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BOLLETTINO ANNO106N .7 1 QUINDICINA 1MAGGIO1982 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO2°(70) RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL1877

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BOLLETTINO ANNO 106 N. 7 • 1 • QUINDICINA • 1 MAGGIO 1982

SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

LET•RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAFondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e culturareligiosa edito dalla CongregazioneSalesiana di San Giovanni Bosco

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post. 909200163 Roma-Aurelio. Tel . 06/69 .31 .341 .Conto corr. post . n . 46 .20 .02 intestato aDirezione Gen . Opere Don Bosco, Roma .

GIUSEPPE COSTACollaboratori . Giuliana Accornero - Marco Bongioanni - Um-berto De Vanna - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - AdolfoL'ArcoFotografia Fulgenzio Ceccon . Archivio Guido CantoniPropaganda Giuseppe Clemente)Diffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e impaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione Tribunale di Torino n . 403 del 16 .2 .1949

IL «BOLLET`t

',LESIANO» Sé,

'UCA-7 Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) perla Famiglia Salesiana ;Ys il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .Collaborazione . La Direzione invita a mandare notizie e fotoriguardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarlesecondo il loro interesse generale e la disponibilità di spazio .Edizione di metà mese. Redattore don Armando Buttarelli .Viale dei Salesiani 9, 00175 Roma . Tel . (06) 74 .80 .433 .

IL .BOLLETTINO SALE . =A0» NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 41 edizioni nazionali e 20 lingue di-verse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria- Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada - CentroAmerica (a San Salvador) - Cile - BS Cinese (a Hong Kong) -Colombia - Ecuador - Filippine - Francia - Germania -Giappone - Gran Bretagna - India (in inglese, malayalam,tamil e telugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato e insloveno) - Korea dei Sud - BS Lituano (edito a Roma) -Malta - Messico - Olanda - Paraguay - Perù - Polonia -Portogallo - Spagna - Stati Uniti - Sudafrica - Thailandla -Uruguay - Venezuela.

NONE

NTI1l BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Sa-lesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere .È Inviato In omaggio a quanti lo richiedono .Copie arretrato o di propaganda : a richiesta, nei limiti delpossibile .Cambio di indirizzo: comunicare anche l'indirizzo vecchio .

2 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982

1 MAGGIO 1982ANNO 106 - NUMERO 7

IN COPERTINA :Maria Ausiliatrice (part .)Servizio di copertina : pag. 3-4

LE IDEEE Maria la canzone più bella, 3-4Una lettera per la Famiglia Salesiana, 5Vocazioni : problema di tutti, 21 .22

LE FORZEFMA / Una scuola diversa, 16.17EXALLIEVI /Paolo del Vaglio ovvero l'arte di far sorridere e pensare, 18-20COMUNICAZIONI SOCIALI /Undici cortometraggi televisivi, 5Riunita la Consulta mondiale, 5

L'AZIONEPASTORALE GIOVANILE /Convegno europeo, 5Un convegno sui preadolescenti, 7CAUSE DEI SANTI /Una famiglia di santi?, 6EDITORIA /Dopo il super 8 le diapositive, 7Filo diretto con don Francesco Meotto, 8Dimensioni nuove: quarantamila affezionati, 14 .15ECUADOR / Una radio per gli Shuar, 23

IL PASSATOÈ morto don Umberto Bastasi, 6Una cesta di ananas per don Scuderi, 9-13Un friulano nella Pampa, 24-27La singolare storia del .San Giovannino», 28-30

Don Bosco è notizia, 5-8 - Libreria, 31 - I nostrisanti, 34 - Solidarietà, 35

È MariaLa canzonepiù bella

E nacque l'amore sulla terra .Maria, la canzone più bella di Dio .Maria, beata, che ha creduto .

Maria, lampada delle nostre veglie .

Maria, vita, dolcezza, speranza nostra .

Maria, la risposta dell'amore di Dio al pec-cato dell'uomo .

Maria, l'anticipo dell'ora di Cana al bisognodell'uomo .

Maria, realtà e speranza dell'ultimo giornodell'uomo .

Maria, la ragazza che ha una parola da dire atutte le ragazze, a tutti i ragazzi di oggi .

La ragazza annunziata da Dio stesso, pre-parata dalle sue stesse mani .

La ragazza in preghiera, in ascolto di Dio,trepidante all'ascolto del mistero .

La ragazza che si fa cammino di fede .

Che partecipa con potere decisionale allascelta della salvezza, che non rimane chiusa in

sé, nel suo «privato», ma dà il suo consenso at-tivo, responsabile, al più grande problema deisecoli, l'Incarnazione, alle peripezie dell'Amore .

Che offre la sua vita per questo .

«Avvenga di me» .La ragazza che si fa argilla molle nelle mani

dello Spirito Santo, che si fa accettazione com-

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pleta, radicale, disponibilità assoluta ad un al-tro progetto, il progetto di Dio .

La ragazza che accetta di vivere il mistero,che si fa serva del mistero .

Un'avventura di fede senza precedenti .

L'arco dei fortisi è spezzato

Quanti cercano una testimonianza ed unannunzio trovano Maria, la ragazza da vivere innoi stessi, la ragazza da vivere con gli altri, congli umili, con gli oppressi .

Maria, questa ragazza che si lascia spendereda Dio (non ha più niente di sé), che fa strada aipoveri, che non si serve dei poveri, che riempiedi fede le mani dei poveri .

Maria, sulle montagne, in cerca di Elisabetta .E, da allora, alla ricerca di ognuno di noi, cheha un nome, un volto di figlio ammalato, per-duto, disperato .

Lei che si fa condivisione della povertà delFiglio e di tutti i suoi fratelli, e, perciò, presenza,aiuto di Dio alla terra, profezia di Dio allaChiesa. Dalla prima comunità ad oggi .

Maria che ci manda ai poveri, ai fratelli de-boli, emarginati, esclusi, non amati, per co-struire insieme a loro il diritto alla vita, alla ve-rità, alla pace, alla libertà, alla giustizia, all'a-more .

Maria, povera, ma per essere «beatitudine»dei poveri, annunzio di rottura .

Dio spezza l'arco dei forti . E Maria, così po-vera, così debole, si fa messaggio del giorno diDio .

Maria, questa ragazza che proclama Diovindice degli umili e degli oppressi .

Maria, questa ragazza che diventa la ragazzaforte, coraggiosa, la ragazza scelta da Dio perrovesciare i troni dei potenti, per annunziare lavittoria dei deboli, il Magnificat di tutti coloroche soffrono, di tutti coloro che si trovano nelbisogno, nel dolore .

Maria, il domani che è iniziato .

Il futuro saràdi chi più ama

Domandò Don Bosco a quanti si erano ras-segnati a piangere : «Ma la Madonna è statachiamata a consulto?»4 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 - MAGGIO 1982

Chiamare la Madonna al capezzale di ogniuomo che muore, di questo mondo che muore .

Don Bosco volle, invocò, diede spazio aquesta persona viva .

Madre, sposa, maestra, alla quale egli legò sestesso, la sua vita, la nascita, lo sviluppo dellasua Opera, il prodigio della sua vocazione tra igiovani.

In intenso rapporto personale di amore, nel-la piena consapevolezza che Maria è presenzanel mondo della Parola fatta carne, è messaggiodell'amore di Dio, è consolazione dello Spiritoche ha abitato la terra, è profezia e fermento diChiesa, è aiuto ecclesiale, è incarnazione edu-cativa di vita, è speranza del giorno che viene .

La Madonna di Don Bosco . Per i tempi dif-ficili di allora come oggi .

La Madonna che annunzia, che porta la sal-vezza, che diventa prova della carità dell'azio-ne, che riempie di ottimismo la storia dell'uomoe della terra .

La vittoria della speranza sulla disperazione,della comunione sulla solitudine, della gioiasulla morte .

La gioia di credere, di lavorare, di dare, dipregare, di essere insieme, di amare, di soffrire,di profetizzare, di costruire il futuro . Nono-stante la paura, gli agguati, il peccato .

La Madonna che aiuta a credere in un Dioottimista :- che non si è ancora pentito dell'uomo ;- che spera ancora nell'uomo ;- che crede nell'uomo .È la nostra fede .Credere che c'è ancora posto per la speran-

za .Che siamo chiamati a mettere mano a grandi

cose .Che il futuro della terra appartiene a chi ama

di più .La Madonna che ci fa credere, che ci fa

amare, che ci fa condividere la passione e laresurrezione dell'uomo, che ci vuole partecipidelle ansie, delle sofferenze, del dolore del no-stro tempo: Lei che ha offerto se stessa al vi-gore con cui Dio riveste di forza i deboli .

La Madonna che ci vuole partecipi di unprogetto di speranza, di un progetto di Chiesa,di un progetto di redenzione: Lei che ha pro-clamato la salvezza di Dio, l'Onnipotente chedisperde i superbi nei pensieri del loro cuore .

Lei che è la Madre del Risorto .Maria, il nome di coloro che hanno sofferto e

non hanno disperato di Dio .Nino Barraco

COMUNICAZIONI SOCIALI

Undici cortometraggitelevisivi

Con la trasmissione del-l'undicesimo cortometraggiotelevisivo nel mese di maggio,si è conclusa la serie dei do-cumentari preparati dal CentroAudio Cine Video di via dellaPisana con la regia di don Et-tore Segneri e la collabora-zione tecnica di FulgenzioCeccon, coadiutore salesiano .

Gli undici cortometraggisono stati trasmessi dalla TV1italiana nel programma «Di-rettissima : un ciak per te» ri-scuotendo un notevole indicedi gradimento .

Si è trattato di una serie diprogrammi educativi con unprogetto di vita come temacomune .

Alcuni programmi poi (Iclown e Il giornalista) hannoavuto per protagonisti rispet-tivamente il primo i ragazzi delCentro salesiano di Arese(Milano) e il secondo il grupporedazionale della rivista Pri-mavera; una rivista quest'ul-tima diretta dalle Figlie di Ma-ria Ausiliatrice di CiniselloBalsamo e che da tempo hasuperato le centomila copie ditiratura .

Nella foto In alto : Biagio Carac-ciolo, di Taranto, 11 anni, stringe lamano al comandante del sommer-gibile Leonardo da Vinci : vuoi fareil sommergibilista ed è stato ac-contentato . «II sommergibile» èandato in onda il 23 aprile ed èstato realizzato grazie alla colla-borazione della Marina Militare .

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DON BOSCO È NOTIZIA

COMUNICAZIONI SOCIALI

Riunita la consulta mondiale

Dal 26 al 30 aprile 1982 si èriunita a Roma presso la CasaGeneralizia la Consulta mon-diale salesiana delle comu-nicazioni sociali . L'incontro,presieduto dal Consiglieregenerale don Giovanni Rainerie moderato dal delegato cen-trale comunicazioni socialidon Ettore Segneri, ha visto lapartecipazione di circa qua-ranta salesiani operatori neipiù svariati settori delle co-municazioni sociali . Eranopresenti fra gli altri, per l'Italiail direttore editoriale della SEIdon Francesco Meotto, il di-rettore del Centro Comuni-cazioni Sociali dell'UniversitàSalesiana di Roma don FrancoLever, il direttore della Elle DiCi don Mario Filippi, il dele-gato nazionale dei CGS donSaverio Stagnoli. Scopo dellaConsulta - la precedente eraavvenuta nell'autunno del1979 - era di fare il puntosulla situazione della comu-nicazione sociale all'internodel mondo salesiano elabo-rando anche una serie di in-dicazioni educativo-pastoraliper l'azione salesiana .

ROMA, Convegno europeo

Il Dicastero della Pastorale Giovanile ha organizzato unincontro-confronto europeo su «Salesiani e pastorale per ilmondo del lavoro» . AI convegno che si svolgerà al Salesia-num di Roma partecipano esperti ed operatori salesianiprovenienti da molte nazioni europee .

CASA GENERALIZIAUna lettera

per la Famiglia Salesiana

li rettor maggiore don EgidioViganò ha indirizzato ai Sa-lesiani una lettera sulla Fa-miglia Salesiana .«Le necessità e le urgenze

dei nostri innumerevoli desti-natari - afferma don Viganò- ci scuotono e ci fanno ca-pire che la missione di DonBosco esige non solo la nostrapresenza, ma quella di tutta laFamiglia Salesiana con glisvariati gruppi che la com-pongono» .

Tra gli obiettivi proposti dalRettor Maggiore - ha affer-mato in un primo commentodon Giovanni Raineri - unosembra particolarmente at-tuale perché risponde allatendenza del nostro tempo dicreare vasti movimenti di rin-novamento spirituale . Si trattadi «privilegiare la formazionespecifica di ogni gruppo e ilcoinvolgimento del laicato», invista di configurare un grandemovimento salesiano, artico-lato ma unitario, di «Amici diDon Bosco», facendovi con-fluire tutte le forze e i gruppigià di fatto esistenti o cheverranno in seguito nell'areasalesiana .

STATI UNITI

L'ottavo giorno di Dio

Per il giovane salesianoVince Bovè (nella foto in alto)aver messo assieme sport ereligione ha significato ungrosso guadagno a favor deisuoi poveri ragazzi . Di che sitratta?

A New York esiste una dellemigliori squadre di baseball -il popolarissimo sport ameri-cano - di nome Yankees .Venuto a contatto con i gio-catori di questa squadra nellatragica circostanza dellamorte di uno di essi, don Bovèha finito con il diventare unaspecie di direttore spiritualedell'intera squadra avviandouna serie di conversazionispirituali con i giocatori ed iloro familiari . Da quelle con-versazioni è nato «E l'ottavogiorno Dio creò i Yankees» .

Data la popolarità del ba-seball e di quella squadra ilvolume è diventato un vero eproprio best seller e don Vinceha raggiunto una inattesa po-polarità attraverso televisioni eradio locali con innumerevoliapparizioni e interviste . Na-turalmente don Vince - che èstudente presso il PontificioIstituto Giuseppino - è il mi-glior elemento della squadra diquell'Istituto .

«Per me - dice sorridendo- il libro che io ho scritto èsoltanto un modo per aiutarela gente» . Il ricavato venditadel volume va a beneficio deiragazzi poveri .

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VIGLIANO BIELLESE (Vercelli), nuovo Centro di Formazione Professionale SalesianoAlla presenza del Rettor Maggiore don Egidio Viganò i Salesiani dell'Ispettoria Nova-

rese hanno inaugurato un nuovo Centro professionale . Per l'occasione il vescovo mon-signor Vittorio Piola ha invitato i giovani «a guardare con intelligenza ai Salesiani per l'a-more con cui spendono la propria vita sull'esempio di Don Bosco» .

Nelle foto : (in alto) Il salone adibito a officina meccanica ; (in basso) Le autorità pre-senti alla cerimonia inaugurale : il vescovo monsignor Piola, il Rettor Maggiore don EgidioViganò e il presidente della Regione Piemonte Ezio Enrietti .

CAUSE DEI SANTIUna famiglia di santi?

II 28 febbraio 1982 ad Alatri(Frosinone) si è concluso ilProcesso per la beatificazionee canonizzazione della servadi Dio suor Maria RaffaellaCimatti sorella del nostro ser-vo di Dio monsignor VincenzoCimatti. «La sorella Santina(questo era il suo nome se-colare) - ricordava egli ungiorno - per alleviare lamamma, mi accompagnavaall'asilo e mi riconduceva a

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casa . . . Al ritorno mi portavasempre in chiesa all'altaredell'Addolorata ove si fermavaa lungo a pregare» . Quella deiCimatti fu certamente una fa-miglia molto povera ma anchericca di molta fede . Dei suoisei figli tre morirono in teneraetà e gli altri tre si fecero re-ligiosi : salesiani Vincenzo eLuigi, suora Ospedaliera dellaMisericordia la sorella . AncheLuigi, missionario in Brasile, sidistinse per la sua bontà . DeiCimatti si può certamente direche fu una famiglia privilegiata

Giovani :problemi e speranze

Il Centro Culturale Astoricon sede in Mogliano Veneto,via Marconi n . 22, nell'ambitodelle celebrazioni del «Cen-tenario Astori 1882-1982» delCollegio Salesiano Astori haindetto un concorso di pittura,

I fotografia e composizione let-teraria sul tema : «Giovani :problemi e speranze» . Gli ela-borati debbono - secondo gliorganizzatori cogliere edesprimere il giovane comesegno di speranza e di otti-mismo per la società . Al con-vegno possono parteciparetutti gli alunni della ScuolaMedia e Superiore. Chi fosseinteressato può rivolgersi allaSegreteria dello stesso Centroculturale entro il 31 maggio1982 .

dove l'esempio dei genitori hadato frutti preziosi . La causa dibeatificazione di monsignorCimatti, recentemente, dopo ilprocesso di Tokio e di Torino,ha fatto un passo avanti ve-ramente importante e congiudizio positivo e lusinghiero :il riconoscimento dei suoi nonpochi scritti . A questo punto siattende l'inizio dello studiosulle virtù eroiche . La causadella sorella suor Raffaella èallo stesso punto .

EXALLIEVIÈ morto

don Umberto Bastasi

La Confederazione mon-diale degli Exallievi Don Boscoha perso don Umberto Bastasisuo Delegato per quasi unquarantennio . E morto per unacrisi cardiaca a Roma il 12marzo 1982 . Egli era nato aCiano in provincia di Trevisonel 1904 entrando tra i Sale-sina nel 1931 dopo essersi di-stinto per il suo impegno nel-l'Azione Cattolica trevigiana .Fu per alcuni anni in Ecuador .Dal 1939 al 1942 studiò teo-logia a Monteortone ricevendol'ordinazione sacerdotale il 29giugno 1942 . Da quell'annoincominciò ad occuparsi delsuo grande amore : gli exallie-vi . Il lungo servizio di donUmberto a favore di questaorganizzazione finì con l'i-dentificarlo con la stessa as-sociazione che nei suoi con-fronti si è sempre dimostratariconoscente . I funerali si sonosvolti domenica 14 marzo 1982alla Casa generalizia di Romapresenti il rettor maggiore donEgidio Viganò, il Consiglieregenerale per la Famiglia Sa-lesiana don Giovanni Raineri- al cui fianco don Bastasiaveva lavorato - molti confra-telli e soprattutto i dirigentidegli exallievi con il presidenteconfederale Castelli venuto daLugano appositamente e l'at-tuale delegato don GiovanniFavaro in testa .

eITALIA

ITALIA

Faenzaconclude Il centenario

Con la celebrazione dellaGiornata della comunitàispettoriale a Faenza il 16maggio prossimo, e alla pre-senza del rettor maggiore donEgidio Viganò, l'IspettoriaAdriatica conclude le cele-brazioni centenarie della fon-dazione faentina .

Nel 1971 - si legge in unanota d'archivio - a Faenzagiungevano 333 copie delleLetture Cattoliche e 200 copiedel Bollettino Salesiano . Cosìsi venne a conoscere DonBosco e il suo spirito e le gra-zie che l'Ausiliatrice dispensaai suoi devoti» . Il resto vennedal 1881 in poi .

ITALIA

A convegno i familiari deimissionari

Fra le iniziative che I'Ispet-toria salesiana di Verona hamesso in cantiere in occasio-ne della Giornata MissionariaSalesiana c'è stato anche unincontro con i familiari dei sa-lesiani missionari .

L'iniziativa che il 21 marzo1982 ha visto riuniti presso l'I-stituto Don Bosco della cittàveneta un bel gruppo di fami-liari di salesiani ha voluto an-che richiamare l'impegnoeducativo dei genitori indi-spensabile anche per le vo-cazioni missionarie .Per l'occasione sono stati

inviati telegrammi a tutti i mis-sionari dell'ispettoria .

(Nella foto: un gruppo di fa-miliari mentre si svolge l'incontrodi fraternità in teatro) .

PASTORALE GIOVANILE

Un convegnosui preadolescenti

Per iniziativa di Note diPastorale giovanile - la rivi-sta del Centro Salesiano dipastorale giovanile di Torino- e di Da mihi animas - la

ITALIA, Il Don Bosco di Contra

L'elenco dei pittori che hanno dedicato una loro opera aDon Bosco si fa sempre più lungo . Nella Chiesa di Contra diMissaglia, un paesino in provincia di Como, è stato infatticollocato un quadro che è opera del pittore lombardo MarioBogani .

II pittore, noto in Diocesi di Milano e in Italia per apprez-zati restauri e varie produzioni d'arte sacra, nel 1979 havinto un 1° premio nazionale .

rivista per la pastorale gio-vanile delle Figlie di MariaAusiliatrice - si svolgerà aRoma dal 18 al 21 giugno 1982presso l'Università Salesianadi Roma un convegno che haper tema: «Preadolescentinella chiesa: graditi ma di-menticati?» . Il programma sipresenta oltremodo interes-sante sia per la qualità dei re-latori - Severino De Pieri,Riccardo Tonelli, Luciano Ta-vazza, Roberto Giannatelli,Giuseppe Morante ed altri -sia perché intende suggerireindicazioni e prospettive par-tendo dall'esperienza di alcunimovimenti ed associazioni(ACR, AGESCI, ADS, RagazziNuovi) . Il convegno inoltre siavvarrà della collaborazionedel gruppo redazionale diMondo Erre - una rivista cheproprio tra i preadolescenti hail maggior numero di lettori .

Chi fosse interessato alconvegno può rivolgersi aNote di Pastorale Giovanile,LDC - Corso Francia n . 214 -10096 Leumann (Torino) .

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s

EDITORIA SALESIANADopo il super 8le diapositive

Dopo aver preparato il Mosèin super 8 del film televisivodi Gianfranco De Bosio, il set-tore audiovisivi dell'EditriceElle Di Ci di Leumann (Torino)ha realizzato anche una serie(dodici) di diapositive in quat-tro albi con libretto guida ecassette sonorizzate . Si trattadi un lavoro che piacerà aquanti sono abituati ad ap-prezzare la produzione dellaElle Di Ci per la puntigliosapresentazione tecnica ma an-che per la sua efficacia didat-tica . La storia dell'Esodo infatti- si legge nella presentazionedell'opera - è la nostra storia .Le radici del nuovo popolo diDio sono nell'antico . Ognicredente trova nell'Esodo unasorgente di consolazione e disperanza .

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PERÙExalilevl Latino-americani

a congresso

Si svolgerà dall'8 all'11 ot-tobre 1982 il sesto congressoLatino-americano degli exal-lievi salesiani .Tema del congresso - che

si svolgerà a Lima organizzatodalla Federazione Peruviana- sarà: La famiglia alla lucedel Sinodo dei Vescovi . Aquesto tema centrale verrannoaffiancati i seguenti altriaspetti : La famiglia e i giovani ;La famigilia e la società ; Lafamiglia e la Chiesa ; La Fa-miglia e l'exallievo, che ver-ranno affrontati rispettiva-mente dalle Federazioni del-l'Ecuador, dell'Argentina, delNicaragua, della Colombia, delMessico .

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ITALIA

Ad Arese una nuova chiesadedicata all'Ausiliatrice

La seconda chiesa di Areseè dedicata a Maria aiuto deicristiani . Costruita nel cuore diun nuovo quartiere nato dalnulla, la chiesa è stata recen-temente consacrata dall'ar-civescovo di Milano monsi-gnor Carlo Maria Martini . Essaè opera dell'architetto CelsoCrivelli ed è costituita da unedificio centrale semicircolaread anfiteatro, molto funzionalee moderno, con una capienzadi 500 posti a sedere, e delcosto complessivo di circa 500milioni .La soddisfazione del par-

roco, don Gaetano, dei sale-siani che garantiscono l'as-sistenza religiosa alla comu-nità aresina e della popola-zione tutta è stata grande . Perl'occasione i ragazzi del Cen-tro giovanile hanno presentatouna interessante rielabora-zione teatrale della creazionesecondo il libro della Genesi .

(Nella foto : la nuova Chiesa«Maria aiuto dei cristiani» di Are-se).

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BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 7

Filo diretto con don FRANCESCO MEOTTO

presidente dell'Unione editori cattolici italiani

- Qual è la situa-zione attuale dell'e-ditoria cattolica?"Da qualche tempo

la stampa si sta inte-ressando a questogenere di editoria, mane parla come di un«mondo sommerso»che vivesse di sueregole proprie . Inrealtà la produzioneeditoriale cattolicanon è né clandestinané ibernata . Alla no-stra unione aderi-scono una cinquantina di soci chenon costituiscono tutta l'editoriacattolica, anche se ne rappresentanola parte più qualificata, e pure puòcontare su una produzione di oltre1500 opere all'anno e un catalogo dicirca 30 mila titoli" .

- Quali cambiamenti hanno subi-to in questi anni le case editrici cat-toliche?

"Anche per l'editoria cattolica ilConcilio Vaticano Il ha segnato unmomento importante di rinnovamen-to. La grande maggioranza deglieditori cattolici, quindi, con rinnovatoimpegno ha aggiornato le propriestrutture, ha dato credito alla profes-sionalità, si è aperta al pluralismoculturale . Oggi gli autori cattolici ri-conoscono la validità dei valori pro-fani, ossia dei valori tipici dell'esi-stenza attuale . Consapevoli di essereoperatori di cultura al servizio del-l'uomo, sanno che il loro compitoesige spirito di ricerca, apertura alfuturo nella fedeltà dei valori delpassato, senza assolutizzazione, nérelativismo" .

8 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982

- In genere le ca-se editrici cattolichepuntano più sullascienza che sulla let-teratura, sul racconto,il romanzo, la poesia .Quale spiegazione sipuò dare a questofenomeno?"Non si può asse-

rire che questa ten-denza sia prerogativadelle Case editricicattoliche: è il mer-cato, con le sue leggi,ad

imporre

dellescelte all'editore . Le monografiescientifiche, i saggi di sociologia,psicologia, economia, antropologia,hanno un pubblico più stabile, piùorganizzato . Ciò nonostante, moltecase editrici cattoliche propongonoopere nel campo della narrativa e al-cune hanno anche una tradizione diprimo piano nel campo della lette-ratura per l'infanzia .

- Quali rapporti esistono tra l'e-ditoria cattolica e quella laica?

"Con le case editrici laiche vi sononormali contatti di colleganza . Esi-stono però anche rapporti che vannooltre ed assumono carattere di veracollaborazione . Tra operatori di cul-tura, in una società pluralistica comela nostra, l'ostilità preconcetta sa-rebbe semplicemente risibile : il cam-po è vasto e c'è spazio per tutti, pur-ché si operi nel rispetto della deon-tologia professionale . E non risultache vi siano editori laici animati daostilità preconcette : tutti sono po-tenzialmente degli ottimi interlocu-tori" .

190 anni del Sacrista . Ecco il signorGuido Loschi, coadiutore salesiano dellaCasa di Lugano. Per i suoi 90 annil'hanno festeggiato in molti nella cittàsvizzera dove ogni mattina, con fede ededizione svolge il suo umile lavoro disacrista .

ITALIA, Una piazza per don Cocco

L'Amministrazione Comunale di Gru-gliasco (Torino) su iniziativa di alcuniamici ha voluto ricordare don LuigiCocco dedicandogli una piazza dellacittadina . La piazza si trova nel centrostorico di Grugliasco proprio a pochimetri dalla casa dove nacque il grandemissionario che da queste parti è ricor-dato anche per il suo impegno nella Re-sistenza .

A desso compirà ottant'anni . Il30 maggio troverà accanto alui i parenti, gli amici, i

moltissimi giovani che ancora glistanno attorno nonostante l'età, e aiquali sa ancora dare motivi di en-tusiasmo e di passione . Eppure donVincenzo Scuderi dovrebbe già es-sere «in pensione» . «Alla sua età -gli dicono - dovrebbe riguardarsi,cercare di star tranquillo e riposa-re» . Ma lui, invariabilmente, ri-sponde : «State tranquilli, avròtempo dopo per riposarmi . Avròtanto, tanto tempo» .

D'altra parte don Scuderi è quelche si dice un «vecchio ben pian-tato». Ventiquattro anni di missionein India e poi tanti altri anni in Si-cilia gli hanno allargato le spalle erinforzato le gambe.

Vincenzo Scuderi è nato a Ra-macca, in provincia di Catania, dauna famiglia di origini nobili. Graziealle possibilità della famiglia be-nestante, a Vincenzo era quindipossibile andare a Catania per stu-diare. E queste sue trasferte cata-nesi si notarono subito a Ramacca .

Il «Vicario», cioè il parroco diRamacca, era un prete all'antica .Educato alla più ferrea rigidità re-ligiosa, non credeva opportuno av-vicinare i ragazzi . Vincenzo, invece,aveva portato da Catania una nuo-va mentalità. La mentalità dell'o-ratorio che egli frequentava in città,e di cui si era subito innamorato .L'inizio fu duro . Il Vicario non ap-prezzava tutto quel chiasso che iragazzi facevano sotto le sue fine-stre, ma alla fine dovette arrendersiall'evidenza dei risultati che donScuderi otteneva con il nuovo me-todo di Don Bosco .

Ma ben presto i risultati ottenuticon i pochi ragazzi di Ramacca in-dicarono a don Scuderi quale fossela sua strada . Se era riuscito a con-vincere il parroco e i ragazzi a se-guirlo sulla nuova e sconosciutastrada dell'oratorio, avrebbe potutotentare di convincere anche tantialtri . E il desiderio di andare a pre-stare la sua opera in missione, e inmissione nell'India, lo prese a talpunto che oggi don Luigi Ricceri(sesto successore di Don Bosco allaguida della Congregazione Salesia-na) ricorda: «Quando si trattavaancora della sua partenza per l'In-dia e io tentavo di dissuaderlo di-cendogli che già in Sicilia c'eramesse abbondante anche per lui,respinse il mio tentativo come sefosse stata una vera tentazione . Aquel punto capii che non potevo più

PROTAGONISTI / DON VINCENZO SCUDERI

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insistere: per rispetto al suo entu-siasmo missionario» .

«Debbo aggiungere - continuadon Ricceri - che quando giunsel'ora di partire, don Scuderi riuscì aconvincere anche i giovani delloStudentato di San Gregorio, i qualifino ad allora si erano sempre op-posti decisamente alla sua partenza.Infatti il suo commiato dalla cit-tadina di San Gregorio, dopo aversuscitato delle iniziative a favoredella missione che lo attendeva,riuscì poi un trionfo missionarioproprio a San Gregorio. L'interacittadina venne mobilitata perquello che rappresentava un «av-venimento» per giovani e menogiovani» .

Così don Vincenzo Scuderi giungeallo studentato teologico di Shillong"Your Lady's House" il 21 novem-bre del 1928 . Lo studentato era unfabbricato lungo, fatto di legno acausa dei frequenti e disastrosi ter-remoti. Don Vincenzo si occupavadella scuola di dogmatica, della di-sciplina, e . . . del suo vecchio sogno,l'oratorio.

Ma nello studentato teologico donScuderi resta soltanto due anni . Gli

assegnano la cura dell'internato edei cristiani di Ranchiwola, unazona immensa divisa in cinque di-stretti : Danang, Nowgong, Kamrupe Garo Hills .«Nel Danang - racconta don

Scuderi - visitavo i giardini di tè ei villaggi vicini ; nel Nowgong vierano meno giardini e quindi menopopolazione ; Karump era il di-stretto più vicino e più difficile» .

«A Garo Hills - continua donScuderi - feci il mio più lungoviaggio missionario : quaranta giornidi cammino quasi sempre a piedi .Palusbari-Luskmara-Datura e poiPhubari, Tura, Dalu, e ancora versol'estremo est. Da Tura a Dalu miaccompagnò Peter Manin, ma aDalu dovette lasciarmi perché avevapreso la malaria. La malattia colpìanche me a Netri. Persi conoscenzae mi risvegliai in una bella e comodaresidenza di Ranicong, curato damonsignor Gacoall» .

L'opera del convitto accoglieva ipoveri che venivano da tutte leparti, ma soprattutto i moltissimiragazzi che giungevano dalla pia-nura dell'Assam, portati dai mis-sionari. Una lotta continua, so-

prattutto contro le difficoltà ecò-nomiche che ci attanagliavano . Mafurono proprio le difficoltà, i sacri-fici, a formare tanti giovani salesianicoraggiosi come Marengo, Colussi,Paviotti, Dal Bios, Zanon, il grandeFerrario e tanti, tanti altri» .«Eppure le ristrettezze erano

terribili, e alcune volte si facevanosentire con effetti immediati . Ri-cordo - continua don VincenzoScuderi - che un giorno non c'erapiù nulla da mangiare . Mandai duegiovani in chiesa a pregare, e io an-dai al mercato sperando che qual-cuno mi desse del cibo a credito. Manessuno volle saperne . Tornai a casasenza nulla . I giovani erano ancorain chiesa a pregare, ma attorno allacasa non c'era nessuno. Durante lamia assenza qualcuno - non sep-pimo mai chi - aveva portato unsacco di riso. E quel riso, già cotto,stava sfamando i nostri ragazzi» .

Gli idoli in fiamme

«Don Vincenzo - ricorda mon-signor Stefano Ferrando che in quelperiodo lavorò in India con lui -

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 9

appena poteva si metteva in viaggioper cercare nuove anime . Fu lui adare impulso al nostro lavoro mis-sionario con una tribù chiamata"Boro", forse i primi abitatori dellapianura assamese . Un giorno in unvillaggio Boro ci fu una riunione perdecidere se farsi cristiani o rimanerefedeli all'antica religione. DonScuderi non capiva la lingua deiBoro e quindi gli faceva da inter-prete un giovane, Marco. Ad uncerto punto il capo del villaggiolanciò un urlo e tutti corsero versouna capanna . . .» .

Cos'era successo? Semplice : iBoro volevano sì essere battezzati,ma volevano anche conservare i loroidoli custoditi in una capanna . DonScuderi aveva posto l'ultimatum .«O state con noi o contro di noi . Sesiete convinti e volete essere bat-tezzati, andate subito a bruciare ivostri idoli. Altrimenti noi ce neandiamo, e torneremo tra sei mesi .Decidete voi! » E i Boro, per timoredi perdere l'amicizia di quell'uomobianco scapparono a bruciare i loroidoli, poi si ripresentarono a donScuderi pretendendo che mante-nesse fede alla promessa: volevanoessere battezzati .

«Lo feci l'indomani - ricorda donScuderi -. Erano 250, e quella ful'esperienza più commovente dellamia vita» .

Ma alla fine don Scuderi lasciaanche Ranchiwola. Nel 1934 vieneinfatti nominato ispettore nell'I-spettoria Don Bosco del Nord consede a Calcutta. Un mese dopo, perla morte di monsignor Mederlet,arcivescovo di Madras, don Scuderiviene anche nominato Ammini-stratore apostolico di Krishnagar .

«Nominato ispettore - ricordaoggi don Scuderi - la mia vitacambiò completamente troncando lamia attività missionaria diretta . Erogiovane e inesperto (avevo solo 32anni) e con un territorio vasto ecomplesso a cui badare: Hassam,Bengala, Sharampur . Preparato damonsignor Mathias, non mi restavache lasciarmi guidare, ma mi accorsipresto che i contatti diretti con iconfratelli e lo sviluppo naturaledelle opere richiedevano decisionipronte e personali. Per cui il miocompito diveniva ancora più dif-ficile» .

«Avevo appena cominciato il mioduplice incarico di ispettore e diAmministratore apostolico - con-tinua don Scuderi - quando unimmane incendio distrusse la casa diformazione e la cattedrale di Shil-long. Era la Pasqua del 1936 . Quel-l'incendio mi riportava agli inizi,con una responsabilità enorme .

1 0 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982

Andai questuando per l'Italia, macontinuavo ad occuparmi diret-tamente della gestione dell'Ispet-toria e della Diocesi . Fui spessocriticato per le repentine decisionidel cambio di personale . Avevanoragione; ma come fare quando perspostarsi di presenza occorrevanodue notti e un giorno di viaggio intreno?»«Le distanze erano un grosso

problema - ricorda don Scuderi -e allora pensai che era meglio di-videre le due opere : Teologato, eFilosofia col noviziato . L'uno inAssam e l'altro nel Bengala. Matutto questo (che fu assai difficile darealizzare) fu causa di dissapori conmonsignor Mathias (che voleva ilteologato a Madras, assieme al suoseminario) e con monsignor Fer-rando (che non vedeva l'ora di ria-vere i chierici a Shillong) . Così ebbil'approvazione personale di donRicaldone (Rettor Maggiore a To-

oooílì

Don Vincenzo Scuderi a Goa .

rivo) ma perdetti l'amicizia dimonsignor Mathias» .

La guerra Mondiale

L'Italia, il 10 giugno 1940 entra inguerra. La mattina seguente i mis-sionari di Shillong si trovarono allaporta i soldati inglesi con le baio-nette in canna. Più tardi furonocomunicati gli ordini : erano liberi,ma con restrizioni e controlli .

Don Scuderi era in visita nel-l'Assam. Due ore dopo la dichia-razione di guerra si presentarono leguardie.

«Volevano - ricorda don Scuderi- prelevare i missionari italiani percondurli in campo di concentra-mento. Io domandai perché li por-tassero via . E loro risposero : "Per-ché sono italiani" . Ma anch'io -dissi - sono italiano . Risposero chenon avevano un mandato di catturaanche nei miei confronti» .

In effetti don Scuderi in quelmomento si trovava lì solo in visita,e quindi avrebbe potuto evitarel'internamento. Ma le confuse no-tizie che giungevano facevano pre-sagire che tutti gli italiani sarebberostati ben presto internati . Egli al-lora decise di farsi arrestare perpoter seguire i suoi confratelli. Daquesto momento don Scuderi iniziail suo doloroso itinerario continua-mente trasferito da un campo diconcentramento ad un altro per ilsemplice motivo che le autorità in-glesi notavano che questo salesianonon si comportava come un prigio-niero e non era affatto demoraliz-zato dai sopprusi .

«Don Scuderi - racconta PadreMichele Devalle - venne presodagli inglesi l'11 giugno 1940 alle 3del pomeriggio . Vennero a prendercie ci portarono a Fort Williams, aCalcutta: eravamo internati civili .Là ci avevano preceduto alcunimarinai della Marina mercantileitaliana e ci incontrammo con altrisalesiani, una dozzina, che prove-nivano da tre case dell'ispettoria diCalcutta. Da Bandel, Calcutta eLiluah. Si era così formata la nostrapiccola comunità» .«Dopo alcuni giorni trascorsi

sotto la tenda di Fort Williams - èdon Giuseppe Marchesi a conti-nuare il racconto - noi salesiani el'equipaggio di due navi mercantili .sequestrate nel- porto di Calcutta,fummo trasferiti tutti ad Ahmed-nagar. Don Scuderi ottenne per noireligiosi una stanza per poterci ce-lebrare la messa e attendere allenostre devozioni . Alla domenica,invece, si celebrava la Messa nelrefettorio per dare possibilità ai ci-vili di parteciparvi ed ascoltare laparola di Dio» .

«Si partì da Fort William - ri-corda ancora padre Devalle - il 15giugno del 1940 alle 10 di notte earrivammo ad Ahmednagar il gior-no successivo alle 7 del mattino. Cifecero occupare l'ala 3 del campo .Eravamo molti internati civili, unpiccolo lembo dell'Italia e donScuderi divenne il cappellano delCampo» .

Al campo di concentramento di Ahmednagar .

«La vita dell'internato non è af-fatto invidiabile. L'internato vive inuna situazione deprimente : mo-notonia, tristezza, avvilimento .Ossessionato dai ricordi dei carilontani, si vede ridotto ad un nu-mero. E don Scuderi, con la suamente organizzatrice simile a unvulcano, escogitava sempre nuoviespedienti per distrarre e per sva-gare. Quindi teatro, farse, com-medie, macchiette, musica, canto,giochi vari, bocce, football, volano» .«Arrivando ad Ahmednagar -

ricorda don Marchesi - i primicontingenti di soldati fatti prigio-nieri in Africa, don Scuderi pensasubito di ottenere dalle autoritàinglesi che due salesiani per campodiventino cappellani» .Ma non era ancora finita . Don

Scuderi annotava la partenza daAhmednagar per la nuova desti-nazione di Deolali, vicino Nasik, adun centinaio di chilometri daBombay .

«Il 25 febbraio 1941: levata allecinque. Celebrazione della S. Messa,e alle 6, colazione . Ore otto, par-tenza in camion per Deolali . Viaggiopolveroso. Quanta nostalgia di li-bertà. Ma più che tutto quanta no-stalgia di lavoro missionario . Unnodo alla gola nel vedere tantibimbi indiani, tanta gente a cui noidovremmo predicare il vangelo e,non poter fare nulla per loro . Eperché siamo qui dentro? Per uncapriccio, per sbaglio, per perse-cuzione? Lasciamo al buon Dio lacura di tutto» .

«Arriviamo a Deolali - annotadon Scuderi - alle 3 del pomerig-

gio. Dopo aver visto tante bellevillette lungo il viaggio, eccoci alcampo. Che disastro! Baracche dipaglia mal fatte, quasi tutte senzapavimento. Posto piccolo, polveroso,cessi e canali di acqua orribili . . .puzza, pozzanghere, sporcizia dap-pertutto . Ci assegnarono mezzabaracca dove i padri dovevano pi-giarsi in 24; la cameretta per me,che deve servire da cappella, con-siste in pochi metri quadrati di su-perficie» .

«I tedeschi da due giorni sonodigiuni per uno sciopero della fame .Anche tutti i missionari tedeschiseguono con esattezza il digiuno. Itedeschi e i padri ci pregano di farelo stesso anche noi . Sentiamo il bi-sogno di appoggiare tale scioperodella fame. Pare che molti sono delparere, altri no . La commissione delCampo pare che abbia deciso di nonfare subito lo sciopero della fame,ma presenta una proposta con unultimatum di 24 ore. Andiamo adormire stanchi. Manca la luce etutto è sporco e mal messo» .

Ma lo sciopero fu fatto . Ricordadon Marchesi : «Perché tutti sapes-sero del nostro sciopero (che erafatto perché le baracche erano ve-ramente indecenti per dei civili) inostri italiani cucirono insieme duegrandi lenzuola, poi vi scrissero ininglese, a caratteri cubitali : "900internati italiani e tedeschi fanno losciopero della fame perché sonotrattati male". Ben presto la notizia

arrivò a Bombay. Infatti ci trova-vamo proprio accanto alla lineaferroviaria per Bombay e appenapassava un treno si correva fuori e simostrava quella grande scritta cheveniva subito nascosta appena iltreno era passato» .

«Fu così - aggiunge don Mar-chesi - che don Scuderi, vedendoche la guerra andava per le lunghe, eche noi quattro chierici correvamo ilrischio di perdere degli anni di sa-cerdozio, decise di farci cominciarelo studio della teologia . Organizzòquindi il corso stabilendo orari dilezione, insegnanti e ore di studio» .

n altro campo

«Il 10 ottobre 1941 - ricordapadre Devalle - arrivammo aDehra Dun: clima buono, campoadatto. Si era tutti soddisfatti e nonci fu nessuno che rimpiangesseDeolali. Potemmo sistemarci me-glio. Ma mancava ancora un luogoreligioso per le funzioni : la chiesettadel Campo. E don Scuderi si diededa fare perché si provvedesse . Ri-cordo sempre la prima messa do-menicale celebrata a Dera Dun . Sidisse all'aperto, sotto la cupola delcielo. Il piccolo altare era statopreparato sotto un albero e donScuderi fu il celebrante. Alla finedella comunione parlò brevementesulla necessità di un luogo per ilculto. E, terminato il discorso, disse :- Chiedo un luogo per la chiesa .

E mio diritto e mio dovere adorareDio .

Don Scuderi chiese e ottenne .Una baracca in muratura appartatae adatta allo scopo fu messa a di-sposizione e adattata a chiesa . Inquel luogo indisturbato si poteronotenere le funzioni sia nei giorni fe-riali che in quelli festivi» .

«Gli internati - continua ancorapadre Devalle - affluirono allachiesa, specie di domenica, e ancheai Sacramenti . Intanto altri sacer-doti, religiosi, secolari, confluivanoin gran numero a Delira Dun . Ilcampo era ormai una parrocchia edon Scuderi ne era il parroco» .

Troppo pericoloso

Ricorda monsignor Ferrando : «Ilcampo di concentramento di DeliraDun era una casa "regolare", marecintata di ferro spinoso che pun-geva le anime. Don Scuderi ebbe asoffrire molto . Soprattutto il co-lonnello anglo-indiano, comandantedeldell campo, IlV vedeva conne Il '. -dMú

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 1 li

Don Scuderi Amministratore Apostolico di Krishnagar tra i suoi confratelli .

negli occhi. Non sopportava che donScuderi aiutasse tutti, così riuscì amandarlo in un altro campo . Fu unoschianto. Ma così, al passare dellatormenta, don Scuderi poté andarea Goa, la terra di San FrancescoSaverio, allora possedimento por-toghese» .Ma la prova più dura per don

Scuderi stava per arrivare . «Il go-verno inglese - ricorda don Pia-nazzi - gli ordinò di lasciare l'In-dia. So che al campo gli inglesi lotenevano per pericoloso . Non c'è dameravigliarsi se da un lato si pensaallo zelo irruente di don Scuderi edall'altro alla politica inglese checercava di dividere per dominare econsiderava "fascismo" ogni pa-triottismo italiano» .«Don Scuderi - ricorda don

Marchesi - continuò ad essere l'a-nima del campo : anima spirituale epsicologica, che ha sempre saputo,pur senza entrare nel campo dellapolitica, tenere alti gli spiriti ditutti. Noi giovani chierici ora era-vamo molti. Fummo messi a stu-diare teologia con tanto di profes-sori, esami semestrali, finali e se-guiti dalle sacre ordinazioni . Ognimese don Scuderi trovava una ra-gione per fare una festa che consi-steva in una messa solenne, con unabuona partecipazione di civili at-tirati anche dalla nostra banda (25strumenti con discreti suonatori) .Poi alla sera una bella recita (com-media o dramma): cose semplici benriuscite . Ed infine i bellissimi cori .Questo ascendente di don Scuderi

1 2 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 •

su tutto il campo attirò l'attenzionedel comandante del campo, colon-nello Williams . E fu così che decisedi inviarlo nei "Parol Camps" .

Don Scuderi rifiutò e dichiarò chesarebbe andato via solo con la forza .La sua partenza fu così rinviata digiorno in giorno. Una mattina, in-fine, gli fu detto che doveva lasciareil campo . Rifiutò e si ritirò in ca-mera. La notizia si sparse subito peril campo . Presso l'entrata si radu-narono tutti i civili pronti a rivol-tarsi contro le guardie che stavanoper entrare a prelevarlo . I padricercarono di calmarli per un po',temendo che accadesse di peggio .Due sergenti inglesi entrarono nellacamera. Presolo per le braccia loportarono fuori a forza e si avvia-rono al cancello tra due ali minac-ciose di civili pronto a strapparlodalle mani dei soldati se don Scu-deri non avesse loro fatto segno distare calmi e di lasciare fare» .

«Mi fu riferito - racconta mon-signor Marengo - che l'ufficialeinglese che maneggiò per farlo tra-sferire dal campo di concentramentocostretto dal troppo ascendente chemostrava di avere su tutti gli altriinternati - dicesse di lui : "DonScuderi non è un uomo ordinario"» .

«Fui trasferito - ricorda oggi donScuderi - nel campo di Purandharche era un Parol Camp, cioè uncampo non circondato da un filospinato. Qui gli internati restano inlibertà ristretta, sulla parola . C'e-rano anche famiglie e parecchi pa-stori protestanti che per stare con le

famiglie vivevano in questo ParolCamp. C'erano alcuni ebrei, di quelliche erano più ligi al governo inglese,e poi parecchi di questi nostri ita-liani fuoriusciti che erano scappatidall'Abissinia e stavano a Gibuti,nella zona inglese. Questi internativenivano tenuti come amici dagliinglesi purché questi continuasseroa fare un po' le spie . E ce ne eranoparecchie» .

«Era un campo misto, c'era ditutto. Al mio arrivo trovai i gesuitiche gestivano la chiesa . Erano lì nelParol Camp assieme ad un certopadre Rudolf, tedesco, e padre Da-sman, anch'egli teàesco. Mi accol-sero con diffidenza, quasi fossero giàprevenuti sul mio conto . Forsepensavano che venisse un pretedalla testa calda. Ma poi, a poco apoco, parlando con loro, capironoquale era la mia situazione e di-ventammo amici. Mi dedicai so-prattutto all'insegnamento con iragazzi e i giovani» .Fu un periodo strano. Dispet-

tucci, tiri birboni contro quel preteche continuava a darsi da fare . Ilministro dell'interno, Shanjer, chedopo averlo allontanato dal campodi Dehra Dun, l'aveva conosciuto eaveva preso a benvolerlo . I soldatiche venivano a salutarlo e gli di-mostravano stima.

«Un giorno - racconta però donScuderi - mi venne a trovare don

Don Scuderi e don Ricceri: una antica ami-cizia .

Carreno, che era ispettore del sud-India, ed io dissi: "Senta, c'è laproposta che, finita la guerra, io ri-torni in patria, ma se lo chiede lei, iopotrei andare nel possedimentoportoghese di Goa" . "Senz'altro -mi rispose don Carreno - se riesciad ottenere il permesso, ci andrai"» .

«Quando poi finì la guerra io eronella lista di quelli che dovevanoessere rimpatriati. Ma riuscii adandare a Goa» .

Finalmente libero

«Oggi 25 marzo del 1946 - an-nota don Scuderi nel suo diario -festa dell'Annunciazione, ricevo ilfelice annuncio che posso proseguireper Goa . Il governo mi rilascia perrecarmi là . Godo immensamente nelpotere finalmente, dopo 6 anni ditravagliata prigionia, riprendere ilmio lavoro nella riacquistata libertà .Quale folla di sentimenti io provo inquesta circostanza! Ma il pensieropredominante è questo : Dio ha isuoi piani ed egli li adempie secondola sua volontà. Noi poveri mortalinon riusciamo a comprendere le vereragioni, ma il tempo dà sempre ra-gione a Dio» .«Oggi 2 aprile finalmente sono

libero! Alle 9 del mattino varco lasoglia del campo completamentelibero. Nel partire, un gruppo diragazzi (compresi quelli dei villaggiintorno) si fanno avanti commossiper salutarmi . Oltre ai fiori mi por-tano una cesta piena di ananasraccolte da loro con tanto sacrificio .Non posso frenare la commozione» .

Il 5 aprile don Scuderi entra aGoa. Non sapeva dove andare, cosafare, non trovava un albergo . Riuscìa trovare uno stabilimento vuoto e lìpassò la notte . L'indomani con gliultimi soldi comprò un pallone euna bicicletta. Con queste bacchettemagiche riuscì ad attirare i ragazzidella zona. Era l'inizio di una nuovamissione . Oggi i salesiani a Goa sonoin gran numero : chiese splendide,istituti moderni, giovani, chierici,studenti .Adesso, dopo 36 anni da quel

viaggio a Goa, don Scuderi non lo sitrova facilmente. Ormai vive in Si-cilia . Lì è sempre in giro, a far pre-diche, conferenze, sempre accom-pagnato da un gruppo di giovani .Da solo, spesso, parte con la suapiccola automobile da Catania e vaa Palermo, ad Agrigento, a SanGregorio . Va da chiunque lo chiami .E non si ferma mai, come sessan-t'anni fa, nel piccolo oratorio diRamacca .

Un pellegrinaggio ai luoghi delleproprie origini per la Famiglia sale-siana rappresenta un'esperienza pa-ricolarmente significativa : vuoi direun MOMENTO DI CRESCITA . È ar-ricchente sostare e meditare nei luo-ghi in cui vissero Don Bosco, MadreMazzarello e gli altri santi «salesiani» ;dove Maria Ausiliatrice manifestò ilsuo straordinario intervento nellafondazione della Famiglia salesiana ela sua viva presenza nello sviluppodell'Opera «che è tutta di Maria»(Don Bosco).Finalità- Verificare la propria matura-

zione cristiana e salesiana per dareun'adesione sempre più totale a Dio,alla luce degli insegnamenti chevengono dalla terra santa salesiana .- Dimostrare a M. Ausiliatrice la

propria gratitudine e la gioia di averlaper «MADRE» ; consegnarle l'impe-gno di un rinnovamento spiritualespecificamente mariano ; «prenderela Madonna in casa» come Giovanni(Gv 19,27) .- Rafforzare il senso di appar-tenenza alla Famiglia salesiana me-diante un CAMMINO DI FEDE nellacomune terra delle origini .Luoghi

Visite a : Torino - I Becchi - Mornese- Mondonio - Riva di Chieri, ecc .Spese

Viaggio e ospitalità a totale caricodel Pellegrino . Contributo per i pull-mans e la Busta del pellegrino . Di-sponibili pranzi al sacco, su preno-tazione .

PELLEGRINAGGIO MARIANO EUROPEO .

DELLA FAMIGLIA SALESIANA

A TORINO 17,19 settembre 1982

PartecipantiSalesiani, Figlie di Maria Ausiliatri-

ce, Cooperatori, Cooperatrici, Vo-lontarie di Don Bosco, altre Religiosedella Famiglia salesiana, Exallievi/vesalesiani dell'EUROPA .Mezzi- Momenti di preghiera in co-

mune .- Tempi di riflessione e di frate-

nità .- Veglia eucaristico-mariana .- Conoscenza della «terra santa

salesiana» .- Possibilità della riconciliazione .- Pellegrinaggio «in comunione» .La preparazione personale e co-

munitaria sarà aiutata da un sussidioche presenta un cammino di fede, lasintesi della lettera del Rettor Mag-giore don Egidio Viganò sul rinno-vamento della devozione mariana, eindicazioni per impegni concreti .Nella «BUSTA DEL PELLEGRINO»

verranno inclusi : il testo per parte-cipare alla preghiera in comune, allaveglia, alle celebrazioni liturgiche e aicanti ; la guida di Torino e di Mornese,ecc .ModalitàLa Segreteria Generale dei Coo-

peratori Salesiani, via della Pisana,1111 - CP 9092 - 00100 Roma-Aure-lio, sarà la sede del Comitato orga-nizzatore .

Ad essa pertanto faranno capo gliAnimatori/trici delle singole Ispet-torie SDB e FMA e i Responsabiliispettoriali di VDB, CC, EXvi ed EXve .

Le prenotazioni nei pensionati, al-berghi, hotels dovranno essere fatteentro il 15 maggio, accompagnate dauna congrua caparra .

PROGRAMMA16/IX arrivi e sistemazione negli alberghi .17 ore 9,30 Assemblea nel salone di Valdocco . «Incontriamo Maria» :

riflessione in comune e per gruppi sulla presenza di Maria nella storia dellasalvezza, nella nostra storia personale e in quella della Famiglia Salesiana .

ore 15,30 Presentazione delle proposte pratiche per l'animazionemariana ; scambio di esperienze .

ore 17 Veglia eucaristico-mariana e Concelebrazione .18 Pellegrinaggio alternativo: AI BECCHI oppure A MORNESE .19 ore 10 Appuntamento generale nel cortile Domenico Savio di Val-

docco, e poi nel Salone-teatro .ore 11 Solenne Concelebrazione nella Basilica di Maria Ausiliatrice

per la Famiglia salesiana d'Europa .ore 15 Nel Salone : Fraternità, Impegni mariani e conclusione del Pel-

legrinaggio .1 pellegrini che non potranno partecipare all'intera programmazione

sono attesi a Torino .Domenica 19 Settembre alle ore 10 .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 1 3

EDITORIA SALESIANA / I VENT'ANNI DI UNA RIVISTA

Dimensioni nuove :Quarantamilaaffezionati

Nell'aprile del 1962 nasceva, diretta dal salesiano don CarloFiore, una rivista per giovani. Vent'anni dopo dagli intenditori èconsiderata un fenomeno e dai suoi destinatari un amico . Ne

parliamo con l'artefice di tutto .

S essantadue anni, della Bassavercellese, ma torinese d'a-dozione, Carlo Fiore non ama

molto parlare di sé . E nemmenodella sua, «prediletta», la rivista cheproprio a Torino dirige ormai davent'anni. «Dimensioni» (anche seoggi si fregia dell'attributo «nuove»)è diventata - mese dopo mese, dalprimo numero uscito nell'aprile del1962 - il punto di riferimento diquarantamila giovani fedeli ab-bonati. E molti scrivono a lui, di-rettore senza poltrona, che da ven-t'anni fiuta l'aria, si mette allascrivania e giorno dopo giorno mettegiù la sua rivista con un occhio aiquotidiani e uno all'oratorio, percapire dove va il Paese legale e doveinvece vuole andare il paese reale .

Coi giovani ci sta da sempre. Daquando, chierico studente, durantela guerra a Roma si occupava deiragazzi sbandati, di quegli sciusciàche poi De Sica avrebbe immorta-lati nei suoi film .

Ma poi la guerra passa, gli annianche, e don Fiore si ritrova nelsettore della stampa. Ci crede, se neinnamora e non lo lascia più .

- Come è nata l'idea di una ri-vista così «strana», che si rivolge aigiovani come se fossero adulti,senza chiusure, senza preclusioni?

"Naturalmente non è stato un«capriccio» . Nessuno si è alzato unamattina pensando: «Bene, adessofacciamo Dimensioni . Era un pe-riodo un po' movimentato : gli AnniSessanta. E si stava organizzando ilMovimento giovanile . Sul mercatoc'erano parecchie riviste per i gio-vani, ma puntavano soprattuttosullo sport e sulle canzoni. Non di-cevano niente dei problemi che in-vece i ragazzi cominciavano a sen-tire intensamente . E così ci siamo

14 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982

messi al lavoro. Volevamo una ri-vista che, pur rivolgendosi all'am-biente salesiano, se ne staccassecompletamente: un organo distampa che si rivolgesse ai giovani,alla maggior parte di giovani rag-giungibili . E nell'aprile del '62 videla luce il primo numero di Dimen-sioni .

"Fu un periodo brutto . O un pe-riodo molto bello, a seconda di qualelato lo si guardi. Già il primo nu-mero aveva dato l'immagine di una«rivista di rottura» . C'era - ricordo- un articolo sui rapporti tra laChiesa e i giovani . Si intitolava«Tutto da scoprire» . Eravamo al-l'avanguardia, e questo ci procurònon poche critiche. Ma andammoavanti. Affrontammo il discorsodella laicità . . . E apriti cielo!"

Don Carlo Fiore fondatore e direttore di Dimensioni .

- Tutti temi, come dire, «eccle-siastici». E la politica, il sociale?

"Ah, in quanto a questo non citiravamo certo indietro . Era unperiodo di transizione . Al consiglionazionale DC Moro aveva inventatoil centrosinistra e la spaccatura nelmondo cattolico era abbastanzaevidente. Noi prendemmo posizionesenza remore . Eravamo d'accordo .Già nel primo numero della rivistac'era un articolo di Bodrato, l'at-tuale ministro della PubblicaIstruzione, e che allora era soltantoun giovane amico; credo che nonfosse ancora neanche parlamentare.E poi c'era un profilo di Aldo Moro,artefice del centrosinistra, ma cheera ancora praticamente scono-sciuto alle masse ."Con quel numero ci eravamo

subito qualificati . E assistemmo aduna spaccatura tra i lettori. Macontinuammo per la nostra strada,parlando di Evtuscenko e dei gio-vani russi, facendo alcune pagine divignette (un po' come Satirycondella «Repubblica» di oggi), altre dispettacolo. Era un giornale com-pleto, forse il più completo che po-tessimo dare ai giovani di allora" .

- Ma i lettori, in vent'anni, co-me sono cambiati? Il riflusso, il ri-torno al privato, hanno cambiatol'impostazione della rivista?

"Io, per la verità, non credo aqueste definizioni . Il riflusso, il

privato, il disincanto, sono soltantoetichette di comodo . Si usano so-prattutto per non andare a fondo,per non indagare nei vari tipi, nellevarie sfaccettature che offre la gio-ventù di oggi. Non si ha voglia diapprofondire e si dice : «Ma sì, certo,loro sono la generazione del disin-canto» ."E io invece non ci credo . Non

credo ad un ritorno al privato .Credo piuttosto ad una riscopertadel personale. I giovani guardanoverso se stessi e vogliono che qual-cuno li aiuti in questa ricerca."D'altra parte è un fenomeno

normalissimo. Abbiamo • assistitoalla caduta delle ideologie, alla ca-duta delle utopie. È giusto che igiovani si guardino dentro per ve-dere che cosa è rimasto . «Dimen-sioni» cerca di aiutarli in questo . Enon solo da oggi . Anche negli annidel boom politico abbiamo tenuto invita una rubrica di lettere che po-teva anche apparire sproporzionatarispetto al resto del giornale: 6, 8,persino 10 pagine . Ci dicevano :«Così voi fate il club dei cuori so-litari». E noi rispondevamo: «No,così cerchiamo solo di aiutarli» .

"Adesso, dopo vent'anni, mi sonovenuti gli scrupoli e ho indetto unminireferendum tra i lettori . Hochiesto: «Volete che riduciamo larubrica delle lettere?» Ebbene, l'87per cento ha risposto: «No» .

"E credo che il successo sia nel-l'apertura verso tutti. Riceviamolettere di giovani che si sentono vi-cini alle più diverse aree culturali epolitiche: dai giovani dell'Azionecattolica ai comunisti . Anzi, proprioieri leggevo di un ragazzo che siautodefinisce «francescano-anar-chico»" .

- E qual è il rapporto dei gio-vani di oggi con la politica?"Un cattivo rapporto . . . Peggio, è

l'indifferenza. Ma non è colpa loro .La colpa è dei politici che hannotrasformato la politica in partitica .Ma se per politica si intende losforzo di capire quel che accade nelmondo e la ricerca di soluzioni, al-lora il rapporto tra giovani e politicaè ancora molto buono. La rubrica di«Dimensioni» sui problemi inter-nazionali e quella sui problemi ita-liani si sono classificate al secondo eal quarto posto nel minireferendumdi gradimento tra i lettori . Siachiaro : sono stati i politici a delu-dere i giovani, non viceversa" .

Dimensioni : aprile 1962

- Lei crede ancora nel poteredei gruppi?

"Sì, senza dubbio . Il gruppo sca-tena una forza che il singolo nonconosce. Tanti possono molto più diuno" .

- E crede nello spontaneismo?"Nello spontaneismo puro non

credo. Ma mi fa paura anche l'or-ganizzazione pura. Credo nel dia-logo, che è l'unica cosa capace difare una sintesi tra spontaneismo eorganizzazione" .

- Se un gruppo le chiedesse unconsiglio, cosa direbbe?

"Non è facile dare consigli . Madirei per prima cosa che è necessarioevitare la teorizzazione . I giovanisono affamati di esperienze vissute,di relazioni . Molti dicono che questaè la generazione del disincanto. Nonè vero . Questa è la generazione delquotidiano. Vogliono sapere cosa c'èdietro la loro vita quotidiana . Perquesto direi che un gruppo deveinnanzitutto creare un rapportointerpersonale molto forte tra i suoimembri . Deve combattere l'iso-lamento e la solitudine con loscambio di esperienze .

- Quali ritiene che siano i meritimaggiori di «Dimensioni»?"Parlar bene di sé non è mai

simpatico. Per me potrebbe ri-spondere Flavia Agnesi, una ragazzache si è laureata in pedagogiaqualche mese fa a Milano discu-tendo una tesi proprio su «Dimen-sioni». Dopo una lunga e accurataanalisi Flavia conclude affermando

(DIMENSIONIIN( N11, 1«) I- NO din~ensióni

Dimensioni : aprile 1982

che «Dimensioni» l'ha entusiasmataperché sviluppa «la capacità disenso critico, l'abitudine alla veri-fica, lo spirito di tolleranza neiconfronti delle scelte degli altri, lacoerenza fondamentale in un im-pegno generoso, profondo, medi-tato». Ecco, io no ho mai incontratoFlavia Agnesi, ma tutto questo misembra bellissimo" .

- In questi vent'anni alla guidadi «Dimensioni», qual è stata lagiornata più «nera»?

"Sicuramente una mattina di 12anni fa. Si era nel 1970 e l'editoreannunciò che avrebbe chiuso le ri-viste. Eravamo in tre: noi, «Meri-diano 12» e «Ragazzi 2000». Furonoore terribili, durissime, con l'an-goscia di non poter più fare uscireDimensioni . Ma alla fine la rivistasopravvisse .

- E la giornata più bella?"Fu due anni fa. Organizzammo

un convegno qui a Torino, presso laCamera di Commercio: 400 posti asedere . Il convegno durò tre giorni .E per tre giorni il salone fu stra-pieno. Intervennero giovani e ora-tori delle più diverse tendenze po-litiche . Un vero successo" .

- Qualche rimpianto?"No, nessuno. Ricordo che da

giovane volevo studiare matema-tica, fare l'insegnante . Avrei datoqualunque cosa per riuscire . Poi icasi della vita ti portano lontano dadove vorresti andare. Adesso sonoconvinto che è stato meglio così" .

Giovanni Allegra

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 1 5

FMA / SANT'AMBROGIO OLONA

Una scuola diversaÈ quella che le Figlie di Maria Ausiliatrice hanno realizzato per iragazzi delle elementari . Alla base di indovinate scelte peda-gogico-didattiche c'è la generosa attività di sei suore . Siamo

andate a trovarle .

C i sono voluti degli anni, maormai ce l'hanno fatta . Eranopartite nel 1977, tra mille

difficoltà : niente modelli, pocacomprensione, tante ostilità . Maloro andavano avanti. Adesso hanno210 bambini, agli esami sempre ilgiudizio migliore ; alle assemblee unaplatea di genitori «impegnati» sod-disfatti di come vanno le cose . Ditutto questo le suore della scuolaelementare «Maria Ausiliatrice» diSant'Ambrogio Olona, a Varese,vanno fiere. E non lo nascondono .Hanno tentato l'esperimento, ed èriuscito : una scuola nuova, diversa,completa sin dall'inizio per unagioventù che ormai cresce con pro-blemi nuovi, esigenze nuove, ritmi

16 • BOLLETTINO SALESIANO - 1 MAGGIO 1982

diversi, ai quali la vecchia scuolatradizionale non era più in grado didare risposte .Adesso sono in cinque: suor Gio-

vanna, suor Elvira, suor Mariangela,suor Mirella e suor Pierangela . Piùla direttrice, suor Maria Luigia .Che siano affiatate lo si vede

subito. Parlano a segmenti : un po'l'una, un po' l'altra senza mai per-dere il filo del discorso. Come Qui,Quo, Qua, i nipotini di Paperinoinventati da Walt Disney .

«Non è certo una rivoluzione -comincia suor Mirella (ma riportaredove finisca di parlare una dellesuore e cominci l'altra sarebbetroppo complesso) - ma unagrande novità sicuramente sì . I no-

stri ragazzi oltre ad avere la loro«insegnante di classe» hanno anchealcune «insegnanti a rotazione» .Ognuna di noi, seguendo le proprieinclinazioni, ha scelto una materia .Ha studiato, si è preparata, e adessola insegna ai ragazzi» .

"Per due ore al giorno, dunque, gliscolari abbandonano l'insegnante diclasse e passano sotto la guida dellasuora «specializzata» . E quest'annole «specializzazioni» sono quattro :musica, disegno, fisica e filmica" .

Ma le novità non si fermano qui .Se al mattino, durante le ore di le-zione, ruotano le insegnanti, al po-meriggio ruotano gli allievi. La«Maria Ausiliatrice», infatti, è unascuola elementare' a tempo pieno,anche se stavolta il termine nondeve essere inteso nel suo senso co-mune. Alle 15, dopo la pausa per lacolazione (a casa o alla mensa dellascuola) le lezioni riprendono . In-glese, francese, dattilografia, maglia,

uncinetto, ricamo, flauto, chitarra,italiano, traforo, legno e dramma-tizzazione. Ogni ragazzo partecipa aquattro di queste materie «opzio-nali» scelte assieme ai genitori al-l'inizio dell'anno . Ogni suora, spe-cializzata, insegna ai ragazzi divisiin gruppi di 10-12 . E stavolta, nientebarriere di età e di classi . Soltanto icorsi di drammatizzazione e di legosono riservati ai più piccoli, quellidella prima. Per il resto, grandi epiccoli, bimbi di seconda e di quinta,lavorano assieme senza problemi .

«Così - spiega suor Maria Luigia- i bambini imparano ad aiutarsitra loro, a frequentarsi, a scambiarsile esperienze, a risolvere da soli iloro problemi» .

Tutto bello, tutto liscio, tuttoentusiasmante, dunque, in questavilletta a due piani trasformata inscuola ai piedi del Sacromonte diVarese?

"No, le difficoltà - continua suorMariangela - ci sono state e ci sonoancora . All'inizio, per esempio,moltissimi genitori erano contrari atutte queste novità . Ritenevano chela scuola dovesse insegnare soltantoa leggere, a scrivere, a far di conto .Punto e basta. «Poche storie - di-cevano - se no imparano la chi-tarra e dimenticano le tabelline» .Poi, invece, piano piano, si sono ri-creduti, grazie anche all'opera delprofessor Caruggi, nostro direttoredidattico e assessore alla PubblicaIstruzione del Comune di Varese .

E poi soprattutto perché vede-vano che i bambini crescevano me-glio: più aperti, più svegli, senzatanti complessi e con una istruzionesuperiore a quella che hanno i ra-gazzi nelle stesse classi degli altriistituti" .Ma com'è nata questa scuola

«diversa»? «Siamo partite - spiegasuor Mirella - dal documento «Lascuola cattolica» e ci siamo accorteche anche da noi c'era l'esigenza diuna formazione integrale dei fan-ciulli. Il problema maggiore è statoquello di trovare dei modelli ai qualifare riferimento . Abbiamo cercatoparecchio, ma senza risultati . Alloraabbiamo deciso di confrontarci conle insegnanti di alcune scuole tra-dizionali di Milano e di studiare ilnostro ambiente sociale per capirequali fossero le aspirazioni dellagente di queste parti . Solo dopoquesto lungo lavoro abbiamo co-minciato a preparare un piano distudi .

"Sin dall'inizio è stato difficileabituarsi a questo nuovo ritmo divita e di lavoro, ma le soddisfazionisono arrivate subito . E non soltantonei confronti dei bambini . Ci siamo

Esercizi Spirituali1982

L'Associazione Cooperatori organizza tutti gli anni nel periodoestivo una serie di iniziative per favorire momenti di riflessione e dipreghiera . Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere diretta-mente ai Centri ispettoriali delle regioni dove hanno sede le loca-lità prescelte .

COOPERATORI E COOPERATRICI

accorte subito, infatti, che per por-tare avanti questo sistema occor-reva che tra noi ci fosse una fortis-sima unità. Ancora maggiore diquella che c'era stata fino ad allora .Così ci siamo conosciute meglio,apprezzate di più . Abbiamo stu-diato, ci siamo aiutate l'un l'altra. Eabbiamo visto che poi diventavanopiù facili anche i rapporti con ibambini" .

"Adesso, naturalmente, i proble-mi più gravi sono stati risolti . Resta

l'handicap di dover cambiare alcunediscipline ogni anno perché alcunedi noi si spostano in altri istituti enon sempre chi arriva è in grado dirimpiazzare chi va via . Allora bi-sogna scegliere una nuova «materiaopzionale» quella nella quale lanuova venuta si sente più ferrata . Ecosì bisogna cambiare i piani distudio . Ma sono solo piccoli intoppi,incerti del mestiere . In fondo l'e-sperimento è pienamente riuscito" .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 1 7

Lazio Frascati (Roma) 11-13 giugnoCampania Pacognano di Vico Eq . (NA) 18-22 giugnoPuglia Martina Franca (TA) 4-8 luglioSicilia Rocca (PA) 27-31 luglioPiemonte Muzzano Biellese (VC) 11-15 agostoMarche Loreto (AN) 23-27 agostoMarche Loreto (AN) 27-31 agostoSicilia Zafferana-Emmaus (CT) 1-5 settembreEmilia Tossignano (BO) 2-5 settembreVeneto Verona 10-12 settembreCampania Pacognano di Vico Eq . (NA) 12-16 settembreLazio Frascati (Roma) 24-26 settembre

SOLO COOPERATRICI

Piemonte Roccavione (CN) 15-19 giugnoLombardia Como 5-9 luglioPiemonte Torre Canavese (TO) 10-14 lugloPiemonte Muzzano Biellese (VC) 6-10 agostoPiemonte S. Salvatore Monf . (AL) 25-29 agostoLombardia Como 29 agosto-2 sett .Piemonte Zoverallo (NO) 5- settembrePiemonte Roccavione (CN) 7-11 settembreLombardia Triuggio (MI) 15-19 settembre

COOPERATORI CONIUGI

Campania Pacognano di Vico Eq . (NA) 18-22 agostoSicilia Castelbuono (PA) 17-22 agostoLombardia Como 9-12 settembre

GIOVANI COOPERATORI

Sicilia Etna, Rifugio Auxil . (CT) 1-5 agostoLombardia Varese 27-29 agostoPuglia Martina Franca (TA) 27-31 agostoCampania Massalubrense (NA) 3-7 settembre

UN OPERATORE DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA

Paolo Del Vaglio ovvero l'arte

T ra i frutti del rinnovamento postconciliare c'è una maggioresensibilità della comunità ecclesiale per tutto ciò che le parole«comunicazione sociale» richiamano in problemi e respon-

sabilità. L'annuale giornata dei mass-media - che quest'anno sicelebra il 23 maggio ed ha per tema: «I mass-media e i problemidegli anziani» - ci offre la possibilità di una riflessione in tal senso .

«Far Comunicazione Sociale - ci ricordano il Rettor Maggioredon Egidio Viganò e il Capitolo Generale 21° dei Salesiani - di-venta sempre più una presenza educativa di massa, plasmatrice dimentalità e creatrice di cultura . Attraverso di essa vengono elabo-rate e diffuse le evidenze collettive che stanno alla base dei nuovimodelli di vita e dei nuovi criteri di giudizio .

La sua efficacia incisiva e la sua presenza sempre più massicciafanno della Comunicazione Sociale una vera e autentica scuola al-ternativa per larghissimi strati della popolazione mondiale special-mente giovanili e popolari» .

Oggi si comunica con molteplici strumenti : da quelli più semplicie tradizionali della stampa e della radio a quelli più sofisticati dovel'accoppiata informatica-elettronica ci sorprende con risultati sem-pre nuovi . Quali sono i problemi di chi opera in questo settore?

Rispondiamo intervistando un illustre collaboratore del Bollet-tino Salesiano, il professor Paolo del Vaglio, umorista-grafico dalcrescente successo. Il «suo» angioletto Pigy - che è possibile tro-vare su Avvenire, Nigrizia, Madre di Dio, Primavera e dal gennaiodi quest'anno anche sul Bollettino Salesiano oltre che sugli schermitelevisivi - è entrato ormai nella storia dell'umorismo grafico vin-cendo nel 1974 al Festival internazionale dell'umorismo di Bordi-ghera il prestigioso premio «Dattero d'oro» .

Paolo del Vaglio è «un napoletano verace» dall'età indefinibile ;per l'entusiasmo che dimostra lo direste ancora giovane o perfinoadolescente ma probabilmente ha qualche anno in più dal momentoche due dei suoi tre figli frequentano il liceo.

Giocando a pallone nel vecchio campetto oratoriano del Vomeroha conosciuto Don Bosco e di Lui ricorda soprattutto il senso spic-cato della gioia e dell'ottimismo .«Per me - ci dice - gioia e felicità nel senso esplosivo della pa-

rola non esiste . Esiste invece una serenità cioè un modo di poter direle cose con intima gioia che ti fa accettare anche le cose più soffer-te» .

Ma il segreto di Paolo del Vaglio è nella sua capacità di comu-nicare. «Questo - dice - è quello che mi fa piacere : riuscire a co-municare con la gente». Il segreto? «Tu - risponde - non devicredere che l'altro abbia in testa le tue stesse cose ma con un lin-guaggio semplice e mai banale metterti dalla parte del ricettore re-spingendo ogni tentazione estetizzante o di autocompiacimento» .Un esempio a proposito? Eccolo :

«Oggi è facile comunicare con gli altri» dice a Pigy l'angioletto-collega, che da Pigy si differenzia solo per il ricciolino in fronte .«Puoi servirti del telefono, del treno, dell'aereo, ci sono mille mezzidi comunicazione. .. Non è meraviglioso? - insiste l'angioletto-col-lega. - C'osè allora che ti rende triste?» «L'incomunicabilità» ri-sponde accorato Pigy .

Giuseppe Costa1 8 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982

Paolo del Vaglio (Foto Paolo Cresci) .

Bollettino Salesiano - Qualisono i problemi di chi opera nelsettore dell'umorismo grafico e delfumetto in genere?Del Vaglio - La comunicazione

umoristico-grafica - sia che av-venga con il fumetto che con lastriscia - è un problema abba-stanza importante . Questo perché inItalia fino a venti anni fa la striscianon esisteva; quest'ultima infatti èd'importazione americana .

La vignetta come si faceva unavolta non si fa più : essa consistevanell'illustrazione di un dialogoumoristico . Se guardiamo le vecchievignette della Domenica del Cor-riere o dello stesso Travaso ci ac-corgiamo come il linguaggio più cheal disegno è affidato allo scambiodelle battute . L'evoluzione dell'u-morismo come espressione a séstante senza parole è dunque piùrecente e moderna. C'è tuttavia daosservare che il lettore italiano nonha seguito questa evoluzione . L'u-nica eccezione è rappresentata dal-l'umorismo che ha per oggetto lasatira politica ; legando i fatti delgiorno con interpretazione umori-stica è possibile farsi capire dallagente. Se tuttavia entriamo nell'u-

di far sorridere e pensaremorismo d'evasione, o in quellosimbolico o dell'intuizione pura diun fatto umoristico, allora in Italiasiamo molto indietro. La striscia èstata in un certo senso un aiuto .Mentre la vignetta dice tutto in unsol quadro ed è perciò comprensibileda gente più matura, la strisciaconsta di più quadri che quasiprendono per mano il lettore fa-cendogli seguire un certo filo etraumatizzandolo piacevolmentecon la battuta finale .

BS - C'è diversità di atteggia-mento fra il lettore giovane e quelloadulto?Del Vaglio - I giovani capi-

scono molto ; non così gli anzianiabituati come sono ad una culturalibresca. Nella migliore delle ipotesiper loro «questa roba qui» serve perdivertire e distrarre .

I ragazzi non hanno questi pre-giudizi culturali e allora accettanoqualsiasi espressione nuova e so-prattutto quella del disegno. Il ra-gazzo per lo più intuisce immedia-tamente e man mano che non èsoddisfatto si allontana . Oggi tut-tavia c'è una maturazione genera-zionale notevole che porterà ancheal fiorire di una letteratura di que-sto genere .

BS - Come hai incominciato adoccuparti di questi disegni?Del Vaglio - Ho fatto un pic-

colo ragionamento . In Italia perl'umorista non c'è spazio e questoperché quel poco che viene stam-pato è acquistato da agenzie ame-ricane che lo piazzano su tutti igiornali del mondo. Si tratta diumorismo modesto tipo, per inter-derci, le battute del signor Rossi odell'uomo che lavora in cucina . Al-tro spazio era occupato da ungruppo di disegnatori («disegnatoririuniti») come Coco, Danilo, Mo-rosetti, Mannu e Carnevale che,ovviamente, non consentivano adaltri di inserirsi . Mi restavano igiornali sportivi e fu proprio lì cheincominciai .

Venticinque anni fa di spazio cen'era ben poco; la stessa vignettapolitica ha avuto un successo lento .Conoscendo le opere di Schulz,(Charly Brown) mi innamorai diquesto tipo di espressione . In Italiaqualcosa in tal senso faceva soltantoLunari con un personaggio abba-stanza pesante, quasi un uomo pri-

mitivo. Mi venne l'idea di creare unpersonaggio attraverso cui poterfiltrare la realtà italiana. Perché ènato l'angelo? Semplicissimo : per-ché prima è nato un diavolo cheavrebbe dovuto apparire sul Cor-riere dello Sport al tempo di An-tonio Ghirelli . Poi non se ne feceniente e pubblicai le prime imma-gini di Pigy-l'angioletto - che al-lora aveva le braccia - sulla Tri-buna illustrata diretta da AlfredoPigna. Poi conobbi AVVENIRE altempo di Valente e Narducci ed in-cominciai a legarmi agli avveni-menti quotidiani dicendo certe cosegraficamente . I personaggi inco-minciarono a diventare più lineari epiacevoli. Le strisce di AVVENIREvennero raccolte in un volume (PI-GY, Visual, Torino, 1974) che vinseil Dattero d'oro a Bordighera e peril quale Il Corriere della Sera scrisseche «quelle strisce erano - perchiarezza di comprensione - ilCharly Brown mediterraneo» .

OGG/ A CASA D/ L A2 / SIA-MO R/MAST/ SENI/ /'9ANCr/AREJ

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M.4RrR NON C'ERA ,l'ERA SOLO MAf2/A

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Nel 1978 ho riunito in volume(Nel 1/2 del cammin . . ., FratelliConte Editori, Napoli, 1978) lestrisce pubblicate sulla Fiera Let-teraria. Si tratta di un immaginariodialogo fra Dante (cultura tradi-zionale) e un capellone progressista ;successivamente ho creato il Gabrielper la rivista Madre di Dio, fratel-lino «teologico» di Pigy . Quest'ul-

Da .Sesto Evangelio» .

timo è stato riproposto in un vo-lume (Il sesto evangelio) pubblicatoda Città Armoniosa nel 1980 cheraccoglie alcune fra le migliori stri-sce da me ideate.

BS - Cosa rispondi a chi ac-cusa il fumetto di superficialità?

Del Vaglio - Per intanto che ilfumetto è una cosa e l'umorismoun'altra. La striscia poi ha la tecnicadel fumetto ed è di ispirazioneumoristica. Il fumetto è una sce-neggiatura grafica di un fatto . Unpo' come un film dove si sceneggiaun fatto distribuendolo in parti edove la colonna sonora sarebbero leparole scritte dentro la famosa«nuvoletta» che spesso viene perfinosostituita da una virgoletta che legalo scritto al viso . . . La striscia fa usomolte volte del fumetto ma la tec-nica è diversa: in essa infatti tutto èindirizzato alla battuta finale at-traverso una serie di quadri che di-luiscono, in certo senso, il discorso

I-Q11ANDO ENTRO /NC~lIESA, Q6TOSUCLA SOf t/A -a ;~

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portando il lettore a pensare . Il verofumetto di cultura in fondo è lastriscia perché consente di filtraremeglio il messaggio .

BS - Quale messaggio ritieni ditrasmettere con i tuoi disegni?Del Vaglio - Anche se qualche

volta con la stampa cattolica c'è daprendersi delle arrabbiature, credo

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 1 9

COME SPESSO ~/ENE, E' F/N/rAJCON UN REFERENDUMI

N ® ÒA A( ECH/CEL'PAFATTA )

che ci soffrirei a non poter disegnareper essa. Pensa a tutto ciò che hascritto AVVENIRE sull'aborto,ebbene, ho ricevuto delle letterine incui qualcuno ha scritto che avevodetto più io in quei quadretti che ilgiornale (Liverani mi perdoni! n .d .r .Piergiorgio Liverani è l'attuale di-rettore del giornale) in tutti gli ar-ticoli . Noi riusciamo effettivamentea comunicare con la gente . Io tut-tavia mi mantengo nella semplicitànon banale ma semplice . Altrimentinon ti fai capire più . In questi anniho fatto esperienza trovandomispesso di fronte a gente anche dicultura che non capiva niente, poiman mano si è adeguata a questodiscorso. Io sono un cattolico comeClericetti e per noi l'arte diventaanche modo di vedere e giudicare lecose .

Perché le editrici cattoliche -parlo di quelle grosse - non si sonoaccorte di questo fenomeno? Lo

Da «Sesto Evangello» .

Ecco come Dei Vaglio ha visto i problemi della terza età per il Bollettino Salesiano .

~.C«MUN1CAR.6 COS CV« i9N2/ANtS/QN/F7G9 PR.~~YCOA9~es/ DI LoZo

dellaeio20 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982

/ FRO/lrE A CERTE SOFFERC1,12EOf6 QUELLE i 6.OZ6orA,

COME S/ FA A NON SENT/RS/ COINVOLT/ ?

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sanno che Chiappori e Altan con illoro feroce e spesso cattivo anticle-ricalismo vendono fino a trentamilacopie? Quando incontro gruppi digiovani che al termine di unachiacchierata che si è conclusa conla spiegazione alla lavagna di unastriscia esplodono in un applauso,allora capisco che qualcosa di nuovosi muove. In fondo io e Clericettifacciamo anche gli apostoli di que-sta roba convinti della sua validitàespressiva .

BS - La gente ha voglia di ri-dere?Del Vaglio - Sì, e molta . Tut-

tavia dire certe cose con l'umorismosignifica anche farla pensare : qui simedita dopo ed istintivamente esimpaticamente portati da quelmodo di esprimersi .

BS - Se dovessi definire la fe-licità cosa diresti?

Del Vaglio - Per me gioia efelicità nel senso esplosivo dellaparola non esiste ; esiste invecequella serenità, quel modo di poterdire le cose con intima gioia e che tifa accettare anche le cose più sof-ferte .

BS - La giornata delle comu-nicazioni di quest'anno è dedicataai problemi degli anziani. Comevedi grafico-umoristicamente iproblemi di quest'ultimi?

Del Vaglio - Non è una cosafacile, perché quando noi parliamodi un mondo bisogna che lo cono-sciamo. Per esempio, io faccioqualcosa su Nigrizia e mi son do-vuto calare in un certo senso neiproblemi missionari di cui quellarivista è portavoce. Noi abbiamouna conoscenza superficiale deiproblemi della terza età . Per tra-durli in espressioni grafico-umori-stiche efficaci dovremmo prima ditutto vivere il dramma loro e ciònon sempre viene fatto. Questoporre problemi (anno del bambino,anno dell'handicappato, anno del-l'anziano . . .) anche se non risolvegran che, fa prendere coscienza diquesti problemi che una volta nonerano sentiti se non quando ci ca-pitavi dentro personalmente .Comprendendo e assimilando questiproblemi troveremo qualcosa dadire. Per la striscia c'è bisogno dimolta assimilazione e non puoiesprimerti semplicemente senza diessa. Se un preciso tema non di-venta tuo possesso e tuo sangue nonriesci ad esprimerti . Che cosa faicapire se non l'hai capito tu stesso?Io ammiro i ragazzi di oggi perché- almeno una parte - si immer-gono in problemi dei quali noi, al-l'epoca nostra, non ci sognavamo .Non ho dubbi: per quanto riguardauna maggiore attenzione a certiproblemi i giovani sono migliori dinoi .

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GIORNATA MONDIALE VOCAZIONI

Vocazioni :problema di tutti

A ncora una «giornata» . Per-ché? Ci sono tante «gior-nate», tra civili e religiose, in

un anno! Ma la Giornata MondialeVocazioni, sulla quale proponiamoquesta riflessione ha un'importanzatutta particolare . E la cosa si spiega .

Nella Chiesa, che si presenta inCristo come l'«anima del mondo», visono tanti impegnativi compiti dasvolgere, per realizzare al suo in-terno la comunione tra tutte lecomponenti ecclesiali e per svolgerenel mondo la sua missione : unirel'uomo a Dio e unire tutti gli uominitra loro .

Perciò c'è bisogno che quanti vi-vono la fede cristiana, non solo aparole ma a fatti, si sentano di tuttoquesto personalmente correspon-sabili, diventino collaboratori se-condo le proprie possibilità .

Tra tutti vi sono poi quelli chehanno il compito di suscitare questacorresponsabilità, di animare questacollaborazione; di essere «fermento»nella comunità cristiana . E questoperché in tutti, in ciascuna personacresca la coscienza di ciò che vuoldire essere «portatori di Cristo nelmondo», «esser Chiesa» e «fareChiesa», per vivere e lavorare piùuniti tra i credenti e più uniti alPadre. È lui che, con la guida delCristo e l'impulso dello Spirito, dàluce e forza alla fede, perché sia verae perciò operosa .Ora, l'impegno di essere «fer-

mento», spetta a tante persone nellaChiesa, con compiti diversi macomplementari tra loro, a comin-ciare dagli sposi, che costituisconoquella comunità di amore e di vitache fa della famiglia la più piccolaespressione della Chiesa, la «chiesafamiliare», secondo l'espressionescelta dal Concilio Vaticano Il .

Così pure il compito riguarda queilaici impegnati: insegnanti di ispi-razione cristiana, animatori di pa-storale giovanile ed altri che sonoeducatori alla fede, o responsabilinelle varie opere di apostolato . Ecoinvolge, in modo particolare, lepersone consacrate - uomini edonne: sacerdoti, religiosi e religio-se, membri degli istituti secolari -

che vivono una speciale vocazione atempo pieno per Cristo .Tra queste persone ha una re-

sponsabilità specifica chi deve as-sicurare alla comunità il serviziosacerdotale, fondato sul sacramentodell'Ordine . È il servizio della pre-ghiera, dei sacramenti, dell'Euca-ristia, dell'evangelizzazione e delleopere di carità materiale e spiri-tuale. Comprende tutto ciò che puòconcorrere a costruire, animare,guidare la comunità e le singolepersone a vivere il Vangelo .

E proprio della Giornata Mon-diale Vocazioni il favorire un mo-mento di riflessione e di preghiera -con le iniziative opportune - per-ché cresca in tutti la coscienza di ciòche esige il vivere la comune voca-zione cristiana rispetto a Cristo, allaChiesa, al mondo; mentre lo scopospeciale, per cui è stata istituita(come giornata «unica» per le vo-cazioni di speciale consacrazione,nel 1964, da Paolo VI), è quello dirichiamare l'attenzione e l'impegnodi tutta la Chiesa sulla vocazionesacerdotale e religiosa, anche conuna «giornata» apposita, fissataogni anno per la quarta domenica diPasqua .

Problema di qualitàe di quantità

È vero, le persone che vivonoqueste vocazioni - sacerdotale ereligiosa - sono un'esigua mino-ranza nel Popolo di Dio, di_ oltre 700milioni di cattolici - la comunità difede più numerosa del mondo - inmezzo a una popolazione che crescecosì rapidamente in numero di abi-tanti e di necessità materiali e spi-rituali. Ma appunto per questo talivocazioni sono anch'esse necessariealla comunione e alla missione dellaChiesa. Così ha voluto il Cristo conl'istituzione del sacerdozio e conl'esperienza eccezionale da lui vis-suta con alcuni uomini e donne chefacevano comunità con lui, vivendo ivalori radicali del Vangelo; espe-rienza ripresa dalla prima comunitàcristiana a Gerusalemme e conti-

nuata attraverso i secoli dagli isti-tuti religiosi, maschili e femminili,antichi e moderni .

Certo, prima di ogni altra cosa èun problema di «qualità», perchésono vocazioni nelle quali con latestimonianza della vita, che è alprimo posto per importanza, è al-trettanto doveroso il servizio allapreghiera e alle opere di evangeliz-zazione e di carità.

È interessante rilevare che perquesto servizio oggi vi sono in Italiacirca 55 .000 sacerdoti (di cui 21 .000negli Ordini, Congregazioni e Isti-tuti religiosi), circa 9.000 uomini e150.000 donne nelle varie istituzionidi vita consacrata. Si tratta di pocomeno di 1 sacerdote e di 3 tra reli-giosi (non sacerdoti) e religiose perogni 1.000 abitanti .

Invece, cento anni fa, per unapopolazione italiana metà dell'at-tuale, c'era il triplo dei sacerdoti dioggi in cifra assoluta, sei volte di piùin cifra relativa alla popolazione -6 sacerdoti per ogni 1 .000 abitanti .

È un problema di servizio, perciòè anche problema di quantità, puroperando oggi in una Chiesa dovecresce il senso di appartenenza e lacoscienza di partecipazione dei laici .Ma tutti sanno che il numero

delle persone impegnate in questevocazioni è fortemente diminuitonegli ultimi dieci anni, un po'ovunque, mentre oggi c'è una lieve

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 2 1

inversione di tendenza e perciò diaumento di ordinazioni sacerdotalinel mondo, ma non nell'Europa oc-cidentale ; e un aumento di entratedei giovani nei seminari, ma nonancora in Italia secondo i dati del-l'Annuario Pontificio 1981 .

Problema di qualità e di quantità,dunque, per cui la Chiesa tutta siraccoglie in questa Giornata Mon-diale Vocazioni per riflettere e pre-gare per le vocazioni esistenti eperché lo Spirito, anima la Chiesa,susciti nuove vocazioni sacerdotali ereligiose per rivitalizzare la co-munità cristiana ; e l'azione illu-minante e stimolante della suagrazia aiuti coloro che Dio chiama adare una risposta totale e definitiva.

• un problema della Chiesa chetrova la Famiglia Salesiana pertradizione e convinzione pienamentesensibile e solidale con tutte le altrecomponenti ecclesiali, presente condue Istituti religiosi : i Salesiani diDon Bosco e le Figlie di Maria Au-siliatrice, tra i numerosi nellaChiesa, affiancati da altri istituti dipersone consacrate (le Volontarie diDon Bosco) e da associazioni di laici- Cooperatori Salesiani ed Exal-lievi (salesianamente impegnati) -,che vivono pur in modi diversi, au-tonomi la «comune vocazione sa-lesiana» .• comune per l'unico «spirito di

Don Bosco» che la anima, nel ca-risma da cui deriva e nel ministeroecclesiale cui è destinata : l'aposto-lato tra la gioventù, i ceti popolari ele missioni .

Per i Salesiani, in particolare, lasensibilità e l'impegno per le vo-cazioni (per tutte le vocazioni, in-cominciando da quella propria deilaici) appartengono in modo nonmarginale, ma essenziale al «pro-getto educativo-pastorale» su cuil'impegno dei continuatori di DonBosco è oggi concentrato .• stato il Capitolo Generale ul-

timo - il ventunesimo, nel 1978 -a ribadire che «la scoperta dellapropria chiamata, la scelta libera ecosciente di un progetto di vita co-stituisce la mèta e il coronamento diogni processo di maturazione umanae cristiana. Ed ancora : «È un pro-blema vitale per la Chiesa quellodella vocazione personale di ognicristiano : è il problema della edu-cazione alla fede e alla totale di-sponibilità al Cristo. . . problema difondo della stessa evangelizzazio-ne». Per questo si richiede che in22 - BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982

ogni regione dove i Salesiani ope-rano si prepari un «piano» parti-colareggiato, in stretto contatto conle altre componenti della Chiesalocale - la diocesi - e «in armoniacon il rispettivo piano vocazionaleche essa elabora» ; e si programmino«iniziative concrete di servizio vo-cazionale in favore delle Chiese lo-cali» .

Sono, come si vede orizzonti nonchiusi, ma aperti; e aperti sullaChiesa .

Se ne è trattato anche nella«settimana di spiritualità» dellaFamiglia Salesiana nel gennaio diquest'anno - vedere il «BollettinoSalesiano» del mese scorso -, unvero e proprio piccolo congressomondiale, con circa 170 partecipantida tutti i gruppi salesiani prove-nienti da 32 nazioni .

È stata prima di tutto un'espe-rienza felice della «comune voca-zione salesiana», attraverso la pre-ghiera, la fraternità, lo scambio diidee ed esperienze, che ha rispostoalle attese di persone provenienti daaree geografiche di condizioni sto-riche, culturali e religiose tanto di-verse .

Il documento con le «conclusioni»riecheggia quanto è affermato nel-l'ultimo Capitolo Generale dei Sa-lesiani, che l'impegno per la voca-zione personale dei giovani e per levocazioni nella Chiesa è obiettivoessenziale del loro progetto edu-cativo-pastorale.

E lo ha ripreso con queste parole :«Il dovere di orientare i giovaninasce dal diritto della gioventù adessere orientata, prima che da unaparticolare situazione delle voca-zioni nella Chiesa» .

Tutto ciò esige un'attenta operadi discernimento e di educazione; unservizio di animazione degli edu-catori e di orientamento, dei giovani,a tutte le età.

Ma non si è voluto allo stessotempo disattendere «la particolaresituazione delle vocazioni nellaChiesa», oggi ; e, all'interno di que-sta, la situazione delle vocazioninella Famiglia Salesiana .

Essa non è rimasta ai marginidella crisi così grave ed ampia dellevocazioni di speciale consacrazione,soprattutto in Europa centrale e, inparticolare, in Italia ; mentre qua elà per il mondo c'è una certa ripresae in altre zone continua la fiorituradi vocazioni salesiane. Anzi, per essequest'anno c'è stato un vero balzo in

avanti, complessivamente, di uncentinaio di «novizi» in più rispettoal numero stabilizzato intorno aicinquecento degli anni scorsi . Macosa sono tali aumenti di fronte ailarghi vuoti di quest'ultimo decen-nio, o di fronte alle esigenze, alleurgenze del «progetto Africa», peresempio, che costituisce quasi unanuova, impegnativa frontiera del-l'azione missionaria della FamigliaSalesiana.L'impegno per «più vocazioni» a

ciascuno dei gruppi della FamigliaSalesiana, resta dunque sempre at-tuale .

Una vocazionl mondo d'oggi

«Salesiani è bello?» è stato chie-sto tempo fa al rettor maggiore donViganò. La risposta è stata senz'al-tro affermativa. E la vocazione dei«giovani per i giovani» . E la gio-ventù costituisce più del 50% dellapopolazione mondiale, è sempre ilprimo problema di oggi proiettatosul mondo di domani, per un mondodiverso, più giusto.

E una vocazione che può convin-cere e soddisfare giovani che sonopiù in cerca di «ragioni per vivere»che di «mezzi per vivere» . Ma per-mangono gravi difficoltà, di naturapersonale e sociale, che bloccanoanche ottimi giovani davanti a unprogetto di vita che esiga apertura edisponibilità a una vocazione sa-cerdotale o religiosa. O è forse unapiù radicale difficoltà: fra tantolaicismo può esserci una crisi di va-lori spirituali, una crisi di fede, cioèuna crisi della fondamentale vo-cazione cristiana, a cominciare dallafamiglia, che dovrebbe essere ilprimo vivaio di vocazioni .

E per questo che occorre pregare .Lo ha raccomandato il Signore Ge-sù, vi insiste la Chiesa ; lo hanno ri-petuto le «conclusioni» della «set-timana di spiritualità» nelle indi-cazioni per una strategia dell'a-nimazione e dell'orientamento vo-cazionale ; perché è nel clima dellafede che ogni vocazione si realizza ; enella preghiera si scopre quel de-stino che Dio va indicando a cia-scuno .

Ogni vocazione è iniziativa di Dio,ma Egli vuole la nostra collabora-zione; vuole la mediazione dellacomunità, per guidare ciascuno al-l'adesione personale all'iniziativadivina ; vuole un clima di preghiera :ecco il perché della Giornata Mon-diale Vocazioni .

Giuseppe Clementel

ECUADOR / SCUOLA VIA ETERE

I l 1 vicariato apostolico di Men-dez, affidato ai salesiani fin dal1893, abbraccia in gran parte la

provincia di Morona-Santiago, nellaregione amazzonica dell'Ecuador.La popolazione del vicariato com-prende 62 mila abitanti di cui 23mila indigeni Shuar e 1 .100 Achuar(due delle 300 etnie della zonaamazzonica) .

Con l'aiuto di alcuni missionarisalesiani gli Shuar hanno costituitouna federazione con centro a Secuae uno statuto che è stato anche ap-provato dal governo nel 1964 .

Scopo di questa federazione allaquale fanno capo 212 centri dislocatinelle province di Morona-Santiago,Zamora e Pastaza, è di tutelare idiritti degli indigeni e di aiutarli aprogredire salvaguardando la lorocultura e i valori della loro tradi-zione .La Federazione Shuar dispone,

dal 1968, di una emittente radio chedal 1972 diffonde un sistema dieducazione radiofonica biculturale .

«Asesor» - noi diremmo con-sulente, ma è anche l'organizzatoree l'animatore, è un salesiano di ori-gine torinese che lavora in Ecuadordal 1963, padre Alfredo Germani .Capelli lunghi, annodati a «chi-gnon» sulla nuca come gli Shuar,padre Germani, ad una prima oc-chiata - può anche apparire untipo originale. Sotto una parlata

apparentemente distratta, ma co-stantemente venata da un fine hu-mor all'inglese, cela una conoscenzaprofonda dei problemi locali, faci-litata anche dalla padronanza per-fetta della lingua indigena .

Lo abbiamo conosciuto una do-menica mattina nella sede dell'e-mittente radiofonica . .. Uno studioche sembra il ponte di comando diun nave .

- Padre Germani, come funzionail sistema radiofonico degli Shuar?

«Il nostro sistema di educazionecomprende molte sezioni . La sezionepedagogica per l'istruzione primariaè formata da otto telemaestri cheredigono i testi poi letti in diretta aimicrofoni della radio . Le lezioni sisvolgono durante la settimana, dallunedì al venerdì, dalle - 7,30 alle13,30. La seconda sezione pedago-gica si occupa dell'istruzione media .Tutto il personale è Shuar, ad ec-cezione del coordinatore . C'è poiuna sezione incaricata della super-visione dei testi, composta da unresponsabile e da 12 supervisori dizona i quali visitano almeno trevolte all'anno ciascuna delle 164scuole primarie, delle 24 medie e dei100 centri di alfabetizzazione per gliadulti» .

«La lezione scolastica - continuapadre Germani - arriva alle variescuolette radiofoniche o centri diricezione attraverso le 4 emittenti

della Federazione. In ciascunascuoletta c'è una radio ricevente,una comunissima radio, e un te-leausiliario che fa da animatoredella classe . Dopo l'introduzione,per radio arriva il numero della le-zione che verrà trasmessa, l'indi-cazione del ciclo e dell'area allaquale è destinata . . . Ogni lezionedura venti minuti, poi si passa ad unaltro ciclo» .- Quali difficoltà avete dovuto

superare?«Soprattutto la sfiducia di questa

gente nei confronti della tecnica, laristrettezza numerica di alcune co-munità. E poi l'ostilità di alcuniinsegnanti che non vedevano dibuon occhio questo sistema . E iproblemi tecnici . .. Enormi. Soprat-tutto perché in molte zone non sipoteva disporre di personale tec-nicamente preparato per la ma-nutenzione delle apparecchiature» .- Dopo tanti problemi e tanti

sacrifici, quali risultati avete ot-tenuto?«Abbiamo cominciato con 46

scuole . . . In dieci anni sono salite a164. . . Per la scuola media siamopartiti tre anni fa, tra enormi dif-ficoltà, con sette scuole . Oggi ce nesono 24 con la prospettiva di salirepresto a 45 e la speranza di poterarrivare al punto che ognuna delle164 primarie abbia anche una me-dia» .

BOLLETTINO SALESIANO • I MAGGIO 1982 • 23

ARGENTINA / DON ANGELO BUODO

Un friulanonella Pampa

Fu «raccomandato» perché venisse accettato a Mathi : era il1889 ed era nato ventidue anni prima tra i contadini della pro-vincia di Pordenone . A ricordo della sua bontà gli hanno eretto

un monumento e dedicato un quartiere .

ella primavera del 1889 bus-sava alle porte dell'Istitutosalesiano di Mathi, un centro

del basso Canavese, in Val di Lanzo,a 27 Km da Torino un giovanottonedi 22 anni, alto e robusto come unaquercia .

La casa accoglieva a quel tempo«i Figli di Maria», una geniale ini-ziativa per preparare, con «unascuola di fuoco» (corsi accelerati eintensivi) le vocazioni adulte .- Cosa vuoi?, gli chiese il por-

tinaio aprendogli la porta .- Farmi prete salesiano . Ho qui

una raccomandazione del mio par-roco, don Piccolo .

Piuttosto titubante il bravuomolo introdusse nel piccolo parlatorio eandò ad avvisare l'economo dellacasa .- C'è di là un giovanotto, piut-

tosto male in arnese; dice che vuolfarsi salesiano, ma credo sia unmendicante o qualcosa di peggio . . .

Il giovanotto, intanto, sedutositranquillamente, si era messo a fu-mare . L'economo dopo averlosquadrato, diede un'occhiata allalettera e pensò bene di avvisare ildirettore, don Filippo Rinaldi, ilfuturo secondo successore di donBosco alla guida della congregazionesalesiana .- Venga a vedere che arnese ci

hanno mandato! Uno di quelli ta-gliati con l'accetta, buono forse perfare lo spaccalegna .. .

Don Rinaldi lo accolse con il suosorriso permeato di grande bontà,gli sedette accanto, chiedendoglinotizie del viaggio, della famiglia,degli studi . . .

- Vedo che hai l'abitudine difumare, disse poi ; ma qui da noi èvietato il fumo . Penso che un po'alla volta ti ci abituerai .- No, signor direttore, niente

privilegi per me! Se qui non si fuma,smetto subito, e gettò il mozziconedalla finestra .24 - BOLLETTINO SALESIANO - 1 MAGGIO 1982 ∎

Iniziava così la sua nuova vitaquello che doveva diventare uno deipiù grandi missionari della PampaArgentina.

Una vita di sacrifici

Angelo Buodo era nato a Barco,un paesino rurale di 500 anime, nelcomune di Pravisdomini, in pro-vincia di Pordenone, il 27 giugno1867, ultimo di sette fratelli . La suafamiglia era poverissima .

«Da piccolo - confessava - hosofferto tanta fame : una fame maisaziata» .

La situazione si fece anche piùgrave quando morì la madre a soli37 anni di età, e poco dopo anche ilbabbo. Aveva soltanto 14 anni . «Lapovertà ci costringeva spesso amendicare un tozzo di pane, un po'di farina per fare la polenta, di casain casa. .. Andavo con mia sorellaRegina, offrendoci per qualche la-voro e servizio, pur di raggranellarequalcosa» .

Aveva frequentato le prime tre

classi elementari in paese, con ot-timi risultati . «Avrei desideratotanto studiare, ma la povertà in cuivivevamo non me lo permetteva .Cominciai a lavorare presto comeservitorello nelle famiglie più be-nestanti. Mi accontentavo del solovitto per non essere di peso alla fa-miglia. Quando avevo un momentolibero mi immergevo nella lettura dilibri che qualche compagno piùfortunato mi prestava» .

Il desiderio di imparare lo portò,fatto più grandicello, a iscriversi aun corso serale nella vicina Pravi-sdomini. Ma il suo sogno poté rea-

lizzarsi solo a 22 anni, quando entròdai salesiani a Mathi, «rozzo comeuna talpa, ma ostinato come unmulo» .

Riprese gli studi dalla quintaelementare. Venne poi inviato alcollegio San Giovanni Evangelistadi Torino, per frequentare il corsoginnasiale. Era uno dei più anziani,ma con tenacia e volontà ferrea sibuttò sui libri per non essere dameno degli altri .

L'improvviso cambiamento divita e l'impegno nello studio gliprovocarono un esaurimento conforti emicranie che lo costrinsero aun lungo periodo di riposo .

Un giorno, incontrando don Ruaall'oratorio di Valdocco, si lagnò dinon poter riprendere gli studi .- E se ricuperi la salute, cosa

pensi di fare?, gli chiese don Rua .- Farmi missionario e andare

con monsignor Cagliero a lavorarenella Pampa in Argentina .

Don Rua lo condusse nella ca-meretta di don Bosco e insiemepregarono a lungo . Poi don Rua gliprese la testa e gliela appoggiò sul

cuscino del Santo e soggiunse :«Voglio proprio vedere se don Boscosi trova in paradiso» . L'effetto fuimmediato! Da quell'istante nonebbe più alcun dolore. Riprese sub-ito gli studi . Nel 1892 fece la pro-fessione religiosa e fu inviato aValsalice per continuare la prepa-razione. Passò quindi a Faenza(Ravenna), dove tra gli altri allievivi era anche un certo Benito Mus-solini . . .

Il 19 dicembre 1896, venne or-dinato sacerdote da monsignorCantagalli . L'anno successivo i su-periori gli permisero di trascorrereuna quindicina di giorni nel paesenatio. Ricevette entusiastiche ac-coglienze ed ebbe la gioia di riab-bracciare i fratelli, rivedere parentie amici, con i quali trascorse duesettimane felici, prima di partire perle lontane missioni .

Il guerriglierodella Pampa

Arrivò a Buenos Ayres, capitaledella Repubblica Argentina, il 20novembre 1898 e, senza perdertempo, con il solito impegno, si misea studiare la lingua spagnola .

Per sei anni lo troviamo inse-gnante nel collegio di Bosa e nellascuola agricola di Uribellarea. Fi-nalmente ottiene di poter realizzareil sogno più grande della sua vita :missionario nella Pampa, un ter-ritorio senza confini, vasto cometutta l'Italia settentrionale, abitatodagli «Indios», condannati a unavita di miseria e vittime di violenzee sopprusi di ogni genere.

Padre Angelo percorreva perio-dicamente, in lungo e in largo,quella terra selvaggia, su una car-retta tirata da tre mule, sulla qualecarica sacchi di pane, sale, farina,pasta e indumenti di ogni genere.Era una carretta di quelle usatedagli zingari, coperta da un grantelo che la riparava dalla pioggia edai cocenti raggi del sole . E lo stessosi differiva dagli zingari unicamenteper la talare che indossava, lisa e diun colore indefinibile . Inoltre nonvendeva e non chiedeva nulla : di-stribuiva gratuitamente sempretutto quello che riusciva a portare .

Il centro di raccolta era a BuenosAyres, presso il collegio Pio IX .Nelle brevi soste tra un viaggio el'altro, girava per la capitale, men-dicando per i suoi poveri, andandodi porta in porta. Quando poi tor-nava dai suo giri, aveva semprequalche orfanello al quale trovareun nido accogliente.

Nella Pampa ritrovò la sua vo-

cazione di contadino. Era un in-namorato della natura. Davanti aun bel panorama si fermava inestasi per lodare il Signore. Anchequando doveva attraversare sentieritracciati tra alte erbe taglienti earbusti spinosi, trovava modo diringraziare Dio .

«I frati - diceva - devon fla-gellarsi per fare penitenza ; a me,invece, il Signore manda questiflagelli senza che debba andarli acercare» .

Era convinto che per migliorare lecondizioni dei contadini, occorrevapuntare sull'agricoltura, razionale e

Don Buodo in una foto da lui dedicata a donFilippo Rinaldi .

intensiva. «Solo la buona madreterra è in grado di migliorare il vo-stro tenore di vita e offrire cibo atutti!». E si calcola abbia distri-buito, durante le sue consuete pe-regrinazioni, non meno di 30 milapiante da frutta e 200 mila viti .«Chi pianta un albero - diceva -può esserne fiero, perché il suopassaggio su questa terra non èstato sterile» . Quando riusciva arealizzare un frutteto o un vigneto,era fuori di sè dalla gioia .La Pampa è una terra peren-

nemente assetata di acqua, perquesto la pioggia è considerata unavera benedizione del cielo. Al suopassaggio i contadini accorrevano alui, supplicandolo : «Padre, da mesinon piove, le piante intristiscono . . .Mandaci la pioggia» .E padre Angelo, che aveva fede,

quella che trasporta le montagne, lirassicurava: «Preghiamo e vedreteche il Signore ci manderà la piog-gia» .

I viaggi più lunghi, particolar-mente nelle località toccate dallaferrovia, li effettuava in treno . Erasempre stracarico di pacchi di ognigenere e dimensione . Per non pagarela sopratassa su i bagagli, li distri-buiva tra i passeggeri . «Per favore,mi vuol tenere questo pacco?»«Posso affidarle questa cesta?»«Signora, le consegno solo uno deimiei grossi involti ; non si preoccupi,ci penso io a caricarlo sul treno» .

I controllori chiudevano un oc-chio, qualcuno protestava : «Ma leinon si accontenta di riempire solo lacarrozza in cui viaggia sta occu-pando tutto il treno! » .

Alla sua bontà e umiltà nessunopoteva resistere. Accadeva talvoltache qualche pacco, tra i 30-40 (al-cuni erano sacchi) che aveva di-stribuito e caricato, rimanesse sultreno. Ma tutti lo conoscevano e ilpacco veniva sempre rintracciato efatto pervenire a padre Angelo . Eratalmente conosciuto che sovente imacchinisti, incontrandolo lungo lalinea, si fermavano a offrirgli unpassaggio, oppure facevano unafermata fuori programma, per farloscendere .

Una volta per poco non ci rimisela vita. Doveva scendere a una sta-zioncina lungo il Rio Colorado, doveera atteso. Il macchinista, pregatodi fermare il treno, si rifiutò : «E ilregolamento, padre, e siamo anchein ritardo», «Ma io devo assolu-tamente fermarmi e scaricare i mieipacchi : la gente mi attende! » .

Visto che il macchinista non vo-leva proprio fermarsi, giunto aqualche centinaio di metri dallastazione, padre Angelo, cominciò alanciare i pacchi lungo la massic-ciata; giunto poi davanti alla sta-zione, dove lo aspettavano con tantodi banda, non esitò a buttarsi giùdal treno in corsa . . . Anche il treno sifermò, mentre tutti accorrevanoattorno al prete che tentava dirialzarsi, perdendo sangue dal nasoe dalla bocca .

«Ma perché si è gettato a quelmodo? - lo rimproverò il caposta-zione - Poteva ammazzarsi! » .

«Visto che il treno non si volevafermare, ho deciso di fermarmi io -

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 25

rispose - Ma adesso cerchiamo dirimettere a posto qualche costolache pare non abbia gradito molto ilmio atterraggio» .

,enza paura

Padre Angelo aveva una forza euna costituzione eccezionali. Al suopaese ogni anno si svolgeva una garatra chi trasportava il tronco o ilsacco più pesante. Finché visse aBarco, il primo premio era sempresuo applaudito dai grandi, ammi-rato dai piccoli come un eroe .

La salute di ferro e la robustezzafisica gli permisero di affrontaredisagi, difficoltà e pericoli di ognigenere, senza mai perdere il buonumore. In una terra dove anche ilpiù povero dei «gauchos» (i con-tadini meticci) portava sempre consè una pistola e il «machete» (uncoltellaccio dalla lama tagliente)padre Angelo viaggiava disarmato .Non aveva paura di affrontare vio-lenti e prepotenti che non vedevanodi buon occhio il lavoro che svolgevaper difendere i poveri e gli indios,sfruttati dai ricchi «hacenderos»della zona .

Un giorno ne incontrò uno : «Soche lei ce l'ha con me e ne dice ditutti i colori quando non ci sono .Ora eccomi qui ; su, vediamocela tranoi, da uomo a uomo». Il poveracciocercò di balbettare qualche scusa epreferì andarsene .

Un'altra volta, mentre viaggiavain treno, s'imbattè in un tipaccioche incominciò a insultarlo con pa-role volgari e minacce di ogni ge-nere. Padre Angelo, che non avevapeli sulla lingua, cominciò a ri-spondergli per le rime. Ad un trattol'altro, infuriato, estrasse la pistolapuntandogliela al petto . Senzascomporsi, il prete gli abbassò l'ar-ma dicendo : «Metta via quell'ar-nese, potrebbe far male a qualcuno» .

A Santa Isabella, durante unalite, un gruppo di ubriachi, coltelloalla mano, stava per azzuffarsi . Ilcommissario di polizia, accorsoprontamente, era sul punto di in-tervenire, quando provvidenzial-mente comparve padre Angelo, conla veste semiabbottonata, svegliatodi soprassalto dalle grida di queglienergumeni. Bastò l'apparizione diquel prete massiccio e deciso, perchégli animi si calmassero . . .

* * *

Buono e generoso con tutti, non silasciava però imbrogliare o prenderein giro da alcuno . Un giorno, mentretrasportava sacchi e involti appenascaricati dal treno un gruppo di

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giovanotti sfaccendati, prese a de-riderlo. Tollerò per qualche minutolo scherzo, poi scaraventò in mezzoal gruppo un sacco di mercanzia .Uno di loro, colpito in pieno, rimasea terra malconcio, mentre gli altri sidiedero a una fuga precipitosa .Il giorno seguente venne convo-

cato al comando di polizia . «Re-verendo, lei ieri alla stazione haprovocato un tafferuglio. Uno anzi èstato atterrato ... e da un prete» -rispose padre Angelo - «Come, ilcolpevole sarei io? Mi dica un po',signor commissario, cosa facevano isuoi poliziotti mentre quelli si fa-cevano beffe di me? Stavano aguardare e se la ridevano a crepa-pelle! Le pare giusto che un citta-dino sia costretto a difendersi dasé?» . Tutto finì con una stretta dimano .

ggio e astuziCoraggio, forza e astuzia lo aiu-

tarono a cavarsi d'impiccio in moltesituazioni anche pericolose, e qual-che volta vi riuscì proprio per ilrotto della cuffia.

Un giorno stava predicando unamissione. Tra gli ascoltatori, ancheuna donna che colpita dalle sueparole, o per dir meglio «dalla graziadi Dio», come diceva lui, desideravamettere in ordine la sua coscienza .«Padre, - gli disse - deve convin-cere il mio uomo-padrone a sposar-mi o a lasciarmi libera» .

Ma il signorotto non ci sentiva daquell'orecchio. E siccome quel pretenon era uomo da farsi intimorire, ungiorno pensò di levarselo di torno inmodo definitivo . Incontratolomentre camminava lungo la strada,fermò la sua automobile e gli disse :«Padre, salga sulla mia vettura ;venga, non abbia paura, l'accom-pagno io dove deve andare» .

Padre Angelo capì a volo le in-tenzioni di quel tizio : portarlo nellaPampa e chiudergli la bocca persempre con un colpo della rivoltellache portava ostentatamente al cin-turone. Accettò tuttavia l'invito,senza dar segno di paura . Poi,mentre passavano davanti a un di-stributore di benzina con annessa«cantina» (osteria), lo invitò a fer-marsi a bere un bicchiere di «cer-veza». «Nel frattempo - disse - ioscambio quattro chiacchiere conquesto mio amico benzinaio» .

«Fatemi un favore - disse padreAngelo a quest'ultimo mentre il si-gnorotto entrava nella bettola -strappate i fili del contatto in modoche la macchina non possa ripartiresubito . . . quello vuol farmi la pelle eio intanto me la svigno» .

Un'altra volta, mentre viaggiavain treno, un gruppo di soldati avevaadocchiato la sua «bota» (borracciadi cuoio) che portava sempre con sè,piena di vino . Mentre faceva un girodi ispezione per i suoi bagagli dis-seminati nei vari scompartimenti, isoldati ne approfittarono per svuo-targli la borraccia, tra grasse risate .Tornato al suo posto e accortosi deltiro birbone : «Oh, che disgrazia -esclamò tutto preoccupato - Erapieno di veleno per uccidere le for-miche. Qualcuno lo ha bevuto cre-dendolo vino . . . Strano però che nonne abbia notato il sapore piuttostoforte! Il guaio è che colui che l'habevuto andrà incontro a terribiliconseguenze . . . a meno che nonprenda subito un antidoto» .

«Cosa bisogna prendere?» chie-sero allarmati i militari che avevanogià la tremarella.

«Un caffé forte, meglio ancora secon un bicchierino di "rhum" . Inquanti ne avete bevuto?» .

«Allora, presto, cameriere : diecicaffé corretti, anzi undici, perchéanche io ho le gambe che mi tre-mano. E voi date una buona manciaal nostro bravo cameriere che visalva la vita! » .

Così dovettero pagare salato ilpur ottimo vino che avevano bevutoper beffare il prete .

* * *

Nei suoi viaggi gli capitava spessodi imbattersi in qualche anarchico oanticlericale, cui non pareva veropoter mettere alla berlina un prete .Ma padre Angelo non era certo uo-mo di lasciarsi pestare i piedi senzaprotestare, per cui accadeva spessoche chi andava per suonare, restavasuonato, e il più delle volte, ancheconquistato dalla fede e dalla caritàeroica di questo prete, rozzo e tra-sandato in apparenza, ma con uncuore traboccante d'amore .Un giorno, mentre viaggiava in

treno diretto a Bahia Blanca, vennea sedersi accanto a lui un noto an-ticlericale . La discussione, comesempre, fu animata, intercalata dabattute di spirito, motti e com-menti, non sempre improntati a unlinguaggio delicato e raffinato, cheperò destavano interesse e ilarità trai presenti. Ad un tratto il nostrointerlocutore, notando la talaresdruscita e rattoppata del prete e ilsuo viso stanco ed emaciato disse :«Non mi pare che il vostro conventovi tratti molto bene» .

«Il sufficiente per vivere : tutto ilresto appartiene ai poveri» .

«Allora voi siete un'eccezione ; ma

11 monumento a Don Buodo

scusate se sono indiscreto: oggiavete pranzato?» .

«Ho preso una tazzina di caffèstamattina, prima di partire» .

«Beh, se è così . . . Ecco qui i soldi :andate nel vagone-ristorante e fa-tevi servire il pranzo . Quando tor-nerete potremo discutere meglio! » .

Ma pochi minuti dopo, ecco padreAngelo già di ritorno .

«Come? Avete già mangiato?» .«Ho trovato un povero vecchio

malaticcio, più affamato di me e homandato lui al posto mio» .

Il mangiapreti questa voltachiamò il cameriere : «Porta qui ilpranzo per questo prete - gli or-dinò - Voglio controllare chemangi! » .

A serviziodei poveri_

Fin da bambino padre Angeloaveva esperimentato cosa vuol direessere poveri, sentire i morsi dellafame, essere costretti a mendicareun pezzo di pane . Per questo, di-ventato prete, aveva fatto la suascelta: vivere come i poveri, lavorareper elevarli materialmente e mo-ralmente. La vita di stenti della suainfanzia, i ricordi di quel tempolontano, ma pur sempre presente, gliavevano dato una particolare sen-sibilità verso chi è provato dal do-

lore o costretto a mendicare persopravvivere .«Non basta - soleva dire -

sentir compassione per i poveri,aiutarli con doni e offerte; è neces-sario immedesimarsi nella loro si-tuazione condividere le loro soffe-renze, far propri i loro problemi . Iodesidero non solo lavorare per loro,ma vivere come loro ; solo così sen-tono che li amo veramente» .Vestì sempre in modo dimesso,

umile. La veste buona, quella por-tata dall'Italia, la conservò sempreper le grandi occasioni . «Mi serviràanche quando celebrerò le nozzed'oro sacerdotali! » . E la indossòdavvero!Usava vecchi vestiti e scarpe

smesse dagli altri, generalmente piùgrandi della sua misura. «Sono lepiù comode - diceva - . Più vec-chie sono e più andiamo d'accordo . Ipoveri non mi accetterebbero più semi presentassi loro vestito come unsignore.

Era parsimonioso : non permet-teva che si sprecasse nulla . «Quelloche non serve a noi, può essere utilea chi non ha nulla. La Provvidenzanon benedice chi non tiene conto deisuoi doni» .

La camera che occupava al col-legio salesiano di Buenos Ayres erachiamata «l'Arca di Noè» . Racco-glieva di tutto, ma era sempre pulitae ordinata. Aveva cura di catalogareogni cosa, dividendo quanto rac-coglieva, preparando i pacchi se-condo le esigenze di quelli cui eranodestinati . Anche nel vitto era moltofrugale: il suo piatto preferito, laverdura che raccoglieva nei campi ogli offrivano i coloni. Ma saltare ipasti era per lui cosa abituale. . .

Missionarioa tempo pieno

Con la carità materiale, recavapure quella spirituale. Padre Angeloera, sempre e dovunque, prete emissionario. La salvezza dell'uomoera lo scopo ultimo della sua in-stancabile attività . Dagli accuratidiari che teneva, è possibile con-trollare quanto abbia operato nelcampo dell'apostolato . Ecco il bi-lancio di un anno di lavoro : 338battesimi, 275 cresime, 151 primecomunioni, 555 confessioni, 550 co-munioni, 28 matrimoni, 283 pre-diche, 264 visite a singole famiglie,1 .790 persone preparate a ricevere iSacramenti. In 33 anni di apostolatosono ben 13.033 i battesimi da luiamministrati .

Sono cifre incredibili, se si tienconto delle difficoltà che doveva

affrontare per avvicinare famiglie epersone disseminate in un territoriovasto .

Si calcola che abbia percorso nonmeno di 600 mila chilometri . Daidiari e dalle lettere che scriveva perottenere aiuti, traspaiono le peri-pezie e le difficoltà che incontrava :

«Ho trovato famiglie intere am-malate. Ho dovuto fare da medico eda prete. . .» .

«Oggi ho celebrato in mezzo aimalati, sdraiati per terra, avvolti neiloro logori "poncho"» .

Durante questo viaggio ho potutoassistere qualche moribondo, aiu-tandolo a morire senza disperarsi . . .» .«Ho liberato un indemoniato .

Furono necessarie ben quattro per-sone per tenerlo fermo. Il mio aiu-tante è fuggito per la paura . . .» .«Quanta miseria ho visto e

quanta ingiustizia. Sono stato co-stretto a minacciare la giusta colleradi Dio . . .» .

«Che pena mi fanno i bambini . . .Quanti orfani e figli del liberoamore! Non si fa mai abbastanzaper aiutare questi innocenti . . .» .

Oltre alla predicazione, padreAngelo fu anche l'apostolo dellabuona stampa, che diffondevaovunque passava. «Durante 33 annidi apostolato missionario - scrive ilsuo biografo, Rau A. Entraigas,autore del volume "El Horner deDio" - distribuì non meno di 400mila opuscoli, libri, riviste, in difesadei poveri e per diffondere il mes-saggio della salvezza» .

Incredibili anche la sua attività eil numero di opere realizzate . «Co-struì - continua il biografo - de-cine di chiese e cappelle, creò nu-merose comunità parrocchiali, bat-tezzò 13 mila bambini, celebrò mi-gliaia di matrimoni, sanò centinaiadi unioni irregolari, assistè e con-fortò ammalati e moribondi, or-ganizzò gruppi di amici e collabo-ratori perché continuassero la suamissione. . . » .Padre Angelo Buodo morì a

Buenos Ayres l'11 maggio 1947, al-l'età di novant'anni . Nel 1954 i cit-tadini di General Acha gli eresseroun monumento in un quartiere cheporta il suo nome e nel 1964 la Ca-mera dei deputati gli fece erigere aSanta Rosa, capitale della Pampa,un grandioso monumento con unacappella e un museo dedicato allamemoria dell'eroico missionario cheaveva speso tutta la sua vita perl'elevazione materiale e morale deipoveri .

Antonio Maria Alessi

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 27

STORIA SALESIANA

La singolare storiadel «San Giovannino»Don Bosco ne fece un monumento al Papa. Era l'anno 1882 ed inmolti cattolici era vivo ancora il ricordo della presa di Roma .

Ecco una rievocazione delle origini di quell'opera .

E rano i giorni della presa diRoma. Un quadrilaterooblungo, tra Corso Vittorio

Emanuele, via Madama Cristina evia San Pio V, regolare ma frazio-nato fra diversi proprietari e confabbricati inservibili, sarebbe ser-vito a Don Bosco. Gli apparivaadatto per stabilirvi una base ope-rativa completa: chiesa, oratorio,ospizio. In quella plaga attorno al1848 aveva avviato l'oratorio di SanLuigi, tra consensi e dissensi : i dis-sensi venivano espressi con gran-dinate di sassi o all'arrivo deglioratoriani o durante le funzioni sa-cre. Incisivo, questo linguaggio ; econvincente. Don Bosco però siconvinse che non doveva abban-donare la posizione e che proprio lìci voleva un'opera di più ampio re-spiro .

Lo interessava un terreno e uncorpo di fabbrica valutato sulle 14mila lire : era dei Franco, fratelli esorelle, non di un solo proprietario .Poi un caseggiato con terreno ecortile adiacente: Giacomo Viglianilo avrebbe venduto a 10 mila lire .Inoltre un tal Turvano e figli eranoproprietari di un appezzamentotrattabile per 8 mila lire . Ci volevainoltre un'area dalla quale la pro-prietaria, Felicina Valenti Binelli,voleva ricavare 6 mila lire. Avrebbefatto comodo pure uno scampolo diterra per il quale fu contattato uncerto Antonio Boasso, la cui richie-sta s'aggirava sulle 1 .400 lire. Comefrazionamento non c'è male! Acompletare il ginepraio, ci pensò unvaldese : era sua una striscia, senzadi cui il confine sarebbe statosghimbescio . Non l'avrebbe vendutaa nessun patto .

Si sarebbe detto che Don Boscoavesse il gusto delle cose difficili .Invece no; la realtà era che, dovefosse in ballo il bene delle anime,Don Bosco non temeva difficoltà disorta. Pensava a un'opera là, e non

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altrove, perché in uno spazio po-polatissimo di circa 3 chilometri nonvi era nè chiesa nè scuola . Tranneche un tempio e una scuola valdese ;particolare, questo, che fa capire ildiniego alla eventuale vendita dellasuddetta striscia di terreno. Il pro-prietario, un certo Morglia, avevagente che soffiava alle spalle, e sof-fiava con buoni mantici : non si ar-rese neppure quando Don Bosco sidimostrò pronto a pagare un prezzo

di affezione .Ma neppure Don Bosco si arrese .

Nel frattempo gli era capitato tra lemani uno «scacciapensieri» . Al di làdella stazione di Porta Nuova erastata avviata un'iniziativa prov-videnziale : la costruzione dellachiesa di San Secondo. Là, nono-stante il terreno concesso gratui-tamente dal Comune, nonostante lostanziamento di un sussidio co-munale di 30 mila lire in tre rate,tutto stagnava . Ecclesiastici e laicifurono concordi : ci voleva Don Bo-sco. E cominciarono le pressioni. Afar pendere la bilancia dalla partevoluta, fu il Vicario Capitolare,Monsignor Zappata, il cui discorsosuonò così: «Io ritengo V.S. obbli-gata in coscienza ad incaricarsi ditale costruzione, perché altrimenti ilprogetto fallirà, e per sua colpatanti cristiani non potranno com-piere i doveri religiosi» . Don Boscosi sobbarcò a quell'onere con sod-disfazione generale. Perfino il Mu-

Un prospetto della Chiesa di San Giovanni Evangelista a Torino.

nicipio se ne compiacque al puntoche deliberò di non esigere la sommadi 100 mila lire, necessaria comedeposito cauzionale: somma chenessuno era riuscito a trovare . Eral'agosto 1871 .

Un Prefetto imbarazzato

Quanto al Morglia, andati amonte anche gli approcci che sem-bravano ben avviati, Don Bosco, suomalgrado, avviò la pratica diesproprio della famigerata striscia .Nella richiesta fece valere anche unaltro guaio : il prolungamento dellavia San PIO V aveva spaccato indue e reso inefficiente l'oratorio SanLuigi . L'esproprio poteva figurare,oltretutto, compensativo del dannosubito. Era l'Aprile 1872 .

A una pratica del genere non po-tevano mancare gli ostacoli, ultimodei quali fu che, a pratica ultimata,erano già trascorsi due anni senzache il decreto venisse presentato allafirma del Re.Don Bosco va a Roma : è il feb-

braio del 1875 . Fa leva sul MinistroVigliani per rintracciare il docu-mento: finalmente il re firma . DonBosco volle assicurarsi che il decretofosse spedito a Torino ; ci riuscì .Tornò rinfrancato : dalla Prefetturadi Torino all'Oratorio di Valdocco ladistanza era minore che da Roma aTorino. In tale sede non gli si po-tevano più opporre ostacoli, ma glisi poteva fare un dispetto . Dopo 3mesi continuava il silenzio più as-soluto. Non restava che muoversi : ilSanto si presentò al Prefetto chie-dendo la pubblicazione del decreto .Notare: non chiese notizie, chiese lapubblicazione . La risposta fu la piùcandida: «Non è ancora arrivato» . Aquesto punto poté sembrare pococandido il richiedente, quando re-plicò : «Eppure io so da fonte certache venne spedito» . Interdetto, ilPrefetto si fece indagatore : «Da chilo seppe?» ; Buono sì, Don Bosco ;ingenuo, no. «Perdoni se non glielodico; ma verifichi e vedrà che il de-creto c'è» . Preso alle strette, queglichiamò il segretario : questi, come dacopione, negò con ostentata sicu-rezza che fosse arrivato . Con lacalma della certezza seguì l'insi-stenza dell'interessato : verificare!Non restava che mandare il se-

gretario a verificare e cercare . Laricerca non fu laboriosa : fu imba-razzante. Tornando col decreto inmano, il manutengolo si salvò conuna uscita più candida di quella delsuo principale: «Eccolo, c'era dav-vero: ma stava nascosto sotto il

L'abside della stessa chiesa .

polverino e non ci avevo badato» .Seguirono altri intoppi, ma fu-

rono quisquiglie .Quanto alla chiesa di San Se-

condo, per dar inizio ai lavori D .Bosco spese 27 mila lire . Ma ilnuovo Arcivescovo, Mons . Gastaldi,espresse il desiderio di assumerel'onere dell'opera : D. Bosco non fecedifficoltà. Fu poi rimborsato di 12mila lire .

La Provvidenzavuole una mano

Cedendo al gusto del paradosso, sipotrebbe dire che Don Bosco nonera il tipo adatto per escogitare ilcongegno della ruota libera . La rie-vocazione di quanto fece per fon-dare il S . Giovannino ce lo presentanell'attitudine opposta : pedalaresenza sosta . Nulla di speciale dun-que se nelle conversazioni con i suoi,talora affiorava questa sua atti-

tudine. «Noi non stiamo lì con lemani in mano, quando una cosa èincominciata ; ma gira di qua, gira dilà; scrivi lettere, biglietti, inviti :apri lotterie, fa' sottoscrizioni, simette in moto mezzo mondo» . Enon c'era la Provvidenza, anche perlui? Quasi prevedendo la domanda-obiezione proseguiva : «Io confidoillimitatamente nella Divina Prov-videnza ; ma (ecco il punto) laProvvidenza vuol essere aiutata daimmensi sforzi nostri» . Sforzi . . . im-mensi . . . E così diventava indu-strioso.

«Oh, come La vedo volentieri,cavaliere! » .

«Non mi burli, Don Bosco . Io nonsono cavaliere ma un semplice ne-goziante che fa i suoi affari comepuò» . A rispondere così era il SignorRepetto a Sampierdarena; con unpreventivo di spesa di 9 mila lireaveva accettato di pavimentare lachiesa di S. Giovanni in mosaico alla

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 29

pompeiana. Che Don Bosco fosseben lontano dal burlare lo dimostròil seguito del discorso .«Eppure una persona come lei

avrebbe bisogno di qualche onori-ficenza che la rendesse, come altri,più rispettabile non solo di fronte aisubalterni, ma con i vari corrispon-denti e con la società che lei fre-quenta. Non le sembra?» .

«Certo, la cosa non mi spiace-rebbe» ammise l'interessato .

«Ebbene, senta: lei deve pavi-mentare la chiesa di S . Giovanni .Non potrebbe farmi gratuitamentequesto lavoro? Libererebbe me daun pensiero e farebbe un'operabuona agli occhi di Dio . Per partemia, m'impegno a procurarle lacroce di cavaliere» .

-«Si potrebbe anche fare così»,

disse, lusingato, il potenziale ca-valiere .

«Dunque, è cosa fatta» concluseDon Bosco. Il quale poi, per so-prammercato, fece avere al neo ca-valiere la commissione di un mo-numento a Monsignor Vera nellaCattedrale di Montevideo : un bellavoro, come si dice, per accennareal provento che ne ebbe l'impresa-rio . . . E così questi sperimentò laverità di quanto gli aveva detto DonSala, a cui confidenzialmente aveva

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Quadrodel pittoreCrida

manifestato una certa esitazione (glipareva di troppo gettar via 9 milalire per un cavalierato) : «Non sipenta: la generosità verso Don Bo-sco ha sempre portato bene» .

«Aiútati che Dio ti aiuta : verosempre, vero pe tutti» .

E Dio aiutò il suo servo . Unaparte, una buona parte, degli aiutidi Dio rimarrà segreta: ma quelloche si sa è eloquente, in certi casi èperfino singolare. Un signore nonsenza avvilimento gli faceva questaconfidenza : «Vorrei fare qualchecosa per le sue opere, ma ora nonposso. Pensi: facevo assegnamentosu un credito di 20 mila lire, ma horicevuto ora la bella notizia che èinesigibile . . . » .

«Oh, non disperi : chi le dà talnotizia, può sbagliare» .

«No, no: il mio agente è abilis-simo: è lui a togliermi ogni speran-za» .

«Senta; se ricuperasse il suo, chefarebbe?» .

«Parola d'onore : le do la metà diquello che ricupero . Ma è impos-sibile» .

«Ciò che lei promette è per i mieibiricchini, e io vado a farli pregare» .

Che è che non è, dopo pochi giorni

l'agente invia a quel signore 5 milalire: «ricuperate in modo impre-vedibile» . E la storia non finì lì : se-guirono altre 5 mila e infine le ul-time 10 mila, che l'interessato (uo-mo di parola) girò a Don Bosco coninfiniti ringraziamenti per le pre-ghiere tanto efficaci .

La notizia girò . Don Felice Re-viglio, un exallievo, la narrò per filoe per segno al cavaliere Micheled'Argliano il quale ascoltò in silen-zio ma sorridendo. E sorridendosoggiunse : «Io so una cosa di più :quel creditore sfiduciato era miofiglio! » .

stanza e L-enlatuta

Ammirevole, singolare la storiadel san Giovannino! Ma è singolarefino a un certo punto . In realtà ri-calca il cliché di tutte le opere e ditutte le iniziative del caro, grandeSanto: costanza imperturbabile,intraprendenza non priva di genia-lità, dito di Dio . Però una singola-rità vera e propria nella vicenda delsan Giovannino c'è. Era noto a tuttiche Don Bosco con quella chiesaintendeva innalzare un monumentoperenne di riconoscenza all'angelicoPio IX: il suo nome di battesimo eraappunto Giovanni. E una statuamarmorea a destra di chi entra te-stimonia quest'intento . Data: anno1882 .

L'arrivo e la collocazione di talestatua avvennero in una cornice, sidirebbe, emblematica. Mesi prima,un busto di Pio IX era stato col-locato sulla facciata della chiesa diSan Secondo. Statua e iscrizioneurtarono i nervi ai settari ; in unaatmosfera piena di livore si per-misero, a colpo sicuro, di abbattereil busto e rimuovere la lapide . Pro-prio in quell'ora giunsero dalla fer-rovia il mezzo che trasportava lapesante statua del Papa, destinataalla chiesa eretta da Don Bosco.C'era bisogno di manovalanza perscaricare e porre in sede quell'e-norme fardello. Buzzetti s'imbatténei muratori che avevano appenacompiuto l'indegna operazione a SanSecondo : li ingaggiò con loro sod-disfazione. E con loro sorpresa,quando videro chi raffigurava lastatua che erano chiamati a porresul piedistallo .Emblema, occasionale ma non

insignificante, del prodigarsi di DonBosco a sostegno dell'autorità delRomano Pontefice . Anche in questola nuova opera del Santo dei giovanine rispecchiava caratteristiche eidealità .

Pietro Ciccarelli .

NATALE CERRA1'O

CAR U MÉ FIEUJ~ cari f '

e aiebtto

a _°°"

Per la collana Spirito eVita l'editrice dell'Univer-sità Salesiana ci ha rega-lato un volume che faràpiacere leggere a moltilettori del Bollettino . Sitratta di «Car ij mè fieuj»,uno studio di don NataleCerrato sul dialetto pie-montese nella vita e negliscritti di Don Bosco .Come si parlava a Val-

docco? E Don Bosco? «ilu

13 febbraio 1860 pare siastata la data in cui - ri-

sponde Cerrato - dietro la proposta di un gruppo di arti-giani o «artisti» della Casa, indotti da chi conosceva le sueintenzioni, Don Bosco introdusse all'Oratorio l'uso dellalingua italiana nel parlar familiare . Sino allora si parlavaabitualmente in dialetto» . Pare che quella decisione tuttaviaa Valdocco non ebbe molta fortuna e si continuò a parlarein dialetto piemontese . E del resto è possibile immaginareun Don Bosco che parla ai suoi poveri «birichin» del secoloscorso nella lingua di Dante e Manzoni? Intendiamoci . DonBosco parlava e scriveva - e come! - in lingua italiana mala sua immediatezza di aggancio nei confronti dei suoi ra-gazzi nonché la sua stessa cultura contadina, lo portava adusare il dialetto piemontese o a introdurre intercalari e pa-role dialettali parlando in italiano . Lo studio di Cerrato non èun manuale di glottologia nè uno studio ricco di chiose enote a sostegno di un apparato rigidamente scientifico ;quelle che ci sono fanno per lo più riferimento alle MemorieBiografiche del Santo e alla bibliografia boschiana e sale-siana delle origini .

L'Autore, ancora, a sostegno del suo lavoro non mancadi frequenti riferimenti al Bollettino Salesiano - del restoinesauribile fonte di informazione sin dal 1877 - e agli ul-timi studi di don Piero Stella su Don Bosco editi dalla stessaeditrice universitaria . Il pregio del libro? Cerrato è riuscito adarci un Don Bosco inedito e perfino più amabile di quantonon lo sia per ognuno di noi . Qualche esempio? Incomin-ciamo dal titolo : quel «Car ij mè fieuj» non è forse e quasionomatopeicamente una carezza paterna? C'è poi qualcheepisodio che in dialetto acquista il gustoso sapore dellamacchietta come, ad esempio quello avvenuto verosimil-mente attorno al 1850 . Dopo la campagna dei 1849 tornò acasa un amico di Don Bosco, Giuseppe Bosio, che avevafatto il bersagliere . Pratico di manovre si divertiva a far gio-care i ragazzi dell'Oratorio al suono di una tromba . Ungiorno per . . . una manovra sbagliata i ragazzi invadonol'orto di Mamma Margherita. Alla buona mamma non restòche rivolgersi, sconsolata, al figlio : «Varda, Varda, Gioanin,lòn ch'a l'ha fait 'I Bersaglié ; a l'ha goastame tut I'ort!(Guarda, guarda, Giovanni, quello che ha fatto il Bersaglie-re ; mi ha guastato tutto l'orto)» . E Don Bosco, con un sor-riso «Mare, còsa veule feje? A son giovo! (Mamma, che co-sa volete farci? Sono giovani!)» . Di questi episodi sapidi ilvolume di Cerrato è pieno riuscendo persino a far rivivereall'ignaro lettore non piemontese lo spirito che illuminò esuggerì quelle battute .

II volume è corredato ancora di proverbi piemontesi edallarga la sua indagine perfino ai piemontesismi di cui èricca la lingua del Santo .

`1D1'1CK1A

NATALE CERRATOCar ij me fieujMie cari figlioli, LAS, Ro-ma, 1982, pp . 196, L . 8 .000

CIRILLO TESCAROLIDissero di sì, Elle Di Ci, 1982,pp. 167, L . 4 .000

Il volume presenta trentaduemodelli di autentico impegnocristiano: uomini che hannocompreso il valore della vita ehanno deciso di spenderlabene .

Una carellata di personaggiche va dal generale di brigataGianfranco Chiti che ha la-sciato l'esercito per entrarenell'ordine francescano, a duemonaci buddisti tibetani . DaVincenzo Pagano, missionarionapoletano che per 42 anni haoperato in India, a Pietro KheirAllàh, giovane sudanese chesfidando i suoi amici musul-mani divenne un missionariolaico al quale una parte del-l'Africa deve moltissimo .

UMBERTO DE VANNAViene il tempo, Elle Di Ci,Leumann, 1982, pp . 391, L .6.800Completato da una serie di

«Preghiere» di Paola Dessanti,il volume vuole offrire lospunto per una lettura delVangelo che sia occasione diriflessione personale e digruppo, in un momento in cuisi parla' sempre più del biso-gno di ritorno al personale,all'interiore e in cui si è capitoche il rinnovamento della so-cietà e della Chiesa passa at-traverso il personale .

JEAN VERNETTE-HENRIBOURGEOISSaranno cristiani? Elle Di Ci,Leumann, 1982, pp. 260, L .8 .000

-Il titolo (tradotto dal fran-

cese) e messo al plurale, nondeve ingannare . II soggetto di

quell'interrogativo non sonosoltanto le generazioni checrescono, ma anche di tutti icristiani d'oggi . Il libro di JeanVernette e Henri Bourgeois,non si perde in teorizzazioni,ma indica alcune delle lineed'azione del movimento ca-tecumenale francese. Sonopagine di esperienze semplicie concrete, destinate a un va-sto pubblico, e offrono unostrumento di riflessione .

NINO BARRACOQualcuno ti ama di più, Elle DiCi, Leumann, 1982, pp . 32, L .400«Questo quaderno - dice

l'autore nell'introduzione - ètuo, fratello, che soffri . . . Scrittocon il tuo dolore, con il doloredi quanti sulla croce hannosaputo dire : "Padre"» . E infattiil libro presenta alcune rifles-sioni sul dolore, partendo dalleesperienze di giovani, padri,madre sconvolte dal doloredella malattia, della morte deiloro cari, dal dolore fisico . Unaserie di esperienze che va daitanti Giuseppe, Nino, Mari-cetta, Salvatore, Gino, ad Al-fredino Rampi, morto nel poz-zo di Vermicino, al Papa feritonell'attentato in piazza SanPietro . . .

I LIBRI PRESENTATI SU QUESTA RUBRICA vanno richiestialle Editrici

o contrassegno (spese di spedizione a carico del ri-chiedente) ;

o con versamento anticipato su conto corrente postale(spedizione a carico dell'Editrice) :

LAS : Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1,00139 Roma . Ccp . 57 .49 .20 .01 .

LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO) . Ccp .8128 .

SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita176, 10152 Torino . Ccp. 20 .41 .07 .

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 3 1

PREGAMMO CON INSISTENZA

I NOSTRI SANTI

Mio fratello (anni50) venne ricoveratoper una sempliceoperazione che noitutti pensavamo sisarebbe risolta inbreve tempo e fa-cilmente, ma mentretutto sembrava su-perato sopraggiun-se improvvisamenteun'embolia pol-

monare con relative forti complicazioni :doppia pleurite e broncopolmonite . Siarrivò ad un punto in cui gli stessi medicidissero chiaramente che era inutile spe-rare . . .Abbiamo affidato la grazia della sua

guarigione a Maria Ausiliatrice e tuttiinsieme, noi sorelle, abbiamo pregato,fiduciose che la Madonna ci avrebbeesaudito .

Con questa fede tentammo il trasportoin un ospedale più attrezzato, ma anchequi la diagnosi fu riconfermata . Conti-nuammo con insistenza la nostra pre-ghiera e dopo 15-20 giorni del perseve-rare di queste condizioni si ebbe unalenta ripresa e oggi a distanza di quattromesi è di nuovo tra noi completamenteguarito .

Gilda Trevisan, S. Donà di Piave

MARIA È VERA MADRE

Voglio rendere testimonianza alla ma-terna presenza di Maria e al suo sollecitoaiuto in occasione di un intervento chi-rurgico subito da mia nuora. Ancora unavolta Maria si è mostrata Ausiliatrice neldare forza a Rita sia nel decidere l'ope-razione che a detta dei medici presen-tava qualche incognita, sia speranza efiducia nel decorso postoperatorio pre-sentatosi più breve del previsto. Debboancora ringraziarLa anche per l'assi-stenza data a mio figlio Renato e ai nipotiAlessandro e Chiara .

Teresa Tessa, Avigliana (TO)

UNA COMPLETA GUARIGIONE

A quasi tre anni dalla mia promessaadempio il dovere di rendere pubblica lagrazia della completa guarigione di miosuocero. Egli, colpito da un male incu-rabile, giaceva in fin di vita né esistevamedicina in grado di combattere quelmale se non lo stesso suo organismocon le proprie capacità di difesa . lo al-lora fidanzata vedendo la disperazionedel mio ragazzo promisi a Dio con la miapreghiera la promessa di pubblicazione .

Adesso che vedo mio suocero guarito,tra lo stupore degli stessi medici, ringra-zio Maria Ausiliatrice e desidero diven-tare cooperatrice salesiana .

Anna Maria Di Mauro, Catania

32 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982

UNDICENNE INVESTITA

Attendevo il ritorno a casa dalla scuoladi mia figlia Maria Ausilia quando da al-cune sue compagne di scuola mi fu co-municato che era stata investita da unamacchina e che era stata ricoverata inospedale . Angosciata andai all'ospedalee la trovai in grave stato di choc : mi ri-volsi allora a Maria Ausiliatrice . Di li aqualche giorno la mia piccola potevauscire dall'ospedale e tornare regolar-mente a scuola .

Alesi Buttiglieri Vincenza94016 Pietraperzia (EN)

UNA DIFFICILE SISTEMAZIONE

Sono un'exallieva delle F .M A e coo-peratrice salesiana da tanti anni . Sento ildovere di ringraziare Maria Ausiliatriceper avere ottenuto per sua intercessioneuna grande e difficile sistemazione trat-tata sin dal maggio 1979 ed ora perfet-tamente raggiunta .

Anna Maria Spada - 50144 Firenze

SENZA DI LEI NON CI SAREBBESPERANZA

Vorrei poter ringraziare pubblicamenteMaria Ausiliatrice per tutte le volte che miha aiutata concedendomi sempre le«grazie» che Le chiedevo .

Anche adesso sto recitando la novenaa Maria Ausiliatrice perché sto chieden-do una grandissima grazia (ne va dimezzo la serenità della mia famiglia); sonsicura che la Madonna in un modo onell'altro mi aiuterà . Voglio dire a tutti -anche a quelli che non ne sono moltoconvinti - di pregare sempre chiedendoaiuto alla Madonna, perché, senza di Leinon ci sarebbe speranza .

Lettera firmata, Torino

INVOCO ANCORA LA PROTEZIONE

Desidero ringra-ziare Don Bosco peravermi aiutata asuperare tanti mo-menti difficili e so-prattutto per duefavori ai quali te-nevo in modo par-ticolare per la felicesoluzione dei pro-blemi familiari . Contanta riconoscenza

invoco ancora la sua protezione e pregoperché continui a proteggere la mia fa-miglia e tutte le persone che mi sonostate vicine con il loro aiuto .

Lettera firmata, Torino

OPERATA A 78 ANNI

Colpita da forti dolori renali fui rico-verata l'anno scorso al reparto urologicodell'Ospedale di Pesaro . Data la mia non

troppo giovane età i medici evitarono lapur necessaria operazione per cui dopoquaranta giorni di cure fui dimessa . So-no andata avanti per un paio di mesi inpreda a forti dolori e pregando San Gio-vanni Bosco di aiutarmi . Nel luglio scor-so colpita da un ennesimo attacco ai renie ricoverata fui operata immediatamente .Tutto riuscì nel migliore dei modi . De-sidero riconoscente rendere pubblica lagrazia .

Lettera firmata, Saludecio (Forlì)

DICIANNOVENNE DISOCCUPATA

Sono una ragazza di 19 anni e leggovolentieri il vostro Bollettino . Per il mo-mento sono disoccupata e perciò stoattraversando un periodo di depressio-ne. Mi sento però in dovere di ringraziarei Santi Salesiani ed in particolare DonBosco per quel sostegno morale e spi-rituale da me invocato e da Lui conces-somi, necessario per affrontare deter-minate situazioni ed esperienze che lavita ogni giorno mi presenta . Desiderereiquindi che questo mio ringraziamentofosse reso pubblico tramite la vostra ru-brica «I nostri santi» e prego ancora af-finché questo aiuto non venga mai me-no. Al fine di evitare pubblicità vi pre-gherei di pubblicare solo le iniziali delmio nome e cognome. Vi ringrazio dicuore .

B.R., Schio (Vicenza)

MAMMA PREMIATA

Ringrazio san Giovanni Bosco per unagrazia ricevuta . Mio figlio non avevaproprio voglia di studiare ; l'avevo per-sino inviato dai Salesiani ma il risultato fusempre negativo . Si mise a cercare la-voro ma senza trovarlo per cui era di-sperato .Incominciammo a pregare san Gio-

vanni Bosco perché potesse sistemarsi .Quando meno se l'aspettava vennechiamato dall'Ufficio Collocamento perun posto di lavoro dignitoso . Ringrazioimmensamente e continuo a pregare .

A.C. - Torino

NON C'ERANO PIU SPERANZE

Nell'aprile del1981 abbiamo avutola gioia di sapere diattendere il nostroprimo figlio . Benpresto, però sub-entrarono compli-cazioni . Fui rico-verata in ospedale ei medici dissero chepurtroppo non c'e-rano più speranze di

salvare il bambino . Ci affidammo con fi-ducia al Signore chiedendo l'interces-sione di San Domenico Savio del qualeindossavo l'abitino .

Le mie condizioni migliorarono note-volmente e dopo pochi giorni fui dimessadall'ospedale tra la meraviglia deglistessi medici . Con le successive cure lagravidanza proseguì ottimamente e duemesi fa è nata la piccola Cristina .

Grazia e Angelo Barsotti, Torino

IN ATTESA DI UN TERZO FIGLIO

Il mio matrimonio era stato allietatodalla nascita di Piero e poi di Pina . Atredici anni di distanza con gioia poteiannunciare a mio marito e ai miei cariche ero in attesa di un terzo figlio . Ma ilsopraggiungere di un fibroma minacciòdi guastare tutto : il medico me lo dichia-rò apertamente . Mia sorella FMA promisedi pregare san Domenico Savio e miprocurò un abitino di Domenico Savio .II 25 agosto 1981 nasceva il piccolo

Pasquale Domenico : tutto è andato be-ne, ogni traccia di male era scomparsa .Da ormai sei mesi il bambino sta bene,cresce bene ed è la gioia della famiglia .La nostra riconoscenza è grandissima .

Maria Grazia Carollo in Merendino90036 Misilmeri (PA)

SI CHIAMA ALESSANDILEOPOLDINA

I coniugi Faliva Gilberto e Carla, hannoavuto una bambina di nome AlessandraLeopoldina . Difficile è stato il parto e ottogiorni dopo la nascita la piccola è statasottoposta ad intervento chirurgico . Lapiccola era ridotta appena a un chilo eotto grammi . Una suora salesiana è statavicina alla mamma in quei giorni ed hasuggerito di invocare Domenico Savioconsegnando loro anche il suo abitino .Tutto è andato bene . I genitori voglio-

no esprimere la loro riconoscenza .Lettera firmata

35045 Ospedaletto Euganeo (PD)

RINGRAZIAMENTO FAMILIARE

Per la seconda volta ringrazio SanDomenico Savio per la nascita della se-condogenita, Mariangela . Assieme allaprimogenita, Annarita, ci poniamo sottola protezione del Santo perché veglisempre su di noi e ci protegga .

Famiglia Re Adriano,Moncalieri (TO)

PER 1 MEDICI ERAUN CASO MORTALE

Nel 1974, mio ni-pote di 27 anni, fuoperato e la dia-gnosi era di uncancro all'intestino.I medici non ci na-scosero la gravitàdel caso che perloro era mortale.Tuttavia, alla quintaoperazione ci dis-sero che se fosse

sopravvissuto ancora per cinque anni, ilmale sarebbe vinto .

Già otto lunghi anni sono trascorsi emio nipote si trova in ottimo stato di sa-lute . Nel 1976, mio fratello, padre diquesto mio nipote, ebbe anche lui uncancro ai reni . Fu operato, gli tolsero unrene. La nostra preoccupazione eragrande avendo avuto già un infarto pre-cedentemente. Ma, nuovamente, comeper mio nipote pregai di tutto cuore ilBeato Don Rua . Sono trascorsi altri seianni e mio fratello sta bene .

Con il fratello e la cognata abbiamoassistito alla Beatificazione di Don Rua eper la nostra famiglia Don Rua rimaneora e sempre il protettore . L'ultimaesperienza l'abbiamo fatta recentementequando mio fratello ha dovuto ancorasubire un'operazione di ernia e tutto si èsvolto nel migliore dei modi .

Il nostro «grazie» imperituro salga dicuore al Beato Don Rua che consideria-mo il nostro grande protettore .

Maria Munoz, Marsiglia

TRE CISTI AGLI OCCHI

Mio figlio Antoniodi cinque anni co-minciò a lamentarsiper disturbi agli oc-chi. Poi apparverotre cisti sotto le pal-pebre dei due occhisenza che l'oculistariuscisse a rendersiconto del male . Do-po l'uso di svariatemedicine si era

quasi giunti alla necessità di un inter-vento chirurgico . Fu a quel punto che mirivolsi ad Alexandrina M . Da Costa conmolta devozione promettendole di farpubblicare la grazia . Il bambino inco-minciò a migliorare e guarì perfettamen-te .Lettera firmata, Amarante (Portogallo)

CAMMINA NORMALMENTE

Dalla lontana Africa ringrazio Alexan-drina che ha guarito mio marito da unairritazione persistente alle vie respira-torie e soprattutto per aver assistito imedici durante un intervento operatorioalla gamba di un mio figlio che secondoil loro parere doveva rimanere zoppo persempre. Invece grazie ad Alexandrinacammina normalmente .

Maria Férreira, Pretoria (Sud Africa)

ERA IN GRAVI CONDIZIONI

Sento il dovere diringraziare pubbli-camente la Serva diDio Suor TeresaValsè per una gra-zia ottenuta in fa-vore di un mio zio .Nel novembre 1981aveva subito un in-tervento per ernia,vescica e prostata .Andatolo a visitare

lo trovai in una condizione veramentegrave e senza che i medici riuscissero atamponare una emorragia . Chiesi allamia direttrice di poterlo assistere e nelfrattempo chiesi alla comunità di pregareper l'ammalato raccomandandolo allaintercessione di suor Teresa Valsè . Dopoqualche giorno con la sorpresa dellostesso primario, l'emorragia era cessatae mio zio poté riprendere la sua attivitàregolare . Oggi a distanza di due mesiringrazia con me suor Teresa Valsè .Onorina Guiotto, Conegliano Veneto

OPERATO ALL'ORECCHIO

Il Servo di Dio donFilippo Rinaldi ci haassistito in unaoperazione parti-colarmente rischio-sa . Nel giugno 1981un mio nipote èstato operato all'o-recchio con un in-tervento durato piùdi quattro ore . C'erail rischio - al dire

dei medici - che il ragazzo perdesse ir-reparabilmente l'udito .

Per tutto il tempo dell'operazione nonfeci altro che pregare perché don Rinaldinon facesse commettere errori al me-dico . La mia speranza non è stata de-lusa . Successivamente nel dicembre1981 si dovette fare un altro intervento, acompletamento del primo, il cui risultatofu veramente eccezionale : mio nipote hariacquistato pienamente l'udito .

Con vivissima gratitudine a don FilippoRinaldi adempio la promessa di pubbli-care la grazia segnalata .

Margherita Buscema, Solaro (MI)

CI HANNO SEGNALATO GRAZIE

Gamba Sergio - Gandaglia Carolina - Gardella Dina- Gastaldi Maria - Geraci Gaetana - Geranzani Giu-seppina - Giorgione Franca - Giolito Margherita -Gilossi Maria - Giovanelli Elvira - Giummarra Se-bastiana - Gozzelino Emilia - Gricini Caterina -Guastella Rosaria - Guarisco Giuseppe - Guglil-mucci Assunta - (sella Giuseppina - La Fronza Mi-chele - Laiolo Maria - Lamberti Giuseppina - LanzaMaria - Lanzafame Maria - Leoncini Raimondo -Leone Angelo - Librizzi Giuseppa - Lo Conti Paola -Lubina Angela - Lucchi Emma - Maccari Maria -Maggiore Carmela - Magnano Maria - MalavasiCarla - Mancuso Anna - Manini Rita - MarcheseFranca - Marchisello Giovanna - Margini Rosa -Marin Luigi - Marinello Grazia - Mattei Mariano -Meaggia Francesca - Melchioni Piero - Melina Gio-vanni - Melis Bonaria - Miceli Clara - Miceli Clelia -Mich Mario - Migliavacca Angiolina - Migliore Lilia-na - Miorandi Enrico - Mirenda Giuseppa - MondinoCaterina - Morra Antonietta - Moiana Innocenta -Motta Giuseppa - Nannini Cristina - Nardelli Maria -Nocilla Antonia - Nuvolo Maddalena - Ochetti Te-resa - Oddenino Cettina - Oddone Anna - OltracquaMaria - Pace Natale - Pagano Marcello - PaganoMaria - Palazzo Rosalia - Paolini Grazia - ParigiOnorina - Parodi Cesarina - Parussa Maria - PavesiAngelina - Pazzini Maurizio - Pedrali Lina - PescettoMaria ved . Mocorio - Peterlini Olga - Piberi Benigna- Pittalunga Cristina - Polesani Giovanna - Porta-gioia Agrippina - Prandini Angela - Pusceddu Sai-vestrina - Ranuschio Luciano - Ranuschio Maria eVittorio - Ranuschio Stefano - Rattazzi Savina - Re-nazzi Modesta - Rettagliati Rosalia - Ribotta Paolo -Rinaldi Maria - Rinaldi M . Luisa - Riva Andreina -Riva Mons . Luigi - Riva Irma - Robecchi Santina -Roberi Maria - Rolando Cesare - Sala Rosa - Saler-no Rosario - Sandri Luciana - Sangalli Valentina -Sapino Cristina - Savelli Luigi - Scanu Giuliana -Sciambra Antonia - Schenone Francesca - SchaffiniAdelaide - Schierano Fam . - Simone Fermani - SisiA. Maria - Socquier Bruno - Spadaro Dario - Stan-tero Genoveffa - Talice Carla - Tealdi Giuseppina -Tolazzi Ada - Tonengo Maria - Trapani Maria - Tra-versa Giuseppina - Tricoli Vincenzo - Tumbiolo Au-guglioro Antonina - Tumino Concetta - TurconiGianna - Vaccaro Angela - Valenza Gaetana - Va-letti Massimo - Valentinelli Ines - Vassalli Maria -Vaudano Elda - Venturoli Maria - Vezil Bernardina -Vicenzi Fam . - Vinco Francesco - Voyat Carolina -Vola Gera Fam . - Vuillermoz Remo - Zabotto Lui-gina

BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982 • 33

MANZONI EMANUELE Coadiutore sa-lesiano t Torino-Casa Madre a 65 anniLa perdita del signor Manzoni ha

lasciato un generale rimpianto inquanti l'hanno conosciuto . Purtroppoda alcuni anni oramai le sue condizionidi salute lasciavano pensare al peggio .Eppure egli ha sempre mantenuto lasua serenità . Fu un uomo buono e piodella bontà che dona con gioia e senzadistinzione e della pietà che si ancoranell'Eucarestia e nella Madonna pertradursi in squisita attenzione versotutti specialmente i poveri . Da 9ele-siano ha lavorato con passione e de-dizione . Alla sua morte ha accoltocertamente dal Signore il premio deigiusti e dai suoi confratelli con il rim-pianto anche la preghiera ricono-scente.

ROBERI sac. ENRICO Salesiano tAlassio a 75 anni

Nato a Garessio il 1» novembre 1909,don Roberi visse la sua giovinezza aValdocco dove fu anche ordinato sa-cerdote 1'8 luglio 1934 . II suo lavorosalesiano si è svolto in maniera pre-cipua nella scuola . Fu infatti inse-gnante di lettere per molti anni nelleCase salesiane del Piemonte, dellaToscana giungendo infine ad Alassiodove è morto. Lascia in tutti un buonricordo.

SANCHEZ RELAGADO sac . SANTIAGOSalesiano t Siviglia a 58 anni

La perdita di don Sanchez ispettoredi Siviglia lascia in tutti rimpianto. DonSantiago era entrato nella casa di donBosco ad appena 11 anni ed era statoordinato sacerdote nel 1951 . Comeispettore salesiano dell'Andalucia Oc-cidentale aveva animato con partico-lare entusiasmo le recenti celebrazioni

34 • BOLLETTINO SALESIANO • 1 MAGGIO 1982

centenarie, trovandosi la fondazione«madre» di Utrera (1881-1981) nel-l'ambito della sua giurisdizione .In precedenza aveva lavorato nelle

case salesiane di Montilla, Ronda,Utrera, Triana. Aveva anche diretto perun triennio la «Universidad Laboral» diSiviglia . Qui da vicario ispettoriale eglistesso divenne ispettore dedicandosicon particolare impegno all'animazio-ne della Famiglia salesiana . Recen-temente, nel quadro del Progetto Afri-ca aveva mandato un gruppo di sa-lesiani ad aprire una missione nel To-go .

Dotato di creatività e spirito d'inizia-tiva mise queste sue qualità a serviziodei giovani predilegendo soprattutto imeno dotati .

La Famiglia salesiana di Don Boscone sente la grave perdita e lo ricordatra i suoi migliori figli all'alba del se-condo centenario di presenza in Spa-gna .

CIRRITO prof. DOMENICO Coopera.tore t a Caltavuturo (PA) a 62 anni

Impegnato sia politicamente comesegretario della locale sezione DC, siacome insegnante e sia, e non per ul-timo come marito e padre, lascia unaimpronta invidiabile nella società delsuo paese . Colpito da un male incu-rabile ha sofferto lungamente inco-raggiando egli stesso fino alla fine lasua cara consorte Alice ed i figli Ro-berto, Nicola e Dario .

Mona. PIETRO COCOLIN Cooperatoret a Gorizia a 61 anni

E deceduto a Gorizia . per emorragiacerebrale, all'età di 61 anni, l'Arcive-scovo mons . Pietro Cocolin .

Fu grande ammiratore ed imitatoredi Don Bosco fin dagli anni del Se-minario . Era felicissimo di avere nellasua Arcidiocesi un'Opera Salesiana :«II bel San Luigi», fondata nel 1895 dalBeato Don Rua . Molto frequentementeveniva a piedi a fare ricreazione con iragazzi dopo il pranzo . «Vengo a ti-rarmi su» - diceva circondato dai ra-gazzi che lo amavano ed erano con-tenti di quella figura tanto familiare . Epassato : semplice, buono, padre efratello!

Amava essere presente a tutte lemanifestazioni giovanili, soprattuttodurante l'annuale celebrazione inonore di S . Domenico Savio, in cui siriunivano gli alunni delle tre scuolecattoliche della città . «Vi ringrazio,

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

DRTI

salesiani, per tutto quello che fate nellascuola, vi ringrazio per la cura pasto-rale nelle parrocchie che avete accet-tato, vi raccomando di conservare ilcarisma che avete per la gioventù diquesta terra di confine!» Grazie, Ec-cellenza, la sua memoria resta in be-nedizione!

CODARDO MARIA Cooperatrice i Co-rigliano d'Otranto (LE) a 47 anni

Fin da ragazzo, Maria ha soffertonon godendo mai di buona salute, tut-tavia questo non le ha impedito di darsigioiosamente agli altri . Della sua per-sonalità colpiva subito l'intensità dellavita interiore che ha voluto coltivaresoprattutto nell'anno centenario dellamorte di Madre Mazzarello e per se-guire la strenna del Rettor Maggiore .La devozione all'Ausiliatrice era unacaratteristica della sua ricchezza in-teriore e non mancava mai di recitare ilRosario. Preferiva lavorare in silenzio eai margini contenta di far posto aglialtri ma sempre disponibile al servizio .

DELLA GIACOMA GRAZIA Coopera-trice t Oggiona (VA) a 79 anniSempre generosa nel servizio par-

rocchiale come pure all'Oratorio e nelconforto agli ammalati .

DOMINONI sac. AGOSTINO Coopera-tore e Exallievo t Pieranica(BG) a 68anni

Era un uomo straordinario, per im-pegno, altruismo e cultura ed era unsacerdote zelante, pronto, attivo, di-sponibile sempre . Pieranica, la piccolapieve cremasca, dove don Agostino halasciato un segno indelebile, lo ricordacome un Padre affettuoso, amorevolecon tutti, aperto e gioviale, un auten-tico amico della povera gente . Avevastudiato all'Istituto salesiano di Tre-viglio. Dai salesiani imparò l'amore peril teatro e l'arte . Pieranica deve a luitutta una serie di opere sociali e fratutte l'Oratorio . E soprattutto ai giovaniera solito dare tutta la sua simpatia .Con lo pseudonimo di Dado i suoiquadri fecero il giro per l'Italia, in que-ste opere vibra sempre il richiamo diDio e il senso profondo dell'amore Unsacerdote nella pienezza del ministero,un uomo dal volto sereno che vissesempre avendo di vista il bene altrui,con coraggio e con fermezza nellaFede .

MAGNETTI-BERTOGLIO ALESSAN-DRINA Cooperatrice t Torino a 76 anniNella Comunità salesiana dell'Ora-

torio-Parrocchia «S . Giovanni Bosco„

(il cosiddetto »Agnelli») ha vissuto per40 anni come mamma premurosa esolerte non solo della sua famiglia ter-rena, ma di quella che consideravacome la sua seconda famiglia, quellasalesiana .

Il suo zelo, sullo stile di Don Boscoche tanto amava, era instancabile ecreativo. Fu animatrice vivace agli al-bori di questo Oratorio di periferia edesplicò tutti i possibili «ministeri» fem-minili nella Parrocchia : dalla puliziaassidua in chiesa, alla lettura dellaParola di Dio ; dalla cura dei fiori all'al-tare, alle collette per i missionari, dallaconfezione dei cibi in cucina per i suoisacerdoti alla confezione dei para-menti liturgici nel laboratorio «MammaMargherita» che per 25 anni animòcome responsabile .Una ricerca continua della perfezio-

ne cristiana la «tormentò» per tutta lavita e la fece camminare per sentieriimpensati di alta spiritualità .

REMBINATO ROMEO Cooperatore 1Oggiona (VA) a 59 anni

Per oltre 30 anni ha prestato serviziocome organista presso la parrocchia esenza esigere ricompensa alcuna . Sispense proprio mentre preparava ilgruppo delle ragazze per i canti del-l'Immacolata 1981,

TEODORI AUGUSTO Cooperatore eExallievo t Gualdo Tadino (PG) a 68anni

Lo ricordiamo per le sue doti pro-fondamente umane e altamente cri-stiane : totale e costante dedizione allafamiglia e al lavoro, affabilità . limpi-dezza, generosità .

VIALE ERNESTO Cooperatore t Trino(Vercelli) a 75 anniBuon cristiano ed onesto cittadino .

come lo voleva Don Bosco, tutte lemattine ascoltava la S . Messa, era fe-lice quando poteva fare le letture, sirecava alla S . Comunione e recitavaLodi . Disimpegnava con vera passio-ne, anche nei momenti più difficili, icompiti assunti . Fu per diversi anniPresidente della locale Unione Exal-lievi di Don Bosco e fino all'ultimo Se-gretario coordinatore dei CooperatoriL'essere Cooperatore era il suo vantoAmava profondamente Don Bosco .Felice di far parte della Famiglia Sa-lesiana operò sempre con lo spirito diDon Bosco dando ovunque prova dellasua fede cristiana . Profuse le sue forzegiovanili operando nell'Azione Catto-lica e tra gli Oratoriani .

Era una sua vera preoccupazione labuona riuscita delle Feste di MariaAusiliatrice e di Don Bosco . E proprioa pochi giorni della Festa del Santo deigiovani, mentre si preparava, con larecita di Lodi, ad ascoltare la S . Messa,il Signore lo chiamava al premio eter-no .

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione» .

(luogo e data)

(firma per disteso)

Borsa : Don Natale Noguier De Malijay,sdb, apostolo della Sindone (3a Borsa),a cura di don Luigi Fossati, L .1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa-lesiani, in suffragio dei miei defunti, acura di N .N ., L . 1 .000 .000

Borsa : Don Bosco, a cura di N .N ., Pa-dova, L . 1 .000 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in memoria e suffragio di Ro-setta, a cura dei familiari, L . 500 .000

•orsa : S . Giovanni Bosco, invocandocontinua protezione per Pierfelice, acura della mamma, L . 250.000

Borsa : In memoria e suffragio diGiancarlo, a cura della mamma LinaFilippi, L . 250 .000

•orsa : Don Luigi Cocco, implorandoprotezione e grazie spirituali per i mieicari, a cura di Brossa M ., Torino, L .200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, S. Giovanni•osco, per ottenere grazie, a cura diFavaro Caterina, Poirino TO, L .200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, chiedendopreghiere, a cura di C .R ., L . 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,implorando sollievo a/ mio male, a curadi Magliano Lucia, Bra CN, L . 200 .000

Borsa : Don Bosco, nostro protettore,per grazia ricevuta, a cura di N .N ., Ve-rona, L . 200 .000

•orsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco eBeata Panacea, per i 50 anni di matri-monio, a cura di Stoppani Rina e An-tonio, Ghemme NO, L . 200.000

•orsa : Santi Salesiani, in memoria esuffragio di mio nipote Dott. Carlo, acura di Pilotti Marina, Roma, L .200 .000

•orsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,in memoria e suffragio del Sac . sale-siano Don Luigi Bottazzi, a cura dellamamma, L. 200 .000

Borsa : In memoria e suffragio del fra-tello Luigi e della sorella Annetta, acura di Genardini Maria, Svizzera, L .190 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco, in ringraziamento, a cura diMombellardo Enrichetta e Antonietta,Torino, L . 150.000

Borsa : Beato M . Rua e Giovanni XXIII,a suffragio di Ludovico Fontana, a cu-ra della moglie e dei figli, Pesaro, L .120 .000

•orsa : Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco, invocando protezione per Lu-cia, Pietro, Paolo, Andrea, mamma epapà, a cura di Ramellini Annamaria,Roma, L. 120 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa-lesiani, in ringraziamento e per pro-tezione ai familiari, a cura di ParlaniGiorgina, Bologna, L . 105 .000

BORSE DI LIRE 100 .000

•orsa : Gesù Sacramentato, MariaAusiliatrice, Don Bosco, in ringrazia-mento e invocando protezione parti-

Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco

colarmente sui genitori, a cura di Mu-suraca Floria, Placanica RC

• orsa : Vergine SS . Ausiliatrice, DonBosco, Domenico Savio, in ringrazia-mento e invocando sempre protezio-ne, a cura di Filippini Isabella, Gab-bioneta Binanuova CR

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, implorando protezione sullafamiglia, a cura di Brandazzi Maria .Colico CO

Borsa : In memoria e suffragio di Op-pezzo Antonio, a cura di Oppezzo Ro-sa, Robbio PV

Borsa : Sacro Cuore di Gesù, MariaAusiliatrice, S . Giovanni Bosco, im-plorando grazia, a cura di PagliassottoMargherita, Bosconero TO

Borsa : Maria Ausiliatrice, Laura Vi- Borsa : Don Bosco : continua a proteg-cuna, Don F. Rinaldi, in suffragio di gerci, a cura di Davide, Luigino, Irene

Borsa : Sacro Cuore di Gesù, MariaAusiliatrice, 5 . Giovanni Bosco, im-plorando protezione e per la pace nelmondo, a cura di P .G . e E .C .

Borsa : Maria Ausiliatrice, 5 . GiovanniBosco, S . Domenico Savio, invocandoprotezione sulla famiglia, a cura diVittorio e Giuseppe Mattiello

Borsa : Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco, invocando protezione su tuttala famiglia, a cura di Viziale Secondina

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandocontinua protezione, a cura di Vittoriae Rita, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento, a cura delleFamiglie Corino e Tezzato

Sergio Bertone e Ubertini Antonia, acura di N .N ., Cavaglio d'Agogna NO

Borsa : Maria Ausiliatrice, in memoriadi Castaldi Carlo, a cura di N .N ., Ca-vaglio d'Agogna NO

Borsa : Don Bosco, per aiuto ricevuto echiedendo protezione, a cura di M .R .E .

Borsa : Suor Maria Besio, a cura di unaExallieva riconoscente, Nizza Monfer-rato AT

Borsa: S . Domenico Savio, per ringra-ziamento e invocando protezione, acura di Elisa e Pierluigi, Torino

Borsa: S . Giovanni Bosco, in memoriae suffragio di Don Mario Bosticco, acura della sorella Ada

Borsa: Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, ringraziamento per grazia ri-cevuta, a cura di Destefanis Maria,Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice, Santi Sa-lesiani, per grazia ricevuta, a cura diNicola Maria, Torino

•orsa: Maria Ausiliatrice, 5 . GiovanniBosco e S . Domenico Savio, per grazia Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausi-ricevuta e invocando grazia per un fa- liatrice, Santi Salesiani, invocandomiliare, a cura di Cavallari Elsa, Torino protezione sulla famiglia e su mia fi-

e Anna Maria Mombello AL

Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Ausi-liatrice, Santi Salesiani, in ringrazia-mento per papà e mamma e invocandoprotezione, a cura di Serra Adriano TO

Borsa : S . Giovanni Bosco, a cura diN . N ., Cuneo

Borsa : In memoria di Don Luigi Zavat-taro, invocando protezione sulla fa-miglia, a cura dei coniugi Rina e Giu-seppe Rocca

Borsa : Don Luigi Zavattaro, in me-moria e suffragio, invocando prote-zione sulla famiglia, a cura dell'exal-lievo Fumero Gioachino

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta, a cura diAlifredi Edoardo, Torino

Borsa: Mons. Versiglia e Don Cara-vario, a cura di N .N ., Samarate VA

Borsa: Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, invocando protezione sulla fa-miglia e in suffragio dei miei defunti, acura di R .L .V .

glia, a cura di C .P .M .G .F .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Giovanni•osco, implorando guarigione e pro-tezione per la famiglia, a cura di GalliAnna, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sa-lesiani, in ringraziamento e chiedendoprotezione per la famiglia, a cura diDellucca Marcella, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a cura di Granier Clelia, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, riconoscente per il bene rice-vuto e chiedendo protezione, a cura diVanotti Lina, Lugano CH

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,per grazia ricevuta, a cura di FranchiniVittoria, Sarzana SP

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione e in rin-graziamento, a cura di Niscemi Con-cetta, Mazzarino CL

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa-lesiani, invocando protezione in vita ein morte per i miei familiari, a cura diBeron Maria, Feltre BL

Borsa : S. Domenico Savio, per grazia

ricevuta, a cura di Leoni Salvatore,Tremezzo CO

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, Coad . tatti, a cura di PerettoArgentina, Valdagno VI

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,S . Francesco di Sales, a cura di A .G .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Dome-nico Savio, in ringraziamento e invo-cando protezione, a cura di FeudaleElisa, Isca Marina CZ

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Sa-lesiani, a suffragio delle anime più bi-sognose, a cura di Rebora Pia, Genova

orsa : Don Bosco, a cura di FerrariGuido, Piacenza

Borsa : S. Giovanni Bosco : proteggi mee la mia gente, a cura di N .N .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, implorando protezione sullafamiglia, a cura di N .N ., Frugarolo AL

Borsa : Gesù Sacramentato e MariaAusiliatrice, chiedendo protezione egrazie per mia figlia ammalata, a curadi Angelillo Maria, Aversa CE

o

SOLIDARIETÀ

BOLLETTINO SALESIANO 0 1 MAGGIO 1982 • 35

Spediz . in abbon . postale - Gruppo 2° (70) - la quindicina

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DE IMITATIONECHRISTILIBRI QUATUOR

Edizione criticaa cura di Tiburzio Lupo, S .D.B .

pp. XXVI/400 - L . 20 .000

Questa edizione dell'immortale capolavoro del-l'ascetica e della mistica cristiana è il risultato deiconfronto di 90 codici (88,manoscritti e 2 incunabo-li), che ci dà il testo più vicino all'originale perdutoe, senza polemizzare, dimostra inoppugnabilmentel'origine italiana e benedettina dell'opera .

La stampa del volume è stata curata dalla Scuola Grafica Salesiana del-l'Oratorio San Francesco di Sales - Torino .

LIBRERIA EDITRICE VATICANACittà del Vaticano