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BOLLETTINO

,q

ANNO 105 N . 3 • 1' QUINDICINA • 1 FEBBRAIO 1981SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2 1 170)

RIVISTA DELLA FAMI'-'

FL1 GL\a'A -A SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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BOLLETTINO SALESIANORIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAfondata da san Giovanni Bosco nei 1877Quindicinale d'informazione e cultura religiosa

DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCOCollaboratori . Giuliana Accornero - Marco Bongioanni - TeresioBosco - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo L'ArcoFotografia Fulgenzio CecconArchivio Guido CantoniDiffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e impaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione Tribunale di Torino n . 403 del 16 .2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA- il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) per la

Famiglia Salesiana ;- il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .

Collaborazione . La Direzione invita a mandare notizie e foto ri-guardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secondoil loro interesse generale e la disponibilità di spazio .Edizione di metà mese . Redattore don Armando Buttarelli . Viale deiSalesiani 9, 00175 Roma . Tel . (06) 74 .80 .433 .

IL «BOLLETTINO SALESIANO. NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 20 lingue diverse(tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria - Belgio(in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada - Centro America (a SanSalvador) - Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecuador -Filippine - Francia - Germania - Giappone - Gran Bretagna - India(in inglese, malayalam, tamil e telugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia(in croato e in sloveno) - Korea del Sud - BS Lituano (edito a Roma)- Malta - Messico - Olanda - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna -Stati Uniti - Sudafrica - Thailandia - Uruguay - Venezuela .

DIFFUSIONE E ABBONAMENTIIl BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Salesiana, agliamici e sostenitori delle sue Opere .E' inviato in omaggio a quanti lo richiedono all'Ufficio Propaganda .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo vecchio .Per queste operazioni : Ufficio Propaganda SalesianaVia Maria Ausiliatrice 32 . 10152 Torino . Tel . (011) 48 .29 .24 .

I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno richiesti alle Editrici- o contrassegno (spese di spedizione a carico del richiedente) ;- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-

dizione a carico dell'Editrice) :LAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139Roma. Ccp . 57 .49 .20 .01 .LDC : Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO) . Ccp. 8128 .SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita 176,10152 Torino. Ccp 20 .41 .07 .

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONEIndirizzo : Via della Pisana 1111 - Casella Postale 909200163 Roma-Aurelio . Tel . (06) 69 .31 .341Conto corrente postale numero 46 .20 .02 intestato a :Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma .

IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO ai lettori che- contribuiscono a sostenere le spese per il Bollettino,- aiutano le Opere di Don Bosco nel mondo,

e soprattutto le Missioni Salesiane .

2 • BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎

IN QUESTO NUMERO

VIGNETTA «DIECI E LODE .

1° FEBBRAIO 1981ANNO 105 - NUMERO 3

In copertina : il poster per il Cente-nario salesiano in Spagna (bozzettodi Cortés) .Servizio di copertina : pag . 18-21

Spagna / Con cuore oratoriano verso il 2081, 11Problemi educativi / Genitori violenti senza saperlo, 16-17Liberiamo la scuola dalla violenza, 22

Giovani Cooperatori / 15 occasioni per fare il pieno d'e-state, 14-15

Missioni / Al primo traguardo il Club dei centomila, 4

Antille 01 . / Di nuovo con i giovani di Curagao, 6Austria / L'Ispettoria ha 75 anni e guarda al futuro, 3Giappone / Missionario nella casa del giovane operaio,12-14Hong Kong / Due recordmen in terra di missione, 4Italia / Salesiani per i terremotatiAndare con Cristo oltre Eboli, 7-9Ponte di aiuti fra Genova e Brienza, 5Messico / Ai più bravi cooperatori i Boscos, 4Stati Uniti / I primi passi del progetto Harlem, 10-11Vietnam / 96 salesiani coltivano orchidee e aspiranti, 3

Centenario in Spagna/L'impiantagione dei salesiani a Utrera, 19-21

In morte di santa Mazzarello / 2' parteLa ragazza che venne dalle cascine, 23-28

4. La madre superiora impara a scrivere, 235. Destinazione Italia, Francia, America, 256. Quel che nasce e quel che muore, 28

Italia / Avv . Dino Andreis, ragazzo dei '99, 4

Brevi dal mondo, 3-6 - II successore di DonBosco, 18 - Libreria, 31 - I nostri santi, 32-33 - I nostri morti,34 - Solidarietà, 35.

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Dalat: sei nuovi professi, circondati dai loro compagni .

VIETNAM96 SALESIANI

COLTIVANO ORCHIDEEE ASPIRANTI

Il Notiziario dell'IspettoriaCinese, pubblicato a HongKong nel dicembre scorso, in-forma sulla situazione dei sa-lesiani in Vietnam . All'epocadell'unificazione dei due Viet-nam questi salesiani erano140, e si temeva una loro rapi-da e completa dispersione. In-vece hanno « tenuto » al di làdelle aspettative, e pur in mez-zo a tante difficoltà continuanoad avere vocazioni e profes-sioni. Ecco quanto riferito daisalesiani di Hong Kong.Continuiamo a essere in

contatto con i salesiani delVietnam, e saremmo in gradodi allestire il « Catalogo dell'I-spettoria Vietnamita» quasi alcompleto . Ci sono ancora 96salesiani e un novizio, distri-buiti in 13 comunità .

I nostri confratelli hanno pu-re sempre il morale alto, e sei diloro nella festa dell'Assuntahanno fatto i voti perpetui . Èstata una vera festa, resa piùlieta dalla presenza dei genitoridei sei salesiani, e di molti gio-vani cristiani venuti da tutte lenostre parrocchie .

II 16 ottobre poi i salesianidel Vietnam hanno cominciatoa Dalat il loro Capitolo ispetto-riale, dopo una lunga e accu-rata preparazione . L'argomen-to principale che hanno di-scusso è stato la formazionesalesiana e la pastorale dellevocazioni ; essi incontrano pro-blemi del tutto particolari, peresempio: dal momento che inVietnam non si può cambiareluogo di residenza, come fare

BREVI DAL MONDO

per raccogliere i novizi in unnoviziato?

Altra notizia : i superiori delledieci comunità situate vicino aHo Chi Minh City (ex Saigon)ogni mese si trovano insiemeper discutere la situazione deipropri gruppi, e ciò ritorna divantaggio anche per gli altriconfratelli . Ancora : il primo ot-tobre, 36 salesiani di sei co-munità si sono riuniti per fare ilritiro trimestrale insieme, aXuan Hiep. «Abbiamo presoparte a un ritiro meraviglioso efraterno . Al mattino meditazio-ne, confessioni e concelebra-zione, con canti e preghiereche da tempo non avevamo piùpotuto fare insieme . Poi, apranzo, abbiamo fatto onore auna portata di «due cani» (l'u-nica carne a disposizione!) . Èstata una giornata davveromeravigliosa, al punto chemolti confratelli hanno chiestodi tornare sempre qui a fare ilritiro trimestrale . . . » .

A Dalat, oltre alle numerosealtre coltivazioni, i salesianihanno anche un giardino diorchidee sul tetto della casa .Nel giardino si trovano più diquattrocento vasi di orchideedi differenti qualità, che produ-cono fiori diversi per petali,colore, profumo, da Natale finoa maggio. I confratelli poi livendono alla « Compagnia peril commercio estero» .Sempre nello studentato di

Dalat ha avuto luogo un incon-tro di futuri aspiranti, con lapartecipazione dei loro genito-ri . Erano quasi trenta . Una veraconsolazione per quei nostriconfratelli sono le fiorentiscuole di ragazzi e ragazze chestudiano il catechismo, a moti-vo della loro avidità di imparare

e della loro diligenza . I ragazzie le ragazze più grandi forma-no il « Gruppo della Parola » .

Infine - conclude il notizia-rio dei salesiani di Hong Kong- abbiamo cominciato a in-viare aspiranti vietnamiti a Go-shen negli Stati Uniti, nell'aspi-rantato dell'Ispettoria Est. Mamolti altri aspiranti e exallievivietnamiti sono ancora neicampi: essi domandano aiuto,specialmente in medicinali evestiti .

AUSTRIAL'ISPETTORIA HA 75 ANNIE GUARDA AL FUTURO

Nell'ottobre scorso il RettorMaggiore, che partecipava inRoma al Sinodo dei Vescovi,dovette chiedere un giorno dipermesso e l'assenza era bengiustificata : volle recarsi aVienna in occasione del 75°dell'Ispettoria austriaca . I sale-siani di Vienna hanno dedicatoalle celebrazioni una settimana(12-19 ottobre), e una specialepubblicazione rievocativa . Ladata meritava davvero un ri-cordo, perché è dall'Austriache l'opera di Don Bosco si èdiffusa in tutto il centro Europa :nel lontano 1905 veniva nomi-nato il primo ispettore dell'Au-stria, e ora nel 1980 a festeg-giare l'Ispettoria-madre eranopresenti i 17 ispettori delle 17ispettorie che nel frattempo daquella austriaca erano nate .

Quando l'ispettoria fu fonda-ta, Vienna era la capitale delgigantesco impero austro-un-

garico, che comprendeva an-che territori polacchi, jugosla-vi, tedeschi, italiani ecc . Perl'esattezza, la prima casa sale-siana «austriaca» fu aperta aTrento, fondata da Don Boscostesso nel 1887. Dopo la primaguerra mondiale, man manoche lo sviluppo delle opereprogrediva, cominciarono lesuddivisioni : nel '19 si distac-cava la Germania, nel '22 laJugoslavia, nel '29 l'Ungheria,nel '33 la Polonia. . . e alla finel'ispettoria austriaca si ritrovòdelimitata nei confini nazionali .

L'epoca nazista e la secondaguerra mondiale infersero ungrave colpo all'Ispettoria : molteopere furono sciolte, la mag-gior parte dei salesiani vennerorichiamati sotto le armi, diversipersero la vita . Alla fine dellaguerra bisognò ricominciare,con molti sacrifici e con moltafiducia nel Signore . Oggi i sa-lesiani in Austria sono 178 elavorano in 24 opere : pensio-nati per apprendisti e studenti,scuole, parrocchie . . . Ma se sidovessero contare anche i cit-tadini austriaci diventati figli diDon Bosco che sono sciamatidall'Ispettoria madre verso lealtre ispettorie e in missione, siarriverebbe alla cifra comples-siva di 2 .050 .

Le celebrazioni (a cui hannopreso parte oltre al RettorMaggiore il card . Koenig, ilNunzio apostolico e il presi-dente della repubblica dr.Kirschschlaeger) volevano es-sere, come ha precisato l'at-tuale ispettore don LudwigSchwarz, «un ricordare che

Vienna : annullo speciale alla posta, per il 75° dell'Ispettoria .

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎ 3

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incoraggi il cammino futuro» .Ha precisato in merito donEgidio Viganò : «Siamo giàproiettati verso il futuro . Voichiederete : quale può essere ilnostro contributo per questofuturo? Semplice : noi dobbia-mo essere come i primi sale-siani, come la gioventù che ècreata per vivere piena di spe-ranze e di avventure, non ditristezze e di stanchezze . AllaFamiglia salesiana la nostravocazione specifica deve pia-cere tanto quanto alla gioventùpiace la vita . Con questo entu-siasmo per Don Bosco potremocostruire il futuro, così come iprimi salesiani hanno costruitoquesta feconda Ispettoria » .

(Da un testodi Birklbauer e Nosko)

Padre Galdino e il coadiutore Ot-tavio, due recordmen .

HONG KONGDUE RECORDMEN

IN TERRA DI MISSIONE

Due salesiani di Hong Kongsono stati festeggiati dai loroconfratelli per via dei recordinvidiabili che detengono : unocon i suoi 97 anni d'età è il sa-lesiano più anziano del mondo,e l'altro con i suoi 68 anni dilavoro in Cina è il salesiano chevanta nell'ispettoria il più lungoperiodo di attività missionaria .

Il salesiano più anziano delmondo è padre Galdino Bar-delli, nato ad Angera (Varese)il 28 .10.1883. A 22 anni era sa-lesiano, a 30 sacerdote, e nel1919 partiva per la Cina. Sem-bra assurdo, ma non godettemai di buona salute ; alla par-tenza per la Cina il RettorMaggiore don Albera, veden-dolo tanto magro, manifestò iltimore che morisse lungo lastrada. Nonostante l'infaustopronostico egli fu in pienomissionario, fu maestro dei no-vizi, direttore e poi per moltianni apprezzatissimo confes-sore. Ora si avvicina al tra-

4 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎

guardo dei 98 anni, e minacciadi arrivare al secolo .

Il decano dell'attività missio-naria è invece il coadiutoreOttavio Fantini, nato a Marradi(Firenze) il 25 .2 .1892. Arrivò inCina ventenne nel 1912, e halavorato a Macau, Shanghai eHong Kong: è stato abile capolaboratorio, maestro di ginna-stica, e maestro di banda .Quest'ultimo incarico lo rico-pre anche oggi, e molto bene,nonostante i suoi 88 anni .

I due veterani sono stati fe-steggiati il 23 ottobre scorso,presso la Scuola Tecnica diAberdeen, presenti tanti amicie i salesiani delle case vicine .

MESSICOAI PIU BRAVICOOPERATORII«BOSCOS»

Una simpatica iniziativa dellaFederazione Messicana Coo-peratori : premiare nel giornodella festa di Don Bosco i coo-peratori e i centri più meritevolicon delle statuette, i « Boscos »come li chiamano, alla manieradegli Oscar distribuiti a Hol-lywood .

I Boscos sono statuette inbronzo alte 25 cm, in cui DonBosco tiene per le spalle unragazzo apprendista che a suavolta sostiene nelle mani unmaglio appoggiato a un'incu-dine. Ciascuna statuetta, uscitapiuttosto rozza dalla fonderia,viene rifinita da un artista : li-mata, cesellata, ripulita . Poi ri-ceve una patina finale, ossidatacon fuoco e acidi . Lavoro diffi-cile e delicato, ma alla fine tuttele statuette risultano diverse,con caratteristiche proprie,con l'impronta dell'artista.

I Boscos distribuiti ogni voltasono 24, in una cerimonia fe-stosa, ma in cui si versa sem-

pre qualche lacrima; e le moti-vazioni dell'assegnazione sonole più diverse . Si premiano an-zitutto persone e centri «chehanno fatto crescere la Fami-glia salesiana» . Motivo : «Farcrescere è uno dei modi in cuidimostriamo che siamo con-tenti di appartenere a una as-sociazione, che ne vale la pe-na » .

Un'altra serie di Boscos va apremiare « le attività e la per-severanza » . II premio una voltaè toccato al centro di Jalosto-titlàn, i cui membri però nonhanno potuto andare a ritirarloperché quel giorno erano tuttiimpegnati nella posa della pri-ma pietra di un oratorio .Altra serie di Boscos è riser-

vata ai dirigenti, perché «uncorpo non si muove se non hala testa» . Altra serie per chis'impegna di più tra i poveri . . .I Boscos - spiega padre

Salvador Romo che ha lanciatol'iniziativa - anche quandosono assegnati a singole per-sone non sono da portarsi acasa propria, ma da collocarenella sede del centro, perchétutti li vedano e perché si sen-tano stimolati a guadagnarnealtri . Succede a volte che laloro sistemazione nel centrosia occasione di una piccolafesta, con la partecipazionenon solo dei cooperatori madelle loro famiglie e di tutti gliamici dell'opera salesiana .

MISSIONIAL PRIMO TRAGUARDOIL CLUB DEI CENTOMILA

Il Club dei Centomila poggiasu una semplice formula : cen-tomila persone, se offrono millelire ciascuna, mettono insiemecento milioni . Cifra con cui sipuò già fare qualcosa di serioper le missioni . Un dépliant delsimpatico Club informa che nel

Festa dei Boscos : tutti i premiati sul palco, col loro .oscar» .

1980 il traguardo dei cento mi-lioni è stato raggiunto per laprima volta, anzi i milioni sonostati 110 . E sono stati spesi conoculatezza, ma senza perderetempo .

L'operazione «adozioni inloco» ha consentito di mante-nere 264 bambini e bambine in14 orfanotrofi dell'india . Ma poisi sono aiutati missionari sparsiin Ecuador, Giappone, Thai-landia, Birmania, Bolivia, Koreaecc. L'anno prossimo - spie-ga ancora il dépliant - «vo-gliamo anche noi parteciparepiù decisamente e concreta-mente al progetto Africa »,progetto in cui si sta impe-gnando la Famiglia salesiana .E i motivi per farlo non manca-no (ne viene ricordato uno : « I380 milioni di abitanti dell'Afri-ca, tutti insieme, hanno unreddito annuo complessivo pa-ri a quello della sola Italia » .

Il Club però - raggiunto iltraguardo dei cento milioni,sogna di raggiungere anchel'altro ; quello dei centomilaiscritti . Traguardo lontano, inrealtà gli iscritti attuali sonoappena 6 .000, e quindi c'è . . .spazio . Come c'è spazio per gliimpegni di cui il Club si occu-pa : « Educare centinaia dibambini in orfanotrofi, curare ilebbrosi (nel solo Zaire se necontano 374.000, e 363 .000 inNigeria), dare una casetta a chivive ancora nelle capanne fattedi fango e foglie, aiutare i se-minaristi del terzo mondo dovele vocazioni sovente sono nu-merose . . . » E nel segnalare ilproprio indirizzo (Club deiCentomila, via Maria Ausiliatri-ce, 32 - 10100 Torino) il dé-pliant ricorda : «Non dimenti-chiamo che ogni anno 35 mi-lioni di creature - cioè cento-mila ogni giorno - vengonouccisi dalla fame o dalle con-seguenze della denutrizione» .

ITALIAAVVOCATO DINO ANDREIS

RAGAZZO DEL '99Conviene ricordarlo, anche a

un anno e più dalla morte : eravero amico di Don Bosco .Cooperatore salesiano, talentonell'oratoria, quante volte haravvivato con la sua parolacalda le feste salesiane . Parla-va bene di Don Bosco perchélo aveva capito e lo portava nelcuore .

Era nato a Saluzzo nel 1899,fu allievo dei Gesuiti ma avevauna zia Figlia di Maria Ausilia-trice . Poi la sua famiglia si tra-sferì a Fossano e la casa sale-siana di Fossano diventò unpo' la sua casa . Tre cose gliriempivano la vita : la profes-sione, la montagna, e Lourdes .

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L'avv. Dino Andreis .

Ragazzo del '99, nel 1918era artigliere alpino sul Mon-tello e si meritò una decora-zione al valore. In pace, la mi-litanza politica era per lui undovere, e la sua scelta fu dicattolico democratico . Militòcon Pier Giorgio Frassati nelPartito Popolare, con vigore e

.disciplina. Poi all'avvento delfascismo uscì dalla politica at-tiva. Nella seconda guerramondiale, richiamato alle armicon grado di capitano e inqua-drato nella gloriosa e sfortuna-ta divisione alpina Julia, parte-cipò alla campagna di Albania .Quindi ebbe a subire la perse-cuzione e la prigionia delleBrigate Nere, e rischiò più voltela fucilazione .Nel dopoguerra fu esponen-

te di punta dell'Azione Cattoli-ca; tornò alla politica ma allasua maniera, senza aspirazionie in spirito di servizio . Nel '48accettò la candidatura di se-natore in un collegio in cui sa-peva che sarebbe uscito scon-fitto, ma andò per compiere ilsuo dovere . Nel '64 fu elettoconsigliere comunale e diven-ne capogruppo, ma nel '70 nonsi ripresentò . Lo fecero presi-dente dell'Ente provinciale tu-rismo, responsabilità a cui -con la sua passione per l'alpi-nismo, lo sci e le escursioni -era naturalmente portato .

A sentirlo parlare nelle oc-casioni pubbliche, lo si sareb-be detto l'uomo giusto per lemassime responsabilità ; e in untempo in cui il valore degli uo-mini si misura dal numero dipoltrone su cui riescono a sta-re contemporaneamente sedu-ti, si tenne sempre in disparte .Fu - come scrisse un suoamico - « uomo di secondalinea, ufficiale di riserva, madisponibile a ogni interventoche richiedesse la sua testi-monianza di fede nei valori cheaveva abbracciato » .

Il suo studio era tappezzatoda libri di legge, della monta-

ITALIAPONTE DI AIUTI

FRA GENOVA E BRIENZANel ricchissimo e a volte commovente

quadro degli aiuti portati ai terremotati, c'èun episodio di solidarietà fra due comunitàsalesiane : gli amici di Don Bosco che ope-rano attorno all'istituto di Maria Ausiliatricedi Genova, tenuto dalle FMA, sono andati insoccorso della casa terremotata di Brienza(Potenza). L'istituto di Genova, con scuole,oratorio e centro di consulenza, con l'u-nione Exallieve e un dinamico centro Coo-peratori, è stato in grado di mobilitare inpochi giorni la generosità di centinaia dipersone, e di portare all'opera di Brienzatre furgoni carichi di generi di prima ne-cessità . La casa delle FMA di Brienza, cheaccoglieva un centro di formazione pro-fessionale e l'oratorio-centro giovanile, erarisultata gravemente danneggiata dal ter-remoto : l'edificio principale era pericolantee non più abitabile . Ecco, in una relazionedel cooperatore Gianni, come si sonosvolte le cose .

Sono bastate meno di 48 ore per realiz-zare il nostro ponte . Tutti hanno collabora-to : alunne, genitori, amici, la comunità delleFMA, i Cooperatori . In un breve colloquiotra Cooperatori, Direttrice e Preside dell'i-stituto, è apparsa subito la volontà di fare ecosì in poche ore è nato il nostro « ponte diaiuti tra Genova e Brienza » .

È stata una gara contro il tempo : diffon-dere l'iniziativa, formare il centro raccolta,trovare appositi contenitori e le persone perla sistemazione del materiale, poi le perso-ne e i mezzi di trasporto . La risposta hasuperato ogni attesa : al centro raccoltasono pervenuti indumenti nuovi per cinquemilioni di lire e altrettanti seminuovi, i ge-neri alimentari più vari, e tre milioni in con-tanti . Tutto questo nella giornata di giovedì27 novembre .

Venerdì 28, il viaggio . Alle 5,30, dopo unbreve momento di preghiera, salutati dalleFMA, sei cooperatori partivano a bordo ditre furgoni carichi fino all'ultimo centimetrocubo. E alle 21 della sera, i tre furgoni fer-mavano davanti alla casa delle FMA diBrienza. La direttrice suor Delia ci correincontro sorridente: « Siete i Cooperatorisalesiani? Venite da Genova? » « Sì, sorella,siamo noi » .

Non c'è tempo per i sentimentalismi. Ve-diamo che la piccola scuola materna è ri-masta in piedi, solida, ma l'edificio grandedall'altra parte della strada è gravementedanneggiato e pericolante, inabitabile . Nel-la scuola materna anziani, mamme e bam-bini occupano ogni angolo, anche la cap-pellina è trasformata in dormitorio, e nostroSignore è stato collocato in una stanzettadove gli fa compagnia un malato anzianosteso sul lettino . Arriva un assessore delcomune e ci informa: a Brienza un solomorto, ma il 95% delle case sono inabitabili .

Le suore ci chiamano, hanno pronto pernoi un piatto di minestra calda e un bic-chiere di vino ; ci sentiamo in famiglia . Nelrefettorio domina un grande quadro conDon Bosco che sorride, e io mi volto pernascondere il viso. Sto piangendo . Pocodopo arrivano i primi materassi e i primi letti

per i bambini ; occorre montarli e prepararei dormitori. Insieme con le suore disponia-mo ogni cosa, e chiudiamo col nastro leprese di corrente prima che i bambini cimettano i ditini dentro . Alle 23 i nostri fur-goni sono ancora da scaricare ; siamostanchi morti, fuori pioviggina e l'aria èfredda. Ma Don Bosco continua a sorrider-ci, e via a scaricare . Sembra che gli scato-Ioni non finiscano più : latte, carne, tonno,pasta, vestiti, scarpe . . . Ogni tanto manca lacorrente ma poi ritorna. . . È quasi l'unaquando abbiamo finito . Dove passare lanotte? Ora che i furgoni sono svuotati, c'ètanto posto per noi . . .

Alle sei del mattino, sabato 29, siamo tuttiin piedi . Una buona tazza di caffè, e pas-siamo a dare una sistemazione al materialescaricato . Poi le suore ci chiedono di aiu-tarle a ricuperare il materiale che si trovanella grande casa pericolante . Quand'eraarrivato il terremoto, esse erano scappate enon avevano più messo piede là dentro . Ilsenso di timore lì per lì è forte, ma lo spiritodi solidarietà ha il sopravvento : con cautelaentriamo, la casa è piena di calcinacci e dicrepe. E iniziamo una veloce catena, ca-lando i sacchi dalle finestre a un terrazzo eda questo sulla strada . In quest'opera peri-colosa sono venuti altri a darci una mano,le persone più impensabili : c'è un avvocatocomunista di Bari, un suo amico farmacista,missino, della stessa città . La solidarietànon rispetta le sigle . Ricuperiamo anche ibanchi della scuola e le relative sedie .

E giunge il momento di lasciarci . Vor-remmo restare, c'è ancora tanto da fare,ma a Genova le famiglie ci attendono e la

La casa di Brienza (Potenza) prima del terremoto(ora la parte antica non è più abitabile) .

nostra missione è compiuta . Rieccoci at-torno ai tavolini del refettorio, e suor Delladona a ciascuno di noi un quadretto diMaria Ausiliatrice . Ci sono tutte le suore, ilfarmacista missino, l'avvocato comunistache ammiccando parla di « cellule salesia-ne » . E noi cantiamo : cantiamo anche i iloro nomi ringraziando il Signore per l'ami-cizia che è nata. L'avvocato ha gli occhilucidi di lacrime, e in un momento di com-mozione consegna alla direttrice la tesseradel partito, perché la tenga come ricordo .Noi ridiamo, facciamo presente che quel-l'atto significa - più che un compromessostorico - una resa alla cellula salesiana .Ancora un saluto, si parte in fretta, Genovaè tanto lontana . . . Gianni

∎ BOLLETTINO SALESIANO - 1 FEBBRAIO 1981 ∎ 5

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gna, e di Lourdes . Come pe-nalista era il più rinomato dellaprovincia, uno dei maggiori delPiemonte . Lo dissero «digrande talento e di irresistibileeloquenza : tutti i processi im-portanti nei tribunali della pro-vincia di Cuneo lo hanno vistoprotagonista » .Dispiegò il suo amore alla

montagna come , presidentedell'EPT e come socio illustre(per qualche tempo presidentedella sezione cuneese) del-l'Associazione nazionale alpini .«L'Italia e gli alpini erano perlui una cosa sola per la sua fe-de di cristiano e il suo amorealla libertà» .E Lourdes : era barelliere,

dagli anni trenta frequentò ognianno il santuario mariano . Fuanche presidente dell'Oftal cu-neese, l'organizzazione deipellegrinaggi . Amava i soffe-renti e amava i poveri ; perciò fuanche presidente della SanVincenzo . Erano per lui tuttequelle presidenze dove non siguadagna niente ma solo sipaga di persona . Perché lui fa-ceva quel che predicava .

Nel 1979 il medico gli proibì ilpellegrinaggio a Lourdes, e« ne soffrì come per la fine diuna persona cara» . Sulla finedell'anno doveva venire inau-gurata la ferrovia Cuneo-Nizza,impresa per la quale si erabattuto durante anni . Gli amicisi aspettavano da lui uno deisoliti caldi discorsi, invece nonebbe questa gioia, morì tregiorni prima .

ANTILLE OLANDESIDI NUOVO CON I GIOVANI

DI CURACjAO

Dopo 62 anni, i salesiani so-no tornati a lavorare nell'isoladi Curagao : sono in due (prestosaranno in tre), sono statichiamati dal vescovo, e hannoil compito di organizzare l'as-sociazionismo giovanile delladiocesi .

Le Antille Olandesi sono ungruppo di sei isole a nord delVenezuela, che già godono dilarga autonomia e sono sulpunto di conseguire la pienaindipendenza . Insieme nonraggiungono i mille kmq di su-perficie, né il quarto di milionedi abitanti . Sotto molti aspettistorici ed economici sono le-gate al Venezuela, ma la po-polazione risente della stratifi-cazione delle più svariate pre-senze coloniali : spagnola, por-toghese, e da ultimo olandese.La lingua ufficiale è l'olandese ;quella parlata abitualmentedalla popolazione è il papia-mento, lingua creola formatasidalla fusione di elementi lin-guistici spagnoli e portoghesi .

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A Curagao (nella foto il porto) i salesiani sono tornati dopo 62 anni .

La popolazione è cattolicaquasi al 90% .

Curagao è l'isola maggiore, edovrebbe dare il nome al futurostato . Vicinissima alle coste delVenezuela, è il porto franco peri commerci venezuelani . Suquest'isola il libertador SimónBolívar andava a riposarsi do-po le sue battaglie e preparavale successive campagne mili-tari . Oggi vi sorgono imponentiraffinerie della Shell . I salesianidel Venezuela nel 1898 apriro-no un'opera nella periferia del-la capitale Willemstad, conasilo, scuole, e una banda mu-sicale che ebbe grande rino-manza . I ragazzi all'inizio d'an-no ricevevano in dotazione unostrumento musicale, e se im-paravano a suonarlo bene, allafine del corso ne diventavanoproprietari . Quella casa vissutain estrema povertà fruttò allacongregazione due vocazioni,e tanti exallievi ; alcuni di essivivono ancora oggi, e ricorda-no con nostalgia quei tempilontani . Le difficoltà incontrateerano troppo dure, e nel 1918 isalesiani si ritirarono .

Ora i salesiani sono tornati,dal gennaio 1980, su invito dimons . Ellis . Sono due giovanisacerdoti, don Luigi Secco edon Fernando Mion, e hannopreso stanza nella casa par-rocchiale del Barrio Buena Vi-sta sempre nella periferia dellacapitale . Si sono imbattuti -come dice don Secco - « inuna gioventù assetata di Cristoe desiderosa di trovare in DonBosco un amico che le apra uncammino di speranza » . Ai sa-lesiani viene richiesta « unapresenza di animazione nellapastorale giovanile delle par-rocchie, attraverso la creazio-ne di gruppi giovanili » .

Così don Secco descrive l'a-zione svolta in questi primimesi. « Abbiamo preso contattocon alcune delle 33 parrocchiedi Curagao, e abbiamo rilevatoi gravi problemi che affliggono

la gioventù curazolena . Poi conuna settantina di adolescentidivisi in cinque gruppi parroc-chiali abbiamo cominciato lanuova esperienza. Nei mesi diaprile-giugno essi hanno rice-vuto il sacramento della con-fermazione ; poi sono stati invi-tati a formare « gruppi di per-severanza», con riunioni setti-manali, vita di gruppo, passeg-giate ecc . A poco a poco stan-no scoprendo una realtà nuo-va: quella di vivere l'amicizia digruppo. E scoprono anche unideale umano e cristiano darealizzare nella famiglia e nellasocietà » .

Non è tutto : « La nostra areadi lavoro - aggiunge donSecco - si sta allargandoverso altri gruppi giovanili giàesistenti: gruppi di Scouts egruppi originali delle Antillecome Jong Wacht e AMG . Conil nuovo anno scolastico pren-deremo anche contatto con lescuole secondarie, per orga-nizzare in esse un piano di ca-techesi sistematica » .

(Dal BS del Venezuela)

BREVISSIME

• «Canzone giovanile ma-riana» giunge col 1981 alla suaseconda edizione . Sono am-messe alla rassegna soltantocanzoni su tema mariano an-cora inedite . Ci si iscrive in-viando entro il 31 marzo una opiù canzoni (al massimo tre)registrate su cassetta, cantateda solo o coro, con o senzaaccompagnamento di stru-menti. Per informazioni e iscri-zioni : «Centro mariano sale-siano», via Maria Ausiliatrice32, 10100 Torino - Tel .011/48.59.93 .

• Exallievo Domenico Volpiha vinto il « Premio 1980 per unlibro di divulgazione storica»assegnato ogni anno dallaprovincia di Trento nell'ambitodella letteratura giovanile . Il li-bro, uscito vincitore con altridue su una rosa di 462 opereesaminate, porta il titolo « Lavita e i costumi del medioevo»,e è edito da Mursia . Un com-mentatore ha osservato al ri-guardo: « In un tempo di diffusa- anche se non più trionfante- storiografia di marca marxi-sta, è significativo che il premiosia stato vinto da una autore diispirazione cristiana » .

• Don Natale Del Mistro,benemerito missionario scom-parso un anno fa in Iran, è sta-to ricordato nel dicembrescorso a Maniagolibero (Por-denone) suo paese natale. Erastato fondatore del collegioAndisheh di Teheran, teatrodelle vicende che videro primal'arresto e poi la liberazione-espulsione della comunitàeducativa salesiana. Aveva an-che tradotto il Vangelo in lin-gua persiana, compilato estampato il primo « Vocabolarioitaliano-persiano e persiano-italiano » .

Visita restituita: il 13 maggio scorso il Papa era andato a trovare i tori-nesi, e in dicembre i torinesi sono andati dal Papa . Ecco i salesianidell'editrice LDC che gli presentano un nuovo libro : «Torino vivi in pa-ce», con tutti i discorsi tenuti dal Papa a Torino . (Foto Arturo Mari).

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ITALIA SALESIANA PER I TERREMOTATI

Andare con Cristooltre Eboli

Ecco una prima sommaria panoramica sui danni subiti dai figli diDon Bosco nel terremoto del 23 novembre, sugli interventi immediatia livello locale e da lontano, sulle iniziative a medio e lungo termine,

i gemellaggi, gli interventi di sostegno e le prospettive

L à dove il terremoto ha colpitopiù duro, sui monti della Basi-licata, c'è un modo di dire pas-

sato in proverbio che Carlo Levi nel1945 ha trasformato in titolo per ilsuo miglior libro : « Cristo si è fermatoa Eboli » .

Il riferimento è a un angolo d'Italiaarroccato sugli Appennini, « serratonel dolore e negli usi, negato allastoria e allo Stato, eternamente pa-ziente . . . Terra - diceva Carlo Levi -senza conforto e dolcezze, dove ilcontadino vive nella miseria e nellalontananza la sua immobile civiltà, suun suolo arido, alla presenza dellamorte . . . Cristo si è davvero fermato aEboli, Cristo non è mai arrivato qui,né vi è arrivato il tempo né la spe-ranza, né il legame tra le cause e glieffetti, la ragione e la storia. Cristonon è arrivato come non erano arri-vati i romani, che presidiavano legrandi strade e non entravano fra imonti e le foreste ; né i greci che fio-rivano sul mare di Metaponto e diSibari . . . Le stagioni scorrono sullafatica contadina, oggi come tremilaanni prima di Cristo : nessun messag-gio umano o divino si è rivolto aquesta povertà refrattaria . In questaterra oscura, senza peccato e senzaredenzione, dove il male non è mo-rale ma un dolore terrestre, Cristo

non è sceso . Cristo si è fermato aEboli » .La lunga citazione non per fare

della letteratura, ma perché gli amicidel «Centro Operativo Nazionale Sa-lesiano», sorto per aiutare i terremo-tati, implicitamente rimandano al te-sto - giustamente famoso - di CarloLevi. Questo Centro salesiano di Sa-lerno, che si è prodigato nei giornitremendi del sisma, ora invita la Fa-miglia salesiana a proseguire nell'im-pegno verso i terremotati e proponequesto invito con lo slogan suggesti-vo: « Con Cristo oltre Eboli ». Se dav-vero Cristo non è ancora giunto traquei monti, bisogna portarvelo, è unimpegno di Chiesa, e la Famiglia sa-lesiana darà il suo contributo .Come promesso nel fascicolo di

gennaio, BS intende riferire su questoimpegno, con i dati che è stato possi-bile raccogliere .

1 . Danni a persone e cose . Tra sa-lesiani e Figlie di Maria Ausiliatricenon si sono lamentati morti né feriti .Vittime invece tra i loro famigliari .

Gli edifici risultano più danneggiatidi quanto detto sul BS di gennaio . Lacasa di Buonalbergo presso Beneven-to (oratorio e parrocchia), già dan-neggiata dal sisma del '72, è dichia-rata inabitabile ; i salesiani hannotrovato sistemazione provvisoria con

l'aiuto del comune, e continuanol'assistenza alla popolazione .

Danni notevoli ha subito anche l'o-ratorio di Vietri sul Mare (Salerno) : laparte vecchia dell'edificio à abban-donata perché ai limiti dell'agibilità .Anche le Figlie di Maria Ausiliatricehanno dovuto lasciare un'opera,quella di Castelgrande in provincia diPotenza (collegio, varie scuole, ora-torio e centro giovanile), trasferendole alunne interne .

Notevoli danni ha pure subito il« Don Bosco » di Napoli ma l'edificionon crea problemi per l'abitabilità .Per rimettere poi in sesto i muri nonbasteranno cento milioni . Danni mi-nori alle opere di Torre Annunziata, diCastellammare di Stabia e VicoEquense ; danni molto lievi a Salernoe Caserta.

2. Gli interventi locali. Tutte le ca-se della zona terremotata sono statesubito aperte per accogliere i senza-tetto, per ospitare roulottes e tende, efamiglie negli edifici . Molte aule sonostate così occupate dai sinistrati . Equando è stato possibile riprendere lascuola, nelle aule agibili si sono or-ganizzati i doppi turni, anche per farposto a classi di altre scuole .

Più in generale l'Ispettoria salesia-na Meridionale ha dichiarato la suatotale disponibilità ad accogliere neisuoi centri i ragazzi di 10-15 anni dellezone sinistrate .

I salesiani si sono poi prestati pergli aiuti immediati nelle varie località ;in diversi posti si sono messi a capo digruppi di giovani volontari. Ferman-

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dosi stabilmente hanno dato la lorocollaborazione nelle opere più richie-ste e immediate : rimozione di mace-rie, censimenti, distribuzione di viverie indumenti, panificazione, instal-lazione di tendopoli e assegnazione diroulottes. Si è potuto arrivare contempestività, in alcuni centri per pri-mi. I salesiani di Napoli Vomero han-no lavorato a Carife, quelli di Piedi-monte Matese a Caporeale, quelli diTorre Annunziata a La Croce di Lioniecc .

I salesiani di Castellammare di Sta-bia si sono messi, con i loro volontari,a disposizione delle autorità . I giovanidegli oratori Don Bosco e Rione Ami-cizia di Napoli hanno prestato assi-stenza ai terremotati in tre ospedalicittadini. Sempre al Don Bosco diNapoli fin dall'inizio la palestra dellascuola è stata messa a disposizionedel comune, che vi ha insediato unasezione di assistenza ; in un'ala delfabbricato, quella della scuola media,si sono sistemati 33 nuclei familiaricon 148 persone; anche la scuolamaterna della parrocchia Maria Ausi-liatrice è stata occupata : otto nucleifamiliari con 33 persone .Nella Casa per esercizi di Vico

Equense un'ala dell'edificio è statamessa a disposizione dei sinistrati : 25nuclei familiari con 91 persone . ACastellammare dapprima avevanotrovato rifugio 50 persone, poi l'interocomplesso è stato messo a disposi-zione del comune .Non sono che alcune delle iniziati-

ve locali prese dai salesiani ; a cuivanno aggiunte quelle delle FMA .L'Albergo dei poveri di Napoli, tri-

stemente noto oggi, merita un cenno .Si sa che dapprima fu dichiarato agi-bile, ma una parte dei muri è poicrollata uccidendo nove persone . « ANapoli piove sul bagnato», com-mentò un giornale il 16 dicembre . Eintanto informava : «Dall'Albergo deipoveri 200 persone erano state pre-cedentemente trasferite all'istitutoDon Bosco dei salesiani; in questostesso istituto già da ieri sono statiprontamente ricoverati 50 bambinidello stesso Albergo dei poveri » . Erauna iniziativa della Caritas .

3. Gli interventi da lontano. Nonc'è stata opera salesiana che non ab-bia organizzato qualche iniziativa afavore dei terremotati. Ovunque rac-colte di materiale (fatto confluire alCentro Operativo di Salerno, o anchedirettamente nei centri colpiti), eraccolte di denaro . L'elenco dei sin-goli interventi non finirebbe più . Ec-co solo qualche iniziativa « diversa » .Un gruppo di Giovani Cooperatori

è sceso a passare il Natale con i ter-remotati di Salvitelle. A Livorno igiovani si sono esibiti in una serata

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teatrale con incasso per i terremorati .Ma a Livorno anche un « gesto igno-bile » : una notte degli sconosciuti so-no entrati scassinando le porte degliuffici della parrocchia, e hanno sot-tratto ai terremotati 350.000 lire . ICooperatori di Genova (corso Sarde-gna) sono scesi a Brienza (si veda lanotizia per esteso a pag . 5) . A livellonazionale i Cooperatori hanno lan-ciato la campagna « Il mio panettonea uno di loro» : panettoni e cartolinedi saluto sono stati recapitati in varielocalità .A Como infine l'exallievo Angelo

Montonati, direttore del quotidiano«L'Ordine», in un articolo di fondoha lanciato ai giovani la proposta« Natale con loro », invitando « Azionecattolica, Scouts, Ciellini, San Vin-cenzo, Giovani Cooperatori, i varigruppi giovanili di impegno » a por-tarsi nel sud . . .

4. Il Centro Operativo di Salerno .La maggior parte delle iniziative sa-lesiane sono state avviate d'intesa con

Il Rettor Maggiore tra i volontari del terremoto.

le Caritas diocesane, e con il « CentroOperativo Nazionale Salesiano » su-bito sorto a Salerno . Questo Centrodapprima ha funzionato da punto diraccolta e smistamento del materiale- soprattutto viveri e indumenti pe-santi - proveniente dalle varie re-gioni d'Italia e anche dall'estero . Co-stituito da otto salesiani, un obiettoredi coscienza in servizio civile e varigruppi giovanili, ha tenuto i contatticon le località terremotate indiriz-zando gli aiuti dove risultavano ne-cessari e urgenti .

Il materiale raccolto e distribuito èstato più che sufficiente per i primisoccorsi, e è stato inoltrato in granparte nei paesi dell'alto Sele e delNocerino. In diverse località i giovanidel Centro sono giunti per primi,

quando gli aiuti erano urgentissimi .Qualcuno dei sacerdoti si è fermatostabilmente nei paesi, per esempio aSantomenna e Teora .

Numerose staffette di salesiani egiovani si recavano di continuo neiluoghi sinistrati al fine di individuarefrazioni e cascinali isolati non ancoraraggiunti ; si sono trovati numerosinuclei familiari bisognosi di tutto ; e sisono anche individuati luoghi e si-tuazioni in cui intervenire in un se-condo tempo in forma più duratura .

Il radioamatore . Di grande utilità èrisultata la presenza, nel Centro diSalerno, di un salesiano radioamato-re: mantenendosi in stretto contattogiorno e notte con altri radioamatoriè stato in grado di individuare conrapidità eccezionale le situazioni diestremo bisogno, nelle quali si è cer-cato di intervenire prontamente conl'invio di mezzi, di materiale e so-prattutto di gruppi di volontari.Incontro a Pompei. Il 18 dicembre

si è svolto a Pompei un incontro de-cisivo per il futuro dell'intervento sa-lesiano. Vi hanno partecipato il Ve-scovo di Salerno con le Caritas dio-cesane, e per parte salesiana il supe-riore dell'Ispettoria Meridionale congli uomini del Centro Operativo .

Nell'incontro si è deciso di dar vitaal gemellaggio dell'Ispettoria con duepaesi terremotati, e si sono previstenumerose altre iniziative di interven-to per i prossimi anni.

5 . I gemellaggi . Le località asse-gnate ai salesiani per i gemellaggi so-no due paesi vicini, e praticamentedistrutti : Santomenna e Castelnuovodi Conza in provincia di Salerno . Conil gemellaggio si intende assicurareuna presenza permanente di sacer-doti salesiani e di altri per il periodopiù acuto della ricostruzione (due otre anni), di creare un rapporto diservizio continuativo tra paesi di-strutti e organizzazioni di soccorso .Santomenna era un paese senza

parroco, con quattro chiesette chesono tutte crollate. Si pensa a istituireun « centro di servizi sociali », damettere in piedi al più presto, desti-nato a curare l'animazione culturale,ricreativa e religiosa delle famiglie,specie dei ragazzi e giovani. Per que-sti scopi ci si impegna a garantire lapresenza di un salesiano e di volon-tari per almeno due anni. Si tratta diricostruire a poco a poco il tessutosociale del paese distrutto, di favorir-ne la rifondazione.Castelnuovo di Conza era parroc-

chia, ma il parrocco quella sera non sitrovava lì. L'indomani del sisma èarrivato con una mezza speranza diportare al sicuro il Santissimo, manon è più riuscito a individuare ilposto dove fino a ieri sorgeva la sua

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chiesa. Il cocuzzolo dove si trovava ècompletamente cancellato. Attornoall'ex abitato c'è cordone sanitario, sisuppongono ancora morti da ricupe-rare. Il paese dovrà essere completa-mente abbandonato ; ora la gente vivein roulottes sistemate in una vallata .Anche qui l'intervento salesiano

consisterà nella creazione di un« centro di servizi sociali », in col-laborazione col parroco e la Caritas .C'è già sul posto un salesiano con ungruppo di volontari : al momento so-no impegnati in una conoscenza piùdettagliata della situazione, in vista diun intervento a lunga scadenza, perl'animazione culturale e religiosa .L'obiettivo immediato è di mettere inpiedi al più presto dei prefabbricati .

In queste due località gemellate èfacile prevedere per questa estateun'intensa attività di gruppi, soprat-tutto giovanili, con il coinvolgimentodella Famiglia salesiana.

6. Iniziative di sostegno . Sono sta-te fissate in linea generale nella riu-

del Centro giovanile di Figline Val-darno, gruppi di Giovani Cooperatoriromani. . .

Particolari problemi sono postidal seminario della diocesi di San-t'Angelo dei Lombardi (Vescovo ri-coverato all'ospedale, deceduti sottole macerie il vicario generale, il ret-tore e un professore del seminario) . Igiovani seminaristi del ginnasio-liceopotrebbero trovare, per il prosegui-mento degli studi, una sistemazionenelle strutture salesiane .

Quali e quante saranno le ini-ziative di sostegno è al momento im-possibile dire . Le proposte continua-no a venire . Per esempio gli Exallievidel Belgio vorrebbero scendere ingruppo. Hanno collaborato alla col-letta che ha permesso di inviare dalBelgio 60 vagoni ferroviari (roulottes,coperte, tende, medicinali, generi ali-mentari) . Ma vorrebbero ripetere nelSud quanto hanno già fatto nel Friuli :si recarono per tre anni di seguito aPorzus ; andrebbero di nuovo per

A Castelgrande l'opera delle FMA, sinistrata, è stata evacuata, ma due suore sono rimaste a la-vorare con la popolazione : è stata assegnata loro la roulotte « 23 bis » .

nione di Pompei, ma prenderannoman mano una consistenza precisa .

Anzitutto è ribadita la disponi-bilità delle opere salesiane a racco-gliere ragazzi e giovani terremotati .

Poi un servizio pastorale nellezone litoranee che ospitano terremo-tati (per es . a Revello e Paestum) .

Campi di lavoro temporanei perl'animazione del periodo natalizio (sene sono organizzati una quindicina) .

Stretta collaborazione con iparroci di Laviano, Senerchia, Palo-monte, Salvitelle, Ricigliano, Valva eBrienza. In questi interventi, pro-grammati dalla Caritas parrocchialedel Don Bosco di Salerno, risultanoimpegnati per esempio gli studenti inteologia dell'Istituto Gerini (Roma), iGiovani Cooperatori di Bra, i giovani

aiutare a costruire le case, a ricrearetra la gente un clima di speranza .

7. Un corso per i volontari . Il Cen-tro Operativo di Salerno, in previsio-ne delle attività future (soprattuttodella prossima estate), ha program-mato un « Corso di pereparazione delservizio volontari per i campi di ani-mazione ». Sarà un corso « di prepa-razione e aggiornamento sulla tipolo-gia degli interventi richiesti », per as-sicurare una presenza nei paesi ge-mellati, di almeno due anni .

Il corso avrà luogo a Salerno dal 22al 24 aprile, e vi sono invitati coloroche intendono organizzare gruppi disoccorso (conviene che vi partecipialmeno una persona per gruppo) .

In mano ai partecipanti verrà mes-so un « Sussidio-guida », elaborato dal

Centro catechistico salesiano di Bari .Il sussidio presenterà un'adeguatadocumentazione sulle località, la lorostoria, la loro situazione socio-econo-mica eccetera (per capire la gente tracui si va a lavorare) ; ma sottolineràanche l'aspetto catechistico : si trattadi fare una lettura degli avvenimenti- terremoto compreso - alla lucedel Vangelo .

8. La visita del Rettor Maggiore .Don Egidio Viganò, insieme con ilsuperiore della « Regione Italia » donLuigi Bosoni, il 26 dicembre scorso hacompiuto una breve visita ai salesianiimpegnati nelle zone terremotate. In-tendeva portare la solidarietà dellaFamiglia salesiana, incoraggiare igruppi, rendersi conto della situazio-ne in vista dei futuri interventi .A Santomenna nella preghiera dei

fedeli ha sentito chiedere al Signore« un santo prete che stia in mezzo anoi » . Poi « Zi' Concetta », una donnadel posto, ha voluto a tutti i costi re-galargli un sacchetto delle sue noci .

Le impressioni riportate dalla visitasono tutt'altro che incoraggianti . « Èuna cosa angosciante - ha riferitodon Bosoni - è molto peggio di quelche ci ha fatto vedere la televisione .Ma si constata anche una meravi-gliosa presenza di Chiesa . Scouts,Mani tese, Ciellini, preti inviati dallediocesi, religiosi d'ogni congregazio-ne, e suore in divisa o in borghese conuna piccola croce appuntata al giac-cone . . . Abbiamo visto anche le chie-sette prefabbricate che erano già ser-vite per il Friuli, e ora si vengonomontando lì, con il campanile an-ch'esso prefabbricato .

« Ma - ha aggiunto don Bosoni -abbiamo visto soprattutto i disagidella popolazione, che superanol'immaginazione . Le roulottes nonsono affatto comode . Collocate lungole strade l'una accanto all'altra, nelfango. Se il tempo è brutto, per uscireci vogliono gli stivali perché si affon-da. Se piove si resta dentro, allostretto, magari coricati, perché senzaspazio. Con il problema dei serviziigienici. Con i bambini. . . È difficilealimentare la speranza di ricostruire,è veramente tutto problematico, oc-correrà tanto impegno .La gente è consapevole delle poco

rosee prospettive: «Oggi abbiamo lecase piene di roba - diceva unadonna -. Ma ci rendiamo conto chequest'abbondanza non può durare . Edopo, chi si ricorderà ancora di noi? »

Per questo bisogna che Cristo nonsi fermi più a Eboli, che venga su trala gente dell'Appennino . Ma per rag-giungere i terremotati Cristo ha biso-gno di piedi e di mani . E la Famigliasalesiana gliene può offrire.

Ferruccio Voglino

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STATI UNITI

I primi piccoli passidel progetto HarlemNella parrocchia tutta nera di «San Tommasoapostolo» a New York, dove scorre la violenza ela droga, alcuni salesiani sono al lavoro da pocopiù di un anno, e si sono schierati al fianco dei

poveri e dei giovani

M anhattam è il cuore originario di New York . P-un'isola allungata, di 57 kmq, famosa per ospi-rare il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite e per

essere sede dei quartieri commerciali e finanziari . Ma èfamosa anche per un altro quartiere : quello di Harlem .Qui si pigiano 300 .000 abitanti, tutti neri . Qui l'analfa-betismo, la disoccupazione, la violenza e la droga. Quiuna fetta di squisito « terzo mondo », negli opulenti StatiUniti d'America .L'ultimo salesiano inviato ad Harlem per rafforzare le

comunità parrocchiale, è padre Daniel Kramer . Èesperto in edilizia e si è visto incaricato di rimettere anuovo i muri della vecchia e abbandonata scuola par-rocchiale . Per compiere quell'operazione di chirurgiafacciale - come la chiama lui - per prima cosa si èassicurato un minimo di fondi : gli sono stati forniti dai«Programmi estivi per la gioventù», gestiti dalla municipalità di New York . Poi ha affron-tato le frotte di ragazzi neri del quar-tiere, in cerca dei soggetti adatti ; neha scelti una ventina e li ha arruolati .L'operazione è cominciata : i ra-

gazzi si presentavano ogni giorno la-vorativo, indossavano la tuta, l'el-metto, gli occhialoni, la maschera, eavanti a scrostare i muri, raschiarli,levigarli, stuccare le crepe e dipingereda cima a fondo . « Nei primi giorni -racconta padre James Naughton, cheè responsabile dei vari progetti disviluppo -, prima che si rompesse ilghiaccio con i ragazzi, essi formavanotutti insieme un gruppo amorfo espento, che ci guardava con diffiden-za. Ma dovreste vederli adesso . Sonocome una famiglia, unita, simpatica,allegra, che sa quel che vuole, checonstata con soddisfazione 1 risultatidel suo meticoloso lavoro, che alleg-gerisce la fatica con allegre battute ereciproche frecciatine » .Questi ragazzi stanno facendo un

buon lavoro, e intanto imparano unmestiere, con muri veri da ringiova-nire, e con qualcuno veramentecompetente che fa loro da maestro .Niente tempo da sprecare, nessunapossibilità di oziare, quel tanto di in-coraggiamento da rendere fieri delproprio lavoro.Una speranza, i giovani. La par-

rocchia - la più grande nell'isola diManhattan, e forse di tutta New York- è stata affidata ai salesiani dal

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card. Terenzio Cooke il 4 .11 .1979. So-no stati chiamati perché si tratta diun quartiere «caldo», pieno di gio-ventù difficile da recuperare. Nelmarzo 1979 il Rettor Maggiore era invisita negli Stati Uniti, e si vide invi-tato dal Cardinale : andò a trovarlo, eascoltò la proposta . Prima di rispon-dere volle recarsi sul posto a vederecon i propri occhi, e concluse : «Sì,bisogna accettare, e mandare qui uo-mini molto ma molto in gamba » .«Qui - spiega il parroco padre

Antony D'Angelo - non c'è nessunbianco né portoricano né di altrogruppo etnico, ma solo neri : prove-nienti dalle varie parti degli StatiUniti o dalle Antille . La nostra par-rocchia è situata proprio al centro deltraffico della droga, dove migliaia didollari sono cambiati in veleno ognigiorno . Qui vediamo il diavolo al la-voro 25 ore su 24 . E vediamo ancheCristo in mezzo a noi : il Cristo soffe-rente, il Cristo affamato, il Cristo vit-tima degli stupefacenti, il Cristo cheviene maltrattato e è odiato perché siè nascosto sotto la pelle nera» .La parrocchia ha un passato re-

moto illustre, ora è l'ombra di quelche è stata. I salesiani hanno trovatoalla messa domenicale meno di 700persone, in una chiesa costruita 90anni fa per parecchie migliaia di fe-deli . Anche la scuola, che è stata ilvanto della comunità cattolica, ormai

Harlem : il diacono permanente Kenneth Radcliffe, una colonna dellanuova opera.

era chiusa da due anni . E come senon bastasse, i giovani della zonavengono attirati dai Battisti o da altrecomunità evangeliche . «Quando sia-mo arrivati - dicono i salesiani dellaparrocchia - siamo rimasti sconcer-tati dall'apatia di questo quartieredecadente . Però ci siamo rifiutati diarrenderci all'apatia . C'è una speran-za in Harlem, e è formata dai giovanineri. E noi puntiamo tutte le nostrecarte su questa gioventù » .

Violenza e droga . Un anno-chiaveaiuta a capire la storia e il presente diHarlem : il 1962 . Quell'anno tutti ibianchi, per cause che sarebbe com-plicato descrivere, decisero che Har-lem non faceva più per loro e se neandarono. E perché non venissero ainsediarsi nelle loro case i neri o altrigruppi etnici, i bianchi diedero fuocoalla maggior parte delle case . Ancoraoggi quelle case bruciate sono unospettacolo sinistro e desolante. Ma ineri vennero ugualmente .Sono poveri, scombinati moral-

mente e socialmente. Dicono le stati-stiche che 12 .218 famiglie vegetano aldi sotto del livello di sussistenza .Molte delle loro case sono prive diservizi igienici e di impianti elettrici :tutto è andato distrutto. Molte fami-glie sono approssimative ; la donna èconsiderata solo in funzione dei figli edel lavoro domestico, è senza diritti esenza rispetto, spesso costretta alla

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prostituzione . Il 45 per cento dei ra-gazzi non terminano la scuola del-l'obbligo e in una New York che offrelavoro solo a chi abbia specializza-zioni finiscono disoccupati .

Allora si vive di espedienti. Furto erapina sono frequentissimi, sonofrutto di disperazione ma anche dirabbia. Molti bianchi non osano av-venturarsi in certe parti di Harlem, lapolizia stessa vi transita con circo-spezione. La comunità salesiana èformata da quattro sacerdoti e uncoadiutore, Jerome Cincotta . Ebbene,quando questo salesiano laico giunse,la gente lo scambiò per un poliziotto• lui corse i suoi rischi . Il parrocodovette presentarlo in chiesa alla co-munità, dire a tutti : guardate che èuno dei nostri . Ora l'hanno accettato•

lo accolgono con molta simpatia,ma l'episodio resta significativo .

Si cerca consolazione nella droga,anche in quella pesante, l'eroina . Sitrovano ragazzi di dodici anni già di-strutti dagli eccessi . E il posto dimaggior traffico della droga è propriolì, la via su cui si affaccia la parroc-chia salesiana . . .Un nuovo senso di appartenenza .

La chiesa parrocchiale, bella e solida• quasi centenaria, si trova all'incro-cio fra la 118` strada e la via San Ni-cola. Aveva bisogno di urgenti ripa-razioni, come del resto gli altri edifici,• si stanno eseguendo. Una sovven-zione elargita dal cardinale ha per-messo di rimettere tutto in ordine,comprese le splendide vetrate a colorigiunte novant'anni fa dal Belgio, e iltetto della chiesa . Ma più che ai muriil nuovo parroco bada alle persone,partendo dai più dimenticati .Gli anziani, per esempio, veramen-

te bisognosi di sollievo e protezione .Ogni mattina c'è nella chiesa unamessa per quelli di loro che possonovenire . E i ciechi: al venerdì padreAntony si reca in un centro residen-ziale per cittadini anziani, e passa unpo' del suo tempo con i ciechi, in-trattenendoli nella lettura della Bib-bia ; dalla lettura nasce la discussione,la preghiera, e un nuovo senso di ap-partenenza . « Questi ciechi - dicepadre Antony - sono per noi unabenedizione di Dio» .

Il parroco è andato a cercare i suoiparrocchiani anche nei tre o quattroospedali e cliniche della zona, of-frendo ai ricoverati la possibilità dirichiedere i sacramenti ; ora lo atten-dono, lo chiamano. C'è un diaconopermanente nella parrocchia, Ken-neth Radcliffe, che cerca di animareun gruppo di giovanotti, e ora si sentea sua volta rianimato . Si lavora ancheper i ragazzi, in stile oratoriano, edurante l'estate si è visto il loro nu-mero passare da 35 a un centinaio .

Anche i presenti alla messa in questitempi sono raddoppiati di numero .C'è dunque nel marasma un piccologregge fedele . « Corrispondono molto- dice di loro padre Antony - sonodevoti, e affezionati alla parrocchia » .Computer e cucine. La preoccupa-

zione maggiore va ai giovani, e perprima cosa bisogna capirli . Per que-sto padre Paul Grauls sta lavorandoper tracciare un profilo socio-scola-stico dell'area. E i salesiani tutti in-sieme preparano i piani per un« Centro polivalente » da mettere aservizio della gioventù e della popo-lazione. Si deve provvedere all'istru-zione di base dei ragazzi . E poi allaloro preparazione professionale . Giàsi realizza qualcosa nel campo dell'e-lettronica, delle costruzioni edili (il

I ragazzi di padre Daniel con l'elmetto : diven-tano ottimi stuccatori e imbianchini.

gruppetto di padre Daniel) ; si sognauna scuola tipografica, un'altra persegretarie d'azienda . . . Ma urge ancheprestare consulenza e assistenza allagente per la difesa dei diritti civili, perl'igiene e il soccorso malattie ecc .

Intanto le prime iniziative per lagioventù si sono già avviate, sotto ladirezione di padre James, e sonoorientate alla massima utilizzazionedella « scuola San Tommaso » . Aquesto fine, per prima cosa, si èprovveduto a ripulirne per bene imuri .La preoccupazione non è solo di

dare una preparazione professionale,

ma anche di procurare ai ragazzi unposto di lavoro . Di qui la ricerca diattività di sicuro avvenire . Un primosettore individuato è quello dell'elet-tronica. L'industria Burroughs di De-troit, specializzata in macchine daufficio, organizza da tempo per i gio-vani della sua città dei corsi di « Tec-nologia del computer». Opportuna-mente interessata, ha accettato divenire a impiantare nella scuola par-rocchiale di Harlem le apparecchia-ture apposite, e di preparare i sale-siani che saranno i futuri istruttoridei giovani . Dagli studi compiuti dalla«Commissione lavoro» dello stato diNew York risulta che questa specia-lizzazione offrirà in un immediatofuturo grandi possibilità di impiego .

La scuola parrocchiale poi risultaequipaggiata di un valido impianto dicucina, che stranamente finora nonera mai stato utilizzato . Si tratta oradi metterlo in piedi e di servirsene peruna scuola di specializzazione alber-ghiera in grado di preparare i giovaniai vari tipi di attività : dal lavare lestoviglie al cucinare, dal servire intavola alle tecniche di gestione . An-che per questo settore gli studi con-dotti nello stato di New York preve-dono un notevole ampliamento deiservizi, e quindi una richiesta sempremaggiore di personale specializzato .Vi aiuteremo. I progetti dunque

non sono solo sulla carta, ma in que-sti mesi stanno diventando realtà . Pertutto questo ci vogliono fondi, e an-che negli Stati Uniti non è che li sitrovi per la strada . Padre James re-centemente ha riunito rappresentantidi alcune grosse banche, responsabilidella scuola pubblica e privata, espo-nenti del governo locale : ha presen-tato loro i piani di sviluppo, e ha ot-tenuto ampi riconoscimenti . Ora siaspetta anche le sovvenzioni, che nondovrebbero mancare . Si sta mobili-tando l'opinione pubblica : cattolici eno, cittadini e autorità, tutti riman-gono scossi di fronte alla situazione esentono il bisogno di fare qualcosa .In questo modo, con i cinque sale-

siani al lavoro nella parrocchia neradi Harlem, comincia a realizzarsi unacerta promessa che Papa GiovanniPaolo II nella sua visita agli StatiUniti aveva fatto l'anno scorso . Par-lando al Yankee Stadium dopo avervisitato i quartieri più poveri dellacittà, disse : « Sono venuto ad augu-rarvi che la fiamma della speranza,dell'ultima speranza, non si spenga .Fratelli e sorelle non cedete alla di-sperazione, lavorate insieme, fatetutto il possibile per difendere la vo-stra dignità» . E aveva promesso :« Noi vi aiuteremo » .

Condensato da BS degli Stati Uniti,Notiziario Ispettoriale e ANS

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GIAPPONE

Missionarinella casadel giovaneoperaioDon Renato Stefani,in Giappone dal1964, da un paio d'anni lavora tra lagioventù operaia in uno dei più densicentri industriali del paese . Vuole portarefra le ciminiere il messaggio dell'amiciziacristiana e della crescita a misura d'uomo

I giovani tra cui lavoro sono gliospiti abituali dei dormitori co-struiti e gestiti dalle aziende . Il

più delle volte i dormitori sorgonodentro il recinto stesso della fabbrica,e quindi tagliano fuori i giovani ope-rai da ogni contatto diretto col mon-do esterno. Ragazzi di 16-20 anni eanche più, vivono in camerette conbrande a due piani, anche in quattroper stanza. Secondo la grandezzadelle industrie questi dormitori pos-sono raggiungere anche i quattropiani, come case popolari. . . » .

« Una delle prime cose che ho no-tato, incontrando questi giovani, èche nascondono le mani . Ragazzi eragazze non vogliono far vedere ledita, invariabilmente con la primafalange ingrossata . L una conse-guenza del lavoro alla catena dimontaggio . Per lo più i ragazzi nellefabbriche di auto, le ragazze nelle fi-lande. Mi si presentano così, con ipugni chiusi, per nascondere le di-ta. . . » .Porta pazienza. « Il Giappone è

un'isola (o se si vuole un insieme diisole, ma la cosa non cambia) : questiragazzi sono davvero isolati dalmondo, non hanno idea che si possapensare diversamente da come pen-sano loro, non ricevono influssi dal-l'esterno. La società in cui vivono èchiusa. Si sente ragionare così : "Al-trove forse pensano diversamente,ma perché non sono giapponesi . Sefossero giapponesi penserebbero co-me noi, vivrebbero come noi" . Il fattoè che in Europa l'operaio medio fa unmese di ferie, anzi di più, e va soventeall'estero, ma in Giappone l'operaiofa una settimana soltanto . Più tre oquattro giorni per la festa del capo-

1 2 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎

danno. E trova tutto questo norma-le» .

« Ogni mattina prima di cominciareil lavoro hanno la ginnastica, e il di-scorso del capo . La buona notte sale-siana . . . Uno dei capi - mi hanno ri-ferito - una volta ha fatto questodiscorso: "Voi forse non lo sapetebene, ma anche la Bibbia dei cristianidice che l'uomo è stato creato perchélavorasse sulla terra" . E ha concluso :"Dunque, diamoci da fare" » .

« La domenica è la loro giornata dilibertà, e i miei amici vengono allaCasa del giovane operaio, ma moltisono stremati. Hanno fatto glistraordinari, o frequentato i corsi se-rali. Sono capaci di buttarsi a dormireil mattino, e di svegliarsi alla sera . Edire che noi avevamo fatto per lorodei piani, dei progetti di attività . . . Ce litroviamo invece inerti e rinunciatari .Il loro morale a volte è così basso dasfiorare lo scoraggiamento . Dicono"Sho ga nai" (difficile da tradurre) :porta pazienza, siamo rassegnati, c'èniente da fare, la vita è così » .

Chi racconta è don Renato Stefani,un torinese dal 1961 in missione, dal'64 in Giappone.Nagoya . Don Stefani viene dalla

Torino operaia, e lavora nel Giapponeoperaio. Nella grande Nagoya, la cittàterza per importanza dopo Tokyo eOsaka, 3.600 .000 abitanti. Accanto allepiccole industrie tradizionali (stovi-glie, porcellane, lacche, paraventi,ventagli, strumenti musicali) sonosorte quelle moderne: tessitura, ap-parecchiature meccaniche ed elettri-che, automobili (le famose Toyota),aeroplani, locomotive, macchine dacucire (le altrettanto famose Nagoya,maggior fabbrica mondiale nel setto-

Don Renato Stefani(a destra) col suo fido

collaboratore Otsuyama, mentreintrattengono i loro giovani operai.

re). Don Stefani è andato a piantarele tende a Kariya, grosso sobborgo diNagoya, con centomila e più abitanti,tutto una ciminiera .

Perché proprio lì? « Perché tra queigiovani operai c'era un certo numerodi cristiani». La loro storia è singola-re : provengono per lo più da Naga-saki e dintorni, insomma dalla regio-ne del Kyushu, che conobbe un nu-mero notevole di conversioni alla fe-de nell'epoca di san Francesco Save-rio. Questi cristiani lungo i secoli do-vettero subire le persecuzioni più di-verse ma rimasero fedeli alla Chiesa,conservando la fede accesa comebrace sotto la cenere . Fino a oggi. Eproprio su di loro, chissà perché, inquel maledetto agosto 1945 gli ame-ricani andarono a gettare la secondabomba atomica .

La loro storia recente è più malin-conica, per tanti versi simile a quelladel meridione d'Italia : storia di emi-grazioni. La povertà spinge gli abi-tanti del Kyushu, soprattutto i giova-ni, a migrare in massa. E dove mi-grare se non nei grandi centri indu-striali? L così che Nagoya in cent'anniè passata da 80 .000 a 3.600 .000 abi-tanti. Ma la gioventù che approda aNagoya si ritrova indifesa, abbando-nata all'organizzazione padronale .Che non fa complimenti .

Il profeta di una teorica industria-lizzazione dal volto umano, Konosu-ke Matsushita, proclama: « Il mioprincipale interesse è l'educazione deimiei dipendenti . L'uomo viene al pri-mo posto, il prodotto al secondo » . Ilprincipio è stupendo, la realtà èun'altra . Otto ore di lavoro al giornoper sei giorni, più gli straordinari . Glioperai giovani rendono più che glianziani, e la tendenza è di lasciare acasa chi ha varcato i 45 anni di età, esostituirlo con chi ne ha 16 .

« Io sono stato mandato a inserirmiin questa situazione - precisa don

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Stefani -, a fianco dei giovani lavo-ratori, cercando tra loro soprattuttoquelli cristiani che rischiano di per-dere la fede » . E cerca di raggiungerliattraverso la Joc, il movimento dellaGioventù Operaia Cattolica, nato inFrancia e trapiantato con opportuniadattamenti anche in Giappone .

Due giovani generosi . La Joc giap-ponese era sorta a Kokura, piccolacittà nel sud del paese, nel 1949 ; l'in-dustria giapponese dopo la batostasubita in guerra cercava faticosa-mente di tirarsi su . Il parroco dellapiccola comunità cristiana, padreMurgu, sentì subito la necessità dioccuparsi dei suoi giovani fagocitatidalle fabbriche, e lo fece con la Joc .Situazioni analoghe inducevano altrisacerdoti a fare proprie queste ini-ziative, e la Joc si diffuse a livelloparrocchiale . Venne pure stampatoun periodico, «Mondo nuovo», ven-duto per le strade nelle stazioni e aicancelli delle fabbriche, che raggiun-se le diecimila copie . Poi l'evolversidelle situazioni portò il movimento aimpostarsi non più su base parroc-chiale ma territoriale ; oggi esso contatrecento attivisti a ciascuno dei qualifa capo un gruppo di giovani, a volteanche qualche centinaio .In Kariya, dove lavora oggi don

Stefani, all'inizio degli anni Settantaandò a lavorare il presidente dellaJoc, un giovane cattolico di nomeIwata. Oggi ha 31 anni, è sposato, econtinua a militare nel movimento .Allora scelse questa zona perché asuo parere la situazione della gio-ventù vi era particolarmente dram-matica . Appena arrivato si trovò unposto in una fabbrica ma quandoseppero di che si occupava fu messoalla porta . Dovette cercarsi un piccolopadrone che non avesse tempo dioccuparsi della vita privata dei suoidipendenti. Sposò una ragazza delmovimento, e la loro casa si tra-sformò in un centro aperto ai giovani .Erano sempre lì, fino a privarli di unminimo di privacy : giocavano, canta-vano, suonavano le chitarre, discute-vano .

Nel 1978 egli si cercò un successore,e lo trovò in un giovane formidabile,Otsuyama Koichi, che del cristianoha proprio tutto eccetto il battesimo .Ma chissà che un giorno non lo chie-da. È un ragazzo che mette i suoimodesti guadagni a servizio della Joc .Aveva affittato due camere, e lì ac-coglieva tutti, a puro titolo di amici-zia. Non ha mai mandato via nessu-no .

E perché le iniziative di questi duegiovani generosi avessero maggioreincisività, qualcuno è andato a bus-sare alla porta dei salesiani . . .Di giorno giravo in moto . Fu nel

1978 che il cappellano nazionale dellaJoc andò dall'Ispettore salesiano achiedergli un sacerdote per Kariya .Don Stefani, viceparroco a Tokyo,aveva da cinque anni esperienza diambiente di lavoro. E accettò. In no-vembre quattro della Joc arrivaronocon un'auto, caricarono tutti i suoibagagli, e se ne tornarono a Kariyaportandosi dietro anche il carico perloro più prezioso, don Stefani .

«Incaricato ufficialmente dal ve-scovo di occuparmi dei giovani, hoaffittato un alloggio e riorganizzato ilcentro. All'inizio risiedevo presso unaChiesa a Nagoya, ma venivo a Kariyatutti i giorni . Per prima cosa dovevotrovare la via giusta per mettermi incontatto con i ragazzi che cercavo .Cominciai a studiare la zona e i tipi difabbriche, compilai liste dei cristianie dei posti dove lavoravano . Duranteil giorno giravo in moto per curiosaree conoscere, a sera andavo a visitare i

consolidati. Per due mesi vissi chie-dendo acqua e luce alle case vicine,servendomi del wc del parco pubbli-co. . . A fine dicembre 1979, quando igiovani vennero per festeggiare l'an-no nuovo, la casa si riempì di vita . Iragazzi stessi provvidero alle primeattrezzature . . . » .La Casa del giovane operaio ha al

piano terra un salone con refettorio, edi sopra la cappellina con sala di riu-nioni. Lì si radunano regolarmenteragazzi e ragazze . Svolgono attivitàricreative e formative . « Parliamomolto dei loro problemi, di quelli so-prattutto che nascono dalla vita infabbrica . I ragazzi sono solo per metàcattolici, quindi i miei discorsi perraggiungere tutti non possono esseredi evangelizzazione esplicita. Insi-stiamo però molto sui valori cristiani,dell'amicizia, della solidarietà » .

E don Stefani tesse l'elogio del suoamico Otsuyama, sempre presente, e

Cin-cm a Natale : Cristo è venuto per cristiani e pagani, e nella « Casa del operaio » si brinda .

primi amici fin nei loro dormitori . Manon era facile, anzi era sospetto ; neicaseggiati delle grandi ditte, a volteero sottoposto a severi interrogatori,tipo poliziesco. E queste visite pote-vano risultare pericolose anche per iragazzi . . . » . Intanto bene o male ilcentro aveva ripreso a funzionare .

La Casa del giovane operaio. Poi -racconta ancora don Stefani - «av-venne il miracolo : una comunità disuore mi venne in aiuto con 20 mi-lioni di yen (oltre 80 milioni di lire) ;comprammo una fabbrica fallita e laristrutturammo come Casa del giova-ne operaio . Il vescovo di Nagoya ealtri amici ci diedero tutto l'appoggiopossibile. In quattro mesi la casa fusistemata, ma io andai a risiedervisubito, appena i muri esterni furono

«meraviglioso. Tutto per lui è incen-trato sull'amicizia . Quando parla coni ragazzi, parla sempre dell'amicizia,di come viverla, di cosa fare insiemeper essere veri amici. Ne parla conl'entusiasmo dell'apostolo . I ragazzipendono dalle sue labbra, lo prendo-no alla lettera . Soprattutto prendonosul serio la sua vita .

La gioia di stare insieme . Questiragazzi avevano davvero bisognodella Casa del giovane operaio . Secattolici, quando ancora vivevanocon la loro famiglia a Nagasaki, disolito frequentavano la chiesa ; oranelle parrocchie cittadine trovanosolo la messa, nessun altro puntod'incontro, e dopo qualche tempoabbandonano ogni pratica religiosa .Nel nuovo centro di don Stefani ri-

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tornano invece alla vita di fede . An-che i non cristiani, e sono i più, simostrano molto interessati al discor-so religioso. Raramente essi giungonoa chiedere il battesimo, ma si lascianopersuadere dallo stile di vita cristia-no, e lo adottano. Vivono così inten-samente quel clima di amicizia che liaiuta a uscire da se stessi, a crescerecon gli altri e a maturare .

Questi ragazzi assumono un atteg-giamento diverso anche nei confrontidella fabbrica, del loro dormitorio,delle proposte puramente consumi-stiche che la società propone loro .Una volta entrati nella nuova dimen-sione, diventano più aperti, comuni-cativi, disposti alla solidarietà « in unmodo che può perfino risultare so-spetto ai capi delle fabbriche » . Ra-gazzi che rifiutano le ore di straordi-nario per poter rimanere in compa-gnia. Ragazzi che trascorrono i giornifestivi nella Casa del giovane operaioper la gioia di stare con amici, diparlare e discutere, di ascoltare in-sieme un po' di musica, di leggere unlibro . E si fermano lì la notte, accon-tentandosi di un tatami. È una sem-plice stuoia di paglia di riso, che sistende per terra, direttamente sulpavimento: occupa poco spazio, sidorme anche in quindici in una stan-zetta. Per loro tutto è meglio che lasolitudine del dormitorio .La Casa del giovane operaio ora

conta sulla collaborazione sicura di15 giovani fissi : sono gli elementistabili e impegnati . Solo sei di essisono cristiani, ma tutti costituisconouna sicurezza per il buon funziona-mento del centro . Don Stefani porta icristiani a messa nella parrocchia(« Purtroppo sono quasi gli unici gio-vani che partecipano alla messa par-rocchiale»). A volte celebra per loronella cappellina, - e sono presenti an-che gli altri .

Don Stefani non è l'unico a lavora-re così tra la gioventù di Nagoya : ol-tre a lui c'è un sacerdote francescanoe un altro diocesano ; i loro metodivariano di poco, le finalità sono lestesse . Dice : « Noi vogliamo crearedei gruppi di giovani carichi di valoricristiani, anche se non sempre è pos-sibile portarli al battesimo. Giovaniche oltre a sottrarre se stessi al pe-sante condizionamento della fabbri-ca, diffondano tra i compagni le loroidee di liberazione umana e li aiutinoa fare altrettanto . Non siamo certo ingrado di scalfire la realtà sociale diquesta enorme massa di giovani in-trappolati in un sistema economicoche minaccia di schiacciarli, ma pos-siamo aiutare molti a cambiare lecose dall'interno, rendendoli portato-ri di valori da vivere in proprio e dacomunicare agli altri » .

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ITALIA * GIOVANI COOPERATORI

Quindici occasionidi « fare il pieno » d'estate

Nell'estate scorsa i Giovani Cooperatori hanno organizzato settecampi di lavoro e otto campi scuola, in cui approfondire il loro im-pegno salesiano. In tacita ma eloquente polemica con l'estate bor-

ghese di tanti loro coetanei

q

uello che i GC (Giovani Coo-peratori) hanno fatto, è un«pieno» tutto speciale : pieno

di amicizia, di solidarietà, di valorispirituali, di interiorizzazione e pre-ghiera, di donazione, di lavoro tra iragazzi, di salesianità. In un'estatemolto diversa da quella dei troppiragazzi che si accontentano di am-mazzare il tempo rosolandosi al soledi una spiggia .

I loro « Campi di lavoro e anima-zione cristiana » (come li chiamano)sono un'occasione concreta di apo-stolato in mezzo agli altri giovani etra la gente: si tratta per i GC disvolgere un dato lavoro non solomateriale, ma più spesso di anima-zione in una realtà sociale che ha alcentro i ragazzi. Invece i loro « Campiscuola» sono più orientati alla for-mazione dei GC stessi, perché GC nonsi nasce ma si diventa .Da questi campi sono giunte al-

l'Ufficio Nazionale Cooperatori diRoma varie relazioni, e è istruttivopiluccarvi qualche indicazione . Dalquadro generale - volendo azzarda-re subito qualche conclusione - ri-sultano in aumento i campi di orien-tamento formativo, mentre negli altrisi nota una sempre maggiore impor-tanza data all'animazione delle per-sone, anziché al semplice lavoro ma-nuale. Più ancora va notato un cre-scente impegno, da parte di questigiovani amici di Don Bosco, nel volercapire il suo progetto apostolico, e nellavorare a realizzarlo .

I campi di lavoro

-e di animazione cristiana

* Codigoro (Ferrara). I Coopera-tori lombardi vi sono tornati per lasettima volta, a realizzare un « campodi animazione cristiana » . Erano 31, dicui 17 alla prima esperienza. Si sonoimpegnati nell'animazione di tre pic-coli oratori parrocchiali e hanno datoavvio a un quarto in un paese vicino .Solite attività d'oratorio, con incontrisportivi e un recital sul tema del ri-cupero drogati .I GC hanno riservato per sé due

mini-ritiri . Tre momenti significativisono stati: la visita di Daniela, reduce

da Trelew (Argentina), che ha pre-sentato la sua esperienza missionaria ;la « promessa » di due nuove coope-ratrici ; la visita del vescovo . I giovanidel posto hanno partecipato assai piùche in passato : alla preghiera, allaprogrammazione, e perfino ai lavoridi casa. E si sono impegnati a conti-nuare gli oratori .* Bova Marina (Reggio Calabria) .

I GC hanno realizzato l'agosto sale-siano : «Tutte le domeniche sera, alleore 21, sul campo da tennis con vastascalinata abbiamo allietato turisti ecittadini con suoni, canti, danze . Inquelle due ore le strade, il lungomare,certi locali ecc., erano completamen-te svuotati » .* Rovigo . I GC in collegamento

con gli animatori parrocchiali localihanno dato vita nel quartiere Com-menda, alla periferia della città, a un« campo ponte ». Così l'hanno defini-to, perché « non siamo isole ma chia-mati ad aprirci agli altri » .

Quindici giorni di lavoro intenso .La mattinata era impiegata nello stu-dio e approfondimento dell'anima-zione, con questi temi : contenuti,metodologia, psicologia del preado-lescente, importanza formativa delgioco, sistema preventivo, spiritualitàdell'animatore, il gruppo degli ani-

Il pendaglio in cuoio distribuito durante le«settimane di Cencenighe» .

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matori. A questi approfondimenti e aimomenti liturgici hanno preso parteanche gli animatori delle parrocchieinteressate, con loro grande utilità .Nel pomeriggio i GC erano som-

mersi da un centinaio di ragazzi,contagiati dall'idea del ponte, e im-pegnati a realizzarlo . « Non avrebberopiù voluto che andassimo via » .Vale di sicuro anche per gli altri

campi la conclusione a cui sonogiunti i GC di Rovigo : « Pensiamo cheil risultato più bello non sia stato l'e-sperienza del gruppo in se stessa, malo strascico che ha lasciato : gli ani-matori del posto, con i quali si lavo-rava spalla a spalla, hanno deciso dicontinuare il campo» .

2 Campi scuola•

per la formazione dei GC

* Loreto (Ancona). Al « Camposcuola sulla preghiera », di sei giorni,hanno partecipato 51 GC di otto cen-tri. Tema: « Signore, insegnaci a pre-gare ». Scopi: verificare la preghieranella propria vita, scoprire in essaragioni e dimensioni nuove, radicatenella fede » . Il corso, in cui si teneva-no anche gruppi di studio, ha vistointeressanti esperienze pratiche dipreghiera, sia come risposta alla pa-rola di Dio e sia come preghieraspontanea personale . Risultati : unavolontà di vivere quanto si è appreso,di rendere in futuro più regolari e piùricchi gli incontri di preghiera .* Arcinazzo (Roma). Un « Campo

proposta » con varia tematica di con-tenuto salesiano : Don Bosco, donodello Spirito alla chiesa e alla società.La chiesa del post-Concilio. Il pro-blema missionario, ecc. I GC erano

Rovigo : i Giovani Cooperatori animano il

pochi e hanno potuto amalgamarsimeglio, stringendo vere amicizie .* Piedimonte Matese . Trenta GC,

quasi tutti alla prima esperienza diquesto tipo, si sono riuniti al conven-to francescano « La solitudine » perun «campus formativo e di frater-nità». È stato affrontato il discorsovocazionale attraverso due linee : laformazione cristiana e salesiana, e lafraternità nella vita di gruppo .* Molfetta (Bari) . Quattro giorni

di esercizi spirituali, animati da donMarco Cinquetti . Idee di fondo: esa-me della società e delle sue condizio-ni attuali, la salvezza attraverso lafede, la necessità dell'impegno: nontirarsi indietro, non estraniarsi dalmondo, ma inserirsi in esso comefermento .* Acceglio (Cuneo). Un « Campo

per giovani disposti ad approfondireuno stile salesiano di impegno», du-rato 10 giorni, con una ventina dipartecipanti. Dice la relazione : «Si èfatta esperienza di un modo salesianodi vivere, di fare comunità, di col-laborare e di pregare. Chi venendo

Codigoro (Ferrara) : 31 Giovani Cooperatori per animare quattro oratori parrocchiali . Un canto, unariflessione, una preghiera, e nasce l'amicizia .

ponte . per i ragazzi della periferia .

temeva uno stile da monaci eremiti,ha avuto una gioiosa smentita » .• Colesin di Cencenighe (Bel-

luno). Si sono tenute quattro «setti-mane formative» con circa 120 pre-senze. Tema : «Cristo è il mio Signo-re» . Le quattro settimane hannoavuto ciascuna un taglio particolare :liturgico, salesiano, catechistico, ma-trimoniale (l'ultima settimana era percoppie). Scopo: «Scoprire la presen-za di Cristo che opera prepotente-mente nella nostra vita » .• Albarè (Verona). «Campo di

formazione all'essere cooperatore»per un gruppo di giovani che hannoapprofondito lo spirito di Don Boscoe la prospettiva di un impegno nellamissione come Cooperatori . « Alla fi-ne del campo ci siamo proposti diiniziare un nuovo cammino, ciascunonella propria realtà parrocchiale, conspirito salesiano » .• Erice (Trapani). Con l'anima-

zione di don Giuseppe Aubrv vi sisono tenute in agosto due iniziative .Anzitutto il terzo «corso residenzialeper la qualificazione di animatori deicentri», durato sette giorni, con 54partecipanti ; temi : «Il Cristo delCooperatore ; la chiesa del coopera-tore; la spiritualità del cooperatore ;la missione del cooperatore » .

L'altra iniziativa, con 52 parteci-panti, è stata una « quattro giorni diriflessione per giovani interessati acostruire il proprio avvenire secondoi disegni di Dio », con particolare at-tenzione a un probabile futuro diCooperatori .Conclusione . Questo elenco è arido

solo all'apparenza, perché ogni ini-ziativa lascia trasparire l'inconsueto .Sembra incredibile (ma c'è da rin-graziare il Signore) : esistono ancheoggi giovani che preferiscono questaalternativa di preghiera, riflessione elavoro, all'estate borghese trascorsasulle spiagge sovraffollate . Che pro-fittano dell'estate per fare un « pienodi spiritualità e di salesianità » .

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PROBLEMI EDUCATIVI

Genitori violentisenza saperlo

Non sono pochi i genitori che nella confusa situazione attuale, incertisui metodi da seguire nell'educazione dei figli, senza volerlo fini-scono per adottare comportamenti sbagliati che sottopongono i ra-gazzi a vera violenza, e ne compromettono il normale sviluppo

umano e cristiano

D avanti al mare crescente didifficoltà e di mali che trava-gliano e minacciano la fami-

glia, sovente i genitori sono comesmarriti nei confronti dei figli . So-prattutto a cominciare da una certaetà, quando i figli entrano nella fasepuberale e nell'adolescenza ed essinon sanno più come prenderli, nonsanno cosa fare . Con le più buoneintenzioni del mondo, a volte finisco-no per adottare metodi sbagliati .

Questi metodi vengono suggeriti aigenitori dal loro stesso temperamen-to, dal tipo di educazione che aveva-no ricevuto, dalla cultura assimilata,dal ceto sociale a cui appartengono,perfino dal tipo di religiosità cheprofessano. Fatto sta che ciò che essisono spinge a volte i genitori a com-portamenti più o meno violenti, an-che se d'una violenza inconsapevole enon voluta.

Tantissime volte nella mia attivitàdi educatore, sacerdote, psicologo, misono trovato a tu per tu con genitoriangosciati di fronte alle delicate si-tuazioni vissute da qualche figlio :genitori che venivano a chiedere contanta speranza un aiuto per la solu-zione positiva del dramma che sta-vano vivendo .Dopo un idoneo esame di appro-

fondimento, ho dovuto quasi sempreconstatare che la sofferenza, il disa-gio, le difficoltà dei figli, trovavano laloro origine in situazioni disadattantidella famiglia in genere, o di uno oambedue i genitori. C'era quasi sem-pre una violenza, anche se velata einvolontaria, che i figli subivano .

Ecco dunque sei tra gli atteggia-menti caratteristici che generanoviolenza più o meno subdola sui figli .1. La violenza del padre-padronePuò apparire del tutto sorpassato

questo modello, ma in effetti ci sonoancora parecchie famiglie ancorate alvecchio sistema del padre-padrone,in cui il padre è un monarca tiran-nello, e si comporta da despota innome della tradizione, dell'autoritàassoluta del «padre», di un'austera

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educazione che è doveroso impartireai figli, di una «preservazione» deifigli dalla corruzione dell'odierna so-cietà . In forza di questi princìpi il ge-nitore padre-padrone - dico genitoreperché talvolta questo padre-padronepuò essere la madre - impone aipropri figli, anche quando sono mag-giorenni, comportamenti insostenibilie impensabili nella società del Due-mila, con gravi (e delle volte irrime-diabili) difficoltà e deformazioni nellapersonalità dei figli, e spesso anchedell'altro coniuge .2. Violenza dei genitori giovanilisti

In posizione totalmente opposta sitrovano quei genitori che per mettersial passo con i tempi assumono atteg-giamenti « giovanilistici » e permissivial massimo. « Noi siamo moderni -affermano soddisfatti - e non vo-gliamo privare i nostri figli di quantola società di oggi offre loro » . È giustoquindi - secondo questo atteggia-mento - che i figli sappiano distri-carsi da soli in questa società, chefacciano tutte le esperienze che la vi-ta propone loro. « Così si faranno leossa », concludono soddisfatti .

Tali genitori hanno l'impressione diessere vicini ai loro figli perché neimitano la moda, parlano il loro lin-guaggio, li assecondano in tutto . Ineffetti i figli, con questo sistema, ri-mangono privi del sostegno di geni-tori-adulti con cui potersi confronta-re, e talvolta anche scontrare, per ar-rivare a farsi una personalità, per nonrimanere vittime di una società terri-bilmente complessa, ambigua e con-traddittoria. Essi mancano così del-l'apporto di un'autorità morale e spi-rituale capace di arricchirli nel pro-cesso maturativo della propria iden-tità umana e spirituale . Di solito re-stano fortemente volubili, non rie-scono a farsi una spina dorsale solida,restano con una personalità fragile,disuguale, ambigua, contraddittoria .3. La violenza dell'idolatrazione

Ci sono poi famiglie che tengonofino a un certo tempo i figli abba-stanza «stretti», ma senza un vero

dialogo, senza una vera e profondacomunicazione. Col passare degli an-ni i genitori, non riuscendo più a ca-pirli e ad accettarne la perdita, a uncerto punto cominciano a lasciarcorrere, abbandonano i figli al lorodestino . Non si tratta di un processodi liberalizzazione, ma di una scon-fitta subita a malincuore .

Spesso questo capita nelle famigliein cui c'è un forte divario culturale tragenitori e figli . Di solito sono famiglieeconomicamente e culturalmentemodeste che idolatrano i figli, fami-glie che si sono imposte enormi sa-crifici per farli studiare, ma allo sco-po di sentirsi realizzati in loro, disentirsi compensati dal fatto, peresempio, che i genitori non avevanopotuto raggiungere il successo .

E doloroso constatare che - dopotanti stenti affrontati con coraggio eabnegazione - finiscono col non ri-conoscere più questi figli, perché so-

no profondamente cambiati. Figli cheora per i genitori parlano un linguag-gio incomprensibile, non tanto pervia della cultura (che spesso restamodesta), quanto per il fatto chehanno idee totalmente differenti . Chedire poi se questi figli diventano dro-gati, prostitute, nevrotici, violenti,terroristi?È veramente doloroso per questi

genitori, dopo tante speranze e sacri-fici, sentirsi sconfitti, umiliati perchéscoprono di aver perso il proprio fi-glio. Certo non manca qualche ritor-no di fuoco, qualche rovente incon-tro-scontro nei loro rapporti, conmomenti di tensione altissima per unrecupero - ahimè, ormai impossibile- della comunicazione, del figlioperduto. Ormai il mondo dei figli ètroppo distante da quello dei genitori,

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reincontrarsi risulta una chimera .Perché tutto questo? Forse perché

il figlio non era stato visto come undono di Dio, come una persona daeducare e da preparare alla vita, mapiuttosto come una reincarnazione dise stessi, come la rivincita sul propriodestino di mediocrità, come la ri-creazione di un nuovo « me » o di unnuovo « noi » così bello e riuscito dapotersi idolatrare. E questa è forse -tutto sommato - una delle più sub-dole violenze .4. La violenza della campana d'oro

C'è poi la situazione dei figli unici(intendiamo parlare essenzialmentedi quelli che sono tali per una sceltaprecisa di tipo egoistico), oggetto diiperprotezione, spesso soffocati dal-l'affetto e dalle cure meticolose deigenitori, nonché dei nonni e, quandoci sono, anche di zii e zie. Ragazzi cherestano spesso vittime di questa gab-bia dorata ma opprimente, che pesaterribilmente su di loro e impedisce dicrescere in modo autentico . di farsi

una personalità forte, libera, sicura .11 più delle volte questi giovani re-

stano eterni bambini profondamenteinsoddisfatti, perché in effetti nonsono mai pienamente cresciuti ; e co-me i bambini appaiono capricciosi,volubili, incoerenti. Può esplodere inloro una specie di rabbia o di rancore,ma talvolta anche l'odio, verso questiloro genitori che li hanno tenuti comepreziosi giocattoli con cui gingillarsi esu cui formulare i più fantasiosi pro-getti .

In effetti questi genitori non hannofatto dei loro figli dei veri uomini,delle vere donne, e alla fine vengonoad avere tra le mani solo manichini acui appendere speranze fallite .5 . La violenza delle tante famiglieanomale

Non va poi trascurata la violenza

che tanti genitori in situazione fami-liare anomala (e il loro numero crescesempre più) possono - anche invo-lontariamente - perpetrare ai dannidei loro figli. Genitori che vivono se-parati dal coniuge/partner ( divorzio,separazione legale, ragazze madri,emigrazione del marito ecc .), genitoriin stato di vedovanza, o che avendogià dei figli si sono ricostruiti unnuovo nucleo familiare ma con esitonegativo . . . In molti di questi casi i fi-gli possono diventare gli strumenti dicompensazione delle molteplici fru-strazioni subite, e continuamente ali-mentate dalla perdita, o separazioneo assenza del coniuge .

Il senso della solitudine, il bisognodi affetto può provocare in questigenitori un attaccamento morboso aifigli, che spesso determina non solodeformazioni del carattere e delcomportamento di entrambi, ma an-che un alternarsi di amore-odio chepuò rendere la vita molto difficile etalvolta insostenibile a tutti e due. Sipuò arrivare alla nevrosi o peggio.6. La violenza da carenze di valori

In molti genitori dei nostri giorni,coinvolti in un frenetico consumismoe in un tipo di vita eminentementematerialista, si riscontra lo smarri-mento di un quadro solido e limpidodi valori, e quindi la perdita di puntichiari di riferimento, che provocaquasi uno smarrimento della loroidentità spirituale .

Questa povertà interiore può por-tare a un'inconscia ricerca di com-pensazione, a una rincorsa affannosadi uno «status » economico e socialeche permetta a loro e ai figli un tipodi vita sempre più vistoso, che nonsfiguri di fronte ai vicini, ai pari, chepossibilmente risulti superiore . Sipensi a quei genitori che si sobbar-cano a tanti sacrifici per mandare ifigli a studiare pianoforte o allascuola di danza, solo per comparire .

Il mantenere questo status econo-mico e sociale richiede spesso un su-perlavoro, un continuo agitarsi cheprovoca stress e tensione. Spesso sicrea come un vuoto all'interno diqueste famiglie, proprio perché man-cano dei solidi valori morali, spiritualie religiosi che facciano da cementonei rapporti interpersonali e dianosignificato anche ai sacrifici ai qualisi sobbarcano. Così i rapporti tra co-niugi, e tra genitori e figli, restanoordinariamente superficiali, spessotesi . Non mancano le incomprensioni,le gelosie, le rivendicazioni, i ripicchi,le scenate . In effetti ognuno deimembri di tali famiglie vive chiusonel suo piccolo o grande egoismo ; ifigli poi sono insoddisfatti e carichi ditensione, a volte fino al punto da de-terminare grandi scontri .

Il presente articolo è tolto dalvolume di Michele Emma

LA VIOLENZASUI GIOVANI

Il tema della violenza sui giovaniè stato adottato dai CooperatoriSalesiani d'Italia come «tema del-l'anno», e viene discusso daiCooperatori nelle riunioni dei loroCentri . Il volupe, una guida perquesti incontri, è stato compilatoda uno psicologo salesiano esper-to in problemi giovanili, don Mi-chele Emma, direttore del « Centrodi orientamento scolastico e pro-fessionale » di Ragusa .

II volume fa parte della collana« Quaderni per l'apostolato dei lai-ci », e affronta in 11 capitoli la vio-lenza sui giovani che si compienella famiglia, nella scuola, nelleideologie, nel consumismo nell'e-rotismo, nella droga . Molto docu-mentato, di lettura facile, può tor-nare utilissimo a chi nell'area sa-lesiana si occupa dei problemigiovanili . Uscito in edizione extra-commerciale, va richiesto all'Uffi-cio Nazionale Cooperatori salesia-ni, viale dei Salesiani 9, 00175 Ro-ma - Tel . (06)74 .80 .433 .

Di fronte a questo decadimentospirituale e a questi stati continui ditensione, non farà meraviglia se que-sti ragazzi, da grandi, li incontreremocome ladri, fannulloni, dilapidatoridei loro beni, egoisti incalliti, asocialio antisociali, ribelli, disadattati, psi-copatici, fino a che le vicende dellavita con le sue paure e i suoi limiti, ele influenze esterne, non riuscirannoa ricondurre a equilibrio tutto quelloche un'errata pedagogia familiare hagravemente compromesso .Che cosa concludereChe cosa concludere di fronte a

questi casi di violenza - per lo piùinconscia e non voluta, ma reale - dinon pochi genitori nei confronti deipropri figli? anzitutto che i genitorihanno il dovere di verificare attenta-mente con grande senso di autocriti-ca il tipo di rapporto educativo chevige all'interno della loro famiglia,per evitare i gravi sbagli di cui ab-biamo parlato . Occorre poi promuo-vere iniziative - nell'ambito dellaparrocchia, del quartiere, della città,della diocesi - capaci di sostenere lefamiglie nella realizzazione di unasana e armonica convivenza impron-tata agli insegnamenti del Vangelo, enel realizzare di un'autentica educa-zione cristiana dei figli .

Adattamento da un testo diMichele Emma

BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎ 1 7

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In occasione del centenario dei sale-siani in Spagna, il Rettor Maggiore ha in-viato alla Famiglia salesiana spagnolauna lettera di augurio e insieme pro-grammatica, che per il suo ampio respirointeressa gli amici di Don Bosco di tutto ilmondo. Spiegati i motivi della lettera, donViganò così proseguiva.

I nostri fratelli e sorelle di questo primosecolo hanno scritto in Spagna una storiameravigliosa . Infatti : sono avviati agli al-tari molti salesiani che hanno testimonia-to col loro sangue la fedeltà alla vocazio-ne, varie Figlie di Maria Ausiliatrice, alcu-ni Cooperatori ; sono partiti per altri con-tinenti centinaia di missionari e missiona-rie, anche secolari, della Famiglia sale-siana; sono fiorite nel paese più di 250opere di evangelizzazione e promozioneumana curate da oltre duemila consacratie consacrate; la loro scelta è andata dipreferenza alla gioventù bisognosa e aifigli del popolo, promuovendoli soprattut-to con scuole professionali molto bene-merite ; i Cooperatori e gli Exallievi sonocresciuti fino a doversi disseminare pertutte le regioni del paese, portatori dellospirito cristiano di cui si imbibirono vi-vendo accanto ai figli di Don Bosco . Insoli cent'anni!

Ma la vita non si ferma per celebrare icentenari ; e lo sguardo intelligente diquanti credono che ogni generazione èchiamata a sua volta a impegnarsi a fon-do nella costruzione del Regno di Dio, siproietta verso il futuro per domandarsi : eora, che cosa dobbiamo fare?

IL CUORE ORATORIANO

I primi salesiani giunti in Spagna ave-vano portato con sé lo spirito e il progettodi Don Bosco ben scolpito nel cuore, ehanno saputo testimoniare con la vita, econ opere audaci realizzate con scarsis-simi mezzi, la validità della missione sa-lesiana . Ora tocca a voi loro continuatori,cominciare il secondo secolo ; e la storiaparlerà di voi solo se saprete portare aCristo i giovani di oggi e di domani .

Questa responsabilità che pesa su tuttii membri della Famiglia salesiana, vichiede a gran voce che confrontiate ilvostro cuore con quelli che cominciarononel 1881 ; perché per continuare la storiasalesiana è indispensabile possedere lospirito di Don Bosco, cioè (per dirla conun termine oggi noto) avere un cuoreoratoriano .Questo cuore implica tante cose . Anzi-

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IL SUCCESSORE DI DON BOSCO

Spagna con cuore oratorianoverso il 2081

tutto la donazione decisa, esclusiva epermanente a Gesù Cristo, sempre pre-sente fra noi nell'Eucaristia, con un amo-re radicale per la propria vocazione apo-stolica ; il vivere la devozione a Maria,Madre della chiesa e aiuto dei cristiani,col vigore che pulsava nel cuore di DonBosco; il senso della Chiesa che è amoree adesione al Papa e agli altri pastori, e èimpegno di collaborazione al serviziodelle comunità locali .

«Cuore oratoriano » significa poi pas-sione per i giovani, donazione senza mi-sura, vicinanza e presenza, amicizia sin-cera e forte, per condurli a Cristo ; signi-fica clima di famiglia che si manifesti conla confidenza e l'allegria ; e volontà diazione colma di carità pastorale .

Il « cuore oratoriano » porta per di più insé il dinamismo missionario: Don Boscopensava all'America, all'Africa, all'Asia,all'Australia ; entusiasmava i suoi figli conla visione della gioventù del mondo inte-ro ; e li mandava con enormi sacrifici, si-curo che il Signore gli chiedeva di faredella sua opera una famiglia dagli oriz-zonti universali, essenzialmente missio-naria .

Il cuore oratoriano è tutto un clima disantità, tradotto in stile geniale di azione .Per farlo scaturire continuamente in noi,mi permetto di proporvi alcuni brevi im-pegni programmatici .

IMPEGNI PROGRAMMATICI

1 . Collochiamo come elemento centra-le della nostra vita il seguire Gesù Cristo,ciascuno secondo il suo stato. È questo ilvalore assoluto della storia, e solo a essoaffidiamo la totalità del nostro amore, su-perando le tentazioni e le difficoltà al finedi conservarci a disposizione del Regno edel lavoro a vantaggio della gioventù .2 . Cristo e Maria sono i due risorti della

storia. La nostra devozione a Maria aiutodei cristiani deve continuare a occupare ilposto privilegiato che le spetta nella spi-ritualità salesiana . Perché possa «faremiracoli », oggi come ieri, e domani comeoggi, la Madonna deve essere conosciutae onorata per il suo materno amore e peril suo aiuto, sempre operanti nel divenireumano .3. La Chiesa, corpo di Cristo, è con

Maria « la seconda Eva » che dà la vitaall'uomo nuovo . Diamo importanza, comeDon Bosco, alla nostra qualità di membriimpegnati e corresponsabili della comu-nità ecclesiale, amando i suoi pastori eispirandoci con fiducia alla guida del loro

magistero autentico .4 . Sappiamo approfondire e applicare,

oggi, il sistema educativo di Don Bosconei suoi tre livelli : di spiritualità, di crite-riologia pastorale, e di metodologia pe-dagogica . Suscitiamo la confidenza, ri-spettiamo e educhiamo la libertà, pre-sentiamo con convinzione di testimoni ivalori del mistero di Cristo .

5 . La celebrazione dei centenario disanta Maria Mazzarello, che cade proprioquest'anno, ricordi a tutti noi l'invito allasantità secondo la nostra molteplice vo-cazione. Nella Famiglia salesiana i varigruppi sappiano concorrere, con fedeltàalle caratteristiche proprie di ciascuno,nel realizzare la missione di Don Bosco afavore della gioventù, e a intensificare lamutua comunione nella crescita spiritualee nelle iniziative del futuro .

6 . Sentiamoci tutti fortemente invitati acoltivare l'impegno missionario, guar-dando in modo speciale all'Africa. Lan-ciarsi in Africa con tutta la forza educa-trice dello spirito salesiano sarà, da unlato, il miglior servizio che potremo pre-stare a un mondo in pieno sviluppo ; e peraltro lato procurerà il ringiovanimentospirituale delle nostre persone e dellanostra famiglia. In questo clima potretecoltivare molte vocazioni religiose e sa-cerdotali, non ostante i tempi difficili ; co-me fece Don Bosco maestro ineguaglia-bile in questo campo .7 . Infine l'ora attuale della Spagna, con

la sua trasformazione culturale, ha biso-gno da parte della Famiglia salesiana diuna grande chiarezza nell'adesione aivalori cristiani, superando con coraggio ilsecolarismo nelle sue diverse forme, ecollaborando nel proporre profeticamen-te ai giovani d'oggi una nuova culturaaperta al Vangelo, senza illusioni di ideo-logie caduche, senza timidezze o ambi-guità, con profondità di preparazione esenso del dialogo, ben sapendo che neicuori dei giovani si annida un'immensacapacità di costruire una nuova « civiltàdell'amore » .

NELL'ANNO 2081Ecco, amici carissimi, alcuni suggeri-

menti che considero strategici per il cen-tenario che state per celebrare . Voglia ilcielo che nell'anno 2081 i membri dellaFamiglia salesiana di Spagna possanopresentarsi con un altro capitolo benscritto nella storia della salvezza dellagioventù .

Don Egidio ViganòRettor Maggiore

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CENTENARIO SALESIANO

IN SPAGNA (16 FEBBRAIO 1881)

La presenza salesiana in Spagnacominciò con un neologismo eun invito a Don Bosco . Il neolo-gismo a quanto sembra non èattecchito, ma l'invito è stato ac-colto, e da un secolo esatto isalesiani di Spagna rendono il

loro servizio alla gioventù

Utrera: veduta generale dell'opera salesiana,agli inizi del secolo.

I Salesiani in Spagna sono oggi2084 con 153 opere, le Figlie diMaria Ausiliatrice sono 1182 in 82

case. A questi vanno aggiunte diversecentinaia di missionari sparsi per ilmondo. Poi ci sono le Volontarie diDon Bosco (istituto secolare), decinedi migliaia di Cooperatori, e centinaiadi migliaia di Exallievi . Questo ag-gregarsi di uomini a servizio di unideale è cominciato cento anni fa, conun cardinale che scriveva neologismia Don Bosco e lo invitava a mandarein Spagna i suoi figli . Precisamente aUtrera, trenta chilometri a sud-est diSiviglia. C'erano chiese abbandonatein quella cittadina : i salesiani sce-gliessero. E si occupassero dei ragazzipiù abbandonati ancora .

È giusto che a cent'anni di distanzala Famiglia salesiana di Spagna - eanche il Bollettino - si occupino diquegli inizi semplici e fortunati .Un patriarca di fede robusta. Vi-

veva in Siviglia un uomo di alto li-gnaggio, discendente da una delle piùnobili famiglie d'Andalusia. Il suonome, lungo in proporzione ai suoifasti, era don Diego Maria SantiagoCalvo de la Banda y Aragón, marchesedi Casa Ulloa. Venerando patriarca difede robusta, ormai settantenne, vo-leva prima di morire vedere i ragazzipiù poveri della sua cittadina natale- appunto Utrera - accolti in un'o-pera caritativa affidata a una qualchecongregazione . Nel 1879 scrisse alsuperiore generale dei padri Maristi,pregandolo di accettare la direzionedell'opera. Il superiore andò una pri-ma volta a fargli visita, ma di mattinotroppo presto, e non fu ricevuto ;

L'« impiantagione »dei salesiani a Utrera

tornò una seconda volta, e trovò incasa solo le signore. Mortificato, nonsi fece più vedere .

Il marchese non meno mortificatochiese consiglio all'arcivescovo di Si-viglia, da cui Utrera dipendeva . Co-stui, il cardinale Joaquín Lluch yGarriga, accettò di aiutarlo. In gio-ventù aveva compiuto gli studi a Ro-ma, aveva anche insegnato in unconvento di Lucca, e conosceva DonBosco per fama e i suoi figli di per-sona. Perciò gli consigliò di chiamareloro. Il marchese non ne aveva maisentito parlare, ma credette sulla pa-rola. E il cardinale scrisse a Don Bo-sco. La risposta da Torino fu sollecita,positiva, ma piuttosto vaga . Di nuovosua eminenza scrisse, e Don Bosco glimandò don Giovanni Cagliero e ilcoadiutore Giuseppe Rossi esperto inproblemi economici .

I due erano a Siviglia nel gennaio1880, accolti con la massima cordia-lità . Il marchese li fece accompagnarea Utrera, e il cardinale li invitò a sce-gliere, tra le chiese rimasta senza cle-ro, la più idonea . Don Cagliero misegli occhi su quella del Carmine, cheoltre tutto era abbastanza centralema lontana dalle parrocchie e quindipoteva rendere un buon servizio allapopolazione .

Il gran papà dei salesiani . Don Ca-gliero aveva da Don Bosco i pienipoteri, e concluse il contratto. Poi,forte dello spagnolo imparato in cin-que anni di missioni in America Lati-na, tenne in chiesa una conferenzaalla popolazione . E scrisse esultante aTorino: «Monsignor arcivescovo si ècostituito il gran papà dei salesiani

per la Spagna; il signor marchese Ul-loa, suo figlio Antonio, suo generoEnrico, e l'alcalde (sindaco) di Utrera,intendono essere i primi Cooperatorisalesiani di Spagna » . Era veramentesoddisfatto, tanto che aggiunse : «Gi-rando il mondo noi avevamo già ideadi cortesia e fraterna bontà ; ma ilprimato credo lo tenga la Spagna,specie l'Andalusia » . Solo un piccolodubbio lo angustiava : « Di noi si for-marono un ideale troppo grande for-se, e temo che all'atto pratico i coloriabbiano a sbiadire » .Don Bosco replicò scrivendo al

cardinale e al marchese, assicurando :« Spero che con l'aiuto del Signoreogni cosa sarà preparata per il pros-simo ottobre ». Si sbagliò di pochimesi. Il cardinale gli rispose, e fortedei suoi studi in Italia sfoderò allora ilsuo bel neologismo di calco latino :« Iddio benedica questa impiantagio-ne in Ispagna, e i nostri posteri negodranno i frutti! » .

In una notte, una novena . IntantoDon Bosco, sempre scarso di perso-nale mentre da tante parti gli offri-vano opere da dirigere, cercava l'uo-mo solido e maturo a cui affidare laprima fondazione in Spagna . E lotrovò in don Giovanni Branda .

Costui era arrivato a Valdocco nel1868, non più di primo pelo : un gio-vanottone di 26 anni, col titolo digeometra (o qualcosa del genere) eparecchia esperienza di vita allespalle . L'anno dopo era già salesiano ;quattro anni dopo era sacerdote. DonBosco lo tenne per cinque anni ac-canto a sé, e don Branda maturò sa-lesianamente assimilando la lezione

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎ 1 9

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del sistema preventivo e della dona-zione ai giovani .

E una sera Don Bosco gli fece laproposta . «Ricordo - lasciò scrittonei suoi appunti - che il 15 ottobre1880, dopo cena, Don Bosco mi pro-pose di andar a fondare le prime casedella Congregazione in Spagna . Inquel momento io rimasi perplesso .Gli chiesi che mi lasciasse fare unanovena alla Madonna per conosceremeglio la volontà di Dio . Ma al mat-tino seguente mi recai da Don Boscoe gli dissi che la novena era già finitae che poteva disporre di me .« Il giorno seguente - proseguiva

don Branda - Don Bosco radunò ilConsiglio della Congregazione, e volleche partecipassi anch'io. Lì mi dissequeste parole : "Tu don Branda an-drai dapprima a fondare la casa diUtrera in Andalusia . Però non ti fer-merai molto, perché una dama diBarcellona ci chiamerà per fare unafondazione salesiana, e darà il neces-sario per essa . Tu andrai a fondarequell'opera, e sarà una grande fon-dazione" » .

« Signore, salva te stesso ». Il 20gennaio 1881 Don Bosco dà l'addionella Basilica di Maria Ausiliatrice aimissionari della sua quarta spedizio-ne (venti persone fra salesiani e suo-re), destinata all'America Latina . Conloro partono anche i destinati a Utre-ra : sono don Branda, altri due sacer-doti, un chierico, un coadiutore, e unlaico come cuoco . In più, don Caglie-ro che si fermerà qualche mese peraiutarli a imparare lo spagnolo .

Il folto drappello parte da Genovasu due piroscafi il 3 febbraio, e in-contra pessima navigazione, Un piro-scafo rompe l'elica e deve ripararenel porto di Marsiglia . Lì arriva DonBosco, a incoraggiare tutti . «Quantevolte in questo viaggio - gli doman-da un missionario - dovremo reci-tare quell'invocazione evangelica :"Signore, salvaci, siamo perduti"? » EDon Bosco tra il serio e il faceto :« Pregate piuttosto : "Signore, salva testesso!", perché voi andate nel nomedel Signore, a compiere una missioneche è la sua » .La navigazione prosegue in un

mare tempestoso fino a Gibilterra,dove i sette di Utrera lasciano i mis-sionari ; scesi dal piroscafo con unabarchetta, entrano nel porto inglesema è vietato loro di sbarcare . È nottealta, al porto è già stato sparato ilcolpo di cannone dopo il quale nes-suno può più entrare senza permessispeciali . Viene intimato l'alt, «accor-rono i soldati di picchetto e con gen-tilezza tutta inglese ma con freddezzatutta scozzese discutono il caso . . . » .

L'indomani vanno per mare (è l'o-ceano!) fino a Càdiz, attraverso «un

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altro burrascone che frutta ai viag-giatori scosse e rotoloni senza fine » .E il 16 febbraio predono un trenotranquillo e sicuro che attraverso lasolida terra li scodella alla stazione diUtrera. Per la storia, sono le 18,30 .Utrera . La culla della Congregazio-

ne salesiana in Spagna appare ai figlidi Don Bosco una cittadina sui 12.000abitanti, circondata da una vastapianura coltivata a frumento e olivo,e ricca di bestiame . È il centro piùimportante della Spagna per l'alleva-mento dei tori da corrida . « Il clima èdolce come la lingua della gente, laterra fedele come i cuori ». Gli abi-tanti risultano « laboriosi, cordiali, vi-vacissimi » ; ci tengono a essere cat-tolici, si salutano con un cristianissi-mo « Vayase usted con Dios » (Vadacon Dio) ; ma . . . risultano anche pocopraticanti .

Dal 1868, quando il «radicalismo»aveva cominciato ad attecchire, lagioventù di Spagna «correva alla ro-vina» ; e quella di Utrera non facevaeccezione. In più, lì, i protestanti sistanno facendo senza difficoltà il lorocovo : hanno aperto una scuola per iragazzi, tengono le loro riunioni . . .«Siamo giunti dunque in tempo -scriverà qualche giorno dopo donCagliero - ; con l'aiuto di Dio, lavo-rando e pregando, li sbancheremo! »È proprio ciò che si aspettano quantihanno chiamato i salesiani a Utrera .E quando arrivano col treno, la

stazione è piena di gente che li acco-glie con festa . « Pioveva, tirava vento

Iniziatore in Spagna : don Giovanni Branda .

e faceva freddo», ma essi trovanougualmente molto « calore » .

A sera ha luogo un'accademiola, ele nipoti del marchese cantano « Lospazzacamino », la romanza con cuidon Cagliero - autentico talentomusicale - qualche anno prima siera reso famoso in Italia. Scrivendo aDon Bosco il Cagliero è costretto atessere l'elogio della « etichetta, cor-tesia e rara urbanità di questa nobilee cattolica nazione » .

L'amicizia con i ragazzi . La chiesadel Carmine è già diventata «de lossalesianos ». Prima deserta e abban-donata, ora alla prima festività siriempie di gente ; si è sparsa la voceche al mattino ci sarà messa cantatain polifonia, e alla sera una predicatenuta in spagnolo da uno dei padri .«Alle sette di sera - riferisce donCagliero -, dopo un vigoroso scam-panio, io uscivo di sacrestia e salivosul pulpito . Messo sotto i piedi l'amorproprio, gettata in un canto la gram-matica e nell'altro la paura, spiegai inspagnolo al numeroso uditorio il no-stro programma . Dissi cioè in trepunti (allora le prediche dovevano es-sere in tre punti) chi sono i salesiani ;che cosa hanno già fatto in Italia,Francia e America ; e che fossero ve-nuti a fare in Spagna». Terminatal'omelia sale sull'orchestra e con glialtri canta un mottetto al lume dicandela. « Riscuotemmo applausi perdue giorni . Nei crocchi della città, laconclusione era : "Ah, si, si . . . Los ita-lianos son verdaderos musicos!"

Anche il cardinale poco dopo rife-riva a Don Bosco: « I suoi figli sonoarrivati a Utrera in mezzo alle dimo-strazioni di affetto e di gioia dei mieicari andalusi . Hanno già cominciatoa lavorare nei santi ministeri . .. Nondubiti, caro Don Bosco, che io saròleur grand Papà » . Come non crederea sentimenti così belli, espressi addi-rittura in francese?

In realtà la chiesa del Carmine ècosì spoglia di tutto che i primi sale-siani devono farsi prestare candele,candelieri, paramenti e tutto il resto .

La difficoltà maggiore è però lalingua. Lo stesso Don Cagliero lapossiede solo fino a un certo punto, econ accento sudamericano . In tantedifficoltà i sette salesiani sono com-pensati dall'amicizia schietta con iragazzi di Utrera. Vengono a giocare,ma anche imparano volentieri a ser-vire la messa, a fare da piccolo clero,e studiano il catechismo. A ottobre siapriranno le scuole, ma già ora lemamme ringraziano il Signore per inuovi venuti, e il marchese nel vederei suoi piccoli concittadini così benaccuditi « piangeva di consolazione » .

In chiesa anche gli uomini . Dietroai bambini, o forse prima, sono ve-nute naturalmente le mamme ; sologli uomini stentano un tantino a en-trare in chiesa. Ma don Cagliero nonsi scoraggia, e trova modo di farebreccia. . .

È un mattino di festa, e traversan-do la città assiste a una singolare epericolosa manifestazione : il «torodel aguardiente » (acquavite), sguin-zagliato per le vie . Accadeva nei cen-tri piccoli, dove non era possibileavere una vera e propria corrida . Si

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prendeva un toro piuttosto furioso,gli si legava una lunga fune alle cor-na, lo si metteva in libertà . I giovani egli uomini più coraggiosi gli andava-no incontro, lo aizzavano in tutti imodi, lo sfidavano frontalmente daanimosi toreri . Era un susseguirsi dicariche furibonde, di fughe precipi-tose; trattenendo il toro per la lungacorda era possibile frenarlo un poco,ma ogni tanto la bestia giustamenterisentita incornava qualche incauto emagari lo mandava al cimitero .

Dunque don Cagliero assiste allamanifestazione, e a sera salito sulpulpito si rivolge alle donne, le unichepresenti con i bambini : « Confessoche finora avevo avuto una spina nelcuore. Avevo visto solo donne inquesta chiesa, e pensavo che fosseronell'abbandono e senza uomini cheprovvedessero a loro . Ma finalmentequesta mattina attraversando Utreraho incontrato una folla compatta di

5Utrera, 1953 : allievi al saggio ginnico .

uomini nerboruti . .. "Meno male! -esclamai -. Anche a Utrera di uomi-ni ce ne sono . . ." » . La battuta fa il girodella città, e gli uomini, anche sol-lecitati dalle mogli, a poco a pocoprendono a frequentare la chiesa .

In chiesa il marchese di Ulloa dap-prima manteneva il distacco dal po-polino come « conveniva » al suo ran-go, ma comunque dava a tutti il buonesempio. Faceva la comunione, peròsolo nelle rare solennità, e in pompamagna, con l'abito da cerimonia etutte le decorazioni sul petto . Tratta-va Gesù da sovrano . Poi i salesianidiffondono la comunione frequente,ed egli non riesce a darsi pace ditanta dimestichezza con il Re dei re .Ma alla fine si convince da solo,mette da parte le medaglie .Teniamoci solo i poveri. Intanto

arriva maggio, e i salesiani sono in-certi se introdurre il mese dell'Ausi-liatrice in una chiesa intitolata allaMadonna del Carmine . Ma le donnedella città vengono con insistenza adomandare gli orari, e bisogna ac-

contentarle. Anche il cardinale vienea fare visita, raccomandandosi chetutto si svolga in privato . Ma l'inizia-tiva sfugge di mano, e al suo arrivo ilpresule trova 18 carrozze di galapronte a trasportarlo. « Ecco qua imiei figli salesiani», esclama scen-dendo dal treno ; e tornato a Sivigliascrive per la terza volta a Don Boscoche egli è e sarà sempre « il gran papàdei salesiani » .

Queste sono le rose, ma sotto sottoci sono anche le spine. Lunghe eacuminate. Don Cagliero deve torna-re in Italia e lascia un po' spaesati iprimi sei salesiani «spagnoli». Ilmarchese qualche tempo dopo è col-pito da difficoltà economiche e nonpuò più aiutare come vorrebbe . Lescuole sono aperte, ma richiedonotanto impegno e sacrificio .

Comunque nel 1885 gli scolari sonogià 150, scelti fra i più poveri dellacittà. Don Branda, come aveva pre-visto Don Bosco, è andato a fondareuna nuova opera a Barcellona e gli èsucceduto don Ernesto Oberti, unodei primi sei . Per aggirare le difficoltàeconomiche qualcuno propone diampliare le scuole ammettendo an-che ragazzi a pagamento, ma alla finesi decide: « Non entriamo in gara conle scuole municipali, teniamoci solo ipoveri » .

Intanto Don Bosco è sempre me-glio conosciuto in Spagna, per il suometodo e la praticità delle sue rispo-ste ai problemi del tempo . Giunge ilBollettino Salesiano (prima in italianoe dal 1886 in spagnolo), i vescovipresentano Don Bosco sulle loropubblicazioni, un certo mons . Mar-cello Spinola (cooperatore salesianodella prima ora, oggi Servo di Dio)nell'84 scrive addirittura un libro :« Don Bosco e la sua opera » .

Questo diffondersi del progetto sa-lesiano ha come conseguenza unpiovere a Torino di lettere chiedentil'apertura di nuove opere. Un primotentativo è compiuto già nell'82 dadon Branda a Màlaga, dove si vor-rebbe una scuola professionale. DonCagliero stesso, al momento di parti-re, passa in Portogallo dovè vogliono ifigli di Don Bosco. Poi l'arcivescovodi Valencia, che ha scelto come motto«Dare pane a vangelo al popolo»,vorrebbe i salesiani a dirigere i circolioperai cattolici fondati nella sua dio-cesi. Nell'84 l'opera salesiana attec-chisce a Barcelona, e presto è in pie-na fioritura (oggi in città si contanoundici comunità salesiane e altredieci in provincia; le Figlie di MariaAusiliatrice, giunte più tardi, hanno aloro volta nove opere in città e cinquein provincia) .

Il ritmo blando quotidiano . Intantola vita a Utrera prende a scorrere col

Utrera, 1981 : così si presenta oggi l'ingressodella prima opera salesiana in Spagna .

ritmo blando quotidiano dei collegisalesiani; l'opera aggiunge mattone amattone, classe a classe, iniziativa ainiziativa, senza scalpore . Ogni tantoè messa in crisi dallo straripare deltroppo vicino torrente detto « de lasCalzas Anchas » ( dei calzoni larghi) ;ma poi viene trasferito . Si costruisceil primo internato, sorgono le scuolesuperiori con attrezzati gabinetti difisica e chimica . All'inizio del secolola luce elettrica sostituisce l'illumina-zione a gas. Attorno al 1910 la comu-nità sopporta con pazienza le perse-cuzioni antireligiose della famosalegge del catenaccio . Nel 1911 ha il suoprimo direttore spagnolo di nascita.Nel '23 la casa si amplia annettendosil'antico carcere . Poco dopo arrivaanche il telefono. Durante la SecondaRepubblica deve sopportare l'assediodei rossi, e riesce a sopravvivere affi-dandosi a una « Società Docente »costituita da bravi cristiani .Nel 1956, alla veneranda età di 75

anni, il collegio conta 600 alunni . Ge-nerazioni e generazioni vi hanno tro-vato un ciclo completo di corsi, pri-mari, secondari, liceali, pre-universi-tari. E con lo studio metodico e seriohanno trovato la pietà cristiana el'allegria di Don Bosco . Tante altreopere nel frattempo sono sorte inSpagna, più grandiose e più impor-tanti. Ma il collegio di Utrera nel suopiccolo conserva l'invidiabile privile-gio di essere stato la culla dei sale-siani di Spagna.

Un secolo fa l'arcivescovo di Sivi-glia, card . Joaquín Lluch y Garriga,aveva inviato a Don Bosco un neolo-gismo e un pressante invito . Il neolo-gismo, per quanto di bel conio latino,a quanto risulta dai vocabolari non èatticchito . Ma l'invito è stato piena-mente accolto. I salesiani di Spagnasi sono sentiti sempre vicini a DonBosco, incarnati nel suo spirito . E laSpagna è dopo l'Italia il paese almondo in cui il seme salesiano si èdiffuso di più .

Enzo Bianco

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎ 2 1

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EDUCHIAMO COME DON BOSCO

ARoma, la mattina del 6 marzo 1858, accompagnato dal card . Tosti, DonBosco visitò l'ospizio di San Michele in Ripa, dove centinaia di giovaniapprendevano « le arti meccaniche e quelle liberali » . E accadde un epi-

sodio che i biografi hanno descritto al vivo .Mentre Don Bosco si aggirava per quegli immensi locali accompagnato dal

cardinale e da qualche superiore, si udì zufolare e poi cantare. Ed ecco un gio-vane che discendeva lo scalone e che a una svolta si trovò d'improvviso alla loropresenza. Il canto gli morì subito in gola, e stette col berretto in mano e la testabassa. «È questo - disse il direttore - il profitto degli avvisi e delle lezioni chevi sono date? Screanzato! Andate al vostro laboratorio, e aspettatemi per riceverela meritata punizione . E lei, signor Don Bosco, scusi. . . » .

« Che cosa? - replicò Don Bosco mentre il giovane si allontanava -. Io nonho nulla da scusare, e non saprei in che abbia mancato quel poveretto » .

«E quel zufolare villano, non le sembra un'irriverenza?»« Involontaria, però . E lei, mio buon signore, sa meglio di me che san Filippo

Neri ai giovani che frequentavano i suoi oratori soleva dire : "State fermi, sepotete. E se non potete, gridate, saltate, purché non facciate peccati" . Io pureesigo, in certi tempi della giornata, il silenzio ; ma non bado a certe piccole tra-sgressioni cagionate dall'irriflessione. Lascio ai miei figlioli tutta la libertà digridare e cantare nel cortile, su e giù per le scale : meglio un po' di rumore che unsilenzio rabbioso e sospettoso ». Dopo una pausa Don Bosco proseguì : « Ciò cheora mi fa pena, è che quel povero figliolo sarà in grave fastidio per la sua sgri-data, nutrirà qualche risentimento . . . Non le sembra meglio che lo andiamo aconsolare nel suo laboratorio?».

Il direttore aderì. Come furono nel laboratorio, Don Bosco chiamò il gio-vane, che cercava avvilito di nascondersi, e gli disse : « Ho accomodato tutto, sai;ma a patto che d'ora in avanti sarai più buono, e che siamo amici . Prendi questamedaglia e per compenso dirai un Ave Maria per me » . E il giovane commosso econquistato: « Me la metterò al collo, e la terrò sempre per sua memoria! » .

Liberiamo la scuoladalla violenza

* La verità, in genere, conosceuna strada sola : quella del cuore. Leconvinzioni morali si trasmettonocome la fiamma . Si pensi a due can-dele di cui una è accesa e l'altra sideve accendere . Perché si attui ilprocesso di accensione è necessarioche almeno per un istante la fiammamadre e la fiamma figlia formino ununico fuoco. Nel processo educativosi verifica un fatto analogo : perché siformi la convinzione, lo spirito del-l'educatore e quello dell'educando sidevono fondere in un unico slanciovitale. Questo non può avvenire se lacarità non acquista i toni della bene-volenza. Si può, sì, insegnare il verboa suon di nerbo, ma mai la nozionediventerà convinzione se non entra ingioco l'amorevolezza .

* Perché l'allievo si liberi dall'i-gnoranza, l'educatore si deve libera-re dalla violenza. Questa verità è l'a-nima del Sistema Preventivo, e lavittoria di Don Bosco fu tanto travol-gente da liberare dal sistema repres-sivo le scuole del suo tempo. Ma la

22 ∎ BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1981 ∎

violenza travestita è tornata trion-fante nei luoghi di educazione : laviolenza da fisica è diventata morale.Distorcere la verità, voler formare delragazzo un politico militante, e peg-gio un uomo di parte, prima di for-marne un uomo, significa esercitarela violenza intellettuale.* Il ragazzo è educato quando è in

grado di distinguere da solo il bellodal brutto, l'onesto dal disonesto, ilgiusto dall'ingiusto, e non quandoragiona col cervello dei politici diturno. Chi si serve della scuola performare adepti ai partiti, per beneche vada, lavora come colui che vuolecostruire l'ultimo piano disinteres-sandosi delle fondamenta . La scuolaè ordinata a formare l'uomo, e nondei servi del potere economico o po-litico .

* La prima libertà è quella intel-lettuale, e la libertà del pensiero esigela capacità di pensare ; e appuntoquesta capacità si deve esercitare ascuola e in famiglia . I toscani hannoproprio ragione quando con il loro

umorismo pungente affermano : « Chipensa col cervello altrui, il suo se lopuò far fritto». Un educatore dotatodi buon umore disse a un ragazzo cheamava la contestazione : « Contesta,sì, contesta però con-testa e non sen-za testa » .* L'educazione non è trasmissio-

ne di giudizi prefabbricati e peggio dipregiudizi, ma è allenamento a for-marsi i propri giudizi, con la relativacapacità di scelta nella libertà. Dallascuola il ragazzo deve uscire libero,libero di crescere a tutti i livelli, e nonlibero dalle leggi morali . La scuoladeve liberare l'intelligenza e la vo-lontà dell'errore e dall'egoismo, manon deve liberare gli istinti e le pas-sioni perché esplodano nella violenza .Quando gli educatori con la scusa diliberare i giovani dai tabù oscurano ailoro occhi i valori e li eccitano allaviolenza, non li educano ma li tradi-scono .* Ai tempi di Don Bosco occorre-

va salvare i giovani dalla violenza fi-sica, ai nostri giorni dobbiamo libe-rare i giovani dalla violenza morale .Gli operai, quando tornano dal lavorosporchi, devono trovare a casa prontauna bella doccia calda ; i ragazziquando tornano sporchi di ideologieimposte devono trovare pronta unadoccia psicologica che asporti viatutte le sozzure intellettuali. Questadoccia si chiama dialogo in famiglia,e deve essere bella calda di amorepaterno e materno.Non è mai troppo il tempo che i

genitori impiegano a dialogare con ifigli . Il dialogo familiare è stato sem-pre utile, ma oggi si è reso più neces-sario del pane . Don Bosco, che hasalvato l'educazione dalla violenzafisica, ci aiuti oggi a salvarla dallaviolenza morale! Adolfo L'Arco

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NEL CENTENARIO DELLA MORTE DI SANTA MARIA MAZZARELLO * SECONDA E ULTIMA PARTEr

Laragazzache

vennedalle

cascineD unque le ragazze del Previn

sono diventate suore, vestite dilanetta marrone come fraticel-

li, e col velo azzurro sul capo . Sem-brano insediate ormai stabilmentenel collegio, e questo a Mornese moltinon riescono a mandarlo giù . C'è chile insulta o schernisce per la strada,chi le minaccia . Don Pestarino stessoè in pericolo, e per diverse notti al-cuni suoi amici credono opportunomontare la guardia alla sua casa .Unico conforto viene loro dalle paroledel Signore : « Beati quando dirannodi voi ogni male per causa mia » .

4 La madre superiorao impara a scrivere

Intanto Maìn, divenuta la Maria, eora la Vicaria, deve tenere alle suesuore una conferenza settimanale .Tutte le letture fatte negli anni pas-sati, come ora le vengono utili . Masente di non essere preparata, sente ilpeso di non saper scrivere . Come leianche altre suore non sanno scrivere,ma per fortuna Don Bosco ha man-dato fra loro una ragazza che vuolediventare suora e è maestra, AngelaJandet, che ogni giorno fa un po' discuola a tutte . Suor Maria « nell'eser-cizio dello scrivere si trova la mano_tarda e indocile», ma si impegna afondo e dice: « L'umiltà fa bene atutti, a me specialmente » .Le famiglie del paese mandano nel

laboratorio un numero minore dibambine, e così diminuiscono le pic-cole entrate della comunità. Però au-mentano le bocche da sfamare : DonBosco ogni tanto invia qualche nuovapostulante . L'appetito di tante giova-ni è difficile da saziare, i bachi da setafanno la loro parte ma non bastano ;

A Mornese intorno a Maìn si compie una singolare rivoluzione : gio-vani contadine imparano a scrivere, dando vita a una congregazionedi suore insegnanti ; accettano la povertà, e diventano capaci di sol-levare dalla povertà migliaia di altre giovani . Poi sciamano diffon-dendosi per l'Italia e la Francia, e approdano in America per lavorarecon i « selvaggi » . Intanto madre Mazzarello si avvia serena al tra-monto e muore a 44 anni appena, lieta di cedere ad altri il posto disuperiora . Ma i Papi additano a tutti senza incertezze il suo posto

definitivo nella Chiesa, proclamandola santa

le suore sperimentano a fondo l'altrabeatitudine evangelica che dice« beati i poveri » .Una delle nuove venute è d'alto

rango: la contessina Emilia Mosca .Suo nonno, architetto, ha costruito aTorino un ponte sulla Dora che ancoroggi porta il suo nome, ma la famigliaè caduta nella povertà più nera edEmilia, mandata da Don Bosco, trovarifugio a Mornese . Di educazioneraffinata, pare una pietra levigata inmezzo ai ciotoli della strada . Dovreb-be rendersi utile dietro modestocompenso, dovrebbe fermarsi soloqualche mese, ma non partirà più ediventerà una colonna della giovaneCongregazione .

Queste suorine in erba, sanno dav-vero fare le suore? Sono convinte dino, e Don Bosco manda da Torinodue Suore di Sant'Anna a viverequalche tempo con loro . Suor Mariale accoglie entusiasta: «Sia ringra-ziato il Signore, impareremo dunquea diventare suore per davvero» . Lenuove venute per i pasti hanno trat-tamento a parte, ma sono spaventatedalla povertà di Mornese, e soprat-tutto temono che le postulanti fini-scano col perdere la salute .

Le tue sorelline sono le nostre . ARosignano Monferrato c'è una ra-gazza di 17 anni, Enrichetta Sorbone,che è orfana di madre e ha quattro

sorelle più un fratello a cui badare . Èuna ragazza limpida come acqua difonte e piena di iniziativa . Sente cheDon Bosco deve recarsi a Borgo SanMartino dove ha aperto un collegio, edecide di andarci anche lei : dei santimorti ha letto molto sui libri, ma oravuole vedere com'è fatto un santo vi-vo. Si leva alle tre del mattino, allesette è sul posto. Riesce a parlare conDon Bosco, gli apre il suo cuore .«Andate presto a Mornese », la con-siglia Don Bosco . E aggiunge : «Maprima di entrare, lasciate la vostravolontà fuori della porta » . Enrichettaci va, e presto si trova a Mornese co-me in casa sua .Ma le è rimasto un cruccio : le

quattro sorelline, la più piccola diquattro anni. « Le tue sorelline - ledice suor Maria - sono le nostre . Latua casa deve essere anche la loro » . Edopo qualche tempo sono tutt'e cin-que riunite lì : Enrichetta, Angiolina,Carolina, Marietta e Angelica . Ange-lica è così piccola che di notte rotolagiù dal letto : ci vuole un lettino con lesponde. Dove trovarlo? Suor Maria cipensa a lungo, poi si ricorda d'unabella tinozza vista in casa del Previn :va a prenderla, la imbottisce con cu-ra, e ne fa un comodo nido per An-gelica. Le cinque sorelle tra qualcheanno saranno tutte Figlie di MariaAusiliatrice .

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎ 23

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Dopo qualche mese le Suore diSant'Anna tornano a Torino e riferi-scono a Don Bosco : «La Mazzarellopuò ormai fare tutto da sé . Creda,Don Bosco, nella sua umiltà è unasanta » . Don Bosco lo sapeva già.Visita di una grande signora .

L'anno 1874 si apre col primo lutto :suor Maria Poggio, la giovane cuci-niera silenziosa e sorridente, è rapitadal male del secolo : la tisi . Si voleva-no tutte bene quelle suorine, e pian-gono a lungo la sua scomparsa .

Lo stesso giorno della sua morte,giunge a Mornese una nuova postu-lante, e suor Maria interpreta il fattocome un segnale dal cielo . Però sentepiù vivo il problema: le sue giovanihanno davvero bisogno di più nutri-mento. Per esempio se al mattino cifosse un buon caffelatte caldo . . . DonBosco informato dice che caffelatteha da essere, ma le suore più « anzia-ne » si oppongono : sono convinte chesi tratta di una concessione alla gola .Suor Maria allora parla alle suoredella santa obbedienza, « la quale, omie buone suore, vuole che mortifi-chiamo la nostra volontà e facciamodigiunare il nostro giudizio » . Così sidecide di acquistare una mucca .Un giorno suor Maria annuncia

un'importante visita al collegio : biso-gna mettere ben in ordine la casa, poiindossare gli abiti della festa, e allecinque del pomeriggio trovarsi tuttein cortile . Si sfacchina il doppio delsolito per mettere ogni cosa in ordine,e intanto si bisbiglia di una grandesignora che se sarà bene accolta sifermerà, mettendo tutte le sue ric-chezze a disposizione della comunità .Alle cinque tutto è a posto, tutte sonoin cortile con l'abito bello . Un tocco dicampana, grande silenzio, e si apre ilportone d'ingresso. Ecco entrare uncontadino, che si tira dietro unamucca con le corna le zampe e la co-da infiocchettate, con una ghirlandaal collo e un drappo sul dorso. Sor-presa generale, poi una grande risata,poi appalusi . E suore, novizie, edu-cande, postulanti, vanno a festeggiarela grande signora : cantando fanno ilgiro di tutto il cortile, poi accompa-gnano la regina della festa nella stallagià preparata . E lei, umile in tantagloria, metterà davvero a disposizio-ne della comunità tutte le sue ric-chezze, a cominciare dal latte per laprima colazione .Ma sì. chiamatela madre . Intanto

suor Maria non perde occasione perribattere sul suo chiodo fisso : DonBosco deve mandare una vera supe-riora, che sappia comandare come sideve in una casa dove tra l'altro sicomincia anche a fare scuola. E DonBosco manda per qualche giorno aMornese uno dei suoi figli migliori,

2 4 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎

don Giovanni Cagliero (futuro cardi-nale), «come suo luogotenente perprovvedere ai bisogni del nascenteistituto». Appena vede le suore, egliesclama : « Toh, sono proprio tuttemasnà » (in dialetto : ragazzine) .

Don Cagliero predica gli esercizi,parla con ciascuna suora, si sente direda suor Maria : « Lo dica a Don Bo-sco : qui ci vuole una vera superiora » .Gli domandano le suore : « La possia-mo chiamare madre? » « Ma sì - ri-sponde don Cagliero -, chiamatelapure madre » . Del resto lo è .In marzo arriva da Don Bosco una

lettera importantissima : egli si trovaa Roma, sta chiedendo alla SantaSede che si approvino le Costituzionidella Congregazione Salesiana, oc-corre che tutti - Salesiani, Figlie diMaria Ausiliatrice e anche le loro al-lieve - « formino un cuor solo eun'anima sola per implorare la lucedello Spirito Santo sopra gli eminen-tissimi cardinali » che dovranno

Bosco che non sono capace di diri-gere me stessa, e tanto meno gli al-tri » . Ma la vita d'ogni giorno smenti-sce ciò che lei sta scrivendo . Lei ha lasaggezza del cuore, la sapienza che èdono dello Spirito Santo . E le suesuore, le sue amiche d'un tempo, an-che le coetanee, la chiamano rispet-tosamente madre.

Era il padre dell'anima . Il 15 mag-gio 1874 don Pestarino le lascia persempre, d'improvviso. Dopo la messaha letto alla comunità da un libro diDon Bosco la meditazione, che trattadella morte . Verso le 11 sta parlandocon alcuni falegnami giunti da Val-docco per costruire mobili, quando siaccascia a terra . Madre Mazzarelloaccorre per sentirsi dire : « Coraggio,buone figlie . . . confidate nel Signore » .Sono le sue ultime parole. Aveva 57anni. Madre Mazzarello ha perso ilcatechista della sua infanzia, il con-fessore, il confidente, il padre dell'a-nima. Prova un dolore senza sponde .

Bambine e ragazze di Mornese, vestite in costume, per un film su santa Maria Mazzarello .

prendere l'importante decisione .L'invito di Don Bosco è preso moltosul serio a Mornese, e le Costituzionivengono approvate . Da esse l'istitutodelle FMA risulta «aggregato» allaCongregazione Salesiana, e ricevecosì un primo riconoscimento uffi-ciale.

Motivo in più, per suor Maria, ditornare a chiedere la propria sostitu-zione. Impugna la penna - impresaardua - e scrive a don Cagliero che ètornato a Torino : « Questa lettera ledirà se io sono atta all'ufficio di su-periora. Lei giudicherà da questoscritto che ho proprio vergogna dimandarle. La mia istruzione, la miacalligrafia, gli spropositi di gramma-tica o di ortografia sono proprio diuna ignorante contadina. Dica a Don

Don Bosco non può venire subito maarriva don Cagliero : « Sono qua io -dice -, mi manda Don Bosco . Verròogni volta che avrete bisogno » . Maper la messa di trigesima Don Bosco èlì con loro .E annuncia che si deve fare l'ele-

zione non più solo di una vicaria, madella superiora generale. MadreMazzarello pensa che questa è lavolta buona per cedere la carica, male sue suore la pensano in modo di-verso. C'è un piccolo problema : comedare il voto . Alcune suore ancora nonsanno scrivere . . . Tutte però hanno fi-ducia in Don Bosco, e una per unavanno a dirgli la loro scelta . CosìMazzarello riceve tutti i voti menouno. « Siete state d'accordo nell'eleg-gere la vostra superiora - conclude

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Don Bosco -. Si vede proprio che è ilSignore a volerla ». E a precisa do-manda risponde : « Ora sì, chiamatelapure madre » .Tutto questo in un paesino sper-

duto della campagna piemontese,nella cornice di una società ruraleancora incapace di assicurare alladonna i rudimenti dell'educazionescolastica. Con giovani suore che im-parano a far la volontà di Dio primache a far le aste sul quaderno . Ma chesull'esempio della loro superiora af-ferrano con le ruvide dita quel com-plicato arnese che si chiama pennada scrivere, e con santa pazienza siaddestrano a usarlo .Cento e più anni dopo - ora, in

questo stesso momento - le discen-denti di quella prima generazione disuore - sparse nei cinque continenti- sono chine su centinaia e centinaiadi bambini bianchi gialli e neri delterzo mondo, che imparano a fare leaste da loro .

1889 : le cinque sorelle Sorbone con madre Caterina Daghero (prima seduta a sinistra) .

Da Mornese, destinazione.5 • Italia Francia America

Rassegnata ormai a fàre da supe-riora, madre Mazzarello imprime an-cor più alla casa di Mornese l'im-pronta di alveare operoso . Da TorinoDon Bosco manda ancora giovanidesiderose di abbracciare la vita reli-giosa in stile salesiano ; altre giovanisi presentano spontaneamente . Dalontano Don Bosco pianifica e segnale tappe dello sviluppo : in tre anni fasciamare le Figlie di Maria Ausiliatri-ce da Mornese per il Piemonte, in Li-guria, in Francia, in America. Ma chifa lievitare tutto dall'interno è lei, chenella povertà gioiosa diventa vera

madre nel significato più alto dellaparola .Gesù è il direttore . Tra le prime

postulanti arriva un tipetto : CaterinaDaghero, di Cumiana (Torino) . Timi-da e di poche parole, si sente spaesatae dice subito che vuol tornare a casa .« Per favore, lascino il baule col miocorredo in portineria, vicino alla por-ta». Madre Mazzarello tenta di ra-gionarla: «Ma non vuoi diventaresuora?» «Sì, ma non qui» . Si accor-dano che proverà a restarci per unmese, ma scrive al babbo : « Vieni aprendermi tra 15 giorni » . Invece 1'8dicembre veste l'abito religioso, esette anni più tardi è nientemeno chela nuova superiora, al posto di santaMazzarello, e governerà l'istituto per43 lunghi anni .

Altro arrivo importante a Morneseè quello di don Giacomo Costama-gna: viene come direttore. Lo avevapromesso don Cagliero alle suore :« Vado a scegliervelo dal mazzo », e lo

sceglie davvero bene. Don Costama-gna era direttore nel collegio di Lan-zo, un posto di fiducia . Don Bosco ungiorno gli domanda a bruciapelo :« Sei mai stato a Mornese? » « Sì, diecianni fa, quando vi si andò tutti inpasseggiata», risponde . Era dunqueuno della famosa armata brancaleonedi Don Bosco. « E se ci tornassi dadirettore? Mi pare che tu faresti be-ne » . « Se lo crede Don Bosco, lo credoanch'io » .Giovane (28 anni), colto, pieno di

vita, appena arriva mette le cose inchiaro quanto alla sua carica : « Se laMadonna è la superiora della casa -dice alle suore -, Gesù ne è il diret-tore. Lasciamoci formare alla sem-plicità dei bambini, perché solo diloro è il regno dei cieli » .

Per il mese di maggio 1875 donCostamagna ha fatto arrivare unastatua di Maria Ausiliatrice, che vienecollocata in un'edicola del cortile .« Ecco la nostra superiora - annun-cia madre Mazzarello -, ecco la su-periora della comunità ». Poi doman-da: « Avete pronta la chiave del vo-stro cuore? Bene, io presenterò allaMadonna le chiavi della casa, perchéMaria Ausiliatrice ne sia la padronaassoluta, ma tutte in quel momentooffriamole le chiavi del cuore » . Siintroduce così la consuetudine diconservare davvero ai piedi dellabella statua la chiave della casa .Avviene un cambiamento anche

nell'abito : ne è semplificata la foggia,e da marrone attraverso un bagno intintura diventa nero . . .

Cesare vuole farsi suora . La seradel 24 maggio il cielo di Mornese èpunteggiato di palloncini multicoloriche portano i messaggi di suore e ra-gazze in alto a Maria Ausiliatrice ; datutto il paese la gente accorre : sicanta, si fa festa . Ci sono ancora delledifficoltà con la popolazione, ma le« marmotte » risultano ben sveglie e illoro collegio sta diventando il fulcrodi simpatiche iniziative a cui i mor-nesini si associano volentieri .Un giorno d'estate arriva papà

Sorbone a visitare la nidiata delle suecinque figliole, e porta con sé il lorofratello più piccolo, Cesare, di cinqueanni. A sera, all'ora di partire, Cesarenon lo si trova più. Invano le cinquesorelle lo chiamano e rovistano lacasa e i dintorni. Quando ormai leombre si allungano, qualcuno ode unuggiolio, come un pianto, uscire dallacuccia del cane. Suor Enrichetta ac-corre : « Cesare, che fai? Vieni fuori dilì». « Sì, io esco, ma tu mi tieni incollegio, perché anch'io voglio farmisuora » . Bisogna spiegargli : « Nonpuoi farti suora perché sei un omet-to », e solo si calma quando gli assi-curano: « Vedrai, Don Bosco ti pren-derà a Valdocco con sé ». E sarà così .L'anno si chiude con l'addio ai

muratori : hanno finito proprio defi-nitivamente il collegio . Se ne vannoammirati delle suore : esse a turnohanno sempre lavorato da garzoniprocurando mattoni, calce, pietre, tut-to l'occorrente . Sempre riservate esilenziose, ma sempre pronte a ognicenno .Oggi è permesso specchiarsi . Il

1876 si apre con un lutto doloroso permadre Mazzarello : muore la maestradelle novizie, suor Maria Grosso . Erastata una delle prime alunne al tempodel laboratorio ; quando ragazzina lechiedevano che cosa avrebbe fatto dagrande, rispondeva : « Voglio farmitutta di Dio come Maìn ». La morte larapisce che non ha ancora 21 anni . 5

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Una data di anno in anno si sta fa-cendo più importante: il 5 luglio, sanDomenico . Si vuole ricordare sempremeglio l'onomastico della madre, chedi nome è Maria Domenica . Neglianni precedenti lei ha lasciato fare,ma nel 1876 ha l'impressione che coni festeggiamenti si voglia esagerare . Eall'ora stabilita nessuno la trova più .La cercano dappertutto e finalmentela scovano nascosta in soffitta . DonCostamagna deve sgridarla in pub-blico.Il nuovo anno scolastico trova a

Mornese una sessantina fra suore,novizie e postulanti, più la nidiatadelle allieve. Con l'approvazione diDon Bosco si porta ancora un ritoccoal vestito : si modifica il velo e si ag-giunge un soggolo bianco . Le suorevorrebbero vedere l'effetto, ma nonhanno specchi . Suor Enrichetta pre-de il secchio più grande della casa, loriempie d'acqua e chiama : « Venite,suore, venite! Oggi è permesso spec-chiarsi! »La raccoforte della gioia . È bello

vivere accanto a madre Mazzarello,perché lei sa trasfigurare in allegriaogni realtà, anche la più feriale . Lagioia, semplicemente, è un aspettofondamentale del suo collocarsi difronte a Dio . Dice: « Sorelle, in casanon c'è più pane né lavoro . Preghia-mo il buon Dio che mandi l'uno el'altro» . E l'indomani annuncia : «Al-legre, sorelle : la Provvidenza è arri-vata. Ringraziamo il Signore!

Andar a fare il bucato nel torrenteRoverno continua a essere una sagraper tutte. Di solito viene anche Cinin,un contadino del posto, col suo so-marello su cui è caricata tutta labiancheria da lavare . Quando Cininnon può, è madre Mazzarello - lasuperiora generale - che si tira die-tro la mansueta bestiola col suo cari-co. E lava, sui pietroni del torrente .Poi chiama alcune delle lavandaieperché la aiutino a preparare il pran-zo: chi attizza il fuoco tra due pietro-ni, chi sbuccia le patate, chi impasta .Saranno gnocchi. Dopo il pasto al-legro e frugale si canta e si riposa . Poisi riprende a insaponare, a sciacqua-re, si strizzano i panni, fino al tra-monto. A volte arrivano le oratoriane- chi le ha chiamate? - che vengonoa dare una mano per la gioia di starecon madre Mazzarello .L'allegria è un ingrediente anche

contro la fame . Oggi si è abituati arelegare la miseria nel Terzo Mondo,ma allora in Italia era penuria pertutti. In quel lontano lembo di Mon-ferrato, tagliato fuori dal traffico edall'incipiente industrializzazione, ilprogresso economico era di là da ve-nire. E contro la fame può essere unrimedio anche la passeggiata in cerca

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di castagne .Un giorno in casa le provviste sono

terminate e il panettiere non mandapiù nulla finché non si saldi il conto .« Richetta, che si fa? », domanda ma-dre Mazzarello alla più anziana dellesorelle Sorbone . « Madre, perché nonandiamo alla raccolta delle castagne?Una bella castagnata può sistemaremerenda e cena ». « È un'idea - ri-sponde la Mazzarello - : vengo an-ch'io con voi ». Ed eccola a capofila,con dietro suore novizie postulantiallieve. Lei conosce dove i boschi so-no più generosi e le castagne cadute aterra più saporite : giochi e corse finoall'imbrunire, e poi le castagne che lepiù volenterose hanno raccolto e fat-to cuocere . Quando in cielo spuntanole stelle, si torna a casa cantando .

Le difficoltà possono essere mille,ma madre Mazzarello è la prima anon annebbiarsi mai, a non accar-tocciarsi. Con un pizzico di fantasiasa vestire a festa la quotidianità .Teorizza: «Coraggio, e sempre al-legria! Questo è il segno di un cuoreche ama il Signore » . La sua gioia èautentica perché ha radici teologiche,perché è fondata sulla speranza cri-stiana. Perciò è diffusiva, e Mornesediventa una roccaforte della gioia .

Un piatto e due pietanze . Mentre

gazze, l'oratorio festivo e la scuola dicatechismo .

Dall'alveare di Mornese sciamanoin quattro, e direttrice della nuovacomunità è suor Felicina, la sorella diMadre Mazzarello. Partire è un po'morire, e le lacrime non si contano ;però dice la madre : « Don Bosco lovuole? Lo vogliamo noi pure » .

A Borgo San Martino sorge prestoun caso di coscienza : il direttore delcollegio, che vede le quattro suorefragili e patite, ordina loro di man-giare una pietanza in più . Esse peròvogliono rimanere fedeli a madreMazzarello che di pietanze a Morneseconsentiva un solo piatto, e piuttostomingherlino. Che fare? Per fortunaarriva Don Bosco e suor Felicina glisottopone il caso. Don Bosco aggrottapreoccupato le ciglia : « Cosa grave,figlie mie! Già! Si deve ubbidire aldirettore, e anche alla madre . Ma inquesto caso come si può fare? » Lesuore sgranano tanto d'occhi, e DonBosco prosegue : « Portatemi qui ledue pietanze, che le veda » . Glieleportano. Don Bosco prende i duepiatti in mano, li soppesa, versa ilcontenuto del primo nel secondo, poilo presenta alle suore concludendo :« Ecco fatto. Così avete un piatto soloe accontentate madre Mazzarello ; e

1879 : Madre Mazzarello (al centro in prima fila) con le missionarie della seconda spedizione .

madre Mazzarello costruisce dall'in-terno la sua comunità, Don Bosco dalontano pianifica e prende le decisio-ni importanti, promuove le svoltestoriche. Ancora nel 1874 decide cheuna parte delle suore deve sciamare efondare una seconda comunità . Lorodestinazione è Borgo San Martino,non molto lontano, dove già sorge uncollegio salesiano. Le suore, oltre abadare alle necessità del collegio,apriranno un laboratorio per le ra-

insieme mangiate due pietanze, ob-bedendo al vostro direttore. Va benecosì? » .

I cioccolatini di Alassio . Nel feb-braio 1875 Don Bosco chiama le suo-re a Bordighera, perché diano unamano nel collegio salesiano e poifacciano l'oratorio e il catechismo . Laloro presenza è indispensabile, nellazona bazzicano i protestanti, e inquell'epoca molto lontana dall'ecu-menismo del Concilio Vaticano Il c'è

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guerra ai ferri corti . Madre Mazza-rello si guarda attorno in cerca di tresuore abbastanza mature, ma non letrova : sono tutte masnà . C'è però unanovizia di 34 anni, che ha saggezza davendere : emette subito i voti religiosied eccola pronta per fare da direttri-ce. Ma Bordighera dov'è? In capo almondo . . . e di nuovo partire è un po'morire. Con tante lacrime . C'è la ne-ve. Madre Mazzarello accompagna letre a piedi fin quasi a Gavi : giunte in

vista del bel santuario, pregano som-messe, poi si abbracciano .A marzo Don Bosco chiama le Fi-

glie di Maria Ausiliatrice a Torino : haacquistato per loro una casa a centometri dall'Oratorio, e madre Mazza-rello questa volta riesce a mettere in-sieme una spedizione di sette suore .Faranno oratorio, scuola, laboratorio,catechismo . E hanno la gioia di esse-re vicine a Don Bosco .

Sulla fine del 1876 egli destina altresuore a Biella e Alassio, ed esse van-no. Anche se costa tanto staccarsi daMornese. Madre Mazzarello lo sa, edeve ricorrere a stratagemmi . Diceper esempio a suor Pacotto : « Senti,in ricreazione quando giocheremo,voglio che tu venga accanto a me » .« Benissimo, madre » . E quando la ri-creazione è più accesa : « Me lo fai unfavore? » « Sì, madre . Anche cento » .« È un po' difficile, ma il Signore tiaiuterà. Ho pensato di mandarti di-rettrice ad Alassio » . La suora ammu-tolisce e straluna gli occhi . Ma madreMazzarello : « Su, su, attenta al gio-co! », come se il gioco in quel mo-mento fosse l'unica cosa importante .Di lì a poco ecco le suore anche a

Lu Monferrato . . . Entro l'anno le lorocase saranno già otto. Nel 1877 lesuore vanno anche a Lanzo, e un po'

più tardi osano avventurarsi all'este-ro : sono a Nizza Marittima, come sidiceva, cioè la Nice dei francesi . Ognivolta madre Mazzarello accompagnale partenti, col sole o nella neve, finoa Gavi, per recitare insieme un'ave,scambiarsi un ultimo abbraccio, me-scolare qualche lacrima prima di se-pararsi .Don Bosco però, una volta che è

stato a Mornese, ha spiegato a madreMazzarello che con l'estendersi del-

i~ ~*1877 : in un quadro

Crida, madre Mazzarello con due missionarie alla presenza del Papa.

l'istituto la superiora deve trasfor-marsi in commessa viaggiatrice,prendere la valigia e andar a trovarele sue figlie . E lei diventa commessaviaggiatrice . Ad Alassio proprio do-veva andarci al più presto, perché lesuore sono giù di corda ; e alla fineriesce a combinar loro uno scherzo .« Eccovi un regalo, confetti di Alas-sio! », annuncia al momento di parti-re. Le suore ringraziano con gratitu-dine, ma quando provano a man-giarne qualcuno sulla loro faccia sidelinea una smorfia: sono sassoliniraccolti sulla spiaggia .

Ed ecco nell'estate 1877 a Mornesechi meno ci si aspetta : è tornato illuogotenente di Don Bosco, don Gio-vanni Cagliero, fresco dall'America . Ètornato con un invito per loro : l'A-merica le aspetta . . .

Siate come le conche . Don Caglieroaveva lasciato l'Italia l'l1 novembre1875, con altri nove salesiani era par-tito alla volta dell'Argentina per apri-re tra gli indios le missioni salesiane .E si era portato dietro, fin laggiù, an-che i sogni delle suore, che comin-ciavano a guardare col desiderioquelle terre, popolate di selvaggi daguadagnare a Cristo .Poco dopo la partenza madre

Mazzarello gli aveva scritto : « Già ci

pare un secolo il non averla vista néaver ricevuto sue lettere . Ogni giornola seguiamo nel suo viaggio sul map-pamondo, e ce la figuriamo ora qua eora là. . . Aspettiamo ansiose una sualunga, lunghissima lettera, nella qua-le ci dia notizie del viaggio, del comesi trovano, e di quando vi andranno leFiglie di Maria Ausiliatrice » . E con-clude: « Prepari una casa ben grandeper noi, perché le educande qui vo-gliono farsi tutte missionarie » .Sulla fine del 1876 madre Mazza-

rello aveva riscritto a don Cagliero :« Se non può ancora venire, abbia labontà di chiamarci presto, da noi cisono tante suore che desiderano an-dare in America, ma sette principal-mente sono preparate » . Ne elencasei, e al settimo posto scrive : «SuorMaria Mazzarello, cioè io» .A settembre dell'anno successivo

Don Bosco ha davvero deciso che leFiglie di Maria Ausiliatrice si tra-piantino in America, ha già scelto lalocalità (Montevideo, in Uruguay) e ilcapitano della nuova spedizione : donGiacomo Costamagna. Sì, il loro di-rettore. E chi potrebbe meglio ac-compagnarle? Le suore che desidera-no andare sono invitate a fare libera-mente domanda scritta, e liberamen-te la fanno tutte. Vengono scelte sei,la più anziana ha 24 anni . La notiziasi spande per il paese e i dintorni, cisono i soliti brontoloni, ma un gruppodi ragazze arriva in gita da fuori pervedere le missionarie . Madre Mazza-rello parla con loro, e a bruciapelodomanda: «Chi di voi vuole farsisuora? » Qualche ragazza arrossisce, emadre Mazzarello puntando il dito :« Sì tu, e anche tu, e poi tu . . . » . Profe-zia fin troppo facile .

Don Bosco vuole che le missionariesi presentino con i suoi missionari alPapa, quasi a ricevere un mandatoufficiale, ma la loro povertà nonconsente che vadano tutte a Roma : sidecide che andranno solo in due, piùmadre Mazzarello. Lei non vorrebbeandare, perché teme di far sfigurarel'istituto, ma la costringono . E cosìvede per la prima volta il mare. PioIX dice alle suore : « Siate come leconche delle fontane, che ricevonol'acqua e la riversano a pro di tutti :conche di virtù e di sapere . Da veremadri, sollecite e amorose, voi faretemolto bene . . . » .

Madre Mazzarello vive giorni d'in-canto nella Roma cristiana (il restoper lei non conta), visita le catacombee le basiliche maestose, partecipa allesolenni liturgie, beve il canto grego-riano. E le ritorna l'espressione gio-vanile: « Come sarà bello il paradi-so! » .

Pochi giorni dopo si ritrovano aSampierdarena tutti i partenti, con

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madre Mazzarello e Don Bosco . Leivisita le cabine, controlla cuccetta percuccetta e si assicura che non manchinulla. Parla con ciascuna delle mis-sionarie, parla a tutte insieme, poi leconduce da Don Bosco perché ascol-tino anche lui . « Ricordatevi che an-date in America per far guerra alpeccato», dice loro Don Bosco . Poileva la mano benedicente . Poi biso-gna scendere in fretta la scalettaperché la nave sta per partire . La ve-dono attraverso gli occhi gonfi di la-crime, mentre si allontana . . . Sul tre-nino che li riporta alla casa di Sam-pierdarena, madre Mazzarello rompeil lungo silenzio e domanda a DonBosco: «Padre, andrò anch'io inAmerica? » « Voi ci andrete quando ciandrò io », risponde Don Bosco guar-dandola nel profondo.

6 Quel che nasceo e quel che muore

La fiamma scoppietta come pergioia quando brucia, ma intanto siconsuma. Madre Mazzarello - sono isuoi ultimi anni - ne è ben cosciente .La sua Congregazione di giorno ingiorno cresce, e lei è lieta di consu-marsi. All'inizio del 1878 è sulla Ri-viera Ligure, commessa viaggiatriceper le sue suore, e vede che l'allegriaper il suo arrivo è come appannata .Qualcosa non va. Semplice : sono cosìpovere che non hanno un letto dovemetterla dormire . « Ma io non ne hoproprio bisogno - le tranquillizza -.E guai a voi se pensate di cedermi ilvostro letto: voi domani lavoreretetutto il giorno, io invece no . Del restoio non dormo mai così bene comequando mi accomodo a modo mio» .E passa la notte seduta su un seggio-lone, col capo appoggiato al tavolo .A giugno è di nuovo in viaggio : si

apre casa a Chieri, con oratorio e la-boratorio per le giovani operaie diquella cittadina piena di piccole in-dustrie . Al solito in luglio c'è a Mor-nese festa per il suo onomastico, conpasseggiata al monte Tobio . Al ritor-no dà la buona notte : « Oggi lungo lastrada abbiamo incontrato una bam-bina povera : era sporca da fare pietà .Eppure nessuna di noi ha mostrato diaccorgersene e la ragazzina se ne èandata tutta sola per la sua strada .Lascitemi dire che ne provo dolore .Se sono queste bambine povere e la-cere quelle affidate particolarmentealle nostre cure, come possiamo in-contrarle senza rivolgere loro neppu-re una buona parola? » .A Nizza una casa migliore. In set-

tembre le suore trovano una casamigliore per il centro della Congre-gazione: a Nizza Monferrato . Morne-28 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981

se è sperso tra le colline, tagliato fuoridalle linee di comunicazione, d'in-verno flagellato da un clima incle-mente. Ce n'è più che a sufficienzaper andarsene di lì . E a Nizza DonBosco ha trovato un antico conventodedicato a Santa Maria delle Grazie,sorto nel 1466 e ancora ben solidodopo quattro secoli . Dal 1855 è pro-prietà di una società vinicola che la-scia gli edifici andare alla deriva : lachiesa, il chiostro, il porticato, tutto èintrinstito dall'incuria . Ma le suoreriportano nuova vita . Il primo drap-pello, con alcune classi di allieve, ar-riva il 16 settembre, poi man mano lealtre . Un mese dopo le ragazze sonopiù di 300 .A dicembre seconda spedizione di

suore in America, sono in dieci . E giàdall'America giunge notizia d'una ra-gazza uruguaiana, Laura Rodríguez,che entra nelle loro file. Madre Maz-

Il freddo inverno a Mornese, in una recente fotografia .

zarello subito le scrive : «Anche senon vi conosco, vi voglio tanto bene eprego per voi . Spero di conoscervi ungiorno in paradiso : che bella festafaremo allora! » .Nel febbraio 1879 anche madre

Mazzarello lascia Mornese per Nizza .Al momento del distacco non le riescedi soffocare un pianto umanissimo . P-la sua terra che lascia, il suo mondo .Ma subito si impegna a ricreare inNizza il clima di Mornese . « Lo spiritodi Mornese », come lo chiameranno :quel colorito speciale che proprio lei,santa Maria Mazzarello, sta dandoallo stile salesiano rivissuto dalle suesuore .

Presto la gente di Nizza ha modo diapprezzare quelle ultime venute : ilfiume Belbo inonda, e molta gente

abbandonate le case corre a bussarepresso l'antico monastero. MadreMazzarello spalanca le porte, sistemale famiglie spaventate nei dormitori eovunque c'è posto, apre la povera di-spensa e fa preparare la cena pertutti .Povero Mornese! Un giorno di set-

tembre la chiamano d'urgenza aMornese: papà Giuseppe è morente .E lo assiste senza lasciarlo un attimo,da vera figlia e da vera religiosa, pre-parandolo al passo estremo conquella forza d'animo delle donnemonferrine che nascondono la pienadel sentimento sotto il pudore del si-lenzio. Con lui era vissuta in pienasintonia, lui che un giorno le avevaspiegato cosa facesse Dio prima dellacreazione, che un altro giorno l'avevalasciata partire di casa perché sapevache « i figli devono seguire la loro in-clinazione » .

A dicembre dodici suore emettonola professione religiosa, e quindicigiovani diventano novizie . Tra questeultime, in quella povertà, la contessi-na Amalia di Meana .

Il 1880 si apre col vaiolo, che mieteabbondantemente in Nizza . Anchenella comunità una postulante, Tere-sa Facelli, si ammala e in forma gra-ve. Ma madre Mazzarello è decisa acontendere quella sua figlia allamorte, fa pregare, manda a chiederela benedizione di Don Bosco, e Teresaguarisce. Alla fine si fanno i confron-ti, e stupisce che ci siano tanti mortiin città e neppure uno nel collegio .Qualcuno avanza l'ipotesi che le suo-re abbiano seppellito le loro vittimedel vaiolo di nascosto . . .

Il 12 aprile madre Mazzarello torna

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a Mornese per portare via le pochesuore rimaste, e chiude del tutto lacasa. « Così vuole Don Bosco e cosìsia», ma quanta pena. «Tutto ab-bandonato, tutto squallido come lamiseria! Povero Mornese, povero no-stro cuore nel lasciare un luogo cosìcaro». Quando rientra in carrozza aNizza, la trovano sfigurata : per tuttoil viaggio ha tenuto reclinata sulle gi-nocchia o sulle braccia una suoramalata .

Ora è da Nizza che partono le suesuore, per aprire nuove opere in Si-cilia, in Francia, dove Don Bosco lemanda .Ci vuol bene e ce lo dimostra . Tor-

na agosto, con gli esercizi spiritualidelle suore, e una nuova elezione perle varie cariche della Congregazione .Lei che si sa supplente della Madon-na, spera di poter lasciare finalmentequesta supplenza . Sa che le suore in-

tendono rieleggerla, e con le lacrimeagli occhi spiega perché devono cer-care un'altra superiora . Tre sono imotivi che porta . Spiega che la Con-gregazione sta crescendo troppo e leinon ce la fa a sostenere il suo fiorire .Spiega che ora ci sono suore piistruite, più virtuose e più capaci dilei. Spiega che la salute ormai declinae non le permette più di lavorarequanto è necessario per quella carica .In privato confida a suor Pacotto :« Lo so, voi pensate di rieleggermi,ma guarda che è un lavoro inutile .L'anno venturo dovrete eleggerneun'altra » . Era sicura della sua morte .Ma ciò non toglie che viene rielettaall'unanimità . Sua vicaria, cioè nu-mero due della Congregazione, èquella suor Caterina Daghero che

voleva il baule col corredo vicino allaporta d'uscita .

La salute di affievolisce, ma madreMazzarello continua il suo lavoro dicommessa viaggiatrice, la sua ani-mazione tra le ragazze. Perché statecosì volentieri a Nizza? Una risponde :« Difficile dirlo . Ma il fatto è che dopoDio e la Madonna, è madre Mazza-rello che riempie questa casa . Faspuntare il sole anche nei giorni dipioggia; tanto ci vuole bene e ce lodimostra» . Proprio come diceva DonBosco: «Non basta amare i giovani,bisogna che i giovani sappiano di es-sere amati » .Verrò in America . L'inverno

1880-1881, l'ultimo, è molto rigido .Madre Mazzarello sente acuirsi i tantimalesseri a cui prima non aveva ba-dato, e che continua a non curare .Niente materasso nel letto, nienteguanciale . Le basta un pagliericcio .

Nella frazione Mazzarelli Il santuario dedicato alla santa che proprio lì ebbe i natali .

Sente fitte dolorose al fianco, e lecura appoggiandovi un mattone chela suora della cucina riscalda per lei .La neve cade in abbondanza, e lei è laprima a spalarla, dove la comunitàdeve passare .L costretta a letto per qualche

giorno, ma in casa si sta preparandouna nuova spedizione missionaria (laterza) e lei vuol essere al fianco dellesue suore. Suor Pacotto ha insistitotanto per poter partire, e ora che haottenuto il permesso le dice tutta lapena nel separarsi da lei ; madreMazzarello la conforta : dovrebberosepararsi lo stesso, perché lei senteche non finirà l'anno.E accompagna le partenti nella

prima parte del viaggio . Vanno a To-rino Valdocco per ricevere da Don

Bosco il crocefisso missionario e perla cerimonia dell'addio . Le sue mis-sionarie le chiedono un ricordo e leiimpugna la penna . In febbraio le se-gue a Sampierdarena, ma la assaleuna febbre alta che la costringe aletto . « Verrà a trovarci in America? »« Verrò, sì - risponde - : quando mivorrete vicina, prendete il libro dellesante Regole e leggetele, e praticatele .Col pensiero, con l'affetto e la pre-ghiera vi seguirò sempre » .Poi per mare le accompagna nel

tratto Genova-Marsiglia . Là c'è ancheDon Bosco . Il piroscafo ha un guastoe deve sostare oltre il previsto : « Be-ne, così potremo ancora stare un po'insieme ». Ma quando la nave parte,lei è a letto con febbre altissima . Laaccompagnano a Saint-Cyr, dove dapoco le suore hanno aperto una po-vera casa, e il medico subito chiama-to scuote il capo : pleurite grave . Lanotizia giunge a Nizza come una fo-lata di tramontana .Un apologo di Don Bosco. Qua-

ranta giorni rimane nella casa diSaint-Cyr, dove le suore hanno daoffrirle quasi soltanto il loro affetto . Amarzo pare riprendersi, e visita la vi-cina casa di La Navarre. Ha anche unfranco colloquio con il medico, che sipotrebbe ricostruire così : « Desiderotornare in Italia: lei che ne dice? Mirisponda senza paura » . « È un'im-prudenza, potrebbe causare una ri-caduta. Ma se vuole che parli confranchezza, allora devo dirle che an-che restando qui non le rimarrebberopiù di due mesi di vita » . « La ringra-zio - conclude madre Mazzarello -.Allora torno in Italia » .

Il 28 marzo è a Nizza . Tutta la casaè in festa, le ragazze hanno preparatoun'accoglienza straordinaria, invecelei deve ritirarsi per la spossatezza .Appena può, dà la « buona notte » allacomunità. Racconta che nel suoviaggio di ritorno ha potuto parlarecon Don Bosco, e gli ha domandato :« Padre, guarirò del tutto? », e cheDon Bosco le ha risposto con unapologo. Questo .

Un giorno la morte si presentò a unconvento e disse alla suora portinaia :« Presto, seguimi » . Ma essa tutta in-daffarata rispose : « E chi mi sostitui-rebbe? Non posso, lo vedi bene » . Al-lora la morte varcò la soglia del con-vento e aspettò le varie suore ai cro-cicchi dei corridoi . « Vieni con me »,diceva alla suora maestra ; e quella :« Non posso, devo fare scuola » . « Ve-nite con me », diceva alle suore stu-denti; e quelle : « Non possiamo, dob-biamo imparare ancora tante cose » .La morte entrò in cucina, ma anchela suora cuciniera aveva tanto lavoroda sbrigare. Infine la morte bussò allaporta della superiora, che ebbe an-

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ch'essa le sue buone scuse, più dellealtre suore. Ma la morte tenne duro :« La superiora - le disse - deveprecedere tutte col buon esempioanche per il viaggio più importante,quello dell'eternità . Andiamo, su » . Ela superiora chinando il capo la seguì .Le suore che ascoltano la buona-

notte si sentono smarrite, ma lei ag-giunge un sostanzioso ammonimen-to : « In questo mondo, qualunquecosa accada, non dobbiamo né ral-legrarci troppo, né rattristarci troppo .Siamo nelle mani di Dio, che è nostropadre, e dobbiamo sempre esserepronte a fare la sua santa volontà » .

Due mesi per vivere e per morire .Il medico le ha concesso due mesi pervivere e per morire . E lei li vive perprepararsi alla morte . Durante i primigiorni le riesce di fare la vita di tutte,lavora, prega, segue l'orario . Unicaeccezione, la sera passa in cucina aritirare il mattone caldo da metteresul fianco malato . Le suore, le novi-zie, le postulanti la assediano, avidedi ricevere una confidenza, un ricor-do. E lei a poco a poco si stacca datutto .

Una suora sul punto di partire perun'altra casa giunge a salutarla . « Haibisogno di qualcosa? » « Veramente lamia flanella è così logora . . . » E madreMazzarello chiama l'economa : « Da-tele quella che avete comperato perme ». « Però, madre . . . » « Adesso il bi-sogno più urgente è di questa suorache sta per partire » .

Un'altra suora in partenza ha neipiedi un paio di scarpe piuttosto ma-landate. « Tieni le mie - le dice ma-dre Mazzarello -. Sono quasi nuovee mi pare ti vadano bene . Per me oravanno meglio gli zoccoli » .Rinuncia anche alla sua volontà .

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Un giorno ha accanto a sé una piccolasuora, novizia di 17 anni, e insiemelavorano all'ago. « Sai - dice -, stoattaccando l'ultimo bottone e non misento più di lavorare . Tu, che mi di-resti di fare?» «Oh, madre - propo-ne la novizietta sentendosi improvvi-samente importante - vada nell'ortoa prendere un po' d'aria » . Lei ripiegail lavoro, si alza, e obbedisce .

Si imbatte in due novizie e si sfoga :«Vengo dalla lavanderia dove crede-vo di poter dare una mano, ma cre-dete che me l'abbiano permesso?Macchè! Ho dovuto accontentarmi diattizzare il fuoco sotto la caldaia» .Presto la febbre torna, bisogna

stare a letto, il medico dice che lapleurite è ricomparsa molto più gra-ve: «Senza un miracolo, ormai labattaglia è perduta » .Ora che ho le carte in regola . Le

piace ascoltare il chiasso delle bam-bine che corrono e giocano in cortile .Dalla finestra della cameretta vede ilverde e i fiori della primavera e dice :«Com'è bella la natura . Ma quantopiù bello sarà il paradiso » . Sente lalontananza di Don Bosco, che è aRoma, e del suo luogotenente donCagliero, che è a Utrera in Spagna peraprire la prima casa salesiana inquella nazione . Ma lei sa che non bi-sogna rallegrarsi né affliggersi trop-po, che bisogna « attaccarsi » solo aDio. Chiede gli ultimi sacramenti, edopo averli ricevuti domanda :« Adesso che ho le carte in regola,posso andarmene in qualsiasi mo-mento, vero? » .Nonostante la febbre sempre più

alta, raccoglie le sue idee, e un giornochiama le suore attorno a sé . « Per voiho tre avvisi che vi prego di non di-menticare . Primo, temo che quando

me ne sarò andata possano sorgerefra voi gelosie, invidiuzze, che so io .Finché c'era questo povero straccio, ilpericolo non esisteva, ma ora po-trebbe sorgere . Fate la parte vostra,obbedite volentieri. Giù la voglia dicomandare! » .

Il secondo avviso le viene facile allamemoria: « Procurate di aiutarvi tuttenella pratica della virtù » . Poi lamente si smarrisce, e dopo una lungapausa riprende : « Terzo, si ricordinole suore che abbandonando il mondoper venire qua dentro, non devonopoi fabbricarsi qui un mondo simile aquello che hanno lasciato . . . » .

Io muoio volentieri. Viene a visi-tarla suor Petronilla, l'amica di sem-pre, con cui un giorno aveva stretto ilpatto: « Ogni punto d'ago sia un attodi amor di Dio » . La suora le chiedeperdono per averle dato dei dispia-ceri. Madre Mazzarello le rivolge unadi quelle occhiate che trapassano l'a-nima, e poi si scioglie in un piantosommesso. Il 9 maggio è festa del suocompleanno : la comunità si raccogliein giardino, saluta, canta ; lei ringraziae saluta con la mano dalla finestra .Ed ecco arriva dalla Spagna don

Cagliero, e subito accorre a Nizza perrecarle conforto . « Padre, io muoiovolentieri », si sente dire. E ancora :« Che grazia mi ha fatto il Signore, diessere e di morire sposa di Gesù, Fi-glia di Maria Ausiliatrice e di DonBosco. Invoco questa grazia per tuttele mie sorelle, che ho sempre amatotanto, e che spero di amare semprepiù in cielo » .

Le sue ultime parole intelliggibilisono « Gesù, Maria » . Chiude gli occhiallo scenario di questo mondo, alle3,45 del 14 maggio 1881 . Si è consu-mata in appena 44 anni e 5 giorni .Lascia a continuare la sua opera

165 suore e 65 novizie, sparse in 28case : 19 in Italia, 3 in Francia e 6 inAmerica .

Nel 1951 Papa Pio XII dichiara allaChiesa che madre Mazzarello è santa .Quello stesso anno le sue suore riac-quistano il collegio di Mornese, etornano a fare scuola alle bambinedel suo paese . Qualche anno dopoacquistano anche la vecchia casettadei « Mazzarelli di qua » dove santaMazzarello era nata, e ne fanno uncentro di spiritualità .

Oggi queste suore nel mondo sono17.502, in 1 .430 case. Sparse nei cin-que continenti, povere, sono nelmondo un segno di liberazione per ladonna e per i poveri . Nel nome dimadre Mazzarello e di Don Bosco siprendono cura di bambine e ragazzed'ogni colore, che come quelle diMornese allora, hanno bisogno ancheoggi di imparare a scrivere e a volerbene al Signore .

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• GIUDICI MARIA PIAUna donna di ieri e di oggiSanta Maria MazzarelloLDC 1980. Pag . 312, lire 6.000

Il centenario di Madre Maz-zarello meritiva di essere sot-tolineato con una biografianuova, fresca e popolare, de-stinata a larga diffusione nellaFamiglia salesiana. In capitolibrevi, scritti con stile facile ecattivante, appare tutta l'epo-pea quieta e grande, eroica edimessa, di questa gigantescafigura di santa collocata da Dioaccanto a Don Bosco per su-scitare nella Chiesa una nuovafamiglia religiosa: le Figlie diMaria Ausiliatrice . Quanti co-noscono le « suore di Don Bo-sco » saranno lieti di scoprire inquesto libro il segreto umile esublime della loro origine.

L'ARCO ADOLFODon Domenico Pestarinoin orbita tra due astriLDC 1980 . Pag . 168, lire 5.000

In chimica li chiamano cata-lizzatori : sostanze che rendonopossibile con la loro presenzauna reazione che altrimentisenza di loro non avrebbe luo-go; ma loro in pratica, alla fine,si ritrovano come prima, quasiestranei ai fatti . Senza don Pe-starino - giudicando umana-mente - Don Bosco non sisarebbe imbattuto a Mornesein Maria Mazzarello e non nesarebbe venuta fuori la secon-da famiglia salesiana . Ma allafine della sua parabola umanadon Pestarino se ne andò inpunta di piedi, quasi chiedendoscusa di aver potuto forse di-sturbare. Di lui ancora nonesisteva una vera biografia, sesi eccettuano due fascicolidella Letture Cattoliche datati1927 . Questo libro è quindi an-che un atto di riparazione .

BONCORI LUCIAEducazione linguisticae sviluppo intellettualeSEI 1980 . Pag . 180, lire 5.000

Il problema non è solo inse-gnare una lingua, ma educarea pensare, a elaborare la pro-pria esperienza, a comunicarecon gli altri, a vivere social-mente integrati . L'agile volume- terzo della collana « Scuolaviva » - è insieme teorico eorientato alla pratica, e aiuta aentrare nelle nuove prospettivedell'insegnamento .

LIBRERIA

* DENIS HENRILe strade della teologianel mondo d'oggiLDC 1980. Pag. 224, lire 4.200

La teologia non è morta, anziforse mai come ai nostri giorniha dato segni di vitalità . Èquesta la conclusione del libro,che delinea dapprima una« cronaca del movimento teo-logico» negli anni 1945-75, epoi traccia le «linee di forza»delle teologie contemporanee .Evidenzia così come la teologiasi stia rinnovando sotto la pro-vocazione delle correnti socia-li, politiche, culturali odierne,senza tuttavia cessare diascoltare prima di tutto Coluiche è via, verità e vita . Il volumefa parte della collana « Testi diteologia per tutti », e con l'ac-cessibilità del suo linguaggiodà ragione al titolo della col-lana .

1~ 'I ' I ARIO

A CICISTII P

* RISSO PAOLOItinerario a CristoLDC 1980. Pag. 126, lire 2.000I ragazzi meditano ancora?

Probabilmente dipende dagliadulti loro « compagni di viag-gio » . La collana Diamanti dellaLDC ha preparato questo nuo-vo libretto (come dice il sotto-titolo : « Proposta di un cammi-no di fede per ragazzi e adole-scenti ») che attraverso la me-diazione dell'adulto può giun-gere felicemente in mano alragazzo serio .

L'itinerario proposto dall'au-tore si può definire esistenzia-le: dalle considerazioni sul si-gnificato della vita all'incontrocon Cristo e alle domande fon-damentali sull'impegno cristia-no .

* VIOLA FRANCESCOIntroduzionealla filosofia politicaLAS 1980. Pag. 120, lire 5.000

Precisa il sottotitolo : « Peruna filosofia politica di ispira-zione cristiana » . Nella sualunga storia la filosofia politicaè stata fecondata dall'incontrocon il cristianesimo, in modoche alcuni valori cristiani sonodiventati patrimonio dell'interaumanità e presupposti del vi-vere civile ; e tanti guai di oggisono nati dallo smarrimento daparte della filosofia politicadella sua matrice cristiana .Questa la tesi del libro . Nato dalezioni universitarie, esso trovail suo giusto posto nella bene-merita « Biblioteca di scienzereligiose », giunta ormai al 37'volume .

* CHIESA DI PIACENZADirettorio pastoraledei gruppi giovaniliLDC 1980. Pag. 246, lire 6.000

Questo Direttorio è un docu-mento autorevole : è propostoufficialmente dal Vescovo diPiacenza ai giovani e agli edu-catori della sua diocesi . Il suoscopo è pastorale, cioè pratico :«Dare alle associazioni, ai mo-vimenti e ai gruppi le direttivepratiche di fondo» .

* CORSINI EUGENIOApocalisse prima e dopoSEI 1980. Pag. 576, lire 9 .000Accade un po' a tutte le edi-

trici di azzeccare ogni tanto unlibro particolarmente indovina-to . Eccolo: un libro che chiari-fica e riporta serenità di visionein un campo in cui gli equivocisono stati plurisecolari, e risul-tano ancora oggi tutt'altro chefugati . A duemila anni dalla suacompilazione l'Apocalisse disan Giovanni rimane per tantiversi ancora un mistero avvoltonel mistero, che pone interro-gativi non solo all'uomo dellastrada ma anche a quelli che siritengono esperti . L'immaginestravolta dell'Apocalisse -non molti anni fa involontaria-mente pubblicizzata anche daun comico mattacchione comeEnrico Montesano - suscitaimpressioni di attesa paurosa,di ansie, sconvolgimenti e ca-tastrofi finali . L'autore del vo-lume - laureato in letteraturacristiana antica con MichelePellegrino - riporta il lettorenell'ottica vera che fu dell'apo-

stolo Giovanni : la venuta diCristo, di cui l'Apocalisse è ri-velazione, non è solo un fattofinale ma qualcosa di comin-ciato con la creazione, che haavuto un momento culminantenell'incarnazione, e si ripetecon pienezza non minore gior-no per giorno all'interno delsingolo cristiano e di ogni co-munità ecclesiale .

~c PETRONIO - RIPPOII cervoPASSERIN D'ENTREVESIl bisonteSEI 1980. LIRE 7.000 caduno

Basta il titolo della collana adire lo stile dei due volumi :«Dalla parte degli animali» . Sitratta di guardare, attraversoquesti libri, con occhio di sim-patia ai compagni dell'uomoposti dal Creatore al suo fian-co, per capirli e per armoniz-zare la propria vita con le loro .Ma i volumi nella sostanza nonindulgono a sdolcinature, sonoanzi scritti da esperti specializ-zati con piglio divulgativo marobusto, e arricchiti da una so-lida documentazione fotografi-ca a colori e in bianco e nero .Quanto basta per arricchire labiblioteca di casa, delle scuole,e d'ogni altro genere, con« pezzi » preziosi .

* AUBRYJOSEPHLa verginità è amoreLDC 1980 . Pag . 100, lire 2.000

La verginità cristiana è unmistero, nel senso che si col-loca ben addentro nel misterostesso della salvezza . E vista inquesta luce manifesta tutta lasua ricchezza paradossale : lasua apparente rinuncia all'a-more nasconde - o rivela -lo slancio dell'amore fino allasua forma più radicale . L'ope-ra, breva ma densa, è quantomai utile a chi intende riflettere,specie in occasione di ritiri, suun suo impegno (possibile ogià in atto) di donazione totaleal Signore .

BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎ 3 1

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PROMETTO CHE CHIAMERO AUSILLA MIA PRIMA BAMBINA

Eravamo stati pro-vati dal terremotodel 13 novembrescorso: con la miafamiglia ero statacostretta a lasciarela mia casa, e tra-scorremmo diversenotti nell'oratoriosalesiano. Un inge-gnere del comuneandato a constatare

i danni al nostro palazzo ci fece sgombe-rare con gli altri condomini e venimmotrasferiti in un edificio scolastico . E lì lasera del 5 dicembre si verificò una nuovasventura che avrebbe potuto avere tristiconseguenze .

Quella sera tenevo tra le braccia unanipotina di 14 mesi, Valentina ; nelloscendere le scale di ferro non vidi più igradini e rotolai giù lungo tutta una ram-pa. Ma quale non fu la mia sorpresa :mentre io dovetti essere trasferita all'o-spedale per medicare le ferite riportate invarie parti, la nipotina non ebbe neppureun graffio . La mia mamma in quel paurosomomento aveva invocato con tutto ilcuore Maria Ausiliatrice, sicché possia-mo asserire che è stata la Madonna aproteggere la piccola. Prometto chechiamerò Ausilia la mia prima bambina,quando diventerò mamma .

Anna Grazia Cutrupi(Torre Annunziata, NA)

MA NOI SAPPIAMOCHE È OPERA DELLA MADON

Una mia cara parente di appena 40anni, da due anni inferma, ci mostrava lemani e ci diceva il nome di una malattiache progressivamente avrebbe reso in-sensibile la pelle di tutto il suo corpo, co-stringendola a vivere senza più potersimuovere. La morte sarebbe stata per leil'augurio migliore . I dottori delle clinicheuniversitarie avevano diagnosticato lamalattia come quasi sconosciuta ; al suonome sulle enciclopedie mediche si leg-geva che la scienza non è ancora in gra-do di conoscerne le cause e tanto meno irimedi . Di fatto le cure a cui la nostra pa-rente era sottoposta, risultavano poco oniente efficaci .

Allora abbiamo pregato in famiglia, co-me ci ha insegnato Don Bosco: ci siamorivolti a Maria Ausiliatrice, affidando lanostra parente a lei come l'unica che po-tesse ottenere la sua guarigione . Con unagrazia avrebbe risparmiato tanto dolore almarito, e la tristezza per le figlie ancorabisognose dell'affetto della loro mamma .Ora, dopo qualche tempo, abbiamo ap-preso che la nostra cara parente, conti-nuando le cure presso una clinica, staottenendo qualche miglioramento e si

I NOSTRI SANTI

32 • BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎

sente meglio . Noi però sappiamo nel no-stro cuore che questo suo miglioramentoè opera della Madonna, e continuiamo apregare perché Maria Ausiliatrice la re-stituisca completamente guarita all'affet-to del marito, delle figlie e nostro .

Lettera firmata (Alicata, AG)

L'AUTO URTO UNA PIANC Ci ADDnr-(I( A iiN'AI

Ringraziamo Ma-ria Ausiliatrice eDon Bosco per unagrande grazia rice-vuta, che si può direun vero miracolo : lascampata morte dimio figlio Domenicoe del suo amico En-rico . La mattina del 3novembre scorsostavano recandosi al

lavoro in macchina, lungo la strada chedal Passo del Bocco porta a Chiavari(Genova) . La strada è in forte discesa, equella mattina per l'ondata di freddo enevischio che imperversava era copertada un sottile strato di ghiaccio . Per pru-denza rallentarono l'andatura, ma a unacurva il volante non rispose più ai co-mandi e stavano slittando da destra versosinistra tagliando diagonalmente la stra-da. Si trovarono così a un punto in cui lastrada non aveva protezione, e davanti ailoro occhi si apriva uno strapiombo di 150metri . Poco più avanti appena fuori dellastrada c'erano però alcune piante, e miofiglio si disse : « Speriamo di finire controquelle piante . . . » . I secondi scorrevanointerminabili ; l'auto dopo aver divelto unparacarro uscì di strada proprio all'altez-za delle piante e urtò col muso contro unaprima, poi si girò di fianco e si appoggiò aun'altra fermandosi lì .Le persone che vennero in soccorso e

gli uomini del carro attrezzi che recupe-rarono la macchina non finivano di direche era stato un vero miracolo . lo quellamattina per un vago presentimento avevoraccomandato con più intensità dei solitoi miei ragazzi alla protezione da ogni pe-ricolo dell'anima e del corpo, a Gesù, aDon Bosco, e all'Ausiliatrice . Grazie,mamma del cielo . Fa' che i miei ragazziabbiano a crescere sempre saggi e retti .

Adriana Agazzi Rota(Santa Maria del Taro, PR)

RINGRAZIANO MARIA AUSILIATRIIDON BOSCO E I SANTI SALESIANI

Salvina di Giacomo in Fiorillo (Fondi,LT) ringrazia la Madonna che l'ha protettadurante un viaggio in macchina, in un in-cidente che avrebbe potuto avere tragi-che conseguenze .

Anna Ruggeri Milano (Milano) dove-va subire un intervento per l'asportazionedi un carcinoma, ma l'operazione era

stata dilazionata di almeno tre mesi permancanza di posti all'ospedale . « Pregaimolto la mia cara Ausiliatrice, e con mepregarono quanti mi sono vicini, e controogni previsione potei essere operata su-bito » . A intervento eseguito con esito fe-lice, il chirurgo confidò : « Quel che è ac-caduto è un miracolo » ; infatti « se soloavessi tardato di una settimana a operare,non ci sarebbe stato più nulla da fare » .

Anche Anna Maria Bosso (Torino)ringrazia i Santi Salesiani per il buon esitodi un intervento chirurgico, e continua ainvocare la loro protezione su tutta la fa-miglia .

Mio figlio e mianuora dopo tre annidi matrimonio nonavevano ancora lagioia di un figlio, edate le condizioni fi-siche della sposatutto faceva preve-dere che mai la no-stra casa sarebbestata allietata da unanascita . Ma pen-

sammo che ciò che è impossibile agliuomini non è impossibile a Dio, e con fe-de pregammo mediante l'intercessione disan Domenico Savio e dei Santi salesiani .Unimmo alla preghiera anche la promes-sa di una maggiore fedeltà agli impegnicristiani .

È importante notare che mia nuora, peril suo stato di salute, era continuamentesottoposta a cure incompatibili con lagravidanza . Nel luglio scorso fu colta damalesseri vari e ricoverata all'ospedale diPinerolo, dove con indicibile meraviglia imedici constatarono che era in attesa diun bimbo ormai da sei mesi . I malesseriperò erano dovuti a gravi anomalie so-praggiunte: la placenta si stava chiuden-

Albini Maria - Antonini Valentina - Arduino Maria - Ba-ratti Rossano Giuseppina - Becchio Margherita - BellaiGian Paola - Berardo Teresa - Borio Maria - Bovio SuorPierina - Bruni Antonietta - Bue Pasqua Di Gregorio -Bussone Caterina - Caneva Maria - Carlino Marianna -Cavagliano Rosanna - Cecchini Marcella - Cerlito Ma-ria Teresa - Chilò De Giorgi Piera - Chiri Peveridi -Clevis Guardi Teresina - Coalova (coniugi) - ColliMargherita - Davosio Cristian - De Ambrogio - De BonoMaria - De Fallo Agostino - Di Gregorio Rosalia - ori-saldi Rina - Fasolo Francesco - Fenoglio Giuseppina -Ferrante Elena - Fosson Elisa - Gallino Ida - GalloMarta ved. Barberis - Garbagnati Liliana - Gatti Rina -Gaz Estella - Gazzera Maria - Gregorio Vincenzina -Guastaferro Maria - Guzzardo Maria Francesca - Lan-cina Moser Lina - La Pietra Angela - Magnani Nilde -Malagamba Maria - Manica Gabriella - Mantione Sal-vatrice- Mascolo Nunziatina - Michel Speranza - MiloniOdette - Mongelli Giuseppe - Nespoli Gemma in Gritti -Olivero C . - Oteri Giuseppe - Paire Maria - Picco Maria- Piteo Franca - Pizzuti Alfredo - Pocchiola Domenico -Poggi Luisa - Ponzo Maria - Rastello Marialuisa - RizzoGiuseppe Ninella - Rizzo Maria - Rubinani Domenico -Ruffini Anna Mercedes - Salussolia Olga - ScribanoMaria - Selvello Emilia - Spalma Cleofa - Spanu Natalia- Spotti Anna - Susca Giuseppina - Tealdi Giuseppina -Tognata Eva - Torbol Carmela - Tramontana Alessan-dro e Angela - Urbinati Orsolina - Vecchi Renato - VellaSalvatrice - Venturino Jolanda - Vergnaghi Rosa - Ve-scovi (coniugi) - Vinci Anna - Zeppa Paola - ZiinoPaolo.

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do e metteva in pericolo di morte lamamma e il bambino . In tale angosciaaumentammo la fede e la preghiera, e ilSignore ha ascoltato la nostra supplica .Dopo un mese di cure il medico, vistal'estrema gravità del caso, decise di farnascere prematuramente il piccino conun intervento chirurgico. E a operazionecompiuta risultò che un ritardo anche dipoche ore sarebbe potuto risultare fatale .Così è nato Ivan Domenico, vispo, ma

talmente minuscolo (kg . 1,190) da darepoche speranze di sopravvivenza . Però lanostra preghiera continuò fiduciosa . Ilbimbo a poco a poco ha superato tutti ipericoli, e ora gode buona salute . La miariconoscenza a Dio è grande, ancheperché se la gravidanza non fosse co-minciata e continuata all'insaputa di tutti(fuorché del Signore), il bimbo non sa-rebbe nato : i medici per curare la mammaavrebbero di sicuro provocato l'aborto .Ivan Domenico è un vero dono di Dio!

Exallieva Wanda Davier ved. Giustetto(Perosa Argentina, TO)

IE GEMELLINI DI NOMI

I miei nipoti Pippo e Rosetta aspetta-vano con ansia una creaturina che nonveniva mai . Fu loro consigliato di pregaresan Domenico Savio, e Rosetta indossòcon fede l'abitino . II santo delle culle haesaudito la nostra preghiera, e sono ve-nuti due gemellini, un maschietto e unafemminuccia, belli e pieni di vita che sonola gioia di noi tutti . Il bambino porta il no-me Antonio Domenico e la femminucciaMaria Domenica, perché il caro santocontinui a proteggerli .

Scrive la zia da Bronte (CT)

Scrive Maria Palmeri (San Cataldo,CI): « Sono sposata da otto anni con unbravo giovane del mio paese, e ho unbambino di sette anni che è un tesoro . Datempo ne desideravamo un altro, ma duegravidanze erano già finite male. Perciòmi sono rivolta al piccolo Santo delleculle . E con la grazia di Dio, sette mesi faè arrivato ad allietare la nostra casa Do-menico Marco » .

Maria Luisa Rastello (Cologna Ve-neta, VR) per due volte durante la gravi-danza si sentì dire dai medici che nonc'era più speranza per la sua creatura .« Ma io sperai contro ogni speranza, sen-tivo che Domenico Savio non mi avrebbeabbandonata» . E ora ha una bambinasanissima e vivace, che ha messo sotto lasua protezione .

Suor Rosina Marengo (CastelnuovoNigra, TO) riferisce la grazia attribuita asan Domenico Savio da una famiglia incui nascevano solo femminucce . Eratanto sospirato un maschietto, e la mam-ma indossò con fede l'abitino . Le suepreghiere sono state coronate dall'arrivodi Enrico, un bambino sano, buono ebello .

Enza e Giovanni Martini (Ribera, AG) :« Eravamo presi da grande sconfortoperché dopo aver atteso per diversi mesiil nostro primo bambino, non avemmo lagioia di stringerlo tra le braccia . Mia ma-

Johnsdorf (Austria) : quadro di Maria Ausilia-trice, venerato nella salesiana « casa di ritiro , .

dre mi parlò di san Domenico Savio, e daallora ho portato il suo abitino . Ora unabella bambina, Rosalia, è venuta a coro-nare la nostra felicità, e la mettiamo sottola protezione del piccolo santo » .

A.G . (Novara) ringrazia san Domeni-co Savio per la nascita della nipotina, chemette sotto la sua protezione .

Massimo Smaldone (Pozzuoli, NA)ringrazia per essere stato aiutato a supe-rare un difficile esame universitario .

Mariangela e Antonio Negro (Torino),genitori di Silvia e Marco, ringrazio ilsanto delle mamme che è stato loro vicinonei momenti difficili della nascita dei figli .

II 26 settembrescorso la signoraEnrica Marroni futrasportata all'ospe-dale Molinette di To-rino quasi in fin divita . Operata d'ur-genza, i medici leapplicarono al cuoreil pacemaker. Dopol'intervento si formòpurtroppo abbon-

dante siero, e pochi giorni dopo i medicidecisero di ripetere l'operazione fissan-done la data per il 3 ottobre . La malata fupresa da profondo sconforto, ma iniziòsubito un triduo di preghiere alla Serva diDio Alexandrina Da Costa, e pose la suaimmaginetta sulla ferita . Il giorno dellaseconda operazione, quando già si trat-tava di trasportare l'inferma in sala chi-rurgica, i medici con stupore constataro-no che il siero era completamente sparito .E invece di operare dimisero la malatadall'ospedale .

Il fatto è testimoniato dall'interessata,dalla figlia, e dalla signora Giovanna Ta-gliani che consegnò l'immaginetta diAlexandrina chiedendo al sottoscritto diunirsi al triduo di preghiere .

Don Umberto Pasquale (Torino)

- Suor Rosa Coelho (Portogallo):«Avevo un ginocchio molto gonfio, e ilmedico mi disse che dovevo essere ope-rata : avrebbero estratto il liquido ed ese-guito una raschiatura . Fui presa da unapaura tremenda per l'operazione, e mi ri-volsi con fede ad Alexandrina . Con me-raviglia e grande gioia in poche ore mitrovai guarita ; ne diedi notizia alla miasuperiora, che con me ringraziò la caraServa di Dio » .

Maria Enrica Amendola (Bologna)ringrazia Alexandrina per la guarigionedel nipotino Alessandro di cinque anni .

RANO! LE PIETRE C'ERANO

Ho un figlio di 20anni, allievo all'uni-versità di Kyoto . Nelluglio scorso all'im-provviso gli si gon-fiarono le mascelle egli venne a mancarela saliva . Il medicodiagnosticò « pietrenel canale salivare»e gli consigliò dipresentarsi allo spe-

cialista dell'ospedale . Da quel giorno co-minciammo a raccomandarci al Servo diDio don Vincenzo Cimatti, che molti annifa era venuto nella nostra città per i suoiconcerti di propaganda religiosa . All'o-spedale lo specialista confermò la dia-gnosi, consigliando l'intervento chirurgi-co. Intensificammo le nostre preghiere .Alcuni giorni dopo, il dottore ancora ri-scontrò la presenza delle pietre, e disseche bisognava fare l'operazione .

Il giorno stabilito, nostro figlio andò al-l'ospedale. Era già sul tavolo operatorio, ei tre medici pronti per l'intervento. Essiosservarono un'ultima volta la parte ma-lata, e pieni di meraviglia esclamarono :« E strano, è strano! Le pietre c'erano disicuro, ma ora non ci sono più » . Natu-ralmente non fecero l'operazione . A duemesi di distanza, nostro figlio sta perfet-tamente bene e non sente più alcun di-sturbo . Noi siamo pieni di riconoscenzaverso il Servo di Dio mons . Cimatti, che ciha ottenuto questa grazia .Giuseppe Akano (Kaya, Kyoto-Giappone)

Guido Zanarini (Modena) : « Nostrafiglia Maria Aurelia, impiegata alla Ragio-neria delle ferrovie di Bologna, due annifa aveva sposato un impiegato delle fer-rovie comandante sulle navi-traghetto diMessina. Non era loro possibile vivere in-sieme, e mia figlia cercava in tutti i modi diottenere il trasferimento a Messina . Dopotanti tentativi che non lasciavano più al-cuna speranza, ricorremmo con fede al-l'intercessione del Servo di Dio don Vin-cenzo Cimatti, che avevamo conosciutoin vita, e per il quale nutriamo profondavenerazione . Da quel momento mia figliatrovò nelle autorità, prima tanto contrarie,una inattesa comprensione, e in brevetempo ottenne il sospirato trasferimento aMessina » .

Anche don Clodoveo Tassinari (Mo-dena) ringrazia don Vincenzo Cimatti peruna segnalata grazia ottenuta per sua in-tercessione .

∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 7 FEBBRAIO 1981 ∎ 33

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CARESIO CARLO Coperatore t RivaroloCanavese (To) a 73 anni

Cooperatore da molti anni, lascia nellasua famiglia un profondo ricordo di virtù elaboriosità . Uomo di fede, esprimeva nellavita cristiana fedelmente vissuta il suoamore a Dio e ai fratelli .

CARFAGNINI mons. MAMFREDO Coo-peratore t Scanno (AO) a 70 anni

Spese tutte le sue energie per il benedella popolazione di Scanno, di cui fu perlunghi anni parroco. Era spiritualmentelegato a Don Bosco, secondo le cuiidealità visse il sbo sacerdozio. Incorag-giò e sostenne la fondazione della localeOpera delle FMA, e il sorgere del CentroCooperatori . Numerose vocazioni di FMAmaturarono sotto la sua saggia guidaspirituale .

CAVANI LILIANA Cooperatrice t Napolia 42 anniHa conosciuto Don Bosco e le sue

opere solo per breve tempo, ma ne è ri-masta subito conquistata . Si è preparataper tre anni con impegno e grande entu-siasmo a pronunciare il sì a Don Bosco, enel maggio scorso aveva ricevuto congrande gioia l'attestato di Cooperatriceche la inseriva ufficialmente nella Fami-glia salesiana. Una Famiglia di cui eraorgogliosa di fare parte . Ma un male in-curabile già minava la sua vita, e solo duemesi più tardi la rapiva all'affetto dei suoicari e dei suoi amici .

FATTUTA NICOLÒ t Gorizia a 47 anniEra giudice conciliatore presso il tribu-

nale di Gorizia, presidente del Distrettoscolastico, presidente del Consiglio pa-storale della sua parrocchia . In più, sa-peva ritagliare dalle sue tante attività nonpoco tempo per lavorare a fianco dei sa-lesiani : era anche presidente del Consi-glio di istituto del loro collegio, e anima-tore del «Turismo giovanile socio-cultu-rale » come presidente locale e vice-pre-sidente regionale. Nessuno sa come po-tesse reggere a tanto lavoro, perchénessuno di questi incarichi era per luisolo nominale ma partecipava a tutte leriunioni dando un concreto contributo .Vanno ricordate almeno due sue iniziati-ve: « Marcia dell'amicizia » e « Pedalandoin allegria», manifestazioni divenute po-polari non solo nel Friuli-Venezia Giuliama anche oltre confine. Ne è riprova ilfatto che al suo funerale prese parte unadelegazione delle autorità slovene .

FERRERI sac. GINO t Dogliani (CN) a 67anni

Si preparò alla vita salesiana e missio-

34 ∎ BOLLETTINO SALESIANO ∎ 1 FEBBRAIO 1981 ∎

I NOSTRI MORTI

naria a Ivrea con don Mantovani l'apo-stolo dei lebbrosi di Madras . Destinato inCina, vi lavorò con impegno nelle operesalesiane di Shanghai. All'avvento di Maofu internato in campo di concentramentoa Canton, ed espulso dalla Cina nel 1950 .Rientrato in Italia, ottenne di essere in-cardinato nella sua diocesi di Mondovì,dove fu a lungo parroco, sempre a di-sposizione di tutti, specie nel ministerodella confessione . Cordiale e sempresorridente, aveva solo amici attorno a sé .È morto sulla breccia, un mattino, pocodopo aver celebrato la messa .

FORNACIARI GIUSEPPE t Casola Ca-nossa (RE) a 76 anni

Padre esemplare, realizzò una bella fa-miglia profondamente cristiana: tra i suoidieci figli il Signore scelse due vocazionialla vita religiosa .

GALIZIA ROSARIO Exallievo e Coopera-tore t Palermo a 52 anni

Aveva un fratello salesiano coadiutore,e lui stesso amava Don Bosco con affettodi figlio. Visse con profondo attaccamen-to al dovere, nell'amore alla famiglia, allachiesa e al lavoro . Era benvoluto da tutti eapprezzato per le sue non comuni capa-cità organizzative . Tanti ebbero modo diconoscere la sua generosità, e la largapartecipazione ai suoi funerali ne è statala dimostrazione più eloquente.

GUARNIERI MARIA Cooperatrice t Na-poli a 75 anniCooperatrice della prima ora, è vissuta

nell'Istituto Don Bosco delle FMA comecollaboratrice domestica per quasi 40anni . Declicatissima di sentimenti, labo-riosa, semplice, serena, ha sempre miratoagli interessi del Signore e della sua co-munità, in cui si sentiva - ed era consi-derata - strettamente della famiglia . De-votissima della Madonna, fedele agliesercizi spirituali, visse lo spirito evange-lico dei voti, con i quali probabilmente siera legata in privato al Signore . Si èspenta serenamente, conservando finoalla fine quei suoi occhi limpidi di bimbache facevano tanto bene a vederli .

MACCAGNO GIOVANNI Exallievo e Co-peratore t Torino a 76 anni

Una vita dedicata al lavoro e alla fami-glia ricca di cinque figli, tutti educati allascuola di Don Bosco . Ricordava spesso evolentieri gli anni del ginnasio trascorsi aValdocco. Amava con tenerezza la « sua »Ausiliatrice, e ebbe da lei la grazia di sa-per sopportare i sacrifici di una vita con-trastata da tante avversità . Soprattuttonelle ultime prove della malattia trovò

nella fede la forza interiore per superarlesenza mai proferire un lamento.

MAGLIANO GAMBA MARISA Exallieva tLucento (TO) a 48 anniLe sue amiche dicevano : « Ha una ca-

sa, un marito, due figli, un lavoro, eppuretrova il tempo da dedicare a tutti » . Infattiaveva imparato a rendersi davvero di-sponibile agli . altri, prima nelle file dell'A-zione Cattolica quando seguiva le bam-bine del suo gruppo nell'oratorio e a casaloro, poi come volontaria nelle Conferen-ze della San Vincenzo, e come attivaexallieva frequentando l'Unione presso«le nostre suore» (come era solita chia-marle). Trovava tempo per dare ascolto aquanti si rivolgevano a lei per aiuti, pas-sava ore e ore con una vicina di casaanziana e malata. E trovava tempo ancheper la preghiera, anzi « si era abituata allapreghiera» . Da brava exallieva praticavail sistema preventivo in casa e dappertut-to . E aveva arguzie da «fioretti salesiani »,come quando donò a un'amica una pian-ta grassa e le disse di bagnarla « una voltaal mese, il 24, per ricordare così la nostraAusiliatrice» . (Da Unione)

MAGNI sac. EUGENIO Salesiano tEstoril (Portogallo) a 81 anniProveniva da una bella famiglia lom-

barda ricca di fede, che dette a Don Bo-sco un altro fratello Salesiano coadiutoree una sorella FMA . Desiderava esseremissionario ; fu invece inviato in Spagnacome maestro dei novizi, e a lungo svolsequesto incarico anche in Italia e dal 1940in Portogallo . Allegro, buono, equilibrato,comprensivo, ricco di una salesianità ge-nuina, sapeva trasfondere nei suoi giova-ni novizi l'amore a Don Bosco con la pa-rola calda e convincente, e ancor più conl'esempio della sua vita. Schiere di gio-vani salesiani impararono da lui a stimaree imitare Don Bosco visto nella simpaticae vera luce di padre buono e di educatoresapiente e santo . Era molto conosciuto inPortogallo e annoverava tra i suoi amicianche l'ex re Umberto di Savoia, cheaveva trovato in lui il fratello ricco diumanità e di carisma sacerdotale . Allasua morte la radio portoghese diffuse lanotizia, e fra i tantissimi che hanno presoparte ai funerali c'era anche Umberto diSavoia . Ora i salesiani del Portogalloraccolgono testimonianze sulla sua vita, epensano di scrivere un libro.

MAROCCO LUIGINA Ved . AGOSTOExallieva e Cooperatrice t Torino a 41anni

Cresciuta alla scuola delle FMA, con-servò affettuoso e riconoscente il ricordo

delle sue educatrici . Riusciva ad armo-nizzare gli impegni familiari, l'orario d'uf-ficio, e le attività di Exallieva e Coopera-trice impegnata. Di carattere felice, aper-to e cordiale, stabiliva facili ponti di ami-cizia e immediati rapporti di simpatia inogni ambiente . Troppo presto colpita daun male che non perdona, seppe affron-tarlo con consapevolezza e col coraggioche viene dalla fede .

PARTEL GIULIANO Cooperatore t Zianodi Fiemme (TN) a 55 anniEra di fede viva e concreta, perciò

onesto e laborioso, sensibile alle neces-sità materiali e spirituali degli altri . Delsalesiano aveva una predilezione per ibambini, che sapeva rendersi subito ami-ci . Aiutò le missioni salesiane, sopratuttoquelle del Paraguay, dove un suo parentesalesiano si era recato a lavorare .

PIRANEO MENDOLA GIUSEPPINA Coo-peratrice t Palermo

La sua presenza in famiglia era dina-mica e volitiva, ma insieme lieve e soffusadi delicatezza . Convinta della bontà delmetodo preventivo, affrontò sacrifici an-che gravi purché tutti e cinque i suoi figliricevessero educazione salesiana negliistituti di Don Bosco . Non solo, ma inco-raggiò a fare altrettanto numerose sueamiche e conoscenti . Seppe pure spin-gere i figli a impegnarsi nel sociale, ap-provando i loro impegni associativi conintuito non comune .

SALARIS BARRACU GIOVANNA MARIACooperatrice t Santulussurgiu (OR) a 86anni

Madre di una suora FMA, era solita dire :«Anche se nel mio matrimonio avessifatto nient'altro di buono, sono contentadi aver donato una mia figlia al Signore » .Ma fu anche madre adottiva per due sa-cerdoti, oggi missionari in India e Kenya .Partecipava aue attività del suo CentroCooperatori, assidua fino agli ultimi mesidella sua lunga vita, con impegno e dedi-zione . Seppe far conoscere Maria Ausi-liatrice e Don Bosco nel suo ambiente,promovendo l'apostolato della preghiera .

SEU sac. GIOVANNI Salesiano t Roma a74 anni

Da giovane imparò a Cagliari il mestieredi sarto, e maturò spiritualmente nelle filedell'Azione Cattolica divenendo anchedelegato aspiranti. Ma lui stesso aspiravaa qualcosa di più, e quasi trentenne ap-prodò alla Congregazione salesiana de-ciso di diventare missionario . Fu infattiinviato nel Brasile, dove fu a lungo diret-tore e parroco, a Barcelos, Recife, Ma-naus, Porto Velho . Di temperamento for-te, sapeva dominarsi fino ad apparire mi-te. Aveva un facile impatto con la gente,sapeva predicare bene, organizzare lagioventù, e realizzò opere durature. Tra-scorse gli ultimi due anni a Roma, dispo-nibile come confessore e ricercatissimodai penitenti.

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P . del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione» .

(luogo e data)

(firma per disteso)

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Borsa: Don Bosco, a cura di N .N ., Ber-gamo L . 1 .000 .000Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e chiedendoprotezione per vivi e suffragio per familiaridefunti, a cura di N .N ., Vicenza L . 500 .000Borsa: Maria Ausiliatrice, chiedendo unagrazia che mi sta a cuore, a cura di N .N .,Bresso (MI) L . 300 .000Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in memoria di mio marito nel 18'anniversario della morte, a cura di MonesiElda, Grosseto L . 250.000Borsa : Don Filippo Rinaldi, in ringrazia-mento e chiedendo ancora grazie, a curadi N .N ., Varese L . 200 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringrazia-mento e chiedendo ancora protezione, acura dei Coniugi Giacchetti, Roma L .150 .000Borsa : Don Bosco, in ringraziamento echiedendo protezione, a cura di MesiniVanda, Modena L. 110 .000Borsa : in memoria di Don Giovanni Vac-chini, a cura dei genitori di alunni delCollegio Sales . Morgando, Cuorgné (TO)L. 105 .000Borsa : Beato M. Rua e Papa Giovanni, insuffragio di Lodovico Fontana, a curadella moglie e dei figli, Pesaro L . 100 .000Borsa : Don Luigi Cocco, in memoria, acura di una persona riconoscente L .100 .000Borsa : in suffragio dei miei cari defunti, acura di N .N ., Vigone (TO) L . 100 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco e S. Domenico Savio, per graziaricevuta e chiedendone altre, a cura diN .N ., Cuneo L . 100 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in memoria e suffragio di LelioCantamessa, a cura di Gabbio Andrea,Priocca (CN) L . 100 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in memoria di Luciano Magnetti, acura degli amici, Torino L . 100 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, per grazie ricevute e chiedendoprotezione, a cura di D .R ., Pessione (TO)L. 100 .000Borsa : Cuore Immacolato di Maria eAlexandrina, a cura di Carlesso Mary L .100 .000Borsa : Divina Provvidenza, a cura di Bo-glione Francesco, Torino L. 100 .000Borsa : Don G. Loss, nel 50' di sacerdozioe 60' di vita salesiana, a cura di parenti eamici, La Spezia L . 100 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di Ca-rtellino Angela, Cuneo L. 100 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringrazia-mento, a cura di Meliga Grato, Tavigliano(VC) L . 100 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione e in suffra-gio del cognato Angelo Gorla, a cura diBramati Luigia, Monza (MI) L . 70 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . DomenicoSavio, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di Nicola Maria . Ver-zuolo (CN) L . 60 .000Borsa : S . Giovanni Bosco e S. Anna, perpromessa fatta, a cura di Castagno Mar-gherita, Collegno (TO) L . 60 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento per grazia rice-vuta, a cura di Allario Mario, Alba (CN) L .60 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBosco, S . Domenico Savio, proteggete imiei figli e nipoti, a cura di N . N ., VercelliL 60 .000Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,per grazia ricevuta, a cura di Spini Sorel-le . Morbegno (SO) L . 60 .000

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Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, per ringraziamento e protezionealla famiglia, a cura di Parlani Giorgina,Bologna L . 55.000

BORSE DI LIRE 50.000

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringrazia-mento e invocando protezione, a cura diMartini Lena, TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice, invocandoprotezione, a cura di Spartà Diego, CI-giate ComascoBorsa : Maria Ausiliatrice, invocandoprotezione, a cura di Camera Ninì, Silvanod'Orba (AL)Borsa : S . Cuore di Gesù, Maria Ausilia-trice, Santi Salesiani, in memoria dei mieidefunti, a cura di Cavallero Angela, San-remo (IM)Borsa : Don Bosco, ringraziando per laguarigione del fratello Giuseppe, a cura diBesozzi Gonella Maria, CastelveccanaBorsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, a cura di N .N ., Calosso (AT)Borsa : S. Giovanni Bosco, in ringrazia-mento, a cura di T .G., AstiBorsa : S . Giovanni Bosco e S . DomenicoSavio, in ringraziamento, a cura di N .N .Borsa : in suffragio di Peretti Guglielmo, acura di Peretti Buffa, Barge (Cn)Borsa : Mons . Versiglia e Don Caravario,ringraziando e invocando protezione, acura di Allione Tina, Moncalieri (TO)Borsa: in suffragio di Sebastiano Mollo edi Maria Dalberto, a cura di T . T .Borsa : Sr. Teresa Valse Pantelini, a curadi R . G ., TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e Don F . Rinal-di, a cura di Maria Irma Nicola, TorinoBorsa : S . Giovanni Bosco, per grazia ri-cevuta, a cura di Stardero Paolina, Vinoso(TO)Borsa: in memoria della sorella Sr. LuciaFMA, a cura di Stardero Paolina (TO)Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di Barrera Angiolino,exallievoBorsa : Anime del Purgatorio, in suffragiodei miei defunti e invocando protezione, acura di N . N ., ImperiaBorsa: Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di Mombellardo Enri-chetta, TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco e S . Domenico Savio, invocandoprotezione, a cura di Francia Rita in Bac-co . TorinoBorsa: S. Giovanni Bosco, in memoria esuffragio di mio marito, a cura di N . N .Borsa: S. Giovanni Bosco, in memoria esuffragio di mio padre, a cura di N .N .Borsa: Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, Papa Giovanni, in memoria e suf-fragio di mio marito, a cura di CaglieroMaria, TorinoBorsa : S . Cuore di Gesù, Santi Salesiani,in memoria e suffragio di mia mammaAnna, a cura di Casella Maria, TorinoBorsa : in memoria e suffragio di PierfeliceSereno, a cura della zia Ingignoli Quinta,Sagliano Micca (VC)

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, implorando protezione e graziaperla moglie, a cura di Schiavino Battista,AstiBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, implorando protezione per lamamma, a cura di Schivino Carla, AstiBorsa : Maria- Ausiliatrice e Santi Sale-siani, per ottenere guarigione e aiuto, acura di Cavina Filippo . Maileo (FI)Borsa : S. Domenico Savio, invocandoprotezione per i bimbi, a cura di N .N .Borsa : Mons. Cimatti, a cura dell'exallie-vo Cav . Uff. M' Aldo Ruppen e famigliaBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, per grazia ricevuta e invocandoprotezione, a cura di piccinni Fausta, Ve-ronaBorsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio deimiei defunti e per protezione per i mieifigli, a cura di Storato Livia, Brendola (VI)Borsa : Don Bosco, a cura di N . N .Borsa : S. Giovanni Bosco e S . DomenicoSavio, invocando grazie. a cura di LentiniV. Anna, Favara (AG)Borsa : S. Domenico Savio, per intenzioniparticolari, a cura di Gallone Romolo,Fossano (CN)Borsa : Maria Ausiliatrice, per grazia ri-cevuta e in suffragio dei cari defunti, acura di N .N ., Roccavione (CN)Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di Che-sta Lucia, Gaiola (CN)Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, per grazia ricevuta e chiedendopreghiere, a cura di Piacentini Guglielmo,RomaBorsa : Don Bosco, in ringraziamento, acura di Siracusa Maria, Barcellona (ME)Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco, Sr.Palomino, a cura di Caretti Maria, Du-menza (VA)Borsa : Maria Ausiliatrice e S. DomenicoSavio, a cura di Cantoni Jolanda, UdineBorsa : Mons. Cimatti, a cura di MorandoTeresa, Mede (PV)Borsa : Giacomo Ressico e Giovanni Ca-puzzo, sacerdoti salesiani educatori, inmemoria . a cura di Secco Luigi, VEBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, a cura di Spini Cesarina, Morbe-gno (SO)Borsa : Maria Ausiliatrice, aiuta mia ma-dre, a cura di Dallatomasina Romano,Dietikon, SvizzeraBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandoprotezione, a cura di B .M .Borsa : Don Bosco, nel 28' compleannodel figlio . a cura di Cesta ved . Bracchi,TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, proteggete le nostre famiglie, a cu-ra di G G ., Rep . S . MarinoBorsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco, proteggete le nostre famiglie, acura di G.G ., Rep . S . MarinoBorsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, per grazia ricevuta (posto di la-

voro) e implorando protezione, a cura diPiecut Carlo, Roma

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,per ottenere una grazia, a cura di N .N .Borsa : Maria Ausiliatrice e S . DomenicoSavio, ringraziando e invocando prote-zione e in suffragio del papà, a cura diTamagna Alfonso, Lissone (MI)Borsa : Beato M . Rua,invocando specialeprotezione in questo momento, a cura diPerrone Dorotea, Nardò (LE)Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di DeSandre Teresa, PadovaBorsa : S . Domenico Savio, per grazia ri-cevuta, a cura di Scuderi Carmela, Re-galnaBorsa : S. Giovanni Bosco E Papa Gio-vanni, a cura di Cattaneo Agnese, Ma-lonno (BS)Borsa: S. Antonio, a cura di Stefani DonAntonio, Tezze Valsugana (TN)Borsa: Anime del Purgatorio del miopaese, a cura di Stefani Don Antonio,Tezze Valsugana (TN)Borsa: S . Giovanni Bosco, S . DomenicoSavio, a cura di Calza Angelo, Cizzolo(MN)Borsa : S. Domenico Savio, perché miofiglio nasca sano, acura di PellicciariPaola, TriesteBorsa : S. Teresa del B . Gesù e MammaMargherita, a cura del Laboratorio Mam-ma Margherita di MessinaBorsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,ringraziando e ancora invocando prote-zione, a cura di Rinaldo Antonio, MarsalaBorsa : Don Bosco, per le missioni sale-siane, a cura di N .N ., Borgomanero (NO)Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a cura di Cerutti C .G ., Borgoma-nero (NO)Borsa : Maria Ausiliatrice, in memoria deimiei defunti, a cura di N .N ., GozzanoBorsa : Don Bosco, a cura di N .N ., Bor-gomanero (NO)Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,invocando protezione, a cura di CozziCarlo, Nerviano (MI)Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, ringraziando e invocando prote-zione, a cura di N .N .Borsa : S . Cuore DI Gesù, Maria Ausilia-trice, Don Bosco,invocando grazia . a cu-ra di Cipelletti A . Maria e Claudio, SestoCalende (VA)Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,in memoria di Pietro Liori e invocandoaiuto per grave problema, a cura di LoddoGiovanna, CagliariBorsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, insuffragio dei miei `defunti e invocqndoprotezione, a cura di Aniello Cipriano,VeneziaBorsa: Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,in suffragio dei genitori e parenti, a curadi Guerinoni Piera, Ponte Nossa (BG)Borsa: Maria Ausiliatrice, in memoria deimiei defunti, a cura di Rossi Benedetta,Vicenza.

Per le nuove Borse Missionarie, a partire dal pros-simo aprile l'offerta minima sarà di lire 100 .000 . Grazie.

∎ BOLLETTINO SALESIANO • 1 FEBBRAIO 1981 ∎ 35

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Spediz. in abbon . postale - Gruppo 2° (70) - 1 • quindicina

AWISO PER ILPORTALETTEREIn caso diMANCATO RECAPITOinviare aTORINOCENTRO CORRISPONDENZAper la restituzione al mittente

Il libro, un tascabile di taglioslanciato, è tratto dai 19 volumidelle Memorie Biografichedi S . Giovanni Bosco .In 35 agili capitoli, di pochepagine ciascuno, sono narratiepisodi e circostanze della vitadel Santo : fatti noti e meno noti,tutti però significativi .A distanza di un secolo dallasua morte, viene proposta unarilettura della vita di Don Bosco,destinata alla grandeFamiglia Salesiana : Salesiani,Figlie di Maria Ausiliatrice,Cooperatori ed Ex-Allievi .

L . 3200