sono stati riportati i dati per le province di Viterbo e Rieti perché non omogenei nella classificazione delle tipologie di delitto.

Inoltre, i dati ISTAT sono stati rilevati in un’indagine a campione con interviste telefoniche e hanno quindi una valenza statistica. I dati delle Questure del Lazio rappresentano invece la rilevazione effettiva tramite il conteggio dei delitti.

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tazione finalizzato ad instradare le vitti-me verso percorsi di uscita dal disagio.Le strutture sanitarie possono offrire, inquesto ambito, una qualità di servizi am-piamente migliorabile nella loro dimen-sione organizzativa, multidisciplinare, in-terculturale, procedurale e di condivisio-ne di buone prassi. Questo perché le no-stre strutture sanitarie non possono es-sere: “luoghi in cui le donne sono curatein modo tale che spesso vengono messii punti di sutura senza nemmeno parlarealla donna per un momento”. (Adami etal., 2002, pag.113).Per pianificare un’azione efficace ed ap-propriata è necessario, però, definire qua-le tipo di violenza si vuole considerare, alfine di progettare, all’interno di una strut-tura sanitaria, un percorso graduale di ac-quisizione di competenze (individuali, diequipe e organizzative) mirate alle pecu-liarità specifiche delle varie espressionidella violenza, che si articolano e presen-tano dei bisogni in maniera molto diver-sificata.La nostra proposta1 per un miglioramen-to in questo ambito prevede a tal scopoprima il ripensamento organizzativo e pro-fessionale diretto al fenomeno più evi-dente ed esplicito (l’abuso sessuale); poi,alla pianificazione della presa in caricodei fenomeni più nascosti e taciuti, comela violenza fisica ed i maltrattamenti. Si parte dal presupposto infatti che, di-versamente che per la violenza sessuale,la gestione del bisogno assistenziale inseguito a violenze fisiche e maltrattamen-ti comporti ulteriori capacità di percepi-re il disagio, gestire la comunicazione in-terpersonale (che è caratterizzata per lopiù dalla reticenza della vittima), nonchéintegrare e sincronizzare una serie di strut-ture presenti in ospedale e sul territorio. Anche le competenze professionali indi-viduali sono chiamate in causa in misuranotevole sia dalla violenza sessuale chedalla violenza fisica. Oltre alle questioniassistenziali determinate dalle patologieacute correlate ad entrambi le tipologie,è necessario mobilitare la capacità daparte degli operatori e delle operatrici divedere il problema, e quindi di attivarsiin maniera appropriata. Ad ostacolare ilgiusto atteggiamento concorrono gli ste-reotipi culturali, come alcune ricerchehanno dimostrato (Tarantelli in Crowellet al., 1999).

Come puntualizza l’Oms, l’operatore sa-nitario, invece: “deve essere consapevo-le della differenza fra mito e fatto. E’ ne-cessario esaminare e sfatare le creden-ze e le attitudini personali circa la violen-za personale. E’ essenziale che gli ope-ratori sanitari capiscano il bisogno di im-parzialità”. (Who, 2003).Si profila, quindi, l’opportunità di prende-re parola pubblica e professionale comeprofessioni infermieristiche ed ostetriche,per dare il nostro precipuo contributo inun ambito così delicato e socialmente im-portante.Il campo di intervento presenta anche del-le interessanti sfide professionali, soprat-tutto nell’ottica delle competenze: - la possibilità di utilizzare e revisionaregli strumenti di screening e di diagnosi

infermieristici e i piani di assistenza sul-la tematica della gestione della vittima,ma anche (nel caso della violenza dome-stica) nell’ambito della gestione della fa-miglia disfunzionale;– la problematica della gestione della

comunicazione e della relazione conla donna vittima di violenza;

– la necessità di integrare servizi ospe-dalieri e territorio, servizi sanitari e so-ciali; strutture del Ssr e quelle deglienti locali;

– la necessità di coordinamento fra di-verse discipline e professionalità sa-nitarie e sociali e di realizzare inter-venti con un approccio integrato e direte;

– la problematica forense e medico-le-gale;

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– la possibilità di individuare spazi perun ruolo importante e qualificante del-la professione infermieristica ed oste-trica, soprattutto nella gestione auto-noma rispetto ad altre figure profes-sionali (ginecologia; psicologia) dellaformazione per l’acquisizione ed il sup-porto delle competenze necessarie.

Anche qualora non si partisse “da zero”,bisognerà comunque attuare un bilancioed un aggiornamento delle competenzedegli operatori e un audit del servizio diPronto Soccorso/Dea volto a individuarelo scostamento fra i requisiti necessari elo standard esistente, ed operare gli op-portuni cambiamenti. Il tema è stato in questo articolo neces-sariamente affrontato con i dispositivi cul-

turali e metodologici della professionali-tà e della scientificità.Sicuramente, per prestare attenzione everificare la fattibilità delle proposte e laconsistenza delle questioni, bisogneràesercitare un certo di stanziamento, mala tensione fra distacco ed empatia, for-se, fa parte del talento e della nemesi diun infermiere e di un’infermiera: stare vi-cino alle ferite senza scappare.Bisognerà tornare poi ad emozionarsi ead immedesimarsi, per accorrere accan-to a chi ha bisogno, per impegnarsi nelrealizzare, nel nostro piccolo, un qualchemiglioramento.

AUTORE:Massimo M. Greco, coordinatore gestionale

servizio prevenzione e protezione pressol'Azienda ospedaliera Universitaria policlini-co di Tor Vergata

Il policlinico di Tor Vergata ha avviato una se-rie di iniziative progettuali, sia specificatamen-te infermieristiche sia interprofessionali e mul-tidisciplinari, al fine di perseguire il migliora-mento continuo dell’assistenza fornita alle don-ne vittime di violenza.Sulla tematica trattata in questo articolo, ilgruppo infermieristico "Contro la violenzaalle donne" del Policlinico Tor Vergata diRoma ha organizzato per il 20 novembre2008 il corso "Rispondere al silenzio -Competenze infermieristiche nell'assistenzaalle donne vittime di violenza".Info: 06.20903923

Adami C, Basaglia A, Tola V (a cura di), Progetto Urban-Dentro la violenza: cultura, pregiudizi, sterotipi. Rapporto nazionale “Rete antiviolen-za Urban”. Milano: Franco Angeli Edizioni; 2002.Associazione Ostetrici e Ginecologi ospedalieri Italiani-Aogoi, Linee guida per l’assistenza alle donne vittime di violenza sessuale; 2006.Consulta delle Province della Regione Lazio, Il fenomeno della violenza sulle donne: un approfondimento sulla situazione nel Lazio. Roma: as-sessorato agli Affari Sociali della Regione Lazio editore; 2008.Crowell N. A, Burgess A. W (a cura di), Capire la violenza sulle donne. Roma: Edizioni Scientifiche Ma.Gi; 1999.Dipartimento di Pubblica Sicurezza (a cura di), Rapporto sulla criminalità in Italia-2006. Roma: Ministero degli Interni; 2007. Istat, La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia nel 2006. Roma; 2007. Oms, Violenza e salute nel mondo-Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In: Quaderni di sanità pubblica. Cis Editor; 2002.Svs-Soccorso Violenza Sessuale (a cura di), Linee guida-assistenza, medico-legale, psico-sociale, nelle situazioni di violenza alle donne e aibambini. Provincia di Milano; 2006. Who, Guidelines for medical-legal care of victims of sexual violence, 2003.

BIBLIOGRAFIA

IN PILLOLE

La giornata internazionale contro la violenza delle donneLa “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” è stata isti-tuita nel 1999 con risoluzione dell’Assemblea delle Nazioni Unite e ricorre il 25 novembredi ogni anno, in ricordo della morte delle sorelle Mirabal assassinate dal dittatore dellaRepubblica domenicana Trujillo. Dal 2005 la Giornata, istituita allo scopo di promuovereazioni ed interventi volti alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni, hadeterminato una sempre maggiore attenzione anche in Italia, dove da alcuni anni vengonoavviate, in varie città d’Italia, iniziative e manifestazioni sul tema.

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L’approccio infermieristicoal paziente affetto da ipertrofiaprostatica benignadi Mauro Morroto

IETIOPATOLOGIASINTOMATOLOGIAIl primo importante avanzamento nellacomprensione delle malattie a carico del-la prostata è stata la chiara definizionedella struttura anatomica e della funzio-ne di questa ghiandola.La moderna concezione di tale strutturaconsidera la prostata suddivisa in duearee principali: la zona centrale e la zonaperiferica, separate da una zona di tran-sizione, consistente in tessuto ghiando-lare istologicamente della medesima na-tura di quello della zona periferica. In apparenza, le due strutture sono fun-zionalmente indipendenti e, nell’ambitodi varie condizioni patologiche che si di-stinguono per numerose variabili, posso-no avere un’importanza relativa diversa:ad esempio, il carcinoma prostatico si lo-calizza solitamente nella zona perifericapiù esterna della ghiandola, mentre laIpertrofia prostatica benigna (Ipb) è indi-viduabile nel tessuto ghiandolare periu-retrale a livello della zona centrale.Nonostante le sue piccole dimensioni ela limitata varietà di condizioni patologi-che che possono alterarne il normale fun-zionamento, la prostata è uno degli orga-ni che, nell’uomo, possono più facilmen-te essere interessati da processi morbo-si. Questa ghiandola, dalle dimensioni al-l’incirca di una noce, presenta un rischiodi sviluppo di tumore in un soggetto sudieci, mentre la Ipb può essere ritrovatanell’88% dei rilievi autoptici eseguiti suuomini di età pari o superiore ad 80 an-ni; la sintomatologia correlata alla malat-

tia viene riferita da quasi la metà dei sog-getti di sesso maschile e, in genere, dietà superiore ai 50.E’ importante, inoltre, considerare chenon tutte le Ipb sono sintomatiche e cheesiste una serie di manifestazioni, chepossiamo definire “fastidi”, in grado co-munque di interferire con l’attività quoti-diana dei pazienti. Purtroppo, la dia-gnosi di Ipb è sempre quasi tardiva.Il 74% dei pazienti non va subito dal me-dico perché aspetta che i sintomi scom-paiano, il 23% li ritiene “normali” (dovu-ti all’età) ed il 15% li giudica non impor-tanti. In realtà, l’ipertrofia prosta-tica conduce, nel 30% dei ca-si, alla ritenzione urinaria acu-ta, senza contare il peggio-ramento della qualità di vita:dall’impossibilità a compie-re viaggi più lunghi di 2 ore(21%), alle ripercussioni sul-la vita sessuale e di coppia.Oggi, per il notevole miglio-ramento delle condizioni ge-nerali dell’anziano, si com-prende come la richiesta ditrattamento per la sintoma-tologia provocata dalla iper-trofia prostatica sia diventa-ta sempre più rilevante e co-me questo aumento sia de-stinato a diventare esponen-ziale in futuro. Molte sono le ipotesi forni-te per spiegare tale patolo-gia: la più accreditata met-

te in evidenza il declino androgenico chesi verifica con l’età avanzata, favorendouno squilibrio ormonale che favorisce lacrescita di noduli iperplasici, che si svi-luppano verso la periferia della ghiando-la, determinando un aumento di volumedell’organo. Tale affezione, quindi, ha l’ef-fetto di ostruire il flusso urinario con tut-ti quei fastidi che questo comporta perchi ne soffre: riduzione della potenza delflusso, aumento della frequenza minzio-nale, intermittenza della minzione e sen-sazione d’incompleto svuotamento dellavescica.

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Il trattamento classico per questa malat-tia è stato, per molto tempo, solo chirur-gico e, tuttora, urologi di fama sostengo-no che, vista l’impossibilità di evitarla,tanto vale non rimandarla.Sull’ostruzione del flusso urinario non in-fluisce solo l’ingrossamento della ghian-dola, ma anche l’aumento della tensionedella muscolatura liscia, che costituisceben il 40% del tessuto prostatico.Ora, mentre sull’ingrassamento della pro-stata agiscono bene le terapie ormonali,per la tensione della muscolatura lisciaè stato provato che funzionano bene glialfa bloccanti, il cui effetto è riscontrabi-le entro un mese dall’inizio della cura (an-che due settimane) contro i sei mesi ri-chiesti dagli ormoni.

DIAGNOSTICAQuando l’utente affetto da Ipb giunge nel-la nostra struttura, la sua sintomatologiapuò essere ampia, variando dalla disuria al-la pollachiuria diurna e notturna fino alla ri-tenzione d’urina (acuta o cronica, comple-ta o no). Uno dei primi esami a cui ver-rà sottoposto sarà l’esplorazione ret-tale effettuata dal medico del nostrostaff. L’esplorazione rettale (Er) è fonda-mentale nella diagnosi di qualsiasi patolo-gia prostatica: tale esame può evidenziarel’aumentato volume della ghiandola anchese indolente, mobile ed a limiti netti.Tale procedura è il più semplice e prati-co metodo che l’urologo abbia a disposi-zione per valutare fa prostata dei pazien-ti: è bene, quindi, ribadire che l’esameobiettivo del paziente rimane una parteinalienabile e doverosa dell’attività delmedico; com’è importante notare qualeche sia la metodica più efficace che ne-gli studi dove l’ecografia transrettale vie-ne utilizzata in sinergia con l’esplorazio-ne rettale, con il Psa o con entrambe, es-sa si comporti come un significativo fat-tore di amplificazione diagnostica anchein merito alla diagnosi precoce. Tenuto conto, quindi, dell’età media deisoggetti che effettuano le visite, consi-glieremo uno screening clinico inizialetramite esami ematici generici e specifi-ci, per una visione globale del problema. Tra gli esami sierici di routine troverannoposto l’azotemia (o urea), che è un indi-ce della funzionalità renale, quindi la crea-tininemia il cui alto tasso indica un insuf-

ficienza renale, l’uricemia (acidi urici nelsangue) e la Ves. Importanti risultano leanalisi delle urine e l’urinocoltura per iden-tificare, classificare e quantificare la pre-senza di batteri responsabili di processiinfettivi a carico dell’apparato urinario.Esame sierico fondamentale per tutte lepatologie inerenti la ghiandola prostati-ca, si rivela il Psa o antigene specificoprostatico, che rappresenta, attualmen-te, uno dei marker tumorali più utilizzatoe affidabile in campo oncologico. La sua specificità tessutale quasi asso-luta e la sua alta sensibilità tumorale han-no permesso che venisse diffusamenteutilizzato nella pratica clinica sia per ladiagnosi precoce che per il follow up deipazienti oncologici. Il Psa è una glicopro-teina prodotta prevalentemente dalle cel-lule epiteliali che costituiscono gli acinied i dotti della ghiandola prostatica; lasua funzione primaria è quella di fluidifi-care lo sperma nel momento dell’eiacu-lazione. I suoi livelli sierici possono esse-re facilmente ottenibili utilizzando un me-todo radioimmunologico di dosaggio edessi rispecchiano fedelmente l’attivitàdella nostra ghiandola prostatica. In particolare, al momento attuale il va-lore di Psa maggiormente utilizzato, ingrado di fornire il miglior compromessofra specificità e sensibilità del marker, èrappresentato da un valore di 4 ng/ml. Valori di Psa compresi fra 4-10 ng/ml ven-gono considerati una zona grigia, dove ilsospetto di tumore prostatico è presen-te, ma l’influenza di una consistente iper-

trofia della prostata può comunque giu-stificare tale innalzamento del Psa. La de-terminazione del Psa sierico è un testestremamente semplice da eseguire, ripetibile e confrontabile. Se non è statoancora approvato uno screening genera-le su tutta la popolazione maschile, vie-ne comunque raccomandato di eseguireun dosaggio del Psa in tutti i pazienti chegiungono all’osservazione del medico perdisturbi minzionali.Altro esame sierico a nostra disposizio-ne, ma meno preciso del Psa, è la Fosfatasiacida prostatica o Pap, prodotto dalle cel-lule neoplastiche della prostata. Per quan-to riguarda la clinica, la Pap è elevata inrelazione all’estensione della patologia. Dopo i test sierici inizieremo ad esegui-re una serie di indagini diagnostiche perimmagini onde visualizzare l’entità del-l’ingrossamento prostatico e la natura piùo meno neoplastica.Tra le indagini più efficaci e specificheper i soggetti affetti da Ipb abbiamo l’eco-grafia transrettale (Etr): essa ci consenteuna valutazione più approfondita dellaprostata ed è, sotto quest’aspetto, la tec-nica di immagine più comune, più diret-ta e meno dispendiosa; generalmente èanche ben tollerata, offre buona risolu-zione parenchimale eccellente e sebbe-ne sia anch’essa come l’esplorazione ret-tale (Er), rimane una metodica condizio-nata dalla soggettività dell’operatore. Incombinazione con tale esame potremoeseguire anche una biopsia del tessutoghiandolare, prelevando un frammento di

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questo per escludere così l’eventualità (almomento) di un adenocarcinoma, e quin-di in presenza di tessuto neoplastico. Può essere eseguita per via transrettaleoppure transperineale guidata in un sem-plice ambulatorio, servizio urologico de-dicato o nel servizio di radiologia dell’ospe-dale qualora il soggetto sia ricoverato. Il personale infermieristico informe-rà l’utente su tutti i passaggi che ef-fettuerà per l’esecuzione del test, le po-sizioni da assumere e l’eventuale prepa-razione intestinale, da iniziare almeno 48ore prima.Tale preparazione consta di una dieta leg-gera e priva di scorie per tenere l’intesti-no il più libero possibile e l’esecuzione diun ulteriore clisterino evacuativo la mat-tina dell’esame (possibile anche la pre-scrizione di una eventuale profilassi an-tibiotica).Atro test diagnostico per immagini di im-mediata prescrizione è l’urografia, che cipermette di studiare, anzitutto, la funzio-ne e la morfologia dell’apparato urinario.Per tale esame viene introdotto per viaendovenosa un mezzo di contrasto ioda-to e, quindi, verranno effettuati dei radio-grammi ad intervalli. L’urografia è, inol-tre, estremamente utile per determinarela presenza ed il grado di ostruzione uri-naria che può essere appunto determina-ta dall’ingrossamento della ghiandola chediminuisce il lume uretrale.Dello stesso genere è l’uretrocistografiache dimostra le eventuali alterazioni mor-fologiche della parete vescica le ed il gra-do di ostruzione dell’uretra prostatica.Anche in questo caso, l’infermiere illu-strerà al soggetto l‘iter diagnostico e con-siglierà un appropriato schema dieteticoper il giorno prima (semiliquida e blandilassativi la sera). Il nostro staff speciali-stico a volte può usufruire (ancor primadella diagnostica ad immagini) di appa-recchiature endoscopiche (cistoscopio)capaci di visualizzare in tempo reale e,talvolta senza preparazione specifica daparte dell’utente, alcuni tratti dell’appa-rato urinario (uretra, vescica, prostata,ecc.) e senza provocare eccessivi traumi,se non il fastidio dell’introduzione di undispositivo simile al catetere. Questo stru-mento è costituito da tre parti: la cami-cia, il mandrino e la parte ottica. La parte ottica viene impiegata per la vi-

sione o panoramica del distretto (es. map-ping vescicale), oppure essere collegataad altri dispositivi ed utilizzata anche co-me estrattore o resettore per piccoli in-terventi chirurgici. L’uretrocistoscopia adesempio, può essere eseguita anche infase pre-operatoria, consentendo la vi-sualizzazione dell’uretra e lo sviluppo deilobi prostatici endovescicali ed endoure-trali per evidenziare così il classico aspet-to della vescica da sforzo.Negli ultimi anni, si sono sviluppate neivari centri specialistici urologici nuove in-dagini diagnostiche e terapeutiche chesfruttano dispositivi elettrici od elettro-miografici in abbinamento a computer de-dicati. Le indagini urodinamiche studiano la fun-zionalità delle vie urinarie, utilizzando pa-rametri fisici obiettivi quali la pressioneed il flusso. Anche questi esami di facileesecuzione e (nella maggior parte dei ca-si) per nulla invasivi, rilevano le dilatazio-ni con ostruzione da quelle prive di ostru-zione, fino a riguardarne la sede, il gradoe l’estensione. Per questo, l’esplorazionerettale deve essere integrata con la misu-razione del flusso urinario (uroflussime-tria) per evidenziare obiettivamente i se-gni di una alterazione della minzione. Tragli altri esami urodinamici risulta impor-tante, nel nostro caso, il profilo pressoriouretrale (Upp), che può rivelare e quanti-ficare una compressione esercitata dalmuscolo detrusore sull’uretra stessa. In conclusione, con la fase diagnosticainvieremo il paziente nel servizio diCardiologia per un eventuale Ecg con re-lativo videat cardiologico, per escludereogni complicanza cardiocircolatoria, qua-lora lo staff medico optasse per l’approc-cio chirurgico.Quindi, per proseguire con l’approccio chi-rurgico eseguiremo un Rx torace e sche-letro (opzionale), esame insostituibile nel-la preparazione pre-operatoria.Le informazioni morfologiche che forni-sce, sia sull’apparato respiratorio che sul-l’apparato cardiovascolare sono impre-scindibili per l’anestesia. Dopo aver rac-colto tutti gli esiti degli esami fin qui ese-guiti per determinare l’entità dell’ostru-zione e quindi del volume ingrandito del-la prostata, e dopo aver scongiurato almomento la natura maligna dell’ispessi-mento, il medico del nostro staff dovrà

valutare (insieme all’utente) le varie op-zioni terapeutiche. Mentre qualche deci-na di anni fa le alternative all’ipertrofiaprostatica erano pressoché chirurgiche,oggi si sono affacciate nei centri specia-lizzati nuove metodiche e nuove possibi-lità farmaceutiche che possono ridurre(pure se non definitivamente) l’ispessi-mento ghiandolare.La terapia farmacologica viene instau-rata nelle fasi iniziali della malattia oin preparazione dell’intervento chi-rurgico: non ha finalità radicali, cioè ri-solutive, anche se può essere in grado dimigliorare la sintomatologia urinaria.Oggi in commercio ci sono farmaci che ri-ducono drasticamente il volume prosta-tico ed altri che agiscono sulla compo-nente funzionale dell’Ipb. Sulla scorta diqueste considerazioni, si intuisce comela strategia terapeutica dell’ipertrofia pro-statica vada orientata verso soluzioni al-ternative, che consentano una riduzionedella spesa ed, al tempo stesso, rimediterapeutici efficaci e duraturi. L’infermiere in urologia (e tutto lo staffspecialistico) sta vivendo, in questi anni,esperienze diversificate, riguardanti il pro-liferare di opzioni terapeutiche alternati-ve che vanno dalle metodiche disostrutti-ve endoscopiche all’efficacia di nuovi far-maci fino ai trattamenti con microonde.L’eccessivo numero di resezioni transure-trali della prostata (Turp, Trans urethralresection of prostate) ha indotto alcuneaziende sanitarie a prendere provvedi-menti per ridurre il carico economico chequesti interventi comportano. Tali aspet-ti finanziari, unitamente all’invasività, sia

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pure minima, ha indotto a valutare criti-camente la Turp, rivolgendo l’attenzioneverso alternative meno invasive e menocostose: metodiche di disostruzione conlaser (a contatto, ad holmio, Laser-Tur);di dilatazione con palloncino, a microon-de (Prostatron); stent endoprotesici; al-coolizzazione (Prostaject) e termoterapia,anche se nessuna di queste modalità haraggiunto finora gli standard delle Turp.Anche nell’ambito di tutte queste validealternative, persiste, in campo urologico,una rilevante mancanza di casistica e dicomprovate percentuali di risoluzione del-la patologia. Pertanto, la resezione tran-suretrale permane, ancor oggi, nelle no-stre strutture sanitarie il metodo diso-struttivo più efficace.

TERAPIA CHIRURGICAENDOSCOPICALa Turp è l’intervento più usato nel tratta-mento chirurgico endoscopico dell’Ipb eserve a rimuovere adenomi di piccolo vo-lume senza patologie vescicali associate. Si basa sullo svuotamento della parte cen-trale della ghiandola prostatica occupa-ta dai noduli di Ipb, mediante uno stru-

mento, il resettoscopio, introdotto attra-verso il canale uretrale e con cui si rese-cano i noduli ipertrofici in piccoli fram-menti successivi che ricadono in cavitàvescicale e vengono aspirati ed inviati al-l’esame istologico a fine intervento.In alcuni casi, viene inserito durante l’in-tervento un tubo di drenaggio percutaneodella vescica, per eseguire il trattamen-to con basse pressioni endovescicali. Leindicazioni sono per Ipb sintomatica e neo-plasia prostatica ostruente lo svuotamen-to vescicale non suscettibile di trattamen-to radicale che non ha risposto al tratta-mento ormonale. L’operazione dura 40-60minuti e si effettua in anestesia spinale;se ben condotto, il trauma operatorio èminimo ed il paziente può lasciare l’ospe-dale dopo 48-72 ore.L’intervento a “cielo aperto” è, o era,riservato ai casi di Ipb molto volumi-nosa, che fanno ritenere non economico,in termini di tempo operatorio ed efficaciadel risultato, il ricorso alla Turp.Generalmente, è raccomandata la profi-lassi antibiotica ed antitrombotica. Il mi-glioramento della sintomatologia è otte-nuto nel 75-96% dei pazienti. All’analisi

dei risultati la Turp ottiene, unitamente al-la chirurgia a “cielo aperto”, i migliori ri-sultati obiettivi, come l’aumento della for-za del getto urinario, la riduzione del resi-duo post-minzionale e riduzione dell’ostru-zione rispetto alle terapie alternative.Inoltre, va aggiunta una bassissima casi-stica di emotrasfusioni post-operatorie erari casi di Ivu (infezioni delle vie urina-rie). Gli svantaggi rilevati danno un’altapercentuale di eiaculazione retrograda(con problemi di fertilità) per coloro cheutilizzano tale tipo di intervento, oltre al-la presenza nei pazienti di lievi disturbiurinari alla rimozione del catetere, chepossono persistere anche per tre mesi. Alla dimissione, è suggerito un periododi vita morigerata (ridotto stress fisico,scarsa attività sessuale e/o sportiva, re-gime alimentare moderato, terapia anti-settica urinaria, ecc), e, in più, il pazien-te operato si dovrà astenere dalle norma-li attività lavorative per un periodo varia-bile tra una e tre settimane, in base allecondizioni associate ed all’estensione del-la resezione. Sconsigliati lunghi tragittiin macchina e l’uso di cicli e motocicli. Incaso di ematuria o di ritenzione urinaria

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sarà opportuno contattare l’urologo o lostaff specialistico, mentre se persistonocasi di irritazione vescicale od insorgen-za di febbre ci si dovrà rivolgere al pro-prio medico curante.

TERAPIA CHIRURGICATRADIZIONALELa chirurgia a “cielo aperto” è stata am-piamente sostituita dall’intervento per viaendoscopica, mentre viene utilizzata, ingenere, per le ipertrofie prostatiche convolumi superiori e con calcolosi e diver-ticolosi vescicale secondari. Praticata inanestesia generale o spinale, può esse-re associata a vasectomia bilaterale pro-filattica. L’adenomectomia prostatica puòessere praticata seguendo due diversi ap-procci chirurgici:– per via sovrapubica transvescicale– per via retropubica.La prima si attua mediante un’incisionedella cute sulla linea mediana ombelico-pubica e, quindi, si divaricano i muscoliretti per effettuare un varco in vescica. Sipratica un’incisione circolare del collo ve-scicale e si enuclea l’adenoma, effettuan-do un’accurata emostasi dei vasi princi-pali. Dopo, ciò si può applicare un cate-tere con palloncino emostatico nella log-gia prostatica e quindi si passa alla sutu-ra della vescica, lasciando un eventualedrenaggio nel Retzius, e dei piani musco-lari e della cute.La seconda consente l’asportazione del-l’adenoma senza aprire la vescica, previacistoscopia pre-operatoria, mirata ad esclu-dere ulteriori patologie vescicali. L’approccioalla prostata segue l’iter della tecnica so-vrapubica, si differenzia per la metodicadell’enucleazione dell’adenoma, che, inquesto caso, interessa la capsula prosta-tica, che viene incisa. Per questa tecni-ca, il chirurgo dovrà eseguire in modo piùaccurato l’emostasi dei vasi ed applica-re un catetere ad hoc (bequille o bout -coupè) per consentire un adeguato dre-naggio delle urine. Infine, si eseguonotutte le suture del caso, a cominciare dal-la capsula prostatica ed il posizionamen-to del drenaggio.

ASSISTENZA INFERMIERISTICAPer entrambe le modalità chirurgiche adot-tate dal team sanitario sul nostro sogget-to valgono le stesse procedure e lineeguida infermieristiche del caso.

La preparazione all’intervento di Ipb, tra-mite approccio chirurgico endoscopico otradizionale, rimane pressappoco la stes-sa. Dopo che lo staff specialistico (com-posto dal personale medico e da quelloinfermieristico) ha eseguito tutto l’iterdiagnostico sul paziente, verranno esple-tate le procedure amministrative che com-petono l’intervento stesso: si richiederan-no le autorizzazioni del caso con le rispet-tive firme (consenso informato) e tuttal’informativa al soggetto riguardante even-tuali emotrasfusioni e terapia post-ope-ratoria. Nella nostra struttura è praticata l’auto-trasfusione ed è, comunque, utilizzata inpochi casi, soprattutto qualora si opti perl’approccio chirurgico tradizionale. Il sog-getto verrà altresì istruito sulla dieta daseguire almeno il giorno prima dell’inter-vento (semiliquida) ed assoluta dopo le24 ore nel giorno dell’intervento.Il personale infermieristico farà assume-re al paziente dei blandi lassativi nel po-meriggio o solfato di magnesio per unapiù accurata pulizia intestinale e solo sequesti avrà intolleranza ai purganti potràeseguire eventuali microclismi il giornoprima. Sempre la sera prima dell’inter-vento, l’infermiere avrà cura di eseguirela tricotomia della regione su cui il chi-rurgo dovrà intervenire, tenendo contoanche dell‘area della medicazione post-operatoria. Se l’approccio chirurgico avràcarattere endoscopico, l’area da tricoto-mizzare si ridurrà alla zona pubica ed al-la prima porzione della coscia (per la tra-zione del catetere), men-tre se il chirurgo opte-rà per l’intervento tra-dizionale, l’area si esten-derà almeno fino allazona sottodiaframma-tica. Alla fine, il soggetto ver-rà invitato ad eseguireuna doccia completa ese questi non risulti au-tosufficiente sarà l’in-fermiere stesso ad ef-fettuare un bagno a let-to (o delle spugnature).Quindi, a qualche oradall’intervento, l’infer-miere provvederà a som-ministrare l’eventualeterapia prescritta dal-

l’anestesista o dal medico, che può varia-re dalla profilassi antibiotica, a quella coa-gulante oppure antitrombotica. Poco prima di salire sulla lettiga che loporterà in camera operatoria, l’infermie-re si accerterà che questi abbia tolto qual-siasi indumento personale per indossarel’apposita biancheria (camice aperto suldorso). Inoltre il paziente (previo control-lo infermieristico) dovrà togliere qualsia-si oggetto che indossa ed eventuali pro-tesi, compresi smalti e rossetti, per unapiù efficiente visione del grado di ossige-nazione del soggetto. Al suo ritorno nelreparto di degenza, gli infermieri posizio-neranno il paziente nella sua unità letto,premunendosi di sistemare le componen-ti accessorie dell’operazione, ovvero l’even-tuale drenaggio/i applicato dal chirurgonell’intervento a “cielo aperto” dell’Ipb;il catetere uretrale a tre vie con la relati-va sacca di raccolta, a circuito chiuso, perl’irrigazione continua del lavaggio vesci-cale (valido sia per l’approccio endosco-pico che per quello tradizionale); la fle-boclisi di reintegrazione e l’eventuale di-spositivo antalgico (a lento rilascio), col-legati ad un accesso venoso perifericooppure ad un Cvc.Tutti questi dispositivi verranno control-lati dal personale infermieristico, che neverificherà la pervietà, annotando su ap-posita scheda (o semplicemente sulla car-tella) la quantità dei liquidi in entrata eduscita (controllo diuresi), fin dal momen-to della sistemazione in reparto.In effetti, tutta l’attenzione dell’infermie-

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IN PILLOLE

Prelievo di sangue, “pugno”sotto inchiestaSecondo uno studio inglese pubblicatosugli Annals of Clinical Biochemistry latradizionale pratica del “pugno” per ilprelievo di sangue può alterare l’esitodi alcuni esami, in particolare quellodella concentrazione ematica di potas-sio. La ricerca inglese ha esaminatooltre 200mila analisi del sangue ese-guite tra il 2002 e il 2005. Nei pazientia cui si chiedeva di stringere e rilascia-re il pugno per facilitare il prelievo si èregistrata una media più elevata deivalori del potassio rispetto al gruppo dicontrollo. In una dichiarazione alla BBC,il presidente dei flebotomisti inglesi,Jackie Hough, ha ricordato come: “ilmodo migliore consiste non nel farstringere forte il pugno al paziente, manel farlo chiudere gentilmente mentresi infila l’ago e nel farlo rilasciare primadi aspirare il sangue” e che “il laccioemostatico non dovrebbe rimanerestretto al braccio per più di 60 secondi”.

re si rivolgerà soprattutto (almeno nelleprime 24 ore) al bilancio giornaliero del li-quido irrigante e del suo aspetto, ovverose questo risulti più o meno ematico, e ciòpuò essere dovuto alla velocità del liqui-do irrigante (es. soluzione fisiologica), concui noi infermieri regoliamo il flusso deldispositivo (previa indicazione medica). Le prime complicanze, quindi, dovute adintervento di Ipb (valide in entrambe gliapprocci), sono il sanguinamento post-operatorio della loggia prostatica (visibi-le nella sacca di raccolta) e la formazio-ne di coaguli o frustoli, che vanno ad ostrui-re i fori del catetere o, addirittura, depo-sitarsi sul suo intero lume. Ovviamente,il paziente accuserà immediatamente ladinamica di queste complicanze, tramiteforti spasmi vescicali, dovuti al riempi-mento della soluzione irrigante senza ilconseguente svuotamento della vescica.A tale scopo, l’infermiere si adopereràistantaneamente per rimuovere l’ostaco-lo con un lavaggio vescicale (non primadi aver interrotto il flusso della soluzio-ne), effettuato con siringa urologica da60 cc. riempita con fisiologica e raccor-data in uno degli accessi del catetere ure-trale (quello di entrata del lavaggio), ese-guendo il tutto nel modo più sterile pos-sibile. Subito dopo aver ripristinato il de-corso del lavaggio praticheremo al pa-ziente un blando antispastico che ridurràulteriormente la forte tensione muscola-re accumulatasi durante le contrazioni do-lorose del soggetto. Nei casi più gravi, sipuò arrivare anche alla completa sostitu-zione del catetere uretrale con un altro didiverso calibro, oppure si interviene sul-la trazione del catetere (intervento a “cie-lo aperto”), riposizionando i cerotti o gon-fiando ulteriormente il palloncino internodi ancoraggio del catetere (di qualche cc.)per una maggiore emostasi dei vasi. Oltre a tutti questi controlli, l’infermiereprofessionale avrà anche cura di rilevarei parametri vitali del nostro soggetto (Pa,Fc, Tc, ecc.), di somministrare la terapiaprescrittagli, di prelevare gli esami ema-tochimici di routine e di controllo, di con-trollare la medicazione della ferita (nelcaso di intervento tradizionale) e dei pun-ti di inserzione dei drenaggi e di pratica-re eventuale terapia antalgica.Il giorno dopo l’intervento, il paziente puòricominciare una dieta leggera, semiliqui-da, senza pane e frutta, mentre quello

operato tradizionalmente può posticipa-re di un giorno la dieta semiliquida. La seconda giornata, se non ci sono con-troindicazioni, può, invece, iniziare unalenta mobilizzazione ed, in alcuni casi,(dopo 48 ore) può essere rimosso il lavag-gio vescicale (soprattutto, se non ci sonostate perdite ematiche rilevanti). L‘even-tuale drenaggio sovrapubico può essererimosso il terzo giorno, così anche per ilcatetere (approccio endoscopico), che ver-rà posticipato di due giorni per l’approc-cio tradizionale.Anche dopo la rimozione del catetere, l‘in-fermiere controllerà le urine, eseguendosu esse anche eventuali analisi, per lapresenza di ematuria e verificando che ilpaziente non accusi dolori o bruciori trop-po prolungati nella minzione. Le compli-canze tardive, invece, consistono essen-zialmente in incontinenza, disturbi ses-suali e reinterventi: la percentuale di di-sturbi sessuali è più o meno uguale nelcaso di interventi eseguiti per via endo-scopica o a “cielo aperto”. La necessitàdi un nuovo intervento può essere dovu-ta sia ad una reale ricrescita del tessutoprostatico sia a piccoli residui di tessuto.Diversi studi hanno dimostrato come lanecessità di un reintervento sia più fre-quente dopo Turp che dopo l’interventoa “cielo aperto”. Alla dimissione, il personale infermieri-stico avrà cura di informare in tutti i mo-di, oltre al paziente, quanti se ne occupa-no su ogni eventualità e su una più effi-cace guarigione. Quindi, la comparsa di eventuali bruciorio episodi di ematuria risolvibili con l’as-sunzione di parecchi liquidi. Gli verrà con-sigliato di non eseguire sforzi eccessivi(specie, riguardanti l’addome) e di nonusare troppo l’automobile, mentre per irapporti sessuali bisogna aspettare unperiodo più lungo.Inoltre, il medico dello staff prescriveràgli accertamenti ematochimici di control-lo e visite ambulatoriali ad intervalli ca-denzati, dando tutti i riferimenti telefoni-ci per qualsiasi emergenza.Il personale infermieristico del reparto ri-mane comunque a disposizione dell’uten-te, che in qualsiasi momento della gior-nata, può rivolgersi per un consiglio, unparere oppure per prendere nota di even-tuali mutamenti nelle date o negli oraridelle visite post intervento.

CONCLUSIONIPer comprendere l’impatto, anche econo-mico, che l’Ipb avrà nei prossimi anni, èsufficiente considerare come questo inter-vento chirurgico sia il secondo per frequen-za eseguito su uomini con più di 65 anni. In conclusione, i problemi che costituiva-no la maggior causa di preoccupazione e,di conseguenza, l’obiettivo del trattamen-to della Ipb, come ad esempio, la salva-guardia dell’alta via escretrice e la riso-luzione della ritenzione urinaria, possonoattualmente considerarsi superati.L‘attenzione, oggi, è rivolta alle manifesta-zioni fastidiose della Ipb, che vanno giudi-cate incompatibili con gli attuali standarddi vita attesi in età avanzata e con l’aumen-to dell’età media della popolazione.

AUTORE:Mauro Morroto, infermiere pressola Asl Rm/c - ospedale Sant’Eugenio, Roma

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Infermieri e mutilazioni genitalifemminilidi Alessandra Barocci, Teresa Compagnone, Loriana Lattanzi

IINTRODUZIONEIl lavoro che andiamo a descrivere inquesto articolo vuole essere un tentati-vo di migliorare il servizio sanitario of-ferto alle donne sottoposte a mutilazio-ne genitale femminile (Mgf), attraversola formazione di coloro che andranno adoperare nel settore sanitario e che , nelloro percorso lavorativo, potranno veni-re a contatto con le tematiche relative atale istanza. Lo scopo del progetto educativo è aumen-tare le conoscenze, al fine di fornire in-formazioni utili, che contribuiscano allaprevenzione di tali barbarie nelle genera-zioni future e che aiutino a prendersi cu-ra di chi le ha subite.L’infermiere, per contribuire al raggiungi-mento di questo importante obiettivo, do-vrà tentare sempre di più di allargare lesue prospettive ad una visione più dina-mica della società e del mondo in cui vi-ve, mostrandosi pronto a rispondere aglistimoli socio-culturali di un ambiente dilavoro destinato a cambiare in senso mul-tietnico. Capire le esigenze degli immigrati e sta-bilire un buon rapporto con le altre cultu-re saranno aspetti sempre più importan-ti del suo lavoro: all’infermiere, quindi, èrichiesta, oggi, una formazione che lo ren-da capace di fornire un’assistenza multi-culturale. Le teorie dell’infermieristica transcultu-rale devono tradursi in programmi didat-tici elaborati da un corpo competente inmateria, che possano adeguatamente for-mare gli infermieri, rendendoli in gradodi offrire un’assistenza adatta alle diver-se identità culturali. Non vanno, certo, sottaciuti gli sforzi in-ternazionali per sradicare la mutilazione

genitale femminile che hanno una lungastoria, ma è solo in questo secolo, grazieanche alla crescente pressione delle or-ganizzazioni femminili africane, che si so-no raggiunti risultati concreti.Nel mondo esistono parecchie organiz-zazioni che cercano di prevenire e sra-dicare tali barbarie e numerosi governihanno ritenuto indispensabile la neces-sità di prendere provvedimenti nei con-fronti di pratiche che rappresentano unserio rischio per la salute fisica e men-tale delle donne e, soprattutto, dellebambine. Nessuno stato africano appog-gia, ufficialmente, l’infibulazione o l’escis-sione, ma molti la tollerano: nessun go-verno vuole - o riesce - a contrastareuna tradizione tanto radicata quanto ne-fasta.Questo problema che sembra lontano,sviluppa i suoi drammi anche in Italia,dove alcuni medici si prestano ad effet-tuare escissione ed infibulazione: anchenel nostro Paese vivono circa 38mila

donne infibulate o escisse e 20mila bam-bine a rischio, in quanto appartenenti acomunità in cui vengono praticate talimutilazioni. Probabilmente, l’infibulazione è pratica-ta dai gruppi di immigrati in maniera clan-destina, oppure portando le bambine nelloro paese di origine.Con la legge numero 7 del 9 gennaio 2006,il Parlamento Italiano ha provveduto a tu-telare la donna dalle pratiche di mutila-zione genitale femminile; al Codice pe-nale è stato aggiunto l’articolo 583/bische punisce con la reclusione da 4 a 12anni chi, senza esigenze terapeutiche, ca-giona una mutilazione degli organi geni-tali femminili.

MATERIALI E METODIIl progetto educativo, rivolto agli studen-ti iscritti al corso di laurea in Infermieristicadi Tor Vergata, frequentanti il terzo annoaccademico nella sede di Ostia (Roma),azienda Usl-Roma D, è stato realizzato il

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2 ottobre 2007 ed è durato tre ore. Il gruppo è costituito da studenti di en-trambi i sessi (pur con prevalenza femmi-nile) la cui fascia di età è compresa tra i20 ed i 35 anni.Il metodo educativo scelto per la pre-sentazione del progetto è una lezione,con cui si è cercato di racchiudere gliaspetti più rilevanti e significativi del-le Mgf, allo scopo di stimolare rifles-sioni tali da fungere da base di parten-za per aprire la mente ad un tipo di as-sistenza multietnica, ponendo i presup-posti per instaurare la giusta relazionecon la donna vittima.Le finalità educative perseguite sono state: – aumentare le conoscenze rispetto al-

le Mgf;– acquisire consapevolezza del proble-

ma;– acquisire consapevolezza del ruolo del-

l’infermieristica;– promuovere un cambiamento sociale.Mentre gli obiettivi specifici formulatisono:– conoscere il background ed il contesto

delle mutilazioni genitali femminili;– conoscere l’impegno mondiale ed ita-

liano nella lotta alle Mgf;– conoscere le complicanze immediate

e a lungo termine, nonché le ripercus-sioni psico-sociali legate a tali prati-che mutilatorie;

– conoscere le linee-guida offerte aglioperatori sanitari per il giusto approc-cio al trattamento clinico;

– conoscere gli ambiti relazionali in cuil’infermiere può offrire il proprio sup-porto educativo per promuovere l’ab-bandono di tali barbarie.

Sono stati utilizzati quali strumenti didat-tici: una presentazione di PowerPoint, duefilmati, documentazione cartacea ed unquestionario.La lezione si è articolata nel seguente mo-do: presentazione agli studenti con rela-tiva indicazione riguardo al lavoro chesi sta svolgendo; somministrazione di unpre-test per valutare le conoscenze di ba-se possedute in merito a tale istanza; pro-iezione di un breve filmato di presenta-zione; esposizione della lezione articola-ta e suddivisa in tre fasi (parte prima: ilbackground ed il contesto delle Mgf, par-te seconda: l’impegno mondiale ed ita-liano nella lotta alle Mgf, e relative nor-

mative vigenti in tale materia, parte ter-za: la tutela della salute e gli ambiti re-lazionali in cui l’infermiere può vestire ilruolo di educatore per promuovere l’ab-bandono di tali pratiche); domande e svi-luppo di una riflessione partecipata;proiezione di un breve filmato di conclu-sione; somministrazione di un test finalea valutazione del raggiungimento degliobiettivi specifici prefissati; rilascio aglistudenti di una copia del materiale infor-mativo predisposto; conclusioni.

RISULTATI Per verificare l’efficacia del nostro inter-vento educativo ed il raggiungimento de-gli obiettivi specifici prefissati, si è scel-to come metodica la comparazione di due

questionari, somministrati, rispettivamen-te, prima e dopo l’intervento.I risultati dei test proposti antecedente-mente l’intervento educativo dimostranoche gli utenti possiedono una scarsissi-ma conoscenza rispetto al tema Mgf e,l’attenzione mostrata nel corso della le-zione, ha svelato un grande interesse nelvoler approfondire l’argomento. La com-parazione con il questionario finale ha ve-rificato la buona riuscita dell’intervento,con uno standard atteso pari al 60% rag-giunto da tutti gli studenti.

Il grafico rappresenta l’evidente aumen-to delle conoscenze riguardo alle Mgf ri-spetto alle scarse nozioni socio-sanitariepossedute in precedenza.

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CONCLUSIONIAttraverso l’elaborazione di questo lavo-ro siamo entrati in un mondo a noi sco-nosciuto, fatto di sofferenza e di marti-rio, di libertà negate, sentimenti soffoca-ti e desideri nascosti.Luoghi in cui l’essere donna è, al contem-po, colpa e causa d’indicibili sofferenze. Queste donne devono essere aiutate; for-nendo loro i mezzi necessari per riappro-priarsi dei propri diritti e delle proprie esi-stenze. Ecco perché, nel corso di tutto il lavorosvolto, molta attenzione è stata posta sul-l’importanza dell’educazione. È attraver-so l’educazione che la donna può acqui-sire consapevolezza delle proprie capaci-tà, prendere coscienza del proprio esse-re e di ciò che è realmente.Noi infermieri, come operatori sanitarinonché educatori alla salute, giochiamoun ruolo importantissimo nell’educazio-ne sanitaria e possiamo fornire grandesupporto per contribuire alla prevenzionedi tali barbarie.

AUTORI:Alessandra Barocci, studentessa corso di lau-rea in Infermieristica, università degli studi diRoma “Tor Vergata” - sede di OstiaTeresa Compagnone, professore a contrattoMed 45 corso di laurea in Infermieristica, uni-versità di Roma “Tor Vergata”Loriana Lattanti, docente corso di laurea inInfermieristica, università di Roma “Tor Vergata”-sede di Ostia

È solo un dolore femminile

Maledetto da Dio il faraoneche non ascoltò la preghiera di Mosèe fu abbandonato dalla buona paroladella Torah.Inferno fu la sua ricompensa!Annegamento il suo destino!Macello, lo stile della loro circoncisionesangue, vene grondanti di sangue!Taglio, cucitura e strazio della carne!Questo ignobile atto mai citato dal Profetamai riconosciuto dalla Hadith!Non esiste nella Hureera!Nessun musulmano l’ha mai predicato!Il Corano non l’ha mai prescritto(la circoncisione faraonica).E se posso parlare della mia notte di nozzeaspettavo carezze, dolcibaci, abbracci e amore.No, mai!Mi aspettava pena, dolore e tristezza.Gemente nel mio letto nuzialemi contorcevocome un animale ferito, in preda aldolore femminile.All’alba ecco il ridicolo. Mia madreannuncia:sì, è vergine.Quando la paura mi attanaglia.Quando la rabbia paralizza il mio corpo.Quando l’odio diventa il mio compagnoricevo consigli di donne, perché è soloil dolore di donne,e il dolore non finisce, mi è stato detto,finisce come tutte le cose femminili!Continua il viaggio o continua la lotta,come dicono gli storici moderni!Così come si assesta il legamematrimoniale

mi arrendo e la tristezza si acquieta.Il mio ventre diventa come un palloneuno sprazzo di felicità mostrauna speranza, un nuovo bambino,una nuova vita!Ah, la nuova vita mette in pericolola mia vita,La nascita di un bambino è morte edistruzione per me!Si tratti di quelli che mia nonnachiamava i tredolori femminili se ben ricordo le paroledi mia nonnail giorno della circoncisione, la notte nuzialee la nascita di un bambino sono i tredolori femminili.Come scoppia la nascita: e io piangoe chiedo aiuto per la carnebattuta: non compatirti, mi dicono, spingi!È solo un dolore femminile!Quando lo sposo decide di rompereil buon legameDivorzia e mi abbandonaresto sola con le mie ferite.Ed ora un appello!Un appello per l’amore perduto.Un appello per i sogni infranti.Un appello per il diritto di vivere insieme.E tutti coloro che amano la pace, protegga-no,sostengano,diano una manoalle bambine innocenti, che non fanno male,obbedienti ai loro genitori, agli anzianie che conoscono soltanto sorrisi.Iniziatele al mondo dell’amorenon al mondo del dolore femminile.

(Dahabo Cilmi Muse)

Assessorato alla Sanità della Regione Emilia Romagna. Le mutilazioni genitali femminili (Mgf) nella popolazione immigrata. Raccomandazioniper i professionisti. Bologna: Regione Emilia Romagna; 2003.Ewles L, Simnet I, Educazione alla salute una metodologia operativa, versione italiana a cura di Di Giulio P, Ferrari F, Luss D, Spiani L. Milano:Sorbona editore; 1989.Leoni G, Società multietnica e multiculturalismi: l’infermiere e il nursing transculturale. Tempo di nursing 2004, dicembre; 41: 9.Marriner-Tomey A, Teorie del nursing di livello intermedio. In: Marriner-Tomey A, I teorici del nursing e le loro teorie. Milano: McGraw-Hill;1996.

BIBLIOGRAFIA

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CABSTRACTCon questa indagine si è voluto capirequale fosse la visione, il comportamen-to e il grado di attrazione della profes-sione infermieristica tra i giovani.Lo studio è stato effettuato in tre istitu-ti superiori di Perugia. Lo strumento uti-lizzato, un questionario a risposte chiu-se, somministrato a 319 giovani chehanno detto “sì” alla professione infer-mieristica solo per il 10,03 (32%) delcollettivo indagato.Le motivazioni della non attrazionedella professione le ritroviamo neiturni di lavoro scomodi, nella pocapossibilità di carriera, nello stipendiobasso e in tutta una serie di risposteche fanno comprendere quanto poco igiovani conoscano la professione equanto, l’università preposta alla for-mazione di base e gli organi nostri rap-presentanti (in questo caso a livelloregionale), si dovrebbero impegnareaffinché l’infermieristica venga giusta-mente descritta e valorizzata.

INTRODUZIONELa scelta di questo soggetto per l’inda-gine nasce, fondamentalmente, dallamia esperienza professionale che, inqualità di coordinatrice del corso di lau-rea in Infermieristica e docente allostesso, mi da la possibilità di entrare incontatto con giovani che hanno sceltoquesta professione e con i motivi di que-sta scelta. Le notizie di questi ultimi decenni,riguardanti la carenza di infermieri cheha caratterizzato i sistemi sanitari di

tutto il mondo (compresa l’Italia) e unarecente rassegna stampa sulla forma-zione universitaria degli infermieri, rea-lizzata dall’osservatorio dellaFederazione Nazionale dei CollegiIpasvi, da cui emerge il crescenteapprezzamento verso la professione,sono state le motivazioni che mi hannospinto a compiere tale indagine.

OGGETTI E STRUMENTIDELL’INDAGINELa presente ha come oggetto la figuradell’infermiere che ha visto, negli ultimianni, ridefinire la sua professione, gra-zie a una serie di riforme legislative chene hanno normato l’assunzione diresponsabilità, attribuito competenze edautonomia. Con questa indagine ho cercato di capi-re come la professione infermieristicavenga percepita da un gruppo di giovanistudenti diplomandi di istituti superioridi Perugia: in particolare, ho voluto inda-gare la conoscenza, gli atteggiamenti el’opinione esistente della professione everificare la disponibilità alla frequenzadel corso di laurea in Infermieristica neipotenziali utenti. L’indagine è stata realizzata attraversola somministrazione di un questionariocon domande uguali per tutti a rispostead alternativa prefissata. Nella redazione dello stesso si è volutoutilizzare un linguaggio semplice, edomande non troppo complesse e speci-fiche, al fine di non fuorviare il colletti-vo soggetto d’indagine. Si è garantitol’anonimato per l’intervistato, metten-

dolo così nella condizione di assolutalibertà nel rispondere e di non avere lasensazione di essere giudicato; facili-tando la modalità dell’intervista.La struttura del questionario è di treparti: – una prima, allo scopo di portare a

conoscenza dell’informatore l’obiet-tivo del lavoro, per invitarlo a dareuna risposta spontanea.

– una seconda, dove sono raccolteinformazioni circa l’età, il sesso lanazionalità e la professione deigenitori;

– una terza, rappresentata dal questio-nario vero e proprio, composto dadieci domande volte a sondare qualifossero le conoscenze da parte degliintervistati sulla professione infer-mieristica, l’appeal nei confrontidella stessa e capire la possibilitàper loro di scegliere questa profes-sione come attività futura.

MODALITÀ DI CONDUZIONEDELL’INDAGINEL’indagine è stata eseguita nel mese dimaggio 2005.Previo accordo ed alla presenza deiDirigenti Scolastici (che hanno dimostra-to la totale disponibilità all’indagine) hoprovveduto a somministrare personal-mente i questionari agli studenti.Dopo essermi brevemente presentata, eaver illustrato sommariamente lo scopoe l’utilizzo delle informazioni che andavoa raccogliere, ho distribuito il questiona-rio e ritirato dopo circa 20 minuti. I tre istituti di Perugia in cui ho condot-

I giovani e la professione infermieristica:indagine su un gruppo di studentidelle medie superioridi Mirella Giontella, Lamberto Briziarelli, Rosaria Alvaro

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to l’indagine sono stati: l’istituto tecni-co-commerciale “Vittorio Emanuele II”;l’istituto tecnico-commerciale “AldoCapitini” ed il liceo scientifico “Galilei”.La scelta di queste scuole è sta effet-tuata sulla base dei dati degli ultimicinque anni accademici fornitomi dalcentro di elaborazione dati dell’univer-sità di Perugia, riguardanti gli immatri-colati al corso di laurea in Infer -mieristica, classificati secondo il titolodi studio posseduto. In totale, 319 questionari, pari al nume-ro degli studenti presenti in aula almomento della somministrazione, corri-spondente all’81,38% del numero totaledegli studenti iscritti al quinto anno deitre istituti presi in considerazione.I 319 questionari consegnati sono statitutti restituiti e successivamente, duran-te l’analisi dei dati, alcuni di essi sonorisultati solo parzialmente compilati.Riguardo al sesso degli intervistati sirileva come carattere prevalente quellofemminile: dei 319 informatori il 52,66%(168) sono donne, contro il 47,34% (151)di uomini. Riguardo alla distribuzione per età, essarisulta compresa tra un minimo di 17 (4maschi e 2 femmine) e un massimo di 21(5 maschi e 2 femmine); 172 studenticon 18 anni (83 maschi e 89 femmine);115 con 19 anni (49 maschi e 66 femmi-ne) e 19 con 20 anni (10 maschi e 9 fem-mine). L’età media degli intervistati è di18,53 anni.Riguardo la professione dei genitori, nelraggruppamento delle diverse attiv i -tà/professioni dichiarate, si è fatto rife-rimento allo schema utilizzato nelleindagini Istat, che prevede una codificadi cinque diverse classi: “impiegato,insegnante, dirigente”; “operaio, lavora-tore dipendente”; “imprenditore, liberoprofessionista”; “artigiano, agricoltore,commerciante”; “casalinga, non occu-pato, pensionato”.

I RISULTATIL’elaborazione e l’analisi statistica deidati è stata effettuata utilizzando speci-fici software.Vengono discusse , di seguito, domandaper domanda, le risposte degli studenti.1) Nella scelta della professione futura,quali di queste caratteristiche ritieni

indispensabili in ordine di priorità?Nell’effettuare l’analisi dei risultati diquesta prima domanda, si è posta l’at-tenzione su ogni singola opzione dirisposta, in ordine alla priorità datadagli studenti.La prima, la sicurezza, si rileva che 117intervistati su 319 (il 36,68%), collocanoal primo posto questa caratteristica; 60(18,81%) al secondo; 69 (21,63 %) alterzo; 45 (14,11%) al quarto. Non hanno fornito alcuna indicazione suquesta modalità, 28 intervistati (l’8,78% del collettivo).In relazione a questa modalità di rispostaoccorre osservare che sono prevalente-mente le donne a mettere al primo postoquesta caratteristica: 74 studentesse (il45,96% del totale e il 23,51% del totale)contro 43 maschi (il 33,08% del loro tota-le e al 13,48% del collettivo).La collocano al secondo posto, 26 stu-dentesse (16,15% del totale e l’8,15%del collettivo) in opposizione a 34maschi (il 26,15% del totale e il 10,66%del collettivo).Sono 36 femmine (il 22,36% del totale el’11,29% del totale degli alunni intervi-stati) a fronte di 33 maschi (il 25,38%del totale, 10,34% del collettivo) a posi-zionare la sicurezza al terzo posto.Sono, infine, 25 femmine (il 15,53% deltotale pari al 7,84 % del totale studentiindagati) contro 20 maschi (il 15,38%del totale e il 6,27% del collettivo) ametterla al quarto posto.

Riguardo alla seconda modalità di rispo-sta, la retribuzione, 92 degli intervistati(28,84%) la mettono al primo postonella scelta di una professione futura;105 (32,92%) al secondo posto; 69(21,63%) al terzo; 28 (8,78%) al quarto.Non hanno scelto questa opzione 25studenti (pari a 7,84% del collettivoindagato). La stessa modalità di risposta, analizza-ta in riferimento alla suddivisione delcollettivo tra maschi e femmine, eviden-zia come questa caratteristica sia priori-taria per gli studenti maschi, 54 (il39,13% del loro totale ed il 16,93% delcollettivo) contro 38 ragazze (il 24,36%del e l’11,91% del totale). Occorreosservare che per 105 studenti (65 fem-mine, pari al 41,67% del totale, e 40maschi, pari al 28,99% totali; rispettiva-mente il 20,38% ed il 12,54% del totalecollettivo) questa caratteristica sia alsecondo livello di priorità.Per 41 femmine (i 26,28% del totale,pari al 12,85% del collettivo) e 28maschi (il 20,29% del totale, pari al8,78% del collettivo) questa caratteristi-ca è al terzo posto.Infine, per 12 femmine (il 7,69% deltotale femminile, pari al 3,76% del col-lettivo) e 16 maschi (l’ 1,159% del tota-le maschile, pari al 5,02 % del colletti-vo), la retribuzione è all’ultimo posto.In riferimento alla terza modalità dirisposta, la carriera, si rileva che 53intervistati su 319 (il 16,61%) mettono

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al primo posto questa caratteristica; 67(21 %) al secondo; 82 (25,71 %) al terzoe 86 (26,96 %) al quarto. Non hanno fornito alcuna indicazione 31intervistati (pari al 9,72% del collettivoanalizzato).Occorre osservare che, in riferimento aquesta risposta, il primo livello di priori-tà è stato scelto da 27 studentesse e 26studenti (pari, rispettivamente, al17,31%, 8,46% del totale e 19,70%,ovvero, l’8,15% del collettivo) dei lororispettivi totali.Riguardo alle frequenze assolute mag-giori, ritroviamo, tra le femmine, 58 cheposizionano la carriera al quarto livellodi scelta (37.18%); mentre, tra i maschi,45 (34,09%) che la mettono al terzolivello.In riferimento alla quarta ed ultimamodalità di risposta, l’utilità sociale, sirileva che solo 32 intervistati su 319 (il10,03%) mettono al primo posto questacaratteristica; 45 (14,11 %) al secondo;66 (20,69 %) al terzo e 145 (45,3%) alquarto. Non hanno fornito alcuna indicazione 31intervistati (pari al 9,72% del collettivoanalizzato).Questa stessa modalità di risposta, ana-lizzata in riferimento alla suddivisionedel collettivo tra maschi e femmine, evi-denzia come questa caratteristica siaprioritaria solo su 18 studenti maschi (il

13,74% del totale ed il 5,64% del collet-tivo) e 14 studentesse (l’8,92% del tota-le e 4,39% del collettivo). Va osservatoche, per 74 femmine (il 47,13% del tota-le) e 71 maschi (il 54,20% del totale,rispettivamente pari al 23,20% e22,26% del collettivo), questa caratteri-stica sia al quarto livello di priorità.Quanto osservato in riferimento a que-sta ultima modalità di risposta fa sicura-mente riflettere se si pensa che unadelle caratteristiche principali della pro-fessione infermieristica è proprio quelladell’utilità sociale. 2) Quale titolo è richiesto, secondo te,per l’ammissione al corso per infermie-re?L’analisi dei risultati ha evidenziato cheben 282 degli intervistati (l’88,68%)sono a conoscenza che il titolo richiestoper accedere al corso di laurea inInfermieristica è quello della licenzamedia superiore; il 7,55% (24 intervista-ti) indica, erroneamente, il titolo dilicenza media inferiore; così come il3,77% (12 intervistati) è dell’opinioneche non sia richiesto alcun titolo perl’ammissione al corso. Solo un soggettonon ha fornito alcuna risposta.3) Quali di queste funzioni ritieni esseredi competenza dell’infermiere?Nel predisporre questa domanda, perfacilitare la comprensione agli studenti,sono state elencate una serie di azioni,

alcune delle quali spettano all’infermie-re e altre no.Dai questionari si nota come: 172 stu-denti (il 54,09%), abbiano la piena con-sapevolezza su quali siano le competen-ze tra quelle indicate facenti capo allaprofessione dell’infermiere; 128 (il40,25%) pensano, erroneamente, chesia di competenza dell’infermiere fare lepulizie; così 18 (il 5,66%) credono chespetti all’infermiere l’esecuzione di con-trolli per fare diagnosi di una patologiae prescrivere terapie. Soltanto un sog-getto non ha fornito alcuna risposta.4) Quale pensi sia lo stipendio mensilemedio di un infermiere?Dei 319 totali, 179 (il 56,11%) hannoindicato correttamente come opzione discelta la seconda (€ 1.100-1.300); 114 (il35,74%) sono, invece, dell’opinione chelo stipendio medio di un infermiere siacompreso tra 800 e 1.000 euro; mentreper 26 di loro (8,15%) la scelta è ricadu-ta sulla terza opzione (€ 1.400 / 1.600). 5) Il livello più elevato della carrierainfermieristica è…:Per questa domanda 173 studenti inter-pellati su 319 (il 54,23%) hanno indicatocome livello più elevato della carrierainfermieristica quello di Caposala; 79 (il24,76%), hanno giustamente indicatol’opzione che prevede la dirigenza infer-mieristica; per 39 (il 12,23%) l’infermie-re può diventare aiuto medico e per 16(il 5,02%) non esiste alcuna possibilitàdi carriera.Non hanno fornito alcuna informazione12 studenti (pari al 3,76% del collettivoindagato).6) Quali sono, secondo te, i punti criticidella professione dell’infermiere?E’ stato domandato agli studenti qualifossero, secondo loro, i punti critici dellaprofessione infermieristica, dandoanche la possibilità di scegliere più diun’opzione tra quelle indicate.Dall’analisi dei risultati, si evidenzia perentrambi i sessi che: “i turni di lavoroscomodi” sono il punto critico per eccel-lenza della professione infermieristica(124 femmine, il 38,27% del totale dellescelte; e 111 maschi, il 36,04% del tota-le) lo affermano.“Avere a che fare con malattie e soffe-renze delle persone” è il secondo puntocritico, in ordine di scelta, evidenziato

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dagli intervistati: per 122 femmine (il37,65%) e 96 maschi (il 31,17%) indica-no questa opzione. Di seguito, troviamo:“stipendio basso”, indicata da 20 femmi-ne (il 6,17%) e 41 maschi (il 13,31%);“scarsa autonomia professionale”, opta-ta da 33 femmine (il 10,19%) e 32maschi (il 10,39%); “lavoro di scarso pre-stigio”, scelto da 9 femmine (il 2,7%) e17 maschi (il 5,52%); “scarsa possibilitàdi occupazione”, evidenziata da 14 fem-mine (il 4,32%) ed otto maschi (il2,60%). Solo due femmine (lo 0,62%) e 3maschi (lo 0,97%) individuano comepunto critico della professione infermie-ristica il “lavoro socialmente poco utile”.Indubbiamente, la quasi totalità deglistudenti riconosce l’utilità sociale dellaprofessione in questione. Nonostanteciò, la stessa risulta all’ultimo postonelle preferenze tra le caratteristicheritenute indispensabili per la scelta diuna professione.7) Quali sono, secondo te, i contesti neiquali operano gli infermieri?Nella domanda sono stati inseriti comepossibilità di opzione, gli ambiti preva-lenti in cui l’infermiere si trova ad eser-citare la sua professione. Anche in questo caso è stata data lapossibilità di poter compiere più di unascelta.Dai risultati ottenuti, “l’ospedale” èl’opzione maggiormente indicata.Infatti, delle 834 scelte effettuate, ben312 riguardano questa (il 37,41%); diseguito, troviamo: le Rsa per anziani,indicate per 182 volte (il 21,82%); ildistretto sociosanitario e l’assistenzadomiciliare, segnato per 165 volte (il19,78%); la salute pubblica: ufficio diigiene e medicina del lavoro, scelta per94 volte (l’11,27%), la psichiatria e letossicodipendenze, optata 61 volte (il7,31%) ed, infine, l’università e la libe-ra professione, entrambe scelte diecivolte (l’1,20%). Occorre osservare come, nonostantealla consegna del questionario io abbiachiarito ulteriormente che, riguardoall’opzione università, si facesse riferi-mento all’insegnamento, solo dieci scel-te individuano in questa un ambito in cuil’infermiere possa lavorare, così comeper quello che riguarda la libera profes-sione, riconosciuta come possibilità perl’infermiere dalla legge 42/99.

8) A tuo avviso, gli infermieri in Italia…:E’ stato domandato se il numero degliinfermieri in Italia fosse adeguato aquelle che sono le esigenze di mercato,considerando che negli ultimi anni imedia abbiano più volte sottolineato lacarenza di infermieri che domina lo sce-nario dell’intero sistema sanitario. L’analisi dei risultati evidenzia che, peruna larga maggioranza 148 studenti (il46,39%) gli infermieri sono in numerosufficiente; di contro 136 di loro (il42.63%) hanno sottolineato la carenzadi questa figura e per 29 il (9,09%) sonoaddirittura troppi.9) Quali di questi titoli viene acquisito altermine del corso per infermiere?Si è cercato di capire quanto fosseroinformati riguardo al titolo di studio oggiacquisito dai futuri Infermieri e necessa-rio per poter esercitare la professione. IlDecreto ministeriale n. 509 del 3/99,individua come nuovo percorso formati-vo dell’infermiere la laurea di primolivello.Degli studenti intervistati 188 (il58,93%) sono a conoscenza della tipolo-gia di titolo oggi rilasciato al termine delcorso per la professione infermieristica;per 101 (il 31,66%) esiste ancora ildiploma, e per 25 (il 7,84%) il titolo rila-sciato sia la laurea di secondo livelloche rappresenta sì una possibilità rico-nosciuta all’infermiere a livello formati-vo, ma che non risulta necessaria peresercitare la professione.Non hanno fornito alcuna risposta aquesta domanda cinque studenti(l’1,57% del collettivo).10) Sceglieresti come professione futu-ra quella dell’infermiere?E’ stato, infine, chiesto agli studenti sela professione dell’infermiere potesserientrare tra le loro possibili scelte futu-re.Dalle risposte analizzate si evidenzia:190 intervistati (il 59,56%) affermanoche non la sceglierebbero come loroprofessione futura; 83 (il 26,02%) nonhanno un’idea chiara in merito, soltanto32 (il 10,03%) sono interessati e fareb-bero cadere la scelta su questa profes-sione.Non hanno fornito alcuna risposta 14studenti (il 4,39% del collettivo).La stessa domanda analizzata in riferi-mento alla suddivisione del collettivo

tra maschi e femmine, evidenzia chehanno scelto la modalità di risposta“sì”: 21 studentesse (il 12,43% del tota-le e al 6,58% del collettivo) contro 11studenti (il 7,33% del totale e al 3,45%del collettivo).Occorre osservare che: per 180 studenti(99 femmine, pari al 58,58% del totale,e 91 maschi, pari al 60,67% del totale,rispettivamente pari: al 31,03% e28,53% del collettivo), la risposta a que-sta domanda sia stata “no”; mentre, per83 studenti (41femmine, pari al 24,26%del totale e 42 maschi, pari al 28% deltotale, rispettivamente pari al 12,85% e13,17% del collettivo), la scelta sia rica-duta sull’opzione di risposta “non so”. Non hanno fornito alcuna indicazione 8studentesse (il 4,73%) e sei studenti (il4% del totale e rispettivamente pari al2,51% e 1,88% del collettivo).Analizzando i risultati di questa doman-da in relazione alla suddivisione del col-lettivo tra maschi e femmine e prenden-do, altresì, in considerazione la profes-sione dei genitori, per quanto concerne imaschi si rileva che degli 11 studentiche hanno scelto il “sì”, quattro (il15,38% del totale della rispettiva classedelle professioni) hanno i genitori chesvolgono una professione classificatanella categoria: “operaio, lavoratoredipendente”; cinque (il 7,25%) fannoparte della classe: “impiegato, inse-gnante, dirigente” ed uno (il 4,76%)appartiene a quella di “imprenditore,libero professionista”, 1, pari al 5,26%al raggruppamento “artigiano, agricolto-re, commerciante”. Nessuno a quellarelativa a: “casalinga, non occupato,pensionato”. Dei 91 studenti maschi che hanno scel-to l’opzione “no”, 12 (il 46,15%) hannoi genitori che svolgono una professio-ne nella categoria: “operaio, lavorato-re dipendente”; 47 (il 68,12%) fannoparte della classe: “impiegato, inse-gnante, dirigente”; 14 (il 66,67%)appartengono a quella di: “imprendito-re, libero professionista”; dieci (il52,63%) al raggruppamento: “artigia-no, agricoltore, commerciante”, edotto (l’88,89%) a quella relativa a:“casalinga, non occupato pensionato”. Infine, dei 42 studenti maschi chehanno scelto l’opzione “non so”, dieci(il 38,46%) hanno i genitori che svolgo-

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no una professione nella categoria:“operaio, lavoratore dipendente”; 17(il 24,64%) fanno parte della classe:“impiegato, insegnante, dirigente”; sei(il 28,57%) appartengono a quella di:“imprenditore, libero professionista”;otto (il 42,11%) al raggruppamento:“artigiano, agricoltore, commercian-te”, ed uno (l’11,11%), a quella relati-va a: “casalinga, non occupato pensio-nato”.

CONCLUSIONIDall’indagine si possono trarre alcunerisposte rispetto alla carenza di infer-mieri riscontrata da alcuni anni. Talecarenza domina lo scenario dell’interosistema sanitario e, in particolar modo,quegli ambiti dove dovrebbe essergarantita l’integrazione tra il sociale e ilsanitario: ospedali, case protette, hospi-ce per malati terminali, assistenzadomiciliare integrata e altro ancora.Le motivazioni di questa carenza di figu-re professionali sono diverse e - a mioavviso - legate agli effetti delle riformeche hanno avuto per oggetto il percorsoformativo e la professione in genere, sia

nel contesto politi-co che socio-cultu-rale.I cinque anni discuole medie supe-riori e i tre di corsodi laurea in infer-mieristica, con lapossibilità di unbiennio per la spe-cializzazione, indu-cono molti giovania tentare diretta-mente gli studi inmedicina che, cometipologia di carrie-ra, come statussociale e possibiler e m u n e r a z i o n e ,attrae molto di piùquella dell’infer-miere. Nonostanteche gli infermieriabbiano il vantag-gio di entrare incarriera subitodopo aver conse-guito il titolo di stu-dio triennale (si

stima in media, 3,3 mesi) e che l’attesaper ottenere un posto di lavoro stabilenon superi i sei mesi, a fronte di unacarriera medica che non inizia, in media,prima dei 31 anni.L’elemento saliente è rappresentato dalfatto che quella dell’infermiere nonviene ancora percepita come una figuradi un nuovo professionista della sanitàcosì come descritta dalla riforma.Permane l’immagine del vecchio tipo diinfermiere a cui era attribuita una valen-za scarsamente allettante: maggiorappeal sembra avere la professione delfisioterapista o quella di odontoiatra odi dietista, figure professionali per lequali il numero delle candidature superasempre il numero dei posti messi abando.Dall’indagine emerge che, del collettivopreso in esame, soltanto il 10,03% (32su 319) degli studenti ha dichiarato divoler scegliere quale professione quelladell’infermieristica, e di questi 21 sonofemmine e 11 maschi. Prevale ancoral’idea di un professionista in “gonnella”.Questo risultato è in controtendenza conquanto accade in Umbria, da qualche

anno, dove il numero delle candidaturealla laurea in Infermieristica, contraria-mente a quanto accade in altre regioni,è, anche se di poco, superiore all’offertadei posti messi a bando dall’università.L’indagine su questo campione eviden-zia elementi negativi della professioneinfermieristica, e anche contraddittoririspetto al numero di domande che affe-riscono all’università di Perugia, quali:bassa retribuzione, turni scomodi e,soprattutto, un basso fascino nei con-fronti della professione, ma forse il mer-cato del lavoro è tale che spinge i giova-ni italiani, proveniente da famiglie disa-giate, a “ripiegare” su questa professio-ne orientandone le scelte.Infatti gli studenti laureati in Umbriahanno un rapido inserimento nel mondodel lavoro: si stima un’attesa inferiore aidue mesi dalla laurea e, ancorché alcu-ni ritengano che lo stipendio sia di €800, molti di essi fanno parte dellaschiera di coloro che si iscrivono spintidalle necessità o dalle proprie famiglie.Persiste ancora l’idea che l’infermierenon abbia possibilità di carriera, confer-mata anche dall’indagine compiuta, dacui si deduce che per il 56,23% deglistudenti intervistati, il massimo livelloraggiungibile nella professione sia quel-lo del “Caposala” e solo 23,76% di loroindica la dirigenza infermieristica comepossibilità, così come introdotto dallalegge 251/00.Anche per ciò che riguarda il titolorichiesto per poter essere ammessi alcorso di laurea in infermieristica, nono-stante la maggior parte degli intervista-ti, 88,68% del collettivo, sia a conoscen-za che il titolo richiesto è quello dellalicenza media superiore, per il 7,55% iltitolo è quello della licenza media infe-riore e per il 3,77% non è necessarioalcun titolo.Per ciò che riguarda gli ambiti in cui l’in-fermiere lavora, la maggior parte dellescelte (312) sono ricadute sull’ospedale,seguito dalle Rsa per anziani (182), daldistretto sociosanitario e l’assistenzadomiciliare (165). Agli ultimi due posti,con sole dieci scelte, troviamo, rispetti-vamente, la libera professione e l’uni-versità, in cui oggi è possibile trovarequesta figura come docente.Scegliere una professione significadecidere del proprio futuro e, in questa

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fase, entrano in gioco molteplici compo-nenti che la condizionano notevolmente. La sicurezza, evidenziata dal collettivoindagato, è la caratteristica prioritarianella scelta di una professione; il36,68% degli studenti, di cui le femminequasi il doppio dei maschi, la pone alprimo posto, e per ben il 55,49% rientratra i primi due livelli di priorità, seguitadalla retribuzione, scelta come caratte-ristica prioritaria dal 28,84% del collet-tivo con la prevalenza dei maschi. La carriera è un’altra caratteristica perla scelta di una professione futura, lastessa è segnalata come prioritaria dal16,61% degli studenti, distribuito equa-mente tra uomini e donne.L’utilità sociale, infine, è posta al primoposto nella scelta della professione dalsolo 10,03% del collettivo, con una leg-gera prevalenza dei maschi e soltanto il24,14% la pone tra i primi due livelli dipriorità, finendo come ultima caratteri-stica per il 45,45% degli studenti che lavedono come la meno importante.Quanto osservato fa sicuramente riflet-tere, se si pensa che uno degli elementidistintivi della professione infermieristi-ca è proprio quello dell’utilità sociale.Soltanto due studentesse e tre studenti,indicano quale punto critico per la pro-fessione la scarsa utilità sociale, purdovendosi pensare che quella dell’infer-miere dovrebbe essere un’attività con-traddistinta proprio dall’attenzioneverso la creazione di “relazioni significa-tive” con le persone a cui è diretto l’in-tervento. Manca, quindi, negli intervi-stati, l’interesse e il senso di sé nellepersone di cui ci si occupa, di legare lasituazione particolare in cui si sta ope-rando con un contesto più ampio chenon sia “normalizzare” l’altro dentrosituazioni predefinite.Gli studenti intervistati segnalano comeuno dei principali punti critici della pro-fessione, posizionandolo al secondoposto con ben 122 scelte, l’avere a chefare “con malattie e sofferenze dellepersone”. Chi opera a contatto con per-sone malate e bisognose di cure devemettere in conto un grado di coinvolgi-mento che, seppur variabile in relazionealle caratteristiche personali, permea dicontesti professionali e che si presenta,spesso, sotto la forma di vicinanza emo-tiva con l’utente, vicinanza che ha da

sempre una doppia valenza di slancioverso l’altro e di necessità di porre deiconfini al proprio essere accanto. Gli studenti, probabilmente, sonoinfluenzati da elementi quali: la stan-chezza di ripetere sempre le stesse azio-ni, le continue richieste, le chiamate deipazienti, spesso inutili ma necessarieper essere rassicurati, le difficoltà dicomunicare con i familiari o di farapprezzare il lavoro svolto sia all’internoche all’esterno del reparto, il non riusci-re a liberarsi del proprio lavoro una voltatornati a casa. Tutte cause che possonocontribuire a demotivare un operatore e,contemporaneamente, non lo portano aprendere coscienza di ciò che significa,oggi, essere infermiere, capace di pro-muovere tale immagine all’esterno, allasocietà.Senza considerare, poi, gli ambiti diassistenza con un turn over particolar-mente alto. Lavori che non si possonofare per un periodo molto lungo (certa-mente, non per tutta la vita) e, a seguitodei quali, sono frequenti le richieste ditrasferimento ad altro servizio.Gli orari di lavoro sono un’altra compo-nente che incide sempre più nella sceltadi una professione futura, orari e turniche consentano di svolgere con conti-nuità e soddisfazione attività extra-lavo-rative, festività libere, e hobby in gene-re. Sono proprio i giovani studenti a con-fermarlo, mettendo al primo posto deipunti critici della professione dell’infer-miere i turni scomodi, segnalati da ben124 studentesse e 111 studenti.Anche la motivazione economica èimportante nell’attenzione degli studen-ti. Evidentemente, lo stipendio incidenon poco sulla professione e, per ciòche riguarda la professione dell’infer-miere, nonostante la riforma abbia com-portato un innalzamento nel livello dellaprofessionalizzazione, gli studenti sannoche lo stipendio base rimane ancora adun livello modesto e le integrazioni perturni, reperibilità, sostituzioni e altro siaccompagnano spesso a disagi ritenutisproporzionati. Viene evidenziata, dall’indagine, lapiena consapevolezza, da parte dei gio-vani, di quello che può essere lo stipen-dio medio di un infermiere: il 56,11%del collettivo indica l’opzione che preve-de uno stipendio di 1.100-1.300 euro (va

notato che, per il 35,74 %, lo stesso siacompreso nella classe 800-1.000 euro,dando rilievo all’idea, ancora diffusanella società, di una professione sotto-pagata).Rispetto alla diversa origine socio-eco-nomica, sia pure con le riserve del casorispetto alla numerosità dei singoligruppi, emergono alcune interessantidifferenze. Negli studenti appartenentialle categorie meno agiate, prevalgonovalori legati agli aspetti economici dellaprofessione, con minore attenzione adaspetti ideali, come l’utilità sociale.E’ probabile che l’alta domanda di stu-denti nella nostra regione possa essereanche attribuita all’appartenenza di essia categorie sociali medio-basse, tra lequali preme un lavoro subito e un gua-dagno immediato. Una regola che credosia valida è quella che per poter sceglie-re è necessario essere informati suglielementi che caratterizzano una profes-sione: in particolare, i ruoli, i compiti, lerelazioni significative, gli ambiti di lavo-ro, i requisiti e le competenze necessa-rie.A mio avviso, è compito dell’università,incontrare i giovani in procinto di sce-gliere la propria professione, organiz-zando giornate di orientamento all’inter-no degli istituti superiori; mentre, i rap-presentanti di categoria e quanti, ingenere, si interessano della professio-ne, si dovrebbero impegnare nel marke-ting, affinché la stessa venga giusta-mente descritta e valorizzata.La carenza di infermieri non è certo unfenomeno congiunturale, ma sociale,culturale e strutturale, non è periodico otransitorio, ma rischia di essere l’iniziodi un processo molto più lungo, perchéchiama in causa una pluralità di cause eriferimenti che in vario modo si vanno aconcatenare: lo status professionalelegato a come viene percepita all’ester-no, a livello culturale o, comunque, nellavita quotidiana, la figura dell’infermiere,gli orari di lavoro, la retribuzione, i nuovistili di vita dei giovani, le aspirazionipersonali e altro ancora.Sono, dunque, necessari interventi cor-rettivi strutturali, culturali e motivaziona-li forti, che chiamino in causa le intenzio-nalità dei mondi vitali stessi. Spostareinfermieri da altri Stati europei o daquelle aree dove vi è un temporaneo,

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relativo esubero, può si risolvere unemergenza di oggi, ma nel momento incui la crisi di questa professione si mani-festerà anche in tali aree, il problema elo stato di emergenza si ripresenterà.Sono necessarie strategie che affronti-no il problema nella sua complessità,con risposte pertinenti dalle istituzionipolitiche con la consapevolezza dell’im-portanza del ruolo degli infermieri nel-l’assistenza primaria, e in particolarenella funzione di garanzia della continui-tà assistenziale che sembra in definitivadestinata a rendere ancora più evidentela carenza diffusa di infermieri. Ciò, in particolare, in un Paese come il

nostro, ove cronicità e disabilità rappre-sentano le principali sfide del futuro.Purtroppo, sembra che, in Italia, la pro-grammazione dei fabbisogni di risorseumane, necessaria per poter affrontareefficacemente ed efficientemente ilfuturo, riceva ancora un’attenzione deltutto insufficiente nei dibattiti di politicasanitaria, con il rischio che non ci saràpoi materialmente il tempo per arruola-re e formare adeguatamente le risorseumane utili.Il messaggio da far arrivare ai giovani èquello di spiegare con chiarezza che lalaurea in Infermieristica non è quella diuna professione “ausiliaria”, né “para-

medica”, ma è autonoma e fondamenta-le per l’assistenza continua al malato,così come quella dei medici lo è per ladiagnosi e la clinica.

AUTORI:Mirella Giontella, coordinatore didatticoe docente corso di laurea in Infer mie -ristica, università di PerugiaLamberto Briziarelli, professore ordina-rio Med/42, università di PerugiaRosaria Alvaro, professore associatoScienze Infermieristiche, università diTor Vergata, Roma

Decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 1974 n. 225. Modifiche a R.D. 2 maggio 1940, n. 1310 sulle mansioni degli infer-mieri professionali e degli infermieri genericiDecreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, testo aggiornato, Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’artico-lo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421, comprensivo delle modifiche a esso apportate dal Decreto Legislativo 7 dicembre 1993,n. 517Decreto Ministero della Sanità 14 settembre 1994, n. 739, Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativoprofilo professionale dell’infermiereLegge 26 febbraio 1999, n. 42, Disposizione in materia di professioni sanitarieLegge 10 agosto 2000, n. 251, Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzio-ne nonché della professione ostetricaLegge 15 novembre 1973, n. 795, Ratifica ed esecuzione dell’accordo europeo sull’istruzione e formazione dell’infermiere, adotta-to a Strasburgo il 25 ottobre 1967Legge 19 novembre 1990, n. 341, Riforma degli ordinamenti didattici universitariDecreto Ministeriale 3 novembre 1999, n. 509, Regolamento recante norme concernenti l’autonomia didattica degli ateneiLegge 10 agosto 2000, n. 251, Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzio-ne nonché della professione ostetrica

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BIBLIOGRAFIA

QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

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L’autostima nella persona portatricedi stomia intestinaledi Paola Pierantognetti, Francesco Pallone, Rosaria Alvaro

IINTRODUZIONELa persona che viene sottoposta adintervento di chirurgia enterostomale vainevitabilmente incontro a distress emo-zionale causato da un’ improvvisa esignificativa alterazione nella funzionedi eliminazione intestinale e nella pro-pria immagine corporea. Gelbar eGroisman sostengono che l’emozionepiù importante nel postoperatorio ècaratterizzata dalla sensazione di impo-tenza (helphlessness) che può intensifi-carsi nell’ adattamento all’ alterataapparenza fisica e funzionale (elimina-toria e sessuale) e alla paura di affron-tare le attività sociali. Per alcune perso-ne questo sentimento può essere tal-mente intenso da portare a depressionee a perdita di interesse per la vita. L’attrattività del corpo costituisce un valo-re importante nelle società occidentali egli interventi di derivazione digestivaesterna comportano nella quasi totalitàdei casi, attitudini negative nei confron-ti della propria immagine (Salter 1992).Le alterazioni prodotte sullo stato disalute, sullo stato emotivo e sull’appa-renza possono portare a sentimenti divergogna e a una diminuzione del valorepersonale con abbassamento dei livellidi autostima. Sebbene l’autostimacostituisca il diretto portato delle situa-zioni precedentemente descritte, non haricevuto in letteratura le stesse atten-zioni. L’alterazione dell’autostima costi-tuisce una diagnosi infermieristica ecome tale dovrebbe rappresentare unfocus indipendente di ricerca. Lo scopodel lavoro consiste nel rilevare ilivelli di autostima determinatidalle conseguenze della chirurgiaenterostomale, le loro ricadute sull’

efficacia personale nel far fronteall’evento quale determinante deilivelli di adattamento.

RILEVANZA DEL PROBLEMAIl Cancer Research (2003) indica il can-cro del colon-retto come la terza formaneoplastica più comune nel sessomaschile e la seconda in quello femmi-nile Secondo la stessa fonte ogni annosi verificano più di 18.000 nuovi casinegli uomini e più di 16.000 nelle donne.In Italia si osservano ogni anno in media40 nuovi casi ogni 100.000 abitanti. Ilcancro colo-rettale e le malattie infiam-matorie intestinali cronico degenerativerappresentano le cause più comuni diresezioni più o meno estese dell’ intesti-no che portano al confezionamento diuna colostomia o ileostomia. L’ autostimaEsistono in letteratura numerose defini-zioni di autostima. Secondo C. Cooley(1902) il sentimento del valore di sé èuna costruzione sociale, modellata sulleinterazioni con il proprio entourage findall’infanzia. Ha coniato il termine thelooking glass self per esprimere il con-cetto che gli altri rappresentano lo spec-chio attraverso il quale noi impariamo aconoscerci. Allport e Rogers sostenneroil sè o proprium come una strutturadinamica formata sulla continuità del-l’esperienza vissuta “qui ed ora” (feno-menogical self). Rogers considera lapersona umana un organismo che rac-chiude la totalità dell’esperienza(Nyatanga 1989) ed in linea con i moti-vazionisti (Maslow 1958) considera ilcomportamento umano finalizzato all’autorealizzazione. Perché la personasviluppi una positiva autoconsiderazio-

ne è neccessaria la congruenza tra ilconcetto di sé, il mondo esperienzialedell’individuo e l’ accettazione incondi-zionata degli altri. Gross (1987) conside-ra il self concept in termini generali chesi riferiscono a tre maggiori componen-ti: la self image, la self esteem, l’ idealself (sé ideale). L’ autostima rappresen-ta la componente valutativa del concet-to di sè ed è direttamente correlata al séideale, un’immagine costruita sul tipo dipersona che si vorrebbe essere. Più il sèideale è vicino al concetto di sé maggio-re, è l’autostima. L’autostima secondoRosenberg (1985) costituisce una valu-tazione globale del valore che una per-sona attribuisce a se stessa, espressasecondo Coopersmith (1967) dalle atti-tudini mostrate verso sé stessi. Battle(1982) afferma che l’auto-percezione sisviluppa gradualmente e si differenziacon la maturazione e le interazioni conaltri significativi, tende a rimanere sta-bile e a resistere ai cambiamenti. Lesituazioni che cambiano la percezione disé e della propria immagine possonoessere considerate come una minacciaper l’autostima. Il coping in questa situazione può esse-re considerato come un importante fat-tore di mantenimento e di autoregola-zione. Le persone con una bassa autosti-ma sono più vulnerabili alla minaccia emeno efficaci nelle risposte di adatta-mento rispetto a quelle con un’altaautostima (Baumgardnerand Arkin,1987; Schlenkler, 1987; Spencer,Josephs and Steele, 1993; Steele,1988). Nei processi di adattamento allamalattia le rappresentazioni della per-sona sono legate molto strettamente aquest’ultima in quanto coinvolgono il

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rapporto tra l’io reale e l’ideale dell’io.Quest’ultimo è disconfermante rispettoalle possibilità oggettive di cui l’io realedispone per mantenere la propria auto-stima. E’ importante il livello di autosti-ma posseduto dal paziente per la rico-struzione dell’identità personale cheintegri il danno derivato dalla malattiain una nuova immagine di Sè. La valuta-zione della situazione vissuta è forte-mente dipendente dalla costruzione per-sonale del significato di una determina-ta malattia, delle sue origini, e dei suoipossibili outcomes, così come dalle pro-babilità che si realizzino determinateaspettative comportamentali (Rotter1954). Il supporto sociale svolge l’impor-tante ruolo di ammortizzatore dellostress ed è quindi parte integrante delprocesso di coping. BackgroundLa formazione di uno stoma comporta unimpatto negativo sulla qualità di vita esugli stili di vita secondo diverse moda-lità. Nugent et al. (1999) evidenzianocome la presenza di una stomia implicaspesso il cambiamento dell’attivitàlavorativa, delle abitudini alimentari edel vestiario, problemi sessuali di cui ilmaggiore è l’impotenza. Uno studiofenomenologico condotto in Svezia(Persson& Hellstrom 2002) sull’espe-rienza di persone da 6 a 12 settimanedopo l’ intervento ha evidenziato unimpatto negativo con sentimenti di alie-nazione dal corpo, minor rispetto e sicu-rezza in se stessi, sentimenti di disgustoe di shock particolarmente in relazionealla visione dello stoma. Nordstrom andNyman (1991) in uno studio condotto inpazienti urostomizzati hanno rilevatocome il 65% dei partecipanti presentas-se complicazioni e lesioni cutanee nel-l’area peristomale, che influenzavanonegativamente la qualità della vita,inducevano la disabilità, l’assenza dallavoro e la restrizione dalle attivitàsociali. Lo stesso studio rilevava che ledonne considerano i fattori correlatiall’immagine del corpo come le conse-guenze più negative. Salter (1992) iden-tifica sentimenti di shock, odio, disgu-sto, repulsione, imbarazzo, devastazionenon accettazione dello stoma; senti-menti di maggiore normalità ed un’im-magine più positiva del corpo in persone

portatrici di stomie continenti. Moltistudi rilevano come a 12 settimane dal-l’intervento non tutti i pazienti abbianoripreso l’attività sessuale, avvertonoun’attrattività sessuale diminuita e pro-blemi di impotenza. Studi più recenti indicano come l’infor-mazione e la scelta della proceduraeffettuata nel fase preoperatoriainfluenzino positivamente l’attitudineverso se stessi ed il costrutto del propriocorpo. Woodcock (1997) rileva come inuna persona affetta da cancro le altera-zioni dell’immagine del corpo siano cor-relate alla diagnosi, alla chirurgia, e aidiversi trattamenti ricevuti (chemiotera-pia e la radioterapia). Gli studi di Jenkset al. (1997) dimostrano come l’immagi-ne del corpo migliori con l’aumentaredel tempo dall’intervento e i sentimentidi impotenza e mancanza di speranzatipici della fase perioperatoria di unintervento di cancro permangano neltempo ma con minore intensità. Moltistudi concludono affermando l’impor-tanza dello studio dell’adattamento psi-cosociale in seguito a chirurgia stomale.(Nordstrom & Nyman 91, Bekker et al.97, Piwonka & Merino (1999).Bekker et al. 1997 in uno studio di fol-low up di pazienti che avevano subito unintervento di resezione intestinale con osenza confezionamento di stomia com-parando il processo di adattamentomediante questionario (The Psycho -logical Adjustement to Illness Scale -Pais) autocompilato a una settimana,quattro mesi, un anno e quattro anni

dall’intervento ha rilevato gli stessirisultati. Piwonka and Merlino (1999)hanno studiato le modalità di adatta-mento di 60 persone cilene portatrici distomia permanente identificando i prin-cipali fattori che possono predire l’adat-tamento psicosociale: le self care dellostoma; l’immagine del corpo, il supportosociale ed il tempo dalla intervento.

MATERIALI E METODIAvere un ileo o colostomia può rappre-sentare un evento orrendo, che cambiala realtà esistenziale, comporta l’ado-zione di un nuovo stile di vita e l’assimi-lazione di una nuova prospettiva di séstessi. Le reazioni emotive così come ilcoping con la situazione possono esseremolto diversificati ed in relazione alladiversità del vissuto individuale e aitratti della personalità.Scopo della ricerca è quello di valutarele implicazioni dell’autostima nel pro-cesso di adattamento ai cambiamentiprodotti dalla chirurgia enterostomale.L’ipotesi formulata consiste nel fattoche l’autostima, fortemente svalutatadall’intervento chirurgico e dalle sueconseguenze incide fortemente sullecapacità del paziente di far fronteall’evento e rappresenta una determi-nante attiva dei livelli personali di adat-tamento.Lo studio condotto in diverse sezioni(day hospital, ambulatori) di chirurgiagenerale di diversi ospedali della capi-tale è iniziato dal mese di settembre2004 ed è tuttora in corso.

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Il disegno di ricerca seguito è di tipodescrittivo longitudinale.Il totale del campione è di 67 persone,selezionate secondo un criterio opportu-nistico, portatrici di ileo o colostomiapermanenti, da 3mesi a più di un anno,in seguito a tumori del colon-retto o amalattie infiammatorie croniche dell’in-testino. Per la selezione sono stateprese in considerazione la disponibilitàa compilare i test e la capacità di rispon-dere alle domande. I pazienti hannoaderito spontaneamente allo studio inseguito ad una accurata descrizionedelle finalità del lavoro e delle modalitàdi partecipazione.Per la rilevazione dei dati sono stati uti-lizzati diversi strumenti:Questionario dei livelli di adattamentoin diverse aree (opportunamentecostruito): – area degli atteggiamenti verso il pro-

prio stato di salute; area professio-nale; area dei rapporti famigliari edestesi; area delle relazioni sessuali;area delle vita e delle relazioni socia-li; area del distress psicologico;

– State trait Anxiety inventory (y1 ey2);

– Test per la depressione secondoZung;

– Adjective check list (Aci).

RISULTATITutti i dati sono stati inseriti nel compu-ter in una griglia Excel appositamentecostruita ed automatizzati con un soft-ware Spss. Il modello utilizzato per veri-ficare le correlazioni tra i parametri èquello della regressione lineare. Dei 67questionari distribuiti solo 47 (pari al70%) sono stati restituiti opportuna-mente compilati e quindi validi ai finidella valutazione. Il campione esamina-to risulta avere un’età media di 62 annicon un range di 32 - 85 anni. Il 55% delcampione è rappresentato da uomini edil 45 % da donne di cui il 76,5 % porta-tori di colonstomia e il 23,5% di ileosto-mia. Data l’alta incidenza dell’età avan-zata la quasi totalità del campione risul-ta coniugata, pensionata e con un livel-lo di scolarità compreso tra la licenzaelementare e la licenza media inferiore. Risultati più significativi evidenziati dalQuestionario dell’adattamento:- atteggiamenti verso il propriostato di salute: è ritenuto scrupolosonella condizione antecedente allamalattia e all’intervento dal 72% inco-stante e trascurato dal restante 28%; - professione: il vissuto personale siripercuote sull’attività lavorativa in ter-mini di motivazione e di interesse, chesono mantenuti nel 74% del campione e

di efficienza nelle attività mantenuta nel45% ; - rapporti familiari: l’accettazione e ilcoinvolgimento da parte dei famigliari èmolto presente (98%), solamente il 2%degli intervistati evidenzia comporta-menti di fuga e rifiuto. La condizione distomizzato comporta impedimentisostanziali nei doveri e compiti famiglia-ri nel 41%; i rapporti con le personesignificative sono dichiarati sostanzial-mente buoni dall’88/% e assolutamenteproblematici dal 12%; le loro reazionisono fondamentali e influenti sulla con-siderazione personale per il 26 % delcampione, il resto le considera impor-tanti ma di relativa influenza . - relazioni sessuali: l’ interesse per lerelazioni sessuali è mantenuto nel 40%, una perdita lieve o moderata nel 39%ed una perdita totale nel 21% degliintervistati. Le relazioni intime rappre-sentano una fonte continua di ansia e didifficoltà insuperabili per il 25%, supe-rabili con difficoltà nel 20% superabilinel restante 55%.- relazioni sociali: il 6% ed il 32%dichiarano rispettivamente la perditatotale o significativa del proprio coinvol-gimento in attività sociali. Si rileva unagenerale tendenza a mantenere la riser-vatezza sulla situazione, conosciuta dafamigliari, pochi intimi o persone a cuinon poteva non essere comunicata. Lasituazione attuale comporta difficoltàinsuperabili nelle relazioni interpersona-li nel 21 % del campione;- distress psicologico: per il 70% lastomia incide sul proprio aspetto fisicoin maniera disturbante ma accettabile,per il restante 30% é di notevole distur-bo (sconvolgente) fino all’ inaccettabili-tà. I sentimenti provati nei confrontidel cambiamento fisico sono di rasse-gnazione e frustrazione (43 %), di rifiuto(8%) e di infelicità nel 6%. La condizio-ne personale viene indicata di non nor-malità dal 19% , di diversità in sensopeggiorativo da prima dal 34%, con pro-fonde limitazioni dal 11% di ragionevo-le normalità dal 36%. Forti limiti aipropri obiettivi esistenziali sonoespressi dal 30% del campione. Il livel-lo di abilità dichiarato nella gestionedella stomia è di assoluta inadeguatez-za e incapacità di controllo per il 13% .

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Significativo appare anche il coinvolgi-mento nel mantenimento di una soddi-sfacente qualità della vita che è affida-ta allo staff sanitario (47 %) , al tempo eal destino (30 %). La condizione perso-nale determina un senso generale diinadeguatezza per il 30% .Il valore medio dello Zung risultatorelativamente basso, è di 39.98 con unadeviazione standard (Ds) di 10,20 (range23-56). I risultati indicano che solo il21% presenta un evidente stato depres-sivo ma di grado lieve o moderato, il44,6 % mostra tratti disforici o di lievedepressione. I livelli di ansia risultano più marcatidi quelli della depressione. L’ansia diStato (Y1) ha un valore medio di 44,6una Ds di 13,84 (range di 20-69). Lamaggioranza dei soggetti in esame pre-senta un ‘ansia di stato da lieve a mode-ratamente alta, il 23,4% e il 36,1%, edun ansia di grado elevato l’ 8,5%. Similirisultati vengono rilevati per l’ansia ditratto con un 34% ed un 30% del cam-pione che presenta un definito statoansioso “abituale” rispettivamente tra ilivelli lievi e moderatamente alti. Un32% non presenta alcuna forma di ansiae un 4,2% una forma di ansia grave. Ilsuo valore medio è di 46,06 con una Dsdi 14,98 (range di 20-75).Risultati dell’ Aci. L’analisi approfon-dita dei valori dell’Iss evidenzia che il21% dei soggetti presenta una scarsaautostima con valori che vanno da 20 a38 (limite minimo della Ds). Il 29% pre-senta un’autostima mediamente bassacon valori che vanno da 38 a 50 (punteg-gio medio ottenuto). Il 34%, la maggio-ranza del campione mostra un’autosti-ma medio alta con valori compresi tra il50 e il 64% (limite massimo della Ds).Infine un 14% dei soggetti presentaun’autostima francamente alta . Per le capacità di adattamento(Pad) il valore medio ottenuto è di 50,85una Ds di 10,92 (range 20-71).Analogamente all’Iss la suddivisione deipunteggi in quattro classi ha rivelatoche il 10,6% presenta una scarsa capa-cità di adattamento. La maggioranza il38,3% e il 36% presenta una capacità diadattamento intorno alla media, rispet-tivamente medio alte e medio basse. Unultimo 15% dimostra un Pad francamen-te elevato.

In riferimento alla self confidence ilcampione presenta una media di 49,32.Il 21% mostra una self confidensebassa, il 38% mostra valori mediamentebassi, il 28% mostra valori medio alti edinfine il 12,7% possiede una elevataself confidence.I risultati della regressione lineareverificano sempre le correlazioni ipotiz-zate, ed i valori in tutti i casi sono risul-tati significativi per un livello di confi-denza del 95% e 99%. Esiste una corre-lazione tra i sentimenti di autoefficacia(Iep) e l’apprendimento delle abilità distoma care, così come tra l’autostimaed ognuna delle tre variabili y1, y2,zung), dati già riconosciuti in letteratura:ansia e depressione sono tratti affettivistrettamente correlati ad un basso tassodi autostima. La regressione lineare trale due variabili self confidence e capaci-tà di adattamento sono risultate le piùsignificative sui valori dell’autostima. E’stato quindi ovvio riscontrare statistica-mente una correlazione diretta tra i sog-getti con scarsa fiducia in se stessi euna scarsa capacità di adattamento equelli con una ridotta autostima.

DISCUSSIONE DEI RISULTATI Il lavoro si proponeva di individuare ilcoinvolgimento dell’autostima nel vissu-to della persona portatrice di una stomiaintestinale per individuare il ruolo svoltodall’assistenza infermieristica. La ricer-ca bibliografica ha permesso di identifi-care il coinvolgimento dell’autostima intre momenti fondamentali: come conse-guenza dell’immediato postoperatorio,nell’adattamento a breve termine, nel-l’adattamento a lungo termine.L’indagine statistica ha confermato leipotesi emerse in letteratura verificandoin generale la stretta correlazione tra ibassi sentimenti di autostima e i copingmaladattivi fornendo nel particolare lecaratteristiche associabili alle diversestrategie prese in considerazione. Ilprimo dato emerso significativamentedall’analisi in regressione è che l’imme-diata reazione all’evento e il grado dialterazione dell’autostima rispetto adesso dipende fondamentalmente dallapersonalità del soggetto (Scf e Pad),sono quindi più a rischio di alterazionequei soggetti la cui autoconsiderazioneè più vulnerabile rispetto ad altri.

L’autoconsiderazione è minacciata dafattori correlati all’età, al sesso, al tipodi stomia. Le donne vivono l’evento piùrealisticamente, questo comporta mag-giori rischi sul piano psico-affettivo, gliuomini prediligono modalità di copingdifensivo e di diniego. Rispetto al tipo distomia l’autostima può essere già com-promessa dai vissuti correlati alla pato-logia di base, il cancro, il cui impatto èdi per se molto devastante. In questisoggetti vi è perciò una più alta probabi-lità di riscontrare un coping depressivonell’immediato post-operatorio. I datistatistici confermano l’ipotesi che l’au-tostima influenza le modalità di copingnell’adattamento a breve-lungo termine.Le strategie più o meno efficaci dipen-dono dai tratti della personalità e dalsuo grado di alterazione e possonoessere aggravati o migliorati dalla per-cezione della propria autoefficacia. Inrelazione ai dati rilevati in letteratura, l’analisi statistica consente di affermareche l’alterazione dell’autostima non rap-presenta il vissuto tipico del periodoperioperatorio ma la chiave d’ interpre-tazione personale dell’evento subito e diattribuzione di un diverso significatoalla perdita, il termine di convalida delleproprie capacità e delle risorse persona-li nell’affrontare l’evento, il rinforzodella propria autoefficacia nel persegui-re coping adattivi. L’autostima è quindiun aspetto dal quale non può prescinde-re un adeguata pianificazione dell’assi-stenza infermieristica alla persona sto-mizzata volta a risolvere tutte le proble-matiche sia pratiche che affettive delpaziente.

CONCLUSIONIL’esperienza vissuta è un termine che siriferisce al significato personale di unevento come viene descritto dalla per-sona che lo ha sperimentato. Spessoperò l’approccio infermieristico si fermaal significato oggettivo che un evento,più o meno devastante può rappresenta-re per qualsiasi individuo. Questo studiodimostra che gli aspetti biologici psico-logici e socioculturali alla base di ognisingolo individuo interagiscono fra loroper determinare l’ unico e personalesignificato di un evento subito ed in fun-zione del quale ognuno risponde eaffronta l’evento stesso in maniera

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altrettanto personale ed unica.L’intervento di derivazione digestivaesterna costituisce oggettivamente unproblema per chiunque lo subisca, com-porta modalità di reazione e di adatta-mento che sono fortemente correlatealle caratteristiche sociali e culturali(età, sesso, status sociale) e alla perso-nalità del singolo. L’atto assistenzialeinfermieristico richiede più delle soleabilità tecniche, facilmente apprendibiliin ogni manuale, l’acquisizione di capa-cità umane, educative e decisionali che,

solo la ricerca può aiutare a definire esviluppare. Questo lavoro dimostra come la valuta-zione e il trattamento di una diagnosiprettamente infermieristica, l’alterazio-ne dell’autostima, rappresenti una chia-ve per l’ interpretazione e la compren-sione della risposta umana alla condi-zione di stomizzato e come, gli interven-ti di riabilitazione in tale contesto, assu-mano un significato terapeutico che vaben al di là del semplice apprendimentodelle tecniche di stoma care.

AUTORI:Paola Pierantognetti, coordinatore del corsodi laurea in Infermieristica – Università diRoma “La Sapienza” II Facoltà di Medicina eChirurgia Sede S. Andrea Francesco Pallone, professore ordinario diGastroenterologia - Università degli Studi diRoma Tor Vergata Rosaria Alvaro, professore associatoScienze Infermieristiche - Università degliStudi di Roma Tor Vergata

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LA RECENSIONE

Il progetto formativo per l’infermierelaureato specialista/magistrale

Questo testo è il primo di una collana, che vedrà l’approfondi-mento di temi innovativie trasversali all’esercizio della professione infermieristica (for-mazione, esercizio professionale, deontologia ed etica, organiz-zazione ecc.).Esso rappresenta il logico compimento di un’iniziativa dellaFederazione NazionaleCollegi Ipasvi, avviata con due analoghe pro-duzioni (Linee guida per un progetto di forma-zione infermieristica complementare nellearee previste dal D.M. 739/94, Roma, 1998,vol. 1 e Linee guida per un progetto di forma-zione infermieristica di base dell’infermiere,Roma, 1999, vol. 2), che saranno parte inte-grante della collana stessa, una volta aggior-nate e rivisitate. Pur nella consapevolezza che tutti i livelli for-mativi hanno un’importanza fondamentalenell’assetto complessivo della formazioneinfermieristica, si è deciso di iniziare la rifles-sione sulla laurea specialistica in quanto lafigura del laureato specialista, e il propriocollocamento nel mondo del lavoro, rappre-senta un punto di svolta per la riorganizzazio-ne del servizio sanitario.Non a caso questo testo si propone una lettura analitica dellecompetenze del laureato specialista e sulla base di queste – inlinea con i decreti istitutivi – ne propone un percorso di acqui-sizione, attraverso un’articolazione didattica e metodologicache tiene conto delle più moderne teorie dell’apprendimento.Il volume si presenta diviso in quattro parti: nella prima, ci sisofferma sul contesto istituzionale e sul quadro di riferimentodel progetto formativo dell’Ipasvi (laurea triennale, master elaurea specialistica); nella seconda, si affrontano i concetti di

competenza e di specializzazione; nella terza e nella quartaparte, infine, gli autori passano a delineare una concreta attua-zione di quanto espresso in precedenza, con esempi, casi di stu-dio e proposte concrete. Molto ricca la bibliografia di riferimento, così come i rimandialla normativa vigente. La prefazione è firma del presidentedella Federazione Nazionale Collegi Ipasvi, Annalisa Silvestro.

Gli autori sono Loredana Gamberoni,Antonella Lotti, Giuseppe Marmo, GennaroRocco, Paolo Rotondi, Loredana Sasso eWillem Tousijn.L’opera, come accennato, inaugura la collabo-razione che la Federazione Ipasvi ha recente-mente instaurato con McGraw-Hill, editoreinternazionale a carattere tecnico-scientifico,che da anni dedica ampio spazio, interesse erisorse allo sviluppo di progetti destinati allaprofessione infermieristica, seguendone l’in-tero percorso formativo, dai corsi universitariai master di perfezionamento.Il Comitato scientifico della collana è compo-sto dai membri del Comitato centrale dellaFederazione nazionale Ipasvi: AnnalisaSilvestro, Gennaro Roccco, Barbara

Mangiacavalli, Franco Vallicella, Marcello Bozzi, Danilo Massaie Loredana Sasso.

L’infermiere laureato specialista/magistrale: il progettoformativo L. Gamberoni, A. Lotti, G. Marmo, G. Rocco, P. Rotondi, L.Sasso, W. TousijnCasa editrice: Mc Graw HillPrezzo: 22 euro, 150 pagine ISBN: 9788838636639

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Attività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

Collegio Provinciale IPASVI di Roma

focusfocusBilancio del triennio

2006-2008

Collegio Provinciale IPASVI di Roma

focus

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La vita del Collegio, in questi ultimi treanni, ha registrato un picco di partecipa-zione da parte degli iscritti. Tra corsi diformazione, accessi in biblioteca ocomunque agli altri servizi offerti dagliuffici di viale Giulio Cesare in Roma, circa8.000 infermieri hanno interagito tra loroe con le nostre strutture. In pratica, uniscritto su tre, dal 2006 al 2008, ha speri-mentato “di persona” cosa significa farparte della famiglia dell’Ipasvi!Senza contare la crescita esponenzialedei contatti al sito internet del Collegio,vero punto di riferimento per infermieried aspiranti tali, romani e di tutta la pro-vincia. Il focus di questo numero è dedicato alresoconto delle principali attività intra-prese in questo triennio, con dovizia didati, tabelle e immagini. Per far rivivere -a chi è stato presente e a chi lo sarà infuturo - le belle esperienze fatte insieme.

Iniziative di formazione eaggiornamento professionale Nel triennio 2006-2008 sono stati realiz-zati 72 eventi formativi, per circa 636 oretotali di formazione, ai quali hanno parte-cipato 6.727 infermieri, assistenti sanita-ri e infermieri pediatrici. Sono stati com-plessivamente erogati 49.599 creditiEcm. La tabella mostra l’incremento pro-gressivo, di anno in anno, degli eventi edelle ore di formazione, al quale, nel2007, non corrisponde anche un aumentodei partecipanti e dei crediti Ecm erogati.Il motivo è che proprio dal 2007 è stataprivilegiata la scelta di realizzare giorna-te itineranti in moltissime strutture sani-tarie di Roma e provincia (16 edizioni),

seppure per un numero esiguo di parteci-panti (18-58). Tale scelta è stata reiteratanel 2008 (25 edizioni fino al 31 agosto),ove anche il numero dei partecipanti edei crediti Ecm è aumentato, perché è piùche raddoppiato il numero dei corsi, se siconsidera che il prospetto include le ini-ziative organizzate fino a tutto il mese diagosto (ma altre sono programmate per ilperiodo settembre-dicembre 2008).A partire da quest’anno, poi, il Collegioha organizzato ben cinque edizioni delcorso di Inglese scientifico – livello base.Partito a gennaio, ha riscosso talmentetanto successo di partecipazione da

vedere replicata l’iniziativa fino a luglio,con due nuove edizioni partite dopo lapausa estiva.Le finalità dell’evento sono state: l’ap-prendimento delle strutture linguistichenecessarie per lo scambio di informazio-ni in ambito sanitario; la promozione el’incremento delle capacità di lettura edella comprensione di brevi testi conte-nuti in riviste e/o in internet; il migliora-mento delle capacità relazionali e comu-nicative in tema di: comprensione disemplici messaggi orali al fine di miglio-rare la relazione con utenti stranieri.

focusAttività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

BILANCIO DEL TRIENNIO 2006 - 2008

Al servizio di tutti, per crescere insieme!I dati delle iniziative intraprese dal Collegio Ipasvi di Roma per la formazione continua,

la tutela della professionalità, la ricerca infermieristica

CORSI DI numero totale ore numero totaleFORMAZIONE eventi formazione partecipanti crediti

2006 11 110 2.206 18.4052007 23 207 1.049 7.4652008 (*) 38 319 3.472 23.729TOTALE 72 636 6.727 49.599(*) fino al 31 agosto 2008

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focusfocusAttività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

Le attività degli ufficiL’attività degli uffici è in costante incre-mento e riesce a offrire un numero sem-pre più elevato di servizi. Sul piano quali-tativo il Collegio Ipasvi di Roma rappre-senta un punto di riferimento importanteper molti altri Collegi italiani ed europei ela certificazione ISO 9001 testimonia lagrande rilevanza attribuita alla qualitàdei servizi agli iscritti. In questa chiave, ilCollegio si avvale di una sperimentatarete di consulenze specifiche (legale,amministrativa contabile, informatica,ufficio stampa, biblioteconomia) cheassicura risposte pronte alle diversenecessità operative.Il servizio di consulenza legale è coinvol-to soprattutto sui temi della sicurezza, enei campi della responsabilità e dell’au-tonomia professionale.

Biblioteca: tra libri, riviste edatabase informaticiDal 2006, la consultazione dei testi dellabiblioteca del Collegio è stata resa possi-bile per due pomeriggi a settimana, illunedì e il giovedì. Un’iniziativa apprezza-ta dall’utenza, dal momento che si regi-stra un significativo e costante aumentodelle presenze. L’incremento triennaledal 2005 è pari al 71,40%.

ANNO N. UTENTI2005 7732006 10462007 12572008* 864*numero utenti al 31.8.2008

La consultazione assistita del Cinahl(Cumulative Index to Nursing and AlliedHealth Literature) si è invece svolta comeconsueto il martedì mattina (per appunta-mento), ma si è promossa in generale laconsultazione autonoma dell’utente nei

normali orari di apertura della biblioteca.L’incremento notevole delle consultazioni(assistita e autonoma) è il risultato quin-di della politica di diffusione della

Commissione Biblioteca - Centrodi documentazione che ha cerca-to di bilanciare il consueto osta-colo della lingua straniera con ladisponibilità per gli utenti, dal2008, della versione “Cinahlwith full text” (580 testatedisponibili in full text), e dal

2007 di numerose edizioni del corso diformazione “Introduzione alle banchedati infermieristiche”. L’incremento trien-nale dal 2005 al 2008 è del 139,31 %.L’accesso ad internet, non monitorato eregistrato fino al 2005, è normalmenteutilizzato a completamento delle ricerchesvolte in biblioteca. Solo un numeroridotto di utenti lo usa per motivi perso-nali. Per motivi legali e statistici, dal2006 si richiede una registrazione ana-grafica con annotazione degli estremi deldocumento. Negli accessi si registra undecremento nel 2007 che si convertenuovamente in incremento nel 2008. Inogni caso, l’incremento nel triennio,a partire dal 2006, è pari al 17,26 %.Il progetto Ilisi (Indice della LetteraturaItaliana di Scienze Infermieristiche)diventa operativo nel giugno 2006, con leattività diversificate della CommissioneBiblioteca necessarie alla costituzionedella banca dati:

ANNO N. UTENTI CINAHL2005 912006 1012007 1222008* 142*numero utenti al 31.8.2008

– individuazione del software wikindx,aggiornato nel tempo, testato e tra-dotto in lingua italiana per supportarela collezione di dati e la ricerca online;

– redazione del Thesaurus italiano diScienze Infermieristiche (ThiSi) sog-getto a revisioni periodiche;

– formazione di personale volontario,per sviluppare la capacità di indicizza-re articoli infermieristici;

– creazione di strumenti guida per l’uso delsoftware/ del ThiSi, redazione di normeeditoriali per l’uniformità dei testi;

ANNO N. UTENTI INTERNET 2006 1062007 992008* 81*numero utenti al 31.8.2008

– organizzazione dell’indicizzazione resi -denziale (sperimentale fino all’inseri-mento di un numero congruo di risor-se) per il gruppo di indicizzatori forma-ti (assegnazione riviste, gestioneabbonamenti dedicati, comunicazioni,risposte a quesiti);

– revisione continua del database per

focusAttività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

CONSULENZA LEGALE 2006 2007 2008 (*)

appuntamenti 203 238 110consulenze telefoniche 504 300 220interventi 212 241 113(*) fino al 31.8.2008

37

Page 40: RIVISTA IPASVI ROMA

38

focusAttività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

verificare omogeneità di utilizzo deglistrumenti di indicizzazione e uniformi-tà dei testi.

L’indicizzazione residenziale, iniziata nelmaggio 2007 e svolta con entusiasmo ecostanza dai colleghi volontari formati, hadato, in un anno, significativa consistenzaalla banca dati Ilisi tanto da poterlarendere pubblica e disponibile dal 1giugno 2008 sul sito del Collegio.Attualmente sono indicizzate 26 riviste,infermieristiche e di area sanitaria.Per misurare il gradimento e l’utilizzodella banca dati Ilisi, da quando disponi-bile, si registra che un alto numero diutenti accede in biblioteca con unabibliografia Ilisi. Sul sito del Collegio, dal1 giugno al 31 agosto 2008, si contanoaccessi alla banca dati per 2.087 utentiunici con ben 2.368 pagine visualizzate. Quanto al patrimonio bibliografico,nel corso del triennio, sono state appor-tate modifiche agli abbonamenti deiperiodici, al fine di ottimizzare il medesi-mo investimento economico su una mag-giore diversificazione di aree di nursing.Si ricorda che la sottoscrizione dellabanca dati Cinahl nella versione “FullText” aggiunge 580 testate digitali alpatrimonio di periodici disponibile. L’incremento triennale del cartaceo dal2005 al 2008 è del % 3,08, considerandol’intero patrimonio dei periodici, com-prensivo dei digitali, è pari al 356,70%.Quanto alle monografie, i nuovi libri cata-logati, nel solo primo semestre del 2008,sono stati 1.089, per un incremento trien-nale del 14%.

Il sito internetIl sito ufficiale del Collegio - on line daquasi dieci anni all’indirizzo www.ipa-svi.roma.it - in questo ultimo triennio èdiventato un vero e proprio punto di rife-rimento per infermieri e studenti. Solonel periodo compreso tra il 1 gennaio e il31 agosto 2008, sono state 585.427 lepagine visualizzate (fonte: Google

Analytics), con un’alta percentuale(48,7%) di visitatori nuovi. Il sito viene aggiornato frequentemente econsente di tenersi informati su master,corsi Ecm, concorsi, dottorati, eventi,nonché consultare la rivista “InfermiereOggi” in formato pdf e scaricare i testidella “Collana Arcobaleno”. E’ possibile inoltre registrarsi gratuita-mente, ricevendo una login e una pas-sword che consentono l’autentificazionedell’utente e l’accesso a servizi esclusivi,sempre più numerosi. Le pagine più visitate in assoluto, attual-mente, sono quelle relative ai concorsi,sia per infermieri che per dirigenti;seguono la pagina che segnala i“Master” e la formazione Ecm, insiemealla pagina della rivista e a quella dedi-cata alla biblioteca. Molto cliccato ancheil calendario interattivo, che consente divisualizzare, giorno per giorno, eventiEcm in progress.Interessante, inoltre, la mappa degli Statidai quali si collega l’utenza del sito.Chiaramente, l’Italia la fa da padrona, ma alsecondo posto troviamo la Romania, segnoevidente delle nuove frontiere della profes-sione infermieristica e dell’interesse verso icontenuti messi on line dal Collegio diRoma anche da parte di cittadini stranieri.Negli ultimi due mesi di statistica abbia-mo avuto modo di constatare come inve-ce l’impennata è stata costituita dallapresenza in rete del nuovo progettoscientifico online denominato “Ilisi”, maci riserviamo di vederne l’andamentoannuale con il passare del tempo. Come

del resto riscuotono molto successo ivideo delle conferenze che, sommandogli accessi, dimostrano un interesse sem-pre crescente di contenuti interattivi.Il sito è curato dal punto di vista editoria-le dal Consiglio Direttivo del Collegio,con il supporto del webmaster FabrizioTallarita.

La forza della partecipazioneNell’arco del triennio numerosissimi col-leghi (in totale ben 560), oltre ai membridel Consiglio direttivo e dei revisori deiconti, si sono offerti ed hanno partecipa-to alle attività del Collegio: • 124 alla realizzazione di eventi forma-

tivi, come docenti o nel comitatoscientifico, di cui 31, italiani e stranie-ri, per la conferenza internazionale,oltre a 24 nella sessione poster e 38nei tre eventi di Sanit 2008;

• 45 con la commissione Relazione congli iscritti, attraverso la Rete PersoneMotivate (Rpm) e 90 come referentidel Collegio presso le Aziende sanita-rie, pubbliche e private della provinciadi Roma;

• 21 con la commissione Biblioteca, peril progetto Ilisi, nel gruppo di lavoro enel gruppo degli indicizzatori;

• 12 con la commissione Qualità, per ilprogetto “Certificazione dei professio-nisti”;

• 5 nel gruppo Infermieristica transcul-turale;

• 78 per la ricerca “near misses”;• 11 infermieri e 6 studenti al concorso

per lavori di ricerca infermieristica;• 88 colleghi (33 nel 2006, 36 nel 2007,

19 nel 2008 – primi due numeri) hannopubblicato articoli sulla rivista“Infermiere Oggi”;

• circa 80, tra iscritti e studenti, coinvol-ti nella Ipasvi Cup 2008.

ANNO TOTALE ABBONAMENTI ABB. PERIODICI PERIODICI INPERIODICI PERIODICI STRANIERI ITALIANI OMAGGIO

2005 164 70 24 70 circa2008 169 73 26 70 circa

Page 41: RIVISTA IPASVI ROMA

focus

39

focusAttività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

IMPEGNI PER ILFUTUROContinuare a investire nellaricerca infermieristicaLa ricerca infermieristica rappresentaun campo nel quale il Collegio Ipasvi diRoma intende continuare ad investire inmodo prioritario, per l’importanza cheriveste nello sviluppo della disciplina,che immediatamente si traduce in van-taggi estremamente significativi sui cit-tadini, che ottengono un’assistenzamigliore, e sugli infermieri, in termini diriconoscimento sociale e di motivazioneprofessionale.Per quanto attiene ai temi da privilegia-re nell’indagine scientifica, la “giovinez-za” della disciplina fa sì che siano anco-

ra molto ampie le lacune da colmare e leconoscenze da consolidare, tuttavia irisultati ottenuti con lo studio sui nearmisses e il riscontro dei colleghi a livel-lo nazionale e internazionale suggeri-scono di continuare ad investire nei temiriguardanti la “sicurezza del paziente”che, oltre ad essere un aspetto “critico”dell’assistenza infermieristica e dellasanità in generale, ben rappresenta l’al-leanza terapeutica che l’infermiereintende stabilire con il malato. A questoproposito il complesso processo di som-ministrazione della terapia farmacologi-ca, dalla conservazione alla preparazio-ne, dalla farmacovigilanza alla registra-zione, rappresenta una responsabilitàdell’infermiere alla quale sono ascrittinumerosi errori, che si traducono indanni più o meno gravi per i pazienti.

Il fiorire, anche in Italia, di numerosistudi su tale filone di indagine richiedetuttavia un approccio sistematico e uncoordinamento autorevole, per questola strategia vincente potrebbe confer-marsi nel coinvolgimento di esperti ita-liani e internazionali sotto la guida delCollegio Ipasvi di Roma. E’ pur vero chel’investimento non può esaurirsi nelcommissionare ai ricercatori la realizza-zione di una serie coordinata di studi, ènecessario che il progetto di ricerca rap-presenti un’occasione di coinvolgimentodi colleghi che, non ancora espertissimi,vogliono mettersi alla prova e cimentar-si nelle attività di rilevazione ed elabo-razione dei dati. Un’occasione di cresci-ta e un’opportunità per contribuire adaccrescere la conoscenza infermieristi-ca e la sicurezza del malato.

EVENTI FORMATIVI IPASVI TRIENNIO 2006-2008 ELATOT ITIDERC ITNAPICETRAP OGOUL OTNEVE ATAD

CREDITI 10-feb-06 INFERMIERE: IL VALORE DELLA PROFESSIONE FIERA DI ROMA 11-feb-06 INFERMIERE: IL VALORE DELLA PROFESSIONE FIERA DI ROMA

1.669 8 13.352

18-20 mag 06 LA PROFESSIONE INFERMIERISTICA: CRITICITA' ED ORIENTAMENTI IN AMBITO CLINICO E PREVIDENZIALE

ROMA - CENTRO SALESIANUM "BEATO M. RUA"

180 13 2.340

13-giu-06 LA RESPONSABILITA' ORDINISTICA DEI COLLEGI IPASVI: RUOLO DEI REFERENTI DELL'ORDINE INF. DI ROMA

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

26 8 208

06-lug-06 LA RESPONSABILITA' ORDINISTICA DEI COLLEGI IPASVI: RUOLO DEI REFERENTI DELL'ORDINE INF. DI ROMA

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

28 8 224

13-14 set 2006 LA VALUTAZIONE DEL VALUTAZIONE DEL PERSONALE NELLE ORGANIZZAZIONI SANITARIE:STRUMENTI E METOD.

243 9 83

21-set-06 LA RESPONSABILITA' ORDINISTICA DEI COLLEGI IPASVI: RUOLO DEI REFERENTI DELL'ORDINE INF. DI ROMA

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

24 8 192

19-ott-06 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI E USO DEGLI AUSILI ERGONOMETRICI

ROMA - ISTITUTO S. MARIA

38 7 266

13-nov-06 EDUCARE L'INDIVIDUO, LA FAMIGLIA E LA COMUNITA': ASSISTENZA INFERMIERISTICA E PATOL. CRONICHE DEG.

033 6 55 IDI - AMOR

23-24 nov 06 LE INFEZIONI IN AREA CRITICA, UNA SFIDA PER L'INFERM.

656 8 28 IDI - AMOR

29-nov-06 LE FIGURE DI SUPPORTO ALL'ASSISTENZA INFERMIERISTICA GESTIRE IL CAMBIAMENTO OPERATIVO

ROMA - AULA FOLCHI 51 5 255

30nov-2dic-06 L'INDICIZZAZIONE DELLA LETTERATURA SCIENTIFICA NELLE SCIENZE INFERMIERISTICHE

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

15 16 240

18.405

Page 42: RIVISTA IPASVI ROMA

40

000.1 4 052 AMOR ID AREIF AVOUN 7002 TINAS24-25 mag 07 SVILUPPO E GESTIONE DEI PROCESSI CLINICO-

PREVIDENZIALI IN AMBITO INFERMIERISTICO 803.1 21 901 IDI - AMOR

16-giu-07 LA SFIDA DEL CAMBIAMENTO: L'INFERMIERE IN PSICHIATRIA RUOLI E COMPETENZE

291 4 84 ENOTNOMLAV

21-giu-07 STRUMENTI OPERATIVI DEL NURSING: CAMBIAMENTO E FLUSSI FORMATIVI

662 7 83 ER OTSIRC - AMOR

21-set-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

103 7 34 IDI - AMOR

24-set-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - POL. TOR VERGATA

36 7 252

08-ott-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

691 7 82 D AMOR - AMOR

09-ott-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

OSTIA - POLO DIDATTICO

27 7 189

12-ott-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - SAN FILIPPO NERI

48 7 336

13-ott-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - N. REGINA MARGHERITA

45 7 315

30-ott-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - S. CAMILLO-FORLANINI

30 7 210

14-nov-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - SANTO SPIRITO 35 7 245

20-nov-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

32 7 224

22-nov-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - S.G. BATTISTA 27 7 189

22-24 nov 07 PER-CORSI IN CORSIA COMUNICAZIONE E LEADERSHIP DISTRIBUITA

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

27 18 486

26-nov-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - S. CAMILLO-FORLANINI

58 7 406

28-nov-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - POL. A. GEMELLI 22 7 154

29-nov-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - SAN FILIPPO NERI

18 7 126

11-dic-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - POL. A. GEMELLI 26 7 182

12-dic-07 INTRODUZIONE ALLE BANCHE DATI INFERMIERISTICHE

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

24 6 144

13-dic-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - POL. A. GEMELLI 36 7 252

13-15 dic 2007 PER-CORSI IN CORSIA COMUNICAZIONE E LEADERSHIP DISTRIBUITA

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

18 18 324

28-dic-07 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

24 7 168

7.465

27-feb-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - NOMENTANO HOSPITAL

38 7 266

01-mar-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

MONTEROTONDO 31 7 217

07-mar-08 INTRODUZIONE ALLE BANCHE DATI INFERMIERISTICHE

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

16 7 112

08-mar-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - NOMENTANO HOSPITAL

38 7 266

13-15 mar 2008

PER-CORSI IN CORSIA COMUNICAZIONE E LEADERSHIP DISTRIBUITA

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

16 18 288

18-mar-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

32 7 224

26-mar-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - POL. A. GEMELLI

29 7 203

27-mar-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

OSTIA - POLO DIDATTICO

24 7 168

29-mar-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - CENTRO CL. POLIZIA

36 7 252

01-apr-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - VILLA S. PIETRO

30 7 210

03-apr-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

571 7 52 D AMOR - AMOR

05-apr-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

SEDE COLLEGIO IPASVI ROMA

21 7 147

11-apr-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - NOMENTANO HOSPITAL

30 7 210

17-18 apr 2008 L'IMPEGNO DELL'INFERMIERE PER LA SICUREZZA DEL MALATO: UN'ALLEANZA TERAPEUTICA

ROMA - JOLLY HOTEL MIDAS

292 11 3212

21-apr-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - S. ANDREA 40 7 280

22-apr-08 LA GESTIONE DEL TEAM INFERMIERISTICO: STRUMENTI E METODOLOGIE

ROMA - SEDE INAIL 26 7 182

Page 43: RIVISTA IPASVI ROMA

41

Bitetti

Page 44: RIVISTA IPASVI ROMA

42

focusAttività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

LA NOVITA’Arriva il badge elettronicoSostituirà il vecchio tesserino

Cambiano i tempi, cambia anche il tesse-rino di riconoscimento degli iscritti alCollegio Ipasvi di Roma. In particolare, unbadge elettronico (modello bancomat,per intenderci) sostituirà progressiva-mente il classico documento cartaceo.Chi si è iscritto di recente ha già speri-mentato questo nuovo servizio. Ai pros-simi iscritti, addirittura, il badge

sarà direttamente recapitato pressoil proprio indirizzo, senza doverloritirare in sede: infatti arriverà insiemealla lettera con la quale il Collegio comu-nicherà loro l’avvenuta iscrizione.Ma cosa deve fare, invece, chi ha il vec-chio tesserino cartaceo e vuole sostituir-lo con quello elettronico?Basta recarsi presso gli uffici delCollegio in viale Giulio Cesare aRoma con due fototessere. Gli ufficisono aperti dal lunedì al venerdì dalle8.30 alle 12.30. Due volte la settimana, illunedì e il giovedì, sono aperti anche dipomeriggio, dalle 14.30 alle 17.

Il nuovo badge elettronico di riconosci-mento è stato introdotto per omologare,nel prossimo futuro, tutti i tesserini degliinfermieri italiani ed europei. Grazie almicrochip che contiene al suo interno,renderà possibili alcune operazioni oggiregistrabili solo a mano, come l’assegna-zione di crediti Ecm su tutto il territorionazionale, l’autentificazione per accede-re a servizi on-line e così via. In ogni caso, il vecchio tesserino carta-ceo conserva pienamente la sua validitàe non c’è alcuna scadenza per “convertir-lo” con il nuovo badge elettronico!

E presto arriveranno anchele certificazioni on line

Tante le novità al Collegio Ipasvi per ilprossimo anno: una delle prime? La cer-tificazione on line. In pratica, verrannovarate una serie di modifiche al sito uffi-ciale, con la creazione di pulsanti ad hocper registrarsi se si è già iscritti o peraccedere ai servizi on-line, o ancora perrichiedere certificati.Al portale ufficiale, verrà affiancato un,cosiddetto, portale di servizio, che

avrà una home page mascherata e rag-giungibile solo via Ftp.Le funzioni principali del portale di ser-vizio saranno: registrazione dati utenti(ovvero, nome, cognome, codice fiscale,albo di appartenenza e numero di posi-zione nell’albo), e registrazione di indi-rizzo e-mail e password . Per accedereai servizi on line, all’utente verrà chiestoil codice fiscale, la password e le ultimetre cifre del Pin precedentemente asse-gnato. Se tutto è in regola, sarà possibi-le, attraverso il pulsante “richiesta cer-

tificato”, ricevere a domicilio tramiteposta prioritaria il certificato richiesto,in modo del tutto gratuito.Il Collegio Ipasvi non esclude, inoltre,che, rispetto all’architettura del sito cosìimpostata si potrebbero aggiungere unaserie di implementazioni interattive,come: possibilità di autocertificazionion-line per gli iscritti; possibilità di inol-trare richiesta di pareri agli esperti(avvocati, commercialisti, etc.), nonchédi richiedere l’iscrizione al Collegio.

Page 45: RIVISTA IPASVI ROMA

focusfocusAttività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

Non un evento formativo come altri, utilead aggiornare le conoscenze degli opera-tori su temi specifici. Quello che si svoltoal Palazzo dei Congressi dell’Eur, a Roma,ha fornito un valore aggiunto che va oltrel’aspetto tecnico della formazione, segnan-do un momento importante di confronto edi scambio tra gli infermieri in ambito na-zionale e mondiale e fra questi e i loro “in-terfaccia”: i cittadini i loro familiari, le al-tre professioni sanitarie, gli stessi colle-ghi.Le Giornate Infermieristiche che dal25 al 27 giugno hanno animato la quin-ta edizione del Sanit la mostra-conve-gno nazionale dei servizi sanitari, hannorichiamato a Roma centinaia di colleghi datutta Italia e dall’estero, tutti concentratiad approfondire e dibattere temi di gran-de attualità professionale. E con il meritoparticolare di aver prodotto uno sforzo sup-plementare nella formulazione condivisadi linee guida alle quali fare riferimentonelle materie al centro di un confronto aper-to, a più voci, libero e ben documentato,con ampio spazio dedicato alla ricerca in-fermieristica e all’etica professionale.È stata un’occasione molto utile per ap-

profondire gli aspetti scientifici e organiz-zativi della professione su scala naziona-le e internazionale, per delineare linee gui-da comuni nei campi più complessi e cri-tici del nostro agire quotidiano. Sono stati presentati lavori di alto livelloin vari campi della ricerca, della pratica cli-nica, dell’innovazione assistenziale e del-l’educazione sanitaria. La comparazione tramodelli assistenziali diversi, e diversamen-

te gestiti, ha consentito di tracciare un qua-dro più preciso del rapporto attuale fra larealtà romana, quella nazionale e le situa-zioni correnti nei Paesi europei a sanità piùavanzata. In quest’ultima chiave, gli infer-mieri italiani hanno potuto misurarsi con icolleghi esteri e avere contezza della lorostraordinaria crescita, ribadendo di voleresercitare un ruolo di primo piano sullo sce-nario professionale europeo.

IL COLLEGIO IPASVI DI ROMA PROTAGONISTA AL SANIT 2008

Gli infermieri e le sfide del tempotra etica, integrazione e ricerca

Per tre giorni, gli infermieri di Roma e Provincia alla ribalta della quinta edizione della mostra-convegno dei servizi sanitari.Un evento di grande richiamo, con la partecipazione di centinaiadi colleghi provenienti da tutta Italia e dall’estero per studiare,

approfondire e dibattere i temi di più stretta attualità professionale.

43

Page 46: RIVISTA IPASVI ROMA

44

focusAttività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

Tre giorni fitti di approfondimenti, discus-sioni e dibattiti, con i partecipanti che han-no riproposto con forza il ruolo guida del-la ricerca infermieristica e che hanno ri-chiamato, in modo forse insperato, l’atten-zione dei media. Per una volta fuori dal consueto clichè me-diatico che accende i riflettori sugli infer-

mieri solo per parlare di malasanità, gli or-gani di informazione hanno seguito l’even-to dell’Eur in modo completo e corretto. Lavasta copertura dell’evento da parte di gior-nali, radio, tv e agenzie di stampa ha mo-strato al grande pubblico l’immagine di unaprofessione in costante crescita, proietta-ta verso il futuro, capace di interrogarsi e

migliorarsi.Anche per questo motivo, il Collegio Ipasvidi Roma, che ha organizzato le GiornateInfermieristiche del Sanit con l’apporto eil sacrificio personale di tanti preziosissi-mi colleghi, incassa ben volentieri il suc-cesso di quest’ultima edizione, consape-vole che le Giornate Infermieristiche 2008segnano un punto qualitativo di tutto ri-guardo per contenuti e partecipazione.I lavori si sono articolati in otto ses-sioni tematiche, con contributi forniti dapersonalità di primo piano del mondo sa-nitario, politico, accademico e professio-nale. La sicurezza del paziente e il rappor-to con la morte, la difficile condizione dichi si muove quotidianamente tra etica,bioetica e responsabilità sono i temi chehanno animato la prima giornata. La tavola rotonda, alla prima delle tre gior-nate, alla quale hanno preso parte espo-nenti politici, docenti universitari, espertidi bioetica e formazione professionale, hafornito spunti di grande interesse per l’at-tività infermieristica, mettendo a fuoco gliaspetti più sensibili e le scelte più diffici-

Page 47: RIVISTA IPASVI ROMA

focus

45

focusAttività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

li che gli infermieri sono chiamati ad af-frontare nella loro attività quotidiana. Vasta la gamma delle domande poste sultappeto: qual è il confine tra la cura e l’ac-canimento terapeutico? Difendere il dirit-to inviolabile alla vita o rispettare il dirit-to a morire? C’è un’etica dell’assistenzaoltre la morte? Quale spazio c’è per la me-diazione quando l’operatore non condivi-de la scelta etica del cittadino? Che cosava regolamentato per legge e che cosa la-sciare alla determinazione dei Codici de-ontologici professionali? E ancora: che ruo-lo svolgono i Comitati etici di Ospedali eAziende sanitarie e che contributo danno?Qual è l’esperienza maturata in questocampo negli altri Paesi? Si è andati al “nocciolo” di ogni professio-ne sanitaria, al suo ruolo sociale, insinuan-dosi nel rapporto diretto e quotidiano conla persona che ha perso il bene più prezio-so: la salute. Vi hanno preso parte la senatrice FiorenzaBassoli (componente della XII Commissionedel Senato), Gilberto Corbellini (docen-te di Storia della Medicina presso l’Università’

La Sapienza di Roma), Laura D’Addio (di-rigente del Centro Formazione Professionaledell’azienda ospedaliera universitariaCareggi di Firenze), Sandro Spinsanti(bioeticista, direttore dell’Istituto “Giano”di Roma) e Gennaro Rocco (presidentedel Collegio Ipasvi Di Roma e vicepresi-dente della Federazione nazionale Ipasvi).La seconda giornata di lavori è stata dedi-cata interamente al tema dell’integrazio-ne professionale e del nursing transcultu-rale, un’altra questione di stretta attuali-tà e di grande complessità. Un focus daltaglio originale che ha scandagliato gliaspetti critici della complessità sociale mo-derna, la circolazione dei professionisti sa-nitari dentro e fuori l’Unione europea, lasalute e la malattia in contesti culturali di-versi, l’assistenza agli immigrati. Studiosi, esperti della materia, rappresen-tanti istituzionali, del mondo infermieristi-co e operatori dell’assistenza si sono con-frontati a lungo e in modo serrato.Particolarmente prezioso è risultato il con-tributo fornito da numerose testimonian-ze di colleghi in ambito europeo e mondiale.

Ad animare il forum sul tema: “Il villaggioglobale senza confini: forza e criticitàdell’integrazione in campo sanitario eassistenziale - Gli infermieri raccolgono lasfida”, sono stati Salvatore Geraci (CaritasRoma – presidente della Società italianadi medicina delle migrazioni), GennaroRocco (presidente del Collegio Ipasvi diRoma) e Alessandro Stievano (Dottoratodi ricerca in Infermieristica – UniversitàRoma Tor Vergata).L’ampio confronto di idee ed esperienzeha reso possibile tracciare un ventagliodi risposte alle questioni più urgenti: ladefinizione dell’esatta consistenza delfenomeno dell’immigrazione; i conseguen-ti problemi nell’erogazione dei servizi sa-nitari; il numero e la collocazione geo-grafica degli infermieri stranieri che eser-citano in Italia, a Roma e nel Lazio; le ga-ranzie di competenza e professionalitàdei colleghi stranieri; i modelli da adot-tare per favorire lo scambio e l’integra-zione transculturale nelle professioni sa-nitarie.Nel corso della mattinata è stata inoltre

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focusAttività formative ECM del Collegio IPASVI di Roma

presentata l’Associazione InfermieristicaTransculturale Italiana. Di rilevante interesse professionale anchel’ultima giornata di studio, incentrata sul-l’attività specialistica e la ricerca. Sotto lalente, in particolare, l’assistenza al pazien-te in area critica, in sala operatoria e labuona pratica in tema di infezioni ospeda-liere. La mattinata è stata dedicata alle relazio-ni scientifiche sull’infermieristica clinicain area critica tenute da: Silvia Scelsi,Andrea Maccari, Gaetano Romigi eRossella Marchetti. Ampio spazio poi altema della sicurezza del paziente in salaoperatoria, con i contributi di: PatrizioAngelucci, Giuseppina Di Giammarco,Paola Mariani, Caterina Cicala eVincenzo Mencio. Nel pomeriggio il fo-cus sulla ricerca: protagonista assoluta labuona pratica sulle infezioni ospedaliere,con le relazioni di: Margherita Vizio,Lorena Martini, Concetta Frantone eGrazia Tura.L’evento si è chiuso con una sessione de-dicata al mondo dell’associazionismo pro-

fessionale e al suo crescente ruolo nel-lo sviluppo e nella diffusione di nuovi mo-delli organizzativi orientati alla qualitàdell’assistenza. Vi hanno preso parte:Rossella Marchetti (Aniarti Lazio –Coordinatore infermieristico Terapia in-tensiva post-operatoria del Policlinico A.Gemelli di Roma), Silvia Scelsi (AniartiLazio – coordinatore regionale Ares 118),Patrizio Angelucci (presidente Aico Lazio– coordinatore infermieristico Blocco ope-ratorio di Cardiochirurgia del policlinicoUmberto I di Roma), Giuseppina DiGiammarco (Aico Lazio - coordinatore in-fermieristico Direzione sanitaria del po-liclinico “Umberto I” di Roma), MargheritaVizio (presidente nazionale Anipio – in-fermiere dirigente della Asl/2 Savonese),Lorena Martini (vicepresidente naziona-le Anipio – Responsabile Formazioneaziendale dell’Ircss Spallanzani).L’unanime gradimento espresso dai par-tecipanti, che a distanza ormai di qual-che mese, continua a manifestarsi neicontatti con i colleghi di tutta Italia e dialtri Paesi, ripaga pienamente il Collegio

del grande sforzo organizzativo sostenu-to per l’allestimento delle giornate distudio dell’Eur. Allo stesso modo, regi-strandone il successo ed esprimendo ilsuo apprezzamento, la direzione del Sanitha chiesto al Collegio Ipasvi di Roma diprogrammare per l’edizione del prossi-mo anno un’intera settimana di eventiformativi.E’ un impegno molto grande che però ilCollegio potrà affrontare con la forza deitanti colleghi che si sono adoperati gene-rosamente per la riuscita ottimale dellamanifestazione di quest’anno e ai quali vail ringraziamento più grato del Collegio.Una forza corale, di squadra, che gli infer-mieri sanno trovare quando è in gioco laprofessionalità. Si può forse trarre una morale dall’espe-rienza delle Giornate Infermieristiche 2008:ogni volta che gli infermieri si propongo-no da protagonisti sulla scena sanitariahanno di che essere soddisfatti. E di cosaandare fieri.

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LA TAVOLA ROTONDA SULLE NUOVE SFIDE DELLA BIOETICA

Essere professionistifra la vita e la morte

Tutelare la vita e rispettare la morte. Unconnubio che, a volte, diventa dilemma, eche coinvolge i professionisti dell’assisten-za sanitaria in prima persona. Perciò risul-ta essenziale focalizzare le linee di com-portamento e fissare i paletti su sceltespesso drammatiche e coinvolgenti.E’ stato questo il tema al centro del dibat-tito che ha chiuso la prima mattinata di la-vori delle Giornate Infermieristiche delSanit 2008. Vi hanno preso parte esponen-ti di primo piano del mondo politico, acca-demico, della bioetica e delle professionisanitarie, che hanno tracciato, sebbenecon sfumature e sensibilità diverse, un qua-dro di riferimento per l’intera famiglia pro-fessionale sanitaria e per l’infermieristicain particolare.Alla tavola rotonda su “La responsabilitàinfermieristica tra etica e bioetica –Rivendicare il diritto a morire o difendereil valore inviolabile della vita?” hanno par-tecipato Fiorenza Bassoli (componente del-la XII Commissione del Senato), GilbertoCorbellini (docente di Storia della Medicinapresso l’universita’ “La Sapienza” di Roma),Laura D’Addio (dirigente del CentroFormazione Professionale dell’Aziendaospedaliera universitaria “Careggi” diFirenze), Sandro Spinsanti (bioeticista e di-rettore dell’Istituto “Giano” di Roma) eGennaro Rocco (presidente del CollegioIpasvi di Roma e vicepresidente dellaFederazione nazionale Ipasvi).Proponiamo di seguito una sintesi dei di-versi interventi.Il professor Spinsanti ha messo subito in

evidenza la cosiddetta “questione di finevita”, cioè su chi debba decidere e comeprocedere in casi in cui si propone l’inter-rogativo del sostenimento artificiale in vi-ta oltre i confini terapeutici. Da qui la do-manda centrale su cosa sia l’accanimen-to terapeutico e quali siano gli aspetti prag-matici e semantici della questione. L’analisidi Spinsanti ha mosso dalle considerazio-ni che più ricorrono in questi casi: qual èil confine tra cura e accanimento terapeu-tico? C’è una definizione univoca di euta-nasia? Ha citato il caso Welby e l’orienta-mento assunto in proposito dal ConsiglioSuperiore di Sanità. E poi il caso del bim-bo di Bari nato senza reni e la sospensio-

ne della patria potestà ai genitori che siopponevano al trapianto. L’intervento del professor Spinsanti ha svi-luppato quindi i temi dell’accanimento te-rapeutico, dell’eutanasia e dell’accompa-gnamento alla morte: “E’ il passaggio sto-rico dall’etica medica alla bioetica - ha af-fermato -. La decisione del medico devetener conto delle scelte del malato. La de-cisione condivisa presuppone un’informa-zione completa al paziente. Non esiste unmodello unico che vale per tutti. Esistepiuttosto un modello di comportamentoetico tagliato su misura per ogni paziente,in linea con la sua sensibilità e la sua vo-lontà. Ecco il concetto di ‘morte sartoria-

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le’: a ciascuno la sua morte, tagliata su mi-sura, secondo i valori di riferimento di cia-scuno”. L’intervento ha poi sviluppato gliindirizzi della bioetica moderna su comeagevolare la “morte sartoriale”, sul ruoloche l’infermiere ha in questo delicato cam-po, sull’ascolto del paziente come praticaessenziale nell’accompagnamento alla mor-te. Quanto ai risvolti economici del cam-bio di approccio al problema, il professorSpinsanti ha chiosato: “Quanto costa latransizione dal modello della scelta medi-cocentrica al modello della decisione con-sensuale? Io dico che l’operazione ha i suoicosti in termini di tempo ed economici.Ascoltare il paziente e informarlo sulle pos-sibili scelte certamente costa tempo. Maè un prezzo essenziale. E poi costa la rior-ganizzazione dei processi assistenziali checiò comporta. Anche questo prezzo è perònecessario pagarlo”.Un’ultima riflessione Spinsanti l’ha dedi-cata al comportamento che l’operatore de-ve assumere quando non è d’accordo conle scelte del paziente: “C’è un articolo delCodice deontologico degli infermieri, il nu-mero 8 del nuovo Codice, che stabilisceche in caso di conflitto di questo tipo l’in-fermiere si impegna a trovare la soluzio-ne attraverso il dialogo e, nel caso in cuila soluzione non possa esserci, si avvaledell’obiezione di coscienza. Anche se ioparlerei più propriamente di obiezione eti-ca”. Quindi ha chiarito la differenza:“L’obiezione di coscienza è definita e re-golata per legge, quella etica no e attieneesclusivamente all’autonomia dell’opera-tore e ai suoi valori”.Il professor Corbellino ha aperto il suo in-tervento sottolineando come “chiunque sitrovi nella difficile condizione di fine vitaha diritto pieno ad avere un punto di vistadiverso”. E ancora che “la domanda piùsbagliata da porsi è: chi ha ragione e chitorto?”. Corbellino ha rimarcato come loStato debba “farsi garante della legittimi-tà di questa scelta. Il termine eutanasiasta oggi scomparendo dal linguaggio me-dico. Si parla più propriamente di decisio-ne di fine vita, che riguarda una serie diambiti, dal trattamento clinico al dolore,alla relazione medico-paziente.

L’autodeterminazione è anche utile per lagestione di questi temi in una società sem-pre più multietnica, composta da sensibi-lità e valori differenti e molto variegati”.Quindi ha denunciato “il ritardo dell’Italiasulla regolamentazione delle scelte comenel caso del testamento di fine vita”. Pur nella consapevolezza che “la legge nonsia la panacea di tutti i mali”, la denunciadel professor Corbellino è risuonata chia-ra e forte: “Ciò che succede in Italia nelcampo della medicina di fine vita deve pre-occupare e rende necessaria una codificalegislativa del diritto a morire. In Italia cir-ca il 50% delle morti implicano una deci-sione di fine vita. E questa viene presa mol-to spesso senza un confronto diretto conl’orientamento e la volontà dei pazienti edei loro familiari”.Infine un passaggio sugli aspetti economi-ci e organizzativi della cosiddetta “mortesartoriale” e un’indicazione in caso di con-flitto fra la scelta del paziente e quella del-l’operatore: “La bioetica nasce attorno alconcetto di consenso informato, di auto-nomia, di autodeterminazione del cittadi-no. Ma anche l’operatore ha il pieno dirit-to a non praticare trattamenti o terapie chenon accetta o condivide”.La dottoressa D’Addio ha esordito ponen-do in evidenza come la bioetica sia “unaspetto tutto sommato nuovo della disci-plina dell’assistenza” e soprattutto che èinquadrabile come “un concetto in peren-

ne divenire”. “La deontologia infermieri-stica, definita dal Codice deontologico del1999 – ha poi sottolineato D’Addio - stacompiendo passaggi molto interessanti inquesti ultimi anni. Da qui la necessità diaggiornare il Codice deontologico e la suanuova stesura che la Federazione Ipasvista preparando per il 2009”.Intrattenendosi sui contenuti del nuovoCodice deontologico, la dottoressa D’Addioha spiegato come questo “sarà il Codicedi riferimento per 360 mila professionistiitaliani. Da qui l’importanza di un contri-buto collettivo di tutti gli infermieri alla ri-scrittura del Codice. Bene ha fatto quindila Federazione Ipasvi a chiedere il contri-buto di tutti gli infermieri per la messa apunto del nuovo documento”. Quindi unpressante invito “a non fare come per ilcaso Welby, in cui la voce degli infermie-ri è rimasta abbastanza silente”.Poi riflettori puntati sulla didattica e sullaricerca: “Su questa materia la ricerca chesi fa in Italia è ancora piuttosto limitata.Ma quando questa si fa, si trova che, a se-conda dei riferimenti valoriali di ogni pro-fessionista, ci si imbatte in scelte diverse.Per questo nel nostro corso di laurea inInfermieristica proponiamo un corso di eti-ca e bioetica sin dal primo anno. E ciò per-ché ogni singolo professionista deve ap-propriarsi di un vero e proprio metodo pro-fessionale per affrontare il nodo della ge-stione di questo tipo di scelte”.

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Un ultimo passaggio è stato dedicato alrapporto più intimo con il paziente, ca-pace di stabilire una relazione umana cheva oltre il ruolo professionale dell’infer-miere: “Il dialogo è la chiave di volta, in-sieme all’ascolto – ha ripetuto D’Addio- Ma questo ha un costo, specie in ter-mini di tempo da dedicare al paziente, aisuoi dubbi, alle sue esigenze non solo cli-niche ma anche psicologiche. Un costoche in ogni caso abbiamo il dovere di ac-cettare di pagare”.Alla senatrice Bassoli è toccato fare il pun-to sul quadro legislativo di riferimento, an-cora incerto ed esposto a notevoli diffor-mità di interpretazione. “Posso affermareche nella scorsa legislatura la politica hafatto un buon lavoro su questi temi - hadetto -. Poi però, con la fine anticipata del-la legislatura, non si è giunti a licenziareun testo di legge sui temi sensibili del te-stamento biologico e del consenso infor-mato. Si tratta di temi che non possonoessere affrontati a maggioranza, ma chenecessitano di una condivisione generale.Comunque, ad esempio sulle cure pallia-tive, qualche importante passo in avanti èstato compiuto. Oggi più di ieri serve unalegge sul trattamento sanitario di chi si ac-cinge a morire. Occorre stabilire quali pra-tiche ammettere e quali no, dalla nutrizio-ne all’idratazione fino alla ventilazione”.La Bassoli ha poi rimarcato come oggi “ilmalato continui ad essere in balia dellescelte dei medici. Ma occorre anche coin-volgere di più i medici di base, i più viciniai pazienti, anche se la cura viene effet-

tuata in ambito ospedaliero. A mio avvisola legge non deve entrare nel merito deicasi in cui intervenire; questa scelta deveessere demandata a figure esperte dellamateria: medici, infermieri e fiduciari deipazienti”.Quindi un atro aspetto importante: “Serveil giusto equilibrio fra gli ambiti biologicoed esistenziale. E al malato deve essereconsentito di scegliere se essere assisti-to in ospedale o a casa sua. Perciò riten-go che una legge organica sulla fine vitasia oggi assolutamente necessaria”. Quantoal possibile conflitto di posizioni fra pa-ziente e operatore, la senatrice ha affer-mato: “In caso di mancata coincidenza trail volere del paziente e l’orientamento del-l’operatore non si può che ricorrere al dia-logo che è e resta lo strumento miglioreper superare eventualmente approcci di-versi. Mi batterò perché anche i Comitatietici siano la sede per il dialogo tra pazien-ti e operatori nei casi in cui non vi sia lanecessaria condivisione”.L’intervento del dottor Rocco ha riportatoil dibattito sui temi concreti legati alla pra-tica della deontologia: “L’impegno degliinfermieri italiani su questo fronte è com-plicato dalla dotazione strutturale e di or-ganico assai spesso carente – ha subitoprecisato il presidente del Collegio Ipasvidi Roma -. Anche questo aspetto incidesull’etica professionale e sui comporta-menti conseguenti. Alla politica chiedia-mo soprattutto questo tipo di impegno:creare le condizioni per rendere compati-bili certi comportamenti con la realtà ope-

rativa quotidiana”.Rocco ha quindi acceso i riflettori sulla for-mazione specifica degli operatori sanitari,e degli infermieri in particolare, rispetto atemi così sensibili e complessi. “Il proble-ma esiste anche in altri Paesi europei, an-che se ogni Paese ha un suo approccio con-cettuale alla questione. In Italia occorre in-vestire molto di più sulla formazione delpersonale in questo campo. Come pure sul-l’aggiornamento continuo. I Comitati etici,che prevedono al loro interno anche la fi-gura infermieristica, costituiscono un’op-portunità importante in questa direzione”.Una novità da salutare con grande favoree con fiducia, così il dottor Rocco ha accol-to il metodo stabilito dalla FederazioneIpasvi per l’aggiornamento del Codice de-ontologico: “La scelta di revisionare il Codicee di farlo con il contributo aperto a tutti gliinfermieri italiani è una novità davvero im-portante. Perciò vi invito a riempire il que-stionario che chiede il contributo di tuttiper la stesura definitiva del nuovo Codicedeontologico”. Infine, la rappresentazione della cruda re-altà quotidiana e un severo richiamo allespecifiche responsabilità politiche e ge-stionali: “Sui grandi temi, arriva sempre ilmomento di passare dalle buone intenzio-ni ai fatti concreti. E spesso alle nostreistanze non seguono comportamenti con-seguenti da parte di altri settori della vitacivile del Paese. La questione del tempoche occorre per gestire l’ultima fase dellavita di un paziente è un fattore essenzia-le. In Italia abbiamo un rapporto infermie-ri-abitanti fra i più bassi del mondo occi-dentale. La questione tempo è reale. Il tem-po che oggi un infermiere italiano può de-dicare a questo aspetto è davvero limita-tissimo perché oberato da mille altri im-pegni impellenti che ricadono su di lui perla drammatica carenza di organico. Allapolitica chiediamo proprio questo: ci met-ta nelle condizioni di poter operare al me-glio delle nostre possibilità. Servono piùinfermieri, subito. L’alternativa è un para-dosso, tutto italiano, davvero inaccettabi-le: l’unico Paese al mondo che conta piùmedici che infermieri”.

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LETTI VOIperSUPERLAVORO PER GLI INFERMIERI? L’AZIENDA RISCHIA GROSSO

Manager, allarme rosso!

LETTI VOIper

Dalla cronaca risuona un segnale d’allarme per chi gesti-sce Asl e Aziende ospedaliere a proposito di superlavoroper gli infermieri. Un campanello che suona forte e che

dovrebbe far riflette anche i manager delle Aziende del Lazio.Anche perché qualche loro collega è già stato chiamato arisponderne personalmente “in solido”. Fa notizia il caso di Genova, dove l’Ispettorato del lavoro rilevacarichi e tempi di lavoro eccessivi per gli infermieri di alcunireparti e commina una maxi multa al direttore generale del SanMartino. Titola Il Secolo XIX (10/09/2008): “Superlavoro, mul-tati Culmv e San Martino - Interviene la Direzione Generale delLavoro - Orari sforati in sala operatoria”.Nell’articolo di Matteo Indice si legge: “Gli infermieri del San

Martino hanno lavorato troppo, soprattutto i ferristi di sala ope-ratoria, e scatta una supermulta da 250mila euro per l’ex diret-tore generale Gaetano Cosenza”. E ancora: “Gli accertamentisul San Martino includono un intervallo di poco inferiore all’an-no, compreso fra la metà del 2006 e il 2007. Un’inchiesta incar-dinata sul rispetto della legge 66/2003, norma che disciplinadettagliatamente gli orari partendo dal presupposto che l’ec-cesso d’impegno rischia di minare la lucidità e l’efficienza dipersone chiamate a un compito delicatissimo. Lo screening erafocalizzato sul rispetto dei ‘tetti’ fissati nelle prestazioni conti-nuative delle categorie più esposte, i ferristi appunto, e sullanecessità di fare intercorrere almeno undici ore fra un turno el’altro e di garantirne 24 di riposo alla settimana. Le violazioni

hanno interessato una cinquantina di dipendenti, fra ipiù qualificati del principale presidio ligure infermieriabituati ad assistere cardiochirurghi e neurochirurghinel corso d’interventi spesso memorabili quantorischiosi. Ed ecco perché le molte ore trascorse inapnea per salvare pazienti in condizioni disperate, itour de force, la costante reperibilità sono risultati inparte fuorilegge e l’entità della multa ne è la prova”.Sulla stessa vicenda, La Repubblica (11/09/2008)titola: “Gli infermieri lavorano troppo: 250mila euro dimulta all’ospedale”. Si legge nell’articolo: “Ore e oredi superlavoro, tensione, stress. Gli infermieri impe-gnati nelle sale operatorie del più grande ospedale diGenova, il San Martino, lavorano troppo e l’ispettora-to del lavoro infligge al nosocomio una multa di250mila euro”. Se ne occupano con risalto e accentivariegati i principali organi d’informazione nazionali. Un caso analogo si era già verificato all’ospedaleMolinette di Torino nella primavera scorsa, quando aldirettore generale è stata notificata una multa da110mila euro. Le verifiche sui turni del personaleinfermieristico avevano infatti confermato che laderoga agli standard di lavoro era pressoché costan-te, in particolar modo nei reparti di Cardioria -nimazione e al Centro trapianti di fegato, consideratia maggior rischio.Attenzione, dunque, cari manager sanitari: anche aRoma e nel Lazio il “pentolone” degli infermieri è sulpunto di esplodere.

Bitetti

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Egr. PresidenteGiunta Regionale del Lazio

On. Piero Marrazzo

Roma, 21 ottobre 2008

Egregio Presidente,è con grande attenzione che nella mia veste di Presidente delCollegio Ipasvi di Roma sto seguendo giorno dopo giorno l’iterdei provvedimenti relativi al Piano di rientro dal deficit, cheLei sta portando avanti per riorganizzare la sanità laziale eromana. Considero questo impegno un mio preciso dovere isti-tuzionale, in quanto rappresento oltre 26.000 infermieri cheoperano a Roma e che da questi provvedimenti sono diretta-mente coinvolti.Le è certamente noto che nell’attuale fase economico-finan-ziaria, oggettivamente difficile, gli infermieri romani continua-no a garantire alla cittadinanza prestazioni e servizi, sobbar-candosi anche di attività improprie, turni massacranti e conse-cutivi, frutto spesso di “precettazioni” indispensabili a garan-tire il livello minimo di assistenza. Ma oggi avvertono diffusa-

mente la preoccupazione che condizioni di lavoro già così cri-tiche possano aggravarsi ancora. La nostra professione è consapevole che la strada del risana-mento dei conti e del rilancio dei servizi sia inevitabilmentelegata ad un importante sforzo riorganizzativo e desideranopercorrerla con spirito di reale collaborazione, a condizione,però, che i sacrifici richiesti siano distribuiti equamente tratutte le figure professionali e ai vari livelli di responsabilitàdel sistema.Troppo spesso, infatti, il peso di politiche aziendali di conteni-mento dei costi si è riversato soprattutto sul personale infer-mieristico, con il rischio di pregiudicare l’efficienza dei servizistessi e l’efficacia delle prestazioni rese agli utenti. Il perdu-rante blocco dei concorsi e delle assunzioni, l’impossibilità diarginare i vuoti di organico generati dal semplice turn-over e icarichi di lavoro sempre più onerosi per lo scarso personale inservizio hanno ormai conferito alla carenza di infermieri icaratteri di una vera e propria emergenza.La questione è “storica”, tanto è vero che la Regione ha sot-toscritto a suo tempo un protocollo d’intesa con ilCoordinamento dei Collegi Ipasvi del Lazio relativo alla tempe-stiva applicazione delle disposizioni urgenti in materia sanita-ria, tra cui il ricorso alle prestazioni aggiuntive, riproposteormai ogni anno dal Governo. Ad oggi, però, egregioPresidente, quell’impegno è rimasto lettera morta e non haavuto alcun seguito concreto. Di conseguenza la situazione siè deteriorata con il rischio imminente di dover procedere allachiusura di numerosi reparti e servizi.Il Lazio sconta la mancanza di circa quattromila infermierinelle piante organiche delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere,segnando un rapporto di 5,5 operatori per mille abitanti con-tro la media europea del 7,7 per mille. Il dato è peraltro inrapido peggioramento con un turn-over (tra pensionamenti etrasferimenti) di 1.500 unità all’anno, che non viene adegua-tamente compensato dall’ingresso sul mercato del lavoro dinuovi laureati.Ne consegue uno scenario che in prospettiva, se non corretto,comporterà la drastica riduzione dell’offerta di servizi sanita-ri, in netta contrapposizione con la crescente domanda disalute derivante dall’invecchiamento della popolazione e dalleaccresciute aspettative di prestazioni qualitativamente eleva-te da parte dei nostri concittadini.Nel quadro dei provvedimenti applicativi del Piano di riconver-sione e di razionalizzazione del nostro sistema sanitario, ilCollegio Ipasvi di Roma Le chiede pertanto di attribuire la

Lettera aperta alpresidente Marrazzo

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SCRITTO VOIper

Il Governatore del Lazio Piero Marrazzo

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dovuta attenzione alla professione infermieristica e di darseguito con la massima sollecitudine agli impegni assuntidalla Regione in tema di: sblocco progressivo delle assunzio-ni e dei concorsi per infermieri; attivazione immediata deiDipartimenti dell’assistenza in tutte le Aziende sanitarie eospedaliere del territorio; interventi a favore dei percorsi diformazione universitaria degli infermieri; supporto alla promo-zione della professione infermieristica fra i giovani per garan-tire il necessario ricambio generazionale.A tal fine, sarei lieto di poterLa incontrare al più presto per

rappresentarLe in dettaglio quanto sommariamente espressoe concertare un’azione sinergica fra la Regione e gli Organi dirappresentanza professionale degli infermieri di Roma e delLazio.Certo del Suo interesse, resto in attesa di un cortese cenno diriscontro e, con l’occasione, Le invio i più cordiali saluti.

Il PresidenteDr. Gennaro Rocco

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SCRITTO VOIper

DALLA REGIONEMorlacco nuovo sub-commissario alla Sanità

È Mario Morlacco il sub-commissario alla Sanità della Regione Lazio designato dal governo. Sarà lui ad affiancare, d’orain poi, la struttura commissariale nell’attività di attuazione del piano di rientro dal deficit sanitario regionale. Morlacco è giàstato direttore generale dell’agenzia sanitaria della Regione Puglia.La nomina è stata formalizzata dal Consiglio dei ministri del 17 ottobre scorso.La figura del sub-commissario rappresenta una forma di tutorship da che un lato rischia di indebolire l’autonomia decisiona-le del commissario/presidente Piero Marrazzo, ma dall’altro costituisce un evidente segnale di approvazione, da parte delgoverno, del piano messo a punto dalla Regione Lazio per rientrare dai debiti accumulati, anche attraverso misure drastiche.Inizia, insomma, una fase di vero e proprio “accompagnamento”, durante la quale le scelte andranno valutate e condivise,senza ulteriori strappi.Per il Governo, le misure da assumere sono chiare:– aumento del ticket sulla diagnostica (se la prestazione viene fornita entro 15 giorni), per produrre un gettito di almeno 30milioni annui;– tariffe più alte per l’intramoenia, con l’obiettivo di recuperare altri 20 milioni annui;– blocco del turnover e del salario accessorio ai dipendenti della sanità pubblica per il 2009;– fissazione dei tetti di spesa e delle tariffe per cliniche, ambulatori, laboratori e altri centri privati accreditati.Altro segnale distensivo, l’annuncio del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che entro la fine dell’anno saranno ero-gati alla Regione Lazio almeno due dei cinque miliardi di euro richiesti, fondi alla Pisana a prescindere dal piano di rientro.Da questo punto di vista, il tavolo di verifica il 15 novembre è chiamato a vagliare lo stato di emergenza finanziaria per dareil via allo sblocco dei primi trasferimenti. Novecento milioni sono le anticipazioni sulla fiscalità e sono già in arrivo, lo sbloc-co di altri quattro miliardi sarà oggetto dell’esito del tavolo di verifica. Un modo indiretto, comunque, per esprimere una sortadi “ok” tecnico e politico ai provvedimenti adottati da Marrazzo, che tanto stanno facendo discutere. In favore dello sbloccodi questi fondi si era espresso, nei giorni scorsi, sia il Consiglio comunale di Roma (il Comune capitolino attende a sua voltatrasferimenti dalla Regione), sia la Consulta delle imprese del Lazio.

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In principio fu “E.R. Medici in prima linea”, il fortunato medi-cal-drama con un (allora) sconosciuto George Clooney, neipanni del pediatra dottor Ross, che da lì ha raccolto fama e

gloria, fino ad assurgere, oggi, all’Olimpo delle star diHollywood.Anche quest’anno, la serie, alla sua 13esima stagione tv, saràtra gli appuntamenti in prima serata di Raidue, ma non più dasola. A tenerle compagnia – ed a farle concorrenza - ce nesaranno numerose ed agguerrite, in onda sia sulla tv di Statoche sulle reti commerciali.Tra queste si annoverano anche produzioni d’importazione, masono soprattutto quelle nostrane che, con alterne fortune (peralcune, lo share è già caduto come una mannaia), pretenderan-no di mostrarci il “lato oscuro” del mondo della sanità.In primis, “Terapia d’urgenza”, con Sergio Muniz e MilenaMiconi (già in onda su Raidue, con poca partecipazione di pub-blico); quindi, la seconda serie di “Medicina Generale” suRaiuno; “Crimini Bianchi”, cavallo di battaglia dell’autunno diCanale 5; “Chirurgia d’urgenza” per Canale 5 e l’ormai mitico“Doctor House”, che da Italia 1 è stato spostato su MediasetJoy, un canale sul digitale terrestre.Senza contare “Medici Miei”, la sit-com su Italia 1, con il comi-co Giobbe Covatta, in cui le infermiere, specie se belle, sono ilchiodo fisso di medici e primario, e non certo per le loro dotiprofessionali.Con tutto questo fioccare di serial ospedalieri, c’era da

aspettarselo che sociologi e scienziati si interrogasserosulle possibili ricadute sulla psiche del cittadino-paziente. Uno studio inglese, infatti, in corso da tre anni nellacittadina di Bath, ha dimostrato che guardare telefilm a temamedico, alimenta, nei telespettatori, la paura di ammalarsi, ren-dendo addirittura il soggetto ipocondriaco. I ricercatori hannointervistato quasi 1.300 adolescenti (fra i 12 ed 18 anni), chie-dendo quanto avessero paura di ammalarsi in futuro e scopren-do che quelli fra loro più appassionati di serial medici in tvhanno il 10% in più di timore rispetto ai loro coetanei di con-trarre malattie. Ma queste fiction hanno anche provocato una decisa presa diposizione da parte dei “veri” rappresentanti di medici e infer-mieri. Soprattutto a proposito di “Crimini bianchi”, le cui storiesono tutte incentrate su casi di malasanità.Luigi Frati, preside della facoltà di Medicina all’università LaSapienza di Roma, per esempio, proprio non ci sta a ridurre ilcamice bianco alla stregua di un serial killer: “Ormai, tutto si fain nome dell’audience. Se la cosa accade sulle reti commercia-li, ancora possiamo evitare commenti, ma se lo fanno anche lereti pubbliche, no. Non accetto che anche loro si adeguino aquesta falsa visione della sanità che disegna medici eroi o cri-minali. A nessuno è venuto in mente di fare una fiction su quan-to è successo, a Roma, in metropolitana, un anno fa? Peccato,eppure lì, 70 persone, gravemente ferite vennero ricoverate alSan Giovanni e al Policlinico. Un’emergenza che ha mobilitato

Le serie TV dedicate ai camici bianchiconfondono le idee ed istigano all’ipocondria

L’ANGOLO MEDIAdei

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L’ANGOLO MEDIAdeitutto il personale dei due ospedali della capitale con ottimirisultati. Non dobbiamo dimenticare che, a volte, abbiamo solo30 secondi per decidere come salvare il paziente, e non sempreci si riesce”.A fargli eco, il presidente dei Collegi nazionali Ipasvi, AnnalisaSilvestro, irritata per il ruolo più o meno marginale affidatoagli infermieri: “La verità è che i ‘nostri’ entrano in scena solose hanno una love story con il bel chirurgo di turno, o per reci-tare frasi banali e, qualche volta, in dialetto e con la sigarettain mano”.“E’ l’idea stessa di cura e di assistenza che viene distorta nelnome della spettacolarità - aggiunge il presidente del CollegioIpasvi di Roma, Gennaro Rocco -. Tutto è concentrato sullescene d’urgenza e gli eventi salvavita, mentre la realtà è bendiversa e impegna gli infermieri soprattutto nella continuitàassistenziale. E poi, come da clichè, medici protagonisti einfermieri in secondo piano, spesso con atteggiamenti ancilla-ri. Non è certo questa l’immagine che rende giustizia a profes-sionisti che si formano per almeno tre anni all’università”.

“Meglio l’uovo oggi”, lo dice il cervello Il detto: “meglio un uovo oggi che una gallina domani”potrebbe avere un fondamento scientifico. Il meccanismomentale dominante secondo cui è più conveniente incas-sare un “premio” piccolo subito piuttosto che aspettarneuno più grande dopo, avverrebbe per una serie di reazionicerebrali. La chiave di queste reazioni si troverebbe in unaparticolare area del cervello che codifica le informazioniassociate alla grandezza e all’attesa di un premio nelmomento della scelta, al cospetto di una decisione daprendere. I ricercatori americani della Yale UniversitySchool of Medicine hanno misurato nelle cavie la reazionedella corteccia prefrontale dorsolaterale, direttamenteimplicata nel processo decisionale, mentre gli animalivenivano sottoposti ad alcuni test di rilevazione neuroelet-trica. Lo studio ha evidenziato come i neuroni coinvoltinella decisione abbiano un comportamento anomalo e siattivino maggiormente quando il premio è più grande odisponibile più rapidamente.Secondo i ricercatori americani le evidenze emerse dallostudio indicano che di fronte all’ipotesi di una lunga attesail valore della ricompensa diminuisce e che se un premio èa portata di mano appare al cervello più apprezzabile.

IN PILLOLE

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di

L’ormai consueto refrain estivo degli ospedali che scoppia-no di pazienti e si svuotano di infermieri accompagna lafine dell’estate e l’avvio di un autunno che si mostra subi-

to bollente sul fronte sanitario. Specialmente nel Lazio, alleprese con un deficit spaventoso e con un’altrettanto drammati-ca carenza di personale. L’Unità (11/09/2008) pubblica unreportage dai Pronto soccorso di due grandi ospedali romani. Iltitolo è “Tetto agli straordinari? Chiude subito l’ospedale”.Nell’inchiesta di Gioia Salvatori parlano soprattutto gli infer-mieri e dicono chiaramente come stanno le cose. Raccontanodelle traversie quotidiane, dei turni massacranti, degli straordi-nari “obbligatori” per non chiudere i reparti. E dicono altrettan-to chiaramente di non farcela più. Ma sul ventilato abbassa-mento a 36 ore del tetto per gli straordinari avvertono: “Selo mettono l’ospedale chiude. Io 36 ore di straordinariole ho fatte in quattro giorni di doppi turni”.Poi l’eco mediatica si concentra soprattutto sulpiano di riordino degli ospedali e delle clinicheprivate del Lazio. Si parla e si scrive di tagli,conversioni, proteste, dichiarazioni da ognidove e di ogni segno. Forte è anche lavoce degli infermieri che i media scopro-no (una volta di più nelle emergenze,salvo poi dimenticarsene) come figurecentrali delle attività concrete e quoti-diane negli ospedali e nelle cliniche.Il piano della Regione e le reazionitengono banco per settimanesui giornali, alla radio, alla tv,sul web. Guadagna la ribaltadelle cronache nazionali il destino di tre ospedali romani: lo sto-rico San Giacomo, il Forlanini e il Nuovo Regina Margherita.Titoli a valanga anche nelle altre province laziali per l’annuncia-to taglio di posti letto nel pubblico e nel privato. Trova spazioanche la protesta che si leva fra gli operatori sanitari, su cui siaccende l’attenzione dei media nazionali e locali. Non mancano su giornali e tv i soliti allarmismi, tanto per fareaudience. Media scatenati quindi con la “crociata antifannullo-ni” fra i dipendenti pubblici. Gli infermieri finiscono così nel cal-derone generale. Come per l’inchiesta pubblicata da Libero(06/09/2008) sulle assenze del personale di quattro ospedalimilanesi: Fatebenefratelli, Niguarda, Policlinico e San Carlo.Titola il quotidiano milanese: “Lotta ai fannulloni - Tutti guaritinegli ospedali. Le assenze calano del 40%”. Scrive subitoEliana Giusto: “I fannulloni della sanità si sono fatti furbi. Da

quando Brunetta gli ha dichiarato guerra, con i giorni di malat-tia ci vanno piano. Dati alla mano, le assenze di medici, infer-mieri e amministrativi, dal mese di luglio a oggi, sono diminui-te di poco meno del quaranta per cento rispetto allo stessoperiodo dell’anno scorso”. Rieccoci: tutti sotto attacco, senzadistinzioni. Come sempre si spara nel mucchio. Salvo poi sco-prire che, a ben guardare, i dati dicono altro e distinguono net-tamente nei comportamenti delle varie figure professionalicoinvolte. Lo riferisce la stessa inchiesta in relazione alPoliclinico milanese: “Una riduzione del 37%. Che però, comu-nicano dall’ospedale, ha riguardato per lo

più il personale amministrativo, meno invece i medici e gli infer-mieri tra i quali l’incidenza dei ‘fannulloni’ è sempre stata moltopiù bassa”. E’ il solito vizietto del… tutti dentro purché siascoop. Già visto, fin troppo.Ci piace invece quando, almeno ogni tanto, il sacrificio giorna-liero ci viene riconosciuto dai media come tale. Il caso dei quat-tro trapianti eseguiti in 18 ore e in piena “emergenza ferie” dal-l’equipe di Trapiantologia epatica dell’ospedale Cisanello diPisa ha avuto una notevole eco sui media. La Nazione(06/09/2008) riferisce di una: “maratona notturna in sala opera-toria, con chirurghi, anestesisti-rianimatori ed infermieri a darsiil cambio per compiere un’impresa dei quattro trapianti conse-cutivi, per non rendere vano il gesto dei donatori e restituire lavita ai quattro ricoverati.

Torna il solito viziettoScoop a tutti i costi

DICONO NOI

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«Ringrazio tutti gli operatori - ha concluso il direttore generaleVairo Contini - ma riservo una menzione speciale per gli infer-mieri, che hanno garantito un giorno intero di sala operatoriapur con personale ancora in ferie».Ci piace anche che la stampa si occupi del livello professionaleraggiunto dagli infermieri italiani, fino a divenire merce prezio-sa sul mercato professionale europeo. Il caso della missione inItalia di tre ospedali inglesi a caccia di infermieri super qualifi-cati ha fatto notizia. Ha prodotto titoli come “Shopping all’in-glese in corsia” (Il Domani – 20/07/2008) e “Infermieri reclu-tati, destinazione Inghilterra” (Il Resto del Carlino –22/7/2008). Il primo servizio riporta una significativa dichiara-zione del capo missione britannica: “In Italia abbiamo trovatouna fonte altamente qualificata di infermieri. Quasi tutti siadattano bene al nostro Paese e i loro profili professionali negliospedali inglesi sono molto apprezzati”.A volte è bene che i media, troppo spesso ingiusti con gli infer-mieri, si occupino di noi “in cronaca”. Certe vicende, per quan-to spiacevoli, sono utili a ribadire la professionalità degli infer-mieri e il diritto dei cittadini ad essere assistiti da professioni-sti formati, accreditati e abilitati per fare bene il loro lavoro. E’accaduto a Latina, come riferisce Il Messaggero(28/07/2008): “Infermieri senza titolo, denunciati”. Si legge nel-l’articolo: “Continuavano a svolgere la professione nonostantefossero stati cancellati dal relativo albo. Quindici dipendentidella Asl sono stati denunciati dai carabinieri del Nas per eser-cizio abusivo della professione. Gli infermieri non avevanopagato le relative quote al collegio Ipasvi e di conseguenzaerano stati radiati. Senza l’iscrizione non è possibile svolgerel’attività e adesso anche la Asl verificherà la posizione degli

infermieri che, privati del titolo, hanno continuato a lavorarenegli ospedali del territorio”.Quanto al difficile rapporto con la tv e con l’immaginario collet-tivo che profonde dai piccoli schermi, ci ha pensato il popolaresettimanale Sorrisi e Canzoni (n. 36). Ampio spazio al puntodi vista degli infermieri nello speciale dal titolo “Medici della tvgiù la mascherina - La contestazione di chirurghi e infermieri”.Scrive Patrizia Guariento “I veri camici bianchi mettono sottoaccusa le serie ospedaliere: «La realtà che viviamo è totalmen-te diversa». Infine, un bell’esempio di sanità territoriale registrato dallastampa a Ostia. Scrive Enzo Bianciardi su Il Tempo(05/09/2008): Nuovi presidi sanitari nelle scuole del XIIIMunicipio. Per sorvegliare sulla salute dei ragazzi, da quest’an-no, come il vecchio grembiule, tornano a funzionare nei maggio-ri plessi scolastici le infermerie. Si tratta di cinque i nuovi pre-sidi scolastici con un infermiere professionale in una sala medi-ca attrezzata dalla Asl, collegata via internet alla rete dei medi-ci di famiglia e con tutte le attrezzature per un primo soccorso”.“La presenza di un infermiere professionista nei plessi frequen-tati da bambini delle elementari e ragazzi delle medie – spiegail direttore del secondo Distretto sanitario della Asl Roma/D -garantisce anche una buona prevenzione sanitaria tra i ragazzi,sia a livello individuale e sia a livello scolastico”. Cominciaforse a passare l’idea che territorializzare l’assistenza migliorail servizio e costa meno perché abbatte l’ospedalizzazione e ilricorso ai Pronto soccorso. Significa investire su educazionesanitaria, prevenzione e primo intervento, riducendo la spesafinale.

diDICONO NOI

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LETTI VOIperIL BANDO

Concorso nazionale “Gemma Castorina”Il collegio provinciale Ipasvi di Grosseto, per ricordare l’infer-miera Gemma Castorina, indice un concorso di ricerca infermie-ristica che rappresenta un punto chiave per sviluppare la disci-plina infermieristica ed è fondamentale per applicare interven-ti assistenziali di documentata efficacia.Per questa edizione, oltre al premio del collegio Ipasvi, ne ver-ranno assegnati anche altri tre speciali:– premio speciale dell’amministrazione provinciale di

Grosseto;– premio speciale dell’azienda Usl 9 di Grosseto (riservato agli

infermieri dipendenti della stessa);– premio speciale del Centro interdipartimentale di soddisfa-

zione dell’utenza e qualità percepita nei servizisanitari dell’università degli studi di Siena.

In questa ottava edizione del concorso, i premi princi-pali saranno quattro, ognuno con un suo argomentodi ricerca:– premio “infermiera Gemma Castorina” Collegio

provinciale Ipasvi Grosseto (2.000 euro), per ilquale i candidati devono produrre un elaboratoinerente: “ Progetti condivisi ed integrati di per-corsi assistenziali per le persone affette da pato-logie croniche in ospedale e territorio: progettisperimentali o già a sistema”;

– premio speciale “infermiera Gemma Castorina”provincia di Grosseto (1.500 euro) per il quale icandidati devono produrre un elaborato inerente:“La comunicazione difficile nella relazione diaiuto: percorsi di assistenza, strumenti, modalità”;

– premio speciale “infermiera Gemma Castorina”azienda Usl 9 di Grosseto, riservato agli infermie-ri dipendenti dell’Usl 9 di Grosseto (primo, secon-do e terzo premio di 1.500, 1.000 e 500 euro);

– premio speciale “infermiera Gemma Castorina”Centro interdipartimentale di soddisfazione del-l’utenza e qualità percepita nei servizi sanitari uni-versità di Siena (1.000 euro), per il quale i candidatidevono produrre un elaborato inerente: “Sistemi divalutazione delle competenze e performance clini-co/assistenziali del personale Infermieristico e delleperformance del personale di supporto”.

I lavori presentati devono essere originali edinediti. Possono partecipare al concorso: gli iscrittinegli albi dei collegi provinciali Ipasvi che operano

nel territorio nazionale e gli studenti iscritti al terzo anno dicorso di laurea in Infermieristica. L’elaborato può essere redat-to da un singolo partecipante o da un gruppo di infermieri e/ostudenti infermieri. I requisiti vanno posseduti alla data di sca-denza del bando di concorso. Gli studenti devono allegare allavoro un certificato di iscrizione al terzo anno di corso di lau-rea in Infermieristica.Considerato che l’intento del concorso nazionale è valorizzarela ricerca e i risultati reali di beneficio per le persone con biso-gni di salute, i vincitori si devono impegnare, dichiarandolo allapresentazione dell’elaborato, ad attuare i progetti di ricercapresentati, a presentarne i risultati conseguiti applicando pro-

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LETTI VOIper

getti di educazione e di prevenzione, procedure, percorsi dicura, a un anno dalla data di assegnazione del premio.

La domanda di partecipazione al concorso, redatta incarta semplice, dovrà essere indirizzata al presidentedel Collegio Ipasvi di Grosseto (via RepubblicaDomenicana 80, 58100 Grosseto) e dovrà essere presen-tata, o pervenire, entro le ore 12 del 14 febbraio 2009.L’elaborato e la relativa domanda si considerano prodotti intempo utile anche se spediti a mezzo raccomandata con avvisodi ricevimento entro il termine indicato. Alla domanda, sotto-scritta dal o dai concorrenti, comprensiva dell’impegno a pre-sentare il report di attività a un anno dal premio, dovrannoessere allegate tre copie cartacee del lavoro con il quale siintende concorrere e una copia elettronica su cd; la scheda rac-colta dati anagrafici che dovrà contenere il cognome, nome, illuogo e la data di nascita, la residenza; l’Albo nel quale è iscrit-to o la sede universitaria frequentata; il domicilio e il recapitotelefonico presso il quale ricevere ogni necessaria comunicazio-ne relativa al concorso.La graduatoria dei lavori idonei sarà formulata dalla commissionecon l’attribuzione dei rispettivi premi. Il primo lavoro classificatodi ciascun premio verrà pubblicato sulla rivista “Nursing oggi”.La premiazione avverrà in concomitanza con la Giornata inter-nazionale dell’Infermiere che si terrà a Grosseto nel maggio2009.

Per maggiori informazioni, segreteria del Collegio Ipasvi diGrosseto (martedì e giovedì) dalle 9 alle 11. Tel.0564.22975; e-mail: [email protected]

ZOOMChi era Gemma Castorina

La notte del 9 ottobre del 2001 l’elicottero ‘Pegaso 2’ del-l’elisoccorso 118 della Regione Toscana si schiantavasulla collina di Poggio Ballone, nei pressi di Grosseto,mentre trasportava un ferito.Morirono cinque persone: il medico e l’infermiera, i duepiloti e il paziente che stavano trasportando. L’eliambulanza era stata chiamata per trasportare unragazzo, Paolo Maffellucci - rimasto gravemente ferito inun incidente stradale - da Grosseto a Pisa, dove dovevaessere ricoverato nella clinica neurochirurgica. Insiemecon il giovane c’erano un medico, un’infermiera e duepiloti. L’impatto del mezzo con una collina li uccise tutti. Ipiloti Giovanni Minetti e Paolo Brancaleon; il medico del118, Niccolò Campo, mentre l’infermiera - per l’appunto -Gemma Castorina.

AVVISOI colleghi che hanno conseguito la laurea specialistica sono invitati a depositarne

copia presso il Collegio per l’aggiornamento del fascicolo personale.

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L’AVVOCATOdice

In questo articolo esaminiamo una sentenza interessante perla professione infermieristica che riguarda intimamente il rap-

porto professionale tra infermieri e medici. Si tratta in partico-lare del caso in cui gli infermieri richiedono l’intervento deimedici in un caso in cui, in un reparto ad alto rischio (terapiaintensiva cardiologica), occorreva riparamentare i dosaggi deifarmaci (dopamina). I medici non intervengono, nonostante siastata segnalata dal personale infermieristico la gravità e l’ur-genza della situazione.Gli imputati, medici anestesisti presso una struttura ospedalie-ra di Torino, risultano condannati, con giudizio abbreviato, allapena di mesi quattro di reclusione per il delitto di rifiuto di attid’ufficio. La Corte di cassazione stabilisce il principio secondo cui la scel-ta del dosaggio delle dopamina non è un atto che rientra nelladiscrezionalità dell’infermiere bensì, è un atto medico toutcourt.Secondo il principio di diritto affermato dalla Corte: “In tema dirifiuto di atti d’ufficio: il medico che effettua il turno di guardianotturna presso una struttura specializzata ad alto rischio, nonpuò invocare la discrezionalità tecnica per giustificare compor-tamenti omissivi, quando si è in presenza di una specifica dove-rosità d’intervento. Nella fattispecie la Corte ha ritenuto che:“la preventiva segnalazione di gravità ed urgenza delcaso fornita dall’infermiere di turno, la ovvia considera-zione, al di là di ogni direttiva interna, che i dosaggimedici di un farmaco come la dopamina non possonoessere demandati alla discrezionalità dell’infermiere,sono tutti elementi che connotano il carattere di dovero-sità dell’intervento del medico, qualificando penalmenteil suo rifiuto”. (Cass. pen., sez. VI, 19 settembre 2003, n.39108).

* * * * *Le difese dei mediciQueste che seguono sono le difese del medico riportate neitratti principali, così come sintetizzate dalla Corte di cassazio-ne.Il medico sostiene l’insussistenza degli elementi costitutivi delreato, poiché la norma richiede che il rifiuto, il ritardo o l’omis-sione si siano verificati senza alcuna valida ragione di legitti-mazione mentre, nel caso in oggetto, egli aveva valutato l’in-sussistenza dei caratteri di gravità ed urgenza ed aveva quindideciso di non intervenire. D’altro canto, la decisione di interve-nire, anche in un reparto ad alto rischio, (quale è quello di tera-

pia intensiva e rianimazione cardiochirurgica), appartiene allasfera di discrezionalità tecnica del medico che, in quanto tale,è insindacabile. In altre parole parole di chi scrive questo arti-colo e non della cassazione si tratta dell’agire in “scienza ecoscienza.Infine, lamenta che i giudici non abbiano sufficientemente valu-tato che tale scelta attendistica del medico non abbia portatoalcuna conseguenza negativa al paziente.

* * * * *Le motivazioni dei giudiciVediamo come la Corte di cassazione reputa infondate le dife-se del medico. Il giudice del merito aveva già precisato – nella precedente sen-tenza sottoposta alla valutazione della Corte di cassazione - chel’unico comportamento colpevole attribuito al medico sta nel-l’episodio della dopamina il cui dosaggio doveva essere rivistosecondo quanto avevano segnalato gli infermieri. Secondo la cassazione, la scelta di non intervenire (in scienza ecoscienza, quale scelta discrezionale del medico, come affer-mano nelle difese) secondo l’urgenza rappresentata dal perso-nale infermieristico non può essere giustificata dalla discrezio-nalità del medico. Infatti, afferma la Corte, la discrezionalitàtecnica del sanitario (agire in scienza e coscienza) non puòcostituire principio salvifico dei comportamenti omissivi, quan-do si è in presenza di una specifica doverosità di intervenire (lagiurisprudenza di legittimità ha sempre affermato, contraria-mente all’assunto difensivo, la sindacabilità di tale discreziona-lità cass. 14.7.98, V.; 27.5.99, T.; 21.6.99, T.). Questo “passaggio” della motivazione è particolarmente signi-ficativo perché può essere traslato anche alla professione infer-mieristica. E’ opportuno, quindi, ribadire che l’agire in scienza ecoscienza non significa agire in base al mero arbitrio, alla puradiscrezionalità ma significa comunque agire secondo le “buoneregole” della professione.Questa parte della motivazione appare particolarmente signifi-cativa anche per un altro motivo. Essa, infatti, conferisce signi-ficato e dignità alla professionalità degli infermieri, applicando,in modo paradigmatico, il principio del profilo professionalesecondo cui l’infermiere garantisce la corretta applicazionedelle prescrizioni diagnostiche e terapeutiche.E, quindi, in primo luogo questa sentenza mette un punto fermotra prescrizione (da un lato) e applicazione della prescrizione(dall’altro lato) e quindi afferma che (ri)dosare la dopaminaequivale a nuova prescrizione che, pertanto, è un atto medico.

Un caso di omissionedi atti d’ufficio

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L’AVVOCATOdiceIn secondo luogo, la sentenza valorizza l’opera dell’infermieredi assistenza al malato e cioè, se l’infermiere effettua una valu-tazione di “gravità” e di “urgenza” questa valutazione non puòessere disattesa dal medico che, come vediamo, è responsabi-le del mancato intervento.Per riprendere il pensiero della Corte di cassazione, il turno diguardia notturna presso una struttura specializzata ad altorischio, la previa segnalazione di gravità ed urgenza for-nita dall’infermiere di turno, la considerazione, al di là diogni direttiva interna, che i dosaggi medici non possanoessere demandati alla discrezionalità dell’infermiere,sono tutti elementi che connotano il carattere di doverosità del-l’intervento e qualificano il rifiuto.In ordine all’elemento oggettivo, quindi, alla “condotta”, abbia-mo visto che il medico afferma che, poiché non si è verificato ildanno al paziente, allora non è punibile.La Corte di cassazione replica anche su questo aspetto, secon-do noi degno di nota, evidenziando che innanzitutto non puòassumere alcun rilievo il fatto che la scelta attendistica delmedico non abbia causato conseguenze dannose, atteso chel’urgenza e l’indifferibilità dell’intervento sono parametri rap-portati esclusivamente alla situazione di pericolo, così dandoimportanza alle scelte infermieristiche. In secondo luogo, facendo specifico riferimento alla questionedel rifiuto, la Corte richiama sue precedenti decisioni secondocui il rifiuto implica un atteggiamento di diniego a fronte di unaqualche sollecitazione esterna, ma, ove questa sollecitazionenon vi sia o non sia prevista, essa può anche essere rappresen-tata dall’evidente sopravvenienza in sé dei presupposti oggetti-vi che richiedono l’intervento. Dato il valore polisenso del ter-mine rifiuto, è corretto svincolare la condotta da sollecitazioniesterne, facendola in sostanza coincidere con l’omissione, sem-

pre a condizione, ovviamente, che l’atto sia caratterizzato dal-l’urgenza e che il ritardo possa provocare un notevole dannopotenziale (cfr. cass., sez. VI, 20.2.1998, B.; cass. sez. VI,9.12.2002, p.m. e M.).

* * * * *Quest’ultimo profilo è piuttosto importante.Sostiene il medico che se non c’è lesione (che è uno specificoreato penale) o altra conseguenza dannosa (ad esempio, lamorte) allora non c’è reato, in quanto il rifiuto di prestare assi-stenza non ha avuto conseguenze sul paziente.I giudici, però, inquadrano la fattispecie sotto altro angolovisuale, e cioè ritengono che il solo fatto di aver rifiutato l’assi-stenza sia un reato e, in particolare, il reato di omissione d’attid’ufficio previsto dall’art. 328 cod. pen.Tale norma prevede che: “Il pubblico ufficiale o l’incaricato diun pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suoufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o diordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiutosenza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a dueanni”.Anche per questo, la sentenza è importante, perché essa riguar-da non solo il medico pubblico ufficiale, ma anche la nostra pro-fessione, ossia gli infermieri in quanto incaricati di pubblicoservizio.Chiudo con un monito: nei rapporti con i medici e con i colleghiinfermieri che fanno una valutazione di gravità e di urgenza(quindi, valutano uno stato di pericolo per un paziente) il solofatto di rifiutare l’assistenza configura, come abbiamo visto, unreato penale.

Avv. Alessandro Cuggiani

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INFERMIERI RETEin

Proseguiamo il discorso iniziato nel numero 4 del 2007. Inquell’occasione, abbiamo dato qualche orientamento sul-

l’uso dei motori di ricerca, e nello specifico Google.Approfondiamo stavolta alcuni piccoli “trucchi” per cercaremeglio ciò che ci interessa, se conosciamo a priori qualcheinformazione.Ad esempio, in Google, abbiamo la possibilità di cercare esat-tamente una parola o un insieme di parole solamente in unsito determinato. Questo ci aiuta in quei siti web che nonsono forniti di “motore di ricerca interno” e contengono moltomateriale. La sintassi da seguire è la seguente:infermieri site:www.ipasvi.roma.itdove al posto di infermieri sostituiamo il termine che a noiinteressa cercare, ed al posto di www.ipasvi.roma.it sostituia-mo il sito contenente l’eventuale termine da ricercare.Proviamo ancora con:emergenza site:www.infermieri.compiuttosto chelaurea site:www.ipasvi.itSenza dubbio noteremo che, per ogni risultato ottenuto, avre-mo una descrizione della parte del sito cercato, con sottoli-neata in grassetto (o bold) la parola cercata nel contesto ori-ginale inserito.Altra peculiarità: se il file trovato sarà differente da una pagi-na web semplice, Google individuerà il tipo di formato del filein cui è contenuta la parola trovata. Se ad esempio è una dia-

positiva di Microsoft© Powerpoint©, vedremo l’estensioneprima del link relativo, ed in basso la descrizione. Ecco inbasso un esempio:

[PPT] Nursing PracticeFormato file: Microsoft Powerpoint 97 - Versione HTML... 2 percorsi formativi universitari richiesti: Laurea breve —2anni – 60% + Infermieri negli USA. ... superamento degliesami. * Laurea di Base - BSN. Sbocchi: ...www.ipasvi.it/SpecialeXIIICongresso/relazioni/slides/Affonso_italiano.pps

Stessa cosa ovviamente se si tratta di file creati in AdobeÒAcrobatÓ. In questo caso, troveremo l’estensione (PDF) e ladescrizione in basso.

[PDF] Leggi 19 novembre 1990, n. 341Formato file: PDF/Adobe Acrobat... 1. Le università rilasciano i seguenti titoli: a) diploma uni-versitario (DU); b) diploma di laurea (DL); c) diploma di specia-lizzazione (DS); d) dottorato di ...www.ipasvi.it/leggi/pdf/009l191190n341.pdf

a cura di Fabrizio TallaritaWebmaster del Collegio Ipasvi di [email protected]

Lo“starter kit”del ricercatore (parte seconda)

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Il 5 marzo 2008, presso la sala riunioni del collegio Ipasvi diRoma, si è riunita l’assemblea dei soci Anote del Lazio e si

sono svolte le elezioni per la carica di referente regionale ecomponenti della segreteria.L’Anote è un’associazione che ha come componenti infermieriche si occupano di endoscopia (nelle sue diverse forme e diquella digestiva in modo particolare) e di gastroenterologia.Lo scopo dell’associazione a livello regionale è quello occu-parsi della formazione in materia, in modo da uniformare lacrescita professionale collaborando con i collegi professionalidella regione e le società scientifiche.

Per questo invitiamo tutti i colleghi interessati, che lavorano ingastroenterologia ed endoscopia, a mettersi in contatto con lanuova referente regionale, Laura Gabrielli (Azienda ospedalie-ra Sant’Andrea di Roma), attraverso l’e-mail:lgabrielli62ibero.it

Nella foto: il referente uscente, ora al direttivo nazionale,G.Fiorito, con la nuova referente regionale L.Gabrielli e tre deicomponenti della segreteria: G.Irti, M.Epifani e A.Lucarini.

Nuovi referenti regionali per l’Anote

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ASSOCIAZIONI

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Dal 26 al 28 febbraio 2009 si terrà a Firenze, alla Fortezza daBasso, il XV Congresso della Federazione nazionale dei CollegiIpasvi, con un tema particolarmente significativo: Infermieri:valori, innovazione e progettualità per l’assistenza alla persona.Tutte le informazioni in tempo reale sul programma e le moda-lità di iscrizione sono pubblicati sul sito www.ipasvi.itDi seguito, riportiamo il programma provvisorio elaborato almomento di andare in stampa.

GIOVEDÌ 26 FEBBRAIO 10.00 Registrazione dei partecipanti14.30 Apertura del Congresso e Saluti delle Autorità RELAZIONE INTRODUTTIVA – Infermieri: valori, innovazione eprogettualità per l’assistenza alla persona – Annalisa Silvestro PRIMA SESSIONE – Gli infermieri per l’equità e la sostenibilitàdel sistema salute.Tavola rotonda - Il Comitato centrale Ipasvi si confronta con irappresentanti del Governo, delle Regioni, delle Aziende, del-l’economia e delle organizzazioni dei cittadini.18.00 Chiusura dei lavori.

VENERDÌ 27 FEBBRAIOSECONDA SESSIONE – Innovazione ed esperienze di buonapratica infermieristica.9.00 Relazioni – Presentazione di una selezione dei contributiproposti alla Federazione da infermieri che operano nella clini-ca, nella formazione e nell’organizzazione.13.00 Pausa pranzo.14.30 Ripresa delle relazioni.TERZA SESSIONE – Il nuovo Codice deontologico dell’infermiere15.40 Presentazione a cura del Comitato Centrale Ipasvi –Presiede Annalisa Silvestro.17.30 Chiusura dei lavori.

SABATO 28 FEBBRAIOQUARTA SESSIONE – Progetti, sperimentazioni e ricerche dellaFederazione Ipasvi per l’innovazione infermieristica9.00 Relazioni:• Un percorso per la declinazione strategica della funzione

dirigenziale infermieristica;• La complessità assistenziale e la determinazione del fabbi-

sogno di infermieri e operatori socio-sanitari;• La collettività infermieristica e l’infermiere per la declinazio-

ne della responsabilità professionale;• Le Scuole di dottorato per l’evoluzione e l’innovazione della

clinica infermieristica;• Lo sviluppo del sistema professionale di previdenza.

QUINTA SESSIONE – Gli infermieri per lo sviluppo del sistemaPaese11.30 Tavola rotonda – Il Comitato centrale Ipasvi si confrontacon i rappresentanti del Governo, delle Regioni, dell’Universitàe del mondo del lavoro13.30 Mozione conclusiva e chiusura del Congresso.

COME RAGGIUNGERE LA SEDE CONGRESSUALEIn auto: la Fortezza da Basso, che ospita Firenze Fiera, è a soli4 chilometri dalla principale autostrada (A1 Autostrada del Sole– Casello Firenze Nord). Due ampi parcheggi per 600 e 800posti auto sono disponibili a soli 100 metri dalla Fortezza.In treno: la Stazione ferroviaria di Santa Maria Novella è distan-te circa 200 metri dalla Fortezza.In aereo: l’Aeroporto di Firenze è collegato con le maggiori cittàitaliane. Si trova a 4 chilometri dal centro di Firenze. È servitoda taxi o dal servizio Volainbus che assicura il collegamento tral’aeroporto e la Stazione (dalle ore 5.30 alle ore 23).In autobus: tutti i mezzi pubblici prevedono una fermata allaStazione. Per la sua ubicazione, la Fortezza da Basso è pertan-to raggiungibile agevolmente a piedi.

ISCRIZIONIPer partecipare alle attività congressuali è necessario:a) iscriversi compilando la scheda d’iscrizione (reperibile sulsito www.ipasvi.it);b) effettuare il bonifico;c) trasmettere la documentazione completa a “I Viaggi delPerigeo”, secondo le modalità di seguito indicate.Alla scheda d’iscrizione, indipendentemente dalle modalità concui viene trasmessa (fax, e-mail ecc.) deve essere sempre alle-gata copia del bonifico bancario intestato a:I VIAGGI DEL PERIGEO SRLBanca Popolare di Sondrio - Ag. 8Iban IT 04A0569603208 000005400X10Via Crati 1 – 00199 Roma(Tutte le spese bancarie relative al bonifico sono da considera-re a carico del partecipante).

La scheda di iscrizione (che comprende eventuali prenotazionidel pranzo del 27/2/2009 e alberghiera, se richieste) e la copiadel bonifico possono essere trasmesse per fax al numero

Appuntamento a Firenzecon il Congresso Nazionale

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FEDERAZIONE DEI COLLEGI IPASVI

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06.8551544 per e-mail a: [email protected]

RISTORAZIONEPer il giorno 27/2/2009 è previsto un pranzo, allestito a buffet.La prenotazione al pranzo (€ 24,00 bevande incluse) avvieneall’atto dell’iscrizione ed è facoltativa.Si raccomanda di confermare la prenotazione al pranzo entro enon oltre il 30/12/2008.

PERNOTTAMENTIPer favorire il soggiorno dei congressisti, “IViaggi del Perigeo” ha opzionato un certonumero di camere in varie strutture alber-ghiere di Firenze. Fino ad esaurimento delladisponibilità (e comunque non oltre il30/12/2008) si procederà automaticamentealla conferma delle camere, secondo la tipo-logia prescelta.

CONFERMAAd avvenuto pagamento “I Viaggi delPerigeo”, completate tutte le procedure diprenotazione al Congresso + eventuale pran-zo del 27/2/2009 e/o prenotazione alber-ghiera, invierà all’interessato - per e mail ofax - conferma dei servizi richiesti. A tal finela scheda deve essere completa in tutte lesue parti.

CANCELLAZIONILe quote d’iscrizione non sono rimborsabili.Eventuali cancellazioni delle prenotazionialberghiere saranno soggette alle seguentipenalità• una notte entro il 31/1/2009;• dal 1/02/2009 il totale delle notti.

CREDITI ECMÈ stata inoltrata domanda di accreditamentoEcm per Infermieri, Infermieri pedia -trici/Vigilatrici d’infanzia e Assistenti sani -tari.

ATTESTATIL’attestato di partecipazione sarà rilasciatoin sede congressuale a tutti i partecipantiregolarmente iscritti al Congresso.

INFORMAZIONILa segreteria organizzativa è attiva presso “I Viaggi delPerigeo”dal lunedì al venerdì, ore 9-13 e 15-19.Tel. 06.85301301 (digitare 2)Fax 06.8551544e-mail [email protected]

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FEDERAZIONE DEI COLLEGI IPASVI

Page 67: RIVISTA IPASVI ROMA

NORME EDITORIALIQuali regole seguire per pubblicare un articolo su “Infermiere Oggi”

“Infermiere Oggi” pubblica articoli inediti di interesse infermieristico, previa approvazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sottola responsabilità dell’autore o degli autori, che devono dichiarare: nome, cognome, qualifica professionale, ente di appartenenza, reca-pito postale e telefonico. Il contenuto non riflette necessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e dei Consigli direttivi.Gli articoli devono essere strutturati secondo il seguente schema: 1) riassunto/abstract; 2) introduzione; 3) materiali e metodi; 4) risul-tati; 5) eventuali discussioni; 6) conclusioni; 7) bibliografia.

CITAZIONI BIBLIOGRAFICHELa bibliografia dovrà essere redatta secondo le norme riportate nel Vancouver Style (consultabili al sito internethttp://www.icmje.org).Il vantaggio dell’uso del Vancouver Style è nel fatto che la lettura di un testo non interrotto dalla citazione risulta più facile e scorre-vole. Solitamente, i rimandi alla bibliografia sono affidati a numeri posti ad esponente (es. parola2 ) che rimandano alla bibliografiariportata alla fine dell’elaborato. Il Vancouver Style prevede:– iniziali dei nomi degli autori senza punto, inserite dopo il cognome;– iniziale maiuscola solo per la prima parola del titolo del lavoro citati;– in caso di un numero di autori superiori a sei, può essere inserita la dicitura et al.

CITAZIONI DA INTERNETPer citare un articolo su una rivista on line, è bene riportare: cognome, nome. “Titolo Articolo.” Titolo Rivista. Volume: fascicolo (anno).Indirizzo internet completo (con ultima data di accesso). Per un documento unico disponibile in rete: Titolo Principale del Documento. Eventuale versione. Data pubblicazione/copyright o dataultima revisione. Indirizzo internet completo (data di accesso).

FIGURE E TABELLELe figure e le tabelle devono essere scelte secondo criteri di chiarezza e semplicità; saranno numerate progressivamente in cifre arabee saranno accompagnante da brevi ma esaurienti didascalie. Nel testo deve essere chiaramente indicata la posizione d’inserimento.Diagrammi e illustrazioni dovranno essere sottoposti alla redazione in veste grafica accurata, tale da permetterne la riproduzionesenza modificazioni.

ABBREVIAZIONI, ACRONIMI E MAIUSCOLELimitarsi alle abbreviazioni più note:ad es. per “ad esempio”n. per “numero”p./pp. per “pagina/pagine”vol./voll. per “volume/volumi”et al. per indicare altri autori dopo il sesto nelle bibliografie.

L’acronimo è un genere particolare di abbreviazione. La prima volta che si incontra un acronimo in un testo è sempre necessario citareper esteso tutti i termini della locuzione, facendoli seguire dall’acronimo tra parentesi - ad es. Associazione Raffredati d’Italia (Ari).Evidentemente, ciò non vale per sigle oramai entrate nell’uso comune, come tv, Usa, Aids, Fiat, Cgil, Ecm. Gli acronimi non conter-ranno mai punti – ad es. Usa e non U.S.A.

DATE E NUMERILe date vanno sempre scritte per esteso, per evitare incomprensioni nella lettura. Ad es. lunedì 28 luglio 2006 e 1° gennaio (non Igennaio o 1 gennaio). I giorni e i mesi hanno sempre la prima lettera minuscola. I numeri da uno a dieci vanno scritti in lettere (tranne che nelle date!). Per tutti gli altri, l’importante è separare sempre con un puntoi gruppi di tre cifre. Per le grosse cifre “tonde”, usare “mila”, “milioni” e “miliardi” invece di “000”, “000.000”, “000.000.000”.

PAROLE STRANIERELe parole straniere vanno sempre indicate in corsivo, soprattutto se non sono ancora entrate nell’uso comune italiano. Se si decidedi usare un termine straniero, è bene ricordare che non si declina mai (ad es. i computer e non i computers).

MODALITA’ E TERMINI PER L’INVIO DEI LAVORIGli autori che desiderano la riserva di un certo numero di copie del numero contenente il loro articolo, devono farne richiesta esplici-ta al momento dell’invio del testo.Tutto il materiale (una copia in formato elettronico, una copia in formato cartaceo) deve essere spedito o recapitato al Collegio Ipasvidi Roma, viale Giulio Cesare, 78 - 00192 Roma.

Page 68: RIVISTA IPASVI ROMA

COLLEGIO PROVINCIALE IPASVI DI ROMA

Viale Giulio Cesare, 78 - 00192 Roma - Metro OttavianoTel. 06.37511597 r.a. - Fax 06.45437034Email: [email protected] Rai3 Pag. 439 - www.ipasvi.roma.it

Gli orari di apertura degli uffici sono i seguenti:Lunedì e giovedì: 8,30-12,30 e 14,30-17Martedì, mercoledì, venerdì: 8,30-12,30