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LAFAMIGLIA SALESIANA RIPROPONE DONBOSCO ALLACHIESA EALMONDO

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LA FAMIGLIASALESIANARIPROPONEDON BOSCOALLA CHIESAE AL MONDO

2 • 1 SETTEMBRE 1987

Rivista fondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale di informazione e cultura religiosa edito dal-la Congregazione Salesiana di San Giovanni Bosco .

INDIRIZZOVia della Pisana 1111 - Casella post . 9092 - 00163 Roma-Aurelio - Tel . 06/69 .31 .341 .

Conto corr. post. n. 46 .20 .02 intestato a Direzione Ge-nerale Opere Don Bosco, Roma .

DIRETTORE RESPONSABILEGIUSEPPE COSTA

Redazione : Giuliana Accorsero - Marco Bongioanni -Pierdante Giordano - Gaetano Nanetti - Angelo Paoluzi -Cosimo Semeraro.

Collaboratori : Nino Barraco - Sergio Centofanti - Paolodel Vaglio - Umberto De Vanna - Monica Ferrari - MariaGalluzzo - Maurizio Nicita - Silvano Stracca .

Impaginazione : Ufficio Grafico SEIArchivio : Guido Cantoni (Roma)

Diffusione : Arnaldo Montecchio (Torino)

Fotocomposizione, spedizione : Stabilimento GraficoSEI - Torino

Stampa: ILTE - Torino

Registrazione : Tribunale di Torino n . 403 del 16.2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA•

Il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto ago-sto) per tutti .•

II 15 dei mese per i Cooperatori Salesiani .Collaborazione : La Direzione invita a mandare notiziee foto riguardanti la Famiglia Salesiana e s'impegna apubblicarle relativamente alle esigenze redazionali . Te-sti e materiali inviati non vengono restituiti .Edizione di metà mese. A cura dell'Ufficio NazionaleCooperatori (Alfano, Rinaldini) - Via Marsala 42 - 00185Roma - Tel . (06) 49 .50 .185 .

IL BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 18 lin-gue diverse (tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia -Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Ca-nada - Centro America (in Guatemala) - Cile - Cina (aHong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine - Fran-cia - Germania - Giappone - India (in inglese, malaya-lam, tamil e telugú) - Irlanda e Gran Bretagna - Italia- Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud- Lituania (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda- Paraguay - Perù - Polonia - Portogallo - Spana -Stati Uniti - Thailandia - Uruguay - Venezuela - Zaire

DIFFUSIONEIl BS è dono-omaggio di Don Bosco a chi lo richiede .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limitidel possibile .Cambio di Indirizzo : comunicare anche l'indirizzo vec-chio .

SOMMARIO

4 LETTERE DAL MONDOdi Don Egidio Viganò

6 CRONACHE SALESIANE

10 VITA SALESIANALa famiglia salesiana ripropone Don Boscoalla Chiesa e al mondo

12 PROGETTO AFRICAMissione in Angola paese senza pacedi Gaetano Nanetti

16 VITA ECCLESIALETeologia per laici aperta al problemi dellanostra epocadi G . N .

20 PASTORALE GIOVANILEScegliere la vita lavorando in coloniaservizio redazionale

24 VITA SALESIANANel nome di Don Bosco e di Viktor Frankldi Maurizio Nicita

29 PROTAGONISTIQualcosa di speciale che si chiama orato-riodi Giuseppe Costa

34 PASTORALE GIOVANILEVicino al Danubio con Don Bosco e i gio-vaniservizio redazionale

37 PROBLEMI EDUCATIVIOrientarsi in una società che cambiadi Maria Galluzzo

RUBRICHEI lettori scrivono, 3 - Cerchiamo di capire, 7 - Pigydi Del Vaglio, 8 - I nostri Santi, 41 - I nostri morti,42 - Solidarietà, 43 .

i Settembre 1987Anno 111Numero 12

In copertina :Il manifesto realizzato daArmando Testa per ilcentenario

Interesse per ZefferinoNamuncuréSarei lieta di conoscere dove potreiacquistare un libro che racconti la vitadi Zefferino Namuncurà, il Venerabilefiglio del cacico araucano . Nel frattem-po, vorreste dirmi se è vero che è se-polto nella chiesa sull'isola Tiberina?Mi pare fosse scritto anche su un re-cente Bollettino che ora non rintrac-cio .

Liliana Toriser34133 Trieste, Via S. Francesco 70

Gentile Signora purtroppo non siamoin grado di poterLe offrire una aggior-nata biografia del venerabile ZefferinoNamuncurà. Le edizioni della sua bio-grafia sono da tempo esaurite almenoin Italia. È sperabile che qualche edi-trice anche salesiana pensi a pubbli-carla. Intanto possiamo dirLe che Zef-ferino Namuncurà è morto 1'11 mag-gio del 1911 a Roma presso l'Ospeda-le dei Fatebenefratelli all'Isola Tiberi-na ma è sepolto a Fortin Mercedes inArgentina dove è considerato un gran-de apostolo e protettore .In molti pregano per una sua non lon-tana beatificazione. Lo facciamo an-che noi .

Oggi compio 92 anniOggi, a Dio piacendo, compio 92 anniin discrete condizioni fisiche e menta-li . Questi lunghi anni li ho trascorsi innon placide mollezze e, se il «Bolletti-no» me lo consente, vorrei riepilogar-ne alcuni momenti .La mia gioventù l'ho trascorsa a Pisadove ho compiuto gli studi fino a mae-stro elementare. Frequentavo i Sale-siani nella sede centrale della cittàguidati da Don Bigano, poi nella sederionale di San Marco diretta da Don Fi-renze Battelli . Per la mia attività nelleassociazioni cattoliche, il fascismo,quale capostazione Ferrovie dello Sta-to, mi scaraventò in sedi disagiate elontane da Pisa quali : Scorcetoli (Pon-tremoli), Ogliastro (Cilento) Salerno(malarica), Lendinara (Rovigo), Cogo-leto (Savona). Da quest'ultima ebbi lafacoltà di risiedere nella vicina cittadi-na di Varazze dove mio figlio Vincen-zo frequentò le scuole dei Salesianidove insegnava il fervido discepoloprof. Nocelli da me conosciuto a Pisa .La figlia Angela frequentava le «bo-schine», le vostre suore. Aggiungo

LettoriSc--

rivonopurtroppo che a 20 anni di età il miocaro figlio venne ucciso dai tedeschidurante la lotta di liberazione cui par-tecipava con entusiasmo .Durante la grande guerra 1915-1918,io, quale ufficiale di artiglieria, presiparte a vari fatti d'arme, uno di questifu per me altamente drammatico . Ec-colo: durante la marcia verso Trentonei pressi di Borgo Val Sugana, la bat-teria di cannoni da 75 mm di cui erocomandante venne centrata da unapotente granata austriaca che oltre adistruggere due cannoni causò l'istan-tanea morte di 3 soldati e il ferimentodi altri, tutti a me vicini . lo, illeso, nellatasca interna della giacca portavo l'ef-figie di Sant'Antonio . La mostrai ai su-perstiti, e tutti : Miracolo, tenente!!!Successivamente anche la permanen-za in zone malariche dell'Albania noninfluirono per niente sulle mie condi-zioni fisiche ; tornai a casa sano esalvo .Ora vivo a Viareggio con la moglie, 4figli sposati vivono nella vicinanza ;abito vicino alla parrocchia officiatadal solerte parroco Don Roberto Pic-chi . La stessa è intitolata a San Gio-vanni Bosco . Ho sempre vicino il ricor-do del Santo .Porgo i miei più cari saluti ben augu-rando a tutte le vostre organizzazioni .

Nuti Roberto - Cav- di VV.Via Genova, 11 - 55049 Viareggio (LU)

A favore del nucleareLa lettera scritta da Filippo Paliotta al-la redazione del Bollettino sul «nuclea-re» (B.S . 1/1/87 anno 111, n . 7) mi haspinto a scriverLe per esporre, al ri-guardo, alcune mie riflessioni .Fino all'incidente di Chernobyl, ero unacceso sostenitore delle c .d. energiealternative, ma da allora ho cambiatola mia posizione, perché, avendonediscusso in classe con i miei Professo-ri, ho dovuto constatare che il «nuclea-re» è la soluzione meno pericolosa . In-fatti, occorre dire che le uniche fontialternative, per ora, in grado di sosti-tuire il «nucleare» sono il petrolio ed ilcarbone e queste due, alla lunga sonosicuramente più dannose dell'atomo ;basti pensare all'«effetto serra» ; allepioggie acide, alle mutazioni climati-che mondiali . Il nucleare, invece, seutilizzato con tutte le cautele necessa-rie non arreca tali disastri ecologici, inquanto è notorio che le scorie radioat-

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tive sono, ormai, riciclabili e che il tas-so di radioattività riscontrabile nei din-torni delle centrali nucleari è insignifi-cante, cioè inferiore o uguale alla ra-dioattività naturale dell'atmosfera .Inoltre la stessa tragedia di Chernobylha dimostrato che la nube radioattivafuoriuscita non conosce frontiere e,avendo noi delle centrali nucleari stra-niere proprio ai nostri confini, siamougualmente sottoposti ai pericoli delnucleare, senza goderne alcun van-taggio. Considerando anche il fattoche l'Italia deve importare energiaelettrica dall'estero, perché le nostrecentrali tradizionali sono insufficienti eche le centrali solari sono tutt'ora infase sperimentale e che, in ogni caso,forniscono un'energia troppo deboleper sostituire le altre, ci vuol poco aconcludere che le centrali nucleari so-no il male minore per una società incui la domanda interna di energia con-tinua a crescere

Luigi Marini, Via S. Petlico 24, 10125 Torino

Ma perché non lanciare 11 BSnelle edicole?Ho visto che dal mese di aprile il BSha aumentato il numero delle pagineed è migliorato tecnicamente (cellofane carta) . Ma perché non vi decidete alanciarlo anche nelle edicole? Perchénon c'è una migliore distribuzione? Gliarticoli sono ben fatti e da un punto divista redazionale non mi pare che ilgiornale sia da buttare . Tutt'altro!

Giorgio Menegaschi, Venezia

Non Inviate poesie da pubbli-careDopo la pubblicazione della poesiadel sig . Giovanni Fiore numerosilettori-poeti hanno inviato loro com-posizioni. Ringraziamo tutti ma pur-troppo per ovvi motivi redazionali edi spazio non possiamo pubblicarle.Nel complimentarsi con quantiesercitano questa . . . nobile arte let-teraria, il BS invita a non inviare piùpoesie .Questa rubrica è fatta per esprime-re le opinioni e le proposte d'inte-resse generale dei lettori. Non ègiusto togliere spazio per il dibattitoe la puntualizzazione. Con l'occa-sione si invitano i lettori ad inviarelettere brevi e possibilmente scrittea macchina .

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Don Viganòci parla

35 MINUTIPER LE DONNE

Minorca è una piccola e bella isola delle Baleari,ricca di storia, d'invasioni e, ora, di tranquillità . Inessa spunta ogni giorno il primo sole della Spagna .Ciudadela, come dice il nome, è una cittadina sorri-dente e simpatica .

Lì ho avuto la fortuna di vivere con intensità l'ini-zio dell'Anno mariano, il 7 giugno, in un tempio del-l'Ausiliatrice : il primo di tutta la regione iberica, co-struito nel secolo scorso .

La gente professa una sincera devozione alla Ma-donna. Nel centro dell'isola, sulla montagna più alta,si erge un antico santuario a Lei dedicato .

La religiosità mariana degli isolani commuove e fameditare. Coincide con quanto ho potuto costatare intanti e famosi santuari della Madre di Dio in Francia,nel Portogallo, nel Belgio, nella Germania, nella Po-lonia, in Italia, a Nazareth e in ognuno dei Paesi del-l'America Latina : penso, per esempio, a Guadalupenel Messico, a Chiquinquirà nella Colombia, a Lujànin Argentina, a Maipú nel Cile e, in Brasile, al grandesantuario dell'Aparecida .

In tutti i continenti c'è una costellazione di centrimariani che testimoniano il realismo cristiano della

storia della salvezza . Non ideologie, ma persone : Ge-sù al centro, e poi Maria con il ruolo storico di Secon-da Eva .

Oggi si assiste nel mondo al fenomeno del femmini-smo .

Senza dubbio uno dei tanti segni dei tempi è la«promozione della donna» . Ebbene: per poterne svi-luppare i valori ed esorcizzarne i pericoli c'è bisognodi una sensibilità antropologica, illuminata dalla fedenel Cristo e che non stacchi il suo sguardo da Maria .Nel femminismo, infatti, non è illusorio il pericolo dideviazioni e di riduzionismi generati da una falsa ispi-razione mascolinista, che sottovaluta specifici aspettivincolati alla dignità della donna : la sacralità della fa-miglia, la fecondità dell'amore, la cura della vita, lacultura della pace, i compiti dell'educazione, i senti-menti del cuore, i sacrifici della fedeltà, i dettagli dellabontà, il vivo senso della complementarietà, l'acutez-za dell'intuizione, la gentilezza della donazione .

In una società «secolarizzata» o «rivoluzionaria»tutti questi valori sono posposti all'efficienza e allaviolenza .

Si è detto che con il Vaticano II è scoccata «l'ora»del laicato .Ebbene : a Minorca parlando ai devoti dell'Ausilia-

trice mi è scappato di dire che ben 35 dei 60 minuti diquell'«ora del laicato» spettano alle donne .

Già Paolo VI insistette sulla convenienza di mettere

in vista gli aspetti antropologici della femminilità diMaria (cfr. «Marialis cultus», 1974): il suo «consensoattivo e responsabile alla soluzione non di un proble-ma contingente ma all'opera dei secoli», la sua vergi-nità aperta ai valori dello stato matrimoniale, il suocoraggio non di «donna passivamente remissiva»bensì di collaboratrice di un Dio «vindice degli umilie degli oppressi», la sua fortezza «che conobbe pover-tà sofferenza fuga ed esilio» ; la sua maternità non«gelosamente ripiegata sul proprio Figlio» ma apertaal bene comune di tutti ; la sua operosa solidarietà conla parente Elisabetta e con gli sposi di Cana ; la sua de-licata e amorevole fedeltà a Giuseppe ; la sua praticitànel quotidiano familiare; la sua religiosità che ha sca-lato le vette supreme della fede : «Colei che ha cre-duto!» .

Se passiamo in rassegna alcuni degli attuali «segnidei tempi», scopriamo l'urgenza che le donne diven-gano straordinariamente capaci, oggi, di promuoverei valori più autentici della loro femminilità .La «socializzazione», se interpretata solo con

un'ottica maschile, porta a una democrazia unidimen-sionale che sopprime i ruoli vitali della famiglia, adul-tera i fondamentali problemi dell'educazione e pre-scinde dall'apporto di complementarietà proprio delledifferenti vocazioni .

La «personalizzazione», se vista solo da quell'an-golatura mascolinista, interpreta riduttivamente le

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ricchezze della sessualità, la loro ordinazione alla vitae il peculiare influsso che esercitano sulla psicologiadegli individui e sui ruoli sociali .

La «secolarizzazione», da quell'ottica parziale, dis-sacra le funzioni del cuore, gli stimoli di trascendenzadei sentimenti e il bisogno di ideali, credendo di potersostituire le scienze alla religione e i vantaggi della tec-nica ai richiami della mistica .

La «liberazione», se si parte da quell'angolaturaunilaterale, si concentra solo sulle strutture per demo-lirle con i metodi della violenza .

L'«inculturazione», a sua volta, tenta semplice-mente di inserire i nuovi valori in modelli culturali an-tiquati e sprovvisti della luce di Cristo, oppure in pro-getti post-cristiani marcati da visioni ideologiche re-strittive ; la conseguenza di tali miopie penalizza so-prattutto la dignità della donna e gli autentici valoridella femminilità, indispensabili per una cultura piùmatura e più umana .

Anche 1'«accelerazione della storia» suole rinchiu-dere gli interessi delle persone (soprattutto dei giova-ni) nei mille richiami dei singoli minuti, senza una tes-situra del tempo con la sua testimonianza di ciò che èpermanentemente valido, favorendo la smania del-l'effimero che addormenta la capacità di scelta di pro-gettazione e di costanza propria delle grandi persona-lità .

I segni dei tempi sono, senz'altro, una preziosa ca-ratteristica della nostra epoca storica ; ma se vengonointerpretati riduttivamente segnano una involuzionenell'ordine dei valori e possono dare origine a una cul-tura della morte .

Non credo sia, dunque, esagerato parlare, nell'oradel laicato, dei 35 minuti per le donne .

E c'è ancora un aspetto da sottolineare nella figuradella Vergine Madre: per la donna e per tutti .

Si tratta della capacità di intuizione della fede . Latestimonianza di Maria ci ricorda l'importanza di sa-per scoprire la presenza dello Spirito Santo nella sto-ria e nella vita di ognuno : la Sua potenza è creatrice esuscita sorprese con eclatanti novità per la crescita delbene .

A Nazareth la Vergine credette all'iniziativa delloSpirito Santo ; così è cambiata la sorte dell'uomo .

Oggi si programma tutto, cercando di ridurre al mi-nimo le frontiere dell'imprevedibile : purtroppo spessolo si fa «ateisticamente» .

L'anno mariano ci ricordi l'importanza della donnanell'ora del laicato e la centralità della fede per perfo-rare la superficie degli eventi e trovare il tesoro delloSpirito .

Le donne, con i loro 35 minuti, ci dovrebbero aiuta-re di più .

don Egidio Viganò

NICARAGUA

Obando y Bravocontro le ingerenzestraniere in Nicaraguae gli «imbroglidegli ipocriti»

Con una lettera pastorale dal titolo,molto significativo : «Ipocriti, perchécercate di imbrogliarmi?», il cardinaleObando y Bravo, Primate delNicaragua, ha coraggiosamentedenunciato i tentativi messi in atto dalregime sandinista, utilizzando i mezzidi comunicazione di massa statali, digettare discredito sull'Episcopatonicaraguense . Ne pubblichiamo unostralcio, per sottolineare la difficilecondizione in cui vive la Chiesa delNicaragua .«Si fa appello alla nostra autoritàmorale e alla nostra condizione diguide spirituali di un popolo peresigere da noi una dichiarazionecontro l'aiuto nordamericano agliinsorti antisandinisti, ma l'intenzioneche muove il regime, i mezzi dicomunicazione statali e leorganizzazioni di massa del sistema,non è diretta a sollecitare un nostroorientamento di ordine morale, bensìuna presa di posizione politica su unargomento delicato dastrumentalizzare poi a finipropagandistici . Lo dimostra il fattoche in varie occasioni il nostroEpiscopato si è già dichiarato controogni ingerenza straniera, siastatunitense che sovietica . Di questoorientamento si è impedita ladivulgazione, mentre alla dichiarazioneche oggi ci viene sollecitata si darebbeinvece risonanza internazionale a scopidi propaganda, soprattutto perinfluenzare le decisioni del Congressodegli Stati Uniti» .Dove sta l'imbroglio di cui parla ilCardinale? È lo stesso Porporato acoglierlo con chiarezza : «Sedichiarassimo di accettare l'aiutomilitare agli insorti, potrebberoperseguirci come traditori della Patria ;se ne parlassimo contro riuscirebberoa farci prendere una posizione politicae ciò ci squalificherebbeautomaticamente come pastori di tuttoil popolo ; se non dicessimo niente, il

nostro silenzio sarebbe interpretatocome una silenziosa complicità . Oggi,in Nicaragua, ogni dissidente dellacausa sandinista può essere emarginatodalla legge mediante insidiosedistorsioni della verità . L'Episcopatonicaraguense ha già espresso la suaposizione, quando ha detto : « Èurgente e decisivo che i nicaraguensi,liberi da ingerenze e ideologiestraniere, trovino una via d'uscitadall'attuale situazione di conflittualità,di cui approfittano potenze straniereper continuare lo sfruttamentoeconomico e ideologico della nostraPatria, considerandoci una pedina deiloro giochi . Oggi la maggior parte delpopolo del Nicaragua vive timorosodel presente e insicuro del proprioavvenire. Sperimenta profondafrustrazione e invoca la pace e lalibertà, però la sua voce non èascoltata . Giudichiamo condannabileogni forma di aiuto, qualunque sia lasua fonte, che conduca alladistruzione, al dolore, alla morte nellenostre famiglie, all'odio e alladivisione tra i nicaraguegni. Optareper l'annientamento del nemico comeunica possibile via d'uscita verso lapace, è optare inevitabilmente per laguerra. La Chiesa propone come unicasoluzione vera la riconciliazionemediante il dialogo» . Questo testo hasubito la censura del governosandinista. Ci chiedono ora didichiararci contro l'aiuto americanoalle forze ribelli . Male agirebbe unpadre se di fronte a due figli chelottano a morte fra loro, cercasse didisarmarne uno soltanto, senza primapromuovere la riconciliazione e ildialogo per disarmare entrambi» .

ITALIA

Inaugurata a Torino-Agnellila nuova sede degli exallievi

Domenica 12 Aprile 1987 si è svoltopresso l'Istituto E . Agnelli di Torino,il tradizionale Convegno Annuale,circa 450 i presenti, numerosi igiovani .Punto saliente dell'Incontro,l'inaugurazione della Sede Exallievicompletamente rinnovata per meritodel Direttore D . Remo Paganelli, e

Nella foto :I numerosi presentiall'inaugurazione della nuovasede degli exallievi

intitolata all'indimenticabile D . G .Battista Biancotti, primo Direttoredella Scuola .Dopo la S. Messa concelebratadall'Ispettore D . Luigi Testa, nellanuova Sede è stato benedetto unquadro raffigurante il volto di D .Biancotti, opera dei due Ex . Mario eLuigi Lanza .Presenti alla cerimonia, oltreall'Ispettore, i due nipoti di D .Biancotti Augusto e Roberto,D. Bruno Delegato Ispett ., il Cav .Livio Davico Presidente Ispett ., ilDirettore e molti Exallievi .

La stamperia di Don Boscoe. . . un exallievo

li settimanale torinese «Il nostrotempo» del 3 maggio 1987 hariportato le seguenti informazioni chevolentieri riportiamo .Una serie incredibile di coincidenze hapermesso a Ernesto Saroglia diritrovare, sparsi per il Piemonte, lo«strettoio» con cui Don Bosco iniziòla sua scuola di legatoria (nel 1854) ela tagliacarte e il torchio con cui iniziòla scuola di tipografia (nel 1862) . Eccocome le racconta lui stesso .« Nel 1961 le suore salesiane di NizzaMonferrato volevano cambiare la lorovecchia macchina tagliacarte conun'altra più efficiente . Però nonavevano i mezzi per pagarla e non sene fece nulla . Ma un'anziana suora mirivelò che il loro vecchio tagliacarteera stato donato dalle suore di MariaAusiliatrice . Sul momento non ci feci

caso, ma due anni dopo, queste ultimemi chiesero a loro volta di sostituire illoro tagliacarte, un Nebiolo manualedei 1908; il precedente l'avevanoregalato alle consorelle di NizzaMonferrato . Allora capii : era quellodella prima scuola tipografica di donBosco. Mi precipitai a Nizza, regalaialle suore un tagliacarte moderno, eritirai l'altro» .«Subito dopo presi a dar la caccia altorchio tipografico del Santo . E il 14novembre 1964 il direttore della scuolatipografica salesiana, prof .Martinengo, mi indirizzò a unvecchietto ultranovantenne, chealloggiava a Valdocco da una vita .Questi mi spiegò che il torchio di donBosco era stato venduto nel 1914 allatipografia Ajani & Canale, per 100lire . Il figlio di Canale ricordò che ilpadre l'aveva regalato ad un istitutonel Canavese; mi rivolsi allora aldirettore della tipografia della Olivettidi Ivrea, Carlo Carena. Il quale, dopoun anno di ricerche, rintracciò iltorchio, che si trovava presso l'IstitutoArtigianelli di Ivrea : ci andai e loacquistai» .Nel 1985 iniziai a ricercare qualchecimelio della legatoria di don Bosco,ma non sapevo da che parteincominciare . La mattina del 25ottobre mi fermai a MariaAusiliatrice, e feci un discorsetto adon Bosco, come sempre mi capitaquando sono in difficoltà . Tre giornidopo la famiglia Tallone di

Nel disegno :Torchio tipografico tipo«Stanhope,, con cui donGiovanni Bosco iniziò nel 1862la prima Scuola tipograficasalesiana

erchiaino di capire

SOLIDALIOLTRE GLI STECCATI

In Israele, a\25 chilometri circa a nord di Gerusalemme, esiste da parecchianni un insediamento pacifico ebraico-arabo-cristiano, « Neve Shalom» . Adesso l'Associazione tedesco-occidentale per la collaborazione giudaico-cristiana ha assegnato quest'anno la medaglia «Buher Rosenzweig» : sonostati premiati i rappresentanti della comunità, il monaco domenicano fonda-tore di « Neve Shalom » Bruno Hussar, la direttrice ebrea della «Scuola di pa-ce» che funziona nel villaggio, Nava Sonnenschein, il direttore musulmanodella scuola media, Abed Najar .

A Torino, poche settimane fa, è stato deciso di organizzare, durante unconvegno promosso dalla «Casa delle Donne», un «Campo internazionaledi pace» formato e gestito da donne, in Libano e nei territori occupati di Cis-giordania e Gaza «per rompere - si è dichiarato - la catena dell'impotenzae dell'omertà». Una delegazione si recherà sui luoghi (lo ha scritto in un ser-vizio «La Stampa», uno dei pochi giornali che si è interessato all'avvenimen-to) per vedere quali siano le concrete possibilità di realizzazione del progetto .

Partendo dall'importanza del ruolo delle donne nel Libano e nei territorioccupati (si muovono e possono lavorare più facilmente fuori dai campi,hanno acquisito autonomia e consapevolezza di proprie funzioni civili, sonomaturate culturalmente e intellettualmente), si è tessuto un filo di solidarietàfra donne libanesi, palestinesi, israeliane, egiziane, greche, italiane e un sem-pre più netto rifiuto della spirale di violenza e di morte . Non a caso le testi-monianze più drammatiche sulla vita nei territori occupati sono state di Feli-cia Langer, avvocato e vicepresidente della Lega israeliana dei diritti civili eumani, e che coraggiosamente difende, con un'altra collega, gli imputati pa-lestinesi .Sono due piccoli, forse piccolissimi segni, ma che inducono a sperare

«contro ogni speranza» . Perché anche questo vogliamo, dobbiamo cercaredi capire : la tenacia di chi si batte per modi di esistenza più umani ; e voglia-mo, dobbiamo cercare di offrire la nostra solidarietà (come possiamo : pre-gando, per esempio) a quanti operano per strappare alla guerra e alla rappre-saglia le ragioni della pace e della riconciliazione . C'è qualcuno che pensa,soffre e ama di fronte al milione di morti che sta costando la guerra fra Irane Irak; all'atmosfera di reciproco odio e sospetto che avvelena il MedioOriente e che conduce a situazioni apparentemente inestricabili come quellalibanese e, non tanto dissimile, l'altra dell'occupazione israeliana di terrearabe; all'invasione e alla guerriglia, poco più a est, provocata dall'UnioneSovietica in Afghanistan; ai venti di conflitti che spirano nel Golfo Persicoper improvvide iniziative di una parte o dell'altra, alimentate da intolleranzereligiose o da mal compresi interessi economici o di prestigio .

Ciascuno di noi può fare . Come i sessanta membri della Comunità NeveShalom, come le donne che pensano al «campo internazionale di pace» . Per-ché il rispetto, la comprensione dell'altro si concretano in gesti, ma nascononel profondo di ognuno dei nostri cuori .

Angelo Paoluzi

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Alpignano, nota come curatrice dipreziosi libri d'arte, mi donava ilgrande strettoio per legatori, tutto inlegno (viti comprese), che don Boscoaveva utilizzato agli inizi della suascuola di legatoria e che trent'annidopo aveva usato con i suoi ragazziall'Esposizione di Torino del 1884» .

«Domenica 6 aprile 1986, a Valdocco,vi è stato un raduno di ex allievi, hoincontrato il prof. Coden, della scuolagrafica Salesiana di Verona, il qualemi ha portato 8 fotografie della scuoladi don Bosco riguardanti lastereotipia, la composizione, lalegatoria, la fonderia di caratteri e la

8 . 1 SETTEMBRE 1987

tipografia . Ha attirato la miaparticolare attenzione quest'ultima,datata 1882. Si osserva chel'illuminazione è a gas, si vedono duefile di macchine da stampa ma non èvisibile con quali mezzi venganoazionate . Supponendo unatrasmissione con cinghie e puleggieposta sotto il pavimento, mi chiesiperò quale energia venisse utilizzataper far girare la trasmissione .All'archivio Storico del Comune diTorino è stata trovata una planimetriadel percorso e degli utilizzatori delcanale «Ceronda», derivato da unapreesistente derivazione dell'ex Molinodi Altessano a Venaria Reale, ultimatonel 1871 . Dalla piantina, redatta nel1898, risulta che erano dieci le ditteallacciate con regolare concessione, ediciannove senza autorizzazione, traqueste ultime i Salesiani . Resta dastabilire come furono fatte girare lemacchine dal 1862 al 1871 : forse amano, forse con una macchina a

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Croi,ac1 ezamanevapore o con un motore a gasilluminante» .«Una settimana fa, dovevo spedire untorchio all'esposizione di Grafica(GEC) che si apre sabato 2 maggioalla Fiera di Milano ; mi sono recatonel magazzino del Politecnico, ed hoscoperto che i due contrappesi in ferroerano stati rubati. Non c'era piùtempo per fabbricarne di nuovi .Quella notte ho sognato don Bosco,che mi ha detto : "Ti aspettano allascuola tipografica Paravia " . Al miorisveglio ho pensato a lungo a quelleparole, poi sono andato alla scuola, invia del Carmine, dove ho insegnatoper 45 anni, e qui ho trovato untorchio con due contrappesi simili aquelli che cercavo ; e li ho avuti inprestito per l'esposizione . Tuttecoincidenze? Forse. Io credo che donBosco si stia servendo di me daparecchi anni, per riportare alla luce isuoi vecchi laboratori . . . » .

M.T .

MW

Ricordati a Genova i 90anni di don VincenzoColombari

Don Vincenzo Colombari, cappellanodel gruppo degli alpini insignito dimedaglia d'oro, «Antonio Cantore»,ha compiuto novant'anni . Laricorrenza è stata festeggiata dagliappartenenti al gruppo alpinisampierdarenese presso la parrocchia

INella foto :L'avvocato Mauro Gori, sociodella «Antonio Cantore»,consegna la stola sacerdotale aDon Colombari

di Don Bosco, dove risiede l'anzianosacerdote. Don Colombari haofficiato una messa, durante la qualeha pronunciato un'omelia ed haparlato della sua vita .Nella prima guerra mondiale ilreligioso, cavaliere di Vittorio Veneto,fu furiere sul fronte italo-austriacoprovvedendo ai vettovagliamenti edalla distribuzione di sigarette . Aquell'epoca aveva vent'anni. Nel 1923fu ordinato sacerdote e negli anniseguenti ricoprì diverse cariche in senoalla Congregazione salesiana .Don Colombari ha quindi volutoricordare agli amici alpini il significatodei quattro loro distintivi : l'alpestock,la picozza, la corda, la piuma : leprime due rappresentano un simbolocontro alle avversità della vita, la terzasignifica che occorre costruirefraternità, l'ultima vuol ricordare cheoccorre puntare sempre alla vetta,soprattutto a quella del cielo .Il vecchio sacerdote ha concluso

spiegando che non intende andare inpensione ; ogni giorno resta infatti perore e ore nel suo confessionale inattesa dei fedeli . «Il confessionale -ha detto Don Colombara - è la miagaritta» .Gli amici alpini della sezione Cantorehanno regalato al sacerdote, inoccasione del suo compleanno, unastola sacerdotale ed il gioco dellatombola: il sacro e il profano . «Latombola, ha spiegato il capogruppodell'«Antonio Cantore» Sergio Buzzi,significa che Don Colombara hafatto . . . 90». Don Colombara haringraziato commosso e quindi hadonato, a sua volta, la tombola algruppo «Anziani-giovani» dellasezione, che raggruppa gli iscritti dicirca 70 anni d'età . «Sono i miei"quasi coetanei" - ha detto ilsacerdote - e spero che giocando allatombola si divertano pensando a me» .

d.f .

I I comune di CastelnuovoDon Bosco lancia unconcorso

In occasione dell'anno centenario dellamorte di Don Bosco la cittadina dovenacque il Santo ha indetto unconcorso di arti visive aperto a tutti igiovani dai 15 ai 25 anni di etàresidenti nella Regione Piemonte .11 concorso - le adesioni siraccolgono fino al 31 dicembre 1987presso l'Assessorato alla Cultura delcomune di Castelnuovo Don Bosco -ha per tema : «Don Bosco, la suaterra, i giovani» .

Il card. Sin a Palermocon gli emigrati filippini

I numerosi emigrati filippini chelavorano in Sicilia sono affluiti aPalermo da numerose localitàdell'isola per incontrarsi con ilcardinale Jaime Sin, arcivescovo diManila. L'incontro si è svolto periniziativa della commissione episcopalesiciliana per il lavoro diretta da donSalvatore Naselli, e con lacollaborazione del T.G .S . Don Bosco«Philippines club» . Sono intervenuti ilcardinale Pappalardo, arcivescovo diPalermo e il sindaco della cittàOrlando. È stato un incontroaffettuoso e commovente . Lontanidalla loro terra, che sono stati costrettiad abbandonare a causa dellecondizioni di miseria che regnano inmolte regioni dell'arcipelago, ifilippini hanno visto nel cardinale Sinun segno di speranza e di fiducia . IlPorporato è infatti universalmentenoto per il coraggioso appoggio dato aCory Aquino nella sua battagliacontro il dittatore Marcos, unabattaglia che ha riportato lademocrazia nelle Filippine e avviatoun processo di riforme destinato adare al Paese maggiore stabilitàpolitica e prospettive di sviluppoeconomico . La manifestazione si è

Nelle foto :A sinistra le bambinedell'istituto Mazzarello diPalermo mentre danzano incostume filippinoA destra il cardinale Sin con ungruppo di compatriote filippine

sB1 SETTEMBRE 1987 • 9

svolta nell'auditorium San Silvestro,dove gruppi di «colf» filippine hannopartecipato allo spettacolo offertodalle alunne dell'Istituto MariaMazzarello, delle suore salesiane di viaEvangelista Di Biasi . Le bambineitaliane hanno eseguito balli tipicifilippini .

La FMA da novant'anninell'asilo di Samarate

Nel gennaio del 1894 si spegnevaGiacomo Macchi, che, per testamento,legava i suoi beni all'istituzione di unasilo destinato ad ospitare «bambinid'ambo i sessi appartenenti a famigliepovere, domiciliate e dimoranti aSamarate, provincia di Varese, di etàcompresa fra i tre e i sei anni» . Adessi doveva essere somministratagiornalmente «una minestra nellamisura adatta alla loro età» .Novant'anni fa, nel 1897, l'asilocominciò a funzionare, curato dalleFiglie di Maria Ausiliatrice giuntedalla Casa Madre di NizzaMonferrato .Per ricordare l'avvenimento, si èraccolta a Samarate, nella scuolamaterna «Macchi-Ricci», una folla diautorità e di amici .L'Amministrazione civica,rappresentata dal sindaco Portalupi,dal vicesindaco geom . Maiella e dagliassessori Mazzucchelli e Piacentini, haofferto una artistica ceramica consignificative parole di ringraziamento«a coloro che dal lontano 1897seppero mettere a disposizione leproprie energie e la propria presenzaper il bene della comunitàsamaratese» . Una solenne celebrazioneeucaristica, presieduta dal salesianodon Tarcisio Strappazzon, ha volutoesprimere il ringraziamento al Signoreper il dono della presenza delle Figliedi don Bosco . Parole di gratitudinesono state pronunciate dal Parroco edal nuovo Coadiutore don DonatoPastori . Poesie, ricordi, letture,rievocazioni hanno reso famigliarel'incontro, cui hanno preso parteanche anziani allievi della scuolamaterna, ai quali ha rivolto affettuoseparole la direttrice della casa salesianasuor Giannina Testa . Hanno inviatomessaggi il cardinale Carlo M . Martinie il Rettor Maggiore don Viganò .

10 - 1 SETTEMBRE 1987

a

Roma, settembre - L'inte-ro mondo salesiano è in gran fermento .I giorni passano celermente, e l'eventodel centenario - «Don Bosco 88» - siavvicina a velocità sempre più sostenu-ta. Le iniziative che pochi mesi fa eranosolo sulla carta, sono ormai entrate incantiere, vanno prendendo corpo, han-no i contorni più netti dell'esecuzionepratica . E non soltanto sotto il profiloorganizzativo, ma anche dei contenuti .

Tanta attività porta a formulare unaconsiderazione preliminare e possiamoricavarla da una relazione che don Gae-tano Scrivo, Vicario del Rettor Maggio-re e presidente della Commissione cen-trale di coordinamento «DB 88», ha te-nuto ad un incontro delle Commissionidiocesane del Triveneto per le celebra-zioni centenarie . «L'invito del Rettor

L'esempio, a livello regionale, delTriveneto. Ma anche nei piccolicentri le iniziative si moltiplicano .

Maggiore - ha detto don Scrivo - èarrivato al cuore della Famiglia salesia-na perché essa già sentiva -il bisogno dicelebrare don Bosco nella forma che lostesso Rettor Maggiore ci ha indicato .Ciò che sta avvenendo nelle varie Ispet-torie, nelle varie nazioni non è un fattopuramente organizzativo di risposta auna struttura, ma rivela qualcosa di piùprofondo: il bisogno di confrontarsicon Don Bosco per sentire e far vederealla Chiesa e al mondo che Don Bosco èvivo nella misura in cui noi siamo unitiper portare avanti il suo progetto apo-stolico» .

Don Scrivo ha manifestato queste sueimpressioni sull'andamento della prepa-razione a «DB 88» non in base ai «sen-tito dire», bensì per esperienza diretta,dopo aver compiuto numerosi viaggi

LA FAMIGLIA SALESIANARIPROPONE DON BOSCOALLA CHIESA E AL MONDO

che l'hanno portato nei più diversi Paesidei vari Continenti . Ovunque il coinvol-gimento è globale, vede l'impegno di sa-cerdoti, suore, laici . E ciò avviene sullelinee di un criterio dettato dalla Com-missione centrale e diretto a unire, sulpiano organizzativo, le due realtà deldecentramento e del coordinamento . Ildecentramento è attuato a livello mon-diale, ispettoriale e locale, seguendo di-rettrici proprie dei vari rami, poiché -come ha rimarcato don Scrivo - «i sa-cerdoti di Don Bosco, le Figlie di MariaAusiliatrice, i cooperatori e le coopera-trici, gli ex allievi e le Volontarie hannouna particolarità di celebrazione loropropria nell'ambito della specificità del-l'unica vocazione salesiana» . Quanto alcoordinamento, esso è un fattore indi-spensabile per realizzare quei momenticelebrativi in cui tutta la Famiglia sale-siana si ritrova .

Si coglie insomma l'impressione di

una realtà in movimento nel senso giu-sto. Questo non vuoi dire - ha aggiun-to il Vicario - che in tutte le parti delmondo le cose vadano bene allo stessomodo, che ovunque si sia afferrato ilsenso giusto al cento per cento, questo èumano. Ma in linea generale le cosestanno camminando secondo le miglioriaspettative .

Un altro aspetto che sta emergendocon molta evidenza da questa fase pre-paratoria del centenario la si rileva nellaforte propensione della famiglia salesia-na a fare delle celebrazioni un avveni-mento di Chiesa, nella ferma convinzio-ne che Don Bosco è un dono di Dio cheappartiene a tutta la comunità ecclesialee al mondo. Possiamo citare, ad esem-pio, la lettera che la Famiglia salesianadel Triveneto ha indirizzato al Patriarcadi Venezia cardinale Marco Cè, e checontiene la piena disponibilità salesianaa collaborare con l'Episcopato e con gliorganismi pastorali diocesani, sia du-rante l'anno centenario, sia, soprattut-to, nel delicato periodo della prepara-zione, secondo lo spirito del messaggioche don Egidio Viganò ha indicato atutta la Famiglia salesiana per l'88 e cheè condensato nel tema generale : «Con igiovani raccogliamo dinamicamente l'e-redità del Concilio» .

Ed è dalla stessa Famiglia salesianadel Triveneto - per insistere sull'esem-pio - che sono venute numerose pro-poste destinate a formare un nutritoprogramma. È previsto per il 15 maggio1988, all'arena di Verona, una «Festadei giovani», con la partecipazione ditutti i Vescovi della Regione . Sarà a di-sposizione delle Diocesi un serviziostampa per presentare al grande pubbli-co la figura di Don Bosco . Un aiutoconcreto verrà offerto alle Chiese localiper una lettura della condizione giova-nile del Triveneto, per la presentazionedella spiritualità salesiana giovanile elaicale, per l'illustrazione della propostapedagogica di Don Bosco a genitori, in-segnanti, animatori giovanili, per laspiegazione del significato sempre piùattuale dell'Oratorio di Don Bosco, ecc .I salesiani saranno inoltre disponibiliper i seminari, le scuole cattoliche, igruppi ecclesiali allo scopo di favorireuna riscoperta dell'attualità di Don Bo-sco. Infine, sarà colta ogni occasioneper entrare negli ambienti non ecclesia-li, come scuole statali, pubbliche istìtu-zioni, circoli culturali e ricreativi ecc .dove presentare il sistema preventivo diDon Bosco .

A livello diocesano, i salesiani delTriveneto propongono che il centenariodi Don Bosco sia celebrato in ogni Dio-cesi con particolari manifestazioni, pre-siedute dai singoli Vescovi . Inoltre, pro-pongono pellegrinaggi diocesani, capaci

di coinvolgere soprattutto i giovani eguidati dai Vescovi, ai luoghi salesiani .

Se questo è, succintamente, il quadrodelle iniziative a livello di una regione- e lo abbiamo proposto per sottoli-neare un orientamento diretto ad allar-gare le celebrazioni centenarie della Fa-miglia salesiana a tutta la Chiesa - nonmeno ricco appare il panorama che escedai programmi predisposti a livello dipiccoli centri . Citiamo, sempre peresemplificare, il caso di Mazzano, nellavallata di Fiera di Primiero, in provin-cia di Trento. Qui il calendario delle ini-ziative già predisposto, copre l'interoanno, mese dopo mese . Si va dall'aper-tura delle celebrazioni in ogni parroc-chia nel gennaio 1988 fino alla chiusuranel gennaio 1989, passando attraversoconcorsi di pittura, di poesia ecc . nellescuole della vallata, pellegrinaggi a To-rino Valdocco, convegni di studio egiornate di spiritualità, fiere del libro inomaggio a Don Bosco apostolo della«buona stampa», recital su Don Bosco,ricerche per dare concreto aiuto ai cen-tri di volontariato a favore dei poveri,iniziative per la diffusione del « Bolletti-no salesiano» .

Sono, quelli citati, due soli esempi deimolteplici aspetti che vanno via viaemergendo in questa fase di ormai acce-lerata preparazione dell'anno centena-rio . Ci proponiamo di tenere informati ilettori delle iniziative e degli orienta-menti che si svilupperanno nei prossimimesi in ogni parte del mondo per per-mettere a tutti di meglio vivere e parteci-pare «Don Bosco 88» .

Marek Kopelent musicista cecoslovaccoha composto la musica per la cerimoniainaugurale

La cerimonia ufficiale di apertura dell'anno centenario della morte diDon Bosco si terrà, com'è noto, il 30 gennaio 1988 a Torino . Nell'occa-sione, al teatro Regio, sarà eseguita una composizione musicale originale,di cui è autore il musicista cecoslovacco Marek Kopelent . Nato a Praganel 1932, Kopelent ha conseguito la maturità al liceo francese della capi-tale ceca, per passare poi all'accademia di musica praghese, dove si è di-plomato nel 1955 col dramma sinfonico «Sitanella» . Ha al suo attivo nu-merose composizioni per orchestra, musica da camera, ecc . Nell'accetta-re l'incarico di comporre la musica per «DB 88», il maestro si è detto lie-to di contribuire a celebrare un Santo che il mondo intero conosce e ono-ra come un sincero, grande amico dei giovani .

1 SETTEMBRE 1987 • 11

Armando Testa(autore del manifesto) :«spero che ricordiDon Bosco ai giovani»

Il manifesto celebrativo (chevediamo illustrare la copertina diquesto numero del Bollettino) di«Don Bosco 88», che sarà diffu-so in tutti i Paesi del mondo inoccasione del Centenario, è statoideato da Armando Testa, titola-re dell'omonimo studio di Tori-no. Ad Armando Testa, conside-rato un autentico artista nel suocampo e largamente noto con lemolte sue riuscitissime realizza-zioni, abbiamo chiesto con qualespirito ha affrontato il compitoche gli è stato affidato . «Fra tan-ti lavori per prodotti di massa ocartelli per avvenimenti culturali- ha risposto - mi è piaciutoaffrontare il manifesto per DonBosco . Non è stato semplice, an-zitutto perché le celebrazioni, icentenari sono già di per sé temidifficili . In più, quando si deverappresentare un santo, si hasempre il timore di cadere nell'il-lustrazione ovvia, nel raccontinoagiografico. E questo rischio lodovevo evitare soprattutto perDon Bosco, che è un santo anco-ra oggi modernissimo . Il tagliografico della scritta mi ha con-sentito di dare un piglio attuale,ma al tempo stesso umano, alsuo volto. Spero che piaccia allagente, e soprattutto che faccia ri-cordare Don Bosco ai giovani dioggi » .

PROGETTO AFRICA

12 - 1 SETTEMBRE 1987

Angola

MISSIONEIN ANGOLAPAESESENZA PACEUna pattuglia di 14salesiani dell'Ispettoria diSan Paulo del Brasilecondivide le sofferenze ele speranze di un popoloche vive in guerra da 26anni.

---A Roma - Quella del mis-sionario non è mai una vita como-da . Disagi, pericoli, incomprensio-ni, problemi di ogni tipo sono panequotidiano . Ma tutto diventa anco-ra più difficile se il missionario sitrova ad operare in un Paese che daventisei anni, è in stato di guerra . El'Angola, Paese africano a sud del-l'Equatore, grande quattro voltel'Italia, con circa otto milioni diabitanti, le brutture della guerra, inquasi tre decenni, le ha conosciutetutte: morte, distruzione, fame, mi-seria, sofferenza .

Prima c'è stata la dura lotta con-tro i portoghesi (l'Angola è una excolonia del Portogallo) per conqui-stare l'indipendenza . Poi, dal 1 °novembre 1975, anziché aprirsi a unavvenire di pace come era nell'au-

spicio di tutti, l'Angola è precipita-ta in una rovinosa guerra civile, checontinua ancora oggi, e che vedeimpegnate non solo le forze armatedel governo di Luanda e le forma-zioni ribelli di un movimento che sioppone all'attuale regime al potere,ma anche eserciti stranieri, cubani erussi da una parte, sudafricani dal-l'altra . I combattimenti sono andatifacendosi sempre più aspri, le vie dicomunicazione rese inagibili, l'eco-nomia in dissesto a causa delle enor-mi risorse inghiottite dalle crescentiesigenze belliche, i raccolti nellecampagne distrutti o razziati daiguerriglieri, i rifornimenti alle po-polazioni che vivono nelle città sem-pre meno garantiti . Su tutto ciò re-gna sovrana l'insicurezza, sia per gliuomini che per i • loro beni .

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14 • 1 SETTEMBRE 1987

«Non è una vita facile»È in questa drammatica situazio-

ne che si trova ad operare una co-raggiosa pattuglia di missionari sa-lesiani, 14 in tutto . Come vivono?Che cosa fanno? Con quali prospet-tive? Ne parliamo con don JosefWinkler, delegato ispettoriale perl'Angola. «Certo, non è una vita fa-cile, ma noi non ci lamentiamo piùdi quanto non si lamentino gli stessiangolani, perché, al pari di loro,vorremmo che la guerra lasciasse fi-nalmente il posto alla pace e che il

Paese si avviasse sulla via di un soli-do e duraturo sviluppo . Il nostroimpegno è innanzitutto la condivi-sione. Siamo in mezzo al popolo percondividerne le sofferenze e, al tem-po stesso, per tentare di alleviarlenei limiti delle nostre modeste possi-bilità . I bisogni sono immensi, inve-stono la vita quotidiana di tutti, co-me sempre accade in un Paese per-corso dalla guerra. E noi siamo inpochi e con scarsi mezzi . Ma c'èun'altra cosa che noi vogliamo con-dividere con gli angolani, ed è lasperanza in un futuro di pace e diprogresso» .

Abbiamo incontrato don Winklera Roma, in occasione di un suo bre-ve soggiorno motivato dalla parteci-pazione a un incontro della Caritasinternationalis . Ce lo ha presentatoun altro salesiano, don Larry Lo-renzoni, che della Caritas Interna-tionalis è da qualche mese il dinami-cissimo responsabile del Centro didocumentazione e del servizio in-formazioni . «La Caritas - ci dicedon Winkler - svolge in Angola unruolo di primo piano nell'aiuto allepopolazioni . Con interventi d'emer-genza fornisce viveri alla gente neimomenti di maggior crisi. Gode del-l'apprezzamento delle stesse autori-tà di governo, anche perché è l'uni-co organismo non governativo do-tato di solide strutture organizzati-ve. I pubblici poteri hanno piena fi-ducia nella Caritas, sanno che nelladistribuzione del cibo, dei medici-nali, ecc. essa agisce con equità esenza dispersioni, avendo cura diarrivare ai più bisognosi» . E la Ca-ritas, aggiungiamo noi, potrebbeforse fare molto di più se chi vivenei Paesi ricchi si facesse carico del-le sofferenze di questo popolo pro-vato da una guerra spesso dimenti-cata, e sapesse che con sole cento-mila lire si coprono le necessità diuna famiglia angolana media per unintero mese .

Don Winkler è di nazionalità te-desca, e dalla natia Monaco di Ba-viera partì missionario, nel 1957,ancora studente, per il Brasile . An-che allora scelse di lavorare in unaregione tutt'altro che comoda, ilMato Grosso, fra le più impervie emeno accoglienti del grande Paeselatino-americano . Ordinato sacer-dote nel 1966, ha continuato la suaattività missionaria nelle regioni in-terne dello Stato brasiliano di SanPaulo, per trasferirsi poi, nel 1985,in Angola . Lo avevano preceduto,quattro anni prima, i confratelli sa-lesiano, tutti provenienti da Paesisudamericani . La missione in Ango-la è infatti patrocinata dall'Ispetto-ria di San Paulo, nel quadro del"Progetto Africa" .

«Pensi che fin dal lontano 1881,la Chiesa angolana, all'epoca ema-nazione della Chiesa portoghese,scrisse a Don Bosco una lettera persollecitare l'invio di missionari sale-siani. Ma Don Bosco, pur con ram-

marico, non poté accogliere la do-manda, una fra le tante che egli ri-ceveva ormai da ogni parte delmondo, e che avrebbero richiesto,per essere tutte soddisfatte, un nu-mero di salesiani di gran lunga su-periore a quello di cui la Congrega-zione disponeva sul finire del secoloscorso .

Ci sono voluti cento anni . . . Mafinalmente i salesiani sono approda-ti anche in Angola . È una ulterioretestimonianza della validità del"progetto Africa" .

Lavoro nelle parrocchieQual è il vostro campo di attivi-

tà? «Vede, la situazione in Angolacosì come è oggi, ci apre spazi rela-tivamente limitati . La scelta ideolo-gica del regime al potere, che si ri-chiama al marxismo-leninismo, hafatto sì che i rapporti fra lo Stato ela Chiesa attraversassero momentidifficili . A partire dal 1978, tutta-via, si è stabilito un clima di reci-proca tolleranza, che ha consentitodi evitare le aspre frizioni del passa-to . Ciò non toglie che sia tuttoraimpedita l'apertura di scuole catto-liche, che in tutta l'Angola esista unsolo seminario minore, che a noi sa-

Un gruppo di missionarisalesiani con don Luc Van Loy(il quarto da sinistra in alto)durante una visita in Angola deiconsigliere per le missionisalesiane . L'ultimo a destra èdon Josef Winkler

lesianì in particolare non sia conces-so di promuovere quelle scuole pro-fessionali che fanno parte della no-stra tradizione e del nostro impegnoeducativo fra i giovani» .

« Il nostro lavoro - proseguedon Winkler - si svolge quindi es-senzialmente nelle parrocchie. Neabbiamo una a Luanda, la parroc-chia di San Paolo, una a Ndondo,180 chilometri dalla capitale, e unaterza nel nord del Paese, verso ilconfine con lo Zaire. Una quartacomunità è stata aperta solo tre me-si fa, e affidata a salesiani prove-nienti da Paesi dell'America centra-le . L'attività principale è quella del-la catechesi, una catechesi moltoprolungata, perché vogliamo radi-care nel profondo la fede e farla vi-vere con piena consapevolezza . Ov-viamente dedichiamo cure partico-lari ai ragazzi . Nella sola parrocchiadi Luanda ne abbiamo oltre due-mila .

Siamo aiutati validamente da col-laboratori angolani, ragazze soprat-

1 SETTEMBRE 1987 • 15

tutto, perché i giovani sono costrettidallo stato di guerra a prestare unlungo servizio militare, che li tienelontani da casa per molto tempo» .

II popolo angolano è cristiano al50 per cento, e fra i cristiani, il 70per cento è cattolico . «Gli angolanisono molto religiosi - sottolineadon Winkler - e le nostre celebra-zioni liturgiche sono seguitissime .La fede della maggior parte dei cre-denti è ben radicata . Naturalmentenon mancano i problemi, che na-scono soprattutto dal permanere ditradizioni ancestrali, specie perquanto riguarda il matrimonio, cherisente ancora del tradizionale rap-porto poligamico» .

Il lavoro quotidiano nelle parroc-chie mette a contatto i missionarisalesiani con la realtà sociale ed eco-nomica del Paese . Una realtà dolo-rosa, che si coglie anche nelle stra-de, dove si incontrano tanti giovanimutilati di guerra, dove i negozinon sono in condizione di esporrealcuna merce, dove si pratica unmercato nero - la Kandonga, comela chiamano - a prezzi proibitiviper i meno abbienti, dove si trasci-nano contadini che la guerriglia e icombattimenti hanno cacciato dalleloro terre costringendoli a ripararein città (spesso sprovvisti di «car-tao», cioè la tessera dei generi ali-mentari razionati, i contadini sonoobbligati a vivere di espedienti persbarcare il lunario) .

È quasi incredibile che ciò accadain un Paese che è potenzialmentericchissimo di risorse minerarie e diterre fertilissime, ma impossibilita-to a sfruttarle a causa della guerra edei giochi di interesse che coinvol-gono potenze straniere . I missionarisalesiani - al pari, del resto, deimissionari appartenenti alle altreCongregazioni - si rivolgono allamassa dei diseredati cercando di fa-re il possibile . Oltre a questo impe-gno e al di là dello specifico compi-to missionario dell'evangelizzazio-ne, qual è, don Winkler, il sensodella vostra presenza in Angola?«La gente dimostra di nutrire gran-de fiducia nei missionari, guarda adessi, alla loro presenza in questa ter-ra tanto provata, come a una testi-monianza, a un segno di speranza inun futuro migliore per tutti» .

Gaetano Nanetti

VITA ECCLESIALE

16 - 1 SETTEMBRE 1987

TEOLOGIA PER LAICIAPERTA A1 PROBLEMIDELLA NOSTRA EPOCA

Sorto nell'ambito dellAteneo salesiano,l'Istituto superiore di scienze religiosecontribuisce alla formazione di un laicatoconsapevole del proprio ruolo nellacomunità ecclesiale.Colloquio col preside don Giorgio Zevini.

Roma - Teologia? Manon è materia per seminari e peruniversità ecclesiastiche? Certo . Manon solo. Da qualche tempo, attor-no alla teologia si è risvegliato uninteresse che coinvolge un semprepiù grande numero di laici, gentecomune, che vive la normale vita ditutti i giorni, gli impegni della fami-

1 SETTEMBRE 1987 • 17

glia e del lavoro . Non si tratta diuna passione momentanea, di una«moda». È piuttosto la risultanzameditata della forte spinta impressadal Concilio Vaticano II al ripensa-mento del ruolo affidato ai laici cri-stiani nella Chiesa, la naturale con-seguenza del riconoscimento dellaessenziale partecipazione del laicoal progetto di «nuova evangelizza-zione» cui Giovanni Paolo II ha vi-gorosamente chiamato la Chiesaitaliana .

Il laico - figura alla quale, comeè noto, sarà dedicato l'ormai immi-nente Sinodo dei Vescovi - può da-re alla Chiesa un contributo tantopiù qualificato e sostanziale quantomaggiore è la sua preparazione,quanto più radicata e matura è lasua formazione religiosa . La consa-pevolezza della vocazione specificadel laico all'interno della missioneevangelizzatrice della Chiesa, e ilrafforzarsi della ricerca di maggiori

A sinistra don Giorgio Zevinipreside dell'istituto al suo tavolodi lavoro e a destradon Bergamelli docente dipatrologia al Pontificio AteneoSalesiano(Fotoservizio Franco Marzi - Roma)

spazi nell'ambito della comunità ec-clesiale, incrementano la domandadi una adeguata preparazione .

È allo scopo di rispondere a que-sta crescente richiesta che è nato l'I-stituto superiore di scienze religiose,istituito presso la Facoltà di teolo-gia dell'Università pontificia sale-siana . L'atto di nascita ufficiale del-l'Istituto è recente, perché il ricono-scimento da parte della Congrega-zione per l'educazione cattolica ri-sale al 29 giugno 1986 . Ma sottoforma di «corso» a carattere speri-mentale, l'iniziativa salesiana hapreso vita fin dall'anno accademico1982-83. «Abbiamo cominciato conquattro iscritti - ricorda don Gior-gio Zevini, preside dell'Istituto -ma la crescita è stata rapida . Loscorso anno accademico abbiamo

contato più di 150 iscritti, e dalleadesioni che già stanno affluendo invista del nuovo anno accademico1987-88, prevediamo di raggiungeree superare i 200 partecipanti» .

Crescentepartecipazione

Chi sono i laici che sentono il bi-sogno di frequentare i corsi di teolo-gia dell'Istituto? Quali le motiva-zioni che li spingono a sobbarcarsi ilnon lieve onere di cinque lezioni set-timanali, dalle 16,30 alle 20 e confrequenza obbligatoria, ad affron-tare le sessioni d'esami («e sonoesami impegnativi - dice don Zevi-ni - perché siamo molto rigorosi,come si conviene ad un istituto distudi universitari che si rispetti»), apreparare la tesi finale prima di ot-

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tenere il titolo accademico di «ma-gistero in scienze religiose»?

L'area della partecipazione è am-pia e variegata . Siedono nelle stesseaule dell'Ateneo salesiano il genera-le in pensione e il giovane diploma-to, l'ex presidente di Corte dei Con-ti e la madre di famiglia . E poi ci so-no religiosi e religiose . Molti abita-no a Roma-città, ma ci sono allieviche, per andare e venire, affrontanol'intenso traffico delle vie consolariche portano ai centri minori dellaprovincia o della regione laziale .

Quanto alle motivazioni più spe-cifiche, esse corrispondono all'arti-colazione delle finalità perseguitedall'Istituto; anche se non mancanocoloro che seguono i corsi per assol-vere a un loro intimo bisogno di piùapprofondita conoscenza dei fon-damenti della cultura religiosa . Fragli iscritti ci sono persone che inten-dono dedicarsi all'insegnamentodella religione nelle scuole, da quel-le materne al liceo, e le vicende che

hanno tenuto in agitazione questoparticolare settore scolastico sonotroppo recenti e troppo note per do-ver sottolineare l'importanza di di-sporre di insegnanti dotati della in-dispensabile preparazione . Ci sonopoi persone che si preparano al dia-conato permanente e all'eserciziodei ministeri istituiti, un campo chesi allarga sempre di più alla parteci-pazione dei laici. Altri aspirano adiventare animatori per le attivitàpastorali e catechistiche della Chie-sa locale, o a svolgere funzioni lea-der nei movimenti ecclesiali, oggitanto numerosi e percorsi da fer-menti di iniziativa .

Ci sono poi coloro che seguono icorsi come iniziazione teologica dibase per poter accedere alle facoltàecclesiastiche presso cui proseguiregli studi . Infine ci sono religiose ereligiosi laici di diverse Congrega-zioni, che avvertono la necessità diaggiornare o approfondire la loropreparazione teologica .

A un primo anno di corso, chepone le basi di un generale orienta-mento filosofico-teologico-umani-stico, segue un triennio articolato invari indirizzi : pedagogico-didatticoper insegnanti di religione ;teologico-ministeriale per il laicatochiamato a specifici servizi all'inter-no della Chiesa ; catechetico-pastorale per chi intende dedicarsiai settori dell'animazione parroc-chiale, come la preparazione allaCresima, al matrimonio ecc . Le di-scipline che formano i piani di stu-dio spaziano dalla sacra Scritturaalla Patristica, dalla storia dellaChiesa alla liturgia, dalla teologiafondamentale alla teologia morale,dalla filosofia alla psicologia, dal-l'antropologia al diritto, ecc. Rap-presentano un po' la sintesi degli in-segnamenti impartiti nelle varie fa-coltà dell'Ateneo salesiano . Il titoloaccademico conferito al termine delquadriennio è riconosciuto sia dalloStato che dalla Santa Sede .

Acontatto con la realtà

«Ma ciò che ci caratterizza in mo-do particolare - tiene a precisaredon Zevini - è lo sforzo diretto amettere in contatto permanente lateologia con la realtà della nostraepoca, mediante il dialogo fra scien-ze teologiche e scienze umane . Nonfacciamo dunque della teologia distampo ecclesiastico, specialistica,con una forte accentuazione teori-ca. Il nostro impegno è diretto aproporre una teologia rigorosa dalpunto di vista scientifico, ma allaportata dell'uomo di oggi, per met-terlo in condizione di meglio dispor-si di fronte alla problematica delmondo contemporaneo» . Insom-ma, se è vero che al laico, collocatoad un tempo nella Chiesa e nella

storia, viene riconosciuta una fun-zione di fondamentale importanzanel quadro della «nuova evangeliz-zazione», tanto da considerare que-st'ultima inattuabile senza l'appor-to dei laici per via del loro ruolo diraccordo fra la Chiesa e il mondo,allora bisogna arrivare alla conclu-sione che la preparazione teologicadiventa essenziale per aiutare il lai-cato ad essere nella secolarità conpiena coscienza dei problemi che so-no tipici della nostra epoca .

Ciò vuol dire possedere gli stru-menti necessari a capire e affrontare- come ebbe occasione di dire ilRettor Maggiore don Viganò, te-nendo la prolusione ai corsi dell'an-no accademico 1986-87 - problemiquali «la secolarizzazione, l'incul-turazione, la problematica delladonna, la liberazione, la socializza-

Esperienze, obbiettivi,

risultati

Le impressioni di allievi dei centri di teologia

Ecco alcune impressioni raccolte fra i partecipanti ai corsi dell'Istitutodi scienze religiose dell'Ateneo salesiano .

Roberto Brunelli, Generale dei carabinieri in pensione : «Mi sono iscrit-to per approfondire i problemi che la coscienza mi pone . Presi la decisio-ne dopo aver letto le ultime encicliche di Giovanni Paolo II, perché sentiinascere in me il bisogno di dare spazio ai temi che quei documenti tratta-vano. II corso mi ha molto aiutato a dare risposte alle mie domande, e an-che se non tutto mi è ancora chiaro, sento di essere sulla buona strada» .

Paola Giganti, insegnante, sposata con tre figli : «Confesso che la moti-vazione che mi ha mosso è stata la ricerca di un interesse da coltivare aldi fuori dell'ambiente familiare. Ma poi è andata prevalendo la ricerca dirisposte ai miei problemi esistenziali . Non è solo una questione culturalein senso stretto . Sento che si sta trasformando il mio stesso atteggiamentoverso la vita . $ un tipo di studio che ti entra dentro, e ha tutta l'aria divolerci restare . Ciò è anche merito degli insegnanti, che sono molto coin-volgenti perché riescono a integrare la teologia con il vivere quotidiano .Non mi propongo finalità pratiche immediate, ma solo lo scopo di vivereil cristianesimo in modo più consapevole» .

Maria Pia Maddaloni, assistente volontaria tra gli handicappati, sposa-ta con due figli : «Ho capito che la mia preparazione religiosa era troppocarente e ho sentito il desiderio di approfondire il Vangelo . Il mio interes-se è aumentato col tempo . L'insegnamento è impartito con una imposta-zione molto aperta e con continui inserimenti nella vita quotidiana . Altermine del corso vorrei poter insegnare religione nelle scuole superiori,perché sono convinta di poterlo fare ora con una impostazione nuova, ca-pace di portare i giovani a sentire l'importanza della cultura religiosa .Oppure mi piacerebbe inserirmi in un gruppo giovanile, ma preferirei, al-la parrocchia, qualche movimento ecclesiale . Con i nostri professori ildialogo è continuo in un rapporto di scambio molto ricco» .

1 SETTEMBRE 1987 - 19

zione, la personalizzazione . . . e, an-cora, la situazione del mondo del la-voro, nonché la vasta area dei com-piti culturali ed educativi, dal ri-spetto della libertà delle persone aidiritti e doveri educativi della fami-glia, dal vero senso democraticodella convivenza politica alle finali-tà culturali delle comunicazioni so-ciali, dalla sacralità della vita all'at-tenzione verso gli ultimi, dall'im-mensa sfida dell'inserzione vitaledel Vangelo nella cultura emergentealla divaricazione fra cultura e van-gelo». «Ciò che ci preme di far ri-saltare - afferma don Zevini - èla necessità di mettersi in dialogocon il mondo, anche per coglierequanto di positivo esso ci propone .Del resto, il nostro indirizzo è con-forme a quello fatto proprio dalConcilio, sulla scorta della grandeintuizione di Paolo VI» .

Uno dei risultati più vistosi diquesta impostazione è il rapportoche si è instaurato fra i laici parteci-panti ai corsi e i docenti (questi ulti-mi sono stati finora tutti salesiani,ma con il prossimo anno accademi-co il corpo insegnante sarà integratoda docenti di altre provenienze) .«Un rapporto intessuto anch'essodi dialogo - chiarisce don Zevini- che, se da un lato mette i laici incondizione di apprendere, dall'altroarricchisce i docenti nel momentostesso in cui vengono a contatto conle problematiche sollevate dagli al-lievo il più delle volte sulla base diloro esperienze personali . L'appro-fondimento dei problemi, realizzatoin un incontro tra il vissuto e i fon-damenti del sapere teologico, è digrande importanza ai fini del supe-ramento della divaricazione frascienza e fede» .

Ma c'è un altro aspetto di questaesperienza salesiana che merita diessere sottolineato: il clima di cor-dialità che la frequentazione pro-tratta per l'intero periodo dei corsitende a propiziare, fa sì che moltivivano questa vicenda di studio e diimpegno culturale come un momen-to comunitario, di amicizia e frater-nità, che si allarga spesso ai fami-gliari dei partecipanti . Al di là del-l'aspetto pratico e scientifico, anchequesto è un risultato di grande va-lore .

G. N .

PASTORALE GIOVANILE

20 - 1 SETTEMBRE 1987

Cile

SCEGLIERE LA VITALAVORANDO IN COLONIA

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PARA INFORMACIQNES'.PASTORALJUVEN .3ALFSIANAAy-«op4L c7 173 . Fpv 6993,007 Anc,o 14 -Cas . 14374 I

Ogni anno almeno1Smila ragazzitrascorrono unasettimana di vacanze inuna delle tante casesalesiane del Cile.Una iniziativa chemobilita molte forze.

m„ Le colonie salesiane«Villa Feliz» nascono in Cile nel1973 . È l'anno del golpe militareche, rovesciando il governo di Al-lende, conduce al potere il generaleAugusto Pinochet. La situazionesociale ed economica del Paese è alcollasso e milioni di persone subi-scono gli infausti rovesci di una gra-vissima crisi . In pochi, sostenutidalla fede in un «uomo plenario», iragazzi del movimento giovanile sa-lesiano di Santiago decidono di far-si presenza di Chiesa nel Cile : unaChiesa che, a partire dall'umiltàdell'organizzarsi territoriale, va adare e nello stesso tempo ad impa-rare dai poveri . E tra questi, secon-do lo stile di Don Bosco, scelgono ipiù giovani . Così, in una stretta in-terazione tra fede, cultura e impe-gno sociale, che non disdegna difarsi «politica» in senso più lato,creano le colonie estive «per queiragazzi cui manca di tutto . . . per es-sere ragazzi» .

Intese come una sorta di orato-rio, le colonie «Villa Feliz» si basa-no completamente sulla gratuità delservizio: il volontariato giovanileorbitante nel mondo salesiano è lapolla da cui scaturiscono gli artefici

di questa nuova attività . Durantel'anno gli animatori, tra i 15 e i 20anni, vengono preparati adeguata-mente sul piano pedagogico, spiri-tuale e culturale . Saranno poi lorostessi a raggranellare i mezzi pecu-niari sufficienti alla realizzazionedelle colonie attraverso spettacoli,manifestazioni e happening di altrotipo che coinvolgano anche i piùlontani . Altri aiuti finanziari vengo-no forniti di volta in volta dall'epi-scopato, dalla Caritas, dalle banchee da tante persone che pure preferi-scono rimanere nell'anonimato .Spesso hanno partecipato i cardina-li Raul Silva e Francisco Fresno ;dalla parte di questi giovani un aiu-to non indifferente, anche da unpunto di vista pubblicitario, provie-ne da radio Chilena .

Nell'atto pratico, la colonia, pre-vista tra i l e i 15 giorni, è divisa invarie giornate : la giornata dell'ami-cizia, dello svago, del lavoro, dellapreghiera, della natura, della fami-glia e così via dicendo . Sono chia-mati a partecipare i ragazzi tra i l ei 14 anni che non avrebbero altrapossibilità di godersi una pur mini-ma vacanza estiva . « È una manierasemplice di far conoscere ai piccolichi è Cristo attraverso giochi, canti,corse, passeggiate . . . », dice un ani-matore, con un approccio tutto sa-lesiano : «non solo amate, ma fatecapire che amate» .

In un Paese dove la violazione deidiritti fondamentali del bambinoassume via via aspetti sempre piùgravi, i ragazzi di «Villa Feliz» fan-no propria la strada dell'opzioneper la vita . Delinquenza, alcooli-smo, droga, desaparecidos, sfrutta-mento e violenza minorile, prostitu-zione, aborto e compravendita di

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22 • 1 SETTEMBRE 1987

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VUOIRICEVERE

Il. BOLLETTINOSALESIANO?Dal lontano 1877

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Il Bollettino SalesianoDiffusioneCasella Postale 909200163 ROMA

LA sinistra un gruppo di giovani animatori e sopramomenti di gioco e di allegria tra i partecipanti allacolonia

neonati sono all'ordine del giorno .La Dichiarazione dei diritti delbambino ratificata dalle NazioniUnite il 20 novembre del 1959 rima-ne lettera morta .Qui i bambini, invece, vengono

accettati come un regalo e non comeuna minaccia per la vita degli altri .È un'opzione per la vita che ricom-pone la frattura tra vangelo e cultu-ra propria di tanta parte del mondoodierno. Una scelta che si articolanel duplice aspetto dell'amore e del-la condivisione . Leggiamo la testi-monianza di due animatori, en-

trambi ventenni. Una ragazza :«Costa molto l'impegno della colo-nia, ma ho sempre presente che ilvolto di ciascun bambino è il voltodi Gesù. E il miglior regalo che cifanno i ragazzi alla fine delle vacan-ze è quando ci dicono: «ti vogliomolto bene». Un ragazzo: «La co-lonia mi ha aiutato a scoprire larealtà dolorosa che soffrono moltipiccoli fratelli . Ciò ha reso possibileun cambiamento nella mia visionedella vita : ora sono più compromes-so per coloro che soffrono» .

Alla base di tutto questo c'è, pa-

sB1 SETTEMBRE 1987 23

lese, la pedagogia di Don Bosco conil suo sistema preventivo e i suoi tri-nomi : amorevolezza, ragione e reli-gione; istruire, educare e divertire .Una metodologia che rifugge dalpaternalismo per condividere, im-parare, offrire, una vera educazionepopolare: alla fede, alla giustizia, alsenso nuovo della vita .

In questo modo l'annuncio delCristo e la denuncia del peccato delmondo, la violenza, l'ingiustizia, lemille trame della morte, si riscopro-no uniti nella verità della profezia . Iragazzi cileni di «Villa Feliz» allorasi ritrovano perfettamente in quellateologia della liberazione che pro-viene dall'episcopato latino-ameri-cano di Puebla nel 1979 con la scel-ta preferenziale, ma non esclusiva,per i poveri e i giovani . Cosicchél'addentellato democratico non puòmancare: e nel corso di formazioneper gli animatori di «Villa Feliz» sidescrive la violazione dei diritti fon-damentali dell'uomo perpetrata dal-la dittatura militare tuttora al pote-re; pure si accenna all'impegno del-la Chiesa a favore degli ultimi, degliemarginati e dei sopraffatti . Un ruo-lo profetico e di servizio, si affer-ma, che ha dato alto prestigio mo-rale alla Chiesa : «oggi in Cile si sti-ma il Papa, si stimano i cattolici» .

E da un piccolo gruppetto, « VillaFeliz» si fa grande . L'idea di regala-re una vacanza gratuita ai più pove-ri e ai più piccoli del Cile si diffondein tutto il Paese fino a interessareparrocchie e movimenti non salesia-ni. L'ultima «Villa Feliz» ha vistoun migliaio di animatori impegnatiper 12.000 ragazzi della strada lun-go oltre 30 gradi di latitudine : daIquique, nel deserto di Atacama fi-no a Punta Arenas nella Terra delFuoco . Una vacanza dove, in primoluogo, si dona un affetto mai cono-sciuto : insieme a cibo, vestiti, cultu-ra, fede .

Questo è lo spirito complessivo di«Villa Feliz», dove la fede diventaaffetto e amore, dove la Chiesa si fagiovane per i giovani, sorella per ifratelli . «Ciascuno di questi bambi-ni poveri - dice un animatore - ciinterpella dalla sua povertà. Nonsono cifre, né percentuali, ma per-sone . . . e per un cristiano sono fra-telli» .

VITA SALESIANA

24 • 1 SETTEMBRE 1987

Il centro Frankl

NEL NOMEDI DON BOSCOE DI VIKTORFRANKLDa oltre dieci anni è sorto aMessina un centro psico-pedagogico le cui iniziativediventano sempre più unriferimento culturale per l'interacittà. La cronaca dell'undicesimoseminario dedicato alla culturadell'impegno.

«Impegno, volontaria-to, solidarietà, sono come i lati del-la piramide della nuova umanità,piramide che certamente sfida il2000 con la certezza del futuro e conla gioia di vivere!»

Così Don Umberto Romeo, diret-tore del centro «Frankl», ha intro-dotto i temi della tre giorni svoltasinello scorso maggio a Messina daltitolo : «Per una cultura dell'impe-gno, giovani e adulti verso una so-cietà di pace» .

Organizzato dall'Istituto «Dome-nico Savio» di Messina, sezioneCentro-Psico-Pedagogico «ViktorFrankl», in collaborazione con l'U-niversità Salesiana Facoltà di Teo-logia «San Tommaso» di Messina,il Seminario - giunto alla sua undi-cesima edizione - è divenuto unpunto di riferimento preciso perquanti operano nella realtà messine-se. Un momento di verifica ed allo

stesso tempo di rilancio per l'attivi-tà della chiesa locale .

Relatori prestigiosi, non solo perle cariche ricoperte, ma soprattuttoper la testimonianza offerta, hannofocalizzato in pieno i tre singoli te-mi in cui si è articolato il seminario .

Cultura dell'impegno:tra realtà e utopia

Particolarmente lucida e taglienteè stata l'introduzione a questo temafatta dal Professor Briguglio, mem-bro della presidenza della Caritasmessinese : «Dobbiamo essere pro-tesi al recupero di un cristianesimoessenziale, di quel cristianesimoche, al di là di tutti gli orpelli di cuisiamo stati capaci di caricarlo, parteda quel precetto fondamentale diNostro Signore: Amerai il prossimotuo come te stesso . Amare Dio si-gnifica amare il mondo . Ed eccoche l'interesse del nostro tempo hacambiato completamente direzione :noi siamo stati finalmente riportatidal cielo alla terra, dall'eterno altemporale, dal religioso al laicale . Èsuperata l'immagine del cristianoche pensa al cielo, immagina connostalgia la vita del cielo o - e nonsuoni blasfemo - ha premura dientrarvi . Non ci convince più nean-che il concetto di vita futura . Il cri-stiano crede nella vita eterna ed èsufficiente riflettere un istante percomprendere che, se è eterna, è co-minciata il giorno della mia nascitae comprende tutti i giorni che inquesto mondo io vivo e gli altri an-cora per un tempo senza fine» .

«Occorre recuperare il valore del-l'utopia - ha sottolineato il relato-re Providenti, sostituto procuratoredella Repubblica, nonché presiden-te della Lega Antidroga della cittàdello Stretto - quale forze per co-stituire la speranza, capace di stabi-lire impegni sociali concreti . Si èpassati dalla contestazione degli an-ni'70 all'attuale operatività nell'im-pegno, con maggior forza anche secon minore violenza. Si è capito insostanza che non è importante con-testare il Vescovo o il politico checercano l'egemonia sugli uomini più

che il loro consenso . È possibile at-tuare un rapporto di liberazioneoperando con gli uomini sui proble-mi con concretezza» .«Sta nascendo un uomo nuovo?

Non ci sarà più spazio in futuro perviolenza, mafia, droga? - ha con-cluso Providenti -. Ecco ritornal'utopia, ma vi è anche un po' diconcretezza. Quando sento i giova-ni della Comunità Incontro, quan-do tornano ragazzi che avevano ab-bracciato la squallida via dell'orga-

1 SETTEMBRE 1987 • 25

nizzazione mafiosa, e dopo aver vis-suto l'esperienza della comunitànon sono più disposti ad essere solopiccoli anelli del sistema, ma voglio-no scommettere la loro vita sulla viadi un reale cambiamento, penso chequalcosa può cambiare . La culturadell'impegno non ha un segno pre-ciso, ma ha un soggetto preciso cheè l'uomo. Oggi il dialogo fra leideologie si attua nelle convergenzesui problemi reali della società, sen-za fughe totalizzanti, ma sapendo

COS'È IL CENTRO«VIKTOR FRANKL»?Il Centro Psico-pedagogico è stato fondato nel 1969 . Il 29 gennaio

1977 è stato intitolato a Viktor Emily Frankl .Esso è affiliato al Centro Nazionale Opere Salesiane (CNOS) e fa

parte dell'Associazione nazionale COSPES (Centri di OrientamentoScolastico Professionale e Sociale) .

È collegato, anche, a livello culturale e di interscambio scientificocon l'istituto «San Tommaso» di Messina, aggregata all'UniversitàPontificia Salesiana di Roma .

Il giovane è un «essere» in cerca di significato .Se vi è qualcosa che può sollevarlo da una situazione di sofferenza

e di morte, afferma Frankl, è la consapevolezza che c'è sempre un si-gnificato nella vita.

Il Centro Psico-Pedagogico «Viktor Frankl vuole essere una rispo-sta alle esigenze del momento storico che viviamo. Con esso i Salesia-ni di Messina si pongono a servizio dei giovani in modo particolare diquelli moralmente poveri e psichicamente disturbati per aiutarli a tro-vare il senso della vita .

In questa linea il Centro•

svolge attività di «orientamento» e di «consulenza psico-pedagogica» individuale e collettiva a favore degli alunni dellescuole Salesiane e Statali .

offre un servizio di «counseling» ai giovani con disagio e conflittoi problemi evolutivi della crescita .•

presta una «consulenza Psico-vocazionale» per i candidati alla vi-ta religiosa e sacerdotale .•

realizza, attraverso corsi, tavole rotonde, seminari di studio, unservizio di «preparazione alla vita» per giovani e di «formazionepermanente» per educatori, insegnanti, genitori . . .

cura attività di studio e di ricerca sul «campo» .II Centro, che si avvale di una équipe di esperti nelle scienze della

educazione, è diretto dal Prof. Umberto Romeo, sacerdote Salesiano,psicologo clinico, docente di Psicologia Umanistica alla Pontificia Uni-versità Salesiana nella sua sede di Messina e di Roma .

26 • i SETTEMBRE 1,987

i

F 11 SEMINARI PERDIFFONDERE IDEE1) 1977 «Vivere è sopra-vivere» È il primo semi-

nario che è anche inaugurazione dei nuovi lo-cali del Centro .

2) 1978 «La maturazione come processo di cre-scita dinamico e pluridimensionale» .

3) 1979 «Prevenire per educare» .4) 1980 «Don Bosco: attualità di un progetto

educativo» .5) 1981 «Famiglia: valore certo della società» .6) 1982 «L'armonia nel divenire dei nostri fi-

gli» .7) 1983 «La droga si può vincere» .8) 1984 « 1 giovani per la pace contro la vio-

lenza» .9) 1985 «I giovani verso il 2000» .10) 1986 «Giovani voglia di pace» .11) 1987 «Per una cultura dell'impegno : giovani

e adulti verso una società di pace» .

che la teoria di Marcuse (unica ideo-logia egemonica basata sul sistemaeconomico mondiale) non può vin-cere se l'uomo non vuole che vinca,che la crisi delle ideologie non è lacrisi del pensiero umano e che la cri-si di religiosità non è la crisi dellafede» .

J lon'o tariato :impegno o fuga?

Ancora in Italia - ha introdottoil tema l'ingegnere Luca Trombetta,

coordinatore Regionale del Movi-mento per la vita - a volte si guar-da al volontariato come ad unaesperienza di assistenza verso i fra-telli che per diverse cause si trovanoin difficoltà .

Ma volontariato significa anche,e soprattutto, impegnarsi per ri-muovere le cause della sofferenzastessa . Per far ciò una delle strade ècertamente quella dell'impegnosocio-politico . Bisogna concreta-mente far sì che gli organismi pub-blici percepiscano e portino a solu-zione i problemi dei nuovi emargi-

nati che una società egoista e indivi-dualista genera ogni giorno» .

«Il Volontariato - ha ulterior-mente approfondito il dottor Ta-vazza, presidente nazionale del Vo-lontariato - non si esaurisce inquello che fa, ma soprattutto aiutaalla risoluzione dei problemi . Biso-gna intaccare i circuiti che generanoe rinnovano l'emarginazione . Nelpassato il Volontariato è stato spes-so vissuto in maniera schizzofreni-ca: durante il giorno lavoro e poinel tempo libero mi dedico un po'agli altri, quasi a "riparare" alle

Ili 11 1, MAGA0S. SI III

III SSIVA

nostre manchevolezze con un'alibidifensivo. E qui sta la fuga! Adessoinvece il Volontariato sta trovandouna sua giusta dimensione che passaanche attraverso la politica . Un'a-zione che richiede una scelta com-plessiva di vita, un impegno interge-nerazionale. Perché ogni età è ingrado di realizzare uno specificocontributo nei cento campi in cuioggi si è chiamati ad agire . Dallecarceri alla tutela dell'ambiente,dalle tossicodipendenze alle ragazzemadri, siamo chiamati a rivalutareun'etica della solidarietà che può

salvarci dal ritorno agli anni dellaviolenza politica e del crimine» .

Giovani e adulti solidaliper una nuova umanità

«Don Bosco - ha sottolineatol'Ispettore per la Sicilia, Don Mon-tanti - col suo insegnamento, masoprattutto con la pratica del suometodo, nel rapporto pedagogicotra adulti e giovani, escluse sia l'in-tervento paternalistico, estraneo al

lo1 SETTEMBRE 1987 - 27

I Le fotografie di queste due paginesi riferiscono ad alcuni deiprecedenti Seminari

giovane, sia l'intervento coercitivo,obbligante a qualunque prezzo .Don Bosco praticò una terza strada :la condivisione che esige un atteg-giamento di fondo : la simpatia e lavolontà di contatto» .

«Tanti piccoli gesti - ha intro-dotto il tema il dottor Stagno D'Al-cotres, presidente della Croce Rossa

28 • 1 SETTEMBRE 1987

messinese - di partecipazione, ap-parentemente senza significato, for-mano una catena di bene che, pocoalla volta, riuscirà a legare il mondoin una spirale di solidarietà . Perchéla cosa più importante è amare glialtri con disponibilità totale» .

La relazione conclusiva, seguitacon estrema attenzione dal numero-so e qualificato pubblico presente, èstata tenuta da Monsignor Javierre,Segretario della Congregazione perl'Educazione Cattolica .

«Offro un modesto contributo -ha introdotto l'Arcivescovo spa-gnolo - di educatore e di teologo .Vi invito perciò alla riflessione : sul-l'esigenza della solidarietà ; sulla ve-ra natura della medesima ; sulla me-todologia che assicura il massimo diefficacia . Oggi non manca il panenel mondo, manca il cuore per fis-

Una parte del numerosopubblico presente al Seminario

sare i criteri di distribuzione dellericchezze . In altre parole manca lasolidarietà . Allora bisogna compie-re uno sforzo sul piano educativoper raggiungere l'ideale della nuovaumanità. Occorre inoltre esaminareil problema delicato dei rapporti frai membri che costituiscono una Co-munità. La Chiesa, quando si rea-lizza nella sua essenza, è un para-digma meraviglioso . Nelle sue scuo-le la Chiesa realizza e insegna con latestimonianza, la formula che assi-cura la vera solidarietà. Esiste an-che una minaccia permanente : o, daun lato, il trionfo dell'individuali-smo, o, dall'altro, quello della co-munità a spese della persona . Oc-

corre evitare questi due estremi se-guendo una terza strada che portaal dialogo, al rispetto della verità, alrispetto degli uomini nella loro indi-vidualità . Un dialogo che, perquanto riguarda i cristiani, deve es-sere teso ad inculturare il Vangelo ead evangelizzare la cultura» .

«La vita non si ferma, continua- ha tirato le somme l'organizzato-re Don Romeo -, e il nostro Semi-nario deve continuare nel nostroquotidiano personale e sociale .Dobbiamo essere pronti ad iniziarese siamo fermi; a continuare se ab-biamo fatto i primi passi ; a unirciper annunciare a tutti la parola disalvezza. Non ci si salva nel tempio,ci si salva fuori dal tempio vivendocon fedeltà la parola appresa neltempio! »

Maurizio Nicita

PROTAGONISTI

Antonio La Pergola

QUALCOSA DI SPECIALECHE SI CHIAMAORATORIO

A colloquio con l'exPresidente della CorteCostituzionale.I suoi ricordi salesiani.Come giudica laCostituzione italianae cosa ne pensa dellascuola cattolica. Chi èper lui D. Bosco.

N --'° Incontrare Antonio LaPergola non è stato difficile . È ba-stata una telefonata al Palazzo dellaConsulta ed il Presidente della Cor-te si è prontamente dichiarato di-sponibile a dare . . . udienza .

L'ho incontrato l'ultima settima-na del mese di maggio a pochi gior-ni dalla fine del suo mandato .

«Posso offrirle un caffè?»13 così che il professore La Pergo-

la, 55 anni, exallievo salesiano«doc», dopo i primi convenevoli hacreato il clima per una intervista ri-velatasi sin dal suo inizio quasi unaconversazione tra amici di lungadata .

«lo - dichiara La Pergola - ri-cordo sempre come una delle cosepiù care il periodo trascorso nellascuola e nell'oratorio salesiano divia Teatro Greco a Catania checoincide con il mio primo sentoredell'adolescenza e l'ultimo dell'in-fanzia .

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30 • 1 SETTEMBRE 1987

I miei vecchi maestri sono tuttiscomparsi : don Li Pira, don Raval-li, don Raspanti, don Ruggeri, donLeonardi . . . Rimane ancora donCurrao che vive a Messina e che mipiacerebbe poter incontrare» .«A Catania - prosegue ancora

La Pergola - non mancavano altrescuole prestigiose rette da religiosima mia mamma preferì quella deisalesiani perché vi avevano annessoun oratorio» .

Ma lei cosa ne pensa?

Anche nella mia modesta espe-rienza di uomo di scuola, più avantinegli anni, ho dovuto dare ragione amia mamma .

Si, l'oratorio è qualche cosa dispeciale perché, al contrario di certescuole elitarie e selettive, mette a di-retto contatto di tutte le classi socia-li . È questo per me il primo frutto ericordo dell'insegnamento salesia-no . Il raccogliere questo messaggiodi fraternità e di eguaglianza che c'èin ogni buona scuola e a maggiorragione in ogni buona scuola reli-giosa ma che negli istituti-oratorisalesiani diventa realtà ed espressio-ne concreta . Lì incontravo ragazziniche mi dicevano d'avere problemi acasa e finii di avere quel senso ovat-tato della vita in cui i genitori risol-vono tutti i problemi . Ti trovaviesposto ad una realtà in cui l'educa-zione era anche un'educazione virileoltre che profondamente cristianasenza perdere niente della dolcezza .C'era una specie di schietta impo-stazione al limite della paterna ru-dezza specialmente coi ragazzi chemeritavano una bella tiratina d'o-recchie .

Ricordo chiaramente due cose,che tu avevi la sensazione di doverrigare diritto e di fare il tuo doveresenza trascurare la lealtà verso i col-leghi e la comunità, senza smanceriee leziosità a vivo contatto con il po-polo. L'oratorio era anche questo ein esso potevi trovare le iniziativepiù varie: dal lavoro manuale -piccoli lavori di montaggi elettrici,di falegnameria e di legatoria - aldisegno, ai giornaletti di scuola, allafilodrammatica e allo sport . Unacompletezza di sistema educativosenza fastidiose pretese elitarie masempre a contatto di classi socialidiverse .

CHI ÈLA PERGOLASiciliano di nascita, 55 anni, è

stato fino al giugno u .s . il piùgiovane presidente della corte co-stituzionale mai eletto in Italia .Ha frequentato l'Istituto e l'Ora-torio salesiano di via Teatro Gre-co a Catania . Dopo essersi lau-reato all'Università di questa cit-tà, Antonio La Pergola ha com-piuto i suoi studi di specializza-zione in Scozia presso l'Universi-tà di Edinburgo, negli Stati Unitipresso la Haward University, do-ve nel 1955 ha conseguito il titolodi Master of Laws, e in Olandapresso l'Accademia di diritto in-ternazionale dell'Aia .Ancora giovanissimo è diven-

tato ordinario di diritto costitu-zionale all'Università di Padovae successivamente in quelle diBologna e di Roma . Inoltre hainsegnato in diverse universitàstraniere e presso prestigiosi cen-tri di cultura in Europa, negliStati Uniti e in Australia . Nel1976 è stato eletto dalle Camereal Consiglio Superiore della Ma-gistratura successivamente è sta-to nominato giudice costituzio-nale .

Ricorda qualcosa in particolare?

Eravamo nel 1943 e il 16 aprileuna bomba cadde sulla nostra scuo-la. Morirono quattro persone . L'I-stituto ci rovinò addosso . Però diquel periodo ricordo che di frontealla propaganda politica incentratanel predicare l'odio verso i nemici,un messaggio di fraternità e di paceveniva proprio da quelle scuole . Èstata un'esperienza unica .

Che cos'è per lei la laicità delloStato?

La laicità dello Stato non è lamancanza del senso religioso ; sefosse così sarebbe la mancanza diun valore spirituale . È lo Stato co-struito in maniera di garantire la li-bertà religiosa di tutti . Lo Stato lai-co è uno Stato in cui la libertà reli-giosa è garantita indipendentemente

dal fatto che tu sia cattolico oebreo; è lo Stato in cui la religionenon è imposta . Ma quale religioneautentica può essere imposta? Puòesistere religione senza il dono dellafede e della grazia? È il diniego del-la religione che è imposto, è la per-secuzione che è imposta . La fedenon è mai imposta, la fede viene daldi dentro e perciò non può essereuna negazione della libertà del-l'uomo .

Noi veniamo da una lunga tradi-zione di prevalenza della religionecattolica diversamente da altri Paesidove essa a volte rappresenta unaminoranza. Va rispettata in ambe-due i casi . Il cosiddetto problema dichi vuoi tutelare la sua libertà dinon credere è stato anche oggetto diqualche sentenza. Recentemente sivoleva che la Corte eliminasse laformula di giuramento su Dio ; ov-viamente non l'abbiamo fatto tutta-via abbiamo apportato alla formulaun'aggiunta che è questa : Giura suDio, se sei credente .

Ho vissuto a lungo in paesi amaggioranza protestante ed ho ap-prezzato maggiormente il senso uni-versalistico ed ecumenico della chie-sa cattolica così come il contattocon altre religioni può essere unesempio di tolleranza e di umanità .

L'essere credente per chi occupaun posto come lei può essere un«peso» o no?

Non direi. La fede piuttosto èsempre un motivo di forza interiorein ogni circostanza della vita. Nonc'è nulla della nostra fede, io credoche possa turbare l'esercizio di unafunzione pubblica ; c'è tutto inveceper illuminare e dirigere a correttagiustizia .

Certo chi crede incontra limitiche chi non crede non si dà .

Ma la Costituzione della Repub-blica Italiana è veramente da but-tare?

Io direi che non è vecchia cometante altre ma comincia a dare pro-va della sua vitalità nonostante siparli diffusamente della necessità dicambiarla .

Io credo che ci sia una parte dellanostra Costituzione sempre validaed attuale ed è quella in cui sonoelencate le libertà ed i diritti-doveri

dei cittadini . Quarant'anni fa è sta-ta concepita e scritta modernamen-te. Un discorso diverso è quello cheriguarda l'assetto delle istituzioniche io penso possono essere variateo riviste nel corso del tempo . Del re-sto gli inglesi dicono che la provadel budino consiste nel mangiarlo .

Come vede il problema dellescuole private e del loro finanzia-mento?

Credo che la scuola debba essereincoraggiata .Dobbiamo compiere uno sforzo

perché le scuole e parlo anche dellescuole cattoliche abbiano ogni pos-sibilità di dispiegare tutte le loroenergie. E non sarei, come sonoexallievo di un istituto salesiano senon serbassi di quella scuola i ricor-di e l'apprezzamento grato che hosempre mantenuto in fondo al cuo-re; non lo sarei se non avessi speri-mentato da vicino il grande svilup-po anche delle università cattolicheall'estero, ad esempio negli Stati

Il professor La Pergola durantel'intervista con il direttore delBollettino Salesiano

Uniti, tutte scuole che danno ungrande esempio di libertà e di effi-cienza nell'insegnamento. Io credoche nel nostro Paese ci sia la diffusaesigenza per la difesa delle scuoleprivate, soprattutto religiose . Que-ste, secondo esperienza, hanno datoi migliori frutti e completano la pre-parazione scolastica con le basi mo-rali senza le quali nessuna esperien-za e conoscenza professionale è ma-tura. Questo non significa sottova-lutare l'importanza delle scuolepubbliche ma significa avere dellescuole private un concetto sancitodalla stessa Costituzione quandoproclama la libertà di insegnamentoe ne tutela lo svolgimento .

A parte poi la rispondenza del si-stema educativo ed i princìpi di li-bertà c'è un'esigenza di mantenereviva una tradizione della quale sia-mo tutti orgogliosi .

t SETTEMBRE 1987 • 31

Come ricorda la figura di DonBosco?

Ricordo la figura di Don Boscocome la figura di un santo che sentivicino, come se fosse il tuo precetto-re che ti parla direttamente accarez-zandoti, che vive nelle scuole che hacreato ; un santo che vedi nell'altaree insieme sui banchi della scuola onel cortile dell'oratorio .

La figura di Don Bosco l'ho vistainseparabile da quella delle scuoleche ha creato ed una delle mie espe-rienze più toccanti è stata quella divedere la chiesa di Don Bosco aBrasilia. Avevo- parlato con certiamici colleghi durante la mia ultimavisita di lavoro in Brasile e mi fudetto che Don Bosco aveva predettoesattamente il posto dove sarebbesorta la capitale Brasilia ; così ho vi-sto ancora una volta la testimonian-za di Don Bosco chiaroveggente eperciò di Don Bosco santo e ne sonorimasto commosso .

a cura di Giuseppe Costa

32 • 1 SETTEMBRE 1987

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L'UMORISMO DI DEL VAGLIOLe edizioni Paoline hannopubblicato recentemente il quartovolume di strips realizzato dalnostro collaboratore e amico Paolodel Vaglio. Nel congratularcipubblichiamo la presentazione chedei volume fa don Claudio Sorgi.

Non date ascolto a chi vi dice diessere assolutamente soddisfattodella propria vita, di non avere rim-pianti, né invidie, né desideri . Nem-meno il più grande successo, né, ad-dirittura, la più grande santità, sonoin grado di generare una così genera-le - ma che sia sincera - autocom-piacenza . Io, per esempio, ho sem-pre nutrito un'invidia sfrenata perchi sa disegnare . Badate che non hodetto dipingere . Non invidio, infatti,i grandi pittori che hanno immorta-lato le nostre chiese o che ora abbel-liscono musei e collezioni private.Ho detto proprio disegnare . Sicura-mente tale invereconda invidia deri-va da due fatti precisi : il potere deltratto, che si trasforma in riflessio-ne, opinione, epigramma, battuta,requisitoria e via enumerando . In-somma un disegno ha il potere disupplire - fulmineo e preciso comeuna saetta - il lungo tira-e-molla diun barboso saggio o di un faticatoelzeviro. Il secondo motivo di invi-dia, che è strettamente legato al pri-mo pur essendo del tutto personale,è la mia assoluta incapacità a trac-ciare il benché minimo o banalissi-mo tratto. Non so disegnare, non soesprimere con i segni grafici ciò checerco di esprimere con la penna (si faper dire) .Le persone come Paolo Del Va-

glio costituiscono dunque per me deifavolosi enigmi, capaci di scioglier-mi giorno per giorno altri enigmi .Quante volte mi è capitato di trovar-mi dubbioso su come riempire unapagina di commento a qualche fattod'attualità . Ed ecco arrivarmi -chiuso per lo più e disgraziatamenteall'interno di uno dei tanti giornali oriviste in cui abita - l'impertinente,ingenuo, terribile e angelico Pigy, ilquale con aria da novizia che la sa

lunga, mi spiega tutto e mi fa anchesorridere . Ecco un'altra caratteristi-ca - che poi è il segno inconfondibi-le della poesia - della «famigliola»angelica di Del Vaglio : non fannomai ridere, ma sorridere e pensare .

Il merito di questo ovviamente variconosciuto al padre di Pigy, a Pao-lo Del Vaglio, il quale non solo sa di-segnare, ma sa anche cosa diré e co-me dirlo .

Questi angioletti/diavoletti (il cu-rioso è che c'è l'angelo e il diavolet-to, quasi a ricordare che anche il dia-volo è della famiglia, pur se ribelle emaligno) ho l'impressione che nonsiano graditi a tutti . Ma intendetemibene. Non pretendo che siano gradi-ti ai bersagli, sebbene sorridere diautoironia sia una qualità altissimaquanto rara, ma almeno a quelli chefanno parte della stessa «parroc-chia», e che non si dovrebbero la-sciar imbrigliare dal mercato dellarisata .

Ci sono oggi disegnatori e umori-sti famosissimi, strapagati, intervi-stati, «lapidati» (nel senso che si so-no già guadagnata una lapide daqualche parte, magari nella topono-mastica di una cittadina di fans), iquali si affidano sempre più spessoalla battuta volgare, al doppiosensoplateale, al disegno anatomico-cari caturale-sessuologico . Oppurealla corda trivialmente anticlericale ebecera. Eppure primeggiano . DelVaglio preferisce invece l'argomen-tazione signorile, pur fedele alla la-pidarietà del «genere» . Del Vaglioha coltivato e affinato uno stile chelo rende unico nel panorama del di-segno umoristico . Le sue strisce han-no un procedere piano come i dialo-

ghi in famiglia . Ma hanno anche unastruttura concettuale, prima che se-gnica, che richiede una specifica fe-deltà di lettura. Non basta leggereUn «Pigy» per capire Pigy . Pigy esi-ge costanza, consuetudine, amicizia .In questo, Pigy - che compie pro-prio ora i suoi vent'anni, essendonato nel 1966 - è davvero figlio disuo padre . Dei difetti e dei pregi del-la napoletanità, Del Vaglio possiedeinfatti in notevole misura la fedeltà el'amicizia .

Scorrendo le pagine che seguono(ma non illudetevi di «divorare»questo libro ; un libro di strisce intel-ligenti, come questo, si deve leggeree rileggere e lasciarsene penetrare,come fa la buona terra con la buonaacqua) troverete temi, titoli, feno-meni che hanno segnato e segnano inostri giorni . Sono fatti di vita, lega-ti a realtà permanenti perché fannoparte dell'uomo . Anche qui, comenei libri precedenti, Del Vaglio con-ferma l'attaccamento all'uomo, delquale parla partendo dalla cronaca,ma leggendovi la storia, anzi l'animae addirittura la coscienza .

Ed ecco come nasce l'invidia : se iodovessi dire tutte le cose che Del Va-glio dice qui con pochi tratti di dise-gno (anche se poi la loro maturazio-ne è lunga quanto la vita stessa del-l'autore) dovrei scrivere pagine e pa-gine, come sto facendo ora nellosforzo di spiegare a parole ciò che ètanto chiaro nel disegno .

Dunque il mio consiglio è ovvio :smettete subito di leggere questa pa-gina e passate alle seguenti . Capiretetutto e sorriderete .

Claudio Sorgi

AA.VV .Volontariato e comunità cri-stiana, Caritas Italiana 1986 pp .181 .Quanti si occupano di volon-

tariato o perché volontari essistessi o perché guardano coninteresse e partecipazione al fe-nomeno potranno trovare inquesto «quaderno» che racco-glie gli atti di un seminario orga-nizzato dalla Caritas italianauno strumento utile e prezioso .II volume raccoglie gli interventidi Loretta Peschi, Luciano Ta-vazza, Mario Nasone, M . TeresaTavassi, Renato Marinaro, Giu-seppe Pasini, Enrico Bacigalu-po, Eloisa Perrottet Ponticelli,Bruno Frediani, Paolo Cirio e Al-do Eliena .

Gli interventi hanno l'obiettivodi approfondire i valori e l'identi-tà del volontariato, oltre che lasua realtà e i suoi risvolti legisla-tivi . Inoltre - ed è stata questaforse la parte più specifica deiseminario - ha cercato di co-gliere l'apporto della Caritas, aivari livelli, nazionale, diocesa-no, parrocchiale, in ordine all'a-nimazione del Volontariato, allaformazione dei volontari, allapromozione dei gruppi di volon-tariato e al loro coordinamento .

Particolare attenzione è statariservata nel seminario agliaspetti dell'animazione e dellaformazione del volontariato : dueaspetti che toccano direttamen-te la Comunità cristiana, di cuila Caritas è strumento pastora-le, ma anche ogni altra agenziaeducativa laica o religiosa ope-rante nel paese .Animazione anzitutto : potreb-

be essere tradotta come impe-gno a creare le condizioni favo-revoli alla nascita e allo sviluppodel volontariato. Il volontariatonon esplode come fiore sponta-neo su una prateria: esso com-porta continuità, sacrificio, dedi-

zione e suppone quindi un terre-no coltivato sulla base dei valoriumani e cristiani della gratuità,della solidarietà, dello spirito diservizio, della povertà interiore,della disponibilità al cambia-mento, dell'atteggiamento privi-legiato agli ultimi . Solo una co-munità che alimenta questi valo-ri, è comunità che favorisce ilvolontariato .

Inoltre formazione . Essa risul-ta evidente dal fatto che il volon-tariato è un servizio e perciò chilo pratica deve essere in gradodi servire . Non bastano le moti-vazioni : esse danno la carica, ilsostegno ideale, ma non assicu-rano l'idoneità e la professiona-lità .Oggi il volontariato viene

esplicato in una molteplicità disituazioni e di forme ; in tutte pe-rò appare pregiudiziale la for-mazione, che tradizionalmentee schematicamente si sviluppasecondo alcuni parametri : sape-re (cioè conoscenza dei conte-sto culturale, sociale, psicologi-co, politico ecc . nel quale il vo-lontariato va ad operare), saperfare (è la conoscenza tecnica,professionale di quello che il vo-lontario è chiamato a fare), sa-per essere (cioè la maturazionedi atteggiamento di rispetto, disimpatia, di accoglienza che de-vono accompagnare il volonta-rio), saper far fare (ossia la ca-pacità di mettere in moto leenergie dei destinatari del servi-zio di volontariato, evitando i ri-schi dei l'assistenzialismo) .

Naturalmente questi quattroparametri vanno applicati a tuttie tre i livelli nei quali si svolgeoggi un autentico volontariato, ecioè il livello del servizio diretto(per es. ai malati, agli emargina-ti), il livello di animazione socia-le, che punta a coinvolgere e acorresponsabilizzare la comuni-tà sui problemi della povertà edell'emarginazione che il volon-tariato incontra, e infine il livellodell'impegno politico, tendentea creare le condizioni economi-che e sociali che riducano lecause della povertà .

Questa serietà «professiona-le» dei volontariato ha per il cri-stiano un valore religioso singo-lare: egli sa che in ogni uomoche soffre è presente Cristo : ilservizio ha quindi come un valo-re di contemplazione e di adora-zione, oltre che di comunionedei doni ricevuti .

Né va dimenticato che la testi-

monianza dell'amore ha oggi, instrati sempre più larghi della so-cietà secolarizzata, il significatodi annuncio . A chi soffre, a chi èoppresso, a chi è emarginato, ilcristiano deve saper annunciarein termini credibili la verità dellaresurrezione e l'esistenza di unDio che ama.

F. FERRAROTTIG. BIANCHI A. MELUCCIC. CALVARUSO C. BUZZI

F. GARELLI M. POLLOG . MILANESI

Ipotesi sui giovani, Boria, Ro-ma 1986 pp . 160, L. 13.000.

Si è detto più volte che nonesiste una condizione giovanilené esistono i giovani come cate-goria omogenea monoblocco .Opportunamente i curatori diquesto volume parlano di «ipo-tesi», quasi un atto di umiltà difronte ad una realtà semprecangiante e mutevole, tuttaviagrazie al contributo interpretati-vo di vari esperti, il lettore puòorientarsi .

Marginalità e frammentazio-ne, precarietà e adattamento al-l'eccedenza di opportunità -scrive don Giancarlo Milanesinell'introduzione - si coniuga-no ormai sempre più frequente-mente a lotta per l'identità enuova centralità, a destruttura-zione temporale e nuova parte-cipazione nel delineare la gam-ma delle «parole chiave»' cheaiutano a capire il pianeta gio-vani .

STANISLAS LYONNETIn dialogo col mondo . Fonda-menti biblici della presenzadella Chiesa nel mondo, AVE,Roma, 1987, pagg. 110, L. 14.000.

L'editrice AVE, in vista del si-nodo dei vescovi che si terrànell'ottobre prossimo, e che hacome tema «La vocazione e lamissione dei laici nella chiesa enel mondo», ha scelto di ripre-sentare con questo volume al-cuni scritti di padre Lyonnet, ilnoto professore del PontificioIstituto Biblico, che, fino alla suamorte, avvenuta l'8 giugno dei1986, è stato un ardente promo-tore dell'apostolato dei laici .

1 SETTEMBRE 1987 - 33

L'agile volume si articola indue parti, riservate rispettiva-mente alla presenza dei cristianie della Chiesa nel mondo .

L'apporto di padre Lyonnet siconcentra sulla dialettica paoli-na della vita secondo lo Spirito :vengono così affermate le basiper una solida teologia neote-stamentaria del laicato.

Nella seconda parte, invece,l'analisi che il grande biblistacompie della "Gaudum et spes",tende a mettere in evidenza ifondamenti biblici dell'enciclicae il suo costituirsi come tappamiliare all'interno del dialogo trala Chiesa e il mondo . Scrive ilcard . Carlo M . Martini nella pre-fazione : «Il contributo di padreLyonnet sulla "Gaudium et spes"mostra efficacemente, sulla scortadella tradizione teologica me-dievale come la novità della mo-rale evangelica non contraddical'affermazione della sua identitàcon la "legge naturale" e dun-que con la legge che l'uomoscopre nell'intimo della sua co-scienza» .

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y+ JEAN COMBYPer leggere la storia dellachiesa, Boria, Roma, pp . 162,L. 14.000 .

Ecco un volume di storia dellachiesa che si raccomanda so-prattutto per la sua chiarezzametodologica . É il primo di duevolumi dedicati rispettivamenteai primi quindici secoli di storiacristiana e il secondo ai secolisuccessivi .Comby, professore alla facol-

tà cattolica di Lione si pone fon-damentalmente una domanda :«In che consiste l'essere cristia-no?». Si dimostra allora che lostudio dei primi secoli dei cri-stianesimo può contribuire a ri-spondere agli interrogativi del-l'uomo contemporaneo .

PASTORALE GIOVANILE

34 • i SETTEMBRE 1987

Austria

a prima sensazioneche stupisce tanti viaggiatori che ar-rivano a Vienna da un'altra grandecittà occidentale, è che il pulsare deltempo, qui, sia stato spostato di unbattito indietro . La struttura, iltraffico, il respiro sono quelli di unacapitale ancora robusta; ma è comese la vita avesse subito il morso im-percettibile di un freno, come se lacittà fosse ancora quella della leg-genda del bel Danubio blu .

Questo piacevole senso di disten-sione e di morbidezza avvolge ancheil forestiero che arriva al numero 25della Sankt VeitGasse, in una dellezone più belle della città, e lo mettein quella condizione di passivitàideale per abbandonarsi, serena-mente, alla scoperta del nuovo, sinoallo stupore di entrare per la primavolta in un rifugio antiatomicoscendendo nelle viscere della nuova«Don Bosco Haus» .

Così, in un momento - in questomoderno edificio che sorge non lon-tano dal castello di Schbnbrunn, lasontuosa residenza di Maria Teresa-, il visitatore è riportato di colpodalla belle epoque dell'impero asbur-gico alla preoccupante realtà di que-sta fine del XX secolo dal realismodei legislatori di un'Austria neutraletra Est ed Ovest che non sottovalu-tano il rischio di una guerra nucleare .

Il numero 25 della Sankt Veit-Gasse è dal 1921 un simbolo dellapresenza salesiana sulle rive del Da-nubio . Nell'ottobre dello scorso an-no è stata aperta ufficialmente unabella casa per i giovani, la cui realiz-

VICINO AL DANUBIOCON DON BOSCOE 1 GIOVANI

Foto Archivio SEI - Ricatto

zazione è costata diversi milioni discellini . La «Don Bosco Haus» èl'ultimo anello di una catena di ope-re che si sono susseguite su quest'ar-ca in 67 anni : prima un ricovero perla gioventù abbandonata della capi-tale,4poi una scuola di agricoltura edi orticoltura, infine una residenzaper studenti ginnasiali e delle scuolesuperiori .La «Don Bosco Haus » della

Sankt VeitGasse vuol essere la ri-sposta dei salesiani austriaci alle do-mande dei giovani di quest'ultimoscorcio degli anni ottanta, che nonhanno conosciuto il paese gaio e fe-lice dei loro antenati, l'impero di unpassato glorioso quando Metternichdiceva che l'Asia incominciava allaLandstrasse, cioè alla periferia diVienna .

L'architetto che ha costruito lacasa per i giovani, Josef Oener, si èispirato ad un'idea base nello stilearchitettonico della nuova costru-zione: la preoccupazione di sfrutta-re al meglio lo spazio disponibile e,nello stesso tempo, di inserire armo-

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sB1 SETTEMBRE 1981- 35

nicamente un complesso modernoin una zona di ville costruite all'ini-zio del secolo, con tanti giardini .

«La casa», dice l'architetto Oe-mer, «non doveva avere il caratteredi una scuola o di un istituto . L'ideaera piuttosto quella di dare all'edifi-cio l'effetto e l'impressione di unacasa comunitaria per giovani, dove igiovani si potessero effettivamentesentire "a casa" . Una casa in cuipoter sperimentare la comunione,riunirsi spiritualmente, ma ancheessere allegri e felici, nello stessomodo in cui, forse, lo stesso DonBosco vivrebbe oggi fra i giovani» .

Nei due piani superiori, la nuovacasa dispone di camere da letto percirca cento persone - per lo più ca-mere a tre letti con bagni -, di am-bienti per conferenze e meditazioni,di locali per singoli gruppi . La cuci-na e la sala da pranzo sono moltocentrali . L'ingresso si trova al cen-tro della casa ed offre accesso im-mediato alla cappella . Al piano sot-terraneo, si trovano alcune sale euna «cantina» per i tranquilli in-

36 • i SETTEMBRE 1987

contri della sera .La sala per le cerimonie, in grado

di accogliere ben 180 persone, haaccessi un po' separati . Tutt'intor-no alla «Don Bosco Haus» vi è unbel parco, con relative attrezzature,dove d'estate si può anche cucinareall'aperto . Confina col parco uncampo di calcio per chi desidera rin-novare oggi le gesta della famosa«scuola danubiana» degli anni trenta .

E il finanziamento?Don Bosco confidava sempre su

questo: quando un'opera è secondola volontà di Dio, ci penserà la Divi-na Provvidenza a far arrivare i mez-zi necessari alla sua realizzazione .Naturalmente, Don Bosco facevaanche quanto tutto era possibile af-finché l'opera fosse conosciuta equindi venisse data agli uomini lapossibilità di fare del bene, comeegli stesso usava dire .

Per questo, nel fatto che la realiz-zazione dell'opera sia stata possibi-le, i salesiani austriaci vedono un se-gno che la «Don Bosco Haus» cor-risponde alla volontà di Dio . Cosìcome spesso nell'ambito di una fa-miglia si vive semplicemente e cer-cando di fare economia, anche i sa-lesiani austriaci hanno risparmiatoper dieci anni per poter realizzarequesta casa .

La moderna cappella della«Don Bosco Haus»» situatanei pressi dell'ingresso

I142 per cento dei costi è stato so-stenuto direttamente da loro . Il 26per cento delle spese sono state co-perte grazie a Donazioni dei sosteni-tori delle opere di Don Bosco in Au-stria. Si tratta di cooperatori e bene-fattori di vecchia data, spesso gentemodesta che, con regolare e com-movente fedeltà, invia le proprie of-ferte e che ora può rallegrarsi diaver contribuito a una grande operaper la gioventù . I128 per cento è sta-to coperto dagli interessi, mentre ilrestante 4 per cento l'ha dato l'arci-diocesi di Vienna .

Naturalmente, anche per il futu-ro, i salesiani austriaci fanno affi-damento sulla Divina Provvidenza esull'aiuto generoso di collaboratorie benefattori . . .

E passiamo agli scopi e agli orien-tamenti del nuovo centro vienneseper la formazione dei giovani . Perdirla in poche parole, la «Don Bo-sco Haus» vuol essere una rispostaalla mancanza di orientamento ditanti giovani. «Non siamo alla ri-cerca di incarichi particolari né digloria», sottolineava il provinciale,don Keler, durante la cerimonia

inaugurale. «Ma siamo sicuri di po-ter dare ai giovani una risposta alleloro molte domande» .

Il direttore dell'istituto di forma-zione, don Josef Vósl - due sale-siani e due SNC suore di Don Boscoformano assieme a lui il team dellacasa - non nasconde la sua speran-za che il centro possa contribuire al«buon successo» di molte vite uma-ne. «Perciò, all'interno della Casadovrà regnare un clima tale che aiu-ti il giovane a formare il propriocuore ed a riconoscere il senso dellavita. Come per Don Bosco, ogni ti-po di lavoro dovrà essere guidato daamore, ragione e religione» .

Il calendario del primo anno diattività è stato già fitto di iniziative :giornate di ritiro per classi scolasti-che, fine settimana per cresimandi eloro assistenti, corsi tipo «Scopria-mo insieme la Bibbia», «Lavoraredivertendosi», «In cammino versoBetlemme», per citarne solo alcuni .In alcuni «week-end» la «Don

Bosco Haus» è risultata già sovraf-follata. Anche gli allievi del semina-rio di S . Pòlten hanno tenuto i loroesercizi nella casa di Don Bosco .Ospiti interessanti sono stati pure imembri della banda «Gen Rosso» .Ottima frequenza hanno registrato igiorni di preparazione al Natale e ilprogramma «Un "San Silvestro"diverso dal solito» .

La casa ha acquistato, inoltre, ul-teriore notorietà grazie alle riunionidei consigli parrocchiali di varieparrocchie della città, agli incontridegli insegnanti di religione dellescuole superiori di Vienna, alle as-semblee dei sostenitori delle scuoleprivate cattoliche di tutta l'Austria,ed ai corsi dell'Istituto di pedagogiadella religione .

Così, nella vita quotidiana dellacasa, si va affermando giorno dopogiorno, nella maniera più chiara epiù semplice, la finalità della «DonBosco Haus» che don Vecchi, con-sigliere generale per la pastoralegiovanile, riassumeva il giorno del-l'inaugurazione in questo auspicio :« 11 Signore doni la grazia ai giovaniche passano per questa casa di tro-vare il senso della vita e la fede, edai salesiani di compiere il loro servi-zio con la genialità e lo zelo di DonBosco » .

-PROBLEMI EDUCATIVI

ORIENTARSI IN UNASOCIETÀCHE CAMBIA

SETTEMBRE 1987 • 37

L'importanzadell' « orientamento » .Carenze legislative incampo scolastico. Il«progetto » COSPES.

~11I1I111- - - Migliaia di giovani ita-liani non trovano lavoro .

Le energie più fresche della no-stra popolazione, in una condizionedi disorientamento generale, sonocostrette ad attendere le rare possi-bilità di accesso ad una professioneche spesso non si adatta alle loroaspettative ed attitudini .

L'avvento delle tecnologie nelmondo del lavoro ha certamente in-gigantito questo problema ed ha in-dotto la necessità di ricercare nuoveforme professionali .

Fra le cause coinvolte in questotema occorre sottolineare la frattu-ra esistente nel nostro paese fra l'o-rientamento all'interno del sistemascolastico-formativo e quello richie-sto dall'informazione professionalee dalle politiche attive del lavoro .Questa spaccatura sembra pesare

sulla difficoltà a livello legislativonel riuscire ad istituire un servizionazionale di orientamento .

Osservando l'attuale situazionedell'orientamento in Italia si rilevauna pluralità dell'offerta e della do-manda che secondo il rapportoISFOL - Ministero della PubblicaIstruzione sulle attività di orienta-mento in Italia «costituisce un siste-ma di risposte in gran parte sponta-neo ed estremamente ampio e vario,nel quale trovano posto tante realtàe tante situazioni, spesso molto di-verse fra loro, talvolta addiritturain opposizione, in ogni caso noncoordinate» .

Come è noto, in Italia, i NuoviProgrammi per la scuola elementa-re, pur non affrontando il tema del-l'orientamento esplicitamente, of-frono degli elementi che ad esso

Foto Archivio SEI - Demarie

fanno riferimento : «È indispensabi-le che la scuola elementare prevedaun graduale accostamento al mon-do del lavoro, ai livelli consentitidalle esperienze proprie dell'età» .Anche la scuola media per leggepersegue finalità educative-orienta-tive .

L'orientamento nella scuola me-dia superiore attende invece una ri-forma che tarda a decollare . È que-sta una attesa critica poiché è pro-prio in questa fascia di età che ilprocesso Orientativo raggiunge ilpunto culminante : il soggetto è sem-pre più vicino all'ingresso nel mon-do del lavoro o di una facoltà uni-versitaria fortemente professiona-lizzata .

Ma un grosso problema riguardala formazione degli operatori : man-

38 - 1 SETTEMBRE 1987

ca una laurea per l'orientamento, enelle nostre università non viene af-frontata una formazione specificadi chi dovrebbe fare orientamento .

Non tutti sono poi a conoscenzache a questa lacuna hanno tentatodi dare una risposta la Scuola perConsiglieri di Orientamento dell'U-niversità Cattolica di Milano e, re-centemente, il Corso biennale diperfezionamento per orientatori(post-lauream), istituito dalla facol-tà di Scienze dell'Educazione del-l'Università Salesiana di Roma .

Nella confusione dell'attuale si-tuazione dell'orientamento nel no-stro paese occorre sottolineare l'at-tività dell'Associazione COSPES(Centri di Orientamento ScolasticoProfessionale e Sociale) . Da oltreventicinque anni infatti, questa As-

sociazione, promossa dal CentroNazionale Opere Salesiane, si occu-pa con continuità di orientamentoper i giovani e si impegna in attivitàconvenzionate con il Ministero dellaPubblica Istruzione e del Lavoro, econ molte Regioni ed entità territo-riali. L'Associazione COSPEScomprende trentadue centri diffusiin quasi tutta l'Italia ; la loro com-posizione, se assume articolazionidiverse in relazione alle singole real-tà locali, tuttavia si ispira ad unametodologia interdisciplinare .

Le equipes che operano in questicentri sono infatti composte da com-petenze pluriprofessionali . Scienzedell'educazione, psicologia, peda-gogia, sociologia, economia : sonotutte materie chiamate ad interagirein collegamento fra loro .

PRINCIPI ISPIRATORIdel Progetto CospesQUADRO DI RIFERIMENTOTEORICO :Il Soggetto in evoluzione nel pro-cesso orientativo :Componenti fondamentali dell'o-rientamento:AttitudiniPreferenzeValoriMaturità professionaleMETODOLOGIADELL'ORIENTAMENTO :Principi metodologici generaliInterventiInformazioneDiagnosiColloquioL'orientamento nei vari livelli sco-lastici.-Scuola

elementare- Quadro istituzionale- Obiettivi specifici- Indici di maturità professionaleScuola secondaria inferiore- Quadro istituzionale- Obiettivi specifici- Indici di maturità professionaleScuola secondaria superiore- Quadro istituzionale- Obiettivi specifici del biennio- Obiettivi specifici del triennio- Indici di maturità professionaleOrientamento e mondo del lavoroL'informazione al Lavoro (l .A.L .)Orientamento nella formazioneprofessionale (C.F.P .)Alternanza scuola-lavoro nei cicliscolasticiOrientamento e primo inserimentonel lavoroL'orientamento della donnaOrientamento universitarioOrientamento ed handicapGLI OPERATORIDELL'ORIENTAMENTO :- Il soggetto- La famiglia- Gli insegnanti- Gli esperti

Sulla base di un lungo e costanteimpegno in questo campo, ed allaluce di una preparazione che si inse-risce nel grande progetto che i sale-siani hanno nell'offrire il loro servi-zio ai giovani, i membri dell'Asso-ciazione COSPES hanno ritenuto didover riflettere sui frutti della loroesperienza e della loro formazione edi tradurla in un progetto per l'O-rientamento . Si tratta dunque di unprogetto che nasce dalla lunga espe-rienza di operatori che all'attività

aggiungono riflessione e ricerca . 11progetto presenta in forma schema-tica importanti fondamenti dell'o-rientamento a livello ideale e atten-de di essere tradotto in un progettooperativo, dal quale fare scaturire leprogrammazioni a livello concreto elocale .

Numerosi sono gli aspetti innova-tivi di questo progetto : in generaleci sembra di poter dire che esso siapre alle istanze che nascono da unasocietà in movimento come la no-stra .

Il primo fra gli aspetti innovativiè quello che si riferisce all'orienta-mento come dimensione formativache si può estendere a tutte le etàdella vita, e che non si limita più allefasce tradizionali dell'età evolutiva .Come abbiamo già accennato si ri-scontra la necessità di entrare in unsistema di un cambiamento conti-nuo come quello che riflette la mo-bilità della società, che richiede unriorientamento nelle varie età dell'e-sistenza umana .

La seconda innovazione, che anostro parere imprime una conno-tazione fondamentale all'attività edal progetto COSPES, riguarda la li-nea personalistica dell'orientamen-to: l'Associazione si è infatti preoc-cupata di allargare il concetto di

1 SETTEMBRE 1987- 39

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orientamento non solo in ambiti ditipo professionale e lavorativo, main connessione con una costruzionepili ampia dell'identità della perso-na. Ci si riferisce alla crescita dellapersona in un'ottica di dimensionedel senso della vita non soltanto peraspetti relativi alla maturazioneprofessionale .

Lo sviluppo dell'essere umanonel corso della sua esistenza vieneseguito ponendo l'accento sui valoricristiani della vita .

I destinatari di questo progettosono molteplici : in primo luogo bi-sogna considerare gli insegnanti : es-si svolgono un ruolo privilegiatonella formazione giovanile . La stes-sa legge italiana chiama ad una pre-cisa responsabilità di orientamentogli insegnanti delle scuole medie . ,

In secondo luogo agli educatori,a qualsiasi titolo lavorino con i gio-vani: dunque ecco un esempio di co-me l'orientamento debba entrareanche in luoghi diversi da quelli tra-dizionali : si può fare orientamentoanche nel campo dell'associazioni-smo giovanile, nella formazione de-

Foto Arcl . .vio SEI - Dema

gli animatori per il tempo libero,ecc . Nell'orizzonte della crescita in-tegrale della persona deve essere cu-rata non solo la formazione cultura-le, o la maturazione affettiva, o lasocializzazione, o la integrazionedella fede, ma anche il coronamen-to della propria formazione nella ri-cerca di un posto nella vita e nellapossibilità di svolgere una propriamissione .

Destinatari del progetto sono poioltre ai genitori che sono responsa-bili in prima linea della dimensioneformativa ed orientativa dei proprifigli, i giovani stessi : essi sono chia-mati come protagonisti del proget-to, secondo i vari livelli di matura-zione; così come lo sono coloro checontinuano la loro formazione du-rante l'età adulta .

L'influsso del servizio del CO-SPES, come abbiamo già detto pre-scinde dai luoghi tradizionali dell'o-rientamento : oltre ai distretti scola-stici ed ai centri di formazione pro-fessionale di molte regioni, un servi-

zio particolare è quello che vienesvolto nelle USL nell'ambito del-l'inserimento degli handicappati edel recupero degli emarginati .

Un altro tipo di consulenza pecu-liare è quella che i COSPES svolgo-no a servizio di diocesi e famiglie re-ligiose come supporto all'orienta-mento vocazionale . In questo cam-po il loro intervento non si limita al-lo sviluppo delle vocazioni nelle etàgiovanili, ma consiste, per quantoriguarda i soggetti, che abbiano ma-nifestata una già consistente voca-zione, nell'aiuto al discernimento diun determinato servizio .

L'esperienza ed il progetto deiCOSPES ha dunque allargato l'am-bito dell'orientamento tradizionalefino ad abbracciare i bisogni dellenuove utenze .

Alla base del lavoro di questi cen-tri c'è comunque il rispetto dellapersona: se un tempo orientamentosignificava ricerca di un posto, oggisignifica capacità aperta alla tra-sformazione della società sulla basedi alcuni valori portanti .

Maria Galluzzo

CIRCAUN ANNO FA. . .

C irca un anno fa dopo in-numerevoli esami clinici

un noto urologo ci disse di averriscontrato, a mio padre, unaneoplasia prostatica .

Ci affidammo a M . Ausiliatricecon tanta fiducia . Successiva-mente, fu ricoverato ma il decor-so post-operatorio soddisfò ilprimario che decise di dimetter-lo . Da allora egli non ha più avu-to bisogno di cure, solo dei con-trolli periodici .

Di tutto ciò ringraziamo pub-blicamente M. Ausiliatrice econtinuiamo ad implorare laSua materna intercessione .

Lettera firmata

NON VOLEVOALTRI BAMBINI

A vendo molto sofferto nellaprima gravidanza non vo-

levo più saperne di avere bam-bini . Quando rimasi di nuovo in-cinta ebbi molta paura e nei pri-mi mesi ebbi di nuovo tante sof-ferenze, poi mi rivolsi con fede aS. D . Savio perché credevo dinon farcela ad andare avanti .

Il Santo dei bambini non hamancato di esaudirmi ed ora houn bel maschietto e in brevetempo mi sono ristabilita com-pletamente .

Desidero rendere grazie pub-blicamente .

Aurora Mediati - RC

DUE ABORTI

M ia nipote Nuccia atten-deva con ansia un bam-

bino, ma per ben due volte inmezzo a tante sofferenze haabortito . La terza volta ci siamorivolti con tanta fede a S . D . Sa-vio e il 5 novembre 1985 è natoil piccolo Domenico Zito. II no-me che porta è una promessaadempiuta a D . Savio. Ora la no-stra preghiera aumenta perché

ogni giorno il piccolo Domenicopossa crescere, sotto la prote-zione del Santo, nell'amore di PICCOLI PROBLEMIDio e lontano da ogni pericolo .

V. M. Cesarò - ME

UNA MAMMA

V orrei fosse reso pubblicoil mio ringraziamento a

S. D . Savio: sono una mammadi due bambini nati, dopo dolo-rose esperienze, grazie all'inter-cessione del Santo .Ultimamente ho avuto anche

notevoli problemi di salute, misono ancora raccomandata aS. D. Savio che non ha mancatodi rispondere alla mia fiducia .

A . Poli - GE SITUAZIONI DIFFICILI

NICTUS CEREBRALE

el maggio u .s . sono stataRIN colpita da ictus cere-brale . Per le preghiere che tantepersone buone hanno rivolto aM. Ausiliatrice ora sto meglio .Cammino e sono autosuffi-ciente .

Ringrazio di cuore M . Ausilia-trice per la Sua protezione .

Filomena Bonassin

ANGINA PECTORIS

M io padre, già da temposofferente di angina

pectoris, fu colto da forti dolorial torace e da violenta aritmiacardiaca . Non riusciva più acamminare e a parlare . Traspor-tato d'urgenza al pronto soccor-so veniva sottoposto alle curedel caso mentre noi, con tantafiducia, invocavamo l'aiuto diMaria Ausiliatrice e di S . G . Bo-sco .Non hanno mancato di esau-

dirci e addirittura la stessa seramio padre è potuto tornare a ca-sa. Con riconoscenza .

M. A. G .

R endo grazie a M . Ausilia-trice e a don Bosco, per

mezzo dei quali in più di ognioccasione sono riuscito a supe-rare momenti difficili .È appunto grazie al Loro aiuto

che ciò che mi sembrava triste eimpossibile si è rivelato di uma-na capacità e relativa semplici-tà; certo, in confronto ad altri, imiei non erano grandi problemima ugualmente l'aiuto dei mieiamici non si è fatto attendere .

FEBBRE ALTA

M i trovavo a letto da pa-recchi giorni con febbre

alta dovuta ad una forte influen-za, e siccome la febbre nonscendeva neppure con gli anti-biotici, mi rivolsi con fiducia a S .D. Savio, e indossai l'abitinoche già in altri casi mi era stato

G. P. - Roma

D esidero ringraziare DonBosco e la Madonna per

avermi esaudita in situazioni dif-ficili .

M . Rita Marocchino

UCATARATTE GIOVANILI

na mia nipote di 19 anniera affetta da cataratte

giovanili . Per la medicina uffi-ciale doveva essere operata agliocchi con la sostituzione del cri-stallino . Sarebbe stato un graverischio .Ci siamo rivolti a M . Ausilia-

trice e a S . G . Bosco e tutto si èrisolto con le sole cure omeopa-tiche . II nostro grazie ricono-scente .

Una cooperatrice - Brescia

miracoloso; la febbre cominciòa scendere ed in poco tempo miripresi completamente .Ringrazio S. D. Savio per

avermi aiutata.Lettera firmata

SUO FRATELLOÈ SALVO!

N on potete immaginarequale sia stata la mia gra-

titudine quando mi son sentitadire : Suo fratello è salvo! - È sta-ta M. Ausiliatrice, che sempreinvoco, a salvarlo da un terribileincidente .

Grazie .Fabiola P.

RICONCILIAZIONE

P er motivi di interesse imiei tre figli non si parla-

vano e incontravano mai . Mi so-no affidata a Maria Ausiliatrice,a Don Bosco, con tanta preghie-ra e fiducia . Ora, finalmente, tut-to si è appianato e quel silenzioè stato rotto . Il mio grazie di ma-dre riconoscente .

Lettera firmata

GRAZIE

D esidero dire grazie aS. D . Savio per la grazia

concessa alla mia cara mamma.Giovanna Bono - AT

RESAME IMPORTANTE

ingrazio i nostri Santi Sa-lesiani per avermi aiutata

a sostenere e superare un esa-me per me molto importante .

V. C. - Cardò

42 • 1 SETTEMBRE 1987

MARZORATI EGIDIO t Milano a 94anni

Trascorse la sua gioventù nelle ca-se salesiane e sempre ricordò contenerezza quel periodo . Dedicò tuttala sua vita al lavoro, affrontò con lamassima serenità alti e bassi, nonmancò mai di aiutare chi si rivolgevaa lui, mai pensò a se stesso prodi-gandosi invece molto per gli altri .

Nel suo cuore era sempre presen-te Don Bosco e a lui si rivolgeva perogni cosa.

Lascia la testimonianza di una pre-ghiera incarnata nel vivere quotidia-no e di un entusiasmo tutto sale-siano.

DALLA NORA don GEREMIA - sa-cerdote salesiano t Conegliano(TV) il 26 .V .1987 a 72 anniNato a Mansuè (TV) il 3 marzo

1915 in una famiglia numerosa (undi-ci fratelli, di cui 5 consacrati al Signo-re) di solida tradizione cristiana (ilceppo familiare conta ben 33 voca-zioni sacerdotali e religiose) a 11 an-ni entrò col fratello gemello Tarcisio,passato all'eternità chierico salesia-no nel 1935 a vent'anni, all'aspiran-tato di Finale Emilia e quindi a Mila-no, S . Ambrogio per il Ginnasio. Do-po il noviziato a Chiari, fece la primaprofessione l'8 settembre 1931 .

Laureatosi in Scienze Naturali al-l'Università Cattolica di Milano nel1940, dopo gli studi teologici a Mon-teòrtone (PD) fu ordinato sacerdote il24 giugno 1943 .

Fu insegnante di Scienze Naturaliai chierici a Nave (BS) e quindi do-cente al PAS nell'istituto «Rebau-dengo» di Torino .

Ebbe incarichi di servizio nella di-rezione di importanti Istituti, come alRebaudengo (TO), Bologna, Taran-to, San Callisto (Roma) Ortona e nel-le case di spiritualità di Casellette(TO) e ora a Loreto .

La preparazione scientifica e lacultura teologica favorirono il suo in-serimento competente nella forma-zione dei giovani aspiranti prima esalesiani poi . La profondità e le con-vinzioni ben radicate del suo ministe-ro come sacerdote e salesiano, lo re-

sero prezioso nella predicazione dicorsi di esercizi spirituali, nelle con-fessioni e nella guida spirituale dianime .

I suoi numerosi scritti, tra i quali«Cercate il Signore e sarete raggian-ti» (LDC) commento ai Salmi, e«Hanno fotografato il Volto del Si-gnore» (LDC) uno studio profondo edevoto sulla Santa Sindone, formanola più bella eredità che Don Geremiaci ha lasciato .

VECCHI sac . LUIGI, salesiano t Pe-rugia a 59 anni

La sua attività, sostanziata da in-tenso spirito di preghiera, da fedesincera e da un salesiano ottimismo,si è esplicata soprattutto nel campodella scuola .

Ha guidato le Comunità Salesianedi Perugia e di Forli ed è stato poi,Economo a Macerata. Tornato, comeDirettore a Perugia, dopo solo ottomesi ha dovuto affrontare la sua ma-lattia, e lo ha fatto con tanta serenitàe coraggio .

GASCONE GIUSEPPINA, ved . VI-TROTTI t Chieri a 81 anni

La fiducia in Dio e l'amore a MariaAusiliatrice l'hanno sostenuta e con-fortata in ogni istante della vita e so-prattutto negli ultimi anni provati dal-la progressiva perdita della vista .

VIETTO sac . PIERINO, salesiano tTorino a 70 anni

Spirito semplice e sereno, sempredisponibile a diffondere gioia e cor-dialità . Insegnante preciso e chiaro,esigente ma comprensivo ; capace disacrificare la sua cultura all'umile im-pegno nelle piccole cose . Dedito aigiovani con grande bontà e pazienzaper oltre quarant'anni di insegna-mento. La sensibilità sacerdotale hacontrassegnato ogni sua attività .

Dopo sei mesi di lento declino del-le forze, per un tumore ai polmoni,

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, rico-nosciuta giuridicamente con D.P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . . lascio alla Direzione Generale Ope-re Don Bosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano perle missioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

or iI

che ne minava da tempo la pur vigo-rosa fibra, si spense serenamenteproprio nel giorno sacro alla Passio-ne del Signore, il Venerdì Santo . Fe-steggiò, col Risorto, la Pasquaeterna .

DIBITONTO ANTONIO, coadiutoresalesiano t Gualdo Taldino (PG) a86 anni

Meravigliosa figura di coadiutoreSalesiano, secondo il cuore di DonBosco .

Svolse il suo ardente apostolato,con instancabile impegno, dapprimacome Missionario in India, poi, ritor-nato in Patria per salute, tra i giovanidei nostri Oratori di Macerata e diGualdo Tadino .

Accettò con edificante pietà e conpiena rassegnazione il lungo e tor-mentoso periodo di sofferenze che loportarono alla «Casa del Padre» pro-prio nel mattino del Sabato Santo .

CAVATORTA GIUSEPPE, coadiu-tore salesiano t Avigliana a 85 anni

Giunse alla vita religiosa nellaCongregazione Salesiana all'età di35 anni, dopo una lunga esperienzadi lavoro nei campi vissuta in granparte a servizio di terzi .

Per 35 anni visse la sua vocazionein Portogallo, nelle Case di Estoril,Mogoforte e Arouca, nelle quali svol-se mansioni di ortolano . La gente delluogo lo conobbe infatti e lo qualificòsempre come «l'ortolano del conven-to» . Ritornato in Italia nel 1972 eser-citò la stessa attività nella casa diAvigliana. Doveva trattarsi di un sog-giorno provvisorio: divenne definitivoper l'intervento dell'Ispettore .

BRIFFA sig . CARMELO, exaliievo ecooperatore t Sliema (Malta) a 70anni

Possiamo dire che i Salesiani aMalta hanno perso una figura che fa-ceva parte della storia dei loro 83 an-ni di presenza nell'isola . Da 64 anni

(infatti nel 1923 entrava per la primavolta all'Oratorio) ragazzo dell'orato-rio, exallievo e poi per 7 anni coordi-natore dei cooperatori, prestava an-cora servizio come volontario nellacasa di San Patrizio.

Ha preso parte a vari Congressi In-ternazionali sia degli exallievi che deicooperatori . Era un leader della Sa-lesian Boys Brigate alla quale è statomembro per 63 anni, e per 18 annine è stato l'ufficiale comandante .

Ha fatto in modo di coinvolgere lamoglie, anche lei cooperatrice e in-caricata del laboratorio Mamma Mar-gherita .

Ha educato i suoi figli cristiana-mente ma anche salesianamente,anche loro exallievi e uno incaricatodella Libreria Salesiana .

II Signore lo ha chiamato mentreera a servizio nella Casa Salesiana :servo buono e generoso .

BOCCACCINI sig. FRANCESCO,exailievo t Comacchio (FE) il29/5/87

Padre esemplare, tutto dedito allaSua Famiglia, ai Figli e a Don Bosco .

Finissimo artista del legno, hà la-sciato diverse testimonianze del suotalento, specie nella Basilica Catte-drale di S . Cassiano a Comacchio .

Attaccatissimo ai Salesiani . Dopola loro partenza da Comacchio, fu te-nace protagonista per il loro ritorno,che non ha avuto la soddisfazione divedere coi propri occhi e che speria-mo possa vederlo dal Paradiso .

Fu tra i fondatori del Gruppo Ex Al-lievi Don Bosco di Comacchio, di cuiper molti anni resse la Presidenza .

Ha voluto essere sepolto nella nu-da terra in modo semplice e umile,così come aveva sempre vissuto .

Lascia a noi ex allievi di Comac-chio una eredità spirituale e unesempio da imitare e un ricordo pro-fondo .

Nella Gloria dei Paradiso assiemea S . G . Bosco e Maria Ausiliatrice ri-troverà certamente i grandi Salesianiche hanno gestito l'Oratorio di Co-macchio : Don Mondini e Don Marianiche egli ha amato e che ne ha trattol'insegnamento per la propria vitaterrena .

colarmente per l'esercizio del culto, per la formazione del Clero edei Religiosi, per scopi missionari e per l'educazione cristiana .- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno

o l'altro dei due Enti su indicati :« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-

no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sedein Torino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo,per gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente per l'esercizio delculto, per la formazione del Clero e dei Religiosi, per scopi missiona-ri e per l'educazione cristiana .(luogo e data)

(firma per disteso)

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco, Domenico Savio, in memoriadi Mario Frigerio, a cura della zia An-tonietta, L . 1 .500 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, S . Gio-vanni Bosco, in memoria di RoseldaMigliasso, mia moglie, a cura di G .F .,Torino, L. 1 .000 .000

Borsa : In suffragio di Santino, a curadi Frazzetta Maria, Caltagirone, CT,L. 1 .000.000

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura diBoniotti Maria Angiola, Fratta Polesi-ne, RO, L . 600.000

Borsa : S . Giovanni Bosco, in me-moria di Padre José Maria Bertola, acura della nipote Laura, L . 500 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, a cura di Pileri Andrea,Treviglio, BG, L. 500 .000

Borsa : In memoria e suffragio di Gio-vanni Mirabile, a cura della moglieAnna Filippa Mirabile, L . 500 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, invocando protezione,a cura di Dalponte Maria, Torino,L.500 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in suffragio dei genito-ri Agostino e Giulia Bosetti e della ziaSr. Giuseppina Bosetti, a cura dellaFamiglia Bosettì, L. 500 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in ringraziamento e in-vocando protezione, a cura di N .N .,L.300 .000

Borsa: In memoria del Cav. D . Giov.Battista Biancotti SDB, a cura di Ga-gliardi Margherita, Torino, L . 300.000

Borsa: Maria Ausiliatrice, in memo-ria di una mamma straordinaria: Te-resa Lacqua Canonico, a cura diLacqua Cesare, Torino, L . 300 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni Bosco, in ringraziamento e inmemoria della Mamma Enrichetta, acura di Mombellardo Antonietta, To-rino, L . 200 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, ringraziando per la laurea con-seguita dalla nipote Marina e invo-cando protezione sulla famiglia, a cu-ra di Moresco Eva, TV, L . 200 .000

Borsa: Maria Luce Prof . De Simo-ne, a cura di Mangia Maria, ecc .,L .200 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco, in suffragio dei defunti, a cura diPoli Aw. Vardo, Pisa, L. 200 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, per gra-zia ricevuta, a cura di Pellizzoni Elio,Milano, L . 200 .000

Borsa : S. Domenico Savio, in rin-graziamento e invocando protezione,a cura di exallieva d . Immacolata diNovara, L . 200.000

Borsa : S. Giovanni Bosco, per laprotezione ai nostri anziani congiun-ti, a cura di Salsi, Varese, L. 200 .000

Borsa : Gesù, Giuseppe, Maria, insuffragio di Cesare M., a cura dellamoglie Elena, L. 200 .000

Borsa : Don Bosco, a cura di BoninCesarina, Arnad, AO, L . 200 .000

Borsa : Don Bosco, per grazia rice-vuta (Russo Ignazio), implorandoprotezione per la famiglia Russo,L.180 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringra-ziamento, a cura di Renoglio Giovan-na, L. 150.000

olidarietà1 SETTEMBRE 1987 • 43

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-vanni Bosco, per ringraziamento, acura di Donati Pietro, Trieste

Borsa : S. Domenico Savio, a curadi N .N .Borse Missionarie

da L. 100 .000Borsa: S. Domenico Savio, implo-

Borsa: Don Bosco, a cura di Toma- rando protezione per salute e studiselli Pappalardo Agata, Pedara, CT

della piccola Silvia, a cura di N .N .

Borsa: Ven . Don Filippo Rinaldi, a Borsa: Don Bosco e Domenico Sa-cura di un exallievo riconoscente

vio, ringraziando e invocando prote-zione per salute e lavoro del figlio Di-

Borsa : Maria Ausiliatrice, Sr . Euse- no, a cura di N.N .bia Palomino, per protezione sul la-voro della famiglia, a cura di C .B ., Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-Cuneo

vanni Bosco, invocando protezionesui nipoti, a cura di Maria Zamberletti

Borsa : Maria Ausiliatrice, in memo-Tibiletti

ria della compianta Sandra, a cura diN.N ., Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura diVinante Anna, Taranto

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Do-menico Savio, a cura di N .N .

Borsa: Don Bosco, a cura di Solesi-ni Maria, Casteggio, PV

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo-sco, Domenico Savio, per protezio- Borsa : Maria Ausiliatrice, imploran-ne sulla famiglia, a cura di C .P.

do preghiere per la mamma defunta,a cura di Culaniati Agnese

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. Gio-vanni Bosco, implorando grazia di Borsa : Maria Ausiliatrice, imploran-guarigione, a cura di M.B .G ., Torino do protezione, a cura di Balzarini

Gianna

Borsa : Maria Ausiliatrice, ringra-ziando per grazia ricevuta, a cura di Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo-R.D .B .

sco, in ringraziamento e implorandoprotezione per la famiglia, a cura di

Borsa : S . Giovanni Bosco e Santi Lupo Giovanni, PalermoSalesiani, per la guarigione di duepersone care, a cura di R .D .B

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio-vanni vanni Bosco, invocando protezione

Borsa : Divina Provvidenza, a cura per i figli, a cura dei coniugi Guidotti,Modenadi Boglione Francesco, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura divanni Bosco, invocando protezione Cazzaniga Ivo, Comoin vita e in morte per tutta la famiglia,a cura di M .C . Dogliani, CN

Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-vanni Bosco, in suffragio dei miei

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bo- defunti, a cura di Pessina Teresa, Mi-sco, invocando aiuto e protezione, a lanocura di G .V ., Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bo- vanni Bosco, in ringraziamento, asco e Domenico Savio, a cura di cura di Paié Elide, Mede PVRavaglia Giorgio, Mordano, BO

Borsa : Maria Ausiliatrice e SantiSalesiani, in ringraziamento e invo-cando protezione, a cura di L . Mari-

Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio- sa, L . 150 .000vanni Bosco, in memoria e suffragiodi Cecilia Frigerio, a cura di Frigerio Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio-Antonia, Milano, L. 300.000

vanni Bosco, per protezione dellanostra famiglia, a cura di Cartoni Borsa : S. Giovanni Bosco, chieden-

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . Gio- Francesca, PS, L. 150 .000

do protezione per la salute del mari-vanni Bosco, per grazie ricevute e

to, a cura di Citriniti Rosa, Tarantoinvocando continua protezione, a cu- Borsa : Don Bosco e Laura Vicuna,

Borsa : Per ringraziamento, a cura dira di Filocamo Mariella, Roccella lo- in ringraziamento, a cura di Mondo An- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Gio- N.N ., Palermonica, RC, L . 300 .000

tonella, Montegrosso d'Asti, L. 150.000 vanni Bosco, a cura di Nasi Serra,Cuneo Borsa: Maria Ausiliatrice e S. Gio-

Borsa : Maria Ausiliatrice, in memo- Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco, vanni Bosco, in ringraziamento e in-ria di Enzo Messina e Ottavio Stan- ringraziando e invocando protezio- Borsa : Don Bosco, per grazia rice- vocando protezione sulla famiglia, acanelli, a cura di N .N ., L. 217 .520

ne, a cura di N.N ., Lecco, L . 120 .000 vuta, a cura di Mottaini Santino, VA cura di G.C., Andria

Borsa : SS/Cuori di Gesù e Maria eS. Giovanni Bosco, a cura di Gua-sone Carla, AL

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