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Dott. Alessandro Dott. Alessandro GiomarelliGiomarelli

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NovitàNovità: : il ppeak viene valutato con curva Cil ppeak viene valutato con curva C

ed è presente anche nei ed è presente anche nei limiti di esposizionelimiti di esposizione..

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Curve di pesatura

-40

-35

-30

-25

-20

-15

-10

-5

0

5

Frequenza nominale Hz

dB

curva A curva C

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n

i

LhEX

ihEX

kL

1

)(1,08,

_8,10

1log10

LEX,8h Livello esposizione di mansione o giornaliero

k = 8 (ore lavorative) o 5 (numero di giornate lavorative)

dove:

LLEX,8hEX,8h livello di esposizione giornaliera o settimanale al rumore

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Valori limite di esposizione D.Lgs 81/08Valori limite di esposizione D.Lgs 81/08

Valori limite di esposizioneValori limite di esposizione LLEX,8hEX,8h

PpeakPpeak

riferiti a riferiti a 2020µPaµPa

Valore limite di esposizioneValore limite di esposizione 87 87 dB(A)dB(A) 140 140 dB(C)dB(C)200 200 PaPa

Valori Valori superiorisuperiori di azione di azione 85 85 dB(A)dB(A) 137 137 dB(C)dB(C)140 140 PaPa

Valori Valori inferioriinferiori di azione di azione 80 80 dB(A)dB(A) 135 135 dB(C)dB(C)112 112 PaPa

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Livello di azione: fa scattare Livello di azione: fa scattare determinate misure di tutela.determinate misure di tutela.

Valori limite di esposizione D.Lgs 81/08Valori limite di esposizione D.Lgs 81/08

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a) il livello, il tipo e la durata dell’esposizione, ivi inclusa ogni esposizione al rumore impulsivo;

b) i valori limite dei esposizione e i valori di azione di cui all’articolo 189 D.Lgs 81/08D.Lgs 81/08

c) tutti gli effetti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rumore con particolare riferimento alle donne in gravidanza;

(necessario collegamento con Medico Competente)

d) per quanto possibile a livello tecnico, tutti gli effetti sulla salute e sicurezza dei lavoratori derivati da interazioni fra rumore e sostanze ototossiche connesse con l’attività svolta e fra rumore e vibrazioni;

Nell’ambito della valutazione dei rischi 17 D.Lgs 81/08D.Lgs 81/08 il datore di lavoro valuta il rumore durante il lavoro prendendo in considerazione:

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Sostanze Sostanze ototossicheototossiche occupazionalioccupazionali::Solventi: TSolventi: Toluene,Xileni,Etilbenzene,Stirene,Esano.oluene,Xileni,Etilbenzene,Stirene,Esano.

Metalli: Metalli: Piombo, Mercurio, Manganese.Piombo, Mercurio, Manganese.

Asfissianti:Asfissianti: Monossido di Carbonio. Monossido di Carbonio.

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e) tutti gli effetti indiretti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori risultanti da interazioni fra rumore e segnali di avvertimento o altri suoni che vanno osservati al fine di ridurre il rischio di infortuni;

f) le informazioni sull’emissione di rumore fornite dai costruttori dell’attrezzatura di lavoro in conformità alle vigenti disposizioni in materia;

g) l’esistenza di attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre l’emissione di rumore;

h) Il prolungamento del periodo di esposizione al rumore oltre l’orario di lavoro normale, in locali di cui è responsabile;

1. Nell’ambito della valutazione dei rischi 17 D.Lgs 81/08D.Lgs 81/08 il datore di lavoro valuta il rumore durante il lavoro prendendo in considerazione:

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I metodi e le strumentazioni rispondenti alle I metodi e le strumentazioni rispondenti alle norme di buona tecnica si considerano norme di buona tecnica si considerano adeguati ai sensi del comma 3.adeguati ai sensi del comma 3.

Nell'applicare quanto previsto nel presente Nell'applicare quanto previsto nel presente articolo, il datore di lavoro tiene conto articolo, il datore di lavoro tiene conto delle imprecisioni delle misurazioni delle imprecisioni delle misurazioni determinate secondo la prassi determinate secondo la prassi metrologica.metrologica.

Linee guida ISPESL (errore di misura)

Metodiche di misura UNI 9432/08 punto 4.2 Strumentazione Classe 1 (CEI 61672-1) – taratura punto 4.6 2 anni

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La valutazione e la misurazione di cui ai commi 1 e 2 La valutazione e la misurazione di cui ai commi 1 e 2 sono programmante ed effettuate con cadenza sono programmante ed effettuate con cadenza almeno quadriennale, da personale adeguatamente almeno quadriennale, da personale adeguatamente qualificato nell'ambito del servizio di prevenzione e qualificato nell'ambito del servizio di prevenzione e protezione. In ogni caso il datore di lavoro aggiorna protezione. In ogni caso il datore di lavoro aggiorna la valutazione dei rischi in occasione di notevoli la valutazione dei rischi in occasione di notevoli mutamenti che potrebbero averla resa superata o mutamenti che potrebbero averla resa superata o quando i risultati della sorveglianza sanitaria quando i risultati della sorveglianza sanitaria ne mostrino la necessitàne mostrino la necessità. .

Ripetizione valutazione con cadenza quadriennale se non si verificano notevoli mutamenti e SE NON SI REGISTRANO PROBLEMI .

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1.1. Il datore di lavoro, qualora i rischi derivanti dal Il datore di lavoro, qualora i rischi derivanti dal rumore non possono essere evitati con le misure di rumore non possono essere evitati con le misure di prevenzione e protezione, fornisce i dispositivi di prevenzione e protezione, fornisce i dispositivi di protezione individuali per l'udito conformi alle protezione individuali per l'udito conformi alle disposizioni contenute nel Titolo IV ed alle seguenti disposizioni contenute nel Titolo IV ed alle seguenti condizioni:condizioni:

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≥ 85 dB(A) 137 dB(C)

Il Datore di Lavoro superati i valori di superiori di azione

Fa tutto il possibile per assicurare che vengano indossati.

i dispositivi di protezione individuale

Punto 1 b)

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Metodi per valutare l’idoneità e l’attenuazione di un dispositivo

Norma EN 458 del 1993,

tradotta dall’UNI nel 1995

e adottata dal Decreto del Ministero del Lavoro del 2 maggio 2001 “Criteri per l’individuazione e l’uso dei dispositivi di protezione individuale”

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Il produttore deve dichiarare:Il produttore deve dichiarare:

Attenuazione sonora in ottave e Attenuazione sonora in ottave e rispettiva deviazione standard.rispettiva deviazione standard.

(H), (M), (L) (attenuazione alle (H), (M), (L) (attenuazione alle alte, medie e basse frequenze)alte, medie e basse frequenze)

SNR (Simplified Noise Reduction)SNR (Simplified Noise Reduction)

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Attenuazione reale offerta dai dispositivi Attenuazione reale offerta dai dispositivi di protezione auricolare (informativa)di protezione auricolare (informativa)

Anteprima UNI 9432:2008. Esposizione al Anteprima UNI 9432:2008. Esposizione al rumore nell’ambiente di lavororumore nell’ambiente di lavoro

I valori di attenuazione ottenuti con i I valori di attenuazione ottenuti con i metodi precedentimetodi precedenti

devono essere moltiplicati per i fattori βdevono essere moltiplicati per i fattori β 0,75 - Cuffie0,75 - Cuffie 0,5 - Inserti espandibili0,5 - Inserti espandibili 0,3 - Inserti preformati0,3 - Inserti preformati

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Leq (A) (dBA) (orecchio)=Leq (A) (dBA) (orecchio)=Leq (C) (dBC) – SNR (dB)=Leq (C) (dBC) – SNR (dB)=ΔΔ

Leq (A) (dBA) (orecchio)= Leq (C) Leq (A) (dBA) (orecchio)= Leq (C) (dBC) - (dBC) - [[ΔΔ X X ββ]] = =

Es: SNR = 26 dBEs: SNR = 26 dBLeq(C) = 102 dBCLeq(C) = 102 dBC

Leq (A) = 102 -26 = 76 dBALeq (A) = 102 -26 = 76 dBALeq (A) =102-19,5= 82,5Leq (A) =102-19,5= 82,5

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Vibrazioni trasmesse alVibrazioni trasmesse al

Sistema mano-braccio:Sistema mano-braccio:

Hand Transmitted VibrationHand Transmitted Vibration

HTV - HAVHTV - HAV

Vibrazioni trasmesse alCorpo intero:

Whole Body VibrationWBV

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Patologie di tipoPatologie di tipo: : VASCOLARE:VASCOLARE:

(fenomeno di Raynaud)(fenomeno di Raynaud)

NEUROLOGICO:NEUROLOGICO: (neuropatia periferica sensitiva)(neuropatia periferica sensitiva)

OSTEORTICOLARE:OSTEORTICOLARE: (lesioni croniche degeneranti (lesioni croniche degeneranti a carico dei segmenti osseia carico dei segmenti ossei))

Effetti delle vibrazioni trasmesse al sistema MB

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Disturbi e patologie del rachide Disturbi e patologie del rachide lombarelombare

Disturbi e patologie del distretto Disturbi e patologie del distretto cervico-brachialecervico-brachiale

Effetti sugli apparati cocleo-vestibolare Effetti sugli apparati cocleo-vestibolare gastroenterico,circolatorio,urogenitale gastroenterico,circolatorio,urogenitale

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L’identificazione e valutazione del rischioL’identificazione e valutazione del rischio

Valutazione con misurazioniIn accordo con le metodiche di misura stabilite da Standard CEN ISO

Valutazione senza misurazioniSulla base di Banca Dati Ispesl, Banche dati CNR, BD REGIONI, informazioni fornite dal costruttore

Decreto Legislativo 81/08

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Valutazione del rischio esposizione : giornaliera riferita ad 8 ore di lavoro

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ISO 2631-1

X, Y longitudina

le

Z

Trasversale

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AAwmax wmax = =

Max (1.4 x aMax (1.4 x awxwx; 1.4 x a; 1.4 x awywy; a; awzwz))Valutazione del rischio: esposizione giornaliera riferita ad 8 ore di lavoro

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quando sono superati i valori d'azione, il datore di lavoro elabora e applica un programma di misure tecniche o organizzative, volte a ridurre al minimol'esposizione e i rischi che ne conseguono, considerando in particolare quanto segue:

a) altri metodi di lavoro che richiedono una minore esposizione avibrazioni meccaniche;b) la scelta di attrezzature di lavoro adeguate concepite nelrispetto dei principi ergonomici e che producono, tenuto conto dellavoro da svolgere, il minor livello possibile di vibrazioni;c) la fornitura di attrezzature accessorie per ridurre i rischidi lesioni provocate dalle vibrazioni, quali sedili che attenuanoefficacemente le vibrazioni trasmesse al corpo intero e maniglie oguanti che attenuano la vibrazione trasmessa al sistema mano-braccio;d) adeguati programmi di manutenzione delle attrezzature dilavoro, del luogo di lavoro, dei sistemi sul luogo di lavoro e deiDPI;e) la progettazione e l'organizzazione dei luoghi e dei posti dilavoro;

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f) l'adeguata informazione e formazione dei lavoratori sull'uso corretto e sicuro delle attrezzature di lavoro e dei DPI, in modo da ridurre al minimo la loro esposizione a vibrazioni meccaniche;g) la limitazione della durata e dell'intensità dell'esposizione;h) l'organizzazione di orari di lavoro appropriati, con adeguatiperiodi di riposo;i) la fornitura, ai lavoratori esposti, di indumenti per laprotezione dal freddo e dall'umidità.

2. Se, nonostante le misure adottate, il valore limite diesposizione e' stato superato, il datore di lavoro prende misure immediate per riportare l'esposizione al di sotto di tale valore, individua le cause del superamento e adatta, di conseguenza, le misure di prevenzione e protezione per evitare un nuovo superamento.

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Entrata in vigore aprile 2010 (art. 306 comma 3).

Attività interessate:Attività interessate:-   saldature ad arco o elettrodo-   processi di indurimento resine-   processi di stampa industriale-   forni di fusione metalli -   lavorazioni del vetro alle temperature di fusione-   sorgenti laser in ambito sanitario

Nell’allegato XXXVII sono fissati i valori limite per

- radiazioni ottiche non coerenti (IR e UV)

- radiazioni laser. 

22

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DEFINIZIONIRadiazioni ottiche: radiazioni elettromagnetiche con lunghezza d’onda tra 100 nme 1 mmUltraviolette: tra 100 e 400 nmVisibili: tra 380 e 780 nmInfrarosse: tra 780 nme 1 mm

Laser: dispositivo che produce o amplifica radiazioni otticheRadiazione laser:radiazione ottica da laserRadiazione non coerente:radiazione ottica diversa dalla radiazione laser

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Valori limite di esposizione: limiti che garantiscono la protezione contro tutti gli effetti nocivi conosciuti.I valori limite sono riportati nell’allegato XXXVII, parte I (radiazioni incoerenti) e nell’allegato XXXVII, parte II (radiazioni laser)

Irradianza(E):potenza radiante incidente su una superficie (W m-2)

Esposizione radiante (H):integrale nel tempo dell’irradianza(J m-2)

Radianza (L):potenza radiante per angolo solido per superficie (W m-2 sr-1)Livello:esposizione del lavoratore (combinazione di irradianza, esposizione radiante e radianza)

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Identificazione dell’esposizione e valutazione dei rischi (art. 216)

Il datore di lavoro valuta e, quando necessario, misura e/o calcola i livelli delle radiazioni ottiche.

Metodologie:Norme Commissione Elettrotecnica internazionale (IEC), per le radiazioni laser.Norme Commissione Internazionale per l’illuminazione (CIE) e CEN per radiazioni incoerenti.Linee guida Commissione consultiva permanente

In ogni caso si tiene conto dei dati del fabbricante delle attrezzature.

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Disposizioni miranti ad eliminare o a ridurre i rischi (art. 217)Se i valori limite d’esposizione possono essere superati il D.L. definisce e attua un programma per evitare tale superamento:

•Diversi metodi di lavoro•Scelta di attrezzature alternative e istruzioni dei fabbricanti•Misure per ridurre l’emissione (schermature)•Riprogettazione dei luoghi e dei posti di lavoro e programmi di manutenzione•Limitazione durata e livello di esposizione•Disponibilità di DPI•I luoghi dove è possibile il superamento dei valori di azione devono essere segnalati e con accesso limitato

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Illuminazione nei luoghi di Illuminazione nei luoghi di lavorolavoro

L’illuminazione di un ambiente di lavoro deve essere tale da

soddisfare esigenze umane fondamentali quali:

- BUONA VISIBILITÀ: per svolgere correttamente una determinata

attività, l’oggetto della visione deve essere percepito ed

inequivocabilmente riconosciuto con facilità, velocità ed

accuratezza;

- COMFORT VISIVO: l’insieme dell’ambiente visivo deve soddisfare

necessità di carattere fisiologico e psicologico;

- SICUREZZA: le condizioni di illuminazione devono sempre

consentire sicurezza e facilità di movimento ed un pronto e

sicuro discernimento dei pericoli insiti nell’ambiente di lavoro.

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Lo spettro solare ha il suo massimo nel verde (~550 nm) Stabilità temporale Andamento diurno La notte è buio!

Caratteristiche della luce Caratteristiche della luce solaresolare

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La rivelazione e la misura della radiazione ottica è basata sui seguenti effetti fisici:

Effetto fotoelettrico Effetto termico Fotoconduttivita’

Le sorgenti di radiazione ottica di origine non naturale sono un’invenzione estremamente recente

La lampadina è stata presentata nel 1879 da Thomas A. Edison ed aveva una durata di circa 45 ore

In poco più di un secolo questo dispositivo si è evoluto dando origine a molte tipologie di sorgenti

Luce artificialeLuce artificiale

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Le sorgenti artificialiLe sorgenti artificiali

Sorgenti ad incandescenzaSorgenti a scarica

Fluorescenti

A vapori di

Hg ad A.P.

Ad alogenuri

metallici

A vapori

di sodio

Filamenti

in gas inerti

A ciclo

di alogeni

Bassa

tensione Bassissima

tensione

Tubolari Compatte Alta

pressione

Bassa

pressione

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La potenza elettrica assorbita Si tratta semplicemente dell’energia elettrica assorbita

nell’unità del tempo e figura sulle lampade stesse espressa in Watt

Il flusso luminoso Rappresenta la quantità totale di spettro visibile emessa dalla

lampada e si indica col la lettera greca  e la sua unità di misura è il lumen (lm).

L’efficienza luminosa È il rapporto fra il flusso luminoso e la potenza assorbita Viene indicata con la lettera  ed è espressa in lm/W Tipici valori di efficienza luminosa sono:

lampade ad incandescenza fra  6 lm/W e 15 lm/W; lampade alogene fra 12 lm/W e 25 lm/W; lampade fluorescenti fra 40 lm/W e 90 lm/W; lampade ai vapori di mercurio fra 50 lm/W e 120 lm/W; lampade ai vapori di sodio fino a quasi  200 lm/W.

Caratteristiche delle Caratteristiche delle lampadelampade

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La resa del coloreLa resa del colore Si intende la capacità di una sorgente di luce artificiale Si intende la capacità di una sorgente di luce artificiale

di rendere i colori di un oggetto illuminatodi rendere i colori di un oggetto illuminato il confronto è con quello che si sarebbe ottenuto il confronto è con quello che si sarebbe ottenuto

illuminando il medesimo oggetto con luce solare.illuminando il medesimo oggetto con luce solare. Il valore viene espresso quindi con una percentuale Il valore viene espresso quindi con una percentuale

che può variare da 0 a 100.che può variare da 0 a 100. La temperatura di colore La temperatura di colore

Si intende che la sorgente di luce artificiale Si intende che la sorgente di luce artificiale con un con un certo valore di temperatura di colorecerto valore di temperatura di colore produce una produce una luce che luce che approssima quella prodotta da un corpo approssima quella prodotta da un corpo nero avente la stessa temperatura assolutanero avente la stessa temperatura assoluta..

Temperatura di colore daTemperatura di colore da 5000 K 5000 K o più significa una o più significa una tinta di tinta di luce solareluce solare, sui , sui 4000 K4000 K un bianco neutroun bianco neutro e e infine con infine con 3300 K3300 K o meno significa un o meno significa un bianco caldobianco caldo..

Caratteristiche delle lampade

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L’efficienza luminosa di una lampada ad L’efficienza luminosa di una lampada ad incandescenza è dunque molto bassa:incandescenza è dunque molto bassa: Solo una frazione percentuale (2% -5%) Solo una frazione percentuale (2% -5%)

della potenza assorbita viene riemessa della potenza assorbita viene riemessa sotto forma di radiazione otticasotto forma di radiazione ottica

Quasi tutta la potenza assorbita è Quasi tutta la potenza assorbita è nell’infrarosso (radiazione termica)nell’infrarosso (radiazione termica)

La resa cromatica è eccellente L’emissione di una spettro continuo, anche se

spostato verso l’IR garantisce la presenza di tutte le componenti cromatiche

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Principali grandezze Principali grandezze fotometriche fotometriche 11 FLUSSO LUMINOSO (F)

che esprime l’energia luminosa emessa da una sorgente puntiforme nell’unità di tempo e ponderata in base alla curva di visibilità relativa; l’unità di misura è il lumen (lm)

F = quantità di luce/tempo (energia diviso tempo)dalla quale si deduce che il flusso luminoso è una potenza

Riferimento: UNI EN 12665:2004

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Principali grandezze Principali grandezze fotometriche fotometriche 22INTENSITÀ LUMINOSA (I)

che esprime il flusso luminoso emesso da una sorgente puntiforme in una determinata direzione entro un angolo solido unitario.L’unità di misura è la candela (cd);

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Principali grandezze Principali grandezze fotometriche fotometriche 33

LUMINANZA (L)

La luminanza è pari al rapporto fra l'intensità luminosa emessa in una certa direzione e l'area della superficie emittente perpendicolare alla direzione

l’unità di misura è la candela per metro quadrato (cd/m2);

1 cd/mq equivale al flusso luminoso emesso per unità di angolo solido (intensità luminosa di 1 candela) entro una area unitaria perpendicolare alla direzione del flusso luminoso. Nel caso che il flusso luminoso non sia perpendicolare alla superficie, allora bisogna dividere L per cosy, dove y è l'angolo fra flusso e ortogonale alla superficie.

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Principali grandezze Principali grandezze fotometriche fotometriche 44L’ILLUMINAMENTO (E) è pari al rapporto fra il flusso luminoso

incidente ortogonalmente su una superficie e l'area della superficie che riceve il flusso, quindi una densità di flusso:

E = dF/dA

l’unità di misura è il lumen per metro quadrato (lm/m2) e viene detta lux (lx).

L'illuminamento varia con l'inverso del quadrato della distanza dalla sorgente luminosa

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La prestazione visivaLa prestazione visiva

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La prestazione visivaLa prestazione visiva Luminanza e contrasto di luminanza

Colore e contrasto di colore

Dimensioni, forma e aspetto delle superfici

Posizione del dettaglio nel campo visivo

Movimento degli oggetti e tempo di osservazione

Durata della prestazione visiva

Riferimento: UNI EN 12665:2004

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La prestazione visivaLa prestazione visiva c) Le caratteristiche dell’ambiente.

L’illuminazione di un ambiente deve fornire condizioni ottimali per

lo svolgimento del compito visivo richiesto, anche quando si

distoglie lo sguardo dal compito o per riposo o per una variazione

del compito.

L’impressione visiva di un ambiente è influenzata dall’aspetto delle

superfici degli oggetti visivi principali (compito visivo, arredi e

persone al suo intorno), del suo interno (pareti, soffitti, pavimenti,

arredi e macchine) e delle sorgenti di luce (finestre e apparecchi

d’illuminazione) e dipende principalmente dai seguenti parametri:

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Sbagliato: le finestre si riflettono nello schermo video.

Sbagliato: finestra nel campo visivo, elevate differenze di intensità luminosa.  

Giusto: differenza equilibrata dell'intensità luminosa. Nella zona di riflessione dello schermo video non esistono superfici luminose

Riflessioni da sorgenti Riflessioni da sorgenti naturalinaturali

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Illuminazione artificiale: Illuminazione artificiale: Requisiti prestazionaliRequisiti prestazionali

L’illuminazione artificiale è quella prodotta dall’insieme dei corpi

illuminanti intenzionalmente introdotti per lo svolgimento dei

compiti visivi richiesti in quel determinato luogo e per

compensare la carenza o l’assenza di illuminazione naturale.

La progettazione di un impianto di illuminazione deve perciò

essere coerente con le caratteristiche dell’ambiente (dimensioni,

forma, proprietà fotometriche delle superfici interne, presenza di

luce diurna, ecc.), la sua funzione generale (commerciale,

produttiva, sanitaria, ecc.) ed i compiti visivi degli utilizzatori.

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Tutti i posti di lavoro, in caso di pericolo, devono poter essere evacuati rapidamente ed in piena sicurezza.

Un esodo rapido e sicuro presuppone che siano presenti percorsi senza ostacoli e adeguati alla natura dell’attività, alle dimensioni dei luoghi, al numero di persone presenti ed alla loro tipologia (conoscenza dei luoghi, capacità di muoversi senza assistenza, ecc.) e che tali percorsi, unitamente ai potenziali pericoli ed ai presìdi di sicurezza e soccorso, siano sempre riconoscibili in modo certo ed immediato, anche in mancanza dell’illuminazione normale, per evitare pericoli per l’incolumità delle persone.

Riferimento: UNI EN 1838: 2000

Illuminazione di Illuminazione di emergenzaemergenza

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I requisiti minimi da soddisfare per un’adeguata l’illuminazione di sicurezza sono:

a) Altezza di installazione degli apparecchi illuminanti e direzione della luce

Un percorso per l’esodo deve avere un’altezza minima di 2 m e perciò, per rendere ben visibile l’intero spazio di mobilità, gli apparecchi illuminanti vanno posti a non meno di tale altezza e preferibilmente a parete poiché, se installati a soffitto o a ridosso del soffitto, può esserne ridotta rapidamente la visibilità dal fumo in caso di incendio.E’ opportuno che il flusso luminoso sia diretto dall’alto verso il piano di calpestio.

Illuminazione di sicurezza Illuminazione di sicurezza per l’esodoper l’esodo

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Illuminazione di sicurezza Illuminazione di sicurezza per l’esodoper l’esodo

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c) Livello di illuminamento delle vie d’esodo

La norma UNI EN 1838:2000 definisce valori minimi misurati al suolo (fino a 20 mm dal suolo) e calcolati senza considerare il contributo luminoso della luce riflessa, per :- vie d’esodo di larghezza fino a 2 m: l’illuminamento orizzontale al

suolo lungo la linea centrale non deve essere minore di 1 lx, mentre nella fascia centrale di larghezza pari ad almeno la metà della via d’esodo, l’illuminamento deve essere non meno del 50% di quello presente lungo la linea centrale;

- vie d’esodo di larghezza superiore a 2 m: devono essere considerate come un insieme di vie d’esodo di 2 m e per ciascuna di esse vanno adottati i valori minimi sopraindicati, oppure essere dotate di illuminazione antipanico.

Illuminazione di sicurezza Illuminazione di sicurezza per l’esodoper l’esodo

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Illuminazione di sicurezza Illuminazione di sicurezza per l’esodoper l’esodo

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Illuminazione di sicurezza Illuminazione di sicurezza per l’esodoper l’esodo

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h) Autonomia di funzionamentoIl tempo minimo di funzionamento dell’illuminazione di sicurezza deve essere di almeno 1 ora. Autonomie per tempi superiori sono previste da disposizioni di legge per particolari attività (es. 2 ore per le strutture sanitarie pubbliche e private).i) Tempo di interventoEntro 0,5 s dal momento in cui viene meno l’illuminazione ordinaria, l’illuminazione di sicurezza deve fornire il 50% dell’illuminamento richiesto ed entro 60 s l’illuminamento deve essere completo. Tempi di intervento inferiori sono previsti da disposizioni di legge per particolari attività (es. strutture sanitarie pubbliche e private, attività ricettive turistico-alberghiere, locali di intrattenimento e pubblico spettacolo, impianti sportivi).

Illuminazione di sicurezza Illuminazione di sicurezza per l’esodoper l’esodo

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Cos’ è il microclima ?

Per microclima si intende il complesso dei parametri climatici dell’ambiente nel

quale un individuo vive o lavora

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Commento alla legislazione

A differenza di quanto avviene per la valutazione di altri rischi fisici o chimici

(es. il rischio rumore), non sono le condizioni ambientali in sè ad essere

oggetto dell’analisi, bensìl’ambiente in relazione

all’individuo che vi opera.

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A differenza di quanto avviene per la valutazione di altri rischi fisici o chimici (es.

il rischio rumore), la legge non contiene né la procedura per la valutazione del rischio, né l’indicazione del descrittore, né i valori limite.

Tutta questa materia è pertanto delegata alla normativa tecnica

Commento alla legislazione

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Ambiente termico

Moderabile Vincolato

DiscomfortDiscomfort StressStress

Caldo Freddo

E’ ragionevole porsi l’obiettivo del

comfort ?

SI NO

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Ambienti termici moderabiliAmbienti termici moderabili

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Sensazioni di fastidio o di disturbo (discomfort) generale e/o locale

Interferenza con l’attività lavorativa

Nessun vero rischio per la salute

Ambiente moderabile

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Interferenza con l’attività lavorativa

Grosseto – 29 Maggio 2007

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Indici di comfortglobale

Valutazione del comfortValutazione del comfort

Indici di comfortlocale

Grosseto – 29 Maggio 2007

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Benessere (comfort) microclimatico

Sensazione soggettiva dell’individuo esposto

Quantificazione del discomfortApproccio soggettivo

Qualitativa (Caldo, freddo, umido, …..)

Quantitativa (Scala termica da molto freddo = 0 a molto caldo = 100)

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Capacità descrittiva

Capacità predittiva

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Benessere (comfort) microclimatico

Equilibrio energeticodel corpo umano

Soluzione di una equazione che tiene conto della generazione di energia nell’organismo,

e dello scambio di energia fra uomo e ambiente

Quantificazione del discomfortApproccio oggettivo

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UNI EN ISO 7730:2006Determinazione degli indici PMV e PPD

e specifica delle condizioni di benessere termico

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M – Metabolismo energeticoW – Potenza meccanicaCRES – Perdite nella respirazione per via convettivaERES – Perdite nella respirazione per via evaporativaK – Potenza scambiata per conduzioneC – Potenza scambiata per convezioneR – Potenza scambiata per irraggiamentoE – Potenza scambiata per evaporazione

S – Squilibrio energetico(L’organismo guadagna energia se S > 0, cede energia se S < 0)

S = M – W – CRES – ERES – K – C – R – E

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La condizione di benessere microclimatico coincide con la neutralità termica

(Omeotermia)

Matematicamente ciò implica che le condizioni ottimali

risultano dalle soluzioni dell’equazione

S = M – W – CRES – ERES – K – C – R – E0

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Quattro parametri oggettivi (ambientali)

Temperatura dell’aria ta

Temperatura media radiante tr

Pressione parziale del vapore acqueo (umidità) pa

Velocità dell’aria va

Attività metabolica MIsolamento del vestiario Iclo

Due parametri soggettivi (individuali)

L’equazione dell’equilibrio energeticocontiene soltanto sei quantità

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Temperatura dell’ariaTemperatura dell’aria

Strumentazione richiesta – Termometro

UNI EN ISO 7726Ergonomia degli ambienti termici –

Strumenti per la misurazione delle grandezze fisiche

Unità di misura – Grado centigrado (°C)

Cos’è – una misura della energia cinetica delle molecole dell’aria

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TemperaturaTemperatura media media radianteradiante

Unità di misura – Grado centigrado (°C)

Strumentazione richiesta: Globotermometro

Cos’è – una misura della temperatura media delle superfici in contatto ottico diretto con la postazione di misura

(e di conseguenza una misura del flusso di radiazione che incide sulla postazione di misura)

UNI EN ISO 7726Ergonomia degli ambienti termici –

Strumenti per la misurazione delle grandezze fisiche

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Pressione parziale del vapore Pressione parziale del vapore acqueoacqueo

Unità di misura – KiloPascal (KPa)

Strumentazione richiesta: Igrometro o Psicrometro

Cos’è – una misura della quantità di vapore acqueo presente nell’aria

UNI EN ISO 7726Ergonomia degli ambienti termici –

Strumenti per la misurazione delle grandezze fisiche

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Umidità relativaUmidità relativa

25 °C

19 °C

57 %

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Velocità Velocità dell’ariadell’aria

Unità di misura – metri al secondo (ms-1)

Strumentazione richiesta: Anemometro

Cos’è – una misura del movimento d’aria in prossimità della postazione di misura

UNI EN ISO 7726Ergonomia degli ambienti termici –

Strumenti per la misurazione delle grandezze fisiche

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MetabolismoMetabolismo

Cos’è: una misura della potenza

generata dall’organismo nello svolgimento di una

determinata attività.Unità di misura – Met (1 Met = 58,15 Wm-2)

Il rendimento meccanico è definito come il

rapporto fra la potenza meccanica impegnata (W

= F v) ed il metabolismo M

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UNI EN ISO 8996Ergonomia degli ambienti termici –Determinazione del metabolismo

energetico

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Isolamento Isolamento termicotermico

Cos’è: una misura della resistenza offerta dall’abbigliamento indossato al fluire

dell’energia ed alla evaporazione.

Unità di misura – Clo (1 Clo = 0,155 Km2W-1)

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UNI EN ISO 9886Ergonomia–

Valutazione degli effetti termicimediante misure fisiologiche

Grosseto – 29 Maggio 2007

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Indici di comfort globale

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Un indice di comfortUn indice di comfortè un particolare è un particolare indice di qualitàindice di qualitàappropriato alla descrizione delappropriato alla descrizione del

BENESSERE BENESSERE MICROCLIMATICOMICROCLIMATICO

Cos’è un indice di comfort ?Cos’è un indice di comfort ?

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Cosa è un indice di qualità ?

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Un indice di qualità è una

quantità che sintetizza

l’informazione disponibile, allo

scopo di consentire una

semplice valutazione di un

sistemaLAeq

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L’indice di comfort sintetizza le informazioni relative al

benessere microclimatico.

Il benessere microclimatico è determinato dalla interazione

dell’individuo con l’ambiente nel quale opera.

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Predicted mean votePredicted mean vote

PMV PPD

Predicted percentage Predicted percentage of dissatisfiedof dissatisfied

La condizione di comfort globale dell’individuo viene valutata

mediante gli Indici di Fanger

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Il prof. Fanger è il capo del team della Technical University of

Copenhagen che a partire dai primi anni ’70 ha condotto gli

esperimenti che hanno dimostrato l’esistenza della correlazione fra sensazioni

soggettive di comfort microclimatico e bilancio

energetico.

Fanger, chi era costui ?

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E’ una quantità che in una scala termica a 7 E’ una quantità che in una scala termica a 7 punti, estesa dapunti, estesa da

––3 (molto freddo)3 (molto freddo) a a +3 (molto caldo)+3 (molto caldo)

(0 = neutro) (0 = neutro)

fornisce il giudizio fornisce il giudizio mediomedio che verrebbe espresso che verrebbe espresso da un campione di soggetti esposti ad un da un campione di soggetti esposti ad un

determinato ambiente termico.determinato ambiente termico.

PMV - (Predicted Mean Vote)PMV - (Predicted Mean Vote)

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FreddoCaldo

discomfort – comfort – discomfortAmbienti

non moderati Ambienti moderatiAmbienti

non moderati

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Il valore ottimale è PMV = 0, che corrisponde ad Il valore ottimale è PMV = 0, che corrisponde ad uno stato di neutralità termica.uno stato di neutralità termica.

PMVPMV

Il PMV esprime un giudizio Il PMV esprime un giudizio MEDIO Per ogni valore del PMV (anche il valore Per ogni valore del PMV (anche il valore

ottimale 0) ottimale 0) esiste una frazione di individui insoddisfatta esiste una frazione di individui insoddisfatta

dalle condizioni climatiche esistenti, ovvero dalle condizioni climatiche esistenti, ovvero quella che esprime un voto pari a [-3 –2 2 3]quella che esprime un voto pari a [-3 –2 2 3]

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PPDPPD(Predicted percentage (Predicted percentage

of dissatisfied)of dissatisfied)

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PMVPMV

L’uso dell’indice PMV è limitato L’uso dell’indice PMV è limitato all’intervalloall’intervallo

-2 -2 PMV PMV 2 2

L’indice PMV è appropriato a condizioni L’indice PMV è appropriato a condizioni STATICHE o con piccole fluttuazioniSTATICHE o con piccole fluttuazioni

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PMV

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0

20

40

60

80

100

16 18 20 22 24 26

Ta (°C)

UR

(%

)M = 1,2 I = 0,5M = 1,6 I = 0,5M = 2,0 I = 0,5M = 1,2 I = 1M = 1,6 I = 1M = 2,0 I = 1

Valori ottimali di temperatura ed umiditàValori ottimali di temperatura ed umidità

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Forti requisiti di qualitàForti requisiti di qualità

Medi requisiti di qualitàMedi requisiti di qualità

Deboli requisiti di qualitàDeboli requisiti di qualità

AA

CC

BB

Classificazione degli ambientiClassificazione degli ambienti

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Valori limiteValori limite

-0,2 < PMV < 0,2-0,2 < PMV < 0,2

PPD < 6 %PPD < 6 %

UNI EN ISO 7730 (2006)

-0,5 < PMV < 0,5-0,5 < PMV < 0,5

PPD < 10 %PPD < 10 %

-0,7 < PMV < 0,7-0,7 < PMV < 0,7PPD < 15 %PPD < 15 %

AA

BB

CC

Page 103: Rischi Fisici Dott. Alessandro Giomarelli. Novità: il ppeak viene valutato con curva C ed è presente anche nei limiti di esposizione.

AA BB

CC

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Indici di comfort locale

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Il giudizio complessivo su un ambiente Il giudizio complessivo su un ambiente deve tener conto non soltanto del comfort deve tener conto non soltanto del comfort

GLOBALEGLOBALEma anche dei fattori di discomfort ma anche dei fattori di discomfort

LOCALELOCALE

Correnti d’aria

Gradiente diTemperatura

Temperatura delpavimento

Asimmetrieradianti

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A

B

C

Differenza di temperatura testa- caviglie

Gradiente verticale di temperaturaGradiente verticale di temperatura

2°C

4°C

3°C

Page 107: Rischi Fisici Dott. Alessandro Giomarelli. Novità: il ppeak viene valutato con curva C ed è presente anche nei limiti di esposizione.

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

0 0,1 0,2 0,3 0,4 0,5

Air velocity (ms-1)

DR

(%

)

Ta 20 °C - Tu 20

Ta 22 °C - Tu 20

Ta 24 °C - Tu 20

Ta 26 °C - Tu 20

Ta 20 °C - Tu 60

Ta 22 °C - Tu 60

Ta 24 °C - Tu 60

Ta 26 °C - Tu 60

A

B

C

Correnti d’ariaCorrenti d’aria

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A

B

C

Temperatura del pavimentoTemperatura del pavimento

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A

B

C

Asimmetria radianteAsimmetria radiante

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Ambiente classe BAmbiente classe BDiscomfort locale - LimitiDiscomfort locale - Limiti

Correnti d’aria

Gradiente diTemperatura

Temperatura delpavimento

Asimmetrieradianti

Va = 0,13 0,20 ms-1

T < 3°C

19°C < T < 29°C

T < 5°C (soffitto caldo)

T < 10°C (parete fredda)

DR < 15 %

PD < 5 %

PD < 10 %

PD < 5 %

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Per l’appartenenza di un ambiente termicoad una determinata classe di qualità

(A B C)(A B C)tutti i requisiti

(GLOBALI e LOCALI)devono risultare simultaneamente soddisfatti

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Che fare ?Che fare ?

PMV > 2 ? PMV < -2 ?

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Ambienti termici severiAmbienti termici severi

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Ambienti termici severiAmbienti termici severi

L’ambiente termico è distante dalle condizioni ideali per l’organismo umano.

Il sistema di termoregolazione non è in grado dioperare i necessari aggiustamenti per assicurare condizioni di omeotermia

Si verificano pertanto squilibri termici che induconoun raffreddamento o riscaldamento della

parte interna dell’organismo (nucleo)

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Intense sensazioni di caldo e di freddo

Forte interferenza con l’attività lavorativa, fino alla inabilità

Possibili rischi per la salute

Ambienti termici severiAmbienti termici severi

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Ambienti termici severi caldiAmbienti termici severi caldi

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UNI EN 27243Valutazione dello stress termico

negli ambienti di lavorobasata sull’indice WBGT

Metodo empirico

Ambienti termici severi caldi

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Il criterio più semplice, più grossolanoma anche il più conosciutoma anche il più conosciuto

è quello che utilizza l’indice

WBGTWBGT

Microclima severo caldo

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Il WBGT si calcola mediante due semplicissime espressioni matematiche

WBGT = 0,7 TNW + 0,3 TG Ambienti non soleggiati

WBGT = 0,7 TNW + 0,2 TG + 0,1 TAAmbienti soleggiati

WBGT è l’acronimo di Wet Bulb Globe Temperature

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Temperatura del bulbo umido Temperatura del bulbo umido a ventilazione naturalea ventilazione naturale

Unità di misura – Grado centigrado (°C)

Strumentazione richiesta: Termometro con bulbo umido ventilato naturalmente

Cos’è – una misura composita che risente della temperatura, della umidità e della velocità dell’aria

ISO 7726Strumenti e metodi per la

misura delle quantità fisiche

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tNW = 5 – 40 °CtG = 20 – 120 °C

WBGTWBGT

Ipotesi e assunzioniIpotesi e assunzioni

Abbigliamento leggero (0,6 clo)e permeabile al vapore acqueo

Esposizione di durata non troppo breve (> 30 min)

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In caso di disomogeneità spaziale si effettuanomisure ad altezza caviglie addome e testa

e si calcola il WBGT mediante la “media pesata”

WBGT = (1/4) (TCav + 2 TAdd + Ttes )

In caso di disomogeneità temporale si effettuanomisure in ciascuna delle condizioni di lavoro

e si calcola il WBGT mediante la “media pesata”

WBGT = (WBGTi ti) / (ti)

WBGTWBGT

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Valori limiteValori limite

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Valori limiteValori limite

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Ambienti termici severi caldi

UNI EN ISO 7933 (2005)

Ergonomia dell'ambiente termico – Determinazione analitica ed interpretazione

dello stress termico da calore mediante il calcolo della sollecitazione termica prevedibile

Metodo analitico

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Il criterio più rigorosoè quello che utilizza il metodo

PHSPHS

Microclima severo caldo

acronimo di Predicted Heat Strain (Strain da calore

previsto)

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Stress termico Equilibrio energetico

del corpo umano

Valuta se la sudorazione riesce a dissipare una potenza tale da garantire condizioni termiche accettabili al soggetto esposto

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M – Metabolismo energeticoW – Potenza meccanicaCRES – Perdite nella respirazione per via

convettivaERES – Perdite nella respirazione per via

evaporativaC – Potenza scambiata per convezioneR – Potenza scambiata per irraggiamento

Ereq = M – W – CRES – ERES– C – R

Ereq = Potenza da dissipare (via sudorazione) per ottenere equilibrio termico

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Valori limiteValori limite

tCORE (Temperatura interna) = 38°C

Perdita di liquidi = 5% della massa corporea

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Contenimento della esposizioneContenimento della esposizione

Se almeno uno di questi valori limite viene superato,

l’esposizione deve essere limitata ad una durata massima

DLE < 480 minuti

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Ambienti termici severi freddiAmbienti termici severi freddi

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Ambienti termici severi freddi

ISO ENV ISO 11079 (2001)Valutazione degli ambienti termici freddi: Determinazione dell’isolamento richiesto

Metodo analitico

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Il criterio di valutazione risulta basato sull’indice

IREQIREQ

Microclima severo freddo

acronimo di Insulation Required (isolamento richiesto)

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Stress termico Equilibrio energeticodel corpo umano

Valuta se l’isolamento fornito dal vestiario indossato nelle reali condizioni ambientali è sufficiente a garantire condizioni termiche

accettabili al soggetto esposto

IREQ si calcola risolvendo l’equazione del bilancio energetico

IREQ risulta tanto più basso quanto più intensa è l’attività lavorativa svolta

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Vengono calcolati due valori di IREQ

IREQmin isolamento richiesto per mantenere il bilancio termico al livello minimo compatibile con lo svolgimento della attività.

IREQneutral isolamento richiesto per mantenere l’equilibrio energetico dell’organismo.

IREQneutral > IREQmin

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Valutazione del rischioValutazione del rischio

Iclr > IREQneutral1

2

3

IREQmin < Iclr < IREQneutral

Iclr < IREQmin

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Valutazione del rischioValutazione del rischio

Iclr > IREQneutral Protezione eccessiva1

Rischi di sudorazione eccessiva, ed assorbimento di umidità da parte dell’abbigliamento

Ridurre l’isolamento termico fornito dall’abbigliamento

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Valutazione del rischioValutazione del rischio

IREQmin Iclr IREQneutral Protezione adeguata2

Una modesta sollecitazione del sistema di termoregolazione implica sensazioni che variano da “leggermente freddo” a “neutro”

Mantenere l’isolamento termico

fornito dall’abbigliamento

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Valutazione del rischioValutazione del rischio

Iclr < IREQmin Protezione insufficiente3

Rischi di ipotermia

Aumentare l’isolamento termicofornito dall’abbigliamento o

diminuire la durata dell’esposizione

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La combinazione di basse temperature e di presenza di vento accelera la dissipazione di calore per via convettiva, con conseguenze soprattutto sulle parti come volto e mani

WCIWCI

Microclima severo freddo

acronimo di Wind Chill Index

(Indice del raffreddamento dovuto al vento)

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WCI = 1,16 WCI = 1,16 (10,45 + 10 (10,45 + 10v - v) v - v) (33 - t (33 - taa))

Microclima severo freddo

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ttCHCH = 33 – WCI / 25,5 = 33 – WCI / 25,5

Microclima severo freddo

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7243 Ambienti severi caldi – (metodo WBGT)

7730 Ambienti moderati – (metodo PMV-PPD)

7933 Ambienti severi caldi – (metodo PHS)

11079 Ambienti severi freddi – (metodo

IREQ)

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7726 Caratteristiche della strumentazione

8996 Determinazione dell’attività

metabolica

9886 Determinazione dello stress termico

mediate misure fisiologiche

9920 Determinazione dell’isolamento

termico del vestiario

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ConclusioniConclusioni

La vigente legislazione italiana sulla valutazione del rischio legato alla esposizione ad ambienti termici

(D.Lgs. 81/08) consiste di una enunciazione dei principi di prevenzione e tutela del lavoratore,

delegando ogni aspetto di tipo quantitativo ai vigenti standard tecnici nazionali ed internazionali.

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In ambienti MODERATI la quantificazione del discomfort avviene principalmente mediante un

indice OGGETTIVO chiamato PMV che consente di prevedere (in media) il grado di accettabilità di un

ambiente.

Il calcolo del PMV si basa sulla misura di quattro parametri ambientali (ta, tr, va, pa)

e sulla stima di due parametri soggettivi (isolamento fornito dall’abbigliamento Icl e metabolismo M).

ConclusioniConclusioni

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Al descrittore GLOBALE PMV vengono associati degli indici LOCALI relativi a

gradienti termici, flussi d’aria localizzati, asimmetrie radianti e

temperatura del pavimento.

La valutazione di un ambiente viene effettuata verificando l’appartenenza dell’insieme degli indici globale + locali alla appropriata classe di qualità

ConclusioniConclusioni

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In ambienti SEVERI CALDI la quantificazione del rischio può avvenire sia mediante un metodo

EMPIRICO (indice WBGT) che mediante un metodo ANALITICO (metodo PHS).

In ambienti SEVERI FREDDI la quantificazione del rischio avviene esclusivamente mediante un

metodo ANALITICO (indice globale IREQ + indice locale WCI).

ConclusioniConclusioni

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Rischio UVRischio UV

La “radiazione solare” stata inserita dalla IARC nel gruppo 1 di cancerogenesi (sufficiente evidenza di cancerogenicità per l’uomo) e pur costituendo un fattore di rischio per tutte le attività outdoor.

Le neoplasie cutanee possono essere riconosciute quali malattie di origine professionale dall’Ente assicuratore solo in virtù della Sentenza della Corte Costituzionale n. 179/88. Tale sentenza ha dato la facoltà al lavoratore di accedere alla protezione assicurativa anche per le malattie professionali non comprese nelle tabelle, ma con l’onere della prova della causalità a carico del lavoratore stesso.

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MetodiMetodi

a) MISURAZIONI: Dati di esposizione giornaliera (estate);

b) STIMA: Basata su andamento annuo radiazione UV rilevata da osservatori metereologici (CNR LAMMA).

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UV – Indicatori di Rischio: UV – Indicatori di Rischio: MEDMED

La “Dose Minima per l’Eritema” (MED) viene impiegata per descrivere le potenzialità della radiazione UV nell’indurre la formazione dell’eritema e 1 MED viene definita come la dose di UV effettiva in grado di provocare un arrossamento percettibile della pelle umana non precedentemente esposta al sole. Comunque, poiché le persone non sono ugualmente sensibili alla radiazione UV a causa delle differenti capacità di autodifesa della pelle (pigmentazione), 1 MED varia fra le popolazioni europee in un intervallo compreso fra 200 e 500 ( J/m2).

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Pittogrammi standard OMS Pittogrammi standard OMS per la comunicazione UV per la comunicazione UV Index alla popolazioneIndex alla popolazione..

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ESEMPIO DI MISUREESEMPIO DI MISURE

OperatorOperatoree

SchienSchiena a KJ/mKJ/m22

VisierVisiera a KJ/mKJ/m22

Ambiente Ambiente su su pescherecpeschereccio KJ/mcio KJ/m22

11 0.570.57 1.131.13 1.251.25

22 0.860.86 0.930.93 1.251.25OperatorOperatoree

SchienSchiena a KJ/mKJ/m22

VisierVisiera a KJ/mKJ/m22

Ambiente Ambiente su su pescherecpeschereccio KJ/mcio KJ/m22

11 0.640.64 0.450.45 2.512.51

22 0.170.17 0.170.17 2.512.51

Risultati misure dosi UV assorbite dagli operatori a bordo

peschereccio “Sara Barbara”

ore 7.10 – 11.28

Risultati misure dosi UV assorbite dagli operatori a bordo

peschereccio “Ghibli” ore 6,30 – 18.00

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FOTOTIPOFOTOTIPOFototipo 1 Capelli rossi o biondi. Pelle lattea, spesso con efelidi. Si scotta sempre. Non si abbronza mai.

Fototipo 2 Capelli biondi o castano chiari. Pelle chiara.In genere si scotta. Si abbronza con difficoltà.

Fototipo 3 Capelli castani. Pelle chiara con minimo colorito.Si scottano frequentemente. Abbronzatura chiara.

Fototipo 4 Capelli bruni o castano scuri. Pelle olivastra.Si scottano raramente. Si abbronza con facilità.

Fototipo 5 Capelli neri. Pelle olivastra. Non si scottano quasi mai. Abbronzatura facile e molto scura.

Fototipo 6 Capelli neri. Pelle nera. Non si scottano mai.

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Fotoprotezione ambientale:Fotoprotezione ambientale:1. Usufruire sempre – ove possibile - di

schermature con teli e con coperture.2. Organizzare l’orario di lavoro 3. Per un buon prodotto antisolare può essere

scelto sulla base dei seguenti criteri:- Scegliere prodotti antisolari che contengano sia

filtri per gli UVA che per gli UVB.- Scegliere prodotti antisolari che abbiano un SPF di

almeno 20.- il prodotto deve essere applicato circa mezz'ora

prima dell'inizio dell'esposizione solare, il prodotto deve comunque essere riapplicato dopo alcune ore (2-3 ore) e va riapplicato tanto più precocemente quanto più si è sudato o ci si espone a soluzioni o sostanze in grado di asportare il prodotto dalla cute. Il prodotto deve essere applicato sulla pelle asciutta, altrimenti scivola via e non dà una buona protezione

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Fotoprotezione ambientale:Fotoprotezione ambientale:1. I cappelli "da legionario" sono ottimali. I berretti

da baseball con visiera invece non forniscono protezione per le orecchie e per il collo che essendo aree particolarmente fotoesposte dovranno comunque essere protette dalla radiazione UV.

2. Umidità: un tessuto bagnato è meno efficace nel proteggere dagli ultravioletti rispetto ad un tessuto asciutto.

3. I tessuti scuri proteggono meglio rispetto a quelli chiari.

4. Le fibre per la loro struttura hanno una capacità di assorbire, e quindi non trasmettere, i raggi UV diversa tra loro. Le fibre acriliche proteggono molto meglio della seta e, quest’ultima, meglio del cotone. La lana fornisce una buona protezione, ma non è proponibile nei mesi estivi. Una buona combinazione è cotone/poliestere che è fresca e protegge bene. Meno protettiva la T-shirt di cotone che lascia passare fino al 30% della radiazione ultravioletta.

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LAVORO OUTDOORLAVORO OUTDOOR

Alto numero di melanomi della testa volto collo. E Alto numero di melanomi della testa volto collo. E anche bcc e scc.anche bcc e scc. Beral Vet al. Beral Vet al. Br J Cancer 1981

LAVORATORI DELL’ EDILIZIALAVORATORI DELL’ EDILIZIA

Studio svedese su 323.860 lavoratori : aumento melanomi della Studio svedese su 323.860 lavoratori : aumento melanomi della testa volto collo ma non delle altre sedi cutanee. Aumento testa volto collo ma non delle altre sedi cutanee. Aumento rischio per melanoma occhiorischio per melanoma occhio .. Hakansson N et al Epidemiology 2001

DATI INCIDENZADATI INCIDENZA

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MELANOMA - SSM, II liv, 0,4 mm, Arto inf

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MELANOMA - M su Lentigo

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Carcinomi a cellule squamose e cheratosi attiniche