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QUESTI GIOVANIAbituateli al pensiero dell'aldilà

ITCT'AGONISTIZatti, parente di tutti i poveri

NELL'AZIONEBRASILE. Dove un giorno c'era

padre GoisCILE. Intrinsecamente perversiECUADOR . Volontarie perchéFILIPPINE . La parrocchia sulle im-mondizie

9GERMANIA. I piccoli cantori di

Ensdorf 41IRAN. E' in arrivo 40ITALIA. Il Pier Giorgio di don Co-

lazzi 35Campo scuola di giornalismo 40Sanluri 75 anni dopo 41L'Oscar Don Bosco premia mille ra-

gazzi

41POLONIA. E' morto mons . Baraniak 40

STORIA SALESIANAAnche Don Bosco quel giorno

scoppiò a piangere

36

R RICH

Lettere al BS

2< BS» Risponde 10Libreria 35 e 38Ringraziano i nostri santi 39Dal mondo salesiano 40Preghiamo perì nostri morti 42Solidarietà missionaria

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Serv zio di copertina, pag . 3Foto di Teresio Chiesa

INSERTO365 giorni con Don Bosco

11-34Un calendario per la Famiglia Sa-

lesiana, con i volti di Don Bosco,i Maria Ausiliatrice, dei giovani -€ tanti giovani - che sono il cuoredella Famiglia Salesiana . Per averlosott'occhio, appeso a un piccolochiodo in un angolo di casa, tra lecose care .

Stimolato dalla vostra domanda : «Checos'è per me il BS?», desidero avanzareuna critica che però ritengo costruttiva .Sono un giovane ventenne, e pur avendosempre sottomano il BS lo leggo poco ; mavedo che anche altri giovani preferisconoaltre letture . Perché?Credo per questo: nel BS manca uno

spazio dedicato ai giovani . Sono interes-santi molte notizie che pubblicate, mapenso che vi rivolgiate più a lettori adulti,ai genitori, agli educatori, a tutta la Fami-glia Salesiana, però . . . da una certa età insu. Ora nella Famiglia Salesiana ci siamoanche noi giovani.

Dateci più spazio, articoli più vicini ainostri interessi, rubriche, lettere . . . nostre .

Alviano Pezzin - Torino

Fra le tante lettere giunte in questi mesi,questa di Alviano è l'unica critica . Siaperciò la benvenuta .

Alviano non chiederà certo al BS di tra-sformarsi in una generica rivista giovanile .BS - va detto subito -parla dei giovani,ma di per sé non parla aî giovani: suoscopo è informare gli Amici di Don Bosco,indipendentemente dalla loro età, sullarealtà salesiana nel suo farsi giorno pergiorno. Nelle sue pagine già troppo scarseriuscirebbe difficile creare sezioni appo-site, riservate -per stile, contenuti, im-postazione -ai giovani in quanto tali.

Allo stesso modo altri lettori avevano inpassato suggerito pagine per i ragazzi, odi altro genere . Ora riviste che affrontinoquesti argomenti esistono già, anche incampo salesiano. Conviene che BS ri-manga fedele alla formula e alla missioneche Don Bosco gli ha affidato .

E d'altra parte c'è da pensare che i gio-vani (o meglio un certo gruppo di giovani),nella misura in cui maturando voglionoresponsabilizzarsi del progetto apostolicosalesiano, troveranno BS di loro crescen-te interesse.

PUBBLICATE QUESTA

Dice la circospezione e le precauzioncon cui I bambini dovrebbero affacciarsalla complicata vita di oggi,

(L. S. - Genova)

Rivista della Famiglia Salesianafondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale d'informazionee cultura religiosa

Direttore responsabile:DON ENZO BIANCOCollaboratoriSr. Giuliana Accorsero - Pietro Ambrosio - Te-resio Bosco - Carlo De Ambrogio - Sr. Elia Fer-rante - Jesús MélidaFotografia: Antonio GottardtArchivio salesiano: Guido CantoniArchivio Audiovisivi LDCFotocomposizione e impaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa: Officine Grafiche SEI - Torino

Autorizzazione delTribunale di Torino n . 403 del 16-2-1949

PER RICEVERE IL BSII Bollettino Salesiano viene inviato gratis- ai componenti la Famiglia Salesiana- agli amici e sostenitori delle Opere di sanGiovanni BoscoLe richieste vanno inoltrate alla Direzione o al-l'Ufficio Propaganda (vedi sotto) .il grazie cordiale di Don Boscoa chi contribuisce alle spese per il BS o aiuta leOpere Salesiane nel mondo .

PER IL CAMBIO DI INDIRIZZOComunicare, insieme con il nuovo, anche l'in-dirizzo precedente.

COLLABORAZIONEa Direzione sollecita a inviare notizie e foto

riguardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegnaa pubblicarle secondo lo spirito e le possibilitàdel BS.

IL BS NEL MONDOll BS esce nel mondo con 34 edizioni nazionali(in 19 lingue diverse, con tiratura annua di oltre10 milioni di copie) in : Argentina - Australia -Austria - Belgio (In fiammingo)-Bolivia-Brasile- Cile - SS Cinese (a Hong Kong) - Colombia -Ecuador - Filippine - Francia (e paesi di linguafrancofona) - Germania - Giappone - Gran Bre-tagna-India (in inglese, più le edizioni minori inlingue locali) - Irlanda- dalia - Jugoslavia (edi-zioni in croato e sloveno) - BS Lituano (edito aRoma) - Matta - Messico - Perù - Polonia - Por-togallo- Repubblica Dominicana (per le Antille)- Spagna - Stati Uniti - Tha€landia - Venezuela .

NDIRIZZIDirezione e Amministrazione:Via della Pisana 1111 - Casella postale 9092 -

00100 Roma-Aure€io .Telefono (06) 64 .70 .241 .Ufficio Propaganda:Arnaldo Montecchio - Via Maria Ausiliatrice 32 -

10100 Torino .elefono (011) 48 .29 .24 .

Agli Amici che aiutaanle opere e missioni salesianesi comunica Che dallo corsoè stato a seguito iln;:,-,V0

NUMERO DI CCPAUTOMATIZZATO: 46 2002

sempre intestato aDirezione Generale Opere Don

Bosco - Rorna.

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EDUCHIAMO COM DON BOSCO

I ragazzi hanno diritto a formarsi una visione completa --e non solo «terrestre» - dell'esistenza umana. Evitarecerti argomenti non li aiuta a crescere . Don Bosco educò isuoi giovani col pensiero delle «verità eterne» . E noi?

N el 1875 il card . Giuseppe Berardiandò un giorno a visitare Don

Bosco. E Don Bosco riferì poi dellavisita nella «buona notte» ai suoi ra-gazzi, come era solito fare, perché ri-teneva che i ragazzi dovessero venireinformati sugli avvenimenti impor-tanti di famiglia .

«Il Cardinale è venuto apposta aTorino ---- disse - per vedere Don Bo-sco e l'Oratorio. Io l'ho portato a ve-dere le rarità principali di Torino, dicui si mostrò tanto contento . Tra glialtri luoghi siamo stati al camposanto .E ne ammirò l'ordine, i lavori, i mo-numenti, i marmi» .

Di qui Don Bosco prese lo spuntoper una riflessione. «Quante memorierisveglia mai al cristiano il camposan-to! Il vedere radunati ricchi e poveri,giovani e vecchi, dotti e ignoranti . . . Làè la città di tutti!»

Ed ecco il discorso esplicito sullamorte, «E' inesorabile, la morte . Tuttidobbiamo sottostare alla falce di quel-la brutiaccia. Non ci pensate mai, carigiovani? Oh, questo pensiero si rendapure tra noi familiare, e tenete ben amente che colui il quale vuole passarebene il suo ultimo istante in questomondo, bisogna che viva bene .. .» .Don Bosco aveva il coraggio di

parlare senza mezzi termini delle«verità eterne», come si chiamavanoallora, ai suoi ragazzi . L'argomentoera affrontato in forma sistematicadurante gli «esercizi spirituali» cheogni anno, prima di Natale o dellaSettimana santa, si tenevano per tuttii ragazzi dell'Oratorio . Ma anche du-rante quel particolare «ritiro mensi-le» che allora andava sotto il nome

esplicito di «esercizio della buonamorte». Doveva trattarsi di cosa seria,se un autore di quel tempo la propo-neva così: «Scegliete un giorno delmese per disporvi alla morte, e appli-catevi seriamente in tutte le vostreazioni come se quel giorno dovestemorire » .e Diceva a volte Don Bosco ai suoi

ragazzi : «Ricordatevi che, volere o no,verrà tempo in cui io e voi dovremotutti morire» . Questo richiamo quasibrutale, non avrà riempito di pensierifunesti la fantasia dei ragazzi, non liavrà gettati nello scoraggiamento?Pare proprio di no. I ragazzi uscivanodalle riflessioni sull'aldilà con un'al-legria straripante, e tornavano allaloro vita di scolari con ottimismo erinnovata buona volontà . E c'eranobuoni motivi . . .

Don Bosco considerava l'ideadella morte come «lo svegliarino, checi rammenta il gran pensiero dell'ani-ma». E il pensiero dell'anima consi-steva nel voler vivere nella grazia diDio. «Ciò che turba le anime - dicevaDon Bosco - è essere in disgrazia diDio: togliete il peccato, e la morte nonfa più paura» .

E parlando ai ragazzi : «Viviamo orada buoni cristiani, affinché possiamotrovarci tutti raccolti in cielo, dove piùnon si muore e dove sarà per sempresbandito il dolore e il pianto» .e Alla base di tutto stava un chiaro

discorso di fede. Nel 1856 Don Boscodiede ai suoi ragazzi sette «buonenotti» consecutive sul tema : «Perchédobbiamo tenere per fermo che Diovuole darci il Paradiso» . Tra l'altro

disse loro : «Perché Dio ci amò da tuttal'eternità, ci comandò di amarlo sopraogni cosa, proclamò essere questo ilprimo di tutti i comandamenti, ci fececonoscere che la carità verso il prossi-mo è una cosa sola con l'amore di Dio .Non tutti possiamo fare grandi coseper la gloriaa di Dio, ma tutti possiamoamare. Bàsta volerlo» . ..

• Don Bosco infondeva nei suoiragazzi una grande fiducia nell'aldilà .«Se sarai buono - diceva a volte aqualcuno - ti terrò preparato un belposto in Paradiso» .

Ha raccontato un suo allievo deiprimi tempi : «Don Bosco aveva do-mandato al Signore un posto in para-diso per diecimila dei suoi giovanetti .E soggiungeva che l'aveva ottenuto, aun patto : che non offendessimo il Si-gnore. "Miei figlioli ---- ci diceva -,saltate, correte, giocate, schiamazzate,ma non fate dei peccati, e il vostro po-sto è sicuro in paradiso ".

«Noi - racconta ancora quell'al-lievo - vedendo che i suoi giovaniandavano crescendo di numero, glidomandavamo se fosserosufficientidiecimila posti . Allora soggiunse cheavrebbe chiesto al Sigwore-«un locale -più grande . . . » .

Infatti qualche anno più tardi dice-va ai ragazzi di aver ottenuto un postosicuro per «tante centinaia di migliaia»di suoi figli. E aggiungeva sorridendoe minacciando col dito : «Guai a chimancherà all'appuntamento!»

• Il pensiero della morte era perDon Bosco un pensiero di vita. Anzi,d'una pienezza di vita. Il suo realismocristiano lo portava a dire : «Bisognaoperare come se non si dovesse moriremai, e vivere come se si dovesse morireogni giorno» .

Per conto suo impegnava ogni mo-mento nell'agire con la massima in-tensità . Di fronte alle difficoltà e alleprove diceva : « Un pezzo di paradisoaggiusta tutto» . Chi lo esortava aprendersi un po' di riposo si sentivarispondere : «Mi riposerò in paradiso» .E per confortare i primi salesiani im-mersi come lui in un lavoro este-nuante: «Le nostre vacanze le faremoin paradiso»,• Piedi in terra, e cuore in cielo .

Così doveva essere per lui, e anche peri suoi ragazzi . Ormai vecchio, tre anniprima della morte Don Bosco confi-dava con tutta franchezza a donFrancesco Cerruti : «Una delle maga-gne della pedagogia moderna è il nonvoler più parlare dei novissimi» .• Insomma Don Bosco da vero

educatore cristiano non impoverivaper false paure nei suoi ragazzi la vi-sione dell'esistenza, ma attraverso lacertezza della morte e la prospettivadelle realtà future li educava a unavita buona, serena, positiva . E noi?

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Si è aperto in Argentina il processo per la causa di beati-ficazione del coadiutore salesiano Artemide Zaffi . Italianodi nascita, era emigrato da ragazzo in America diventandoargentino di cittadinanza e di adozione. Gli hanno dedi-cato un monumento in una piazza della città . Lo hannodefinito «parente di tutti i poveri». E quanto ha fatto inquarant'anni di lavoro a capo dell'ospedale di .Viedma staa dire che la definizione è pienamente azzeccata .(Condensato dal volume di Raul A . Entraigas, El parientede todos lo pobres, Buenos Aires 1960 . Prima parte) .

gotto e parte. Artemide è un ragazzoalto e magro, allegro e pensieroso .Nessuno suppone che questo pove-raccio spinto in esilio dalla fame ungiorno farà parlare di sé .

Ci pensi bene prima! A BahíaBianca c'è lo zio, e c'è lavoro. II babbomette su una bancarella al mercato,Artemide lavora per qualche giorno inun albergo ma poi va a fabbricaremattoni e piastrelle. Ci si barcamena .

Alla domenica tutti in chiesa. C'èuna chiesa lì vicino, tenuta dai sale-siani . Sono tutti italiani, Artemide hal'impressione di essere tornato a Bo-retto. Ogni ora libera dal fabbricarepiastrelle, la passa in compagnia dipadre Carlo Cavalli, uomo semplice eciarliero . Lo aiuta a mettere ordine inchiesa, lo accompagna a visitare imalati . Così gli frulla in mente un'i-dea: « E se diventassi anch'io sacer-dote, per dedicare tutta la vita al benedel prossimo?»

Don Carlo dice che sarebbe possi-bile, e va a parlarne ai genitori . Nericeve una risposta di fede: «Se è vo-lontà di Dio, segua pure la chiamatadivina. Ma ci pensi bene prima dicompiere il passo, perché non ci pia-cerebbe un giorno vederlo tornarecon le pive nel sacco » .

Nell'anno 1900 i salesiani d'Argen-tina hanno riunito tutti i giovani aspi-ranti al sacerdozio in un'unica casa, aBerna!. Artemide --- 19 anni, lungo esnello, con piedoni grandi (numero45) come per camminare il mondo inlungo e in largo, e con manacce comeper distribuire a tutti in abbondanza- andrà a Bernal. La mamma lo ac-compagna, lo presenta al direttore :«Padre, eccole mio figlio . E' abba-stanza buono, e credo che sarà obbe-diente. Ma se non si porta bene, lechiedo che dia di mano al bastone» .

1 . Un povero ragazzofallito e spacciato

Casa. Zatti, a Boretto (Reggio Emi-lia). La mamma è andata al lavoro incampagna; del piccolo Artemide siprende cura una sorellina giudiziosa .Lui dorme. Ma poi si sveglia e comin-cia a strillare . E la mamma non arriva .La sorellina gli canta tutte le ninnenanne che sa, ma Artemide strilla an-cora di più . Forte della sua esperienzacon le bambole di pezza, la sorellinaintuisce : ha fame! E nella stalla c'è lamucca .. . La piccola prende il fratelli-no in fasce, lo porta nella stalla, loaccosta alla mucca . Sì, il piccolo Ar-temide aveva proprio fame, e ora siriaddormenta tranquillo .

A quattro anni anche Artemide vain campagna: a lavorare come sa . Incasa le bocche sono tante e le entratepoche. Qualche classe elementare, poia nove anni è messo a giornata . Sti-pendio venti lire all'anno, Levata alletre, una fetta di polenta, e via neicampi. Ma a fine settimana, quandotorna a casa, Artemide ha sempre unbuon pacchetto di dolciumi che lapadrona ha cotto al forno per lui . E lasua gioia più grande è vedere i suoisette fratelli, più piccoli e più grandi,che divorano tutto allegramente .

Così fino a 16 anni, quando il fasci-no dell'America per la famiglia Zatti sifa irresistibile . Là c'è da fare fortuna .C'è già uno zio in Argentina, che abitain una città in embrione chiamataBahía Bianca : è diventato caposqua-dra degli operai municipali . E gliemigranti sono come le ciliegie, l'unotira l'altro .

Nel 1897 la famiglia Zatti fa il fa-

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[ton » Artemide Zaffi in unatie giunte fino a noi .

elle are fotogra-

Una tosse insistente . Artemide sitrova bene a Bernal: una vita disci-plinata e austera, con ritmi regolariche aiutano a maturare. Scrive a casa :«Sono contento di essere qui . I supe-riori sono buonissimi, e i compagniallegrissimi . Sono quasi tutti italiani .Dite a mamma che non si preoccupiper me». Ma le prove lo attendono alvarco .Ha alle spalle la quarta elementare

frequentata molti anni fa, e deve ci-mentarsi col latino, Grandicello inmezzo agli altri, si presta per tantipiccoli servizi . Diventa presto un fac-totum. A scuola si applica col massi-mo impegno, ma la strada per lui èlunga e accidentata . I suoi voglionolettere lunghe, e lui scrive; da poliglot-ta in spagnolo, italiano, in dialetto, econ qualche parola di latino ; ma è uncimitero di errori. E in fondo a ognilettera, sempre, un buon pensierinospirituale. «Ciò che non serve per l'e-ternità, non serve a nulla » .

Passa un anno, Artemide è più pal-lido, filiforme, Non sa dire no alla fa-tica. Ecco giunge a Bcrnal un giovanesacerdote stremato dal lavoro e ag-gredito dalla tisi . Artemide ha l'inca-rico di assisterlo .

Ai primi di gennaio 1902 gli avveni-menti precipitano : il sacerdote mala-to muore, i compagni di Artemidevanno a ricevere l'abito chiericaie, equella mattina lui è a letto, Ha unatosse insistente, e una febbre che lodivora . «Bisogna cambiare aria»,sentenzia il medico, e decide per unalocalità sperduta sulle Ande, in capoal mondo,

Le pive nel sacco. Con i soldi delviaggio lo mandano alla stazione. Pri-ma passerà a Bahía Bianca, per salu-tare i suoi . Che cosa dirà loro? Mentreattende il treno, lo assale un conato

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violento . Uno spasimo dentro irresi-stibile, e quando riapre gli occhi c'è aisuoi piedi un'enorme macchia rossa .Subito uno spazzino si affretta a co-prirla con segatura.Sangue. Per tutto il viaggio, inchio-

dato al duro sedile della secondaclasse, pensa i suoi sogni infranti . Lesperanze dei suoi cari svanite . Un fal-limento di cui vergognarsi davanti atutti . Le pive nel sacco . E l'incubo diuna morte inesorabile entro pocotempo . . .

La mamma a vederlo scoppia inpianto dirotto. Lo mette subito a letto,e corre da don Carlo . «Non andrailassù sulle Ande - lo rincuora il bra-vo sacerdote -- . Andrai a Viedma do-ve l'aria è buona, e guarirai» . E tirafuori i soldi per pagare il viaggio inbattello .

O non sarebbe meglio, per questopovero ragazzo fallito e spacciato,morire lì in casa, confortato dalla suamamma? Artemide china il capo . I-lagià imparato il valore supremo del-l'ubbidienza. Andrà a Viedma, se Diovuole, a morire .

Ma-i-progetti da-Dio erano_ ben, altri .

2 . ll ragazzo malatodiventa medico

Viedma ha in serbo per Artemide,oltre all'aria buona e alla casa sale-siana, anche una farmacia e un ospe-dale impiantati. nel collegio stesso . E'quanto ci vuole per lui .

Quelle strane appendici all'attivitàscolastica, erano sorte in modo av-venturoso nel 1889, quando Viedmaera avamposto missionario . Operaiabbandonati a se stessi, soldati, av-venturieri, come pure gli indigeni deidintorni, morivano per la mancanzadei più comuni medicinali . Mons. Ca-gliero, capo dei missionari salesiani inAmerica, aveva deciso: bisogna met-tere in piedi una farmacia, Un suogiovane sacerdote, padre E.vasio Gar-rone, un tempo era stato infermierenell'esercito italiano : gli affidò l'inca-rico. Ne venne fuori urlo strano nego-zio, dove i ricchi pagavano, e i poverisolo se e fin dove potevano (a coprireil deficit avrebbero provveduto i coo-peratori salesiani) .

La stalla ospedale . Padre Garronenell'esercito si era fatta una praticac-cia di medicine e malati, e aveva an-che un formidabile occhio clinico . Inmancanza di altro medico nella zona,tutti correvano a lui, e lo chiamavanocon rispetto «dottore » .

Un giorno egli accompagnò il di-rettore del collegio a visitare un ma-lato. Stava in una stamberga, giaceva

L'Ospedale San Giuseppe, accanto alla chiesa (di scorcio a destra), negli anni '30 . Costruito nel1913, l'ospedale sarà demolito nel 1942 .

in condizioni pietose, aveva nessunoche si- curasse. di lui. Aspettava la€porte. «-Possiamo lasciarlo qui?», e idue-sacerdoti-si -erano--guardati-aiegli-occhi. Gli. dissero: «Torneremo», ecorsero da mons . Cagliero .

« Monsignore, qui ci vuole un ospe-dale», II vescovo aveva fisso in mentequel «ricordo » che Don Bosco avevalasciato a lui e ai suoi compagni almomento di salpare da Genova : «Ab-biate cura speciale degli infermi, deibambini, degli anziani e dei poveri, evi guadagnerete la benedizione di Dioe la benevolenza degli uomini» . Ri-spose che sì, bisognava davvero farel'ospedale .C'era una stalla : venne ripulita e

disinfettata . Le suore va sparsero pro-fumo per cacciare l'odore di prima,Un letto, . un materasso, una sedia . . . el'ospedale era pronto . i.n quattro pre-levarono il malato e lo intronizzarono,Un mese dopo egli se ne usciva guari-to, e intanto altri malati avevano po-polato la stalla-ospedale .

L'errore di padre Garrone . Nel1902, quando Artemide giunge aViedma, l'ospedale è cresciuto sotto ladirezione del «dottore » . «Con miagrande gioia scrive subito Artemi-de alla mamma - ho trovato i mieicari fratelli salesiani . Qua€11cf a salute,mi ha visitato il medico, padre Garro-ne, e €ni ha assicurato che tra un mesesarò guarito» . Tutt'e due si erano inginocchiata all'altare dell'Ausiliatrice,e Artemide ha promesso che se potràguarire, dedicherà la vita intera a cu-rare i poveri . Ma ce ne vorranno, dimesi ., .

La tosse continua a scuotere quel-l'esile giunco ; però il riposo, una co-munità accogliente e comprensiva,una vita tranquilla, e un'enorme fidu-cia nel Signore, ao aiutano a superare

lentamente la crisi. Due anni doporiesce già a rendersi utile in farmacia .Nel 1908 emette i voti religiosi, è sale-siano a-tutti-gli effetti -- - -Diventerà sacerdote? Ormai si è re-

so indispensabile nella farmacia, è uninfermiere così provetto che l'ospe-dale non può fare a meno di lui. Poinel 1911 padre Garrone compie l'im-perdonabile errore di morire, e Arte-mide presto si trova solo a capo della«Farmacia da San Francesco » e del-i'«Ospedale di San Giuseppe» .

II peso è schiacciante . E poi bisog€1afare i conti€ con la legge, che anche senon è in grado di provvedere alle ne-cessità dei malati di Viedma, riesceperò a intralciare chi tenta di farequalcosa per loro .

Il superiore salesiano, per° assicura-re l'avvenire dell'ospedale assume unmedico vero, che diventa responsabi-le legale da fronte alle autorità . Ma ilcapo di fatto, e con tutti i connessigrattacapi, sarà lui : Artemide Zatti .

Tn bicicletta . Nel 1.913 viene deciso :si pone la prima pietra per la costru-zione di un nuovo ospedale. I soldiper costruire, verranno. S€ for€nanocomitati, si organizzano lotterie evendite all'asta . E in pochi mesi l'o-spedale è in piedi, non grande, masolido e sicuro .Intanto Artemide ha imparato a

farsi in quattro : dirige, paga il perso-nale, stipula i contratti, compera lattee verdura per i malati, sorveglia lacucina e la pulizia, e se nessuno prov-vede a fare pulizia, afferra la scopa eprovvede lui . La sua fatica maggiore- che io angustierà fino alla morte -,è mettere insieme i soldi per fronteg-giare le spese sempre crescenti .Perché i criteri amministrativi dell'o-spedale sono gli stessi che funzionanoin farmacia : chi ha poco paga poco, e

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I «parenti stretti» di Artemide: gruppo di convalescenti del suo ospedale. C'è anche lui, l'Ultimonell'angolino a sinistra .

chi ha niente paga niente (e questi ul-timi sono i più numerosi) .

Dai suoi registri, nel 1915 risultanoospedalizzati 189 infermi, Perfino dalcarcere gli mandano malati, perchéanche in carcere ci si ammala e l'in-fermeria è insufficiente .

Lui in bicicletta gira da tutte le partiper rastrellare denaro. La gente haimparato a distinguere : se lo vede pe-dalare col camice bianco addosso, èperché va a curare i malati ; ma se hasulla testa un cappello, è perché favisita alla banca o a gente danarosa .

Nel 1914 ha ottenuto la cittadinanzaargentina. Ci teneva, e ne è felice,perché ama la sua seconda patria nonmeno della prima . Ma nell'agosto1915 ha a che fare con la giustizia . . .Un po' di vacanza . Era stato affi-

dato al suo ospedale un prigioniero,perché lo curasse, e costui di notte eraevaso. A qualcuno che in Viedma odiai religiosi non era parso vero di pro-fittare dell'occasione : Zatti viene ac-cusato di « infedeltà nella custodia deiprigionieri». Come se quel compitotoccasse agli infermieri, e non ai car-cerieri .

La gente guarda incredula lo spet-tacolo di Zatti fra gli sbirri, condottoin prigione. E comincia il pellegrinag-gio alla sua cella : ci vanno i suoi con-fratelli, gli infermieri con i convale-scenti, i suoi amici della città, i ragazzidel collegio. Questi ultimi vanno ;Ronla banda in testa, e soffiano neglistrumenti pìù forte che possono perfarsi sentire da tutti .

Tre giorni dopo Zatti compare intribunale. La scena lungo le strade,per andare al sacro tempio della giu-stizia, è suggestiva : tutti corrono avedere quel delinquente scortato dauomini armati di mauser e machete .Lui invece ha in mano il rosario : pre-ga, e sorride, Stessa scena al ritorno,con qualche spettatore in più .Dopo cinque giorni di carcere

(«Avevo proprio bisogno di un po' di6

vacanza»), lo rilasciano, e il suo ritor-no è trionfale .

Intanto davanti all'ospedale è stataaperta una farmacia vera, con un far-macista patentato . Costui vuole che lafarmacia dell'ospedale chiuda . Biso-gnerebbe chiudere davvero, perchénon ci sono i titoli legali per gestirla .Ma allora i poveri dove troverebberole medicine a quel certo prezzo spe-ciale tutto per loro? Zatti ingaggia lalotta: subisce minacce, paga multe, ècostretto a chiusure temporanee, manel 1917 può tirare fuori l'asso dallamanica : è andato a La Plata, ha so-stenutogli esami necessari, e tornacon un ineccepibile diploma di «ido-neo in farmacia» .Respirano tutti? Ogni mattino si

alza alle cinque, se non alle 4,30 . Ac-cende il fuoco, e va in chiesa. Se c'è

ancora nessuno, sì prostra a terra conla fronte sul pavimento, solo davantial suo Dio . Poi fa la meditazione conla comunità, partecipa alla messa,apre l'anima a Cristo che viene nel-l'eucaristia (tutti i giorni fino alla fine,salvo gli ultimi 41 giorni passati in-chiodato sul letto di morte) .

Poi va dai suoi malati : un bel salu-to cristiano, e : «Respirano tutti?«Tutti, don Zatti». «Deo gratias» ; epassa da un malato all'altro per vede-re di che cosa hanno bisogno. Poi dicorsa in refettorio a trangugiare unatazza dì caffelatte : cerca il cucchiaiopiù grosso, per fare più in fretta . Ecorre a soddisfare le richieste dei pa-zienti .

Poi via in bicicletta a curare i millemalati poveri sparsi per la città (lapenicillina, quando sarà inventata, gliraddoppierà il lavoro : per qualche in-fermo ci vorrà un'iniezione ogni dueore) .

A mezzogiorno è pronto, non si sacome, a suonare la campana della suacomunità (suona con devozione, è lavoce di Dio) . Insieme recitano l'Ange-lus, lui con gli occhi chiusi forte,stringendo le labbra e le mani perconcentrarsi . Dopo pranzo gioca abocce con i convalescenti . Gioca conentusiasmo, ci mette tutta l'anima : lofa per il Signore, e vuole farlo bene .

La merenda per tenersi su. Alle dueè di nuovo in bicicletta, e riprende levisite. Torna per la merenda, che nonbisogna tralasciare : serve a tenersì su,a lavorare meglio per gli altri . E poimagari riprende la bicicletta per finirele visite in giro. Oppure s'intrattienecon i suoi degenti, sistema la contabi-lità, ripara qualche piccolo guasto .

Mentre gli infermi cenano, è in far-macia a preparare polverine e porna-

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te. Ma subito dopo rieccolo all'ospe-dale per le preghiere della sera e perun pensiero di buona notte . Raccontai mille aneddoti su Don Bosco, com-menta i santi del giorno (dopo qual-che anno conosce la loro vita a me-moria) .

Prima di cena sbriga la corrispon-denza. © s'intrattiene col personaledell'ospedale, che di anno in annocresce di numero . Dà disposizioni,avvisi, consigli . E col solito cuore, conla più piena partecipazione . Quegliincontri diventano una scuola in cui isuoi collaboratori sì formano e matu-rano alla carità .

Consuma poi la cena con la comu-nità . Quindi un'ultima occhiata ai de-genti, e se non ha più da uscire o altreincombenze da sbrigare, studia me-dicina (non è un praticone superfi-ciale, Zatti ; delle malattie e delle curevuole capire i come e i perché). Op-pure legge. Per la sua anima . Legge levite dei santi e le opere ascetiche, chegli suggeriscono gli esempi e le normeper la sua vita . Fino alle dieci, alleundici di notte . E se non vengono asvegliarlo nel cuore della notte perchéc'è qualche_ inalato grave_ in città dacurare, -dorme il sonno dei giusti fino

---al mattino :Due baffi cespugliosi. Tutti ormai

lo conoscono, nel Vicariato apostolicodi Viedma . Anche se il suo vero nomee cognome rimarranno un rebus pertanti. Sono difficili da pronunciare inspagnolo, e più ancora da scrivere .

Invece di Artemide c'è chi dice Ar-temiro, Artensio, Artemisco ; qualcu-no anche Archimede . Per il cognomeè peggio . Scrivono Sati, Sapti, Sacti . Ipiù istruiti perfino Zatting. Ma ancheZatez o Sates . E i più ossequiosi,Donzati . . .Con lui usano il «don» . Sia che lo

scambino per un sacerdote italiano,sia che gli vogliano rendere onoreequiparandolo --- secondo il costumespagnolo - ai discendenti dei nobilicasati .

Ma questo «don» gli dà fastidio .Dice: «Chiamatemi Zatti, e basta» . Espiega quel suo rifiuto con una stro-fetta rimata di sua invenzione: « Paraostentar el «don», hay que tener algode algodon»; cioè : «Per ostentare il«don», bisogna essere un po' nellabambagia» .

Ma ormai la gente ha deciso che eglise lo merita il «don », perché ai suoiocchi è diventato un personaggio im-portante .

E diventato anche solido e robusto .Due baffi cespugliosi gli conferisconoun'aria burbera, ma non riescono anascondere il suo perenne sorriso .Della tosse minacciosa che duranteanni gli aveva squassato il petto, piùnessuna traccia .

Anzi, il malato incurabile di untempo è diventato ora il medico, deglialtri .(continua)

ENzo BIANCO

T re allieve della scuola « Card.Spellman » di Quito, Margherita

Gómez de la Torre, Teresa Boria eMónica Sevilla, 18 anni, appena con-seguito nel 1976 il loro diploma sonoandate a trascorrere un anno di vo-lontariato nell'Oriente Ecuatoriano . ASevilla Don Bosco, nell'internato chele Figlie di Maria Ausiliatrice hannoaperto per le ragazze shuar, sono stateper un anno le loro insegnanti. Più an-cora, le loro compagne e amiche .

L'intervista è stata rilasciata verso iltermine del volontariato .

Perché siete venute fin qui a SevillaDon Bosco?

Margherita . Il sapere che c'è genteche ha bisogno di noi, la persuasioneche oggi occorrono persone capacinon di dare, ma di darsi .

Teresa. Per il desiderio di rendermiutile, di dare ai miei fratelli qualcosadi ciò che sono.Monica. Mi ero domandata: ho 18

nni, e che cosa ho Patto finora per glialtri? Avevo dovuto rispondere chenon avevo ancora fatto nulla . . .

Margherita, Teresa, Monica, un anno insieme tra gliShuar . Eccole in un'intervista-scandalo (quasi un test, o

uscio socchiuso) per cercar di comprendere quellaortunata porzione di gioventù, che in una società impre-gnata di edonismo si mostra ancora capace di donazione .

Che cosa ha detto a voi quest'espe-rienza di missione?

Margherita . Ho imparato ad amaresenza pretendere il ricambio, a daresenza ricevere .

Teresa. Ho imparato a uscire dalmio guscio per vivere in un arribientenuovo, tra persone diverse .Monica. Credo che mi sarà piutto-

sto difficile ritornare al tipo di vita checonducevo prima. Una vita festaiola,con tanti bei vestiti e tutto il restò .,Non so se riuscirò ancora a spassar-mela, ora che so che da qualche partee e gente che soffré e ha bisogno ditutto.

Chi vi ha spinte a venire in missio-ne tra gli Shuar?

Margherita . La prima a decidersi èstata Teresa . Era qui a Sevilla da diecigiorni, quando mi scrisse raccontan-do ogni cosa. Mi invitò a venire, e sei-no venuta,

Teresa. Mi sono sempre sentita at-tratta dai bisogni della gente povera .Monica . Io non pensavo affatto a

venire. Avevo in programma una: vi-sita turistica agli Stati, Uniti. Marghe-rita mi raccontò della sua decisione, e

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subito sentii nascermi dentro il desi-derio di accompagnarla. Ben conten-ta di essere venuta!

C'erano gruppi giovanili che vihanno stimolato in questa scelta?Margherita . Frequentavo a Quito

dei gruppi sociali, ma a nessuno di noipassava per la mente di venire nell'O-riente Ecuatoriano. Credo che siamole prime, ma non vogliamo rimanerele uniche .

Teresa . Ricordo che una volta conun gruppo del collegio abbiamo visi-tato un quartiere di periferia, il « Bar-rio de Inca », Era la prima volta che miimbattevo con la vera povertà . Da al-lora non ho potuto fare a meno dilavorare per i poveri.Monica . Avevo visto che se si dà

qualcosa alla gente povera, la si fafelice ; e se le si dà molto, la si fa an-cora più felice . Allora pensai : che saràse dessi me stessa, il mio tempo, lamia vita? Ora lo sto constatando .Che cosa provate a vedere il lavoro

dei missionari?Margherita. Finché si resta a Quito

non si può intuire la grandezza del-l'opera che realizzano : bisogna viverequi sul posto .

Teresa. Mi ha impressionato moltocome vivono, soprattutto le suore .Non immaginavo che ci potesse esse-re tanta allegria, che fossero così felicied entusiaste . Non pensavo che fossecosì la «vita di convento» . E capiscoquanto diventa bello poter dare pertutta la vita ciò che sto dando per unbreve anno .Monica. Ho dovuto cambiare com-

pletamente le mie idee . Mi sembrache le suore del mio collegio siano di-

Ragazza shuar con uno splendido maquilla-ge .. . forestale.

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SIAMO ORGOGLIOSE Di' VOILe ;oro ccrrpagnc di colicyu> ,

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pure noi tìefcl- ri ;rr7o .- unclieiodiruttdr'renti di c0!I .-forar-. onncuri : ;j preghi-r i ct,r, tonti nsperm :per l+ . nostre r- ntissi„nar e- C i stiamodwndo tutte ci .r fare . n+ SSlma rrrn5nerd 11 rer}€ r l renJ- oi conto mie drSolito spendi rnio,uri .,~icc di luì incfiVertllr?eìitì i,-rutilio Slnrii*r_ a diven-

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—rso gli altri°' Brio molto urgngl.ue di Vu1 ;;e i

quel che fate .Sra!u

rr : molteaire il vostro esernp o .

rar;az r . sal ~eiancdL (;}WIO '

Verse da queste . Già con questo loroabito bianco, ispirano molta più con-fidenza . E con tutto il lavoro che fan-no, sembrerebbe impossibile chepossano essere così contente, Eppurelo sono.

Che impressione vi fanno le ragaz-ze Shuar?Margherita. Sono piuttosto difficili,

un po' ribelli . E' importante entrarenella loro psicologia, adattarsi a loro,senza pretendere che siano loro aadattarsi a te . Ma poi, appena si rom-pe il ghiaccio e prendono confidenza,allora diventa meraviglioso lavorarecon loro.

Teresa. Sono terribilmente sincere .Al principio ci erano ostili, perché nonandavamo loro a genio . Ma una voltarotto il ghiaccio, sono diventate alle-gre e piene di confidenza . Ci raccon-tano tutti i loro problemi . . .Monica . Io non mi sono presentata

a loro come insegnante, ma comeamica. Ho dato loro un po' di mate-matica, ed esse un po' della loro lin-gua e della loro interessantissimacultura .Tornando, che messaggio vorreste

trasmettere al vostro ambiente?Margherita . Questo, che non ci si

sente realizzati finché non si arriva acondividere la propria esistenza congli altri . Che l'amore vero comincia làdove finisce l'amor proprio .Teresa . Che la vita missionaria meritadi essere guardata con un entusiasmoben maggiore .Monica . Che se a qualche giovane

passa per la mente l'idea di dare unamano agli altri, qualunque siano lecircostanze, non ci pensi due volte .Perché non c'è gioia più grande chetrasmettere agli altri ciò che abbiamoricevuto dal Signore .

Allora, che ve ne pare della voca-zione missionaria?

Margherita . Mi rendo conto che la

mociIian,0

chiamata di Dio è qualcosa di mera-viglioso .

Teresa . Giorno dopo giorno stoscoprendo che offrire la propria vitaal Signore e ai proprì fratelli è subli-me, e coloro che l'hanno fatto sono lecreature più felici della terra .Monica, Che se il Signore mi chia-

masse, non esiterei neppure un istan-te .Questa esperienza tra gli Shuar è

soltanto una parentesi?Margherita. Una parentesi, ma che

dà un valore nuovo alla mia vita .Teresa . Una parentesi, ma sento che

dovunque mi troverò, nella famiglia,nella società, sul lavoro, lascerà in medelle inquietudini per sempre .Monica . Come lavoro diretto in ter-

ra di missione, è una parentesi che sichiude. Ma come impegno, come aiu-to agli altri, non si chiuderà più . Stofacendo un'esperienza troppo forte diciò che è soffrire fame, povertà, mi-seria . Sono sicura che con l'aiuto diDio la mia vita cambierà di direzione,perché non posso più tornare all'esi-stenza tranquilla di prima .

Potendo rivolgere una parola allevostre compagne dello «Spellman»,che cosa direste loro?

Margherita . Ho un milione di paroleda dire, ma voglio sintetizzare tutto intre sole parole: abbiano amore, fede,coraggio .

Teresa . Che dire di sì costa moltoall'inizio, ma poi tutto cambia e sitrasforma in allegria .Monica. Che si è trattato di un'e-

sperienza meravigliosa che tutti do-vrebbero vivere .

(Riduzione dal BS dell'Ecuador)

Teresa, una delle tre volontarie, con il suo ra-gazzo Carlos . Ogni giorno a messa . Insieme.

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Quando Magellano sbarcò da quelle parti, Pasit non esi-steva perché al suo posto c'era il mare . Poi dalla cittàvicina presero a scaricare sulla spiaggia tutta l'immondi-zia, e su quell'immondizia è sorto il quartiere di Pasil . Dadieci anni i salesiani vi hanno un centro giovanile conscuole e laboratori, e ora è stata loro affidata l'intera par-rocchia di trentamila emarginati . Il parroco racconta .

P asil, quartiere di Cebu, sull'isolaomonima. Fu proprio qui vicino

che quattro secoli fa sbarcarono dap-prima Magellano (che scoprì le Filip-pine nel 1521), e poi quel Legaspi chenel 1565 conquistò l'arcipelago perconto della Spagna . Poco lontano sivede ancora, maestosa e solenne, lachiesa di San Nicola, costruita nel1581, una delle prime sorte in EstremoOriente. Insomma è da queste parti ilcentro della storia, della civilizzazionee del cristianesimo filippino .

Stando alle descrizioni di AntonioPigafetta (il primo italiano che, al se-guito di Magellano, mise piede suqueste isole), qui sorgevano spiaggestupende, cosparse di capanne al-l'ombra delle palme di cocco . Lostesso nome Pasil significa «banco disabbia», e fu dato anticamente al po-sto perché era una delle splendidespiagge che orlano le Filippine .

Ma a essere precisi il luogo dovestiamo adesso, ai tempi di cui parlia-mo era alto mare, e le onde si spinge-vano per un buon chilometro oltrenell'entroterra . L'area è stata strap-

pata all'acqua a furia di scaricarvici,per decine di anni ormai, le immon-dizie della città di Cebu . Il quartiere diPasil è nato così, sulle immondiziescaricate, bruciate e livellate .

Le case di cartone . Chi viene in città(e sono tanti) dalle isole circostanti edalle campagne, in cerca di lavoro e diuna vita più confortevole, spesso fini-sce qui sulle immondizie . Le case, secosì si possono chiamare, sorgonocome funghi, appena c'è un po' dispazio libero . Sono fatte di cartone, dilatta, di pezzi di legno, di qualunquecosa si possa trovare e usare . Cresco-no addossate le une alle altre, sen-z'acqua, senza luce, senz'aria, senzaservizi igienici, senza fognature . Gliodori delle immondizie male bruciatesi confondono con quelli di una con-vivenza umana sovraccarica, e for-mano i . . . deliziosi profumi d'Oriente .

Chi arriva nuovo comincia col rovi-stare nelle immondizie, per strapparvibottiglie vuote, stracci, carta, legno,latta, quanto lo sperpero dei ricchidella città ha gettato nei rifiuti. Poi,chi è intelligente e intraprendente, un

jpó alla volta emerge e si fa strada, e sitrasferisce altrove . Ma la maggioran-za rimane li a marcire .Pasil è diverso. Chi per la prima

volta s'inoltra per le vie di Pasil, viscopre caratteristiche che sono innetto contrasto con le altre parti diCebu. Gli altri quartieri, in particolarei sobborghi, spariscono sotto unamorbida coltre di verde . Guardandodalle colline dell'entroterra, della cittàsi vede solo il centro con edifici alloscoperto, e poi qualche palazzo altoche sbuca dal verde qua e là . Ma tuttoil resto appare come un bosco sottocui brulica la vita, con le casettequietamente adagiate sotto il verde .Uno spettacolo incantevole di sere-nità e di pace . Solo il quartiere di Pasilin riva al mare è diverso .

Pasil è sovraccarico di popolazione,al punto che non si trova più un albe-ro o un filo d'erba . Se siete al volantedovete ridurre al minimo la velocitàperché le strade sono ingombre digente, soprattutto bambini . Le stradesono l'unico ambiente in cui la gentepuò muoversi a suo agio : sulla stradasi passeggia, si chiacchiera, si lavora,si cucina, si mangia, si vende e perfinosi dorme,

Più avanzate verso il mare, e più losquallore si fa grande, l'odore stoma-chevole, l'aspetto tetro, la sporciziadilagante. Aggiratevi in questi luoghisotto il sole cocente dei tropici e pre-sto dovrete fuggire col mal di testa elo stomaco in rivolta, Se ce la fate ad

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Nella chiesa parrocchiale di Paso, Il card. Giu-lio Rosate$ firma Il decreto dl nomina del par-roco don Giuseppe Glalme (a destra) .

arrivare al mare, non vi trovate acquapulita e invitante, sabbia soffice ac-carezzata dalle onde e ombreggiatada palme: l'acqua è nera e nauseante,e non cresce un filo d'erba .

Proprio lì, a pochi metri dallaspiaggia, quasi allineati in fila, poveritra i poveri, si ergono (o meglio spari-scono) i 'tre complessi che ci fannobene sperare per il futuro di Pasil : .lachiesa parrocchiale, le scuole ele-mmentari pubbliche, e il Centro giova-nile Don Bosco .

30.000' parrocchiani. Pasil è unadelle più recenti parrocchie affidatealla Congregazione salesiana, Il primomaggio scorso, alle cinque del pome-riggio, il cardinale Giulio Rosales ar-civescovo di Cebu smontava dalla suaauto davanti alla chiesa parrocchiale .C'erano ad attenderlo il nostro Ispet-tore, il vecchio e il nuovo parroco, al-cuni salesiani, una cinquantina diadulti e una manciata di ragazzinisporchi e curiosi. Era la cerimonia diconsegna della parrocchia .

Nel suo discorso il Cardinale si di-ceva felice di affidare la parrocchia anoi salesiani, perché «lavorano per ipoveri e per la gioventù . Basta esserefigli di Don Bosco perché la gente siaspetti grandi cose» . E dimenticavache noi non abbiamo come Don Bo-sco il dono dei miracoli .

La chiesa lì sulla spiaggia è ancorada finire, è senza porte, senza ufficiannessi, senza canonica e perfinosenz'acqua . In compenso è aperta atutti, compreso il vento, la polvere e lapioggia . Lo stesso terreno su cui sorgenon le appartiene . Cristo qui si è dav-vero incarnato nell'ambiente, si è fat-to uno di loro .Attorno a questa miserabile strut-

tura . brulicano all'incirca trentamilaparrocchiani, molti dei quali nonsanno distinguere la destra dalla sini-stra . Eppure è gente semplice, buona,sorridente, amichevole .

L'anno scorso ero tornato a rivede-re l'Italia, e ora sovente mi trovo afare paragoni . Mi accorgo che lì inItalia la gente ha tutto, eppure è in-1 0

soddisfatta, si lamenta sempre, vivecon la rabbia addosso, continuamen-te in crisi e in congiuntura . Qui invece,nella privazione delle conveniebzepiù elementari, grandi e piccoli hannol'aria felice, ridono, scherzano, hannoimparato a non lamentarsi mai .

A suo modo è anche gente religiosa.Non che vadano molto alla messa, mahanno una religiosità spontanea esemplice . Passando davanti alla chie-sa tutti abbozzano uno sgorbio di ge-nuflessione e un segno di croce, anchequelli che non vi entrano mai . Inmaggio, mese della Madonna e mesedelle feste, a sera fanno le loro pro-cessioni cantando e pregando; fannol'offerta dei fiori (flores de mayo) ;fanno novene davanti ad altari im-provvisati lungo le strade, Se il sacer-dote si ,fa vedere, ne sono felici e sisentono onorati; se no fanno da soli,perché nella loro povertà hanno im-parato a fare a meno anche del sacer-dote .

Gli aquiloni . Questa nuova parroc-chia salesiana è nata con tutte le ca-ratteristiche volute dal Capitolo Ge-nerale Speciale salesiano : è parroc-chia per i poveri e per la gioventù ; èmissionaria, è catechetica. In . tuttiquesti campi non c'è limite al lavoro .La scuola elementare da sola ci

offrirà l'occasione di insegnare il ca-techismo a migliaia di giovani poveri(e speriamo di poter raggiungere an-che le loro famiglie) .

Ma è nella terza struttura, nel Cen-tro giovanile, che abbiamo il campo diapostolato più bello e più salesiano .Non è sorto oggi, un salesiano lo ave-vo avviato già dieci anni fa . Per annidon Giovanni Deiana vi ha lavoratocon tenacia, e lo ha tirato su pezzo perpezzo. I suoi fabbricati sono a un solopiano e di legno ; !in perfetto accordocon . ., l'architettura locale . Qui lochiamano «il Bosco», e è diventato ilcentro della vita di Pasil . Offre unosfogo alle esuberanze giovanili, congiochi e campi sportivi ; ha già fornitoaddestramento in meccanica, auto-meccanica ed ebanisteria a centinaiadi apprendisti; ha una clinica gratuita

i poveri; procura un centinaio diorse di studio a ragazzi e ragazze

meritevoli . I sogni sono molti e gran-di, solo la scarsezza dei mezzi ne frenala realizzazione .

Ogni stagione qui ha i suoi giochi,per la fantasia dei ragazzi. In prima-vera, a un certo momento, improvvi-samente il cielo fiorisce di aquiloni .Quando vedo i piccoli e i grandi di-vertirsi con gli aquiloni che si arram-picano in alto, penso alla speranzache si solleva da una realtà troppotriste, penso ai sogni di felicità deicuore umano .

E il volo degli aquiloni mi sembrauna supplica verso il cielo .

FAR POSTOALLO SPIRITO SANTO

Ho visto sull'ultimo BS i tanti e com-plessi preparativi per il Capitolo Generaledei salesiani: mesi di riunioni, commissio-ni di studio e commissioni preparatorio . . .Non sarebbe bene fare un po' di postoanche allo Spirito Santo?

Una Cooperatrice di La Spezia

Certo, Signora : sarebbe un grossoguaio che proprio Lui, il «datore di ognibene», rimanesse fuori . Anzi sarebbe lafine di tutto . Per questo i salesiani prega-no ogni giorno « per il buon esito del Ca-pitolo Generale» .Ma la teologia insegna che in via ordi-

naria li Signore agisce attraverso le causeseconde. Comprese le nostre mani e lenostre intelligenze . Perciò sarebbeugualmente sbagliato e disastroso - inun periodo di cambiamenti rapidi comel'attuale - starsene in panciolle e aspet-tare che tutto piova dall'alto .

Occorre insomma quel realismo propriodi Don Bosco, che consisteva nell'agirecome se tutto dipendesse da lui, e insiemenell'abbandonarsi alla . Provvidenza comese tutto dipendesse dal Signore . E` inrealtà tutto dipende proprio da Lui .Lei può vedere un aspetto di questo

ealismo nel disegno (piuttosto approssi-mativo) riportato qui sotto . Un cammello. . .che questa estate è rimasto appeso intutte le sale in cui si riunivano le commis-sioni precapitolari .

E' un simbolo. Dicono gli americani cheil cammello è un cavallo disegnato da unacommissione di esperti. La tavoletta èsemplice : gli esperti si riunirono allo sco-po di disegnare un cavallo, ma uno ag-giunse una sporgenza, un altro una rien-tranza, un altro una gibbosità, e vennefuori . . . il cammello .

La consapevolezza dei limiti umani c'èstata e c'è . Per questo, mentre si fa tuttoquello che si sa e si può, ci si rivolge alSignore che scrive diritto anche sulle ri-ghe storte . Sarà lo Spirito Santo a far sìche il nostro goffo cammello diventi - seciò rientra nei piani della Provvidenza -un nobile cavallo .

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Uno dei Hbri più fortunati di don Cojazzi, la prima biografiascritta sul «servo di Dio» Pier Giorgio Frassati, è stataristampata a 50 anni di distanza . Molti giovani di una volta,rileggendo, vi si ritrovano . Ma don Cojazzi e Pier Giorgioforse hanno qualcosa da dire anche ai giovani di oggi .

La Società Editrice Internazionale, a ma occasione : forse quando un amico diquasi cinquant'anni dalla prima edizione,ha ristampato un piccolo «classico» : PierGiorgio Frascati -Testimonianze raccolteda Don Antonio CoJazzi (lire 4 .000) . Libroche quando apparve conobbe unastraordinaria fortuna: numerose edizioni,e traduzioni in varie lingue.

I curatori dell'attuale edizione, LuigiBarale e Luciano Guaraldo, hanno pre-messo al testo un'avvertenza :

«li libro, pubblicato la prima volta nel1928,-a-meno-di-tre-anni --dalla -morte -delgiovane Frascati, non pretese di'esseretabiografia-•d i-Pier-Giorgio-(nè-lo-poteva,;a-così breve distanza, anche affettiva, dagliavvenimenti narrati), Fu una raccolta ditestimonianze d'amici, messe insiemenell'onda di commozione suscitata dallamorte, e ordinata dal gran cuore di donCojazzi in un profilo del discepolo scom-parso. Ne venne il primo abbozzo dellasua storia; e qui sta l'importanza del li-bro . . . A distanza di mezzo secolo, quellaserie di testimonianze mostra ovviamentei propri limiti «storici» . . .

«E tuttavia quelle prime testimonianzedi gente oggi in gran parte scomparsamantengono nel loro insieme una tale ca-rica di freschezza, che abbiamo ritenutopossano giovare anche oggi a gettaresprazzi di luce su una figura d'uomo an-cora da scoprire in qualche parte, purnella sua semplicità. (Come nacque, co-me si sviluppò nell'intimo di Pier Giorgioquel fuoco che lo spinse a prendere posi-zione fino in fondo dalla parte dei poveri?Nulla è più misterioso della carità) . . . Que-ste sono le ragioni per cui si è pensato diristampare il libro . . . » .

Piero Bargellini nell'introduzione scri-ve: «Un lutto, un grave lutto familiare, di-ventava, attraverso le pagine di don Co-jazzi, non diciamo una festa, ma un sol-lievo spirituale. Perché la morte di PierGiorgio' era rivelatrice d'una santità, chefino allora era rimasta gelosamente celatanegli atti e nei fatti d'una vita apparente-mente normale, se non proprio medio-cre . . . A don Cojazzi spettava il merito diaver tratto fuori la fiaccola .

«Egli scriveva per risvegliare special-mente nel giovani l'ideale della virtù e l'a-spirazione alla santità . . . non fu che l'ama-nuense, nel raccogliere testimonianze edattestazioni . i l suo libro, tra tanta lettera-tura .atona e chioccia, scosse gli animi eilluminò le menti . E oggi, a cinquant'annidi distanza . . . mantiene il fascino di queltempo,> .

Don Cojazzi . Il mio incontro con donCojazzi --- non ricordo quale ne fu la pri-

Torino mi portò al suo «Gruppo del Van-gelo», in una sala dell'istituto San Gio-vanni Evangelista - fu sconvolgente .Fu un'esperienza nuova . Egli non en-

trava mai in rapporti personali con i gio-vani che andavano da lui, non li sottopo-neva a interrogatori . Era il contrario deiconfessori, dei «direttori di coscienza»che sino allora avevo incontrato . Ponevaspontaneamente i giovani in una posizio-ne di parità . Una volta gli parlai di alcunimiei-problemi-personali ; egli sisi--limitò .a-darmi dei consigli' pratici,ici, molto veloci'Non-era----o-non-voleva-essere---un--prete psicologo .

Viveva al di fuori degli schemi . Fu tra iprimi in Italia a inserire nella celebrazionedella Messa preghiere spontanee in ita-liano, osservazioni, suggerimenti, Anchequando in montagna suonava la chitarra ecantava con i ragazzi, non applicava tantola «tecnica educativa salesiana» per atti-rare i giovani ma obbediva, si sarebbedetto, a un impulso spontaneo tipicamen-te . . . veneto .Non era un problematico . Nei Gruppi

del Vangelo, non affrontava temi storici oteologici, non discettava sulle possibili in-terpretazioni dei testi . Commentava ilVangelo o le Lettere di san Paolo (forse ilsuo libro preferito) con una partecipazio-ne umana che non trovai più in alcun altro

Pier Giorgio Frassatl .

sacerdote . Sembrava che parlasse di fattiappena accaduti, che ci toccavano da vi-cino, in cui tutti noi eravamo coinvolti .

Il libro. La «vita» di Pier Giorgio lascrisse con lo stesso slancio, raccontan-do semplicemente, ma con ardore, quelloche aveva veduto con i suoi occhi, o chegli era stato riferito da altri in cui avevafiducia . Quell'assenza di stile, quel tono di«relazione», quel mettersi da parte perlasciar parlare gli altri, conferiscono allavita di: Pier . Giorgio uno stile . inimitabile . .Ene fanno per chi oggi lo rilegge o lo leggeper la prima volta, un libro unico.La sua rilettura mi ha emozionato

perché mi ha riportato la voce di don Co-jazzi, il suo inconfondibile timbro . E que-sto risultato è tanto più raro - e rivela unagrande maestria - in quanto il libro è unaspecie di lungo collage; è cioè costituitoper la massima parte da citazioni di letteree testimonianze, che ci fanno seguire lavita di questo giovane nei suoi piccoli fattiquotidiani : la famiglia, l'università, la FU-CI, le amicizie, le gite in montagna, il fer-vore religioso, la carità verso i poveri, chefu l'aspetto saliente della sua personalità(e, diciamo pure, della sua santità) .

Non sappiamo come il libro sarà accoltodai giovani d'oggi . Credo che anche ipromotori dell'iniziativa si siano postiquesta domanda e abbiano esitato primadi affrontare l'impresa . Leggendo questabiografia di Pier Giorgio, come altre dipersone morte giovani, poco oltre i ven-t'anni, a volte anche molto prima, mi sonodomandato - e certamente molti altri lohanno fatto - quale sarebbe stata la lorovita se essa si fosse prolungata sino all'etàmatura, alla vecchiaia . Sappiamo peresperienza come è difficile invecchiare,com'è arduo rimanere fedeli alla propriagiovinezza. La vita ti rovescia come unguanto .

Forse però è un errore porsi problemicome questo_ Ogni vita, breve o lunga, ècompiuta il giorno della morte . E quella diPier Giorgio è stata una vita veramentecompiuta nella sua brevità . Ed esemplare,non solo per lo slancio di carità verso ipoveri (forse questo è un aspetto che oggipuò sollevare riserve - anche in campocattolico - da chi giudica superata l'as-sistenza tipo « Conferenze di San Vincen-zo»), ma per il fervore religioso, per lafede senza cedimenti, per la tensione spi-rituale --- questa si veramente ecceziona-le - dall'adolescenza al giorno dellamorte, accettata con piena consapevo-lezza .

RENzo GUASCO

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STORIA SALESIANA

Le sei suore partenti per la prima spedi-zione missionaria delle FMA, non atteserodi arrivare in America per annunciare ilVangelo: cominciarono subito sulla nave,con i 700 emigranti della terza classe . Siportavano dietro ricordi Indelebili, un qua-dro (quasi rubato) di Maria Ausiliatrice cheaveva tutta una storia, e il fazzoletto di DonBosco intriso dalle lacrime dell'addio .In un antico disegno la ricostruzione del momento dell'addio : Don Boscosul .Savole» benedice missionari e missionarie della spedizione 1877, laprima effettuata dalle FMA.

E, l'autunno inoltrato del 1877 .

Il Savoie, una delle navi piùprestigiose del tempo, sta solcan-do l'oceano. E' una delle tantetraversate transoceaniche, peruna nave fra le meglio attrezzate.Tutto intorno, cielo e acqua sem-brano fondersi in pennellate discialbo grigiore, in una foschiadiffusa e inesorabile, Eppure, sevisto dall'interno della nave, que-sto può dirsi -un viaggio eccezio-nale. Fra i passeggeri - oltre 700soltanto in terza classe - c'è uninsolito convergere di 'attenzioneattorno a un piccolo gruppo: 6suore e 17 religiosi . Sono i figli diDon Bosco, Salesiani e Figlie diMaria Ausiliatrice, che naviganoverso l'America, la loro «terra deisogni». Piccoli protagonisti di unvasto disegno della Provvidenza,che ha trovato in Don Bosco il co-raggioso progettista dalle veduteampie e dal cuore ancorato alVangelo .

Per le suore è la prima spedi-zione missionaria, da lungo attesa .E suore e sacerdoti non attendonodi essere arrivati in America macominciano subito la loro attivitàevangelizzatrice, tra quelle fami-—glie di emigranti che con loro af-frontano l'ignoto . Tutti con tante3 6

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speranze, ma anche con tanteamare nostalgie in fondo al cuore .Le mamme, soprattutto, trovanoconforto nel confidare alle suore icrucci segreti e il cocente rim-ianto di tutto ciò che insieme cona patria hanno lasciato alle spalle .Occuparsi degli emigranti . Non

è stato facile l'affiatamento all'i-nizio. Quando l'animo è statoprovato da una sorte avversa alpunto da costringere a lasciare lapropria terra e le persone care percercar fortuna e lavoro altrove,una naturale diffidenza è la primareazione all'invito di aprirsi e co-municare. Ma l'approccio cordia-le delle suore con i piccoli, il sere-no disinteresse dei missionari, su-scitano a poco a poco intorno aloro una corrente di stima e fidu-cia. A ragione Don Bosco avevadato loro il preciso incarico di oc-cuparsi anzitutto degli emigrati .

Le suore si intrattengono con leragazzine e i bambini, li fannocantare e giocare . In quel climafamiliare e comunicativo, i primielementi della catechesi penetra-no e trovano accoglienza ; prestosono coinvolti anche gli adulti . Nelviaggiare così verso la stessa me-ta, ci si trova più portati a solida-rizzare. E' quasi un lembo di pa-

tria che viaggia con loro. E' unosquarcio di luce e di speranza chesplende dentro, mentre all'esternoil monotono scenario di cie-lo-acqua-cielo varia appena i suoicolori con l'avvicendarsi dei giornie delle notti, e col mutare deltempo .

Le suore hanno l'impressione dicontinuare la vita che conduceva-no a Mornese, nella culla del loroistituto ; solo si rammaricano dinon aver portato con sé tante me-daglie e immaginette da regalare .La loro povertà è radicale fino aquel punto, ma la vivono in un'i-nalterabile serenità, accettandoqualunque disagio o privazione .Del resto l'avevano già più o menoprevista e messa in bilancio . . .

Chi ve lo fa fare? Molti passeg-geri, ammirati per quel loro gioio-so stare insieme, attratti dai cantie dalla preghiera che regolarmen-te si leva nella saletta riservata allemissionarie, si fermano ad ascol-tare stupiti . Nei loro volti si leggo-no tanti interrogativi : perchéquella freschezza e quell'entusia-smo, nell'affrontare un'avventuracosì rischiosa? Perché lasciaretutto, senza un tornaconto, senzaprospettive concrete di guada-gno?

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E' il « chi te lo fa fare? », chesorge spontaneo in ogni tempo ein ogni ambiente davanti allospettacolo di operai evangelicipronti e generosi, tanto contra-stante con le consuetudini, lamentalità e gli atteggiamenti deicomuni mortali .

Andate a far guerra . A quelle seisuore giovani e coraggiose DonBosco aveva dato una consegnache non ammetteva mezze misu-re: «Ricordatevi che andate inAmerica a far guerra . . . al pecca-to». Loro sapevano assai bene chela «bomba atomica» per la guerracontro il peccato è anzitutto laforza vincente dell'amore, l'ener-gia incontenibile della grazia diDio accumulata nel cuore e irra-diata attraverso le buone : opere.

E alla scuola di madre Mazza-rello avevano appreso che «l'alle-gria è segno di un cuore, che amainten"satiietite . i l sui Sign re» ..Ch . e .importa-duhqúe -se-il mare-è spes . .so in subbuglio, e sembra volerimporre il suo umore nero a tutti ipasseggeri? Non c'erano a queitempi i prodigiosi sedativi che og-gi leniscono il mal di mare e tuttigli altri guai della vita quotidiana,Eppure le suorine non si lascianosgomentare. Sentono di essereancorate a quell'àncora di sicu-rezza che è Maria Santissima, eogni giorno la invocano «stella delmare» . Dicono la loro fiducia colcanto, e a volte il pianoforte le ac-compagna: «Solchiamo un mareinfido . . . Al sospirato lido Maria cicondurrà!»Sono dunque in buone mani .

A piedi nel buio pesto . Nelle oredella notte, quando il disagio dellanavigazione pare concedere unpo' di sollievo, nella pace profon-da rotta solo dal rollio della nave,il pensiero vola sul mare, a ritroso :torna a Mornese per esempio . . . Esi rivedono le ultime ore con lesorelle, e la semicomica scenadella partenza .

Nella notte piovosa, sferzata dalvento, nessun conducente si sen-tiva di affrontare il viaggio peraccompagnarle al treno . Con ten-doni e coperte fissate a solidi pali,era stata allestita una specie dicarrozza coperta, che pareva l'ar-ca di Noè in nuova edizione ; maper tirarla c'erano solo dei buoi,non certo famosi per la velocità, il

che garantiva una prolungatapermanenza sotto quell'imper-versare di acqua e di vento. E chici sarebbe arrivata, in quel modo,a prendere il treno per Sampier-darena?

Si era attesa un po' di bonaccia ;

ma a mezzanotte non si potevapiù rinviare, e fu necessario met-tersi in cammino a piedi, nel buiopesto, sotto la guida di un bravocooperatore pratico delle strade,venuto a offrirsi insperatamenteall'ultimo momento .

Era stata una piccola avventurain più, all'inizio della grande av-ventura missionaria . Un collaudopreventivo dei coraggio e della fe-de. Un gesto forse emblematico :quel faticoso camminare nel buio,ma portandosi dentro una grandeluce .

«Non sarete subito missiona-rie» . Il filmato delle memorie nonsi arresta, nella silenziosa solitu-dine delle cabine che Madre Maz-zarello ha voluto visitare una peruna all'imbarco, per assicurarsiche alle sue suore non mancasse ilnecessario. Il suo sguardo mater-no si era posato con tenerezza,quasi ad accarezzare ogni cosa ; lasua mano aveva indugiato nel-l'accomodare una seggiola pressoil tavolino, nel tirare una cortina,come per prolungare la sua pre-senza, per fissare la sua affettuosapartecipazione alla vita delle suefiglie, fra le pareti di quel minu-scolo appartamento natante che

le avrebbe ospitate per un mese .Era un «lancio» non indifferen-

te, per una Congregazione ai pri-mordi, quello che madre Mazza-rello stava facendo . Il suo cuoreaveva trepidato nel vederle cosìindifese, così giovani, così sempli-

il «Savoie= nel porto dì Genova. Toccò a questo piroscafo trasportare oltre oceano i missionarisalesiani delle prime spedizioni, per vari anni.

ci pur nel vigore della loro volontàapostolica. Ma sapeva di nonmandarle sole . E sapeva che nonera sola a mandarle . Se l'era ripe-tuto confortata, mentre le andavaabbracciando una per una . Nonera stata lei sola a decidere, ilmandato veniva dall'alto.

E poi c'era stato Don Bosco, ilpadre e fondatore, che si mostra-va sempre più ardito nelle sueopere (e nello stesso tempo sem-pre più facile a intenerirsi, manmano che gli anni e i malanni ag-gredivano il suo fisico), Anche inquella fervida vigilia missionaria,all'Istituto di Sampierdarena, ilbuon padre non si era risparmia-to. La messa celebrata «ante lu-cem», poi in fretta a Genova perl'imbarco, mentre il cielo novem-brino ancora imbronciato noncessava di sferzare con raffiche divento gelido i volti che tanto fa-cilmente si rigavano di lacrime .

Poi ancora qualche incontro ra-pido: un consiglio, un commiato,un incoraggiamento per chi resta,un ricordo per chi va: « Non saretesubito missionarie fra i selvaggidella Pampa e della Patagonia ---aveva detto Don Bosco -; co-mincerete a consolidare il regno diDio in mezzo ai già fedeli, ad av-

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viario fra quelli che lo hanno ab-bandonato . . . » . L'evangelizzazionedi recupero, come si vede, era giàattuale un secolo fa .

Il fazzoletto di Don Bosco . Lacommozione del Santo aveva toc-cato il culmine quando il segnaledella partenza aveva lacerato l'a-ria. Bisognava scendere . Salesianie suore,. tutti i missionari si eranoraccolti in ginocchio attorno aDon Bosco. Il padre aveva alzatola mano per benedirli, ma gli occhigli si erano velati di lacrime, e iltentativo di regalare loro un ulti-mo sorriso si era risolto in un'in-volontaria contrazione dei mu-scoli facciali . Allora si era voltatosubito verso la scaletta, dissimu-lando un rapido gesto per asciu-garsi gli occhi . Ma nel riporre ilfazzoletto in tasca, una sua manoaveva finito per lasciarlo cadere aterra. Suor Giovanna Borgna, lamissionaria che non aveva smessodi seguire con lo sguardo Don Bo-sco, si era affrettata a raccoglierlo,ma poi gli aveva porto con de-strezza il proprio fazzoletto di bu-cato, e aveva tenuto per sé quellodi Don Bosco. Conteneva le lacri-me di un santo .

E un giorno asciugherà non po-che altre lacrime, in America .

Un ultimo lungo sguardo . Al le-vare degli ormeggi, quel separarsirepentino da terra, era stato unostrappo sul vivo. Nel fragore pre-cipitoso e ansimante delle mac-chine, i singhiozzi fino allora re-pressi poterono trovare finalmen-te il loro pieno sfogo. Una speciedi singhiozzo collettivo, un corounanime e doveroso, di cui nessu-no si vergognava . . .

Dalla barchetta, gli accompa-gnatori avevano salutato ancora agrandi cenni, e lanciato un ultimolungo sguardo muto . Dal puntedella nave aveva risposto un ri-chiamo carico'di affetto: «Madre!madre! ». Ma la figura della Maz-zarello si era già tanto allontanata,apparendo ancor più indistintaattraverso il velo delle lacrime .

Poi improvviso, dal pianoforte,sotto la mano decisa di don Co-stamagna, si erano sprigionate lenote di un canto . Poi qualcunoaveva tirato fuori un po' di voce . Ilcanto dapprima `era uscito incer-to, poi man mano più sicuro, de-ciso . Ogni esitazione veniva vinta,i bravi missionari avevano ricu-perato tutta la loro fortezza .38

Il quadro rubato . Ora essi,mentre attendono pazienti che illungo viaggio abbia termine, san-no di essere in compagnia di Ma-ria Ausiliatrice. Anche material-mente, Maria Ausiliatrice fa partedella prima spedizione missiona-ria delle sue figlie . Viaggia con lo-ro per l'America un suo quadro,quello che è stato comunementechiamato «il quadro del miraco-lo», quello che i fedeli anni primaavevano potuto ammirare espostoa Valdocco, quando era avvenutala solenne consacrazione dellaBasilica. Al momento della par-tenza, don Cagliero, nel conse-gnarlo alle suore, aveva dettoscherzando : «L'ho rubato nellasacrestia di Valdocco . L'ho rubatoper voi! »Perché quadro del miracolo?

Era stato dipinto da un artista chesoffriva un grave male d'occhi, epareva condannato ormai alla ce-cità assoluta . Egli era ricorso aDon Bosco, che con la sua manogli aveva guidato il pennello sullatela per i primi tratti, poi lo avevabenedetto. Da allora il malatoaveva ricuperato pienamente l'u-so degli occhi. « Don Bosco ha be-nedetto questo quadro e ve lomanda - aveva aggiunto don Ca-gliero - . Portatelo con voi, e laMadonna vi benedica nel lungoviaggio >' .Anche per questo si può dire

eccezionale la traversata del Sa-voie, che aveva levato l'ancora daGenova il 14 novembre 1877, e il 12dicembre giungerà felicemente alporto di Montevideo, capitale del-l'Uruguay. Le prime missionariestanno per toccare la terra loropromessa, per mezza di Don Bo-sco, dall'Ausiliatrice .

Nei lunghi giorni di cielo-ma-re-cielo la presenza di quel dipintoapre il loro cuore a intendere conpiù distinta chiarezza il richiamomissionario che giunge dalla terradi Colombo . Quel quadro, con labenedizione di Don Bosco, è il«visto» più autorevole di quantine figurino sui loro passaporti .Quei passaporti che avevano datotanto da fare alle suore per otte-nerli, e ai Cooperatori che se neerano voluti occupare di persona .

GIULIANA ACCORNERO

Un precedente articolo sui preparatividella prima spedizione missionaria FMA,«Sei giovani suorine pronte per l'altromondo», e stato pubblicato sul BS di luglio1977, a pag. 25-27,

Giuseppe GiacovazzoDietro la rabbiaEd. Sei 1977 . Pag . 136, lire 2 .500Luciano Radiil voto dei giovani

Ed. Sei 1977 .Pag. 190, lire 4 .000Due volumi della

collana «DossiersSei», due strumentidi lavoro per chi ten-ta di capire i giovanid'oggi in Italia .

«11 voto dei giova-ni», ricco di tabelle edati, inquadra ilcomportamento del-

l'elettorato giovanile italiano dopo l'e-stensione del voto ai diciottenni . Il feno-meno viene collocatone[ più vasto quadrodi riferimento costituito dagli atteggia-menti dei giovani nel sistema «famiglia,scuola, lavoro» .

«Dietro la rabbia», messo insieme da unnotp'giornalista della tv, propone i passisalienti di alcune sue interviste andate inonda nel telegiornale tra febbraio e mag-gio di quest'anno . Interviste a sociologi,filosofi, storici, politologi, sul comporta-mento dei giovani proprio mentre questisfasciavano le università di Roma e Bolo-gna. Ne risulta un documento a caldo, unaricerca a ventaglio di motivazioni, cause,responsabilità e prospettive per il futuro .

E . G . ParrinderLe religioni nel mondo

Ed. Elle Di Ci 1977,Pag. 200, lire 3 .300Gli uomini nelle

varie religioni cerca-no e trovano una ri-sposta ai problemiche la condizioneumana pone alla lorointelligenza e al lorocuore: il significatodella vita, il bene e ilmale, il senso del

dolore, la via per raggiungere la felicità, lamorte e l'aldilà. . . Conoscere le varie reli-gioni - viene a dire l'autore, docente distoria comparata delle religioni - è co-noscere ciò che maggiormente gli uominihanno in comune, e ciò che li spinge avivere insieme il loro comune destino .

Nella sua opera, ricca di illustrazioni e ditabelle, egli affronta i vari culti, i fondatoridelle religioni, i libri sacri e i loro insegna-menti, la situazione attuale delle religioninel mondo. Libro di facile lettura, adattoper un'informazione personale come an-che per la scuola .

Autori variComunicazione e catechesiEd. Elle Di Ci 1977. Pag . 180, lire 2 .600

Dopo un'ampia «introduzione al pro-blema della comunicazione», li volumepassa in rassegna il cinema religioso, lastampa quotidiana, la canzone, la televi-sione, e la letteratura religiosa, visti inrapporto alla catechesi . Un capitolo rias-suntivo è dedicato al linguaggio totale .

C'è il rischio, a . . . leggere questo libro, divedersi costretti a modificare il propriomodo di fare la catechesi .

ecrnso pani3L VOTO

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E Ifl?ÙÌÌH unNONOSTANTE L'INCALZAREDI COMPLICAZIONI

Da tre anni sono inpena per la salutedel mio papà, giàsottoposto per bentre volte a gravi in-terventi chirur<iici-Però ho sempre po-tuto costatare labontà di Maria Ausi-liatrice e dei Santi

salesiani, che da me pregati e supplicati lohanno aiutato a superare le prove controogni previsione umana e nonostante l'in-sorgere incalzante di tante complicazioni .Ultimamente è stato sottoposto a una ci-stoscopia, e io tremavo per l'esito di que-sto esame che poteva rilevare la presenzadi un tumore . Per grazia di Dio, questo èstato del tutto escluso .

Infinitamente grata.Faenza

AdrianaDal Pane

DATEMI UNA MANONELLA PREGHIERA!

Sono sposata da molti anni, ma senzafigli. Da quasi sei anni faccio novene eprego Maria Ausiliatrice e san DomenicoSavio, affinché anche per me si avveri lapossibilità di diventare mamma . Purtrop-po, niente è accaduto, e ciò rattrista moltosia mio marito che me. Perciò vorrei invi-tare qualche persona che ha avuto la gioiadi diventare mamma a darmi una manonella preghiera (l'unione fa la forza), af-finché anch'io, per l'intercessione dellaMadonna e di san Domenico Savio, possatrovare la gioia di un figlio, insieme a miomarito che mi vuole un mondo di bene . Mirivolgo pure alle brave FMA, che tantoaiutano i loro cari nella preghiera . Essepregano certamente meglio di me, la lorospiritualità è più profonda. Prometto una«Borsa di studio missionaria», se anch'ioavrò la gioia di sentirmi chiamare mamma!Grugliasco (Torino)

M. Vittoria Pontici

TUTTO Si RISOLSEPER IL MEGLIO

II 30 novembre 1976 la nostra mamma di83 anni fu ricoverata in ospedale per fortiemorragie. Dopo varie cure, durate a lun-go e risultate vane, i medici decisero dioperarla, previo nostro e suo consenso .L'operazione ebbe buon esito, ma quandodopo 12 giorni fu rimandata a casa, la fe-rita si riaprì, e ricominciarono le peripezie .Allora ci rivolgemmo con grande fiducia aMaria Ausiliatrice e a san Giovanni Bo-sco. Essi ascoltarono le nostre suppliche,e tutto si risolse per il meglio .Aosta

Maria Chasseur Gamba

Olga Salussola (Alice Castello, Vercelli)trovandosi in particolari difficoltà per lasalute della mamma, è ricorsa con fiduciaa Maria Ausiliatrice, ed è stata esaudita .

D . A . (Torino) ringrazia la Vergine Ausi-liatrice, San Giovanni Bosco e tutti i Santisalesiani per aver ricevuto una graziatanto desiderata.

TRE FOGLIEPER UNA PICCOLA

Ho visto il Bolletti-no Salesiano in casamia fin da piccola : hoimparato ad amarlo ea invocare con fidu-cia Maria Ausiliatricee san Giovanni Bo-sco. Quando miopadre mori, gli trova-rovo sotto li cuscino

l'immagine dell'Ausiliatrice . Dovetti subitocercare lavoro, per aiutare la mamma nelduro cammino che dovevamo percorrereinsieme. Cominciai una novena a sanGiovanni Bosco . Una notte lo sognai, Erain una-grande --piazza, su una specie disedia gestatoria circondato da una - folla -

--immensa --Gettava-foglie-e-fiori,-e-tutti--spingevano per raccoglierle . lo, piccolacom'ero e dietro a tutti, non potevo farniente . A un tratto, don Bosco disse : « La-sciate stare quelle tre foglie, sono perquella piccola», e indicava me . Mi svegliaipiangendo per la commozione di vedermiindicata personalmente e trovarmi tra lemani tre foglie verdi .Al nono giorno della novena, un grosso

cliente di una mia zia mi fece sapere cheera disposto ad assumermi nel suo ufficio,Ero inesperta, perché molto giovane,avevo appena terminato gli studi e nonavevo nessuna pratica di ufficio. Ma fuiassunta . Da allora mi sono sempre rivoltaalla Madonna e a Don Bosco, sicura diessere ascoltata . Così accadde nel lavoro,nelle malattie, nei gravissimi sacrifici dellavita .Vicenza Fedora B. Cernecca

Al dire dei medici edel primario, il partodi mia figlia si pre-sentava tanto arduoche difficilmente lacreatura avrebbepotuto sopravvivere.In ogni caso si ren-deva necessario iltaglio cesareo e for-

se la trasfusione di sangue. Vivevamo oreangosciose . Allora mi sono rivolta fidu-ciosa a san Domenico Savio e ho ottenutola grazia desiderata al completo, senzaneanche una trasfusione di sangue.

La neonata venne trattenuta in clinicaun mese, dopo il quale si constatò la suaperfetta salute e il suo peso normale . No-nostante le brutte previsioni, oggi la mianipotina cresce bella e sana .Torino

Maria Satti Giuffrida

NON HA MAI ABBANDONATOUNA MAMMA

Ero venuta a Torino per soddisfare unvoto fatto in una particolare circostanzache si era risolta felicemente . Ai primi dimaggio mia cognata venne colta da vio-lenti dolori- alla schiena .-La-diagnosi fu di -ernia al disco :era necessario l'immediatoricovero-in ospedale-per--essere-operata. .Volli darle l'abitino di san Domenico

Savio, che porto da tanti anni, tanto che èquasi consumato : lo avvolsi in un fazzo-letto, e le dissi di portarlo con fede, e dipregare il Santo perché non ha mai ab-bandonato una mamma . lo iniziai una no-vena. Non l'avevo ancora finita che essatornò a casa dai suoi tre figli senza ope-razione e senza più alcun dolore .Castellanza (Varese)

Anna Landoni

Agata !=vola (Carini, Palermo) ringraziasan Domenico Savio perché dopo 11 annidi matrimonio ha avuto la gioia di unabella bambina che rallegra tutta la casa .

Silvana D.G . (Torino) invoca la prote-zione di san Domenico Savio sul suo pri-mogenito Carlo .

F 2110RI [O

1R S V&N

il I

Agostani Adriana - Almar Annata - Allegra Pino - AmatiSeverina -Angelmi lavo-Arculeo Maria - Avalle Adelaide- Avvinti Antonina - Baggi Lucia - Hai Carlo - BaldizzoneVirginia-Sano Famiglia - Barossi Mario - Bellacà Maria -Bellocchio Maria - Bertello Gatto Anna -Bertulettl Libera- Bigotti Rosa - Bisagni Irma - Bonacina Mariangela -Bonifacio Francesco - Brucculen Calogero-Bruno Pie-tre -Bergay Elda -Busetto Maria -Calcavecchi RotondiIlluminata - Calvi Ester - Capobisnce Elena - CapodigiMaria - Cappellino Giuseppina - Careddu Elena - Ca-stellano Sorelle - Catellani Nlide - Cavallaro Giuseppa -Centemeri Luigi - Cerani Mario - Chasseur Isolina -Chiesa Concetta - Cinti Nella - Cont Amelia - CragnollniMaria - Currenti Francesca - D'Amico Rosalia - DeaíessiAnnetta - Dedà Santina - Deideri Battista - Del ZoppoGiuseppina - Dessi Armando - Diale Caterina - DonatiSandrina - Fanti Casarin Elisa - Favre Palmira - FerraioliCarmela » Ferrero Caterina -FraoChia Francesca -FroìoVittorio - Gabbio Caterina - Calda Florlna-Galante AnnaGaleazzi Gigliola e Piero - Gallina Savina - Garella GinoGarusone Luigi - Gassino Giovanni - Gelo Carmela -

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Maria - Magatti Ester - Malagugini Luisa - Maltese An-gelina - Mandrino Maria - Manenti Bianca - MangioneLoredana - Mantione Salvatrice - Marino Anna- MartiniMaria - Mattuzzi Luciano - Medda Filomena - MarciaFranca - Migliavacca Glannlna - Milanese Pierina - Mi-níci Lucia - Mirani Maria - Molina Rosa - Monge Mar-gherita - Morello Dott . Guido - Munler Alber€na - NicitePaola - Nucifora Alfie - Ogtina Francesca - Olivieri Leti-zia - Pagno Luigi - Panizzon Maria - Parussa Maria -Pellegrini Clemente - Pellitteri Angela - Pepe Prof . Bal-dassarre - Pescini Piera - Petrazzi Igino - Picucclo An-tonio - Pinto Lia - Pivetti Retina - Polli cantina - PorcuManca Maria - Puccì Rosey - Puozzi Dott, Antonio -Racca Angela - Ranuschio Luciano - Rebizzi Isabella V .- Rizzo Francesco - Rocca Gurini Elisa - Rosazza NorzaElvira- Ressi Lina - Russo Alfonso -Satlotti Carmine -Sartori Elena - Sceiotti Maria - Schepls Nina - SorgeAntonina - Spaggiari Norma - Speranza Michele - StavaNinetta - Sutti Teresa Zucconi - Tagiiavia Giuseppina -Tamietto Caterina - Testa Angela - Tiraboschi Anna -Tanoni Giuseppina - Trapani Maria - Trebbi MenegattiMaria - Trincheri Adelina - Trivellato Ester - Valle Gau-denzina-Ventrice Raffaella -Vercellotti Mafia -VerganiLuciano - Verso Mariannina - Villa Flavio - Vivorí Vale-riano - Zaccaria Santina - Zarattin€ Amalia - ZimontiMílvta - Zugolaro Nerlna .

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MONS. BARANIAKAVEVA CONOSCIUTOLA PERSECUZIONEDI DUE DITTATURE

li 13 agosto scorso si è spento in Polo-nia, a Poznan sua sede arcivescovile,mons. Antoni Baraniak, salesiano . Avevatrascorso quasi 25 anni al fianco dei Pri-mati di Polonia che ressero quella Chiesadurante la seconda guerra mondiale e neisuccessivi anni burrascosi, e con loroaveva affrontato l'esilio e il carcere .Nato a Sebastianowo (Poznan) nel

1904, Baraniak a 14 anni aveva frequen-tato la scuola salesiana di Oswiecim (lalocalità divenuta poi tristemente famosacol nome tedesco di Auschwitz). A di-ciassette anni era entrato nel noviziatosalesiano. Dal 1927 ai '33 era stato a Ro-ma per gli studi ecclesiastici : ordinato sa-cerdote nel '30, prima di rientrare in patriaaveva conseguito le lauree in teologia ediritto canonico .

Il cardinale salesiano Augusto Hlond,allora primate di Polonia, lo volle al suofianco come segretario, ed egli rimasecon lui durante l'occupazione nazista, nelforzato esilio del cardinale in Francia, efino alla sua morte avvenuta nel '48 .

Il nuovo Primate di Polonia, card . StefanWyszynskí, lo confermò nel delicato inca-rico, e nel '51 lo consacrò vescovo ausi-liare . Primate e ausiliare, due anni dopovenivano arrestati e processati dal tribu-naie comunista, e condannati al carcereper «spionaggio» . In seguito ai rivolgi-menti politici del 1956, ottenevano ambe-due la libertà .L'anno successivo mons. Baraniak era

creato da Pio XII arcivescovo di Poznan,diocesi di 1 .600 .000 fedeli, la 'più anticadella Polonia . Lì a Poznan nel 1966 sisvolsero in gran parte i festeggiamenti peril millenario della Polonia c ristiana . i l 17aprile si riunirono nella piazza davanti alduomo tutto l'episcopato polacco e quasi400.000 fedeli .

Nella sua azione pastorale mons. Bara-niak si è ispirato fedelmente al Concilio, icui principi e la cui riforma ha saputo In-trodurre gradualmente ma efficacementenon ostante la difficile situazione,

E si è rivelato di cuore salesiano, vicinoal giovani e alla gente . Le sue funzionierano sempre allietate dalla presenzamassiccia dei ragazzi, ben ordinati nellefile del piccolo clero . Gradiva i modernicomplessi musicali dei giovani a renderepiù festose le liturgie . In tempi di crisi vo-cazionale per tante diocesi, si vide co-stretto ad ampliare il suo seminario peraccogliervi tutti i giovani che si sentivanochiamati al sacerdozio .

Lavorò con intelligenza nel settore dellevocazioni . Nel 1971 ebbe la gioia di ordi-nare 35 sacerdoti novelli, e volle presential rito i chierichetti di tutte le parrocchieda cui provenivano gli ordinandi .

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Aveva scelto per il suo episcopato ilmotto di Don Bosco « Da mihi animas» . Lasua figura, dai lineamenti fortementeascetici, si stacca da protagonista in unmomento difficile della storia millenariadella diocesi di Poznan e della Chiesa po-lacca.

CAMPO SCUOLADI GIORNALISMO

Lo ha organizzato questa estate «Pri-mavera», la «rivista degli anni verdi», ilCampo si è tenuto a fine agosto nella CasaAlpina «Don Barra» di Pragelato (Torino) .

All'invito della rivista delle FMA hannorisposto 120 giovani di quaranta localitàdiverse d'Italia. Hanno preso parte alCampo anche esponenti del Sermig (Ser-vizio Missionario Giovanile) e del GruppoAbele, e un magistrato del tribunale deiminorenni .

Il successo dell'iniziativa trova unaspiegazione nel fatto che la rivista Prima-vera ha saputo creare una redazioneaperta e partecipata, e quindi in dialogocon le sue lettrici .

Un'ampia documentazione sullo svolgi-mento del Campo (relazioni, dibattiti,ecc.) viene inviata gratis a chi ne fa ri-chiesta : scrivere a «Primavera», Via Lau-ra Vicuna 1, 20092 Cinisello Balsamo (Mi-lano),

DOVE UN GIORNOC'ERA PADRE GOIS

Maraujà è un puntino geografico ---- piùche una località - nella foresta dei RioNegro (Brasile) . Anni addietro vi si erastabilito un coraggioso missionario brasi-liano, padre Antonio Gois, e aveva co-minciato l'ardua opera di evangelizzazio-ne dei Guaicas, i primitivi che popolanoquella zona . Ma la sua morte inattesa hacostretto i missionari ad abbandonare lalocalità . Scrive ora un missionario cheopera in zone vicini .

«Mi dà molta pena ia situazione dellacasa di Maraujà . Gli indios ora sono di-spersi e vivono combattendosi fra loro .Sono circa 1500 selvaggi, con i quali era-vamo venuti a contatto per la prima voltadieci anni fa . Vivono nell'età della pietra,completamente nudi, e poverissimi .

lo vado a visitarli ogni due o tre mesi ;bisognerebbe però restare in mezzo a loroper poterli educare, e a poco a poco por-tare al Vangelo » .

Ma per ora i superiori della missionenon hanno missionari da mandare, e iGuaicas ritornano nell'età della pietra.

E' IN ARRIVO

Da quando, nel 1975, le Figlie di MariaAusiliatrice hanno rilevato una grandescuola a Teheran (Iran), il numero delleallieve è raddoppiato . E sarebbe già tripli-cato o anche più, solo che ci fosse postonelle scuole (che vanno dall'asilo al liceo) .Alle mamme che arrivano con i loro figli ladirettrice è costretta a rispondere con undesolato «Jah nadariml», non c'.è più po-sto. Ma le mamme hanno trovato il mododi aggirare l'ostacolo : per arrivare in tem-po, prenotano il posto con un anno in an-ticipo .

E un giorno si presenta alla direttriceuna signora, che chiede. appunto un postonella scuola materna per suo figlio. «Vabene, signora - risponde la direttrice - .Ma come si chiama questo suo figlio? Edov'è ora?» «Oh, non c'è ancora - ri-sponde confusa la signora -: è in arri-vo . . . » .

INTRINSECAMENTE PERVERSI

Dall'Osservatore Romano (18 .9 .1977) .II cardinale salesiano Silva Henriquez,

arcivescovo di Santiago del Cile, ha de-nunciato come «intrinsecamente perver-si» il marxismo e il liberalismo . Parlandodurante una manifestazione in memoriadel cardinale Cardijn, fondatore dellaGioventù Operala Cristiana (Joc), l'arci-

E' deceduto:mons.-Antoní Bara-niak arcivescovo 'sai»siano d'Poznan (Po[onra) La notizia 'rnapertura dr pagina,

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vescovo di Santiago del Cile ha detto tral'altro che i regimi marxisti e quelli a eco-nomia liberale approfittano della miseria,della povertà e della sofferenza dellaclasse operaia . E ha aggiunto : «Non èvero che li Cristo è venuto sulla terra perlasciare che gli uomini si divorino tra diloro come bestie feroci, e per promettere ilCielo soltanto dopo questa vita . E' questauna trappola - ha detto il cardinale -che ci viene tesa per impedirci di agire,per impedire alla Chiesa di adempiere allasua missione» .

SANLURI, 75 ANNI DOPO

Quando li hanno fatti salire sul palco,durante l'accademia, si sono contati : era-no in dieci. Baffuti, canuti, pelati . Dieci deiprimissimi ex bambini che 75 anni fa ave-vano inaugurato, con le quattro suoredell'asilo, l'opera delle Figlie di Maria Au-siliatrice a Saniuri (Sardegna) .

Ora il 75» dell'opera è stato festeggiatocon la massima solennità, con la parteci-pazione delle autorità civili e religiose (daIglesias il Vescovo, da Roma madre Auxi-lia e don Giovanni Vecchi) . Un comitatoorganizzatore (con i cooperatori salesiania farsi in quattro), tre giorni di intensapreparazione, e poi la solenne concele-brazione, la processione, la benedizionedi-un-tempietto-a-Maria -Ausiliatrice come -ringraziamento, e l'accademia -(con i dieciex-bambini,-ora baffuti,-canuti-e-pelati)-in-.-vitati a salire sul palco .

CON L'OSCAR DON BOSCOPREMIATI MILLE RAGAZZI

La statuetta di Don Bosco sorridente hapremiato quest'anno un migliaio di ragaz-zi di Roma e provincia . Alla manifestazio-ne dell'Oscar Don Bosco, svoltasi nel lu-glio scorso, avevano dato l'adesione ilcard. Poletti, il Ministro della pubblicaistruzione, il Provveditore agli studi di Ro-ma (anche le autorità civili hanno contri-buito, inviando i pullman per il trasportodei ragazzi).

La gara ha visto impegnati per l'undi-cesimo anno consecutivo i ragazzi romanidelle scuole dell'obbligo attorno alla figu-ra di Don Bosco : si chiedeva loro di sce-gliere tra quattro temi (uno costituito dalleparole del Santo: « Mi basta sapere chesiete giovani, perchè vi ami») . Lo svolgi-mento del tema scelto poteva essere rea-lizzato con un componimento, o con unamusica, foto, pittura, collage, disegno,scultura, mimo, monologo, poesia, can-zone, filmino . . . o con qualsiasi altra formaespressiva, I migliori hanno ricevuto premivari, compresi libretti di risparmio, ma tuttii mille se ne sono tornati a casa con ilsimpatico Oscar con l'aureola .

CERCAVO LA MIA VIA

Scrive suor Felicina Groppi, FMA :Nel fiore degli anni, tutta sola, cercavo

la mia via per la totale consacrazione alSignore. Una cuginetta, collegiale a Bor-dighiera, ignara di essermi di tanto aiuto,mi diede il BS che le sue suore le avevanoraccomandato di far conoscere a tutti .

Quella stampa, allora, (si era nel 1920),non aveva alcuna attrattiva . Era tutta acaratteri fitti fitti, su carta scadente . Mal'incanto era là, sulla pagina dove unasuora, con l'abito bianco della missiona-

Per la lode dei Signore e la gioia degli uohiînl . l <i Piccoli c •Y tori > della casasalesiana di Ensdoif (Germania Federale .) . ,per' rtamente affiatati sotto la dire-zione di padre Georg Sci,aehner, vengono rich ;esti in tutta la Germania : le lorobelle voci branche cantano per la Iride del Sianorc e, . ~ .. ~ p::r la gioia degli >}o»ìin :Cantano nelle funzioni di' chiesa quando c'è da recato lustro alle e neitca ri per le solounita civili, me anche' •n segno di sol,darPia e rrn c zia-i-iègli ' .ospedali, n'- i . .c.overl per vecchi niello carceri . Dalla cere'' dic.err >rF fi :ao alleultime vai.00ze estive . I sorti! esibitii rido ecr si>,ni, e Sono s tali Irivite'.ti p-rfino aRatisbona nel I)liornO r ;he è il co', o dei l .rv riveli in gorgheggio chiamati «lpasseri di Rat'sbona •

ria, soccorreva con affetto materno unpoverissimo bimbo nudo .

Fu un baleno. Scrissi al Rettor Maggiorele mie Intenzioni . La risposta non mi venneda lui, ma da madre Marina Coppa, e tuttoebbe il suo compimento fino alla mia con-sacrazione fra le Figlie di Maria Ausiliatri-ce .

E ora continuo a leggere lietissima ilBollettino. . .

IN BREVE

a Per 1'80° compleanno dei Papa. L'U-niversità Pontificia Salesiana ha pubbli-cato una voluminosa raccolta di studisotto il titolo «In Ecclesia» (Ed. LAS, Ro-ma). I vari testi sono dovuti alla penna dinoti docenti salesiani . II volume è statodedicato a Paolo VI in occasione del suoottantesimo compleanno .o Piazza San Giovanni Bosco.A Rocca

di Cave in provincia di Roma una piazza èstata dedicata a Don Bosco, e una targamarmorea in suo ricordo è stata benedet-ta nel settembre scorso . L'iniziativa è do-vuta al sindaco Gerolamo Maggi, e ha in-contrato la piena adesione delle autoritàcivili e religiose, degli exallievi salesiani, edella popolazione .0 Le notizie di famiglia . In occasione

del centenario del BS, li Rettor Maggioreha inviato ai Salesiani una lunga letteradal titolo «Le notizie di famiglia» . Nellalettera don Ricceri sottolinea l'importanza

dell'informazione Salesiana in quest'epo-ca dominata dagli strumenti della comu-nicazione sociale : essa ha il compito dicollegare, animare e sostenere i figli diDon Bosco e i loro tanti amici impegnati arealizzare il progetto apostolico che ilsanto dei giovani ha lanciato a favore del-la gioventù del mondo .

«Siamo figli di un rilegatore, tipografo,stampatore, giornalista, scrittore, edito-re», ha ricordato il Rettor Maggiore spro-nando i Salesiani a imitare Don Bosco, ilsanto che seppe essere nel suo secolo«un autentico operatore della comunica-zione sociale» .

0 Dalla sedia a rotelle . Alla «Giornatadella Famiglia Salesiana unita» svoltasi aTrino Vercellese, erano davvero presentitutte le organizzazioni di Don Bosco : daiSalesiani fino agli allievi . Ma l'interesse ela simpatia sono andati alla maestra Bre-sciamani, una giovane che un incidenteautomobilistico ha condannato a vivere suuna sedia a rotelle . La giovane maestranon si è arresa di fronte alla sventura :dalla sua sedia a rotelle si è messa a di-sposizione dei ragazzini che hanno biso-gno di aiuto scolastico, e impartisce lorolezioni di ripasso . Nella «Giornata dellaFamiglia Salesiana,> ha emesso - fe-steggiatissima - la sua promessa diCooperatrice salesiana .

o Don Bosco oggi. Una segnalazionegiunta in redazione riferisce queste paroleche mons. Helder Camara, Vescovo diRecife, avrebbe pronunciato nel 1968:«Se Don Bosco fosse vivo oggi, si mette-rebbe alla testa della internazionale Gio-vanile».

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n

preghiamo per

iiuuii.i muuiuiSALESIANI DEFUNTI

Sac, Ambrogio Sontant€ + a Eugenio Boston (Argenti-na) a 91 anniEra nato a Olginate (Como) . Emigrato in Argentina, la-vorò come salesiano nell'ispettoria di Córdoba in man-sioni di grande responsabilità . Come direttore, seppedare vigoroso impulso atte nuove case di Salta e Euge-nio Bustos, In questa passò gli ultimi 30 anni della suavita, conquistando la simpatia di quanti lo conobberocon le sue rilevanti doti umane e religiose, i€ suo trattoaffabile e semplice, l'abnegazione con cui amò la Con-gregazione .

Coad, Francesco Picoinetti + a Frascati (Roma) a 89anniRimasto vedovo nel 1934, tu accolto nella Casa di La-nuvio come ortolano, Vi lavorò per tutta la vita, impres-sionando per la sua robustezza instancabile e più an-cora per la sua forza morale . Non era salesiano, maviveva come tale, finché a 76 anni il Signore lo ispirò aemettere la professione religiosa . Fu maestro mirabile dilavoro, di pietà, di sacrificio ; innumerevoli novizi e gio-vani confratelli lo ricodano come uno dei loro più cariamici ed educatori, L'ultima malattia rilevò ancora la suaquadratura morale : accettò il dolore e la morte comeolocausto per la Chiesa, la Congregazione, e special-mente per la perseveranza delle vocazioni .

Coad . Lorenzo Bielio + a Shrigley (Gran Bretagna) a86 anniEra nato a Santo Stefano Belbo (Cuneo) e aveva fatto linoviziato a San Benigno. Poi fu trasferito in Inghilterra,ove per quasi 40 anni esercitò la professione di cuoco,Negli ultimi anni fu infermiere nell'asplrantato di Shri-gley, Amava la musica e suonava il violino assai bene . Lasua pietà eucaristica e mariana, il suo attaccamento aDon Bosco furono per tutti esempio e stimolo .

Coad . Paolo Sala + a Cuneo a 86 anniUna figura caratteristica e indimenticabile . Per 40 annitu l'animatore insostituibile dell'Oratorio di Cuneo . Incortile, con le quotidiane partite di calcio, bocce, carte,piastrelle che avvincevano giovani e adulti . In teatro,come attore inimitabile che sapeva educare divertendo .Nella banda, nella quale non fu soltanto maestro di note,ma più ancora formatore di anime agli impegni della vita .La sua pietà solida e pratica, la sua devozione alla Ma-donna, la sua voce baritonale, le «buone notti, I di-scorsi, le circolari, costituivano il sostegno morale ditante anime che vedevano realizzata in lui l'espressionepiù autentica del coadiutore salesiano,

Coad. Guerriero Calvaresi + a Lanciano (Chieti) a 77anniDopo la professione perpetua parti per il Mato Grosso,ove lavorò per 37 anni, i più belli della sua vita, nono-stante i tanti sacrifici incontrati . Logoro dl salute, tornòin Italia, ove continuò a lavorare finché poté. Poi fecedella preghiera il tessuto della sua giornata . Aveva l'a-nima di fanciullo : il vero tipo del salesiano che crea nellacomunità un cima dl distensione, di convergenza, diunione'.

Sac. Flore Zampieri + a Este (Padova) a 72 anniConsumò la sua vita nell'apostolato delta scuola . Pre-dicò Il Vangelo dalla cattedra e con la vita, conquistan-dosi la stima e l'affetto degli allievi e raggiungendo così

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MbPer quanti ci hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D.P. del 2-9-1971 n. 959 e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente personalitàgiuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ricevereLegati ed Eredità . Formule legalmente valide sono :

se trattasi d'un legato: « . . .lascio alla Direzione Generale Opere DonBosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano per le missioni consede in Torino) a titolo di legato la somma di lire(oppure)l'immo.bile sito inper gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolar-

l'efficacia della sua opera educativa Coscienza limpidae serena, visse con robusta fedeltà la vocazione sacer-dotale e salesiana .

Suo .Gina Balducci + a Parma a 85 anniEra un salesiano simpatico ed esuberante, giovanti-mente allegro e ottimista . i l suo umorismo inesauribile,fine e originale, era proverbiale in tutta i'ispettor€a . Maafte doti brillanti univa una grande generosità d'animo :ne diede prova soprattutto nei tristi tempi della guerra,quando si prodigò con coraggio a favore dei più colpiti .Una vita tanto dinamica ebbe un doloroso tramonto: unalunga e inesorabile infermità lo ridusse progressiva-mente all'immobilità, finché si spense asta vigilia del-l'immacolata, alla cui materna protezione aveva affidatoil suo sacerdozio.

COOPERATORI DEFUNTI

Anna Baraffa+ a Gualdo Cattaneo (Perugia)Cooperatrice fedele, devotissima di Maria Ausiliatrice edei Santi salesiani, si dedicò a ogni iniziativa di bene. Nefanno testimonianza e la ricordano con riconoscenteaffetto le Figlie di M . A ., che in tempo di guerra ['hannosentita come la mano della Provvidenza per le loro or-fanelte; e i salesiani di Perugia, che inoccasione del loroministero hanno sempre trovato aperta la sua casa perla più cordiale ospitalità . Una vita semplice e modesta,ma ricca di fede e caratterizzata da totale dedizione aogni opera di bene: vocazioni, missioni, poveri, amma-lati, moribondi. La malattia la trovò pronta e disponibilealla volontà di Dio .

Vittoria Tambur€rii+ a Lugo (Ravenna)Exal€leva delle FMA, Preside di una scuola media a Lu-go, non solo seppe educare gli alunni, ma anche gliinsegnanti con la sua parola salesiana . Dedicò la vitaanche a organizzazioni di bontà (Conferenza di SanVincenzo, Apostolato della preghiera), e fu esempio diluce e di speranza per quanti la conobbero .

Rita Rinatdi + a Vignola (Modena) a 78 anni .Per cifre 30 anni visse nella Canonica di Solignano,ov'era arciprete suo zio Don Saverio, dedicando la suavita all'assistenza degli infermi e al bene del prossimo .Accettò cristianamente il calvario di una arteriopatiache richiese l'amputazione di una gamba. Dopo un annodi sofferenze, tornò a Dio sorretta dai conforti della Fe-de.

Silvia Bai ved . BragagnotoEra molto devota di san Giovanni Bosco e vicina allaFamiglia Salesiana. Da tanti anni riceveva li BollettinoSalesiana, e se ne serviva anche nella sua attività diinsegnante e d€ preside per far conoscere agli alunni,mediante gli ampi resoconti del missionari, le usanze, icostumi e la civiltà dei popoli da loro assistiti con tantoamore e dedizione,

Giacomo Pasquarielto + a Roma a 75 anniAvvocato della Sacra Rota, per i suoi meriti di apostolatofu nominato dalla Santa Sede commendatore dell'Ordi-ne di San Gregorio Magno . Fu exallievo atfez'sonato,cooperatore salesiano convinto e attivo, cattolico senzadebolezze . Con I suoi scritti sulla morale delle profes-sioni giuridiche, con la sua parola convincente e so.prattutto con l'esempio della vita cooperò a diffondere il

Regno di Dio e la civiltà dell'amore, Il Signore lo chiamòa Sé durante il convegno annuale degli exallievi dell'i-stituto Sacro Cuore a Roma; dopo un discorso pronun-ciato come presidente emerito .

Angelo Maiotino + a Vallo della Lucania a 52 anniEra maresciallo maggiore di P .S., e si distinse per il suoattaccamento al dovere, la sua onestà, e la bontà chesapeva diffondere attorno a sé con spirito salesiano .

Remlgia Scaccianoce + a 86 anniDI nobile famiglia siciliana, era più nobile d'animo e divita . La tede la rendeva coraggiosa e serena nelle av-versità, forte nella difesa delle virtù cristiane, generosacol prossimo, umile nel tratto ed efficace nella parola.Era aperta a tutti i problemi del mondo d'oggi, da quelliinternazionali all'educazione del giovani, e seguiva conattento interesse le missioni cattoliche, in particolarequella della Thailandia. Leggeva e rileggeva ia biografiadi Don Bosco, lo proponeva come esempio di vita, e lasua invocazione preferita era rivolta a Maria Ausiliatrice .

Concetta Papa + a Frazzanò (Messina) a 88 anniEra cooperatrice salesiana fin dal 1908, prima nel nordAmerica per 12 anni, e poi in Italia fino alla morte . Fusempre vicinissima alle opere di Don Bosco, devotissi-ma di Maria Ausiliatrice e assidua lettrice del BollettinoSalesiano. La fede profonda e operosa, la preghierafervente e la comunione quotidiana furono il suo soste-gno e il suo contorto specialmente nell'ultimo periododella vita . Si spense serenamente, assistita anche dalnipote salesiano don Biagio Machl, e volle lasciare tutti isuoi beni alle missioni salesiane .

Carolina Barro + a 78 anniCooperatrice convinta e attiva, si rese benemerita del-l'Opera Salesiana cedendo l'area per la costruzione del«Salesianum n in Tavernola (Como) . Segui con amorosaattenzione i primi passi dell'Opera, prodigandosi fervi-damenté nel bene .

Adele Corti ved. Fedeli + Cernobblo (Como) a 91 anniDonna di fede granitica, si mantenne sempre serena eabbandonata alla volontà di Dio anche nelle circostanzepiù dure e difficili. Quando le mori un figlio di 12 anni, itpadre voleva richiamare $'altro che stud#ava come aspi-rante missionario presso l'Istituto Card, Cag€€era diIvrea ; essa si oppose decisamente, perché non biso-gnava togliere a Dio il dono che gli avevano fatto . CosìFlavio rimase, e oggi è sacerdote e missionario In MedioOriente . Adele mori amorosamente assistita dalle SuoreGuanelllane : €l Signore le ricambiò così la paziente egenerosa assistenza prestata al marito Infermo per lun-ga serie di anni,

Rocco Telesca + a Roma a 66 anniVale per lui l'elogio biblico di «uomo giusto, nel qualenon c'è ingannov, tanto la sua vita fu Improntata a retti-tudine, coerenza, sincerità. Costruì la sua posizione disposo e padre esemplare con it lavoro assiduo nellacarriera militare, durante la quale rifiutò sempre com-promessi e agevolazioni disoneste, alimentando €a suafede con la preghiera e la comunione quotidiana . De-dicò gli ultimi anni all'Ufficio Nazionale dei Cooperatori,in un lavoro paziente e preciso, compiuto con zelo esenso di responsabilità .

Lucia Carriola€ + a Vlgonovo (Pordenone) a 76 anniVisse la sua professione di infermiera come una missio-ne, prodigandosi per gli ammalati, soprattutto i più po-veri, senza risparmio . Era devotissima di Maria Ausilia-trice e dei Santi salesiani; la casa delle FMA era come lasua casa. Si spense improvvisamente dopo aver ricevu-to Gesù eucaristico nella santa Messa, senza disturbarenessuno, proprio come desiderava .

Altri Cooperatori defunti : Luigi Barbieri - Emilia Bor-reani - Rita Borreani - Ermanno Camera - Achille Dat-trlno - Anna Zanelif - D'Alessi Gaspare .

mente dì assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, di culto edi religione »,se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'uno o l'altro deidue Enti su indicati :« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomino mioerede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con sede inRoma (oppure l'istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino)lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per gli scopiperseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e beneficenza, diistruzione e educazione, di culto e di religione » .(luogo e data) (firma per disteso)

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Borsa: Don Bosco Santo, per una voca-zione missionaria, a cura di un ex allievoriconoscente, Ancona, 1. 300 .000

Borsa: Maria AusBlatrice, Santi Salesianie Papa Giovanni, in ringraziamento e in-vocando ancora intercessione di grazieurgenti, a cura di N .N ., 1. 200 .000

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€€atrice e Santi Salestani, ci protegganoorsa : S Giovanni Bosco a cura di fu- sempre, a cura dì Calandra Maddalena,.,

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protezione, a cura di Falanga Sanno Ro- Borsa : Maria Ausiliatrice, S. GiovanniBorsa :

:Beata li-

_R

.___

ín-suffragio-di-mio-marito -e -di tutti imiei-- ma l- i.50.000

Bosco- e-S. - Domenico Savio;in - memnriaua o nera di Fumero.,

dl Ga i Giuseppe a cura dl Gatti Rin,a,Contienza (PV), L, 50 .000

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defunti, perché preghino peana, a cura diGeom . Gioachmo, Cavallermaggiore(CN), L.100 .000

Borsa : S . Domenico Savio, a cura di Fu-mero Geom . Gioachino, Cevallermaggio .re (CN), L . 100.000

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Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio ericordo di Margherita Pinessi, a cura deisuoi cari Carla e Alfredo, L. 100 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringrazia-mento, perché anche questa volta mi haesaudita, e cura di Rosso Eleonora, Trie-ste, L,100 .000

Borsa : Maria Ausil€atrice, S . GiovanniBasco, 5 . Domenico Savio e S. MariaMazzarello, per una grazia tanto deside-rata, a cura di Strlnghln€ Giuseppina, Vi-ghizzolo (CO) . L . 100 .000

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Borsa: Don Angelo Amadei, a cura di Riz-zoglio Guido, Rivoli (TO) 1 . 60 .000

Borsa: Divina Provvidenza, a cura di So-glione Francesco, Torino, 1. 60.000

Borsa: S, Giovanni Bosco, in suffragio delpapà Nicola, a cura dei coniugi Saisi, Va-rese, L . 50 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, con ricono-scenza, invocando ancora la sua proie-zione, a cura di Dal Pane Adriana, Faenza(RA), L, 50 .000

Borsa : Maria Ausil€atrice e 5. GiovanniBosco, per grazia ricevuta, a cura di Mer .cinelli Maria, Taranto, L, 50 .000

Borsa : S, Domenico Savio, 'per grazia ri-cevuta, a cura di Germani Silvana, Cor-leone (PV), L . 50 .000

Borsa : Don G. 8. Crosio, ex prefetto diBorgo S. Martino, a cura di PerincioioProspera, ved. Bocca Osvaldo, L . 50 .000

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Borsa: Maria Ausillatrlce, a cura d! Og-gero Giovanni e Famiglia, Verolengo (TO),L .50 .000

Borsa: Don Bosco, per grazia ricevuta e insuffragio dei defunti della famiglia, a curadi T.G , L. 50 .000

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'9,Zamento per grazia ricevuta, a

cura Ghisolfi Giovanna, Gallo Grinzane(CN), L . 50 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, in ringrazia-mento per grazia ricevuta e in suffragiodelle Anime dei Purgatorio, a cura diBoasso Luigi, Pieve di Scalenghe (TO), L .

Borsa: 5. Domenico Savio, in ringrazia- 50 .000mento per la guarigione del piccolo Filip-po Passanti, a cura di Morsiani Giovanna Borsa: Maria Ausiliatrice e S, Giovanni(BO), L. 50.000

Bosco, per le missioni salesiane, a cura diGarzo Lucio, Tirano (SO), L 50.000

Borsa: S. Domenico Savio, in ringrazia-mento per grazie ricevute e implorando Borsa : Sacro Cuore di Gesù, Mar€a Ausi-protezione sulla famiglia, a cura di N,N ., LIlatr€ce e Santi Salesiani, in ringrazia-50.000

mento eper ottenere sempre protezione egrazie per me e la famiglie, a cura di N .N .,

Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, per grazia ricevuta e chiedendo prote-zione, a cura di A. P., Roma, L. 50.000

Borsa: B.V, Aus€Ilatrlce e 5 . Giovanni Bo-sco, a cura del Ssc . N .N ., L . 50 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione su Franco-sco e Mario, a cura del loro Papa Giusep-pe, L . 50,000

Borsa : Don Bosco, a cura di Vigano Al-berto, Biassono (Mi), L, 50 .000

Borsa : S. Domenico Savio, perché pro-tegga i miei bambini, che crescano sani ebuoni, a cura di Coronin Pier Luigi, Va!-dagno (Vi), L . .50 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, a cura di Grosso Antonietta, Mon-tanera (CN), L . 50 .000

Borsa : Marta Ausll€airtce e S. GiovanniBosco, invocando la loro intercessioneper la completa guarigione, a cura diMaggi Ines Cairo, Alessandria, L, 50 .000

Borsa : S. Giuseppe, a suffragio dei mieicari e del defunti di numerose famiglie of-ferenti, a cura di Ferrero Teresa, Moretta(CN), L . 50,000

Borsa : Maria Ausiliatrice, perla protezio-ne del mio bambino gravemente ammala-to, a cura di Ferretti Guerrina, Fermo (AP),L50 .000

Borsa : Beato Don Rua, per grazia ricevu-ta, a cura di Gaeta Prof . Maniredo, Lan-ciano (CH), L. 50.000

Borsa : Don Domenico Ercolini, a cura diun ex allievo di S, Gregorio di Catania, L50 .000

Borsa: Maria Aus€€€atrice e Dan Bosco, inmemoria e suffragio dei fratelli Ermanno eLuigi, a cura di Palmieri Anna, Capua(CE). L . 50 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, per ottenereprotezione per i miei cari, a cura di PicciniLucia, Trieste, L . 50.000

Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura dei Coo-peratori Salesiani di Ercolano (NA), L.50,000

Borsa : Maria Auslilatrice e 5. GiovanniBosco, in suffragio dei miei cari e per in-vocare protezione per me e per i fami-gliari, a cura di N .N ., Lecco (CO) . L.50.000

Borsa : Maria Ausiliatrice e 5. GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandocontinua ptotazione su di me e sui mieicari, a cura di Martino Giuliana, Genova,L. 50 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, 5, GiovanniBosco e S. Domenico Savio, in ringrazia-mento per avermi salvata la casa dai peri-

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a cura di Sacchi Irma, Fontenetod'Agogna (NO), L . 50,000

Borsa : Maria Ausiliatrice, continua adaiutarci, a cura di Piano Cecilia, Silvanod'Orba (AL), L . 50 .000

Borsa : S . Giovanni Bosco, in memoria esuffragio dei miei genitori e invocandoprotezione e salvezza, a cura del figlio A€-berto, Treis (MC), L . 50 .000

Borsa : Maria Ausil€atrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta e per impetrarecostante protezione sulla propria famiglia,a cura di Carlo e Lina, L. 50.000

Borsa : In suffragio dl Lorenzo Rota, a curadella sorella Lina, L. 50 .000

Borsa : Don Rlnaldi, in ringraziamento eper ottenere grazia, a cura delle SorelleAntossi, Torino, L . 50.000

Borsa : Maria Ausil€atrice e S . GiovanniBosco, a cura di Merlo Assunta, Alba(CN), 1 . 50,000

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di Ferra-ra Maria, Trecate (NO), L . 50.000

Borsa : 5 . Maria Domenica Mazzarel€o, acura di Genco Giuseppe, Orbassano (TO),L.50.000

Borsa : Dan Bosco, a cura dei Coniugi Te-deschi (TO), in occasione delle loro nozzed'oro, L . 50.000

Borsa : Don Bosco, a cura di PalottoBianca e Luigi, Torino, L, 50 .000

Borsa : Marta Ausiliatrice, in suffragiodell'fng. Alfonso Marcello Reedtz, e curadei Coniugi Guastoni, Torino, L, 50 .000

Borsa : 5. Giovanni Bosco, a cura dl Ber-tetto Mariella, Alessandria, L, 50 .000

Borsa : 5, Domenico Savio, per avermiaiutata a nascere e poi aiutata e protettadurante gli studi fino alla sistemazione, acura di B.S ., L. 50 .000

Borsa : In memoria di Don Osenga, a curadi Antossi Maria Teresa, Torino, L . 50 .000

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